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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SULL'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Giovedì 7 marzo 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'AZIONE INTERNAZIONALE DELL'ITALIA PER L'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 3 
Fabre Cyprien  ... 4 
Paton Liz , componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC ... 4 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 4 
Jiménez De Gregorio Francisco Javier , componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC ... 5 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 6 
Suriano Simona (M5S)  ... 6 
Paton Liz , componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC ... 6 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 6 
Paton Liz , componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC ... 7 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 7 
Persaud Santhosh  ... 7 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 7 
Jiménez De Gregorio Francisco Javier , componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC ... 7 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 8 
Fabre Cyprien  ... 8 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 8 
Fabre Cyprien  ... 8 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 8 
Paton Liz , componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC ... 9 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 9 
Suriano Simona (M5S)  ... 9 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 9 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 9 
Paton Liz , componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC ... 10 
Jiménez De Gregorio Francisco Javier , componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC ... 10 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 10 
Suriano Simona (M5S)  ... 10 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 10 
Persaud Santhosh  ... 11 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 11 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 11 
Fabre Cyprien  ... 11 
Persaud Santhosh  ... 11 
Fabre Cyprien  ... 12 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 12 
Fabre Cyprien  ... 12 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 13 
Fabre Cyprien  ... 13 
Persaud Santhosh  ... 13 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 13 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 14 
Suriano Simona (M5S)  ... 14 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 14 
Fabre Cyprien  ... 14 
Paton Liz , componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC ... 15 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 15 
Paton Liz , componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC ... 15 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 16 
Paton Liz , componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC ... 16 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO

  La seduta comincia alle 9.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Comitato per l'aiuto allo sviluppo dell'OCSE (OCSE-DAC).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'azione internazionale dell'Italia per l'attuazione dell'Agenda 2030, l'audizione di rappresentanti del Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE (OCSE-DAC).
  Saluto il team di verificatori, formato da Francisco Javier Jiménez de Gregorio e Liz Paton, accompagnati da Santhosh Persaud e Cyprien Fabre, funzionari del Dipartimento per la cooperazione allo sviluppo dell'OCSE, e li ringrazio per la loro disponibilità a partecipare ai nostri lavori.
  Il DAC dell'OCSE, istituito con risoluzione ministeriale del 23 luglio 1960 e presieduto in questo momento dall'ambasciatrice Susanna Moorehead, ha lo scopo di promuovere la cooperazione allo sviluppo e le altre politiche pertinenti, in modo da contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell'Agenda 2030.
  A tal fine, il Comitato è incaricato di alcuni compiti, tra cui monitorare e valutare dati e informazioni sull'aiuto pubblico allo sviluppo nei Paesi donatori verificando la coerenza con gli obiettivi concordati a livello nazionale e internazionale; fornire raccomandazioni e promuovere lo scambio di buone pratiche; contribuire a modellare l'architettura di sviluppo globale al fine di massimizzare i risultati dello sviluppo sostenibile; promuovere l'importanza dei beni pubblici globali e la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile.
  In questo contesto, il DAC svolge un esame periodico degli sforzi compiuti in materia di cooperazione richiedendo agli Stati membri la compilazione di dettagliate tavole statistiche. Il fine ultimo di tale richiesta consiste nel fornire uno strumento efficace di valutazione comparata delle performance dei Paesi donatori con l'obiettivo di migliorare la qualità delle attività di cooperazione attraverso il coordinamento e lo scambio di buone pratiche.
  L'attività del team di verifica che oggi ospitiamo si inquadra nell'ambito del periodico esame tra pari, la cosiddetta peer review, che si svolge ogni quattro-cinque anni e viene condotto da due Paesi donatori bilaterali e con il sostegno tecnico del segretariato DAC. Quest'anno, i Paesi esaminatori sono Spagna e Nuova Zelanda.
  Le raccomandazioni e i suggerimenti che scaturiscono dalle peer review hanno contenuto operativo e mirano a incoraggiare cambiamenti nelle politiche e nelle pratiche di cooperazione allo sviluppo dei donatori bilaterali, misurando il grado di realizzazione degli impegni assunti e la performance rispetto ai criteri dell'efficacia con metodo di condivisione tra pari.
  Nel corso della sua missione in Italia, il team di verifica OCSE-DAC avrà dunque diverse sessioni di incontro in cui saranno approfonditi tutti gli aspetti relativi al funzionamento del nostro sistema di cooperazione, ovviamente anche alla luce della riforma intervenuta con la legge n. 125 del Pag. 42014. Sono, dunque, previsti incontri con un ampio ventaglio di interlocutori del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, delle altre amministrazioni, del Parlamento nonché degli attori pubblici e privati che sono parte del sistema italiano della cooperazione allo sviluppo.
  Nello specifico, oggi discuteremo dei seguenti temi: il ruolo del Parlamento in materia di responsabilità e supervisione della cooperazione allo sviluppo; le iniziative per coinvolgere i Parlamenti dei Paesi in via di sviluppo; l'impatto delle politiche domestiche sugli obiettivi della cooperazione allo sviluppo.
  Do quindi la parola ai nostri ospiti affinché svolgano il loro intervento.

  CYPRIEN FABRE, Conflict and Fragility advisor del Dipartimento cooperazione allo sviluppo dell'OCSE. Grazie, presidente. Innanzitutto, vorrei ringraziarla per averci ricevuto questa mattina. È per noi un grande piacere essere qui nell'ambito della peer review. Avrei voluto dire cos'è una peer review, ma in realtà lo ha già spiegato lei molto bene, per cui procederò più spedito.
  In occasione dell'ultima peer review per l'Italia, nel 2014, ci siamo detti che entro quattro-cinque anni saremmo tornati qui per fare il punto della situazione. Devo dire che dal 2014 a oggi molto è cambiato, soprattutto il nuovo quadro normativo, l'istituzione della nuova Agenzia. Questo ci impone di effettuare una verifica sul ruolo della cooperazione allo sviluppo nel vostro Paese.
  Si tratta di un processo di revisione molto lungo. Prima di passare la parola ai verificatori, in questo caso la Nuova Zelanda, rappresentata da Liz Paton, e prima di passarla alla Spagna, vorrei dire quanto segue.
  Il processo è lungo. Alla fine dell'anno si elaborano relazioni definitive, e noi siamo soliti lanciare i processi di revisione in collaborazione con i Paesi, e proponiamo ai Paesi di fare ciò insieme ai Parlamenti, con il loro sostegno, proprio per migliorare la sensibilizzazione e la conoscenza del tema rispetto all'opinione pubblica.
  A questo punto, senza ulteriori indugi passerei la parola a Liz Paton.

  LIZ PATON, componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC. Buongiorno e grazie. È per noi un grande privilegio essere qui, signora presidente.
  Come ha già detto in maniera puntuale nel suo discorso introduttivo, ci sono tre argomenti che vorremmo esaminare oggi: innanzitutto, il ruolo del Parlamento nella cooperazione allo sviluppo, ma ci interessano anche il ruolo del Parlamento rispetto all'Agenda 2030 e la coerenza delle politiche per lo sviluppo. Vorrei iniziare, quindi, con il ruolo del Parlamento rispetto alla cooperazione allo sviluppo e rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

  PRESIDENTE. Non so come vogliamo organizzarci con i colleghi. Sostanzialmente, quella di oggi, nella forma di un'audizione, è in realtà anche una chiacchierata in cui rispondiamo ad alcune domande e, eventualmente, poi possiamo farne anche noi. È particolarmente interessante la peer review, in questo momento, perché a distanza di cinque anni è la prima peer review in cui si valuta la legge n. 125 del 2014. Credo, quindi, che sia importante anche per noi avere qualche riscontro sulle vostre prime conclusioni.
  Non so se c'è qualche collega che vuole intervenire. Magari inizio io, e poi potranno eventualmente unirsi altri colleghi.
  Uno degli aspetti positivi della legge n. 125 del 2014 è effettivamente di aver formalizzato un ruolo di controllo del Parlamento con delle tappe precise. Uno dei due momenti principali è rappresentato dalla valutazione, in teoria entro il 31 marzo, del Piano triennale della cooperazione. Le Commissioni di Camera e Senato devono dare un parere sul Piano triennale della cooperazione, di cui il Governo deve tenere conto prima di approvarlo definitivamente.
  Per il Parlamento è un momento importante per discutere delle priorità e per cercare di mantenere una consistenza delle priorità nel corso del tempo. È un momento significativo di discussione riguardo alla coerenza tra gli strumenti della politica Pag. 5 estera e le politiche di cooperazione. Inoltre, è sicuramente un momento di scambio e di dialogo franco con il Governo, come è sempre stato.
  In questi anni, a parte lo scorso anno, in cui il Parlamento era sciolto durante i mesi di approvazione del Piano triennale, siamo sempre stati in grado di esprimere un parere. Questo è positivo. Ora, siamo in attesa che ci arrivi il nuovo documento. Abbiamo avuto vari scambi, anche martedì scorso, con la viceministra Del Re e sappiamo che il documento è in discussione anche con la società civile, con tutte le organizzazioni del sistema della cooperazione, come previsto dalla legge, nell'ambito del Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo.
  Siamo, quindi, in attesa di questo documento, e sarà interessante capire, anche in considerazione del cambiamento politico che c'è stato, la consistenza degli obiettivi e che cosa cambia.
  L'altro elemento, particolarmente interessante, introdotto dalla legge riguarda la cosiddetta tabella A. In sede di approvazione di legge di bilancio, finalmente possiamo vedere le risorse stanziate da tutti i ministeri per le politiche di cooperazione. Questo è indubbiamente molto utile per valutare anche la questione della coerenza delle politiche, da un lato, e, dall'altro, l'unitarietà dell'azione del Governo sulle politiche di cooperazione.
  Io sono stata – forse, sono anche l'unica – presente nella scorsa legislatura, ed è stato un cambio di passo. Le approvazioni delle leggi di bilancio 2013 e 2014 senza la tabella A e, oggi, con la tabella A, permettono di vedere fisicamente quante risorse sono stanziate, in quali ministeri, e di discutere. Sapete bene che quello degli affari esteri non è il primo ministero per risorse spese per la cooperazione. Mentre in questa Commissione noi discutiamo spesso con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e meno con gli altri ministeri, avere questa tabella complessiva ci aiuta a tenere un'unitarietà.
  Questi sono i due elementi importanti di novità: un coinvolgimento del Parlamento nella programmazione e un consuntivo, perché poi si confrontano le tabelle di anno in anno.
  Nella scorsa legislatura, e abbiamo voluto confermarlo anche in questa, la Commissione si è dotata di un comitato per l'Agenda 2030, che è quello che vi ha dato il benvenuto questa mattina, cioè un sottogruppo della Commissione esteri che discute del raggiungimento degli Obiettivi dell'Agenda 2030.
  Il Comitato è attivo da qualche mese. È un Comitato che credo – sentiremo anche gli altri colleghi – sia utile per un focus specifico sulle politiche di cooperazione, sulla loro coerenza e, più specificatamente, sugli Obiettivi 2030.
  Quella affrontata finora è stata una discussione preliminare, nel senso che abbiamo iniziato ad audire i vari attori del sistema italiano e del sistema europeo della cooperazione. Recentemente, è venuto in audizione il Direttore Generale di DEVCO, Stefano Manservisi. Quella che stiamo facendo è, appunto, una riflessione preliminare di avvio, che riguarda anche l'implementazione dell'Agenda 2030 in Italia, che è l'altra grande questione: come l'Agenda 2030 influisce sulle politiche anche a livello italiano. Abbiamo parlato, sia nell'audizione con la viceministra sia con Manservisi, di come eventualmente coinvolgere altre Commissioni sull'Agenda 2030.
  Nella scorsa e in questa legislatura, il Comitato Agenda 2030 è presieduto dall'opposizione, anche qui per dare un segnale di coerenza interna relativa alla valutazione delle politiche per lo sviluppo. C'è anche il fatto che sui temi della cooperazione internazionale, sia nella scorsa legislatura sia in questa, c'è abbastanza un'unità di intenti, almeno nella Commissione, nel cercare di mantenere una consistenza negli obiettivi e nelle idee.

  FRANCISCO JAVIER JIMÉNEZ DE GREGORIO, componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC. Vorrei sapere in che modo i membri della Commissione vengono coinvolti nella cooperazione italiana. In Spagna, per esempio, presso il quartier generale dell'Agenzia spagnola viene svolta una riunione che consente di conoscere Pag. 6 tutte le persone che lavorano in quest'Agenzia.
  Vorrei sapere quanto segue: vi comportate nello stesso modo, avete un'abitudine analoga o forse, invece, fate riferimento al Direttore della cooperazione allo sviluppo per avere un quadro generale dei membri del Comitato di cooperazione? Quali sono le riunioni? In che modo valutate tutti gli attori coinvolti?

  PRESIDENTE. Il Comitato esiste da due-tre mesi.
  Sostanzialmente, quello di quest'ultima legislatura italiana è stato un avvio rallentato, per cui abbiamo avuto un Governo all'inizio dell'estate e poi piano piano si sono formate tutte le Commissioni. L'avvio è stato sostanzialmente rallentato anche dalla difficile fase politica.
  Il Comitato si riunisce, in media, una volta a settimana. Questa settimana, tuttavia, ci siamo riuniti due volte. Noi chiamiamo in audizione le persone rilevanti: ong, direttori e così via.
  Tra le attività iniziali della Commissione c'è stato anche un incontro al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale con tutti gli attori rilevanti. Questo è stato un momento in cui abbiamo conosciuto vari soggetti, ma formalmente stiamo invitando la viceministra, la società civile, a breve arriveranno anche i diplomatici, le agenzie internazionali. Quando sarà nominato il Direttore dell'Agenzia, verrà invitato anche lui/lei in audizione.
  Oltre a questo, il Comitato ha previsto una serie di visite alle Agenzie internazionali con sede sul territorio italiano. L'Italia è ricca, c'è un polo alimentare a Roma, un polo più legato alla formazione al lavoro a Torino, una sede logistica a Brindisi, altre organizzazioni a Perugia. Stiamo programmando una serie di visite sul territorio per legare le attività del Comitato con le organizzazioni internazionali presenti.
  A questo si aggiunge – e magari su questo Simona Suriano può dare qualche chiarimento – una serie di interazioni con le organizzazioni della società civile, che vengono in audizione, ma con le quali stiamo anche programmando alcune missioni all'estero di valutazione di programmi specifici.

  SIMONA SURIANO. Sì, confermo quanto detto dalla presidente. Per ora, siamo ancora in una fase iniziale, quindi per lo più audiamo i soggetti interessati nel mondo della cooperazione, sostanzialmente gli stakeholders. Siamo ancora in una fase di audizione e di presa di coscienza.
  Tra l'altro, il Direttore dell'agenzia per la cooperazione è stato appena nominato, ancora non abbiamo neanche il nome ufficialmente, e quindi non abbiamo avuto modo di interagire con l'Agenzia, anche se ovviamente la visita al Ministero con tutte le sue branche è stata possibile. Siamo in una fase iniziale. Con diverse ong prevediamo di andare sul campo per vedere come la nostra cooperazione si svolge, che cosa fa l'Italia all'estero. Stiamo iniziando.

  LIZ PATON, componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC. Grazie. Vorrei chiarire un punto. Il Comitato verifica la performance a livello nazionale sugli OSS (Obiettivi di sviluppo sostenibile) o si occupa anche della realizzazione degli OSS a livello internazionale?

  PRESIDENTE. In questo momento, il Comitato ha svolto un lavoro soprattutto sul livello internazionale. È chiaro, però, che l'Agenda 2030 ha delle implicazioni nazionali in termini sia di coerenza delle politiche sia più generali di raggiungimento dell'Agenda 2030.
  Sulla coerenza delle politiche sarà più semplice. La Commissione, senza creare nessun tipo di sovrapposizione con i lavori delle altre Commissioni, può occuparsene. È una delle cose in discussione. Dopo questo primo giro di ricognizione, cercheremo di capire anche, evitando delle sovrapposizioni o cercando di unirci con altre Commissioni, come ragionare sugli obiettivi dell'Agenda 2030 sul piano nazionale.
  Secondo il titolo dell'indagine conoscitiva in corso in questo momento, stiamo ragionando sull'efficacia del quadro normativo nazionale e del sistema italiano di cooperazione, ma credo che anche a livello Pag. 7dell'Unione europea sia in corso una discussione su chi esattamente è responsabile di una valutazione dell'Agenda 2030 sul piano nazionale.

  LIZ PATON, componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC. A livello internazionale, quindi, l'Italia è interessata a determinati OSS, ha delle particolari priorità rispetto ai 17 OSS?

  PRESIDENTE. La discussione sul Piano triennale della cooperazione ci aiuterà anche a capire se questo Governo ha delle nuove priorità settoriali. La spinta che il Comitato ha sempre dato è stata quella di avere alcune priorità settoriali, non tutte. In questo momento, abbiamo discusso abbastanza approfonditamente gli obiettivi 16 e 17, cioè il ruolo italiano su conflitti, pace, diritti umani, stato di diritto, e poi il ruolo italiano sul partenariato. Abbiamo chiesto chiarimenti anche alla viceministra in audizione martedì, e ha rimandato al documento triennale di programmazione.

  SANTHOSH PERSAUD, Policy analyst del Dipartimento cooperazione allo sviluppo dell'OCSE. Grazie, presidente. Prima ha fatto riferimento alla tabella A. Essa ci dà veramente un'ottima comprensione dello stato dell'arte rispetto agli obiettivi, al coinvolgimento e alla collaborazione tra il Governo e il Parlamento rispetto all'approvazione del bilancio.
  Mi sembra di capire che lei non è la presidente della Commissione bilancio, perché esiste una Commissione apposita. Quello che, però, mi sembra di capire è che all'interno di questo scambio la Commissione affari esteri ha un ruolo da svolgere in collaborazione con la Commissione bilancio per quanto riguarda l'approvazione dell'aiuto pubblico allo sviluppo. Relativamente al conseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, lei, in qualità di presidente del Comitato, ha un ruolo da svolgere rispetto agli impegni finanziari in questo ambito?

  PRESIDENTE. Quello che eroga più risorse per la cooperazione è il Ministero dell'economia e delle finanze, come risulta dalla tabella A, ma in realtà i contributi sono contributi fissi determinati sostanzialmente della partecipazione dell'Italia alle organizzazioni internazionali, più una parte legata alla partecipazione dell'Italia ai fondi verticali.
  Sui fondi verticali abbiamo avuto audizioni di fondi che sono già venuti per il replenishment, nello specifico il Global fund to fight AIDS, tuberculosis and malaria e il Global partnership for education, che sono venuti a capire l'orientamento italiano. Come Comitato lavoriamo più con i fondi verticali che direttamente col Ministero dell'economia e delle finanze.
  I due altri ministeri particolarmente interessanti per la coerenza delle politiche e dal punto di vista di delle risorse stanziate sono sicuramente il Ministero dell'interno e il Ministero dell'ambiente, che credo dovremmo chiamare in audizione per capire il loro orientamento. Peraltro, in particolare sul Ministero dell'interno c'è una questione forse interessante da discutere con voi, da un lato sulla «daccabilità» delle risorse che loro spendono e sugli orientamenti delle loro spese; dall'altro lato, è molto cambiata l'iniziativa italiana al Ministero dell'interno, anche perché si sono molto ridotti i flussi di arrivo dei migranti. Sarà interessante capire, con la riduzione dei migranti, dove andranno le risorse stanziate dal Ministero dell'interno.

  FRANCISCO JAVIER JIMÉNEZ DE GREGORIO, componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC. Su questi temi del bilancio e rispetto al personale dell'Agenzia, vorrei capire quali sono le risorse. Mi sembra di capire che le risorse esistano per realizzare attività all'estero, mentre le risorse sono limitate per quanto riguarda il miglioramento delle condizioni di lavoro. L'edificio che ospita l'Agenzia versa in condizioni misere, esistono problemi che impediscono al personale di lavorare adeguatamente. È importante fare buon uso delle risorse.
  Mi chiedo: il Parlamento non potrebbe, forse, fornire assistenza in questo senso? Forse, potrebbe farsi carico di parte di questi sforzi, garantire quindi un miglior Pag. 8uso delle risorse. Esiste una disposizione giuridica che consente di determinare le spese, e la legge in vigore non consente di spostare le voci di spesa da un capitolo all'altro. Forse, il Parlamento potrebbe raccomandare al Ministero dell'economia e delle finanze di fare un'eccezione, così che le persone che lavorano presso l'Agenzia possano lavorare adeguatamente. È possibile per il Parlamento farsi portavoce di queste preoccupazioni dinanzi al Ministero dell'economia e delle finanze per quanto riguarda l'utilizzo delle risorse?

  PRESIDENTE. Le condizioni della struttura dell'Agenzia sono preoccupanti.
  Quello che, almeno io, vedo – non so se i colleghi abbiano un'opinione diversa – non è solo un problema di disponibilità economiche. C'è un problema di carattere burocratico sulla proprietà degli edifici, anche su quelli di fianco, e su chi debba decidere la destinazione d'uso di questi edifici.
  In particolare, se non sbaglio, di fianco alla sede dell'Agenzia ci sono altre palazzine che possono essere utilizzate, ma sono di proprietà del CONI, della Regione Lazio – non ricordo più – e quindi quest'aspetto resta bloccato, ed è bloccato da anni.
  Su questo nella scorsa legislatura mi ero attivata, perché mi sembrava che fosse più un problema politico. Dico più un problema politico perché nella scorsa legislatura, e anche in questa, il Parlamento e questa Commissione si sono sempre attivati per affrontare e risolvere piccoli o grandi problemi legati ai contratti, ai concorsi, alle posizioni dirigenziali, che erano altre questioni sul tavolo. C'è sempre stata da parte politica una spinta sulla burocrazia affinché questi problemi nelle varie leggi di bilancio venissero risolti.
  Effettivamente, la maggior parte di questi problemi è risolta. La parte che riguarda gli edifici è più una questione politica. Ne avevamo discusso col precedente Direttore dell'Agenzia. Credo debba essere uno degli aspetti che il nuovo Direttore dell'Agenzia abbia in agenda, sicuramente diversa rispetto ai problemi che lui o lei si troverà ad affrontare, ma è una questione vera. Quando verrà bandito il concorso, che può essere bandito, per l'assunzione di nuovo personale, è chiaro che quel personale non ci sta nella sede attuale dell'Agenzia, e questo è un problema che va sicuramente affrontato.

  CYPRIEN FABRE, Conflict and Fragility advisor del Dipartimento cooperazione allo sviluppo dell'OCSE. Un altro punto ha a che fare con gli ostacoli legislativi.
  In contesti di crisi, uno dei vantaggi comparativi dell'Italia è la sua densa rete di ong, parti interessate, portatori di interessi; eppure, è difficile che questa rete riesca a rispondere alle emergenze umanitarie. Perché? Esistono delle limitazioni legislative, di tipo burocratico, e risulta quindi difficile rispondere efficacemente alle emergenze, anche per quanto riguarda gli inviti a presentare proposte. In che modo, quindi, migliorare la risposta alle emergenze?
  Alcuni Paesi hanno messo in atto diversi quadri legislativi che, invece, consentono a questa rete di rispondere alle crisi. Questo è un tema di cui eventualmente vorreste occuparvi?

  PRESIDENTE. Il suggerimento è di carattere legislativo? La domanda riguarda interventi di carattere legislativo o, in generale, il funzionamento?

  CYPRIEN FABRE, Conflict and Fragility advisor del Dipartimento cooperazione allo sviluppo dell'OCSE. Il suggerimento è di carattere operativo. Se, ad esempio, una ong volesse rispondere a una situazione di catastrofe naturale, che cosa deve fare, rispondere a un invito a presentare proposte? È una procedura lunga e dispendiosa in termini di tempo.

  PRESIDENTE. Dal punto di vista legislativo, quelli previsti dalla legge n. 125 del 2014 sul finanziamento delle emergenze sono, a mio parere – non so se i colleghi abbiano opinioni diverse – meccanismi buoni.
  Il problema è la parte amministrativa. In più occasioni, le ong hanno fatto presente di avere effettivamente delle difficoltà su questo. Noi abbiamo fatto sempre degli Pag. 9interventi più di carattere informale. L'assenza, o comunque la presenza di un Direttore ad interim dell'Agenzia, soprattutto nell'ultimo anno, le difficoltà sulla nomina del Governo e così via hanno sicuramente rallentato moltissimo.
  È un buon suggerimento, forse, anche includere questa questione nel parere che daremo sui prossimi tre anni, cioè su meccanismi diversi, e anche forse discutere con il nuovo Direttore dell'Agenzia su come dal punto di vista amministrativo intendano velocizzare le approvazioni dei fondi dell'emergenza.
  Dal punto di vista del coordinamento degli interventi, a me sembra che funzionino bene le interazioni con le ong. È proprio la parte amministrativa che è sempre molto lenta, in alcuni casi eccessivamente lenta. È un buon suggerimento. Ne terremo conto.

  LIZ PATON, componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC. Vorrei tornare agli OSS. So che questo è oggetto di particolare interesse.
  Esistono dei progetti in atto che potrebbero aiutarvi nel monitoraggio degli OSS? Si potrebbe pensare a un meccanismo che vi consenta di valutare meglio l'attuazione degli OSS, o ritenete che invece le disposizioni legislative in vigore siano già sufficienti per la valutazione degli OSS?

  PRESIDENTE. Secondo me – ma i colleghi possono esprimere la loro opinione – dal punto di vista dei meccanismi gli strumenti che abbiamo sono abbastanza efficaci.
  L'elemento politico più efficace è quello della coerenza delle politiche, che ci permette magari di iniziare a concentrarci su alcune questioni, che potrebbero essere l’export di armi, le politiche migratorie, le politiche ambientali: questioni che hanno a che fare sia con il piano interno sia con il piano internazionale. Potrebbero essere dei punti da cui partire per una valutazione anche degli obiettivi.
  Ne discutevamo anche con la viceministra martedì scorso: credo che darsi un'agenda ambiziosa e partire subito con tutti i 17 Obiettivi sia velleitario o rischi di diventare molto burocratico. Dobbiamo scegliere, credo, anche per dare qualche spinta al Governo, che ha lo stesso problema.
  Tutti i partiti, i ministeri coinvolti, sono convinti della bontà degli Obiettivi di sviluppo del millennio. Bisogna partire da qualche parte, perché ancora non è così. Eventualmente, anche noi possiamo aiutare su uno, due, tre punti, che credo sceglieremo alla fine di questo primo giro di ricognizione. Questa è la mia opinione.

  SIMONA SURIANO. Vorrei aggiungere che, sostanzialmente, stiamo facendo il monitoraggio in questo Comitato audendo diverse personalità, diverse istituzioni, sui vari argomenti dell'Agenda 2030. Abbiamo avuto modo di audire anche ONG che si occupano di empowerment femminile, di cambiamento climatico, di sviluppo sostenibile. Sono diversi gli Obiettivi che stiamo monitorando.
  Forse, a mio avviso, dovremmo coinvolgere di più le Commissioni di merito quando facciamo queste audizioni. Il Comitato Agenda 2030 fa una panoramica su tutti gli Obiettivi. A mio avviso, dovremmo forse coinvolgere i colleghi delle Commissioni pertinenti affinché poi possano anche loro implementare e valutare a che punto siamo del raggiungimento di ciascun Obiettivo. Comunque, noi stiamo facendo una panoramica sui diversi punti per vedere a che livello siamo.

  PAOLO FORMENTINI. Vorrei portare un'esperienza personale per dirvi, lato Governo/maggioranza, che cosa abbiamo cercato di fare sulla cooperazione.
  Abbiamo istituito, ad esempio, un nuovo fondo per l'aiuto ai cristiani perseguitati. È un fondo che nel biennio 2019-2020 avrà 2 milioni di euro di dotazione, che diventeranno 4 milioni dal 2021 in poi.
  Questa è stata la conseguenza – si parlava di monitoraggio – delle audizioni che come Commissione esteri abbiamo fatto. Questa è una novità, se si vuole, nel panorama della cooperazione anche a livello internazionale.

  PRESIDENTE. Aggiungo una considerazione. In Italia, noi abbiamo quest'Alleanza Pag. 10per lo sviluppo sostenibile. Non so se avete incontrato il presidente, Enrico Giovannini. Quando lo conoscerete, vi renderete conto che è una personalità davvero rimarchevole. Sicuramente, quello che viene dall'Alleanza è un input molto utile per i lavori di questo Comitato. Lui ha un dialogo aperto con vari parlamentari di varie Commissioni. Quello è un attore, almeno dal punto di vista parlamentare, molto utile per spingere l'Agenda 2030 dentro l'agenda politica.

  LIZ PATON, componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC. Mi sembra di capire che, quindi, utilizzate gli OSS per conseguire una maggiore coerenza delle politiche di sviluppo, e questo risponde alle domande relative al ruolo di controllo da parte del Parlamento.
  Non so se i miei colleghi abbiano altre domande.

  FRANCISCO JAVIER JIMÉNEZ DE GREGORIO, componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC. Sì, grazie. Vorrei capire meglio quanto segue. Come lavora questo Comitato? Quando avete necessità di un parere di esperti su un tema che riguarda la cooperazione internazionale, come vi comportate? Fate riferimento a degli esperti all'interno dei partiti politici o avete dei fondi appositi per ingaggiare rappresentanti del mondo accademico, esperti, così che questi possano emettere delle raccomandazioni specifiche su determinati temi? Avete questo tipo di interazione?

  PRESIDENTE. La Camera e il Senato hanno risorse specifiche per un Osservatorio di politica internazionale che fa degli approfondimenti con alcuni centri di ricerca su questioni di interesse generale, sui lavori della Commissione, non del Comitato, quindi su tutte le questioni della politica estera.
  Nello specifico, una o due volte l'anno l'Osservatorio di politica internazionale si focalizza sui temi della politica di cooperazione commissionando degli studi specifici su temi che sono stati dibattuti in Commissione. Questo è uno strumento della Camera.
  Poi credo che ciascuno di noi, ciascun partito, abbia i suoi esperti, i suoi riferimenti sui temi specifici. Non so se anche questo può interessare come risposta alla domanda.
  Io parlo per quanto ci riguarda come Partito democratico. Noi abbiamo avuto, fino alla scorsa segreteria, un dipartimento tematico del partito sulla cooperazione internazionale, coadiuvato da esperti. Abbiamo un piccolo think tank che lavora con non ingentissime risorse, ma efficaci, su temi specifici della politica estera e anche sui temi specifici legati ai lavori della Commissione.
  Abbiamo lavorato, ad esempio, su come implementare politiche favorevoli allo sviluppo economico in Tunisia; stiamo lavorando sul tema delle sanzioni in Siria, se tenerle o toglierle; abbiamo lavorato sulla questione delle politiche commerciali e la loro coerenza con gli Obiettivi dello sviluppo; stiamo approfondendo la politica africana dell'Italia. Questi sono alcuni dei temi che vengono affrontati nel think tank specifico del Partito democratico.
  A questo si affiancava il lavoro di un forum tematico, che tiene più i rapporti con gli attori della società civile, con le persone coinvolte nella cooperazione a livello nazionale e internazionale, quindi con i funzionari di sensibilità politica magari vicina al Partito democratico o che hanno voglia di avere un dialogo col nostro partito. Il forum faceva una riunione all'anno, e in più teneva dei rapporti.

  SIMONA SURIANO. Oltre agli strumenti già elencati dalla presidente, abbiamo anche la possibilità, qui alla Camera, di avvalerci di un Servizio studi. Quando abbiamo delle specifiche richieste, possiamo rivolgersi ad esso, almeno io me ne sono avvalsa più volte. Ultimamente, hanno elaborato un dossier proprio sulle politiche di gender gap, empowerment femminile.

  PAOLO FORMENTINI. Anche noi, come Lega, abbiamo degli esperti che ci affiancano Pag. 11 sulle questioni della cooperazione internazionale, sugli affari esteri in generale, e dialoghiamo con dei think tank, sia pure non proprio organici come avviene per il Partito democratico.

  SANTHOSH PERSAUD, Policy analyst del Dipartimento cooperazione allo sviluppo dell'OCSE. Gli strumenti di cui ci avete parlato vi hanno consentito di avere una panoramica generale sulla coerenza delle politiche di sviluppo, un argomento che vi sta molto a cuore: qualora identifichiate delle criticità, che cosa fate? Tenete un'audizione con il Governo? Vi confrontate con le altre Commissioni? Come migliorate le criticità che riguardano la coerenza delle politiche di sviluppo, anche in collaborazione con la società civile?

  PRESIDENTE. Su questo c'è anche una valutazione di carattere politico, quindi con i colleghi avremo delle esperienze diverse.
  Sono due le tematiche su cui credo ci siano stati più problemi di coerenza delle politiche. Una è la questione dell’export di armi, in particolare la vicenda Yemen, di cui discutiamo abbastanza spesso in Commissione – è aperta la discussione su una risoluzione – e su questo stiamo anche interagendo con gli altri Parlamenti europei, che hanno questioni simili aperte. Abbiamo anche avuto in audizione un deputato francese proprio per avere degli scambi sugli orientamenti degli altri Paesi europei.
  L'altra questione aperta nella scorsa legislatura, che ovviamente continua a essere aperta in questa, è quella della vicenda migratoria. Chiaramente, è impossibile non discutere di cooperazione internazionale senza discutere, soprattutto in Italia, della vicenda migratoria. Su questo ci sono tante attività anche trasversali tra le Commissioni, che vengono portate poi in Aula. È un tema talmente rilevante. Un paio di settimane fa abbiamo approvato una mozione in Aula sui temi migratori, e sono chiari anche gli orientamenti molto distinti tra partiti. Lì, almeno dal nostro punto di vista – i colleghi della maggioranza esprimeranno la loro opinione – c'è un lavoro tra gruppi in Commissione, quindi un grosso raccordo tra capogruppo in Commissione affari esteri e capogruppo in Commissione affari costituzionali per avere una linea coerente su questo. Era così nella scorsa legislatura, quando il mio partito era al Governo; è rimasto così. Ci sono dei gruppi di discussione interni al partito che assicurano una certa coerenza, perché comunque è un tema di grande dibattito.

  PAOLO FORMENTINI. Se posso, farei una domanda per aumentare la coerenza delle politiche di cooperazione.
  Tornando sul tema migratorio, posto che tutti i partiti italiani sono in genere favorevoli alla cooperazione internazionale – sappiamo di fare tanto, ed è anche un motivo di orgoglio nazionale quello che riusciamo a fare – secondo voi come si potrebbe migliorare l'attività delle nostre organizzazioni che operano, ad esempio, in Africa per far sì che si possano limitare i flussi?

  CYPRIEN FABRE, Conflict and Fragility advisor del Dipartimento cooperazione allo sviluppo dell'OCSE. Certamente, non spetta all'OCSE esprimere un parere sul tema. Il nostro ruolo qui è quello di effettuare una revisione delle pratiche messe in campo dai diversi Governi sugli obiettivi e gli impegni internazionali.
  Chiaramente, effettuiamo una revisione che riguarda tutti i membri del DAC, e quello dei flussi migratori è un tema centrale. Un paio di settimane fa, abbiamo effettuato una relazione inter pares proprio sul tema, ma ripeto che non possiamo formulare raccomandazioni rivolte ai Paesi che riguardino la gestione delle politiche migratorie nazionali.
  Ciò di cui noi ci occupiamo è l'efficacia degli aiuti alla luce degli impegni internazionali assunti – questo è il nostro ruolo, che si tratti di aiuti umanitari o, sempre di più, delle cause profonde, delle cause ataviche dei flussi migratori – il ricorso ai fondi fiduciari dell'Unione europea, gli aiuti su base bilaterale. L'efficienza degli aiuti nel lungo termine è un tema di cui non ci occupiamo.

  SANTHOSH PERSAUD, Policy analyst del Dipartimento cooperazione allo sviluppo Pag. 12dell'OCSE. Io credo sia importante avere un dialogo aperto su tutti i temi diversi che in un modo o nell'altro hanno un impatto sulle migrazioni.
  Abbiamo detto che in Italia esiste un dibattito molto vivo che consente di scambiarsi i punti di vista e di definire le priorità. In questo modo, si potrà capire se gli obiettivi della cooperazione sono adeguati o se, invece, bisogna volgere lo sguardo ad altre finalità. Se, per esempio, l'obiettivo è quello di ridurre il movimento delle persone, allora dovreste capire qual è l'impatto di ciò sulla riduzione della povertà. Se l'Italia vuole ridurre la povertà, ridurre le disuguaglianze e promuovere i diritti umani, questo ha chiaramente un nesso stretto con gli aiuti umanitari.
  Quello che voglio dire è che in maniera trasversale le politiche hanno impatto l'una sull'altra, quindi è importante che voi capiate nell'ambito della cooperazione internazionale quali sono gli obiettivi che volete raggiungere; se li riuscite a raggiungere, quali sono le conseguenze nazionali e internazionali.
  Mi sembra di capire che la gente voglia il dialogo, chieda dialogo, cosa che esiste effettivamente al momento. Noi andremo in Senegal la prossima settimana e ci sembra di capire che ci sia stato uno sforzo in questo senso anche rispetto alla diaspora in Italia proveniente da quel Paese. Avremo modo di verificare gli sforzi profusi in tal senso, così come in altri Paesi donatori.
  L'importante è avere un dibattito aperto, capire quali sono le priorità, le finalità, e capire in che modo le politiche si ripercuotono le une sulle altre anche alla luce degli attori coinvolti.

  CYPRIEN FABRE, Conflict and Fragility advisor del Dipartimento cooperazione allo sviluppo dell'OCSE. A noi interessa in che modo vengono usati gli aiuti pubblici allo sviluppo (APS): per esempio, il ruolo degli APS nella riduzione della povertà, la percentuale dell'APS connessa alla migrazione e alla riduzione della povertà. Si tratta di un obiettivo che varia da Paese a Paese.

  PRESIDENTE. Nella scorsa legislatura, l'Agenzia aveva prodotto uno studio molto buono proprio sull'efficacia degli aiuti per contenere i flussi migratori, e la Direttrice Frigenti aveva cercato di mettere l'Italia tra i leading thinkers su quest'aspetto.
  Personalmente, credo siano state un peccato le dimissioni di Laura Frigenti, anche perché effettivamente era stata capace di capire politicamente che questo era un punto di qualificazione dell'aiuto italiano. Sono curiosa di vedere come il nuovo Direttore dell'agenzia affronterà questa tematica, che non è secondaria. La vera questione sulla coerenza delle politiche è, infatti, a mio giudizio l'interazione tra Ministero dell'interno e Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  Su questo, però, c'è una questione che è stata molto dibattuta nella scorsa legislatura e che ci è stata ripresentata dalle ong quando sono venute in audizione: quale parte degli stanziamenti per lo sviluppo possa essere considerata aiuto, anche se è la parte destinata ai rifugiati.
  Sappiamo che è in corso una riflessione in seno al Comitato DAC su come classificare o misurare in modo diverso gli aiuti. Non so se su questo potete darci qualche informazione in più. Io ho sempre detto alle ong che non è un problema se vengono spese tante risorse per i rifugiati; diventa un problema se l'aumento delle risorse per l'aiuto allo sviluppo è solo in quell'area. Se, invece, aumentano l'aiuto puro e anche l'aiuto per i rifugiati, va bene, nel senso che appunto l'Italia stava fronteggiando un'emergenza.
  Non so se su questo potete darci un riscontro, perché è stato uno dei punti su cui c'è stata tanta discussione nella scorsa legislatura, su cui non abbiamo trovato un punto d'incontro. Sarebbe un peccato, con tutto quello che l'Italia ha fatto in questi anni su questi temi, non arrivare a una sintesi.

  CYPRIEN FABRE, Conflict and Fragility advisor del Dipartimento cooperazione allo sviluppo dell'OCSE. Lei parla degli aiuti per i rifugiati in Italia. Il dibattito è stato molto acceso anche in seno all'OCSE, negli ultimi anni. All'OCSE è stato chiesto di chiarire il suo ruolo rispetto ai Paesi donatori e agli aiuti per i rifugiati. Nella misura in cui Pag. 13questo tipo di aiuti viene contabilizzato come APS e c'è una coerenza generale, non c'è molto su cui discutere.
  Devo dire, però, che quello di cui ci occupiamo nella nostra peer review è capire in che misura l'APS complessivo o quale quota dell'APS viene dedicata a questo obiettivo specifico. Quello che vediamo in molti Paesi è un incremento dell'APS o una riduzione, per esempio nei Paesi in via di sviluppo. Questo ha certamente delle conseguenze se si forniscono meno risorse nei Paesi in via di sviluppo.
  All'inizio di questa riunione, abbiamo parlato di una diminuzione degli aiuti ai rifugiati a titolo dell'APS, e questo è stato dovuto alla riduzione dei flussi migratori; quindi la valutazione della quota di APS dedicata ai rifugiati è un tema interessante, ma già abbastanza chiaro. La misura in cui i costi per i rifugiati rientrano e vengono contabilizzati come APS non è oggetto della nostra analisi.

  PRESIDENTE. Qual è lo stato della discussione politica sulla valutazione dell'erogazione degli aiuti?
  Voi valutate la performance dei Paesi anche in base all'aumento e alla riduzione degli aiuti: è in discussione, in questo momento, l'idea di inserire dei criteri di valutazione su quello che diceva lei? Prevedete, per esempio, di dare una valutazione negativa nel caso in cui siano diminuiti gli aiuti nei Paesi e aumentati i costi per l'accoglienza dei rifugiati?

  CYPRIEN FABRE, Conflict and Fragility advisor del Dipartimento cooperazione allo sviluppo dell'OCSE. In realtà non diamo giudizi, perché non c'è un consenso internazionale su quale debba essere il livello di risorse da destinare ai rifugiati. Non esiste un benchmark, quindi non esiste una discussione in tal senso. Il nostro unico benchmark è quello dello 0,7 per cento del PIL da destinare all'APS.

  SANTHOSH PERSAUD, Policy analyst del Dipartimento cooperazione allo sviluppo dell'OCSE. Esiste questa tabella A, quindi voi potete andare oltre i dati globali per capire se l'APS è aumentato in maniera coerente in tutti i settori e se l'APS è aumentato perché l'Italia ha incrementato il proprio impegno altrove. Voi siete in grado di individuare quali sono i capitoli dell'APS dedicati ai vari argomenti, ai vari obiettivi.
  Alcuni Paesi donatori si sono occupati proprio di questo tema. È importante creare dei collegamenti tra quello che succede a livello dei Paesi destinatari e l'incremento e il decremento delle risorse. Nella peer review relativa alla Danimarca, questo è stato un argomento interessante.
  Nel caso dell'Italia, voi aiutate le persone che arrivano nel vostro Paese con risorse a valere sull'APS, ma vi occupate anche dei vostri impegni a livello internazionale. L'Italia è coerente rispetto agli impegni internazionali e lo sarà negli anni a venire. Nonostante la crisi finanziaria, l'APS dell'Italia è aumentato negli anni passati, e ora è a un livello tutto sommato stabile, nonostante un contesto internazionale e nazionale sfidante. Questo è un tema importante.
  Il Parlamento ha un ruolo importante per mobilitare la comprensione e il sostegno rispetto all'APS. La domanda di follow up è questa. Il vostro impegno con i vostri elettori, con il pubblico in generale, è importante. È importante favorire un maggior sostegno alla cooperazione.
  Secondo voi, nonostante un difficile contesto economico, la popolazione italiana è a favore della cooperazione internazionale perché riesce a capire i vantaggi per tutti o no? Mi chiedo se ci può dare una valutazione dell'opinione pubblica sull'APS.

  PRESIDENTE. Io credo che quella che poneva il collega Formentini, e cioè quand'è che veramente l'aiuto è efficace sul tema delle migrazioni, sia la questione a cui le nostre constituencies sono più interessate.
  Chiaramente, nel dibattito pubblico italiano gli aiuti sono tornati a essere una questione sentita dalla popolazione come risposta alla crisi migratoria. Era più o meno dagli anni Duemila, dalla campagna del debito, che non si parlava di aiuti Pag. 14francamente, apertamente, ma è vero quello che dice il collega Formentini.
  Sappiamo tutti che gli aiuti sono efficaci, ma che ci sono anche problemi. Io penso anche che la scala di intervento sia ancora troppo piccola per produrre esiti efficaci. Vedrete dei progetti molto efficaci in Senegal anche finalizzati alla creazione di occupazione, ma non è che con quei progetti, di qualche decina di milioni di euro, si fermino i flussi migratori da quel Paese. Credo che l'opinione pubblica sia un po’ divisa tra queste due valutazioni. I colleghi avranno anche opinioni diverse, però c'è una domanda da parte dell'opinione pubblica per capire come funzionano e anche per spingere la politica ad assumere iniziative significative.
  In Italia c'è anche un problema di comunicazione in generale sui temi della politica estera, per cui è anche difficile spiegare al pubblico perché la Libia e l'Etiopia sono importanti, ma credo che questo sia quello che ci viene chiesto dall'opinione pubblica. Credo anche, pure nelle diversità di approccio tra i Governi precedenti a questo Governo, che ci sia stata, almeno sulle questioni della cooperazione e delle politiche africane, una certa continuità. Il livello degli aiuti è molto aumentato negli anni passati. Forse, si poteva fare qualcosa di più in questa legge di bilancio, ma non c'è stata una diminuzione sostanziale. C'è un impegno anche di questo Governo su una presenza diversa in Africa.
  Forse, anche a livello parlamentare potremmo fare qualcosa di più per renderlo veramente un tema dell'agenda politica. È un tema che, però, resta sempre, come in tutti i Paesi europei, alto nell'agenda politica, ma le risposte non sempre sono totalmente soddisfacenti. Questo rende un po’ difficile poi dire alla nostra constituency: abbiamo risolto il problema del sottosviluppo in Africa. Questo è quello che gli elettori vorrebbero sentirsi dire.

  PAOLO FORMENTINI. Concordo parzialmente con quanto detto dalla presidente, ma sicuramente c'è questa richiesta di efficacia dell'aiuto internazionale. Lo sottolineo anch'io. Volendo fare un'analisi un po’ astraendoci dal nostro ruolo di parlamentari, il tema è presente magari più nell'elettorato di sinistra, e riguarda molto anche i temi ambientali. Il legame con le migrazioni è prioritario, invece, nell'elettorato di destra. Credo di poterlo dire, perché è un dato di fatto.
  Detto ciò, però, da parte di questo Comitato secondo me si potrebbe incrementare molto anche l'azione di tutto il Parlamento italiano nei confronti della cooperazione, magari con le audizioni dei parlamentari dei Paesi africani interessati dalla nostra cooperazione.
  A settembre siamo stati come Commissione affari esteri alla settimana inaugurale dei lavori delle Nazioni Unite, e da diversi Paesi africani ci è arrivata questa richiesta di dialogo parlamentare.

  SIMONA SURIANO. Vorrei aggiungere che a mio avviso l'opinione pubblica italiana non ha una chiara percezione di quanto sia importante la cooperazione allo sviluppo. Ci si è focalizzati molto sul tema migratorio, non sviluppando altri argomenti altrettanto importanti per arrestare il fenomeno migratorio, come la lotta contro il cambiamento climatico, l’empowerment femminile. Sono tutti temi che l'opinione pubblica magari non percepisce come rilevanti e importanti.
  Questo, secondo me, è uno sforzo che dobbiamo fare anche noi come Comitato, come Commissione: far capire quanto è importante la cooperazione, non soltanto in tema migratorio. Sono diversi gli aspetti della cooperazione. Tra l'altro, la cooperazione italiana funziona bene all'estero. Bisogna far capire all'opinione pubblica che ne abbiamo anche un ritorno di immagine e di sviluppo a livello nazionale.

  PRESIDENTE. In questo senso ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) e Settimana dello sviluppo sostenibile aiutano veramente tanto a raggiungere un’audience.

  CYPRIEN FABRE, Conflict and Fragility advisor del Dipartimento cooperazione allo sviluppo dell'OCSE. Sì, c'è un dibattito sul tema. Noi ci stiamo lavorando in seno Pag. 15all'OCSE. È necessario fare qualcosa di più, come ha detto lei. I piccoli progetti delle ong non avranno un impatto significativo sul campo.
  Il tema delle migrazioni, in effetti, porta più vicino all'opinione pubblica il tema degli aiuti. Come ha detto, quindi, è importante portare nella discussione altri temi, come quello dell’empowerment femminile. È necessario conseguire un equilibrio tra quello che si fa di grande con il sistema multilaterale e, dall'altro lato, le reti delle ong che lavorano su piccola scala. Qui il soft power dell'Italia è significativo. Come conseguire un equilibrio tra l'azione multilaterale e l'azione a livello di piccola scala, che però ha un impatto significativo, trovare un equilibrio tra le azioni multilaterali e quelle bilaterali a livello delle ong, è un obiettivo che sicuramente potreste voler conseguire.

  LIZ PATON, componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC. Forse abbiamo ancora un tema da esplorare.
  Vorremmo capire se i membri del Comitato hanno una relazione particolare a livello bilaterale con altri Parlamenti dei Paesi partner. Esistono relazioni bilaterali tra parlamentari?

  PRESIDENTE. Nella scorsa legislatura c'erano due organizzazioni che ci hanno aiutato molto a sviluppare rapporti con i Parlamenti, al di là delle visite bilaterali che la Commissione ha ricevuto: AWEPA, l'associazione per le relazioni tra i Parlamenti europei e l'Africa, e PGA (Parliamentarians for Global Action).
  Purtroppo, l'AWEPA ha chiuso, ma la Commissione nella scorsa legislatura ha partecipato a vari incontri, si è tenuta legata all'AWEPA. Purtroppo, l'esperienza di quella ong è finita, ma sarebbe bello che venisse promosso qualcosa del genere, perché era stata effettivamente utile.
  Dall'altro lato, le relazioni in PGA sono state utili, e sono continuate in questa legislatura. Il collega Carelli è stato in Ucraina all'incontro annuale. Come organizzazione è più legata alle questioni dello Stato di diritto, ma aiuta.
  L'altra cosa che ha aiutato nella scorsa legislatura e che credo riprenderà anche in questa è l'Unione interparlamentare, che aveva promosso all'epoca – se non sbaglio nel 2016 – una riunione alle Nazioni Unite proprio sull'Agenda 2030, a cui il Parlamento italiano aveva partecipato. Era stata una circostanza molto positiva, perché appunto si erano potute ascoltare sugli stessi obiettivi le opinioni degli altri Parlamenti.
  Io ricordo la discussione sui giovani: discutere di disoccupazione giovanile confrontando le prospettive di Parlamenti molto diversi tra loro (Sudafrica e Italia) era stato, secondo me, utile e interessante.
  Questo era per quanto riguarda i Paesi del sud del mondo, o comunque reti globali.
  Dal punto di vista dell'Unione europea, il Parlamento europeo promuove riunioni sui temi dello sviluppo, a cui abbiamo partecipato nella scorsa e in questa legislatura. La Presidenza rumena dovrebbe promuovere un'iniziativa in questo senso tra le Commissioni che si occupano di sviluppo.
  Sul fronte della politica estera, sono sempre molto utili queste occasioni di confronto tra Paesi europei. Lo sono state anche quelle sullo sviluppo, meno frequenti, ma lì abbiamo cercato di partecipare insieme agli altri Paesi europei. Ovviamente, la partecipazione italiana è sempre stata molto benvenuta, perché noi abbiamo sempre portato il caso delle migrazioni e la discussione è stata sempre interessante, credo.
  Questo si aggiunge a quello che diceva il collega Formentini. Ogni anno, come Commissione affari esteri, prendiamo parte all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ed è un'ottima occasione per incontrare delegazioni ministeriali e parlamentari, oltre che delegazioni delle organizzazioni internazionali, e discutere delle questioni di cooperazione.

  LIZ PATON, componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC. Credo che abbiamo affrontato tutti i temi all'ordine del giorno. Avete voi delle domande per noi, delle osservazioni?
  Abbiamo un'ultima domanda, tradizionale: se aveste l'opportunità di cambiare Pag. 16una cosa nel sistema di cooperazione allo sviluppo, senza modificare le risorse e i finanziamenti, quale sarebbe?

  PRESIDENTE. La mia risposta riguarda un punto di implementazione della legge.
  Nella legge avevamo scritto che il viceministro competente assicurasse la coerenza delle politiche, quindi partecipasse alle riunioni del Consiglio dei ministri relative alla coerenza delle politiche, a quelle sul bilancio, sull'immigrazione, sulle politiche ambientali. Per quanto ne so io, questo non è mai accaduto, ed era un punto qualificante della legge. Ho capito con il tempo che è molto difficile, perché ministri e viceministri non vogliono – se un viceministro comincia ad andare alle riunioni, poi tutti vogliono andare – ma era un punto politico importantissimo della legge. Credo che questa disposizione, se si può, debba essere attuata.
  Vi ringraziamo moltissimo per la disponibilità di tempo e per i suggerimenti. Credo che la peer review aiuti anche noi a focalizzare meglio la nostra attività confrontandoci con gli altri Paesi. Siamo molto curiosi di leggere il rapporto, perché credo dia degli spunti. Speriamo che arrivi prima dell'approvazione della legge di bilancio, in maniera da poter integrare alcune delle vostre osservazioni. Buon lavoro per i prossimi appuntamenti.

  LIZ PATON, componente del team di verificatori del Comitato OCSE-DAC. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.20.