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XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SULL'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Resoconto stenografico



Seduta n. 17 di Martedì 26 novembre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'AZIONE INTERNAZIONALE DELL'ITALIA PER L'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 3 
Maestripieri Luca , Direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo ... 4 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 12 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 12 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 12 
Suriano Simona (M5S)  ... 13 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 13 
Maestripieri Luca , Direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo ... 13 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 15 
Maestripieri Luca , Direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo ... 15 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 15 
Maestripieri Luca , Direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo ... 15 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 16 
Maestripieri Luca , Direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo ... 16 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 16 

ALLEGATO: Documentazione depositata dal Min. Plen. Luca Maestripieri ... 17

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, Min. Plen. Luca Maestripieri.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'azione internazionale dell'Italia per l'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l'audizione del Direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), il Ministro plenipotenziario Luca Maestripieri, a cui do il benvenuto.
  Saluto e ringrazio per la sua disponibilità a prendere parte ai nostri lavori il Ministro, che è accompagnato dal dottor Emilio Ciarlo e dalle dottoresse Angela Vanetto ed Eleonora Castiglione.
  Il dottor Maestripieri ha una lunga esperienza nel settore della cooperazione allo sviluppo, perché dal 2012 ha operato presso la Direzione Generale cooperazione allo sviluppo, di cui è diventato vicedirettore nel 2013. Ha seguito tutto il percorso che ha portato all'approvazione della legge n. 125 del 2014 e alla sua implementazione. L'esperienza maturata in questi anni l'ha portato a essere selezionato come Direttore dell'AICS dopo il mandato della dottoressa Frigenti. La sua nomina è stata formalizzata il 4 aprile 2019, e resa effettiva dal 15 maggio 2019. L'abbiamo aspettata per lunghi mesi.
  Mi preme sottolineare che l'istituzione dell'AICS è forse l'elemento più innovativo della legge n. 125 del 2014, che era una legge – come il Ministro plenipotenziario sa – che aveva per obiettivo l'allineamento dell'Italia ai principali partner europei e internazionali nell'impiego dell'aiuto pubblico allo sviluppo. In un contesto che vede l'Agenzia, competente per l'attuazione delle politiche di cooperazione allo sviluppo e sottoposta al potere di indirizzo e vigilanza del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, operare sulla base di direttive emanate dallo stesso Ministero degli Affari esteri. L'Agenzia, inoltre, si avvale di una rete di venti sedi all'estero, oltre alla sede centrale a Roma e all'ufficio di Firenze, per svolgere attività di carattere tecnico e operativo connesse alle fasi di istruttoria, formulazione, finanziamento, gestione e controllo delle iniziative di cooperazione internazionale.
  L'audizione di oggi è per noi importantissima per valutare l'efficacia del sistema italiano di cooperazione allo sviluppo previsto dalla nuova legge, a tre anni dall'entrata in funzione dell'Agenzia stessa. Anche perché il ruolo dell'Agenzia è centrale nella Strategia italiana per l'attuazione dell'Agenda 2030, dal momento che, considerato quanto previsto dalla legge n. 125 del 2014, l'Italia grazie a questa legge si impegna sugli obiettivi della cooperazione nell'eradicamento della povertà, nella riduzione delle disuguaglianze, nell'affermazione dei diritti umani e della dignità degli individui, inclusa anche l'eguaglianza di genere e le pari opportunità, nella prevenzione dei conflitti Pag. 4 e nel sostegno ai processi di pacificazione.
  Il 23 ottobre scorso l'Eurobarometro ha diffuso i risultati di un sondaggio effettuato a giugno di quest'anno, da cui risulta che l'81 per cento degli intervistati in Italia pensa che sia importante aiutare le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo, un dato alto ma in calo di cinque punti percentuali rispetto al 2018. Poco più di sette persone su dieci (il 71 per cento degli intervistati) sono d'accordo sul fatto che la lotta alla povertà nei Paesi in via di sviluppo dovrebbe essere una priorità dell'Unione europea, mentre solo il 63 per cento ritiene che dovrebbe essere una priorità del proprio Governo nazionale (qui c'è un incremento di 6 punti rispetto al 2018). Poco più di tre quarti degli intervistati in Italia è d'accordo sul fatto che l'UE dovrebbe rafforzare la collaborazione con l'Africa e aumentare gli investimenti finanziari in questo continente. Tre quarti degli intervistati pensa che fornire aiuti finanziari ai Paesi in via di sviluppo sia un modo efficace per ridurre le disuguaglianze, mentre quasi altrettanti ritengono che questo tipo di assistenza sia un modo efficace per contrastare la migrazione irregolare. Questo è un cappello introduttivo alle questioni che noi discuteremo oggi.
  C'è una cosa in più. Segnalo che non è ancora stato trasmesso alle Camere, per il parere delle Commissioni permanenti, il Documento triennale di programmazione previsto dall'articolo 12 della legge n. 125 del 2014: documento importantissimo perché indica la visione strategica, gli obiettivi di azione e i criteri di intervento, la scelta delle priorità geografiche dei singoli Paesi e dei settori in cui opererà la cooperazione allo sviluppo. L'ultimo Documento triennale trasmesso alle Camere è quello del 23 marzo 2018, relativo al triennio 2017/2019, su cui questa Commissione non espresse parere in ragione del regime di prorogatio in cui versavano le Camere in quella fase. Quindi sono due anni che le Camere non si esprimono sul Documento di programmazione triennale.
  Lo ricordo perché, oltre a essere una prerogativa del Parlamento contenuta nella legge n. 125 del 2014, è un modo per rispondere anche alla richiesta che ci viene dai cittadini, testimoniata anche dall'Eurobarometro, di avere un controllo e una capacità di indirizzo del Parlamento rispetto a quanto avviene sulla cooperazione internazionale.
  Auspichiamo che gli organi parlamentari possano al più presto svolgere la propria funzione di controllo e indirizzo su questo tassello della Strategia di cooperazione e che nel prossimo anno – 2020 – si possa procedere nei tempi stabiliti dalla legge, ovvero dare un parere entro il primo trimestre dell'anno per la programmazione dei tre anni successivi, altrimenti diventa un esercizio abbastanza sterile.
  Ne discuteremo anche con i colleghi, c'è un interesse – credo da parte di tutte le forze politiche – a far sì che i nostri aiuti siano i più efficaci possibile. Questa legislatura non ha mai espresso un parere, non ha mai indicato alcun indirizzo sulle nostre attività di cooperazione, l'anno prossimo entriamo nel terzo anno della legislatura e sarebbe un peccato continuare così.
  Do la parola al Direttore Maestripieri per la sua relazione.

  LUCA MAESTRIPIERI, Direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Grazie, presidente. Cercherò di concentrare il mio intervento su due aspetti fondamentali: in primis, dare conto a questo Comitato sulle azioni che l'Agenzia in particolare sta conducendo in tutti i settori per il conseguimento degli Obiettivi contenuti nell'Agenda per lo sviluppo sostenibile; la seconda parte del mio intervento si concentrerà più direttamente sulla situazione attuale dell'Agenzia e sulle linee di indirizzo che mi sono proposto da quando, lo scorso maggio – come ha ricordato –, ho assunto la direzione dell'Agenzia.
  Per iniziare questo intervento consentitemi una notazione personale, però significativa: se faccio questo lavoro, se sono qui davanti a voi in questa sede come Direttore dell'Agenzia, lo devo non tanto al mio lavoro presso la Direzione Generale cooperazione allo sviluppo quanto al fatto che nel 2014, mentre il Parlamento stava legiferando per approvare la nuova legge di Pag. 5cooperazione, mi sono trovato per ragioni professionali a negoziare tutta l'Agenda 2030. Da marzo a dicembre 2014 sono andato ogni mese a New York, mi sedevo in quelle amene sedi delle Nazioni Unite, dove venivano delineati tutti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda. Ed è soprattutto grazie a questa singolare opportunità che ho avuto nella mia carriera che mi sono fortemente appassionato alle tematiche, che mi hanno condotto alla scelta – che magari per molti non era ovvia – di intraprendere questo tipo di lavoro particolare rispetto anche a quello che era un mio ordinario percorso di carriera.
  Dico questo anche perché ritengo di avere un giudizio particolare sull'importanza dell'Agenda 2030 nell'azione che conduciamo quotidianamente, quindi per me è davvero un faro insostituibile. La legge di riforma che è stata approvata quello stesso anno – il 2014 – dal Parlamento italiano, a mio giudizio corrisponde bene a quelle che sono le sfide che ci troviamo di fronte, quando dobbiamo affrontare la cooperazione allo sviluppo nell'ambito dell'Agenda 2030.
  La legge n. 125 ha previsto innanzitutto l'inquadramento della cooperazione allo sviluppo e l'incardinamento nella politica estera del nostro Paese, cosa che io giudico un elemento assolutamente importante e imprescindibile, riconfermando i ruoli di strategia e di indirizzo politico nel Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale; ha previsto la nomina di un Viceministro delegato in questo settore, che è per me un elemento fondamentale, perché la cooperazione allo sviluppo quotidianamente si declina in tante attività e iniziative che hanno bisogno di una guida politica che le rappresenti; ha previsto l'Agenzia – è già stato ricordato – come l'istituzione che ha dei compiti operativi complessivi in relazione a tutte le attività svolte da tutti i soggetti di cooperazione; ha dato a Cassa depositi e prestiti un mandato in ambito di cooperazione allo sviluppo; ha riconosciuto il significato della cooperazione territoriale; ha riconosciuto il ruolo del Ministero dell'Economia e delle finanze, quando si parla di finanziamenti a banche di sviluppo. E molte altre cose che ora non cito qui, ma che sappiamo bene costituire un assetto e un'architettura istituzionale essenziali per conseguire gli obiettivi dell'Agenzia.
  Vengo ai problemi dell'Agenzia. L'Agenzia in questo momento gestisce un numero di progetti enorme, perché – come sapete – i progetti di cooperazione non sono progetti che si decidono oggi e si ottiene il risultato il giorno stesso o il giorno dopo, sono progetti che vanno avanti per anni e richiedono un'attività continua: in questo momento abbiamo registrato nei nostri archivi un migliaio di progetti, una cosa veramente enorme. Siamo presenti in venti Paesi nel mondo con nostre sedi, ma operiamo non solo in quei venti Paesi, bensì in settanta, perché poi l'attività che ci viene richiesta non è solo l'intervento nel Paese prioritario: svolgiamo un'attività di assistenza tecnica su interventi su crediti di aiuto, su crediti al settore privato, su azioni condotte dalle organizzazioni della società civile o dal settore privato che, in base a quelle che sono le linee di indirizzo strategico fissate dal Governo, trovano collocazione in molti Paesi del mondo. E come vedete dalla mappa (slide n. 3), la nostra presenza come richiesta di attività per l'Agenzia è molto più estesa di quello che si pensi o si immagini. Tornerò su questo aspetto alla fine della mia relazione.
  Vi dicevo che volevo cominciare indicando alla Commissione le principali attività che noi conduciamo nell'attuazione dell'Agenda 2030. Per fare questo cercherò oggettivamente di semplificare al massimo, perché – come dicevo – la platea delle iniziative da noi gestite è veramente enorme. Lo farò raggruppando questi obiettivi nelle famose cinque «P» (persone, pianeta, partenariati, pace e prosperità) in cui normalmente noi decliniamo l'Agenda 2030.
  Partiamo dal primo ambito, che è quello delle persone. Nell'ambito di quello chiamiamo il concetto di «persone» sono ricompresi tanti obiettivi: dalla sicurezza alimentare, alla salute, all'istruzione, all'attività a favore dei minori, e parto proprio dalla sicurezza alimentare e dallo sviluppo rurale, perché si tratta di uno dei settori Pag. 6assolutamente prioritari per la cooperazione del nostro Paese per ragioni sia storiche sia tradizionali: abbiamo sviluppato tante iniziative in questo settore, a partire dall'iniziativa che ci vide protagonisti nell'ambito del G7 del 2009 – «L'Aquila Initiative» – a tutta quella filiera di attività che ci coinvolse in occasione dell'EXPO di Milano e al suo lascito, ad anche più recenti iniziative che abbiamo assunto durante l'ultima presidenza italiana del G7. Poi abbiamo la presenza delle famose Agenzie specializzate delle Nazioni Unite a Roma; una rete di imprese, università e associazionismo che copre questo settore in maniera prioritaria. Sulla sicurezza alimentare l'Agenzia ha investito circa 60 milioni di euro all'anno, con risultati ragguardevoli. Io qui voglio citare alcuni esempi di progetti: un progetto in Senegal (PAPSEN) che contribuisce all'aumento delle produzioni agricole e rafforza la sicurezza alimentare promuovendo lo sviluppo economico e sociale locale, con particolare riguardo alle donne, favorendone l'emancipazione. Mi fa anche piacere ricordare il recente successo avuto nell'ambito del programma DESIRA, riconosciuto come uno dei più importanti programmi europei nel campo della sicurezza alimentare, focalizzato sulla ricerca e innovazione in campo agricolo. In particolare mi riferisco all'approvazione di due iniziative presentate dall'Agenzia per un finanziamento rispettivamente di 6 e 7,5 milioni di euro, la prima in Burkina Faso e Niger finalizzata alla valorizzazione dell'agro-biodiversità, con particolare riguardo alle colture locali sottoutilizzate ad elevato valore nutritivo e adattamento ai cambiamenti climatici; la seconda, che interesserà quattro Paesi del nord-est dell'Africa, tesa a rafforzare le capacità dei Ministeri nazionali e delle istituzioni di ricerca agricola in materia di gestione delle risorse idriche per uso agricolo, nonché alla diffusione di pratiche e soluzioni innovative e sostenibili da parte degli agricoltori e degli attori locali. Tale è la forza della cooperazione italiana nel settore agricolo e le possibili sinergie con il mondo profit e no profit che da qualche tempo stiamo progettando la costituzione della piattaforma agroalimentare «Together», con l'intento di unire le forze creando partenariati, condividere bisogni e conoscenze, diffondere le opportunità di investimento per rafforzare il sistema Italia nel raggiungimento dell'obiettivo, volto a porre fine alla fame e a realizzare la sicurezza alimentare e una migliore nutrizione per tutti.
  Veniamo poi all'obiettivo globale relativo all'educazione, dove l'Agenzia lavora per offrire servizi educativi ed inclusivi a tutti i progressivi livelli di scolarità, considerando anche la formazione universitaria e post universitaria. Fra tutti in questo ambito citerei come esempio il programma «Partenariato per la conoscenza», che ha lo scopo di contribuire alla formazione e al rafforzamento delle competenze accademiche e professionali di studenti, giovani professionisti e imprenditori provenienti dai Paesi partner attraverso un programma di borse di studio, con la frequentazione di master in numerose università italiane. Gli ambiti accademici sono i più disparati: tutela del patrimonio culturale, energia sostenibile e innovazione industriale, sviluppo rurale e sanità.
  Importante in questo ambito è, più in generale, il lavoro che conduciamo sui minori come soggetti tra i più vulnerabili riguardo ai quali, sotto il coordinamento della Direzione Generale cooperazione allo sviluppo, è stato costituito recentemente un gruppo di lavoro che sta elaborando le linee guida della cooperazione italiana con il coinvolgimento delle più variegate realtà del sistema Italia, oltre a esperti internazionali. In questo settore non posso non citare il consolidato rapporto che abbiamo con il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità del Ministero della giustizia, sancito da un protocollo siglato nel 2018, con il quale realizziamo diversi progetti di assistenza tecnica ai Governi in America Centrale e Medio Oriente per il rafforzamento dei sistemi di giustizia minorile, nell'ottica del reinserimento socioeducativo dei minori e dell'instaurazione di meccanismi di giustizia riparativa.
  La salute. È un altro dei grandi settori in cui l'AICS destina più risorse – circa 100 Pag. 7milioni di euro –, in quanto la salute da sempre rappresenta uno dei settori prioritari della cooperazione italiana e con esigenza di investimenti continui. In particolare le nostre azioni si concentrano sulla lotta contro le malattie non trasmissibili, il rafforzamento della prevenzione, il sostegno ai sistemi sanitari di base, con particolare riferimento a interventi a sostegno della salute delle donne.
  Un approfondimento a parte merita anche il tema della disabilità, nel quale l'Agenzia è in prima linea. Sono un esempio di questo impegno la stesura, nel 2017, delle «Linee guida disabilità», il coinvolgimento a livello europeo nel progetto «Bridging the gap», finanziato dalla Commissione europea per promuovere l'uguaglianza delle persone con disabilità in diversi Paesi dell'Africa e del Sud America.
  Ugualmente centrale è il lavoro che l'Agenzia porta avanti nel settore delle migrazioni e della mobilità umana, nel quale sono attivi circa cinquanta progetti fra iniziative bilaterali e multilaterali, per un valore complessivo di circa 70 milioni di euro. I Paesi partner coinvolti sono soprattutto quelli dell'Africa subsahariana, in particolare il Niger, l'Etiopia, la Guinea, il Sudan e quelli della sponda sud del Mediterraneo. Lavoriamo sulle politiche relative al miglioramento del mercato del lavoro nei Paesi partner, alla preparazione pre-migrazione, al reinserimento dei rimpatri volontari, all'informazione circa i pericoli della migrazione irregolare.
  Tengo anche a segnalare l'iniziativa del «Summit delle diaspore» che ha coinvolto, e coinvolge, le Associazioni delle diaspore in Italia. L'iniziativa è un esempio di collaborazione con tutti gli attori istituzionali pubblici e privati. Nell'ambito del progetto abbiamo tenuto molti incontri territoriali, in cui sono state coinvolte le Associazioni di migranti in diverse città, organizzato già due summit nazionali delle diaspore (un terzo è in programma di qui a poche settimane a Roma), cui hanno preso parte centinaia di persone in rappresentanza di diaspore di almeno venti Paesi differenti, nonché mappato la presenza delle Associazioni di diaspore in tutto il Paese, formato decine di ragazzi e ragazze di queste realtà per consentire loro di accedere, con le loro realtà associative, ai nostri fondi e ai nostri bandi per sostenere progetti di sviluppo nei loro Paesi di origine. Si realizza così l'intento della legge che vedeva nelle diaspore attori naturali di dialogo culturale, ma anche protagonisti essenziali per promuovere lo sviluppo nei Paesi di provenienza.
  Passando all'altra «P» (pianeta), l'AICS sta lavorando per far acquisire alla cooperazione italiana una strategia condivisa con gli attori tradizionali – tra cui, primo fra tutti, il Ministero dell'Ambiente – volta ad affrontare le sfide del cambiamento climatico, promuovendo azioni di adattamento e di tutela delle biodiversità. Si stanno portando avanti programmi ambientali in sette Paesi prioritari che si concentrano su programmi di protezione ambientale, tutela delle aree costiere e forestali, migliore gestione delle risorse e sviluppo energetico sostenibile. Tema quest'ultimo che, fra l'altro, è stato oggetto anch'esso di linee guida aggiornate nel 2018.
  Proprio nell'ottica di perseguire una strategia di attenzione su questi temi e di nuovo posizionamento internazionale dell'Agenzia e della cooperazione italiana, abbiamo anche avviato il processo di accreditamento dell'Agenzia presso il Green Climate Fund, istituito sin nel 2010 per finanziare specificamente progetti di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici in molti dei nostri Paesi partner. Fondo per il quale ancora non erano stati accreditati organismi italiani: recentemente abbiamo appreso con molta soddisfazione che Cassa depositi e prestiti è stata accreditata; noi per il momento abbiamo lo status di membro osservatore, ma contiamo presto di effettuare un upgrade della nostra presenza nel Fondo.
  Passiamo ora al tema della prosperità. Qui l'AICS focalizza le sue azioni nella promozione di interventi sull'uguaglianza di genere, sul lavoro dignitoso e soprattutto su azioni a sostegno dell'imprenditoria, dell'innovazione imprenditoriale destinata ai giovani, nonché misure per la valorizzazione del patrimonio culturale e delle industrie creative come volano di sviluppo. Il Pag. 8tema dell'uguaglianza di genere e dell’empowerment femminile sono elementi trasversali che ritroviamo nella quasi totalità delle iniziative portate avanti dall'Agenzia. Abbiamo peraltro circa 36 milioni di euro destinati specificamente a iniziative che promuovono i diritti sociali ed economici delle donne.
  Andiamo particolarmente fieri in questo ambito di varie iniziative, tra cui l'iniziativa regionale GEMAISA II, di gender mainstreaming in Paesi quali Egitto, Libano, Marocco, Palestina e Tunisia. Mentre un'altra iniziativa che vorrei citare qui è quella condotta in America Centrale con «You and women».
  Un esempio notevole di iniziativa di imprenditoria con un focus particolare su giovani e donne è sicuramente l’«Interpartnership and Innovation lab» realizzato tramite la partecipazione a uno specifico trust fund della Banca Africana di Sviluppo per l'assistenza e la promozione di idee imprenditoriali innovative di giovani e donne africane. Si sta implementando in cinque Paesi pilota: Togo, Mali, Zimbabwe, Ghana e Nigeria. L'iniziativa si pone anche come strumento per affrontare la sfida delle migrazioni supportando l'innovazione sociale.
  È ovvio che per l'Italia assume particolare rilievo l'impegno nel settore della tutela e promozione del patrimonio culturale, del turismo sostenibile, del sostegno delle cosiddette «industrie creative», dall'artigianato al design, dal videomaking al settore del fashion. L'AICS segue con interesse il tema del legame fra patrimonio e attività culturali e sviluppo. Si tratta infatti di un settore nuovo nell'impegno per lo sviluppo internazionale, in cui l'Italia, per il proprio know how, la propria tradizione e la propria capacità imprenditoriale, potrà dire la sua alla luce degli orientamenti espressi da organismi quali Banca mondiale, OCSE e le Agenzie specializzate delle Nazioni Unite, in primis l'UNESCO di cui l'Italia è uno fra i primi contributori, se non il primo. La cooperazione italiana negli ultimi dieci anni ha finanziato interventi per quasi 130 milioni, per oltre il 70 per cento in iniziative riguardanti il patrimonio culturale e il turismo sostenibile.
  Veniamo all'altro ambito: la pace. Qui collochiamo la nostra azione nella risposta alle situazioni di emergenza, che sempre più colpiscono in varie forme vaste aree del mondo. Portiamo avanti così non solo progetti di aiuto umanitario a popolazioni colpite da calamità naturali ed epidemie. Stamattina c'è stato il terremoto in Albania, mi sono subito messo in contatto con la nostra sede per avere i primi riscontri della situazione locale, che sembra abbastanza complessa. Dicevo, portiamo avanti così non solo progetti di aiuto umanitario a popolazioni colpite da calamità naturali ed epidemie, ma anche programmi di sviluppo destinati a situazioni di fragilità cronica, in particolare per sostenere progetti di stabilizzazione e ricostruzione o promuovere la democratizzazione e la «good governance».
  L'area geografica a cui è destinato il maggior quantitativo dei fondi è – non inaspettatamente – ancora una volta l'Africa, che è stata, ed è, teatro di gravi situazioni di emergenza sia causata da disastri naturali, come è stato recentemente il caso del Mozambico, sia per situazioni di conflitto permanente o di crisi umanitaria profonda, come ad esempio il caso della Libia. Gli stanziamenti per interventi di emergenza sono cresciuti dal 2016 ad oggi di oltre il doppio, arrivando a circa 130 milioni di euro.
  Concludendo questa carrellata sui goal e i target dell'Agenda 2030 e sul nostro contributo a ciascuno di essi, parlerei adesso del fondamentale Obiettivo n. 17, dei partenariati in cui ritengo che l'Agenzia abbia conseguito già non pochi risultati. Innanzitutto inizia ad essere significativa la rete istituzionale costituita attraverso protocolli d'intesa e convenzioni con gli altri Ministeri. Ho in mente in particolar modo l'accordo che abbiamo raggiunto con il Ministero dell'Ambiente per co-progettare e finanziare specifici interventi, e con altre istituzioni come Cassa depositi e prestiti e ISTAT. Una menzione va fatta anche – e l'ho già fatta – alle intese con il Ministero della Giustizia, Direzione per la giustizia minorile di comunità, ma anche con il CSM – sono reduce da una missione a Tirana, dove abbiamo firmato e applicato un protocollo Pag. 9 per rafforzare la magistratura albanese –, con il Ministero del Lavoro e trattative sono in corso con la Presidenza del Consiglio, Dipartimento adozioni internazionali che dovrebbe portare a un meccanismo di affidamento all'Agenzia dei fondi per i progetti internazionali, come previsto dalla legge n. 125 del 2014.
  L'Agenzia lavora a strettissimo contatto – e non è un mistero – con le organizzazioni della società civile italiana (OSC), in particolar modo per l'implementazione di iniziative di cooperazione. Le OSC accedono ai fondi dell'Agenzia attraverso bandi dedicati: si è trattato negli ultimi anni di circa 100 milioni, destinati a finanziare progetti e interventi delle OSC dal 2016 ad oggi. Un settore altrettanto importante nel quale operiamo in partenariato con le OSC – la Presidente prima menzionava la percezione che la popolazione in generale ha della cooperazione allo sviluppo – è quello dell'educazione alla cittadinanza globale, attività di promozione e diffusione della cultura della pace, della sostenibilità e degli stessi goal dell'Agenda 2030 presso tutto i luoghi vivi della società italiana, attraverso il lavoro che conduciamo nelle scuole, sui mass media, con gli enti locali, sulla rete. Per la prima volta sono state stilate delle specifiche linee guida nazionali con la partecipazione di quasi tutti gli attori istituzionali, e a questo specifico settore l'Agenzia destina circa 7 milioni all'anno attraverso un bando pubblico.
  Una delle maggiori novità che la legge n. 125 del 2014 ha previsto è anche il riconoscimento degli attori del settore privato profit come attori di cooperazione, quindi la possibilità di coinvolgerli in azioni ad impatto di sviluppo. Si tratta di un'enorme novità e di una necessaria apertura che si sta realizzando con prudenza, ma anche con molta attenzione. Uno dei primi passi che l'Agenzia ha mosso è stato quello di indire dei bandi specifici con queste finalità, che nelle due edizioni del 2017 e del 2018 – tra l'altro, l'ultimo Comitato congiunto ha approvato anche un bando per il 2019 – hanno coinvolto sinora una cinquantina di aziende e hanno portato all'approvazione al finanziamento di trentacinque idee progettuali.
  Il dialogo dell'Agenzia non si esaurisce a questi attori; l'Agenzia lavora a stretto contatto anche con le università, spesso partner implementatori dei nostri progetti e riferimenti per le ricerche e gli studi di settore che noi conduciamo, e non dobbiamo dimenticare gli enti locali. Al sostegno della cooperazione territoriale, caratteristica importante della cooperazione italiana che ci è sempre stata riconosciuta, è dedicato un articolo specifico della legge sulla cooperazione. Il tentativo dell'Agenzia è quello di farla tornare ad un protagonismo importante dopo anni in cui le scarse risorse finanziarie, anche a livello regionale e comunale, hanno di molto rallentato l'azione di cooperazione di Regioni e Comuni. Per questo nel 2017 è stato dedicato un bando ad hoc di 5 milioni di euro per iniziative promosse dagli stessi enti territoriali o per un cofinanziamento di progetti aggiudicati agli stessi enti su programmi UE. Un altro bando è previsto entro la fine dell'anno, auspicabilmente.
  Stiamo perseguendo l'idea di stipulare accordi-quadro anche con le associazioni rappresentative degli enti locali e delle Regioni attraverso uno specifico tavolo di lavoro permanente in modo da rendere ancora più sinergico e organico il nostro lavoro.
  Non posso poi non citare, anche se brevemente, il tema della cooperazione delegata europea, con i progetti finanziati da risorse che non derivano dal bilancio dello Stato italiano ma da risorse comunitarie, che vengono affidati alle strutture specializzate dei Paesi membri per la loro implementazione. L'Agenzia dall'aprile 2018 è stata accreditata all'utilizzo di questi fondi. Da quel momento ha preso in carico sei progetti precedentemente gestiti dal Ministero degli Affari esteri: due in Senegal, due in Sudan, uno in Burkina Faso e un programma regionale nell'area mediorientale, per un importo complessivo di oltre 44 milioni di euro. A questo iniziale gruppo di progetti l'Agenzia ha portato in dote alla cooperazione italiana altri 53 milioni di euro con nuovi accordi, firmati in quest'ultimo Pag. 10 periodo, per progetti in Libia, Senegal, Repubblica Centrafricana e Niger; e abbiamo in programma altri sei progetti, per altri 40 milioni. Possiamo parlare, quindi, di una capacità di intercettare in breve tempo quasi 180 milioni di risorse europee da trasformare sul campo in azioni, che testimoniano l'apprezzamento che la cooperazione italiana è riuscita a conquistarsi anche a livello europeo. Sapete che abbiamo appena avuto la peer review dell'OCSE-DAC, e sapete che è stato dato un giudizio della legge e della cooperazione italiana che io – ero presente quando c'è stata la precedente peer review – definirei di promozione, forse non a pieni voti ma sicuramente con un buon rating. Naturalmente ci sono state fatte delle raccomandazioni, che dalla mia lettura sono tutte molto puntuali, molto specifiche e anche molto importanti, che ci rafforzano nell'azione che dobbiamo condurre.
  Vi ho fatto un quadro di quello che l'Agenzia sta facendo per l'Agenda 2030, ma la mia relazione sarebbe monca, se non vi parlassi un po’ più concretamente dell'Agenzia, di come l'ho trovata e di quello che sto cercando di fare da quando, il 15 maggio scorso, ho assunto la direzione di questa importante istituzione. Ho sottoscritto lo scorso mese di luglio una nuova convenzione con il Ministro degli Affari esteri, nella quale ci impegniamo a obiettivi di performance chiari, significativi e misurabili nei prossimi tre anni. Tra questi obiettivi vorrei segnalare l'implementazione – è un dato tecnico che ritengo significativo comunicare a voi – del progetto informatico SIGO, che per la prima volta doterà la cooperazione italiana – quella gestita dall'Agenzia – di un sistema informativo di contabilità integrato che collega tutte le sedi del mondo, aumentando la trasparenza e adeguandoci alle norme della contabilità civilistica, su cui si fonda il bilancio dell'Agenzia. Vorrei qui sottolineare che certe difficoltà incontrate nei primi anni di vita dell'Agenzia nel conseguire una trasparente lettura contabile dei propri dati derivava proprio dal fatto di non avere un sistema di contabilità integrata, quindi era un sistema difficile. Il processo attualmente in corso, a cui io ho dato particolare impulso da quando sono Direttore, ci consentirà – auspicabilmente – di avere molto presto una contabilità finalmente trasparente, pienamente rispettosa delle norme di legge: non che prima non lo fosse, ma adesso sarà maggiormente leggibile il dato della cooperazione allo sviluppo. Naturalmente non vi nascondo che è un compito molto impegnativo, perché si tratta di riconciliare quattro anni di attività in un sistema che è partito in queste ultime settimane.
  Sulla base della nuova convenzione è stato approvato un nuovo piano della performance triennale, che naturalmente concentra l'azione dell'Agenzia su cinque aree prioritarie di azioni che vorrei condividere con voi: rafforzare la trasparenza della cooperazione; rafforzarne l'efficacia e l'efficienza; sviluppare i partenariati; migliorare la gestione finanziaria; e consolidare la struttura organizzativa. Abbiamo appena approvato al Comitato congiunto della scorsa settimana il piano nazionale per l'efficacia dell'aiuto, cui abbiamo lavorato in stretto contatto con la Direzione Generale cooperazione allo sviluppo per rafforzare il legame che deve essere sempre più evidente tra ciò che facciamo e i principi internazionali in tema di qualità dell'aiuto pubblico allo sviluppo.
  In questo ambito sono anche lieto di ricordare che stiamo per introdurre nelle nostre prassi amministrative un sistema di valutazione basato sui risultati finali della nostra azione, che consentirà un'analisi e, prima ancora, un disegno progettuale più in linea con i più elevati standard internazionali. Questo nuovo approccio lo stiamo conducendo inizialmente con i progetti promossi dalle OSC, nell'ambito della revisione dei bandi a loro dedicati. Abbiamo proprio in questi giorni un tavolo che sta portando avanti questo esercizio in maniera molto fattiva, e vorrei davvero ringraziare qui le tre reti e tutti i partecipanti a questo tavolo per il contributo che stanno dando a un lavoro che per me è fondamentale. Anche perché è mia intenzione estendere questo meccanismo di nuova valutazione delle attività di cooperazione non solo ai progetti Pag. 11promossi dalle OCC ma a tutta l'attività dell'Agenzia, che nel results-based management deve avere la propria linea di indirizzo nel confezionamento dei progetti.
  Tutto questo mi induce a concludere che l'agenda dell'Agenzia è davvero a trecentosessanta gradi, ricca di stimoli e di suggestioni che costantemente noi riceviamo o a livello interno o a livello internazionale. A fronte di tutto ciò non posso però, a questo punto, esimermi dal mettere in luce le problematiche (alcune anche gravi) di cui l'Agenzia purtroppo soffre, a quattro anni dalla sua nascita. Ritorno indietro ai dati che vi ho fornito all'inizio: circa mille progetti nel mondo; programmare nuove iniziative per circa 500 milioni l'anno; gestire e assicurare servizi e sicurezza a venti sedi in luoghi spesso disagiati; mantenere una rete di relazioni istituzionali italiane e internazionali; un'attività di assistenza tecnica, oltretutto anche in attività di cui l'Agenzia non è il proponente (ad esempio, contributi multilaterali, crediti di aiuto, crediti al settore privato) ma che vedono proponenti altre istituzioni, come il Ministero, come la Direzione Generale cooperazione allo sviluppo, come Cassa depositi e prestiti, ma chiunque di questi poi si rivolge all'Agenzia, quando vuole l'assistenza tecnica che l'Agenzia è tenuta a dare in tutti questi ambiti. Tutte queste attività, gentili commissari, dobbiamo pensare che noi le svolgiamo con centoundici persone, quando invece l'Agenzia dovrebbe averne duecentoquaranta. Quindi c'è un gap nell'organico – tra quello che dovremmo essere e quello che siamo – che ritengo significativo. Il Parlamento negli ultimi anni ha fatto già la sua parte, perché per esempio ha autorizzato l'assunzione di sessanta impiegati di ruolo, di dieci dirigenti: io ho potuto constatare, arrivando a fare il Direttore dell'Agenzia il 15 maggio, che già da gennaio questi bandi erano stati confezionati, erano stati mandati alla funzione pubblica, e nonostante – vi assicuro – ogni azione che io abbia intrapreso a tutti i livelli e con tutti gli interlocutori possibili, non ho ancora visto questi bandi in Gazzetta Ufficiale. Questa è una situazione che rende la nostra azione particolarmente difficile, perché non possiamo sapere neanche qual è lo spazio temporale entro il quale noi potremmo avere delle risorse, che oltretutto ci sono state autorizzate per legge. Quindi quello delle risorse umane è sicuramente un elemento che merita di essere sottolineato come un problema. Anche se avessimo queste risorse, il confronto con le altre Agenzie è particolarmente disastroso. Non solo con l'Agenzia tedesca o con l'Agenzia francese, ma anche con l'Agenzia spagnola, che gestisce la metà delle nostre risorse. Questo è un elemento di cui dobbiamo tener conto per capire che occorre intervenire con delle misure che dicano «l'Agenzia c'è e deve lavorare», quindi fare di tutto perché possa lavorare.
  In più siamo legati a una sede, a Roma, che non è certo all'altezza e soprattutto soffre di gravi problemi strutturali. E ad aggravare ancora la situazione abbiamo una normativa che, soprattutto per quanto riguarda le sedi all'estero, non è a mio giudizio all'altezza dei compiti. Come possiamo fare tutto quello che facciamo all'estero, se l'Agenzia al momento ha la possibilità, in base al proprio statuto, di inviare all'estero, a risorse vigenti, solo venti persone di ruolo? Come è possibile affidare la gestione di così tante risorse finanziarie all'estero, contando solo su degli impiegati a contratto o a diritto locale, assunti localmente o con esperti privati assunti a progetto? Capite che c'è qualcosa che non torna. Tutte le Agenzie hanno un ratio o una proporzione fra ciò che si spende per interventi e ciò che si spende per la struttura. Noi però – e questo, in parte, anche a causa della nostra normativa – ci siamo vincolati a dei parametri che sono a questo punto dei colli di bottiglia che non riusciamo a superare, almeno a livello amministrativo. Io so che, per esempio, ci sono in questa fase di discussione della legge di bilancio e di altri atti parlamentari delle proposte emendative, che quindi da parte mia sostengo fortemente, perché almeno alleviano una parte dei problemi che vi ho esposto, ma forse, anche approvando quelli, ci sono altri elementi che dovremo considerare. Uno è quello che ho appena citato: di certe rigidità che abbiamo nella possibilità Pag. 12 di inviare all'estero personale di ruolo dell'Agenzia. Io vorrei, per esempio, che anche i dirigenti dell'Agenzia potessero andare all'estero e vedessero riconosciuto quello che è il proprio ruolo fondamentale, anche perché – ripeto – siccome l'attività si fa soprattutto sul campo, noi dobbiamo avere delle persone che abbiano la qualificazione necessaria per gestire al meglio le risorse e gli obiettivi che ci siamo dati come Agenzia. L'altra cosa su cui vorrei attirare l'attenzione è sui costi di funzionamento. Noi siamo legati al fatto che la legge prevedeva che i costi di funzionamento dell'Agenzia avrebbero dovuto essere quelli del Ministero, quelli che gestiva la Direzione Generale cooperazione allo sviluppo, ma era evidente che, una volta creata una struttura autonoma e indipendente, con un'amministrazione separata e con responsabilità molto più ampie di quelle che poteva gestire la Direzione Generale nell'ambito di un Ministero che aveva altre Direzioni che si occupavano del funzionamento, questo meccanismo non poteva funzionare. Quindi anche su questo chiediamo che quantomeno si riconosca la realtà, per cui noi, per poter lavorare, dobbiamo avere la possibilità di funzionare, anche investendo in quelle strutture che ci servono per poter lavorare.
  Qui vengo al problema, evocato prima, della sede a Roma. Io invito la Commissione a venirci a trovare e a verificare de visu la condizione in cui si trovano a lavorare, non tanto il sottoscritto, ma tutte le persone che con me lavorano in Agenzia. Vi devo dire molto onestamente che, quando io devo ricevere una delegazione straniera, tendo a portarli fuori dall'Agenzia, perché non credo di far fare al mio Paese bella figura portandoli nella sede attuale dell'Agenzia. Su questo so che c'è un'interlocuzione con il Ministero, ci sono delle ipotesi sul tavolo, secondo me però bisogna anche in questo caso per garantire all'Agenzia una sicurezza sui tempi, perché imbarcarci in operazioni che si iniziano oggi, ma non si sa quando si concluderanno, non credo che sia, dopo quattro anni dall'istituzione dell'Agenzia, la politica più giusta. Bisogna avere certezza sulle nostre risorse e avere anche degli investimenti che ci consentano di avere uno spazio temporale importante, che ci consenta di programmare la nostra attività nella maniera più rispondente alle esigenze che vi ho illustrato.
  Credo di avervi fornito sufficienti elementi di valutazione, e vi ringrazio veramente per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questioni o formulare osservazioni.

  PAOLO FORMENTINI. Ringrazio anzitutto per la lunga illustrazione degli obiettivi dell'Agenzia.
  Io ho letto nell'introduzione a uno di questi volumi una frase della Viceministra Del Re che mi ha colpito, quindi vorrei chiedere delle risposte. La cito testualmente per non sbagliare. «Molti studi rilevano che i modelli di intervento finora applicati non raggiungono l'obiettivo di un'effettiva riduzione della povertà nei Paesi». Visto che abbiamo questo dato di fatto, come pensate di rimodulare gli interventi e quali sono le carenze più grosse o addirittura gli errori nella gestione delle risorse che avete riscontrato?
  Qual è l'idea dell'Agenzia per far sì che lo sviluppo sia sostenibile, ovviamente, ma più duraturo nel tempo? Ancora, che problematiche ci sono con le sedi all'estero?

  YANA CHIARA EHM. Ringrazio anch'io il Direttore per questa spiegazione esaustiva. Ho avuto il piacere di visitare, insieme a lui, alcuni progetti in Giordania ed essere proprio sul campo, il che mi ha fatto capire alcuni punti forza, ma anche alcune problematiche.
  Faccio due domande molto precise. La prima. Parliamo di circa mille progetti, quindi un numero abbastanza ingente: se fosse possibile declinare un po’ meglio il nostro focus principale di progetti, se c'è un focus oppure se interveniamo a più ampio raggio, su più campi. Faccio un esempio. La Germania si impegna molto spesso nella cooperazione sotto il profilo ambientale, ha un focus preciso su quello; l'Italia in tal senso, guardando i progetti attualmente in Pag. 13corso, ha dei focus specifici o ha una vasta gamma di progetti a seconda di quello che viene richiesto?
  La seconda domanda riguarda quello che Lei, Direttore, ha detto e quello che ha ribadito anche la Viceministra Del Re all'apertura del Business Forum for Africa a Milano, parlando delle diaspore, ovvero che le diaspore hanno un impatto notevole anche sul PIL italiano (8,6 per cento, poco più di centinaio di miliardi). La domanda: come riuscire, attraverso le diaspore, a collaborare affinché si riesca a promuovere lo sviluppo nei Paesi di origine delle diaspore stesse?

  SIMONA SURIANO. Grazie, Direttore, per la presentazione. Io ho una domanda su una curiosità specifica: quali tipi di attività si stanno portando avanti con Cassa depositi e prestiti? Nel settore privato profit come vengono inserite queste iniziative private, che tipo di bandi vengono finanziati?

  PRESIDENTE. Anche io ho alcune domande. Facendo seguito alla domanda della collega Ehm, che cos'è che distingue esattamente un Paese prioritario da un altro? Al netto del fatto che c'è la sede dell'AICS. 500 milioni di euro diviso venti Paesi sono 25 milioni, 500 milioni di euro diviso settanta Paesi è un'altra cifra. Così come 500 milioni di euro divisi in mille progetti sono tanti micro progetti da 500 mila euro, che non era l'obiettivo con cui noi avevamo pensato la legge, che doveva specificare meglio settori e priorità. Secondo Lei quali sono i settori su cui l'Italia fa bene e i settori sui quali è inutile sostanzialmente lavorare, perché ci sono già altri grossi donatori? In parte Lei ce lo ha detto, però anche solo sulla P «people» io ho segnato: lotta alla fame, contributi per l'istruzione secondaria e terziaria, minori, salute, disabilità, migrazioni... sono tanti settori: su quali siamo più forti?
  Riguardo al funzionamento, quali altri Ministeri usano l'Agenzia come soggetto di implementazione? In particolare due Ministri che noi audiremo – Interno e Ambiente –, gli altri due grandi attori ministeriali.
  Sulla peer review, senza andare nel dettaglio, su quali punti intendete agire e come? Mi ha fatto molto piacere apprendere che l'Agenzia si sta dotando di un sistema di attività che non è tipico della burocrazia: darsi degli obiettivi, tra cui quello della trasparenza. Lei come immagina l'Agenzia tra tre anni? Dove la vuole portare?
  C'è poi il contributo parlamentare – poi magari lo discuteremo più nel dettaglio – sia sul tema della sede che sul tema dei concorsi, io voglio capire perché. Ricordo bene un mio ordine del giorno dell'agosto del 2014 che chiedeva che il concorso venisse fatto entro un anno. Poi ricordo tutti gli ordini del giorno e tutti gli emendamenti alle varie leggi di bilancio dal 2014 in poi. Su questo ci confrontiamo nello specifico su cosa possiamo fare, siamo assolutamente a disposizione.
  L'ultima domanda: la cooperazione delegata. Ottimo il lavoro fatto finora; non era così, era uno degli obiettivi a cui si è lavorato da subito: come ci collochiamo in termini di cooperazione delegata rispetto agli altri Paesi europei?
  Le ridò la parola per le repliche, perché secondo me tra dieci minuti, un quarto d'ora al massimo dobbiamo scendere in Aula.

  LUCA MAESTRIPIERI, Direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Grazie, Presidente. Tante domande, cercherò di rispondere a tutti. Innanzitutto il giudizio sulla cooperazione. La cooperazione lavora da tanti anni e sicuramente ci sono stati anche degli esempi da non ripetere. Noi siamo impegnati – ho citato prima il Piano per l'efficacia – e tutte le azioni che stiamo conducendo mirano a mettere i risultati al centro della nostra attenzione. Intendo risultati misurabili nei Paesi di cooperazione. Io non devo misurare il risultato qui, devo andare a vedere o devo avere la capacità di verificare in loco, se quei soldi che ho speso effettivamente hanno contribuito all'obiettivo per cui sono stati stanziati. Noi poi progrediamo anche sulla base di errori del passato, ma le assicuro che al momento per noi è molto evidente che cosa deve essere fatto perché una cooperazione Pag. 14 allo sviluppo sia centrata in quella che è l'azione che deve svolgere.
  Naturalmente perché sia durevole un intervento di cooperazione occorre altro, e qui veniamo a un'altra cosa che la legge italiana disciplina benissimo; anche qui mi ricollego alla mia esperienza di negoziato internazionale: non si conseguono gli Obiettivi dell'Agenda 2030 senza un forte impatto del settore privato. Quindi per rendere durature certe azioni ci deve essere, parallelamente, un investimento – molto consistente – del settore privato, in cui l'aiuto pubblico allo sviluppo possa costituire da volano, da facilitatore. Ma è chiaro che, se noi non mettiamo sul piano di un'azione di investimento seria in questi Paesi anche delle risorse che non derivano necessariamente dal bilancio pubblico dei singoli Stati, noi non conseguiremo appieno quegli effetti durevoli. Su questo siamo anche impegnati con Cassa depositi e prestiti che risponde per le proprie azioni; ha un mandato che le consente, anche con risorse proprie, di favorire tutta una serie di iniziative nel settore privato. Devo dire che su questo dobbiamo ancora lavorare per arrivare alle giuste sinergie. Io prima vi ho citato i bandi che l'Agenzia realizza autonomamente per il settore privato, ancora agiamo in parallelo – sicuramente non ci scontriamo –, però dobbiamo convergere maggiormente sull'obiettivo. Per fare questo dobbiamo elaborare, anche attraverso un'azione di coordinamento svolto dal Ministero degli Affari esteri, delle linee comuni di azioni per dire «questo sì, questo no». Sto parlando ora come Direttore dell'Agenzia, per me è molto evidente la differenza fra un'azione di semplice supporto all'impresa italiana per l'internazionalizzazione, e quella che è invece un'azione di supporto all'impresa italiana per realizzare degli obiettivi di sviluppo. Queste cose, anche se tutti si marcia verso una certa direzione, debbono essere chiarite per evitare che poi si vada su terreni discordanti.
  Ha citato i mille progetti. Mille progetti sono tanti, perché nel mio sistema informatico ho registrato mille progetti. Se vado a vedere l'anno di avvio, scopro un progetto iniziato nel 1986 e mi chiedo da allora cosa sia successo. Quindi quella banca dati sicuramente, quando avremo anche le risorse per farlo, andrà depurata e aggiornata. Però, al di là del dato numerico (magari non sono mille, possono essere seicento), c'è la necessità di tener conto di tutto. Qui anche la Presidente mi ha fatto questa domanda: siete presenti in ventidue Paesi prioritari, però poi avete attività in settanta. Paesi prioritari significa che io intrattengo delle relazioni con quei Paesi, ho un programma di cooperazione che viene siglato dalle due autorità, quindi ho un obiettivo di medio-lungo periodo e a quei Paesi vado a destinare la maggioranza delle mie risorse «a dono». Gli strumenti di cooperazione, però, non sono solo gli interventi «a dono»: abbiamo crediti di aiuto che invece hanno un ambito operativo diverso. Abbiamo i crediti al settore privato. Il settore privato per esempio può anche andare a investire non necessariamente nel Paese di cooperazione, laddove ci siano le opportunità per sostenere il sistema italiano, ma anche per realizzare Obiettivi di sviluppo sostenibile. Quindi quella mappatura in cui vedete settanta Paesi è per dare semplicemente l'idea. Ovviamente noi agiamo in via prioritaria nei Paesi dove abbiamo le sedi. Per esempio è ancora in vita un credito d'aiuto in Argentina, che a me comporta ancora attività da svolgere, quindi devo avere la risorsa umana che comunque segua quel programma, che magari starà per chiudere o è chiuso o ci sarà l'ultima tranche, però per me è un lavoro. Era per dare un'idea che noi veramente operiamo in un ambito territoriale, che è molto al di là di quello che noi tendenzialmente facciamo su determinati Paesi.
  Settori. Qual è il settore più bello, più brutto, quello in cui abbiamo il vantaggio comparativo. Io ho cercato nella mia illustrazione di dare un quadro dei settori su cui operiamo e ci sentiamo di operare al meglio; è difficile dire se la salute sia più importante della sicurezza alimentare, io direi che sono entrambe importanti. Anche perché nella salute abbiamo comunque delle esperienze enormi, importantissime. Io dico Pag. 15sempre che è bene operare questa scelta dei settori a livello locale, perché poi, una volta che ho scelto di operare in un Paese come Paese prioritario, l'agenda è quel Paese che me la detta in particolar modo. Quindi, se quel Paese mi richiede l'intervento di promozione della cultura o del restauro, e questo è qualcosa che io so fare bene e ho le risorse per farlo, perché no? Io non mi ingabbierei ex ante, da un punto di vista astratto, sul concentrarci tutti su un settore piuttosto che un altro. Quello che è importante, anche in un'ottica di efficacia degli aiuti e di dialogo con le autorità dei Paesi membri, è di avere ben chiaro che le risorse sono limitate e che noi abbiamo delle eccellenze in molti settori, che dobbiamo mettere a frutto. La necessità di mettere a frutto il sistema Italia e tutti i partenariati, secondo me è la cosa fondamentale che dobbiamo fare. In determinati contesti può essere vincente l'azione dell'università, oppure delle organizzazioni della società civile, oppure dell'intervento diretto: va calibrato a seconda della situazione. E tuttavia va calibrata – lo ribadisco – con delle sedi estere dell'AICS che siano perfettamente in grado di funzionare, che siano veramente degli interlocutori validi nella determinazione dei singoli programmi Paese.
  Non so se ho risposto a tutte le domande, spero di sì.

  PRESIDENTE. Se volete c'è ancora qualche minuto. La seduta è rinviata alle 15.35. Se ci sono altre domande.

  LUCA MAESTRIPIERI, Direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Non ho menzionato la questione che più mi preme: quella del personale. Io sto cercando in ogni modo di sbloccare quella situazione...

  PRESIDENTE. Ma il blocco è dovuto a che cosa?

  LUCA MAESTRIPIERI, Direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Il blocco è dovuto al fatto che, nell'interlocuzione che abbiamo con il Dipartimento per la funzione pubblica, siamo in attesa di questi benedetti bandi che dovrebbero essere gestiti dalla società Ripam Formez, collegata al Dipartimento della funzione pubblica, che sta bandendo vari bandi – per molti anni bloccati – a favore della pubblica amministrazione. Doveva uscire nel corso dell'estate, poi c'è stato il cambio del Ministro, il cambio del capo Dipartimento, ora mi si dice che deve cambiare proprio la commissione del Ripam Formez: questa è la situazione. Io da ultimo ho anche chiesto che ci autorizzino ad organizzare almeno i nostri concorsi, cosa che non potremo fare naturalmente con le nostre risorse – centoundici persone – ma utilizzeremo una società che dovremo pagare, quindi andrà ad accrescere le spese di funzionamento; ma questa per me è una tale urgenza, ormai improcrastinabile, che ogni misura per me è necessaria.
  Una cosa che non ho menzionato. Perché andiamo avanti così in questo momento? Perché abbiamo ancora quella categoria a esaurimento degli esperti prevista dalla legge n. 49 del 1987, che però ora sono più o meno trenta/trentacinque persone, e il fatto di averli considerati per legge categoria ad esaurimento adesso è una triste realtà, perché esaurimento vuol dire che ogni anno vanno in pensione. Il più giovane ha – credo – cinquantotto o cinquantasette anni. Costoro in questo momento mi assicurano la titolarità delle sedi estere. Ma di qui a due o tre anni si creerà una situazione di emergenza, se non ho un ricambio generazionale e soprattutto di competenze e di know how, perché andare a fare il titolare di una sede estera non si improvvisa. Anche il diplomatico non va subito a fare l'Ambasciatore: ha bisogno un certo tipo di formazione. Noi invece siamo in questo momento in questa situazione: nuove forze non le abbiamo ancora, le vecchie forze stanno uscendo dall'attività, quindi stiamo – lo dico sempre – andando a sbattere contro un muro. Quindi la domanda «che cosa si aspetta dall'Agenzia nei prossimi tre anni»: l'obiettivo principale che ho davanti è metterla in grado di funzionare, perché in questa situazione io temo molto per il suo futuro, non avendo Pag. 16una sede adeguata, non avendo in questo momento ancora le strutture. E voglio fare veramente un plauso alle persone che lavorano in Agenzia, che portano avanti comunque un lavoro – che è un lavoro molto bello – in una situazione di grave difficoltà.

  PRESIDENTE. Sulla questione del personale io proporrei ai colleghi eventualmente di attivarci anche con dei canali più informali (una lettera al capo Dipartimento della funzione pubblica). Se è possibile normativamente che l'Agenzia svolga il proprio concorso, credo che potremmo con una lettera anche sostenere questo tipo di richiesta. Se servono degli interventi normativi, ce ne facciamo carico. Credo che non servano degli stanziamenti di bilancio, perché a quello abbiamo provveduto negli anni passati.

  LUCA MAESTRIPIERI, Direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Non si rivela funzionale all'azione concreta dell'Agenzia. È stata vista nella funzione che era prima, ma prima le Unità Tecniche Locali (UTL) dipendevano dalle Ambasciate, quindi si sostenevano nella loro azione con il personale dell'Ambasciata; adesso che il mandato è stato separato, che la gestione delle attività è stata messa in capo all'Agenzia è evidente che non possiamo avere uffici all'estero in cui c'è solo il titolare. Non è pensabile. E non è pensabile che della gestione se ne occupino impiegati a contratto, assunti in base alla legge locale, che possono fare altro: svolgono attività di assistenza, possono fare l'autista, la segretaria, ma non possono esercitare compiti gestionali che richiedono un know how particolare.

  PRESIDENTE. Ritengo che sulla parte di funzionamento ci sia una disponibilità di maggioranza e opposizione a porre in essere qualsiasi iniziativa necessaria.
  Io ringrazio il Direttore Maestripieri per i suoi contributi, nonché per la documentazione, che sarà pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato), e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.10.

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