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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SULL'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 18 di Mercoledì 18 dicembre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'AZIONE INTERNAZIONALE DELL'ITALIA PER L'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 3 
Lomonaco Vincenza , Rappresentante Permanente d'Italia presso le Agenzie delle Nazioni Unite aventi sede a Roma ... 3 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 8 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 8 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 9 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 9 
Billi Simone (LEGA)  ... 9 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 9 
Lomonaco Vincenza , Rappresentante Permanente d'Italia presso le Agenzie delle Nazioni Unite aventi sede a Roma ... 10 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 10 
Lomonaco Vincenza , Rappresentante Permanente d'Italia presso le Agenzie delle Nazioni Unite aventi sede a Roma ... 11 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Rappresentante Permanente d'Italia presso le Agenzie delle Nazioni Unite aventi sede a Roma, Ambasciatore Vincenza Lomonaco.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'azione internazionale dell'Italia per l'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l'audizione del Rappresentante Permanente d'Italia presso le Agenzie delle Nazioni Unite aventi sede a Roma, Ambasciatore Vincenza Lomonaco. L'Ambasciatore oggi è Rappresentante Permanente presso il cosiddetto «polo alimentare» delle Nazioni Unite a Roma, che comprende FAO, World Food Program, IFAD e due organizzazioni ad esso collegate, Bioversity International e IDLO.
  Ricordo anche che uno degli impegni che ci siamo presi come Comitato sull'Agenda 2030 è quello di organizzare una missione conoscitiva in queste sedi. Oggi, durante l'audizione del Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres al Senato, il «polo romano» è stato citato sia dal Segretario Generale sia dalla Presidente del Senato e dal Presidente della Camera.
  Oltre al polo agroalimentare romano lavorano a Roma, collegati alle Nazioni Unite, due altri organismi: da un lato, il Comitato per la sicurezza alimentare mondiale, una piattaforma internazionale in materia di sicurezza alimentare e nutrizione per tutti; dall'altro, la base ONU di Brindisi, dove la Commissione si è recata per una missione nel maggio scorso, che svolge un ruolo di deposito e di pronto intervento umanitario delle Nazioni Unite in collegamento con il Programma alimentare mondiale, assicurando interventi di soccorso, approvvigionamento e stoccaggio di beni umanitari da trasportare nelle aree di crisi a seguito di calamità e conflitti.
  Tutto questo sistema ha l'obiettivo di assicurare il raggiungimento degli Obiettivi dell'Agenda 2030, con particolare riferimento agli Obiettivi che hanno a che fare con la sicurezza alimentare, le emergenze umanitarie, il rispetto della natura, dei paesaggi e delle tradizioni agricole.
  Il polo romano, in particolare, rappresenta, per tutti questi motivi, una ragione di particolare orgoglio per il nostro Paese, perché ad esso è legata molta parte della responsabilità degli organismi multilaterali nella realizzazione degli SDGs e nella prevenzione e gestione di molte questioni di rilevanza geopolitica ad essi correlati.
  Ringrazio molto l'Ambasciatore Lomonaco e Le do la parola per la sua relazione.

  VINCENZA LOMONACO, Rappresentante Permanente d'Italia presso le Agenzie delle Nazioni Unite aventi sede a Roma. Grazie, Presidente. Grazie per questo invito, sia a Lei sia ai membri della Commissione.
  Sono molto onorata di essere qui oggi. Questo è un invito che ho colto con grandissimo entusiasmo, perché mi dà l'opportunità – Lei lo citava poc'anzi – di far Pag. 4conoscere una realtà importante che ospitiamo in Italia da quasi settant'anni e che rappresenta un unicum nel sistema delle Nazioni Unite; dopo il foro politico di New York e quello di Ginevra, Roma è sede del terzo polo mondiale delle Nazioni Unite, ed è l'unico per omogeneità tematica, perché è specializzato su una materia che è proprio quella della natura e dell'alimentazione.
  Lei ha citato prima quali sono gli organismi che compongono il polo agroalimentare romano, che è composto da tre Agenzie specializzate dell'ONU: la FAO, il PAM (o World Food Program) e l'IFAD, a cui si aggiungono le altri due organizzazioni internazionali più piccole, non facenti parte del sistema delle Nazioni Unite, ma comunque strettamente collegate per materie trattate.
  Io ho assunto questo incarico solo sei mesi fa, provenendo da un'altra esperienza multilaterale ONU – sono stata per cinque anni Rappresentante Permanente presso l'UNESCO a Parigi – e mi sento senz'altro di affermare che tra queste due missioni – quella francese e quella romana – esiste una forte continuità, non solo di metodi di lavoro e di strategia politica ma anche di materie, benché gli argomenti trattati sembrino apparentemente distanti. In effetti non lo sono, perché cultura da un lato e agricoltura dall'altro sono componenti essenziali e integranti dell'identità nazionale di ogni popolo e di ogni Paese e assumono, proprio per l'Italia, un valore, una ricchezza e un'opportunità straordinarie. Ce lo insegna la nostra storia. Sappiamo tutti che l'Italia è il Paese con il maggior numero di siti UNESCO iscritti nella lista del patrimonio mondiale grazie al lavoro di generazioni che hanno saputo creare nei secoli delle opere culturali straordinarie, e ce lo ricordano proprio le nostre tradizioni, immateriali e alimentari, che nel corso dei secoli hanno accompagnato l'unicità artistico-culturale del nostro Paese, con produzioni altrettanto uniche ed eccezionali, in cui si intrecciano una serie di elementi: creatività, ricerca e innovazione.
  L'Italia non a caso è il Paese dove è nata la dieta mediterranea, un regime nutrizionale unico, ispirato ai modelli alimentari diffusi in alcuni Paesi del bacino mediterraneo, che condividono la disponibilità degli stessi alimenti ma nel rispetto di differenze etniche, culturali, religiose e di produzione agricola.
  Quindi sono doppiamente orgogliosa di poter servire il mio Paese anche in questa sede e di poter illustrare a questa Commissione – e ringrazio ancora per questa opportunità – il lavoro della Rappresentanza Permanente. Parto da una breve descrizione dei mandati di queste diverse organizzazioni internazionali per poi concentrarmi brevemente sulle potenzialità per l'Italia, offerte dalla presenza a Roma di queste Agenzie, la cui attività è strettamente collegata alla realizzazione di gran parte degli Obiettivi dell'Agenda per lo sviluppo sostenibile.
  Parto dalla FAO. La FAO è la principale e più nota organizzazione del polo romano: fondata nel 1945 a Washington, si è trasferita a Roma nel 1951, raccogliendo il testimone del precedente Istituto internazionale per l'agricoltura, che fu la prima organizzazione multilaterale in campo agricolo, nata nel 1904 proprio in Italia – pochi lo sanno –, su lungimirante impulso dell'allora re d'Italia, con sede a Villa Borghese, esattamente a Villa Lubin. È una storia molto poco nota anche in Italia, ma vale la pena sottolinearla, perché ci ricorda l'antica vocazione italiana per la cooperazione nel settore agroalimentare, che è un punto di forza della nostra tradizione diplomatica.
  Il mandato primario dell'Organizzazione è la lotta alla fame e la promozione della sicurezza alimentare, intesa come accesso universale all'alimentazione. Tra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile la FAO ne persegue uno molto ambizioso: l'Obiettivo «fame zero», che purtroppo è ancora molto distante. Ancora oggi infatti, secondo i dati forniti dalla stessa Organizzazione e riferiti al 2018, 820 milioni di persone soffrono la fame, e questo numero non sembra che stia calando.
  La FAO realizza programmi di assistenza tecnica ai Paesi che lo richiedono per sviluppare adeguate politiche e strategie e per rafforzare il settore agricolo, oltre Pag. 5che finalizzate al contrasto della malnutrizione. In questo contesto viene data particolare attenzione alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico e alla salvaguardia della biodiversità. L'assistenza ai Paesi può rappresentare uno strumento importante anche nelle aree in conflitto, dove spesso la competizione per le risorse agricole e naturali è proprio tra le principali cause delle tensioni geopolitiche. Quindi ecco che il sostegno dell'Italia alla FAO diventa un formidabile strumento per la nostra politica estera e per la nostra diplomazia preventiva.
  La FAO è guidata da pochi mesi da un nuovo Direttore Generale, che ha sostituito il precedente, brasiliano, che ha ricoperto l'incarico per otto anni. Il Direttore attuale è di nazionalità cinese – già Viceministro dell'agricoltura – ed è stato eletto nel giugno 2019.
  L'Organizzazione ha un bilancio annuale di 1,3 miliardi di dollari (dati del 2019), di cui il 33 per cento finanziati con contributi obbligatori secondo la scala di contribuzione stabilita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per tutte le organizzazioni. I primi contributori globali, tra contributi obbligatori e volontari, sono gli Stati Uniti; segue l'Unione europea, che dà solo contributi volontari (circa 190 milioni di dollari); l'Italia è il decimo contributore, il quarto a livello di Unione europea, con quasi 40 milioni di dollari complessivi erogati nel 2018, di cui 20 milioni volontari stanziati dalla nostra cooperazione allo sviluppo e anche dalle altre amministrazioni, e 19 milioni di dollari obbligatori. Ovviamente a questi si aggiungono anche i fondi che l'Italia, attraverso la Commissione europea, veicola alla FAO.
  La seconda agenzia è il World Food Program che descrivo – capiremo poi perché – anche con riferimento al deposito umanitario di Brindisi. Il Programma alimentare mondiale è la principale organizzazione umanitaria al mondo, integra il lavoro della FAO concentrandosi soprattutto sull'assistenza alimentare in situazioni di emergenza, in contesti bellici o di conflitto civile, in occasione dei disastri naturali e, in generale, in situazioni di grave insicurezza alimentare. Oltre agli interventi di emergenza, i progetti del World Food Program si concentrano sul prezioso lavoro di ricostruzione e di rafforzamento della resilienza delle comunità, una volta passata la fase emergenziale. Gli Stati Uniti sono i primi contributori di questo Programma con circa 2,9 miliardi di dollari (dati 2019), ed esprimono tradizionalmente il Direttore Esecutivo, che dal 2017 è l'ex-governatore della Carolina del Sud, David Beasley.
  Il World Food Program ha un budget di 7,75 miliardi di dollari e si finanzia esclusivamente attraverso contributi volontari, sia pubblici sia privati. L'Italia è al ventiduesimo posto con un finanziamento complessivo di 29 milioni di euro (dati 2018), erogati attraverso la cooperazione italiana. Nel finanziamento italiano sono compresi 9 milioni di euro di contributi obbligatori che l'Italia versa al PAM, in base all'accordo di sede, per le spese di funzionamento della sede centrale del programma che è situata in un comprensorio privato nella zona di Parco de’ Medici. In questo finanziamento sono compresi 2,3 milioni di euro per il funzionamento del deposito umanitario di Brindisi. Infatti, l'Italia in Puglia ospita – lo citava poc'anzi la Presidente – il deposito umanitario che fa parte della rete dei depositi di pronto intervento umanitario delle Nazioni Unite, che è una rete gestita dal World Food Program, alla quale aderiscono fino ad oggi ottantasei partner, sia pubblici sia privati. Il deposito di Brindisi fu istituito nel 2000, ed è il primo dell'intera rete. Sul modello di Brindisi sono stati successivamente istituiti altri cinque depositi in altre aree: in Spagna, negli Emirati Arabi, in Malesia, a Panama e in Ghana. Brindisi è la base logistica delle attività di acquisto, stoccaggio, trasporto e consegna dei beni umanitari posti in essere dai vari partner della rete, in risposta a crisi umanitarie ed emergenze. Dal deposito italiano, infatti, è effettuato il trasporto diretto di farmaci, kit, presidi sanitari, attrezzature di primo soccorso e di assistenza umanitaria a sostegno delle popolazioni colpite da situazioni di crisi umanitaria. Pag. 6
  Il network di questi depositi non usufruisce di fondi del bilancio del World Food Program e i relativi costi di funzionamento e di gestione sono interamente sostenuti da finanziamenti di donatori. L'Italia è il primo donatore di tutto il network proprio con i 2,3 milioni di euro che eroghiamo per il mantenimento del deposito di Brindisi. Altri importanti finanziatori sono Spagna, Norvegia, Irlanda e Svizzera.
  La terza Agenzia specializzata delle Nazioni Unite del Polo è l'IFAD (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo). È un'istituzione ibrida, a metà tra un'Agenzia specializzata delle Nazioni Unite e un'istituzione finanziaria internazionale, e fornisce – come dice il suo stesso nome – aiuti e prestiti ai Paesi più vulnerabili. Effettua una serie di investimenti che si concentrano sulla trasformazione delle aree rurali e di sistemi alimentari per renderli più inclusivi, produttivi, resilienti e sostenibili. La metà dei finanziamenti del Fondo è destinata all'Africa, dove l'IFAD è una delle maggiori istituzioni multilaterali impegnate nel sostegno alla sicurezza alimentare delle popolazioni rurali. I temi su cui questi investimenti si concentrano sono diversi: clima, cultura, ambiente, donne, giovani, popoli indigeni e nutrizione, che rientrano per lo più in tutti i progetti che il Fondo sostiene. Progetti nei quali è riservata particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili nelle comunità rurali. L'obiettivo è proprio quello di sviluppare e affermare il potenziale economico e sociale delle popolazioni beneficiarie dei progetti attraverso un più equo accesso ai servizi e alle risorse naturali e finanziarie per promuovere un'agricoltura sostenibile.
  Il bilancio complessivo di questo fondo è di 158 milioni di dollari (dati 2019). L'Italia è membro permanente del Consiglio di amministrazione del Fondo, con un rappresentante del Ministero dell'Economia e delle finanze. È il sesto contributore alle risorse complessive del Fondo, dopo Paesi Bassi, Regno Unito, Cina, Germania e Francia. Questo Fondo viene alimentato ogni tre anni dalle risorse degli Stati membri attraverso la cosiddetta ricostituzione («replenishment»). L'Italia per il triennio 2019-2021 ha stanziato 66,5 milioni di dollari. A questi fondi si aggiungono circa 7 milioni di euro per le spese di funzionamento della sede, collocata in un comprensorio privato, e 1 milione di euro di contributi volontari per una Piattaforma internazionale di studi e ricerche per i rischi in agricoltura collegati ai cambiamenti climatici, il cosiddetto PARM. Sono contributi volontari della cooperazione italiana. Altri contributi vengono erogati per progetti di sviluppo in Paesi prioritari per l'IFAD.
  Quest'anno abbiamo anche rinnovato l'accordo quadro di partenariato tra Italia e IFAD, sottoscritto nel 2001, per il rafforzamento della collaborazione nelle aree di interesse comune e nell'ambito delle strategie per il perseguimento degli obiettivi dell'Agenda 2030. In particolare le aree di interesse sono agricoltura, sicurezza alimentare, nutrizione, accesso per i piccoli agricoltori ai servizi finanziari e rurali, gestione del rischio agricolo, adattamenti e mitigazione dei cambiamenti climatici e gestione sostenibile delle risorse naturali, oltre che equità di genere.
  In stretto raccordo con le tre organizzazioni del Polo onusiano romano opera in Italia, oltre alla base di Brindisi di cui abbiamo parlato, il Comitato per la sicurezza alimentare, che è una piattaforma politica internazionale in materia di sicurezza alimentare e nutrizionale, sempre con sede a Roma. È l'unico foro internazionale dove Stati, Agenzie delle Nazioni Unite, società civile e settore privato discutono e negoziano strumenti e linee guida a favore della sicurezza alimentare e della nutrizione.
  Hanno inoltre sede a Roma le due Organizzazioni internazionali non facenti parte del sistema delle Nazioni Unite, che costituiscono tuttavia importanti tasselli dell’hub agroalimentare romano. La prima è Bioversity International, un'organizzazione a cui aderiscono cinquantasei Stati. È un'organizzazione all'avanguardia per studi e ricerche nei settori della gestione e della conservazione della biodiversità in agricoltura; si concentra in particolare sulla conservazione delle specie rare, in particolare sementi rari. L'Italia è il primo contributore Pag. 7 con uno stanziamento annuo di 2,5 milioni di euro, discendenti da un accordo ratificato con l'Organizzazione nel 2015. A questo si aggiungono dei contributi volontari (l'anno scorso per una quota di circa 500 mila euro). Questa Organizzazione ha attualmente in corso il processo di creazione di un'alleanza internazionale con il Centro per la ricerca sull'agricoltura tropicale con sede in Colombia. Noi stiamo seguendo con molta attenzione questo processo, che potrebbe essere estremamente interessante per un rafforzamento della dimensione di ricerca complessiva del polo romano.
  La seconda organizzazione – piccola direi – è IDLO, l'Organizzazione internazionale di diritto per lo sviluppo, a cui aderiscono trentasette Paesi. È l'unica organizzazione intergovernativa dedicata alla promozione dello Stato di diritto e delle pratiche di buongoverno nei Paesi in via di sviluppo, in transizione economica o in situazione di post-conflitto. L'obiettivo di questa organizzazione è favorire dovunque la presenza di istituzioni eque, stabili, di quadri normativi efficaci che sono poi fondamentali soprattutto nei Paesi dove vanno promossi processi democratici essenziali anche per l'attuazione dell'Agenda 2030, che ha bisogno di queste istituzioni eque e stabili per essere implementata e attuata.
  IDLO realizza programmi di formazione nel settore giuridico a favore delle istituzioni di Governo di vari Paesi e in diverse aree geografiche, dall'America Latina all'Asia, all'Europa dell'Est, all'Asia centrale, e promuove progetti di formazione rivolti alla società civile. Si finanzia esclusivamente attraverso contributi su base volontaria che gli Stati membri, ma anche Paesi non membri possono finalizzare a progetti specifici, ovvero genericamente al bilancio dell'Organizzazione.
  L'IDLO ha un bilancio complessivo di 43 milioni di euro, i primi contributori sono gli Stati Uniti con circa 20 milioni di euro (dati 2019). Questi fondi erogati dagli Stati Uniti, come da tanti altri Paesi, sono dedicati a progetti specifici, volti a favorire la formazione di un'istituzione governativa nelle aree geografiche che vi citavo prima. Le spese di gestione dell'Organizzazione sono finanziate prevalentemente dall'Italia, che ne copre più della metà (in totale sono circa 7 milioni), e dalla Svezia. Sono gli unici due Paesi che erogano contributi non vincolati. Quindi l'Italia nel 2019 ha versato 4 milioni di euro, di cui 3 su base volontaria e 1 milione previsto dalla legge istitutiva.
  Anche in questa organizzazione siamo vicepresidenti in permanenza, mentre la presidenza – anche essa permanente – spetta agli Stati Uniti. Il nuovo Direttore Generale dell'IDLO è la neozelandese Jan Beagle, che è una funzionaria delle Nazioni Unite, eletta recentemente durante l'ultima riunione degli Stati partner.
  Un commento sul tema del personale italiano. All'interno di queste organizzazioni il personale italiano è consistente ovunque in termini numerici; siamo ovunque sovrarappresentati, perché superiamo in ogni organismo le cosiddette «quote geografiche» riservate a tutti i Paesi. Ma benché sia consistente, è certamente insufficiente nei gradi apicali di tutte le Organizzazioni, che è l'unico modo per poter incidere sui loro orientamenti politici generali. Alla FAO è presente un solo funzionario italiano di grado ADG (Direttore Generale aggiunto), mentre all'IFAD e al PAM i funzionari di grado più elevato sono solo a livello direttori. Chiaramente siamo fortemente impegnati sulla tutela del personale italiano, non solo presso le Agenzie delle Nazioni Unite ma anche presso gli altri due organismi (Bioversity International e IDLO) affinché vi sia innanzitutto una crescita adeguata del numero di unità italiane impiegate e più ampie prospettive di avanzamento del personale già assunto.
  Qualche parola sulle enormi opportunità per il nostro Paese, offerte dalla presenza delle sedi centrali di questi organismi a Roma. L'Italia sostiene con convinzione le organizzazioni del polo romano: vi ho citato le cifre perché credo che sia doveroso avere consapevolezza dell'impegno che il nostro Paese ha nei confronti di questi enti, oltre all'orgoglio di poterli ospitare, perché ne condividiamo gli obiettivi strategici che coincidono con le priorità di politica estera Pag. 8del nostro Paese, dalla lotta alla povertà all'insicurezza alimentare, dal cambiamento climatico al suo impatto sulla società, dallo sviluppo sostenibile alle emergenze umanitarie; e li sosteniamo perché hanno un ruolo chiave soprattutto nel perseguimento degli Obiettivi dell'Agenda 2030. Ma ci sono anche altri motivi che debbono spingerci ad essere ancor più consapevoli e orgogliosi di queste Agenzie romane: il lavoro cruciale che esse possono svolgere per la tutela del nostro settore agroalimentare. Sapete che, in linea con gli indirizzi espressi dal Governo e dal Parlamento proprio su questo tema – da ultimo nel dicembre 2018 con una mozione del Senato della Repubblica – la Rappresentanza, in collaborazione con la FAO e d'intesa con il Ministero degli affari esteri e cooperazione internazionale e con il Ministero delle politiche agricole, sta organizzando proprio alla FAO una serie di appuntamenti sull'origine, la storia, le tradizioni e i passaggi della dieta mediterranea, di cui parlavamo prima, proprio per valorizzare i benefici di tale regime alimentare per la salute delle popolazioni e per la salvaguardia delle risorse naturali del pianeta. Abbiamo promosso un'iniziativa da un titolo emblematico: «Mediterranean diet principles for Agenda 2030», che prevede l'organizzazione di giornate di approfondimento sulla dieta mediterranea che si articoleranno nel corso di tutto il 2020. Ognuna di esse è declinata su uno dei temi dell'Agenda 2030, e coinvolgiamo esperti anche internazionali. La prima di queste giornate ha avuto luogo il 18 settembre scorso ed è stata dedicata alla storia della dieta mediterranea, dagli antichi romani al riconoscimento dell'UNESCO nel 2010; la seconda, che ha avuto luogo il 27 novembre, è stata focalizzata sui benefici nutrizionali della dieta mediterranea. Abbiamo in programma altre giornate: una dedicata alla sostenibilità ambientale, quindi dieta mediterranea e sostenibilità ambientale; una dedicata al tema dieta mediterranea e biodiversità; e a seguire: ruolo delle donne, nutrizione urbana, lotta allo spreco alimentare e innovazioni tecnologiche in agricoltura. Inoltre, abbiamo costituito alla FAO, sempre per sostenere i principi della nostra dieta mediterranea a metà tra cultura e agricoltura, l'alleanza dei Paesi per la salvaguardia dei principi della dieta mediterranea e di altre diete salutari, tradizionali e indigene. Attualmente, sono coinvolti in questa alleanza – ovviamente informale – i sette Paesi promotori, insieme all'Italia, del riconoscimento della dieta mediterranea nella lista UNESCO, e altri Paesi – non solo del bacino mediterraneo – con i quali condividiamo l'obiettivo della difesa della promozione delle diete tradizionali salutari. Ad oggi sono parte della nostra alleanza Croazia, Cipro, Egitto, Grecia, Indonesia, Ungheria, Iran, Giordania, Libano, Marocco, Portogallo, San Marino, Spagna e Tunisia. Si stanno aggiungendo altri Paesi, tra cui alcuni latino-americani (Colombia, Ecuador), oltre alla Turchia. È un'azione che si è resa necessaria per contrastare una tendenza della FAO negli ultimi anni a promuovere visioni standardizzate della nutrizione potenzialmente dannose per le produzioni e le specificità agricole locali, non solo quelle italiane. Intendiamo inoltre valorizzare le competenze trasversali di tutte queste Agenzie, in particolare nel settore della collaborazione con numerose università italiane e con gli enti di ricerca italiani, con i quali abbiamo sottoscritto degli accordi: in particolare, CNR, CREA, ENEA e ISPRA. Chiaramente ospitare in Italia i maggiori attori globali della lotta alla fame e alla malnutrizione è per noi motivo di grande orgoglio ma anche di grande responsabilità, ed è per l'Italia un'opportunità straordinaria che dobbiamo essere in grado di cogliere e di valorizzare.
  Spero di aver dato a questa Commissione motivi di riflessione per raccogliere questa sfida.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questioni o formulare osservazioni.

  YANA CHIARA EHM. Grazie, presidente. Ho ascoltato molto attentamente ed in effetti è uno scenario molto interessante, del quale molto spesso non si ha nemmeno contezza, sia dell'esistenza sia del lavoro che viene portato avanti e anche del ruolo Pag. 9che ricopre l'Italia, sia a livello finanziario sia a livello di impegno. L'anno scorso c'è stata una missione della Commissione all’hub di Brindisi, dove ha potuto vedere quale sia il suo ruolo e come sia importante per tutto il Mediterraneo.
  Vorrei fare però l'avvocato del diavolo. Parliamo di grandissimi obiettivi, di ingenti risorse stanziate da parte di Paesi che si fanno promotori di alcuni di questi Obiettivi, e gli Stati Uniti sono stati nominati varie volte, per cui ci si rende conto che è un circolo vizioso. Parliamo dell'obiettivo «fame zero», vediamo che c'è un impegno da parte dei Paesi, nell'ambito dell'Agenzia, di arrivare alla «fame zero», ma contemporaneamente gli Stati compiono degli interventi militari che aumentano la fame nei Paesi target, quindi siamo daccapo.
  Poi c'è il tema del ruolo dell'Agenzia delle Nazioni Unite nel riuscire a trovare dei messaggi chiari e unitari. Faccio riferimento, per esempio, all'azione militare da parte della Turchia, dove le Nazioni Unite non sono riuscite a far passare un messaggio forte e determinato, quindi anche lì la grande domanda – premesso che viene svolto un lavoro molto significativo – è come si riesce ad arrivare a questi obiettivi in una situazione che attualmente vede il mondo in subbuglio, quindi con degli obiettivi contrastanti tra i Paesi che sono i principali finanziatori.

  PRESIDENTE. Anch'io ho due domande. La prima riguarda il polo alimentare di Roma. Come diceva l'Ambasciatore, l'Italia è molto attiva, è un'eccellenza del sistema ONU che il nostro Paese ospita, ma ci sono delle cose che si possono fare per meglio utilizzare questa presenza per la nostra politica estera? Noi abbiamo discusso a lungo anche con il ministro plenipotenziario Maestripieri sulle aree prioritarie della cooperazione internazionale: ci possono essere delle linee strategiche di intervento sugli ambiti di azione del polo alimentare? Come si può utilizzare meglio la presenza del polo alimentare per fortificare la nostra politica estera?
  La seconda domanda – in parte Lei ha già risposto, soprattutto con riferimento al personale e poi leggevo nelle sue parole anche un riferimento ai finanziamenti – è d'obbligo: come possiamo pesare di più in quell'ambito? Non solo in termini di personale. Certamente abbiamo fatto uno sforzo come Parlamento per avviare più giovani alle carriere internazionali, che è un modo – nel tempo – per pesare di più; certamente i finanziamenti al sistema ONU servono anche per pesare di più, ma immagino che si possa pesare anche in termini di idee, di autorevolezza, di presenza. Quali consigli ci sono da questo punto di vista?
  Collega Formentini, prego.

  PAOLO FORMENTINI. Grazie, presidente. Faccio una domanda scomoda, quindi non so se può rispondermi. Siccome c'è stata grande preoccupazione quando la Cina è arrivata alla direzione della FAO, chiedo se ravvede dei motivi di conflitto con l'interesse nazionale – essendo strategica la presenza italiana in Africa, ma ovviamente anche quella dell'Unione Europea – avendo interessi spesso opposti, se ritiene che in questi primi mesi siano sorte delle problematiche.
  Quanto al sostegno e alla difesa della biodiversità, all'aiuto alla cooperazione in campo agricolo, noi ne siamo fermamente convinti, l'Italia è un modello, si è citata la dieta mediterranea e le iniziative ad essa connesse, rammento però che con una diminuzione dei contributi all'ONU certo non si dà un bell'esempio.

  SIMONE BILLI. Per quanto riguarda il «Nutri-Score», su cui oggi tanto si discute, sono curioso di sapere se ne avete parlato alla FAO, che cosa ne pensano, se ci sono delle linee guida che possono essere indicate in questi casi.
  Mi piacerebbe anche sapere la sua opinione su questo tema da un punto di vista professionale, considerando la sua lunga esperienza in materia e quindi anche la sua conoscenza dell'argomento sia dal punto di vista tecnico dell'agroalimentare e sia dal punto di vista più internazionale e diplomatico.

  PRESIDENTE. Do la parola all'Ambasciatore Lomonaco per la replica.

Pag. 10

  VINCENZA LOMONACO, Rappresentante Permanente d'Italia presso le Agenzie delle Nazioni Unite aventi sede a Roma. Grazie, presidente. Sono domande un po’ complesse. Vi ho riferito che sono lì da sei mesi, quindi non ho tutta questa grande esperienza sul «Nutri-Score», ma sto cercando di occuparmene perché fa parte del lavoro.
  Sono partita dal «Nutri-Score», che è la domanda più complicata. In questo momento alla FAO non viene preso direttamente in considerazione il discorso di etichettatura, che è più all'attenzione a livello di Commissione europea. C'è un discorso generale, affrontato in altre sedi, che alla FAO si riflette in varie piattaforme, di cui parlavamo prima, e che certamente nei prossimi mesi potrà essere preso in considerazione, anche perché alla FAO esiste un'altra piattaforma normativa che è il cosiddetto «Codex Alimentarius»; la FAO ospita questo Segretariato che fornisce e dà delle linee guida, ma è ancora in fase di elaborazione.
  Il «Nutri-Score» è un tema che sto approfondendo, come tutti gli altri sistemi di etichettatura. Proprio perché noi abbiamo l'esigenza di difendere i nostri prodotti, siamo favorevoli a un altro sistema, quello che in Italia è stato promosso recentemente o viene avviato – la «Batteria» – che parte da una base essenziale: non esistono cibi dannosi o cibi che fanno male e cibi che fanno bene, ma tutti i cibi sono utili e sono importanti per l'organismo perché, a seconda delle quantità che vengono assunte, noi abbiamo bisogno di tutti i nutrienti. L'altro problema è lo stile di vita collegato ad essi. Quindi il discorso «Nutri-score» o «Batteria» o altri sistemi «a semaforo» per noi cade di fronte all'esigenza di promuovere uno stile di vita, che è rappresentato dalla nostra dieta mediterranea. Questa è la base ed è il motivo per cui stiamo affrontando queste giornate sulla dieta mediterranea, per promuovere uno stile di vita sano e soprattutto in linea con le nostre tradizioni.
  Fame zero-conflitti è un circolo vizioso. Mi rendo conto che qualunque risposta su questo non esaurisce altre domande. È chiaro che purtroppo questo fa parte di un'ampia situazione internazionale, nella quale dare delle risposte per un tecnico – quale ritengo di essere – è difficile. Certo, mi rendo conto, noi abbiamo in prima linea l'impegno di tanti Paesi che poi, in altre sedi e in altre situazioni, possono essere identificati come i Paesi che causano – in un circolo vizioso – «fame zero», conflitto e «fame zero» di nuovo, quindi tentativi di superare la «fame zero».
  Il polo agroalimentare, proprio per i temi e per le materie che vengono trattate, secondo me e soprattutto per la nostra cooperazione, è uno degli elementi cruciali. Parlavo prima dell'assistenza ai Paesi che è uno strumento importante anche per la stabilizzazione delle aree di crisi e di conflitto, dove la competizione per le risorse agricole e naturali è tra le principali cause proprio delle tensioni geopolitiche. Qui rispondo anche in parte a quello che chiedeva poc'anzi l'onorevole Ehm su come fermare il circolo vizioso: con l'impegno. Noi abbiamo un impegno molto ampio, molto forte della nostra cooperazione ed è chiaro che in tutte le aree nelle quali si può stabilizzare cerchiamo di svilupparlo. Ci sono dei dati della FAO che mi permetterò anche di distribuire, perché sono – credo – molto utili e illustrano tutti i progetti che l'Italia – questo è aggiornato al 2016/17 – ha finanziato proprio con l'intento, nell'ambito del discorso di politica estera generale, di intervenire in situazioni che sono più vulnerabili, e l'abbiamo fatto attraverso una serie di attività a favore. Quindi credo che questa possa essere la risposta che anche la Commissione può utilizzare su come poter sfruttare al meglio le attività del polo agroalimentare, orientando anche i progetti che il Ministero degli Esteri, la cooperazione italiana e gli altri Ministeri finanziano nelle varie aree. Questo è il documento («FAO + Italia: Partnering for food security and prosperity») che mi permetterò di farvi avere. Non so di quante copie avete bisogno.

  PRESIDENTE. Si può avere anche in formato elettronico? Così lo carichiamo sulla piattaforma GeoCom.

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  VINCENZA LOMONACO, Rappresentante Permanente d'Italia presso le Agenzie delle Nazioni Unite aventi sede a Roma. Questo non lo so, lo devo verificare. Però credo che questa sia la base di partenza.
  Il polo agroalimentare può essere utilizzato sia per le tematiche di cui abbiamo parlato finora, ma anche per interventi – lo fanno altri Paesi – che i membri della Commissione volessero effettuare, proporre. Adesso noi ci siamo concentrati sulla dieta mediterranea, perché è l'elemento chiave ed è quello che il Parlamento e il Governo negli ultimi mesi ci hanno richiesto di fare e che noi facciamo con grande impegno e grande entusiasmo, ma ci possono essere varie tematiche che possono essere affrontate, e credo sia utile un confronto nell'ambito stesso di queste Organizzazioni. Noi abbiamo delle sedi che possono ospitare anche degli eventi, dei seminari e delle attività di formazione che si volessero realizzare nelle varie Agenzie.
  Quanto al personale, devo dire che negli ultimi otto anni non siamo stati particolarmente felici, perché mi risulta – io non c'ero, ma ne ho raccolto un po’ l'eredità – che il precedente Direttore Generale non abbia avuto un atteggiamento amichevole nei confronti in particolare degli italiani, nonostante l'impegno che l'Italia ha profuso sempre in questi organismi. Quindi mi auguro che con la nuova gestione possano essere smussate una serie di situazioni che hanno reso a volte molto conflittuale il rapporto tra l'Italia la FAO.
  Il nuovo Direttore cinese. Lei, onorevole Formentini, mi ha posto una domanda scomoda. Sapete tutti che noi non abbiamo dato il nostro voto, con i Paesi europei abbiamo fatto una scelta diversa e non posso dire che questo non abbia per nulla inciso sui primi momenti. Il Direttore Generale ed io siamo arrivati più o meno insieme, io sono arrivata a fine maggio, il Direttore Generale è stato eletto a giugno e ha preso possesso dell'Organizzazione il primo agosto. Però abbiamo dato dei segnali di grande attenzione. Nonostante il non-voto, è stato ricevuto immediatamente, dopo cinque giorni dall'insediamento, dal Presidente Conte, subito dopo dal Presidente Mattarella; lo stesso Presidente Conte ha fatto una visita alla FAO durante la Giornata mondiale dell'alimentazione. Quindi noi stiamo cercando di aprire con amicizia e con grande attenzione, non solo per l'Organizzazione – perché tra l'altro la FAO è ospitata in un edificio un po’ fatiscente, quindi c'è anche il discorso dei lavori di manutenzione dell'edificio che spettano al Governo italiano – e stiamo cercando di venire incontro a tante richieste che ci vengono continuamente fatte.
  Non ha dato ancora dei segnali precisi sulla sua gestione nei confronti del personale italiano. Glielo stiamo ricordando. Siamo pronti ad aprire un dialogo anche su questo tema. Però gli otto anni che sono stati vissuti quasi pericolosamente nella gestione precedente hanno lasciato dei segni e mi auguro che con attenzione si possa cercare nei prossimi mesi una via d'uscita, anche se per ora la gestione del Direttore Generale non è ancora molto definita.
  Credo che non abbia ancora dismesso le sue origini di Viceministro dell'agricoltura cinese, è un esperto, come tale si sta per il momento comportando. Non ha dato grandissimi segnali, se non uno – e torno al discorso dell'onorevole Formentini su Cina, Africa, eccetera –, la prima iniziativa che ha lanciato, emblematica – che io definisco solo un meraviglioso sogno tra i ricchi e i poveri che devono collaborare – si chiama «hand in hand», ed è una specie di piattaforma che il Direttore Generale vuole realizzare tra Paesi ricchi che vengono incontro a Paesi poveri. I Paesi poveri sono quelli meno sviluppati, i Paesi africani, i Paesi dell'America Latina. Si tratta di una piattaforma che vede una collaborazione tra gli uni e gli altri, soprattutto in materia di sviluppo rurale, eccetera. Dico che è un sogno, perché è chiaro che il Direttore Generale cerca, anche in maniera intelligente, di far convergere una serie di elementi, di dati, di informative tra i Paesi; ha chiesto, per esempio, a tutti i Governi di indicare i Paesi prioritari nei quali si concentrano le attività di cooperazione e sviluppo. Quindi, se questo risponde alle esigenze di una parte della membership, in Europa è stato un po’ visto e considerato Pag. 12come un tentativo di intromissione nell'attività di cooperazione dei vari Paesi. Per cui anche questa è da monitorare, è da seguire, è qualcosa che ancora non si è ben definita e ben sviluppata. È chiaro che una grande potenza al centro di questo Polo agroalimentare sicuramente porterà a dei risultati e che forse toccherà all'Unione europea – a noi Paesi un po’ più attivi e soprattutto anche a noi come Paese ospite – imporre una serie di scelte che non sono per ora scontate.
  Ripeto, dovremmo risentirci tra un anno, allora vi saprò dire qual è il bilancio del nuovo Direttore cinese. Adesso abbiamo iniziato entrambi da poco, ci stiamo guardando con attenzione reciproca, con simpatia, non ancora se con grande slancio, però con un moderato ottimismo da entrambe le parti.
  Non so se ho risposto o se ci sono delle puntualizzazioni.

  PRESIDENTE. Ottimamente. Noi speriamo di rivederla prima di un anno, magari in occasione della missione della Commissione alla FAO.
  Anticipo ai colleghi che il rapporto «FAO + Italy: Partnering for food security and prosperity» è on line ed è già stato acquisito dalla Commissione.
  Ringrazio l'Ambasciatore e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.