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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SULL'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Resoconto stenografico



Seduta n. 20 di Giovedì 27 febbraio 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'AZIONE INTERNAZIONALE DELL'ITALIA PER L'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Audizione di rappresentanti del Ministero dell'Economia e delle finanze.
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 3 
Vigliotti Gelsomina , Capo della Direzione rapporti finanziari internazionali del Ministero dell'economia e delle finanze ... 3 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 10 
Vigliotti Gelsomina , Capo della Direzione rapporti finanziari internazionali del Ministero dell'economia e delle finanze ... 10 
Carelli Emilio (M5S)  ... 10 
Vigliotti Gelsomina , Capo della Direzione rapporti finanziari internazionali del Ministero dell'economia e delle finanze ... 11 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 12 

ALLEGATO: Documentazione depositata dalla dottoressa Gelsomina Vigliotti ... 13

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO

  La seduta comincia alle 9.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Ministero dell'Economia e delle finanze.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno, nell'ambito della nostra indagine conoscitiva sull'attuazione dell'Agenda 2030, reca l'audizione di rappresentanti del Ministero dell'Economia e delle finanze. Saluto e ringrazio per la disponibilità a essere qui con noi la dottoressa Gelsomina Vigliotti, che è Capo della Direzione rapporti finanziari internazionali del MEF, accompagnata dalla dottoressa Francesca Manno, da Claudia Mordini e dal dottor Andrea Ghianda. L'audizione ha come obiettivo quello di darci un'idea complessiva delle dinamiche interistituzionali che governano la politica nazionale in tema di aiuto pubblico allo sviluppo.
  Il MEF, infatti, cura le relazioni con tutti – le banche e i fondi di sviluppo a carattere multilaterale – e assicura la partecipazione finanziaria alle risorse di detti organismi. Inoltre, secondo quanto previsto dalla legge n. 125 del 2014, il MEF, previa delibera del Comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo, autorizza Cassa depositi e prestiti a concedere risorse, crediti concessionali a valere sull'apposito fondo rotativo. Inoltre, per quanto riguarda la citata legge n. 125, l'articolo 21 prevede che i rappresentanti del MEF possano prendere parte, senza diritto di voto e qualora siano trattate questioni di competenza del medesimo Ministero, al Comitato congiunto e l'articolo 22 prevede che la Cassa depositi e prestiti – che noi abbiamo già audito – sia autorizzata ad assolvere ai compiti di istituzione finanziaria per la cooperazione internazionale sulla base di un'apposita convenzione.
  Al di là di questi dati normativi è noto a tutti il ruolo del MEF come attore importante delle politiche di aiuto allo sviluppo del nostro Paese, quindi do la parola alla dottoressa Vigliotti.

  GELSOMINA VIGLIOTTI, Capo della Direzione rapporti finanziari internazionali del Ministero dell'economia e delle finanze. Grazie mille. Innanzitutto vorrei ringraziare il Comitato e la presidente per aver invitato il MEF, e in particolare il dipartimento del tesoro, a illustrare le attività che il Ministero svolge nell'ambito della cooperazione internazionale per l'attuazione dell'Agenda 2030. Per comodità di esposizione abbiamo portato una presentazione powerpoint, ma se è utile, possiamo lasciare una relazione più esaustiva che abbiamo preparato, con tutti i contenuti. Quindi procederei con la presentazione: il ruolo del MEF nella cooperazione internazionale è già stato illustrato dalla presidente, quindi non mi ci soffermerei ulteriormente. Sottolineerei la nostra competenza primaria per quanto riguarda la gestione delle relazioni, sia finanziarie sia istituzionali, con le banche e i fondi multilaterali di sviluppo, nonché la collaborazione con la Cassa depositi e prestiti nella gestione del fondo rotativo. Chiaramente noi contribuiamo anche alla definizione Pag. 4 di quella che è la policy italiana in tema di cooperazione attraverso il contributo al Documento triennale, in quanto anche il MEF fa parte del Comitato interministeriale per la cooperazione e lo sviluppo. Naturalmente, gli indirizzi che vengono presi in questo documento poi informano tutta la nostra attività all'interno delle banche e dei fondi di sviluppo.
  Perché è importante per un Paese come l'Italia e per tutti i Paesi partecipare nelle banche e nei fondi multilaterali? Innanzitutto perché sono degli strumenti, delle istituzioni che concentrano ingenti flussi di risorse e quindi rendono realizzabili iniziative che i singoli Paesi non potrebbero portare necessariamente avanti. Rappresentano allo stesso tempo un motore di sviluppo sociale ed economico a livello globale, in quanto forniscono risorse non solo finanziarie, ma anche risorse in termini di assistenza tecnica, di assistenza alla definizione di politiche che possono promuovere lo sviluppo e chiaramente svolgono anche un ruolo molto importante di disseminazione delle informazioni, di elaborazione di policy e probabilmente sono tra gli attori principali per il raggiungimento degli Obiettivi della cooperazione allo sviluppo, in particolare dell'Agenda 2030.
  Partiamo innanzitutto dalle banche: volevo fare questa distinzione, perché ci sono banche e fondi di sviluppo. La principale differenza è che le banche fondamentalmente fanno prestiti, mentre i fondi danno risorse a dono. Il funzionamento delle banche è abbastanza simile a quello di banche commerciali, per cui c'è un capitale che viene sottoscritto dai Paesi membri e sulla base di questo capitale le banche riescono a finanziarsi sui mercati: chiaramente non hanno scopo di lucro, perché tutte le risorse che vengono assorbite e utilizzate vengono poi utilizzate a fini di sviluppo e non a fini di realizzazione di profitti. Naturalmente, la garanzia data dagli Stati sovrani che forniscono il capitale a queste banche garantisce ad esse il massimo rating – che è una tripla A – e gli viene riconosciuto a livello internazionale anche uno status di creditore privilegiato, per cui in eventuali casi di ristrutturazione del debito, le banche multilaterali sono le prime a essere rimborsate. Queste caratteristiche fanno in modo che le banche multilaterali possano finanziarsi sui mercati a tassi molto bassi, molto vicini a quelli che sono i tassi di mercato di riferimento. Chiaramente tutta la politica del pricing, della definizione del prezzo a cui si fanno i prestiti, varia sulla base di una serie di condizioni, di caratteristiche dei Paesi, dei progetti, ma fondamentalmente l'unico margine che si applica deve coprire il costo della raccolta ed eventuali spese amministrative per la gestione delle banche.
  I fondi multilaterali invece hanno una funzione di assistenza diretta fondamentalmente attraverso doni per i Paesi più fragili e più poveri, che sono definiti come i Paesi che nel 2019 avevano un reddito pro capite inferiore a 1.175 dollari. Poiché non si finanziano sui mercati, hanno bisogno di essere riforniti di fondi generalmente ogni tre anni, per cui ogni tre anni ci sono dei negoziati in cui i Paesi donatori che fanno parte di questi fondi definiscono la strategia per i successi tre anni di quel fondo, stimano quelle che sono le necessità e anche sulle basi delle priorità nazionali, delle disponibilità di bilancio nazionali, vengono decisi dei contributi che permettono al fondo di portare avanti il piano che è stato deciso. Generalmente sono dei grant oppure dei prestiti a tassi veramente molto molto bassi.
  Quali sono gli obiettivi di queste banche e dei fondi multilaterali di sviluppo? Fondamentalmente sono gli stessi obiettivi che sono stati riconosciuti dall'Italia come rilevanti per l'attuazione dell'Agenda 2030: il contrasto alla povertà, la ricerca di soluzioni per ridurre la fragilità e le cause profonde della migrazione, investimenti nell'infrastruttura, rafforzamento della capacità amministrativa e istituzionale, miglioramento dei quadri regolatori e istituzionali, sviluppo del settore privato, la lotta ai cambiamenti climatici e la parità di genere. Questi sono gli obiettivi fondamentali che riconosciamo e promuoviamo all'interno delle banche e dei fondi multilaterali e che sono in linea con quelli che sono gli obiettivi strategici dell'Italia. Possiamo adesso Pag. 5guardare più nel dettaglio le istituzioni all'interno delle quali il MEF è azionista.
  Il primo è il gruppo della Banca mondiale, che è composto da una serie di entità: c'è la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, che è la parte che fornisce prestiti; poi c'è l'Associazione internazionale di sviluppo, che fornisce fondamentalmente doni; la Società finanziaria internazionale, che è l'entità del gruppo particolarmente rivolta al finanziamento del settore privato; l'Agenzia multilaterale per la garanzia degli investimenti, che fondamentalmente offre garanzie e supporto alle operazioni commerciali o di investimenti che vengono fatti nei vari Paesi; infine, c'è un centro di carattere più giuridico, che riguarda la risoluzione di controversie in materia di investimenti diretti esteri.
  Le altre banche e fondi a cui partecipiamo: la Banca africana di sviluppo, a cui è collegato anche il Fondo africano di sviluppo, sempre con le modalità di cui vi parlavo prima: la Banca africana di sviluppo con un capitale che emette sul mercato titoli per raccogliere fondi per poi prestare, e invece il fondo che viene rifinanziato ogni tre anni con i doni dei Paesi donatori; la Banca asiatica di sviluppo, con il Fondo asiatico di sviluppo; la Banca di sviluppo dei Caraibi e relativo fondo; il gruppo della Banca interamericana di sviluppo, dove in questo caso non c'è un fondo vero e proprio come quelli che ho descritto prima ma, così come nella Banca mondiale, un'entità che si occupa dello sviluppo del settore privato – e quindi di prestiti al settore privato – e un fondo multilaterale di sviluppo che fondamentalmente è un piccolo fondo rivolto a finanziare investimenti per l'innovazione.
  Accanto a queste grandi istituzioni di carattere globale e regionale ci sono altrettante rilevanti istituzioni: la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, che è stata costituita con la caduta dell'Unione Sovietica e con la spinta del Consiglio europeo di fare in modo di sostenere la transizione dei Paesi dell'ex Unione Sovietica, di tutto il gruppo di Paesi dell'Europa orientale che gravitava su quel blocco; la Banca asiatica di investimento per le infrastrutture: questa iniziativa, nata fondamentalmente in Cina, a cui poi tutti i Paesi europei hanno deciso in qualche modo di aderire. Forse è un caso che riterrei interessante, perché è il primo esempio di banca multilaterale in cui i Paesi europei partecipano collettivamente. Ci sono due constituencies nella Banca asiatica di investimento per le infrastrutture: una dell'area dell'euro e l'altra degli altri Paesi che non fanno parte dell'eurozona.
  Poi c'è il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD), che ha sede a Roma e che si occupa di supportare in particolare l'agricoltura dei piccoli agricoltori, degli small holders. Devo dire una missione particolarmente rilevante, perché va a finanziare un settore che richiede dei progetti e dei finanziamenti piccoli, molto focused su delle esigenze ben mirate e che però sono necessari per garantire uno sviluppo armonioso e bilanciato del settore agricolo nei vari Paesi, soprattutto in via di sviluppo. Poi ci sono i due grandi fondi legati all'ambiente e al clima, che sono il Fondo per l'ambiente globale, che è presso la Banca mondiale, e il Fondo verde per il clima che è il fondo, che è stato creato con le varie edizioni della COP per la realizzazione degli obiettivi di Parigi.
  Qual è il ruolo dell'Italia in queste banche? L'Italia è tra i Paesi fondatori di quasi tutte le banche che vi ho descritto prima. Siamo il quinto donatore all'IFAD, il sesto donatore nel Fondo africano di sviluppo, il settimo donatore sia nel Fondo per l'ambiente globale, nel Green Climate Fund, sia nell'IDA, che è il fondo di sviluppo della Banca mondiale, e il decimo donatore nel Fondo asiatico di sviluppo. Qual è il ruolo che l'Italia svolge in questi consessi? Chiaramente l'Italia, non essendo tra i Paesi che possono offrire dal punto di vista bilaterale grandi entità di risorse, nella partecipazione nelle banche e nei fondi multilaterali ha un ruolo molto importante, perché attraverso questa partecipazione riusciamo in qualche maniera a influenzare e a partecipare nei processi decisionali delle banche multilaterali di sviluppo e a fare in modo che gli obiettivi prioritari della cooperazione Pag. 6 italiana possano in qualche modo essere perseguiti anche attraverso la partecipazione in questi enti multilaterali. Soprattutto, la partecipazione in queste grandi banche è un elemento molto importante per poi decidere gli indirizzi e le politiche, perché molto spesso si discute di questo anche nel G7 e nel G20, che raccolgono i più grandi azionisti delle banche multilaterali di sviluppo e dove l'Italia, essendo in tutti questi consessi, ha la capacità di influenzare le decisioni e i processi.
  Un aspetto che non avevo detto prima e che però riteniamo molto importante sul ruolo delle istituzioni multilaterali di sviluppo è che, oltre a promuovere lo sviluppo, sono anche delle istituzioni che a livello globale e a livello regionale possono svolgere un ruolo anticiclico e quindi supportare i Paesi ad affrontare il ciclo economico, le crisi idiosincratiche relative a singoli Paesi, chiaramente accompagnate da politiche di carattere strutturale per affrontare i problemi dello sviluppo. Un altro ruolo importante che svolge l'Italia è quello di mediazione, ed essendo un Paese che non ha degli interessi estremamente rilevanti in molti Paesi in via di sviluppo, riesce anche a svolgere un ruolo di mediazione. Un esempio: Francia e Inghilterra hanno sicuramente degli interessi in Africa che derivano dal loro passato ruolo di Paese colonizzatore. Chiaramente hanno un'influenza particolare su alcune regioni dell'Africa. Noi un po’ di meno, e questo ci permette anche di essere riconosciuti come un Paese che in qualche modo può mediare rispetto ad interessi che non sono specifici e legati a particolari interessi. Questo devo dire che è un ruolo che ci viene spesso riconosciuto e allo stesso tempo la partecipazione nelle banche multilaterali di sviluppo ha anche dei ritorni per l'economia italiana: in primo luogo, perché l'attività di queste istituzioni promuove la crescita del commercio internazionale e quindi la capacità delle aziende italiane di beneficiare di questi aumenti degli scambi; allo stesso tempo, consente anche la partecipazione delle imprese italiane a tutte le gare di appalto, che sono veramente di quantità molto importante. Quindi un'attività che cerchiamo di fare è quella di favorire il contatto delle aziende italiane con le banche multilaterali di sviluppo, in modo che possano partecipare alla realizzazione dei progetti, nelle consulenze, nelle varie attività di attuazione dei progetti.
  Volevo soffermarmi sui contenuti di alcuni grandi negoziati che abbiamo avuto negli ultimi anni: c'è stato l'aumento di capitale della Banca Mondiale e l'aumento di capitale della Banca africana, nonché la ricostituzione delle risorse sia del Fondo africano sia del fondo IDA, che è presso la Banca mondiale. Tra l'altro, la ricostituzione delle risorse e gli aumenti di capitale sono stati recentemente approvati con la legge di bilancio. Perché si aumenta il capitale di una banca? Perché si valuta qual è la solidità finanziaria dell'istituzione rispetto agli impegni a cui deve far fronte, e la solidità finanziaria della Banca Mondiale, della Banca Africana, così come di qualsiasi altra banca dipende molto dalle attività che ha in portafoglio, dai programmi di investimento che vuole svolgere nel futuro e chiaramente dipende molto anche dalla solidità finanziaria dei suoi donatori, dal merito di credito che hanno i sottoscrittori del capitale e così anche da fattori di rischio che riguardano la realizzazione dei progetti.
  Questo implica che di volta in volta, con delle cadenze non regolari ma probabilmente più o meno ogni dieci anni, quasi tutte le banche hanno una valutazione della sostenibilità finanziaria dell'istituzione e si aprono dei negoziati per valutare la sostenibilità, per capire quanto si vuole espandere l'attività dell'istituzione e qual è la volontà dei Paesi azionisti di spingere e supportare l'attività di questa istituzione. Nel 2018 è finito il negoziato per l'aumento di capitale della Banca mondiale, in cui si è deciso di rafforzare la capacità di impatto della banca, prevedendo una capacità d'azione di 100 miliardi all'anno. Chiaramente, le attività delle banche di sviluppo sono importanti non tanto per l'ammontare di risorse che investono ma anche per l'ammontare di risorse che riescono a portare attraverso i loro investimenti, quindi attraverso il cofinanziamento, la mobilitazione Pag. 7 di altre risorse, la mobilitazione di attività collaterali che generano: si stima, per esempio, che con l'aumento di capitale che c'è stato nella Banca mondiale, oltre ai 100 miliardi all'anno che si prevedono di finanziare tramite la banca, si possano generare 315 miliardi di risorse complessive grazie a cofinanziamenti e soprattutto alla mobilitazione del settore privato. Sapete meglio di me come negli ultimi anni l'agenda dello sviluppo preme molto anche sul coinvolgimento del settore privato. Uno, perché tutti ci si è resi conto che le risorse pubbliche sono limitate, non sono sufficienti a far fronte alle esigenze per garantire uno sviluppo equo e bilanciato nelle parti del mondo che lo necessitano; due, perché il settore privato può svolgere un ruolo molto importante non solo e non necessariamente per fornire risorse, ma anche per aiutare lo sviluppo dei settori privati nei Paesi dove, per carenze strutturali o per carenze di reddito, il settore privato non riesce a essere promosso; quindi il coinvolgimento del settore privato è sicuramente un elemento estremamente rilevante.
  Banca africana di sviluppo: anche in questo caso si è trattato – forse più che della Banca mondiale – di un aumento di capitale necessario, perché rischiava, sulla base della sostenibilità finanziaria, di perdere la tripla A, che è il rating necessario per poter emettere titoli e per poterli emettere a un costo basso; quindi, vista l'attenzione che tutti i Paesi hanno rispetto all'Africa e anche la volontà dei Paesi non regionali, quindi dei Paesi «sviluppati», di sostenere lo sviluppo e l'importanza di questa banca nel continente africano, è stato deciso di aumentare il capitale. Veniamo alla posizione dell'Italia durante questo negoziato. Vorrei fare una parentesi: in tutti i negoziati in cui entriamo siamo consapevoli dei vincoli di bilancio che abbiamo per partecipare a questi organismi e quindi il nostro obiettivo è quello della massimizzazione dell'utilizzo delle risorse, dell'uso più efficiente possibile di queste risorse e soprattutto di indirizzare le attività verso quei settori che sono rilevanti anche per l'Italia, chiaramente tenendo conto delle esigenze dei Paesi di investimento. Per la Banca Africana noi abbiamo molto spinto affinché nel piano che accompagnava l'aumento di capitale della banca si ponesse particolare enfasi sulle infrastrutture, sui trasporti e sull'energia, soprattutto le energie rinnovabili, sulle piccole e medie imprese e sul settore agroalimentare, soprattutto per combattere le cause profonde della fragilità del continente che sono spesso alla radice dei flussi migratori irregolari verso l'Europa. In particolare, nella Banca Africana e in Africa si trattava di individuare effettivamente i settori dove la banca poteva dare un valore aggiunto particolare, perché un altro tema su cui noi come Ministero dell'Economia e delle finanze, soprattutto nei consessi G7 e G20, poniamo sempre l'accento, è la necessità che tutte le istituzioni internazionali lavorino come un insieme, ognuna sulla base dei propri vantaggi comparati. Quindi ciascuna istituzione ha un expertise, ha delle skills particolari che deve sfruttare, spesso anche in cooperazione con le altre. Come sapete meglio di me, l'Africa in questo momento ha una forte attenzione da parte di tutte le istituzioni internazionali. C'è un'enorme necessità di intervento in Africa, ma un intervento che deve essere anche mirato e coordinato, e in questo senso la Banca Africana è un'istituzione probabilmente non tra le più solide in termini di capacità di impatto, ma proprio per questo, dato che nell'azionariato della Banca Africana sono presenti molti Paesi africani, è anche opportuno e giusto che questa banca, essendo la banca regionale del continente, rafforzi la propria capacità come leader nella guida dello sviluppo africano. Questo devo dire ci ha trovato particolarmente favorevoli per sostenere l'aumento di capitale, consapevoli degli sforzi ancora da fare per irrobustire la capacità istituzionale e di implementazione dei progetti da parte della banca.
  La ricostituzione delle risorse del Fondo africano: anche quello è stato un negoziato molto importante, perché chiaramente nei Paesi più fragili dell'Africa – in particolare il Sahel, il Corno d'Africa e il bacino del Ciad – noi abbiamo spinto molto perché l'attenzione venga posta su queste regioni Pag. 8dell'Africa che più di tutte necessitano di interventi specifici, relativi alla sicurezza, alla definizione delle componenti più importanti e istituzionali della fragilità di queste regioni. Come sapete, l'Italia ha un'attenzione particolare rispetto al Corno d'Africa e su questo mi piace ricordare che proprio in questi mesi stiamo partecipando attivamente al completamento del processo di avvicinamento della Somalia alla ristrutturazione del proprio debito, che le permetterà poi di ottenere nuovi finanziamenti da parte delle istituzioni internazionali; inoltre, l'Etiopia sta facendo grandi progressi, anche dal punto di vista istituzionale, e può essere un po’ un volano per la ripresa delle attività nella regione. Altro tema molto rilevante, a cui tutta la comunità internazionale sta assistendo negli ultimi anni, è la crescita del debito in molti dei Paesi in via di sviluppo. Negli ultimi anni il moltiplicarsi di donatori nella comunità internazionale ha fatto in modo che non sempre i flussi finanziari che arrivano in questi Paesi possano essere registrati e contabilizzati nella maniera più accurata; pertanto, molto spesso si arriva a delle situazioni in cui si scoprono nei bilanci di alcuni Paesi dei grandi buchi, che sono legati magari a finanziamenti che sono arrivati per finanziare grandi infrastrutture, che non sono passati attraverso le banche internazionali di sviluppo e che non sono stati sottoposti a quello screening necessario per valutare se il Paese è in grado di sostenere questi ulteriori flussi finanziari che devono essere rimborsati e su cui vanno pagati degli interessi. Quindi ci si è resi conto che in molti Paesi il debito sta crescendo, probabilmente a tassi non sostenibili. Chiaramente questo è un problema per la comunità internazionale ma soprattutto per i Paesi stessi, perché avendo un debito insostenibile, da un lato vuol dire che il bilancio non è più in grado di sopperire alle esigenze proprie a cui un bilancio deve sopperire e dall'altro perché la comunità internazionale, così come è successo alla fine degli anni novanta e all'inizio degli anni duemila, potrebbe essere chiamata a fare delle grandi operazioni di ristrutturazione, che hanno comunque un costo finanziario. Quindi c'è questo duplice obiettivo: da una parte, fare in modo che i Paesi in via di sviluppo abbiano una capacità istituzionale in grado di valutare la qualità e la quantità dei finanziamenti che arrivano e, dall'altra, fare in modo che ci sia un sistema internazionale sostenibile e soprattutto che ci sia trasparenza nelle modalità di finanziamento.
  Molto spesso quello a cui stiamo assistendo è che ci sono transazioni commerciali assolutamente legittime, come fare dei prestiti che abbiano un collaterale, però quando questo succede in un Paese fragile in cui, a fronte del finanziamento, si impegnano per esempio tutti i proventi che derivano dalle risorse naturali, è chiaro che si comprime molto la capacità di questo Paese sia di far fronte a questo debito sia, allo stesso tempo, di dedicare risorse ad altre attività. Quindi un altro filone di attività che stiamo seguendo insieme alle banche multilaterali di sviluppo, insieme al G20 e al G7, è quello di garantire la trasparenza e la sostenibilità del debito. Mi sono molto soffermata su questo tema perché penso che sia davvero rilevante e che, soprattutto, abbiamo discusso molto quando c'è stata la negoziazione della partecipazione italiana nel Fondo africano e nel Fondo della Banca Mondiale IDA.
  Il contrasto ai cambiamenti climatici e la parità di genere sono altri due temi che sono molto alti nell'agenda sia di queste istituzioni sia della nostra azione. Come vi dicevo, con la legge di bilancio del 2020 sono state autorizzate la sottoscrizione dell'aumento di capitale da parte dell'Italia della Banca Africana di Sviluppo e della Banca mondiale. Tra l'altro, vi anticipo uno degli elementi rispetto alla cooperazione con la Cassa depositi e prestiti: la Cassa depositi e prestiti, come diceva la presidente all'inizio, è uno degli attori principali della cooperazione italiana e nelle ultime operazioni di ricostituzione dei vari fondi quello a cui si è assistito è una ricerca di massimizzare il contributo a questi fondi anche attraverso delle modalità finanziarie non tradizionali: pertanto, accanto al semplice trasferimento di risorse di bilancio è stata introdotta la possibilità di fare dei Pag. 9prestiti di carattere concessionale a questi fondi, a dei tassi molto bassi, che aumenta la loro capienza e la possibilità di intervento, però parte di questi fondi dovranno essere rimborsati. La legge di bilancio prevede la possibilità della Cassa depositi e prestiti di partecipare insieme al MEF alla ricostituzione dei fondi attraverso dei prestiti. Va valutata prima la convenienza finanziaria, ma questo è sicuramente uno degli elementi di collaborazione. Prossimamente dobbiamo rifinanziare il Fondo strategico di sviluppo, l'IFAD e il Fondo globale per l'ambiente. Trovate in fondo a questa presentazione – ma è poi ampiamente illustrata nella relazione che vi lascerò – anche degli interventi ad hoc che sono stati fatti dal MEF, perché negli scorsi tre anni abbiamo potuto beneficiare di risorse finanziarie dedicate per interventi rivolti allo sviluppo e in questa maniera abbiamo finanziato delle attività particolari. Non ve le illustro tutte quante, però vi dico un po’ la filosofia che noi abbiamo cercato di perseguire con questi fondi addizionali.
  Fondamentalmente, questo è iniziato quando l'Italia aveva la presidenza del G7 nel 2017. Tra le priorità che abbiamo portato avanti in quegli anni c'è stato sicuramente il tema delle migrazioni. È stato un tema molto rilevante e quindi abbiamo finanziato diverse iniziative in diverse istituzioni che si occupavano di fare in modo che nei Paesi di provenienza dei migranti si creassero delle condizioni di sviluppo e di attività che in qualche modo contrastassero il fenomeno della migrazione. Altro tema importante che abbiamo portato avanti nel G7 è quello della lotta all'antiriciclaggio e al finanziamento del terrorismo, anche attraverso dei piccoli interventi. Mi piace citare soprattutto un fondo del Fondo monetario internazionale, quello della Banca di sviluppo interamericana: sono stati volti a supportare i settori finanziari di questi Paesi, perché si creassero le istituzioni che potessero contrastare questi fenomeni. Quello del Fondo monetario è un fondo abbastanza importante: siamo stati i primi a finanziarlo, molti altri donatori hanno seguito ed è volto allo sviluppo delle istituzioni e dei settori finanziari necessari a regolamentare la finanza locale, e allo stesso tempo contrastare fenomeni illeciti di finanziamento. C'è poi il fondo sulla trasparenza della Banca interamericana, che ha permesso a quattro Paesi dell'America latina di essere compliant con le regole del GAFI, dell'antiriciclaggio. Questa è una cosa perfettamente in linea anche con la missione del MEF. Abbiamo un fondo nella Banca africana, anche qui per assistenza tecnica e sviluppo della capacità dei Paesi prioritari. Questo vale per molte altre iniziative: nelle banche di sviluppo molto spesso le risorse che mancano sono risorse necessarie a sviluppare dei progetti o delle attività che poi devono essere messe a regime e quindi il ruolo di questi contributi è quello di permettere la realizzazione di progetti pilota o la definizione dei programmi ed è anche un modo – così com'è e come sarà con la Banca di sviluppo interamericana – per permettere a consulenti italiani o imprese di consulenza italiane di partecipare allo sviluppo di questi progetti. Qui trovate tutta una descrizione delle attività che abbiamo finanziato nel corso degli ultimi tre anni. L'ultimo accenno lo faccio alla Relazione annuale al Parlamento sulla cancellazione del debito, perché le risorse del fondo rotativo che noi gestiamo con la Cassa depositi e prestiti servono anche per la cancellazione del debito sulla base della legge del 2000.
  Una iniziativa veramente molto importante, su cui l'Italia è stata leader nel 2008-2009, è quella relativa all’Advance Market Commitment e all’International Financial Facility for Immunisation (IFFIm): due meccanismi innovativi dello sviluppo su cui l'Italia è stata uno dei primi donatori e che hanno permesso lo sviluppo, nel caso dell’Advance Market Commitment, di vaccini sul pneumococco che hanno permesso di salvare la vita di centinaia di milioni di bambini; per quanto riguarda l'IFFIm, si tratta di un meccanismo finanziario innovativo, in quanto le risorse anticipate dai Paesi hanno permesso a questa istituzione di emettere bond sul mercato e di finanziare la ricerca dei vaccini. Siamo molto orgogliosi di aver finanziato queste iniziative. Chiaramente questo è il futuro della Pag. 10cooperazione allo sviluppo, nel senso che le risorse pubbliche sono limitate. Devono essere utilizzate perché in qualche maniera facciano da leva per ulteriori risorse ed esempi come questi dell’Advanced Market Commitment e dell’International Financial Facility for Immunisation sono sicuramente degli esempi molto importanti.
  Grazie dell'attenzione e mi scuso di essere stata lunga.

  PRESIDENTE. Benissimo. Ci sono colleghi che vogliono intervenire? Altrimenti io ho una domanda su GAVI ed IFFIm: tra le varie cose di cui ci sarà il replenishment quest'anno figura GAVI, che è un fondo internazionale sui vaccini, quindi direi che è un'iniziativa assolutamente all'ordine del giorno. Qual è l'orientamento del MEF su questo, se c'è un orientamento? Poi, più in generale: Lei ci ha spiegato la partecipazione dell'Italia ai vari fondi e alle varie banche. L'orientamento e la politica viene decisa dal MEF o dalla Farnesina, o di concerto con la Farnesina? In altre parole, gli obiettivi che Lei ci ha elencato sono obiettivi del MEF o condivisi con la Farnesina? Grazie.

  GELSOMINA VIGLIOTTI, Capo della Direzione rapporti finanziari internazionali del Ministero dell'economia e delle finanze. Parto dalla prima domanda: il GAVI e l'IFFIm sono nati, all'epoca, in sede di G8 finanziario – era ancora un G8 finanziario – che in quegli anni era particolarmente coinvolto nelle tematiche dello sviluppo. Col passare degli anni, nel G7 e nel G20, nei filoni finanze – perché il G7 e il G20 hanno dei filoni finanze, poi hanno dei filoni esteri e dei filoni che sono seguiti direttamente dalla Presidenza del Consiglio – i temi dello sviluppo sono diventati, almeno sul fronte finanze, meno rilevanti, e il presidio si è spostato di più sui Ministeri della cooperazione; quindi, per quello che riguarda il GAVI e l'IFFIm noi garantiamo la partecipazione nei consigli di amministrazione, facciamo advocacy e assolutamente poniamo sul tavolo la rilevanza della questione, ma sulla ricostituzione delle risorse di GAVI e di IFFIm è sicuramente una discussione che dobbiamo fare insieme al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Su questo mi ricollego alla sua domanda: tutte le politiche e gli obiettivi che ho definito li condividiamo assolutamente con il Ministero degli Affari esteri. Noi partecipiamo come osservatori e votiamo su alcune cose specifiche nel Comitato congiunto, ma abbiamo dei contatti assolutamente regolari e continui sia con il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, sia con l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e con la Cassa depositi e prestiti. D'altra parte, la legge chiede che la ricostituzione di questi fondi e la partecipazione al capitale delle banche siano decisioni prese d'intesa con il Ministero degli Affari esteri, quindi su questo, nella gestione ordinaria, siamo noi molto più presenti, ma il dialogo è continuo: anche se ci sono dei progetti particolarmente importanti che vanno in votazione al consiglio di amministrazione, su cui il Ministero degli Affari esteri ci sottolinea la sensibilità o noi sottolineiamo la sensibilità al Ministro degli Affari esteri, sono sempre delle decisioni che prendiamo di comune accordo, d'intesa. Chiaramente, sulla parte della gestione della corporate governance delle istituzioni siamo più autonomi, ma sulle linee strategiche assolutamente rispettiamo in pieno lo spirito della legge n. 125 del 2014.

  EMILIO CARELLI. Buongiorno. Innanzitutto grazie per questa presentazione molto documentata e molto dettagliata, che personalmente mi ha aperto uno scenario del tutto sconosciuto fino a questo momento. Detto questo, Lei ha parlato spesso di donatori, usando questa parola generica. Ci può fare qualche esempio per capire meglio chi sono i donatori in questo contesto? L'altra cosa è che ha illustrato come certe azioni possono influire anche sul tema dei refugees, degli immigrati clandestini. Ci può fare anche qualche esempio di qualche episodio? Quello che mi è un po’ mancato sono gli esempi, perché è molto bella, molto dettagliata la presentazione, però per capire meglio, occorrerebbe dire: «In questo Paese è successo questo, in un altro Paese è successo quest'altro...».

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  GELSOMINA VIGLIOTTI, Capo della Direzione rapporti finanziari internazionali del Ministero dell'economia e delle finanze. Sul primo tema, riguardo ai donatori: come dicevo, in tutte le istituzioni di cui abbiamo parlato c'è sempre la banca con gli azionisti, e questi azionisti sono anche i donatori poi dei fondi; quindi nella Banca mondiale sono i centocinquanta Paesi membri che sono raccolti in varie costituency. Queste sono istituzioni globali che raccolgono azionisti da tutto il mondo. Chiaramente, la definizione della quota all'interno di ciascuna istituzione non è solamente volontaria, ma è anche legata a dei parametri. Molto spesso – parlo per esempio della Banca mondiale – la quota azionaria di ciascun Paese è legata al PIL, ad altre variabili economiche; un tema, per esempio, molto interessante degli ultimi anni, anche in seno al Fondo monetario internazionale, è come riportare in linea la rilevanza economica e geopolitica di Paesi tipo la Cina rispetto ad altri Paesi europei, per cui molto spesso in diverse organizzazioni internazionali la Cina è sottorappresentata. Vorrebbe avere una quota azionaria più rilevante, ma anche quello fa parte di un negoziato: quindi, da una parte definirei azionisti quelli che fanno parte del capitale delle banche, mentre i donatori sono quelli che invece contribuiscono ai fondi. Faccio un esempio: se il Benin e il Burkina Faso sono soci della Banca mondiale molto probabilmente non sono dei donatori nel fondo della Banca mondiale, ma sono Paesi beneficiari.
  Esempi concreti dell'attività sulle migrazioni e sui rifugiati: una delle attività che troverà descritta nella relazione è che nel 2016 il Consiglio europeo ha chiesto alla BEI di affrontare il tema dei rifugiati e delle migrazioni e la BEI ha costituito un fondo che si chiama «ERI» e ha chiesto ai vari Paesi di contribuire per andare proprio a toccare le cause delle migrazioni, ma anche aiutare i Paesi che devono sopportare l'entrata dei rifugiati, perché i rifugiati non sono solo in Italia, molto spesso i rifugiati sono anche in Paesi che sono deboli, cioè la Giordania e il Libano. Sono Paesi che sono stati invasi dai rifugiati e non hanno la capacità istituzionale, amministrativa ed economica per far fronte. In quel caso fortunatamente noi avevamo su un fondo speciale della BEI dei ritorni che venivano da vecchie operazioni del passato, di garanzie date su vecchie operazioni e abbiamo voluto contribuire con quarantacinque milioni in tre anni a questa iniziativa che era proprio focalizzata sulle regioni del MENA, quindi del Mediterraneo e del vicinato, quindi anche tutti i Paesi dei Balcani, in cui sono state sviluppate iniziative sia per far fronte ai rifugiati che arrivavano in questi Paesi, ma soprattutto per sviluppare attività per la promozione del settore privato; e promuovere il settore privato significa fare occupazione. Ultimamente, con le risorse residue di quel fondo di cui parlavo prima abbiamo finanziato con cinque milioni un fondo della Banca mondiale per favorire lo sviluppo del mercato del lavoro, in particolare in Africa. Siamo particolarmente contenti di questa iniziativa, perché ci permetterà anche di espandere le attività della Banca Mondiale, dell'ufficio della Banca mondiale che abbiamo a Roma, quindi parte di queste operazioni verranno gestite anche dall'Italia. Questi sono un po’ di esempi, ma potrei parlarle per esempio anche del Fondo per i rifugiati che abbiamo creato presso la Banca del Consiglio d'Europa, che è una banca che si occupa soprattutto dei Paesi dei Balcani. I Balcani sono una regione particolarmente rilevante per l'Italia e anche loro hanno avuto parecchie difficoltà in tema di immigrazione e di rifugiati e anche in quel caso abbiamo fatto un fondo, un fondo che tra l'altro ha anche finanziato un'iniziativa dell'UNICEF qui in Italia per aiutare dei bambini nel campo dei rifugiati e tantissime altre, ma siamo comunque a disposizione per altre informazioni che potete avere. Noi annualmente mandiamo al Parlamento una Relazione sulle attività delle banche e dei fondi, sulla cancellazione del debito ai Paesi in via di sviluppo e anche sulle attività del Fondo monetario internazionale, dove potete trovare tutta una disamina delle attività che svolgiamo in queste organizzazioni.

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  PRESIDENTE. La relazione è disponibile sul sito. Ringrazio molto la dottoressa Gelsomina, anche per la documentazione, che sarà pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato), ringrazio i colleghi intervenuti e dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.55.

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ALLEGATO

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