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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Martedì 18 dicembre 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Grande Marta , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

Audizione del sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano.
Grande Marta , Presidente ... 3 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 4 
Grande Marta , Presidente ... 4 
Di Stefano Manlio (M5S) , sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale ... 4 
Grande Marta , Presidente ... 8 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 8 
Coin Dimitri (LEGA)  ... 9 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 10 
Grande Marta , Presidente ... 10 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 10 
Grande Marta , Presidente ... 10 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 10 
Grande Marta , Presidente ... 10 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 10 
Grande Marta , Presidente ... 10 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 10 
Grande Marta , Presidente ... 10 
Coin Dimitri (LEGA)  ... 10 
Grande Marta , Presidente ... 10 
Di Stefano Manlio (M5S) , sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale ... 10 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 11 
Di Stefano Manlio (M5S) , sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale ... 12 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 14 
Di Stefano Manlio (M5S) , sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale ... 14 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 15 
Di Stefano Manlio (M5S) , sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale ... 15 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 15 
Di Stefano Manlio (M5S) , sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale ... 15 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 15 
Di Stefano Manlio (M5S) , sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale ... 15 
Grande Marta , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero-Sogno Italia: Misto-MAIE-SI;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MARTA GRANDE

  La seduta comincia alle 12.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, del sottosegretario agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano.
  Saluto e ringrazio il sottosegretario Di Stefano per la sua disponibilità a prendere parte ai nostri lavori.
  Segnalo che, nell'ambito di questo percorso istruttorio, la Commissione ha svolto finora quattro audizioni, dedicando approfondimenti ai temi delle violazioni alla libertà religiosa, con riferimento alle persecuzioni delle comunità cristiane in Medio Oriente, alla libertà di espressione, ai princìpi alla base dello stato di diritto e alle nuove forme di schiavitù.
  L'audizione odierna ci consentirà di acquisire elementi di aggiornamento sul lavoro dell'Italia in qualità di Stato membro del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, organismo intergovernativo composto dai rappresentanti di quarantasette Stati membri eletti per un mandato triennale dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, responsabile del rafforzamento, della promozione e della protezione dei diritti umani in tutto il mondo.
  L'Italia, che è già stata membro del Consiglio nei mandati 2007-2010 e 2011-2014, nell'autunno 2018 è stata rieletta per il triennio 2019-2021, indicando i seguenti temi prioritari: la lotta contro ogni forma di discriminazione, i diritti delle donne e dei bambini, la moratoria universale della pena di morte, la libertà di religione o credo e la protezione delle minoranze religiose, la lotta contro la tratta di esseri umani, i diritti delle persone con disabilità, la protezione del patrimonio culturale e religioso, i difensori dei diritti umani.
  Al riguardo, segnalo che ieri l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite in seduta plenaria ha adottato la settima risoluzione per una moratoria universale della pena di morte, promossa ogni due anni da un gruppo di Paesi, fra i quali l'Italia è sempre stata in prima linea. La risoluzione ha ricevuto quest'anno 121 voti a favore, superiori ai 117 del 2016 e mai ottenuti prima. Il testo della risoluzione ONU presenta alcune significative modifiche rispetto a quello del 2016 che ne rafforzano il valore, in particolare, la necessità di garantire che la pena di morte non sia mai decisa in maniera discriminatoria, l'obbligatorietà dell'assistenza legale a tutti coloro che rischiano una condanna capitale, il netto richiamo ai governi di esaminare la possibilità di rimuovere dai rispettivi ordinamenti giuridici nazionali l'applicazione obbligatoria della pena capitale. Pag. 4
  Prima di dare la parola al nostro ospite, chiedo alla collega Ehm, in quanto relatrice dell'indagine, se vuole intervenire.

  YANA CHIARA EHM. Grazie, presidente. Vorrei semplicemente ringraziare il sottosegretario per essere qui oggi. È una tematica non solo fondamentale e importante per noi, ma anche estremamente vasta. Da lì nasce sia il nostro impegno a livello generale per i diritti umani e contro le discriminazioni sia la mia domanda - in questo caso generica; dopo avrò l'opportunità di approfondire alcune tematiche più specifiche - su cosa il Governo intende impegnarsi in questa legislatura proprio per dare risalto ad alcune tematiche, vista la vastità delle tematiche stesse.

  PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Di Stefano.

  MANLIO DI STEFANO, sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale. Grazie presidente. Ringrazio tutti i presenti. Per il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è importantissimo partecipare ad audizioni di questo tipo, perché chiariscono una parte dell'azione delle istituzioni, in realtà, non del Governo soltanto, in una logica che va avanti continuamente nel solco del tracciato che caratterizza l'azione italiana in tutti gli organismi internazionali dove si promuovono i diritti umani, l'ONU in primis.
  Siamo a settant'anni dall'adozione della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. È un onore, quindi, per me potervi raccontare l'azione italiana in questo senso e questo infaticabile impegno del nostro Paese a favore del riconoscimento, della tutela e della promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali di ogni essere umano.
  La protezione e la promozione dei diritti umani rappresentano per l'Italia una priorità consolidata e, soprattutto, un'azione costante in ogni ambito della politica estera. Si segue un approccio fondato su universalità, indivisibilità, inalienabilità e interdipendenza dei diritti umani, che devono essere riconosciuti e garantiti a tutti gli esseri umani, senza distinzioni.
  Il Ministero lavora con determinazione a questo fine, sia a livello multilaterale, nelle organizzazioni internazionali nelle quali opera l'Italia, sia a livello di relazioni bilaterali. In linea di massima, nei rapporti bilaterali cerchiamo sempre di mettere al centro di qualunque accordo la nostra visione sui diritti e sul rispetto degli standard a noi cari nell'ambito della protezione dei diritti umani, questo nella ferma convinzione che la tutela e la promozione dei diritti umani nel mondo sia un fattore determinante per la salvaguardia della pace e della sicurezza internazionale, dunque per la prosperità e lo sviluppo sostenibile di ogni società in cui tale protezione viene assicurata.
  La recente rielezione dell'Italia - lo ricordava la presidente Grande poc'anzi - al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite per il triennio 2019-2021, prima tra i Paesi del gruppo occidentale, rappresenta una conferma e un lusinghiero riconoscimento del dinamismo e della determinazione italiana con cui agiamo a favore dei diritti umani. È, quindi, più che mai necessario mantenere fede agli impegni che abbiamo preso candidandoci per questo prestigioso e impegnativo mandato.
  Il nostro impegno in materia di diritti umani e di libertà fondamentali è trasversale e onnicomprensivo e si muove su numerosi piani tematici. In particolare, rientrano tra le priorità per il mandato del Consiglio per i diritti umani, che poi è il cuore dell'audizione di oggi, cioè come ci proiettiamo verso questo impegno, la lotta contro ogni forma di discriminazione e la campagna per una moratoria universale della pena di morte. Su questo specifico punto, l'impegno italiano è costante e storico, grazie anche alla collaborazione con alcune organizzazioni non governative italiane, che sono molto forti in questo ambito. Proprio io ho presieduto il 9 ottobre alla Farnesina una task force contro la pena di morte con ong come Nessuno tocchi Caino, Amnesty e Comunità di Sant'Egidio. Nell'ambito della promozione dei diritti umani, la collaborazione che abbiamo Pag. 5stretto con alcune realtà associative diventa un braccio in più della nostra capacità di agire sugli organismi, soprattutto multilaterali.
  Ci si occupa anche della promozione dei diritti delle donne e delle bambine, in particolare delle campagne contro le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci forzati. Anche questi sono aspetti su cui abbiamo speso tante energie, anche come Parlamento. La fortuna è poter vedere l'operato dello Stato da entrambi i punti di vista. Nell'ultima legislatura si è parlato tanto, ad esempio, della drammatica questione delle spose bambine. Questo Parlamento ha fatto già tanto in quest'ottica, ma tanto si deve ancora fare. Noi cerchiamo di promuoverlo sempre nei rapporti bilaterali con i Paesi dove questo è un problema, purtroppo, ancora concreto.
  Rientrano tra le priorità anche la tutela e la promozione dei diritti dei bambini, la tutela e la promozione della libertà di religione o credo e la protezione delle minoranze religiose, la lotta al traffico di esseri umani, la tutela e la promozione dei diritti delle persone con disabilità e la protezione del patrimonio culturale e religioso. Su questo aspetto, in particolare, quest'anno abbiamo co-presieduto con Cipro, durante l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite – tra l'altro la delegazione italiana era presente in quell'occasione – il tavolo sulla protezione dei beni culturali, quindi il Cultural Heritage, che era un argomento delle Nazioni Unite di quest'anno. Credo si stiano facendo grandi passi avanti in questo senso.
  Ci si occupa, inoltre, della protezione dei difensori dei diritti umani. Riconoscere e promuovere l'universalità, l'indivisibilità e l'inalienabilità dei diritti umani significa, in primo luogo, lavorare per escludere ogni forma di discriminazione nel godimento di tali diritti. Pluralismo, inclusione e tolleranza sono, perciò, i concetti che guidano l'azione del nostro Paese in questo settore prioritario per la politica estera.
  In particolare, con riferimento alle tematiche specificate nell'oggetto dell'audizione odierna, sono onorato di illustrare a questa Commissione l'azione della Farnesina a favore della tutela e della promozione della libertà di religione o credo e dei diritti degli appartenenti alle minoranze etniche e religiose. Siamo fermamente convinti che la tutela della libertà di religione o credo e dei diritti degli appartenenti alle minoranze religiose contribuisca a costruire società inclusive e pacifiche. L'azione su questi temi, che è parte fondamentale dell'impegno più ampio del nostro Paese per promuovere e garantire un'efficace tutela dei diritti umani, è centrale, dunque, anche per garantire la stabilità e la pace.
  Spesso i conflitti, i disordini e le atrocità a cui assistiamo in ogni parte del mondo nascono proprio dalla mancata tutela dei diritti delle minoranze etniche e religiose, che è peraltro legata a doppio filo - proprio in questo consiste il principio dell'indivisibilità dei diritti umani - con il godimento di tutti gli altri diritti umani, perché le società che assicurano l'esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali indistintamente, a tutti i propri membri, sono società che rispettano anche i diritti di tutti all'esercizio della libertà religiosa, sia singolarmente che collettivamente.
  Purtroppo, è con grande preoccupazione che registriamo un incremento dell'estremismo violento e delle discriminazioni su base religiosa, che sono causa di instabilità sociale e politica e fattori attuali e potenziali di ulteriori conflitti.
  Il tema delle vessazioni delle minoranze religiose è di drammatica attualità in molte regioni del mondo, a cominciare dal Medio Oriente, dove le persecuzioni a sfondo religioso hanno messo a repentaglio gli equilibri etnico-religiosi nell'area, contribuendo ad alimentare ulteriori divisioni, rivalità e violenze. Un'efficace tutela delle minoranze etniche e religiose rappresenta la priorità assoluta per preservare il pluralismo che ha sempre caratterizzato il Medio Oriente, culla di civiltà millenarie. La pacifica convivenza delle differenti comunità nella regione, fondata sul rispetto e la tolleranza reciproca e sull'osservanza dei diritti fondamentali, è un elemento imprescindibile per promuovere la pace e la stabilità. Ciò è particolarmente evidente in Siria e in Iraq, dove le minoranze religiose ed etniche sono Pag. 6state bersaglio di massacri sistemici da parte di Daesh.
  Tra l'altro, è importante notare come un'organizzazione come Daesh abbia un chiaro mandato di persecuzione religiosa non soltanto sulle minoranze di altre religioni, ma anche sulle minoranze all'interno della stessa religione, dal punto di vista occidentale. I primi colpiti dal terrorismo islamico sono islamici stessi appartenenti a minoranze.
  In questi anni, l'Italia ha contribuito a rafforzare l'attenzione della comunità internazionale, in primis all'interno dell'Unione europea, su tali temi, anche alla luce della selettività e della sistematicità delle violenze perpetrate contro comunità minoritarie, spesso al fine di compiere operazioni di vera e propria ingegneria demografica. Auspichiamo ancora maggiore attenzione da parte della comunità internazionale sul tema, anche attraverso iniziative multilaterali che pongano le società civili al centro delle proprie azioni.
  Per quanto concerne le iniziative umanitarie, la cooperazione italiana, nel rispetto dei princìpi di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza dell'azione umanitaria, è fortemente impegnata a fornire assistenza umanitaria alle comunità religiose ed etniche vittime di violenza settaria. Abbiamo, quindi, sviluppato programmi umanitari, sia a livello bilaterale che multilaterale, per sostenere la comunità in Medio Oriente. In risposta all'escalation della crisi irachena, in seguito all'avanzata di Daesh, la cooperazione italiana è intervenuta per aiutare le popolazioni sfollate della Piana di Ninive nella regione autonoma del Kurdistan, in particolare con contributi specifici all'UNICEF. Abbiamo fornito assistenza sanitaria e psicosociale alle ragazze rapite da Daesh e successivamente rilasciate o fuggite.
  Sulla base di queste premesse, si concretizzano i nostri impegni e la nostra azione nel campo, che - ripeto - è per noi prioritaria nella promozione della libertà religiosa o di credo.
  In ambito ONU, per esempio, contribuiamo attivamente nell'Assemblea Generale e nel Consiglio per i diritti umani a negoziare e promuovere l'adozione delle risoluzioni sulla tutela della libertà di religione o credo che vengono promosse annualmente dall'Unione europea. Le ultime risoluzioni su questo argomento sono state adottate rispettivamente dall'Assemblea Generale in seduta plenaria lo scorso dicembre e dal Consiglio per i diritti umani lo scorso marzo. La prossima risoluzione in materia verrà adottata dall'Assemblea Generale nelle prossime settimane.
  Sempre in ambito ONU, sosteniamo anche finanziariamente le iniziative dell'ufficio del Consigliere Speciale del Segretario generale dell'ONU per la prevenzione del genocidio, Adama Dieng, in tema di promozione del dialogo interreligioso, che hanno portato all'adozione di uno specifico piano d'azione delle Nazioni Unite in materia. In tale contesto, abbiamo ospitato in Italia, a Treviso, nel 2015, un seminario di leader religiosi dell'area europea, cui hanno fatto seguito altri seminari su base regionale.
  Nel contesto della revisione periodica universale del Consiglio per i diritti umani, che è un esercizio di monitoraggio periodico sui diritti umani al quale si sottopongono ogni quattro anni tutti gli Stati delle Nazioni Unite, l'Italia rivolge regolarmente agli Stati sotto esame raccomandazioni sul tema della libertà di religione o credo. Nell'ambito dell'Unione europea, anche grazie al contributo dell'Italia, la libertà di religione o credo continua ad essere una priorità in materia di diritti umani. L'Italia ha, in particolare, promosso l'inserimento e la dimensione collettiva della libertà di religione nelle linee guida dell'Unione europea sulla libertà di religione e credo adottate nel 2013.
  Abbiamo, inoltre, contribuito all'inserimento di specifiche azioni di promozione e tutela su scala globale dei diritti degli appartenenti alle minoranze, in particolare religiose, e del dialogo interreligioso nel piano d'azione dell'Unione europea per i diritti umani e la democrazia 2015-2019. In ambito G7, su impulso della presidenza italiana, nel comunicato congiunto della riunione dei Ministri degli esteri di Lucca del 2017 è stata ribadita l'importanza di promuovere il pluralismo, l'inclusione, il Pag. 7rispetto delle diversità, così come il dialogo interculturale e interreligioso, la libertà di espressione e la libertà di religione o credo. Nel comunicato è stata espressa anche forte preoccupazione per tutti i casi di persecuzione contro le persone appartenenti a minoranze religiose o etniche nel mondo.
  Sempre in ambito multilaterale, l'Italia partecipa al gruppo di contatto internazionale sulla libertà di religione o credo, istituito nel 2015, con l'obiettivo di favorire il monitoraggio di situazioni di rischio e lo scambio di informazioni e buone pratiche. La libertà di religione o credo figura anche tra le priorità nell'ambito della presidenza italiana nel 2018 dell'OSCE, l'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.
  A gennaio abbiamo inaugurato la nostra presidenza ospitando al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale una conferenza internazionale dedicata al contrasto all'antisemitismo, che ha visto una significativa partecipazione a livello ministeriale da parte degli Stati OSCE, oltre ad autorevoli esponenti delle comunità ebraiche, cristiane e musulmane, italiane e internazionali. Numerosi leader sono arrivati da tutto il mondo per condannare l'odio religioso. Una seconda conferenza si è tenuta a ottobre, sempre alla Farnesina, sul tema più generale del contrasto all'intolleranza e alla discriminazione su base religiosa, con un focus su cristiani e musulmani, a completamento di un percorso avviato con la conferenza di gennaio.
  L'obiettivo della conferenza di ottobre è stato quello di riaffermare la correlazione tra la libertà religiosa e il contrasto alla discriminazione anche su basi religiose e la sicurezza nell'area OSCE. È importante ricordare e riconoscere l'impegno italiano anche al di fuori dei principali fora multilaterali. Penso, ad esempio, alla conferenza internazionale «Il dialogo tra culture e religioni nella promozione della pace: 800 anni di presenza francescana in Terra Santa», organizzata e ospitata dalla Farnesina nel dicembre 2017, prendendo spunto dalla ricorrenza degli ottocento anni della custodia francescana in Terra Santa, con l'obiettivo di ispirare una riflessione sul ruolo fondamentale del dialogo interreligioso nella promozione di pace e nella costruzione di società inclusive.
  Quest'anno, per la prima volta, nell'ambito del MED Dialogues una sezione è stata dedicata al tema della religione, il Religion Forum, organizzato grazie al contributo dell'Accademia Europea delle Religioni.
  È stato un momento di approfondimento con autorevoli esperti su temi di dialogo interreligioso, della tutela delle minoranze religiose e del rapporto tra politica estera e religioni.
  Sempre quest'anno, in preparazione della quarta edizione del MED Dialogues, a settembre si è tenuto a Firenze un evento focalizzato su questo tema «Towards MED – What is the problem with religion?».
  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha anche sostenuto finanziariamente l'organizzazione del convegno «Diritti umani e libertà religiose» tenutosi a Baghdad il 18-19 dicembre 2017. Il convegno è stato organizzato dall'Università Cattolica del Sacro Cuore e ha visto la partecipazione di esperti e intellettuali iracheni e internazionali, nonché di rappresentanti di diverse religioni e istituzioni irachene. Temi principali del convegno sono stati la promozione del dialogo interreligioso e interculturale, la lotta alle violenze settarie, la diffusione di una cultura di rispetto delle diversità.
  La riflessione avviata a Baghdad è proseguita lo scorso ottobre con un convegno ad Amman, in Giordania, sempre organizzato da CRiSSMA (Centro di Ricerche sul Sistema Sud e il Mediterraneo Allargato), che ha permesso uno scambio di riflessioni e visioni tra membri rinomati e le differenti comunità delle tre grandi religioni monoteiste.
  Tra gli altri, ha partecipato al seminario il principe Hassan, che si è soffermato sulla necessità di superare le divisioni settarie ed etniche che minano l'unità della regione, ribadendo che i valori del dialogo e dell'uguaglianza sono componenti essenziali per il riconoscimento alle minoranze confessionali.
  Sempre nell'ottica di favorire il dialogo interreligioso per promuovere la libertà di Pag. 8religione o credo, a settembre 2017 la nostra ambasciata ad Amman ha patrocinato, insieme alla delegazione dell'Unione europea in Giordania, un seminario sulla figura di Mosè nel Giudaismo, Cristianesimo e Islam. L'evento è stato organizzato dal Royal Institute for Inter-Faith Studies (RIIFS) di Amman e dalla Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII di Bologna, ed era legato alla tutela e promozione della libertà di religione e alla protezione del patrimonio culturale e religioso.
  La difesa del patrimonio è, infatti, un impegno morale ed etico, ancor prima che politico, in quanto fondamento della civiltà, testamento per l'identità umana e ricchezza culturale propria dell'intera umanità.
  L'Italia è promotrice di una rinnovata azione della comunità internazionale a difesa del patrimonio culturale e religioso, elemento fondamentale per garantire il rispetto e la libertà di manifestare la propria religione e tutelare le identità storiche e culturali di una società.
  A tal proposito, il nostro Paese sostiene pienamente l'azione intrapresa dall'UNESCO a tutela del patrimonio culturale delle aree di crisi attraverso la creazione, su proposta italiana, di un meccanismo per interventi di urgenza e ha sottoscritto, nel febbraio 2016 un memorandum di intesa con UNESCO che, nell'ambito della coalizione Unite for Heritage, mette a disposizione dell'UNESCO la task force italiana con la partecipazione del Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale (TPC).
  Nel 2017 l'Italia ha sostenuto e promosso iniziative sul tema, anche nell'ambito della Presidenza del G7, che per la prima volta ha visto l'organizzazione di una riunione dei ministri della cultura G7 a Firenze, nel marzo 2017 e del mandato di membro non permanente del Consiglio di sicurezza ONU.
  In particolare, a marzo 2017 l'Italia, insieme alla Francia, ha promosso una risoluzione del Consiglio di sicurezza sulla protezione del patrimonio culturale e il contrasto al traffico illecito di beni culturali, contenente previsioni volte a contrastare i fenomeni di violenza etnica e religiosa, facilitando anche, nel più lungo termine, i processi di pacificazione e riconciliazione nazionale.
  In ambito bilaterale la libertà di religione o credo e i diritti degli appartenenti alle minoranze religiose sono temi sollevati regolarmente in tutte le occasioni di dialogo che l'Italia ha nel campo dei diritti umani con Paesi terzi.
  Voglio infine sottolineare che il nostro è un impegno ambizioso e a tutto campo, che coinvolge non solo le istituzioni e la nostra rete diplomatica, ma anche le organizzazioni di società civile con cui collaboriamo in modo assiduo e proficuo in vista dell'obiettivo condiviso di garantire il rispetto dei diritti fondamentali e delle dignità di ciascun essere umano.
  Vi ringrazio. Sono disponibile a rispondere alle vostre domande.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  IVAN SCALFAROTTO. Intervengo soltanto per onore di cronaca. Ringrazio il sottosegretario per l'illustrazione e per le parole condivisibili che ha detto.
  Auspichiamo che il Governo sia sempre impegnato su questi temi e che prosegua lo storico impegno italiano a favore dei diritti umani. Noi siamo stati storicamente, come si ricordava, anche tra i più forti e strenui sostenitori, anche in sede ONU, della moratoria sulla pena di morte.
  L'Italia è stata protagonista di quella stagione, di quella battaglia e deve continuare ad esserlo. Tuttavia, mi corre un obbligo, se non altro di cronaca, di sottolineare che tra le parole del sottosegretario e le azioni, la propaganda di questa maggioranza, di questo Governo, direbbe il Presidente del Consiglio che c'è un grande iato, una divisione, una cesura tra le cose dette e le cose che sentiamo e che vediamo fare.
  Ho sentito parlare di lotta alla discriminazione, ho sentito parlare di diritti delle donne, di tutela e protezione dei diritti dei bambini, del traffico degli esseri umani, Pag. 9della tutela delle persone con disabilità, della tutela di libertà di religione. Eppure alla cronaca quotidiana del nostro Paese non sfugge che la libertà di religione nel nostro Paese è fortemente combattuta dalle forze di governo.
  Mi riferisco alla Lega che anche in luoghi dove c'è una comunità islamica di una qualche rilevanza ha sempre combattuto perché non ci fossero spazi dedicati a queste persone affinché potessero pregare e quindi professare la propria religione in modo dignitoso.
  Ricordo che nella mia città, a Milano, manca uno spazio di questo tipo e la Lega si è sempre fatta strenua sostenitrice del fatto che non si costruisse una moschea o un luogo di preghiera nella città di Milano.
  Nella città di Sesto San Giovanni, sempre alle porte di Milano, il tema della moschea o della presunta moschea è stato oggetto principale della campagna elettorale, forse quasi l'unico oggetto del dibattito dell'ultima campagna elettorale per le elezioni comunali a Sesto San Giovanni.
  Diritti delle donne. Abbiamo avuto soltanto poche settimane fa le donne in piazza contro il disegno di legge Pillon; un disegno di legge che penalizza moltissimo le donne nel loro percorso di autonomia, di indipendenza in caso di crisi familiare. È un disegno di legge che pone i diritti delle donne sotto una serissima minaccia.
  Ho sentito parlare di tutela e protezione dei diritti dei bambini, del traffico di esseri umani, però quest'oggi noi andiamo in Aula a discutere di Global Migration Compact, un documento al quale l'Italia, in teoria, avrebbe aderito per bocca del Presidente del Consiglio Conte e che oggi la maggioranza sta in qualche modo ritrattando. Vedremo quale sarà l'esito della votazione, vedremo ancora se ci sarà una votazione, ma il Global Migration Compact prevede degli obblighi molto precisi in capo agli Stati aderenti, proprio a tutela dei minori, dei minori non accompagnati, prevede una cooperazione internazionale per frenare il traffico di esseri umani.
  Parlare, da un lato, di tutela dei diritti dei bambini e di voler limitare il traffico degli esseri umani e poi non aderire al Global Migration Compact pare francamente una contraddizione in termini che, ovviamente, l'opposizione non può che sottolineare.
  Ho sentito parlare di disabilità, ma sappiamo benissimo che la legge di bilancio o almeno la bozza di legge di bilancio, il fantasma della legge di bilancio – non so come definirlo – quella cosa che stiamo aspettando e che non sapremo se mai vedremo arrivare in Parlamento, insomma quella cosa che ci avete fatto votare alla Camera dicendo che era la legge di bilancio, sui disabili, sulle persone con disabilità, ha fatto talmente poco da provocare la fuoriuscita di un componente del gruppo del Movimento 5 stelle dalla sua fondazione, che proprio per protesta ha lasciato il gruppo di appartenenza per passare non soltanto a un altro gruppo, ma a un gruppo di opposizione.
  Del resto, le persone che hanno fatto battaglie sul tema delle persone con disabilità come l'onorevole Versace, l'onorevole Noja ci hanno parlato abbondantemente della totale trascuratezza che il Governo ha avuto nei confronti delle persone con disabilità.
  Come spesso accade in questa Commissione, sentiamo parole che da un certo punto di vista ci confortano, ma poi, purtroppo, se confrontate con l'operatività quotidiana, vediamo che questo è un Governo che sicuramente non si distingue per le sue posizioni in tema di diritti umani.
  Se soltanto volessimo fare un breve elenco delle cose che il Ministro per la famiglia e per le disabilità Fontana dice, per esempio, per le persone della comunità LGBT, basterebbe quello per capire che prima di parlare di diritti umani questo Governo dovrebbe fare una seria pulizia al proprio interno, nel senso di lucidare l'argenteria e cercare di essere coerente tra le cose che dice e le cose che fa.
  Grazie, sottosegretario Di Stefano, per le belle intenzioni, ma dall'opposizione non si può che far notare che lo iato, come dice il Presidente Conte, tra il dire e il fare è grande come il mare.

  DIMITRI COIN. Voglio solo stigmatizzare in dieci secondi il quantitativo enorme Pag. 10di inesattezze – mi verrebbe da dire stupidaggini – che ho sentito in questi ultimi minuti in merito a quelle che dovrebbero essere le posizioni della Lega, a cui non replicherò e che non sottolineerò in questo momento.

  IVAN SCALFAROTTO. [fuori microfono]

  PRESIDENTE. Collega, questa è la valutazione dell'onorevole Coin rispetto alle sue opinioni.

  IVAN SCALFAROTTO. Presidente, mi tuteli! D'ora in poi faccio anch'io valutazioni di merito su quello che dicono gli altri.

  PRESIDENTE. Sono già state fatte in Commissione, più volte, da più colleghi. In ogni seduta ci sono interventi a titolo personale sugli interventi degli altri colleghi. Questo atteggiamento è diventata una prassi e costantemente si esce fuori dall'argomento all'ordine del giorno....

  IVAN SCALFAROTTO. [fuori microfono]

  PRESIDENTE. Mi fa finire?

  IVAN SCALFAROTTO. Non può dire che sono stupidaggini...

  PRESIDENTE. Posso finire?

  IVAN SCALFAROTTO. Io me ne vado. Se l'opposizione non può dare...

  PRESIDENTE. Posso parlare? Altrimenti diventa un dialogo tra di voi.

  DIMITRI COIN. Io ho sottolineato – e invito magari a risentire la registrazione – le inesattezze che dal mio punto di vista, in quanto rappresentante della Lega, sono state dette su quelle che sono le posizioni della Lega e che ho definito, personalmente (perché io le ritengo tali), una serie di stupidaggini. Ripeto quello che ho detto.

  PRESIDENTE. Nonostante il collega se ne sia andato, sottolineo, perché rimanga a verbale, che è oramai prassi consolidata in questa Commissione, mentre i colleghi stanno intervenendo, un costante atteggiamento di demolizione rispetto a quello che viene detto da parte degli altri colleghi, come viene detto e la pronuncia che viene utilizzata.
  Visto che oramai è diventato un argomento costante e soprattutto si esce dall'ordine del giorno, quello di cui stiamo parlando, per entrare nel merito della questione politica, che non c'entra, nello specifico, con quello che stiamo trattando, mi sembra che la frase detta dal collega sia semplicemente una sua valutazione rispetto a un tema, che può essere presa in maniera offensiva, ma non mi sembra che fosse particolarmente sconvolgente nel tono e nel merito.
  Non so se il collega Coin vuole continuare, altrimenti diamo la parola al sottosegretario Di Stefano per la replica.
  Prego, sottosegretario.

  MANLIO DI STEFANO, sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale. Grazie, presidente. Speriamo che nessuno valuti la mia pronuncia, altrimenti siamo rovinati. A parte gli scherzi, volevo rispondere all'onorevole Scalfarotto, che ha toccato argomenti anche meritori, al di là delle oggettive valutazioni partitiche.
  L'argomento della libertà di religione è un argomento importante, in particolare sugli spazi di preghiera. È un argomento sul quale ho lavorato direttamente, anche nell'esperienza di Milano di cui parlava l'onorevole Scalfarotto, ad esempio, dove il dibattito politico sulla concessione o meno degli spazi di preghiera, in particolare all'Islam con le moschee, è stato un argomento fortemente dibattuto.
  Le ultime due Giunte – tra l'altro questo l'avrei voluto dire al collega Scalfarotto – a guida PD non hanno mai autorizzato la creazione di moschee sul territorio. Quindi, il concetto, secondo me, più importante dovrebbe essere quello di far uscire dalla diatriba politica, specialmente elettorale, il discorso della tutela dei diritti costituzionali, Pag. 11 perché il diritto di preghiera è un diritto costituzionale, non è un ambito di cui possiamo discutere in commissione se sia giusto o sbagliato. È un diritto costituzionale e come tale andrebbe garantito.
  Sarebbe interessante, una volta tanto, poter andare in questa visione delle cose, anche nel dibattito cittadino, perché poi la concessione di luoghi di preghiera è una materia assolutamente cittadina e non di ambito nazionale.
  Sulla questione diritti delle donne credo che questo Parlamento, sin dall'approvazione della Convenzione di Istanbul, che è stato il primo atto della scorsa legislatura, si sia dimostrato compatto e coeso tra opposizione e maggioranza nella battaglia a tutela dei diritti delle donne. Credo, quindi, che su questo solco dobbiamo continuare a lavorare perché c'è stata una ampissima collaborazione in questi anni e avrete notato tutti che ho trattato argomenti di almeno cinque o sei anni a questa parte.
  Veramente io terrei fuori dalle audizioni dibattiti partitici e mi manterrei sulla fattualità delle cose. Questo è un Parlamento che, fortunatamente, è stato sempre molto compatto sul tema dei diritti, e dei diritti delle donne, come dicevo prima, in particolare e dei diritti dei minori, che è un altro argomento che ha toccato l'onorevole Scalfarotto molto importante, secondo me, perché al di là del fatto che il nostro Paese sia campione da questo punto di vista a livello anche europeo io personalmente nel mio ruolo di delegato al Consiglio d'Europa nell'ultima legislatura ho toccato con mano quest'argomento.
  Presiedevo il Comitato per i minori rifugiati al Consiglio d'Europa ed è stato sempre rimarcato come il nostro quadro normativo sia uno di quelli più all'avanguardia anche tra i Paesi europei sulla protezione dei minori, sia migranti che ovviamente cittadini italiani. Si può certamente migliorare.
  Ci sono degli ambiti sui quali invito la Commissione anche a riflettere, quali quelli dei tutor che assistono i minori non accompagnati, che è un argomento di cui si è discusso anche nell'ultima legislatura quando si sono approvati atti relativi proprio alla materia dei minori non accompagnati, ed è una materia sulla quale probabilmente il Parlamento potrebbe tornare a occuparsi per migliorare la norma e far sì che la tutela dei minori non accompagnati, ad esempio, sia poi nella concretezza fattibile grazie a un sistema che funziona anche nell'accompagnamento agli stessi, cosa che oggi ha ancora qualche limite, qualche difetto.
  Si è parlato di disabilità. Non entrerò – in questo caso veramente voglio volare più alto di questi argomenti – nella polemica su cosa si è fatto e cosa no. Dico soltanto che nella manovra è presente un incremento di 10 milioni di euro per il 2019 al Fondo diritti al lavoro per i disabili, per garantire appunto una maggiore possibilità di assunzione. Parliamo di 10 milioni in un anno. Sicuramente sono materie per le quali bisognerebbe spendere dieci volte tanto, siamo tutti d'accordo. Facciamo i conti con il bilancio ogni anno e chiunque sia stato al governo sa quanto sia difficile poi trovare i fondi per queste coperture.
  Credo che lo si sia fatto comunque in modo importante anche in quest'ultima manovra. Tra l'altro, è stato già approvato nel passaggio alla Camera. Questo è quanto per il momento.
  Vi lascio la parola per altre domande.

  YANA CHIARA EHM. Grazie, presidente. Grazie sottosegretario per questa spiegazione per me esaustiva e anche importante in quanto abbiamo comunque toccato dei temi sia generali, ma anche concreti su tematiche che effettivamente, oggigiorno, hanno una importanza fondamentale.
  Vorrei fare due riflessioni proprio sui temi trattati e poi fare qualche domanda su altrettanti temi specifici per poi poter magari elaborare su temi più generali.
  La questione delle spose bambine, dei diritti dei bambini e dei minori non accompagnati, delle minoranze religiose sono tutte tematiche estremamente attuali che hanno una loro importanza, se non un crescendo in alcuni ambiti di necessità di essere ripresi sotto l'ala protettiva. Penso alle spose bambine: a livello mondiale questo Pag. 12 fenomeno è ancora ben presente, se non crescente.
  Sulla questione delle minoranze religiose e libertà di religione io non vorrei tanto entrare in merito al diritto di professione, come ha detto il sottosegretario, che è un diritto costituzionale, quindi non se ne deve neanche discutere, potrebbe più far riflettere il fatto che l'Italia sulla libertà di pensiero in una statistica è arrivata al 159° posto su 196, in mezzo a Paesi che forse di libertà ne hanno ben meno.
  Secondo me, questo potrebbe far riflettere a livello generale per poter aumentare la libertà di pensiero su tutti i vari canali: libertà di religione, libertà in tanti ambiti, non solo sulla questione religiosa.
  Credo che in questo caso – questo è importante sottolinearlo – fare dei convegni, fare informazione possa essere fondamentale per comunque mantenere la tematica attuale, sempre all'ordine del giorno.
  Sulla disabilità si è appena precisato il fatto che non è che non ce ne stiamo occupando, anzi, è sicuramente tra i nostri punti primari. Personalmente, proprio partendo da questi ambiti generici, vorrei entrare nel merito con alcune domande ed esempi che poi possono essere discussi anche sul quadro più generale.
  Il primo caso, che forse è quello più attuale che stiamo dibattendo in questo momento è il caso Regeni-Egitto. Ormai da troppi anni se ne parla, a gennaio saranno tre anni. In questo caso sarebbe interessante, anche dopo la decisione da parte del Parlamento di interrompere i rapporti, sapere cosa si pensa di fare con l'Egitto e anche con l'Inghilterra, visto che comunque Regeni è stato uno studente lì all'epoca.
  Un altro punto è la parte dei Paesi con i quali noi abbiamo rapporti commerciali e anche aumenti di rapporti commerciali, ma dove per l'appunto la questione dei diritti umani spesso viene o sorvolata o non presa proprio in considerazione.
  Un esempio che potrei fare in questo momento, ma ce ne sarebbero tanti, potrebbe essere la Cina: un Paese dove i nostri interessi commerciali sono in crescendo, ed è una notizia ovviamente positiva, dove, però, i diritti umani sono probabilmente non all'ultimo posto, ma tra gli ultimi posti, dove c'è ancora la pena di morte e quant'altro.
  Della questione yemenita ne abbiamo parlato in varie occasioni. Credo sia una tematica o forse anche un emblema di come si tratta in questo caso neanche di una guerra, neanche di un conflitto, ma piuttosto di una crisi umanitaria, una delle più gravi dove coloro che stanno soffrendo sono proprio i civili.
  Infine, altre due tematiche. Una è la FGM (Female Genital Mutilation), la mutilazione genitale, che è ben presente in tantissimi Paesi, anche in Italia in piccolissima percentuale, per fortuna, ma specialmente nell'Africa subsahariana con la Somalia, la Nigeria, che hanno dei numeri incredibili. Cosa riusciamo noi a fare al riguardo?
  Una tematica che non abbiamo proprio toccato, che secondo me è una tematica estremamente importante, riguarda i diritti LGBT, che ovviamente riguardano non soltanto il mondo su scala globale, ma ovviamente anche la nostra Italia, e come riusciamo in quel caso a essere sempre più sensibili, ad essere sempre più proattivi verso questa libertà.
  Grazie mille.

  MANLIO DI STEFANO, sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale. Sia sul caso Regeni sia in generale sui rapporti bilaterali e il metterli in relazione ai diritti umani, la questione è molto delicata. È evidente che c'è un potenziale di azione da parte del nostro Governo, di qualunque governo intendo, del governo nazionale, per il rispetto di alcuni istituti internazionali che non si possono scavalcare, quale ovviamente la sovranità degli altri Paesi.
  È chiaro che nei nostri rapporti economici con la Cina, che ho citato come caso, nei memorandum of understanding che ci vengono proposti...Non è un caso, infatti, che ad esempio il memorandum of understanding sulla Belt and Road Initiative sia fermo con l'Italia in questo momento, nonostante sia stato firmato automaticamente come hanno fatto altri Paesi. Non è un caso Pag. 13che sia così, proprio perché noi non barattiamo l'opportunità economica con l'ignorare alcuni princìpi che per noi sono dei capisaldi.
  Ad esempio, con la Cina alcuni aspetti legati al libero mercato, alla libera concorrenza, al diritto dei lavoratori sono argomenti dove, in effetti, il Governo cinese è meno sensibile di quello italiano e quando i memorandum of understanding non riportano questi aspetti come prioritari per noi diventano non firmabili fino a modifica degli stessi.
  Questa è stata un'azione che l'Italia storicamente ha portato avanti. Tuttora, quando tutto il mondo parla della Belt and Road Initiative e alcuni Paesi sono lanciati nella firma di questi accordi, l'Italia, anche in un contesto europeo che sostanzialmente ha fatto le stesse scelte, si è dimostrata molto più cauta proprio perché per noi alcuni argomenti come il level ground field e la protezione dei diritti dei lavoratori, e dei minori in alcuni casi (basti pensare ad alcune miniere in Africa o anche in America Latina), sono argomenti per noi centrali che vincolano – nonostante non ci sia un obbligo di legge – nel rapporto etico tra Paesi la firma o meno di alcuni accordi. Questo per garantire che c'è questa attenzione.
  Ovviamente, non si può pensare di escludere dai rapporti bilaterali alcuni Paesi perché non sono al cento per cento compliant con quello che noi riteniamo essere il livello giusto, perché poi l'azione degli istituti soprattutto multilaterali è proprio quella in realtà, una costante moral suasion per far sì che anno dopo anno i livelli siano sempre migliori e più accettabili.
  La cosa importante da segnalare è che questa è un'azione che si fa, come dicevo nel mio discorso iniziale, sia a livello bilaterale, ma soprattutto devo dire forse anche con maggiore efficacia, a livello multilaterale sia di Unione europea che di Nazioni Unite, utilizzando gli strumenti che in quei consessi sono disponibili, proprio perché lì siedono anche questi Paesi in maniera formale e non in maniera soltanto di rapporto bilaterale, quindi ci viene anche più facile agire in quest'ottica.
  Sul caso Regeni la situazione è bene o male simile. Il livello di attenzione italiana, specialmente dopo l'ultima decisione di interrompere i rapporti parlamentari, mi sembra che sia al massimo del potenziale, onestamente. Abbiamo dei rapporti con l'Egitto consolidati dalla vicinanza anche geografica e storica, i quali però sono stati in questo momento assoggettati anche alla risoluzione di questo caso, con un'azione parlamentare forte, con un'azione governativa forte. Non sfugge a nessuno che il caso Regeni sia stato messo al centro dei dialoghi sia nelle visite del Ministro Moavero che nei rapporti del Presidente Conte con il Presidente Al-Sisi, nonché in occasione delle visite in Egitto del Ministro dell'interno, del Presidente della Camera Roberto Fico e del Ministro Di Maio.
  Di conseguenza, credo che ora occorra avere – uso una parola che dopo tre anni, come è stato citato, forse è sbagliata – pazienza e continuare con questa insistenza, cercando di arrivare a un obiettivo concreto, al risultato concreto.
  Diritti LGBT. Ho citato all'inizio del mio discorso il concetto di interdipendenza tra i diritti, perché, secondo noi, non c'è un diritto di una categoria piuttosto che di un'altra che in Italia possa essere ostaggio di dibattito politico. I diritti sono interdipendenti nel vero senso della parola: i diritti LGBT sono esattamente gli stessi diritti che tutti i cittadini italiani devono avere indistintamente. Quindi, per noi è una priorità lavorare su quei diritti come lavorare su tutti gli altri. Lo facciamo regolarmente e non è un caso che anche sui tavoli LGBT, insieme alle Nazioni Unite, l'Italia sia protagonista costantemente di un'azione forte di moral suasion verso quei Paesi, mi riferisco ad esempio al Golfo e al Medio Oriente, dove questi diritti sono totalmente negati, se non addirittura causa di condanne, che è ancora peggio.
  Per fortuna l'Italia anche in questo caso ha una normativa molto all'avanguardia, ma è inutile dire che si può sempre lavorare per migliorare questi aspetti.
  Spose bambine e mutilazioni genitali. È una delle battaglie italiane storiche, quindi veramente credo di non dover aggiungere Pag. 14altro. Specialmente sulle mutilazioni genitali l'Italia è sempre stata leader e ci viene riconosciuto: ogni volta che alle Nazioni Unite, come anche quest'anno, c'è un tavolo sul tema l'Italia è presente e tendenzialmente è anche leader del tavolo di dibattito. Sono molto orgoglioso di questo e credo che possiamo esserlo tutti.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Ringrazio il sottosegretario per l'audizione.
  Vorrei avere due valutazioni dal sottosegretario. La prima è su una questione che so essergli molto cara e che alle volte riemerge nella discussione di commissione, ovvero la possibilità di rivedere la legge n. 185 del 1990 sulla fornitura di armamenti, con la questione centrale di come evitare l'esportazione di armi laddove c'è una violazione dei diritti umani non riconosciuta internazionalmente, ma dove si fa una valutazione italiana. Vorrei conoscere, quindi, le suggestioni del sottosegretario su questo tema.
  La seconda questione riguarda, invece, l'Unione europea. L'Unione europea è sempre stata una costruzione che ha voluto garantire i diritti individuali e i diritti umani all'interno dello spazio dell'Unione e all'esterno, facendone uno strumento di politica estera. Stiamo assistendo a procedure, ex articolo 7 dei Trattati, su due Stati, Polonia e Ungheria; in particolare, in Polonia con una grande preoccupazione sull'indebolimento dei meccanismi costituzionali a tutela dei diritti individuali, mentre in Ungheria la procedura ex articolo 7 è stata aperta anche per questioni – come dice il rapporto del Parlamento europeo – che riguardano la tutela della libertà religiosa, la tutela della libertà di associazione e, per certi versi, anche una preoccupazione sul tema della libertà di stampa.
  Vorrei una valutazione del sottosegretario su questi due casi, sui quali credo che l'Italia debba prendere una posizione.

  MANLIO DI STEFANO, sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale. Ringrazio la collega Quartapelle per le domande molto pertinenti.
  Io stesso, sulla legge n. 185 del 1990, rispondendo in Aula a un question time sul tema, ho detto che, secondo me, è proprio il classico tema di cui si deve occupare il Parlamento. Non lo dico per eludere una risposta, che vi darò comunque, ma perché è il mio punto di vista. Ovviamente, sono disponibilissimo, anzi, a favorire un dibattito anche parlamentare nel rispetto del Regolamento della Camera.
  Credo che il problema di base sia ormai abbastanza chiaro a tutti. Non esiste una norma perfetta. Il caso più discusso, quello della vendita di armi all'Arabia Saudita, che finiscono in Yemen, ad esempio, è un caso eclatante; oppure penso al caso dell'azienda sarda Rwm. La norma oggi è al cento per cento rispettata e ha dei paletti chiari che riguardano i Paesi con chiara violazione dei diritti umani, situazione che deve essere, però, certificata da un organismo terzo, ad esempio le Nazioni Unite. Non è il caso dello Yemen, ad esempio, dove abbiamo rapporti soltanto di organizzazioni non governative, seppur assolutamente veritieri, dal mio punto di vista. Quello di Rwm è un altro caso specifico: la triangolazione intraeuropea della vendita di componenti fa sì che l'armamento finale, assemblato, possa andare, tramite altri Paesi, a Paesi ai quali magari noi non venderemmo.
  Credo che la questione possa essere risolta non tanto tecnicamente, quanto attribuendo alla vendita di armi una responsabilità politica. Ripeto: è la mia umile visione. La modifica fatta nel 2012, se non erro, della legge n. 185 del 1990, che toglieva il Comitato politico dalla firma degli appalti di vendita, ritengo sia stato un errore. Credo che non si possa lasciare a un diplomatico, in questo caso, della UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali d'armamento) alla Farnesina la responsabilità - tra l'altro, è una responsabilità limitata, poiché applica la legge e firma quello che c'è da firmare - di valutare anche il contesto politico.
  Credo che un organo politico possa, nel caso contingente, ad esempio, dell'Arabia Saudita, valutare che, al di là della conclamata violazione, l'Italia possa per sei mesi, un anno sospendere le forniture, un po’ come ha fatto la Germania fino a gennaio. Pag. 15Questo darebbe anche maggiore dinamismo, maggiore velocità nelle scelte.
  Credo, però, che non si possa ignorare che c'è un problema ancora più grande, ossia quello dell'azione comunitaria su questo caso. Dico una parola che viene considerata un'utopia in questo momento, ne sono consapevole. Mi riferisco alla moratoria europea su alcuni Paesi nella vendita di armi. È un argomento che si può valutare in seno all'Unione europea, ma che certamente, dal mio punto di vista, ancora una volta, non porterà facilmente a una soluzione, perché gli interessi sono troppo alti.
  L'Italia è già oggi, in realtà, uno dei Paesi che vende meno a questi Paesi. Il 2017 lo chiudemmo con un saldo, verso l'Arabia Saudita, di appena 9 milioni di euro, il che significa, paradossalmente, se volessimo vedere le cose dalla parte opposta, che è l'Arabia Saudita a tenere aperto un canale verso di noi di acquisto per non chiudere i rapporti politici, probabilmente. L'Italia vendeva oltre 400 milioni soltanto cinque anni fa. Quindi, il crollo c'è stato.
  In contemporanea, però, altri Paesi dell'Unione europea vendono in cifre a nove zeri. C'è chiaramente un problema europeo su questo tema. Anche in questo caso, la responsabilità politica potrebbe far sì che l'argomento sia più centrale nei tavoli del Consiglio europeo. Questa è un'idea. Un tavolo parlamentare, ripeto, secondo me sarebbe la cosa ideale su questo aspetto.
  Per quanto riguarda l'Unione europea, la situazione di Ungheria e Polonia è una situazione della quale credo abbiate consapevolezza tanto quanto me, se non di più. Non voglio dirvi nulla di nuovo. Da parte del Governo italiano non c'è mai stata alcuna volontà né di emulare né di non condannare questi atteggiamenti. Tutt'altro. La libertà di espressione, la libertà di stampa, le libertà individuali le consideriamo fondamentali e - mi viene da dire, dal mio punto di vista - l'ultimo baluardo rimasto in piedi dell'Unione europea. Abbiamo sempre detto tutti - credo - in questo Parlamento che l'Unione europea, per riguadagnare la fiducia dei cittadini europei, deve tornare a occuparsi delle sue fondamenta, quindi della società, del diritto degli esseri umani che vivono nell'Unione europea, prima che di altri ambiti più strettamente economici.
  Va da sé, dal nostro punto di vista, che l'attivazione dell'articolo 7 in Polonia e in Ungheria sia un segnale pesante e da condannare di una deriva presente in alcuni Paesi sempre più distanti dai princìpi fondativi dell'Unione europea.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. È da condannare l'attivazione?...

  MANLIO DI STEFANO, sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale. No, sono da condannare le cause dell'attivazione.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Noi, come Italia, sosterremo?...

  MANLIO DI STEFANO, sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale. C'è la ovvia necessità di contrastare tutti i percorsi che si distacchino dalle fondamenta dell'Unione europea, quindi libertà...

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Sosterremo tutte e due le procedure?

  MANLIO DI STEFANO, sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale. Sì, sicuramente.

  PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario.
  Se non ci sono altri interventi, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.30.