Sulla pubblicità dei lavori:
Grande Marta , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Audizione in videoconferenza dello European Union Special Representative for Human Rights, Stavros Lambrinidis.
Grande Marta , Presidente ... 3
Ehm Yana Chiara (M5S) ... 4
Grande Marta , Presidente ... 4
Lambrinidis Stavros , Rappresentante Speciale dell'Unione europea per i diritti umani ... 4
Grande Marta , Presidente ... 7
Fassino Piero (PD) ... 7
Boldrini Laura (LeU) ... 8
Grande Marta , Presidente ... 9
Lupi Maurizio (Misto-NcI-USEI) ... 9
Di Stasio Iolanda (M5S) ... 10
Ehm Yana Chiara (M5S) ... 10
Grande Marta , Presidente ... 10
Lambrinidis Stavros , Rappresentante Speciale dell'Unione europea per i diritti umani ... 10
Grande Marta , Presidente ... 14
Lambrinidis Stavros , Rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani ... 14
Grande Marta , Presidente ... 14
Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero-Sogno Italia: Misto-MAIE-SI;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MARTA GRANDE
La seduta comincia alle 14.05.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione in videoconferenza dello European Union Special Representative for Human Rights, Stavros Lambrinidis.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione in videoconferenza dello European Union Special Representative for Human Rights, Stavros Lambrinidis.
Saluto e ringrazio l'onorevole Lambrinidis per la sua disponibilità a prendere parte ai nostri lavori.
Stavros Lambrinidis, già europarlamentare e Vicepresidente della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo, è stato nominato, con decisione del Consiglio dell'Unione europea 2012/440/PESC, Rappresentante Speciale dell'Unione europea per i diritti umani il 25 luglio 2012, nell'ambito del Quadro strategico e del Piano d'azione dell'Unione europea in materia di diritti umani e democrazia.
L'obiettivo principale del Rappresentante Speciale è di migliorare l'efficacia e la visibilità della politica dell'Unione europea in materia di diritti umani, operando in stretta sinergia con il Servizio europeo per l'azione esterna. Tale obiettivo viene perseguito attraverso il rafforzamento del dialogo con i Governi dei Paesi terzi e le organizzazioni internazionali e regionali in materia di diritti umani, nonché con le organizzazioni della società civile, nonché attraverso un rinnovato impulso al ruolo dell'Unione nella promozione della democrazia e dello stato di diritto in tutto il mondo. Il mandato del Rappresentante Lambrinidis scadrà il 28 febbraio 2019 e sono già in corso le procedure per l'approvazione di una nuova decisione del Consiglio dell'Unione europea che conferisca l'incarico a un'altra eminente personalità dell'Unione.
Segnalo che il 12 dicembre scorso il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione sulla Relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2017 e sulla politica dell'Unione europea in materia, nella quale, tra le altre cose, esorta l'Unione europea e i suoi Stati membri a perseguire l'integrazione delle norme europee ed internazionali in materia di diritti umani, stato di diritto, democrazia e diritti delle minoranze alle quali sono vincolati, nonché a garantire maggiore coerenza tra le politiche interne ed esterne dell'Unione europea in materia di diritti umani e un miglior coordinamento tra le politiche esterne degli Stati membri in settori quali la migrazione, la lotta al terrorismo e il commercio, dal momento che l'influenza dell'Unione europea quale attore internazionale credibile e legittimo dipende in larga misura dalla sua capacità di promuovere il rispetto dei diritti Pag. 4 umani e della democrazia sia al suo interno che oltre le sue frontiere.
Prima di dare la parola al nostro ospite, chiedo alla collega Ehm, in qualità di relatrice sull'indagine conoscitiva, se desidera svolgere qualche considerazione introduttiva. Poi lasciamo la parola al signor Lambrinidis.
YANA CHIARA EHM. Grazie, presidente. Vorrei ringraziare il signor Lambrinidis per la sua disponibilità oggi ad essere qui in audizione su una tematica che oggigiorno probabilmente è una delle più attuali: la questione dei diritti umani è una tematica estremamente vasta, comprendendo una molteplicità incredibile di fenomeni che attualmente stanno accadendo in tutto il mondo e quindi anche l'esigenza di parlarne sempre, di provare a migliorare sempre tanti aspetti, dalla questione religiosa alla questione dei programmi umanitari. Se ne parlava l'altro giorno con il nostro sottosegretario Di Stefano con riferimento a tematiche come l'attenzione ai minori o l'attenzione alle spose bambine.
Ringrazio un'altra volta il Rappresentante Lambrinidis per essere qui. Sarò molto lieta di ascoltarlo attentamente e di fare poi alcune domande più specifiche al riguardo.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie. Sono lieta di dare la parola al signor Lambrinidis affinché svolga il suo intervento. Grazie.
STAVROS LAMBRINIDIS, Rappresentante Speciale dell'Unione europea per i diritti umani Grazie, signora presidente. È un onore per me essere con voi oggi. Sono grato per essere stato invitato personalmente, ma per motivi legati a precedenti impegni non ho potuto essere a Roma.
Vorrei ringraziare la Commissione che ha voluto tematizzare nel Parlamento italiano un ambito come i diritti umani. Vorrei congratularmi con l'Italia, che ha ottenuto un seggio al Consiglio per i diritti umani dell'ONU per il triennio 2019-2021.
Signora presidente, onorevoli commissari, l'Europa ha un interesse vitale a promuovere i diritti umani. Non siamo una potenza mondiale che è pronta a usare armi per imporre le proprie visioni: siamo sempre stati concentrati sulla stabilità internazionale, sullo Stato di diritto a livello multilaterale. I diritti umani sono un elemento del diritto internazionale. Altri vorrebbero avere un mondo basato sul potere e non si interessano ad una questione come i diritti umani, ma noi vogliamo sempre che restino in cima all'agenda internazionale.
Nel 2016 l'Unione europea ha creato un Quadro strategico per la promozione dei diritti umani e ha elaborato un Piano d'azione concreto, discusso con tutti gli Stati membri, per la promozione dei diritti umani. Negli oltre 150 Paesi in cui abbiamo ambasciate dell'Unione europea il lavoro sui diritti umani viene condotto a stretto contatto con le ambasciate degli Stati membri e con l'ambasciata del Paese che ci ospita. Questo è un segno caratteristico dell'adozione del Quadro strategico. Non sto dicendo cose ovvie.
Le strategie individuali sui diritti umani vengono elaborate anche individualmente dagli Stati membri dell'UE e sono un elemento caratteristico su base annuale. Vengono stabilite, quindi, priorità per il lavoro che l'Unione europea svolge nei singoli Stati membri. Abbiamo svolto un lavoro davvero considerevole, anche in relazione all'abolizione della pena di morte, che sono lieto di vedere continuare ad essere una priorità per l'Italia: alle Nazioni Unite, a New York, abbiamo presentato una risoluzione contro la pena di morte e abbiamo avuto numerosi voti di sostegno, molti di più rispetto al passato. Il lavoro dell'Italia, il lavoro delle organizzazioni della società civile è sempre stato fondamentale ed è degno di nota, proprio per il successo che abbiamo conseguito.
Anche i diritti delle donne sono una priorità, vostra e nostra. Anche la libertà di religione e di credo, che è stata un tema sul quale mi sono concentrato, anche in relazione alla mia visita a Myanmar, quando ho rappresentato l'Unione europea, in Egitto, negli altri Paesi. Pag. 5
Il concetto della responsabilità, laddove ci siano violazioni dei diritti umani, e l'affermazione dello Stato di diritto hanno registrato notevoli progressi negli ultimi anni, proprio grazie alla decisione dei singoli Stati membri che hanno voluto che i diritti umani fossero non una nota a piè di pagina, ma un tema centrale.
Noi siamo una potenza che punta all'affermazione dello Stato di diritto a livello globale, ma abbiamo anche interessi strategici di natura economica che dipendono strettamente dal dinamismo, dalla stabilità dei singoli Stati affinché ci sia occupazione e la partecipazione attiva della forza lavoro.
I diritti umani e il loro rispetto sono legati a valori sanciti a livello universale. Quest'anno celebriamo il settantesimo anniversario della Dichiarazione dei diritti dell'uomo. Tutti i diritti umani si basano sul concetto fondamentale della dignità umana. L'universalità dei diritti umani è sancita ovunque, perché l'universalità è importante. È importante in sé, ma è legata anche al mantenimento degli interessi di ogni singolo Stato.
Qualunque organizzazione politica che non basi la propria esistenza sul concetto di dignità umana non potrà avere successo. Nessuno può uccidermi, colpirmi, picchiarmi e incarcerarmi, anche se io non piaccio a tutti. Qui non sono in gioco semplici contrapposizioni tra est e ovest, ma parliamo di princìpi universali. Quando si parla di valori così dobbiamo rafforzare la nostra capacità a livello di singoli Stati membri per promuovere tutti i nostri interessi, in tutto il mondo. Noi viviamo oggi, purtroppo, in un mondo in cui diritti umani non sono vittime soltanto delle dittature e dei regimi autoritari, ma vengono violati anche laddove ci sia populismo, mancanza di inclusione.
Ci sono soggetti che non amano i diritti umani perché viene violata la loro capacità di violare e di manipolare il potere a loro piacimento. I Paesi che violano i diritti e che si impegnano politicamente contro i diritti umani a volte trovano la resistenza delle organizzazioni internazionali e regionali.
È chiaro che noi non dobbiamo smettere di svolgere la nostra azione. In quanto Unione europea dobbiamo garantire che chi viola i diritti umani sappia e capisca che per noi i diritti umani non sono un semplice bel concetto, ma sono nel nostro dna.
A volte in Europa ci concentriamo sulle nostre carenze in termini di diritti umani e proviamo disagio per la nostra situazione quotidiana, ma ci sono centinaia di milioni di persone in tutto il mondo che sperano di poter vivere in futuro una situazione simile alla nostra. Siamo riusciti a risorgere dal secondo conflitto mondiale. Siamo sopravvissuti all'Olocausto, ma siamo riusciti a diventare il gruppo di nazioni più prospero e vitale del mondo, e lo siamo da decenni. Per loro, per queste centinaia di milioni di persone, siamo un esempio.
Dobbiamo cercare di non dimenticare la necessità di mantenere e sostenere i valori come i diritti umani per non perdere la nostra credibilità e non far danno ai nostri interessi strategici. Credo che ci saranno Stati o soggetti che continueranno ad essere aggressivi, ma lo saremo anche noi, senza essere offensivi. Noi lo faremo per difendere valori fondamentali.
Di recente all'Assemblea Generale delle Nazioni unite, alla presenza del Segretario Generale delle Nazioni unite, del nuovo Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e in presenza del capo di Human Rights Watch – vorrei sottolineare la presenza di tutti questi attori – abbiamo lanciato l'iniziativa sulle «buone storie in materia di diritti umani». Lo abbiamo fatto per allearci, in quanto Unione europea, all'inizio con tredici Paesi di tutto il mondo che si ritengono titolari della tutela dei diritti umani, affinché si parli alla società civile, considerando la società civile un partner fondamentale, affinché si possano affrontare sfide fondamentali in ciascun Paese che riguardano la povertà, l'ambiente, la promozione della sicurezza, la pace sociale e la stabilità attraverso politiche di sostegno dei diritti umani e non politiche che vìolino tali diritti.
Questi esempi non sono noti a tanti nel mondo. Il motivo per cui abbiamo voluto Pag. 6concentrarci su questi esempi è che, alla luce di quanto viene divulgato dai media, che parlano dei cosiddetti «cattivi» che vengono arrestati, si parla anche di esempi molto positivi, dei cosiddetti «buoni». Poi c'è una zona grigia. Ci sono numerosi Paesi che non sono perfetti nell'attuazione dei diritti umani, ma cercano di migliorare e di diventare perfetti ogni giorno. Questi Paesi sono al centro tra il bene e il male. Abbiamo considerato strategico nell'Unione europea includere questi Paesi, formare con loro una coalizione. In coordinamento con gli Stati membri, il prossimo febbraio a Ginevra lanceremo di nuovo l'iniziativa in un nuovo contesto. Costruiremo nuovi ponti a Ginevra. Consideriamo questo come una priorità di tutti gli Stati membri della stessa Unione europea.
Attraverso questa coalizione esportiamo le nostre buone pratiche in termini di diritti umani. Non siamo semplicemente dei guardiani dei diritti umani. Non vogliamo considerare questa coalizione contro qualcuno, ma a favore di tutti coloro che vogliono migliorare in termini di diritti umani. In Burkina Faso diciassette ong, con l'approvazione del presidente e del governo, hanno formato una coalizione per monitorare l'attuazione delle politiche dei diritti umani da parte del governo e del presidente, per garantire che queste politiche raggiungano i più vulnerabili e i più lontani nel Paese.
Nella stessa sala in cui abbiamo lanciato l'iniziativa c'erano rappresentanti dei governi. In tanti Paesi gli Obiettivi di sviluppo sostenibile vanno di pari passo e vedono l'azione congiunta di governi e società civile.
Oggi sono stati conseguiti progressi in termini di riduzione della povertà insieme ai governi, alla società civile, con tutti i poteri dei vari Stati. Questo progetto è ufficiale. Chiunque voglia ridurre la povertà con un processo inclusivo può collaborare, naturalmente, alla nostra iniziativa sulle buone storie in termini di diritti umani. Due anni fa abbiamo lanciato un'alleanza, la cui prima riunione ministeriale si è tenuta di recente, per porre fine alla tortura e alla pena di morte. Questa coalizione lavora e vede coinvolta l'Unione europea.
Voglio chiarire un aspetto. Non vogliamo portare avanti e utilizzare la bandiera dell'Unione europea. Noi vogliamo agire insieme ad altre potenze, riunire insieme soggetti che altrimenti non sarebbero coinvolti in questo processo. Vogliamo conferire poteri ad altri per rendere le coalizioni più grandi e più potenti. Vogliamo dare poteri alla società civile, alle donne, ai bambini, alla stampa, ai tribunali, alle istituzioni indipendenti per i diritti umani in tutto il mondo. Questo è il focus del nostro lavoro negli ultimi due anni. Sappiamo che i diritti umani non avranno presa perché l'Unione europea si imporrà su altri Paesi.
Cerco di concludere rapidamente, così possiamo dar vita al dibattito.
Lavorare con la società civile, conferire poteri a donne e bambini è stata sempre una priorità fondamentale per noi. Se si guarda allo Strumento europeo per la democrazia e i diritti umani, si tratta del meccanismo più grande e più potente al mondo a sostegno delle attività della società civile. Sono loro che decidono cosa fare con il nostro sostegno. Si tratta di uno strumento europeo.
Centinaia di difensori dei diritti umani hanno visto salva la loro vita negli ultimi anni proprio perché in coordinamento con i singoli Stati membri abbiamo fornito loro finanziamenti sul campo. Migliaia di processi di difensori dei diritti umani sono stati seguiti dall'Unione europea nei vari Paesi e da singoli Stati membri e finanziati con lo Strumento europeo.
Le nostre linee guida sui diritti umani per la libertà di religione e per il sostegno a donne e bambini rappresentano uno strumento fondamentale. Abbiamo lanciato con le Nazioni Unite l'anno scorso un fondo di circa 500 milioni di euro a sostegno dell’empowerment femminile e per la lotta alla violenza contro le donne in varie regioni del mondo.
Siamo consapevoli di dover affrontare altre sfide. Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite deve essere riformato, tant'è che c'è stato il ritiro degli Stati Uniti, ma ci sono ancora degli spazi aperti, abbiamo Pag. 7 margine di manovra e, grazie al sostegno di chi è a favore dei diritti umani, riusciremo a convincere anche chi viola i diritti umani, e sono molto lieto per questo che l'Italia sia tra i membri del Consiglio per i diritti umani.
Quando viaggio nel mondo, quando vengono meno tutti gli argomenti contro i diritti umani, a volte mi si chiede: chi è Lei per parlare? Guardi l'Europa, guardi la sfida per la migrazione, guardi l'emergere della xenofobia. Lei chi è per parlare qui?
La domanda mi sembra sempre legittima quando ho dei dibattiti in giro per il mondo. A volte, ci sono violazioni molto gravi dei diritti umani anche in Europa, ma c'è un punto fondamentale da ricordare: nessuno è perfetto in materia di diritti umani. La cartina di tornasole non è la perfezione. Ma questo non significa automaticamente che tutti dobbiamo essere ugualmente imperfetti. C'è qualcosa che fa la differenza.
L'Europa è una risposta. È sempre stata una risposta. La differenza non è la perfezione, è se ci siano all'interno di ciascun Paese, di ciascuna regione, istituzioni indipendenti che ci consentano di aspirare alla perfezione.
Allora, mi chiedo: avete dei tribunali indipendenti, che possano processare un poliziotto che ha picchiato un manifestante e riescano a condannarlo? Avete una stampa indipendente? Sicuramente, in Europa c'è nella maggior parte dei casi. Mi si dice che tanti giornalisti europei riescono a stare a Bruxelles, a parlare liberamente, a fare coperture e servizi indipendenti e che possono dire quello che vogliono, anche che sono critici.
Allora, è importante che ci sia un dibattito all'interno di ogni Paese. Ci sono istituzioni indipendenti per i diritti umani? C'è una società civile, fondamentalmente indipendente, che possa contestare l'azione del governo? È importante che ci sia uno scambio. Si fa la differenza quando si aspira al miglioramento. Se ci sono tutte queste cose nei vostri Paesi, allora si può parlare.
In Europa abbiamo sempre avuto tutto questo. Nella nostra politica estera non si punta il dito contro chi viola i diritti umani. Invece di puntare semplicemente il dito, è importante darsi la mano con chi voglia lavorare, con chi voglia garantire la presenza di istituzioni indipendenti che lavorano insieme alla società civile.
Avremo successo, in fin dei conti, solo se riusciremo a lavorare insieme, tutti e ventotto o ventisette. Dobbiamo essere in grado di mandare al mondo un messaggio per cui noi restiamo insieme per migliorare il mondo, come abbiamo reso migliore l'Europa.
Grazie, signora presidente. Mi rendo conto di essere stato veloce su tanti punti. Resto in attesa delle vostre domande. Grazie.
PRESIDENTE. Ringraziamo il dottor Lambrinidis per il suo intervento.
Do la parola ora agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
PIERO FASSINO. Ringrazio il Rappresentante Speciale. Ho due domande da rivolgergli.
La prima riguarda la nozione di diritti umani. Quella di diritti umani è una nozione evolutiva, naturalmente, e nel corso del tempo la categoria dei diritti umani si è molto allargata. Penso, per esempio, al fatto che oggi una diffusa cultura ambientalista della sostenibilità considera vivere in un ambiente pulito e sano un diritto umano. Penso a come sia evoluta la nozione di diritti umani intorno ai temi dell'orientamento sessuale e via di questo passo.
La mia domanda è: fino a che punto possiamo accettare una dilatazione costante e continua della categoria dei diritti umani? Quanto più si dilata la categoria, e la cosa naturalmente corrisponde a un'evoluzione culturale della società, tanto più diventa complicato mettere in campo un'azione di tutela adeguata. Un conto è tutelare alcuni diritti fondamentali universalmente riconosciuti e sanciti dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo (il diritto di espressione, il diritto all'istruzione, il diritto alla salute, il diritto alla vita), altra cosa è una nozione che via via si allarga, ripeto con giustificate ragioni, ma che rende Pag. 8obiettivamente più complessa un'azione di tutela. Questa è una prima questione su cui vorrei conoscere l'opinione del Rappresentante.
Il secondo tema riguarda gli strumenti con cui tutelare i diritti umani e soprattutto agire laddove i diritti umani sono negati o oppressi. Uno strumento che tradizionalmente viene assunto è quello delle sanzioni. C'è un Paese che viola i diritti umani e lo si punisce, lo si sanziona attraverso un meccanismo, che è appunto quello delle sanzioni economiche e non soltanto economiche.
Io penso che si debba fare una riflessione su questo tema. Le sanzioni hanno un'efficacia certamente dissuasiva, e quindi sono uno strumento utile, ma dobbiamo anche sapere che le sanzioni erigono immediatamente un muro di incomunicabilità nei confronti di coloro che vengono considerati soggetti che violano i diritti umani e quindi sono sanzionati.
Lei ha fatto riferimento al Myanmar. Io sono stato per quattro anni il Rappresentante Speciale dell'Unione europea per il Myanmar e fino a che nei confronti della giunta militare del Myanmar, che era dittatoriale e anche molto sanguinaria, abbiamo esercitato un'azione unicamente sulla base di sanzioni, nulla è cambiato. Nel momento in cui, accanto alle sanzioni, che abbiamo mantenuto, abbiamo aperto una capacità di interlocuzione con le autorità del Myanmar, abbiamo determinato una situazione che alla fine ha portato alla liberazione di Aung San Suu Kyi.
Il tema di come si combina una strategia «del bastone e della carota» mi pare che sia un punto fondamentale: rigorosi nel sanzionare chi viola i diritti umani, ma anche capaci di costruire quei canali – non uso neanche la parola «dialogo» – di interlocuzione che consentano, accanto allo strumento della sanzione, di far muovere una situazione nella direzione di far riconoscere dei diritti e farli rispettare laddove oggi non sono rispettati.
Su questo vorrei conoscere il parere del Rappresentante Speciale. Grazie.
LAURA BOLDRINI. Grazie, signora presidente.
Ringrazio lo Special Representative for Human Rights per la sua presentazione, piena di spunti interessanti. Per motivi di tempo dovrò limitare alcune osservazioni ad alcuni punti specifici.
Ha ragione lo Special Representative quando dice che l'Unione europea è una bussola nel mondo, un punto di riferimento, una pietra miliare per tutti coloro che hanno a cuore i diritti umani e lo Stato di diritto.
Negli ultimi tempi, però, ci siamo trovati in una situazione che in qualche modo ha messo un'ombra su questo nostro primato. Mi riferisco, per esempio, a una visita istituzionale che feci da Presidente della Camera in Libano. Ebbene, colloquiando con le autorità libanesi, a un certo punto ci furono rivolte anche delle considerazioni un po’ sarcastiche: «voi in Europa, per sostenerci, volete che apriamo i rubinetti dei flussi migratori e vi diamo parte del nostro milione e mezzo di rifugiati siriani? Voi, in Europa, volete che accada questo per far sì che noi possiamo avere un sostegno materiale necessario per poter continuare nell'accoglienza, come è accaduto in Turchia? Volete questo voi europei? Voi europei – come Lei diceva – chi siete per poterci fare la lezione?».
Lei sa benissimo che la situazione del Libano, che è un piccolo Paese, è una situazione molto critica, di fronte a un accordo che si fa con la Turchia, dove non c'è certo una situazione talmente specchiata da poter dire che in quel Paese i diritti oggi vengano pienamente rispettati, e si chiede a quel Paese di trattenere lì milioni di rifugiati, si manda un messaggio molto ambiguo al resto del mondo, cioè che basta fare in modo che le persone fuoriescano in massa per riuscire ad avere una reazione da parte dell'Unione europea.
Ancora, signor Special Representative, nella Sua relazione c'è anche un aspetto sulla tortura: io per venticinque anni ho lavorato alle Nazioni Unite e per quindici all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, so cosa succede in Libia, so qual è la situazione rispetto ai diritti umani in Libia, lo so non perché me l'hanno raccontato, ma perché l'ho sentito direttamente Pag. 9 dai diretti interessati. È concepibile che l'Unione europea faccia accordi e l'Italia, anche a livello bilaterale, con quel Paese, senza aver prima una garanzia sulla tutela dei diritti di quelle persone che vengono detenute in quei luoghi terribili, sia nei centri cosiddetti «governativi», sia in quelli non governativi, dove, se possibile, le condizioni sono ancora più deprecabili? Non perdiamo completamente la nostra autorevolezza, non ci mettiamo direttamente all'angolo, non perdiamo decenni di lavoro fatto sul tema dei diritti umani?
Si pensa sempre che i diritti umani siano gli altri a non rispettarli, allora io vorrei portare la Sua attenzione anche sulle realtà dei Paesi europei. Parlo del mio Paese, l'Italia. Se Lei mi chiedesse come oggi io dipingerei la situazione del nostro Paese, Le risponderei così: viviamo in un tempo in cui c'è la politica dell'odio e l'odio nella politica, e la politica dell'odio ha bisogno del capro espiatorio, che una volta si chiama «migranti», un'altra volta si chiama «Istituzioni europee».
L'odio in politica vuol dire che l'avversario è vissuto come un nemico, dunque il dibattito politico diventa qualcosa di veramente feroce.
Tra gli altri punti Lei tocca internet, allora io mi pregio di ricordarle che questo Parlamento nella scorsa legislatura produsse una costituzione per i diritti e doveri di internet, un esercizio complesso. Siamo stati il primo Parlamento a produrre una Carta di valore generale, di princìpi costituzionali su internet. Penso che su internet si giochi anche la partita dei diritti umani, dove le donne oggi sono il maggior capro espiatorio dell'odio, e glielo dico perché, dando seguito a una raccomandazione del Consiglio d'Europa nella scorsa legislatura, facemmo anche una commissione sui fenomeni di odio, ce lo chiese il Consiglio d'Europa.
Nella relazione di quella commissione, al numero uno tra le vittime dell'odio ci sono le donne, la misoginia, quindi credo che in un forum in cui si va a discutere di diritti umani oggi non si possa prescindere dalle nuove forme di violazione dei diritti delle persone e soprattutto dalle realtà che anche nel nostro continente si vengono a creare in Paesi che sono già stati richiamati dalle Istituzioni europee, come l'Ungheria e la Polonia, ma anche in altri Paesi che a quel fronte si vanno avvicinando, come il nostro.
La ringrazio, signor Special Representative.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il collega Lupi, anch'egli relatore di questa indagine conoscitiva.
MAURIZIO LUPI. Grazie, presidente, e grazie al Rappresentante Speciale per i diritti umani per la disponibilità che ci ha concesso. Insieme alla collega siamo relatori di questa indagine conoscitiva e lo scopo, come Lei sa, è quello di capire, come Parlamento, come il lavoro del nostro Stato e complessivamente degli Stati occidentali dell'Unione europea possa, attraverso la diplomazia, attraverso risorse, azioni inclusive e conoscenza della realtà, far sì che i diritti umani vengano non solo rispettati, ma tutelati nella loro essenziale dignità.
Ho due domande in particolare proprio riguardo al lavoro che stiamo svolgendo. Lei svolge questo compito di Rappresentante Speciale per i diritti umani da quasi sei anni, quindi ha un osservatorio molto importante non solo nelle intenzioni, ma può oggi fare una sintesi, tirare le somme e anche indicare all'Unione europea ma a tutti noi che ne facciamo parte anche correzioni nell'azione di rafforzamento.
Delle due domande una riprende l'osservazione fatta dal collega Fassino. Lei più volte ha dichiarato che i diritti umani non sono un concetto romantico, ma la difesa dei diritti umani è la soluzione e non un problema, la modalità con cui si prevengono i conflitti e si tutela la convivenza civile all'interno di una comunità. Le società democratiche devono garantire un sostegno ad una società civile che possa includere e valorizzare la dignità della persona.
Vengo alla domanda: come si concretizza il sostegno da parte delle Istituzioni dell'Unione europea e degli Stati al lavoro che viene svolto dalle organizzazioni non governative sul territorio? Pag. 10
L'altro quesito si ricollega all'esempio fatto dal collega Fassino: come si conciliano prese di posizione dure da parte dell'Unione europea, e quindi anche l'applicazione di sanzioni, e l'elemento della moral suasion, del convincimento, della collaborazione, del dimostrare che la difesa dei diritti umani è un vantaggio anche per quello Stato, non uno svantaggio?
Questa è la mia domanda e ovviamente La ringrazio di cuore ancora per la sua disponibilità, ma mi interessava molto una sintesi, dopo tanti anni di esperienza, del suo lavoro.
IOLANDA DI STASIO. Grazie soprattutto per gli spunti di dibattito su un argomento che intendiamo approfondire.
Intervengo semplicemente per uno spunto di riflessione che riguarda l'impegno della nostra nazione nella promozione e tutela dei diritti umani. Mi allaccio a questo perché il Movimento 5 stelle ha presentato una proposta di legge a prima firma Scagliusi, che si occupa dell'istituzione di un Comitato indipendente per la promozione e la tutela dei diritti umani, proposta che abbiamo fortemente voluto perché a distanza di venticinque anni non vi è alcun tipo di Comitato, nonostante una risoluzione dell'Assemblea Generale dell'ONU prefigurasse questo obiettivo.
Tengo a precisare che tale proposta di legge al momento è in esame alla Commissione affari costituzionali, e questo va a rimarcare quanto sia volontà non solo politica ma anche del Governo e della nazione, perché sappiamo che i diritti umani non hanno colore politico, ma hanno l'esigenza di essere protetti e tutelati. In questo senso, tendevo appunto a rassicurare sul fatto che l'Italia si impegnerà in tale direzione. Grazie.
YANA CHIARA EHM. Grazie, presidente. Ringrazio il Rappresentante Speciale Lambrinidis per aver dato una panoramica ampia e importante su una tematica, su cui io ribadisco, mi trovo perfettamente d'accordo: deve essere un impegno imprescindibile, al quale non ci possiamo sottrarre. Non possiamo neanche farne a meno, secondo me.
Stavo proprio pensando oggi al fatto, e sono d'accordo con il collega Fassino, che i diritti umani hanno un'importanza se rimangono tali. Se vengono annacquati potrebbero anche perdere di importanza e rilevanza o potrebbero anche non essere più considerati come noi li abbiamo conosciuti, come li abbiamo anche sottoscritti settant'anni fa nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo.
In questo campo, vorrei un attimo tornare in un ambito più concreto. Ovviamente, ogni Paese ha l'obbligo, il dovere di impegnarsi al massimo sulla questione dei diritti umani. È chiaro, e lo vediamo come Italia, ma anche come Unione europea, che collaborando insieme in quest'ambito, si può ottenere molto, molto, molto di più.
Stamattina abbiamo avuto l'onore di avere la nostra Viceministra Del Re in audizione. Abbiamo parlato di Mediterraneo e delle tante tematiche correlate con l'ambito dei diritti umani. Abbiamo parlato della Libia, di Israele e Palestina, dei diritti delle donne. Sono tutte tematiche che alla fine contengono anche tanti spunti. I diritti umani in tanti casi non sono presenti o sono parzialmente presenti, e dobbiamo sempre fare di più.
La mia domanda è molto generica, ma molto importante: come possiamo far sì che i diritti umani rimangano un punto imprescindibile per tutti i Paesi? Credo che sia importante l'unione, l'unanimità, in questo campo. Come possiamo anche attuarli nei punti più concreti? Potremmo pensare ad aumentare la cooperazione allo sviluppo, in modo che attraverso lo sviluppo ci possa essere anche un incremento dei diritti umani in vari campi. Quali sono le azioni che potremmo sostenere ancor di più in questo settore per incrementare proprio un ambito del diritto che per tutti noi è imprescindibile? Grazie.
PRESIDENTE. Grazie. Non essendovi altri interventi da parte dei colleghi, do la parola al nostro ospite affinché possa rispondere.
STAVROS LAMBRINIDIS, Rappresentante Speciale dell'Unione europea per i diritti Pag. 11 umani. Grazie mille, signora presidente, e grazie ai commissari per le eccellenti domande.
Parto dall'ultima domanda dell'onorevole Ehm. Qual è la cosa migliore che si possa fare per promuovere i diritti umani? Brevemente, la strategia che noi utilizziamo e stiamo attuando nell'Unione europea per rendere le cose più comprensibili è quella delle «sette E».
La prima cosa che facciamo è quella di concentrarci sull’empowerment. Ci concentriamo sul conferimento dei poteri alla società civile, alle istituzioni indipendenti, alla stampa, ai parlamenti, ai tribunali in varie parti del mondo. Occorre che ci sia la titolarità dei diritti umani da parte dei popoli sul campo. Non possono essere imposti dall'esterno.
La seconda «E» è engagement, impegno. Abbiamo cominciato a operare confrontandoci con i Paesi che violano i diritti umani ma anche con i Paesi che proteggono i diritti umani. Ci impegniamo, ci sentiamo coinvolti, non ci fermiamo seduti nei nostri uffici e non ci limitiamo a guardare quel che accade nel mondo. Utilizziamo le nostre capacità per essere presenti al livello politico più alto per poter creare fiducia anche con i governi più duri del mondo affinché essi possano conseguire dei miglioramenti in termini di diritti umani. Il coinvolgimento e la partecipazione sono, quindi, fondamentali.
La terza «E», enlarging, vuol dire allargare, allargare le coalizioni. Non siamo soli: utilizziamo il nostro potere per riunire insieme altri Paesi con la nostra iniziativa sulle «buone storie dei diritti umani». Abbiamo avviato dialoghi sui diritti umani con la Lega araba, l'Unione africana e altri soggetti, altri Stati, per poter individuare all'interno di ogni istituzione, all'interno di ogni Stato, persone e processi che possano diffondere la titolarità dei diritti. Vogliamo una coalizione.
Noi creiamo buone coalizioni che contrastino e si confrontino con le cattive coalizioni. Incoraggiamo i soggetti esterni. Abbiamo strumenti a disposizione che ci consentono di farlo, ad esempio il sistema delle preferenze generalizzate. Operiamo affinché vengano attuate tutte le convenzioni che parlano di diritti umani, anche nell'Organizzazione internazionale per il lavoro, affinché si creino accordi commerciali con i Paesi che hanno difficoltà in relazione ai diritti umani. Utilizziamo strumenti di incoraggiamento, l'aiuto allo sviluppo.
A volte dimentichiamo che rappresentiamo solo l'8 per cento della popolazione del mondo, solo il 18 per cento dell'economia del mondo, ma più del 55 per cento degli aiuti allo sviluppo proviene dagli Stati membri dell'Unione europea, e questo è un aiuto allo sviluppo straordinario, che serve per costruire scuole per ragazzi e bambini che possano studiare, che possano uscire da condizioni di miseria. Con questi fondi costruiamo ospedali, strutture che consentano a tutti di uscire da condizioni terribili. Abbiamo strumenti per incoraggiare e cerchiamo di incoraggiare anche attraverso le nostre argomentazioni. E in questo mi ricollego anche alla domanda dell'onorevole Fassino e ad altre che mi sono state rivolte.
I diritti umani sono universali, si basano sulla dignità umana. Non dipendono dalla diversità del sistema politico o della religione. Noi cerchiamo di applicarli e vanno applicati in maniera uguale ovunque.
Affianchiamo gli aiuti allo sviluppo con le nostre argomentazioni. Sappiamo che non siamo tutti uguali. Non è facile parlare di diritti umani in Paesi o a rappresentanti di religioni che hanno sensibilità diverse dalle nostre. Questo non vuol dire che non debbano essere applicati, ma che devono essere presentati in maniera diversa. A volte, alcuni mi dicono: signor Lambrinidis, perché non pensa anche ai gay e alle lesbiche? Più dell'80 per cento delle persone, secondo i sondaggi nel nostro Paese, non è a favore di quelle persone. Perché Lei parla contro la pena di morte quando più del 90 per cento delle persone nel nostro Paese è a favore della pena di morte?
Io rispondo: i diritti umani non vi dicono che cosa deve piacere e cosa non deve piacere, tutti hanno il diritto di avere delle sensazioni, magari non vi piaccio perché sono greco, vorreste che fossi italiano, va bene, avete il diritto di provare questo, ma Pag. 12i diritti umani non riguardano quel che deve piacere, nessuno può imprigionarmi o darmi un calcio perché sono greco e non vi piaccio.
Non dimentichiamo mai che oggi si può essere maggioranza in un contesto e domani minoranza in un altro, i diritti umani non sono per le singole minoranze, ma riguardano tutti, perché tutti noi siamo minoranze che creano società forti e dinamiche. Non dobbiamo dimenticare la necessità di costruire comunità contro chi è contro i diritti e accusa i difensori dei diritti umani di occuparsi solo delle singole persone. Non è vero, io in ogni sala guardo la maggior parte dei presenti e la maggior parte delle volte sono uomini, e allora dico loro: la maggior parte di voi qui è uomo, ma non dovete pensare di essere voi a prevalere, dovete ricordarvi anche dei poteri e dei diritti che vanno dati agli altri, cioè alle donne, voi qui oggi siete la maggioranza, ma altrove potreste essere minoranza per la vostra religione, perché avete una disabilità o un credo politico.
Nel momento in cui si apre la porta ad una discriminazione o all'odio perché si è maggioranza, allora si apre la porta all'inferno. Dobbiamo ricordare, incoraggiare e sostenere le nostre argomentazioni.
Ci sono coloro che vogliono applicare la forza, ci sono alcuni Governi che non fanno che uccidere, imprigionare e violare i diritti di chi è contro di loro. In quei casi gli Stati membri dell'Unione europea hanno fatto sentire la loro apertura, hanno fatto sentire la loro voce, si è lavorato molto a livello diplomatico e in cima a tutta questa forma di azione e reazione c'è la Corte internazionale.
Si parla anche delle sanzioni, che, è vero, non sono nel sistema dell'Unione europea un mezzo in sé, servono per ottenere dei cambiamenti sul campo, a volte non si può fare a meno di evitarlo.
Quello che è accaduto in Myanmar e il fatto che l'UE abbia appoggiato alcune sanzioni, il fatto che ci sia un embargo sugli armamenti in quel Paese è probabilmente il minimo che si possa fare: possiamo continuare a discutere ancora del Myanmar, ci sono situazioni in cui ci sono terribili violazioni dei diritti umani, per cui significherebbe sparare al cuore dell'UE se ignorassimo quelle situazioni, ma non si può pensare che le sanzioni per magia cambino tutto.
Quel che facciamo è utilizzare le sanzioni insieme ad un'interazione costante. All'inizio dell'anno sono stato in Myanmar e ho incontrato il capo delle forze armate, abbiamo parlato delle sanzioni. Quando mostriamo impegno per la salvaguardia dei diritti umani, anche nel caso più estremo delle sanzioni non troviamo delle porte chiuse, effettivamente si capisce che noi vogliamo aprire delle porte anche se non abbiamo la bacchetta magica, non si sa mai che proporzione di punizione si debba dare, quanta proporzione di incoraggiamento. Ecco perché occorrono i politici, che speriamo siano saggi, coerenti e forti per perseguire la politica nella misura giusta, a seconda dei Paesi (tutto dipende dai casi singoli).
La sesta «E» è embody, includere i diritti umani nelle attività politiche, nelle azioni da intraprendere. L'onorevole Boldrini ha parlato della migrazione e credo che sia estremamente importante per noi in Europa essere in grado di garantire in maniera coerente il rispetto dei diritti dei migranti secondo il diritto internazionale, all'interno dei nostri Paesi.
Questo significa il diritto a fare ricorso, ad essere accolti in centri in cui ci siano condizioni decenti in cui vengano applicate le direttive europee. Questo significa trattare i migranti in modo umano, senza violare diritti, e consentire il ritorno di coloro che non abbiano il diritto di rimanere senza che si sentano giudicati in maniera negativa.
La migrazione per me è un tipo di questione da affrontare con un altro approccio: non possiamo dimenticare i diritti dei rifugiati e dei migranti e non dobbiamo dimenticare il motivo per cui scappano, che è la guerra, ma anche la povertà, situazioni critiche nei loro Paesi. È importante garantire aiuti allo sviluppo, sostenere le aziende affinché investano nei Paesi di origine. Pag. 13
È vero che in Libia la sfida della violazione dei diritti umani è davvero enorme. Noi lavoriamo con le Nazioni Unite e con l'Unione africana per cercare di stabilire rapporti di collaborazione e garantire che le violazioni dei diritti umani in questi campi possano terminare. Siamo riusciti anche a far ritornare in maniera sicura migliaia di persone nei loro Paesi d'origine e vorremmo anche operare per porre fine alla tratta degli esseri umani.
I trafficanti di esseri umani sono più numerosi dei trafficanti di droga, questa è l'attività economica illecita più grande al mondo e noi Unione europea dobbiamo prendere posizione su questo. Non è una sola questione, un solo tema, dobbiamo integrare i diritti umani (embody), e noi abbiamo tribunali liberi, stampa libera, istituzioni libere qui in Europa e sono lieto di sentire che anche in Italia vogliate creare un'istituzione indipendente per i diritti umani.
Questo è il potere dell'Europa, il potere di dimostrare la nostra capacità di affrontare queste questioni e di essere di esempio ad altri.
Per quanto riguarda l'istruzione, non si può esercitare un diritto, a meno che non lo si conosca. Ecco perché ci concentriamo anche su questo. Onorevole Fassino, quanto è ampio il concetto dei diritti umani? Questo non è mai stato un impedimento al mio lavoro, le persone non scoprono nuovi diritti, ma una nuova crisi nel mondo dimostra come i diritti esistenti debbano essere applicati. Ecco perché parliamo di interconnessione dei diritti umani sullo scenario internazionale.
Tempo fa abbiamo iniziato a legare i cambiamenti climatici alla povertà, le crisi idriche si sono collegate anche alla migrazione, alla violazione dei diritti umani, alla morte di tante persone. Adesso i cambiamenti climatici sono diventati centrali nel nostro dibattito, quindi questa interconnessione si è ulteriormente rafforzata.
Credo di aver risposto più o meno a tutte le domande, ma voglio chiudere con questo. All'inizio degli anni duemila, come ricorderete, parlavamo degli Obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni Unite. Qualche anno fa li abbiamo rinnovati e adesso si chiamano Obiettivi di sviluppo sostenibile. Questo significa che il mondo cambia, quindi gli obiettivi del millennio sono terminati, adesso parliamo di sostenibilità. Lo facciamo perché abbiamo capito, all'inizio degli anni Duemila, che a breve termine era necessario uno sviluppo che potesse essere fermato nel caso in cui ci fossero state violazioni dei diritti umani. È chiaro che non si possono violare i diritti dei lavoratori o inquinare l'ambiente per produrre merci a più buon mercato. Abbiamo capito che questo tipo di sviluppo, senza eccezione, porterebbe al crollo delle società, dei contratti sociali, al crollo delle comunità, della coesione sociale, e abbiamo detto no. Lo sviluppo non basta, deve essere sostenibile.
Questa è l'esatta espressione che nel dibattito internazionale l'Unione europea esige come prioritaria, prima ancora della sicurezza globale. Molti violatori dei diritti, in tutto il mondo, ci dicono che lottano contro il terrorismo, ma che importa, sacrificano la società civile per la lotta al terrorismo, sacrifichiamo altro per la lotta al terrorismo. Quindi, per motivi di deterrenza, chi se ne importa, uccidono anche trafficanti di droga per porre fine al problema. No, anche la sicurezza deve essere sostenibile; non va bene la sicurezza da sola, in sé, deve essere sostenibile. Si può ottenere sicurezza arrestando chi è in contrasto con noi, forse arrestando dei manifestanti, e allora si ha l'impressione di aver creato calma? Questa è sicurezza? Ma non si fa altro che dividere una società! Non si può imprigionare qualcuno semplicemente perché non è gradita quella persona.
È fondamentale ricordare l'importanza della fiducia a lungo termine della popolazione nelle istituzioni. Quelle persone incarcerate ingiustamente si radicalizzerebbero in prigione e ne uscirebbero persone peggiori. Non si può lottare contro il terrorismo senza ricordare i diritti umani. Non si può. Guardate i terroristi, guardate quello che odiano: loro odiano i diritti umani. Perché Boko Haram ha attaccato duecento ragazze e le ha rapite, invece di bombardare una stazione della polizia? E Pag. 14perché i talebani hanno cercato di uccidere Malala Yousafzai? E perché Daesh in Iraq ha rapito delle ragazze yazide, ha esercitato violenza sessuale e poi le ha uccise? Che cosa c'è di così spaventoso a pensare che le ragazze siano intelligenti? La risposta è che le ragazze intelligenti diventano ragazze istruite e le ragazze istruite diventano donne che cercano di cambiare l'equilibrio dei poteri in qualunque società ed è l'ultima cosa che i terroristi vogliono: le società con poteri. Loro vogliono, invece, dei buchi neri nelle società, che possano riempire con il loro odio. E allora, che cosa si deve utilizzare per combattere il terrorismo? L'istruzione di ragazze e ragazzi. Quello è un diritto fondamentale.
Ricordate: proteggete la libertà di espressione che i terroristi odiano; proteggete la libertà di religione e di credo che i terroristi odiano. Noi abbiamo una strategia nell'Unione europea. Ho parlato delle sette «E», ma spero che dietro questo elenco possiate capire che per noi la tutela degli interessi economici e geostrategici può avvenire con politiche basate sui diritti umani. Quando ci saranno altri Paesi, in tutto il mondo, che fanno come noi avremo una coalizione. Quando verremo accusati di essere tutti uguali, noi diremo di no. Siamo uguali nel senso che combattiamo le violazioni dei diritti umani e portiamo unità invece di odio.
È vero che anche i populisti cercano di dividerci in tutto il mondo, perché cercano dei capri espiatori, cercano di disseminare odio. Nelson Mandela ha detto una volta: «Nessuno è nato per odiare gli altri. Se si prende un bambino nero e uno bianco e li si mette insieme, quei bimbi non si odiano, anzi ognuno è interessato all'altro, e si toccano. Alla fine finiranno per odiarsi, ma se questo accadrà è perché qualcuno ha insegnato loro l'odio. Se si può insegnare l'odio a qualcuno, si può insegnare anche l'amore».
In Europa 70 anni fa ci odiavamo gli uni con gli altri e adesso non posso dire che ci amiamo, sicuramente, ma di certo siamo l'Unione più forte del mondo perché ci siamo uniti. Ed è questo che possiamo insegnare al mondo, anche in relazione ai diritti umani, che non sono un concetto romantico. Non è idealismo, ma è il nucleo di una politica estera.
Auspico che nel futuro l'Europa possa avere ancora la leadership in questa lotta.
PRESIDENTE. Avvierei alla chiusura questa audizione, ringraziando il dottor Lambrinidis per il suo intervento e le importanti informazioni che ci ha veicolato oggi attraverso l'audizione.
Le auguro un buon lavoro e buone feste, visto che siamo in periodo natalizio e di chiusura dell'anno. Grazie.
STAVROS LAMBRINIDIS, Rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani. Grazie. Auguri anche a voi.
PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.15.