Sulla pubblicità dei lavori:
Boldrini Laura , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Boldrini Laura , Presidente ... 3
O'Flaherty Michael , Direttore dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA) ... 4
Boldrini Laura , Presidente ... 7
Comencini Vito (LEGA) ... 7
Boldrini Laura , Presidente ... 7
Formentini Paolo (LEGA) ... 8
Boldrini Laura , Presidente ... 8
O'Flaherty Michael , Direttore dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA) ... 8
Boldrini Laura , Presidente ... 10
O'Flaherty Michael , Direttore dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA) ... 10
Boldrini Laura , Presidente ... 10
Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI
La seduta comincia alle 9.05.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera.
L'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto delle deputate e dei deputati secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.
Audizione del Direttore dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA), Michael O'Flaherty.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione del Direttore dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA-Fundamental Rights Agency), Michael O'Flaherty.
Anche a nome dei componenti del Comitato, saluto e ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori il Professor O'Flaherty, che è accompagnato dalla dottoressa Adrianna Bochenek.
Nel segnalare che il Direttore è già stato audito da questo Comitato l'8 maggio del 2019, mi fa piacere sottolineare che ho avuto modo di conoscere e apprezzare il Professor O'Flaherty già durante il mio mandato da Presidente della Camera nella scorsa legislatura, incontrandolo sia a Vienna, dove ha sede l'Agenzia, sia qui a Roma presso la nostra Camera.
Ricordo che l'Agenzia europea per i diritti fondamentali – istituita con il regolamento (UE) n. 168 del 2007, modificato da ultimo nel giugno di quest'anno – ha il mandato di fornire alle competenti Istituzioni, organi e organismi dell'Unione e agli Stati membri assistenza e consulenza in materia di diritti fondamentali, in modo da aiutarli a rispettare pienamente tali diritti quando essi adottano misure o definiscono iniziative nei loro rispettivi settori di competenza.
Per conseguire i suoi obiettivi l'Agenzia raccoglie, analizza e diffonde informazioni e dati rilevanti; predispone metodi e norme volte a migliorare la comparabilità, l'obiettività e l'attendibilità dei dati a livello europeo; svolge, collabora o incoraggia ricerche e indagini scientifiche; formula conclusioni e pareri su specifici aspetti tematici per le istituzioni dell'Unione e degli Stati membri; pubblica una relazione annuale sulle questioni inerenti ai diritti fondamentali che rientrano nei settori di azione dell'Agenzia, segnalando anche altri esempi di buone pratiche.
Nello svolgimento delle sue attività l'Agenzia per i diritti fondamentali mantiene stretti legami con le Istituzioni europee, le organizzazioni pertinenti a tutti i livelli e anche con le autorità governative nazionali, in particolare attraverso la sua rete dei funzionari di collegamento nazionali – per l'Italia, ad esempio, è il Ministro plenipotenziario Fabrizio Petri, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani che, peraltro, noi abbiamo audito anche recentemente – e ancora con le organizzazioni internazionali come il Consiglio Pag. 4d'Europa, le Nazioni Unite e l'OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), le organizzazioni della società civile e le istituzioni accademiche, gli organismi di parità e le istituzioni nazionali di difesa dei diritti umani.
A titolo di esempio delle attività svolte dalla FRA, segnalo che l'11 ottobre scorso, in occasione del Forum su diritti fondamentali 2021, l'Agenzia, insieme ai rappresentanti di diverse città europee, ha promosso l'adozione di un nuovo quadro di interventi per incoraggiare le città e i governi locali a rendere i diritti umani parte integrante del loro lavoro. D'altro canto, le azioni delle autorità locali influenzano notevolmente la nostra vita quotidiana: dalla fornitura dei servizi, alla gestione degli spazi pubblici, al supporto delle persone vulnerabili, ogni giorno vengono concretamente declinati i valori e i principi su cui si basa l'Unione europea.
La necessità di un'azione incisiva a livello territoriale è confermata dalla preoccupante spirale di intolleranza che ha caratterizzato alcune aree dell'Unione europea. Al riguardo, ricordo che dal marzo 2019 più di cento regioni, distretti e comuni polacchi hanno approvato risoluzioni in cui dichiarano di essere zone libere dalla cosiddetta «ideologia LGBTI» (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali/Transgender e Intersessuali) e hanno adottato carte regionali dei diritti della famiglia che, di fatto, discriminano tutte le forme di famiglie diverse da quella tradizionale, in particolare le famiglie monoparentali, quelle di coppie dello stesso sesso e quelle arcobaleno.
Analogamente, nel novembre del 2020 la città ungherese di Nagykáta ha approvato una risoluzione che vieta la «diffusione e promozione della propaganda LGBTQ (lesbiche, gay, bisessuali, Transgender, Queer)». Si tratta di palesi e gravi violazioni dei principi di parità di trattamento e non discriminazione sanciti dai Trattati dell'Unione europea, su cui il Parlamento europeo è già intervenuto con due risoluzioni, approvate rispettivamente l'11 marzo e il 14 settembre 2021, esprimendo profonda preoccupazione per la discriminazione subita dalle famiglie arcobaleno e invitando contestualmente la Commissione e gli Stati membri a rimuovere gli ostacoli che dette persone incontrano nell'esercizio del diritto fondamentale alla libera circolazione all'interno dell'Unione europea.
Forniti questi elementi di contesto, sono molto lieta, quindi, di dare la parola al Direttore O'Flaherty affinché svolga il Suo intervento. Prego, Direttore.
MICHAEL O'FLAHERTY, Direttore dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA). Grazie, Presidente e membri del Parlamento. È un piacere per me essere di nuovo qui davanti a questo Comitato. Dovremmo dedicare più tempo a visitare i Paesi membri, e in particolare quelli importanti come l'Italia, non soltanto per parlare delle questioni che affrontiamo, ma anche per sentire da voi quello che ci suggerite di fare diversamente e meglio.
Presidente, Lei ha fatto un'introduzione molto esauriente e quindi non devo ripetere quello che l'Agenzia fa e quello che è. Gli argomenti che Lei ha citato sono molto importanti, come il rispetto per i diritti delle comunità LGBTI e l'importanza di lavorare a livello locale, con le città, dove spesso oggigiorno si trova proprio la leadership in azione.
Vorrei ora parlare di alcune aree che sono di grande interesse per l'Agenzia. Dopodiché riprenderò quegli argomenti che Lei ha menzionato e dirò qualcosa a proposito di argomenti che potrebbero essere utili per l'Italia.
Nel contesto del COVID-19 è importante affrontare le disuguaglianze nelle nostre società. Abbiamo delle società dove le disuguaglianze sono profonde e noi contribuiamo allo sviluppo delle strategie dell'Unione europea per affrontare questi svantaggi, tramite i nostri studi – che sono i più ampi al mondo nel loro genere – e le indagini che conduciamo per capire quello che significa far parte di un gruppo minoritario o emarginato. Ad esempio, abbiamo già parlato dei migranti che provengono dall'Africa.
Ho nominato la comunità LGBTI, poi ci sono i Rom, gli ebrei in Europa, i migranti, che arrivano dall'Africa subsahariana, dal Nord Africa o da altre aree. La nostra Pag. 5attenzione si rivolge anche ad un altro campo, le migrazioni, che non è scollegato da quelli che ho citato prima. Noi abbiamo dato molta importanza alle migrazioni da sette anni ormai, soprattutto riguardo ai confini esterni, e dedichiamo molto tempo alle nostre frontiere esterne. In Italia sono stato in Sicilia, a Lampedusa, poi in Grecia, come potete immaginare, ma anche alle Canarie per quanto riguarda la Spagna, e sono appena tornato dalla Lituania per capire esattamente quello che avviene a livello della frontiera con la Bielorussia. Supportiamo le Agenzie dell'Unione europea e gli Stati europei e vogliamo che rispettino i diritti dei migranti alle frontiere.
Combattiamo anche contro il linguaggio dell'odio e i reati di odio, che stanno montando in Europa. In questo contesto supportiamo gli Stati membri a fare di più primariamente per denunciare, ma anche per registrare questi reati, promuovendo le attività investigative sul linguaggio dell'odio e sui reati di odio.
Un altro ambito di interesse, che ha un'alta priorità nell'Unione europea, è l'intelligenza artificiale e come affrontarla. Vi sono delle iniziative legislative molto importanti nell'UE sull'intelligenza artificiale, come la Legge sui Servizi Digitali (Digital Services Act) o il Regolamento sull'Intelligenza Artificiale, ma dobbiamo essere sicuri che questi provvedimenti promuovano anche il rispetto dei diritti umani. Con la presidente stavamo parlando di questioni davvero importanti, che vanno ben oltre la privacy, questioni fondamentali legate all'uguaglianza, come l'uguaglianza di genere e la prevenzione delle discriminazioni, tanto per fare qualche esempio.
Prima di passare al contesto italiano, un'altra area riguarda il lavoro che facciamo nel promuovere l'architettura per i diritti umani a livello nazionale. Noi abbiamo concentrato il nostro lavoro in questo campo nel dare supporto alla società civile e alla creazione di commissioni nazionali indipendenti per i diritti umani.
Non sarà quindi una sorpresa per voi se comincio a parlare di queste commissioni nazionali indipendenti per i diritti umani. Questo l'ho detto anche l'ultima volta: onorevoli membri del Parlamento, noi vi preghiamo di andare avanti su questo argomento e di lavorare di più. L'Italia è troppo importante nell'ambito europeo per essere tra i pochi Paesi che ancora non hanno una Commissione nazionale indipendente per i diritti umani. Solo l'Italia, Malta e la Repubblica Ceca non l'hanno ancora istituita.
Non avere un'istituzione nazionale indipendente per i diritti umani, equivale ad avere una casa senza fondamenta. Le Nazioni Unite hanno descritto queste istituzioni indipendenti per i diritti umani come il loro indicatore fondamentale per la salute dello Stato di diritto. Quindi le Nazioni Unite dicono che se in un Paese non esiste questo organismo, significa che c'è qualcosa che non va a livello dello Stato di diritto.
Non voglio dire altro, so che è un argomento di discussione e che se ne parla, ma come organo di consulenza dell'Unione europea in materia di diritti umani, vorrei incoraggiarvi e pregarvi di istituire questo Comitato. Noi possiamo dare tutta l'assistenza tecnica di cui possiate avere bisogno per fare questo. Noi non abbiamo alcun ruolo politico, per cui se l'Italia desidera il nostro supporto tecnico in questo ambito, siamo a vostra disposizione.
Venendo ad un altro settore, ovvero la lotta contro i reati di odio, che sono cresciuti notevolmente durante il periodo del COVID-19, vogliamo esprimere il nostro apprezzamento per una serie di importanti progressi compiuti in Italia recentemente in questo campo. La classe politica si è schierata fermamente in pubblico contro l'odio e questo ha aiutato a ripudiare una serie di affermazioni fatte in precedenza.
Le forze di polizia italiane hanno fatto un ottimo lavoro, rafforzando la lotta ai reati dell'odio. In Italia avete forse il migliore programma di addestramento a livello europeo per gli agenti di Polizia per affrontare i pregiudizi e l'intolleranza. Poi vi è anche una collaborazione tra l'UNAR (Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali) e le forze di Polizia, un lavoro davvero ragguardevole. Tutto questo lavoro in seno alle forze di Polizia viene coordinato Pag. 6dall'unità OSCAD (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori), che rappresenta una buona pratica europea. Riconosco che c'è ancora molto da fare eppure credo che l'Italia, al riguardo, abbia un ruolo guida nel contesto europeo.
Venendo a un gruppo che spesso viene colpito dall'odio, uno dei gruppi più emarginati nella società europea, ovvero i rom, vi prego di avere pazienza mentre faccio qualche affermazione.
I rom sono la maggior minoranza europea, con circa sei milioni di persone. In Italia vi sono circa 120-180 mila rom, quindi è senz'altro una delle minoranze più importanti in Italia. In tutta l'Unione europea e in ogni Stato membro si fanno tanti sbagli, da cui risulta che i rom sono i più emarginati, la comunità più svantaggiata nelle società europee. Abbiamo osservato la situazione e abbiamo fatto ricerche in tutti e ventisette gli Stati membri e quindi posso affermare con certezza che il problema esiste ovunque. Questo significa che dobbiamo lavorare insieme per risolvere il problema.
Incoraggerei l'Italia a rafforzare le sue partnership a livello regionale con altri Stati membri per poter affrontare questo problema con i rom, e non tanto per i rom. Per quello che concerne il contesto italiano direi che, nonostante siano stati fatti alcuni progressi per quanto riguarda gli sgomberi e così via, quello delle abitazioni dignitose per i rom continua ad essere un problema in Italia e va affrontato. Se si è un bambino, si vive nello squallore, non si impara, non si sviluppa e non si ottiene un'istruzione, quindi non si può ottenere un posto di lavoro e il ciclo si perpetua nelle generazioni successive. Risolvere il problema comincia con delle abitazioni dignitose. Vorrei esprimere il mio apprezzamento per lo sforzo fatto per l'istruzione dei bambini rom. Ci sono state una serie di importanti iniziative e l'UNAR sta facendo un ottimo lavoro al riguardo.
Venendo alla migrazione, dico fin da subito – l'ho già detto altre volte – che la mia Agenzia ed io personalmente riconosciamo il fallimento della solidarietà nei confronti dell'Italia. Siete stati abbandonati a dover affrontare un peso iniquo e insostenibile, insieme alla Grecia, ad esempio. Questo è un riconoscimento importante in ogni discussione che riguarda le migrazioni. Tuttavia, abbiamo una responsabilità nei confronti di coloro i quali arrivano sulle nostre coste e qui riconosco ancora una volta gli importanti sviluppi recenti in Italia.
Voglio riconoscere con rispetto agli emendamenti legislativi fatti lo scorso 18 dicembre che hanno un ruolo importantissimo nel rendere il sistema più umano, cosa che apprezziamo. Apprezziamo anche gli sforzi profusi per i bambini, come la riforma per quanto riguarda i sistemi di protezione dei minori e della custodia, che sono una buona prassi a livello europeo.
Certamente esistono ancora delle preoccupazioni: la maggiore preoccupazione per noi, cari onorevoli, riguarda il numero di persone che muoiono in mare. Tra il gennaio ed il settembre di quest'anno circa 1.100 persone sono annegate nel Mediterraneo. Non sto dicendo che questa sia responsabilità dell'Italia, ma dico che mostra che le nostre capacità di ricerca e soccorso sono inadeguate. Dobbiamo quindi investire di più nell'essere presenti in mare per salvare le persone che sono a rischio di annegamento.
Un ultimo cenno in questa introduzione – mi scuso per la lunghezza del mio intervento – riguarda il COVID-19. Ho già citato alcune delle correlazioni tra COVID-19 e il rispetto per i diritti umani fondamentali. Abbiamo osservato molto attentamente la situazione, come descritta dalla presidente, attraverso le nostre équipe di ricerca in tutti e ventisette gli Stati membri e abbiamo pubblicato otto rapporti su temi riguardanti il COVID-19 e i diritti fondamentali.
Vi do qualche brevissimo cenno di riferimento a questo esercizio, ma dico anche che è impossibile per un ente esterno come la mia Agenzia deliberare su ogni restrizione e ogni misura adottata da ciascuno Stato membro, per stabilire se sia legittima o meno, perché sono troppo legate al contesto di ciascun Paese. Infatti, la decisione assunta in un Paese potrebbe essere completamentePag. 7 diversa da quella di un altro Paese, ma potrebbe essere comunque corretta, a causa della diversità di contesto: un esempio potrebbe essere la disponibilità di posti nei reparti di terapia intensiva.
Detto questo, abbiamo visto una tale varietà di approcci, di risposte e di limitazioni nel contesto europeo, che il giudizio diventa problematico. Per noi i principi giuridici della legalità, della proporzionalità e della necessità non sono sempre stati considerati al meglio quando si sono prese le decisioni riguardanti le restrizioni.
Ad esempio, per quanto riguarda la legittimità dell'obbligo del vaccino, certamente c'è un tema riguardante la salute pubblica, ma va anche detto che l'obbligo dei vaccini sarebbe compatibile con i diritti fondamentali se coloro i quali non possono essere vaccinati per motivi medici fossero esonerati e se coloro che devono vaccinarsi avessero un accesso facile ai servizi di vaccinazione, cosa che non avviene in alcune zone rurali europee.
In secondo luogo, l'obbligo del test prima di poter accedere a determinate strutture nominalmente è una richiesta legittima, un obbligo legittimo, ma può esserlo soltanto se i test sono accessibili ad un costo ragionevole o nullo, il che è un problema di alcune aree d'Europa.
Vi è un'ultima osservazione di tipo generale prima di concludere, onorevoli membri: siamo delusi dal fatto che gli esperti sui diritti umani nazionali raramente sono stati invitati a partecipare alla discussione sulle restrizioni. Da quello che sappiamo, solo in due Paesi la Commissione nazionale indipendente sui diritti umani è stata allo stesso tavolo con gli epidemiologi, gli economisti, i politici e con altre categorie, quindi soltanto in due Paesi, mentre altrove hanno dovuto «bussare alla porta» per avere attenzione. Credo che questo sia un segnale deludente per il nostro Stato di diritto e le nostre democrazie in Europa, perché significa che non viene spontaneo coinvolgere gli esperti sui diritti umani ai tavoli di discussione.
Mi fermo qui, signora Presidente, ma sarò ben lieto di rispondere alle domande. Vi ringrazio per la vostra attenzione.
PRESIDENTE. Molte grazie, Direttore. La Sua relazione ci ha sottoposto temi molto interessanti e molto dibattuti anche nel nostro Paese. Chiederei ai colleghi se hanno domande da fare e se vogliono prendere la parola. Vicepresidente Comencini, prego.
VITO COMENCINI. Grazie, presidente. Ringrazio il Direttore dell'Agenzia. Volevo fare una domanda su un tema che riguarda dei diritti che in questo periodo abbiamo avuto modo di celebrare. È un importante ricordo che viene fatto ogni anno, cioè quello che riguarda i lavoratori in Italia. Infatti, c'è stato l'anniversario del ricordo dei caduti e degli invalidi sul lavoro, di coloro che sul lavoro perdono la vita, rimangono invalidi o subiscono delle conseguenze, spesso dovute a negligenze o a situazioni di scarsa sicurezza sul lavoro.
Come sappiamo bene – e come dice la Costituzione –, la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro. Il lavoro è la base fondamentale della nostra società e del nostro vivere quotidiano, però sia in Italia sia in Europa, in qualche modo, non solo la questione di sicurezza ha visto un grosso incremento recente di vittime sul lavoro – sono dati molto allarmanti –, ma in generale volevo chiedere in merito alla tutela dei diritti dei lavoratori, perché non si tratta solo della questione sulla sicurezza in generale, ma anche del fatto che ai lavoratori siano garantiti i diritti minimi che ormai dovrebbero essere già stati raggiunti.
Come Europa da questo punto di vista dovremmo essere al massimo, ma in realtà in certi casi sembra che invece di andare avanti, si torna indietro, e questo chiaramente ha ricadute da tanti punti di vista, anche su altri diritti che in qualche modo sono a tutti gli effetti dei diritti umani.
Volevo chiedere se da questo punto di vista da parte vostra c'è un'attenzione in merito e qual è la vostra valutazione in questo senso della situazione dei diritti dei lavoratori. Grazie.
PRESIDENTE. La ringrazio. Non so se ci sono altri interventi. Prego, onorevole Formentini.
Pag. 8PAOLO FORMENTINI. Grazie mille. Direttore, siccome ha fatto un accenno breve alla discriminazione degli ebrei in Europa e visto quello che sta accadendo, specialmente in Francia, potrebbe farci un quadro della situazione dell'antisemitismo? E oserei anche chiederLe dell'odio verso lo Stato di Israele in Europa. Grazie mille.
PRESIDENTE. Grazie. Non so se ci sono colleghi da remoto che vogliono intervenire. Non ci sono, quindi anche io vorrei fare delle domande.
Intanto mi sento in dovere di dire – sono sicura di poter interpretare anche il pensiero dei colleghi e delle colleghe – che viviamo un disagio di fronte al fatto che siamo ancora tra i tre ultimi Paesi a non avere un'autorità indipendente sui diritti umani. Anche in questa legislatura abbiamo una legge che è stata preparata ed elaborata, ma ancora non abbiamo una sua calendarizzazione. Per questo motivo rinnovo l'impegno per portare avanti questa discussione, perché è vero che non fa onore al nostro Paese non avere ancora un'autorità indipendente.
Per quanto riguarda quanto detto dal vicepresidente Comencini, anche io penso che dopo il COVID-19 da noi abbiamo visto che c'è uno smottamento ulteriore dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, come se ci fosse un po' l'ansia di recuperare il tempo e i profitti persi a discapito delle tutele e delle garanzie. Noi abbiamo un aumento degli incidenti sul lavoro e purtroppo una percentuale molto alta di morti sul lavoro. Questo è un tema su cui bisogna concentrarsi perché il post-pandemia – siamo ancora in pandemia, ma diciamo che ne stiamo uscendo – ci fa vedere che c'è un'erosione dei diritti di chi lavora.
Riguardo, invece, alla preoccupazione sui morti in mare, questa preoccupazione è di molti di noi e penso che non si possa più evitare di sottoporre all'attenzione delle Istituzioni europee una missione di search and rescue – di ricerca e soccorso – di natura europea, perché oggi abbiamo un vuoto nel soccorso in mare, gli Stati membri non mettono in operatività i mezzi necessari e le ong non hanno gli strumenti per poter fare un lavoro di monitoraggio per salvare chi è in pericolo di vita in mare.
Ritengo che sia importante che ci sia un'iniziativa europea e vorrei sapere da Lei se questa ipotesi di fare in modo che ci sia una missione specifica europea per la ricerca e il salvataggio in mare sia praticabile a livello europeo. Chi dovrebbe proporla? Lei ritiene di poter sostenere una tale iniziativa?
Sull'intelligenza artificiale avevamo già parlato – ma vorrei che rimanesse agli atti – dell'importanza che questo ambito venga sviluppato in un contesto di giustizia sociale e anche di uguaglianza, perché molti studi dimostrano che l'intelligenza artificiale è tutta calibrata su uomini di mezza età e che le donne non sono, invece, incluse negli studi sull'intelligenza artificiale, così come raramente sono incluse negli studi sulla medicina, ma l'intelligenza e anche il corpo delle donne funzionano diversamente rispetto a quello degli uomini. Dunque, se vogliamo una società più giusta e più uguale dal punto di vista dei diritti e dei doveri, dovremmo anche fare in modo che questa sfida futura dell'intelligenza artificiale includa anche l'aspetto di genere e l'aspetto razziale.
Le cedo la parola per la replica, Direttore.
MICHAEL O'FLAHERTY, Direttore dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA). Grazie, signora Presidente. Grazie anche ai parlamentari e al vicepresidente Comencini.
Sono d'accordo con quanto avete detto: nel contesto dell'Unione europea occorre ammettere che abbiamo dato la precedenza ai diritti civili e politici rispetto a quelli sociali ed economici, come dato di fatto storico. Se osserviamo la giurisprudenza della Corte di giustizia europea, si nota che ci sono molti più riferimenti ai diritti civili e politici che non a quelli sociali ed economici. E questo tipo di indicatore si registra in modo trasversale.
Già prima del COVID-19 si è cercato di porre rimedio a questo attraverso lo sviluppo del pilastro dei diritti sociali, che è volto a rendere più visibili quei diritti, inclusi i diritti dei lavoratori, affinché diventinoPag. 9 uno standard di riferimento per il lavoro nell'UE. Il COVID-19 ha anche creato delle opportunità, perché ha fatto emergere queste problematiche e le ha portate alla luce, soprattutto per quanto riguarda il lavoro precario e il fatto che coloro che chiamiamo «lavoratori essenziali» sono proprio quelli che vengono trattati con poco rispetto e sono ai margini della società. Questo è proprio il momento giusto per spingere sui diritti sociali e metterli al centro del diritto e della prassi dell'Unione europea.
Questo è un Comitato per i diritti umani e quindi se non miglioriamo i diritti sociali, l'intero progetto dei diritti umani probabilmente fallirà, perché le persone comuni non capiranno a che cosa serve.
I diritti umani riguardano senz'altro i migranti e i rom, ma riguardano anche tutti gli altri, i diritti sociali, il diritto al lavoro, al benessere sociale, alla salute e all'istruzione di base. Queste sono tutte cose che dobbiamo promuovere se vogliamo che il progetto dei diritti umani abbia successo.
Lavoriamo su queste questioni e, come ho già detto prima, promuoviamo il pilastro dei diritti sociali cercando di influenzarlo in maniera tale che possa riflettere proprio le garanzie dei diritti fondamentali, assicurando che si presti attenzione alla ricerca e allo studio dei vari aspetti come, per esempio, il lavoro precario eccetera.
Poi vi è anche un'agenzia specializzata dell'UE, che si chiama Eurofound (European Foundation for the improvement of living and working conditions), con base in Irlanda, che si dedica proprio a queste problematiche. Quindi, forse il Direttore dell'Eurofound potrebbe essere invitato per venire a dire quello che stanno facendo in merito a questi argomenti.
L'onorevole Formentini ha fatto riferimento agli ebrei: sono appena tornato da Malmö, in Svezia, dove c'è stato un vertice mondiale per combattere contro l'antisemitismo: erano riuniti numerosi Capi di Stato e di Governo che hanno espresso il loro sdegno nei confronti dell'antisemitismo. Noi siamo molto preoccupati. Periodicamente prepariamo una dettagliata metodologia di indagine per la comunità ebraica nell'Unione Europea. Quello che la comunità ebraica dell'UE ci svela è che l'antisemitismo sta peggiorando: il 90 per cento della comunità ebraica dice che la situazione peggiora. Quando si fa una domanda alla popolazione in generale su questa situazione, soltanto il 50 per cento ha la percezione che la situazione peggiori. Esiste quindi un forte disallineamento tra l'opinione della comunità ebraica e quella del resto della popolazione.
La maggioranza dei membri della comunità ebraica sostiene che i loro Governi devono fare molto di più per proteggerli. La cosa preoccupante è che ogni volta che conduciamo queste indagini, aumenta il numero di ebrei che pensano di abbandonare l'Europa. E la situazione è in peggioramento: più è giovane la persona, maggiori sono le probabilità che questo sia il suo pensiero. Quindi corriamo il rischio di perdere la comunità ebraica e, come ho detto a Malmö, se questo avviene, il moderno progetto europeo sarà stato un fallimento. Quindi, grazie per aver sollevato questo problema.
Signora Presidente, per quanto riguarda lo sviluppo di una missione europea di ricerca e soccorso, sono onesto: non ci abbiamo pensato. Poiché l'asilo rientra fra le competenze degli Stati membri, occorrerebbe un messaggio forte da parte degli Stati membri. Quindi non credo che di ciò possa occuparsi la Commissione Europea da sola, per una questione di competenze. Come ho detto non abbiamo pensato a questo aspetto perché esula dalle nostre competenze, ma sottoporrò la questione al mio Ufficio e possiamo risentirci nei prossimi giorni.
Per quanto riguarda l'intelligenza artificiale, siamo abbastanza ottimisti che le leggi che vengono sviluppate a livello dell'Unione europea siano in grado di proteggere i diritti, inclusi il diritto alla non discriminazione, la parità di genere e così via. È stata rilevata la necessità di un forte controllo indipendente, oltre a un'autoregolamentazione, ed è stata riconosciuta la necessità che al centro del controllo sia Pag. 10posto il rispetto dei diritti umani. Ci sentiamo ottimisti, ma c'è ancora molto da fare a livello di negoziati. Ad ogni modo, la direzione intrapresa tiene conto delle preoccupazioni che avete espresso.
PRESIDENTE. Grazie, Direttore. Visto che abbiamo ancora qualche minuto, ne approfitto per specificare questo punto sull'asilo. È vero che i Paesi hanno una legislazione in materia di asilo, ma è anche vero che l'asilo è un tema armonizzato all'interno dell'Unione europea, perché ci sono delle direttive e c'è una Convenzione. Dunque, è materia concorrente tra quella degli Stati membri e quella europea, mentre la migrazione è ancora materia strettamente nazionale.
Dunque, su questo punto penso che ci siano delle competenze delle Istituzioni europee dalle quali le stesse Istituzioni non possono prescindere, perché questa è una materia armonizzata, come si dice nel gergo.
Volevo approfittare anche per chiedere un qualcosa in più sulla Polonia. Volevo sapere da Lei l'impatto che ha avuto la procedura di infrazione sulla Polonia in merito alle zone LGBTI free. Volevo capire se, dopo la decisione delle Istituzioni europee di ridurre i fondi a quelle municipalità o a quelle regioni che avevano emesso queste mozioni o risoluzioni, c'è stato un ripensamento da parte delle regioni in merito al fatto che non avrebbero avuto fondi se non avessero riconsiderato quelle scelte, se ci sono dei miglioramenti, ma se ancora il problema persiste. Grazie.
MICHAEL O'FLAHERTY, Direttore dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA). Grazie, signora presidente. L'idea delle zone LGBTI free è irragionevole: non solo è assurda, ma è anche pericolosa. Nel dire questo, non faccio altro che ripetere quanto già è stato detto chiaramente da tutta l'Unione Europea.
Mettiamoci nei panni di un giovane gay che vive in una città dichiarata zona LGBTI free: che cosa deve fare? Qual è la sua identità? Come può questa persona essere rispettata e avere una dignità? Sarebbe veramente terribile e molto crudele.
Abbiamo visto che c'è qualche ripensamento in alcuni di questi luoghi, ma poi la cosa non è ancora strutturata e non sempre sono state prese decisioni formali. Quindi è difficile misurare il ripensamento, però sappiamo che alcuni comuni hanno rinunciato a creare queste cosiddette zone LGBTI free.
Questo tema è molto preoccupante e non riguarda soltanto un Paese. Infatti, dal nostro lavoro sappiamo che magari ci sono leggi giuste, ma nelle società è sempre forte l'omofobia. Non c'è ancora un solo Paese europeo in cui più del 50 per cento delle coppie dello stesso sesso si faccia vedere in pubblico tenendosi la mano. È un dato significativo: neanche un Paese europeo. Si tratta di una questione che non riguarda solo una regione o un Paese, ma tutta l'Europa. Cambiare gli atteggiamenti della società e allo stesso tempo cambiare le leggi.
PRESIDENTE. Grazie mille, Direttore, per il Suo contributo. Se non ci sono altre domande, dichiaro chiusa questa audizione.
La seduta termina alle 9.45.