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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVIII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 23 di Mercoledì 9 giugno 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PIANIFICAZIONE DEI SISTEMI DI DIFESA E SULLE PROSPETTIVE DELLA RICERCA TECNOLOGICA, DELLA PRODUZIONE E DEGLI INVESTIMENTI FUNZIONALI ALLE ESIGENZE DEL COMPARTO DIFESA

Audizione, in videoconferenza, del Direttore Esecutivo dell'Agenzia europea per la difesa (EDA).
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 
Šedivý Jiří , Chief Executive European Defence Agency ... 3 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 8 
Aresta Giovanni Luca (M5S)  ... 8 
Russo Giovanni (Misto)  ... 8 
Tondo Renzo (Misto-NcI-USEI-R-AC)  ... 8 
Perego Di Cremnago Matteo (FI)  ... 9 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 9 
Šedivý Jiří , Chief Executive European Defence Agency ... 9 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANLUCA RIZZO

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la diretta sulla web-tv e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, del Direttore Esecutivo dell'Agenzia europea per la difesa (EDA).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del Direttore Esecutivo dell'Agenzia europea per la difesa, che avrà come oggetto le tematiche trattate dall'indagine conoscitiva sulla pianificazione dei sistemi di difesa e sulle prospettive della ricerca tecnologica della produzione e degli investimenti funzionali alle esigenze del comparto della Difesa.
  Saluto e do il benvenuto al Direttore Esecutivo dell'Agenzia europea per la difesa, l'onorevole Jiří Šedivý, ringraziandolo per la partecipazione ai lavori della Commissione.
  Saluto i colleghi presenti e i colleghi che partecipano secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento del 4 novembre 2020, ai quali rivolgo l'invito a tenere spenti i microfoni per consentire una corretta fruizione dell'audio.
  Ricordo che, dopo l'intervento del nostro ospite, darò la parola ai colleghi che intendano porre domande o svolgere osservazioni. Successivamente, il nostro ospite potrà rispondere alle domande poste. A tal proposito chiedo ai colleghi di far pervenire fin da adesso la propria richiesta di iscrizione a parlare al banco della Presidenza.
  Cedo, quindi, la parola all'onorevole Jiří Šedivý, Direttore Esecutivo dell'EDA. Prego.

  JIŘÍ ŠEDIVÝ, Chief Executive European Defence Agency. Grazie mille, signor Presidente, e buon pomeriggio ai membri della Commissione Difesa della Camera dei deputati italiana. Per me è davvero un privilegio potermi rivolgere a voi oggi.
  Mi è stato chiesto di parlarvi della pianificazione dei sistemi di difesa, delle prospettive della ricerca tecnologica, della produzione e degli investimenti funzionali alle esigenze del comparto della Difesa. Ma, prima di affrontare questi temi, vorrei sottolineare che l'Agenzia europea per la difesa è un'Agenzia intergovernativa, costituita dagli Stati membri per gli Stati membri; quindi, siamo qui per servire voi. E vorrei sottolineare che siamo un'Agenzia specifica, perché abbiamo un paragrafo nel Trattato sull'Unione europea, quindi ci consideriamo una sorta di Agenzia costituzionale.
  Vorrei sottolineare oggi tre ambiti di esame del nostro dibattito. Vi vorrei informare, innanzitutto, sul ruolo dell'Agenzia riguardo la sua attività di sostegno alla cooperazione nel campo della difesa europea e dello sviluppo delle capacità. Poi mi concentrerò sulla sua missione specifica nel settore della ricerca e della tecnologia, sottolineando, da un lato, il nostro ruolo crescente in merito all'innovazione e alle tecnologie emergenti e dirompenti, e, d'altro, il nostro potenziale ruolo futuro nella gestione dei progetti del Fondo europeo per la difesa. Poi vorrei anche accennare all'attuale contributo dell'Italia all'Agenzia Pag. 4europea per la difesa e a potenziali ulteriori attività di nicchia.
  Dal 2004, quando l'Agenzia è stata costituita, noi siamo un hub per la cooperazione europea in materia di difesa. La nostra missione principale è quella di partecipare alla definizione delle politiche relative alle capacità e agli armamenti europei, nonché sostenere il Consiglio e gli Stati membri nelle loro attività per migliorare le capacità di difesa dell'Unione nel settore della gestione della crisi a sostegno degli obiettivi della politica di sicurezza e difesa comune.
  Nel maggio del 2017 i Ministri della difesa decisero di rafforzare il ruolo e la missione dell'Agenzia, facendola diventare un fondamentale strumento intergovernativo per la definizione delle priorità a sostegno dello sviluppo delle capacità e della pianificazione, in coordinamento con il Servizio europeo per l'azione esterna, che include anche lo Stato maggiore dell'Ue e il Comitato militare dell'Ue, dove si riuniscono i rappresentanti dei Capi di stato maggiore degli Stati membri.
  Noi siamo stati costituiti per essere la sede della cooperazione e la struttura di supporto gestionale per gli Stati membri che partecipano – tramite la nostra Agenzia – allo sviluppo di progetti tecnologici e delle capacità.
  Il nostro ruolo è cresciuto e, adesso, siamo anche facilitatori e catalizzatori per i Ministeri della difesa per l'elaborazione di politiche europee più ampie.
  Per poter attuare questa missione, l'Agenzia funge da garante della coerenza delle iniziative europee per la difesa. Noi coordiniamo la revisione del Piano di sviluppo delle capacità e, in questo contesto, gli Stati membri definiscono le loro priorità per le capacità future. Fungiamo da Segretariato per la revisione annuale coordinata sulla difesa (CARD), e poi per la Cooperazione strutturata permanente (PESCO), in coordinamento e in cooperazione con il Servizio di azione esterna e le autorità militari dell'UE. E in tale quadro è cresciuto il nostro ruolo a sostegno dell'attuazione del Fondo europeo per la difesa.
  È fondamentale continuare a garantire che le iniziative europee per la difesa siano coerenti, allineate e si rafforzino a vicenda. Lo sviluppo di capacità nazionali per la difesa degli Stati – e tutti gli Stati membri che sono anche membri della NATO contano su un unico serbatoio di capacità militari per entrambe le organizzazioni – è soggetto ai rispettivi processi nazionali di pianificazione della difesa e ai rispettivi processi decisionali di ciascuno Stato membro. Tuttavia, lavoriamo per fornire agli Stati membri gli strumenti europei che consentano di migliorare la cooperazione europea in materia di difesa, sviluppando insieme e in modo collaborativo capacità tecnologiche in piena integrazione con la NATO, con l'obiettivo di perseguire l'autonomia strategica europea. Il successo di questi strumenti dipenderà dal livello di coerenza con il quale saranno messi in atto e dalla portata con la quale saranno integrati e utilizzati dagli Stati membri per la loro pianificazione nazionale in materia di difesa.
  Vi fornisco adesso alcune informazioni più dettagliate. La nostra Agenzia contribuisce a garantire che tutte le attività collaborative si concentrino sulle priorità europee concordate in materia di capacità e producano risultati tangibili in termini di capacità di alto livello ad ampio spettro. Il Piano di sviluppo delle capacità consente di definire le priorità comuni e garantisce anche la coerenza dei risultati con il processo di pianificazione NATO per la difesa e copre l'intero inventario di capacità degli Stati membri. Questa definizione delle priorità fornisce la base e l'orientamento generale per uno sviluppo coerente del ventaglio di capacità europee, fungendo quindi da punto di riferimento, da strumento guida per la revisione annuale coordinata sulla difesa (CARD), per la Cooperazione strutturata permanente (PESCO) e per il Fondo Europeo per la difesa.
  Le priorità individuate da ciascuno Stato membro nel Piano di sviluppo delle capacità sono canalizzate attraverso le varie iniziative.
  Abbiamo la CARD, che fornisce un quadro ampio dello scenario europeo della Pag. 5difesa. Essa facilita l'individuazione di opportunità di collaborazione organizzate in sei ambiti principali (focus areas): carri armati da battaglia di prossima generazione, sistemi soldato, natanti di superficie della classe di motovedette, sistemi di contrasto dei sistemi aerei senza pilota, difesa nello spazio e rafforzamento della mobilità militare. Sono i sei ambiti principali. Le priorità restano, però, quelle definite nel Piano di sviluppo delle capacità.
  Poi abbiamo la PESCO, che sostiene la pianificazione comune e l'attuazione dei progetti in un contesto più vincolante sul piano giuridico.
  Da ultimo parliamo del sostegno finanziario e degli incentivi finanziari. Abbiamo a tal proposito il Fondo europeo per la difesa, il cui compito è quello di rafforzare la competitività e la capacità innovativa della base tecnologica e industriale di difesa europea, finanziando la ricerca cooperativa e le iniziative di sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie in materia di difesa.
  In questo quadro di iniziative della difesa nuove ma ormai ben avviate, la Bussola Strategica è un tema di cui si parla molto tra gli Stati membri. Speriamo attraverso questa di riuscire a fornire l'orientamento politico necessario per lavorare in quattro ambiti: resilienza, gestione delle crisi, capacità e partenariati. Ciò ci consentirà di capire cosa deve essere raggiunto e conseguito dall'UE e dagli Stati membri in termini di capacità e soddisfazione del livello di ambizione definito dall'Unione europea, e sviluppare le necessarie capacità di alto livello con un pacchetto di forze coerente che copra tutto lo spettro.
  So che la vostra indagine conoscitiva si occupa delle prospettive anche per la ricerca e la tecnologia in materia di difesa. Vi descrivo il lavoro dell'Agenzia in questo ambito.
  Il nostro portfolio in materia di ricerca e tecnologia registra il quarto anno di crescita significativa, con un nuovo record sia nel numero di accordi firmati, sia per il valore complessivo dei progetti. Nel 2020, l'anno scorso, la nostra Agenzia ha firmato 18 nuovi progetti ad hoc per la ricerca e la tecnologia, per un valore complessivo di 79 milioni di euro. Il nostro portfolio di ricerca e tecnologia prevede attualmente 46 progetti ad hoc in esecuzione per la ricerca e la tecnologia, per un valore complessivo di circa 290 milioni di euro.
  In questo contesto è fondamentale sottolineare il valore aggiunto fornito dalla cosiddetta «Agenda strategica di ricerca onnicomprensiva», la cosiddetta «OSRA», che fornisce una gamma consolidata e ampia di priorità in materia di ricerca e tecnologia a livello europeo. Le agende strategiche di ricerca tematiche, insieme ai blocchi tecnologici e a delle specifiche roadmap per lo sviluppo di tecnologie concordate dagli Stati membri, vengono utilizzate per orientare le decisioni relative ai finanziamenti nel contesto del Fondo europeo per la difesa.
  Tale quadro descrive i diversi approcci e le diverse modalità attraverso le quali portiamo avanti la realizzazione delle priorità stabilite dagli Stati membri nei piani di sviluppo delle capacità attraverso le varie iniziative.
  Brevemente parlo del ruolo dell'Agenzia a sostegno del Fondo europeo per la difesa, un ruolo relativamente nuovo, creato da circa un anno. Sono in via di definizione i progetti per il primo programma di lavoro del Fondo. L'innovazione, in generale, è fondamentale per quel che facciamo e per il futuro della nostra Agenzia. Vi cito alcune attività che possono essere di interesse specifico per voi.
  Il premio dell'Agenzia europea per la difesa per l'innovazione è volto a stimolare il coinvolgimento di comunità e innovatori in materia di ricerca e tecnologia per la difesa non tradizionali. Siamo lieti di registrare che l'edizione dello scorso anno è stata assegnata all'Italia per il progetto SWADAR (Swarm Advanced Detection and Tracking), proposto dal Centro italiano ricerche aerospaziali di Capua. Il progetto, che ha vinto il premio per l'innovazione dello scorso anno, promuove una soluzione tecnologica per il tracciamento di sciami di droni, riuscendo a fornire un quadro operativo degli attacchi di questi sciami.
  L'Agenzia si concentra anche sulla promozione della partecipazione dell'industria Pag. 6ai cosiddetti CapTechs, i gruppi di capacità e tecnologia della nostra Agenzia. Questi gruppi offrono una straordinaria occasione al mondo industriale per partecipare alla definizione delle tecnologie fondamentali per i sistemi futuri attraverso le agende strategiche di ricerca. Promuoviamo la collaborazione con altri comparti industriali di altri Stati membri affinché si creino sinergie e collaborazioni e vengano lanciati progetti comuni.
  Nel contesto dell'Unione europea posso dire che siamo all'avanguardia anche in merito all'intelligenza artificiale. Questo si ricollega al nostro lavoro iniziale, che si è concentrato sull'intelligenza artificiale applicata alla difesa e che è consistito nella definizione di standard comuni, di una tassonomia e di un glossario comune in merito all'intelligenza artificiale.
  Contribuiamo anche al piano d'azione della Commissione sulle sinergie tra l'industria civile della difesa e quella spaziale. Dopo il lancio del piano d'azione e il riconoscimento del nostro lavoro consolidato per l'individuazione di sinergie tra questi settori, la Commissione ha invitato la nostra Agenzia a partecipare a squadre specifiche dedicate all'attuazione delle 14 azioni elaborate per il Piano d'Azione e i settori industriali e civili della difesa.
  Noi siamo molto attivi nel settore che riguarda le tecnologie emergenti e dirompenti.
  Dopo avervi parlato delle attività in materia di ricerca e tecnologia, passo adesso al possibile ruolo della nostra Agenzia a sostegno del Fondo europeo per la difesa. Credo che si tratti di una delle attività principali per la nostra Agenzia.
  Il 29 aprile scorso le istituzioni europee hanno adottato il regolamento che istituisce il Fondo europeo per la difesa. La Commissione europea lavora al programma di lavoro 2021, sia per la dimensione capacità, sia per quella sviluppo e ricerca, con l'obiettivo di lanciare i primi inviti a presentare proposte per la prossima estate 2021.
  I possibili ruoli della nostra Agenzia in relazione al Fondo europeo per la difesa possono essere tre: un ruolo a monte, uno attuativo e uno a valle. Per quanto riguarda il nostro ruolo a monte, l'EDA ha già ricevuto lo status di osservatore nel Comitato di programma del Fondo europeo per la difesa. La nostra Agenzia fornisce un parere e una valutazione nel merito sulle priorità per lo sviluppo di capacità dell'Unione europea, sulle priorità dell'OSRA, ma anche sulla revisione CARD e sulle attività della PESCO. Noi mettiamo a disposizione le nostre competenze per la scelta di progetti validi nel quadro del Fondo Europeo per la Difesa.
  Per quanto riguarda il nostro ruolo per l'attuazione dei progetti, in linea di massima possiamo fornire sostegno in tre fasi diverse dell'attuazione: possiamo svolgere un ruolo di gestione dei progetti su incarico degli Stati membri, e la nostra Agenzia in questo caso può fungere da project manager su richiesta degli Stati membri; possiamo poi avere un ruolo di gestione indiretta dei progetti; e, infine, possiamo avere un ruolo di consulenza e amministrativo su richiesta degli Stati membri partecipanti.
  Per quanto riguarda il nostro sostegno a valle, l'EDA potrebbe promuovere azioni successive che diano continuità alle attività di ricerca e sviluppo dopo il completamento di progetti approvati dal Fondo europeo per la difesa, per chiudere il ciclo di definizione e realizzazione delle capacità.
  Questi possibili nuovi ruoli della nostra Agenzia sono oggetto di dibattito con gli Stati membri e la Commissione, affinché si possa individuare un ruolo concreto dell'Agenzia anche nel contesto del Fondo europeo per la difesa. Il lancio del Fondo europeo per la difesa è solo un'altra conferma del crescente ruolo delle tecnologie dirompenti in un momento decisivo per il nostro futuro. Abbiamo settori come l'intelligenza artificiale, i big data, la robotica, i sistemi autonomi, le biotecnologie per il potenziamento umano, le armi a energia diretta o nuovi materiali avanzati. Queste aree sono caratterizzate spesso da una natura duale e da un impatto sia sull'area civile che su quella militare. Le nazioni e a volte anche attori non statali fanno uso di queste tecnologie emergenti e dirompenti per ruoli anche militari, e spetta a noi Pag. 7comportarci in modo da non perdere la nostra competitività rispetto agli avversari, lavorando insieme ai nostri partner.
  Le tecnologie dirompenti non rappresentano soltanto un rischio, ma sono anche un'opportunità e hanno la potenzialità di contribuire a migliorare la nostra «consapevolezza situazionale», accelerando i nostri processi decisionali. Tutti i domini, dalla terra allo spazio, dalla cibernetica al mare subiranno l'impatto di queste tecnologie. Per questo motivo i nostri concetti, le dottrine, le pratiche operative e le capacità in materia di difesa devono adattarsi. Dobbiamo utilizzare insieme l'innovazione e investire di più in ricerca, tecnologia e innovazione, perché non stiamo iniziando da zero.
  La nostra Agenzia si occupa dei vari aspetti delle tecnologie dirompenti in tanti progetti. Ora ci stiamo preparando per il lancio di un piano d'azione per le tecnologie emergenti e dirompenti attraverso il quale monitoreremo, fuori e dentro l'Europa, le ultime tendenze in questo ambito e riusciremo a individuare ed esplorare nuove opportunità di collaborazione per inserire sempre di più queste tecnologie nei nostri progetti e nelle nostre attività.
  Prima di avviarmi alla conclusione, vorrei fare un breve accenno alla cooperazione con l'Italia. Vorrei innanzitutto ringraziare l'Italia, ringraziare voi per la costanza del vostro contributo e della vostra partecipazione alle attività dell'Agenzia. Attualmente l'Italia contribuisce a 51 progetti e programmi nella nostra Agenzia e partecipa a 24 progetti PESCO, guidandone 9. Nel settore della ricerca della tecnologia, il contributo dell'Italia ai programmi e ai progetti è pari a 35 milioni di euro. Per esempio, l'Italia insieme alla Repubblica Ceca – il mio Paese d'origine – nel 2018 ha firmato un accordo per il progetto Advance light ballistic protections che deve essere utilizzato per la protezione balistica di veicoli corazzati medi e leggeri.
  Per quanto riguarda il finanziamento di progetti di collaborazione per le capacità di difesa e la ricerca, vorrei ricordarvi che noi aspettiamo ancora che l'Italia decida se firmare oppure no il meccanismo finanziario cooperativo elaborato e creato insieme alla Banca mondiale degli investimenti, che punta a ridurre i problemi di sincronizzazione dei bilanci per i progetti di collaborazione.
  Per quanto riguarda la revisione annuale CARD, grazie al nostro dialogo bilaterale con il Direttore per le politiche della difesa, generale Iannucci, e anche grazie all'intervento del Ministro Guerini all'ultimo Consiglio per la difesa dello scorso 6 maggio, abbiamo capito che l'Italia è interessata in particolare al progetto europeo di navi da superficie della classe motovedette (EPC2S European Patrol Corvette) e ai progetti relativi al contrasto ai sistemi senza piloti e anti accesso e negazione d'area, due ambiti ai quali l'Italia è particolarmente interessata.
  Ringrazio l'Italia anche per il sostegno al progetto PESCO per la realizzazione della European Patrol Corvette. L'Italia guida un gruppo di quattro Paesi partecipanti alla PESCO, insieme a Francia, Spagna e Grecia, con l'obiettivo di mettere a punto una nuova classe di navi militari chiamate «EPC», che ospiterà diversi sistemi e carichi utili, in grado di consentire lo svolgimento di numerosi compiti e missioni in modo modulare e flessibile. Questi sono solo alcuni esempi della nostra cooperazione reciproca.
  Vorrei ringraziare l'Italia anche per aver inviato degli eccellenti esperti alla nostra Agenzia europea per la difesa. L'Italia è davvero rappresentata in modo eccellente presso la nostra Agenzia in vari ambiti di attività e mi sento davvero privilegiato di poter lavorare con colleghi italiani così eccellenti e preparati.
  Nel ringraziarvi ancora una volta per avermi invitato a questa audizione dinanzi alla vostra Commissione, vorrei chiudere con una nota positiva e promettente. Siamo nel bel mezzo di una fase di riflessione nella nostra Agenzia, anche grazie all'iniziativa della Bussola Strategica. Noi vorremmo sviluppare ulteriormente la nostra Agenzia affinché non solo sia sempre all'altezza e sempre pronta per poter aiutare gli Stati membri a promuovere i loro interessi e a realizzare i loro compiti, ma Pag. 8vorremmo anche che la nostra Agenzia fosse più fruibile da parte degli Stati membri in termini di procedure di assistenza e di supporto. Vorremmo rafforzare la nostra attività, concentrandola soprattutto su innovazione e nuove tecnologie.
  Signor Presidente, grazie per la vostra attenzione e resto a vostra disposizione per rispondere alle eventuali domande.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Šedivý per la relazione che ha esposto e che certamente contribuisce in maniera significativa ai lavori di approfondimento dell'indagine che la nostra Commissione sta conducendo. La ringrazio anche per le sue parole di apprezzamento nei confronti dell'Italia.
  Adesso do la parola ai colleghi che ne hanno fatto richiesta, partendo dal collega Aresta. Prego.

  GIOVANNI LUCA ARESTA. Ringrazio il Direttore Esecutivo dell'Agenzia europea per la difesa per la sua esaustiva relazione.
  Lei ha più volte citato il Fondo europeo per la difesa, un atto verso il quale anche questa Commissione, sul finire del 2018, ha fornito il proprio contributo attraverso un parere, all'interno del quale vi erano indicate delle osservazioni che la Commissione europea ha ripreso, fornendo – e questo ci ha onorati – un riscontro mediante una lettera e una comunicazione che ci è stata inviata nel gennaio del 2019. Sappiamo, quindi, perfettamente quale sia l'importanza strategica del Fondo nel quadro del sistema Unione europea.
  Tuttavia, è ben noto anche che il progetto di bilancio – mi riferisco all'ultimo dell'Unione europea – comprende, per il 2022, le spese previste nell'ambito del programma Next Generation EU.
  È anche noto che nel progetto di bilancio sono proposti gli importi per ogni programma, con gli impegni, i finanziamenti che possono essere stabiliti e i pagamenti. Sappiamo anche che il bilancio riflette le priorità strategiche dell'Unione europea che servono a garantire una ripresa sostenibile in questo particolare periodo.
  Ebbene, in considerazione delle sfide che ci vedono impegnati, soprattutto in materia di sicurezza e difesa comune, ma anche della mobilità militare, le chiedo quali sono gli impegni e le priorità programmate per il prossimo futuro proprio nell'ottica di una ripresa sostenibile? Grazie.

  GIOVANNI RUSSO. Ringrazio anche io il relatore, soprattutto per avere delineato un quadro incoraggiante circa l'integrazione europea dei futuri programmi. Proprio su questo – non è tanto un'osservazione o una domanda di tipo tecnico, ma bensì di tipo politico –, poiché la Difesa è comunque un asset strategico di ogni Stato che ha importanti riflessi anche dal punto di vista industriale, mi chiedevo se alcuni Stati hanno ancora delle resistenze, delle gelosie o delle ritrosie nel voler partecipare ai programmi e soprattutto se c'è la volontà di alcuni Stati di non far partire alcuni programmi che possono essere interessanti dal punto di vista europeo.
  Sappiamo benissimo che i Paesi europei hanno un numero troppo alto e frammentato di piattaforme per la medesima tipologia di programmi d'arma, che vengono prodotti da aziende e da Paesi diversi.
  Sicuramente la maggiore integrazione che i programmi europei intendono realizzare comporta un efficientamento delle risorse, una produzione di scala più conveniente, un abbattimento dei costi e soprattutto un mantenimento di una sovranità tecnologica di tipo europeo che consenta di non dipendere da altri Stati anche al di fuori dell'Unione europea. L'esempio più lampante è quello del velivolo aereo caccia di quinta generazione, perché molti Paesi europei si sono affidati agli F35 americani.
  Nelle sue parole colgo un entusiasmo e anche un quadro positivo. Riprendendo anche la richiesta avanzata dal collega Aresta, mi auguro di sapere quali siano gli scenari che si prospettano, affinché ci sia anche una maggiore integrazione europea nell'ambito dell'industria della difesa. Grazie.

  RENZO TONDO. Come i colleghi che mi hanno preceduto, ringrazio il Direttore Esecutivo dell'Agenzia europea per la difesa Pag. 9per l'esposizione molto chiara e mi concentrerei su una singola domanda specifica, che parte da due valutazioni. La prima è che l'Europa – l'Italia e la Francia in particolare, ma anche il Regno Unito, che non fa più parte del sistema europeo – ha una storia significativa nel settore della cantieristica. Infatti, abbiamo costruito navi per tutto il mondo. La seconda valutazione è relativa al tema del Mediterraneo, che è al centro della quotidiana azione politica di tanti Governi.
  La domanda è questa: abbiamo mai pensato o preso in considerazione la possibilità di realizzare una nave ospedale che sia a disposizione del Mediterraneo per tutti gli elementi di crisi che possano presentarsi? Penso, ad esempio, all'esplosione avvenuta a Beirut alcuni mesi fa, in cui una nave ospedale euro-mediterranea sarebbe stata utile, o al fatto che durante la pandemia da COVID-19 una nave ospedale al largo di qualche porto sarebbe stata utile oppure anche all'emergenza di coloro che vengono abbandonati in mare.
  Secondo me, dal punto di vista propositivo, sarebbe un grande fatto.

  MATTEO PEREGO DI CREMNAGO. Grazie, Direttore per la sua analisi che, tra l'altro, si inserisce in un contesto politico molto attinente, viste le dichiarazioni del Presidente Biden di qualche giorno fa sull'opportunità dell'Europa di accompagnare gli Stati Uniti dotandosi di una forza militare europea di contrasto e di deterrenza rispetto alla Cina e alla Russia.
  Credo che l'industria della difesa europea e le industrie nazionali stiano facendo passi avanti. Ne è un esempio la prossima e imminente fusione di Fincantieri con Thyssen per la produzione di sottomarini – in questo caso si tratta del rafforzamento dell'asse italo-tedesco –, ma credo che l'opportunità di mettere a regime e a campione europeo le nostre industrie nazionali e quelle degli altri Paesi europei sia una necessità, se vogliamo competere con le industrie cinesi che possono contare su ingenti investimenti oltre che su una manodopera importante a basso costo.
  La domanda che le pongo è se lei pensa che queste dichiarazioni del Presidente Biden – anche se poi ci sono stati alcuni elementi di criticità esposti dalla Presidente Merkel sulla creazione della difesa europea e su una forza militare europea – possano facilitare questo percorso che è cruciale per la sopravvivenza dell'industria della difesa nazionale. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, collega. Non ho altre richieste, pertanto do la parola al nostro ospite per la replica. Prego.

  JIŘÍ ŠEDIVÝ, Chief Executive European Defence Agency. Grazie infinite per tutte queste domande. Comincerei dall'ultima. Non sta a me commentare quanto detto dal Presidente Biden, ma in linea di massima direi che ora il rapporto tra Stati Uniti ed Europa è un po' più stretto, poiché vi è il riconoscimento, sull'altra sponda dell'Atlantico, che l'Europa ha i suoi legittimi interessi legati alla necessità di essere in grado di promuovere quegli stessi interessi anche attraverso capacità più forti e più autonome, puntando anche all'autonomia strategica.
  La cosa importante da notare è che la nuova amministrazione statunitense – da quello che so – concepisce questa nozione dell'autonomia strategica in modo costruttivo e positivo e non come qualcosa in contrasto con l'interesse statunitense, ma anzi come qualcosa che darebbe all'Europa una maggiore capacità di proteggere i suoi cittadini in modo autonomo per poter anche promuovere i suoi interessi in modo autonomo soprattutto nelle periferie più esterne e in quelle aree in cui possiamo aspettarci sempre più problemi, come il Mediterraneo, il Nord Africa, il Medioriente e il Sahel. Questo è un bene e credo che presto ci sarà un vertice tra l'Unione europea e gli Stati Uniti.
  I nostri sforzi per rafforzare la difesa europea sono volti a poterci prendere cura dei nostri interessi e ad affrontare le minacce e i rischi in modo autonomo e, allo stesso tempo, a rafforzare la difesa collettiva a livello di NATO.
  Vengo alla seconda domanda riguardante gli scenari del futuro. In qualunque cosa facciamo adesso e in qualunque cosa Pag. 10cominciamo a fare a livello di pianificazione delle nostre capacità – lo sviluppo delle capacità è una maratona e non uno sprint, ma è una cosa da cominciare adesso pianificandola per poter avere risultati tra 10 o 15 anni – dobbiamo essere ambiziosi e, allo stesso tempo, dobbiamo chiaramente fissare gli obiettivi giusti che abbiano gli effetti giusti. Dobbiamo cercare di prevedere dove saremo nel 2030 o nel 2035 in termini di sicurezza e ambiente strategico.
  Temo che nel 2035 le minacce intorno a noi saranno più serie, più pericolose e che il mondo sarà più pericoloso di quanto non sia oggi: l'Europa, e soprattutto la periferia sud, sarà circondata da più instabilità, da Stati falliti e dal terrorismo; l'impatto dei cambiamenti climatici avrà degli effetti diretti anche sulla questione migratoria, influenzando la questione demografica; ci saranno nuove tecnologie che saranno sempre più accessibili anche per gli attori non statali. Dovremo far fronte a tutto questo considerando anche un altro fattore che sarà essenziale nel 2030-2035, ovvero il fatto che inevitabilmente gli Stati Uniti saranno più coinvolti nell'area dell'Asia e del Pacifico intorno alla Cina. Gli Stati Uniti saranno presenti nella NATO, per quanto riguarda la difesa collettiva dell'Europa, ma allo stesso tempo gli americani si aspetteranno una maggior capacità e una maggior autonomia europea per quanto riguarda i nostri interessi regionali. Questo è un punto importante da considerare. Dovremmo ambire a questa autonomia non solo a livello decisionale, ma dovremmo anche ambire all'autonomia legata alle capacità autonome e alla nostra possibilità di usarle.
  Essere più autonomi significa essere meno dipendenti anche a livello industriale ed è proprio questo che stiamo cercando di avviare con tutte queste iniziative. Il Fondo europeo per la difesa è importantissimo perché fornisce qualcosa di realmente unico che non è presente nella pianificazione NATO per la difesa e nello sviluppo di capacità NATO. È un fondo che fornisce finanziamenti e che funge da stimolo anche per la collaborazione.
  Questo mi porta nuovamente alla seconda domanda – una domanda eccellente – che riguarda un imperativo, ovvero l'inclusività. Riassumendo, la domanda riguardava le possibili gelosie tra gli Stati membri, per quanto riguarda la partecipazione ai progetti, i vari livelli di coinvolgimento e i vari gradi di entusiasmo tra Stati. In questo vi sono varie sfaccettature. In primo luogo è davvero imperativo e importante essere più inclusivi, nel senso che vanno date pari opportunità – senza discriminare – a tutti gli attori e a tutti i protagonisti, basandoci anche sul merito.
  Faccio riferimento alle piccole e medie imprese e a quelle più grandi presenti in tutti gli Stati, grandi, medi o piccoli che siano. Questo aspetto è importantissimo ed è quello che facciamo anche nella nostra Agenzia: forniamo piattaforme alle industrie affinché possano inserirsi nel mercato, sostenendole e orientandole affinché abbiano accesso a queste iniziative per lo sviluppo delle capacità europee. Questo è fondamentale.
  Quando tutti gli Stati membri capiranno che le loro industrie possono partecipare in base al merito, alle loro capacità, alle loro qualità e al loro valore aggiunto, sarà allora che avremo successo, perché è lì che vedremo le sinergie derivanti dalla collaborazione tra industrie con nuove tecnologie e nuove soluzioni, con l'innovazione comune e così via.
  Io sono entusiasta da questo punto di vista, perché credo che sia davvero l'unico modo per andare avanti. Il concetto è molto semplice: o difesa e innovazione vanno insieme oppure la difesa diventerà irrilevante. Quando lanceremo i primi progetti, sarà adesso e tra un anno che dobbiamo darci quella spinta necessaria.
  Dobbiamo essere inclusivi per coinvolgere gli Stati membri un po' riluttanti. Certamente diversi Stati membri – soprattutto dell'area dell'Europa centrale ed orientale, i nuovi membri dell'Unione europea e i nuovi membri della NATO – vedono la loro casa principale nella NATO e vedono le loro capacità di sviluppo legate soprattutto al loro interesse nazionale con la NATO, ma in un certo senso anche con Pag. 11l'Unione europea. Sta a noi convincerli, dimostrando loro che si tratta di una situazione win-win, utile per tutti, dimostrando loro che possono avere successo, includendo le loro industrie nei vari cluster, come già stanno facendo in ambito CARD e come stanno facendo anche nell'ambito del Fondo europeo per la difesa. Sarà questo il modo per coinvolgere tutti gli Stati membri con l'obiettivo di creare un'industria della difesa sempre più sinergica e forte.
  È stato detto tante volte che basta guardare ai nostri competitor e anche ai nostri partner: tutti loro hanno industrie forti e dei leader industriali. Collaborare tra di noi è l'unico modo per poter essere competitivi e per avere una certa interoperabilità con i nostri partner, soprattutto gli Stati Uniti, e per essere all'avanguardia e avanti rispetto ai nostri competitor. Qualunque attività che porti, ad esempio, alla fusione che avete citato è il modo migliore per procedere.
  Vi era anche un'altra ottima domanda, ovvero se dobbiamo creare una sorta di nave ospedale per il Mediterraneo. Devo dire che è un'idea eccellente.
  In seno alla nostra Agenzia i progetti cominciano proprio così: arriva qualcuno con una buona idea, è necessario il sostegno del Governo o del Ministero della difesa e poi bisogna trovare partner per poter lavorare a questa idea. Credo che ci sia una nave spagnola, la Juan Carlos 2 – se non sbaglio – che ha capacità anfibie e ha la possibilità di essere una portaerei, ma che può essere convertita anche in una sorta di ospedale da campo od ospedale marittimo con una buona capacità di accoglienza per migliaia di pazienti. Quindi, già esiste questa sorta di capacità.
  L'Agenzia europea per la difesa attualmente sostiene un progetto PESCO per la costruzione del primissimo ospedale da campo dell'Unione europea. Vi erano, infatti, sei o sette Stati membri che hanno deciso di approntare un ospedale da campo per le operazioni europee senza dover improvvisare, se necessario, per qualunque missione. Questo è un progetto che sosteniamo, ma vi è un altro progetto PESCO che rafforza il comando medico europeo.
  Quindi, vi sono vari progetti che stiamo facendo dal punto di vista delle capacità mediche ed è un tema che è diventato molto importante anche con la pandemia di COVID-19. Questa idea di creare una nave ospedale è un'idea eccellente anche alla luce dell'importanza strategica fondamentale del Mediterraneo per la sicurezza europea, come ho detto poco fa.
  Venendo alla domanda fatta per prima, vi ringrazio molto per le vostre osservazioni sulla creazione del Fondo europeo per la difesa. Avete citato l'anno 2018, ovvero quando si stava ancora definendo la faccenda. Devo dire che il Fondo è un catalizzatore per le soluzioni più innovative e per le capacità della nuova generazione, ma è solo una parte della soluzione perché alla fine le capacità vengono create all'interno degli Stati membri e non a Bruxelles. Noi possiamo soltanto fungere da facilitatori e da stimolatori, possiamo soltanto aiutare e assistere nel project management, ma alla fine sono gli Stati membri che devono fare la parte del leone. Inoltre, avete citato anche il legame tra il Fondo europeo per la difesa e la ripresa post-COVID-19, in cui certamente l'industria ha un ruolo.
  Tanti progetti che stiamo considerando, che saranno sostenuti dal Fondo europeo per la difesa, sono progetti legati alle tecnologie dual use, cioè quelle tecnologie sviluppate nel settore civile che poi vengono trasferite o tradotte nel settore della difesa. Quindi, vi è questo tipo di approccio.
  Una parte di questa domanda è legata alle priorità nel contesto della ripresa sostenibile. Come ho detto, le priorità sono già state stabilite nel 2018 nel piano dello sviluppo delle capacità e guideranno lo sviluppo a lungo termine, ma certamente con le nostre esperienze più recenti c'è nuova enfasi da parte dei nostri colleghi militari. Infatti, vi è la richiesta di dare priorità a quelle capacità che possono essere usate nelle missioni e vi è una nuova tendenza nello sviluppo delle capacità legato alla cosiddetta «Green Defence», una difesa ecologica. C'è molto da fare per Pag. 12migliorare questo aspetto dal punto di vista ecologico, fornendo energia smart e soluzioni energetiche intelligenti per gli accampamenti militari, per i quartieri generali e per le operazioni. Ad esempio all'apice della missione ISAF (International security assistance force) in Afghanistan, dodici anni fa vi erano 140 mila militari e ogni anno venivano bruciate centinaia di migliaia di tonnellate di combustibile. L'80 per cento del gas bruciato in Afghanistan non è stato per i veicoli o per gli aeroplani, ma era necessario soltanto per gestire le basi militari. Si tratta, quindi, di un tema ambientale enorme con enormi implicazioni e danni ambientali, che riguardano anche il livello di emissioni di CO2. La NATO sta puntando molto sulla difesa green e sull'economia circolare, ma lo stiamo facendo anche noi.
  Anche qui torniamo alle tecnologie che hanno questo duplice utilizzo e che partono dal settore civile e vengono poi trasferite nel settore della difesa e che possono aiutarci ad avere una ripresa sostenibile dopo il COVID-19.
  Infine, dobbiamo fare tesoro dell'esperienza derivante dalla pandemia del COVID-19 per cogliere la lezione dell'impatto che una malattia come questa ha su tutte le nostre attività.
  Mi scuso per aver impiegato così tanto tempo a rispondere, ma pensavo che tutte le vostre ottime domande lo meritassero. Grazie ancora.

  PRESIDENTE. Grazie, Direttore, per aver trasmesso il suo entusiasmo.
  Non ho ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi, pertanto rinnovo i ringraziamenti per la disponibilità e per il contributo che ha dato alla nostra Commissione.
  Ringrazio il nostro ospite, tutti gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.