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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVIII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 20 di Martedì 16 luglio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROSPETTIVE DI ATTUAZIONE E DI ADEGUAMENTO DELLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE AL PIANO NAZIONALE ENERGIA E CLIMA PER IL 2030

Audizione di rappresentanti
di Federmanager.

Saltamartini Barbara , Presidente ... 3 
Gargano Giacomo , Componente giunta esecutiva di Federmanager ... 3 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 3 
Neri Sandro , Coordinatore commissione federale energia di Federmanager ... 3 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 6 
Gargano Giacomo , Componente giunta esecutiva di Federmanager ... 6 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 6 

Audizione di rappresentanti del Coordinamento fonti rinnovabili ed efficienza Energetica (Coordinamento FREE):
Saltamartini Barbara , Presidente ... 6 
Zorzoli Giovanni Battista , Presidente del Coordinamento fonti rinnovabili ed efficienza energetica (Coordinamento FREE) ... 7 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 9 
De Santoli Livio , Vicepresidente del Coordinamento fonti rinnovabili ed efficienza energetica (Coordinamento FREE) ... 9 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 10 

Audizione di rappresentanti di European federation of energy traders (EFET):
Saltamartini Barbara , Presidente ... 10 
Siri Andrea , Chairman task force Italia di European federation of energy traders (EFET) ... 10 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 14

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
BARBARA SALTAMARTINI

  La seduta comincia alle 12.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti
di Federmanager.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di Federmanager, che saluto.
  Nel dare la parola all'ingegner Giacomo Gargano, componente della giunta esecutiva di Federmanager, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente a ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.

  GIACOMO GARGANO, Componente giunta esecutiva di Federmanager. Saluto e ringrazio la presidente, onorevole Saltamartini, e tutta la Commissione, che ci ha gentilmente concesso quest'audizione.
  Sono Giacomo Gargano, presidente di Federmanager Roma, in rappresentanza dei dirigenti industriali del Lazio. Con me sono presenti all'audizione odierna l'ingegner Sandro Neri, corresponsabile della Commissione energia di Federmanager, l'ingegner Felice Egidi, che fa parte della Commissione, e il dottor Paolo Cucinotta, responsabile sindacale di Federmanager.
  Inizierei con lo spiegare che Federmanager è l'associazione che rappresenta i 180.000 dirigenti manager italiani, ai quali assicuriamo una serie di servizi, che sono quelli contrattuali e istituzionali, e firmiamo il contratto di lavoro sia con Confindustria sia con la Confapi.
  Siamo una struttura territoriale con 57 sedi territoriali, riportate in una slide della documentazione trasmessa alla Commissione. In un'altra slide si può vedere la galassia di enti e società Federmanager. Abbiamo il Fasi, il Previndai, quelle più importanti, e poi Assidai e Praesidium. Abbiamo cinque enti con Confindustria e quattro con la Confapi. Le altre sono fondamentalmente cento per cento Federmanager. Altre ne abbiamo insieme alla Cida, che rappresenta tutta l'altra dirigenza pubblica e privata.
  Avrei finito e chiederei alla presidente se è possibile passare la parola all'ingegner Neri.

  PRESIDENTE. Passo quindi la parola all'ingegner Neri.

  SANDRO NERI, Coordinatore commissione federale energia di Federmanager. Buongiorno e grazie dell'invito a questa audizione.
  Federmanager ha iniziato questo percorso nel settore dell'energia già nel 2016 con una collaborazione scientifica con l'Associazione italiana economisti dell'energia, creando una commissione nazionale dell'energia.
  Abbiamo già prodotto un primo rapporto, presentato nel marzo del 2017, a cui Pag. 4hanno partecipato anche ministri e rappresentanti politici, sulla situazione ambientale e una strategia energetica italiana. Siamo un'associazione italiana, quindi ci focalizziamo più sul settore italiano.
  Oltretutto, essendo noi una federazione di aziende produttrici di beni e servizi, abbiamo al nostro interno tutti i manager delle aziende produttrici di energia (quali ENI, ENEL, aziende del gas, delle rinnovabili e così via), e abbiamo anche aziende produttrici di beni, non solo di servizi, aziende che producono i macchinari per la produzione di energia.
  Il ruolo che Federmanager si appresta a percorrere nel settore dell'energia è proprio quello di promotore nell'ambito di questo comparto di grossa trasformazione nel prossimo futuro, e di protagonista per il nostro settore. Abbiamo prodotto un primo rapporto, presentato nel marzo del 2017, e un secondo rapporto, presentato all'inizio di quest'anno.
  Il secondo rapporto era più basato su come l'azienda italiana si doveva ristrutturare per cogliere delle opportunità che questa transizione tecnologica ed ecologica consentiva di fare all'Italia. Vedremo proprio questi aspetti.
  È in elaborazione un terzo progetto che riguarda più l'economia circolare, quindi come cogliere l'opportunità di migliorare il nostro ambiente con l'economia circolare, come migliorare il nostro settore industriale e poi migliorare l'ambiente. Il terzo rapporto, però, lo presenteremo probabilmente a fine anno o inizio del prossimo anno.
  Adesso, è inutile parlare di tanti dati o percentuali, che conoscete meglio di me, su PNIEC (Piano nazionale integrato per l'energia e il clima) o SEN (Strategia energetica nazionale) e via discorrendo. In una slide della documentazione si possono vedere tre dati significativi sulle emissioni, sull'ingresso delle rinnovabili nel nostro settore energetico e sull'efficienza energetica, che mostrano quanto il PNIEC sia più sfidante come obiettivi rispetto alla SEN, e anche molto vicino agli obiettivi europei, soprattutto nel settore efficienza energetica, e vedremo anche perché in Italia quello dell'efficienza energetica è un campo molto importante.
  Quello che abbiamo colto dal PNIEC e l'oggetto del nostro secondo studio è come cogliere la mole di investimenti che su questo settore da qui al 2030 per raggiungere quegli obiettivi devono essere fatti: secondo il PNIEC, devono essere investiti 184 miliardi in questo settore; secondo la SEN, 175, poco meno. Secondo noi, questa è un'occasione che l'Italia non può lasciar perdere. Abbiamo perso l'occasione quando abbiamo fatto la prima industrializzazione del settore energetico con il montaggio dei pannelli solari e delle pale eoliche. Tutti i beni, il prodotto, sono arrivati dall'estero, dalla Cina o dal nord Europa per quanto riguarda le pale. Noi avevamo soltanto delle piccole nicchie. Quello ormai è andato. Vediamo per il futuro di cogliere quest'opportunità di investimenti per la nostra industria. L'industria italiana, ed è un po’ un caso a sé, come ben sappiamo, ha dei punti di forza, ma anche dei punti di debolezza.
  Quanto ai punti di forza, come industria siamo principalmente basati sulla meccanica, su un po’ di elettronica, anche su un po’ di digitale, ma non abbiamo delle grosse industrie presenti all'estero. Abbiamo, ovviamente, dei punti di debolezza, ad esempio la nostra ricerca, che langue un po’, anche se ha dei punti di eccellenza dovuti alle persone, più che ai laboratori. La ricerca, invece, deve essere uno dei punti di forza del futuro, soprattutto italiano.
  Ovviamente, il nostro sbilanciamento su settori a bassa tecnologia ha reso il Paese più vulnerabile rispetto alla competizione di Paesi più industrializzati. Le tecnologie su questo settore, come abbiamo detto, fino a oggi sono arrivate soprattutto dall'estero.
  Per ricordare un po’ che cos'è il made in Italy, siamo sorprendentemente in crescita sui settori di aeromobili e veicoli spaziali. Il nostro settore industriale non è però roseo. Dobbiamo cominciare a vedere al 2030. Già siamo un po’ in ritardo. Avremmo pensato di iniziare già quando abbiamo cominciato il nostro studio. Gli investimenti devono essere fatti principalmente tra il 2020 e il 2030, ma l'industria si deve preparare con un po’ di anticipo, ovviamente. Pag. 5
  Per il processo di decarbonizzazione servono tecnologie mature, nuove soluzioni, si deve far leva sugli investimenti. Soprattutto, si devono sviluppare competenze per esportare beni e servizi.
  Quello delle competenze è un tema importante per l'Italia. Con un settore industriale che non è in questo momento pronto per grosse produzioni, come Federmanager il nostro apporto a questo processo industriale si basa principalmente sulle competenze.
  Come ha detto prima l'ingegner Gargano, abbiamo 180.000 soci. Sono tutti manager, quindi sono coloro che guidano e guideranno le aziende. Uno dei temi principali nella nostra politica dell'efficienza energetica è l'efficienza energetica in Italia.
  L'efficienza energetica è un grosso settore, secondo noi, da sviluppare in Italia soprattutto per cogliere quegli obiettivi. Peraltro, noi dobbiamo anche adeguare il nostro parco immobiliare alle azioni sismiche. È un settore, quello immobiliare, che deve comunque rinnovarsi, sia per tener conto della nostra sismicità, sia soprattutto per tener conto del risparmio energetico e degli indirizzi che ci dà il Piano dell'energia al 2030.
  In Italia gli investimenti nel settore dell'efficienza energetica industriale, ma anche civile, sono stati molto importanti. Ci sono delle figure che in questo settore devono essere sviluppate che sono molto rilevanti, figure manageriali, quali l’innovation energy manager e l’energy manager. Dobbiamo anche lavorare molto sugli audit energetici e anche sulla certificazione energetica degli edifici. Qualcosa si è fatto. Oggi, per certificare o vendere un appartamento, per dire, bisogna avere la certificazione energetica, però è un settore che è stato un po’ bistrattato, queste certificazioni energetiche sono state un po’ «abusate».
  Questa è un'opportunità. Come si è detto, questa mole di investimenti, questi 184 miliardi di investimenti, di cui una grossa fetta nell'efficienza energetica, produrrà ovviamente secondo il PNIEC anche un aumento dell'occupazione, valutato in circa 6.700 unità, e ovviamente anche un aumento del numero di manager, che devono essere riqualificati, devono essere «riskillati», ma devono essere anche formati. Si creeranno giocoforza nuove figure, nuove professioni, che già esistono oggi, come l'esperto in efficienza energetica, l’energy manager, l’innovation energy manager, l'esperto di audit energetici, quello che abbiamo detto, l'esperto di certificazione energetica degli edifici, l'esperto in gestione dell'energia.
  Questa trasformazione richiederà una formazione continua per seguire gli sviluppi tecnologici e richiederà delle competenze in ingegneria energetica, informatica, soprattutto, ma anche di carattere sociologico. Queste trasformazioni comportano, infatti, anche trasformazioni di tipo sociologico.
  Federmanager in questo settore ha le strutture e, come ho detto, le competenze per poter creare e dare un apporto significativo a questo cambiamento, perché ha una scuola manageriale (Federmanager Academy); per lo sviluppo della cultura manageriale, offre la formazione interna a manager e professionisti; ha enti bilaterali con Confindustria, per esempio, quale Fondirigenti, un ente bilaterale; anche con Confapi, piccole e medie imprese, quale il Fondodirigenti PMI.
  Come struttura interna, quindi, l'abbiamo. Sarà sicuramente questa la base, assieme a nuove iniziative che Federmanager sta portando avanti, soprattutto con Confindustria, e che metterà a disposizione di questa trasformazione.
  Nel 2019, Federmanager, proprio in quest'ottica di formazione di nuove professioni, ha firmato due accordi con l'Università di Roma Tre e con Elettricità futura, le imprese elettriche italiane, per portare avanti dei piani di sviluppo sia sul lato scientifico sia su quello industriale con Elettricità futura. Nel 2018-2019, ha già fatto dei corsi di energy innovation manager, a cui hanno partecipato più di settanta manager nelle nostre sedi. Nel 2019-2020, il progetto è di organizzare corsi di formazione soprattutto con Roma Tre, ma anche con Elettricità futura, per il tema della certificazione energetica, e soprattutto dei controlli delle certificazioni energetiche. Pag. 6
  Oggi, infatti, le certificazioni energetiche, come si diceva prima, sono un po’ abusate. Questo tema dei controlli è stato demandato alle regioni, che devono effettuare giustamente i controlli sulla veridicità di queste certificazioni su un 3 per cento del parco, ma le regioni non hanno al loro interno le strutture per effettuare questi controlli.
  Si potrebbe creare, ed è quello che stiamo pensando di fare insieme a Roma Tre, dei manager, che a loro volta possano creare delle start-up per mettere in piedi questo meccanismo di verifica, quindi non solo di audit e di messa a punto delle certificazioni, ma anche di verifica delle certificazioni e dell'operato, tra l'altro demandato alle regioni e che poi dovrà comunque essere effettuato da queste start-up messe in piedi dai nuovi manager formati.
  Per concludere, nella documentazione abbiamo offerto solo uno spicchio del nostro studio, ma quello che raccomandiamo è di ridurre i costi amministrativi per le imprese, incentivando lo sviluppo di nuove filiere nazionali green. Dobbiamo promuovere quello che abbiamo detto, l'efficienza energetica, riqualificando le imprese, specialmente le edilizie; investire in formazione, quello che ho appena accennato; investire in innovazione e nuove tecnologie, e peraltro innovazione e formazione vanno insieme di pari passo, con un quadro più semplificato e con procedure amministrative più chiare e trasparenti.
  La raccomandazione al mondo politico è di semplificare le procedure. Ormai, sappiamo tutti che siamo imbrigliati in questa situazione. Bisogna introdurre una strategia sullo sviluppo industriale che rafforzi la tecnologia e la ricerca e creare un circolo virtuoso tra pubblico e privato in grado di attivare le rilevanti quantità di investimenti necessari, quei famosi 184 miliardi che abbiamo detto, cercando quindi di fare anche sinergia tra pubblico e privato.
  Alla fine, Federmanager chiede al Governo di tener conto di una strategia condivisa sull'energia e l'industria. È il primo passo per ottenere il massimo risultato in termini di decarbonizzazione, ma anche di captazione di questi investimenti sul mondo industriale, e di riflesso sul mondo dell'occupazione.
  Alle imprese si chiede di recuperare i ritardi competitivi. L'abbiamo detto, le nostre imprese sono in ritardo. Federmanager è impegnata e si impegna a supportare il cambiamento della transizione con il suo capitale umano, fatto, come detto, da 180.000 manager, con la sua esperienza nel settore e i suoi enti preposti alla formazione di cui ho appena detto poco fa.

  PRESIDENTE. Grazie ingegner Neri.
  Non essendoci richieste di intervento da parte dei deputati, possiamo concludere l'audizione dei rappresentanti di Federmanager, che ringrazio e saluto.

  GIACOMO GARGANO, Componente giunta esecutiva di Federmanager. Se avete necessità di acquisire il nostro studio, siamo disponibili a trasmetterlo a chi è interessato.

  PRESIDENTE. Le chiedo gentilmente di farlo pervenire alla segreteria della Commissione che provvederà a trasmetterlo a tutti i componenti della Commissione medesima.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti del Coordinamento fonti rinnovabili ed efficienza Energetica (Coordinamento FREE).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti del Coordinamento fonti rinnovabili ed efficienza Energetica (Coordinamento FREE).
  Saluto il presidente, dottor Giovanni Battista Zorzoli, e il vicepresidente, dottor Livio De Santoli.
  Nel dare la parola all'ingegner Zorzoli, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente a ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.

Pag. 7

  GIOVANNI BATTISTA ZORZOLI, Presidente del Coordinamento fonti rinnovabili ed efficienza energetica (Coordinamento FREE). Ringrazio per quest'occasione che ci è data. Abbiamo deciso come Coordinamento FREE, che è un'associazione di secondo livello che associa 27 associazioni attive nel settore delle rinnovabili e dell'efficienza energetica, di concentrarci su alcune proposte operative che vogliamo sottoporre all'attenzione della Commissione.
  Partiamo dalla considerazione che, per attuare il Piano nazionale integrato energia e clima, il PNIEC, vanno recepite le quattro seguenti direttive europee: la direttiva (UE) 2018/844, la direttiva (UE) 2018/2002, la direttiva (UE)2018/2001 e la direttiva relativa a norme comuni per il mercato dell'energia elettrica. Due riguardano l'efficienza energetica, la terza la promozione delle rinnovabili, la quarta il mercato interno dell'energia elettrica.
  A oggi, come tra l'altro ben sapete, nel disegno di legge di delegazione europea 2018 un articolo recepisce, con tutte le indicazioni del caso, solo la direttiva n. 844, la prima elencata in questa lista. Questo disegno di legge è stato già approvato dalla Camera ed è attualmente all'attenzione del Senato. Le altre tre non sono state incluse, ovviamente non l'ultima, del 2019, ma neanche le altre due. Il rischio, quindi, è che il loro recepimento e, per tutte e quattro, l'emanazione dei decreti attuativi slitti al di là di fine 2020, quando dovrebbe decollare già il Piano nazionale. Questo è un rischio che in qualche misura va evitato.
  La nostra proposta è di anticipare quei provvedimenti inseriti in queste direttive che sono considerati prioritari e che sono più rapidamente attuabili.
  Naturalmente, nella nostra relazione per questioni di brevità facciamo solo alcune esemplificazioni.
  Un dato fondamentale è che l'attuazione del Piano prevede un grosso salto per il fotovoltaico, 30 giga watt aggiuntivi, che vuol dire passare dagli attuali 400 megawatt aggiunti ogni anno, tra il 2021 e il 2025 – crescono meno – a 2.000 all'anno, veramente un salto notevole.
  Per farlo, vanno evitati tutti gli impedimenti. Innanzitutto, va evitato che un numero eccessivo di impianti sia localizzato nel sud, dove è maggiore l'irraggiamento solare, per cui la tendenza naturale sarà localizzarli quasi tutti nel sud, altrimenti gli investimenti delle reti di trasmissione per trasportare l'energia laddove vi è la domanda sarebbero eccessivi. Inoltre, per gli ovvi motivi di autorizzazione, bisognerebbe limitare, nei limiti ragionevoli, quelli installati a terra. Questi sono i due modi per far avanzare rapidamente quest'obiettivo.
  La localizzazione corretta è laddove c'è la domanda, quindi l'autoconsumo è per definizione la risposta al primo problema. Se il consumatore installa il proprio impianto, ha risolto la coincidenza tra domanda e offerta.
  È, però, anche la risposta al secondo, quando gli impianti sono installati su coperture, perché ovviamente alimentano l'edificio che sta sotto la copertura, o sono al servizio di consumatori molto vicini a dove sono installati.
  Purtroppo, però, la normativa attuale consente di realizzare queste soluzioni di copertura soltanto per abitazioni monofamiliari, per edifici industriali e per la grande distribuzione, cioè soltanto quando c'è un solo produttore e un solo consumatore. Un impianto fotovoltaico condominiale può alimentare oggi soltanto i servizi comuni con la legge attuale, l'illuminazione delle scale e l'ascensore, quindi non è conveniente farlo. Per consentirne la diffusione, basta un decreto di poche parole, che qui noi proponiamo. È molto semplice: «le reti all'interno di un condominio sono a tutti gli effetti sistemi di distribuzione chiusi ai sensi dell'articolo 38, comma 5, del decreto legislativo n. 93 del 2011». Sono ventotto tra parole e numeri, una cosa molto semplice. Tra l'altro, per quel poco che conosco delle prassi parlamentari, richiedendo nessun onere finanziario, può anche essere approvato direttamente in Commissione, senza passare per l'Aula. Questo è uno di quei tipici provvedimenti che può rapidamente essere attuato. Pag. 8
  L'altro è applicare ciò che prevede la direttiva sulle rinnovabili, cioè istituire le comunità di energie rinnovabili. Sono comunità locali a cui possono partecipare persone fisiche, piccole e medie imprese, autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, che siano vicine agli impianti di produzione di energia che utilizzano. Un articolo della direttiva definisce le funzioni di questa comunità. Ora, queste comunità sono meglio fattibili con una norma che recepisca soltanto le comunità di energia rinnovabile virtuali, cioè quelle in cui gli scambi continuano ad avvenire sulla normale rete di distribuzione. Questo elimina molti ostacoli. Uno, c'è il problema che chi fa la comunità locale sappia gestire la microrete locale, che può creare ostacoli all'approvazione di questa norma; c'è il problema dell'integrazione con la rete di distribuzione; poi, evidentemente, i distributori sono poco propensi a rinunciare a questo vantaggio di distribuire a tutti l'energia. Per eliminare il maggior numero di ostacoli, la nostra proposta è di approvare solo le comunità rinnovabili virtuali, e avviare nel contempo progetti pilota per acquisire tutte le informazioni per capire se quelle dotate di microrete propria si possono fare, quali problemi pongono, e quindi come vanno normate.
  La questione che di solito viene posta di fronte a queste due proposte è: siccome un numero crescente di consumatori non utilizza più la rete di trasmissione, e in larga parte la rete di distribuzione, gli altri consumatori vedono aumentare i loro oneri, perché gli oneri generali di rete si ribaltano su un numero minore di consumatori.
  Noi abbiamo una proposta anche per questo. Abbiamo fatto l'esempio, perché è il più facile, del consumatore tipo domestico. Come si vede dalla slide n. 7 della documentazione trasmessa alla Commissione, gli oneri di trasporto e misura, quelli che sarebbero caricati maggiormente sui consumatori che non partecipano all'autoconsumo, incidono per poco meno del 20 per cento, il 19,7 per cento, mentre negli oneri di sistema la parte relativa agli incentivi per le fonti rinnovabili è un po’ più del 23 per cento. Basta vedere questa slide e si vede che il consumatore domestico tipo paga quasi il 20 per cento di oneri di trasporto e misura e un po’ più del 23 per cento per gli incentivi alle rinnovabili. Questi sono i due numeri che ci permettono di risolvere il problema.
  Abbiamo riportato nella slide n. 8 della documentazione le previsioni del GSE, il gestore dei servizi energetici, quindi un organismo ufficiale. Queste previsioni fanno vedere che da oggi al 2030, siccome diminuiscono gli oneri per le rinnovabili, perché molte rinnovabili vanno fuori del periodo di oneri, e le nuove rinnovabili saranno quasi tutte competitive, diminuisce di quasi il 10 per cento l'onere sul chilowattora del consumatore domestico dovuto alle rinnovabili, che è una bella diminuzione.
  Ora, se anche l'autoconsumo da qui al 2030 portasse via il 20 per cento dei ricavi ai gestori della rete, che vuol dire uno sviluppo enorme per l'autoconsumo, basterebbe un terzo, un 40 per cento dei risparmi per i minori incentivi alle rinnovabili per rimborsare i gestori del trasporto e della distribuzione dei minori guadagni, avendo un'incidenza zero sui consumatori, i quali oltretutto avrebbero ancora un vantaggio, perché il 60 per cento del risparmio delle rinnovabili si ribalterebbe in un minor prezzo per la loro energia.
  Ci sarebbe una duplice soluzione: non si carica nulla sul consumatore, non ci sono impedimenti economici allo sviluppo di questi sistemi con questa proposta, ma semplicemente un terzo del risparmio dalle rinnovabili viene traslato ai gestori delle reti. Basta, quindi, una norma per il conguaglio annuale destinato alle reti di trasporto e alla reti di distribuzione, una norma molto semplice.
  Noi abbiamo fatto l'esempio del consumatore domestico perché c'erano tutti i dati dell'Autorità, ma naturalmente vale anche per le piccole e medie imprese. Ne approfitto per sottolineare che i più probabili destinatari delle comunità energetiche locali sono i distretti industriali, per loro natura in grado di gestire una cosa di questo genere, che sono ben 157 in Italia. Veramente si darebbe a loro la possibilità Pag. 9di avere energia a costo molto più basso. Questa, quindi, è un'altra considerazione da fare.
  Poi c'è il vantaggio che notiamo dalla partecipazione ai servizi di rete: se le fonti rinnovabili riescono a partecipare anche agli altri servizi di rete (il bilanciamento, la regolazione di frequenza, la risoluzione delle congestioni e via recitando), naturalmente hanno una remunerazione aggiuntiva che renderebbe già oggi convenienti gli investimenti anche in impianti a fonti rinnovabili che non lo sono ancora in base alla sola vendita del kilowattora.
  Anche questa, quindi, per promuovere rinnovabili è una proposta molto importante. Questo vale, naturalmente, per gli accumuli, che, abbinati alle rinnovabili, diventano automaticamente competitivi, come è spiegato in dettaglio nella documentazione, a cui rimando. Per far questo, basta vedere come si fa entro fine 2020.
  Secondo Terna, i progetti pilota che riguardano le unità virtuali abilitate miste (UVAM), sostanzialmente i sistemi integrati di rinnovabili che partecipano ai servizi di rete, che riguardano la risoluzione delle congestioni, il bilanciamento e la riserva terziaria, queste sperimentazioni saranno tutte finite entro metà del 2020. Praticamente, questo significa che basterebbe che l'Autorità di regolazione per reti, energia e ambiente (ARERA) completasse l’iter. ARERA, infatti, per rendere operativo questo, in base al decreto legislativo n. 102 del 2014, deve fare una delibera che autorizza normandolo tutto. ARERA ha a disposizione il secondo semestre del 2020 per fare la bozza della delibera – ha già tutti gli elementi –, sottoporla alla consultazione e approvarla, in modo che anche questa possa diventare operativa da fine 2020.
  Qui mi fermo e chiedo alla presidente se è possibile dare la parola al dottor De Santoli.

  PRESIDENTE. Passo la parola al dottor De Santoli.

  LIVIO DE SANTOLI, Vicepresidente del Coordinamento fonti rinnovabili ed efficienza energetica (Coordinamento FREE). Intervengo solamente per completare il discorso sul recepimento già avvenuto, ma che naturalmente apre la strada a una serie di considerazioni che occorre fare nel prossimo futuro riguardanti la direttiva n. 844 del 2018. Ricordo che con quella direttiva per la prima volta l'Europa ha deciso di includere insieme i due aspetti dell'efficienza energetica in generale con la prestazione energetica degli edifici.
  Le ultime due slide della documentazione riguardano queste proposte, a nostro modo di vedere abbastanza urgenti, per aggredire in maniera unitaria, in maniera complessiva, il settore dell'edilizia, in particolare il settore degli edifici civili. Ricordiamo che il 50 per cento dei consumi finali lordi è assegnato al settore dell’heating e del cooling, riscaldamento e raffrescamento, l'80 per cento dei quali si riferisce a edifici di natura civile. Gli aspetti segnalati nelle due slide riguardano il tentativo di incrementare parallelamente sia la diffusione degli interventi di riqualificazione energetica per gli edifici sia la loro penetrazione. Che cosa intendiamo dire? Diffusione significa passare dall'1 per cento circa attualmente esistente di riqualificazione sul parco edilizio nazionale, l'1 per cento in termini di metri quadrati, ad almeno il 2 per cento. Per la penetrazione si parla addirittura di aumentare il valore della riqualificazione in sé, per passare da un'efficienza energetica migliorata del 30 per cento al 60 per cento.
  Il primo atto per fare questo è aggredire, tentare di rivolgersi a tutti i condomini italiani con una serie di modifiche, elencate nella documentazione.
  A parte l'elenco critico da fare sul parco immobiliare nazionale in termini di priorità, cominciando dal settore pubblico e da coloro che hanno prestazioni peggiori, c'è il discorso di un'agevolazione in funzione del risparmio energetico, tranquillamente dimostrata dalle diagnosi energetiche, che devono prendere sempre più piede, e in funzione della penetrazione degli interventi nel condominio; l'introduzione di una norma che, a fronte di un risparmio energetico sempre certificato con diagnosi energetica, permetta anche interventi deliberati in assemblea Pag. 10 condominiale, come per gli infissi delle parti private, non delle parti condominiali, con la possibilità di agevolazioni per l'accesso al credito e cessione del credito. La cessione del credito già c'è per quanto riguarda gli ecobonus, e dovrebbe essere coordinato con l'accesso.
  C'è poi l'introduzione per la diffusione di nuovi strumenti di contratto, come quelli che si chiamano servizio energia Plus o energy performance contract, i famosi EPC, anche per i condomini.
  Sulla seconda slide c'è un altro aspetto, oltre a quello della riqualificazione energetica nel settore degli edifici, che riguarda strettamente gli impianti tecnici per l'edilizia. In particolare, l'articolo 8 della direttiva n. 844 del 2018 dà grande enfasi a due aspetti: i requisiti degli impianti, da un lato, le ispezioni e la manutenzione periodica, dall'altro, cosa che nel nostro Paese da tanto tempo si sta facendo con dei documenti, che trovate segnalati, anche per quanto riguarda la manutenzione, nel secondo punto della slide. In più, dal 2017 ci sono criteri ambientali minimi per gli interventi dei servizi di progettazione impiantistica.
  Da questo punto di vista, è importante, a nostro modo di vedere, inizialmente sottolineare l'importanza della certificazione del personale per quanto riguarda sia la manutenzione e l'igiene degli impianti sia l'ispezione periodica. Sono due aspetti diversi. La manutenzione è progressiva e deve essere fatta secondo i criteri ormai famosi della ISO 50001, ma il discorso dei controlli e delle ispezioni è altrettanto importante. A nostro modo di vedere, tutti e due gli aspetti devono essere fondati su una preparazione certificata del personale.
  L'ultimo punto riguarda l'elenco delle operazioni di ispezione, che è importante che a farli siano – lo dice espressamente la direttiva europea, ma anche, a nostro modo di vedere, soprattutto nell'ambito degli impianti tecnici civili – magari attraverso il Comitato termotecnico italiano, le associazioni che si occupano di impiantistica nel settore civile, operazioni elencate in funzione dell'efficienza energetica prodotta, quindi rispetto al fabbisogno termico richiesto.
  L'ultimo punto riguardante quest'ultimo aspetto riguarda la tipicità del nostro Paese, che è un Paese del Mediterraneo, a sud dell'Europa, che ha un aspetto progettuale e installativo molto importante nella stagione estiva.
  Potremmo da questo punto di vista essere i leader in Europa per poter dire che esiste una serie di Paesi la cui stagione più importante a livello impiantistico è quella estiva. Naturalmente, bisogna esercitarla, magari a partire da quest'occasione importante.

  PRESIDENTE. Non essendoci richieste d'intervento da parte dei deputati, ringrazio i rappresentanti del Coordinamento fonti rinnovabili ed efficienza energetica per il materiale e gli spunti che ci hanno offerto.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di European federation of energy traders (EFET).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di European federation of energy traders (EFET).
  Nel dare la parola all'ingegner Siri, chairman task force Italia, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente a ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.

  ANDREA SIRI, Chairman task force Italia di European federation of energy traders (EFET). Onorevole presidente, onorevoli deputati, mi presento brevemente. Sono Andrea Siri e sono il chairman task force Italia di EFET, l'European federation of energy traders, e, a nome della medesima federazione, ringrazio dell'opportunità di partecipare a quest'audizione.
  Il Piano nazionale integrato energia e clima che segue la SEN è un documento molto interessante e molto dettagliato, ed è Pag. 11uno dei più completi a livello europeo, così come gli obiettivi italiani sono tra i più sfidanti.
  Nel corso di quest'audizione farò riferimento alla documentazione trasmessa alla Commissione.
  Inizierò con una breve introduzione sull'associazione per poi passare alle osservazioni e alle proposte legate al piano delle attività EFET e al PNIEC.
  EFET nasce nel 1999, all'inizio della liberalizzazione dei mercati e dell'energia, e oggi celebra i vent'anni di attività. L'antenna di EFET in Italia, task force Italia, viene disegnata e resa operativa nel 2009, e quindi anche noi celebriamo i dieci anni di attività.
  EFET rappresenta più di 120 società presenti in più di 27 Paesi. I punti di forza sono proprio questi: gli associati sono diversificati in termini di aree di business e location e hanno dimensione internazionale; tra loro c'è molta collaborazione e le informazioni arrivano direttamente dal campo, perché alcuni degli associati sono operatori di mercato.
  Nella slide n. 4 della documentazione sono riportati i membri di EFET: utility di piccola, media e grande dimensione italiane ed europee; oil company nazionali e internazionali; produttori di gas; istituzioni finanziarie, quali banche; trading house nazionali e internazionali.
  Tutti i nostri documenti sono ufficiali, e anche questa relazione, quindi, verrà postata sul nostro sito, dunque liberamente accessibile, così come i contratti standard, di cui parlerò dopo.
  L'associazione ha una struttura molto snella. Ha una sede storica a Berlino e una a Bruxelles. Si compone di quindici persone in staff, però il grosso è data dall'attività degli associati. Collaboriamo con associazioni europee e anche clienti finali, quali per esempio l'International federation of industrial energy consumers (IFIEC), nonché con tutte le maggiori associazioni e istituzioni europee.
  Vengo alle osservazioni e alle proposte di EFET relativamente al PNIEC. Innanzitutto, vi ringraziamo per l'opportunità accordata. Definiamo brevemente il perimetro di attività di EFET, che riguarda il market design, la policy e la regulation. EFET ha, infatti, come principale area di interesse i mercati dell'energia elettrica e il gas: coerentemente, il nostro intervento sarà concentrato sugli aspetti relativi rilevanti.
  È importante sottolineare che le posizioni di EFET riflettono discussioni interne portate avanti a livello europeo e declinate poi a livello nazionale e che i princìpi generali fondanti cui la nostra associazione guarda vengono sempre considerati su ogni tematica.
  EFET ha nel proprio mission statement la transizione verso un'economia a emissioni zero, quindi ci ritroviamo molto nelle linee guida del PNIEC.
  Entriamo più nel dettaglio. In Italia, lo sviluppo delle fonti rinnovabili prevede un ingresso al 2030 di nuova generazione per 30.000 megawatt di impianti solari e 10.000 megawatt di impianti eolici. Tra le opzioni previste nel PNIEC stesso, ce ne sono per impianti merchant, cioè gli impianti che trovano solo nel mercato la logica di investimento. In particolare, si fa riferimento allo strumento che si chiama PPE.
  Nella slide n. 8 della documentazione sono riassunte alcune modalità di utilizzo di inserimento dell'energia rinnovabile. Troveremo anche dei business model tipici anche del mercato italiano, ovviamente oltre alla normale vendita sulle borse dei mercati grossisti. In alcuni di questi business model osserviamo l'indicazione PPE, e quindi EFET ha individuato la necessità di standardizzare il PPE attraverso un contratto tipo.
  EFET ha una lunga storia di standardizzazione, e infatti i contratti electricity master agreement e gas master agreement con i loro annexes sono un po’ i riferimenti del mercato ai grossisti per i due settori in Europa. Qualora due controparti non vogliano sottoscrivere questi contratti, che sono molto pesanti, possono far riferimento a un long-form agreement, ovvero a un accordo definito soltanto per quell'operazione, accordo che però abbia come fonte proprio i due master agreement.
  Proprio nel giugno 2019, quindi abbiamo avuto una buona tempistica, è stato Pag. 12pubblicato un lavoro dopo diversi anni che riguarda lo standard EFET CPPA, Corporate power purchase agreement: abbiamo identificato in questo il contratto tipo con cui sostenere l'implementazione di nuova capacità rinnovabile da mercato.
  L'attività è andata avanti con una cooperazione molto forte con la piattaforma RE-Source, attraverso la quale sono stati direttamente coinvolti, perché parte del processo di sostegno alla nuova generazione, sia le principali associazioni di categoria, come WindEurope e SolarPower Europe, sia i clienti finali. Potete vedere, infatti, nella slide n. 9 che all'interno della piattaforma RE-Source ci sono dei funding associates, che sono la SolarPower Europe e la WindEurope, ma anche clienti finali, sia della new economy – è inutile sottolineare Google e Microsoft – ma anche della cosiddetta old economy, e cioè per esempio Decathlon, Heineken o Ikea. Ecco, quindi, che il nome Corporate sta a indicare che può coinvolgere anche i clienti finali.
  Sono state coinvolte, per chiudere il cerchio, anche istituzioni finanziarie per avere il punto di vista dei lender, cioè dei finanziatori. Il progetto è partito, da quanto è qui indicato, il 2 luglio 2017, ma anche prima, ha coinvolto il legal working group di EFET, e quindi alcuni legali dello staff di EFET, ma in associazione con i legali dei vari associati dell'associazione che volessero partecipare. Abbiamo consultato RE-Source, quindi i produttori e i clienti finali, infine i lender, e siamo arrivati a un contratto flessibile e modulare. Perché? Vengono selezionate, come sempre succede nei contratti di EFET, le varie opzioni cercando di coprire tutte le problematiche note avendo ricevuto molteplici input da tutti i possibili attori non istituzionali coinvolti, così come i lender, gli sponsor gli off-taker e i final customer.
  Abbiamo integrato questo con il contratto EFET master agreement e i certificati EECS (European energy certificate system). Nell'Association of Issuing Bodies degli EECS partecipa il nostro GSE. Il contratto in lingua inglese, concepito su legislazione tedesca e inglese, è in fase di traduzione italiana e di trasposizione nel formato più possibile conforme alla legislazione nazionale. Il contratto è liberamente scaricabile, totalmente gratuito, dal sito www.efet.org. Noi pensiamo che questo contratto possa accelerare la velocità di negoziazione e ridurre i costi di transazione, perché molti dei punti critici di riferimento sono stati toccati.
  Il contratto CPPA trova la sua logica nel mercato, e quindi passiamo brevemente ad alcuni punti su tematiche di mercato coperte da EFET che riteniamo possano essere di interesse.
  Relativamente al mercato elettrico, ci soffermiamo sul mercato intraday. L'introduzione di un mercato infragiornaliero a negoziazione continua che permetta una contrattazione continua fino all'ora h-1 consente agli operatori di scambiare energia modificando i programmi con valutazioni più aggiornate sull'effettiva producibilità degli impianti FRNP, cioè alimentati da fonti rinnovabili non programmabili.
  La previsione di produzione nel giorno a venire dell'impianto eolico è molto difficile, ha parecchia percentuale di errore, mentre nelle ore a venire la percentuale di errore diminuisce moltissimo.
  L'esigenza, quindi, di poter disporre di tale mercato proviene anche dal progetto XBID, cross-border intraday, a cui l'Italia ha aderito, modello che fa riferimento al Regolamento CACM, Capacity allocation and congestion management. EFET auspica che si possa pervenire presto a questa determinazione, con una pronta attuazione. Per noi, sarebbe meglio nella prima metà dell'anno 2020, anche se siamo perfettamente consci che la legislazione italiana e gli attuali strumenti di mercato non sono propriamente semplici da modificare.
  È da valutare, inoltre, l'introduzione di strumenti di market making per incrementare la liquidità.
  Per quanto riguarda il modello di self-dispatching, oggi abbiamo il gestore di rete che, attraverso un modello, quello implementato in Italia di center-dispatching, approvvigiona risorse per il bilanciamento; ebbene, il modello di self-dispatching è quello tradizionalmente preferito da EFET, perché gli operatori hanno la possibilità di Pag. 13scegliere quali impianti o combinazioni di impianti o impianti di terzi contrattualizzati attivare per soddisfare le esigenze di bilanciamento. Il center-dispatching verrebbe, quindi, utilizzato solo in caso di specifici vincoli di rete, in quanto riduce i gradi di libertà degli attori del mercato.
  A questo proposito, gli investimenti sulla rete italiana per risolvere congestioni locali dovrebbero essere accelerati per permettere la convergenza sempre maggiore delle varie zone. L'Italia ha, infatti, oggi un PUN, un prezzo unico nazionale in acquisto, mentre zone diverse in vendita, in modo da avere potenzialmente un solo prezzo di riferimento in emissioni e in prelievo.
  Questo è un punto abbastanza importante per lo sviluppo di nuova capacità rinnovabile.
  Qualora, infatti, un investitore che avesse un comportamento razionale volesse investire in Italia, per esempio in produzione solare, si rivolgerebbe alle regioni in cui l'irraggiamento è maggiore, Calabria, Sicilia e Puglia, e quindi possiamo immaginare le problematiche di congestione che ci sono, anche se queste problematiche siamo certi che sono molto chiare al nostro gestore di rete nazionale, Terna.
  Inoltre, in un'ottica di valorizzazione e abilitazione delle risorse distribuite, fin da subito dovrebbe essere favorito un ruolo sempre più attivo dei DSO, cioè dei distributori (distribution system operator), coerente con gli obblighi molto precisi di unbundling e che possa approvvigionare le risorse attraverso meccanismi competitivi, trasparenti e non discriminatori.
  Per quanto riguarda il ruolo e le responsabilità dei gestori di rete di trasmissione e distribuzione, EFET, poiché riconosce nello stoccaggio elettrico un importante pilastro del futuro mercato dell'elettricità e un fattore di flessibilità, ritiene che i TSO e i DSO dovrebbero agire, come noi li chiamiamo, da neutrali facilitatori del mercato, e cioè approvvigionando le risorse di storage, allo stesso modo le risorse di generazione di demand response, attraverso il ricorso ai soli partecipanti al mercato alla luce delle direttive e dei regolamenti sull'elettricità.
  Quanto al mercato dei servizi ancillari, auspichiamo maggior continuità e chiarezza nei vari interventi regolatori e nelle tempistiche per essi previste, e facciamo specifico riferimento alla possibile introduzione di un approccio di prezzi nodali – oggi, l'approccio dei prezzi è zonale – al calcolo degli sbilanciamenti, che speriamo avvenga con largo anticipo e con un parallel running, in modo da permettere agli operatori di adeguarsi al nuovo sistema.
  Auspichiamo una piena applicazione delle disposizioni contenute nell’European Electricity Balancing Guideline nel quadro della riforma del dispacciamento.
  Quanto all'introduzione dei prezzi negativi, i prezzi dell'energia dovrebbero riflettere il vero valore della scarsità della stessa in momenti di stress del sistema e forte richiesta di energia. Allo stesso modo, quando l'energia è prodotta in abbondanza, e perfino in eccesso, dovrebbero riflettere il costo attuale di gestione, cioè della riduzione, della generazione, con valori che potrebbero arrivare anche a essere negativi. In tal modo, potrebbero essere forniti agli operatori e agli investitori segnali di prezzo neutri per investimenti nell'attività di storage e di demand response. L'implementazione di tale possibilità nel mercato italiano dovrà, però, tenere in opportuna considerazione le specificità del sistema, in particolare i colli di bottiglia e le congestioni infrastrutturali, e quelle regolatorie, cioè valutare i possibili impatti sui costi dei meccanismi di incentivazione delle fonti rinnovabili al fine di limitare gli effetti distorsivi.
  Importante è il mercato del gas per sostenere la transizione energetica. A questo riguardo, EFET auspica che ci sia un approccio cauto circa l'introduzione di misure regolatorie finalizzate alla riduzione dello spread, poiché riteniamo che possa avere un effetto fortemente distorsivo sui mercati e compromettere l'affidabilità del punto di scambio virtuale, il PSV, quale riferimento di prezzo per il mercato italiano del gas naturale. Attualmente, il PSV è un riferimento trustable, cioè affidabile da parte degli operatori internazionali. Pag. 14
  I segnali di prezzo provenienti da mercati efficienti sono sempre un vantaggio, anche e soprattutto per i consumatori. A questo proposito, EFET prepara ogni anno un report sulla liquidità e maturità dei mercati europei del gas naturale, che viene puntualmente condiviso con le maggiori istituzioni nazionali ed europee.
  Relativamente al processo di decarbonizzazione del gas, speriamo che ci possa essere anche un mercato dei cosiddetti CICs, certificati di emissione e consumo, aperto anche agli operatori [audio incomprensibile] – oggi, questo mercato è quasi precluso – e quindi l'introduzione di un sistema di garanzie di origine del gas naturale transnazionale per poter sviluppare appieno le potenzialità di soluzioni energetiche sostenibili, come per esempio il biometano e l'idrogeno verde, anche nel settore del gas naturale.
  Infine, vorremmo dare un contributo sui possibili sviluppi del mercato con una prospettiva rivolta al 2030.
  EFET sta valutando possibili evoluzioni dei mercati dell'energia alla luce degli obiettivi europei di abbattimento dei gas serra e ha lanciato al suo interno uno studio con l'ausilio di esperti interni, quindi colleghi delle società associate, ed esterni su come l'Europa potrebbe perseguire la decarbonizzazione del sistema gas.
  Relativamente a quest'obiettivo, con l'obiettivo di cui parlo adesso, ancora di più lungo orizzonte, EFET sta valutando anche con diversi studi quale potrebbe essere il futuro design per connettere settore a gas ed elettrico. I due settori oggi vanno in parallelo, però un domani ci immaginiamo che ci possa essere il sector coupling, cioè una regolamentazione comune ai due settori. È chiaro che è una visione di lunghissimo termine, forse oltre il 2030, ma occorre comunque cominciare a pensare per poter essere pronti ad avere gli strumenti on time, quando ce ne sarà la necessità.
  Il principio guida per qualsiasi sector coupling è che sia economicamente sostenibile e che naturalmente non sia influenzato da input commerciali, cioè che non ci siano delle tecnologie che «tirano la giacchetta» da una parte o dall'altra. Dovrà essere, dunque, quello di fare perno su strumenti di mercato a livello europeo.
  Vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Non essendoci richieste d'intervento da parte dei deputati, ringrazio l'ingegner Siri e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.05.