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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (XI e XIII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Mercoledì 30 ottobre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Giaccone Andrea , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL FENOMENO DEL COSIDDETTO «CAPORALATO» IN AGRICOLTURA

Audizione della Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova.
Giaccone Andrea , Presidente ... 3 
Bellanova Teresa , Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali ... 3 
Giaccone Andrea , Presidente ... 5 
Cantone Carla (PD)  ... 5 
Giaccone Andrea , Presidente ... 6 
Martina Maurizio (PD)  ... 6 
Giaccone Andrea , Presidente ... 7 
Polverini Renata (FI)  ... 7 
Liuni Marzio (LEGA)  ... 8 
Gadda Maria Chiara (IV)  ... 9 
Barzotti Valentina (M5S)  ... 10 
Cassese Gianpaolo (M5S)  ... 11 
Galizia Francesca (M5S)  ... 11 
Cillis Luciano (M5S)  ... 12 
Viscomi Antonio (PD)  ... 12 
Cenni Susanna (PD)  ... 13 
Golinelli Guglielmo (LEGA)  ... 13 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 14 
Giaccone Andrea , Presidente ... 15  ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XI COMMISSIONE
ANDREA GIACCONE

  La seduta comincia alle 9.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul fenomeno del cosiddetto «caporalato» in agricoltura, l'audizione della Ministra per le politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, che è accompagnata dal consigliere Stefano Toschei, capo di Gabinetto.
  Avverto che questa audizione dovrà concludersi alle ore 10.15, per impegni precedentemente assunti dalla Ministra.
  Nel ringraziare la Ministra per la sua disponibilità, le cedo immediatamente la parola.

  TERESA BELLANOVA, Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Voglio ringraziare i componenti delle Commissioni in maniera non formale per questo invito e soprattutto per il lavoro che il Parlamento sta portando avanti con questa indagine conoscitiva sul fenomeno del caporalato. Non è un fatto scontato e credo che sia un segnale di attenzione che va in continuità con l'approvazione della legge n. 199 del 2016 nella scorsa legislatura. Molti dei presenti hanno lavorato, votato e approvato quella norma e oggi essere qui a rendere conto del lavoro fatto credo sia molto rilevante.
  Non vi nascondo anche l'emozione di allora e quella di oggi nell'affrontare questo tema. Non è un segreto per nessuno la mia storia personale e il mio impegno costante nella lotta contro i caporali, e l'essere qui oggi da Ministra delle politiche agricole, alimentari e forestali mi carica di una nuova responsabilità, anche e soprattutto su questo fronte.
  Fin dai primi giorni del mio insediamento ho ribadito che dobbiamo garantire la piena attuazione della legge n. 199 e su questo stiamo lavorando, come vorrei sinteticamente riportare in questa occasione. Dalla sua approvazione, la legge ha avuto un'immediata applicazione nella sua parte repressiva, come dimostrano l'aumento dei controlli da parte dell'Ispettorato nazionale del lavoro, così come l'incremento delle indagini della magistratura. Nel 2018 ci sono state 7.160 ispezioni dell'Ispettorato, 479 provvedimenti di sospensione dell'attività imprenditoriale, 404 (l'84 per cento) dei quali sono stati revocati a seguito di intervenuta regolarizzazione. Sono molti i rappresentanti della magistratura e delle forze dell'ordine che hanno sottolineato come la norma abbia assicurato un salto di qualità nel contrasto del fenomeno: una piaga antica che ha un volto sempre nuovo, un'attività criminale che, come tale, va affrontata con la massima determinazione. Le recenti operazioni di Latina o di Foggia ci ricordano quanto brutale sia lo sfruttamento e dove può arrivare la negazione dei diritti. Qui voglio anche dire che questo Pag. 4fenomeno non è purtroppo limitato al settore agricolo, sul quale si focalizza la legge n. 199; credo, quindi, che un confronto parlamentare per la sua estensione ad altri settori sia necessario.
  Non c'è però solo l'attività di repressione da portare avanti: c'è anche un pilastro fondamentale, che è quello della prevenzione. Su questo si sta concentrando l'azione del Governo e del mio Ministero, perché siamo consapevoli che, se vogliamo combattere il caporalato, dobbiamo tutelare, insieme alle persone, ai lavoratori, alle lavoratrici, anche migliaia di imprese oneste che subiscono la concorrenza sleale di chi sfrutta; se vogliamo combattere il caporalato, dobbiamo contrastare le pratiche sleali di mercato che creano iniquità nella catena del valore; se vogliamo combattere il caporalato, dobbiamo vietare le aste al doppio ribasso, che sono caporalato «in giacca e cravatta»; se vogliamo combattere il caporalato, dobbiamo semplificare la vita delle imprese e renderle più competitive.
  Lo voglio ribadire anche qui: non esistono filiere sporche, esistono aziende singole che compiono reati per i quali devono essere punite secondo la legge. Non possiamo però accettare che le colpe di alcuni danneggino la credibilità e l'onore di tutti. In questo mese e mezzo di Governo, quindi, assieme alle Ministre Catalfo e Lamorgese, abbiamo attivato il tavolo interistituzionale di contrasto e prevenzione del caporalato e presentato una prima bozza di piano triennale di attività. Entro il 4 novembre, le parti sociali potranno inviare proposte migliorative ed emendative, ed entro breve tempo il piano entrerà nella sua piena operatività. Si tratta di uno strumento nuovo, per metodo e per contenuti. Sul metodo, credo sia opportuno evidenziare che ora lo Stato si è dotato di un approccio nuovo. Il piano prevede interventi contemporanei su tutti i fronti: intermediazione legale del lavoro; trasporto; alloggio; Rete del lavoro agricolo di qualità; controlli. Su questi aspetti si lavorerà in coerenza con il piano e in maniera coordinata tra Ministeri e Regioni interessate, in modo da affrontare contemporaneamente tutti gli aspetti che ho citato. È evidente infatti che, se finanziamo uno splendido progetto di trasporti a Foggia, un'esperienza efficace di alloggi a Saluzzo e un sistema di intermediazione legale del lavoro a Rosarno, non avremo risolto il problema in nessuna delle tre località citate e il caporale sarà sempre pronto a offrire i servizi che mancano. In questo senso, gli 85 milioni di euro del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, già stanziati su progetti, saranno il pilastro operativo di questo cambiamento. Questa consapevolezza, che può sembrare scontata, entra per la prima volta in un documento pubblico, in un piano di prevenzione che, a mio parere, rappresenta una svolta importante.
  Il piano è composto da tre sezioni: analisi, priorità e azioni. Sono state individuate dieci azioni prioritarie, di cui sei riguardano la prevenzione, una i controlli, una la protezione delle vittime e una il reinserimento socio-lavorativo. La prima azione ha un valore per me essenziale: per la prima volta ci sarà una mappatura dei fabbisogni di lavoro agricolo, con un calendario delle principali colture e delle esigenze di raccolta e di manodopera a livello nazionale. Entro tre mesi dall'approvazione del piano dovremo avere un quadro chiaro di dove e quando servono i lavoratori stagionali. Questo anche per rispondere alle esigenze (legittime) delle imprese, che oggi ci evidenziano una forte difficoltà nel reperire manodopera italiana e straniera attraverso i canali legali. Sono le aziende agricole a chiedere di migliorare la gestione dei flussi per assicurare la copertura dei fabbisogni di lavoro, in particolare nelle fasi di picco della raccolta, e a queste aspettative dobbiamo dare risposte concrete, anche collaborando con gli altri Ministeri sul decreto per le quote che, a mio parere, dovrebbe vedere un più stretto coinvolgimento anche delle organizzazioni agricole. Dobbiamo fare in modo che per ogni ingresso regolare ci sia un contratto di lavoro regolare, proprio perché non vogliamo nessuno schiavo nei campi, nessun lavoratore fantasma. Dobbiamo rendere più semplice il reperimento dei lavoratori anche attraverso l'utilizzo della tecnologia, creando sistemi di incontro della domanda e dell'offerta di lavoro Pag. 5agricolo più efficienti che in passato. Serve investire nelle filiere produttive, lo stiamo facendo e lo stesso piano valorizza il lavoro che si sta portando avanti sui contratti di filiera, che rendono più stabili i rapporti tra agricoltori, allevatori e trasformatori. Dobbiamo lavorare su concetti larghi di filiera, dal lavoratore agricolo al consumatore, ed è proprio con i cittadini che dobbiamo stringere un'alleanza: quando si compra un prodotto al di sotto del costo di produzione, quel risparmio lo sta pagando probabilmente un lavoratore sfruttato o un'azienda che non riesce a far quadrare il bilancio. Per questo stiamo lavorando per una rapida attuazione della direttiva europea sulle pratiche sleali, che completerà il lavoro iniziato in Italia con l'articolo 62 del decreto-legge n. 1 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27 del 2012.
  Il piano prevede anche il rilancio, la semplificazione e il rafforzamento della Rete del lavoro agricolo di qualità e delle sue articolazioni territoriali, che – come prevede la norma – dovranno sempre di più essere motori, sul territorio, di nuove forme di intermediazione legale del lavoro. L'iscrizione alla Rete dovrà costituire effettivamente un pre-controllo, in modo che i controlli sul campo siano prioritariamente indirizzati sulle aziende che non sono iscritte. Su questo abbiamo chiesto all'INPS e all'Ispettorato nazionale del lavoro di incrociare i dati e verificare l'effettivo rispetto di questa disposizione.
  Sul fronte dei controlli, credo sia giusto sottolineare non solo l'impegno ad aumentarli, ma anche la richiesta di renderli più efficaci, a partire dall'utilizzo del Registro unico dei controlli agricoli, che serve proprio a evitare che più organismi effettuino sulla stessa azienda lo stesso controllo. È un diritto delle imprese che va garantito ed è interesse della pubblica amministrazione gestire le proprie risorse in maniera migliore.
  Per migliorare le modalità di verifica, ricordo la proposta del presidente dell'INPS Tridico di utilizzare il drone nell'attività ispettiva, che ha già dato i primi importanti risultati operativi. Può essere un fattore di deterrenza, ma anche di controllo, incrociando i dati a disposizione di AGEA e ISMEA per mappare e calcolare i rendimenti produttivi delle aziende e i lavoratori utilizzati o dichiarati.
  Come vedete anche da questa breve descrizione, il lavoro da fare non manca. Certamente non mancherà l'impegno del Ministero e mio personale in questa battaglia di civiltà. Dobbiamo lavorare insieme su tutti i fronti, perché il caporalato è criminalità e lo Stato, se organizza le sue forze, se agisce condividendo obiettivi e strumenti, se si muove compatto, può affrontare i problemi, partendo dalle aree dove c'è il maggior disagio. Non dimentichiamoci che qui ci sono migliaia di persone da tutelare, ci sono migliaia di aziende che aspettano risposte per il loro lavoro quotidiano, c'è un sistema la cui credibilità va salvaguardata.
  Il made in Italy agroalimentare è un patrimonio troppo importante da difendere, e questa difesa passa anche per il contrasto duro allo sfruttamento e al lavoro nero, che – voglio ricordare – non tocca solo gli stranieri, magari irregolari, non guarda al colore della pelle. Penso al sacrificio di Paola Clemente, l'operaia agricola morta di fatica e di sfruttamento per pochi euro l'ora nell'estate del 2015 nelle campagne di Puglia; a lei e alle tante vittime, come lei, del caporalato, noi dobbiamo rispetto. E il rispetto passa dal lavoro concreto e quotidiano per trasformare i programmi in azioni e le azioni in risultati.
  Voglio ringraziarvi per l'ascolto, per il lavoro che state facendo e, ovviamente, sono a disposizione per le domande che vorrete rivolgermi.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministra.
  Ha chiesto di intervenire la collega Cantone. Ne ha facoltà.

  CARLA CANTONE. Grazie, Presidente. Io ringrazio la Ministra Bellanova per ciò che ci ha detto, per l'ottima relazione che ci ha presentato, che ha toccato tutti i problemi che riguardano questa piaga vergognosa del caporalato, che ha attraversato il Novecento e che purtroppo continua. Pag. 6
  Io credo che ciò che lei, Ministra, ci ha detto è in piena continuità con l'ottimo lavoro fatto dal Ministro Maurizio Martina – e lei l'ha ricordato – con la legge su caporalato. Adesso, davvero, bisogna procedere. Quindi convengo con tutto ciò che ha detto.
  Mi preme solo sottolineare una questione che ho posto già altre volte. Lei conosce bene il settore agricolo e – come lei ben sa – io conosco bene il settore edile; più volte ho chiesto nelle precedenti audizioni, anche durante il Governo precedente, di avviare un'indagine conoscitiva anche per il settore dell'edilizia. Lei ci ha detto (e sono contenta di questo) che bisognerà continuare e allargare il campo di azione sul fenomeno del caporalato, io le chiedo di farsi carico di far mettere in agenda anche l'avvio dell'indagine conoscitiva per il settore dell'edilizia.
  La seconda cosa che mi preme dirle, Ministra, è che la Commissione lavoro ha ascoltato, in diverse audizioni, i rappresentanti delle aziende e anche dell'Ispettorato del lavoro, che hanno denunciato ripetutamente alcuni problemi: gli scarsi strumenti, gli organici da rivedere, le difficoltà che hanno. Credo che siano da ascoltare perché va bene prevedere nuove forme di controllo, però è importante rafforzare anche quelli che già sono previsti dall'ordinamento, così come è importante affrontare la questione della legislazione sugli appalti e sul subappalto, in modo particolare per i settori diversi da quello agricolo. Aggiungerei, Ministra – lei lo sa meglio di me –, che trovare un modo, non so quale, per responsabilizzare di più le pubbliche amministrazioni, i Comuni, i sindaci sia importante, in modo particolare nella fase dell'assegnazione dei lavori pubblici, in particolare in edilizia, intensificando i controlli su appalti e subappalti. I morti sono tanti, non c'è solo il problema del caporalato, in quanto il caporalato stesso, il lavoro nero e l'utilizzo di squadre che vengono molto sfruttate provocano degli incidenti e l'aumento del fenomeno del caporalato.
  Grazie comunque di essere stata con noi e per le cose che ci ha detto.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Cantone.
  Prego, collega Martina.

  MAURIZIO MARTINA. Grazie, Presidente. Anch'io voglio ringraziare la Ministra per la relazione e per il lavoro che sta impostando e per il segno che si è dato a questa nuova fase di impegno di contrasto al caporalato.
  Anch'io credo che il solco sia quello tracciato dalla legge che tutti abbiamo voluto nella passata legislatura, a cui abbiamo concorso tutti in maniera, credo, significativa, al di là degli schieramenti; penso che – come è stato detto giustamente – la questione oggi sia la strumentazione che mettiamo a disposizione del Paese e dei soggetti che si muovono nel settore con funzioni di prevenzione. La legge ha avuto e ha un grande pregio: fornire strumenti repressivi immediatamente utilizzabili in maniera più adeguata rispetto al passato, delineare strumenti preventivi che adesso vanno effettivamente applicati e gestiti con grande continuità. Una delle ossessioni che abbiamo sempre avuto è impostare una strumentazione, utile non solo per l'emergenza, per il grande fatto tragico, ahimè, che spesso capita, ma soprattutto per la prevenzione. Mi pare che quello che è stato delineato, in particolare con il piano dei tre Ministeri, con il tavolo interistituzionale, sia veramente cruciale, soprattutto per quei tre punti richiamati: intermediazione di manodopera; gestione dei trasporti, che noi sappiamo essere un tema cruciale in alcuni territori; attività di controllo, che non può subire picchi solo quando siamo di fronte a un fatto tragico, ma deve essere garantita nella quotidianità.
  Sottolineo anche che questo impegno va di pari passo con un impegno del Parlamento, per me molto significativo, perché il Parlamento ha approvato quella legge nella passata legislatura, ben oltre le vecchie maggioranze e le vecchie minoranze. Noi abbiamo fatto un altro passo importante proprio in questa legislatura con l'approvazione della legge contro le aste a doppio ribasso, promossa dall'onorevole Cenni e altri deputati; io penso che così rispondiamo davvero a quel bisogno di strumenti preventivi giustamente richiamato dalla Ministra. Pag. 7
  Anch'io sottolineo l'importanza del punto che lei, Ministra, ha toccato nel corso della sua relazione. Noi abbiamo bisogno – ha ragione la collega Cantone – di un salto di qualità di questa iniziativa, che ora deve provare a spostarsi anche su altri fronti delicatissimi della lotta al caporalato, ben oltre il settore agricolo. Arrivo dalla provincia di Bergamo, so che cos'è il settore edile, so che cos'è questa piaga anche in questo settore. Quindi, se sarà possibile – come io spero – partire dalla buona esperienza che noi abbiamo fatto in campo agricolo per allargare le maglie di questa nuova impostazione, anche dal lato degli strumenti pubblici, questo farà fare un salto di qualità all'intero sistema del lavoro italiano, e di questo noi abbiamo bisogno.
  Aggiungo un elemento. Quando noi siamo partiti, in particolare con l'approvazione della legge n. 199 – diciamoci la verità –, avevamo buona parte del sistema delle imprese, se non contrario, legittimamente molto preoccupato dell'applicazione di questa legge. Io chiedo a tutti di guardare ai fatti, perché per troppo tempo noi abbiamo ascoltato una narrazione negativa degli interventi repressivi della legge, che non avrebbero risposto alle preoccupazioni di taluni ambienti, che temevano ripercussioni sul sistema delle imprese, che poi non si sono realizzate. Dico che, alla prova dei fatti, anche la riorganizzazione del contrasto, sul fronte penale e repressivo, di questi fenomeni non ha impattato sulle imprese (tante, per fortuna) sane e corrette, che vanno avanti e, peraltro, subiscono una competizione sleale da parte di quelle che utilizzano manodopera in modo illegale. Vorrei che anche il sistema delle imprese e il sistema delle rappresentanze facessero un'analisi compiuta di quello che è accaduto in questi due anni, perché abbiamo la prova provata che non è vero che, quando si aumentano gli strumenti repressivi, automaticamente si appesantisce la vita delle imprese. Non è così. E lo voglio dire, perché, quando, ad esempio, abbiamo ritoccato in maniera significativa il codice penale per introdurre l'articolo 603-bis in tema di caporalato, da più parti erano venuti annunci di scosse sistemiche che avrebbero fatto chiudere migliaia di imprese o che avrebbero sottoposto migliaia di imprenditori a chissà quali vertenze penali: non è accaduto, perché, per fortuna, in Italia abbiamo anche una giustizia che sa perfettamente cosa deve fare. Quindi, quando ci sono dei rilievi, si fanno; quando non ci sono dei rilievi, si aiuta il sistema delle imprese a vivere una competizione sana. Questo è importante, perché per troppe volte noi, quando abbiamo ragionato di aumento del contrasto al fenomeno, abbiamo trovato, secondo me, anche un retroterra ostile, che non ci ha aiutato molto, perché sembrava che si volesse complicare la vita delle imprese. Non era assolutamente questo il tema. Semmai, il tema era evitare una competizione sleale che fa male al lavoro e fa male all'impresa.

  PRESIDENTE. Grazie. Collega Polverini, prego.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Ringrazio anche io la Ministra per la sua relazione, ci tengo però a fare qualche considerazione che riguarda, ancora una volta, l'indagine conoscitiva. Lo dico per i colleghi che non c'erano nella scorsa legislatura: l'abbiamo già fatta, probabilmente era stata fatta anche nelle legislature precedenti; nella scorsa legislatura avevamo anche fatto un passo avanti presentando delle mozioni, che poi sono state lo spunto anche per la legge che il Ministro Martina poi ha portato a compimento. La prima mozione la presentai io, dopo che il 17 agosto mi recai personalmente in Puglia per capire effettivamente il fenomeno. La Ministra lo sa meglio di me: è molto più semplice individuare il lavoro nero di quanto da Roma non appaia – e non parlo solo della Puglia, perché dobbiamo anche uscire da questo schema secondo il quale il caporalato o il lavoro nero sarebbero soltanto nel Mezzogiorno; sappiamo che è ovunque durante le stagioni di raccolta: c'è in Piemonte, c'è dappertutto. Io faccio sempre questo esempio: mi sono trovata a percorrere una strada provinciale, c'erano delle pattuglie dei carabinieri che, nell'ambito ovviamente del loro lavoro, fermavano gli Pag. 8automobilisti, magari per controllare se avevano la cintura di sicurezza, e alle loro spalle c'erano dei lavoratori che, ahimè, probabilmente non erano in regola.
  Lo dico perché, per quanto riguarda i controlli, io penso che, al di là di tutti gli organismi preposti che il Ministro ha giustamente citato e che vanno coordinati, ci sia bisogno anche di un'azione mirata e specifica da parte delle forze dell'ordine. Un Corpo che poteva essere dedicato a questo compito è stato inglobato nell'Arma dei Carabinieri, ma proprio all'interno di quell'Arma, secondo me, bisogna utilizzare personale per attivare i controlli, nel rispetto delle professionalità.
  Io ritengo che la legge approvata probabilmente fosse la migliore possibile in quel momento. Qui siamo tanti ex sindacalisti e sappiamo che si dice che un accordo sottoscritto, nel momento in cui lo si firma, è il migliore alle condizioni date; probabilmente, firmato un giorno prima o un giorno dopo, l'accordo o il contratto sarebbe stato diverso. Vale anche per quella legge. In quel momento, rispetto anche a quanto l'onorevole Martina diceva, con tutte le audizioni che abbiamo fatto, le imprese (soprattutto quelle sane) che temevano di avere ripercussioni o comunque di rischiare procedimenti penali, la legge è risultata un po’ meno forte di come era all'inizio del suo iter.
  Io spero e mi auguro che questa ennesima indagine conoscitiva ci porti a correggere le cose che non hanno funzionato e, magari, a inserire nella legge stessa, modificandola, quegli elementi che possono risultare ancora necessari. In questo penso che un ruolo importante – è stato già detto – lo possano avere non soltanto gli organismi preposti ai controlli che ogni giorno evochiamo (Ispettorato del lavoro, INPS, INAIL, e via dicendo), ma anche – come diceva la collega Cantone – le istituzioni del territorio: le Regioni e i Comuni, che sono molto vicini a ciò che accade e quindi possono dare sicuramente un contributo importante. Per esempio, so che a Siena si è firmato un protocollo di collaborazione tra tutti gli organismi e tutti gli attori protagonisti: la Regione Toscana, che chiaramente lo ha promosso; l'INPS; l'INAIL; l'Ispettorato interregionale del lavoro; le organizzazioni professionali agricole; le organizzazioni sindacali; le centrali cooperative. Il protocollo è stato approvato anche dalla Giunta e quindi ha avuto anche una sua legittimazione dal punto di vista istituzionale. Mi dicono che questo protocollo in parte sta funzionando. Io non lo so. Ho ascoltato persone che sono venute per sollecitarmi a verificare questa cosa.
  Al di là di questo, io penso che le istituzioni del territorio vadano coinvolte e vadano utilizzate per quelli che sono i loro ruoli. La Regione, in particolare, può essere coinvolta non solo per la sua funzione legislativa, ma anche per la sua funzione di controllo. Quindi mi auguro, e da questo punto di vista la storia personale della Ministra mi fa ben sperare, che questa volta si possano mettere in campo strumenti che vadano nella direzione reale e concreta di impedire che in questo Paese, che noi ovviamente consideriamo un Paese civile e all'avanguardia in termini di diritti e di tutele, si debbano piangere – come abbiamo fatto anche oggi – uomini e donne (di qualunque etnia), che non solo lavorano in nero, non solo guadagnano cifre che probabilmente per noi non sono sufficienti nemmeno per fare una colazione la mattina, ma muoiono anche.
  C'è un problema più ampio di sicurezza sul lavoro che deve essere affrontato e nel settore agricolo troviamo, insieme al settore dell'edilizia, la punta massima di questo dramma. Io per tanti anni mi sono occupata di sicurezza sul lavoro, l'ho fatto anche a livello europeo e potevo dire che in questo Paese c'era una normativa all'avanguardia da tantissimi anni: una normativa che però non riesce a impedire almeno mille morti all'anno. Da questo punto di vista, naturalmente, mi auguro che anche questa considerazione possa dare un contributo a risolvere i problemi di cui stiamo oggi trattando.

  MARZIO LIUNI. Grazie, Ministro. Come ha detto la collega, nel momento in cui è stata fatta, probabilmente la legge n. 199 era la migliore che si potesse fare. È giusto però guardare, dopo tre anni, i risultati, Pag. 9che purtroppo non sono eccellenti, e studiare gli eventuali correttivi.
  Mi spaventa un po’ sentirla parlare ancora di tavoli o azioni da mettere in atto per capire quanto personale serve. Lei ha svolto lavori in agricoltura, conosce bene il settore: se lei va in qualunque sindacato agricolo di qualunque provincia e chiede, visto che gli associati sono agricoltori, le danno una stima in dieci minuti di cosa serve. Per cui non sprechiamo tempo in quel tipo di azione.
  Io sono rimasto basito nell'ascoltare in audizione il prefetto di Foggia, Grassi, che ci ha fatto una fotografia allucinante della situazione, raccontando che la gran parte del lavoro nero, che questa legge deve contrastare, è prestato da lavoratori provenienti dai vari ghetti esistenti nella zona: Borgo Mezzanone, Borgo Libertà. Li conosce bene, è inutile richiamarli. E alla mia domanda: «Ma se lei stesso dice che da lì arriva la gran parte dei lavoratori in nero, e che lì si svolgono attività illegali di tutti i tipi, perché questi ghetti esistono ancora?», la risposta, che non mi ha fatto dormire per qualche giorno, è stata: «Li smonteremo nel momento in cui troveremo gli alloggi dove allocare le persone che sono in questi ghetti». Io sono preoccupato per lei di fronte a queste risposte dei prefetti, che rappresentano lo Stato sui territori.
  Una proposta. Io voglio essere anche propositivo, non solo bacchettare le persone che vengono a raccontarci realtà allucinanti. Vanno bene i droni, va bene tutto quello che volete, ma io faccio l'imprenditore agricolo e credo che ci vogliano due minuti a scoprire se utilizzo manovalanza irregolare. È banale il calcolo, bastano il numero di ettari e il tipo di coltivazione: se io ho tanti ettari e coltivo i pomodori e nella stagione non ho assunto nessuno, ho un'impresa familiare con duemila figli oppure sto utilizzando persone in nero. Non sono uno scienziato, è semplice. Non ci vuole né un drone né un computer: bastano le carte. Ci vogliono dieci minuti.
  Altra cosa: i voucher. Erano uno strumento rapido, veloce, probabilmente da migliorare per evitare che gli imprenditori furbi usufruissero del voucher per prendere in giro tutti: ha in mente magari di ripensare un'azione forte introducendo nuovamente i voucher?
  Altra cosa ancora. Concordo, avevamo il Corpo forestale molto ben attrezzato, con un'approfondita conoscenza del territorio e che aveva un compito specifico; l'abbiamo inglobato nell'Arma dei Carabinieri e oggi il personale si divide tra due attività diverse, in modo un po’ particolare.
  Per cui, per concludere, a parte il fatto che potremmo parlare di cinquantamila altri argomenti, dai prezzi alla direttiva europea sulle pratiche sleali, ritengo comunque che un'attenzione particolare andrebbe dedicata di nuovo ai contratti di lavoro agricoli. Faccio sempre l'esempio – scusate se mi ripeto, per chi l'ha già sentito – del mondo del riso: quando eravamo stupidi e ignoranti, sessanta o settant'anni fa, nel momento in cui c'erano da fare le lavorazioni dove servivano le mondine, l'imprenditore agricolo metteva a disposizione la sua cascina, il posto dove dormire per il periodo in cui doveva ospitare queste lavoratrici; perché non si ricorre ai Programmi di Sviluppo Rurale (PSR), nelle aziende che hanno bisogno di tanta manodopera in periodi di qualche mese, per agevolarle, attraverso finanziamenti specifici, nella costruzione di strutture? Non possiamo pensare che faccia tutto la Regione; che fornisca i pullman, che metta a disposizione gli alloggi... Non bisogna però trascurare gli altri settori – concordo con la collega Cantone – quale l'edilizia e il tessile, ma se dobbiamo mettere a disposizione alloggi e pullman per tutti, ho paura che non ci saranno risorse nemmeno per fare la legge di bilancio.

  MARIA CHIARA GADDA. Grazie, Presidente. Io desidero ringraziare la Ministra e, condividendo le osservazioni di molti colleghi, non torno a ripeterle.
  Vorrei porle delle domande per puntualizzare alcuni aspetti della sua relazione, che mi pare abbia messo in evidenza la complessità del fenomeno e anche il fatto che sia un errore grossolano assimilare il fenomeno del lavoro nero a quello del caporalato. Sono due fenomeni che talvolta si incontrano, anzi, si incontrano molto Pag. 10spesso, ma non sono necessariamente la stessa cosa. Lo dico soprattutto alla luce del fatto che la sua relazione dimostra quanto sia importante coordinare le politiche, anche territoriali, relative ad altri fenomeni legati al caporalato, come le politiche abitative e il del trasporto, che non necessariamente si identificano con il fenomeno del lavoro nero. Da questo punto di vista, le chiederei, anche per chiarire ulteriormente, non soltanto alla Commissione, ma anche alle persone che ci stanno ascoltando grazie alla diretta web, questo punto, che credo sia dirimente anche per prendere la direzione e la strada corrette.
  Mi fa molto piacere apprendere del nuovo ruolo centrale del Tavolo di coordinamento nazionale, che purtroppo in questi mesi non è stato convocato; alla luce di questo, nel corso delle audizioni tenute dalle Commissioni riunite, è emersa, anche dalla storia evidente di alcune casistiche particolari e positive, la necessità di attivare dei tavoli territoriali, proprio per coinvolgere in un progetto di rete anche le istituzioni locali, le associazioni di categoria, di rappresentanza e gli organismi di controllo, che svolgono la loro attività sul territorio. Quindi, vorrei chiedere se nell'interlocuzione con le altre Ministre avete approfondito anche questo aspetto e se è vostra intenzione dare seguito a ulteriori tavoli territoriali per proseguire in questa attività.
  La Rete del lavoro agricolo di qualità che lei ha citato funziona, ma – come ci è stato sottolineato, e credo che questo sia un ulteriore spunto di lavoro per la cabina nazionale – è emerso che, ad oggi, soltanto cinque province hanno la propria sezione territoriale. Quindi vorrei chiederle se si sono fatti un'analisi e un approfondimento per aumentare il numero delle sezioni territoriali. Tali sezioni sono molto importanti anche come punto di riferimento per le imprese, che in più occasioni ne hanno sottolineato la necessità, condividendo i contenuti e i principi della legge n. 199, che funziona e che ha colpito – come ha ricordato anche l'onorevole Martina – in questi anni di applicazione alcune reti di sfruttamento consolidate. Quindi le chiedo se, per proseguire nella fase attuativa, possa essere utile e necessario estendere la presenza sul territorio anche delle sezioni territoriali che oggi mancano. Credo che le norme, prima di pensare di modificarle, debbano essere applicate in modo concreto e in modo corretto.
  L'ultima domanda che le rivolgo riguarda un fenomeno rilevato in occasione di diverse audizioni: quello delle cooperative senza terra (mi risulta che siano più di ventitremila), che fanno da intermediari senza averne i requisiti e si aggiudicano appalti senza avere mezzi propri. Le chiedo, quindi, se ritiene possa essere utile, importante o se è un tema che avete approfondito già nella cabina di regia nazionale, un maggiore coordinamento con l'INPS relativamente alla verifica dei bilanci del personale, perché da questi spunti e da questi elementi di concretezza penso possano venire ulteriori elementi di analisi, ma soprattutto di azione territoriale.
  Per quanto riguarda i ghetti, credo sia opportuno ritornare su questo punto, perché le politiche abitative sono soprattutto correlate alla tipologia di lavoratori che sono sfruttati dal fenomeno del caporalato. Come la signora Ministra ha ricordato, nel fenomeno del caporalato spesso si ha una quota di personale irregolare, ma anche quote significative di cittadini italiani, di cittadini in regola che pure sono sfruttati con queste modalità. Quindi le politiche abitative, con una seria analisi territoriale, forse potrebbero essere importanti anche per impostare nel modo più corretto le soluzioni e per risolvere il problema.

  VALENTINA BARZOTTI. Grazie, Presidente. Ringrazio prima di tutto la Ministra per il suo intervento e per essere qui oggi. Poi vorrei farle i complimenti per questo metodo e per questo nuovo approccio, a proposito del quale le sottopongo una proposta: dato che le due Commissioni riunite si occupano da anni di questi temi – come ci ricordava la collega Polverini – le chiederei la disponibilità di fare partecipare a questi tavoli una piccola delegazione delle due Commissioni, se fosse possibile. Possiamo tutti dare il nostro contributo.
  Le faccio, invece, una domanda relativamente alle modalità di sensibilizzazione Pag. 11del consumatore. Vorrei sapere se a questi tavoli parteciperanno le associazioni e se sono state fatte già delle proposte o avete già qualche progetto da questo punto di vista.

  GIANPAOLO CASSESE. Grazie, Ministra, per le sue parole, per la sua relazione e anche per le prospettive di cui ha parlato questa mattina.
  Sono anch'io un imprenditore agricolo, sono pugliese come lei, quindi conosco bene il settore. La legge n. 199 è sicuramente una legge importante, probabilmente la migliore – come è stato detto – in quel momento, ma, se siamo qui, dopo tre anni, con l'ennesima indagine conoscitiva, a chiederci se questa legge vada migliorata o meno, evidentemente qualche motivo c'è. Effettivamente, nelle campagne della nostra regione, la Puglia, ma anche in altre regioni ben più lontane dalla nostra, il fenomeno del caporalato purtroppo continua ad essere presente in maniera massiccia, ma, al contempo, le aziende e le imprese continuano a lamentare solo qualche problematica derivante da questa normativa. Ovvero, un uso a volte un po’ troppo discrezionale delle sanzioni applicate allo sfruttamento dello stato di necessità del lavoratore. Lei sa bene quanto sia difficile individuare qual è lo stato di necessità di un lavoratore. Questa mattina leggevo che Del Vecchio è diventato l'uomo più ricco d'Italia: se continua a lavorare a quei livelli, evidentemente anche lui è in uno stato di necessità. Sto estremizzando il concetto per dire che non è semplice capire se un imprenditore sta sfruttando i suoi collaboratori. Non mi sto riferendo alle aziende disoneste, a chi sfrutta il lavoro nero, in relazione al quale, più che in altri casi, il caporalato viene utilizzato: mi sto riferendo alle aziende oneste (e ce ne sono tante) che a volte incorrono in sanzioni eccessive, per la contestazione dello stato di sfruttamento del lavoratore o per problematiche relative all'abbigliamento antinfortunistico non indossato nel momento del controllo, perché difficile da indossare in certe condizioni, magari di caldo estremo. Quindi, secondo me, bisogna andare in una certa direzione per migliorare questa norma. Ricordo, tra l'altro, che alcune associazioni di categoria hanno lamentato la mancanza di gradualità nelle sanzioni. Si potrebbe agire anche in tal senso, in modo tale che un imprenditore onesto che è andato incontro a un problema non venga sanzionato, come spesso purtroppo può capitare, al pari di un'azienda che ha utilizzato lavoro nero e, soprattutto, il caporalato.

  FRANCESCA GALIZIA. Grazie, Presidente. Grazie, Ministra per il suo intervento. Devo condividere con i colleghi alcune perplessità riguardo all'audizione con il prefetto di Foggia, che, probabilmente, non ha avuto modo e tempo di spiegarci che cosa sta succedendo in quel territorio. Un elemento che mi ha lasciato perplessa è stato il fatto che non si sia parlato di tutte le foresterie che la Regione Puglia, con il patrocinio del Ministero dell'interno e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha costruito dal 2017 ad oggi, proprio per evitare che si creassero i ghetti. Il presidente della Regione, Emiliano, ha costruito nel 2017 ben tre foresterie che accoglievano ottocento migranti a San Severo, Lesina, Poggio Imperiale e Cerignola e, a luglio di quest'anno, è stata inaugurata un'ulteriore foresteria a Fortore, in relazione alla quale sono stati spesi 1,2 milioni di euro per cento moduli abitativi per quattrocento migranti, con il partenariato istituzionale del Ministro degli interni e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Questo modello di accoglienza che sembra vincente, perché, effettivamente, all'interno delle foresterie non ci sono soltanto strutture con locali climatizzati dove questi braccianti hanno la possibilità di fare la doccia, ci sono anche tutti i servizi di cui hanno bisogno; ci sono anche un servizio di assistenza socio-legale, sportelli e moduli di avviamento alla sicurezza al lavoro; ci sono anche servizi legati alla sanità. Per me, questo è un ottimo modello di accoglienza: perché il prefetto non ce ne ha parlato?
  Oltre alla questione dell'alloggio, anche qui si è operato, attraverso il fondo del Programma Operativo Nazionale (PON) «Legalità» e il Fondo Sviluppo e Coesione (FSC), con un ulteriore bando di 20 mila Pag. 12euro, per fornire delle biciclette; c'è un servizio di noleggio con conducente (NCC) finanziato a parte, e un servizio di bus navetta. L'unica cosa a cui ha fatto riferimento il prefetto è stato il bus navetta che, a quanto pare, non ha sortito gli effetti voluti, perché questi migranti sono minacciati sin dall'inizio, quindi sono obbligati a prendere il mezzo che fornisce loro il caporale per poter arrivare sul luogo di lavoro. Io mi chiedo: poiché siamo nel corso di un'indagine conoscitiva, sarebbe il caso di approfondire la situazione all'interno di queste strutture create sul territorio, per vedere se effettivamente funzionano o se ci sono delle carenze.

  LUCIANO CILLIS. Grazie, Ministra, per la chiarezza nell'esposizione dei vari punti toccati nella sua relazione. Due questioni vorrei porre alla sua attenzione: una maggiore responsabilità anche da parte dei lavoratori in agricoltura sarebbe auspicabile. Dal confronto diretto e continuo avuto con aziende agricole, in particolare del Sud Italia, ciò che veniva evidenziato era anche la richiesta da parte dei lavoratori, arrivati alla centocinquantunesima giornata, di essere trattati non in maniera legale, quindi di lavorare in nero. Qui mi collego all'aspetto che la collega Gadda ha sottolineato: questa discrasia, da un lato, e questa correlazione, dall'altro lato, che a volte viene fatta tra lavoro nero e caporalato, impone agli imprenditori agricoli di fare assunzioni in nero, pur di poter portare avanti le operazioni in agricoltura che, per tempi e periodicità, non possono essere fatte in maniera differente. Questo è un aspetto più puntuale della questione del lavoro.
  Invece, un aspetto indiretto, sul quale spronerei l'intero sistema del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ad andare avanti con una maggiore incisività, è quello della concorrenza che ci viene fatta su alcuni prodotti, quali quelli dell'agrumicoltura, dell'ortofrutta in generale, che poi sono settori collegati strettamente con il lavoro nero e il caporalato, e la relativa pressione che viene dall'estero con prodotti che non hanno dietro né etica né rispetto ambientale, che entrano nei nostri mercati e impongono una concorrenza sleale a livello economico, che si ripercuote su tutta la catena.

  ANTONIO VISCOMI. Grazie alla signora Ministra per il suo intervento. Credo che abbia focalizzato il punto centrale della questione caporalato o, comunque, governo del mercato del lavoro in settori fragili e deboli come quello agricolo, che è l'integrazione dei soggetti. Consideriamo il tavolo di coordinamento nazionale come una chiave di lettura di tutta la questione, ma il rischio che noi abbiamo di fronte è quello di individuare singoli aspetti del problema e di assolutizzarli, di scambiare la parte per il tutto e, quindi, di ritenere che o serva assolutamente la prospettiva penalistica o serva assolutamente la prospettiva del sostegno finanziario, e così via. Mentre lei ha messo bene in evidenza come la questione sia stare insieme per affrontare congiuntamente questo problema. Mi sembra importante questo elemento, perché ci consente di ribadire che quello del caporalato è anzitutto un problema di organizzazione del mercato, di un mercato debole e fragile – come dicevo prima – e solo dopo può diventare una questione di ordine pubblico, quando risulta connesso ad alcune realtà specifiche, come Foggia o Rosarno, che ben conosciamo. Quindi, per lavorare sui mercati, bisogna mettere intorno a un tavolo tutti i soggetti che operano sul mercato.
  Da questo punto di vista, la specificità del caporalato in agricoltura è connessa alla dimensione territoriale del lavoro in agricoltura e del comparto agricolo, che era ben messa in evidenza nella legge n. 199. Io mi permetto di ricordare che alla cabina di regia della Rete del lavoro agricolo di qualità, come modificata dalla legge n. 199, erano assegnati due compiti essenziali: quello di ragionare sugli indici di coerenza del comportamento aziendale, che non è certo una novità, in quanto il sistema è stato sperimentato a partire dalla fine degli anni Ottanta alla metà degli anni Novanta, non a caso utilizzando le informazioni in possesso delle Commissioni provinciali per l'integrazione salariale degli operai agricoli e dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura Pag. 13 (AGEA). Ciò a conferma che la questione del caporalato non può che essere una questione di integrazione dei soggetti istituzionali e sociali. Penso ancora alla legge n. 199, che prevede la possibilità di sperimentare modalità innovative di intermediazione fra domanda e offerta di lavoro nel settore agricolo in connessione con l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro e la Rete nazionale per i servizi e per le politiche del lavoro. Ancora una volta, l'integrazione fra soggetti.
  Io credo che veramente la questione forte, il punto su cui dovremmo soffermarci è l'integrazione istituzionale dei soggetti istituzionali e sociali, sia a livello nazionale, quindi ben venga il tavolo di coordinamento nazionale, sia, soprattutto, a livello territoriale, dove abbiamo già acquisito, negli anni passati, una notevole esperienza per quanto riguarda l'emersione del lavoro sommerso. Probabilmente le parole chiave, da questo punto di vista, per aggredire le questioni del caporalato non sono «ordine pubblico» o «tutela dell'ordine pubblico», «repressione» e così via, ma piuttosto «promozione» e «sostegno dei mercati del lavoro agricolo», che sono deboli e che nel caporalato trovano la via d'uscita per una competizione che è sempre più dura, ma che non possiamo vincere puntando all'abbattimento dei costi. Se vogliamo vincere tale competizione, noi abbiamo una sola possibilità: quella di migliorare la qualità della produzione e del prodotto.

  SUSANNA CENNI. Grazie, Presidente. Intanto ringrazio la Ministra. Aggiungo solo un paio di considerazioni a quello che già molti colleghi hanno detto. Io continuo a pensare che la legge sul caporalato sia una buona legge e che questo lavoro che stiamo facendo possa aiutarci a migliorare ulteriormente alcune prestazioni della legge o a intervenire dove non siamo già intervenuti.
  Penso che la legge (e molte audizioni ce lo hanno confermato) ci abbia consentito anche di far emergere alcuni aspetti del fenomeno, che probabilmente non sono stati sufficientemente considerati.
  Anch'io ho perso il sonno qualche notte: per esempio, quando il giornalista Borrometi ci ha raccontato di quello che accade in alcune realtà della Sicilia, di come vengono trattate le donne rumene schiavizzate dal caporalato. Ricordo molto bene anche i racconti che ci sono stati fatti, che ci testimoniano di un intreccio forte, in alcune parti del Paese, fra la criminalità organizzata e il caporalato, intreccio che, quindi, fa ampliare anche la dimensione dell'intervento che spesso è necessario per combattere il fenomeno. Penso però anche che sia chiaro, come credo lo fosse quando è stata scritta la legge, che questo fenomeno si combatte solo se c'è un gioco di squadra formidabile tra Stato, enti locali, imprese agricole, forze dell'ordine, perché altrimenti non ce la facciamo.
  Vorrei farle solo due domande specifiche. Lei nella sua relazione ha detto, Ministra, che non esistono filiere sporche: esistono imprese, imprenditori, esistono caporali, che fanno ovviamente di questo fenomeno il loro lavoro, purtroppo, ma abbiamo potuto ascoltare che, per fortuna, esistono filiere pulite e quindi esistono, proprio nelle realtà più interessate dal fenomeno, realtà imprenditoriali che stanno reagendo con forza, facendo del loro contrasto alla penetrazione del caporalato e della certificazione dell'esistenza di contratti regolari e di molte altre cose, molto spesso valorizzando la qualità del lavoro e la qualità ambientale, proprio il valore aggiunto delle loro produzioni. Quindi vorrei chiederle se nel suo programma di lavoro, nelle sue intenzioni, c'è la volontà di provare a sostenere esperienze di questo tipo, che aiutano a fare anche un grande lavoro di prevenzione.
  L'altra domanda riguarda la questione dei prezzi. Lei stessa ha citato la questione delle aste, su cui noi siamo intervenuti, però la partita dei prezzi nel settore agricolo, nel settore primario, è spesso una delle ragioni che sta dietro al ricorso al caporalato. Quindi vorrei sapere se è nelle sue intenzioni provare a lavorare sul tema dei prezzi in agricoltura.

  GUGLIELMO GOLINELLI. Grazie, Presidente. Grazie, Ministra. Io andrei a semplificare Pag. 14 un po’ il quadro, perché il problema del caporalato si pone nel momento in cui c'è un'offerta di lavoro a basso costo, nel momento in cui c'è sul mercato del lavoro la possibilità di reperire manodopera disposta a essere sottopagata. Per cui, la questione, secondo me, è da affrontare a monte: noi dobbiamo agire in molte realtà, che sono alla luce del sole perché, se arrivano dei giornalisti a fare inchieste, indagini e servizi televisivi, non si capisce per quale motivo non debba arrivare prima la legge; il problema è che ci sono delle frotte, delle orde, spesso, di immigrati irregolari e clandestini disposti a fare questi lavori per un bassissimo compenso e, se noi non agiamo dal lato dell'offerta, il problema non lo risolviamo. E sono fenomeni ben localizzati in zone d'Italia: Rosarno, la provincia di Foggia. Secondo me bisogna prevenire da questo punto di vista, cioè evitare che ci possano essere offerte di lavoro così ben strutturate, così a basso costo.
  Poi c'è il problema della domanda di beni agricoli sotto prezzo. Nel momento in cui si permette una concorrenza sleale e di sottopagare i nostri agricoltori, i loro prodotti agricoli, la cosa quasi logica è che gli agricoltori si adattino con metodi anche irregolari per poter offrire questi prodotti a basso costo.
  Per quanto riguarda la legge, qualcosa ha già detto il collega Cassese: c'è un problema, secondo me, per quanto riguarda gli indici. Bisogna specificare bene quali sono le fattispecie che comportano il caporalato, perché la mancanza di sicurezza sul posto di lavoro o la mancanza di servizi igienici non hanno nulla a che fare con il caporalato e noi non possiamo condannare o incolpare un imprenditore agricolo, che nulla a che fare con il caporalato, di un reato penale qual è il caporalato stesso.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. La mia è soltanto una considerazione, che ho già espresso in sede di audizione dei rappresentanti dell'INAIL qualche settimana fa, ma è soltanto una considerazione. Resto della mia idea: il caporalato si sconfigge quando lo Stato diventa un'azienda più «performante» del caporalato stesso. Oggi il caporalato vince, di fatto, nei confronti dello Stato, purtroppo con delle pratiche barbare, perché è uno strumento ed è un'azienda purtroppo più veloce, più rapida, più efficace. Se un imprenditore agricolo oggi ha necessità di avere entro qualche ora della manodopera per la raccolta, che è uno dei temi classici del caporalato, ecco che il caporale riesce a offrire all'imprenditore agricolo un prodotto molto rapido. L'indomani mattina alle 5 ci si trova in piazza, trenta persone prendono il pulmino e se ne vanno a lavorare nei campi.
  Ministra, io la invito a riflettere anche su questo, ovvero che lo Stato vince sul caporalato quando diventa un'azienda al pari del caporale, nel rispetto, però, della legalità. Quindi si parla di contratti di lavoro possibilmente un po’ più snelli, perché attualmente un imprenditore agricolo, per avere delle persone domani alle 6 del mattino, se dovesse fare le cose in regola, non ce la farebbe. Da questo punto di vista, lo Stato deve snellire, deve stare vicino ai nostri imprenditori, dopodiché le disposizioni di legge vanno benissimo, le certificazioni di qualità vanno altrettanto bene, ma questa è una piaga che si ferma e che riusciremo a fermare quando nella stessa piazza, assieme al caporale che offre una manodopera di un certo tipo (completamente nell'illegalità), ci sarà lo Stato che offrirà allo stesso imprenditore agricolo uno strumento snello e veloce, che non costringa l'imprenditore a prendere un consulente del lavoro per assumere lavoratori, o a individuare un impiegato della sua azienda che dovrà perdere del tempo per poter gestire il lavoro, perché lo Stato sarà efficace e veloce, come purtroppo dall'altra parte il caporale riesce a esserlo con un SMS o soltanto con una telefonata.
  Possiamo parlare di tutte le fasi telematiche e informatiche del caso, ma, quando a un imprenditore viene detto che deve mandare una comunicazione e che deve farlo a livello informatico, questo perde la voglia e fa con una telefonata quello che, grazie al caporale, riesce a fare in pochi minuti.

Pag. 15

  PRESIDENTE. Mi sono consultato con la Ministra, la quale potrebbe o fare una breve replica ora, perché sappiamo che alle 10.15 deve andare via per altri impegni istituzionali, oppure si rende disponibile a tornare e dare delle risposte più complete. Come preferisce la Commissione.

  MARZIO LIUNI. Noi preferiremmo avere una risposta più completa.

  PRESIDENTE. Bene. Rinvio, quindi, il seguito dell'audizione ad altra data.

  La seduta termina alle 10.10.