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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVIII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 19 di Giovedì 4 giugno 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Tuzi Manuel , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'ATTUALITÀ DELL'ACCORDO DI SCHENGEN, NONCHÉ AL CONTROLLO E ALLA PREVENZIONE DELLE ATTIVITÀ TRANSNAZIONALI LEGATE AL TRAFFICO DI MIGRANTI E ALLA TRATTA DI PERSONE

Audizione del sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Ivan Scalfarotto, sulla situazione dei lavoratori transfrontalieri e sui corridoi turistici.
Tuzi Manuel , Presidente ... 3 
Scalfarotto Ivan (IV) , sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 
Tuzi Manuel , Presidente ... 9 
Testor Elena  ... 9 
Tuzi Manuel , Presidente ... 10 
De Filippo Vito (IV)  ... 10 
Tuzi Manuel , Presidente ... 10 
Perconti Filippo Giuseppe (M5S)  ... 10 
Tuzi Manuel , Presidente ... 11 
Scalfarotto Ivan (IV) , sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 11 
Tuzi Manuel , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
MANUEL TUZI

  La seduta inizia alle 14.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, la trasmissione in diretta streaming sulla web-tv e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Ivan Scalfarotto, sulla situazione dei lavoratori transfrontalieri e sui corridoi turistici.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Ivan Scalfarotto, sulla situazione dei lavoratori transfrontalieri e sui corridoi turistici. Il sottosegretario è accompagnato da Christian Lungarotti, capo della segreteria. Trattandosi di un'audizione formale, collocata nell'ambito dell'indagine conoscitiva in corso, di essa sarà redatto un resoconto stenografico.
  Ricordo che al Comitato sono pervenute, tramite la senatrice Elena Testor, delle segnalazioni per quanto riguarda la regione Euregio e nello stesso tempo anche la Commissione europea pochi giorni fa si è interessata alle riaperture differenziate che potrebbero creare delle problematiche se senza criteri omogenei. Do quindi la parola al sottosegretario Scalfarotto.

  IVAN SCALFAROTTO, sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, presidente. Parleremo di transfrontalieri e di corridoi, ma più in generale della situazione delle frontiere che credo riguardi il Comitato bicamerale presso il quale ci troviamo. L'imprevedibilità e la gravità della crisi del COVID ha portato a un'emergenza che ha travolto moltissimi ambiti della nostra vita e ci ha privato di libertà alle quali eravamo abituati e che molti di noi davano ormai per scontate. In particolare, la necessità di rinunciare alla libertà di movimento sul territorio nazionale – diritto garantito dall'articolo 16 della Costituzione che si può limitare soltanto per motivi di sanità o di sicurezza – e la limitazione della libertà di movimento anche sul piano internazionale hanno rappresentato uno degli effetti più evidenti, tangibili e significativi in termini di sacrifici richiesti ai nostri concittadini. La possibilità di muoversi tra Italia e Paesi esteri così ampia come ne godiamo oggi, fino a pochi decenni fa era una libertà impensabile; ma si tratta di libertà che sono entrate ormai a far parte del nostro stile di vita, della nostra identità comune europea. Io penso che tutto questo ci debba far riflettere sui benefici che sono talvolta trascurati o dati per scontati della nostra integrazione all'interno dell'Unione. Abbiamo tutti purtroppo potuto verificare quanto una Europa dalle frontiere chiuse costituisca un danno per il nostro Paese e questo deve rinnovare il nostro impegno a mantenere le quattro libertà di movimento su cui si fonda l'Unione europea: la libertà di circolazione delle merci, dei servizi, dei capitali, ma prima inter pares, direi, deve essere considerata la libertà di circolazione delle persone. Pag. 4 Il Governo italiano nella sua interezza è stato ed è impegnato in prima linea, sia sul piano bilaterale che in sede europea, affinché le residue limitazioni alla libera circolazione possano essere rimosse al più presto possibile. Riguardo alla data del 3 giugno, ieri, che talvolta è stata riportata come una data di riapertura delle frontiere da parte dell'Italia, vorrei ricordare che le nostre frontiere non sono state mai tecnicamente chiuse verso i Paesi europei dell'area Schengen, posto che è sempre stato possibile entrare in Italia nei casi previsti e quindi in caso di necessità, per motivi di lavoro, eccetera. Per notizia i Paesi che hanno invece formalmente notificato, secondo quanto prevede l'articolo 28 del Codice delle frontiere di Schengen, la reintroduzione di controlli temporanei alle frontiere interne allo spazio di libera circolazione europea, in quanto dovute all'emergenza del Coronavirus, sono stati: Austria, Repubblica Ceca, Germania, Danimarca, Ungheria, Polonia, Lituania e Svizzera che, pur non essendo parte dell'Unione europea, è comunque parte della zona Schengen. Ciò che è venuto meno da ieri è l'obbligo di quarantena per chi arriva in Italia dai Paesi dell'Unione europea, dai Paesi Schengen, dal Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, da Andorra, dal Principato di Monaco, dalla Repubblica di San Marino e naturalmente dalla Città del Vaticano. In merito alla mobilità all'interno dell'Unione europea, la Commissione europea ha adottato, il 13 maggio 2020, una serie di indicazioni per gli Stati membri. In particolare nelle linee guida relative ad un approccio coordinato per l'eliminazione dei controlli interni e il ristabilimento della libera circolazione all'interno del territorio Schengen, la Commissione propone la graduale revoca delle restrizioni interne qualora gli sviluppi epidemiologici in tutta Europa continuino un'attuale tendenza positiva e in particolare quando si raggiunga una velocità di trasmissione sufficientemente bassa. La Commissione prevede anche la possibilità di abolire restrizioni per le regioni, aree o Stati membri che abbiano una situazione epidemiologica in evoluzione positiva e sufficientemente simile. In tale contesto, il Governo si sta adoperando, anche per il tramite delle nostre rappresentanze all'estero, per evitare che misure cautelative adottate dagli Stati membri siano sproporzionate o discriminatorie rispetto al rischio individuato e rechino quindi pregiudizio all'integrità e al corretto funzionamento del mercato interno. In vista della revoca delle misure di restrizione alla circolazione, l'Italia è attivamente impegnata in una pluralità di iniziative volte a evitare tentativi di definire intese tra piccoli gruppi di Paesi – sulla base di criteri e parametri unicamente definiti ad hoc tra le parti – al di fuori di un quadro di regole standard concordate a livello europeo che puntino quindi a creare gruppi di Paesi percepiti come più al riparo dalla pandemia. Sul piano bilaterale siamo intervenuti in più occasioni a tutti i livelli, specialmente con i Paesi confinanti, al fine di assicurare che la circolazione delle persone e delle merci avvenisse nelle migliori condizioni consentite. Nella prima fase dell'emergenza abbiamo infatti garantito che ai lavoratori transfrontalieri e alle merci fosse consentito un passaggio sicuro e più rapido, date le circostanze, tra Stati membri. Grazie all'incessante vigilanza del Ministero degli esteri e delle sue sedi all'estero, abbiamo lavorato contro ogni tentativo di porre in essere comportamenti discriminatori o anche solo contromisure che di fatto, anche al di là della volontà di chi le adottava, potessero avere l'effetto di creare asimmetrie ed effetti distorsivi della concorrenza. Per ciò che attiene alla prima fase, bisogna anche riconoscere la presa di posizione molto netta della Commissione europea per la tutela del mercato interno, attraverso la rimozione di eventuali ostacoli alla circolazione delle merci, inclusi i dispositivi sanitari. Veniamo ora a vedere la situazione con i vari Paesi confinanti. Partirei dall'Austria. Da oggi l'Austria ha limitato i controlli alle frontiere con Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Svizzera, Liechtenstein e Ungheria. Le ultime dichiarazioni del Presidente del Consiglio – del Primo Ministro Kurz – e del Ministro Schallenberg non escludono possibili spiragli per un'apertura verso l'Italia. Continuano al riguardo i contatti a tutti i livelli con le autorità austriache. Un aspetto positivo è rappresentato dalla possibilità che venga assicurato il transito da parte dei viaggiatori Pag. 5 di passaggio e diretti verso l'Italia. Si tratta di una misura che permetterà, in particolare, l'afflusso di turisti provenienti dalla Germania. Come ribadito ieri dal Presidente Conte, non riteniamo accettabili misure discriminatorie e questo stiamo significando a tutti i livelli al Governo di Vienna. Nel corso dei colloqui tenutisi ieri tra il Ministro Di Maio e il Ministro Schallenberg è stata mostrata apertura da parte austriaca a favorire un confronto tra i nostri Ministeri della salute sui dati epidemiologici. Voglio richiamare quindi il punto che avevo già detto prima, per noi fondamentale e qualificante, che qualsiasi decisione degli Stati dell'Unione europea prendano – soprattutto quelli confinanti di cui ci stiamo occupando in questo momento – sia basata su criteri non discriminatori, cioè sulla base di dati epidemiologici oggettivi e che a parità di dato epidemiologico la decisione presa sia conseguente, sia coerente. A questo proposito voglio aprire una parentesi e ricordare che solo ieri la Germania ha fissato la data del 15 giugno come quella a partire dalla quale saranno consentiti i viaggi verso la Germania e non saranno più sconsigliati i viaggi all'estero dei tedeschi verso i Paesi UE, l'area Schengen e il Regno Unito. Attenzione, i consigli di viaggio sono spesso una cosa che incide moltissimo; nel senso che magari non sono parte di decisioni ufficiali, ma se un Ministero degli esteri sconsiglia il viaggio ai propri concittadini, questo comporta anche, per esempio, conseguenze sulle polizze assicurative e quindi sui rischi collegati al viaggio e quindi ha un effetto disincentivante particolarmente elevato. Quindi non dobbiamo guardare soltanto all'aspetto della decisione ufficiale, ma anche a quello che riguarda i consigli di viaggio e la Germania farà anche questo. Tornando all'Austria, dall'Italia è per ora possibile fare ingresso in Austria solo se in possesso di un certificato medico non più vecchio di quattro giorni attestante la negatività al COVID oppure, se residenti, sottoponendosi a un isolamento fiduciario di quattordici giorni. Sono previste però alcune eccezioni per i frontalieri, gli studenti o visite a familiari e cure mediche. È sospeso il traffico ferroviario diretto con l'Italia e quello aereo è sospeso non solo nei confronti del nostro Paese, ma l'Austria ha bloccato il traffico aereo anche con Francia, Gran Bretagna, Olanda, Russia, Spagna, Iran, Ucraina, Bielorussia e Cina fino al 14 giugno. La Francia, invece, prevede una eliminazione delle restrizioni alle proprie frontiere interne a partire dal 15 giugno, senza quarantena per i viaggiatori provenienti dallo spazio europeo. Le frontiere francesi interne sono sempre rimaste aperte, ma l'accesso al territorio francese è soggetto a restrizioni e controlli. Al momento non si applica ai cittadini provenienti dall'interno dello spazio europeo alcuna misura di quarantena preventiva, salvo casi di applicazione di misure di reciprocità. La Francia è stata molto chiara su questo, quindi nessuna quarantena, salvo che altri Paesi impongano quarantena a chi arriva dalla Francia. Infatti in questo momento si applicherà la quarantena per l'annunciata quarantena del Regno Unito e anche della Spagna. Fino a quella data potranno liberamente circolare le seguenti categorie di persone: i cittadini dell'Unione europea, di Andorra, Regno Unito, Islanda, Liechtenstein, Monaco e poi i norvegesi, gli svizzeri, i cittadini di San Marino e della Città del Vaticano che hanno il proprio domicilio in Francia o hanno bisogno di passare attraverso la Francia per raggiungere il proprio domicilio. Sono esenti anche i lavoratori transfrontalieri e stagionali cittadini dell'Unione europea che lavorano per un'azienda che opera in Francia in caso di missioni non rinviabili. In Slovenia dal 25 maggio scorso sono state eliminate le restrizioni alle frontiere interne. Nel caso di residenti in Paesi dell'Unione europea o di Schengen la quarantena non è più prevista in Slovenia per diciassette categorie di persone, tra cui i lavoratori transfrontalieri, i proprietari di terreni agricoli frontalieri, i proprietari in Slovenia di un immobile, velivolo o natante immatricolato, i turisti che dimostrano di essere in possesso di una prenotazione di pernottamento presso una struttura in Slovenia, gli autotrasportatori, i cittadini di Paesi UE o Schengen in transito che lasciano il Paese nell'arco delle ventiquattro ore e non vi sono altre eccezioni. Questo quindi riguarda anche gli italiani, possiamo passare soltanto se si rientra in quelle diciassette categorie. Questo può avere anche causato Pag. 6qualche confusione, nel senso che si è avuta la percezione di un'apertura e quindi ci è stato segnalato un intenso traffico verso la Slovenia che qualche volta è stato bloccato perché, se non si rientra in quelle diciassette categorie, di fatto non si può entrare. La Svizzera eliminerà le restrizioni interne alle proprie frontiere a favore di Austria, Francia e Germania dal 15 giugno. Non più tardi del 6 luglio, se i dati epidemiologici lo consentiranno, le eliminerà anche per gli altri Paesi Schengen. Anche considerata la rimozione delle principali limitazioni da parte italiana già a partire dal 3 giugno, però, i contatti politici e tecnici tra Governo italiano e Governo svizzero sono ora molto intensi e hanno lo scopo, ove consentito dalle circostanze, di coordinare le prossime misure di allentamento dei vincoli alle frontiere in modo sincrono e idealmente coincidente con quanto già deciso tra Berna, Parigi e Berlino, come sopra richiamato, il 15 giugno. In una direzione che potremmo definire moderatamente positiva, è da considerarsi il comunicato del 2 giugno scorso nel quale il Consiglio federale svizzero ha reso noto che la Svizzera intende coordinare quanto prima il regime frontaliero con l'Italia e resta in stretto contatto con le autorità italiane. L'obiettivo comune, come mi è stato confermato anche ieri sera nel mio ultimo contatto con le autorità elvetiche, è quello della riapertura nei confronti dell'Italia, analoga a quella già annunciata nei confronti di Germania, Austria e Francia. Lavoriamo in quella direzione. Al momento i controlli alle frontiere con Italia, Germania, Austria e Francia, istituiti a partire dal 16 marzo 2020, sono stati poi estesi il 25 marzo a tutti gli altri Stati Schengen e non Schengen. Viene garantito l'ingresso ai lavoratori frontalieri, previa verifica documentale, ai residenti in Svizzera e al personale medico. La Confederazione sta inoltre riprendendo l'esame delle domande di permesso di lavoro sospese da metà marzo. Ora un focus più vicino sul tema dei frontalieri. La diffusione del virus COVID-19 ha visto una risposta del Governo tempestiva e basata su due princìpi guida: massima trasparenza e piena cooperazione con i partner europei associati. La tutela dei lavoratori frontalieri ha rappresentato fin dall'inizio dell'emergenza un obiettivo chiave dell'azione del Governo. La protezione della salute e delle condizioni di accesso ai luoghi di lavoro dei nostri connazionali che devono recarsi quotidianamente oltreconfine è stata difesa tramite una rete articolata di interventi che ha coinvolto il Governo, l'amministrazione centrale e anche le nostre rappresentanze diplomatiche e consolari nei Paesi di confine. Come sapete la Svizzera è la principale meta di destinazione dei nostri frontalieri che sono quasi 80 mila persone. In questo Paese la loro situazione è stata monitorata con grande attenzione e fin da subito veramente a tutti i livelli. Ci sono stati contatti tra il Ministro Di Maio e il Consigliere federale Cassis, il Ministro degli esteri svizzero. C'è stata una conversazione tra il Presidente Conte e la Presidente Sommaruga, la Presidente della Confederazione elvetica, proprio sulla questione. Inoltre ci sono stati numerosissimi contatti che io stesso ho avuto con le autorità elvetiche, sia attraverso l'ambasciata a Roma che il Ministero degli esteri a Berna. Fin da subito abbiamo concordato con le autorità svizzere di preservare i flussi essenziali, tra cui, oltre le merci, sono stati subito inclusi i frontalieri che non hanno mai subito restrizioni all'ingresso in Svizzera. Specularmente li abbiamo esentati dall'obbligo di quarantena qui in Italia perché altrimenti, evidentemente, non sarebbe stato possibile per loro tornare il giorno dopo in Svizzera. Tutti i nostri interventi sono stati finalizzati ad assicurare non solo la libertà di movimento, ma anche la tutela della salute. Infatti, durante la fase più acuta della pandemia, il tema dei frontalieri è stato sempre in cima all'agenda anche dei miei contatti con Roberto Balzaretti che è il mio omologo svizzero, con Rita Adam che è l'ambasciatrice svizzera a Roma e nei quotidiani interventi effettuati anche dall'ambasciata a Berna presso il Governo svizzero. Con analoghe modalità anche la tutela dei frontalieri italiani impiegati in Austria ha visto il Governo impegnato in prima linea nel garantire che la temporanea reintroduzione dei controlli delle frontiere decisa da Vienna li escludesse da tali limitazioni e che i controlli sanitari imposti a tutte le persone in ingresso nel Paese si svolgessero con il minor impatto possibile sulla circolazione Pag. 7stradale. La questione della libera circolazione dei frontalieri diretti in Austria e quella speculare dei rallentamenti dovuti ai controlli esercitati ai valichi di confine, soprattutto quelli di elevata importanza logistica come il passo del Brennero e la frontiera di Tarvisio, sono stati oggetto di ripetuti interventi da parte della nostra ambasciata a Vienna e hanno rappresentato uno dei temi sollevati costantemente dal Ministro Di Maio nei frequenti colloqui avuti con il suo omologo austriaco Schallenberg. La categoria dei lavoratori transfrontalieri ha goduto nel corso dell'emergenza anche dell'accesso al territorio francese che resta sempre garantito in deroga alla previsione generale sul regime delle frontiere. La Francia, peraltro, permette il transito di transfrontalieri anche verso il Principato di Monaco. I nostri lavoratori nel Principato hanno potuto fruire del permesso al telelavoro unilateralmente concesso da parte monegasca. Voglio segnalare però che il Ministero del lavoro è impegnato nella negoziazione di un accordo, che peraltro speriamo possa essere concluso al più presto, che consenta l'accesso del lavoro da parte dei lavoratori italiani anche al termine dell'emergenza. Una cosa sulla quale vorrei accendere una luce è stata la differenza tra le misure prese tra i vari Paesi che coinvolgevano gli spostamenti dei frontalieri, che spesso si sono trovati a gestire normative diverse a casa e sul lavoro. Infatti il rapido e progressivo rafforzamento delle misure restrittive adottate da Svizzera e Austria a partire dalla metà di marzo, quando in Italia era già vigente il lockdown, ha condotto a una situazione fortemente penalizzante, causata da un'evidente differenza temporale iniziale tra i primi decreti introdotti in Italia con le normative elvetiche ed austriache. Tale discrasia è stata peraltro accentuata a causa della diversa intensità delle misure adottate nei differenti Cantoni svizzeri e Lander austriaci. Nelle regioni di confine le differenti strategie di contenimento del contagio, seguite per esempio dal Canton Ticino e dal Cantone dei Grigioni, hanno causato diversi problemi ai nostri frontalieri impiegati in quelle aree. Alla serrata generale imposta da Bellinzona, particolarmente colpita dal virus, ha fatto da contrappeso la pressoché totale continuazione di tutte le attività economiche decisa da Coira. Anche il caso austriaco non è scevro da situazioni di asimmetria, registrando anch'esso notevoli differenze tra le misure imposte dal Tirolo e quelle in vigore in Carinzia. Tutte queste situazioni hanno obbligato il Governo a una rapida e puntuale azione politico-diplomatica che ha progressivamente ridotto la differenza di standard di contenimento epidemico tra regioni italiane di confine con i Cantoni svizzeri e i Lander austriaci. Nello stesso lasso di tempo si è tuttavia creata una situazione inevitabilmente subottimale per molti frontalieri, perché le misure di contenimento svizzere, che noi stessi avevamo invocato a tutela di questi frontalieri, hanno condotto a ripristinare taluni controlli in dogana e soprattutto a chiudere quei valichi che venivano definiti da parte svizzera minori. Ora, mentre i dati confermano che nel caso dell'Austria il flusso di traffico transfrontaliero ha ripreso a procedere regolarmente già da settimane, la situazione al confine con la Svizzera non si può dire ancora del tutto risolta, principalmente a causa della recente riapertura di molte attività economiche e della perdurante chiusura di alcuni valichi che costringe alcuni frontalieri ad affrontare lunghi percorsi per potersi recare al lavoro. Con specifico riferimento alla tutela dei movimenti frontalieri, i nostri attuali interventi politico-diplomatici sono dunque orientati a superare questa situazione e gli ultimi sviluppi confermano l'utilità dell'azione finora svolta. I recenti orientamenti sulla rimodulazione dei vincoli di transito delle frontiere, deliberate dal Consiglio federale elvetico, indicano chiaramente l'intenzione da parte svizzera di ripristinare al più presto la libera circolazione delle persone, compatibilmente con i dati sulla diffusione della pandemia. Un esempio concreto dell'efficacia dell'azione svolta è rappresentato dal significativo miglioramento delle attuali condizioni di circolazione, testimoniato dalla recente riapertura da parte di Berna, l'11 maggio, di quindici valichi di frontiera secondari, di cui quattro al confine tra Lombardia e Ticino, compreso il valico di Ponte Ribellasca-Camedo, di significativa importanza logistica per i frontalieri della Val d'Ossola e oggetto di numerose Pag. 8 interrogazioni parlamentari. A essi vanno sommati tre valichi già riaperti il 4 maggio. Per quanto riguarda il valico di Valmara-Arogno, che resta purtroppo ancora chiuso, abbiamo avuto numerosi contatti negli ultimi giorni per ottenere da parte svizzera una riapertura celere del valico. Per connessione di argomento ricordo a questo Comitato che, nell'attuale fase di allentamento delle misure di contenimento del contagio, le recenti consultazioni tra la Ministra Lamorgese con la Consigliera Keller-Sutter, la Ministra dell'interno elvetica – incentrate sulla prospettiva di sincronizzazione del progressivo ripristino della libertà di circolazione tra Italia e Svizzera – nascono anche dalla consapevolezza che la riapertura a tutti i movimenti di frontiera ha una grande importanza sociale ed economica, visti gli intensi legami tra le aree italiane e svizzere a cavallo del confine che le due parti riconoscono. In tema di ricongiungimenti, le misure di restrizione alle frontiere interne hanno talvolta reso necessari lunghi periodi di separazione tra i membri di una stessa famiglia residenti in Stati diversi o anche nel medesimo Stato, salva la possibilità di scegliere di sottoporsi a quarantena in caso di viaggio urgente. Dobbiamo infatti tenere presente che solo ieri sono stati rimossi i limiti e gli spostamenti all'interno delle regioni italiane e non sarebbe stato ovviamente anche concettualmente concepibile aprire le frontiere con l'estero prima di rimuovere le restrizioni all'interno dei confini nazionali. Il Governo italiano, nella sua continua attività a livello bilaterale ed europea, volta alla rimozione delle restrizioni da parte degli Stati membri, si è impegnato per consentire la riunificazione di quelle famiglie che si sono trovate a essere separate da confini al momento della decisione sul lockdown. Le linee guida della Commissione europea del 13 maggio scorso, per un approccio coordinato per la rimozione dei controlli interni e il ristabilimento della libera circolazione all'interno del territorio Schengen, indicano espressamente questa priorità. Ogni Stato membro, infatti, raccomanda la Commissione, dovrebbe affrontare la fase di graduale rimozione dei controlli interni, dando priorità a coloro che viaggiano anche per motivi personali, come per le visite ai propri familiari, garantendo che ciò avvenga in sicurezza e senza troppi impedimenti. Con riferimento alla situazione italiana dal 3 giugno, ieri, le persone che entrano e rientrano in Italia da Paesi dell'Unione europea (UE), Schengen, Regno Unito, Andorra e Monaco non saranno più sottoposti a sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario per quattordici giorni, a meno che non abbiano soggiornato in Paesi diversi nei quattordici giorni anteriori all'ingresso in Italia. Dal 3 al 15 giugno agli spostamenti da e per Stati diversi rispetto a quelli sopra elencati, continuano ad applicarsi le stesse regole che fino al 2 giugno valgono per tutti gli spostamenti da e per l'estero. Chiudo, signor presidente, sui corridoi turistici. Il sostegno al comparto turistico, naturalmente, rappresenta una priorità per il Governo italiano. Sappiamo che è una parte importantissima della nostra economia e della nostra cultura, del nostro Paese, della nostra identità. In tale ottica l'Italia continua ad adoperarsi affinché siano adottate misure di sostegno europee per una rapida ed efficace ripresa del settore, anche per il suo stretto collegamento con molte altre filiere economiche, insistendo sulla necessità di destinare significative risorse al turismo nell'ambito del recovery plan per rilanciare il settore una volta superata l'emergenza. In vista della revoca delle misure di restrizione alla circolazione, l'Italia è attivamente impegnata in una pluralità di iniziative volte ad evitare tentativi di definire intese tra piccoli gruppi di Paesi, sulla base di criteri e parametri unicamente definiti ad hoc tra le parti, al di fuori da regole e standard concordati a livello europeo, che puntino a creare corridoi turistici sicuri tra Stati membri percepiti come più al riparo dalla pandemia. È in tale ottica che riteniamo necessario definire protocolli comuni per la mobilità viaria, mare e terra che siano in linea con la logica della exit strategy, al fine di garantire viaggi sicuri e senza interruzioni nell'area europea e assicurare la necessità, a parità di condizioni, nel mercato turistico interno. Siamo convinti che una graduale normalizzazione dei viaggi transfrontalieri possa venire solo da un approccio a tappe, strettamente coordinato e concordato tra gli Stati membri dell'Unione europea. Per Pag. 9quanto riguarda le iniziative della Commissione, il Governo italiano ritiene che, nel complesso, il pacchetto di misure per il settore turistico e la mobilità intra-UE, adottato il 13 maggio scorso, fornisca un'importante guida in vista di un approccio coordinato e omogeneo alla ripresa dei servizi turistici e dei trasporti, anche con l'obiettivo di non frammentare il mercato turistico europeo così come richiesto dall'Italia e dagli altri Paesi like-minded nel documento congiunto. Resta tuttavia necessario continuare a parlare e collaborare con tutti i partner UE e Schengen, al fine di scambiare informazioni sui progressi realizzati nella riduzione della pandemia e concordare le riaperture reciproche sulla base di regole e parametri armonizzati a livello UE. Sono da intendersi in questo senso i colloqui del Ministro Di Maio con il suo omologo francese Le Drian e le visite che intraprenderà a partire da domani, 5 giugno, in Germania, in Slovenia dove si recherà il 6 giugno e in Grecia dove andrà il giorno 9. In conclusione, il Governo è chiamato a mantenere elevata l'attenzione sul tema della libera circolazione all'interno dell'UE e dell'area Schengen. Resta fondamentale, in questa fase di graduale riapertura, vigilare su situazioni potenzialmente in grado di creare discriminazioni e arrecare danno a cittadini e imprese, in particolare agli operatori turistici. Non dobbiamo abbassare la guardia e siamo chiamati a farci trovare pronti nel caso, e speriamo davvero che non avvenga proprio mai, che l'evoluzione di questa pandemia richieda nuovi sacrifici in termini di libertà. L'esperienza di questa pandemia dimostra ancora una volta la necessità di un approccio condiviso tra Paesi europei e ci ha dimostrato tutti i limiti e i rischi che possono derivare dall'assenza di un coordinamento e di un'integrazione che non può che avvenire nelle sedi multilaterali e su tutte nell'ambito dell'Unione europea. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Scalfarotto, nostro ex collega del Comitato, e do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni. Senatrice Testor.

  ELENA TESTOR. Ringrazio il sottosegretario per questa audizione che cade proprio nel giorno in cui la polemica è venuta alla luce anche a livello di comunicazione dei telegiornali e questo vuol dire che è un tema molto caldo. Abbiamo sollevato questa questione perché per primi abbiamo capito – io vengo da una terra di confine, sono trentina – la necessità di poter operare e collaborare tra i vari Stati che hanno come limite il valico del Brennero che è molto importante. Lo è per tutta l'economia, non solo trentina e altoatesina, ma lo è per tutta l'Italia perché è un valico dove transitano merci e flussi di persone che vengono per lavoro o per motivi turistici. In più mi preme sottolineare quanto l'Euregio, il relativo territorio, collabora per le questioni relative ai confini, per le stesse politiche che devono essere assunte sui territori alpini e che in questo momento, con questa chiusura, vedono limitato anche questo ambizioso progetto. Ho una critica da sollevare in merito alla gestione. Noi attualmente stiamo apparendo come un lazzaretto e purtroppo è un'immagine che forse avremmo potuto evitare. Noi siamo stati i primi, dopo la Cina, a essere colpiti da questa pandemia. Ricordo che fin dall'inizio avevamo richiesto misure di prevenzione, era stato chiesto di fermare i voli provenienti dalla Cina. L'Italia, forse anche in ritardo, ha reagito e ha recepito questa richiesta, mentre gli altri Paesi europei di fatto non hanno attuato chiusure. È triste vedere, invece, che questa chiusura adesso proviene proprio da un Paese, da uno Stato membro dell'Unione europea. Lei ha parlato di turismo, un turismo che è stato molto abbandonato in questo momento di pandemia dal Governo. Mi permetta di sollevare questa questione perché provengo anch'io dal mondo turistico e devo dire che ho ascoltato le categorie che si sono sentite abbandonate innanzitutto per l'incertezza delle date di riapertura tra le regioni. Fortunatamente adesso sappiamo che le nostre regioni e i nostri confini interni sono stati riaperti. C'era la questione per cui i protocolli non venivano mai elaborati e mi permetto di sottolineare che il turismo è fatto di programmazione. Non è un'attività in cui si apre la serranda la mattina e si hanno l'albergo, il villaggio turistico, il campeggio o qualsiasi Pag. 10altra attività piena. Dietro vi sono programmazione, domanda che corrisponde a un'offerta che non possono essere risolte in un giorno. Quindi il turismo ha bisogno di avere delle risposte, innanzitutto celeri. Deve avere date certe e avere risposte certe perché da lì dipendono le assunzioni e l'occupazione all'interno delle strutture. Bisogna tener conto anche dei bilanci delle nostre aziende che diversamente rischiano di venire chiuse. Non parliamo solo di turismo perché il turismo è un comparto molto importante, ma anche di rapporti e di scambi commerciali. Sul mio territorio, per esempio, c'è stato il caso Vaia, ricorderete la tempesta Vaia. Tanto legname è rimasto ed è stato venduto anche a ditte austriache che in questo momento hanno abbassato il prezzo perché non sono potuti venire a recuperare il legname e questo è un danno economico ulteriore. Quindi io chiedo al Ministro Di Maio che faccia pressione, chiedo che agisca in tutti i modi possibili per riaprire questo valico di estrema importanza per tutta l'Italia, non solo per il Trentino-Alto Adige, non solo per quanto riguarda i confini con l'Austria, ma anche tutti gli altri confini, perché non possiamo permetterci che ci siano accordi bilaterali con gli altri Paesi. Questo significherebbe discriminare l'Italia in questo momento, un momento in cui ci dovrebbe essere invece estrema solidarietà tra i vari Paesi europei. Io credo che il pilastro fondante dell'Unione europea sia stato proprio la solidarietà tra i popoli e in questo momento mi sembra tanto che manchi. Credo che se noi vogliamo avere un'idea di una Europa unita, una Europa che c'è nel momento del bisogno, questi non sono i passi che devono essere portati avanti. Grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole De Filippo, Italia Viva.

  VITO DE FILIPPO. Grazie, volevo solo confermare il pieno sostegno da parte nostra. Mi sembra che la relazione del sottosegretario Scalfarotto dimostri un'attività per molti aspetti formidabile che il Governo ha messo in campo sulla base di parametri e di valutazioni che sono per me ampiamente condivisibili: quelli di declinare criteri non discriminatori nei confronti del nostro Paese. Ovviamente la vicenda della pandemia, dell'emergenza sanitaria in Italia, ha avuto dei dati straordinari. Tutti possiamo fare valutazioni sulla prevedibilità e su azioni di prevenzione che si potevano fare su questi dati. Tutti abbiamo vissuto i mesi precedenti con la stessa apprensione e con la stessa ansia, anche con grandissimi elementi di incertezza che io non caricherei soltanto sulle responsabilità del Governo. Mi pare che il Governo, ma anche la comunità scientifica e il Parlamento, abbiano dovuto, man mano, addrizzare in qualche modo la rotta e le strategie per agire in maniera efficace, come mediamente siamo riusciti a fare. Noto che, sia sul fronte dei criteri non discriminatori che il nostro Paese sta in qualche modo declinando e, per molti aspetti, imponendo anche a livello europeo, sia il lavoro che soprattutto il sottosegretario Scalfarotto ha fatto sui lavoratori frontalieri e anche l'ultimo capitolo della relazione sul turismo, diano la chiara dimostrazione di un'azione concreta del Governo che noi ci sentiamo ampiamente di condividere e di sostenere anche in questo Comitato.

  PRESIDENTE. Do la parola al deputato Perconti.

  FILIPPO GIUSEPPE PERCONTI. Ringrazio il sottosegretario per la relazione esaustiva che dà l'idea dell'impegno che questo Governo sta mettendo nell'affrontare questa situazione. Penso che siano intollerabili le discriminazioni da parte di alcuni Stati. Il Ministro Di Maio si è subito schierato fermamente contro questo tipo di operazioni, anche perché il turismo, come diceva bene la collega, è stato il settore se non il più colpito, tra i più colpiti da questa pandemia. Mentre tutte le imprese hanno dovuto affrontare un lockdown di tre mesi, il turismo si fermerà per circa dodici mesi. Noi stiamo cercando di contrastare queste dannose conseguenze garantendo i prestiti alle società con degli indennizzi a fondo perduto e introducendo il bonus vacanze. Provengo dalla Sicilia, regione predisposta al turismo interno. In Commissione attività produttive ho sentito diverse associazioni Pag. 11di categoria un po' più fiduciose perché hanno registrato prenotazioni per la prossima estate tra le quali molto turismo interno rispetto a quello che ci si aspettava. Stanno certamente soffrendo, ma noi stiamo cercando di fare il possibile.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, do la parola al sottosegretario Scalfarotto per la replica.

  IVAN SCALFAROTTO, sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Diceva bene l'onorevole De Filippo. Noi ci siamo trovati collettivamente, a livello planetario, a gestire un'emergenza inaudita, nel senso etimologico del termine, di cui non si era mai sentito parlare, – se non della spagnola di quasi un secolo fa – in un mondo globalizzato, in un mondo interconnesso dove naturalmente l'infezione ha potuto muoversi molto rapidamente. Dover gestire questa situazione così complicata ha comportato delle sfide completamente nuove, alle quali ci si è avvicinati anche a livello europeo, da un lato con la grande preoccupazione di dover tutelare la salute di ciascun popolo, di ciascuno Stato, quindi ciascun Governo aveva questa spinta molto forte. Dall'altro lato c'era la necessità di mantenere un atteggiamento collaborativo perché tutti sapevano che si poteva uscire da questa crisi soltanto tutti insieme, perché non era una crisi di un Paese o di un altro. Lo abbiamo visto per quanto è stato veloce il passaggio dell'infezione tra un Paese e l'altro. Devo dire che il Ministero degli esteri ha lavorato, secondo me, con grandissima energia. Io voglio ringraziare in questa sede tutti i nostri diplomatici in giro per il mondo che con lo spirito di sacrificio che li contraddistingue, hanno tenuto la posizione anche in sedi lontane, disagiate e difficili. Hanno assistito i nostri connazionali in tutto il mondo perché, come saprete, abbiamo rimpatriato decine di migliaia di persone dall'estero in situazioni anche estremamente complesse. Si è trattato di persone con malattie, di minorenni, di bambini che erano in giro per il mondo. Devo dire che da questo punto di vista c'è stata un'attività estremamente efficace e un lavoro molto intenso da parte della Farnesina. Naturalmente è stato altresì estremamente importante assicurare un colloquio continuativo con tutti gli altri Paesi e in particolare con i Paesi confinanti. Si è tenuto conto delle difficoltà e in particolare anche del fatto che per le varie opinioni pubbliche essere assoggettati a queste limitazioni delle libertà così forti non era semplice. Una delle attività che abbiamo dovuto svolgere in modo importante è stato quello di segnalare a Paesi amici, non necessariamente confinanti, che ci sembrava avessero preso la situazione un po' sottogamba, che eravamo preoccupati, per esempio, per le comunità di italiani che erano in questi Paesi e che esprimevano preoccupazione, vedendo la madrepatria prendere delle decisioni molto ficcanti e i Paesi di residenza, invece, non prendere quelle decisioni o avere un atteggiamento più rilassato. Vi assicuro che i colloqui, in particolare con i Paesi europei, sono stati continuativi, praticamente quotidiani, sia attraverso le ambasciate a Roma – e voglio ringraziare il corpo diplomatico accreditato presso il Governo italiano – che attraverso i miei colloqui con i miei omologhi. Naturalmente quello che in questo momento c'è da fare, e questo lo comprendiamo tutti, è tornare quanto prima alla normalità; ma occorre farlo, lo dicevate tutti, senza discriminazioni. Io penso che ogni decisione sia legittima proprio per la preoccupazione di proteggere le popolazioni, ma nessuna decisione è legittima se non è basata su dati razionali e su un trattamento che, a parità di condizioni, assuma le medesime decisioni. Su questo noi saremo rigorosissimi, anche appoggiandoci al lavoro della Commissione europea che ha spiegato, senza entrare nei casi particolari, che questa deve essere la stella polare. Ogni restrizione è giustificata soltanto se il dato epidemiologico le dà fondamento e situazioni uguali devono essere regolamentate nella stessa misura. Devo dire che il Ministro di Maio ha assunto un atteggiamento estremamente rigoroso, molto ficcante – come si dice in termini diplomatici, molto franco – con quei partner che non stiano, a nostro avviso, rispettando queste regole. Voglio dire un'altra cosa. Noi ci siamo trovati anche a gestire situazioni epidemiologiche differenziate all'interno del nostro Paese. Però è importante Pag. 12 dire che nei rapporti internazionali l'unica voce che conta è quella del Governo nazionale. Nel senso che, pur apprezzando che esistano forme di collaborazione in zone di confine che spesso ci sono (l'abbiamo visto con la Svizzera), zone che sono economicamente e socialmente estremamente integrate, dobbiamo ricordare che la politica estera viene stabilita a livello nazionale. Tutte le forme di collaborazione sono giuste, ma non si può pensare che vi siano regioni del nostro Paese che assumono accordi internazionali con altri Paesi su questo argomento. Il turismo ovviamente non è una competenza diretta del Ministero degli esteri, però sicuramente siamo interessati. Io voglio ricordare, come dicevo, che il Ministro degli esteri sarà in Grecia il giorno 9. Su molti giornali si è parlato della decisione greca che naturalmente non riguarda soltanto l'Italia, ma credo che nessuna dimostrazione di impegno e di buona volontà sia migliore di quella di andare fino ad Atene, come farà il Ministro Di Maio, a trattare la questione con il Governo greco. Lo farà per assicurarci, come dicevo, che possono essere assunte decisioni legittime, ma non possono essere assunte decisioni che non abbiano una base razionale e che possano in qualche modo essere discriminatorie. Con questo concludo, reiterando l'impegno della Farnesina di continuare a seguire questa questione estremamente rilevante. Vorrei dire anche che l'importanza di questa questione, il fatto che abbia così colpito l'opinione pubblica, il fatto che mi abbiate chiamato qui oggi al Comitato Schengen per parlarne, è la dimostrazione di quanto sia fondamentale, per noi Italia, vivere in un mondo aperto. Noi siamo un Paese in cui il turismo rappresenta il 13 per cento del PIL e le nostre esportazioni equivalgono a un terzo della ricchezza nazionale. Purtroppo non per una decisione politica, ma per un fatto scientifico, abbiamo sperimentato sulla nostra pelle che cosa significhi vivere in un Paese chiuso da barriere, da vincoli, da impossibilità di muoversi. Un Paese come l'Italia vive e prospera come protagonista della scena globale perché tutti vogliono acquistare prodotti italiani, tutti vogliono visitare l'Italia, tutti amano e seguono il nostro stile di vita. Quindi io penso e spero che questa esperienza terribile che abbiamo attraversato lasci in tutti noi la consapevolezza che se c'è un Paese che ha tutto da perdere da un mondo chiuso, da un mondo in cui si costruiscono muri e non ponti, quel Paese è l'Italia. Ricordiamocene tutti, lungo tutto lo spettro dell'arco politico, perché avere vissuto questa esperienza penso che ci abbia lasciato questa lezione. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Scalfarotto per gli elementi interessanti forniti al Comitato e tutti i colleghi che sono intervenuti. Dichiaro conclusa all'audizione.

  La seduta termina alle 14.45.