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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 91 di martedì 27 novembre 2018

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 15,45.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

SILVANA ANDREINA COMAROLI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 20 novembre 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Castiello, Davide Crippa, D'Inca', D'Uva, Ferri, Lorenzo Fontana, Galli, Gallinella, Gava, Gebhard, Giaccone, Giachetti, Grande, Guidesi, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni,   Morelli, Morrone, Rixi, Rizzo, Ruocco, Carlo Sibilia, Vignaroli e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 840 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate (Approvato dal Senato) (A.C. 1346) (ore 15,53).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1346: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate.

Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1346)

PRESIDENTE. Passiamo quindi alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo. A questo punto della nostra discussione, come abbiamo già tentato di mettere in evidenza nel corso della discussione generale di ieri, quando già erano chiare e scontate le intenzioni del Governo, siamo di fronte a un fatto grave, a un fatto grave nei rapporti tra maggioranza e opposizione, nei rapporti tra Governo e Parlamento e anche nei rapporti tra gruppi parlamentari e Presidenza di quest'Aula. Voi vi siete assunti la responsabilità di mettere la questione di fiducia su un provvedimento, che è un provvedimento che, nel merito, riteniamo pericoloso, controproducente, che aumenterà l'insicurezza nel nostro Paese, ma soprattutto è un provvedimento che non tratta solamente la questione della condizione dello straniero nel nostro Paese, nei suoi vari aspetti, ma nel trattare di essi investe alcuni principi fondamentali della nostra Costituzione. È quindi un provvedimento che avrebbe meritato, o meglio è un provvedimento rispetto al quale il Parlamento avrebbe meritato tutto lo spazio e tutto il tempo necessario per una discussione di merito puntuale e approfondita. Voi, invece, avete fatto in modo di troncare questa discussione su un decreto, sulla conversione di un decreto sulla quale già era stata messa la fiducia al Senato e vi siete assunti questa responsabilità non per cause di forza maggiore, come pure abbiamo sentito in quest'Aula, non per motivi ineluttabili, ma vi siete assunti questa responsabilità per uno scambio tutto interno alla maggioranza, al quale purtroppo ha partecipato anche la Presidenza dell'Aula, anteponendo le funzioni e le prerogative di questo Parlamento agli interessi della maggioranza.

PRESIDENTE. Deve concludere.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Autorevoli esponenti di questo Governo si beano di farsi le foto vicino alle ruspe.

PRESIDENTE. Deve concludere.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Concludo, Presidente. Noi tutti e tutti i cittadini ci dovremmo preoccupare del modo con cui voi avete iniziato a utilizzare la ruspa nei confronti del Parlamento della Repubblica italiana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Questo è un tema delicato, che probabilmente avrebbe richiesto di essere approfondito con una discussione parlamentare. Sicuramente l'aver posto la fiducia in qualche modo castra le possibilità di ognuno di incidere su un tema che tocca tutti noi nella vita di tutti i giorni. Fatta questa premessa doverosa, sappiamo che si tratta di un tema delicato che si pone a diverse obiezioni. Noi votiamo questa fiducia e sosteniamo questo provvedimento. Lo facciamo, invitando a far sì che questo sia il punto di partenza, e non il punto di arrivo, per il sentire dei cittadini. Questo deve essere un primo passo. Noi invitiamo a fare di più. Non è sufficiente che i cittadini sentano parlare di sicurezza; è fondamentale che i cittadini si sentano al sicuro, e su questo il Governo deve mettere in piedi tutte le iniziative che consentano questo percorso. Dico anche che è evidente che, rispetto a questo argomento, lasciamo libertà di coscienza nel nostro gruppo per potere esprimere individualmente il proprio sentire.

Vediamo con favore tutte le iniziative che sono state prese contro l'occupazione abusiva degli immobili e dei terreni e, rispetto a questo, mi sento di dover fare un invito a fare di più, perché non è tollerabile che i nostri anziani che vanno in ospedale per curarsi non abbiano la casa libera quando tornano, come succede molto spesso, e non hanno poi i modi e le possibilità per recuperarla. Per cui questo e i Daspo che sono stati adottati sono provvedimenti minimali, rispetto ai quali chiediamo che si possa fare di più.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signora Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi deputati, questo decreto-legge viene presentato con la denominazione di “decreto sicurezza”: su questa definizione vorrei basare il mio intervento, perché sono convinta che questo provvedimento non garantirà affatto quella sicurezza che i cittadini reclamano. Pensiamo alla norma che prevede di mettere all'asta i beni confiscati alla mafia: mi chiedo, non lo vedete o fate finta di non vedere il rischio che quei beni possano tornare, attraverso dei prestanome, alle stesse famiglie mafiose alle quali sono stati tolti? Fate finta di non vederlo?

La sicurezza di cui sentono la mancanza gli italiani è qualcosa di molto più ampio rispetto a quanto viene comunicato da questo Governo: è sicurezza dalla criminalità, quella organizzata e quella diffusa; è sicurezza di non morire in un incidente sul lavoro, signora Presidente; è la sicurezza che chiedono i giovani di poter affrontare una vita libera dalla precarietà e dall'incertezza; è la sicurezza di potersi curare, cure mediche anche quando non si hanno i mezzi sufficienti. È anche vivere in un ambiente sano, sicurezza, è respirare aria pulita, sicurezza; ed è anche la sicurezza di mandare i bambini in scuole antisismiche e magari a norma, senza il timore che possano crollare loro addosso. Ma questo Governo e le forze politiche che lo sostengono sono invece maestri nel creare paure, e indirizzarle chiaramente a scopi elettorali, e cioè, quindi, unicamente verso i migranti.

Infiltrazioni mafiose nell'economia? Morti bianche, precarietà, dissesto idrogeologico? No, non è questo che dovete temere, dice la vostra propaganda: l'unica paura veramente fondata è quella dei migranti, è la loro presenza e null'altro che minaccia la vostra sicurezza. Ed ecco allora che questo decreto-legge diventa un provvedimento…

PRESIDENTE. Colleghi di Fratelli d'Italia, scusatemi, posso chiedervi di fare un po' di silenzio? Grazie.

LAURA BOLDRINI (LEU). La ringrazio, signora Presidente. E dunque dicevo, è così che questo decreto-legge diventa un provvedimento non per la sicurezza, ma per la propaganda del Governo. Un esempio? Il Ministro Salvini, che è qui presente (e lo ringrazio di questa attenzione), in campagna elettorale andava promettendo di cacciare (uso il suo linguaggio, la sua terminologia) entro poche settimane 600 mila clandestini: è sempre lui a parlare, il suo linguaggio; ma poi non stipula gli accordi di riammissione con i Paesi di provenienza. A che punto siamo, signor Ministro? A me non risulta, ma posso non essere informata io, che lei sia stato in grado di concludere nuovi accordi di riammissione con i Paesi di origine, che è un passaggio necessario per eseguire l'espulsione. Non mi pare che lei, che è così attivo nella comunicazione digitale, durante le sue visite in questi Paesi, in Tunisia, in Ghana, faccia dirette Facebook, signor Ministro, e informi i suoi follower. E perché non le fa? Perché forse ritorna sempre a mani vuote. Vede, la pura propaganda è come le bugie: ha le gambe corte, e poi i nodi vengono al pettine.

Quello dell'immigrazione è un fenomeno epocale e complesso: va governato con serietà e lungimiranza, due doti evidentemente non apprezzate da questo Governo. E poi lo si fa stringendo le alleanze giuste: non ci si può lamentare del fatto che l'Europa lasci sola l'Italia se ci si allea politicamente con il gruppo di Visegrád, e cioè con quei Paesi che della condivisione di responsabilità non vogliono neanche sentir parlare. È stato ricordato durante il dibattito sulle pregiudiziali dal collega Roberto Speranza che questo decreto-legge contrasta principi fondamentali della nostra Costituzione e delle Convenzioni internazionali. Si dice: se devo garantire la sicurezza posso anche ignorare o calpestare qualche diritto delle persone, no? Ebbene, io respingo questa logica, perché questa logica ci porta su un piano inclinato in fondo al quale non c'è né sicurezza né libertà.

E allora, cari signori del Governo, il nostro Paese - vedete, vale la pena ricordarlo in quest'Aula - in un passato neanche troppo lontano ha dovuto fronteggiare la sfida del terrorismo, il terrorismo rosso e quello nero. Quella sì che era una vera minaccia alla nostra sicurezza e al nostro ordinamento democratico; ma le forze politiche di allora, quelle di maggioranza e quelle di opposizione, scelsero una linea di contrasto ferma, ma senza mai compromettere i principi costituzionali. E voi lo volete fare, anzi lo state già facendo ora, senza alcun appiglio reale. Certo, se il vostro modello è Orbán si capisce che i diritti delle persone non sono affatto la vostra priorità; ma sono la nostra, e noi continueremo a difenderli anche dopo l'approvazione di questo decreto-legge.

Voi sostenete che questo decreto-legge serve a combattere l'immigrazione clandestina. Nel dire questo delle due l'una: o si difetta di competenza, o si difetta di sincerità. Perché in realtà non si può non sapere che abolire la protezione per motivi umanitari e limitare la presenza negli SPRAR ai soli titolari di protezione internazionale significa il contrario, cioè trasformare in irregolari persone che sono regolarmente presenti sul nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

Allora la lotta la state facendo in realtà contro l'integrazione, il vostro decreto-legge non è altro che è una fabbrica di irregolari: chiamatelo così il vostro decreto-legge, perché voi mirate al caos, non alla sicurezza, perché se la situazione fosse ben governata verrebbe meno il tema principale sul quale è stato costruito il vostro consenso. Non è infatti un caso che vi scagliate proprio contro le misure di integrazione, contro i progetti SPRAR: certo, perché funzionano, allora vi scagliate contro! Funzionano, perché grazie alle loro dimensioni contenute si armonizzano agevolmente con il territorio, e impegnano i richiedenti asilo e i rifugiati in modo attivo invece di lasciarli abbandonati agli angoli delle strade.

Avete anche tagliato i fondi che consentono ai giovani stranieri titolari di protezione internazionale o umanitaria di partecipare attivamente al servizio civile nazionale. Perché avete fatto anche questo? Perché? È una misura che facilita l'integrazione; e mi risulta che alla regione Lombardia è stata approvata una mozione della Lega che premia i comuni che non impiegano migranti per la cura del verde e non utilizzano manodopera dei richiedenti asilo: misure di questo tipo sono discriminatorie e incostituzionali, e poi sono la prova ulteriore che volete colpire proprio le esperienze di lavoro regolare e di integrazione, e che preferite l'abbandono, perché questo aiuta la vostra propaganda.

E invece la strada dell'integrazione, che è fatta non solo di diritti ma anche di doveri, non solo di accoglienza ma anche di responsabilità ed impegno nei confronti della collettività, è l'unica che può garantire sicurezza e coesione sociale nelle nostre comunità. Ma bisogna avere a cuore il bene comune, più che i vantaggi elettorali: questo dovrebbe fare un Governo responsabile, il cui compito è di risolvere i problemi, non di crearne di nuovi, e comunicare sicurezza, non di produrre ulteriori lacerazioni in un tessuto sociale già pesantemente indebolito dalla crisi. Questo, signor Ministro, vuol dire governare, ed è proprio quello che non siete in grado di fare; e per tutti questi motivi il gruppo di “Libere e Uguali” voterà contro la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Presidente, colleghi deputati, Ministro Salvini, sottosegretari presenti in Aula, anche Fratelli d'Italia voterà contro la vostra richiesta di fiducia, per motivi opposti rispetto a quelli che abbiamo ascoltato poco fa, ovviamente anche nella ragione di non partecipare né al Governo né alla maggioranza che lo sostiene, ma anche per ragioni più profonde, che cercherò di illustrare in questi pochi minuti, nella speranza di essere compreso, perché i riferimenti svolti da Fratelli d'Italia, sia in Commissione che in Aula, sono sempre stati - e non intendo interrompere questa tradizione - costruttivi. L'opposizione cosiddetta patriottica, segnalata dalla nostra presidente Giorgia Meloni, è per noi un mantra, e vogliamo condurre questa interpretazione anche nel dibattito parlamentare cercando di esserne all'altezza.

Cari colleghi del Governo, nell'azione politica del cosiddetto Governo del cambiamento c'è qualcosa che non torna, intanto una sorta di assenza di visione strategica. Per carità, sono passati pochi mesi, si fa sempre in tempo a recuperare, ma anche oggi che siamo chiamati comunque ad esprimere un giudizio sul cosiddetto “decreto sicurezza”, di cui il 70 per cento dei contenuti sono orientati all'immigrazione e al suo contenimento, si capisce che manca una sorta di visione strategica, e su questo dobbiamo lavorare.

Noi siamo disponibili a dare il nostro contributo, fermo restando che ci si deve anche intendere, perché il contributo dato dalle forze di opposizione, a maggior ragione se puntano al miglioramento dei provvedimenti che il Governo suggerisce e ci sottopone, dovrebbe essere visionato e giudicato con maggiore obiettività.

Capita troppo raramente che proposte emendative di Fratelli d'Italia vengano di fatto accolte nel lavoro di Commissione.

La carenza di visione. L'Africa, piaccia o meno, è una sorta di propaggine dell'Europa, l'Italia è una terrazza che si affaccia sulla grande distesa del continente africano; le nazioni africane sono in buona sostanza, metaforicamente parlando, una sorta di prolungamento delle regioni italiane. Se l'Italia non si occupa dell'Africa, l'Africa si occupa dell'Italia, questo è quello che abbiamo imparato nel corso non già dei Governi che fin qui si sono alternati sulla scena nazionale, ma studiando semplicemente la storia.

Noi dobbiamo affiancare ai provvedimenti puntuali che voi suggerite al Parlamento italiano la ormai improrogabile esigenza di sviluppare l'Africa, di rendere l'Africa autonoma, di emanciparla non solo e non tanto dal vecchio colonialismo, ma anche dalla decolonizzazione, che di fatto oggi significa un neo colonialismo strisciante in salsa liberista; un neocolonialismo che vede saccheggiate tutte le materie prime africane, pur sapendo che questo continente potenzialmente è il più ricco del pianeta.

Ogni riferimento anche all'azione maldestra posta in atto dalla Francia non può non essere citato in quest'Aula. Non c'è soltanto lo sfruttamento del lavoro e delle materie prime, c'è anche la speculazione economica e finanziaria, c'è l'usura sugli interessi che vengono praticati da quelle nazioni occidentali che teoricamente vorrebbero soccorrere l'Africa, ma solo teoricamente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

A nostro giudizio, è importante che il Governo maturi un'altra linea di tendenza e immagini davvero l'inizio di una stagione di nuova collaborazione con il continente africano, e lo possa fare anche prescindendo da ciò che ha in mente l'eurocrazia, perché il rapporto che può esserci tra la Svezia e l'Africa non potrà mai emulare quello tra l'Italia e l'Africa.

Anche i Paesi più distanti, dalla Cina agli Stati Uniti d'America, non potranno che avere un rapporto utilitaristico. Per noi il continente africano è un continente gemello, quindi questo salto di livello dobbiamo farlo. Va creata una sorta di cabina di regia interministeriale dal Ministero dell'Interno e quello degli Affari esteri, va calata una visione geopolitica, vanno fatti degli investimenti tali da poter rendere libere le popolazioni africane da quelle tirannidi che sono una delle cause per le quali le popolazioni africane fuggono dal proprio continente e dalla propria terra.

È un ragionamento complesso, me ne rendo conto, ma da qualche parte bisogna iniziare, perché altrimenti saremo qui a discutere ancora una volta, per l'ennesima volta, della cooperazione internazionale, della cooperazione allo sviluppo, senza però cavare un ragno dal buco.

Dal Governo del cambiamento, a maggior ragione perché al suo interno c'è il Vicepremier Salvini, e quindi un pezzo dell'alleanza di centrodestra, ci aspettiamo anche questa capacità critica, anche questa capacità di prefigurare nuovi orizzonti per contrastare la ragione intima per la quale gli attuali flussi migratori si riversano - attraverso prevalentemente l'Italia, la porta girevole dell'Italia - sull'Europa e sull'Occidente.

Ma c'è di più, perché vi è parte del mondo che, fino a ieri, era di fatto esclusa dalla grande ricchezza planetaria. Infatti, dopo la rivoluzione industriale, abbiamo assistito e tuttora assistiamo a una grande concentrazione della ricchezza nella parte nord del pianeta e dell'Europa - ricchezza che peraltro noi vorremmo tentare di intercettare e speriamo che la Lega Nord, dentro il Governo, abbia capacità di resistenza attraverso la perforazione della corona alpina, che è una specie di cintura di castità che impedisce di accedere alle nostre merci e alle nostre produzioni alla parte ricca -, ma oggi c'è una ricchezza diversa, che dall'Asia, dall'estrema Asia attraverserà il Canale di Suez, che nel frattempo è stato raddoppiato. È una nuova stagione della Via della seta che noi, attraverso l'infrastrutturazione del Sud, dobbiamo poter intercettare per vincere la scommessa della capacità di creare nuova ricchezza.

Ma veniamo al provvedimento, perché ci sono degli elementi di delusione che noi abbiamo tentato di contrastare nel nostro lavoro in Commissione che vogliamo e dobbiamo manifestare attraverso i nostri ragionamenti.

Ci aspettavamo che fosse abolita la sedicente cosiddetta protezione umanitaria. La protezione umanitaria non solo non è stata abolita, ma in questo decreto è stata addirittura codificata, normata. Quindi, se qualcuno - e noi ci candidiamo a rappresentare esattamente questi soggetti - oggi avesse fiducia nella capacità selettiva sui fenomeni migratori dell'attuale Governo o comunque del Ministro Salvini e, quindi, l'interpretazione delle ragioni umanitarie per avere un permesso di soggiorno dovessero essere interpretate in maniera restrittiva, attraverso questa codificazione, considerate le questioni che riguardano i disastri naturali e la fuga dai disastri naturali, le questioni che riguardano chi subisce violenza pur in assenza di scenari di guerre e di persecuzioni, la questione che riguarda le alterazioni climatiche, la siccità, la fame, l'insalubrità, che sono tutte questioni citate tra gli elementi fondamentali per ottenere il rilascio del permesso di soggiorno per ragioni umanitarie, allora queste ragioni rischiano di essere decisive esattamente per il rilascio di quell'attestato che noi pensavamo dovesse essere eliminato proprio perché anomalia tutta italiana.

Sulle occupazioni abusive abbiamo fatto esattamente quello che fece il Ministro Minniti all'epoca del Governo PD. Abbiamo una serie di proprietari di immobili - ricordo a me stesso che il diritto alla proprietà è sancito e salvaguardato dalla Costituzione italiana - che non potranno rientrare in possesso dei propri immobili a meno che non si trovi una sorta di sistemazione alternativa.

Cosa legittima. Evidentemente non pensate di poter dare vita a tutti gli sgomberi ormai a migliaia delle occupazioni abusive che sono state organizzate e su cui peraltro un circuito criminale sta facendo affari d'oro, ma almeno voi dovete comunque prevedere - si sta discutendo contemporaneamente, praticamente, anche della manovra finanziaria - un adeguato indennizzo per coloro i quali hanno fatto un investimento. Non c'è l'indennizzo per i proprietari ed è una vergogna. Io spero che nella finanziaria voi lo prevediate, perché non si può sottrarre il diritto alla proprietà, una sorta di esproprio diffuso, senza neanche prevedere…

PRESIDENTE. Presidente Rampelli, dovrebbe concludere.

FABIO RAMPELLI (FDI). Concludo. Ultima questione, e la cito con un post-it…

PRESIDENTE. Però ha terminato il tempo a sua disposizione e lei sa meglio di me che devo invitarla a concludere.

FABIO RAMPELLI (FDI). …non c'è una riga sui nomadi, non c'è una riga sull'impiego dell'Esercito su cui la precedente legislatura, sia Lega, Fratelli d'Italia, MoVimento 5 Stelle, Forza Italia ed altri si erano impegnati per la presenza dell'Esercito nei campi nomadi a eliminare il combustibile, cioè la refurtiva. Io penso che anche questa sia un'anomalia.

Queste sono le ragioni, colleghi, Governo, per le quali Fratelli d'Italia voterà contro la fiducia, pur avendo il solito atteggiamento costruttivo che ci auguriamo possa essere diversamente recepito da parte della maggioranza nel corso del dibattito d'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (FI). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la questione di fiducia posta da questo Governo sul decreto sicurezza, come abbiamo ben capito dagli interventi precedenti e della giornata di ieri, è, né più e né meno, un atto di debolezza, ed è una questione di fiducia che viene messa perché vengono meno o rischiano di venir meno, all'interno della maggioranza di Governo, dei numeri che settimanalmente scricchiolano per certi versi. Non è una soluzione, ma è parte del Governo. La maggioranza di cui stiamo parlando, inutile ripeterlo, è una maggioranza contro natura, è una maggioranza improbabile, è una maggioranza sbagliata. Ognuno ha un proprio pensiero politico, questo è legittimo, ma non si può pensare di mischiare chi la pensa in un certo modo con chi la pensa in un altro modo, altrimenti saremo schiavi del compromesso continuo e vivremo solamente alla giornata, senza vedere il Governo di una delle potenze economiche più importanti del mondo avere una visione chiara nel futuro.

Cosa dire, signor Presidente? Questo provvedimento ricalca, magari non perfettamente ma in larghissima parte, quello che è il nostro pensiero in tema di immigrazione e sicurezza; ricalca in larghissima parte quelli che sono i programmi comuni di Governo, che vedono governare - regioni, province e comuni - il centrodestra, dove Forza Italia è naturalmente alleata come una forza altrettanto naturalmente all'interno della grande famiglia ideologica che ci accomuna, cioè il centrodestra. Noi governiamo insieme in molte parti d'Italia e lo facciamo bene. In questo momento storico, però, ci troviamo dall'altra parte, noi ci troviamo a dover fare, e lo facciamo con grande orgoglio, opposizione ad un Governo, che, come ho detto prima, è contro natura.

Noi abbiamo proposto qualche emendamento, noi abbiamo cercato di collaborare con il Governo perché questo decreto fosse migliorato, perché tutto è perfettibile, la perfezione non nasce su questo mondo, tutto è perfettibile e noi, con la nostra preparazione, abbiamo cercato di proporre degli emendamenti che fossero…

PRESIDENTE. Colleghi del Partito Democratico… grazie.

GIORGIO SILLI (FI). …degli emendamenti che fossero condivisibili, di buonsenso e che sarebbero andati ad incardinarsi perfettamente all'interno dell'idea di decreto sicurezza e immigrazione che questo Governo aveva ed ha tuttora. Ricordo, per esempio, l'abolizione definitiva del permesso di soggiorno per motivi umanitari, del quale, purtroppo, in questo Paese si è abusato per fin troppo tempo. Addirittura, c'è un disegno di legge depositato da diversi mesi, se non anni, a firma Gregorio Fontana e Laura Ravetto. Il permesso di soggiorno per motivi umanitari non determina un vulnus nel sistema di protezione ed è necessario, perché comporta e comporterebbe l'eliminazione di disposizioni inutili, ridondanti. Abbiamo proposto l'aumento dei punti di verifica delle domande di protezione internazionale, l'abbiamo proposto ma perché questa proposta aveva un senso: cercare di snellire e di velocizzare quelle che sono tutte le domande pendenti, e si parla di centinaia di migliaia di domande pendenti di protezione internazionale o di richiesta di asilo. È vero, gli arrivi sono diminuiti di molto e, quindi, con un flusso in larga diminuzione sicuramente si arriverà a determinare con certezza, in pochi mesi, chi ha diritto realmente e chi non ha diritto alla protezione internazionale. Presidente, è chiara anche una cosa: che, allorquando il Governo conoscesse con certezza il numero di chi ha realmente diritto alla protezione e di chi non ha diritto a questa protezione, è chiaro che il Governo a quel punto dovrebbe muoversi per l'espulsione di chi non ha diritto, e sappiamo tutti perfettamente quanto è difficile espellere da questo Paese persone che non hanno diritto di rimanerci, soprattutto persone provenienti da Paesi in cui mancano gli accordi bilaterali sull'immigrazione.

Abbiamo chiesto più assunzioni e più risorse per le forze dell'ordine, abbiamo chiesto il sostegno legale per le forze dell'ordine, sempre più vituperate e prese di mira da un'opinione pubblica troppo spesso malata; abbiamo parlato anche del reato di tortura, perché, sì, signor Presidente, nel 2018, in un Paese civile occidentale, come la Repubblica italiana, un poliziotto deve avere paura a fare il proprio dovere perché esiste il reato di tortura e può essere messo in un tritacarne mediatico e giudiziario che può creare lui dei grandissimi problemi solamente per fare il proprio lavoro.

Abbiamo chiesto una maggior tutela del decoro urbano, abbiamo chiesto di sanzionare più severamente lo spaccio di droga. Il problema, signor Presidente, non è solamente questo brusio, il problema, signor Presidente, è che non solo è stata messa la fiducia, ma ci è stata impedita una discussione serena, che andava verso la tutela delle minoranze all'interno della I Commissione Affari costituzionali, Commissione dove Forza Italia, nonostante la schizofrenia delle convocazioni e sconvocazioni degli ultimi giorni, Forza Italia non ha mai fatto mancare la propria presenza. Siamo stati trattati male, purtroppo siamo in una fase delicatissima, ahimè, ci sono molti pensatori dei secoli passati che hanno utilizzato, come dire, la parola del rischio della dittatura delle maggioranze, Dio me ne guardi dall'usare il termine “dittatura”, ma loro intendevano chiaramente un voler andare avanti a spron battuto, imponendo la maggioranza anche quando, all'interno delle forze che sostengono il Governo, vi sono delle spaccature. Noi siamo chiamati, oggi, quindi, a non approfondire questo provvedimento e a non fare una riflessione generale ed organica nel merito tecnico di questo decreto. Noi dobbiamo rimanere sul piano politico ed è per questo che il mio intervento è squisitamente politico. Noi siamo chiamati a dare la fiducia, ma dobbiamo interrogarci su quello che significa fiducia, e per capire quello che significa fiducia non è che dobbiamo scomodare sociologi come Mutti o addirittura filosofi come Weber, che hanno tanto parlato di fiducia.

Fiducia, molto serenamente, sul vocabolario si definisce come un'aspettativa di esperienze con valenza positiva - un'aspettativa di esperienze con valenza positiva! - eh beh, insomma, fidarsi a dare la fiducia ad un Governo per un provvedimento di questo tipo significa fare un salto nel buio, non tanto per gli amici della Lega, che, ribadisco, hanno preparato un decreto che ricalca quello che sono quanto meno le radici del nostro pensiero comune su immigrazione e sicurezza; io faccio riferimento al MoVimento 5 Stelle, io faccio riferimento ad un 5 Stelle diviso, dilaniato al proprio interno da lotte politiche legittime, perché entrano nel merito della preparazione politica o della cultura politica di persone, perché Presidente - e parlo al gruppo dei 5 Stelle per suo tramite -, come ho detto ieri in discussione sulle linee generali, non si può definire un membro del 5 Stelle, in quanto membro del MoVimento 5 Stelle, oltre la destra e la sinistra. Nessuno può definirsi oltre la destra e la sinistra. La politica è una cosa seria e non ci si dice di destra o di sinistra sulla base di una tessera presa a caso. È un pensiero che è dirimente, sono le dottrine politiche, i contenitori ideologici che ci portano, in questo momento storico, a capire il perché siamo di destra o di sinistra ed è chiaro che un argomento dirimente come l'immigrazione fa emergere tutte le spaccature interne e le contraddizioni del gruppo dei 5 Stelle e non mi stupisco che sia nata una fronda di circa venti deputati che minacciavano di non votare il provvedimento e a causa dei quali è stata messa la fiducia (vado al termine, Presidente). Non mi stupisco, perché è normale che all'interno di un contenitore, dove coesistono persone politicamente e culturalmente diverse tra di loro, ci sia chi concepisce l'immigrazione in un modo e chi la concepisce in un altro.

Presidente, noi non possiamo votare la fiducia ad un Governo che vede il MoVimento 5 Stelle come alleato, perché il buongoverno che Forza Italia porta avanti con gli amici della Lega in tutta Italia, non vede nessun membro del MoVimento 5 Stelle come alleato. Per questo, a nome del mio gruppo, dichiaro che non voteremo la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, Ministro Salvini, voi chiedete qui, oggi, la terza fiducia a questo Parlamento per il vostro Governo. Lo fate in assenza di una qualsiasi motivazione logica, in assenza di un atteggiamento ostruzionistico delle opposizioni, perlomeno, di questa parte delle opposizioni - e ho molto apprezzato le parole del collega di Forza Italia che ha cercato di spiegare come mai non riescono a votare a favore di questo decreto -, della nostra opposizione che ha ritirato 180 emendamenti in Commissione, che ha proposto di ridurli per l'Aula, che ha proposto di lavorare sabato e domenica scorsa per permettere uno spazio di discussione sul merito del provvedimento, che non ha mai avuto atteggiamenti ostruzionistici né nell'Aula né in Commissione su questo provvedimento. Lo fate per un provvedimento che scade lunedì prossimo, tra sei giorni, in un'Aula dove avete 352 parlamentari che appoggiano il Governo su 630 contro 278 deputati che non lo approvano, che fanno 74 deputati di differenza. Voi non avete problemi di maggioranza: voi avete problemi politici.

Certo, al primo voto segreto siete andati sotto. Quella granitica maggioranza si è sfaldata, il contratto è stato calpestato, gli accordi di Palazzo Chigi evaporati come la vostra prescrizione sine die, ma questo è altro perché, Presidente, per il suo tramite vorrei dire al Ministro Salvini che quando una maggioranza di 73 deputati va sotto è perché c'è un accordo tra qualcuno nella maggioranza e non contro la maggioranza che fa andare sotto un Governo con una maggioranza numerica così forte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché evidentemente, Presidente, è meglio per il MoVimento 5 Stelle concedere oggi un “salva deputati della Lega” che perdere la possibilità di una prescrizione domani ed è meglio per la Lega concedere un condono edilizio oggi ai 5 Stelle che perdere un condono fiscale domani, anche se stai concedendo un “salva peculato” a chi è stato ieri condannato in appello per la restituzione di 49 milioni di euro dei cittadini italiani che la sentenza dice che avete indebitamente trattenuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

È meglio essere giustizialisti quando capita ai padri degli altri che quando capita ai propri, vero presidente Di Maio? E oggi che cosa accade, Presidente, su questo provvedimento, con la richiesta di questa fiducia? Lo ha ammesso, candidamente e onestamente, il presidente della I Commissione, onorevole Brescia, e lo ha ammesso senza fronzoli in un'intervista, con un'onestà intellettuale che però non gli ha impedito di piegare il capo alle regole di questo contratto. Lui, il presidente della I Commissione della Camera, la più importante, quella dove dovrebbero essere salvaguardati i diritti costituzionali di tutti i cittadini di questo Paese, ha dichiarato: “Questo provvedimento è della Lega. È immodificabile”, calpestando e insultando la nostra Costituzione. C'è un provvedimento che è di un partito e non del popolo, come la manovra del balcone di Palazzo Chigi, di un partito. Andate, colleghi del MoVimento 5 Stelle, dopo questo voto, salite le scale, salite su questo tetto a gridare che è stato approvato il decreto di un partito e non la legge del popolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per cui, essendo il decreto di uno dei partiti contraenti, va votato, senza incertezze, senza modifiche e senza permettere che l'opposizione lo discuta, perché voi per questo “decreto Salvini” avete scelto di concedere alle opposizioni una giornata di discussione, otto ore per 500 emendamenti.

Lo dico a lei, Presidente Fico (non posso dirlo di persona, perché non è presente), lo dico a voi, al suo partito, a voi che siete devoti della piattaforma, che avete dato un nome a quella piattaforma e l'avete intitolata a Rousseau, l'inventore del contratto sociale. Ma qui il contratto non è sociale: qui il contratto è tra due capi partito - e non me ne voglia il Presidente Conte con il quale, ovviamente, possiamo sempre spiegarci - perché, come avrebbero detto un certo Luigi Di Maio oppure un certo Matteo Salvini, lei, Presidente Conte, non è eletto da nessuno e, pertanto, qui lei non contrae nulla e sono altri i contraenti. Tu dai un tanto a me e io do un tanto a te, esautorando il Parlamento, perché c'è un provvedimento che è di qualcuno e un provvedimento che è di qualcun altro.

Questo non è che l'ennesimo tassello di un disegno pericoloso, noi diciamo: il ricorso alla fiducia oggi senza necessità, l'approvazione della legge per istituire referendum senza quorum su materia ampliata sia con funzione abrogativa che propositiva, la cancellazione, che volete imporre, del voto segreto, con conseguente necessità, se lo farete, di mortificare l'articolo 67 della Costituzione, lo Stato di polizia che avete votato nei confronti di chi aderisce o di chi sostiene, anche con piccole cifre, i partiti, affinché la scelta politica di ognuno di noi, dei cittadini italiani, in contravvenzione al diritto alla segretezza del nostro voto sia palese, l'attacco al ruolo del Presidente della Repubblica che avete fatto, ipotizzando l'impeachment solo perché difendeva il proprio ruolo costituzionale, l'attacco all'indipendenza della magistratura quando il Ministro Salvini ha opposto il suo essere stato eletto con il fatto che la magistratura non è eletta, un cardine delle Costituzioni liberali di tutto il mondo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali), l'attacco alla libera informazione che è stato portato avanti da esponenti del Governo in queste settimane, l'attacco a tutte le figure e agli enti terzi di controllo, che costituiscono quel pluralismo della democrazia che, come dice il professor Cassese, non è, come voi volete imporci, la dittatura della maggioranza. Il vostro consenso maggioritario tra gli elettori non vi consegna il dominio perfetto e assoluto della nostra democrazia, almeno finché noi saremo qui.

Con la vostra muta complicità, Presidente Fico, anche voi, che sostenete di non condividere il merito di questi provvedimenti, state costruendo una dittatura della maggioranza che sterilizza la democrazia dei partiti. Tutto ciò è più grave oggi perché con questa fiducia chi di voi lo fa china il capo di fronte a palesi violazioni della Costituzione, come ha giustamente richiamato il Consiglio superiore della magistratura, dell'articolo 10 e dell'articolo 3 della nostra Carta. Voi permettete che con un voto sul Governo, sulla tenuta di una maggioranza che ha già scricchiolato sul “salva peculato” della Lega, si calpestino i diritti delle persone, come fate in questo decreto, si vanifichi l'uguaglianza tra i cittadini, si apra nel nostro Paese una fase di incertezza giuridica della propria condizione per migliaia di persone e si aumenti l'insicurezza perché aumenta l'irregolarità di coloro che, dalla mattina alla sera, perderanno il proprio status di diritto in questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

E si aumenterà, dunque, la discriminazione, come finta medicina per la sicurezza, perché voi siete alla ricerca del consenso, non delle soluzioni, come succede in tutte quelle fasi della storia dove a venire attaccata è la natura stessa dei rapporti della democrazia.

Così è, Presidente, nella logica di chi mal sopporta gli elementi fondamentali della democrazia, di chi dice: io ho avuto il voto, adesso governo, basta, nessuno ci intralci, perché il voto che ho avuto io - parziale - mi deve permettere di fare quello che voglio, senza enti intermedi, senza che l'opposizione abbia un ruolo, senza che altri ci possano giudicare, senza che ciò che è scritto nella Costituzione e che media, nel pluralismo della democrazia, abbia effetto: sterilizzare il dibattito, superare il Parlamento, decidere in pochi fuori di qui, se non addirittura deciderlo online. Fate attenzione a quello che state facendo, fate attenzione soprattutto voi che ci dite, a parole, di essere contrari e, poi, chinate il capo, non abbiate a pentirvene domani; noi voteremo “no” alla fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molinari. Ne ha facoltà.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Oggi, siamo chiamati a votare la fiducia per la conversione in legge del cosiddetto “decreto sicurezza”, un provvedimento che arriva qui alla Camera, dopo un iter parlamentare, dopo un ampio dibattito nel Paese - perché tutti sanno che questo tema era uno dei principali su cui il nostro movimento politico si è speso in campagna elettorale -, ma, soprattutto, al termine di un percorso di coerenza che dura da quasi trent'anni, un percorso di coerenza che è quel percorso avviato dalla piccola, rumorosa, scalmanata Lega che ha saputo capire, quando altri non capivano, che c'era un problema, non soltanto in Italia, ma in Europa e nel mondo, e che era il problema dell'immigrazione clandestina, che era il problema di un'immigrazione senza regole, che era il problema di dare per scontato quel sistema di valori, di diritti, di benessere, di comune vivere insieme che, se in Italia e in Europa abbiamo, non è frutto di un regalo, ma è frutto di secoli di lotte sociali, è frutto di guerre, è frutto di battaglie, è un patrimonio prezioso da conservare e da non lasciare alla mercé di chiunque (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ebbene, nella giornata di oggi, visto che negli anni in cui la globalizzazione, un'idea di società multietnica e multiculturale, un'idea di società in cui la libera circolazione dei capitali, delle persone, delle idee veniva beatificata come la soluzione a tutti i mali dell'umanità e come fonte di progresso senza limiti, in quegli anni in cui questo era il mantra, in cui si predicava la distruzione di tutte le frontiere e di tutti quanti i confini, non c'era soltanto la piccola Lega e altri coraggiosi a dire che c'era un altro modello a cui puntare, che quel modello culturale e sociale non avrebbe portato al bene, ma avrebbe portato a grossi problemi nelle nostre comunità. E la voglio citare, oggi, in questa giornata che per noi è storica, perché, oggi, noi andiamo a cambiare completamente quelle che sono le linee politiche del contrasto all'immigrazione in questo Paese, quella persona è Oriana Fallaci, non una leghista, ma un'intellettuale, una scrittrice, una persona che prima degli altri, come la Lega, ha saputo gridare all'Italia e al mondo che se non ci fossimo mossi e non avessimo risvegliato le coscienze saremmo stati sopraffatti dagli eventi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Oggi, noi, qui, diciamo che quella piccola, minoritaria, rumorosa Lega, oggi, non è più piccola, minoritaria e rumorosa. Oggi, è stata premiata la coerenza, la capacità di visione, la capacità di progettualità politica del nostro movimento politico che diceva questo quando ancora non c'erano i fatti del Bataclan o quando, ancora, non c'erano quartieri come Molenbeek a Bruxelles, dove non vige più il diritto del Belgio, ma vige la sharia. Noi siamo stati capaci di vedere dove saremmo potuti andare a finire molto prima.

Ebbene, questa nostra visione, questa nostra coerenza è stata ripagata dagli elettori e, oggi, quella piccola e rumorosa Lega è tornata, con onore, a governare questo Paese e, grazie al governo del Paese, grazie all'azione del Governo e del Ministro Salvini, noi siamo, qui, a presentare un provvedimento che ha l'obiettivo di creare un nuovo modello del sistema dell'accoglienza, un modello che non vede nell'immigrato un nemico, un modello che non ha niente a che vedere con la xenofobia e il razzismo, ma un modello che, banalmente, dice che, per avere un'integrazione seria e per far sì che gli immigrati diventino cittadini italiani, possiamo accogliere solamente limitatamente a quelle che sono le nostre capacità, le nostre potenzialità. Un Governo che dice che un Paese che perde ogni anno 200 mila giovani italiani, che vanno a cercare lavoro all'estero, non può aprire le frontiere a tutti; è un Governo che finalmente applica il buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E questo modello parte da una rivoluzione copernicana rispetto a quello che è stato fatto prima, perché, vedete, negli anni precedenti, il sistema dell'accoglienza non partiva dai diritti delle persone, non partiva dai diritti degli immigrati, non partiva dai diritti dei cittadini che con gli immigrati dovevano avere a che fare, ma è stato costruito, negli anni, in questo Paese, un modello che guardava soltanto agli interessi di chi gli immigrati li doveva gestire. Noi abbiamo costruito in Italia un sistema, un business disgustoso, di 5 miliardi di euro all'anno, che non serviva a fare il bene delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma che serviva ad arricchire le cooperative amiche degli amici, che serviva ad arricchire quelle società, quelle Onlus, quel sistema che ha fatto dell'accoglienza un mercimonio, un business, che serviva ad arricchire quel sistema, quegli avvocati che grazie al gratuito patrocinio portavano avanti per anni delle pratiche che non avevano alcun esito, se non quello di creare illegalità e quello di creare insicurezza, senza dare risposte né agli immigrati né ai cittadini italiani. Ebbene, oggi, rivoluzioniamo questo sistema e pensiamo a un sistema dove i cittadini italiani mettono mano al portafoglio e investono per integrare soltanto chi ha diritto a restare in Italia, perché, lo diciamo forte e chiaro, chi fugge dalle guerre è nostro fratello ed è benvenuto in Italia ed è benvenuto per questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Creiamo un sistema in cui l'accoglienza diffusa non è il primo passaggio, ma il secondo; creiamo un sistema in cui, non viene, come è stato detto da qualcuno, abolito il modello dello SPRAR, quello che prevede la partecipazione degli enti locali, delle amministrazioni locali e delle associazioni del territorio per l'integrazione dei migranti, ma quello che noi facciamo con questo provvedimento è inserire nel programma SPRAR e, quindi, portare sui territori, soltanto gli immigrati che hanno visto riconosciuto il proprio titolo a restare in Italia, soltanto coloro che sono veramente richiedenti asilo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), veramente rifugiati e non, come accadeva prima, un sistema che ha inondato il nostro territorio, non di richiedenti asilo, ma di clandestini, perché è questa la verità, lo dobbiamo dire con coraggio e con coerenza, questo è quello che è successo negli anni passati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Oggi, noi prevediamo di allungare i termini della permanenza nei CPR fino a 180 giorni, anche qui, lo diciamo in anticipo, non c'è niente di strano, non c'è niente di violento, non c'è niente di razzista, non facciamo altro che allinearci a quelle che sono le direttive europee in materia, 180 giorni sono il tempo necessario per vedere se una persona ha titolo o non ha titolo a stare qui; una volta decorso questo periodo nel CPR, l'immigrato che ha titolo per restare in Italia verrà inserito nel percorso dell'accoglienza o, diversamente, se non ha titolo, verrà rimpatriato, ponendo fine a quella manfrina e a quella situazione intollerabile che per anni ha visto presunti richiedenti asilo, ma nei fatti clandestini, liberi di girare nel territorio, indipendentemente da quelle che erano le loro condotte e i loro diritti. E, a fronte di questo, noi prevediamo anche che il permesso di soggiorno, come la cittadinanza, come la stessa pratica per il riconoscimento del permesso di soggiorno, possa essere bloccato e revocato nel momento in cui, chi è venuto in Italia chiedendo ospitalità, si macchia di reati gravi, di particolare allarme sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Grazie a questo decreto, onorevoli colleghi, non leggeremo più di richiedenti asilo che stuprano, violentano, rapinano in villa e che poi restano in Italia perché la domanda di accoglienza non è ancora stata evasa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Grazie al Ministro Salvini questo non accadrà più (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! E lo stesso, come ho detto, varrà per la cittadinanza: qualcuno ha detto che è uno scandalo, che si viola la Costituzione, perché prevediamo che chi ha ottenuto la cittadinanza italiana, se si macchia di reati legati al terrorismo, veda la propria cittadinanza revocata. Ebbene, cari signori, il principio di queste misure è molto semplice: chi disprezza il Paese che gli ha dato un'opportunità, chi disprezza il Paese che ha allargato le braccia, chi disprezza il Paese che ha dato una seconda possibilità, da quel Paese se ne deve andare e non deve farci più ritorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Oltre a queste misure, sono previste anche risorse, è un decreto di sostanza. Sono previste risorse per i rimpatri, investimenti importanti, tre milioni e mezzo. Sono previsti 38 milioni di euro per pagare gli straordinari alle nostre forze di Polizia, che vogliamo ringraziare qui per il lavoro che fanno quotidianamente per la nostra sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Sono previsti, in quattro anni, 90 milioni per la videosorveglianza; sono previsti 12 milioni di euro in tre anni per le assunzioni della Polizia locale e per sostenere progetti di polizia sui territori. Si è ridata dignità ai sindaci, non si apriranno più CAS, non si apriranno più alberghi dati in mano alle cooperative soltanto perché un prefetto ha deciso così (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma, grazie a questo decreto, tutte le strutture che verranno aperte dovranno avere il via libera dell'amministrazione comunale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Questa è una rivoluzione, cari signori, ed è quello che la gente ci ha chiesto con il voto del 4 marzo.

Ebbene, per concludere, signor Presidente, voglio quindi dire che la Lega non potrà che dare la fiducia a un Governo che segue una linea di coerenza trentennale e, soprattutto, che la Lega voterà con rabbia e orgoglio questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché, grazie a questo provvedimento, la nostra terra tornerà a essere quello che è, era e dovrà sempre essere, casa nostra, e non quello in cui qualcuno l'ha trasformata negli ultimi anni, terra di nessuno. Buon lavoro, Ministro Salvini e buon lavoro al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier si levano in piedi - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti dell'Università di Pisa e il consiglio comunale dei ragazzi del comune di Rolo, in provincia di Reggio Emilia, che assistono ai lavori dalla tribuna del pubblico (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

FEDERICA DIENI (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, oggi il gruppo del MoVimento 5 Stelle si trova a votare con convinzione questa fiducia; d'altra parte, a differenza di ciò che dice l'opposizione, non c'è nessuna ragione per non farlo. Il motivo è semplice: il nostro Governo è riuscito a fare in cinque mesi quello che altri Governi non hanno fatto in cinque anni (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). Basta che i detrattori di questo decreto sfoglino il contratto che sta alla base di questo Governo per rendersi conto che ciò che queste norme prevedono è ciò che, fin dall'inizio, era parte degli impegni di maggioranza. Per questa ragione, questo decreto è anzitutto un segno di coerenza, ma, soprattutto, di lealtà nei confronti dei cittadini.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 16,50)

FEDERICA DIENI (M5S). Negli ultimi tempi l'emergenza immigrazione è stata avvertita dalla nostra gente come un problema che era nei fatti ingovernato. Questo, prima di ogni altra cosa, ha creato disagio sociale, a sua volta trasformatosi in un senso di ingiustizia, che ha determinato l'insofferenza dei cittadini.

Possiamo fare finta che non sia così, ma la realtà è che, nonostante tutti gli sforzi di farlo apparire come una questione marginale, tale problema è uno dei principali elementi che hanno creato la necessità di un mutamento reale e profondo nello scenario politico italiano.

È nella distanza tra le classi dirigenti e la gente comune che va individuata la scintilla che ha innescato il motore del cambiamento. Gli italiani, lo scorso 4 marzo, hanno preteso che finalmente si dicesse loro la verità; e la verità è che il traffico degli scafisti del mare era un'emergenza su cui intervenire subito (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

La verità è che il sistema di accoglienza faceva più il gioco dei soggetti privati interessati a lucrare sulla pelle di povere persone, spesso sfruttate o maltrattate – pensiamo, ad esempio, a Mafia capitale - che al pubblico interesse. Tutto ciò andava ad alimentare le sacche di corruzione che a macchia d'olio si annidavano in tutto il territorio nazionale con le solite modalità. Sfruttare un'emergenza, un dramma come quello dell'immigrazione, per far fruttare i propri investimenti illeciti, è la prassi, che aveva il placet dei precedenti Governi e che, invece, questo Esecutivo contrasta con questo e con altri provvedimenti. Il riferimento è allo “spazza corrotti”, che stigmatizza la corruzione a trecentosessanta gradi, in tutte le sue declinazioni, che, per contrastare il malaffare, va alla radice del fenomeno, al dato culturale; che usa pene più severe come comune denominatore per ogni episodio che veda i soliti furbetti appropriarsi dei beni comuni e dei soldi pubblici per fare i propri sporchi comodi, facendo piombare nell'isolamento e nella sfiducia le persone perbene.

Mai più sciacallaggio dei bisogni dei deboli per alimentare il circolo vizioso del malaffare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Questo Esecutivo e la maggioranza che lo sostiene non hanno fatto altro che rappresentare queste drammatiche realtà, quelle che tutti i cittadini fuori da quest'Aula conoscono.

Questo decreto-legge, se fosse stato scritto da un nostro ministro, forse avrebbe rivelato una sensibilità diversa, sarebbe stato impostato in modo differente, ma avrebbe perseguito i medesimi obiettivi. E mi sento di dire, con tutta l'onestà, che trovo coerente, oggi, votare questa fiducia. Si tratta del seguito di un impegno assunto come presupposto per la formazione di questo Governo; lo trovo coerente dopo tutti i miglioramenti che il MoVimento ha apportato al testo del decreto. Cito, tra tutti, i maggiori controlli dell'ottemperanza dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare, come nei casi di stalking; l'obbligo di rendicontazione delle cooperative che gestiscono l'accoglienza; l'incandidabilità per due turni elettorali degli amministratori responsabili dello scioglimento dei pubblici consessi per infiltrazioni mafiose.

Rivendichiamo, ancora, i maggiori stanziamenti alle forze dell'ordine, la maggiore operatività che si assegna alla Polizia locale, i maggiori strumenti che vengono forniti loro per tutelare la sicurezza dei cittadini.

La realtà è che molte misure che sono previste in questo decreto sono fin da troppo tempo necessarie, e solo una malintesa idea, propria del centrosinistra, le può associare ad una diminuzione di garanzia democratica.

La sicurezza, infatti, è presupposto fondamentale perché la partecipazione dei cittadini possa svolgersi nel modo più sincero e senza condizionamenti derivanti dalla paura. Questo provvedimento ci aiuta ad avere più risposte contro la criminalità organizzata, contro il terrorismo, contro l'abuso di comportamenti che creavano disagio e allarme sociale. Soltanto a titolo di esempio, ricordo il cosiddetto Daspo sanitario, che si traduce in una maggiore sicurezza per gli operatori dei nostri ospedali che non hanno strumenti per proteggersi dall'aggressione o da comportamenti molesti.

Per queste ragioni, oggi noi votiamo convintamente questo provvedimento, rinnovando il nostro pieno consenso ad un Governo che finalmente risponde ai problemi degli italiani; lo facciamo senza differenza, senza sentirci diversi, perché siamo uniti dal medesimo interesse, quello per la sicurezza dei cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Lo facciamo, nel frattempo, con stupore nei confronti di un'opposizione che tra poco voterà, invece, contro questo decreto. Ebbene, una parte di questa opposizione ha negato l'esistenza delle problematiche che sono il presupposto di questa azione; e proprio su questa mistificazione della realtà essa ha perso buona parte del consenso del suo elettorato tradizionale, quello popolare.

Il MoVimento 5 Stelle, invece, parte proprio dall'esigenza del cittadino ed agisce nel suo esclusivo interesse, ispirandosi ai principi di solidarietà e di equità, partendo da noi parlamentari. Cito la prassi a cui siamo ormai abituati, ossia la decurtazione di parte dei nostri stipendi; tutte somme destinate a chi si trova in difficoltà, come nel caso dei fondi che abbiamo donato alle vittime del maltempo. Ricordo, poi, le delibere degli Uffici di Presidenza di Camera e Senato con le quali abbiamo messo la parola fine ad un privilegio insopportabile, i vitalizi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Misura che verrà estesa anche alle regioni, affinché non si sprechino più i soldi di tutti per i privilegi di pochi.

Venendo all'Esecutivo, votiamo convintamente la fiducia a questo Governo, che, per la prima volta, difende l'interesse dei cittadini italiani per l'onestà, la legalità e il cambiamento, e che nell'ordine ha previsto proroghe e sgravi e sbloccato tutti i passaggi burocratici per le popolazioni colpite dal terremoto. Ha adottato il “decreto dignità”, grazie al quale lo Stato inizia a combattere nei fatti le delocalizzazioni, l'azzardopatia e il precariato; ha favorito l'introduzione dell'incompatibilità tra la carica di commissario di enti ospedalieri e quella di presidente della regione, liberando così la sanità dalla politica; ha varato un “decreto emergenze”, con cui solo per Genova si stanziano 72 milioni di euro per le 266 famiglie sfollate, 55 milioni per le imprese danneggiate, 30 milioni per il sostegno al reddito dei lavoratori, quasi 50 milioni per la mobilità comunale e regionale, 20 milioni in favore degli autotrasportatori e circa 45 milioni per la logistica e il porto. Questo è il Governo che ha predisposto una legge di bilancio che fa realmente ripartire il Paese, ad esempio con la “quota 100”, che consente a tutti i beffati dalla “legge Fornero” di poter andare finalmente in pensione, che prevede misure chiave per espandere l'economia italiana, come il reddito di cittadinanza, e 15 miliardi di investimenti in tre anni, ma anche misure strategiche per il rilancio e la messa in sicurezza del territorio; è il Governo che ha proposto un provvedimento contro la corruzione appena approvato da quest'Aula, che mette all'angolo corrotti e corruttori, i quali, adesso sì, rischiano veramente di non mettere più piede in un ufficio pubblico, una “legge spazza corrotti”, che mira alla sospensione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, per consentire alle vittime di orrendi crimini di poter avere finalmente giustizia e verità, una riforma epocale del sistema anticorruzione che i cittadini invocavano a gran voce da tanti anni, nel quale c'è spazio anche per la norma che finalmente rende trasparenti i finanziamenti alle forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E' un Governo che ha programmato un drastico taglio al numero dei senatori e deputati, con un risparmio di mezzo miliardo a legislatura, e l'introduzione del referendum propositivo che darà ancora più rilevanza all'iniziativa popolare.

È ovvio che di tutto questo noi siamo ovviamente orgogliosi. Un politico francese disse un tempo: “Il Governo ha per missione di far sì che i buoni cittadini siano tranquilli e che quelli cattivi non lo siano affatto”. Se ciò è vero, questo Esecutivo sta andando nella giusta direzione e noi parlamentari, nel votare questo decreto, non facciamo altro che il nostro dovere: servire il Paese e interpretare i bisogni dei cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Per questi motivi, con convinzione e senso di responsabilità, il MoVimento 5 Stelle voterà la fiducia al Governo del cambiamento (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier – Deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier si levano in piedi – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 17,10, sospendo la seduta fino a tale ora.

Procediamo sin da ora all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama: Buffagni.

Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 17, è ripresa alle 17,10.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1346)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza, seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.

Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

La chiama avrà inizio dal deputato Buffagni.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti e votanti……….585

Maggioranza……………293

Hanno risposto sì.………336

Hanno risposto no………249

La Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Acunzo Nicola

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Aiello Piera

Alaimo Roberta

Alemanno Maria Soave

Amitrano Alessandro

Andreuzza Giorgia

Angiola Nunzio

Aprile Nadia

Aresta Giovanni Luca

Ascari Stefania

Azzolina Lucia

Badole Mirco

Baldino Vittoria

Barbuto Elisabetta Maria

Baroni Massimo Enrico

Barzotti Valentina

Basini Giuseppe

Battelli Sergio

Bazzaro Alex

Bella Marco

Bellachioma Giuseppe Ercole

Belotti Daniele

Benvenuto Alessandro Manuel

Berardini Fabio

Berti Francesco

Bianchi Matteo Luigi

Billi Simone

Bilotti Anna

Binelli Diego

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boldi Rossana

Bologna Fabiola

Bonafede Alfonso

Boniardi Fabio Massimo

Bordonali Simona

Borghi Claudio

Brescia Giuseppe

Bruno Raffaele

Bubisutti Aurelia

Buffagni Stefano

Buompane Giuseppe

Businarolo Francesca

Cabras Pino

Cadeddu Luciano

Caffaratto Gualtiero

Caiata Salvatore

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Cantalamessa Gianluca

Cantone Luciano

Caparvi Virginio

Capitanio Massimiliano

Cappellani Santi

Carabetta Luca

Carbonaro Alessandra

Carelli Emilio

Carinelli Paola

Casa Vittoria

Caso Andrea

Cassese Gianpaolo

Castiello Giuseppina

Cataldi Roberto

Cattoi Maurizio

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cecchetti Fabrizio

Centemero Giulio

Cestari Emanuele

Chiazzese Giuseppe

Cillis Luciano

Cimino Rosalba

Coin Dimitri

Colla Jari

Colletti Andrea

Colmellere Angela

Comaroli Silvana Andreina

Comencini Vito

Corda Emanuela

Corneli Valentina

Costanzo Jessica

Covolo Silvia

Crippa Andrea

Crippa Davide

Cubeddu Sebastiano

Currò Giovanni

Dadone Fabiana

Daga Federica

Dall'Osso Matteo

D'Ambrosio Giuseppe

Dara Andrea

D'Arrando Celeste

De Angelis Sara

De Carlo Sabrina

De Giorgi Rosalba

De Girolamo Carlo Ugo

De Lorenzis Diego

De Lorenzo Rina

De Martini Guido

De Toma Massimiliano

Deiana Paola

Del Grosso Daniele

Del Monaco Antonio

Del Re Emanuela Claudia

Del Sesto Margherita

D'Eramo Luigi

Di Lauro Carmen

Di Maio Luigi

Di Muro Flavio

Di San Martino Lorenzato Luis Roberto

Di Sarno Gianfranco

Di Stasio Iolanda

Di Stefano Manlio

Dieni Federica

D'Incà Federico

D'Ippolito Giuseppe

Donina Giuseppe Cesare

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Orso Valentina

Durigon Claudio

D'Uva Francesco

Ehm Yana Chiara

Emiliozzi Mirella

Ermellino Alessandra

Fantinati Mattia

Fantuz Marica

Faro Marialuisa

Federico Antonio

Ferrari Roberto Paolo

Ficara Paolo

Flati Francesca

Fogliani Ketty

Fontana Ilaria

Fontana Lorenzo

Forciniti Francesco

Formentini Paolo

Foscolo Sara

Fraccaro Riccardo

Frassini Rebecca

Frate Flora

Frusone Luca

Furgiuele Domenico

Gagnarli Chiara

Galantino Davide

Galizia Francesca

Galli Dario

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Garavaglia Massimo

Gastaldi Flavio

Gava Vannia

Gerardi Francesca

Giaccone Andrea

Giacometti Antonietta

Giannone Veronica

Giarrizzo Andrea

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Conny

Giorgetti Giancarlo

Giuliano Carla

Giuliodori Paolo

Gobbato Claudia

Golinelli Guglielmo

Grande Marta

Grimaldi Nicola

Grimoldi Paolo

Grippa Carmela

Gubitosa Michele

Guidesi Guido

Gusmeroli Alberto Luigi

Ianaro Angela

Iezzi Igor Giancarlo

Invernizzi Cristian

Invidia Niccolò

Iorio Marianna

Iovino Luigi

L'Abbate Giuseppe

Lapia Mara

Latini Giorgia

Lattanzio Paolo

Lazzarini Arianna

Legnaioli Donatella

Licatini Caterina

Liuni Marzio

Liuzzi Mirella

Lo Monte Carmelo

Locatelli Alessandra

Lolini Mario

Lombardo Antonio

Lorefice Marialucia

Lorenzoni Eva

Lorenzoni Gabriele

Lovecchio Giorgio

Lucchini Elena

Maccanti Elena

Macina Anna

Maggioni Marco

Maglione Pasquale

Mammì Stefania

Manca Alberto

Maniero Alvise

Manzato Franco

Manzo Teresa

Maraia Generoso

Marchetti Riccardo Augusto

Mariani Felice

Marino Bernardo

Martinciglio Vita

Marzana Maria

Masi Angela

Maturi Filippo

Melicchio Alessandro

Menga Rosa

Migliorino Luca

Misiti Carmelo Massimo

Molinari Riccardo

Molteni Nicola

Morelli Alessandro

Morrone Jacopo

Moschioni Daniele

Murelli Elena

Nappi Silvana

Nesci Dalila

Nitti Michele

Olgiati Riccardo

Orrico Anna Laura

Pagano Alessandro

Pallini Maria

Palmisano Valentina

Panizzut Massimiliano

Paolini Luca Rodolfo

Papiro Antonella

Parentela Paolo

Parisse Martina

Parolo Ugo

Patassini Tullio

Patelli Cristina

Paternoster Paolo

Paxia Maria Laura

Penna Leonardo Salvatore

Perantoni Mario

Perconti Filippo Giuseppe

Pettazzi Lino

Piastra Carlo

Picchi Guglielmo

Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano

Potenti Manfredi

Pretto Erik Umberto

Provenza Nicola

Racchella Germano

Raduzzi Raphael

Raffa Angela

Raffaelli Elena

Ribolla Alberto

Ricciardi Riccardo

Rixi Edoardo

Rizzo Gianluca

Rizzone Marco

Romaniello Cristian

Romano Paolo Nicolò

Rospi Gianluca

Rossini Roberto

Ruggiero Francesca Anna

Ruocco Carla

Russo Giovanni

Saitta Eugenio

Salafia Angela

Saltamartini Barbara

Sapia Francesco

Sarli Doriana

Sarti Giulia

Sasso Rossano

Scagliusi Emanuele

Scanu Lucia

Scerra Filippo

Scutellà Elisa

Segneri Enrica

Serritella Davide

Sibilia Carlo

Silvestri Francesco

Silvestri Rachele

Siragusa Elisa

Sodano Michele

Spadafora Vincenzo

Spadoni Maria Edera

Spessotto Arianna

Sportiello Gilda

Stefani Alberto

Suriano Simona

Sut Luca

Tarantino Leonardo

Tasso Antonio

Tateo Anna Rita

Termini Guia

Terzoni Patrizia

Testamento Rosa Alba

Tiramani Paolo

Toccalini Luca

Tofalo Angelo

Tomasi Maura

Tombolato Giovanni Battista

Tonelli Gianni

Torto Daniela

Trano Raffaele

Traversi Roberto

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Trizzino Giorgio

Troiano Francesca

Tucci Riccardo

Turri Roberto

Tuzi Manuel

Vacca Gianluca

Valente Simone

Vallascas Andrea

Vallotto Sergio

Varrica Adriano

Vianello Giovanni

Vignaroli Stefano

Villani Virginia

Villarosa Alessio

Vinci Gianluca

Vitiello Catello

Viviani Lorenzo

Vizzini Gloria

Volpi Leda

Volpi Raffaele

Zanichelli Davide

Zennaro Antonio

Zicchieri Francesco

Ziello Edoardo

Zoffili Eugenio

Zolezzi Alberto

Zordan Adolfo

Hanno risposto no:

Acquaroli Francesco

Angelucci Antonio

Annibali Lucia

Anzaldi Michele

Aprea Valentina

Ascani Anna

Bagnasco Roberto

Baldelli Simone

Baratto Raffaele

Barelli Paolo

Baroni Annalisa

Bartolozzi Giusi

Battilocchio Alessandro

Bazoli Alfredo

Bellucci Maria Teresa

Benamati Gianluca

Bendinelli Davide

Benigni Stefano

Bergamini Deborah

Bersani Pier Luigi

Biancofiore Michaela

Bignami Galeazzo

Boccia Francesco

Boldrini Laura

Bond Dario

Bonomo Francesca

Bordo Michele

Borghi Enrico

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Brunetta Renato

Bruno Bossio Vincenza

Bucalo Carmela

Buratti Umberto

Butti Alessio

Calabria Annagrazia

Campana Micaela

Cannatelli Pasquale

Cannizzaro Francesco

Cantini Laura

Cantone Carla

Cappellacci Ugo

Carè Nicola

Caretta Maria Cristina

Carfagna Maria Rosaria

Carnevali Elena

Carrara Maurizio

Casciello Luigi

Casino Michele

Cassinelli Roberto

Cattaneo Alessandro

Ceccanti Stefano

Cenni Susanna

Ciaburro Monica

Ciampi Lucia

Colaninno Matteo

Colucci Alessandro

Conte Federico

Cortelazzo Piergiorgio

Costa Enrico

Cristina Mirella

Critelli Francesco

Dal Moro Gian Pietro

D'Alessandro Camillo

D'Attis Mauro

De Carlo Luca

De Filippo Vito

De Luca Piero

De Menech Roger

De Micheli Paola

Deidda Salvatore

Del Barba Mauro

Del Basso De Caro Umberto

Delmastro Delle Vedove Andrea

Delrio Graziano

D'Ettore Felice Maurizio

Di Giorgi Rosa Maria

Donzelli Giovanni

Epifani Ettore Guglielmo

Fasano Vincenzo

Fascina Marta Antonia

Fassina Stefano

Fassino Piero

Fatuzzo Carlo

Ferraioli Marzia

Ferro Wanda

Fiano Emanuele

Fidanza Carlo

Fiorini Benedetta

Fontana Gregorio

Fornaro Federico

Foti Tommaso

Fragomeli Gian Mario

Franceschini Dario

Frassinetti Paola

Fregolent Silvia

Fusacchia Alessandro

Gadda Maria Chiara

Gagliardi Manuela

Gariglio Davide

Gebhard Renate

Gemmato Marcello

Gentiloni Silveri Paolo

Germanà Antonino

Giachetti Roberto

Giacomelli Antonello

Giacometto Carlo

Giacomoni Sestino

Giorgis Andrea

Gribaudo Chiara

Guerini Lorenzo

Incerti Antonella

Labriola Vincenza

Lacarra Marco

Lepri Stefano

Librandi Gianfranco

Lollobrigida Francesco

Longo Fausto

Losacco Alberto

Lotti Luca

Lucaselli Ylenja

Madia Maria Anna

Magi Riccardo

Manca Gavino

Mandelli Andrea

Marattin Luigi

Marin Marco

Marrocco Patrizia

Martina Maurizio

Martino Antonio

Maschio Ciro

Mauri Matteo

Mazzetti Erica

Melilli Fabio

Meloni Giorgia

Miceli Carmelo

Migliore Gennaro

Milanato Lorena

Minardo Antonino

Montaruli Augusta

Mor Mattia

Morani Alessia

Morassut Roberto

Moretto Sara

Morgoni Mario

Mugnai Stefano

Mulè Giorgio

Mura Romina

Muroni Rossella

Musella Graziano

Napoli Osvaldo

Nardi Martina

Navarra Pietro

Nevi Raffaele

Nobili Luciano

Noja Lisa

Novelli Roberto

Occhionero Giuseppina

Occhiuto Roberto

Orfini Matteo

Orsini Andrea

Osnato Marco

Padoan Pietro Carlo

Pagani Alberto

Pagano Ubaldo

Paita Raffaella

Palazzotto Erasmo

Palmieri Antonio

Pastorino Luca

Pedrazzini Claudio

Pella Roberto

Pellicani Nicola

Pentangelo Antonio

Perego Di Cremnago Matteo

Pettarin Guido Germano

Pezzopane Stefania

Piccoli Nardelli Flavia

Pini Giuditta

Pittalis Pietro

Pizzetti Luciano

Plangger Albrecht

Polidori Catia

Pollastrini Barbara

Polverini Renata

Porchietto Claudia

Prestigiacomo Stefania

Prestipino Patrizia

Prisco Emanuele

Quartapelle Procopio Lia

Raciti Fausto

Rampelli Fabio

Ravetto Laura

Ripani Elisabetta

Rizzetto Walter

Rizzo Nervo Luca

Romano Andrea

Rossello Cristina

Rossi Andrea

Rosso Roberto

Rostan Michela

Rotelli Mauro

Rotondi Gianfranco

Rotta Alessia

Ruffino Daniela

Ruggieri Andrea

Russo Paolo

Saccani Jotti Gloria M. R.

Sangregorio Eugenio

Santelli Jole

Sarro Carlo

Savino Sandra

Scalfarotto Ivan

Schirò Angela

Schullian Manfred

Scoma Francesco

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Siani Paolo

Sibilia Cosimo

Silli Giorgio

Silvestroni Marco

Siracusano Matilde

Sisto Francesco Paolo

Sorte Alessandro

Sozzani Diego

Spena Maria

Speranza Roberto

Squeri Luca

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Tartaglione Annaelsa

Toccafondi Gabriele

Topo Raffaele

Trancassini Paolo

Tripodi Maria

Ungaro Massimo

Valentini Valentino

Varchi Maria Carolina

Vazio Franco

Verini Walter

Versace Giuseppina

Vietina Simona

Viscomi Antonio

Vito Elio

Zan Alessandro

Zanella Federica

Zanettin Pierantonio

Zangrillo Paolo

Zucconi Riccardo

Si sono astenuti:

Nessuno

Sono in missione:

Cardinale Daniela

Castelli Laura

Ciprini Tiziana

Cirielli Edmondo

Cominardi Claudio

Ferraresi Vittorio

Ferri Cosimo Maria

Fioramonti Lorenzo

Gelmini Mariastella

Grillo Giulia

Lorenzin Beatrice

Lupi Maurizio

Micillo Salvatore

Rosato Ettore

Valbusa Vania

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge in un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1346)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Il deputato Foti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/19.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, l'articolo 31-ter del provvedimento in esame è un passo indietro rispetto a quanto era stato indicato da una circolare del Ministero dell'interno per quanto riguarda le occupazioni abusive di immobili.

È stata introdotta, con la disciplina dell'articolo 31-ter, una modalità di esecuzione dei provvedimenti dell'autorità giudiziaria effettivamente imbarazzante, una specie di scatole cinesi in relazione alle quali il proprietario dell'immobile addirittura in alcuni casi si vedrà costretto, da una parte, ad attivare un giudizio in sede civile nel caso in cui non ritenga che l'indennità stabilita dal prefetto sia equa e, in un altro caso, dovrà impugnare, davanti al giudice amministrativo, il piano attraverso il quale si intendono graduare gli sgomberi; il tutto condito dall'istituzione di una cabina di regia, il coinvolgimento del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, un insieme di soggetti che entrano nel procedimento già deciso dall'autorità giudiziaria e per la quale altro si dovrebbe fare che concedere l'utilizzo della forza pubblica e che, invece, in modo inspiegabile, realizza un rallentamento della decisione del giudice di merito, tra l'altro, sottoponendo la stessa alla valutazione di quei prefetti che, non vogliamo dimenticare, in tempi non molto passati, la Lega, soprattutto, diceva di voler abolire.

Oggi, gli diamo anche la possibilità di decidere la valutazione delle indennità di occupazione e quali immobili meritino o meno lo sgombero, con criteri di assoluta discrezionalità, che non trovano fondamento nell'ordinamento giuridico italiano.

Allora, io penso che quanto meno - e questo chiede l'ordine del giorno -, proprio perché si è voluto innovare rispetto a una decisione che era stata assunta con la citata circolare del Ministero e che rappresentava un momento di chiarezza anche rispetto al testo dell'articolo 11 del decreto Minniti, che già rappresentava un ostacolo vero e proprio rispetto alla possibilità di sgombero degli immobili illecitamente occupati, allora, non rimane che chiedere, almeno, un momento di verifica.

Noi chiediamo che dopo l'introduzione di questo articolo 31-ter, il Parlamento sia messo nelle condizioni di valutare, con cadenza semestrale o annuale - noi chiediamo semestrale, ma se il Governo dovesse chiedere annuale, non per questo ci strapperemo le vesti -, gli effetti di questa norma. Anche perché ci viene un fondato dubbio che sia una norma scritta più per i centri sociali che contro i centri sociali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), più per le occupazioni abusive che contro le occupazioni abusive, più per coloro i quali recano danno ingiusto ai proprietari di immobili, rispetto ai proprietari di immobili.

Ecco, queste sono le ragioni che mi hanno spinto alla presentazione di questo ordine del giorno; avremmo voluto, come gruppo di Fratelli d'Italia, poter discutere in questa sede dell'articolo 31-ter che rappresenta un monumento alla violazione della libertà delle persone e, soprattutto, un momento di grande limitazione della proprietà privata, ma poiché ciò non ci è stato consentito, essendo ricorso il Governo all'apposizione del voto di fiducia, non ci rimane che confidare che, almeno in sede di attuazione di questo articolo, si possa informare il Parlamento delle modalità attraverso le quali lo stesso è stato attuato e, soprattutto, di quei risultati che, per quanto ci riguarda, riteniamo nefasti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Laura Boldrini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/14.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, allora, io e altri deputati dell'opposizione abbiamo avuto modo, in sede di dichiarazione di voto sulla fiducia, di denunciare il fatto che questo decreto, che si è voluto chiamare “sicurezza”, in realtà non determinerà affatto sicurezza e rispetto per le regole, ma si trasformerà in una lesione dei diritti umani fondamentali e in una fabbrica di irregolari, creando peraltro ulteriore disagio alle nostre comunità.

Ora, la prova di ciò che stiamo dicendo è data dal combinato disposto tra l'abolizione della protezione umanitaria e l'indebolimento del sistema SPRAR, un sistema che ha dimostrato di funzionare, garantendo rigorosi percorsi di integrazione e un impatto positivo con il territorio, anche grazie alle sue dimensioni contenute.

Tutto questo avrà, inoltre, un effetto particolare e molto pericoloso sui minori non accompagnati. Il decreto consente la loro presenza nei progetti SPRAR, questo è vero, ma il decreto non si pone una domanda, signori del Governo: che cosa avverrà a questi ragazzi, a queste ragazze, una volta raggiunto il diciottesimo anno di età? Che cosa accadrà? Perché negli SPRAR vengono impegnati attualmente in una serie di attività, attività culturali, attività di formazione, di avviamento al lavoro, lo sappiamo, lo abbiamo visto, ma secondo il vostro decreto queste attività cesseranno una volta divenuti maggiorenni.

Fino ad oggi, grazie alla protezione umanitaria, avevano la possibilità di continuare i loro percorsi, i loro percorsi attivi; l'80 per cento dei minori non accompagnati che ha chiesto la protezione internazionale si è avvalso della protezione umanitaria. Da oggi in poi, tutto ciò si interromperà bruscamente, con il rischio di trasformare queste ragazze e questi ragazzi in irregolari - lo ripeto: irregolari - esposti a situazione rischiose e, a dir poco, precarie.

Ma vi sembra accettabile? Una situazione del genere, vi sembra accettabile, signori del Governo? A me no! È una decisione priva di lungimiranza, priva di un minimo senso di giustizia sociale e di umanità, priva di tutto questo, perché stiamo parlando di ragazze e di ragazzi molto giovani; molti di loro, come avviene già oggi, continueranno a fare la domanda di protezione internazionale, ma potrà accadere che raggiungeranno i diciotto anni nei centri, necessariamente, di grandi dimensioni, perché oggi verranno trasferiti nei CAS col vostro decreto e, quindi, non sarà consentito loro di proseguire il percorso di formazione, nei CAS, né di integrazione che avevano intrapreso quando erano nei centri dello SPRAR.

È un gigantesco, enorme spreco di risorse umane e materiali, una decisione scellerata contro persone vulnerabili che, abbandonate a se stesse, verranno esposte al - cito – “rischio di sfruttamento, violenza, abuso e tratta”, come giustamente denuncia l'UNICEF. Anche di questo sarete chiamati a rispondere, perché, vedete, la qualità della vita di un ragazzo o di una ragazza vale molto di più della propaganda a buon mercato che state facendo con questo decreto.

Questo ordine del giorno, signor Presidente, mira a rafforzare gli strumenti di tutela dei minori non accompagnati e a razionalizzare gli interventi nei loro confronti, armonizzando in un sistema unico, quello dello SPRAR, anche i servizi di accoglienza che oggi sono predisposti direttamente dai comuni. È una misura ispirata alla volontà di affrontare il tema dell'immigrazione governandolo e non strumentalizzandolo come state facendo voi per puri scopi elettorali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il deputato Stumpo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/4.

NICOLA STUMPO (LEU). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, stiamo discutendo e approverete questo decreto; si tratta di un decreto che noi consideriamo totalmente negativo per le nefaste condizioni a cui andranno incontro i cittadini che saranno coinvolti da questo decreto.

Dentro tutta questa vicenda voi avete inserito anche altre questioni, avete messo l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, dando alle amministrazioni comunali poteri che, fin qui, non avevano. Può essere un bene, ma le amministrazioni vanno coinvolte e vanno sostenute; non si possono lasciare da sole in prima fila contro i criminali, contro la criminalità. Ed è per questo che noi oggi siamo qui a chiedervi un impegno per istituire un fondo per il sostegno alle attività necessarie alla tutela degli amministratori locali intimiditi da soggetti e organizzazioni criminali. Questo perché non sarà semplice per gli amministratori, già alle prese con mille vicende, occuparsi di qualcosa in più e lasciarli da soli. È bene che il Governo se ne occupi, e lo faccia - lo si doveva mettere direttamente nel decreto, ma almeno con questo ordine del giorno - prendendovi l'impegno ad essere vicino agli amministratori (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il deputato Del Mastro Delle Vedove ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/39.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Il decreto in esame arriva all'esito di un'estate intensa, passata a discutere della prepotenza dei francesi che ci scaricavano dentro i nostri confini gli immigrati; passata a discutere dell'ingerenza umanitaria della Germania, umanitaria con i confini altrui, e segnatamente con i confini italiani; un'estate passata a distinguere che cosa sia migrante economico e che cosa sia, invece, rifugiato politico. E oggi ci troviamo a presentare questo decreto manifesto, pieno di falle e pieno di buche, rispetto al quale avete silenziato l'opposizione che da destra avrebbe preteso e richiesto più sovranità nella difesa dei confini. Ma, fatto ancora più grave, mentre vi accingete a portare con la fiducia questo decreto-legge, il 10 e l'11 dicembre, a Marrakech, l'Italia sarà chiamata ad approvare il Global compact.

L'Italia di compact ne ha già avuti fin troppi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): dopo il Fiscal compact arriva, puntuale come un cancro, il Global compact, che, sostanzialmente, comporterà un'inaccettabile cessione della sovranità nazionale rispetto ai confini e rispetto alle politiche della migrazione. Il Global compact prevede, per gli italiani che ancora non lo sappiano, il diritto ad emigrare anche per motivi economici; ritiene l'immigrazione un fattore di sviluppo e di ricchezza per il Paese ospitante, mentre noi riteniamo che lo sia solo per la filiera criminale delle cooperative rosse che accolgono; e, ancora, il Global compact prevede che l'assistenza sia sempre umanitaria. Tradotto, le ONG si stanno già sfregando le mani per correre nuovamente nel Mar Mediterraneo a portare a casa le “boldriniane risorse”, che saranno risorse solo per le cooperative. Un mondo dai confini aperti, un mondo dove tutti potranno migrare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Si tratterà della più potente invasione legalizzata dalla caduta dell'Impero romano ad oggi.

Ce n'è più che a sufficienza, in tempi di manine monelle a cui ci avete abituato, per immaginare che dietro al Global compact vi fosse la manina monella di Soros; e, invece, abbiamo scoperto tragicamente che c'è la zampa di Moavero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Liberi e Uguali), Ministro che l'altra settimana, rispondendo a un'interrogazione di Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, ha detto che serenamente l'Italia approverà il Global compact. E ancora, l'intervento di Giuseppe Conte…

PRESIDENTE. Del Mastro Delle Vedove, lo zampino, la zampa: cosa voleva dire rispetto a Moavero?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Lo zampino, la zampa: se mi spiega la differenza, gliela articolo, altrimenti…

PRESIDENTE. È concettuale.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Guardi, solo lei può pensare che fra il diminutivo e la parola vi sia una differenza. Ne prendo atto con sovrana commiserazione per la sua conoscenza dell'italiano.

PRESIDENTE. Sono contento che ne prenda atto.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). E vorrei tornare al punto.

PRESIDENTE. Torni al punto tranquillamente.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Capisco che vi crei qualche problema...

PRESIDENTE. A me no!

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Certamente a lei no, ma a una componente del suo Governo dovrebbe crearlo, dovrebbe. E il Presidente Conte, il 26 settembre, alle Nazioni Unite ha dichiarato che il Global compact è un grande atto di civiltà e che certamente l'Italia lo approverà. Ecco, allora, per il suo tramite, Presidente Fico, se questo troppo non le dispiace, mi voglio rivolgere a questo Governo, e in particolar modo al Ministro Salvini, perché metta una museruola a coloro dei quali abbiamo intravisto lo zampino, perché difenda i confini dell'Italia. Infatti, dietro al Global compact vi è un reticolato di impegni politici e giuridici che comporterà l'impossibilità dello Stato italiano di difendersi dall'invasione. Ha già detto di “no” Trump, hanno già detto di “no” gli Stati Uniti d'America, l'Ungheria, la Repubblica Ceca.

Ha già preannunciato il suo “no” l'Austria, e l'Italia, incredibilmente, sta andando serenamente incontro alla più grande espropriazione della sovranità nazionale rispetto ai propri confini.

PRESIDENTE. Concluda, deputato.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Mi accingo alla conclusione dicendo che qualunque provvedimento verrà preso in termini di immigrazione e sicurezza, se passerà il Global compact, verrà assolutamente vanificato. L'appello non può che essere, e la ringrazio per l'ulteriore termine concessomi dopo le interruzioni, che a quella parte del vostro Governo che ritiene proprio appannaggio l'immigrazione e la sicurezza - e che vi ha criminalmente ceduto l'economia, con gli effetti che tutti noi vediamo - perché almeno immigrazione e sicurezza rimangano a destra, respingendo a schiena dritta il Global compact, perché, diversamente, non vi sarà fine all'invasione e non vi sarà fine al lucro delle cooperative rosse e a tutta quella filiera criminale che sull'immigrazione vive (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Liberi e Uguali - Una voce dai banchi dei deputati Liberi e Uguali: Vergogna!).

PRESIDENTE. Il deputato Epifani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/8.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Signor Presidente, signori del Governo, nel testo che ci è arrivato dal Senato è stato introdotto o modificato l'articolo 31-ter del provvedimento, il quale ha come oggetto le disposizioni in materia di occupazione arbitraria di immobili. Un tema particolarmente caldo, socialmente molto delicato, soprattutto nelle grandi città, come abbiamo visto anche nelle ultime settimane. Bene, nel testo dell'articolato c'è il punto 3.1, nel quale si afferma che, qualora il prefetto ravvisi la necessità di un piano di emergenza per la tutela dei soggetti in situazione di fragilità che non siano in grado di reperire autonomamente una sistemazione alloggiativa alternativa, il prefetto può istituire una cabina di regia. Questa affermazione, in realtà, nel testo dell'articolato non trova nessun riscontro, perché l'articolato su questo punto parla prevalentemente di rilascio, di modalità di rilascio, di differimento di rilascio, di indennità di rilascio. Manca, sostanzialmente, la parte propositiva, cosa che questo inciso invece propone.

Tanto è vero questo che, se domandassi qual è il criterio che si deve seguire per capire quali sono le famiglie di fragilità, in condizione di fragilità abitativa, con quale criterio il prefetto e la commissione lo possono stabilire, a questa domanda il testo non dà nessuna risposta. Noi suggeriamo una risposta: si potrebbe utilizzare un criterio per evitare una dispersione territoriale, fonte di divisioni, di sperequazioni e anche di ingiustizia, e alla fine di ritardi, di usare per tutti lo stesso criterio. E, siccome le regioni hanno normato, tutte, il criterio di fragilità alloggiativa, di utilizzare lo stesso criterio per risolvere il lavoro delle commissioni prefettizie.

Entro 30 giorni, quindi, dall'approvazione di questo decreto, il Governo dovrebbe convocare la Conferenza Stato-Regioni e province autonome e definire, secondo questo profilo logico, la sistemazione del problema. Qualora non lo facesse, il rischio è che questa resti una norma in sé positiva dentro un articolato totalmente negativo, messa lì soltanto per lavarsi la coscienza e non per provare ad affrontare il gravissimo disagio della mancanza di alloggi e delle condizioni di fragilità delle nostre famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. La deputata Muroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/5.

ROSSELLA MURONI (LEU). Presidente, membri del Governo, con questo ordine del giorno noi intendiamo porre l'attenzione del Governo su un adeguamento dello stanziamento dei fondi da destinare al sistema SPRAR, perché, signor Presidente, quello che si fa con questo decreto sicurezza è innanzitutto smontare sostanzialmente il sistema di accoglienza italiano e produrre una massa di irregolari sul territorio, circa 600 mila di quelli che voi chiamate clandestini al 2020, secondo l'Istituto studi di politica internazionale, che stima che la legge provocherà appunto un aumento di 110-120 mila persone irregolari nei prossimi due anni. Altro che decreto sicurezza. Quasi mai si parla, in questo Paese, invece, Presidente, di quello che ha rappresentato il sistema di accoglienza degli SPRAR, che mentre risolve un'emergenza favorisce, nel contempo. lo sviluppo e dà beneficio al territorio – lei, Presidente, lo sa – e rispetto alla svolta che il Governo intende imprimere riguardo all'accoglienza, la cosa che più colpisce è che se è vero che le prime vittime saranno ovviamente i migranti, i principali danneggiati, soprattutto sul piano economico, saranno gli italiani. Un bel paradosso per un Governo che ha fatto del “prima gli italiani” il suo mantra elettorale.

Sì perché vede, Presidente, il sistema degli SPRAR è fortemente legato al nostro sistema territoriale e, quindi, è in mano soprattutto ai sindaci, alle piccole comunità, è un'accoglienza diffusa, “omeopatica” e io penso che non a caso lo si voglia colpire perché guardi, Presidente, che la vicinanza, la comunanza, la prossimità, è quella che abbatte le paure, che mette in discussione i pregiudizi ed è proprio questo modello di convivenza che si vuole mettere in crisi. Si vogliono creare grandi centri, irregolarità e favorire, con questo, anche un'idea di impossibilità di integrazione e di convivenza. È un'operazione politica e culturale che vuole costruire un Paese chiuso, arrabbiato e gli SPRAR erano esattamente un antidoto a questo. L'obiettivo è ridurre al minimo l'accoglienza diffusa, come si diceva, e impedire l'integrazione. Invece, bisognerebbe prendere atto che le risorse spese per l'accoglienza diffusa, in particolare con il sistema SPRAR, hanno favorito lo sviluppo locale e la coesione sociale e sono un bell'esempio di buona spesa pubblica, Presidente, forse l'unica politica keynesiana di questo periodo per molte aree del Paese. E non lo dovete chiedere naturalmente a me, non mi permetto di essere un punto di riferimento, ma basterebbe parlare con i sindaci, con i tanti sindaci che in questi anni hanno gestito, in maniera attenta e coraggiosa, gli SPRAR, dai piccolissimi comuni consorziati nel Progetto AGAPE in provincia di Asti, a quelli del Canavese in provincia di Ivrea, o della rete Welcome in provincia di Benevento, da Comerio a Latina, a Roccella Ionica, a Uggiano nel Salento: sono tante le storie di un'accoglienza che favorisce lo sviluppo attraverso concreti percorsi di integrazione, Presidente, quell'accoglienza diffusa che il “decreto sicurezza” mette fortemente in crisi perché fa saltare tutti i tentativi di trovare percorsi migliori per intrecciare accoglienza con integrazione e sviluppo locale. Inoltre, impedisce ogni tentativo di avere nei migranti un alleato in più per affrontare alcune delle principali emergenze nazionali del nostro tempo: la crisi demografica, il bilancio dei conti dell'INPS, la crisi delle aree interne, la messa in sicurezza del territorio, il recupero di superfici agricole abbandonate, il decoro urbano. Per chi, come me, ha organizzato centinaia di iniziative di volontariato ambientale… per me vede, Presidente, chiunque si occupi di un pezzo di territorio se ne prenda cura e ne abbia la responsabilità è cittadino e ha diritto di esserci. Cancella, questo decreto, dall'orizzonte del Paese la possibilità di arricchire le comunità locali di nuove culture, di renderle più resilienti. È un decreto che ci chiude, che ci impaurisce, che ci rende un Paese pauroso. A pagare saranno per primi migranti, dicevo, ma pagheranno anche, da subito, le economie locali. Ed è per questo che in questo ordine del giorno noi chiediamo che invece il sistema SPRAR venga sostenuto, che il Paese e continui a crederci, perché davvero ha rappresentato negli anni l'unico sistema di accoglienza che ha permesso a questo Paese di gestire in maniera intelligente il fenomeno delle migrazioni (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il deputato Fatuzzo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/21. No? Rinuncia?

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, chiedevo se ero io, perché ero intento a una conversazione interessante col collega, mi scuso, no, no lo illustro volentieri…

PRESIDENTE. C'è lei, c'è lei, prego.

CARLO FATUZZO (FI). La tranquillizzo che non impiegherò tutti i cinque minuti…

PRESIDENTE. Sennò le tolgo la parola, se va oltre i cinque minuti.

CARLO FATUZZO (FI). No, no, leggerò poi…

PRESIDENTE. Siamo a quattro minuti e 44, andiamo avanti.

CARLO FATUZZO (FI). Leggerò poi nel resoconto stenografico, perché in quest'Aula non sento molto bene e non voglio perdere neanche una delle sue parole.

Dunque, mi rivolgo soprattutto al sottosegretario Molteni. Mi pare che sia sfuggita, negli anni scorsi, una parte di un articolo di legge che agevola gli extracomunitari che chiedono la pensione rispetto agli italiani. Credo che sia sfuggito, a me no, perché mangio e bevo a pensionati. Questo articolo di legge, attualmente in vigore, prevede che gli extracomunitari che ritornano nel proprio Stato di origine hanno diritto ad avere la pensione con meno di cinque anni di contributi versati alla previdenza sociale o all'Inpdap, mentre nessun italiano, in nessun caso, può avere alcunché, se non ha almeno 20 anni di contributi o, comunque, più di cinque anni di contributi.

Allora, io non è che voglio cancellare questo diritto dato agli extracomunitari, ma vorrei che venisse dato anche ai cittadini italiani i quali, invece, ne restano privi senza nessuna valida motivazione e ragione. Per cui spero che questo ordine del giorno venga accettato dal Governo, ricordando sempre: viva i pensionati. Pensionati, all'attacco!

PRESIDENTE. Il deputato Prisco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/43.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, questo provvedimento che ci apprestiamo a votare, pur senza le valutazioni date da una discussione ampia che avrebbe meritato, soprattutto per i molti emendamenti migliorativi che da Fratelli d'Italia sono venuti, sicuramente rappresenta un quadro migliore di quello che c'era prima (non perché ci volesse molto, ma sicuramente migliore di come era prima), ma sicuramente non sufficiente; non sufficiente per molti aspetti che i miei colleghi, nei vari interventi, hanno rilevato e che proviamo a continuare a supportare con delle proposte concrete come quella contenuta in questo ordine del giorno.

Se si sa che è vero che la libertà di circolazione delle persone è una delle libertà fondamentali del mercato interno dell'Unione, questo non significa che vi sia un diritto di soggiorno illimitato nei Paesi dell'Unione, tant'è che, come è noto, l'articolo 7 del decreto legislativo n. 30 del 2007 afferma che il cittadino comunitario può soggiornare nel nostro Paese per un massimo di sei mesi e, oltre i sei mesi, solo - e solo - se ha i requisiti di disponibilità di risorse economiche per mantenere sé e i propri familiari in quel Paese.

Quindi, anche l'Unione europea non legittima una migrazione senza le risorse per potersi sostenere. Nonostante ciò, in Italia, come noto, vivono dei cittadini europei comunitari che non hanno occupazione, che non hanno risorse sufficienti ai sensi della normativa in materia, ma che continuano a vivere in condizioni di sostanziale invisibilità rispetto alle istituzioni italiane: per esempio, questo succede, come bene sa il sottosegretario Molteni, con alcune comunità rom, ma anche con altri.

Quindi, chiediamo al Governo, rispetto a questi cittadini, costretti in situazioni di indigenza a vivere di espedienti, alle volte criminali, e che possono rappresentare una minaccia per il Paese, di valutare ulteriori misure per rendere effettivo l'allontanamento di chi non può stare in questo Paese, perché in questo Paese non si capisce come fa a mantenersi e come fa a vivere. Noi lo pretendiamo. Non lo potevamo pretendere certamente dai suoi predecessori, ma dal Ministro Salvini, dal sottosegretario Molteni, noi pretendiamo che chi sta qui in Italia dimostri come sta qui e con che cosa vive, e chi non sa dimostrare come sta qui, dove sta, in che condizioni sta, con che cosa mantiene se stesso e la propria famiglia, venga rispedito, come prevede la normativa europea e come prevede la normativa italiana, al proprio Paese di origine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Fornaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/9.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, come credo si sarà compreso, il nostro gruppo sta illustrando gli ordini del giorno che abbiamo depositato, devo dire con lo spirito e con l'obiettivo, se il Governo…

PRESIDENTE. Per favore…

FEDERICO FORNARO (LEU). Non lo faccio per dispetto, sottosegretario Molteni, perché credendo ancora in questa istituzione, e non credendo ad atteggiamenti strumentalmente ostruzionistici, credo che almeno su questo si possa avere un dialogo, nelle forme istituzionali in cui questo è possibile.

Dicevo che noi li abbiamo presentati perché ovviamente nel merito del provvedimento - lo ha detto la collega Laura Boldrini in dichiarazione di voto di fiducia e lo farà domani Roberto Speranza sul provvedimento - la nostra contrarietà è forte, è totale: abbiamo presentato anche la pregiudiziale di incostituzionalità. Però, proviamo a prendere anche il lato degli ordini del giorno con lo spirito e con la logica che dovrebbero guidarli, cioè in alcuni casi la possibilità di attenuare gli effetti, di provare ad avere su alcuni temi un ritorno anche ad un principio di ragionevolezza.

È con questo spirito che, ad esempio, ho presentato a mia firma l'ordine del giorno n. 9/1346/9, perché l'articolo 12 del provvedimento in esame interviene sulle disposizioni concernenti il sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati, escludendo dalla possibilità di usufruire dei relativi servizi i richiedenti la protezione internazionale. Questo apre tutta una serie di problematiche di cui abbiamo sottolineato i rischi, il più grave dei quali - credo che sia giusto ricordarlo - è che tra i 100 e i 120 mila esseri umani, persone che in questo momento potevano pensare di poter usufruire della protezione internazionale, cadranno in una sorta di limbo, e da questo punto di vista i rischi di un'eterogenesi dei fini di un decreto-legge chiamato “sicurezza” sono del tutti evidenti: avremo 100-120 mila persone messe in una situazione fortemente a rischio.

Ebbene, stante questa decisione, che non condividiamo, segnaliamo però al Governo, che credo lo conosca, che sono attualmente attivi diversi progetti promossi da enti territoriali o da altri soggetti, dove sono impegnati in modo proficuo, riconosciuto e integrato con le comunità i richiedenti protezione internazionale. Tali progetti (ed è dimostrato da molti territori, e devo dire da sindaci anche di orientamento politico differente) favoriscono l'integrazione delle persone presenti nel nostro Paese e nelle nostre comunità; alcuni li ha ricordati anche la collega Muroni poc'anzi.

Ebbene, cosa chiediamo? Chiediamo un impegno al Governo affinché i questori, quindi non le commissioni ma i questori in via eccezionale, su segnalazione dei singoli enti territoriali o di altri soggetti che hanno attivato dei progetti, possano disporre l'accoglimento all'interno di questi progetti dei richiedenti asilo che si stanno impegnando proficuamente. Cioè, chiediamo al Governo di attuare una normativa che non condividiamo, ma di attuarla per quanto è possibile in maniera graduale, cercando di salvare quelle eccellenze nel sistema di integrazione che esistono nel nostro Paese, e che sarebbe sbagliato non portare avanti.

Questo è il senso, il significato del nostro ordine del giorno; lo abbiamo presentato, come dicevo, non in maniera strumentale, perché crediamo che su questo il Governo possa e debba prendere atto che ci sono delle eccellenze anche in questo settore sul tema dell'accoglienza, e che sarebbe sbagliato dipingere tutto il nostro sistema dell'accoglienza negativamente.

Da questo punto di vista, quindi, ci rimettiamo ovviamente alla valutazione del Governo, ma crediamo che questa sia la strada corretta per salvare le cose positive che nel sistema di integrazione ci sono (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il deputato Anzaldi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/2.

MICHELE ANZALDI (PD). Presidente, alla fine il decreto-legge “sicurezza” è passato: ce l'ha fatta, con l'ennesima fiducia di questo Governo, è passato il decreto-legge “sicurezza”. Porterà tante novità e tante modifiche, che spesso aggraveranno anche il lavoro dei cittadini. Oggi è solo martedì: è difficile da spiegare alla gente fuori perché non è stato discusso, perché non è stato approfondito, c'era tempo, perché si è messa la fiducia così presto, e già oggi il decreto-legge viene votato e licenziato.

Eppure, ci saranno tante, tante cose che secondo me peggioreranno la vita degli italiani. Una, sulla quale io ho presentato un ordine del giorno, è l'aggravio di lavoro di alcune categorie che dovranno rispondere ai grandi cambiamenti che l'applicazione di questo nuovo provvedimento provocherà. Una categoria da tempo già in grande crisi, perché ha un iper-lavoro, è quella dei lavoratori che stanno agli sportelli dell'INPS: in particolar modo, l'ordine del giorno vuole cercare di accendere un faro su questo problema.

Da tempo viene denunciato dai sindacati, dagli operatori, da chiunque lavora lì, che già l'INPS ha agli sportelli una situazione di iper-lavoro, di caos vero e proprio per dare delle risposte ai cittadini, che spesso non sono informati o non conoscono i cambiamenti giuridici; e questa situazione viene aggravata molto di più nelle sedi periferiche dell'INPS.

Questa cosa è stata denunciata dai sindacati, dagli operatori, dallo stesso presidente Tito Boeri: in alcune interviste è stato detto che il personale è spesso sottoposto a ritmi di lavoro tali che non riesce a dare, forse con la pacatezza o quell'attenzione che ci vorrebbe su alcune situazioni, le risposte alle persone che gli si rivolgono.

Il mio ordine del giorno vuole allora provare a chiedere di effettuare una riflessione su questo, e di valutare se non è il caso di incrementare le forze sia lavorative agli sportelli dell'INPS, sia la sicurezza per quelli che già ci lavorano. Questo sia con l'ausilio di sistemi di sicurezza elettronici, sia con l'invio di personale delle forze dell'ordine vero e proprio, per cercare di gestire quello che già avviene adesso, cioè dei diverbi spesso molto accesi, che alle volte addirittura trascendono in degli atti di violenza.

Forse sarebbe il caso (io lo scrivo nell'ordine del giorno) di coinvolgere anche il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, per capire quali sono i centri INPS più a rischio, quali sono le sedi più periferiche dove già si registrano dei disservizi e dei casi di violenza, affinché ci si organizzi per capire come arginare questo iper-lavoro che arriverà dal decreto-legge.

La cosa sicura è che queste novità non le possono pagare solo i dipendenti che stanno allo sportello, e che sono tenuti a dare lì delle risposte a delle persone che arrivano con aspettative e con cognizioni spesso non esatte: informazioni prese dai telefonini, da qualche ritaglio di giornale o addirittura dalle fake news.

È una situazione che, come dicevo, in questi anni ha già creato problemi. Con l'ordine del giorno, che auspico venga accettato e utilizzato, spero si cerchi di mettere in sicurezza il lavoro di tutto questo personale INPS.

PRESIDENTE. Il deputato Palazzotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/15.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Presidente con questo decreto si abolisce il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie, si lascia in vigore solo per chi si trova in condizioni di salute di eccezionale gravità e finché il rientro nel Paese di origine non comporti un serio rischio ed irreparabile pregiudizio per la salute. Con questo ordine del giorno noi chiediamo al Governo di definire l'elenco dei Paesi dove non vi sono adeguate cure, utilizzando come riferimento i nostri livelli essenziali di assistenza per garantire e dare una certezza di diritto a queste persone. È proprio questo il tema centrale, signor Presidente, che noi oggi qui, sul terreno dei diritti, stiamo scrivendo una pagina buia per la storia del nostro Paese, figlia di una regressione culturale che è stata alimentata dalle forze politiche che oggi governano e che oggi si assumono tutte la responsabilità di un decreto che cambia la cultura democratica e la civiltà giuridica di questo Paese, entrando in conflitto con i principi fondamentali tracciati dalla nostra Costituzione, basti pensare all'uso spregiudicato delle parole: avete chiamato questo decreto “sicurezza”, un decreto che mette in discussione i diritti fondamentali delle persone. Sì, perché quello che manca in tutto questo dibattito è che stiamo parlando di persone in carne ed ossa, di cittadini, seppur di Paesi terzi, diventati indistintamente criminali nel dibattito pubblico di questo Paese. Questo è un tema che voi non potete in nessun caso cancellare.

Avete abolito la protezione umanitaria, smantellato il sistema SPRAR, cancellato ogni politica di integrazione: questo è il modo in cui affrontate l'immigrazione nel nostro Paese, un fenomeno che ha una caratteristica epocale rispetto alle mutazioni in atto e che voi continuate ad affrontare solo in termini propagandistici. Allora vorrei provare a partire proprio da questo punto di riflessione. Avete creato un'emergenza dove l'emergenza non c'era, continuate ad alimentare quell'emergenza perché questo possa essere utile a cavalcare le paure di un Paese la cui vera e unica emergenza è la crisi sociale in atto, che voi non volete affrontare fino in fondo e che state cercando di coprire attraverso una campagna becera di propaganda sull'immigrazione. L'emergenza non esiste più da un pezzo rispetto agli arrivi, ma non è forse mai esistita, a meno che, cari colleghi, voi non ci vogliate spiegare che un Paese come il nostro, davanti a quello che sta accadendo nel bacino mediterraneo e nel mondo, non può farsi carico di 686.000 persone che sono arrivate - la maggior parte delle quali ha già lasciato il nostro Paese, per cui forse neanche la metà sono ancora qui -, che fuggono da condizioni disperate di guerra, di miseria, di cambiamenti climatici devastanti, spesso generati da scelte politiche assunte dai Governi di questo Paese e dei Governi europei. Forse non siamo un Paese in grado di gestire un processo di integrazione di 350-400 mila persone, che sono quelle che sono rimaste qui dalla grande crisi migratoria di questi anni? È questa la vera emergenza del Paese, cioè che la classe dirigente di questo Paese non ha mai saputo affrontare un fenomeno strutturale, non ha mai saputo immaginare politiche che rispondessero alle esigenze vere della società e ai grandi cambiamenti che abbiamo davanti. Che vi piaccia o no, con le migrazioni dovremo continuare ad avere a che fare, e dovremo continuare ad avere a che fare con le persone in carne ed ossa che sono già arrivate in questo Paese, e togliergli dei diritti non cambierà la realtà dei fatti. Lo abbiamo visto quello che è successo quando in pompa magna è stato annunciato lo sgombero di piazzale Maslax, dove volontari del Baobab prestavano assistenza a delle persone che erano state cancellate dall'agenda politica di questo Paese e di questa città. Quelle persone non sono scomparse, si sono spostate da un'altra parte, senza quell'assistenza, in condizioni che creano ulteriori disagi per i cittadini italiani e che mettono a rischio e pongono problemi di sicurezza proprio per loro. Ecco, questo è il tema: voi state cercando di piegare il corso della storia, ma è impossibile farlo, quindi la storia sarà più forte di quello che voi oggi state facendo.

Anche se voi non riuscite ad immaginare come saranno le nostre società del futuro, quelle società arriveranno. Voi state drammatizzando quella condizione, creando un problema e un'emergenza di sicurezza, perché la sicurezza è nei diritti delle persone, e più diritti noi togliamo, più esclusione sociale noi creiamo e più insicurezza avremo, sia per chi arriva nel nostro Paese sia per chi ci è nato (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. La deputata Ascani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/72.

ANNA ASCANI (PD). Presidente, ci sono tante cose che non ci sono in questo decreto che avete voluto chiamare “sicurezza” ma che non tratta di sicurezza, lo sappiamo benissimo. Non c'è nulla per la sicurezza delle nostre città, non c'è nulla per la sicurezza dei cittadini più deboli, quelli che più di tutti avrebbero bisogno di uno Stato presente, non tanto di una legittima difesa, di una pistola sotto il cuscino, perché hanno bisogno di qualcuno che gli garantisca davvero sicurezza. Tutto questo non c'è, e non c'è per una ragione banale, perché i voti che uno dei partner di questo Governo, probabilmente quello che davvero rappresenta di più i valori di fondo di questa esperienza di Governo, ovvero la Lega, vengono da lì, dalla diffusa sensazione di insicurezza. Allora, se aveste fatto davvero qualcosa per risolvere quel problema, avreste perso voti, e questo voi non lo potete accettare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma c'è un'altra cosa molto grave in questo provvedimento: si rende praticamente impossibile l'accesso alla cittadinanza italiana. Ipocritamente dite che volete integrare le persone, ipocritamente dite che in Italia c'è posto per chi scappa dalla guerra e che noi vogliamo fare in modo che chi se lo merita possa diventare a tutti gli affetti cittadino italiano, ma non solo le pratiche per diventare cittadini italiani diventeranno praticamente impossibili da espletare, non solo questo, perché ci vorranno almeno quattro anni per arrivare in fondo ad un processo - peraltro così vi garantite che per tutta la legislatura nessuno avrà accesso alla cittadinanza, di nuovo complimenti alla Lega, un po' meno complimenti ai Cinquestelle, i quali, nella loro dichiarazione sul voto di fiducia, hanno parlato degli autotrasportatori, dei vitalizi, di qualunque cosa pur di non ammettere che si vergognano un bel po' a votare questa roba - ma avete aggiunto un pezzo in più; non vi bastava dire che è impossibile diventare cittadino italiano anche quando fai tutto quello che serve per arrivarci, avete detto che chi vuole diventare cittadino italiano deve dimostrare una conoscenza dell'italiano a livello B1. Bene, giusto, la lingua italiana è fondamentale, peccato, però, che nel contempo tagliate quei fondi che servono esattamente a questo, cioè a dare la possibilità a chi vuole integrarsi di imparare la nostra lingua. Quindi cosa fate? Rendete ulteriormente impossibile l'accesso alla cittadinanza, ma lo fate in un modo ipocrita. Perché non avete scritto in questo decreto una riga sola: cittadini italiani non si può diventare? Punto. Fine. Sarebbe stato più apprezzabile. Certo, i miei colleghi del Movimento 5 Stelle forse si sarebbero vergognati un po' di più, ma ormai sono abituati a digerire qualunque cosa in quest'ottica di scambio, di do ut des. Non si capisce bene cosa abbiano preso loro, ma, di sicuro, vi hanno dato tanto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché non avete scritto questo? Perché non avete scritto: mi dispiace, cittadini italiani, d'ora in poi non si diventa più?

In questo ordine del giorno noi scriviamo una cosa banale: almeno metteteci i soldi su quei corsi per imparare l'italiano. Se almeno volete cancellare, togliere di mezzo l'ipocrisia di questo decreto, fate in modo che chi vuole diventare cittadino italiano, chi si integra, chi vuole davvero conoscere e riconoscere la nostra cultura, la nostra lingua, abbia la possibilità di farlo. Noi chiediamo semplicemente questo: volete che chi diventa cittadino italiano dimostri una conoscenza B1 della nostra lingua? Peraltro, proporrei di fare un esame prima qui dentro, per vedere quanti di noi lo passano, ma va bene così (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Volete questo? Va bene. Mettete i soldi e rifinanziate quei corsi che servono proprio a questo, altrimenti vi propongo una modifica secca: scrivete, in maniera non ipocrita, non nascondendovi dietro a un dito, che volete che nessuno diventi cittadino italiano, perché a voi fa comodo che queste persone spariscano dai radar, a voi fa comodo che ci siano centinaia di migliaia di persone che non hanno alcuna rete di protezione, che con grande probabilità saranno costrette a finire nelle maglie della criminalità organizzata, perché voi dovete dimostrare l'equazione immigrato uguale delinquenza.

È su questa equazione che avete preso i voti, è questa equazione che state continuando a dare in pasto alla rabbia degli italiani. Questa rabbia vi tornerà addosso, perché nessuno dei problemi che voi qui fate finta di affrontare sarà risolto col vostro decreto. Quindi, rendetevi conto, ora siete al Governo, è finito il tempo della propaganda, è finito il tempo dell'opposizione, provate a fare qualcosa che serve davvero a risolvere i problemi dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Occhionero ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/12.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Grazie, Presidente, Governo, questo provvedimento che maldestramente si chiama sicurezza e che ci avete imposto in una forma assolutamente inadeguata, considerato il tema e la rilevanza dello stesso, non solo non risolverà, a nostro avviso, i problemi esistenti, ma addirittura li peggiorerà. L'hanno detto i miei colleghi che mi hanno preceduto, questo provvedimento creerà insicurezza e confusione all'interno del nostro Paese. E la sua nocività e la sua inadeguatezza si palesano in maniera chiara proprio laddove smantella il sistema degli SPRAR.

Infatti, l'articolo 1 colpisce proprio tutti quei cittadini stranieri accolti attraverso il sistema SPRAR, che per le sue contenute dimensioni si è armonizzato con i territori locali e ha coinvolto con successo i richiedenti asilo, ha costituito un perfetto modello di accoglienza e di integrazione. Sì, perché per noi, Presidente, l'integrazione e l'accoglienza rappresentano i riferimenti principali per vincere le sfide del mondo contemporaneo. È su quel tavolo dell'integrazione e dell'accoglienza che si giocano le carte per il futuro del nostro Paese e invece, purtroppo, lo smantellamento del sistema SPRAR colpisce quelle forme di lavoro che sono regolari, quelle forme di lavoro che contribuiscono alla crescita sociale-economica delle comunità in cui si sono insediate e dello stesso Paese interamente considerato.

E allora, con questo ordine del giorno noi vorremmo impegnare il Governo affinché preveda che, con apposito regolamento, i sindaci dei luoghi di abituale dimora degli stranieri, ai quali sia pervenuta una motivata petizione da parte dei cittadini residenti in quelle stesse comunità, possano prevedere che il questore disponga il rilascio di un permesso di soggiorno speciale, della durata di un anno, rinnovabile proprio in considerazione della perfetta integrazione e del raggiungimento pieno dell'inserimento sociale dello stesso straniero all'interno della comunità locale.

Ecco, noi, ovviamente, abbiamo già dichiarato la nostra contrarietà al provvedimento, ma speriamo che il Governo davvero accolga questo ordine del giorno e che si impegni in questo senso, proprio perché riteniamo che, attraverso la costruzione di una società multietnica, l'Italia si possa porre in una posizione di sfida rispetto alle istituzioni europee e al mondo contemporaneo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il deputato Fiano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/90.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, con l'ordine del giorno n. 9/1346/90 che ho presentato, noi chiediamo una cosa abbastanza semplice, forse a lei potrebbe interessare. Chiediamo che, in ragione del calpestamento dei diritti fondamentali che questo decreto Salvini, votato dai 5 Stelle, porta avanti, siano comunque garantiti alcuni diritti fondamentali, anche a coloro che voi spingerete nel limbo dell'incertezza giuridica, a coloro che perderanno, dal mattino alla sera, il trattamento umanitario, a coloro che perderanno magari il diritto di cittadinanza in attesa del loro ricorso alla giustizia ordinaria, perché lei sa, Presidente, se lo aspetta anche lei, Presidente, che su queste situazioni di perdita dei diritti acquisiti vi saranno ricorsi. E cosa succederà di questi ex cittadini italiani, magari colpevoli di reato, magari no, perché magari non sarà la fine del loro procedimento giudiziario, oppure di coloro che erano qui in virtù di un permesso per motivi umanitari? Che cosa succederà, per esempio, ai loro trattamenti sanitari, alla loro copertura giuridica o economica? Che cosa saranno, Presidente Fico, lo dico in particolare a lei, queste persone che diventeranno, per questo Paese, fantasmi?

Se lei o io o chiunque altro, qui dentro, dalla mattina alla sera, dopo essere stato qui per anni con trattamento umanitario, perderemo questo diritto, dalla mattina alla sera, e magari intraprenderemo una via di ricorso presso la giustizia ordinaria, in quel mentre, cosa succederà dei nostri diritti alla sanità, dei nostri diritti di tutela giuridica, dei nostri diritti alla sicurezza? Non lo sappiamo né io, né lei, perché questo decreto non lo dice.

E, dunque, noi chiediamo, con un ordine del giorno, che vengano stanziate le risorse necessarie per garantire, comunque, il rispetto dei diritti fondamentali, ovviamente di un decreto il cui merito, su questi punti e sugli altri, noi profondamente avversiamo. Non è un problema indifferente; noi stiamo per creare migliaia di ectoplasmi in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), la cui condizione giuridica, dice il Consiglio superiore della magistratura, con un voto trasversale, Presidente – trasversale – che ha riguardato tutte le aree di pensiero del CSM, viene confinata, uso le loro parole, in un limbo giuridico. Noi avremo delle persone che ha cammineranno per le nostre strade in attesa di un giudizio della giustizia ordinaria, senza diritti - senza diritti! -, esposti ai pericoli di chi è senza diritti.

Voi state utilizzando questo decreto per un trattamento disumano, perché togliete a essere umani i loro diritti fondamentali; potete ravvedervi, noi vi facciamo molte proposte, in particolare in alcuni degli ordini del giorno vi chiediamo di tornare indietro su questo.

Nel mio ordine del giorno, penso per esempio alla mia città, a quella di Milano, le segnalo un altro caso che ho citato nell'intervento di ieri: i rimpatri assistiti sono fermi. A Milano ci sono (Commenti del sottosegretario Molteni)…lei, sottosegretario Molteni, dice di “no” con la testa, vada a verificare con i suoi uffici, mi dica domani se ho detto il falso: a Milano ci sono cinquantuno rimpatri assistiti bloccati, perché sono bloccati i finanziamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Cinquantuno persone che pensavano di avere diritto ad un rimpatrio assistito fino a ieri e oggi non ce l'hanno. Mi porti il foglio - sono disponibile alla scommessa, sottosegretario Molteni, per il tramite del Presidente - con cui questi signori stanno partendo.

Per questo, questo ordine del giorno - come altri, dove ognuno di noi si è legato in particolare al suo territorio - vi chiede di stanziare i fondi necessari per lo meno alla salvaguardia dei più elementari diritti umani per queste persone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Rostan ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/7.

MICHELA ROSTAN (LEU). Grazie, Presidente. Le misure previste dal Governo in questo decreto, rispetto al problema delle aggressioni ai medici e al personale sanitario in servizio, sono carenti ed assolutamente inutili. Parlare di Daspo è un controsenso e inserire i presidi sanitari nell'elenco dei luoghi che possono essere individuati dai regolamenti di polizia urbana ai fini dell'applicazione delle misure di allontanamento è una dichiarazione di sola propaganda, mi dispiace dirlo, e nessuna applicabilità.

Il tema, guardate, non è impedire l'accesso ai presidi sanitari a chi è già stato responsabile di atti di violenza; questa misura è di difficile monitoraggio e controllo, visto che non si può certo impedire l'arrivo a un pronto soccorso a chi ne ha bisogno, né si può evitare che chiami un'ambulanza o si avvicini ad essa. E, allora, come si fa ad applicare una regola di questo tipo e come si può allontanare da un pronto soccorso una persona che ha necessità? Se un medico deve intervenire d'urgenza su una persona sul cui capo pende un Daspo, che deve fare? Forse negarle le cure, negarle il soccorso oppure l'assistenza, con il rischio paradossale che alla fine la denuncia la prende lui per omissione di soccorso?

Ecco perché noi presentiamo questo ordine del giorno, perché questa misura, questa norma è del tutto irragionevole. È bene ricordare che un'indagine, di recente realizzata dal sindacato delle professioni infermieristiche, ci dice che, nell'ultimo anno, ci sono stati 3 mila casi di aggressioni; di questi casi soltanto un terzo vengono regolarmente denunciati e contiamo tre episodi di violenze al giorno.

Appare, dunque, del tutto evidente che il fenomeno ormai è diventato di una gravità assoluta e sulla vicenda bisogna adottare tutt'altra strategia, bisogna intervenire in altro modo, aumentando il senso di sicurezza dei medici e degli operatori con iniziative, però, vere e concrete. Parliamo di un fenomeno che si registra con una frequenza impressionante e che, a volte, genera anche conseguenze drammatiche.

Ecco perché noi, con questo ordine del giorno, chiediamo un piano complessivo di interventi, con misure di sicurezza e protezione come video sorveglianza, vigilanza e strutture rinforzate e misure di tutela come il riconoscimento dello status di pubblico ufficiale a medici e operatori. Su questo punto c'è una nostra proposta di legge che noi mettiamo a disposizione del Governo perché riteniamo che sia veramente l'unica strada che possa essere perseguita. Infatti, riconoscere lo status di pubblico ufficiale ai medici e al personale sanitario esclusivamente nell'esercizio delle proprie funzioni garantirebbe maggiore protezione e indicherebbe un forte elemento di dissuasione, alla pari di quello che accade con gli appartenenti alle forze dell'ordine, e consentirebbe soprattutto all'azione penale di partire in automatico e non ci sarebbe più bisogno di querela o denuncia di parte, sollevando così le vittime dall'onere di denunciare che a volte è un pesante, pesantissimo condizionamento psicologico.

E, allora, solo con un'azione forte, che tenga dentro tutti questi elementi, si potrà dire davvero di aver affrontato la questione. Diversamente - ripeto - resterà solo mera propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il deputato Conte ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/10.

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. Il mio ordine del giorno si riferisce all'articolo 3, che disciplina il trattenimento di coloro che hanno richiesto protezione internazionale per la verifica della loro identità e della loro cittadinanza. È una norma importante, Presidente, soprattutto per come verrà applicata, perché l'oscurantistica sostanziale soppressione del permesso di soggiorno per ragioni umanitarie rende il canale della protezione internazionale l'unico che tiene in vita ancora questo articolato normativo, cioè che compensa l'anossia culturale e giuridica di un provvedimento di legge che fa torto alla nostra tradizione democratica.

Perché è importante? Innanzitutto perché il trattenimento non assuma caratteristiche di mortificazione dei principali diritti di umanità, perché si tratti di un'attività limitatamente concepita alla fase della istruttoria, che non assuma, cioè, caratteristiche che riguardano la dimensione e lo spazio della libertà di questi richiedenti asilo. In secondo luogo, perché questa pratica venga curata, sin dall'inizio, in maniera adeguata, perché la maggiore possibilità di buon esito della pratica è collegata a un corretto inquadramento della storia civica della persona che chiede la protezione internazionale. Non è una cosa scontata, perché queste persone spesso hanno grandi difficoltà linguistiche, non conoscono il sistema e si tratta, in molti casi, di minori non accompagnati, di persone, per l'appunto, bisognose di protezione e di assistenza.

E allora almeno sul piano delle modalità, delle indicazioni e dei protocolli, che disciplineranno questa attività, si impegni il Governo - questa è la richiesta - non solo a curare che venga stabilito un modello, un format adeguato a ben calibrare le risposte ma ad accompagnarli in modo che siano riferite alle domande correttamente poste e correttamente concepite e capite da queste persone e, soprattutto, che vengano formati coloro che dovranno svolgere questa attività, perché coloro che svolgeranno questa attività condizioneranno, con la maggiore o minore puntualità, accortezza e anche umanità nello svolgimento di questa attività, il buon esito di queste procedure nel prosieguo.

Si tratta di una richiesta di buonsenso, di una richiesta che riguarda la possibilità di tenere in piedi, in termini giuridici di civiltà e di compatibilità con il nostro ordinamento democratico, una norma la cui critica ormai si è arricchita, da più parti e da più voci, di una sostanziale uniformità. Si tratta di una norma che viola i nostri precetti costituzionali principali, quelli della convivenza civile, dell'uguaglianza, della libertà e della dignità della persona (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. La deputata Pollastrini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/51.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Presidente e sottosegretari, questo è un ordine del giorno che segnala una delle ferite ai principi costituzionali del vostro provvedimento. Lo voglio ridire: è sempre più vostro per i muri che avete alzato, prima in Commissione e poi con la fiducia in quest'Aula. Avete esercitato quella che molti anni fa un maestro della democrazia del nostro Occidente chiamava “dittatura della maggioranza”, Tocqueville. Lo ripeto: una ferita alla democrazia, una ferita di merito perché smantella il sistema dello SPRAR. È una scelta brutale e dannosa per quel concetto di sicurezza che brandite come un'arma.

Parlo dei soggetti più vulnerabili, di donne vittime di tratta e a queste si riferisce l'ordine del giorno: a donne che fuggono da violenze e torture nei campi di detenzione libici, che non possiamo rimuovere dal nostro immaginario. Ebbene, tutto ciò - lo sapete - in realtà non porterà a un aumento della sicurezza ma sarà vero l'opposto: assisteremo a un allargarsi dell'illegalità, a tutto vantaggio della criminalità, dello sfruttamento e dei mercanti d'odio nel nostro Paese. È di questo che stiamo parlando.

E, allora, nei pochi minuti che mi restano lasciatemi aggiungere una sola nota. La ferita è in una scelta colpevole - di visione, prima ancora che di merito - che spingerà l'Italia sotto i riflettori per il vulnus arrecato ai diritti umani, civili e sociali. Lo chiedo da questo luogo che dovrebbe essere il luogo solenne della democrazia: è questo il primato che la Lega vuole? Io penso di sì, perché il suo abbraccio con le politica di Orban e di Trump questo prevede. La Lega può scrollarsi di dosso, può scrollarsi e alzare le spalle innanzi alle criticità segnalate su questo provvedimento che sarà legge subito, da domani, nella vostra fretta, nella vostra sordità di capire e di dialogare. La Lega può scrollarsi le spalle dinanzi alle criticità segnalate dal CSM, da presidenti emeriti della Corte, dall'Unicef, da sindaci e volontari di associazioni impegnati sulla frontiera della sofferenza.

Ma ecco il punto. Voi, colleghe e colleghi dei 5 Stelle, per quanto tempo pensate di resistere a questa ipocrisia? Per quanto tempo lei, Presidente Fico, o il sottosegretario Spadafora, rilascerete interviste sui diritti umani, salvo coprire messaggi e contenuti che seguono un cammino del tutto opposto e diverso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Con voi - lo voglio ricordare a chi c'era qui - avevamo costruito la legge sui minori stranieri non accompagnati. Io avevo ricercato l'apporto di tutti per quella legge e ora come pensate di rispondere alle domande che vi vengono rivolte fuori da qui? D'altronde, me lo faccia dire Presidente Fico, quando alla guida della Commissione per i diritti umani del Senato va una figura che invoca ruspe e forni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ed innanzi a questo scempio si tace - si tace! - allora vuol dire che l'innocenza è forse davvero perduta. Di fronte a questo, Presidente, mi si stringe il cuore. C'è un sentimento di tristezza ma insieme mi subentra, come subentra a questo gruppo, l'indignazione che ci porta a reagire e a combattere.

Ma un interrogativo dovete iniziare a porvelo anche voi, colleghe e colleghi del MoVimento 5 Stelle, e mi rivolgo innanzitutto a quelli più giovani. La politica consegna vittorie e sconfitte, sconfitte e vittorie, ma quello che ho imparato negli anni è un messaggio semplice: che perdere l'anima, smarrire l'identità è molto peggio che perdere potere e voti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se potete, se il Governo non ha offuscato i vostri sentimenti più umani e profondi, che credo nell'anima abbiate ancora, pensateci: pensate al senso della politica, perché quella durerà più di una legge scellerata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Il deputato Fassina ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/3.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno n. 9/1346/3, che ora illustro, non riguarda specificamente le questioni che sono state in larga misura affrontate dai colleghi che mi hanno preceduto, e cioè i diritti dei migranti, riguarda un problema sociale, il problema del diritto all'abitare. Però è un articolo, anzi, sono alcuni articoli, 30 e 31, 31-bis e 31-ter, che esemplificano il paradigma di questo Governo, perché il cosiddetto decreto sicurezza, che, come è stato ben argomentato, è un decreto insicurezza, affronta tanti problemi veri, problemi veri che non possono essere ricondotti solo alla propaganda del Governo, problemi veri, il punto è come li si affronta; tutti i problemi che abbiamo di fronte sono problemi di ordine pubblico, ma vengono completamente rimosse le dimensioni sociali dei problemi che abbiamo di fronte. Così fanno questi articoli - in particolare l'articolo 31-ter - che riguardano appunto le occupazioni; è evidente che le occupazioni di immobili pubblici e privati sono un problema, non possono essere considerate soluzioni, sono un problema, ma come si affrontano questi problemi e che natura hanno? Sono problemi soltanto legati alla criminalità, ai furbi o a chi vuole la pacchia?

Io vi ricordo alcuni dati, elementari. In Italia ci sono circa 650 mila nuclei familiari che hanno il diritto a un'abitazione di edilizia residenziale pubblica e sono da anni in graduatoria; solo a Roma sono 12 mila questi nuclei familiari; ogni anno in Italia ci sono circa 70 mila sentenze di sfratto, metà delle quali eseguite; a Roma sono circa 3 mila le sentenze di sfratto che avvengono ogni anno; a Roma, quel migliaio di persone che vive in immobili occupati, nell'80 per cento dei casi ha i requisiti per un alloggio di edilizia residenziale pubblica. A proposito di pacchia e di furbi, tramite lei, Presidente, inviterei il sottosegretario ad accompagnarmi, sabato sera sono stato in uno di questi immobili pubblici, in fondo alla Prenestina, dalle parti del raccordo anulare; circa 400 persone, 150 minori, vivono senza acqua e senza elettricità, questi fanno la pacchia negli immobili pubblici e, ripeto, la stragrande maggioranza di quelle famiglie ha diritto all'abitazione di edilizia residenziale pubblica.

Allora, negli articoli del Capo III non c'è una riga, non c'è una riga su come affrontare le ragioni sociali che spingono le occupazioni che, lo ripeto, sono un problema, non vogliamo normalizzare nulla, ma come si affrontano? Non c'è una riga! Io lo dico non solo ai colleghi dei 5 Stelle, ma anche a chi ha fatto l'amministratore in una città, ai tanti colleghi della Lega, quali sono le cause che spingono alle occupazioni? Non può essere trattato tutto come un problema di ordine pubblico, con disposizioni al prefetto per affrontare l'emergenza, novanta giorni, il comitato, le fragilità… così non funziona. Allora, nel nostro ordine del giorno, che è l'enucleazione di una proposta più generale che abbiamo fatto, di una proposta di legge che abbiamo fatto e anche di alcuni emendamenti al disegno di legge di bilancio, chiediamo al Governo e alle amministrazioni ministeriali di sostenere i comuni nella mappatura degli immobili pubblici e privati abbandonati e non utilizzati e di sostenere gli sforzi che fanno i comuni al fine di recuperare questi immobili inutilizzati e di poterli utilizzare ai fini di edilizia residenziale pubblica. Perché quello che affrontate come un problema di sicurezza, come un problema di ordine pubblico, con lo sgombero, è, nella stragrande maggioranza dei casi, morosità incolpevole; l'80, il 90 per cento di quelle 70 mila ordinanze di sfratto sono per morosità incolpevole, cioè padri e madri di famiglia che perdono il lavoro e non possono pagare l'affitto e vanno a vivere in spazi abbandonati e sono costretti a occuparli.

Ecco, vi chiediamo questo modestissimo intervento, al fine di dare un contributo a ricondurre sul piano sociale quello che è un problema sociale (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il deputato Scalfarotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/57.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Grazie, Presidente. Io credo che questa sia una seduta estremamente seria del nostro Parlamento, come al solito, ma, forse, anche più solenne del solito, perché il provvedimento che stiamo esaminando e votando incide in modo molto netto, molto forte nella carne del nostro Paese, nella nostra stessa identità, nella nostra vocazione, nella nostra storia, nella nostra cultura.

È un provvedimento che descrive un'Italia completamente nuova e questo è uno di quei casi nei quali il rinnovamento non è necessariamente un sinonimo di miglioramento. È un provvedimento che contiene alcuni mostri giuridici – io non so come altro definirli, signor Presidente –, come quello, per esempio, della cittadinanza che scade come il latte; davvero, non si capisce quale mente abbia potuto partorire siffatta figura giuridica, così veramente mostruosa. La chiariamo per chi non avesse avuto la ventura di leggere questo provvedimento: si introduce, con questa legge, l'idea che si può ottenere la cittadinanza e quella cittadinanza, a un certo punto, anche magari per ragioni molto gravi, può essere revocata. A questo punto, evidentemente, si capisce che nel nostro ordinamento si introducono due cittadinanze: una cittadinanza permanente, irrevocabile, e una cittadinanza, invece, «di serie B», che è revocabile, perché, evidentemente, si può perdere anche a causa di gravi ragioni.

Quindi, ci si chiede chi possa accedere alla cittadinanza, quella irrevocabile, quella vera; evidentemente, si capisce, soltanto chi l'ha ottenuta dalla nascita e, possibilmente ed evidentemente, perché dal punto di vista etnico, culturale o religioso, si riconosce in chi storicamente è nato e vissuto qui; ma questo, evidentemente, introduce un principio di cittadinanza su base etnica che fa veramente rabbrividire, signor Presidente. Io devo dire che il fatto che il suo movimento e lei stesso vi prestiate all'approvazione di un documento che contiene un mostro giuridico di questo tipo, fa veramente specie.

Ma il provvedimento non si limita a far specie per queste mostruosità giuridiche di cui parlavo; è un provvedimento che, anche dal punto di vista della comunicazione, dell'immaginario, utilizza, mi viene da dire, dei colpi sotto la cintura. È chiaro che nel momento in cui si intitola un provvedimento all'immigrazione e alla sicurezza si manda un messaggio molto chiaro. Il messaggio qual è? Che la nostra insicurezza dipende dall'immigrazione. Mi viene da dire, per usare una figura paradossale, puramente paradossale, signor Presidente: magari il nostro Paese avesse avuto problemi di sicurezza e di criminalità soltanto legati all'immigrazione. Abbiamo fatto i conti, e facciamo ancora i conti dolorosamente e faticosamente, con forme di criminalità anche organizzata autoctone che il mondo non ci invidia e introdurre un provvedimento che, invece, crea di fatto un'equazione per cui lo straniero è sempre qualcuno da temere, qualcuno che viene ad attaccare, qualcuno che viene a fare violenza sul nostro territorio, appunto, è una di quelle cose, signor Presidente, che rinnega la nostra storia, rinnega quello che siamo, rinnega profondamente il nostro essere italiani.

Tuttavia, poi, la cosa ancora più paradossale è che, in un provvedimento che si chiama sicurezza, in realtà, si introducono degli elementi che creano evidentemente dell'insicurezza, perché questo nostro bizzarro legislatore, questo nostro maligno legislatore elimina i permessi di soggiorno per motivi umanitari, questo maligno e bizzarro legislatore, capriccioso decide di smantellare un sistema come quello degli SPRAR, che almeno da 16 anni sono un modello che tutto il mondo ci invidia, un modello di integrazione e, quindi, un modello di uno strumento che serve a fare in modo che il migrante che arriva in Italia si integri, perché è questo il punto, signor Presidente, riuscire a produrre integrazione.

Nel momento in cui questo non succede, si crea marginalità, si crea propensione alla delinquenza, e quindi un circolo vizioso che crea ulteriore insicurezza. E ha ragione, dunque, la mia collega Ascani, quando dice che sembra che vi sia della malafede, perché, creando l'insicurezza, si crea consenso elettorale per chi questo provvedimento ha proposto e sponsorizzato, al punto di porre la questione di fiducia qui in Aula. Dico un'ultima cosa: avete creato in questo provvedimento il meccanismo dei Paesi sicuri, Paesi che poi verrebbero aggiornati di volta in volta, periodicamente si dice, ma non si dice quanto spesso.

Ora mi chiedo, signor Presidente, Paese sicuro: ma siamo sicuri, appunto, di poter definire cosa sia un Paese sicuro? Sono una persona omosessuale e credo che in moltissimi Paesi, che il suo decreto, questo decreto, definirebbe sicuri, non mi sentirei sicuro affatto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). E allora vorrei dire a lei, vorrei dire al sottosegretario Spadafora, il quale sottosegretario Spadafora dice ai giornali che lui sta in questo Governo con il naso turato, dimenticando che farebbe benissimo a sturarsi il naso, dando le dimissioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e prendendo le distanze da una maggioranza che elegge la senatrice Pucciarelli, indagata per istigazione all'odio razziale, a presidente della Commissione diritti umani - questo siete voi, questo siete voi, signor Presidente, caro sottosegretario Spadafora -, allora abbiate almeno la dignità di aggiornare l'elenco dei Paesi sicuri con grande frequenza, perché le assicuro che in certi posti non ci si sente sicuri per niente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il deputato Rossi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/140.

ANDREA ROSSI (PD). Grazie, Presidente. Con l'ordine del giorno n. 9/1346/140, che ho presentato a mia prima firma, si chiede di dare un segnale di attenzione ai tanti sindaci presenti sul nostro territorio; a quei sindaci che, come lei ben sa, immagino, sono i collettori di quel processo di integrazione sul e per il territorio. Sono soggetti cardine del sistema politico e amministrativo italiano e rappresentano il punto di contatto più importante tra i cittadini e le istituzioni, la prossimità dello Stato con la comunità. Conoscono il territorio e sono coloro che si prendono cura delle istanze dei cittadini costantemente, tutti i giorni, da vicino.

È per questo che faccio mie le parole del sindaco Decaro, presidente dell'ANCI, che sul tema del superamento del modello SPRAR dice: speriamo di mitigare queste azioni che un Governo può legittimamente decidere di attuare, ma non può farlo sulle spalle delle nostre comunità. Sì, perché quello che è stato oggi votato, quindi le disposizioni, è inevitabile, lo sappiamo tutti noi, porterà una crescita esponenziale delle situazioni di marginalità e irregolarità, della propensione a delinquere da parte di persone abbandonate e senza nessuna possibilità di integrazione, è la condanna definitiva di molti migranti, di persone, ad una nuova condizione di irregolarità, pregiudicando in modo irrimediabile il percorso di integrazione fin qui svolto. Infatti, quella che è la rete di accoglienza diffusa SPRAR ha dimostrato che il modello di accoglienza diffusa, attraverso un'appropriata distribuzione sul territorio di richiedenti asilo, può agevolare l'indipendenza e l'autonomia delle persone e i processi di integrazione.

L'accoglienza si sviluppa attraverso una rete di integrazione, con la formazione, con l'insegnamento della lingua italiana, con l'apprendimento di un lavoro, con la possibilità di poter fare esperienze come lavori socialmente utili, tirocini in aziende private e periodi di inserimento lavorativo nella ricerca di una stabilita. Oggi quello che noi prospettiamo è la capacità di tenere insieme sicurezza, umanità e integrazione; e queste tre parole sono il filo conduttore che deve legare insieme la nostra iniziativa.

Lo possiamo portare avanti se non si disperde quel patrimonio di esperienze che è lo SPRAR, che è l'esperienza dei sindaci, delle prefetture, del volontariato, che sul territorio hanno costruito e portato avanti in maniera funzionale questo modello di integrazione diffusa negli anni. Ma quali sono, Presidente, questi modelli? Quali sono alcuni esempi positivi, visto che troppo spesso ci affasciniamo di fronte a quegli esempi negativi che hanno, purtroppo, coinvolto anche questo modello di accoglienza? Tra questi esempi cito l'esperienza di Bergamo, dell'Accademia di Bergamo, portata all'attenzione nazionale da una trasmissione, diciamo, di pseudo giornalismo di inchiesta, come le Iene, e che ha trovato 126 mila firme sulla piattaforma Change.org.

È un'esperienza, quella, che, come può vedere, ha dato la possibilità, con l'Accademia di Bergamo, attraverso il sistema SPRAR, completamente finanziata con i trasferimenti che vengono erogati dallo Stato, di mettere insieme una forza di rete imprenditoriale del territorio e di forze economiche e sociali del volontariato che ha dato modo di assicurare a 60 richiedenti asilo una formazione full time e la possibilità di imparare un mestiere, con l'obiettivo finale di un contratto di lavoro. Oppure potrei portare l'esperienza che arriva dalle mie terre, l'esperienza di integrazione che è quella della banda Rulli Frulli di Finale Emilia, una banda che nasce nel 2010 e che viene portata all'attenzione nazionale nel sisma emiliano-romagnolo del 2012.

È una formazione, questa banda Rulli Frulli, di cinquanta elementi, che suonano le percussioni e altri tipi di strumenti costruiti con materiali di recupero da bambini e adolescenti con disabilità più o meno gravi. Amplia la sua formazione tramite una nuova collaborazione con la Dimora d'Abramo di Reggio Emilia, l'ufficio SPRAR di Reggio Emilia e la Fondazione Andreoli di Mirandola, dando vita a una banda senza barriere. Cerca, appunto, in questo modo, di superare con la musica le differenze; differenze non solo culturali e di linguaggi. Cerca, soprattutto, di superare la paura di ciò che è diverso e non si conosce; oggi sono più di venti i richiedenti asilo coinvolti in questo progetto, che prende, appunto, il nome di “Marinai”, e sono pronti, dopo avere raccolto le esperienze e iniziato a costruire insieme un gruppo, a dare la possibilità a chi ha meno opportunità sotto ogni punto di vista di essere parte integrante di una squadra, in questo caso una banda musicale.

Vogliamo, quindi, e concludo, per questi motivi, con questi esempi positivi che oggi ho portato in Aula, chiedere l'impegno concreto di non disperdere le positive esperienze che hanno coinvolto il territorio nazionale nel processo di integrazione e inserimento nelle nostre comunità dei richiedenti asilo attraverso questo principio dell'accoglienza diffusa con il sistema SPRAR e di coinvolgere la parte più dinamica e attiva sul territorio, che è quella dei sindaci. Sarà, forse, la mia una deformazione professionale, essendo stato dieci anni sindaco di una comunità di 20 mila abitanti, ma dalla mia esperienza personale posso dire con certezza qual è l'importanza e il ruolo del sindaco per la comunità che amministra. Per questo motivo è fondamentale non mettere in difficoltà la dimensione più vicina, il collante tra lo Stato centrale e i cittadini, vista l'esperienza di numerosi comuni italiani che, attraverso lo SPRAR, hanno messo in piedi un sistema virtuoso di accoglienza sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Rotta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/50.

ALESSIA ROTTA (PD). Presidente, ancor più delle vostre imbarazzanti, ma almeno provvidenziali, retromarce sul deficit e sulle vostre promesse elettorali, questo decreto rappresenta, ed è di tutta evidenza questo, la più grande truffa che avete ordito ai danni degli italiani. Infatti, che cosa fate? Non solo prendete in giro gli italiani, dicendo cose false; non solo mettete in atto una campagna elettorale permanente, naturalmente a danno e a spese degli italiani, ma agite su un tema che rende fragile e accresce l'emotività dei nostri concittadini. Per questo fate esattamente il contrario di quello che dovrebbe fare il titolare del Ministero degli interni, cioè occuparsi degli italiani e risolvere soprattutto i problemi, dare risposte ai cittadini. Non vi è bastato fare di questo tema un'emergenza nazionale; volete continuare, perché, altrimenti, non sapreste cosa fare, dovreste dare quelle risposte che continuate, dopo cinque mesi di Governo, a non dare, indebitando lo Stato italiano, indebitando i cittadini e non fornendo risposte.

Oggi, nonostante siate al Governo, continuate ad agitare questo spauracchio, e ne avete bisogno, come è del tutto evidente dalle scelte che sono contenute in questo decreto, solo per aumentare un consenso. Siete riusciti a convincere gli italiani che la sicurezza è legata esclusivamente al tema delle migrazioni, trascurando, naturalmente, appositamente i temi che sono in realtà all'origine della nostra insicurezza: le risposte sul lavoro, che evidentemente non arrivano, creando ulteriore disoccupazione; la lotta alla mafia, perché non basta certo un tuffo in piscina per risolverla; oppure la lotta alla droga, la lotta alla violenza sulle donne o quella sulla sicurezza stradale, la grande trascurata di questo decreto.

Ci avete costruito un'intera campagna elettorale e lo sfruttate come motore generatore di consenso senza fine. È la benzina che vi serve per tenere su di giri la macchina della paura. Oltre, però, a non risolvere alcun problema, aumenterete, invece, il numero di migranti al di fuori di ogni percorso di legalità, perché questo è il problema di questo decreto, al di fuori di ogni percorso di legalità ed integrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), offrendo l'immagine plastica di una situazione che sarà sempre più al di fuori di ogni controllo. E questo perché lo avete scelto consapevolmente, per cui saranno necessari ulteriormente interventi di chiusura e di ruspe e di repressione. Aumenteranno i migranti da rimpatriare: peccato che non facciate nessun accordo con nessuno, non mettiate nessun denaro per fare questo, non facciate nulla di quello che avete promesso, perché l'importante è che i problemi continuino ad esistere per la vostra esistenza, per il vostro consenso.

Ora capisco perché, per esempio, il Ministro Salvini va a fare delle photo opportunity in un giorno in cui ha da nascondere qualcos'altro: mi riferisco evidentemente alla sentenza sui 49 milioni da restituire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Meglio una foto con la ruspa; però questa ruspa, guarda caso, va a certificare un provvedimento preso da altri, dal presidente del Lazio, il nostro presidente, deciso da altri, e non va dove ci sono i problemi reali. Non va naturalmente a bussare alle porte di CasaPound: perché si sa, i trattamenti sono diversi tra gli amici e i nemici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ma naturalmente non va neppure a Castel Volturno, dove lo Stato non esiste e dove la mafia, nigeriana e non, fa il bello e il cattivo tempo. È comodo così, è comodo: sono proprio le zone come Castel Volturno che consentono al Ministro Salvini di rimanere ben seduto là dov'è. Serve ancora per generare paura, e fa parte dell'uomo forte e deciso che forse non arriverà mai là con la ruspa. Al Ministro Salvini serve infatti il disordine, altrimenti su cosa costruirebbe il consenso? E quindi si va al Baobab, ma appunto non a CasaPound.

Non si affrontano, dicevo, le problematiche reali; e lo fate in spregio alla Costituzione, lo fate in spregio ai più deboli. Proprio quest'ordine del giorno parla dei più deboli. Ve ne fregate, vero, ve ne fregate naturalmente delle donne deboli, ve ne fregate dei morti sulla strada, perché quello non fa abbastanza scena; e ve ne fregate soprattutto dei minori, dei minori non accompagnati. La collega Pollastrini ricordava giustamente quello che è stato fatto nella scorsa legislatura: voi non date attuazione ad una norma che è già scritta, ma soprattutto non consentite di far parte della nostra società alle persone e ai migranti che sono qui, che hanno fatto un percorso di integrazione legale in questo Paese, che al compimento del diciottesimo anno saranno senza alcuna forma di protezione.

È quello che cercheremmo di chiedervi con questo ordine del giorno, ma conosciamo già purtroppo la vostra risposta: che non avete dato a seguito di una discussione pacifica, civile, democratica in quest'Aula, l'avete data prima, perché avete detto che ve ne fregate anche del Parlamento sovrano; avevate già deciso tutto, o meglio aveva deciso uno solo, il vostro capitano, al quale serve evidentemente che in questo Paese regni il disordine (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Annibali ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/127.

LUCIA ANNIBALI (PD). Presidente, vorrei per prima cosa stigmatizzare il fatto che questo testo non è stato approfondito come avrebbe dovuto, perché ancora una volta si è pagato il precario equilibrio delle forze attualmente al Governo, il cui risultato è quello di comprimere i lavori in Commissione, mortificandoli, se non addirittura azzerandoli. Le conseguenze sono provvedimenti che suonano come paradossi giuridici, come l'ultimo approvato da quest'Aula la scorsa settimana e volgarmente definito “spazza corrotti”.

Si tratta comunque di un testo con profili palesemente incostituzionali, come rilevato anche dal parere del CSM, che contiene al suo interno scelte che comprimono notevolmente la discrezionalità dei magistrati e che almeno nei suoi aspetti più controversi non sembra destinato ad avere lunga vita. Un manifesto elettorale di disumanità, sbandierato dal Governo del cambiamento a fini di propaganda ma che in verità sa anche un po' di stantio. Detto questo, il provvedimento porta con sé alcuni aspetti che possono ritenersi innovativi, ma ad una prima e disattenta lettura, poi si mostrano in tutta la loro superficialità per mancanza di lungimiranza, di concretezza e quindi di efficacia.

Con questo ordine del giorno pongo l'attenzione sull'articolo 27, in tema di disposizioni per migliorare la circolarità informativa per finalità di prevenzione generale dei reati: articolo che aggiorna l'obbligo di trasmissione delle sentenze di condanna irrevocabile a pene detentive già esistenti per le cancellerie degli uffici giudiziari, aggiungendovi anche i provvedimenti ablativi o restrittivi.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 20,30)

LUCIA ANNIBALI (PD). Una norma, va detto, che così come formulata darà probabilmente luogo ad incertezze interpretative, che ne renderanno quindi l'applicazione non agevole, gravosa per le cancellerie, come evidenziato ancora una volta dal CSM, anche perché prevede un'invarianza finanziaria.

Voglio comunque collegarmi a questa norma, pur consapevole che l'argomento è chiaramente diverso, per provare a suggerire soluzioni che possano rafforzare gli strumenti a tutela delle vittime dei reati violenti. Mi riferisco in particolare all'articolo 90-ter del codice di procedura penale introdotto dal decreto legislativo n. 212 del 2015, di attuazione della direttiva “vittime” dell'Unione europea del 2012, e che reca “comunicazione dell'evasione e della scarcerazione”. Una norma, questa, finalizzata a rafforzare il ruolo della persona offesa quale soggetto del procedimento nell'ambito delle conoscenze riguardanti la relazione con l'autore del reato; una norma che ha l'evidente finalità di tutela della sicurezza personale e dell'equilibrio psicologico della vittima di reati particolarmente offensivi.

Il limite di questa norma sul piano del diritto all'informazione della vittima sta però nell'aver posto, da parte del legislatore, un obbligo a cura dell'autorità giudiziaria procedente soltanto nei casi di evasione o di sottrazione volontaria dell'internato all'esecuzione delle misure di sicurezza detentiva; in tutti gli altri casi, come ad esempio la scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare o per cessazione della misura come in caso di condanna con pena condizionalmente sospesa, la persona offesa avrà diritto all'informazione solo in quanto ne abbia fatto una preventiva richiesta, peraltro per tramite del proprio difensore. Ritengo allora che introdurre un obbligo d'ufficio per il giudice in qualsiasi fase del giudizio, compresa anche la fase di esecuzione della pena, e anche con riferimento a eventuali percorsi trattamentali cui il reo dovesse sottoporsi, costituirebbe un ulteriore presidio di tutela e anche una piena attuazione della direttiva “vittime” europea. Con questo ordine del giorno, quindi, impegno il Governo a considerare di favorire l'adozione di misure normative che vadano nella direzione che ho suggerito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Viscomi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/56.

ANTONIO VISCOMI (PD). Presidente, c'è una parte del decreto-legge che a mio avviso rischia di rimanere in sordina questa sera, ed è la parte relativa allo scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguenti a fenomeni di infiltrazione mafiosa. Mi riferisco all'articolo 28 del decreto-legge in esame, che modifica l'articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.

A dire il vero, da un Governo che mostra i muscoli nei confronti di migranti, rom, di chi manifesta il dissenso, mi sarei aspettato qui, in Commissione o in Aula, una seria discussione per ragionare, a partire proprio dai limiti dell'articolo 28, degli strumenti legislativi di contrasto all'infiltrazione della criminalità organizzata negli enti locali: più che dai migranti, la nostra sicurezza è messa in discussione proprio dai mafiosi. Così purtroppo non è stato. Però, proprio in questo obbligato silenzio che voi avete imposto per tacitare le contraddizioni della maggioranza, trova ragione e fondamento quest'ordine del giorno, con cui chiedo che il Governo sia impegnato ad individuare specifiche forme e modalità di affiancamento organizzativo e amministrativo costante nel tempo per gli enti locali sciolti, e ad assicurare modalità e forme per l'erogazione, a beneficio di ogni ente disciolto per mafia, di uno specifico contributo straordinario vincolato alla riqualificazione delle strutture ad uso collettivo.

Presidente, il problema è che accanto al comune da commissariare, accanto al comune sciolto, c'è una comunità che chiede di essere rafforzata. Perciò è necessario prevedere che lo scioglimento sia accompagnato da interventi straordinari per ridare dignità e sostenere l'attività delle agenzie formative, delle associazioni rappresentative, di quelle ricreative, sportive, culturali, religiose, dei centri di aggregazione civica presenti nel comune interessato. A saperle e volerle utilizzare le risorse ci sono, nella disponibilità non solo del Governo nazionale ma anche di quelli regionali. Occorre ricostruire elementi di spirito civico, di partecipazione, di capitale sociale, per rafforzare l'azione di contrasto alla criminalità. Commissariare non può significare congelare la vita civile di una comunità, ma è veramente utile se ne sollecita una nuova primavera: perciò in alcuni contesti un campo di calcio non è solo un campo di calcio, ma il simbolo di una possibile rigenerazione civile e sociale. Sanzionare il comune, ma sostenere la comunità: questo il senso dell'impegno che chiedo al Governo.

E poi c'è un'altra questione alla quale non si può sfuggire mettendo la testa sotto la sabbia, ed è relativa alla burocrazia dell'ente. L'amministrazione comunale è un intreccio spesso difficile da districare tra organi di governo politico e organi burocratici, soprattutto nei piccoli comuni: intervenire solo sui primi, lasciando inalterati i secondi, risulta alla fine di scarsa efficacia.

Abbiamo bisogno di immaginare nuovi strumenti preventivi e di controllo e di rafforzamento delle capacità amministrative ed organizzative, anche mediante un più costante e duraturo affiancamento tecnico; di affiancare ed accompagnare le amministrazioni che, proprio perché infiltrate, sono deboli sul piano organizzativo e rischiano di essere rese più deboli dal periodo di commissariamento; e abbiamo bisogno di elaborare strumenti di radicale riorganizzazione degli uffici, del personale e delle procedure, anche di mobilità, da mettere in atto a seguito dello scioglimento.

Presidente, non è sufficiente intervenire sul singolo atto, come propone l'articolo 28, peraltro a seguito della sola procedura di accesso non conclusa con lo scioglimento, ma è necessario rafforzare la capacità gestionale di amministrazioni deboli ed immature sul piano organizzativo. Per fare questo occorre avere il coraggio di estendere anche alla burocrazia meccanismi di rotazione e di mobilità dentro l'ente, tra enti, anche d'ufficio. Ecco in sintesi e in conclusione, Presidente, il senso dell'ordine del giorno: al Governo la scelta di prendere sul serio l'azione di contrasto alla criminalità organizzata, alla quale, diciamoci la verità, selfie e slogan roboanti non hanno mai fatto paura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Lepri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/60.

STEFANO LEPRI (PD). Presidente, l'ordine del giorno che ho l'onore di illustrare impegna il Governo a valutare l'istituzione di nuove sezioni territoriali per l'esame delle domande pendenti, in particolare in riferimento alla condizione del Piemonte. È una condizione particolare ma in realtà non molto diversa da quelle di altre regioni d'Italia, dove abbiamo di fronte una lunga lista di persone richiedenti asilo che attendono per molti mesi, quindi in linea di principio è anche utile poter potenziare le realtà che possano appunto accelerare l'esame delle domande di asilo pendenti. Tuttavia, questo non è altro che uno dei tanti atti che denotano in modo molto chiaro l'ipocrisia complessiva che caratterizza il “decreto sicurezza”, che in effetti potremmo chiamare “decreto ipocrisia”, perché non è altro che l'ennesimo spot di un sistema di propaganda tanto efficace quanto cinico. Il disegno è chiaro: siccome non riuscite a rimpatriare - perché questo è il punto, al di là che si possano accelerare le pratiche di valutazione dei richiedenti asilo -, la questione poi è cosa succede alle persone che hanno il diniego rispetto alla richiesta. E qui la risposta non c'è, perché vale il principio dell'ipocrisia: non ci interessa sapere cosa succederà delle 600 mila persone - che poi sono molte di meno - che oggi risiedono senza permesso di soggiorno in Italia e che avranno il diniego. Sappiamo solo che c'è la propaganda che dice che saranno rimpatriati con il potenziamento dei centri di permanenza, ma sappiamo con altrettanta certezza che questo rimpatrio non è possibile. Sono solo pochissimi i casi in cui vi sono ancora degli accordi con i Paesi d'origine, e sappiamo che il Ministro Salvini ama ogni tanto far vedere qualche selfie con qualche Capo di Stato dell'Africa. Lui dice che va in Africa, genericamente, perché probabilmente ha anche difficoltà a ricordare gli Stati in cui va, ma quello che sappiamo di certo è che gli accordi di rimpatrio sono assolutamente complicati. Di fronte a questa ipocrisia cosa si dovrebbe fare? Si dovrebbe prendere atto delle difficoltà e avviare un grande programma di integrazione, come succede in tutti i Paesi civili dell'Occidente, come abbiamo provato a fare noi - pur con diversi limiti - in questi anni, sviluppando una rete importante di accoglienza con diverse soluzioni. Invece tutto questo rischia di essere smantellato, perché vediamo come gli Sprar saranno destinati esclusivamente, in modo incredibile, solo a chi ottiene appunto il riconoscimento…

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo la cortesia di lasciare liberi i banchi del Governo. Mi scusi. Prego, onorevole.

STEFANO LEPRI (PD). Dicevo che il sistema di Sprar sarà concesso incredibilmente solo a quanti ottengono il permesso di soggiorno, quindi vi saranno molte persone che non potranno più beneficiarne. La forte restrizione della concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari determinerà un altro esito molto evidente - è inevitabile -, quello di mandare nel limbo dell'illegalità molte persone, e la concentrazione in grandi contesti, come sono i centri d'accoglienza straordinaria, non farà altro che determinare ulteriore frustrazione e turbolenza da parte delle persone che non sanno cosa fare del loro futuro, perché non possono tornare nei Paesi d'origine e non possono neanche essere integrate in Italia.

Ci possono essere anche cose buone in questo decreto, per esempio penso che il contrasto all'esercizio molesto dell'accattonaggio sia una cosa ragionevole. Ci sforziamo anche di trovare qualcosa di buono, vediamo quante persone sono sfruttate nell'accattonaggio, quindi ben venga qualche misura che possa in qualche modo contrastare questo indegno sfruttamento, però tutto questo viene fatto in assoluta assenza di ogni forma di pietà. La legge non può evidentemente esprimere pietà, ma siete voi che dovete rappresentarla nell'esercizio della legge e nella sua applicazione. Resta per voi solo la necessità del duro pugno dell'ordine, che non comprende le fatiche dei più deboli e considera i più deboli solo un disturbo.

Vi sono anche soluzioni che avreste potuto considerare in questo decreto, ne dico una per tutte, che anche altri colleghi hanno ricordato: la sfida del rimpatrio assistito volontario. Noi abbiamo in Italia una rete molto importante, molto efficace, sotto finanziata - anche, dobbiamo dire onestamente, dai Governi di centrosinistra -, che ha sviluppato moltissimi contatti con i Paesi d'origine e ha accompagnato migliaia di persone, potendo consentire loro un onorevole e dignitoso ritorno in patria. Tutto questo non è consentito, non è previsto, e anche se sulla carta vi è un potenziamento, i finanziamenti sono assolutamente insufficienti. Insomma, siede degli ipocriti, siete dei falsi, e lo fate soprattutto sulla pelle dei più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Invito tutti i colleghi ad utilizzare un linguaggio consono a quest'Aula. L'onorevole Pini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/103.

GIUDITTA PINI (PD). Presidente, pochi minuti fa, a qualche metro da qua, nella sala stampa di Montecitorio, il Ministro Salvini ha detto una frase che io reputo abbastanza buffa, visto il contesto. Ha detto: in democrazia l'unico organo che conta è il Parlamento. Il che, se si pensa, Presidente, fa abbastanza ridere, perché noi siamo qua, alle 21, costretti a illustrare i nostri ordini del giorno proprio perché questo Governo, questo coraggioso Governo, che ha questo pugno duro contro i bambini, contro i minori non accompagnati, ha questo grande pugno duro contro gli immigrati che cercano un futuro migliore nel nostro Paese, ma che è un pochino più debole appunto con gli evasori fiscali o con chi ha fatto una casa non proprio rispettando le regole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), questo Governo ha imposto la questione di fiducia e il Ministro Salvini è stato qui a controllare che tutti i membri della maggioranza votassero, dopodiché è uscito fuori a dire quanto siamo importanti. Spiace non vederlo qui, probabilmente ha qualcosa di meglio da fare. Quindi, noi siamo costretti a spiegare qui gli ordini del giorno derivanti dagli emendamenti che non abbiamo potuto votare perché la maggioranza, o meglio il Governo, ha imposto la questione di fiducia in un'Aula che ormai è deserta e vuota perché tanto ormai non serve a niente. Io lo trovo appunto abbastanza buffo. Nella stessa conferenza stampa, sempre il Ministro dell'Interno, Salvini, ha anche detto che è contrario al Global Compact, che adesso è l'hashtag del momento per la Lega.

Spieghiamo per chi magari fosse stato distratto che cos'è il Global Compact. È un accordo dell'ONU che dice semplicemente - leggo i primi quattro punti -: lotta alla xenofobia, lotta allo sfruttamento, contrasto al traffico degli esseri umani e assistenza umanitaria. Cioè, ai miei tempi, quando ero giovane io, si diceva semplicemente “sono razzista”, non si diceva “sono contrario al Global Compact”, ma capisco che è il Governo del cambiamento. In quest'ottica, infatti, proprio nell'ottica contraria al Global Compact e nell'ottica razzista di questo Governo, si inserisce quest'ordine del giorno, che cerca di fermare lo scempio o almeno chiede al Governo una cosa semplice, perché avete deciso che volete dare in mano alla criminalità organizzata migliaia di persone che dal giorno alla notte si troveranno improvvisamente senza diritti, automaticamente senza doveri e anche automaticamente senza sapere che strada fare per uscirne; e contemporaneamente togliete i soldi, i finanziamenti agli Sprar, uccidendoli; che ormai sapete cosa sono, avrete imparato a forza di “dai e dai”, nonostante non ci foste stati quando ci sono state le audizioni. Mi dispiace che il Governo non fosse stato presente, evidentemente anche lì avevate qualcosa di meglio da fare; ci dispiace questa cosa del Parlamento, ma confido che prima o poi la supereremo. L'ordine del giorno chiede appunto che gli Sprar vengano finanziati e soprattutto che i migranti che iniziano il loro percorso negli Sprar non vengano abbandonati. Pensate cosa ci è toccato di scrivere dentro un ordine del giorno che impegna il Governo, e speriamo che il Governo quanto meno l'accetti.

Chiediamo al Governo il rispetto dei diritti fondamentali della persona, perché stiamo parlando - a volte ce lo scordiamo - di persone. Io vengo da un territorio, Presidente, che purtroppo in questi anni, ha visto il crescere di un fenomeno molto brutto che è quello delle cooperative spurie: false cooperative che si fanno forza proprio della legislazione italiana, carente su questo punto -, e adesso immagino che staranno brindando a champagne e cotechino la notizia di questo decreto sicurezza - perché si avvantaggiano proprio di questo tipo di legislazione, di cui la Lega fa il suo cavallo di battaglia, che è quello di togliere diritti ai migranti. Attraverso questo sistema, i furbi, o per meglio dire i delinquenti, o per meglio dire i criminali organizzati, organizzano vere e proprie false cooperative che danno falsi contratti di lavoro e che sfruttano questi lavoratori e tolgono contemporaneamente lavoro ai lavoratori, non solo a immigrati regolari, ma anche ai lavoratori ovviamente italiani e non, che sono in quel territorio, perché ovviamente costano molto meno.

E allora, Presidente, proprio per fermare, la regione Emilia-Romagna ha fatto una Commissione, stiamo cercando di lavorare, ci sono stati emendamenti, abbiamo presentato una proposta di legge per porre freno a questo fenomeno, ma sarà tutto inutile se viene approvato questo decreto legge. Contestualmente, chiediamo al Governo, sperando che accetti almeno gli ordini del giorno: per favore, rispettate i diritti fondamentali dell'uomo e, per favore, mettete i soldi dove togliete gli SPRAR, per fare in modo che queste persone non vengano lasciate, che ci sia una politica di integrazione, una politica di sicurezza e sicurezza non è solo per chi accoglie, è anche per chi è accolto: un Paese sicuro è un Paese in cui la criminalità organizzata ha meno forza, e un Paese in cui la criminalità organizzata ha meno forza è un Paese più sicuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Carnevali ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/125.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, signora Presidente e Governo. Noi arriviamo a questo decreto, voi arrivate a questo decreto con due fallimenti, a mio giudizio, molto importanti: il primo è il fallimento della conferenza sulla Libia, con un bel nulla di fatto, e il secondo fallimento è quello che ha, di fatto, reso possibile nessuna modifica del Trattato di Dublino, perché dopo aver fatto fare una bella passeggiata ad Orbán, a Milano, dove peraltro avete avuto una bella piazza che vi ha risposto per far vedere cos'era la contrarietà a quella scelta, soprattutto i Paesi del Visegrád vi hanno detto - una bella risposta che vi hanno mandato al mittente -: non c'era nessuna disponibilità, soprattutto dei Paesi vostri amici, a fare una modifica di tanto così del sistema per potere modificare il Trattato di Dublino.

Ma c'è ancora di più in quello che è avvenuto: che voi, in realtà, il sistema SPRAR non l'avete modificato con questo provvedimento, l'avete iniziato prima e l'avete fatto scientemente - l'ha fatto il Ministro - quando avete bloccato, a settembre, il bando al quale hanno partecipato i comuni, che lo fanno in modo volontario, col quale, peraltro, hanno sottoscritti i contratti con i lavoratori, hanno preso gli alloggi; avete fatto in modo che quella che era una prassi, peraltro scelta nel nostro ordinamento, non si realizzasse. E avete tolto una parte di quei finanziamenti - e lo vedremo nella legge di bilancio - perché servono, molto probabilmente, a qualcos'altro.

Il punto vero è proprio questo, guardate, io sono bergamasca, penso che lo sappiano molti, qui, io me li ricordo quando i sindaci o attuali parlamentari, in particolare, venivano ad aizzare le piazze, venivano ad occupare le strade e le rotatorie sulle nostre strade lombarde, perché c'erano dei centri grandi di accoglienza e, naturalmente, i sindaci, soprattutto i leghisti, non erano favorevoli a questa modalità di accoglienza.

Il risultato, invece, è una palese, palese impossibilità, perché voi dite che adesso i CAS verranno realizzati con la disponibilità da parte dei sindaci; vorrò vederne uno dei sindaci leghisti disponibile ad accogliere i centri di accoglienza prefettizi. La realtà è che questa cosa non avverrà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), la realtà è che voi, da un lato, avete chiuso il sistema SPRAR, che era un sistema che aveva il controllo da parte dei sindaci, e in cambio che cosa dite loro? Dite loro che il problema lo allontanate dal centro, ma rimane un problema che rimane alle periferie, a loro, ai sindaci. E con che cosa lo risolvete? Qual è lo strumento che date loro? Un bel Daspo urbano in cui i sindaci li sposteranno da quartiere a quartiere e poi c'è un confine che è sempre più confine e trasporteremo queste persone ai sindaci di un altro comune, con il risultato che il problema non si risolverà. Questo è il problema. La questione avverrà, è questo che accadrà. E non è un caso che avete trovato l'ANCI, avete trovato l'indisponibilità dei sindaci, anche dei sindaci che non sono del Partito Democratico, che vi hanno chiesto di trovare delle modalità per porre degli elementi correttivi, perché quello che accadrà - e noi lo sappiamo - sarà semplicemente l'ingrossamento delle condizioni di irregolarità, volutamente e scientemente voluto proprio da chi, con le magliette e con la volontà di fare i federalisti, sono quelli che vorrebbero dimostrare soprattutto di essere dalla parte dei comuni.

Ma ci sono altri due temi che voglio affrontare in questo breve intervento, che riguarda soprattutto l'ordine del giorno e che dice di fare in modo che tra sei mesi andiamo a valutare quali sono gli effetti e, magari, valutiamo anche le cose positive - ed ho chiuso - che abbiamo in alcuni territori, ne abbiamo già parlato, l'Accademia per l'integrazione di Bergamo. Credo che questo sia uno degli esperimenti migliori che sta avvenendo su questo territorio, sì, lo è; forse non è la piattaforma di Rousseau, ma è Google.org, Change.org, questo non serve a nessuno. Ecco, utilizziamo esperienze come queste, che dimostrano che quando si mette in campo un accordo con Confindustria, con le cooperative, un obbligo di formazione, di certificazione, di integrazione vera, facciamo un investimento delle risorse per avere nuovi cittadini, che potranno essere poi risorse anche per il nostro territorio.

Chiudo su un'ultima cosa: ve lo respingeranno, perché il Daspo che avete pensato di mettere in sanità non potrà essere applicato, non solo per incostituzionalità, noi abbiamo l'obbligo di dover curare le persone che si rivolgono ai nostri pronto soccorso, e questo voi lo sapete. Il risultato è che, con questo provvedimento, anche i diritti fondamentali come quelli alla salute non vengono riconosciuti da questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Fassino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/134.

PIERO FASSINO (PD). Grazie, signor Presidente. Ancorché i banchi della maggioranza non vedano una grande partecipazione, noi non rinunciamo alla discussione perché pensiamo che questi temi abbia una straordinaria importanza e ci auguriamo che in ogni caso possano essere ascoltate le nostre ragioni. Mi rivolgo, in particolare, tramite lei, al sottosegretario Molteni, che è stato anche amministratore locale, nel comune di Cantù, se non sbaglio.

Ebbene, aver deciso di liquidare lo SPRAR è prima di tutto una misura che offende e penalizza gli amministratori locali e i comuni e le comunità che questi amministratori amministrano, perché vede, siccome io ho fatto il sindaco, oltre che il presidente dell'ANCI, conosco bene come è stata gestita in questi anni la vicenda degli immigrati, attraverso due canali: il canale prefettizio e il canale SPRAR dei comuni.

Il canale prefettizio ha funzionato così: arrivava un barcone, sbarcavano, sotto l'incalzare degli sbarchi il Ministero dell'Interno distributiva, con quote aritmetiche, gli immigrati in giro per l'Italia, telegramma o telefonata al prefetto di Torino piuttosto che di Udine per dirgli: ti arrivano 200 migranti, 50 migranti, trova una soluzione, il prefetto naturalmente non poteva che fare questo, trovava la soluzione che trovava, se trovava qualche caserma vuota, qualche appartamento vuoto messo a disposizione da qualcuno, nella generalità dei casi locande a una o due stelle, le uniche che hanno dei posti letto vuoti, e una volta dati all'immigrato un letto e una chiave, per il prefetto e la prefettura il problema era risolto.

Differente è il sistema degli SPRAR, perché quando un sindaco accoglie degli immigrati, non solo trova loro una sistemazione, ma il giorno dopo mette a disposizione i servizi comunali per vedere che cosa far fare a questi migranti, mobilita tutte le risorse della comunità, dalle parrocchie alle associazioni di volontariato, determina una politica di integrazione. Liquidare lo SPRAR significa liquidare una politica di integrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, invece, potenziare un canale, il canale prefettizio, che si è dimostrato essere l'anello debole nella politica di accoglienza in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ed è particolarmente sorprendente che diventi difensore del meccanismo prefettizio un partito come la Lega, che ha sempre difeso l'autonomia degli enti locali e le prerogative dei sindaci nel governare le proprie comunità.

Non solo, ma voi in questo modo aggravate poi, con il vostro provvedimento, anche alcune situazioni specifiche: aggravate, in particolare, tutti coloro che sono in regime di protezione umanitaria perché abolendo la protezione umanitaria e riservandola soltanto a casi speciali, con una casistica assolutamente stretta, voi in nome della sicurezza determinerete una condizione di precarietà e di incertezza per 120 mila - 130 mila persone che oggi sono coperte da protezione umanitaria, illuderete gli italiani dicendo loro che siccome non hanno diritto alla protezione umanitaria li mandiamo a casa; ma 130 mila persone voi a casa non le mandate perché ne avete mandate fin qui alcune poche migliaia e niente di più, perché non avete gli accordi di riammissione in vigore con tutti i Paesi e perché, quando avete gli accordi di riammissione, dovete dimostrare, certificandola, la cittadinanza di quei migranti dei Paesi in cui li mandate. Quindi, è un'operazione complessa che non avete mai spiegato agli italiani, illudendoli che basta dire: “Li mandiamo a casa e li carichiamo su un aereo per risolvere il problema” ma non è così (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Diciamo che la proposta più originale la fece un parlamentare del suo movimento, la Lega, qualche anno fa, il collega Boso, che disse: “Li carichiamo su un aereo, li dotiamo di paracadute e poi li buttiamo giù”. Ecco questo non si può fare, come è noto: non si può fare questo! E siccome non si può fare ma invece bisogna portarli lì e certificare, voi 140 mila persone non le porterete. Però, togliete loro la protezione umanitaria, li mettete in una condizione di incertezza, di precarietà e di clandestinità, aggravando, per questa via, non solo l'insicurezza di queste persone ma anche l'insicurezza dei cittadini, perché l'illegalità e la clandestinità sono fattori che determinano insicurezza. Invece, voi dovreste avere, come un Governo responsabile fa, la preoccupazione di creare tutti gli elementi di certezza, per chi è qui ospite e per i cittadini italiani, tali da ridurre le paure e i rischi.

E infine - e ho finito, Presidente, solo un minuto; finisco subito - questa condizione…

PRESIDENTE. Deve concludere. È terminato il tempo a sua disposizione.

PIERO FASSINO (PD). …è particolarmente grave per i minori non accompagnati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e ne parleremo domani. Voi esponete a un rischio ancora più grave i minori non accompagnati, perché avete tolto quelle che erano misure di protezione e di accompagnamento per i minori non accompagnati. Si legga il testo. Domani ne parleremo in merito, quando porremo gli ordini del giorno al voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Verini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/128. L'onorevole Verini non è in Aula; quindi, si intende che vi abbia rinunciato.

L'onorevole Critelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/138.

FRANCESCO CRITELLI (PD). Grazie, Presidente. Ritengo che questo provvedimento sia un po' il simbolo di questi mesi di Governo. È un provvedimento dai titoli altisonanti, dalle conseguenze roboanti, dai facili applausi, dai festeggiamenti, una volta su un balcone, una volta con i palloncini in piazza, una volta con un selfie sui banchi di Montecitorio. Ma sotto questi festeggiamenti si nasconde il nulla, il vuoto, e questa è una delle caratteristiche principali del decreto che oggi è in esame qui alla Camera dei deputati perché, Presidente, come hanno detto molto bene i colleghi e le colleghe del gruppo del Partito Democratico che mi hanno preceduto, non c'è una sola riga, Presidente, nonostante i banchi vuoti del MoVimento 5 Stelle e quelli semivuoti ma un po' chiassosi della Lega, in questo provvedimento che sia capace di aumentare di una sola virgola la sicurezza dei cittadini del nostro Paese e non c'è nulla che dopo l'approvazione di questo provvedimento renderà un solo cittadino di un solo comune del nostro Paese, da nord a sud, più sicuro rispetto al giorno precedente.

Sono tante le motivazioni e tanti gli argomenti in discussione. Certo, potremmo ragionare, qui in quest'Aula, di quali siano veramente le priorità e le emergenze di un Paese infestato dalla mafia e dalla criminalità organizzata ma che questo Governo non ha il coraggio di ammettere e di riconoscere come una delle priorità assolute per renderci veramente liberi. Infatti, si può discutere di tante cose ma fin quando noi vivremo in un Paese in cui tantissime parti di territorio, da nord a sud, non sono libere, in cui in tantissime parti della nostra Italia chi ha un esercizio commerciale, chi cerca di sviluppare impresa e chi cerca di vivere secondo il concetto di diritto si trova, invece, a dover abbassare la testa, allora noi non potremo affermare di vivere in un territorio sicuro e veramente libero. E sono tante le caratteristiche di questo provvedimento che noi avremmo voluto discutere e mettere in discussione se non ci fosse stata una vera e propria violenza politica, come hanno detto bene alcuni miei colleghi, verso questi imbarazzanti banchi vuoti del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Io capisco, capisco la paura dopo l'esito del voto segreto e, del resto, è bastato un primo piccolo ostacolo per vedere questa maggioranza andare sotto. Immaginiamoci, dunque, se qui fosse stata concessa la possibilità a quei diciotto colleghi e colleghe del MoVimento 5 Stelle di esprimere il loro punto di vista sugli emendamenti che avrebbero voluto presentare, sugli ordini del giorno che avrebbero voluto portare al dibattito libero di quest'Aula e, magari, avremmo trovato anche - pensi un po', Presidente - degli elementi di convergenza per modificare questo provvedimento. E invece no! E invece assistiamo al solito blitz mediatico di chi viene in Aula, si fa due foto e poi va a fare dichiarazioni davanti ai giornalisti dicendo che il Parlamento è centrale, subito dopo averlo violentato nell'esercizio delle sue funzioni.

E, allora, noi cerchiamo di capire che cosa c'è scritto in questo provvedimento e non c'è scritto nulla se non - se non! - un aggravio pesante di quella che è la gestione dell'integrazione nei nostri territori, se non una marcia in avanti per poi farne due indietro, se non una negazione, per esempio, di alcuni provvedimenti che erano stati adottati anni fa su cui, però, poi si pensa e si dà la facoltà al Ministero dell'interno di poter intervenire per modificare, forse perché è tanto l'imbarazzo di chi ha scritto le righe di questo provvedimento. Ma, allora, noi lo diremo e continueremo a dirlo con ancora più forza nella giornata di domani perché il gruppo del Partito Democratico, a differenza delle forze di maggioranza, quando si discute della vita concreta delle persone e dei nostri cittadini - e concludo, Presidente - sta in Aula e combatte ordine del giorno per ordine del giorno e non ci stancheremo di ripetere e affermare con forza il nostro punto di vista.

Ma in quei territori - e anche nella mia regione, in Emilia-Romagna - con il mio ordine del giorno n. 9/1346/138 chiedo che si possa tenere conto di quell'esperienza. Quei cittadini che hanno votato per la Lega perché sono impauriti oggi hanno capito chiaramente che c'è una forza politica che non vuole liberare l'Italia dalla paura del diverso ma la vuole tenere prigioniera perché fin quando questo Paese vivrà sotto l'effetto della paura una forza politica avrà dei voti, ma se noi rendessimo veramente i nostri cittadini liberi allora l'esito elettorale probabilmente sarebbe diverso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Morani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/133 (Commenti). Colleghi! Prego.

ALESSIA MORANI (PD). Grazie, Presidente. Dispiace parlare in quest'Aula vuota dove si discute di un decreto che getterà il Paese nel caos…

PRESIDENTE. Chiedo, però, al sottosegretario Molteni di restare ai banchi del Governo. Prego.

ALESSIA MORANI (PD). …e dispiace vedere proprio tra i banchi del Governo l'assenza del ministro Salvini. Non so, Presidente, se è andato a fare la formazione alla partita che questa sera si gioca allo stadio oppure se è a cercare i 49 milioni rubati agli italiani che dovrebbero essere restituiti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Mi dispiace: la verità fa sempre male, però così sentenzia la corte d'appello.

PRESIDENTE. Colleghi.

ALESSIA MORANI (PD). Dopodiché, il tema del mio ordine del giorno…

PRESIDENTE. Colleghi!

ALESSIA MORANI (PD). I colleghi della Lega si arrabbiano perché se uno dice la verità, che la Lega ha rubato 49 milioni, si arrabbiano. Però, si devono semplicemente arrendere alla magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Colleghi, l'onorevole Morani ha il diritto di esprimere liberamente il suo pensiero esattamente come l'avete voi. Prego.

ALESSIA MORANI (PD). Dopodiché, Presidente, stavo cercando di dire che nel mio ordine del giorno cerco di cogliere il grido di dolore di molte associazioni che in Italia si occupano di migrazioni. Proverò a fare l'elenco di queste associazioni. Sono la Comunità di Sant'Egidio, il Centro Astalli, l'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, la Caritas italiana, la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, la Tavola Valdese, la Casa della Carità di Milano, la Fondazione Migrantes. Queste sono tutte associazioni che hanno chiesto a questo Parlamento di farsi carico del fatto che con la modifica delle protezioni umanitarie 140 mila persone saranno sbattute in mezzo alla strada, senza nessuna tutela e senza nessuna protezione.

Le associazioni che si occupano di migranti hanno fatto quest'appello perché in questo decreto, che contiene delle mostruosità, da un punto di vista umano e giuridico, queste persone si troveranno, in breve tempo, di qui ai prossimi mesi - l'Ispi ci dice che nel 2019 saranno 66 mila persone - ad essere, purtroppo, vicine, per la condizione di marginalità in cui si troveranno, a quella che loro vorrebbero combattere, quella che la Lega vorrebbe combattere e che si chiama criminalità.

Gettare queste persone in mezzo alla strada significa anche dire che non c'è un'idea su quella che è la politica dell'immigrazione, in questo Paese, perché dopo che il Ministro Minniti al 1° di giugno di quest'anno aveva fatto diminuire gli sbarchi del 77,7 per cento, dati del Viminale, ora, c'erano tutte le condizioni per poter creare una vera integrazione in questo Paese. Si è scelta un'altra strada, si è scelta la strada del caos in maniera scientifica, in maniera consapevole, per l'incapacità del Governo di fare accordi in Europa; a giugno sono tornati dicendoci che avevano fatto dei grandi accordi, dove però purtroppo questi accordi consistevano in un arretramento importante, soprattutto per quello che ha riguardato le ricollocazioni volontarie, ricorderei a tutti quanti che con il nostro Governo, con i nostri Governi, sono state quasi 13 mila le ricollocazioni in Europa, e con questo Governo siamo a zero, perché hanno scelto la strada dell'isolamento, hanno scelto la strada di Visegrád (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), di quei Paesi che gli hanno chiuso la porta in faccia e che non hanno preso neanche un richiedente asilo, e che hanno scelto anche la strada di non dare una mano all'Italia, perché la strada della non modifica del Trattato di Dublino significa dire al Paese che non c'è nessun tipo di volontà di cambiare le regole che fino ad oggi hanno, purtroppo, causato tanti guai a questo Paese; quei guai che derivano da un Governo, sempre sostenuto dalla Lega, che però era presieduto da Berlusconi, che ha firmato per la prima volta quel Trattato di Dublino che tanti danni ha fatto a questo Paese.

E, allora, queste 140 mila persone che si troveranno purtroppo in mezzo alla strada a ingrossare le fila, nei parchi, nelle stazioni, di tutte quelle situazioni di marginalità che denunciamo da tempo, non potranno neanche essere rimpatriate, perché è di questi giorni la notizia che il Ministro dell'interno, il Ministro Salvini non è in grado neppure di fare i bandi per i rimpatri volontari, perché quei bandi sono così miseri che nessuna associazione vi partecipa e anche le espulsioni sono ferme, perché gli ultimi dati che abbiamo certificano che questo Governo è incapace anche di fare le espulsioni.

Per cui, raccogliendo l'appello di queste associazioni, io chiedo al Governo quanto meno di farsi carico di queste 140 mila persone, perché questo decreto, che si chiama sicurezza, causerà, purtroppo, invece, tanta insicurezza tra i nostri cittadini. Per cui, prima di scrivere norme di questo tipo, bisognerebbe avere anche contezza di quali sono gli effetti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Bruno Bossio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/122.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Signora Presidente, onorevoli colleghi, io credo che avendo ormai, evidentemente, abdicato alla capacità di rispondere alle promesse elettorali, proprio stamattina, è stato bocciato un emendamento che riduceva le accise sui carburanti, quello che Salvini aveva detto che si sarebbe approvato al primo Consiglio dei ministri, non si non volute ridurre le auto blu, cosa che serviva a finanziare, appunto, la diminuzione delle accise, allora si usa quest'arma di distrazione di massa che sono le vite umane di centinaia di migliaia di migranti (Una voce dai banchi del gruppo Lega-Salvini Premier: “Poverini”), quelli che, sì, poverini, poverini! Tutte le vite umane hanno bisogno di rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Certo, lo so che a voi piacerebbe affogarli e ci siete anche riusciti, perché mai come quest'anno sono morte migliaia di persone nel Mediterraneo!

PRESIDENTE. Collega, collega Bruno Bossio, intanto, si rivolga alla Presidenza.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Chiedo scusa, chiedo scusa…

PRESIDENTE. Colleghi, sto presiedendo io. Quando presiedete quest'Aula, poi regolerete voi i lavori. E, soprattutto, non utilizzi insinuazioni atte ad offendere, utilizzi un linguaggio consono a quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Era una risposta, signora Presidente, al rumore che sentivo dall'altra parte, perché credo che io possa esprimere la mia opinione senza essere interrotta da rumori. Comunque, accetto la sua indicazione e proseguo parlando, quindi, di quest'arma di distrazione di massa di un decreto che dice di voler affrontare il problema della sicurezza insieme al problema dell'immigrazione, come se l'ordine pubblico, in questo Paese, si risolvesse semplicemente con il problema degli immigrati e come se, soprattutto, con questo decreto, la questione degli immigrati fosse effettivamente risolta.

Infatti, la questione degli sbarchi è stata risolta o almeno è stata diminuita, ma, oggi, c'è un problema che aveva davanti questo Ministro dell'interno: affrontare la questione degli irregolari. Questa questione degli irregolari, non solo non viene affrontata, ma, sostanzialmente, si adottano delle misure che, dice l'Ispi, aumenteranno gli irregolari nei prossimi anni, nei prossimi due anni di almeno 140 mila persone. L'hanno detto chiaramente l'onorevole Fassino e gli altri colleghi, non affrontare la questione della presenza irregolare in questo Paese, significa aumentare la clandestinità, significa aumentare l'insicurezza e lasciare gli immigrati nei CAS e nei CARA, magari con le infiltrazioni mafiose, smantellare il sistema dello Sprar significa aumentare l'insicurezza dei cittadini italiani.

Ecco l'arma di distrazione di massa, così come non diminuirete le accise sui carburanti, non sarete in grado di garantire la sicurezza in questo Paese, perché aumenterete soltanto la paura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, allora, noi chiediamo che ci sia un atto di riflessione sul fatto che, forse, la cosa migliore è proprio fare emergere - e questo è l'ordine del giorno che domani presenterò più compiutamente - fino in fondo gli elementi di invisibilità e su questa, invece, invisibilità, costruire la possibilità di dare a tutti quelli che naturalmente sono in grado anche di avere un contratto di lavoro la possibilità di un'emersione dalla clandestinità. Solo così chiuderemo quelle realtà di lavoro nero in agricoltura, quelle realtà come la casa degli orrori di San Lorenzo, quelle realtà come la baraccopoli di San Ferdinando. Ripensateci se avete ancora a cuore il futuro di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Schirò ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/59.

ANGELA SCHIRO' (PD). Presidente, abbiamo presentato questo ordine del giorno per chiedere al Governo di rivedere i termini di definizione dei procedimenti relativi alla richiesta di cittadinanza italiana per matrimonio che il provvedimento in discussione ha portato a 48 mesi rispetto ai 24 mesi previsti dalla legge n. 91 del 1992, articoli 5 e 9.

Pur consapevoli delle difficoltà organizzative e gestionali che vive da tempo la nostra amministrazione pubblica, crediamo che questa richiesta sia opportuna, soprattutto, per rispondere concretamente alle attese di un numero non limitato di cittadini. L'Italia è un Paese di immigrazione, lo sappiamo tutti; in questi ultimi dieci anni, tuttavia, i flussi migratori verso l'estero sono ripresi in maniera continua e consistente, con numeri drammaticamente importanti. Nello stesso tempo, il nostro Paese ha visto la stabilizzazione dei flussi migratori in entrata e della popolazione migrante di seconda generazione.

Ebbene, una delle conseguenze della stabilizzazione delle popolazioni migranti, sia in Italia che nei Paesi di insediamento della nostra emigrazione, è quella di avere fatto aumentare il numero dei matrimoni misti. Il costituirsi di famiglie miste pone, come possiamo immaginarci, peculiari sfide nel legame di coppia, nel rapporto con le famiglie d'origine e nell'educazione e crescita dei figli e rappresenta, nel contempo, il luogo di massima espressione dell'integrazione e dell'incontro tra una cultura migrante e quella ospitante.

Pertanto, l'allungamento ulteriore dei tempi di definizione delle richieste di cittadinanza per matrimonio crea una situazione di precarietà e di disagio nella vita dei cittadini italiani sposati con cittadini stranieri e delle loro famiglie.

Vorrei ricordare in particolare il rilievo che tale questione sta avendo sulle famiglie costituite da coppie italo-britanniche, che in questi giorni non mancano di rivolgerci i loro appelli accorati e le loro indignazioni per il protrarsi dei tempi, già lunghissimi rispetto ad altri Paesi. Per questo, Presidente, esorto il Governo a considerare l'opportunità di riportare a 24 mesi la definizione dei procedimenti di acquisto della cittadinanza per matrimonio, consentendo ai cittadini interessati e alle loro famiglie di recuperare la fiducia e la tranquillità necessaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Lacarra ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/95.

MARCO LACARRA (PD). Signora Presidente, membri del Governo, sono qui desolatamente solo fra i banchi che dovrebbero ospitare i colleghi del MoVimento 5 Stelle, ma che vedo deserti e rappresentano una raffigurazione plastica di quello che è accaduto negli ultimi giorni, cioè il famoso contratto di Governo: tu dai una cosa a me e io do una cosa a te (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Abbiamo approvato qualche giorno fa la prescrizione e fra i banchi della Lega non è che ci fosse tutta questa presenza; stasera, invece, come contropartita, siamo qui per approvare il “decreto sicurezza” e, guarda caso, non c'è nessuno del MoVimento 5 Stelle. Devo dire, però, che fra i due il più furbo è Salvini, che ha incassato subito, mentre, invece, Di Maio dovrà aspettare ancora un anno prima di vedere approvato, o meglio, reso esecutivo il suo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ora, in questi primi mesi di noviziato, signor Presidente, mi sono appassionato nello studio della tecnica legislativa che viene presentata a quest'Aula, e devo dire che presenta una connotazione ricorrente, che è quella di individuare delle parole chiave per ogni provvedimento che viene portato in Aula, tra l'altro quasi sempre con decreto, e in questo vorrei ricordare il roboante proclama del Presidente Fico, al momento del suo insediamento, quando diceva: finalmente sarà recuperata la centralità di quest'Aula, basta con i decreti. Ma mi pare che, invece, se ne stia facendo anche fin troppo abuso. Dicevo la parola chiave, quella che suscita passione, quelle parole un po' ruffiane che appassionano la gente. E, allora, abbiamo approvato il “decreto dignità”, abbiamo approvato il decreto “spazza corrotti”, salvo poi verificare che all'interno dei provvedimenti il contenuto della norma parla di tutt'altro rispetto alla dignità. Nel provvedimento in questione si parla di perdita di posti di lavoro, nello “spazza corrotti” si parla di partiti, nel “decreto sicurezza” adesso andremo a vedere di che cosa si parla. Probabilmente ci aspettiamo adesso un “decreto ricchezza” e un “decreto felicità”, poi magari un “decreto mamma”, un “decreto papà”; queste parole che, insomma, ci ispirano al sorriso, che ci fanno essere un po' più teneri e più felici. In realtà, nulla di tutto questo, i provvedimenti mal celano un modo cialtronesco di porre i problemi e di provare a risolverli.

In particolare, le dichiarazioni del Ministro Salvini, che afferma che in questo decreto ci sarebbe tranquillità - lo leggo, perché, francamente, è un elenco interessante -, ordine, regole e serenità. Bene, andando ad analizzare ciascun sostantivo che viene utilizzato, mi pare di poter dire che di tranquillità non si possa parlare, se è vero come è vero che noi avremo tante persone che fino ad oggi avevano una tutela giuridica e non l'avranno più, e, come è stato detto in maniera assolutamente compiuta e approfondita da chi mi ha preceduto, dai colleghi che mi hanno preceduto, saranno privi di tutela giuridica, e quindi avranno ovviamente la necessità di reagire a una situazione di assoluta non copertura giuridica.

Dall'altro lato, avremo un pericolo anche e soprattutto per i nostri cittadini italiani, che si troveranno a confrontarsi con persone che non hanno cittadinanza, che non hanno nulla, che avvieranno un mare di contenzioso, che, come ha detto il collega Fassino, non potranno certo essere rimpatriati; è una favoletta che viene raccontata agli italiani, ma che non ha nessun fondamento sostanziale. E allora ci troviamo di fronte, quindi, a un provvedimento insulso, come sempre di facciata, uno slogan. Relativamente all'ordine del giorno che ho sottoscritto, che è il n. 95, mi premuro di provare a trovare delle soluzioni che possano tutelare non solo coloro che si troveranno, come ha detto il collega Fiano, come ectoplasmi in giro per il nostro Paese, e dall'altro lato, però, di tutelare anche gli italiani che dovranno confrontarsi con una realtà nuova di persone che vagano senza patria, senza destino e, soprattutto, senza futuro. Credo che questo ordine del giorno miri proprio ad ottenere questo risultato, ma vedo che comunque c'è scarso interesse da parte del Governo, per cui ritengo che assai difficilmente verrà preso in considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Pellicani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/123.

NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, signor Presidente. Oggi la maggioranza, ponendo il voto di fiducia sul “decreto sicurezza”, nonostante possa contare su un'ampia maggioranza, ha messo in evidenza tutta la sua fragilità, tutta la sua inconsistenza, tutte le sue divisioni interne, che cominciano ad emergere. Ma tra le tante bestialità che contiene questo provvedimento, che calpesta i diritti fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione, che sono destinate a generare gravi conseguenze in tutto il Paese, voglio ricordare alcune misure, a partire dall'abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari che coinvolgerà migliaia e migliaia di persone in carne ed ossa che si trasformeranno in fantasmi senza diritti. Una misura che porterà soprattutto all'aumento del numero di stranieri irregolari che non potranno essere rimpatriati, che i comuni non avranno risorse e strumenti per accogliere.

Secondo una stima dell'ISPI, a causa dell'abolizione della protezione umanitaria, nel 2020 saranno 60 mila i nuovi migranti irregolari, e questa è una delle bestialità contenute da questo decreto. Ma voglio ricordare anche un'altra questione, la possibilità di vendere i beni confiscati ai criminali anche ai privati. Voglio ricordare che questa norma è stata introdotta nel 1982 e c'è chi ha pagato con la vita l'approvazione di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Penso a Pio La Torre, assassinato dalla mafia perché ha previsto e ideato questa misura e questo provvedimento, che oggi coinvolge quasi ottocento associazioni, cooperative sociali, diocesi, parrocchie, gruppi di scout. E adesso c'è il rischio non solo che questi beni vengano svalutati, ma che vengano ricomprati dalle stesse associazioni criminali, dalla stessa mafia, attraverso prestanome, intermediari e faccendieri. Signor Presidente, il decreto, figlio della propaganda, creerà più ingiustizie e renderà i cittadini, in particolare nelle grandi città, più insicuri, perché non c'è nulla per la sicurezza delle città in questo provvedimento. E vengo all'ordine del giorno n. 123, che ho presentato, che riguarda il tema della sicurezza nella mia città, Venezia, una città ad altissima densità turistica. Ogni anno vengono a Venezia circa 30 milioni di turisti, che si aggiungono ai residenti, e, purtroppo, nonostante i tanti annunci fatti dal Governo e dall'amministrazione comunale di centrodestra, continuano a registrarsi carenze in termine di mezzi e personale delle forze dell'ordine in tutta la città metropolitana di Venezia.

Anche nell'ultimo rapporto pubblicato da Italia Oggi sulla qualità della vita nei principali capoluoghi italiani è emerso come Venezia sia precipitata al sessantaduesimo posto principalmente per l'aumento dei reati. Venezia detiene il triste primato dei borseggi, ma sono in aumento anche i furti, in particolare i furti negli appartamenti. Ma, per affrontare tutti questi temi, che stanno a cuore ai cittadini, agli abitanti di Venezia, delle grandi città, non è stato fatto niente, non c'è nulla in questo decreto; il decreto dell'insicurezza, che è destinato a creare solamente disagi e problemi e ad aggravare la situazione del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Pezzopane ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1346/68.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Presidente, con il mio ordine del giorno n. 9/1346/68 impegniamo il Governo, in una regione speciale che sta affrontando la difficile opera di ben due ricostruzioni, con i cantieri gremiti di lavoratori di ogni Paese e di ogni colore, ad intervenire, a curare gli uffici e l'istituzione di nuove sezioni. Sì, perché con questo decreto-legge voi raggiungerete un risultato veramente allucinante, grave e difficile da sopportare: anche in quelle realtà grandi esempi di integrazione, voi sortirete l'effetto di uno scardinamento di realtà virtuose. Sì, perché con questo decreto-legge non colpite i problemi veri: no, quelli li lasciate scorrere. Avevate in realtà bisogno, in tempi di spread, di una coccarda razzista per parlare alla pancia addolorata del Paese, che cerca magari ai propri dolori il colpevole facile.

È un decreto-legge illiberale, è un decreto-legge razzista, perché create irregolarità e non gestite le immigrazioni. Come ha detto il CSM, definite un limbo giuridico, anzi non definite giuridicamente delle persone che diventano fantasmi: erano persone, ora saranno fantasmi; e nelle città smantellate gli SPRAR, con l'illusione magari di rimandare queste persone nei loro Paesi, ma non avete ha fatto gli accordi per i rimpatri.

Questo è un decreto-legge propaganda, questo è il decreto-legge che ricorderemo come decreto-legge discusso e poi approvato nel giorno delle ruspe, le ruspe che servono a cancellare il furto di 49 milioni fatto agli italiani: è in quello stesso giorno in cui si reitera la condanna, che Salvini prende la ruspa. Ma non riuscirete a nascondere la verità delle cose; e Salvini con la ruspa porta sì a casa un risultato, che ha però un respiro corto.

Del MoVimento 5 Stelle ormai non ci stupisce più niente: non ci stupisce nemmeno questo Ministro Di Maio, ministro ormai del lavoro nero: nero, nero come il carbone. Non stupisce che vengano zittiti nel MoVimento 5 Stelle quei pochi che con gli emendamenti avevano pur provato a ragionare. La senatrice Nugnes dice, rivolta ai suoi colleghi: ma cosa avremmo fatto noi solo pochi mesi fa con queste norme? Non avreste fatto niente, magari avreste occupato i banchi del Governo, avreste urlato contro il Partito Democratico; ma Dieni invece smonta subito questa ipotesi, dice “noi convinti e coerenti”. Perché la verità, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle (Commenti)

PRESIDENTE. Colleghi!

STEFANIA PEZZOPANE (PD). …è che avete perso l'innocenza, ma che ne avevate poca di innocenza, e pelosa evidentemente, se l'avete persa in così poco tempo, per un così piccolo piatto di lenticchie. State a capo chino, mentre Salvini passa su di voi con le ruspe. Avete voluto una fiducia senza ostruzionismo, chiudete gli occhi sull'infanzia negata: quelli sono bambini, sono nati, sono vivi, sono in carne e ossa, ma a voi non interessa, dovete urlare al mostro. E non vi permettete nei dibattiti e nelle parole che abbiamo ascoltato di far riferimento continuamente, ossessivamente al corpo delle donne violate: ricordatevelo sempre, che la stragrande maggioranza delle donne violate, violentate e uccise lo sono da uomini purtroppo italianissimi, padri spesso, mariti, fidanzati di quelle donne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Per concludere, vi dico che la sicurezza va coniugata con la libertà, l'inclusione, l'integrazione e i valori, e questo è un decreto-legge razzista. Diceva Primo Levi: “Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia”. Io sento tanto, nelle parole che ho ascoltato e in questo decreto-legge, questa infezione maledetta che serpeggia ancora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, il gruppo del Partito Democratico, come conseguenza della scelta del Governo di richiedere la fiducia, conseguenza che ha portato all'impossibilità di esprimere una normale dialettica e un approfondimento delle nostre proposte, ha ritenuto di dover presentare una serie di ordini del giorno: proprio per consentire che, nel quadro degli strumenti che il Regolamento ci consente, il Paese possa sapere, possa conoscere che vi è un'altra opinione rispetto all'indicazione che questo Governo ha ritenuto di dover tradurre, e soprattutto che in queste Aule vi è chi combatte per sostenere idee, passioni, valori nei quali crediamo profondamente. Il Presidente Fico, la Presidenza ci ha avanzato una proposta sull'ordine dei lavori e noi, nel quadro di una rispettosa dialettica e una rispettosa attenzione nei confronti della Presidenza, riteniamo di dovere accettare questa proposta.

Chiedo quindi ai colleghi che sono ancora iscritti a questa discussione di poter addivenire all'ipotesi di aggiornare i lavori, e conseguentemente di non consentire più l'iscrizione dei molti colleghi del nostro gruppo che sono ancora iscritti, proprio per consentire di venire incontro alla proposta che la Presidenza ci ha fatto. Ciò non ci esime dal dover portare avanti questa nostra volontà, nella giornata di domani, di proseguire nella discussione, secondo quanto i regolamenti naturalmente ci consentiranno, perché sia chiaro di fronte al Paese chi ha la responsabilità di aver voluto tarpare una discussione, e chi vuole invece portare avanti una battaglia che non è solo di testimonianza, ma è la volontà di rimarcare una netta distanza dal punto di vista dei contenuti di questo strumento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Borghi, prendo atto, se ho ben compreso, che non vi sono più iscritti a parlare.

Interrompiamo quindi a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 9,30, con il parere da parte del rappresentante del Governo sugli ordini del giorno presentati.

Modifica nell'affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare Lega-Salvini Premier ha reso noto che, in sostituzione della deputata Giulia Zanotelli, alla deputata Simona Bordonali è stato affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

PRESIDENTE. Comunico che in data 26 novembre 2018 il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, la senatrice Antonella Faggi in sostituzione del senatore Paolo Tosato, dimissionario.

Sostituzione di un senatore componente della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'Iniziativa Centro Europea.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'INCE il senatore Luca Ciriani, in sostituzione del senatore Giovanbattista Fazzolari, dimissionario.

Designazione dei componenti della Commissione consultiva per la concessione di ricompense al valore e al merito civile.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha designato il deputato Francesco Forciniti quale componente della Commissione consultiva per la concessione di ricompense al valore e al merito civile, istituita ai sensi dell'articolo 7 della legge 2 gennaio 1958, n. 13, presso il Ministero dell'interno.

Il Presidente del Senato della Repubblica ha designato quale componente della stessa Commissione il senatore Francesco Maria Giro.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Questa sera farò tardi nel ritornare a casa da mia sorella e dalla mia mamma di 104 anni il 1° marzo prossimo (Applausi). Il 1° marzo prossimo, ripeto, con l'aiuto del buon Dio.

Però è molto più in ritardo l'Istituto nazionale della previdenza sociale (parlerò di pensionati questa sera), il quale è in grave ritardo nell'inviare a tutti i pensionati i modelli che devono essere compilati per continuare a riscuotere le pensioni di invalidità civili, le indennità di accompagnamento, gli assegni familiari, dichiarazioni che debbono essere compilate entro il 28 febbraio dell'anno prossimo, e se non vengono compilate in tempo perderanno le loro pensioni L'oramai famoso presidente dell'INPS, Boeri, e il più famoso Vice Primo Ministro sono stati prontissimi a preparare le tessere per il reddito di cittadinanza, ma quando si tratta di inviare questi moduli la macchina ha dei granelli che le rendono impossibile girare come si deve. Mi auguro che, tramite lei, ascoltino questa mia dichiarazione e provvedano al più presto a inviare ai pensionati i modelli ICRIC/ICLAV/ACC AS-PS e via discorrendo. Viva i pensionati! Pensionati, all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, un gruppo di genitori della mia città, Verona, e più precisamente del quartiere Borgo Roma, un quartiere molto popoloso, mi sta segnalando, da qualche settimana, che in un importante comprensorio scolastico della zona non si stanno organizzando né le rituali recite natalizie né quelle per le festività di Santa Lucia. Santa Lucia è, come ben sapete, la protettrice della vista, è una festività antichissima, e anche a Verona si festeggia quasi come il Santo Natale. Capisco che chi ricopre incarichi di grande responsabilità, come i dirigenti scolastici, quindi i presidi, ha a che fare con una serie infinita di leggi e circolari da rispettare e far rispettare, ma dovrebbero anche essere i primi custodi dei nostri usi, delle nostre tradizioni, della nostra storia e della nostra cultura; non capiamo, quindi, perché in questo comprensorio scolastico invece succeda esattamente il contrario. Non voglio nemmeno pensare che, come si vocifera, si nascondano le nostre radici per rispetto nei confronti di quelli che arrivano dall'altra parte del mondo e hanno ricorrenze da festeggiare ben diverse delle nostre. Allora vogliamo capire perché niente alberi di Natale, niente presepi, niente cori di bambini, niente addobbi. Ma che roba è questa? Per quanto ci riguarda, è una situazione incomprensibile e poco chiara, che sarà portata all'attenzione delle autorità della nostra città, quindi al signor prefetto, al sindaco, al presidente della provincia, al provveditore degli studi di Verona e, naturalmente, a sua eccellenza il vescovo della nostra città.

La nostra società è fondata su importanti valori, usi, costumi e tradizioni; valori che non devono mai mancare, che ci sono stati insegnati dei nostri giorni e dai nostri genitori; valori che noi non dobbiamo mai dimenticare e che abbiamo il dovere e il diritto di trasmettere ai nostri figli; valori che sono il pilastro portante della nostra società, veronese, veneta e italiana. Grazie della vostra attenzione e buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Signora Presidente, 250 mila elettori sardi residenti nei comuni di Cagliari, Quartu Sant'Elena, Burcei, Maracalagonis, Monserrato, Quartucciu, Sinnai e Villasimius rischiano di essere chiamati a votare per ben due volte nell'arco di poco più di un mese: una prima volta il 20 gennaio 2019, per assegnare il collegio uninominale della Camera rimasto vacante dopo le dimissioni, accolte, di Andrea Mura; una seconda volta, in una data ancora non fissata, non oltre però il 24 febbraio, per le elezioni regionali sarde. Apprendiamo che il Governo ha fissato la data delle suppletive per la Camera, su proposta del Ministro dell'Interno, senza una previa, quanto opportuna interlocuzione con il presidente della regione Sardegna, sebbene fosse, e sia, al corrente della scadenza elettorale sarda, perché giusto qualche giorno fa il Ministro Salvini, anzi il capo politico della Lega, era in Sardegna a incoronare il suo candidato, per conto del centrodestra, alla presidenza della regione. Questa circostanza, ossia chiamare per due volte consecutive nel giro di un mese i sardi alle urne, rischia di incentivare la disaffezione dei cittadini, e rappresenta un costo, 2 milioni di euro, che noi riteniamo i sardi non debbano assolutamente farsi carico. Sono 2 milioni che potrebbero essere utilizzati per integrare - giusto per fare qualche esempio - i trattamenti di mobilità in deroga che scadono il 31 dicembre 2018 per gli operai Alcoa e per gli operai di Porto Torres; 2 milioni che sono 2.435 mesi di quel reddito di cittadinanza che la maggioranza ha promesso in campagna elettorale e che mi sembra ormai assodato non darà più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Per questo chiediamo al Governo che riveda la sua decisione e, attraverso un'interlocuzione con il presidente della regione Sardegna, provi a fissare un election day, quindi il medesimo giorno per svolgere le elezioni regionali e le elezioni suppletive per la Camera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 28 novembre 2018 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 840 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate (Approvato dal Senato). (C. 1346)

Relatori: BRESCIA, per la maggioranza; MIGLIORE, di minoranza.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 21,45.