XVIII LEGISLATURA
ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: DDL N. 1455 E ABB.
Ddl n. 1455 e abb. – Disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere
Tempo complessivo: 13 ore e 30 minuti, di cui:
• Discussione sulle linee generali: 6 ore;
• Seguito dell'esame: 7 ore e 30 minuti.
Discussione generale | Seguito dell'esame | |
Relatore | 20 minuti | 20 minuti |
Governo | 15 minuti | 20 minuti |
Richiami al Regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 1 ora | |
Interventi a titolo personale | 57 minuti |
1 ora e 4 minuti
(con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 18 minuti | 4 ore e 36 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 50 minuti | 59 minuti |
Lega – Salvini premier | 41 minuti | 43 minuti |
Partito Democratico | 37 minuti | 51 minuti |
Forza Italia – Berlusconi
presidente |
36 minuti | 49 minuti |
Fratelli d'Italia | 32 minuti | 28 minuti |
Liberi e Uguali | 31 minuti | 23 minuti |
Misto: | 31 minuti | 23 minuti |
Civica Popolare-AP-PSI-Area
Civica |
7 minuti | 5 minuti |
Minoranze Linguistiche | 7 minuti | 5 minuti |
Noi Con l'Italia-USEI | 7 minuti | 5 minuti |
+Europa-Centro Democratico | 5 minuti | 4 minuti |
MAIE-Movimento Associativo
Italiani all'Estero |
5 minuti | 4 minuti |
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli nella seduta del 26 marzo 2019.
Amitrano, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Borghese, Claudio Borghi, Braga, Brescia, Buffagni, Businarolo, Campana, Cancelleri, Carfagna, Castelli, Castiello, Cirielli, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Daga, Sabrina De Carlo, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frusone, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Licatini, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Parolo, Patassini, Perconti, Picchi, Polverini, Rampelli, Rixi, Rizzo, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Sangregorio, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Spessotto, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zóffili.
(Alla ripresa pomeridiana della seduta).
Amitrano, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Borghese, Claudio Borghi, Braga, Brescia, Buffagni, Businarolo, Campana, Cancelleri, Carfagna, Castelli, Castiello, Cirielli, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Daga, Sabrina De Carlo, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frusone, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Licatini, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Parolo, Patassini, Perconti, Picchi, Polverini, Rampelli, Rixi, Rizzo, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Sangregorio, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Spessotto, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zóffili.
Annunzio di proposte di legge.
In data 25 marzo 2019 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa dei deputati:
LATTANZIO e BERARDINI: «Introduzione dell'obbligo di emissione del biglietto digitale e del controllo elettronico degli accessi nei locali di capienza superiore a duecento persone in cui si svolgono pubblici spettacoli o intrattenimenti con ricambio di partecipanti» (1699).
Sarà stampata e distribuita.
Adesione di deputati a proposte di legge.
La proposta di legge VALLASCAS ed altri: «Disposizioni per promuovere la riqualificazione energetica e il rinnovo edilizio degli edifici» (693) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Berardini.
La proposta di legge TESTAMENTO ed altri: «Disposizioni per la pubblicità delle informazioni raccolte nelle attività di ricerca e scavo archeologico e istituzione del Portale unico della ricerca archeologica» (1112) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Marzana.
La proposta di legge TUZI ed altri: «Modifiche alla disciplina in materia di diritto allo studio universitario e di tasse e contributi universitari» (1211) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Marzana.
Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.
A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
I Commissione (Affari costituzionali):
CARETTA ed altri: «Modifica all'articolo 43 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, in materia di rilascio della licenza di portare armi» (1048) Parere delle Commissioni II e V.
III Commissione (Affari esteri):
«Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 marzo 2017» (1625) Parere delle Commissioni I, II, IV, V e X.
VII Commissione (Cultura):
CASCIELLO ed altri: «Disposizioni per la promozione della lettura mediante lo sviluppo delle biblioteche scolastiche e la concessione di agevolazioni fiscali per il commercio e l'acquisto di libri, nonché modifica dell'articolo 2 della legge 27 luglio 2011, n. 128, in materia di disciplina del prezzo dei libri» (1686) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), X, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
VIII Commissione (Ambiente):
BELOTTI ed altri: «Disposizioni per la manutenzione delle infrastrutture viarie e istituzione del libretto dell'infrastruttura» (1132) Parere delle Commissioni I, V, IX, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
IX Commissione (Trasporti):
LUCA DE CARLO: «Disposizioni concernenti l'identificazione e la disciplina degli ostacoli al volo, per la sicurezza dell'esercizio degli aeromobili ad ala rotante» (1316) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VIII, X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
XIII Commissione (Agricoltura):
D'INCÀ ed altri: «Istituzione della denominazione di “gelato artigianale di tradizione italiana” e disposizioni concernenti la sua produzione» (1306) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
L'ABBATE ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 23 maggio 2016, n. 103, concernenti le designazioni e definizioni degli oli di oliva e degli oli di sansa di oliva, della loro vendita e immissione in commercio e delle relative sanzioni» (1319) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
SANDRA SAVINO e MILANATO: «Disposizioni in favore delle imprese agricole danneggiate dall'infestazione della Halyomorpha halys» (1326) Parere delle Commissioni I, V, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Adesione di un deputato ad una proposta di modificazione al Regolamento.
La proposta di modificazione al regolamento, Doc. II, n. 7: «Articolo 14: sostituzione della denominazione Gruppo misto con quella di Gruppo composito», presentata dal deputato Schullian (annunziata nella seduta del 7 marzo 2019), è stata successivamente sottoscritta dal deputato LUPI.
Annunzio di sentenze della Corte costituzionale.
La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria le seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):
Sentenza n. 45 del 6 febbraio – 13 marzo 2019 (Doc. VII, n. 222),
con la quale:
dichiara non fondate, nei sensi di cui in motivazione, le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 19, comma 6-ter, della legge 7 agosto 1990, n. 241 (Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi), sollevate, in riferimento agli articoli 3, 11, 97, 117, primo comma – quest'ultimo in riferimento all'articolo 1 del Protocollo addizionale alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), firmata a Roma il 4 novembre 1950, ratificata e resa esecutiva con legge 4 agosto 1955, n. 848, e all'articolo 6, paragrafo 3, del Trattato sull'Unione europea (TUE), firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992, entrato in vigore il 1o novembre 1993 – e secondo comma, lettera m), della Costituzione, dal Tribunale amministrativo regionale per la Toscana:
alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive);
Sentenza n. 46 del 20 febbraio – 13 marzo 2019 (Doc. VII, n. 223),
con la quale:
dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 37, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020), proposta, in riferimento agli articoli 3, 97, 117, terzo comma, e 119 della Costituzione, dalla Regione Veneto;
dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 778, della legge n. 205 del 2017, proposta, in riferimento agli artt. 3, 5, 117, secondo comma, 119 e 120 della Costituzione, dalla Regione Veneto:
alla VI Commissione (Finanze);
Sentenza n. 50 del 4 dicembre 2018 – 15 marzo 2019 (Doc. VII, n. 225),
con la quale:
dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 80, comma 19, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2001)», sollevata, in riferimento agli articoli 3, 10, secondo comma, quest'ultimo in relazione all'articolo 14 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), firmata a Roma il 4 novembre 1950, ratificata e resa esecutiva con legge 4 agosto 1955, e 38 della Costituzione, dal Tribunale ordinario di Torino;
dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 80, comma 19, della legge n. 388 del 2000, sollevata, in riferimento agli articoli 3, 10, primo comma, e 117, primo comma, della Costituzione, quest'ultimo in relazione all'articolo 14 della CEDU, dal Tribunale ordinario di Bergamo:
alla XII Commissione (Affari sociali);
Sentenza n. 51 del 6 febbraio 2019 – 15 marzo 2019 (Doc. VII, n. 226),
con la quale:
dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, commi 687, secondo periodo, e 688, secondo periodo, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)», sollevate, in riferimento agli articoli 3, 24, 53, 81, 97, 103, 111 e 119, primo, secondo e quarto comma, della Costituzione, dalla Corte dei conti – sezione giurisdizionale per la Regione Abruzzo:
alla VI Commissione (Finanze);
Sentenza n. 57 del 23 gennaio – 20 marzo 2019 (Doc. VII, n. 230),
con la quale:
dichiara che non spettava allo Stato, e per esso all'Agenzia per la coesione territoriale, al Ministero dell'economia e delle finanze – Ragioneria generale dello Stato – Ispettorato generale per i rapporti finanziari con l'Unione europea (IGRUE), e al Dipartimento per le politiche di coesione, serbare il silenzio sulla nota della Regione Umbria del 13 febbraio 2017, prot. n. 33358-2017:
alla V Commissione (Bilancio).
La Corte costituzionale ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, copia delle seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):
in data 13 marzo 2019, Sentenza n. 44 del 6 febbraio – 13 marzo 2019 (Doc. VII, n. 221),
con la quale:
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 15, commi 1 e 2, della legge della Regione Liguria 28 dicembre 2017, n. 29 (Disposizioni collegate alla legge di stabilità per l'anno 2018);
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 15, comma 3, della legge della Regione Liguria n. 29 del 2017, limitatamente alle parole «, e interventi imprevisti e non programmati su utenze di interesse pubblico oggetto di concessione»;
dichiara in via consequenziale, ai sensi dell'articolo 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale), l'illegittimità costituzionale dell'articolo 15, commi 4, 5, 6 e 7, della legge della Regione Liguria n. 29 del 2017;
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 3-bis, della legge della Regione Liguria 11 marzo 2014, n. 4 (Norme per il rilancio dell'agricoltura e della selvicoltura, per la salvaguardia del territorio rurale ed istituzione della banca regionale della terra), introdotto dall'articolo 24, comma 2, della legge della Regione Liguria n. 29 del 2017, nella parte in cui prevede che la Regione, per le attività di controllo faunistico, può avvalersi «anche del concorso di coadiutori appositamente formati in coerenza con i criteri di cui all'articolo 22, comma 6, della legge 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro sulle aree protette) e successive modificazioni e integrazioni»;
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 47, comma 7-ter, della legge della Regione Liguria 1o luglio 1994, n. 29 (Norme regionali per la protezione della fauna omeoterma e per il prelievo venatorio), introdotto dall'articolo 35, comma 3, della legge della Regione Liguria n. 29 del 2017, limitatamente alle parole «o da abbattimenti venatori o di controllo autorizzati nel rispetto delle modalità previste dalla normativa sanitaria vigente»;
dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 15, comma 3, della legge della Regione Liguria n. 29 del 2017, nella parte in cui prevede che non sono soggetti a nulla osta idraulico «gli interventi in somma urgenza eseguiti in caso di eventi calamitosi per i quali sia stato dichiarato lo stato di emergenza, di eventi potenzialmente in grado di contaminare un sito di cui all'articolo 242 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni», promossa dal Presidente del Consiglio dei ministri, in riferimento all'articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione:
alla VIII Commissione (Ambiente);
in data 15 marzo 2019, Sentenza n. 49 del 6 febbraio – 15 marzo 2019 (Doc. VII, n. 224),
con la quale:
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 32, comma 7-ter, secondo periodo, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69 (Disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia), convertito, con modificazioni, nella legge 9 agosto 2013, n. 98:
alla XI Commissione (Lavoro);
in data 20 marzo 2019, Sentenza n. 54 del 6 febbraio – 20 marzo 2019 (Doc. VII, n. 227),
con la quale:
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 31 del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4 (Misure urgenti in materia di organizzazione e funzionamento della pubblica amministrazione), convertito, con modificazioni, nella legge 9 marzo 2006, n. 80:
alla IX Commissione (Trasporti);
in data 20 marzo 2019, Sentenza n. 55 del 6 febbraio – 20 marzo 2019 (Doc. VII, n. 228),
con la quale:
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 21-ter, comma 1, del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113 (Misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio), convertito, con modificazioni, nella legge 7 agosto 2016, n. 160, nella parte in cui l'indennizzo ivi indicato è riconosciuto ai soggetti nati nell'anno 1958 e nell'anno 1966, dalla «data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto», anziché dalla «medesima data prevista per i soggetti nati negli anni dal 1959 al 1965»:
alla XII Commissione (Affari sociali);
in data 20 marzo 2019, Sentenza n. 56 del 20 febbraio – 20 marzo 2019 (Doc. VII, n. 229),
con la quale:
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1080, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020), nella parte in cui non richiede l'intesa con la Conferenza unificata in relazione al decreto ministeriale da esso previsto;
dichiara cessata la materia del contendere in ordine alla questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1072, della legge n. 205 del 2017, promossa dalla Regione Veneto, in riferimento agli articoli 117, terzo e quarto comma, 118 e 119, nonché al principio di leale collaborazione di cui agli articoli 5 e 120 della Costituzione:
alla VIII Commissione (Ambiente);
in data 21 marzo 2019, Sentenza n. 62 del 6 febbraio – 21 marzo 2019 (Doc. VII, n. 231),
con la quale:
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 17 della legge della Provincia autonoma di Trento 29 dicembre 2017, n. 18 (Legge di stabilità provinciale 2018):
alla XI Commissione (Lavoro);
in data 21 marzo 2019, Sentenza n. 63 del 20 febbraio – 21 marzo 2019 (Doc. VII, n. 232),
con la quale:
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 6, comma 2, del decreto legislativo 12 maggio 2015, n. 72 (Attuazione della direttiva 2013/36/UE, che modifica la direttiva 2002/87/CE e abroga le direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE, per quanto concerne l'accesso all'attività degli enti creditizi e la vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento. Modifiche al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385 e al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58), nella parte in cui esclude l'applicazione retroattiva delle modifiche apportate dal comma 3 dello stesso articolo 6 alle sanzioni amministrative previste per l'illecito disciplinato dall'articolo 187-bis del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58 (Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, ai sensi degli articoli 8 e 21 della legge 6 febbraio 1996, n. 52);
dichiara, in via consequenziale, ai sensi dell'articolo 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale), l'illegittimità costituzionale dell'articolo 6, comma 2, del decreto legislativo n. 72 del 2015, nella parte in cui esclude l'applicazione retroattiva delle modifiche apportate dal comma 3 dello stesso articolo 6 alle sanzioni amministrative previste per l'illecito di cui all'articolo 187-ter del decreto legislativo n. 58 del 1998;
dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 6, comma 2, del decreto legislativo n. 72 del 2015, sollevata, in riferimento all'articolo 76 della Costituzione, dalla Corte d'appello di Milano:
alle Commissioni riunite II (Giustizia) e VI (Finanze).
Trasmissione dalla Corte dei conti.
Il Presidente Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 20 marzo 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 3/2019 del 12 febbraio-1o marzo 2019, con la quale la Sezione stessa ha approvato la relazione concernente gli esiti dell'attività di controllo svolta nel 2017.
Questo documento è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla V Commissione (Bilancio).
Trasmissione dal Ministero della difesa.
Il Ministero della difesa ha trasmesso un decreto ministeriale recante variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 7 marzo 2019, ai sensi dell'articolo 33, comma 4-quinquies, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.
Questo decreto è trasmesso alla IV Commissione (Difesa) e alla V Commissione (Bilancio).
Trasmissione dal Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 15 marzo 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, concernente la procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, la richiesta di informazioni supplementari formulata dalla Commissione europea in ordine allo schema di decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in materia di sistemi antiabbandono.
Questa comunicazione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 21 marzo 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, concernente la procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, le osservazioni formulate dalla Commissione europea in ordine al progetto di regola tecnica recante linee guida su acquisizioni e riuso di software per le pubbliche amministrazioni.
Questo documento è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 21 marzo 2019, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, concernente la procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, che il Governo ha attivato la predetta procedura in ordine al progetto di disciplinare di produzione «bovino di filiera locale» della Regione siciliana.
Questa comunicazione è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 22 marzo 2019, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, concernente la procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, che il Governo ha attivato la predetta procedura in ordine al progetto di disciplinare di produzione «grano duro e derivati» della Regione siciliana.
Questa comunicazione è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 22 marzo 2019, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, concernente la procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, che il Governo ha attivato la predetta procedura in ordine al progetto di disciplinare di produzione «agnello/agnellone di filiera locale» della Regione siciliana.
Questa comunicazione è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 22 marzo 2019, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, concernente la procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, che il Governo ha attivato la predetta procedura in ordine al progetto di disciplinare di produzione «latte crudo vaccino e derivati» della Regione siciliana.
Questa comunicazione è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 22 marzo 2019, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, concernente la procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, che il Governo ha attivato la predetta procedura in ordine al regolamento per la disciplina e l'esercizio delle piccole produzioni locali di prodotti a base di carne in attuazione dell'articolo 8 commi 40 e 41, della legge della regione Friuli Venezia Giulia 29 dicembre 2010, n. 22 (legge finanziaria 2011), e dell'articolo 13, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 852/2004.
Questa comunicazione è trasmessa alla XII Commissione (Affari sociali), alla XIII Commissione (Agricoltura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Trasmissione dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 21 marzo 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 4 e 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione in merito alla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2017/2403 per quanto riguarda le autorizzazioni di pesca per i pescherecci dell'Unione nelle acque del Regno Unito e le operazioni di pesca dei pescherecci del Regno Unito nelle acque dell'Unione (COM(2019) 49 final), accompagnata dalla tabella di corrispondenza tra le disposizioni della proposta e le norme nazionali vigenti.
Questa relazione è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura).
Trasmissione di delibere del Comitato interministeriale per la programmazione economica.
La Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, in data 19, 21 e 25 marzo 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, le seguenti delibere CIPE, che sono trasmesse alle sottoindicate Commissioni:
n. 74/2018 del 28 novembre 2018, concernente «Fondo sanitario nazionale 2018 – Riparto della quota vincolata per l'assistenza sanitaria agli stranieri presenti sul territorio nazionale non in regola con le norme relative all'ingresso e al soggiorno» – alla V Commissione (Bilancio) e alla XII Commissione (Affari sociali);
n. 76/2018 del 28 novembre 2018, concernente «Fondo sanitario nazionale 2018 – Finanziamento borse di studio in medicina generale, terza annualità triennio 2016-2019, seconda annualità triennio 2017-2020 e prima annualità triennio 2018-2021» – alla V Commissione (Bilancio), alla VII Commissione (Cultura) e alla XII Commissione (Affari sociali);
n. 77/2018 del 28 novembre 2018, concernente «Fondo sanitario nazionale 2018 – Riparto delle somme destinate all'incremento delle borse di studio relative al concorso in formazione specialistica in medicina generale» – alla V Commissione (Bilancio) e alla XII Commissione (Affari sociali);
n. 82/2018 del 28 novembre 2018, concernente «Regolamento interno del Comitato interministeriale per la programmazione economica» – alla V Commissione (Bilancio).
Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.
La Commissione europea, in data 18 marzo 2019, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la comunicazione congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – UE-Cina – Una prospettiva strategica (JOIN(2019) 5 final), che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento alla III Commissione (Affari esteri), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 21 marzo 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Con la predetta comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo – Approccio strategico dell'Unione europea riguardo all'impatto ambientale dei farmaci (COM(2019) 128 final);
Comunicazione congiunta al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – UE-Cina – Una prospettiva strategica (JOIN(2019) 5).
Trasmissione dalla Regione Piemonte.
Il Presidente del Consiglio regionale del Piemonte, con lettera pervenuta in data 14 marzo 2019, ha trasmesso un voto, approvato dal medesimo Consiglio regionale il 5 febbraio 2019, volto a sostenere le proposte di legge presentate alle Camere a tutela dei marchi storici italiani.
Questo documento è trasmesso alla X Commissione (Attività produttive).
Trasmissione dal Difensore civico della regione Valle d'Aosta.
Il Difensore civico della regione Valle d'Aosta, con lettera pervenuta in data 19 marzo 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta dallo stesso Difensore civico nell'anno 2018 (Doc. CXXVIII, n. 9).
Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).
Comunicazione di nomine ministeriali.
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 18 marzo 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi dei commi 4 e 10 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle Commissioni sottoindicate:
alla IX Commissione (Trasporti) la comunicazione concernente i seguenti incarichi nell'ambito del Ministero dello sviluppo economico:
alla dottoressa Rita Forsi, l'incarico di direttore dell'Istituto superiore delle comunicazioni e delle tecnologie dell'informazione;
al dottor Carlo Sappino, l'incarico di direttore della Direzione generale per le attività territoriali;
alla X Commissione (Attività produttive) la comunicazione concernente i seguenti incarichi nell'ambito del Ministero dello sviluppo economico:
alla dottoressa Laura Aria, l'incarico di direttore della Direzione generale per gli incentivi alle imprese;
al dottor Pietro Celi, l'incarico di direttore della Direzione generale per la vigilanza sugli enti, il sistema cooperativo e le gestioni commissariali;
all'ingegner Gilberto Dialuce, l'incarico di direttore della Direzione generale per il mercato elettrico, le rinnovabili e l'efficienza energetica, il nucleare;
alla dottoressa Loredana Gulino, l'incarico di direttore della Direzione generale per la politica commerciale internazionale;
alla dottoressa Emilia Maria Masiello, l'incarico di direttore della Direzione generale per la sicurezza anche ambientale delle attività minerarie ed energetiche – Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse;
alla dottoressa Simonetta Moleti, l'incarico di consulenza, studio e ricerca;
alla dottoressa Rosaria Fausta Romano, l'incarico di direttore della Direzione generale per la sicurezza dell'approvvigionamento e per le infrastrutture energetiche;
all'avvocato Amedeo Teti, l'incarico di direttore della Direzione generale per la lotta alla contraffazione – Ufficio italiano brevetti e marchi.
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.
INTERPELLANZA E INTERROGAZIONI
Iniziative per la realizzazione del tratto autostradale della Pedemontina «Masserano-Ghemme» in Piemonte, anche in relazione alla nuova procedura di valutazione dell'impatto ambientale – 3-00330
A) Interrogazione
DELMASTRO DELLE VEDOVE e TRANCASSINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha chiesto una nuova procedura di valutazione dell'impatto ambientale sulla realizzazione del tratto autostradale della Pedemontina «Masserano-Ghemme»;
la nuova procedura rischia, inoltre, di far decadere il finanziamento di 80 milioni di euro del «decreto sblocca Italia», che imponeva di presentare entro il 31 dicembre 2018 gli elaborati progettuali idonei per la sottoposizione all'approvazione del Cipe, oltre a mettere a rischio anche i 120 milioni di euro, finanziati attraverso i fondi Fsc. Anas, invece, ha sempre sostenuto che sarebbe necessaria solo la riconferma del parere di valutazione di impatto ambientale sulla Pedemontana già espresso nel 2011;
a settembre 2017, i finanziamenti previsti per la tratta Masserano-Ghemme erano stati rimodulati sulle annualità 2018-2019, ponendo fine al ritardo accumulato da Anas nella progettazione della Pedemontana piemontese;
già all'epoca si rischiava di compromettere il finanziamento di 80 milioni di euro previsti dalla legge finanziaria per il 2014, subordinati alla presentazione del progetto entro la fine del 2017;
un apposito decreto aveva prorogato la scadenza, riprogrammando i fondi nelle annualità 2018 e 2019, rispettivamente 75,08 milioni e 4,54 milioni di euro;
a maggio 2018 in provincia era stata fatta la presentazione del tracciato ufficiale; per realizzare i 13,7 chilometri sono disponibili 204 milioni di euro e, se il cronoprogramma sarà rispettato, il Biellese avrà il suo tratto di Pedemontana entro il 2024;
contro questa decisione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si è schierata anche l'Unione industriale biellese. Con una nota del presidente Carlo Piacenza, gli industriali ribadiscono la strategicità dell'opera per le imprese e il territorio, un'infrastruttura che il Piemonte tutto attende da oltre 30 anni;
chiedere una nuova procedura di valutazione di impatto ambientale vuol dire, di fatto, perdere il finanziamento destinato all'opera per ulteriori lungaggini burocratiche;
l'opera è un volano dello sviluppo del territorio, perché permette ai prodotti delle aziende, eccellenze in Italia e nel mondo, di arrivare più velocemente sugli scaffali dei negozi per essere venduti ai consumatori;
chiedere una nuova valutazione d'impatto ambientale vuol dire, quindi, frenare la crescita economica del Biellese e togliere lavoro e ricchezza al territorio –:
quali siano le necessità alla base della richiesta di una nuova valutazione d'impatto ambientale;
se si intendano adottare iniziative per prorogare il finanziamento già stanziato attraverso una rimodulazione degli investimenti nelle annualità a seguire.
(3-00330)
Iniziative volte alla salvaguardia ambientale della piana di Partinico, in provincia di Palermo – 3-00421
B) Interrogazione
LOMBARDO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
a circa 30 chilometri dalla città di Palermo si trova la piana di Partinico, un'area di grande valore naturalistico e paesaggistico di circa 50 chilometri quadrati attraversata dal fiume Nocella, la cui foce è situata in prossimità della baia di San Cataldo;
la forte antropizzazione negli anni ha comportato fenomeni di inquinamento, causati dai numerosi scarichi abusivi di sostanze inquinanti nel fiume Nocella e, in particolare, in un suo affluente, il torrente Puddastri, che riceve scarichi provenienti da depuratori mal funzionanti, distillerie, oleifici, cantine e dalle cosiddette fosse imhoff; nel punto in cui il fiume Nocella riceve le acque del torrente Puddastri, il sistema fluviale diventa una vera e propria cloaca a cielo aperto, caratterizzata dai cattivi odori emanati dallo sversamento di reflui urbani e industriali non trattati;
con la direttiva 2000/60/CE il Parlamento europeo e il Consiglio hanno istituito un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque, finalizzato alla protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione e delle acque costiere e sotterranee;
l'Unione europea ha avviato la procedura di infrazione (UE)2014/2059 a seguito della mancata attuazione in Italia della direttiva 1991/271/CEE, concernente il trattamento delle acque reflue urbane: i risultati del trattamento delle acque non risultano conformi a quanto stabilito dalla direttiva e parte del carico raccolto non viene inviato a trattamento. Ad oggi, risulta nominato un commissario straordinario per risolvere la procedura di infrazione; gravi sono i danni causati dalle attività antropiche sull'ecosistema: gli sversamenti incontrollati dei reflui, la realizzazione di porti e dighe, la cementificazione dei litorali e le opere di sbancamento hanno compromesso l'intero bacino idrografico del fiume Nocella, asse portante dell'infrastruttura ecologica locale; si osserva oggi una situazione di particolare degrado: lo scarico abusivo di sostanze inquinanti e la connessa mancanza di sistemi di depurazione delle acque, oltre a causare l'inquinamento di tipo olfattivo, hanno determinato un'insalubrità delle acque, causa del divieto di balneazione presso la spiaggia della baia di San Cataldo;
il processo di degrado ambientale si ripropone periodicamente a partire dai primi anni ’80 in relazione all'irragionevole urbanizzazione della fascia costiera, alla mancanza di funzionali sistemi di depurazione delle acque reflue e al notevole impulso dato all'agricoltura, alla coltivazione della vite e all'incremento delle connesse attività industriali; ciò ha provocato un grave danno per l'economia dei paesi limitrofi, alla pesca e al turismo, con punte massime di degrado ecologico in corrispondenza dei comuni di Alcamo Marina e Trappeto;
un recente campionamento delle acque del fiume Nocella in località San Cataldo, effettuato dalla Guardia portiera di Terrasini per l'Arpa Sicilia, ha evidenziato un miglioramento, estemporaneo e non stabile, della qualità delle acque legato alle forti piogge degli ultimi mesi; l'Arpa Sicilia ha contestualmente trasmesso un decalogo con il quale raccomanda ai comuni siciliani un impegno diretto finalizzato a verificare l'effettivo e corretto smaltimento dei fanghi di depurazione, attuare la vigilanza sulla gestione degli impianti, mettere in atto le azioni di salvaguardia e tutela dell'integrità ambientale del fiume –:
quali iniziative, per quanto di competenza e in sinergia con gli enti territoriali, il Ministro interrogato abbia intenzione di portare avanti nell'immediato:
a) per tutelare la vasta area della piana di Partinico attraversata dal fiume Nocella e contrastare il grave fenomeno dell'inquinamento causato dai numerosi scarichi abusivi e/o dagli impianti di depurazione mal funzionanti;
b) per favorire la salvaguardia ambientale del bacino idrografico e il recupero ambientale del tratto di costa presso la baia di San Cataldo, ove il fiume, sfociando, rende la spiaggia non balneabile. (3-00421)
Iniziative in relazione alla situazione nelle carceri dell'Emilia-Romagna – 2-00053
C) Interpellanza
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
il 14 giugno 2018, il garante dei detenuti della regione Emilia-Romagna, Marcello Marighelli, nel relazionare in commissione sull'attività del suo ufficio nel 2017, illustra come siano presenti in regione 3.488 detenuti (di cui 159 donne) e come il sovraffollamento sia aumentato in maniera preoccupante con un + 20 per cento in tre anni;
negli ultimi tre anni la presenza di stranieri nelle carceri è aumentata del 5 per cento, arrivando a quota 1.170;
nel 2017 i casi di suicidio in strutture della regione Emilia-Romagna sono stati 8, il doppio rispetto al 2016, mentre i tentativi di suicidio sono stati 125 e 1.383 gli atti di autolesionismo;
il garante Marighelli, nella sua relazione, ha affrontato anche il tema delle criticità nelle strutture della regione, sottolineando come la condizione degli istituti penitenziari in Emilia-Romagna risenta di un'adeguata programmazione della manutenzione ordinaria ed alcune sedi, come Forlì e Ravenna, addirittura necessitino di interventi importanti, anche di manutenzione straordinaria;
un aspetto preoccupante nelle carceri regionali dell'Emilia-Romagna riguarda anche la carenza di organico del personale di custodia ed ancor più del personale educativo e amministrativo, comprese le direzioni;
in una nota congiunta di alcuni mesi fa, sottoscritta dai garanti nominati nell'ambito territoriale della regione Emilia-Romagna (garante regionale, garante del comune di Ferrara, garante del comune di Parma, garante del comune di Rimini e garante del comune di Bologna) insieme al provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria, nel segnalare un problema, quello del caldo, che si sarebbe certamente presentato da lì a pochi mesi, si suggerivano una serie di accorgimenti al fine di mitigare per tempo le condizioni di disagio dovute al clima come, per esempio: una diversa modulazione degli orari di permanenza all'aria aperta per le persone detenute così da evitare le ore più calde (la permanenza all'aria aperta nell'orario pomeridiano è prevista in via ordinaria tendenzialmente fra le 13 e le 15); la previsione di menù giornalieri che contemplino alimenti consigliati durante la stagione estiva; l'agevolazione dell'utilizzo dei frigoriferi nei reparti detentivi; l'apertura del blindo delle celle durante l'orario notturno per far circolare l'aria; l'acquisto di ventilatori;
Nicola D'Amore, del sindacato dei penitenziari Sinappe, oltre a denunciare come nulla sia cambiato rispetto al precedente anno, né per i detenuti né per gli agenti del carcere della Dozza, evidenzia come i detenuti siano costretti ad utilizzare recipienti pieni di acqua per rinfrescarsi immergendoci i piedi o bagnandosi la fronte con pezze umide;
queste condizioni di estremo disagio non fanno altro che acuire le tensioni tra i detenuti, facilitando la nascita di conflitti e aggressioni nei confronti degli agenti come quelli che hanno recentemente coinvolto il personale del carcere della Dozza;
il grado di civiltà di un Paese si misura osservando le condizioni dalle sue carceri, come diceva Voltaire –:
se si intenda dotare, in tempi brevissimi e comunque entro la fine del mese di luglio 2018, il carcere della Dozza di ventilatori o apparecchi refrigeranti per i detenuti e di condizionatori per gli uffici degli agenti;
se sia intenzione del Ministro interpellato avviare un piano di investimenti per migliorare le condizioni del carcere della Dozza e di tutti i carceri italiani;
se si reputi opportuno avviare un piano di assunzioni di agenti, così da ridurre il divario tra il numero dei detenuti e quello degli agenti di polizia penitenziaria.
(2-00053) «Critelli, Rossi».
Iniziative volte a garantire un'adeguata ricezione del segnale radiotelevisivo nei comuni di Pomaretto e Perosa Argentina, in provincia di Torino, e in alcuni comuni montani del biellese – 3-00253
D) Interrogazione
DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI e FIDANZA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
a più riprese, le amministrazioni comunali di Pomaretto e di Perosa Argentina hanno lamentato, nelle sedi opportune, continui problemi di ricezione del segnale radiotelevisivo sul territorio dei rispettivi comuni;
in alcune località delle suddette zone il segnale radiotelevisivo è addirittura assente e l'unico modo per vedere la televisione è attraverso impianti satellitari;
non difforme è la situazione in alcuni comuni montani del biellese, fra cui quelli della Valle Cervo;
la popolazione dei comuni interessati, al pari del resto dei cittadini italiani, è tenuta a pagare il canone Rai – o meglio l'imposta sulla detenzione di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di radioaudizioni televisive nel territorio italiano – pur non potendo usufruire direttamente dei servizi offerti dalle tre emittenti pubbliche, disponibili solo dietro pagamento di extracosti legati alla ricezione dei servizi satellitari o alla costruzione di linee via cavo private;
la Rai – Radiotelevisione italiana s.p.a. è la società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia ed è partecipata al 99,56 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze;
la direzione servizi broadcast e gestione frequenza della Rai è a conoscenza della situazione, ma non è stato eseguito alcun intervento risolutivo del problema;
per dare una risposta ai problemi strutturali delle aree interne è stata adottata un'apposita strategia nazionale, finanziata da fondi ordinari della legge di bilancio e da fondi comunitari –:
quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza e in coordinamento con gli enti territoriali interessati, al fine di garantire alle popolazioni ivi residenti l'accesso completo al segnale radiotelevisivo. (3-00253)
PROPOSTA DI LEGGE: DE MARIA ED ALTRI: ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLO STATO DELLA SICUREZZA E SUL DEGRADO DELLE CITTÀ (A.C. 696-A) E ABBINATE PROPOSTE DI LEGGE: LUPI ED ALTRI; GELMINI ED ALTRI; RAMPELLI ED ALTRI (A.C. 1169-1313-1604)*
A.C. 696-A – Parere della V Commissione
PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE
Sul testo del provvedimento in oggetto:
NULLA OSTA
Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:
NULLA OSTA
A.C. 696-A – Articolo 1
ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
(Istituzione e durata).
1. È istituita, per la durata della XVIII legislatura, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, una Commissione parlamentare di inchiesta sullo stato della sicurezza e sul degrado delle città, di seguito denominata «Commissione».
2. La Commissione presenta alle Camere una relazione sull'attività svolta e sui risultati dell'inchiesta. Sono ammesse relazioni di minoranza. Il presidente della Commissione trasmette alle Camere, dopo sei mesi dalla costituzione della Commissione stessa, una relazione sullo stato dei lavori.
PROPOSTE EMENDATIVE
ART. 1.
(Istituzione e durata)
Sopprimerlo.
Conseguentemente sopprimere gli articoli da 2 a 7.
1. 2. Macina.
(Approvato)
Al comma 1, sostituire le parole: sullo stato della sicurezza e sul degrado delle città con le seguenti: sulle condizioni di
sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie.
Conseguentemente, sostituire il titolo, con il seguente: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie.
1. 1. Sisto, Calabria, Milanato, Ravetto, Santelli, Sarro, Silli, Tartaglione.
*La I Commissione permanente (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni) ha deliberato di riferire in senso contrario sulla proposta di legge.
RELAZIONE DELLA XIV COMMISSIONE SULLA RELAZIONE PROGRAMMATICA SULLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALL'UNIONE EUROPEA NELL'ANNO 2019, SUL PROGRAMMA DI LAVORO DELLA COMMISSIONE PER IL 2019 E SUL PROGRAMMA DI DICIOTTO MESI DEL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA (DOC. LXXXVI, N. 2-A)
Risoluzioni
La Camera,
premesso che:
la Relazione programmatica sulla partecipazione italiana all'Unione europea nel 2019 costituisce elemento decisivo non solo sul fronte della politica europea ma anche in termini di politica interna connesse alla prima;
il nesso tra aspetti europei e dimensione interna è cruciale in questo momento, data l'imminenza delle elezioni del 26 maggio 2019, le quali, verosimilmente, modificheranno gli assetti delle istituzioni europee;
il ruolo del nostro governo in Europa, al di là delle dichiarazioni formali, ha subito un progressivo isolamento: l'aspro confronto sulla legge di bilancio, lo scontro sul tema dei migranti portato avanti dal Ministro dell'interno Salvini, iniziato la scorsa estate, le posizioni espresse sul Venezuela, in dissenso con la maggioranza dei paesi europei, il duro contrasto con la Francia che ha portato il governo di Parigi a richiamare il proprio ambasciatore a causa delle dichiarazioni del ministro Di Maio in occasione dell'incontro con la rappresentanza dei Gilets gialli, sono solo alcuni degli esempi del graduale allontanamento del Governo in carica dal classico tracciato europeo del nostro Paese;
anche l'accoglienza riservata al nostro Presidente del Consiglio in occasione del suo intervento nell'aula del Parlamento europeo di Strasburgo, il 12 febbraio scorso, con il duro intervento del Presidente del gruppo ALDE, il liberale Verhofstadt, al quale si sono uniti, in un coro di critiche, i presidenti dei gruppi S&D, Verdi e Popolari, la dice lunga sullo stato delle relazioni del nostro Governo a livello europeo;
è ormai chiara la collocazione sempre più marcata dell'esecutivo giallo-verde a fianco dei paesi del cosiddetto gruppo di Visegrad, formato dai governi che si collocano – nell'Unione europea – all'estrema destra, come le continue e recenti visite del Ministro dell'interno Salvini, testimoniano;
a peggiorare la situazione le recenti «dimissioni» del Ministro Savona, e l'interim assunto del Presidente del Consiglio, confermano l'assoluta assenza di prospettiva e di un'attenzione adeguata al futuro del ruolo del nostro Paese all'interno dell'Unione europea;
la fase di recessione economica, confermata dalle principali istituzioni internazionali, è del tutto omessa nella Relazione, la quale – complessivamente – sembra redatta tenendo conto di un contesto che non ha nulla a che vedere con la realtà. Il nostro Paese si trova ad affrontare un clima di crescente instabilità, i cui riflessi sono evidenziati dall'andamento del PIL, diminuito dello 0,2 per cento nel terzo trimestre e dello 0,1 per cento nel quarto trimestre del 2018, dal peggioramento dei principali indicatori di finanza pubblica, a partire dal debito pubblico che è tornato a crescere superando nuovamente la soglia del 132 per cento, nonché dall'andamento dello spread, stabilmente al di sopra dei 250 punti base, e della spesa per interessi sui titoli del debito pubblico;
forte preoccupazione destano, poi, i dati sulla produzione industriale e sul fatturato, che nel 2018 ha registrato un forte e inatteso decremento rispetto all'anno precedente. Ad aggravare il quadro, si aggiungono le forti tensioni che hanno caratterizzato in questi mesi i rapporti tra l'Esecutivo in carica e le istituzioni europee. Da molti osservatori, l'Italia è vista attualmente come l'anello debole dell'area Euro;
riguardo al futuro dell'Europa e alle elezioni imminenti del prossimo maggio, il 6 marzo scorso a Bruxelles si è riunita la terza edizione di Weuco, Women's European Council, che ha registrato la partecipazione di deputate del Parlamento europeo, rappresentanti della presidenza del Consiglio europeo, parlamentari provenienti da diversi Parlamenti dell'Unione;
in tale occasione sono stati esaminati i punti all'ordine del giorno del Consiglio europeo del 21 marzo scorso, e in generale, gli elementi rilevanti sul futuro degli assetti delle diverse istituzioni dell'Unione europea, e sono state formulate proposte, tenuto conto che le donne sono ancora sotto-rappresentate in ambito europeo, sia nelle istituzioni che nel mercato del lavoro. Le elezioni del prossimo maggio costituiscono un'opportunità per rilanciare il progetto europeo, per far sì che le cittadine ed i cittadini se ne riapproprino partecipandovi attivamente. In questo senso appare fondamentale che i partiti politici assicurino un'adeguata rappresentanza di genere nella formazione delle liste elettorali;
nei prossimi mesi deve essere posta al centro delle politiche europee la necessità di una riforma del mercato del lavoro in grado di colmare il divario non solo in termini di occupazione delle donne, ma anche di divario salariale. L'investimento nel capitale umano è essenziale per migliorare la qualità e la quantità dell'occupazione femminile. A partire dalla scuola dell'obbligo e durante tutta la vita professionale, è necessario offrire un sistema di formazione volto a migliorare e aggiornare la qualificazione professionale delle donne e ad accompagnare la transizione in un mondo che cambia. L'alfabetizzazione finanziaria e la formazione nelle materie STEM è fondamentale a tale scopo;
nella Relazione vengono sviluppati gli orientamenti e priorità del Governo per il 2019; la presente risoluzione si limiterà a trattare solo alcuni dei temi contenuti nel documento oggetto dell'esame delle Camere. Tra essi, nella Parte prima, sono definite le tematiche legate allo «Sviluppo del processo di integrazione europea e questioni istituzionali»; si prosegue poi con l'individuazione, nella Parte seconda, delle «Principali politiche orizzontali e settoriali», poi con la Parte terza riferita a «l'Italia e la dimensione esterna dell'Unione europea», con la «Comunicazione e formazione sull'attività dell'Unione europea» (Parte quarta), per finire, nella Parte quinta, con «Il coordinamento nazionale delle politiche europee»; alcune appendici documentali UE chiudono la Relazione;
circa le «questioni istituzionali» e con specifico riguardo a:
lo Stato dell'integrazione politica europea, partendo dalla affermazione che il Governo è pronto a «discutere possibili iniziative di riforma dell'Unione», è necessario che sia chiarito quale riforma il Governo intenda rappresentare nelle sedi europee competenti; e quale sia l'orientamento politico che ne deve essere alla base. Questo perché le affermazioni piuttosto vaghe contenute nella Relazione possono rappresentare scelte e direzioni diverse, e perché nonostante l'affermazione che «solo attraverso il rafforzamento di un solido consenso democratico attorno al progetto europeo sarà possibile costruire un'Europa più forte, più solidale e più vicina ai suoi cittadini» la concreta azione del Governo in questi mesi non sembra dare particolari rassicurazioni che si voglia sostenere un vero rilancio del progetto europeo che è invece essenziale per lo sviluppo economico e sociale del Continente e per la tenuta democratica dei Paesi europei; a tale riguardo, al momento, si evidenzia solo un crescente isolamento del nostro Paese;
i rapporti con le Istituzioni dell'Unione europea: sembra importante leggere nella Relazione che il Governo «contribuirà ad ogni iniziativa che possa contribuire ad accrescere la fiducia dei cittadini nei confronti delle Istituzioni dell'Unione» ma sostanziare tali iniziative, come si fa nella Relazione, esclusivamente nell'impegno a semplificare l'istituto dell'iniziativa dei cittadini europei e nel negoziato sulla proposta della Commissione per un Accordo inter-istituzionale su un Registro di trasparenza obbligatorio, sembra quanto meno riduttivo. La Relazione riporta che il Governo «si impegnerà a rendere il mercato interno – principale strumento per garantire benessere e crescita in Europa – compiutamente realizzato nei suoi contenuti competitivi» (pagina 9). Appare difficile che questa posizione possa conciliarsi con le opinioni espresse dal Vice Ministro del Consiglio e Ministro degli Interni apertamente sovraniste e protezioniste;
la Relazione afferma altresì che il Governo «è determinato a lavorare alla costruzione del più largo consenso possibile fra i partner europei a sostegno delle candidature che saranno avanzate dall'Italia» (pagina 23). Più controversa sembra l'affermazione che si fa poco più avanti, nel capoverso dedicato alla «Collaborazione con le future Presidenze di turno del Consiglio dell'Unione europea», che il Governo, considerando prioritario rendere più efficace la politica europea italiana, intenda realizzare tale obiettivo «investendo nella collaborazione bilaterale con i Paesi che assumeranno a breve la Presidenza di turno». Sarebbe forse invece più lungimirante pensare ad un'azione di rafforzamento del ruolo nel livello sovranazionale, più propriamente «europeo» appunto, nelle appropriate sedi dell'Unione. E ciò anche in considerazione della giusta considerazione, fatta più avanti nell'apposito sottoparagrafo, relativa al prossimo «Avvicendamento delle cariche istituzionali dell'Unione europea» che attualmente – come è noto – tre italiani occupano posizioni di assoluto rilievo nelle Istituzioni: Tajani alla Presidenza del Parlamento europeo, Federica Mogherini quale Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Mario Draghi quale Presidente della BCE e che il Governo intende «assicurare che la presenza italiana ai vertici istituzionali dell'Unione sia adeguata al peso politico e demografico del nostro Paese». Tale obiettivo sembra un poco meno agevole se il Governo dimentica che tale importante rappresentanza istituzionale è frutto dell'azione di Governi italiani che dell'Europa, dell'Unione europea e delle sue istituzioni facevano il fulcro di azioni positive, e che sapevano mettere in campo politiche di dialogo, di confronto costruttivo e di accordo che hanno dato i frutti sperati;
in questo quadro sarebbe importante che il nostro Governo si facesse promotore alla proposta, da estendere agli altri Stati membri, di indicare un candidato donna e un candidato uomo per ogni posto da Commissario, affinché la composizione della futura Commissione europea assicuri l'equa rappresentanza delle donne, garantendo l'equilibrio di genere nel processo di rinnovo delle cariche istituzionali, e assicurando la rappresentanza delle donne ai vertici delle istituzioni dell'Unione europea;
sarebbe anche auspicabile l'istituzione di un Consiglio dei Ministri per l'Eguaglianza di Genere la cui missione sia quella di garantire i diritti delle donne e le pari opportunità tra donne e uomini in Europa; nonché quella di assicurare l'applicazione dell'approccio gender mainstream a tutte le politiche dell'Unione europea, fornendo indicatori intersezionali e valutazioni d'impatto ex-ante ed ex-post;
sembra importante l'affermazione di voler proseguire le attività di partecipazione e condivisione istituzionale con le istituzioni UE per garantire una «Migliore regolamentazione» ed una legislazione europea più efficace e meno onerosa per cittadini e imprese. A tali fini, occorre sottolineare in particolare, tra le altre cose, la rilevanza dell'azione nella «fase ascendente» di formazione del diritto europeo, e le affermazioni della Relazione relative alla necessità di migliore utilizzo dello strumento delle valutazioni d'impatto, per stimare in maniera più consapevole gli effetti dei progetti di atti europei. Sono in effetti importanti strumenti e sarà necessario appropriato stimolo a riguardo;
nella parte relativa al Bilancio dell'Unione e nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027: non può che valutarsi positivamente il riconoscimento fatto nella Relazione circa la attiva e positiva azione dei Governi della scorsa Legislatura alla preparazione del negoziato sul QFP 2021-2027, nonché il fatto che appaia di tutta evidenza quanto il quadro europeo e il nuovo QFP che ne è frutto siano essenziali per la crescita del nostro Paese e il suo stesso sviluppo. L'azione del Governo, si afferma nella Relazione, sarà intesa a «rafforzare gli aspetti positivi» della proposta della Commissione, tra i quali rilevanti (seppure con necessari distinguo nel merito di alcune delle affermazioni fatte) sono: «l'ampliamento della flessibilità in linea con quanto richiesto» (sempre che ciò non voglia dire, come purtroppo è avvenuto durante la scorsa sessione di bilancio, uno scontro continuativo con la Commissione assolutamente privo di sbocchi e contrario agli stessi interessi del nostro Paese); l'introduzione di specifici strumenti dedicati al rafforzamento dell'Unione economica e monetaria, l'incremento delle risorse per ricerca ed innovazione, la fissazione di nuovi obiettivi in materia climatico-ambientale; meglio da chiarire le affermazioni relative alla gestione dei fenomeni migratori, che al contrario di quanto avvenuto in questi mesi, sotto questo Governo, dovrebbero tornare ad avere una dimensione pienamente europea, soluzioni condivise ed un approccio non esclusivamente muscolare – che ad oggi ha prodotto esclusivamente effetti perniciosi. Sarà poi cura del Parlamento valutare nel corso del 2019 come si svolgerà l'azione del Governo relativamente alle politiche tradizionali dell'Unione tra cui Politica di coesione e Politica agricola comune – considerando purtroppo la perdita del contributo britannico –, alla gestione dell'annunciato progetto di puntare ad una ripartizione delle risorse che privilegi i Paesi e le regioni maggiormente colpiti dalla crisi economico-finanziaria e a un focus sugli obiettivi di contrasto alla povertà e all'emarginazione sociale propri dell'Unione. Da approfondire ulteriormente, con strumenti più specifici ed appropriati, sarà ancora la posizione del Governo sulla questione «nuove entrate dell'Unione», entrando nel merito di quanto proposto esclusivamente per accenni nella Relazione;
appare importante comunque sottolineare l'esigenza di implementare ulteriormente le risorse a favore della politica agricola comune con risorse finanziare almeno pari a quelle stanziate nel QFP in corso chiedendo, pertanto, di mantenere i livelli di finanziamento per PAC e politica di coesione per l'Unione europea a 27 «almeno al livello del bilancio 2014-2020 in termini reali»; di triplicare l'attuale dotazione del programma Erasmus+; di raddoppiare i finanziamenti destinati alle PMI; di incrementare almeno del 50 per cento l'attuale dotazione per la ricerca e l'innovazione, portandola a 120 miliardi di euro; di raddoppiare la dotazione del programma LIFE, incrementare in modo sostanziale gli investimenti attraverso il Meccanismo per collegare l'Europa e garantire finanziamenti supplementari per sicurezza, migrazione e relazioni esterne, portando il nuovo QFP all'1,3 per cento del RNL dell'Unione europea a 27;
la parte sulla Brexit appare assolutamente insufficiente considerando che l'evoluzione attuale della situazione conferma un quadro confuso e problematico con cui anche il Governo italiano deve confrontarsi lucidamente, con proposte adeguate, nel cui merito il Parlamento dovrà potersi esprimere nei tempi necessariamente brevi legati al processo di recesso del Regno Unito. A pochi giorni dal 29 marzo, su richiesta della Premier Theresa May, il Consiglio europeo tenutosi il 21 marzo scorso, ha stabilito una proroga fino al 22 maggio, nel caso in cui la Camera dei Comuni ratifichi l'accordo concluso tra la Premier britannica e la Commissione europea, che si ricorda, è stato già respinto 2 volte dai deputati britannici. Nel caso in cui la Camera dei comuni non dovesse approvare tale Accordo l'estensione circa la data di inizio del processo di regresso della Gran Bretagna verrebbe anticipata al 12 aprile. Le Conclusioni del Consiglio del 21 marzo, confermano che i termini dell'accordo raggiunto tra le parti nel Novembre dello scorso anno non potranno essere oggetto di modifiche. Dunque al momento non sono ancora chiari gli sviluppi delle future relazioni tra l'Unione europea e la Gran Bretagna; vi si afferma, inoltre, – con espressione in realtà non chiarissima – che il Governo «garantirà adeguata protezione agli interessi e la piena reciprocità dei diritti dei cittadini degli Stati membri dell'Unione europea a tutela anche dell'ampia comunità italiana residente nelle diverse città britanniche» (pagina 8). Nessuna concreta iniziativa è delineata la difesa delle priorità dell'Italia nelle negoziazioni sulla «Brexit», stante il gran numero di cittadini italiani residenti nel Regno Unito, al fine di assicurare ai nostri connazionali garanzie sociali, lavorative, sanitarie e di libera circolazione già previste dal diritto comunitario;
nella seconda parte, dal titolo Principali politiche orizzontali e settoriali, la sezione relativa alle Migrazioni omette i temi più importanti che mal si conciliano con le effettive politiche e prese di posizione del Governo degli ultimi mesi. In particolare, il decreto-legge Salvini n. 113 del 2018, intervenendo sulla legislazione di recepimento, viola una serie di norme che lo rendono direttamente in contrasto con i Trattati dell'Unione europea e con la Carta europea dei diritti, ed in particolare con le direttive 2013/32/UE «procedure», e la 2013/33/UE, «accoglienza» recepite dal decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, e la direttiva «direttiva rimpatri (2008/115/CE)», recepita con decreto-legge di attuazione n. 89/2011. Nulla viene detto riguardo alle conclusioni del Consiglio europeo del 28-29 giugno che non hanno assolutamente tenuto in considerazione le esigenze italiane. Al contrario, l'introduzione del concetto di volontarietà, accettato dal Presidente del Consiglio Conte e poi sostenuto irragionevolmente dal Ministro degli esteri Moavero Milanesi, rappresenta un vero e proprio passo indietro rispetto alle decisioni del 2015 che, su iniziativa del Governo italiano, obbligavano a redistribuire i migranti richiedenti asilo in maniera equa e solidale in tutti i Paesi dell'Unione europea in applicazione del principio di solidarietà esplicitamente riconosciuto dai Trattati in materia di asilo e immigrazione. Vari Stati hanno scarsamente collaborato ad una presa in carico dei migranti. In particolare i Governi del «gruppo di Visegrad» anche di fronte alla minaccia delle sanzioni, si sono rifiutati di adempiere ai loro obblighi e saranno oggi ancor meno indotti ad una reale collaborazione sulla base di adesione volontaria;
la necessità di procedere a una revisione del Regolamento di Dublino – da cui deriva l'urgenza di un ricollocamento strutturale e solidale di tutti i migranti che giungono nei territori degli Stati membri – non solo non è stato approfondito in occasione del Consiglio Europeo del 28-29 giugno, ma è stato addirittura peggiorato, laddove si è stabilito che sarà necessaria l'unanimità per procedere ad una sua revisione, nonostante il diritto UE permetta di decidere a maggioranza qualificata; al riguardo, il 16 novembre 2017, dopo anni di negoziati, il Parlamento europeo – con il voto contrario del Movimento 5 Stelle e l'astensione della Lega – aveva approvato una proposta di revisione proprio del Regolamento di Dublino e delle politiche relative al diritto d'asilo – alla cui elaborazione aveva contribuito fortemente la delegazione italiana – che introduceva finalmente una responsabilità condivisa nella gestione degli arrivi e delle richieste di asilo, anche al fine di evitare per il futuro la situazione venutasi recentemente a creare con la Germania sulla questione del rimpatrio dei migranti di primo approdo in Italia;
le conclusioni del Consiglio europeo di giugno costituiscono, invece, una vera e propria vittoria dei paesi del gruppo di Visegrad, ai quali paradossalmente sembra benevolmente guardare il Governo. Essi hanno raggiunto l'obiettivo di cancellare il sistema del ricollocamento obbligatorio voluto dall'Unione europea e far scomparire l'ipotesi delle sanzioni economiche nei confronti dei paesi che si rifiutano di accogliere la propria quota di migranti. È rimasto così intatto il principio che scarica il peso dei flussi sulle spalle dei Paesi maggiormente esposti alle rotte del Mediterraneo (Italia, Grecia, Spagna e Malta). Ragion per cui la posizione del Governo italiano vicina alle posizioni del gruppo di Visegrad è andata dunque contro gli stessi interessi del nostro Paese;
la relazione al riguardo, dunque, appare non solo insufficiente, ma apertamente lacunosa e omissiva delle reali responsabilità del Governo che negli ultimi mesi non ha fatto altro che inasprire i rapporti con i partners europei, senza giungere a nessuna reale soluzione al problema dello sbarco dei migranti, il dovere di accoglienza, la necessità che tutti gli Stati europei siano realmente coinvolti nella redistribuzione ed accoglienza dei delle persone che arrivano in condizioni spesso disumane;
strettamente collegata al tema delle migrazioni la parte relativa alla giustizia e gli affari interni, che la Relazione tratta a pagina 120 e successive. Vi si legge tra l'altro che «è intenzione del Governo richiamare l'attenzione, anche a livello europeo, sui traffici illeciti che originano o transitano nei Paesi limitrofi, con particolare riferimento a quelli di stupefacenti e di armi ed esplosivi»;
appare evidente che queste intenzioni contrastano con il citato decreto-sicurezza che, nel costringere i migranti a vivere nell'ombra (espellendoli dai CARA e dal sistema SPRAR) li spingerà nella manovalanza dello spaccio; e con il provvedimento sulla legittima difesa, che è un regalo ai trafficanti di armi;
la Relazione programmatica è, dunque, solo carta. La realtà – purtroppo – è ben altra. Questo è un Governo nemico dell'Europa, è un Governo che litiga con la Francia e abbaia alla luna a Bruxelles;
da ultimo, la questione della TAV e il relativo balletto dell'analisi «costi-benefici», nella quale fra le voci di costo è riportata la riduzione del gettito delle accise sui carburanti e che la suddetta riduzione delle emissioni non può non passare anche attraverso lo spostamento del trasporto da gomma a rotaia. Anche in questa occasione, oltre alla confusione tutta interna alle posizioni di Governo, dove i ministri che si riferiscono al Movimento 5 Stelle sono contrari mentre quelli espressione della Lega sono, invece, favorevoli, ancora una volta si segnala il contrasto con l'esecutivo francese e la mancanza di chiarezza su un accordo che era stato sottoscritto e confermato dal nostro Paese;
le dinamiche sull'opera innescatesi al seguito dell'insediamento del Governo attualmente in carica, infatti, hanno provocato gravi incertezze sul futuro dell'opera in questione, sollevando la preoccupazione di soggetti istituzionali, economici e sociali e in un ampio movimento di opinione favorevole alla realizzazione dell'opera, che ha visto due manifestazioni, di cui l'ultima sabato 12 gennaio 2019, partecipatissime dal punto di vista popolare;
le confuse dichiarazioni relative all'analisi costi/benefici, la cui commissione appare già in partenza fortemente orientata in una direzione ostile all'avanzamento dell'opera, hanno ulteriormente accresciuto le richiamate preoccupazioni;
la fase di stallo rischia di avere costi economici e sociali elevatissimi per l'Italia e per la mobilità di persone e merci per l'intero continente europeo, finendo per privilegiare irrazionalmente il trasporto su gomma,
impegna il Governo:
1) a rafforzare la collaborazione europea in tutti i campi e con tutti gli Stati facenti parte dell'Unione al fine di rafforzare il processo democratico e scongiurare il rafforzamento di posizione di carattere protezionista e sovranista;
2) a proseguire nel sostegno al rafforzamento del mercato unico e al completamento dell'Unione dei mercati dei capitali, orientando le discussioni e le decisioni all'equilibrio tra stabilità e crescita, tra rischi di mercato e rischi di credito e tra mutualizzazione e riduzione dei rischi nei mercati finanziari, in particolare per accelerare il contestuale completamento dell'Unione bancaria, condizione imprescindibile per il rafforzamento dell'UEM;
3) al fine di tutelare il risparmio e la stabilità finanziaria, a rilanciare il negoziato per il sistema europeo di garanzia dei depositi, che può essere introdotto con la necessaria gradualità, ma che va incardinato e deve svilupparsi sia sul piano del sostegno alla liquidità sia su quello dell'assorbimento delle perdite e a migliorare la proposta della Commissione europea che introduce una funzione di stabilizzazione macroeconomica per l'area Euro;
4) ad adoperarsi affinché si prosegua nel lavoro per la costruzione di un mercato unico europeo pienamente efficiente, anche in considerazione delle conseguenze del recesso del Regno unito dall'Unione europea, rafforzando la cooperazione tra gli Stati membri, procedendo sulla strada della costruzione di norme omogenee superando l'attuale frammentazione normativa nel mercato dei beni e servizi;
5) a sostenere l'adozione di norme moderne ed efficaci capaci di considerare il mercato unico in tutte le sue forme, ricomprendendo anche quelle sviluppate sulle piattaforme digitali, ferma restando la difesa dei diritti dei lavoratori e dei consumatori;
6) per quanto concerne il Bilancio dell'Unione e nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027:
a) a richiedere con forza il mantenimento dei livelli di finanziamento per PAC e politica di coesione per l'UE a 27, garantendo risorse almeno a pari a quelle del bilancio 2014;
b) a triplicare l'attuale dotazione del programma Erasmus+;
c) a raddoppiare i finanziamenti destinati alle PMI;
d) a incrementare almeno del 50 per cento l'attuale dotazione per la ricerca e l'innovazione, portandola a 120 miliardi di euro;
e) a raddoppiare la dotazione del programma LIFE, incrementare in modo sostanziale gli investimenti attraverso il Meccanismo per collegare l'Europa e garantire finanziamenti supplementari per sicurezza, migrazione e relazioni esterne, portando il nuovo QFP all'1,3 per del RNL dell'Unione europea a 27;
7) riguardo la Brexit:
a) alla luce delle decisioni condivise nel Consiglio Europeo del 21 marzo, a difendere le priorità dell'Italia nelle negoziazioni sulla «Brexit», stante il gran numero di cittadini italiani residenti nel Regno Unito, al fine di assicurare ai nostri connazionali garanzie sociali, lavorative, sanitarie e di libera circolazione già previste dal diritto comunitario vigente, a mettere in atto misure di emergenza in caso di mancato accordo tra Unione europea e Regno Unito con il fine di proteggere i diritti dei cittadini italiani che rientreranno in Italia, salvaguardare i diritti dei cittadini britannici in Italia, assicurare la circolazione di merci e persone e soprattutto chiedere al governo britannico reciprocità delle misure quali la salvaguardia dei diritti acquisiti degli oltre 600 mila cittadini italiani residenti nel Regno Unito;
8) per quanto riguarda le politiche migratorie:
a) a sostenere in sede europea le modifiche alle norme del Regolamento di Dublino, sulla base della proposta approvata a larga maggioranza dal Parlamento europeo, la quale è fondata sulla redistribuzione permanente dei richiedenti asilo e introduce dunque il principio della responsabilità condivisa e solidale, prevedendo – nel rispetto di quanto sancito dall'articolo 80 TFUE – che l'onere di procedere all'esame delle domande di asilo non gravi solo ed esclusivamente sul Paese di primo ingresso, ma riguardi tutti gli Stati membri dell'Unione, sulla base di criteri oggettivi calcolati in relazione al PIL e alla popolazione, stabilendo altresì un meccanismo sanzionatorio fondato su limitazioni all'accesso ai fondi UE per i Paesi che rifiutino di rispettare tale programma;
b) ad affiancare la Commissione nell'apertura di un ricorso per inadempimento dinanzi alla Corte di Giustizia UE nei confronti degli Stati membri che non hanno rispettato le decisioni obbligatorie del 2015 sul ricollocamento dei richiedenti asilo;
c) a sollecitare l'attuazione di un programma europeo di controllo efficace delle frontiere esterne, che implementi gli sforzi per combattere le reti criminali di trafficanti di uomini compiuti dal 2015 ad oggi, rafforzando i poteri e le competenze dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera e incentivando le azioni di dialogo e collaborazione messe in campo dall'Italia con le autorità dei Paesi di origine e di transito, che hanno consentito di ridurre nel 2018 gli sbarchi del 78 per cento rispetto all'anno precedente;
d) a valutare nei consessi europei, bilaterali e multilaterali, l'importanza dell'adesione italiana al Global Compact, anche alla luce della numerosa adesione degli Stati che si è registrata in questi giorni, con ben 164 Paesi sottoscrittori, di cui 20 dell'Unione europea e della Risoluzione adottata, a larga maggioranza dal Parlamento europeo nell'aprile 2018;
9) in quanto alla parità di genere:
a) a indicare un candidato donna e un candidato uomo per ogni posto da Commissario, affinché la composizione della prossima Commissione europea assicuri l'equa rappresentanza di genere;
b) a garantire l'equilibrio di genere nel processo di rinnovo delle cariche istituzionali, al fine di assicurare la rappresentanza delle donne ai vertici delle istituzioni dell'Unione europea;
c) a contribuire alla istituzione di un Consiglio dei ministri per l'Eguaglianza di Genere la cui missione sia quella di garantire i diritti delle donne e le pari opportunità tra donne e uomini in Europa; nonché quella di assicurare l'applicazione dell'approccio gender mainstream a tutte le politiche dell'Unione europea, fornendo indicatori intersezionali e valutazioni d'impatto ex-ante ed ex-post.
(6-00066) «De Luca, Berlinghieri, Delrio, Giachetti, Mauri, Raciti, Rotta, Sensi».
La Camera,
premesso che:
esaminata la relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2019, sul Programma di lavoro della Commissione europea per il 2019 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1o gennaio 2019-30 giugno 2020);
l'esame congiunto dei suddetti documenti rappresenta una vera e propria «sessione parlamentare europea di fase ascendente» dedicata alla valutazione e al confronto tra le priorità delle Istituzioni europee e di quelle del Governo, nonché di quelle individuate dalle Presidenze del Consiglio, per l'anno in corso;
l'analisi e la discussione dei suddetti documenti devono dunque intendersi come uno dei principali strumenti per l'esercizio ex ante della funzione di indirizzo e di intervento del Parlamento nella definizione attiva, da parte dell'Italia, della politica europea, nonché come funzione di controllo sulla condotta del Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea;
l'esame dei tre atti programmatici offre quindi al Parlamento il quadro dei lavori in corso e programmati in sede di Unione europea: in questo senso, il coinvolgimento attivo e tempestivo del Parlamento sui temi oggetto della relazione programmatica risulta imprescindibile al fine di definire un piano comune e condiviso della politica europea italiana nel contesto europeo e risulta altresì funzionale ad uno sviluppo equilibrato dell'Unione;
affinché il Parlamento rafforzi il suo ruolo nella definizione delle politiche europee, al fine di proseguire nel percorso di risanamento di quel deficit democratico che ancora affligge l'Unione, è necessario che il Governo continui ad adempiere sistematicamente, e con le tempistiche adeguate, agli obblighi informativi e di coinvolgimento del Parlamento previsti dalla legge n. 234 del 2012;
in particolare, la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, accompagnata dagli indirizzi parlamentari recati nei pareri espressi dalle Commissioni permanenti, definisce una cornice strategica coerente per la politica europea del nostro Paese e valorizza l'azione che il Governo ha compiuto, e che intende compiere, nell'ambito della partecipazione dell'Italia alla definizione delle politiche dell'Unione Europea;
a livello normativo, la presentazione della Relazione programmatica è definita dal dettato dell'articolo 13, comma 1, della legge n. 234 del 2012, che prevede che il Governo presenti alle Camere, entro il 31 dicembre dell'anno precedente, una relazione che comprenda gli orientamenti e le priorità politiche attesi dall'Esecutivo in relazione allo sviluppo del processo di integrazione europea, ai profili istituzionali e alle principali politiche orizzontali e settoriali dell'Unione europea, nonché agli orientamenti che il Governo ha assunto o intende assumere in merito a specifici progetti di atti normativi o a documenti di consultazione dell'Unione europea; infine la Relazione dà conto delle strategie di comunicazione e di formazione del Governo in merito all'attività dell'Unione europea e alla partecipazione italiana all'Unione europea;
merita in particolare apprezzamento l'impegno profuso dal Governo per affinare, sulla base dell'esperienza progressivamente acquisita, i contenuti della Relazione programmatica, preceduta, per semplicità di consultazione, da una sintesi delle principali materie trattate e che risulta più ricca di elementi informativi e di dati utili ad una valutazione sulle priorità da perseguire;
l'analisi della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione Europea e le politiche che in quest'ambito si intendono promuovere non può non tenere in considerazione la peculiare fase storica e di rallentamento economico attualmente attraversata dall'Unione europea: la discussione, infatti, si colloca quest'anno in un contesto particolarmente delicato, anche in considerazione della coincidenza delle elezioni per il rinnovamento del Parlamento europeo e per l'incertezza dei negoziati, tutt'ora in corso, per un'uscita – che si auspica ordinata e senza strappi – del Regno Unito dall'Unione europea;
l'esame congiunto dei documenti programmatici coincide quindi con una fase particolarmente critica della vita dell'Unione europea, chiamata ad affrontare sfide cruciali per l'Europa di oggi e per quella di domani: sfide che stanno mettendo a dura prova la capacità dell'Unione di fornire risposte adeguate e condivise, e che sta pregiudicando la fiducia dei cittadini nella stessa costruzione e tenuta dei progetto europeo;
considerata la peculiarità dell'attuale fase di fine legislatura europea, si rende quanto mai necessaria una riflessione sulla natura e sul futuro del progetto europeo, sulla governance e sullo stesso assetto istituzionale dell'Unione europea, al fine di rafforzare quella dimensione sociale dell'Unione europea, fatta di valori comuni e condivisi prima che di obiettivi economici, al fine di creare sul terreno del progresso economico, della libertà di circolazione, del mercato unico, della salvaguardia dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali e della tutela della dignità delle persone, un'autentica Unione dei popoli fondata su principi solidaristici e unitari;
per essere realmente forte e competitiva, l'Unione europea è chiamata infatti a definire in maniera unitaria – come attore di primo piano nella scena globale – le necessarie strategie in materia di crescita, lavoro, sviluppo industriale e innovazione e ad elaborare risposte adeguate all'esigenza di equilibrio fra la riduzione e la condivisione dei rischi fra gli Stati membri;
per quanto riguarda il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2019, occorre rilevare che si tratta di un programma di fine mandato, in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo del prossimo maggio e del conseguente esaurimento del mandato della Commissione Junker;
pertanto il suddetto Programma contiene un numero limitato di nuove iniziative, concentrandosi invece sulle proposte pendenti, ritenute essenziali per realizzare concretamente le dieci priorità che la Commissione attualmente in carica si era impegnata a realizzare nel momento della sua investitura;
tra i temi prioritari del fine legislatura europea vi sono il prosieguo dei negoziati per il Quadro finanziario pluriennale volto ad allocare adeguate risorse finanziarie secondo le principali priorità dell'Unione per il periodo 2021-2027, la discussione sull'approfondimento sull'Unione economica e monetaria e sull'Unione bancaria e la definizione di una strategia europea strutturata su politiche comuni sull'immigrazione e per la riforma del Sistema comune europeo d'asilo;
per quanto attiene infine il Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1o gennaio 2019-30 giugno 2020), esso indica, coerentemente con il sistema introdotto dal Trattato di Lisbona per dare una maggiore continuità e coerenza ai lavori del Consiglio dell'Unione europea, le priorità che le presidenze del Consiglio di Romania, Finlandia e Croazia, che si succederanno in tale ordine, hanno tra loro concordato, sulla base di tale programma,
impegna il Governo:
1) a rafforzare e a promuovere gli strumenti di partecipazione attiva del Parlamento italiano alla definizione delle politiche dell'Unione europea, con particolare riguardo alla sessione europea di fase ascendente, che coinvolga tutte le istituzioni, al fine di poter rappresentare, in sede unionale, le reali necessità dei cittadini italiani, in un'ottica di dialogo rinforzato e di contributo al processo di democratizzazione dell'Unione europea;
2) a dare un sistematico e tempestivo adempimento agli obblighi informativi e di coinvolgimento previsti dalla legge n. 234 del 2012 nei confronti del Parlamento, finalizzati ad un esame regolare e appropriato, da parte degli organi parlamentari competenti, dei progetti di atti e documenti dell'Ue di volta in volta in discussione in sede europea, per contribuire alla definizione delle politiche dell'Italia nelle sedi decisionali dell'Unione europea e migliorare altresì il processo di partecipazione democratica all'Unione;
3) affinché, attraverso una partecipazione attiva al dibattito sulle prospettive di riforma della governance e del progetto europeo, nelle opportune sedi comunitarie, l'assetto istituzionale e le procedure decisionali unionali siano sottoposte a un necessario processo di revisione, con l'obiettivo condiviso di riavvicinare l'Unione europea agli interessi reali dei cittadini ed esercitare pienamente quel ruolo centrale che spetta all'Italia, membro fondatore dell'Unione europea;
4) ad adoperarsi affinché a seguito dell'auspicabile raggiungimento di un accordo con il Regno Unito per un recesso ordinato dall'Unione europea, ma anche soprattutto in caso di « no deal», siano adottate tutte le misure necessarie per la piena tutela dei cittadini e le imprese italiane che lavorano e operano nel paese britannico;
5) nell'ambito della politica di allargamento dell'Unione, a dare seguito alla richiesta di interruzione formale dei negoziati di adesione con la Turchia da parte della Commissione Esteri del Parlamento Europeo, fintanto che si continui a riscontrare una sostanziale assenza dei necessari presupposti di condizionalità per la sua adesione all'Unione europea, della perdurante e preoccupante situazione di deficit dello stato di diritto, delle violazioni allo stato di diritto, ai diritti umani e al rispetto della democrazia, evidenziando comunque la necessità di prestare attenzione al dialogo e alla centralità degli scambi culturali, accademici, commerciali e di investimento che tuttora l'Italia mantiene con la società civile in Turchia, che rimane uno Stato membro della Nato e un interlocutore dell'Unione europea, senza tuttavia sottacere la preoccupazione per il deterioramento della situazione dei diritti fondamentali all'interno dello Stato;
6) nell'ambito del coordinamento nazionale delle politiche europee, a proseguire nell'impegno di Governo volto alla promozione di una efficace partecipazione dell'Italia alle attività dell'Unione europea, con l'obiettivo di dare un rinnovato e decisivo slancio politico alla tutela degli interessi nazionali nel panorama comunitario, anche attraverso gli strumenti a disposizione di coordinamento, indirizzo e impulso politico, con particolare riferimento al ruolo del Comitato interministeriale per gli affari europei (Ciae), al fine di garantire un più efficace coordinamento della posizione italiana nell'ambito dei negoziati europei e garantire altresì reali possibilità di tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini italiani in Europa;
7) a rafforzare le procedure di raccordo e di cooperazione tra il Parlamento nazionale, il Governo e gli europarlamentari italiani, in particolare attraverso la Rappresentanza permanente presso l'Unione europea e avvalendosi degli strumenti di collegamento previsti dai Regolamenti di ciascuna Camera;
8) in vista della presentazione della prossima Relazione programmatica 2020, ad adoperarsi, nelle opportune sedi istituzionali, affinché si delinei una strategia europea strutturata su politiche comuni di ampio respiro e che sia adeguata alle attuali sfide della crescita e all'esigenza di equilibrio fra la riduzione e la condivisione dei rischi da parte di tutti gli Stati membri;
9) a incrementare gli sforzi per la definizione e la risoluzione delle procedure di infrazione attualmente a carico dell'Italia, ai sensi degli articoli 258 e 260 del Tfue, ponendo una particolare attenzione alla fase informativa e di coinvolgimento attivo delle Camere, in merito all'avvio o agli sviluppi delle procedure di infrazione e di pre-infrazione EU-Pilot, in coerenza con il dettato dell'articolo 15 della legge n. 234/2012, al fine di assicurare una sostanziale riduzione delle procedure di infrazione ed evitare effetti finanziari negativi a carico della finanza pubblica.
(6-00067) «Giglio Vigna, Scerra, Bazzaro, Bianchi, Andrea Crippa, Di Muro, Iezzi, Maggioni, Molinari, Murelli, Battelli, Bruno, Sabrina De Carlo, De Giorgi, Di Lauro, Galizia, Giordano, Ianaro, Olgiati, Papiro, Penna, Spadoni, Torto, Villani, D'Uva, Siragusa, Suriano, Emiliozzi».
La Camera,
esaminati congiuntamente la Relazione Programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2019 (Doc. LXXXVI, n. 2), il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2019 – « Mantenere le promesse e prepararsi al futuro» (COM(2018)800 final) e relativi allegati, il Programma dei 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea per il periodo 1o gennaio 2019 – 30 giugno 2020;
preso atto dei documenti acquisiti nel corso dell'istruttoria svolta presso la XIV Commissione Politiche dell'Unione europea e dei pareri espressi dalle commissioni in sede consultiva;
premesso che:
il Programma di 18 mesi del Consiglio per il periodo 1o gennaio 2019-30 giugno 2020, copre un arco di tempo in cui la Presidenza del Consiglio dell'UE è esercitata a turno dal Trio delle presidenze rumena, finlandese e croata; il sistema del Trio delle Presidenze del Consiglio dell'Ue, introdotto dal Trattato di Lisbona nel 2009, ha l'obiettivo di dare maggiore continuità e coerenza ai lavori;
il Programma della Presidenza del Consiglio dell'UE della Romania per il periodo 1o gennaio-30 giugno 2019, indica i seguenti quattro pilastri: l'Europa della Convergenza, per assicurare coesione, uno sviluppo sostenibile ed equo per tutti i cittadini e Stati membri; un'Europa più sicura, per affrontare le nuove sfide sulla sicurezza con strumenti comuni; l'Europa, quale attore globale più forte nel contesto internazionale; l'Europa dei valori comuni, per promuovere solidarietà e coesione, contro le discriminazioni, incoraggiare le pari opportunità e il coinvolgimento dei cittadini;
il Programma di lavoro della Commissione europea, riferendosi a un periodo di fine mandato della presidenza Junker, in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, contiene un numero limitato di nuove iniziative, concentrandosi sulle poche proposte pendenti e su quelle di attuazione delle dieci priorità che il Presidente Junker si era impegnato a realizzare al momento della sua investitura. Tale programma rappresenta una tappa in vista del vertice di Sibiu sul futuro dell'Unione a 27, che avrà luogo il 9 maggio 2019, un'importante occasione per definire l'agenda strategica per l'UE per i cinque anni successivi;
la Relazione programmatica del Governo sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2019, presentata il 24 dicembre 208, è prevista dall'articolo 13 della legge 234 del 2012, laddove dispone che il Governo presenti al Parlamento due relazioni annuali sulla partecipazione dell'Italia all'UE, una programmatica e una consuntiva;
la relazione programmatica, oggetto di esame, è strutturata in cinque parti tematiche ed indica gli orientamenti e le priorità che il Governo intende perseguire nell'anno successivo con riguardo al processo di integrazione europea, ai profili istituzionali e a ciascuna politica dell'UE, in merito agli specifici progetti di atti inseriti nel programma di lavoro della Commissione europea, dando conto della strategia di formazione e comunicazione dell'esecutivo sulla partecipazione italiana alle attività dell'UE;
l'esame congiunto dei suddetti documenti rappresenta un'importante occasione per valutare in modo sistematico l'adeguatezza e l'efficacia delle politiche dell'Unione, permettendo alle Camere di svolgere appieno le prerogative parlamentari, per quanto attiene alle funzioni di indirizzo in merito alla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, con particolare riguardo ai negoziati prioritari per il paese;
tali relazioni programmatiche si inseriscono in un contesto economico che presenta elementi di preoccupazione e criticità sia a livello europeo che a livello globale;
la crescita in tutto il continente sta rallentando, con una contrazione dell'economia e dei commerci internazionali che produce scarsa domanda interna e un calo sul fronte degli investimenti, rendendo l'Europa meno competitiva rispetto ai grandi attori mondiali come Usa, Cina e Russia; alla congiuntura non favorevole contribuisce anche l'incertezza sul processo ancora incompiuto della Brexit, con la deriva euroscettica, i nascenti protezionismi, insieme agli effetti delle perduranti tensioni sui dazi tra Stati Uniti e Cina;
secondo le previsioni economiche intermedie di inverno della Commissione europea, presentate il 7 febbraio, nel 2019 l'economia europea dovrebbe crescere, ma con un tasso inferiore rispetto a quelli degli ultimi anni; il PIL dell'UE e dell'eurozona, cresciuto dell'1,9 per cento nel 2018 (in calo rispetto al 2,4 per cento del 2017) dovrebbe crescere più moderatamente: 1,5 per cento nel 2019 e 1,7 per cento nel 2020 nell'UE e 1,3 per cento nel 2019 e 1,6 per cento nel 2020 nell'eurozona, mentre l'Italia conferma il tasso di crescita più basso tra gli Stati membri;
il recente Country Report del 27 febbraio 2019 della Commissione europea conferma le valutazioni negative sulla situazione dell'Italia, quale osservato speciale a causa degli squilibri macroeconomici eccessivi, per l'alto debito pubblico, i conti pubblici deteriorati e i passi indietro sulle riforme strutturali; mentre la Commissione prevede per il 2020 una leggera ripresa per il continente europeo nel suo complesso, il nostro Paese non solo è quello che cresce meno, ma è quello che arretra verso la recessione, classificandosi agli ultimi posti dei paesi membri, con un misero 0,2 per cento del Pil per il 2019 e uno 0,8 per cento per il 2020 (contro l'1,2 per cento per il 2019 e l'1,3 per cento per il 2020 delle previsioni di ottobre 2018);
previsioni pessimistiche arrivano anche dalla Banca d'Italia e dal FMI, secondo cui l'Eurozona può rappresentare un ulteriore fattore di freno alla crescita internazionale nel 2019; il World economic outlook si sofferma sui rischi derivanti principalmente da Germania e Italia: la Germania per il rallentamento della produzione industriale e dell'export per il settore auto, l'Italia per il potenziale rischio finanziario sistemico per gli effetti dell'aumento dei tassi sui titoli di Stato sul sistema bancario e sul debito pubblico;
servono, dunque, interventi capaci di invertire il trend negativo e indurre a una maggiore crescita, mediante investimenti per sostenere l'aumento della produttività, ricerca e innovazione in tutta l'Unione, con strumenti mirati per aumentare, i livelli occupazionali, in particolare in favore dell'occupazione per i giovani;
gli strumenti predisposti dalla Commissione UE in tema di investimenti, concentrati nel Piano Juncker, hanno rappresentato un primo passo, e tuttavia non sufficiente per affrontare le sfide globali; tale Piano, attraverso lo strumento finanziario del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (EFSI) in collaborazione con la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), mirava a mobilitare investimenti infrastrutturali per 315 miliardi di euro per il triennio 2015-2018; il programma è stato esteso al 2020, con l'obiettivo di mobilitare fino a 500 miliardi di euro; tuttavia, si è resa necessaria la previsione di un'ulteriore iniziativa, nell'ambito del bilancio pluriennale UE 2021-2027, il programma InvestEu che, con garanzie da bilancio UE per 49,5 miliardi, mira a mobilitare 650 miliardi di euro in investimenti;
in tale contesto, per le ricadute sul versante della crescita e dello sviluppo, rileva il negoziato in corso sul prossimo Quadro Finanziario Pluriennale-QFP 2020-2027, le cui trattative sull'ammontare complessivo delle risorse e sui punti più rilevanti (c.d. negoziato «orizzontale») partono da una bozza articolata della precedente presidenza austriaca; l'attuale presidenza romena si propone di presentare, nel corso del suo semestre di presidenza, al Consiglio UE di giugno una bozza «semplificata», il cui intento non sta trovando, comprensibilmente, il favore di molti Stati membri;
la proposta di regolamento sul QFP (COM(2018)322) segue una procedura legislativa speciale, stabilita dall'articolo 312 TFUE: il Consiglio delibera all'unanimità previa approvazione del Parlamento europeo che, deliberando a maggioranza assoluta, può approvare o respingere la posizione del Consiglio, ma non può emendarla. Tuttavia, il Consiglio europeo può adottare all'unanimità una decisione che consente al Consiglio di deliberare a maggioranza qualificata;
la proposta di regolamento sul QFP 2020-2027, stabilisce l'ammontare complessivo di risorse pari a un volume complessivo di 1.279 miliardi di euro, ossia l'1,11 per cento del PIL dei 27; per quanto concerne le poste di bilancio più importanti, prevede significative decurtazioni per la PAC (da 276 a 235 miliardi), con tagli lineari e stabiliti in modo arbitrario dalla Commissione per quanto riguarda i pagamenti diretti allo sviluppo rurale. Per l'Italia la proposta assegna circa 32 miliardi (con una riduzione del 17 per cento) anche se la penalizzazione maggiore riguarda il sistema di calcolo, che avviene sulla base del processo di «convergenza esterna» (secondo una progressiva uniformazione dei contributi unitari per ettaro in tutti gli Stati membri);
diversamente, per altri capitoli di spesa, il QFP individua positivamente «nuove priorità», per le quali si incrementano le risorse, in favore di beni pubblici europei, quali ricerca e innovazione, occupazione e mobilità giovanile, sicurezza, gestione migrazione, difesa, per un'Europa più intelligente e più verde;
dal lato delle entrate, il nuovo QFP innova con l'introduzione di tre nuove risorse proprie, che dovrebbero coprire il 12 per cento delle entrate: con quota parte della futura imposta sui redditi delle imprese, con il 20 per cento dei ricavi della vendita all'asta delle quote di emissione ETS, con una tassa sugli scarti plastica non riciclata; a ciò si accompagnerebbe l'abolizione dei rebates di cui attualmente beneficiano Austria, Germania, Paesi Bassi e Svezia. Tuttavia, il negoziato in corso sulle nuove risorse Ue non ha trovato solide maggioranze da parte degli stati membri;
la disciplina puntuale sulle modalità con cui Stati membri, imprese e cittadini possono accedere ai Fondi è contenuta, invece, in appositi regolamenti settoriali, presentati dalla Commissione europea tra il 29 maggio e il 12 giugno 2018 e che saranno negoziati contestualmente alle proposte relative al QFP;
per quanto riguarda le politiche di coesione, il nuovo QFP, contempla una riduzione delle dotazioni da 370 a circa 330 miliardi. L'Italia riceverà 2,4 miliardi in più rispetto alla programmazione attuale (2014-2020), confermandosi come secondo maggiore beneficiario da 36,2 a 38,6 miliardi. Tuttavia, va osservato che alcuni fattori penalizzeranno comunque l'Italia, tra cui il metodo di ripartizione che assesta le risorse da destinare alle diverse regioni in base all'indicatore di prosperità relativa in base al Pil nazionale, la ridefinizione della categoria delle regioni «in transizione», che ne amplia il novero a quasi tutte le regioni francesi e della Germania orientale, insieme al rafforzamento della concentrazione tematica che impone agli Stati di incentrare i progetti sui soli due obiettivi strategici (Europa più intelligente e Europa più verde), mentre le nostre regioni, in particolare quelle del Sud, in convergenza, avrebbero necessità di intervenire maggiormente sul sociale e in materia di connettività, in attuazione di programmi quali quelli per «un'Europa più sociale» e per «un'Europa più connessa»;
per quanto concerne i Fondi strutturali europei, non può essere taciuto il rischio di una loro sottoutilizzazione, anche a causa di scarse competenze tecniche; l'obiettivo della programmazione prevede che, secondo la «regola N+3», se entro tre anni dall'impegno di spesa non si riuscirà a utilizzare i fondi scatterà la tagliola del disimpegno automatico. Per quanto attiene alla programmazione 2014-2020, le risorse assegnate all'Italia ammontano a 42,7 miliardi, cui aggiungere i 30,9 miliardi di co-finanziamento nazionale, prefigurando 73,6 miliardi. Ma, ad oggi, il nostro Paese ha speso solo il 4 per cento di tali risorse;
l'Italia è membro contributore netto, secondo gli ultimi dati della relazione della Corte dei conti, fra il 2011 e il 2017, ha accumulato 36,1 miliardi di saldi negativi; tra le cause dello sbilancio negativo, fra il dare e avere, in cui l'Italia figura quarta – dopo Germania, Regno Unito e Francia – la Corte dei Conti, nella relazione 2018 (depositata il 9 gennaio 2019), segnala che: «la dinamica degli accrediti dipende, oltre che dalla preassegnazione dei fondi a ciascun Paese nell'ambito della gestione concorrente, anche dalla capacità progettuale e gestionale degli operatori...».;
sarebbe auspicabile anche un cambiamento delle regole europee, volto a una maggiore semplificazione e che ribalti la logica solo «punitiva», per far posto a un approccio costruttivo nell'utilizzo dei fondi strutturali; occorre superare il paradosso secondo cui più uno Stato è in difficoltà e più i meccanismi comunitari risultano penalizzanti; se uno Stato rimane indietro rispetto agli altri, anziché sanzionare meramente la mancata presentazione di progetti adeguati con la perdita di risorse, la Commissione dovrebbe prevedere anche meccanismi di affiancamento e supporto per aiutare i singoli Paese a varare progetti adeguati;
rilevanti anche le risorse per gli investimenti, nell'ambito di applicazione del Regolamento per i fondi strutturali di investimento europei, i Fesr, riguardanti interventi sul territorio italiano dall'impatto significativo sulla vita dei cittadini (dalla banda larga alle strade); tra questi interventi il 10 per cento dei 13 miliardi di euro e che spettano al nostro Paese sono destinati alle grandi città e il 5 per cento a piccoli comuni ed aree interne; ai fini della valutazione della Strategia nazionale aree interne (Snai), andrebbero individuate le aree destinatarie dei fondi europei in base alle reali necessità, affinché anche la sussidiarietà rispetti le effettive condizioni economiche dei territori che accedono ai finanziamenti (come richiesto dal Gruppo di Forza Italia nell'ambito dell'audizione della delegazione italiana del comitato delle regioni europeo affinché anche il Parlamento si pronunci in tale direzione);
per quanto riguarda l'azione esterna della Ue e il ruolo dell'Italia:
in un contesto globale dove i rapporti tra gli Usa da un lato e la Russia e la Cina dall'altro stanno rapidamente evolvendo in un crescendo di conflittualità, è difficile immaginare che l'Italia, isolata nel contesto europeo, possa esercitare un ruolo determinante anche al fine di tutelare i nostri interessi strategici;
la guerra dei dazi rischia di danneggiare l'Europa, la quale non può divenire anch'essa bersaglio della lotta alla sovraccapacità produttiva con dumping commerciale;
l'Italia deve sostenere gli interessi strategici della Ue in ambito commerciale, economico e finanziario, sviluppando, al contempo, una più forte e coesa politica estera e di difesa in ambito Nato, lavorando affinché l'Alleanza atlantica rafforzi la sua attenzione operativa anche a sud e non solo a est del continente;
il nostro Paese deve impegnarsi per divenire attore principale delle politiche europee nel Mediterraneo, su tutti i temi di interesse strategico, dal campo energetico, a quello infrastrutturale ed economico a quello del controllo dei flussi migratori, tessendo, a tal fine, alleanze con i Paesi del Sud Europa, affinché gli assetti futuri della Ue non siano improntati a un'ottica dei soli paesi del Nord Europa – spesso non coincidenti con quelli strategici del nostro Paese;
è necessario che l'Italia torni a riconsiderare l'Unione come il più grande investimento culturale, politico ed economico possibile; un consesso sovranazionale che l'Italia ha contribuito a costruire, quale membro fondatore dell'UE, promuovendo e condividendo il processo di integrazione, trasformando l'Europa da continente di guerra a continente di pace, con la riconciliazione fra popoli divisi da secoli di conflitti, impegnati a sviluppare la democrazia e la difesa dei diritti fondamentali;
occorre, dunque, con un lavoro costante e competente nelle sedi europee, riacquistare la tradizionale funzione dell'Italia quale paese-guida, soprattutto sui dossier determinanti per la sopravvivenza stessa dell'Unione;
eppure, di fronte alle grandi sfide, il nostro Paese sta perdendo credibilità a livello europeo, rischiamo di non contare nulla nel contesto globale, anche per le reiterate assenze o per le posizioni talvolta maldestre o contraddittorie sulla politica estera; rischiamo di perdere la storica influenza sul Mediterraneo, dalla Libia, all'operazione navale Sophia, fino alle contraddittorie prese di posizione su importanti scelte di politica estera, come sul Venezuela di Maduro, o sui rapporti commerciali con la Cina, con la sottoscrizione di accordi impegnativi, nell'ambito del Memorandum sulla nuova via della Seta, laddove abbiamo rischiato di compromettere la tradizionale vocazione europea e transatlantica dell'Italia; per poi, in seguito anche per le preoccupazioni avanzate da parte di molti gruppi parlamentari, dover ridimensionare le intese per ricondurle, quantomeno, nell'ambito di una cornice Ue, nel rispetto di adeguati standard e di misure antidumping europee;
da rilevare che non più di un anno fa 27 ambasciatori Ue a Pechino, compreso quello italiano, avevano avvertito sui rischi di un'apertura economica diseguale con il colosso cinese; coerentemente a tale approccio, volto a un maggiore controllo delle acquisizioni strategiche, il Parlamento europeo si è espresso a maggioranza in favore di un nuovo meccanismo per monitorare gli investimenti stranieri. In tale occasione, con palese contraddizione rispetto agli indirizzi già consolidati, i rappresentanti dell'attuale maggioranza che siedono al Parlamento europeo, lo scorso 14 febbraio 2019, si sono colpevolmente astenuti sullo schema di provvedimento (COM(2017) 487 final) in tema di screening degli investimenti diretti esteri (IDE) nell'Unione – una sorta di golden power comunitario, di cui peraltro l'Italia si era fatta promotrice assieme a Francia e Germania;
purtroppo non è esente da conseguenze anche l'assenza di un Ministro italiano per le politiche europee, con l'attribuzione di adeguate deleghe, e ancora non sostituito; una presenza indispensabile ai tavoli negoziali in considerazione delle rilevanti trattative in corso, a partire da quello sul nuovo QFP 2021-2027, fino ai dossier aperti sul rilancio della politica industriale Ue, al fine di scongiurare il riaffermarsi dell'egemonia dell'asse franco-tedesco, con effetti dannosi per gli interessi del nostro Paese e per il futuro dell'intera Europa. Occorre, dunque, uscire da un isolamento in ambito europeo, che rischia di escludere l'Italia dalla partita sulle prossime nomine dei vertici comunitari;
per riguadagnare un ruolo decisivo e coerente con il peso di paese fondatore occorre impegnarsi per costruire un'Europa del futuro capace di assicurare pace, prosperità e benessere per tutti i suoi popoli; impegnarsi per un'Europa che riaffermi il suo ruolo di attore globale, in quanto culla di democrazia, nei suoi principi fondanti, pensiero, arte e cultura, che tutela la libertà e la dignità della persona;
occorre prefigurare un'Europa più democratica, più vicina ai propri cittadini, che sappia dare risposte alle grandi sfide, a partire da quelle dell'immigrazione, della disoccupazione, della sicurezza, della rivoluzione tecnologica e dei cambiamenti climatici; occorre rafforzare il modello di economia sociale di mercato, che protegga le fasce più deboli e vulnerabili colpite dalla globalizzazione, e che dia maggiori opportunità ai giovani, affinché possano continuare a guardare all'Europa come a uno spazio per progettare il futuro; occorre superare i deficit di democrazia e l'eccesso di burocrazia delle istituzioni europee, per avvicinarle maggiormente ai cittadini,
impegna il Governo:
a) per quanto riguarda il futuro dell'Unione, il funzionamento e l'architettura istituzionale della Ue, a sostenere le riforme atte a rendere l'Europa più solidale e più attenta alle esigenze dei singoli stati membri, anche nell'ambito di una revisione dei Trattati, tra cui rileva quella volta ad attribuire la piena potestà di iniziativa legislativa al Parlamento europeo, in quanto unica istituzione Ue eletta direttamente eletta dai cittadini, affinché abbia gli stessi poteri delle altre Assemblee elettive, diventando autorità di bilancio su un reale piano di parità con il Consiglio, con pieni poteri non solo sulle scelte di spesa ma anche su quelle di entrata; una riforma necessaria proposta dal gruppo Forza Italia e accolta in sede di parere in XIV, sulla comunicazione della Commissione europea del 23 ottobre 2018 sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità: rafforzare il ruolo nel processo di definizione delle politiche dell'UE (COM(2018)703);
b) a porre al centro dell'Agenda europea la materia della fiscalità, dell'unione doganale e dell'approfondimento dell'Unione economica e monetaria, al fine di salvaguardare la stabilità dell'euro, e in favore di una riforma della BCE sul modello della Federal Reserve americana, che indirizzi le sue capacità di intervento non solo per far fronte ai fenomeni inflazionistici ma anche a quelli relativi alla crescita e alla disoccupazione; a promuovere il completamento dell'Unione Bancaria, in favore della condivisione e riduzione dei rischi, per una maggiore credibilità di fronte ai mercati finanziari, comprendente sia il sistema europeo di assicurazione dei depositi, sia la creazione di un meccanismo di garanzia comune per il Fondo di risoluzione unico delle crisi bancarie; infine, a completare il mercato unico con una maggiore armonizzazione fiscale, in favore di regole eque ed efficaci per contrastare le evasioni ed elusioni fiscali, e a mettere fine ai privilegi di cui godono taluni paradisi fiscali, anche all'interno della stessa Ue, o di benefici nei livelli di tassazione, come quelli di cui godono alcuni giganti del web;
c) ad appoggiare le azioni europee volte allo sviluppo sostenibile, con particolare riguardo all'attuazione del pacchetto normativo europeo sull'economia circolare, per una piena operatività dell'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e in favore delle energie pulite, per il completamento del Pacchetto «energia pulita per tutti gli europei», per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra;
d) a incoraggiare le azioni a livello europeo indirizzate agli investimenti in infrastrutture, in tecnologia, in formazione, ricerca e innovazione, in favore delle industrie creative, per il digitale, per la crescita, maggiori risorse per gli investimenti e il rilancio di una strategia industriale europea; a sostenere la proposta di regolamento che istituisce «Orizzonte Europa», che finanzia importanti stanziamenti per la ricerca e l'innovazione nell'ambito del nuovo QFP 2021-2027;
e) per quanto riguarda le misure in materia di occupazione, lavoro e welfare, a rafforzare gli interventi per l'occupazione giovanile e in favore delle fasce più deboli, che hanno sofferto maggiormente per gli effetti di delocalizzazioni produttive non regolamentate a livello europeo; a proseguire i negoziati per dare attuazione alla direttiva in materia di equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza (abrogando la direttiva 2010/18/Ue), potenziando le misure di conciliazione tra vita professionale e vita privata, anche mediante il ricorso a modalità di lavoro agile e più attenta alle esigenze delle donne, che sopperiscono ai maggiori carichi familiari, in assenza di servizi a livello sociale e aziendale;
f) ad appoggiare le proposte europee del Pacchetto mobilità I in materia di trasporto stradale e in settori connessi, nonché a sviluppare in tema di Reti Trans-europee e tutti i progetti in grado di interconnettere i nostri territori con altri paesi membri, alleggerendo il trasporto su gomma inquinante, beneficiando delle sovvenzioni europee per la pianificazione di una rinnovata mobilità, anche nell'ottica di rilanciare la crescita, gli investimenti e l'occupazione;
g) a proseguire con determinazione la battaglia per tutelare, anche in ambito Ue, l'eccellenza della produzione italiana sui mercati internazionali, difendendo il made-in, le nostre eccellenze, il nostro know-how, i prodotti italiani contro la contraffazione e le pratiche commerciali sleali, i marchi, una corretta etichettatura a tutela dei consumatori; a sostenere un'agricoltura sostenibile e di qualità, scongiurando le penalizzazioni per la PAC, nell'ambito del prossimo QFP 2020-2021, affinché il comparto agricolo e della pesca siano adeguatamente remunerati;
h) per quanto riguarda i Fondi strutturali europei, ad attivarsi affinché le regole attuali per accedervi siano finalmente semplificate e superando l'eccesso di normazione e di burocrazia dei meccanismi previsti; a dare priorità all'informazione sui fondi Ue disponibili, sulle procedure per attivarli e sulla loro rendicontazione, per rispondere alle richieste legittime di amministratori locali, imprese e cittadini; a rilanciare la proposta del presidente del Parlamento europeo, Tajani, che mira a non disperdere i fondi strutturali Ue, affinché quelli ancora non impegnati, sommati ad altri finanziamenti derivanti dalla Cassa Depositi e Prestiti, dalla Banca Europea degli investimenti e dalle banche private, possano rilanciare una nuova stagione di infrastrutture per il Mezzogiorno e mobilitare nuova occupazione, attivando, altresì allo scopo, progetti di carattere interregionale, per i quali si richiede una quota di co-finanziamento minore rispetto ad altri programmi;
i) per quanto attiene alle politiche di coesione e i criteri per l'assegnamento dei fondi, nell'ambito del nuovo QFP, a promuovere un approccio meno stringente rispetto a quanto previsto, affinché: 1) si prevedano diversi obiettivi di concentrazione tematica per le diverse categorie di regioni, tenendo conto che quelle in ritardo, meno sviluppate e «in convergenza» hanno esigenze diverse da quelle più sviluppate, necessitando di maggiori interventi coerenti a un'Europa più sociale e a un'Europa più connessa (non contemplati negli OS previsti); 2) siano lasciati margini di maggiore flessibilità agli Stati membri per consentire di impiegare le risorse negli ambiti ove queste risultino maggiormente urgenti e necessarie; sostenere la proposta di introdurre un sotto-massimale per la politica di coesione, atta a garantire che le relative risorse non subiscano tagli nel corso della programmazione e in favore del mantenimento di una Riserva (Union Reserve) da finanziare tramite i margini non allocati negli anni precedenti, contrastando le proposte avanzate durante il negoziato volte all'eliminazione della revisione di medio termine, centrale per garantire che il prossimo QFP possa essere adeguatamente «aggiustato» alla luce dell'evolversi delle circostanze; a rivalutare, altresì, le aree interne, all'interno della relativa strategia nazionale (Snai) per la destinazione dei fondi strutturali di investimento europei (FESR);
j) per quanto riguarda la gestione delle politiche migratorie, a sostenere il Programma di diciotto mesi che ritiene prioritario il rafforzamento delle frontiere esterne Ue; ad attivarsi, in sinergia con altri paesi membri, per il superamento del Regolamento di Dublino, a partire dalla Riforma votata dal Parlamento europeo nel novembre 2017, volta a superare il principio ormai anacronistico dell'accoglienza del paese di primo approdo, in favore di un sistema comune di asilo europeo, solidale e condiviso, di una strategia europea per contrastare la tratta di esseri umani, bloccare l'immigrazione irregolare fin dai paesi di origine; a intervenire all'origine dei flussi migratori nei paesi di origine, mediante accordi di riammissione e rimpatrio per coloro che non hanno diritto alla protezione internazionale; a rafforzare le partnership Ue con i paesi terzi nelle politiche di cooperazione, sostegno e di sviluppo, con conseguenti opportunità anche per le nostre imprese, con risorse europee adeguate, atte a mobilitare un Piano Marshall per l'Africa, un continente che vedrà una crescita esponenziale nei prossimi anni, a fronte di una decrescita di quello europeo; ad appoggiare la richiesta di fondi adeguati in favore di Frontex e della nuova Guardia costiera e di frontiera Ue, per disporre di più uomini e mezzi per difendere le frontiere esterne dell'Unione;
k) nell'ambito dei temi della difesa e sicurezza, lotta al terrorismo internazionale, cyber-sicurezza, a potenziare il sistema di scambio di informazioni tra intelligence, per la costruzione di una vera e propria FBI europea; a proseguire nel processo di creazione di una difesa comune europea e nel consolidamento della PESCO (cooperazione strutturata permanente), in complementarietà con la NATO; sviluppando e rafforzando l'industria e un mercato Ue della difesa, indirizzando e rafforzando i progetti per un'industria europea all'interno dei programmi PESCO e non al di fuori di essi, tali da non pregiudicare gli interessi strategici dell'Italia; per gli stessi obiettivi, a favorire l'impiego dei finanziamenti del Fondo europeo per la difesa corrispondenti alle aspettative di sviluppo di una base industriale solida, affinché le capacità della difesa italiana possano trovare spazio per rilanciare e preservare l'autonomia tecnologica e produttiva dell'intera filiera delle imprese italiane nel settore militare;
l) per quanto riguarda le relazioni estere dell'Unione e la difesa comune, ad appoggiare gli impegni delle tre presidenze sulla politica estera dell'Unione, nell'ambito del programma «l'Unione come attore forte sulla scena mondiale», e promuovere il c.d. «approccio integrato» che combina l'azione nel settore della sicurezza con l'attività di prevenzione dei conflitti, restando ferme e privilegiate le relazioni strategiche con gli Usa per mantenere la nostra tradizionale collocazione europea e transatlantica nello scacchiere internazionale; a proseguire l'impegno in favore dell'allargamento Ue per i Balcani occidentali e l'azione europea nel suo vicinato, a che il rispetto dei parametri e degli standard concordati, improntati sui valori fondanti della democrazia, siano connessi al raggiungimento degli impegni in materia di controllo dell'immigrazione clandestina, al contrasto della criminalità organizzata e del terrorismo internazionale, alimentati dalla presenza dei foreign fighters; a rafforzare gli investimenti, l'aiuto e la cooperazione allo sviluppo con i paesi terzi, in particolare con l'Africa, al fine di contenere le migrazioni verso l'Europa a partire dai paesi di maggiore flusso e transito; a sostenere la strategia europea per relazioni con la Cina, aggiornata il 12 marzo, con documento congiunto della Commissione e dell'Alto rappresentante, che indica le 10 azioni fondamentali per determinare la cooperazione con la Cina, sia in termini di sfide che di opportunità e per salvaguardare un approccio comune europeo; con particolare riguardo all'evoluzione delle reti di nuova generazione del servizio radiomobile terrestre, 5G, a sostenere l'azione europea volta a garantire un'efficace salvaguardia contro le implicazioni in termini di sicurezza delle infrastrutture digitali critiche, definendo in materia un approccio comune europeo, anche impegnandosi a identificare, entro la fine del 2019, i gap nella normativa europea per affrontare con efficacia gli effetti distorsivi sul mercato interno della proprietà statale e dei finanziamenti statali, alle imprese straniere.
(6-00068) «Rossello, Battilocchio, Marrocco, Pettarin, Ruggieri, Elvira Savino, Cosimo Sibilia, Vietina».
La Camera,
esaminata la relazione Programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2019 e il Programma di lavoro della Commissione europea per l'anno 2019 e relativi allegati, nonché il Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea per il periodo 1o gennaio 2019-30 giugno 2020;
premesso che:
la Relazione Programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2019 (Doc. LXXXVI n. 2) indica quali siano le linee programmatiche del Governo Italiano,
impegna il Governo:
1) per quanto riguarda la politica macroeconomica, ad allineare le politiche fiscali escludendo la pratica del « dumping fiscale» fra Stati aderenti ed in ogni caso per contrastare i programmi fiscali aggressivi (aggressive tax planning);
2) per quanto riguarda le politiche della migrazione, a coinvolgere l'intera Unione alla realizzazione della interdizione delle partenze dalle coste africane, in ogni caso al passaggio alla fase tre di Eunavfor Med Sophia che prevede testualmente di «neutralizzare le imbarcazioni e le strutture logistiche usate dai contrabbandieri e trafficanti sia in mare che a terra e quindi contribuire agli sforzi internazionali per scoraggiare gli stessi contrabbandieri nell'impegnarsi in ulteriori attività criminali», attraverso la formale richiesta di Risoluzione dell'ONU e del consenso e della cooperazione da parte del corrispondente Stato costiero;
3) sempre in ordine alle politiche migratorie, a coinvolgere l'Unione europea nella linea di creare hot spot negli Stati costieri per la selezione dei rifugiati e la distribuzione pro-quota a tutti gli Stati aderenti ed in ogni caso alla costituzione di un fondo europeo per i rimpatri dei migranti economici che non hanno titolo per permanere negli Stati europei di approdo;
4) per quanto concerne le politiche per il mercato interno dell'Unione e segnatamente il tema della cybersicurezza e il capitolo «ricerca, sviluppo tecnologico e spazio», in una ottica precauzionale, a sollecitare l'approvazione di una direttiva sugli apparati per le telecomunicazioni, con vincoli molto più stringenti per i produttori in ordine alla tutela dei dati, anche alla luce della tecnologia 5G e della scarsa affidabilità di Huawei in tema di protezione dei dati industriali, politici e personali;
5) per quanto concerne la fiscalità europea, a sollecitare in sede europea la creazione di un percorso volto alla tassazione delle imprese e dei grandi gruppi multinazionali che operano nell'economia digitale che preveda l'imposizione nel luogo ove effettivamente viene generato il reddito;
6) per quanto concerne il capitolo «impresa, concorrenza e consumatori», a proporre l'introduzione della normativa a tutela del «made in» senza più alcuna dilazione legata al negoziato del « goods package»;
7) per quanto concerne il capitolo «trasporti» e segnatamente l'assetto delle Reti TEN-T, a impegnarsi per il rilancio della realizzazione dei corridoi multimodali, scongiurando ogni ipotesi di revisione dei tracciati che ritardi l'apertura e l'ultimazione dei cantieri;
8) per quanto concerne il capitolo «agricoltura e pesca», a sollecitare l'esclusione dalla politica di cooperazione internazionale qualsivoglia finanziamento per coltivazioni di prodotti che rientrino nel mercato europeo e a pretendere il medesimo livello di profilassi igienica, sanitaria e fitosanitaria dei prodotti extraeuropei in entrata rispetto quelli del mercato interno ed in ogni caso a scongiurare qualsivoglia ipotesi interferenza nella legislazione nazionale relativa al divieto del latte in polvere nella produzione casearia a protezione della qualità della nostra industria casearia e dei suoi prodotti;
9) per quanto concerne il capitolo «affari sociali», a richiedere all'Unione una politica della natalità dell'Europa che preveda un piano Marshall della natalità con sostegno diretto e indiretto alla stessa e segnatamente introducendo il «reddito di infanzia», potenziando la rete dei servizi a sostegno delle famiglie con specifico riferimento agli asili ed infine allineando la tassazione sul valore aggiunto dei prodotti per l'infanzia nella misura del 5 per cento;
10) per quanto concerne il capitolo della «tutela della salute», atteso che, secondo indagini svolte a livello nazionale, le sostanze tossiche presenti sui tessuti, sulla pelletteria e sulle calzature sono la causa dell'8 per cento delle patologie dermatologiche rilevate presso le strutture sanitarie e riconducibili, nella totalità dei casi, a capi di importazione, a impegnarsi per la profilassi igienica e sanitaria dei tessuti, della pelletteria e delle calzature in entrata ed in ogni caso ad introdurre una etichettatura obbligatoria sulle sostanze usate e sul fatto che ogni lavorazione sia stata eseguita garantendo condizioni di sicurezza per i lavoratori e gli utilizzatori finali;
11) per quanto concerne il capitolo «cultura», a impegnarsi nuovamente per l'affermazione delle radici cristiane dell'Europa e per la restituzione immediata dei beni culturali trafugati da uno Stato membro;
12) per quanto concerne il capitolo giustizia, a richiedere la delineazione a livello europeo di un modello di reato di integralismo islamico, per la istituzione di una Commissione apposita per lo studio del fenomeno della mafia nigeriana e delle politiche di criminalità per rispondere alle sfide da essa poste allenterò continente ed infine per la realizzazione di trattati bilaterali con tutti i paesi extraeuropei per l'esecuzione della pena nello Stato di provenienza anche per prevenire il fenomeno stigmatizzato della radicalizzazione islamica nelle nostre case circondariali;
13) per quanto concerne il capitolo «politica estera e di sicurezza comune» a sollecitare l'Europa sul tema della libertà religiosa da introdurre in ogni trattato bilaterale che coinvolga l'Europa con paesi del Medio Oriente o organizzazioni internazionali di essi e alla politica di «ricollocamento» dei cristiani che ne facciano richiesta nelle terre da cui sono fuggiti per motivi di persecuzione religiosa, richiedendo l'istituzione di un apposito fondo europeo, nel convincimento intimo che una pacificazione duratura del medio oriente è possibile solo con la presenza e la convivenza pacifica con le primigenie comunità cristiane;
14) sulla questione Russa, a sollecitare l'Europa a facilitare il dialogo con l'Ucraina, immaginando percorsi di monitoraggio e di mediazione e chiedendo contestualmente la revoca delle sanzioni;
15) sull'area dei Balcani Occidentali nella facilitazione del Dialogo Belgrado-Pristina, a porre il tema dell'area dei monasteri serbi, quale area potenzialmente capace di alimentare senza fine il conflitto;
16) sulla questione Venezuelana, alla luce della ormai imminente guerra civile, a richiedere il riconoscimento di Guaidò quale Presidente ad interim affinché indica libere elezioni;
17) per quanto concerne il capitolo «allargamento dell'Unione», contrariamente a quanto indicato nella Relazione Programmatica, a escludere qualsivoglia ipotesi si allargamento alla Turchia per scongiurare l'islamizzazione dell'Europa.
(6-00069) «Lollobrigida, Meloni, Delmastro Delle Vedove, Montaruli, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».