Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 10 maggio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    secondo il rapporto Global Warming presentato nell'ottobre 2018 al summit di Incheon-Songdo, in Corea del Sud, dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), la superficie terrestre si è riscaldata di un grado, abbastanza per provocare un’escalation di tempeste, alluvioni e siccità mortali. Andando di questo passo si prevede un ulteriore aumento di tre, quattro gradi. Secondo lo studio, il primo in cinque anni sul cambiamento climatico, se si dovesse continuare a emettere la stessa quantità di CO2, l'aumento di temperatura del pianeta supererà il grado e mezzo già nel 2030;

    secondo gli esperti dell'Ipcc, le conseguenze del riscaldamento di un grado della superficie terrestre sono già sotto gli occhi di tutti: tra gli altri cambiamenti, vi sono condizioni meteorologiche estreme, innalzamento del livello del mare e diminuzione del ghiaccio marino artico. Tuttavia, è ancora possibile limitare il riscaldamento globale a un aumento di 1,5 gradi Celsius, ma occorrono «cambiamenti rapidi, di ampia portata e senza precedenti»;

    il 15 marzo 2019 studenti di tutto il mondo hanno partecipato al «Fridays for Future», lo sciopero scolastico per il clima organizzato per chiedere ai Governi politiche e azioni più incisive per contrastare il cambiamento climatico e il riscaldamento globale. L'idea del «Fridays for Future» è nata in seguito alla protesta iniziata da Greta Thunberg, una studentessa svedese di 16 anni, diventata il simbolo e la rappresentante più conosciuta del nuovo movimento ambientalista studentesco;

    i giovani chiedono ai Governi di tutto il mondo con urgenza azioni concrete e radicali per il rispetto degli obiettivi sul clima stabiliti dall'Accordo di Parigi. La politica e le istituzioni devono dare una risposta a questi ragazzi, che non meritano di ereditare un mondo malato;

    nel nostro Paese fino ad oggi questa risposta non c'è stata. Crisi ambientale, crisi economica e crisi sociale camminano insieme e le soluzioni pure. Per questo in Italia, come per tutte le nazioni del pianeta, solo intervenendo in un'ottica globale e ambientale, si possono affrontare le sfide climatiche ed economiche, sociali ed ambientali che ci aspettano;

    è del tutto evidente che per combattere i cambiamenti climatici, come richiesto anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nelle settimane scorse, arrestare la recessione, la crisi economica e sociale, sviluppare l'economia circolare, ridurre il degrado degli ecosistemi, valorizzare le potenzialità del nostro Paese non si può che passare attraverso un piano decennale denominato «Green New Deal» che metta politiche e misure di stimolo antirecessione al centro di un «nuovo patto per uno sviluppo» in modo da affrontare le «molteplici crisi» dell'Italia; a partire da quella della mancanza di lavoro. Uno studio della Fondazione per lo sviluppo sostenibile ha calcolato gli effetti economici ed occupazionali, nei prossimi cinque anni, di un pacchetto di misure di green economy: ogni euro di investimento pubblico ne attiverebbe altri tre privati, con un rilevante incremento di unità di lavoro cumulate, pari a 2,2 milioni che, con l'indotto, arriverebbero a 3,3 milioni di posti;

    il 1° maggio 2019 la Camera dei Comuni britannica attraverso la mozione presentata dal leader del Labour Jeremy Corbyn ha dichiarato lo stato di emergenza climatica e ambientale a livello nazionale. Dopo il dibattito Corbyn ha auspicato che la decisione possa «mettere in moto un'ondata di azioni da parte di parlamenti e governi in tutto il mondo» e si è impegnato a «lavorare con i paesi che hanno serie intenzioni riguardo alla lotta alla catastrofe climatica»; ha sottolineato la necessità di «dire chiaro e tondo a Donald Trump che non può continuare a ignorare gli accordi internazionali e le azioni sulla crisi climatica»;

    il Regno Unito è il primo Paese al mondo a dichiarare lo stato di emergenza climatica. È una decisione importante, che non può restare isolata,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative di competenza per riconoscere lo stato d'emergenza climatica e ambientale dell'Italia e del mondo e per riconoscere che è necessaria una risposta globale urgente e rapida;

2) ad adottare iniziative per accelerare la transizione energetica per ridurre le emissioni di anidride carbonica in tutti i settori produttivi, attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica, l'utilizzo di fonti rinnovabili, il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e il progressivo superamento della dipendenza dai combustibili fossili;

3) ad adottare iniziative per progettare e finanziare un piano di sensibilizzazione ecologica anche attraverso la disincentivazione di azioni dannose (quali utilizzo di plastiche monouso, errata differenziazione dei rifiuti, mancato utilizzo di mezzi di trasporto pubblici e altro) e scelte che incentivino il risparmio energetico e la riforestazione.
(1-00181) «Muroni, Speranza, Fornaro».


   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi anni le principali caratteristiche dello scenario nazionale in materia di stupefacenti hanno subito mutamenti radicali che pongono di fronte a un vero e proprio problema sociale;

    secondo i dati riportati nella relazione al Parlamento presentata nel 2018 sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, relativamente all'anno 2017, sono circa quattro milioni gli italiani che hanno utilizzato una sostanza stupefacente illegale almeno una volta nella loro vita, e di questi, mezzo milione ne fa un uso frequente;

    come evidenziato nella stessa relazione, nel 2017 sono stati sequestrati complessivamente 114.589 chilogrammi di droga, con un incremento del 60,31 per cento rispetto al 2016: nello specifico, sono stati rilevati, rispetto all'anno precedente, incrementi nei sequestri di eroina (+27,95 per cento), di marijuana (+117,76 per cento), di droghe sintetiche in kg (+101,17 per cento), ed in singole dosi (+12,62 per cento); esaminando per macroaree i dati relativi ai sequestri in Italia nel 2017, il 51,52 per cento del totale è operato al sud e nelle isole, il 32,60 per cento al Nord ed il 15,88 per cento al Centro;

    dalla comparazione dei dati raccolti nella suddetta relazione, che fanno riferimento all'arco temporale 2016-2017, le persone deferite all'autorità giudiziaria sono state 35.190, con un incremento del 5,82 per cento rispetto al 2016. I cittadini italiani denunciati sono stati 21.224, pari al 60,31 per cento del totale, mentre gli stranieri sono stati 13.966, pari al 39,69 per cento del numero complessivo, seppur gli stranieri sono l'8,5 per cento della popolazione residente in Italia;

    in particolare, nel 2017 è stato registrato un incremento di denunce in relazione all'uso di marijuana (+45,04 per cento) e cocaina (+5,19 per cento), mentre il maggior numero di persone denunciate, per tipologia di stupefacente, è stato segnalato per la cocaina con 11.686 casi a cui seguono, nell'ordine, i denunciati per marijuana (9.319), hashish (7.375), eroina (3.383) e cannabis (1.388);

    dei 35.190 deferimenti all'autorità giudiziaria, 33.049 riguardano reati di coltivazione, traffico e spaccio, 2.131 sono relativi a reati associativi finalizzati al traffico illecito di stupefacenti; la distribuzione sul territorio nazionale mostra una prevalenza dei soggetti coinvolti per il 40,61 per cento, al nord Italia, per il 33,60 per cento al Sud e nelle isole e per il 25,79 per cento al Centro;

    dalla relazione si rileva, inoltre, che nel corso del 2017 sono decedute 294 persone per abuso di sostanze stupefacenti, con un aumento del 9,70 per cento rispetto al 2016;

    le operazioni antidroga portate a termine dalle forze di polizia nel 2017 sono state 25.765, con un incremento dell'8,13 per cento rispetto all'annualità precedente;

    l'attività di polizia ha interessato tutte le droghe il cui traffico e commercio illecito sono vietati, dalla legge; la prevalenza degli interventi è stata realizzata al Nord (il 41,35 per cento delle operazioni) mentre al Sud e nelle isole nonché nel centro Italia sono state concluse, rispettivamente, il 32,58 per cento ed il 26,07 per cento delle attività antidroga;

    da una stima dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt), nell'ultimo rapporto del 2018, la cannabis rimane la sostanza illecita diffusamente consumata nell'Unione europea: l'Italia è terza in Europa, con una percentuale del 33,1 per cento, dopo Francia (41,4 per cento) e Danimarca (38,4 per cento) mentre l'Italia è al quarto posto nell'Unione europea per uso di cocaina;

    inoltre, nel corso del 2017, sono state 129.945 le persone in carico ai SerD, i servizi pubblici per le dipendenze patologiche del sistema sanitario nazionale: si tratta di persone che hanno in media 32 anni e che nel 62,7 per cento dei casi hanno fatto uso di eroina;

    l'aumento dei consumi di eroina rilevato dalla polizia di Stato, pari a +27,95 per cento nel 2017, appare dovuto al fatto che l'eroina viene sempre più frequentemente inalata, oltre che usata per via endovenosa e, altresì, al significativo calo del costo di tale droga;

    la polizia di Stato ha inoltre stimato che l'aumento del consumo di eroina è riconducibile anche alla ripresa del narcotraffico gestito dalla criminalità straniera: in particolare, come testimoniano le operazioni di sequestro e gli arresti realizzati dalle forze dell'ordine, si tratta di un'avanzata della mafia nigeriana;

    l'organizzazione nigeriana Supreme Eiye Confraternity (Confraternita dell'aquila), è riuscita, attraverso l'attività di traffico e spaccio, ad estendersi fino al Meridione, dove cerca di stipulare patti con le mafie locali in città come Palermo, Bari, Napoli e Caserta;

    l'operatività della mafia nigeriana risulta essere consolidata nello spaccio della cosiddetta eroina gialla, prodotta per il 90 per cento in Afghanistan, che, al suo interno, contiene fino al 50 per cento del principio attivo dello stupefacente e altri oppioidi o allucinogeni quali metorfano e crack;

    come appreso dagli organi di informazione, nella sola città di Mestre, tra il 2017 e il 2018, si sono verificati 18 casi di decessi per overdose da eroina gialla;

    recentemente, il 4 aprile 2019, la polizia di Palermo, con una vasta operazione denominata «No Fly Zone» ha eseguito l'arresto di 13 affiliati ad un'associazione criminale nigeriana, denominata «Eiye», dedita allo spaccio di stupefacenti e alla prostituzione, principalmente localizzate nel quartiere Ballarò della città, e ramificata su tutto il territorio nazionale;

    inoltre, ad aggravare la situazione italiana in materia di droga, l'approvazione della legge 2 dicembre 2016, n. 242, recante «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa», benché da un lato abbia rilanciato la produzione italiana di canapa, dall'altro ha avuto l'effetto collaterale di aprire il varco alla cannabis a basso contenuto di Thc legale per uso ricreativo, consentendo di commercializzare liberamente le infiorescenze ottenute dalle coltivazioni legali;

    con il termine «cannabis legale» si individua, infatti, quel tipo di canapa che presenta un principio attivo inferiore al limite di 0,6 per cento, quale deroga dal limite principale, pari allo 0,2 per cento, fissato dall'articolo 4, comma 5, della suddetta legge del 2016, peraltro in contrasto con quanto previsto dal Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, che fissa il limite allo 0,5 per cento;

    in Italia, ad oggi, secondo il magazine specializzato Dolcevita, che riporta dati aggiornati all'8 maggio 2019, sono 778 i negozi, i cosiddetti growshop, che commercializzano vari prodotti a base di cannabis, con un incremento del tasso di questi negozi del +289 per cento dal 2014: nel 2014 i growshop erano appena 200; solo in Lombardia i growshop sono passati dai 67 del 2017 ai 134 del 2019, segue il Lazio con 105 negozi che registra il record di incremento, pari al 63 per cento, in un solo anno;

    corre l'obbligo sottolineare che il Consiglio superiore di sanità si è espresso nel mese di aprile 2018 contro la vendita dei prodotti a base di cannabis con basso contenuto di Thc, avvertendo che «non può essere esclusa la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa» e raccomandando di attivare le misure necessarie a bloccare la libera vendita di tali merci, «nell'interesse della salute individuale e pubblica»;

    in tale quadro generale, in materia di droga, in Italia, il Testo unico delle leggi in materia di stupefacenti è recato dal decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309;

    l'articolo 1, comma 7, del Testo unico prevede che «Presso la Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento nazionale per le politiche antidroga è istituito un Osservatorio permanente che verifica l'andamento del fenomeno della tossicodipendenza, secondo le previsioni del comma 8. Il Ministro per la solidarietà sociale disciplina, con proprio decreto, l'organizzazione e il funzionamento dell'Osservatorio, in modo da assicurare lo svolgimento delle funzioni previste dall'articolo 127, comma 2. Il Comitato si avvale dell'Osservatorio permanente»;

    tuttavia, tale Osservatorio, ad oggi, non è in alcun modo operativo e non è stata convocata alcuna riunione;

    l'articolo 1, comma 15, del citato decreto del Presidente della Repubblica prevede, inoltre, che «Ogni tre anni, il Presidente del Consiglio dei ministri, nella sua qualità di Presidente del Comitato nazionale di coordinamento per l'azione antidroga, convoca una Conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope alla quale invita soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attività nel campo della prevenzione e della cura della tossicodipendenza. Le conclusioni di tali Conferenze sono comunicate al Parlamento anche al fine di individuare eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall'esperienza applicativa»;

    l'ultima Conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, alla quale partecipano soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attività nel campo della prevenzione e della cura della tossicodipendenza, prevista dal Testo unico a cadenza triennale, si è tenuta a Trieste dal 12 al 14 marzo 2009;

    pertanto, è da dieci anni che manca un momento di condivisione dei dati e di riflessione sugli effetti della legislazione sulle droghe rispetto alla salute e i diritti umani e civili dei consumatori di droghe, alla sicurezza sociale e alla giustizia;

    nello specifico, inoltre, sono oltre otto anni che non è rifinanziato il fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga;

    dopo aver analizzato la complessità del fenomeno droghe in Italia, risulta necessario offrire misure idonee atte alla prevenzione e cura, nonché al trattamento e al reinserimento sociale e lavorativo dei soggetti affetti dalle dipendenze correlate alle droghe legali e illegali, unitamente a quelle comportamentali,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per estendere i compiti del Dipartimento delle politiche antidroga, cui attualmente sono assegnati la promozione, l'indirizzo e il coordinamento delle azioni di Governo atte a contrastare il diffondersi dell'uso di sostanze stupefacenti, delle tossicodipendenze e delle alcoldipendenze correlate, di cui al testo unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, affidando, altresì, allo stesso la funzione di supporto al fine di promuovere e coordinare l'azione di Governo in materia di dipendenze comportamentali;

2) ad adottare iniziative per potenziare il suddetto dipartimento, istituito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 giugno 2008, in termini di personale, mantenendolo incardinato nelle strutture generali permanenti della Presidenza del Consiglio dei ministri;

3) a convocare la Conferenza nazionale sulle politiche antidroga, ottemperando al dettato del comma 15 dell'articolo 1 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, costruita in forma di consensus conference, al fine di analizzare i problemi connessi alla diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, e di individuare eventuali correttivi alla legislazione antidroga dettate dall'esperienza applicativa;

4) ad assumere iniziative per rifinanziare il fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga, destinando allo stesso risorse pari alla somma di almeno cinquanta milioni di euro;

5) ad adottare iniziative di competenza per garantire l'operatività della Consulta degli esperti e degli operatori sociali prevista dall'articolo 132 del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, al fine di esaminare temi e problemi connessi alla prevenzione e al recupero dalle tossicodipendenze, e alla prevenzione e alla cura dalle dipendenze comportamentali;

6) a promuovere campagne informative nazionali di contrasto delle droghe, nella misura minima di 5 milioni di euro annui, e delle dipendenze comportamentali più in generale, attraverso i mezzi di comunicazione radiotelevisivi pubblici e privati, attraverso la stampa quotidiana e periodica, attraverso la comunicazione on line, nonché attraverso pubbliche affissioni e servizi telefonici e telematici di informazione e di consulenza;

7) a promuovere e potenziare il sistema di monitoraggio nel «qui e ora», di rilevazione statistica e studio in materia di dipendenza da droghe, legali e illegali, nonché dipendenze comportamentali, finalizzato a realizzare un processo di informatizzazione volto a creare una banca dati nazionale;

8) ad adottare iniziative al fine di contrastare il traffico e lo spaccio di eroina «gialla», in particolare da parte della mafia nigeriana;

9) ad attuare, per quanto di competenza, interventi di prevenzione, cura, trattamento e reinserimento sociale e lavorativo per porre fine all'aumento dell'uso di eroina e delle morti per tale sostanza stupefacente, con particolare riguardo all'eroina «gialla»;

10) ad adottare un'apposita iniziativa normativa che riconosca che tutti i prodotti derivati dalla canapa sativa, a base di infiorescenze, sono da considerarsi stupefacenti;

11) ad assumere iniziative al fine di vietare l'importazione e la commercializzazione della canapa a basso contenuto di Thc per uso ricreativo;

12) ad adottare le iniziative di competenza per attivare, come raccomandato dal Consiglio superiore di sanità, le misure necessarie a bloccare la libera vendita dei prodotti a base di cannabis a basso contenuto di Thc nei cosiddetti «Grow Shop» o «Cannabis Shop»);

13) ad assumere le iniziative di competenza volte a dare piena attuazione al comma 1 dell'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 che recita «Chiunque pubblicamente istiga all'uso illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, ovvero svolge, anche in privato, attività di proselitismo per tale uso delle predette sostanze, ovvero induce una persona all'uso medesimo, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da lire due milioni a lire dieci milioni» e, in ragione di ciò, a vietare qualsivoglia manifestazione finalizzata alla promozione e all'istigazione all'uso di sostanze stupefacenti come l'esposizione internazionale della canapa tenuta a Milano il 3, 4, 5, maggio 2019;

14) a porre in essere iniziative in grado di garantire una migliore sinergia e un maggior bilanciamento tra le attività di riduzione dell'offerta e le attività di riduzione della domanda di droga;

15) a mettere in atto iniziative che incrementino le attività di contrasto del traffico di sostanze stupefacenti da parte delle forze dell'ordine.
(1-00182) «Meloni, Bellucci, Lollobrigida, Rampelli, Acquaroli, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MUGNAI e D'ETTORE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria 2005), e successive modificazioni e integrazioni, prevede che, qualora dai dati del monitoraggio del quarto trimestre, si registri nel settore sanitario un disavanzo di gestione a fronte del quale non siano stati adottati in corso d'anno i necessari provvedimenti di copertura, ovvero i medesimi non siano risultati sufficienti, il Presidente del Consiglio dei ministri diffida le regioni interessate a provvedervi entro il 30 aprile dell'anno successivo a quello di riferimento;

   nel caso in cui la regione non adempia, il presidente della regione, in qualità di commissario ad acta, approva il bilancio di esercizio consolidato del servizio sanitario regionale, al fine di determinare il disavanzo di gestione e adotta i necessari provvedimenti per il suo ripianamento, tra cui gli aumenti dell'addizionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche e le maggiorazioni dell'aliquota Irap. Qualora i provvedimenti necessari per il ripianamento del disavanzo di gestione non vengano adottati dal presidente della regione entro il 31 maggio, nella regione interessata, con riferimento all'anno di imposta 2019, si applicano comunque una serie di misure, tra cui il blocco automatico del turnover del personale del servizio sanitario regionale fino al 31 dicembre dell'anno successivo a quello di verifica;

   per le predette finalità, il 14, 19, 28 marzo e 2 aprile 2019 si è riunito il Tavolo di verifica degli adempimenti di cui all'intesa Stato-regioni del 23 marzo 2005, con riferimento alla verifica dei risultati dell'esercizio 2018, avuto riguardo alle regioni non sottoposte ai piani di rientro dai disavanzi sanitari;

   in tale sede, detto Tavolo di verifica ha riscontrato per la regione Toscana il presupposto per l'avvio della procedura di diffida, di cui all'articolo 1, comma 174 della citata legge. Sulla base dei dati trasmessi, la regione Toscana presenta al IV trimestre 2018 un disavanzo di 31,932 milioni di euro, per il quale non sono state adottate misure di copertura;

   in via ulteriore il Tavolo, in considerazione della mancata copertura da parte della regione Toscana delle perdite pregresse portate a nuovo, a distanza di 4 anni dalla relativa quantificazione e a fronte delle più volte reiterate richieste di copertura, nonché in relazione alla circostanza che il servizio sanitario regionale toscano vede attribuirsi ulteriori oneri prima sostenuti dal bilancio regionale, oltre che incrementare la spesa per mutui, non avendo ricevuto alcun intervento di copertura, non può che portare la perdita netta non coperta al 31 dicembre 2017, pari a 167,511 milioni di euro, sul risultato di gestione dell'anno 2018. Di conseguenza, la perdita 2018 sopra riportata cui dare copertura, incrementata della perdita netta al 31 dicembre 2017, è pari 199,443 milioni di euro;

   peraltro, risulterebbe agli interroganti che nelle scorse settimane il Presidente del Consiglio abbia inviato una lettera al presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, con la quale si diffida la regione a provvedere alla relativa copertura ai sensi del richiamato articolo 1, comma 174, della legge n. 311 del 2004 –:

   se il Governo sia a conoscenza delle cause del consistente disavanzo regionale e se il presidente della regione Toscana abbia trasmesso al Governo informazioni in merito alla suddetta situazione contabile;

   quali siano i motivi addotti dal presidente della regione Toscana a giustificazione della reiterata mancata copertura ai sensi del richiamato articolo 1, comma 174, della legge n. 311 del 2004, e quali iniziative di competenza si intendano adottare in merito.
(5-02105)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da fonti stampa si apprende che, grazie alla recente perturbazione, la neve caduta in montagna ha consentito di programmare l'apertura degli impianti di Passo del Lupo sul monte Cimone, nell'Appennino settentrionale della regione Emilia-Romagna, dal 18 al 22 aprile 2019;

   per l'impianto di Corno alle Scale sull'Appennino bolognese, invece, nonostante la copiosa neve caduta, l'apertura pasquale, dal 18 al 22 aprile, non è stata programmata;

   sono comprensibili, a tal riguardo, le lamentele di cittadini e residenti che hanno rimarcato la perdita di opportunità di promozione turistica, nonché di guadagno, per questa rinomata località dell'Appennino bolognese;

   il capitolato speciale d'oneri per l'affidamento della gestione degli impianti seggioviari e scioviari di risalita del Corno alle Scale prevede (pagina 9) che «gli impianti di risalita dovranno sempre essere aperti al pubblico esercizio salvo motivato impedimento» e che i periodi minimi di apertura da osservare vanno, tra l'altro, per il periodo invernale, dal 4 dicembre al 5 aprile «o alle festività pasquali, se successive, di ogni anno»;

   la promozione turistica ed economica delle aree montane deve essere priorità di qualunque Governo a qualunque livello –:

   di quali elementi disponga in merito a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, dal punto di vista normativo e in sinergia con gli enti territoriali per definire, con certezza e senza dubbio alcuno, l'obbligo di apertura di impianti come quello del Corno alle Scale durante le festività invernali e primaverili, incentivandone il funzionamento, anche alla luce dei risvolti sul piano turistico ed economico.
(4-02882)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la discarica in località Panaccioni del comune di Cassino è un sito da bonificare presente con codice FR-082 nel piano regionale bonifiche del Lazio con alta priorità di intervento;

   tale discarica era nell'elenco di cui al decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 23 ottobre 2003 concernente la perimetrazione del sito di interesse nazionale ai fini di bonifica (ora sito di interesse regionale (Sir) delle discariche della provincia di Frosinone;

   il Sir è costituito da diverse discariche che vennero create in provincia di Frosinone nel periodo di emergenza rifiuti dei primi anni 2000;

   il documento «Relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio» del 2 marzo 2011 recitava testualmente che «Il prodotto terminale del ciclo, costituito dalla parte secca dei rifiuti, cosiddetto sovvallo, veniva dapprima depositato presso la discarica ubicata in località “Panaccioni” di Cassino e, una volta esaurita questa, nelle ulteriori, successive discariche ubicate in località “San Paride” di Pontecorvo, “Tacciano” di Pignataro Interamna, sito di “via Le Lame” di Frosinone e in quella sita in località “Ara Procella” di Sora»;

   la discarica di via Le Lame di Frosinone citata in detta relazione come successiva meta dei sovvalli di trattamento rifiuti al termine delle volumetrie disponibili presso la discarica Panaccioni di Cassino, è parte del Sin «Bacino del fiume Sacco», a causa della grave criticità ambientale che essa costituisce;

   malgrado l'elevata priorità di intervento assegnata nel 2012 dalla regione Lazio nel piano regionale bonifiche (PRB), le attività di bonifica della discarica di Cassino in località Panaccioni sembrano non essere mai state avviate e nell'anno dell'aggiornamento del Prb lo stato era fermo al piano di caratterizzazione;

   i piani regionali di bonifica dei siti inquinati fanno parte dei piani regionali di gestione dei rifiuti (Prgr) e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha più volte ribadito l'opportunità di procedere all'aggiornamento dei Prb contestualmente all'aggiornamento dei Prgr;

   la regione Lazio, nelle more della cabina di regia per la predisposizione dell'aggiornamento del Prgr, aveva assicurato l'aggiornamento anche del relativo Prb, risalente ormai al 2012;

   con l'accordo di programma quadro «Bonifica dei siti inquinati e gestione dei rifiuti» sono stati erogati fondi attraverso varie integrazioni per la bonifica di molte discariche facenti parte dell'ex Sin della provincia di Frosinone –:

   come siano stati impiegati i fondi statali di cui all'accordo quadro sopra citato per gli interventi di bonifica relativi all'area di cui in premessa;

   se intenda assumere iniziative, per il tramite del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, per monitorare lo stato ambientale delle discariche facenti parte dell'ex Sin della provincia di Frosinone e in particolar modo della ex discarica di Cassino in località Panaccioni.
(4-02884)


   BENEDETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la distilleria Umberto Bonollo Spa insediatasi a Conselve (Padova) negli anni ’60 ha, nel tempo, avuto una crescita esponenziale dell'area e dell'ampiezza industriale. All'inizio essa era nata per produrre quantità contenute di prodotti alcolici quali grappe e distillati in genere, nel corso degli anni, fino ad oggi, ha enormemente aumentata la produzione e la lavorazione a tutto il periodo dell'anno per 24 ore al giorno;

   uno dei problemi sollevato, negli anni e ancora irrisolto, è quello della polvere nera, respirata giornalmente dai cittadini, che si disperde non solo nelle vicinanze dello stabilimento, ma anche nel raggio di alcuni chilometri quadrati, che varia a seconda della direzione e della forza del vento;

   oltre la polvere l'impianto emette una serie lunghissima di sostanze, in virtù di almeno 3 processi produttivi distinti: combustione in caldaia, distillazione vera e propria delle vinacce, produzione e combustione di biogas. Molte di queste sostanze sono considerate unanimemente dalla letteratura scientifica altamente nocive e/o cancerogene per l'uomo;

   la Bonollo è classificata come azienda insalubre di 1a classe ai sensi del regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265 e nel corso degli anni, come riportato anche dalla stampa, più volte è stata sanzionata per il superamento dei limiti di emissione di sostanze nocive;

   dal settembre 2018 i problemi di convivenza fra distilleria e residenti sono notevolmente peggiorati, in virtù del fatto che gli odori molesti provenienti dallo stabilimento sono risultati ancora più persistenti, di diverse tipologie (alcool, bruciato acre, putrido sulfureo e altro), percepiti addirittura nei comuni limitrofi di Terrassa Padovana, Bagnoli, Cartura e Tribano;

   i cittadini spontaneamente e in numero sempre crescente hanno segnalato l'insostenibile situazione a tutte le autorità competenti, e continuano a farlo tutt'ora;

   sembra che la Procura della Repubblica di Padova ha aperto un fascicolo e che i dati delle rilevazioni dell'Arpav vengono di volta in volta secretati;

   nel mese di novembre 2017 l'Arpav a quanto consta all'interrogante, avrebbe accertato lo sforamento dei limiti alle emissioni del parametro polveri; nonostante ciò sembra che queste polveri non siano mai state analizzate per accertarne l'effettiva composizione chimica;

   il 6 gennaio 2019 la stessa distilleria si è resa protagonista di un grave episodio di inquinamento attraverso lo sversamento di sostanze liquide non depurate nei campi coltivati a vigneto confinanti con lo stabilimento, interessando un'area di oltre 1500 metri quadrati e uno scolo d'acqua;

   in relazione a questo sversamento abusivo, l'Arpav a quanto consta all'interrogante avrebbe condotto, contrariamente a quanto espressamente richiesto dai tecnici al momento del prelievo dei campioni delle sostanze liquide, le analisi per la ricerca dei metalli;

   constatato l'immobilismo del sindaco competente, il prefetto di Padova ha convocato presso la prefettura tutti i soggetti interessati: comune di Conselve, provincia di Padova, Arpav, Ulss 6 Euganea. Questo tavolo tecnico si è aggiornato all'11 aprile 2019, producendo alcuni accorgimenti tecnici da imporre all'azienda per limitarne i disagi ai cittadini e al territorio. Purtroppo i tempi e le modalità per l'ottemperanza a tali accorgimenti sono sconosciuti e ciò preoccupa in vista dell'imminente stagione calda, allorquando si dovranno tenere aperte le finestre di casa esponendosi maggiormente ai fumi e ai cattivi odori;

   alla luce dei fatti risulta di tutta evidenza la reale preoccupazione dei cittadini per la propria salute: l'esasperazione potrebbe portare anche a fenomeni non controllabili –:

   quali siano i tempi e le modalità degli accorgimenti tecnici individuati nell'ambito dell'iniziativa promossa dalla prefettura di Padova di cui in premessa;

   se il Governo, in considerazione delle particolari circostanze rappresentate in premessa, non ritenga di assumere iniziative di competenza, attraverso il Comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente, per effettuare un accertamento rapido e tecnicamente indiscutibile delle sostanze emesse in atmosfera e sversate nei terreni circostanti, al fine di porre in essere tutte le iniziative previsti dalla legge a tutela dei cittadini e dell'integrità del territorio.
(4-02885)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   VILLANI, DAVIDE AIELLO, AMITRANO, CASA, DE LORENZO, CUBEDDU, MARIANI, CIPRINI, TRIPIEDI, PERCONTI, ELISA TRIPODI, NAPPI, FRATE, DI SARNO, GRIMALDI, CURRÒ, MARTINCIGLIO, MANZO, PROVENZA, TRANO, CASO e MELICCHIO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il museo archeologico nazionale della valle del Sarno è un punto di riferimento sia per le comunità locali, che lo percepiscono come la più grande espressione culturale del territorio, sia per il mondo scientifico, in quanto custode di un patrimonio che, databile dal neolitico fino all'epoca medioevale, risulta fondamentale per comprendere e ricostruire le dinamiche storiche della Campania antica;

   la collezione museale è costituita da reperti provenienti dall'attività di tutela che la soprintendenza ha svolto negli ultimi 50 anni e in venticinque comuni dell'agro sarnese-nocerino;

   i reperti ammontano a oltre 50 mila oggetti rinvenuti in più di 2 mila tombe scavate che, insieme agli straordinari reperti rinvenuti nelle ville del suburbio pompeiano e negli edifici pubblici di epoca romana dell'antica città di Nuceria, rappresentano il fulcro dell'intero museo archeologico della valle del Sarno;

   il personale in servizio al museo comprende, oltre a un archeologo con l'incarico di direttore del museo, anche due assistenti amministrativi, due operatori tecnici e sette assistenti alla vigilanza, fruizione e accoglienza di cui sei sono impegnati in turnazioni al fine di coprire le 24 ore;

   per le esigenze di tutela il contingente di assistenti alla vigilanza, fruizione e accoglienza del Ministero per i beni e le attività culturali è estremamente ridotto e, in caso di assenza il servizio risulterebbe seriamente compromesso;

   la presenza umana h24 è assolutamente indispensabile in quanto i sistemi di antifurto, antieffrazione e antintrusione non sono efficienti; inoltre, la videosorveglianza non copre i depositi e una parte dell'edificio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica in questione e quali iniziative intenda intraprendere al fine di incrementare il personale adibito alla vigilanza, alla fruizione e all'accoglienza del museo archeologico nazionale della valle del Sarno;

   se non ritenga, per quanto di competenza, di adottare iniziative al fine di aumentare la sicurezza dello stesso.
(4-02878)


   BILOTTI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione trasporti e turismo del Parlamento europeo nella relazione pubblicata il 5 ottobre 2018 dal titolo «overturismo» descrive la fattispecie in cui l'impatto del turismo, in un determinato lasso di tempo e su un determinato territorio, eccede i limiti previsti dalle condizioni delle infrastrutture e dallo spazio esistente, pregiudicando quelle ecologiche, sociali, economiche e psicologiche dei cittadini residenti;

   nella stessa relazione vengono analizzate le esperienze della città di Venezia e dei comuni della Liguria afferenti all'ambito delle Cinque Terre come esempi nei quali i flussi turistici influenzano in modo negativo la qualità della vita dei cittadini e la qualità dell'esperienza di viaggio in modo significativo;

   secondo il Rapporto 2018 dell'Unesco i siti italiani patrimonio dell'umanità come Venezia e Pompei sono potenzialmente a rischio per il sovraffollamento turistico;

   l'incremento dei flussi turistici nazionali degli ultimi anni sta determinando fenomeni di sovraffollamento sempre più frequenti in numerose destinazioni turistiche italiane, oltre quelle già citate, come Roma, Firenze, Costiera Amalfitana e Isola di Capri in Campania, con effetti sempre più evidenti in termini di vivibilità e diseconomie connesse;

   nel «Rapporto sul Turismo Italiano 2017/2018» redatto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche patrocinato dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo veniva definito l’«overturismo» come fenomeno antitetico rispetto al turismo responsabile, ovvero un turismo mal gestito i cui effetti negativi investono le risorse naturali e le infrastrutture, ma anche l'equilibrio socioculturale delle destinazioni;

   il Piano di sviluppo strategico del turismo 2017-2022 elaborato dal Comitato permanente di promozione del turismo con il coordinamento della Direzione Generale del turismo – Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo prefigura alcune linee strategiche orientate ad un patrimonio culturale e territoriale pienamente valorizzato e garantito in una gestione durevole e in una fruizione sostenibile, responsabile e innovativa;

   rientrano nelle competenze affidate al Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo in particolare lo svolgimento di funzioni e compiti in materia di turismo, cura della programmazione, del coordinamento, e della promozione delle politiche turistiche nazionali –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative affinché sia analizzato il fenomeno del sovraffollamento turistico al fine di preservare la fruibilità e la qualità della vita delle destinazioni turistiche italiane più visitate.
(4-02879)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   CORDA e ARESTA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 della legge 29 marzo 2001, n. 86, rubricato «indennità di trasferimento», stabilisce: «1. Al personale volontario coniugato e al personale in servizio permanente delle Forze armate, delle Forze di polizia ad ordinamento militare e civile e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, agli ufficiali e sottufficiali piloti di complemento in ferma dodecennale di cui al Codice dell'ordinamento militare emanato con decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, e, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 28, comma 1, del decreto legislativo 19 maggio 2000, n. 139, al personale appartenente alla carriera prefettizia, trasferiti d'autorità ad altra sede di servizio sita in un comune diverso da quello di provenienza, compete una indennità mensile pari a trenta diarie di missione in misura intera per i primi dodici mesi di permanenza ed in misura ridotta del 30 per cento per i secondi dodici mesi»;

   il concorso per ufficiali in servizio permanente del ruolo speciale delle Armi e Corpi dell'Aeronautica militare è un concorso cui possono partecipare, oltre i marescialli per i quali è prevista una parziale riserva posti, anche sergenti e graduati provenienti dal servizio permanente e per i quali non si verifica una novazione del rapporto di lavoro;

   la direzione impiego del personale militare dell'Aeronautica al termine dell’iter formativo trasferisce presso i reparti tali «frequentatori» considerando i trasferimenti come «prima assegnazione» e non come «d'autorità» contrariamente a quanto previsto dalla legge n. 86 del 2001;

   si verifica la paradossale e ingiusta situazione che personale proveniente dal medesimo corso, ma assegnato in reparti diversi, viene trattato differentemente, attribuendo ad alcuni i benefici della legge n. 86 del 2001, mentre ad altri un diniego che comporta un aggravio di spese per via dei ricorsi amministrativi per il riconoscimento dei propri diritti;

   ciò che ingenera dubbi interpretativi è la questione del «concorso riservato» o con «riserva parziale» per la quale, a quanto consta agli interroganti, sarebbero stati posti diversi quesiti dal servizio di commissariato e amministrazione dell'Aeronautica militare alla direzione generale del personale che, nonostante i reiterati solleciti, non avrebbe mai risposto. Inadempienza che ricade interamente sulle famiglie e sul personale militare;

   il Consiglio di Stato (pronuncia III, 22 ottobre 2002, n. 2432) ha affermato che l'indennità di trasferimento debba essere riconosciuta nel caso di passaggio di grado per effetto di concorso riservato al personale militare ovvero di concorso parzialmente riservato a condizione che il vincitore fruisca della riserva. La predetta indennità non deve essere riconosciuta nel caso in cui il passaggio avvenga per concorso pubblico ovvero senza valersi della riserva, in quanto in questi ultimi casi si verificherebbe una novazione del rapporto di impiego tale da far configurare l'assegnazione del vincitore ad una nuova sede come prima assegnazione e non come trasferimento;

   la giustizia amministrativa, con sentenze n. 00501/2017 del Tar per la Liguria e n. 00605/2018 del Tar per la Toscana, entrambe favorevoli ai ricorrenti, sergenti in servizio permanente vincitori di concorso per ufficiali del ruolo speciale, hanno chiarito il concetto di «riserva» esplicitando che l'ipotesi del concorso riservato debba essere intesa esclusivamente come riserva al personale militare, non rilevando le eventuali ulteriori riserve in favore di talune categorie speciali di personale militare contenute in un concorso cui può comunque partecipare esclusivamente il personale militare –:

   se ritenga di dover adottare le iniziative di competenza affinché la direzione generale del personale militare fornisca le necessarie risposte tese a dirimere ogni dubbio interpretativo e renda esplicito il concetto di concorso riservato e riserva parziale;

   se ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza affinché sia emanata una circolare completa e chiarificatrice aggiornata con la recente giurisprudenza in merito alla legge 29 marzo 2001, n. 86.
(4-02883)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   NARDI e PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'Anas è una società interamente partecipata da Ferrovie dello Stato italiane a sua volta partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze;

   con la nota CDG-0556290-P del 10 aprile 2019 l'Anas ha comunicato che dal 15 aprile 2019 nella rete stradale di sua competenza i titolari di autorizzazioni periodiche di trasporti con massa superiore alle 44 tonnellate dovranno comunque comunicare ad Anas stessa, 48 ore prima dell'effettuazione del trasporto, il «preavviso di transito» e le «annotazioni di viaggio» (su cui indicare data di inizio e di termine del trasporto);

   tale comunicazione dovrà essere fatta esclusivamente tramite il sito Anas o le applicazioni per dispositivi mobili, mentre è previsto un periodo transitorio, dal 15 aprile al 31 maggio, in cui il preavviso potrà essere effettuato anche tramite posta elettronica certificata (Pec);

   tale procedura, pur essendo condivisibile per garantire maggiore fruibilità e sicurezza agli itinerari stradali coinvolti da questa tipologia di trasporti, sta creando gravi disagi ad alcuni comparti produttivi tra cui quello del distretto del marmo apuo-versiliese e spezzino. Le imprese del settore spostano, infatti, quotidianamente blocchi di marmo superiori alle 44 tonnellate in particolare nei tragitti che vanno dalle cave agli opifici e ai depositi e nei percorsi stradali che collegano gli opifici e le segherie con i porti di Marina di Carrara e La Spezia per gli imbarchi;

   alle imprese i viaggi vengono commissionati, prevalentemente, con preavviso minimo e comunque inferiore alle 48 ore previste dalla comunicazione Anas. È inoltre fondamentale evidenziare che tali trasporti interessino un raggio di circa 50 chilometri e che le strade coinvolte siano prevalentemente di gestione provinciale o comunale e marginalmente quelle di competenza Anas;

   appare quindi evidente come l'applicazione inflessibile di tale direttiva dell'Anas rischi di compromettere la continuità della filiera produttiva, dal momento che l'attività giornaliera e settimanale è strettamente connessa a molteplici fattori di difficile previsione (come, ad esempio, le condizioni climatiche, la produzione della cava, le partite di imbarchi o le aperture dei gate terminal portuali);

   alla luce di quanto appena esposto è quindi auspicabile un celere confronto fra Anas e i rappresentati del distretto del marmo apuo-versiliese e spezzino, al fine di individuare una procedura semplificata per le norme previste dalla nota CDG-0556290-P del 10 aprile 2019 che possa riguardare i trasporti di marmo superiore alle 44 tonnellate –:

   se i Ministri interrogati non ritengano necessario adottare iniziative, per quanto di competenza, nei confronti di Anas per promuovere un rapido ed efficace confronto con il distretto del marmo apuo-versiliese e spezzino, relativamente ai contenuti della nota CDG-0556290-P del 10 aprile 2019, al fine di pervenire a una soluzione condivisa che assicuri, al tempo stesso, la fruibilità e la sicurezza degli itinerari stradali coinvolti e la continuità della filiera produttiva delle imprese presenti.
(5-02100)


   BOSCHI, PAITA e BRUNO BOSSIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 febbraio 2019 è stata predisposta una circolare esplicativa del Ministero dell'interno (prot. n. 300/A/1840/19/149/2019/01) in riferimento alle norme introdotte dall'articolo 10-bis del decreto-legge n. 135 del 2018 convertito dalla legge n. 12 del 2019 che ha stabilito che le sanzioni per gli autonoleggi con conducente risultassero sospese fino al 14 maggio 2019, data entro la quale si presupponeva fossero adottate ulteriori misure per regolamentare il settore, considerate le enormi criticità sollevate già in sede di conversione in legge del citato decreto;

   il rischio, infatti, a distanza di pochi giorni dall'entrata in vigore del sistema sanzionatorio nei confronti degli operatori del settore dell'autonoleggio con conducente è che l'intero comparto venga posto nelle condizioni di non poter lavorare, alla luce del rischio di vedersi sospesa la patente e sequestrato il mezzo;

   le organizzazioni di categoria hanno sollecitato più volte il Governo a convocare un incontro per affrontare le note problematiche senza avere purtroppo alcuna risposta;

   si evidenzia, inoltre, un problema giuridico molto rilevante circa la compatibilità del previsto foglio elettronico con la normativa sulla privacy, poiché la normativa introdotta richiede che vengano annotati orari, località e generalità delle persone, tutte informazioni sensibili;

   in merito alle norme in questione è stato presentato dalla regione Calabria un ricorso alla Corte costituzionale;

   vanno evidenziate la mancata risposta fornita dal Governo e la grave incertezza che grava sugli operatori che rischiano di veder compromessa la propria attività tra meno di una settimana –:

   se sia intenzione del Governo adottare iniziative per provvedere nell'immediato a un ulteriore differimento del termine del 14 maggio 2019 per quanto concerne l'entrata in vigore delle sanzioni di cui all'articolo 10-bis del decreto-legge n. 135 del 2018 convertito con legge n. 12 del 2019 e se, contestualmente, al fine di evitare ulteriori criticità, non intenda convocare un tavolo di confronto con le organizzazioni di categoria, consentendo agli operatori di poter svolgere il proprio lavoro.
(5-02101)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 3 al 5 maggio 2019 è in programma a Milano l’international cannabis expo. Tra gli ospiti della già molto discutibile manifestazione, vi è Frenchy Cannoli, presentato sul web come «il miglior produttore di hashish del mondo»;

   la sua presenza, in particolare, è stata finalizzata allo svolgimento di un laboratorio di sei ore per insegnare «l'arte dell'hashish». I partecipanti potranno «imparare le tecniche dal vivo» e «realizzare l'hashish migliore del mondo»;

   sempre sul web si legge: «La sua passione per un prodotto che era illegale in tutta Europa ha spinto Frenchy a viaggiare nelle nazioni di produzione, il che significava “non sentire più la disapprovazione della società, e vivere i miei sogni di bambino”»;

   la manifestazione ha, fin da subito, innescato polemiche anche, tra l'altro, per lo stesso manifesto che ritrae una foglia di canapa – molto simile a quella della marijuana – con la scritta «Io non sono una droga», messaggio che è stato interpretato da più parti come un invito all'uso libero di talune droghe definite «leggere». A tal proposito, sono partite anche segnalazioni all'Autorità per la garanzia nelle comunicazioni;

   in materia di utilizzo di canapa e in relazione alla proliferazione di negozi che commercializzano prodotti contenenti canapa si ricorda che il Consiglio superiore di sanità (Css) – sezione V –, su richiesta del segretariato generale, nella seduta del 10 aprile 2018 ha emesso un parere sulla commercializzazione di prodotti contenenti THC, esprimendosi sulla pericolosità per la salute umana di quei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa nei quali viene indicata in etichetta la presenza di «cannabis»;

   nel parere citato, il Css ha ritenuto che la pericolosità di tali prodotti «non può essere esclusa» per vari motivi tra i quali il fatto che «tale consumo avviene al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che questa possa produrre, sia a breve sia a lungo termine»;

   il Css si è inoltre espresso sulle condizioni di immissione in commercio di prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa ritenendo che «tra le finalità della coltivazione della canapa industriale non è inclusa la produzione delle infiorescenze né la libera vendita al pubblico» e che pertanto la vendita di tali prodotti «pone certamente motivo di preoccupazione» –:

   se il Governo intenda acquisire elementi conoscitivi in relazione all'evento «International cannabis expo», avviando ogni eventuale verifica di competenza, in particolare per quanto attiene al laboratorio di Frenchy Cannoli e inoltrando, ove siano riscontrati eventuali fatti penalmente rilevanti, le necessarie segnalazioni all'autorità giudiziaria;

   se vi siano eventuali verifiche già in corso;

   se, alla luce di quanto accaduto, si intenda valutare se sussistono i presupposti per impedire, in futuro, lo svolgimento di simili manifestazioni.
(4-02881)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   allo scopo di superare la frammentazione fra i servizi socio-educativi per la prima infanzia (da 0 a 3 anni), afferenti al sistema dei servizi sociali, e la scuola dell'infanzia (da 3 a 6 anni), afferente al sistema nazionale di istruzione, il decreto legislativo n. 65 del 2017 ha previsto la progressiva istituzione del sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita ai 6 anni, costituito dai servizi educativi per l'infanzia e dalle scuole dell'infanzia statali e paritarie, alla cui realizzazione compartecipano finanziariamente Stato, regioni, province autonome di Trento e di Bolzano ed enti locali;

   tra gli obiettivi strategici del sistema integrato rientrano: il progressivo ampliamento e la progressiva accessibilità dei servizi educativi per l'infanzia con l'obiettivo tendenziale di raggiungere almeno il 33 per cento di copertura della popolazione sotto i 3 anni di età; la graduale diffusione della presenza dei servizi educativi per l'infanzia, con l'obiettivo tendenziale di giungere al 75 per cento nei comuni; la qualificazione universitaria del personale dei servizi educativi per l'infanzia; la generalizzazione progressiva della scuola dell'infanzia; la formazione in servizio di tutto il personale del sistema integrato; il coordinamento pedagogico territoriale;

   per l'estensione del sistema integrato, il precedente Governo ha previsto l'adozione di un piano di azione nazionale triennale 2017/2019, che definisce anche la destinazione delle risorse del fondo nazionale per il sistema integrato di educazione e istruzione (209 milioni di euro per il 2017, 224 milioni di euro per il 2018, 239 milioni di euro dal 2019);

   ogni due anni, il Ministro presenta una relazione sullo stato di attuazione del piano;

   il primo piano di azione nazionale (triennale) è stato adottato con delibera del Consiglio dei ministri 11 dicembre 2017, previa intesa in Conferenza unificata del 2 novembre 2017;

   nella stessa seduta della Conferenza unificata è stata raggiunta l'intesa per il riparto del fondo per il 2017, operato per il 40 per cento sulla popolazione 0-6 anni, per il 50 per cento sul numero degli iscritti ai servizi educativi al 31 dicembre 2015 e per il 10 per cento sulla popolazione da 3 a 6 anni non iscritta alla scuola dell'infanzia statale;

   il medesimo decreto legislativo ha previsto, altresì, la costituzione, da parte delle regioni, di poli per l'infanzia, destinati ad accogliere, in un unico plesso o in istituti vicini, più strutture di educazione e di istruzione per bambini fino a 6 anni. Per favorire la costruzione di edifici atti ad ospitare i poli, inoltre, è stata prevista la destinazione di fondi Inail fino ad un massimo di 150 milioni di euro per il triennio 2018-2020;

   le risorse sono state ripartite tra le regioni con decreto ministeriale n. 637 del 23 agosto 2017, tenendo conto della popolazione nella fascia di età 0-6 anni e del numero di edifici scolastici presenti sul territorio regionale con riferimento a quelli per l'istruzione nella fascia di età 3-6 anni;

   le risorse destinate ai comuni in questo triennio sono essenziali strumenti per l'aiuto alle famiglie con figli consentendo sia di abbassare le rette sia di abbattere le liste di attesa del servizio «prima infanzia» e del servizio «scuola dell'infanzia»;

   con il 2019 si esaurisce il primo triennio e si esauriscono le risorse stanziate e, al momento, il Governo non ha individuato nuove forme di finanziamento –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire maggiori informazioni, con particolare riferimento al piano sul servizio 0-6 anni di cui in premessa e ai risultati ottenuti nel triennio;

   se e come il Governo intenda proseguire dal 2020 in avanti.
(5-02099)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROTTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda Elcograf di Verona, la ex Mondadori Printing passata nel 2008 nelle mani del gruppo Pozzoni, ha un margine operativo lordo in perdita; le commesse sono ridotte con periodici e libri assegnati ad altri stampatori;

   i sindacati hanno indetto un giorno di sciopero per il 10 maggio 2019 per esprimere una preoccupazione che riguarda 440 lavoratori e le loro famiglie e per sensibilizzare le istituzioni sulla situazione di incertezza in cui si trovano;

   a quanto si apprende da una dichiarazione stampa della Fistel Cisl di Verona, l'azienda, in un incontro che si è tenuto nella città a metà aprile, ha comunicato che l'andamento del margine operativo lordo dei primi due mesi del 2019 è in perdita per oltre 3,5 milioni euro e che, se questo trend dovesse continuare, non ci sarà altra scelta che ridurre il perimetro aziendale, con la chiusura di uno o più stabilimenti produttivi, tra i quali in primis Verona Rotative e Melzo, nel milanese;

   il quadro fatto dall'azienda ha spinto le sigle a proclamare lo sciopero suddetto che non si svolgerà solo a Verona ma, contemporaneamente, anche a Cles, in Trentino, e a Melzo, dove si trovano gli altri due stabilimenti della Elcograf. Da fine dicembre c'è stata una costante riduzione di volumi e attività: alla base, secondo i sindacati, ci sarebbero fattori oggettivi, riconducibili alla crisi dell'editoria, ma anche motivi soggettivi, «legati», sottolineano i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, alla politica industriale del gruppo Pozzoni per cui negli ultimi anni è stata fatta una serie di acquisizioni, culminate nel 2018 con due aziende bergamasche, la Eurogravure e la Niiag, che hanno procurato un certo allarme tra gli editori e Mondadori, principale committente di Elcograf, che ha ridotto le commesse, «assegnando periodici e libri ad altri stampatori»;

   tale situazione ha prodotto anche un contenzioso, poiché l'accordo firmato tra la Mondadori e il gruppo Pozzoni prevedeva un volume di lavoro garantito fino al 2021;

   le commesse da parte di Mondadori valgono oggi circa il 57 per cento dei ricavi del gruppo e, nel caso degli stabilimenti della Elcograf, si va da un 50 per cento a picchi dell'80 per cento;

   questo calo di ordini ha avuto conseguenze tra i lavoratori, già in cassa integrazione –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopracitati;

   se non intenda adottare le iniziative di competenza per allungare la durata degli ammortizzatori sociali dei lavoratori coinvolti per il tempo necessario a chiarire se sia praticabile una riconversione dell'azienda per salvare quanti più posti di lavoro possibile.
(5-02104)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'INCÀ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la pubblicazione del «maxi appalto» da oltre 300 milioni di euro, destinato a coprire il servizio pasti di tutti i presidi regionali, la regione Veneto ha effettuato un riordino complessivo e imponente della gestione della ristorazione ospedaliera veneta. Questo significa che le Usl non pubblicheranno più singoli bandi, ma faranno capo al vincitore di quello regionale. Il «super appalto» ha la durata di 5 anni (ma le aziende sanitarie potranno chiedere di rinnovarlo per altri due) ed è diviso in sei lotti a cui fanno capo le diverse Usl;

   gli appalti in corso arriveranno a scadenza naturale, dopodiché subentrerà il vincitore della «gara zero» e una delle prime Usl che è interessata a questo cambio di gestione è la Usl 4 Veneto. Tra le aziende ospedaliere di quest'ultima vi è l'ospedale di Agordo, dove la somministrazione dei pasti avviene con il sistema tradizionale «fresco-caldo» con cucina interna, che deve essere servito entro le due ore dalla preparazione e che presenta aspetti di sostenibilità ambientale, legame con il territorio, sostegno all'economia locale, minor utilizzo di sistemi di trasporto, imballaggio, energia e che determina una maggiore responsabilità e controllo sociale con ricadute in termini di salute sulla collettività. Inoltre, la cucina dell'ospedale di Agordo prepara ben 500 pasti al giorno, per i degenti della residenza sanitaria assistenziale, per i pasti a domicilio, per gli studenti del doposcuola, per i dipendenti comunali e dell'unione montana. Il cambio di modalità di erogazione dei pasti interesserebbe, quindi, anche queste categorie di utenti;

   vincitrice del suddetto bando è risultata essere la società Serenissima ristorazione, che effettua il sistema di preparazione dei pasti con il metodo «cook&chill». Tale assegnazione però è stata annullata a causa di un ricorso al Tar della seconda classificata, la società Dussmann Service;

   il Tar, in accoglimento delle istanze della società Dussmann Service, ha contestato al colosso della ristorazione ospedaliera, il fatto di servire i pasti preparati con il sistema di cook&chill il sesto giorno, anziché il quinto, così come previsto dalle linee guida ministeriali, mentre la società Serenissima ritiene che il termine di somministrazione di 5 giorni è relativo al sistema di cottura e confezionamento del cibo con il sistema «classico» e sale a 2/3 settimane quando il cook&chill avviene in «atmosfera modificata», così come prevederebbero le linee guida della regione Veneto;

   contro tale decisione, la regione avrebbe deciso di fare ricorso urgente al Consiglio di Stato, mentre la direzione dell'azienda sanitaria interessata sta valutando l'annullamento in autotutela. Come si evince dal documento «Linee indirizzo nazionale-Conferenza Stato-regioni del 2011», redatte in base anche alle linee guida emanate dal Consiglio d'Europa, relative alla corretta alimentazione negli ospedali, le amministrazioni ospedaliere vengono esortate a porre maggiore attenzione alla ristorazione, intesa come mezzo di prevenzione della malnutrizione che deve iniziare sin dai primi momenti del ricovero, per proseguire fino alla dimissione, con la prescrizione della terapia dietetico-nutrizionale da seguire a domicilio. In esse si stabilisce come una corretta alimentazione costituisca uno straordinario fattore di salute e la nutrizione va dunque inserita a pieno titolo nei percorsi di diagnosi e cura, dove, peraltro, è specificatamente previsto, il termine ultimo di 5 giorni per la somministrazione dei pasti in modalità «cook&chill» –:

   se intenda assumere iniziative per monitorare il rispetto delle linee di indirizzo nazionali, a garanzia e tutela del servizio di somministrazione dei pasti in ambito ospedaliero;

   se intenda adottare iniziative normative che consentano alle strutture con cucine interne, in linea con i parametri sia sanitari che economici di non abbandonare il sistema tradizionale a favore del cook&chill.
(5-02103)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il policlinico Agostino Gemelli di Roma è un ospedale privato accreditato con la regione Lazio. Esso ospita anche la parte clinica dei corsi di laurea in odontoiatria e protesi dentaria (OdePD) e di igiene dentale (ID) dell'università cattolica di Milano. Gli iscritti al corso di laurea in OdePD pagano a testa una retta di euro 10.000 (diecimila) all'anno per i sei anni del loro corso di studi, al termine dei quali essi devono raggiungere conoscenze teoriche e clinico-pratiche utili a consentire di svolgere la loro attività professionale di odontoiatra a pieno titolo e con assoluta competenza tecnica e manuale;

   dal sito web «denti e salute» si evince una sorta di collaborazione tra il policlinico universitario Gemelli e la catena di strutture denominata «Denti e salute», tant'è che è espressamente riportato nella sezione «prenota la tua visita» la sede di largo Agostino Gemelli presso il policlinico (https://www.dentisalute.it/roma);

   è pertanto secondo l'interrogante verosimile supporre che una parte delle poltrone odontoiatriche a disposizione del corso di laurea in OdePD e di quello di igiene dentale siano in qualche modo utilizzate dalla catena di strutture denominata «Denti e salute»;

   sarebbe pertanto opportuno chiarire se sia affidata a soggetto esterno denominato «Denti e salute», diverso dall'ospedale, parte dell'attività di odontostomatologia, occupando parte delle poltrone odontoiatriche finora dedicate alle attività di studio e ricerca degli studenti del corso di laurea in odontoiatria e protesi dentaria, di igiene dentale, dei corsi di specializzazione odontoiatrici, dei corsi master e di perfezionamento in itinere, i cui frequentatori risulterebbero pertanto privati di parte delle loro prerogative di studio e perfezionamento pratico;

   se ciò fosse appurato ne potrebbe conseguire una drastica diminuzione delle ore di apprendimento pratico-clinico degli studenti dei due corsi di laurea, nonché di ogni iscritto ai corsi di specializzazione, master e perfezionamento, con drammatica riduzione della qualità di conoscenze che ne deriva, che espone tutte queste figure a gravi ritardi del loro percorso formativo;

   occorrerebbe altresì verificare se il personale medico in attività presso questo servizio diverso dall'ospedale sia perlomeno incardinato nella dotazione organica del personale in servizio presso la struttura in base ai requisiti organizzativi prefissati con rapporto di lavoro subordinato e regolato da uno specifico contratto dal quale risulti che esso sia funzionalmente dipendente dall'ospedale –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa, con particolare riferimento ai termini dell'accordo e/o convenzione tra il Policlinico Gemelli e la catena «Denti e Salute», anche in termini di rimborso per l'utilizzo delle strutture;

   se e quali iniziative intenda assumere, per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali del Lazio, al fine di acquisire, per quanto di competenza, un quadro aggiornato della situazione.
(4-02880)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la situazione dello stabilimento Bombardier di Vado Ligure risulta essere particolarmente critica;

   nel 2016, l'azienda ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per 104 lavoratori della produzione e circa 65 lavoratori hanno aderito alle due procedure di mobilità avviate e altri hanno lasciato volontariamente l'azienda, portando i dipendenti complessivi a circa 530 unità;

   il piano industriale si è caratterizzato per un dimezzamento delle ore di produzione annue e per un ridimensionamento complessivo della capacità produttiva degli impianti;

   oggi lo stabilimento di Vado Ligure, che è uno dei migliori a livello europeo per livello di performance, rischia la chiusura;

   la situazione del carico di lavoro dello stabilimento di Vado Ligure è legata unicamente alla commessa delle 40 locomotive merci DC3 più qualche altra attività per clienti privati per un totale massimo di 63 locomotive;

   la consegna delle prime locomotive è iniziata nel mese di febbraio con ritardi rispetto al piano programmato a causa delle inefficienze dello stabilimento tedesco di Kassel nella fornitura dei materiali;

   si fa presente che nel frattempo Bombardier si è aggiudicata la produzione di 65 locomotive MS3 che però saranno prodotte nello stabilimento tedesco di Kassel, nonostante il cliente sia italiano (TX Logistik società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane);

   nei mesi scorsi, a causa dei ritardi, si è seriamente rischiato che Mercitalia formalizzasse la rescissione del contratto con il rischio di decretare la chiusura delle attività in impianto;

   si è in attesa del piano industriale di Ferrovie dello Stato contenente l'investimento di Trenitalia per ulteriori 50 treni ad alta velocità di cui 14 assegnati direttamente ad Hitachi e Bombardier sulla base delle clausole del precedente contratto;

   questo comporterebbe per lo stabilimento di Vado Ligure una prospettiva di alcuni anni di lavoro e avere un po’ di ossigeno;

   la prospettiva dell'alta velocità ha carattere di medio/lungo periodo ed è assolutamente essenziale per il futuro dello stabilimento;

   tuttavia, l'incertezza che grava su Ferrovie dello Stato per quanto concerne il futuro di Alitalia investe anche il futuro dello stabilimento di Vado Ligure;

   negli ultimi incontri svoltisi al Ministero dello sviluppo economico è stato chiesto dalle organizzazioni sindacali che con il gruppo Bombardier e Governo fosse definito un percorso per salvaguardare il sito di Vado Ligure con impegni precisi in merito ad alta velocità e carichi di lavoro, ma ad oggi ciò non è avvenuto;

   dal punto di vista industriale e produttivo la collaborazione per la produzione dei treni destinati al trasporto regionale continua a essere una prospettiva attuale e necessaria a salvaguardare il sito anche per stare sul mercato e il sito di Vado Ligure fornisce, per capacità tecnologica e professionalità delle maestranze, questa opportunità;

   l'allarme lanciato da lavoratori, organizzazioni sindacali e istituzioni locali è che ad oggi lo stabilimento di Vado Ligure ha una prospettiva, per carichi di lavoro e commesse, solo fino alla prossima estate;

   è inaccettabile assistere al rischio di scomparsa di una delle realtà più importanti dell'area e del settore in un territorio decretato, tra l'altro, già area di crisi complessa –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, con la massima urgenza, al fine di salvaguardare la presenza produttiva dello stabilimento di Vado Ligure, considerata la sua specificità e le performance produttive nel settore della realizzazione di materiale rotabile che lo rendono assolutamente strategico per il Paese.
(5-02102)

Apposizione di una firma
ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Bergamini e altri n. 7-00240, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Sandra Savino.