XVIII LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzione in Commissione:
La X Commissione,
premesso che:
il mercato della distribuzione di carburanti gioca un ruolo strategico per l'economia nazionale, con un valore che si aggira sui 45 miliardi di euro all'anno di fatturato complessivo e che ingloba circa 80 mila lavoratori fra titolari, collaboratori e dipendenti, occupati presso oltre 22 mila impianti nella rete ordinaria e circa 450 aree di servizio autostradali;
lo stesso presenta numerose criticità che si stanno, ormai da tempo, riverberando su tutto il comparto con una perdita di oltre il 50 per cento della redditività, anche per effetto della diminuzione delle vendite e dei margini operativi;
tra il 2018 ed il 2019 si sono manifestati in tutta la loro drammaticità gli effetti della crisi del settore che, negli ultimi anni, ha registrato l'uscita dal mercato e/o la cessione degli asset della distribuzione di importanti gruppi petroliferi (Shell, Esso, Total), accelerando i processi di fusione tra marchi (ad esempio, Italiana Petroli) e un passaggio repentino da una logica industriale a logiche meramente finanziarie e talvolta speculative, spesso in mano a banche o fondi;
già in sé il singolo dato del progressivo abbandono del mercato da parte dell'industria petrolifera dovrebbe essere sufficiente a rappresentare il livello di crisi in cui versa il settore;
le ragioni di questa crisi sono molteplici: una rete distributiva estremamente frammentata ed inefficiente, oltreché insicura in alcuni casi dal punto di vista ambientale; estrema parcellizzazione della proprietà dei punti vendita e riduzione della capacità di controllo e verifica sia degli operatori che della qualità dei prodotti commercializzati; il dilagare di comportamenti illegali nella commercializzazione di prodotti attraverso l'esenzione di imposta e accise, ingresso diretto della criminalità organizzata nella gestione della rete distributiva e commercializzazione di detti prodotti;
come ampiamente denunciato anche dalle federazioni di categoria dei gestori, negli ultimi anni, si è verificata una sensibile contrazione degli investimenti da parte degli operatori di settore, mentre la mancata razionalizzazione della rete distributiva (tanto in rete ordinaria che autostradale) ha determinato una massiccia frammentazione dell'offerta ed un crollo della efficienza, con oltre il 30 per cento degli impianti ad erogato inferiore a 500 mila litri l'anno, ed un conseguente crollo della marginalità e della sostenibilità economica dei punti vendita;
si è infatti stimato che circa 7/8 mila impianti sono quelli che andrebbero ulteriormente chiusi per inefficienza e che restano tuttavia aperti per gli alti costi di chiusura e bonifica;
migliaia di impianti risultano ubicati in luoghi pericolosi a discapito della sicurezza ambientale e dell'incolumità degli abitanti;
sono state segnalate violazioni della normativa sulla tutela del lavoro, favorite da una disciplina che demanda alla contrattazione delle parti la remunerazione dei gestori sulla base di una complessa cornice normativa (decreto legislativo n. 32 del 1998, legge n. 57 del 2001, legge n. 27 del 2012) che tuttavia non offre, sia perché in parte superata, sia perché oggetto di ampi spazi di elusione, sufficienti tutele alle imprese ed ai lavoratori del settore;
la frammentazione del comparto in tanti operatori di limitate dimensioni rispetto alle tradizionali compagnie petrolifere ha drasticamente penalizzato la praticabilità per le organizzazioni rappresentative dei gestori di concludere accordi, rendendo necessaria una integrazione del quadro normativo vigente con una contrattazione che definisca ruolo, funzione e condizioni di competitività, profittabilità e remunerazione delle imprese e del lavoro degli addetti alla distribuzione finale;
le decine di migliaia di piccole imprese di gestione e di addetti che vengono impiegati sulla rete sono, in un tale contesto, i soggetti potenzialmente più esposti sia a subire le dirette conseguenze (in termini tanto di precarietà contrattuale che di dipendenza economica), sia, per analoghe medesime motivazioni, ad essere potenzialmente assorbiti dall'illegalità;
le attività di distribuzione carbolubrificanti e quelle commerciali e ristorative, inoltre, costituiscono oggetto di concessione da parte del gestore della rete sotto forma di onerose royalty ad essi versati dagli affidatari del servizio sia sui volumi erogati che sui valori delle vendite;
le royalty rendono economicamente insostenibile la gestione del servizio per le piccole e medie imprese operanti nella rete distributiva, soprattutto quelle localizzate in aree economicamente non remunerative che scontano la diminuzione costante dei relativi margini di profitto;
il 28 maggio 2019 è stato riattivato il tavolo tecnico di confronto con le organizzazioni dei gestori visto l'elevato interesse del Ministero dello sviluppo economico sulla questione, consapevole che le criticità afferenti il settore stanno incidendo negativamente sul piano della competitività per le imprese e le micro-imprese che vi operano,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative urgenti in grado di contrastare le numerose e articolate criticità che sta affrontando il settore della distribuzione dei carburanti, i cui fattori di debolezza rischiano di aggravare le condizioni economiche ed occupazionali degli operatori;
ad assumere, per quanto di competenza, iniziative volte:
a) alla razionalizzazione e all'ammodernamento della rete distributiva, con una revisione del piano e degli indirizzi di ristrutturazione, prevedendo la chiusura dei punti vendita obsoleti ed inefficienti, accompagnata dall'erogazione di indennizzi per la bonifica ambientale e per l'effettivo e definitivo loro smantellamento;
b) ad elevare i livelli di tutela e protezione delle condizioni lavorative e dell'esercizio di impresa degli operatori del settore, al fine di evitare situazioni di diffusa illegalità derivanti da ipotesi di abuso di dipendenza economica nei rapporti tra i titolari degli impianti/fornitori e i gestori degli impianti, ai sensi dell'articolo 17 del decreto-legge n. 1 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27;
c) a prevedere incentivi volti alla riconversione tecnologica necessaria ad ammodernare la rete distributiva attraverso la progressiva implementazione dei servizi alla mobilità da energie rinnovabili;
d) ad adottare, tramite le strutture del Ministero dello sviluppo economico, procedure di verifica e controllo per accertare violazioni della normativa di settore, valorizzando il ruolo delle organizzazioni maggiormente rappresentative;
e) a contrastare l'elusione dell'obbligo di contrattualistica previsto dalla normativa di settore per tutti i titolari di autorizzazione introducendo meccanismi di penalità e/o sanzioni per inadempienze relative ad accordi collettivi o per l'utilizzo di tipologie contrattuali non previste dalla normativa, nonché regolamentando i trattamenti minimi delle gestioni in caso di inosservanza della contrattazione;
f) a prevedere, nella definizione per i gestori delle eque condizioni per competere relative all'accesso ai prezzi di cessione dei prodotti dai fornitori, già previste dalla normativa di settore e specificamente al citato articolo 17 della legge 24 marzo 2012, n. 27, il criterio della sostenibilità economica delle imprese finali di distribuzione;
g) a potenziare l'attività di sorveglianza dei prezzi praticati, utilizzando le rilevazioni dell'osservatorio prezzi del Ministero dello sviluppo economico come base per l'individuazione di politiche di sconto potenzialmente anomale e per l'avvio di specifici controlli, ad esempio da parte della Guardia di finanza;
h) a estendere anche al settore dei carburanti la normativa di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 aprile 2001, n. 218, recante la disciplina delle vendite sottocosto, a norma dell'articolo 15, comma 8, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114;
i) a favorire lo sviluppo di tipologie contrattuali aggiuntive, che, consentendo alle imprese finali della distribuzione di determinare il prezzo finale al consumatore, possano garantire al cliente, tramite una vera concorrenza dei prezzi, la scelta più conveniente presso l'intero complesso della rete distributiva, nel rispetto del principio dell'assicurazione di condizioni di accesso uniformi al prezzo di beni e servizi;
l) a contrastare l'evasione, la contraffazione e i fenomeni di concorrenza sleale esistenti mediante uso di nuove tecnologie nel controllo e nel tracciamento del carburante in tutte le fasi della filiera dalla produzione, stoccaggio, trasporto fino alla commercializzazione con il coordinamento e la pianificazione a livello centrale delle autorità e forze di controllo preposte, introducendo altresì automatismi nel monitoraggio dei quantitativi di prodotto erogati dai diversi punti vendita e nelle comunicazioni della variazione di prezzo, in continuo durante le 24 ore.
(7-00258) «De Toma, Scanu, Rachele Silvestri, Sut, Vallascas».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
DI LAURO e IOVINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
nel mese di febbraio 2019 si è inaugurato a Cercola (NA), nella zona rossa del Vesuvio, parte del Centro Magma Wellness, costruito dalla Violante Costruzioni s.r.l.;
il Centro Magma Wellness potrebbe essere stato autorizzato a costruire su basi irregolari, come denunciato dal quotidiano Il Secolo Nuovo;
il permesso a costruire 12 del 10 luglio 2015, rilasciato dall'ufficio tecnico comunale alla Violante Costruzioni s.r.l. ha autorizzato la costruzione in zona C1 del vigente piano regolatore generale – zona di esclusivo interesse pubblico – due fabbricati: edificio A, attività amministrativa ed edificio B, attività sportiva, entrambi riconducibili alle destinazioni fissate dalla cat. 5L articolo 5 delle norme tecniche di attuazione del piano regolatore generale;
il piano territoriale paesistico dei comuni vesuviani include la zona d'intervento in zona Rua (recupero urbanistico ambientale), ove trova applicazione l'articolo 5 del Ptp: «Negli strumenti di pianificazione e di attuazione della pianificazione dovranno essere individuati suoli ed edifici esistenti di proprietà comunale da destinare, previo recupero, ad attrezzature pubbliche per il rispetto degli standards urbanistici ai sensi delle leggi statali e regionali. Qualora detti immobili non risultino idonei alla destinazione programmata possono essere individuati suoli o edifici privati da destinare a tale scopo. Gli interventi da realizzare, in dette aree dovranno, comunque, tener conto dei criteri di tutela paesistica (rispetto dei punti di vista panoramici; rispetto della geomorfologia del terreno; divieto di terrazzamenti)»;
non risulterebbe che l'amministrazione comunale abbia operato la ricognizione dei suoli di sua proprietà per prevenire il consumo del suolo, in particolare non sarebbero state considerate le proposte della Fipav Campania, ente gestore della cittadella sportiva di Caravita in convenzione con il comune stesso, volte a prevedere migliorie che in seguito sarebbero rimaste nella proprietà del comune, arricchendo l'offerta sportiva;
non si sarebbe tenuto conto del divieto fissato dal Ptp dei comuni vesuviani sul rispetto dei punti di vista panoramici, della geomorfologia del terreno e del divieto di terrazzamenti;
uno dei proprietari della società, Ciro Violante, a Radio Crc Italia ha dichiarato che affianco alla piscina e alle palestre si stanno costruendo strutture che ospiteranno bar, ristoranti, scuola internazionale di inglese, parrucchiere, sportelli bancari e altro, cioè attività commerciali e terziarie, contrariamente a quanto previsto dai vincoli del Pgr che descrivono la zona come di esclusivo interesse pubblico;
nella categoria 5L dell'articolo 5 delle norme tecniche di attuazione del Pgr si prevedono destinazioni di attività amministrative: servizi postali e telefonici, servizi comunali e della protezione civile, servizi finanziari, giudiziari, militari e per la pubblica sicurezza, ove per servizi finanziari, non rientravano sedi di privati ma solo attività finanziarie riconducibili ad enti dello Stato, quali Ministero dell'economia e delle finanze;
lo statuto del comune di Cercola (articolo 13, comma J), nonché le norme tecniche di attuazione del Prg (articolo 58), prevedono la partecipazione del consiglio comunale nella previsione dell'interesse pubblico e nel successivo controllo, mentre ciò non sarebbe avvenuto per la costruzione in questione e per la stipula della successiva convenzione;
recentemente l'ex sindaco di Cercola Ciro Maglione ha denunciato il mancato adeguamento del Pgr alla legge regionale della Campania n. 10 del 2013, dichiarando che il rilascio di ulteriori permessi a costruire sarebbe illegittimo –:
di quali elementi disponga il Governo in relazione alla vicenda di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al riguardo, alla luce della circostanza che il centro in questione è situato in «zona rossa» per quanto attiene alla pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico e in un'area contigua al parco nazionale del Vesuvio;
se intenda adottare iniziative normative per rafforzare la disciplina in materia di abusi edilizi con particolare riguardo ad aree fortemente critiche come quella richiamata in premessa.
(3-00777)
Interrogazione a risposta scritta:
MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
c'è il serio rischio che nei prossimi mesi i cittadini italiani possano subire un rincaro abbastanza sostanzioso delle bollette della luce e del gas. Un'altra mazzata per le famiglie italiane, figlia della voglia della politica di frenare, per motivi di consenso, rincari del chilowattora indotti dagli andamenti di mercato. L'allarme è stato lanciato dall'autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) che, come spiega un articolo del «Il Sole 24 Ore» ha dovuto delineare un percorso per recuperare le sforbiciate tariffarie volute dal Governo. Nell'ultimo anno le bollette degli italiani hanno goduto del blocco dell'aumento che doveva essere del 12,5 per cento ridotto al 6,5 per cento, con l'impegno di un recupero a carico dei clienti in futuro. Il rincaro è stato ridotto di nuovo a settembre del 2018 rinviando, così, di un ulteriore trimestre il rialzo necessario degli oneri. Queste risorse dovranno comunque essere recuperate in futuro sulle bollette dei consumatori;
si stima che gli italiani abbiano già maturato un aumento delle bollette elettriche che si aggira attorno al miliardo di euro –:
se il Governo sia al corrente di tale situazione e se non ritenga opportuno valutare attentamente la situazione ed effettuare, per quanto di competenza, un monitoraggio su un eventuale aumento considerevole delle bollette di elettricità e di gas che avrebbero, se implementate, gravi effetti negativi su cittadini ed imprese.
(4-03060)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta in Commissione:
FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, recante «Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini», la cosiddetta spending review, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, aveva previsto la riorganizzazione della rete diplomatico-consolare senza compromettere i servizi offerti ai cittadini;
in seguito a tale riorganizzazione è stata disposta la chiusura del consolato italiano di Newark, una realtà importante per l'emigrazione italiana in Usa sia sul piano storico che per gli interessi odierni che caratterizza quell'area, in termini di iscritti all'Aire e di attrattiva nel settore della ricerca;
tale chiusura ha causato disagi ai cittadini italiani residenti sul posto e la perdita di un servizio importante per le imprese italiane che sono presenti in New Jersey;
l'area del New Jersey è interessata da nuovi flussi migratori dall'Italia con conseguente aumento degli iscritti all'Aire, circa il 10 per cento in più rispetto alla data di chiusura del consolato, che gravano sul consolato generale di New York, già colmo di lavoro;
l'interrogante ha già chiesto al Ministro interrogato, con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-01908, «se il Ministro interrogato non ritenga di dover procedere alla riapertura del consolato italiano di Newark nell'interesse delle vecchie e nuove emigrazioni italiane in quell'area»; tuttavia, la risposta è stata insoddisfacente e vaga: «La Farnesina è pienamente consapevole della rilevante presenza italiana nell'area di Newark e, più in generale, nello Stato del New Jersey (USA). Proprio per assicurare l'assistenza agli italiani in loco, è stato aperto nel 2015 l'ufficio onorario in Clifton e si sta contemporaneamente valutando la possibilità di un ulteriore potenziamento della rete onoraria locale»;
gli italiani del New Jersey, come tutti gli altri cittadini italiani all'estero, hanno diritto alla tutela e all'assistenza e, quindi, a un consolato che possa erogare i servizi necessari alle persone ed alle imprese –:
se il Ministro interrogato intenda indicare una data certa per la riapertura del consolato italiano di Newark nell'interesse dei connazionali che vi risiedono e che hanno vissuto un forte disagio in seguito alla precedente chiusura del consolato.
(5-02264)
Interrogazione a risposta scritta:
DI STASIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
dal mese di gennaio 2018 non si hanno più notizie dei nostri connazionali Raffaele Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, rapiti verosimilmente da gruppi criminali messicani;
i tre italiani si trovavano in Messico per lavoro e pare si occupassero dell’import ed export di macchinari. In particolare, Raffaele Russo era in Messico da tempo: risiedeva a Tecaltitlan, città dello stato di Jalisco. Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, erano invece arrivati nella città centroamericana soltanto cinque giorni prima della loro sparizione, risalente al 31 gennaio, proprio per cercare Raffaele Russo, del quale non si avevano più notizie da diversi giorni;
la zona in cui sono scomparsi i tre italiani è considerata un feudo del Cartel Jalisco Nueva Generación, una delle organizzazioni criminali più potenti del Messico. Le autorità locali, nel febbraio 2018, arrestarono 4 agenti della polizia locale di Tecalitlan, con l'accusa di aver consegnato i tre italiani ad un gruppo armato in cambio di 43 euro. Tuttavia questo provvedimento non condusse ad alcuna svolta nelle indagini per individuare i tre «desaparecidos»;
nei mesi successivi altri due connazionali che facevano lo stesso mestiere dei tre scomparsi sono stati assassinati con colpi d'arma da fuoco in Messico;
l'avvocato delle famiglie Russo e Cimmino, Claudio Falleti, ha presentato ricorso all'Onu al quale – si apprende da fonti di stampa – lo Stato messicano ha recentemente risposto e dal quale sarebbero emersi i seguenti particolari: da un'intercettazione telefonica risulterebbe che Josè Guadalupe Rodriguez Castillo, noto come el Quince, boss del cartello Nueva generación attivo soprattutto nello Stato del Jalisco, dà indicazioni ad un altro capo cartello affinché faccia ciò che vuole dei «due italiani». Il riferimento sarebbe quindi ad Antonio Russo e Vincenzo Cimmino –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se disponga di informazioni circa la sorte dei tre italiani scomparsi;
quali iniziative intenda eventualmente intraprendere, per quanto di competenza, per aiutare le indagini e arrivare a una definizione del caso dei tre italiani scomparsi nello Stato di Jalisco in Messico.
(4-03056)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta in Commissione:
RIZZO, ALAIMO, CHIAZZESE, MARTINCIGLIO, D'ORSO, CASA, LOMBARDO, PIGNATONE, RAFFA, LICATINI e SAITTA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:
la riserva naturale orientata del Bosco di Santo Pietro, distante circa 20 chilometri da Caltagirone, è una delle aree verdi più rigogliose ed estese del Calatino. Con una superficie areale di 6.559,38 ettari ricade, da un punto di vista amministrativo, nel comune di Caltagirone;
sito di importanza comunitaria (Sic) e designato quale zona speciale di conservazione (Zsc) della regione biogeografica mediterranea, all'interno della Rete Natura 2000 (cod. ITA070005) ricade sotto la giurisdizione dall'azienda regionale foreste demaniali tramite il piano di gestione «Bosco di Santo Pietro e Sughereta di Niscemi» dal 2010;
come risulta da articoli giornalistici, le guardie venatorie dell'Ente produttori selvaggina di Catania hanno denunciato alla procura di Caltagirone la violenta decorticazione di circa ottanta querce, contestando i reati di furto aggravato, di danneggiamento, di lavori effettuati senza autorizzazione su aree di interesse paesaggistico, di distruzione o deturpazione di bellezze naturali e di habitat protetto;
i militari della stazione dei carabinieri di Caltagirone, successivamente ad un'attività info-investigativa, hanno denunciato un pensionato del posto per furto aggravato e ricettazione, trovando nella sua proprietà circa 520 chilogrammi di corteccia di sughero;
le monumentali sughere del bosco, descritte con ammirazione dai cronisti del passato, sono oggi in gran parte scomparse. Un recente censimento, effettuato dal Fondo siciliano per la natura, ha attestato la presenza, nel solo bosco di Santo Pietro, di circa cento sughere, tra le quali un esemplare di Quercus suber che raggiunge i 6,2 metri, nonché esemplari di Quercus ilex, di quercia spinosa (Quercus coccifera) e di roverella (Quercus pubescens);
nel bosco di Santo Pietro sono stati altresì registrati episodi frequenti di incendi dolosi, bracconaggio, abbandono di rifiuti e gestione non razionale del pascolo, che compromettono attualmente e/o potenzialmente la conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario presenti nel Sic, anche a causa della scarsa consapevolezza rispetto ai valori ambientali dell'area e della riduzione delle attività di controllo e preservazione –:
se i Ministri interrogati ritengano opportuno, anche attraverso la costituzione di un tavolo tecnico ministeriale, assumere iniziative, anche normative, per migliorare le conoscenze scientifiche sui problemi relativi alla rinnovazione naturale della sughera, migliorare la consapevolezza delle comunità locali rispetto ai valori ambientali delle aree interne ai Sic, nonché incentivare il turismo rurale e naturalistico anche mediante la creazione di una rete di strutture ricettive agrituristiche attraverso il recupero delle numerose strutture (ad esempio masserie) presenti;
se siano a conoscenza del recente episodio di decorticazione selvaggia avvenuto nel bosco di Santo Pietro – Caltagirone;
quali iniziative intendano intraprendere con urgenza, per quanto di competenza, per far fronte alle emergenze naturalistiche presenti nelle sugherete regionali siti di importanza comunitaria, mediante interventi di difesa attiva, sensibilizzazione, rimozione dei fattori di minaccia, monitoraggio e ricerca;
se il Governo ritenga di assumere le iniziative di competenza, anche attraverso il comando carabinieri tutela ambientale (Ccta), per aumentare il livello di sorveglianza all'interno delle sugherete, nonché per implementare i sistemi di videosorveglianza di nuova generazione (per esempio foto-trappole) e favorire l'incremento delle competenze degli operai forestali o la stipula di appositi protocolli d'intesa tra gli enti preposti al controllo ambientale del territorio in cui ricade il sito (guardie forestali, polizia provinciale e guardie venatorie), coinvolgendo anche le associazioni ambientaliste presenti sul territorio;
se i Ministri interrogati reputino di assumere iniziative, anche normative, per convertire gli attuali processi agricoli produttivi che risultano incompatibili con la conservazione degli ecosistemi naturali e semi-naturali presenti, verso forme che, oltre a risultare meno impattanti, possano rappresentare valide alternative di sviluppo economico per i settori in crisi, nonché per invertire la tendenza di rarefazione degli ecosistemi forestali.
(5-02269)
Interrogazione a risposta scritta:
MANZO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
Gori spa è il soggetto gestore del servizio idrico integrato dell'ambito distrettuale Sarnese-Vesuviano della Campania e ha come principale obiettivo quello di rendere efficiente, efficace ed economica la gestione della risorsa acqua; con la legge regionale n. 14 del 1997 e con la successiva legge regionale n. 15 del 2015 il territorio campano è stato suddiviso in 5 ambiti distrettuali, tra cui quello Sarnese-Vesuviano. Con quest'ultima legge è stato anche istituito l'Ente idrico campano, al quale partecipano obbligatoriamente tutti i comuni della regione. L'Ente idrico campano, tra le varie funzioni, ha quella di predisporre, adottare e aggiornare il piano d'ambito. L'Ente d'ambito Sarnese-Vesuviano nel 2002 ha individuato in Gori spa il soggetto gestore del servizio idrico integrato per l'ambito distrettuale Sarnese-Vesuviano; come si legge nella carta del servizio idrico integrato, con la quale Gori spa si impegna a garantire i diritti dei clienti del servizio di erogazione dell'acqua potabile, obiettivo prioritario «è la razionalizzazione del sistema del ciclo integrato delle acque e, di conseguenza, il miglioramento del servizio offerto. Gori persegue tale fine attraverso la realizzazione di economie di scala, una particolare attenzione alla salvaguardia dell'ambiente ed opportuni e mirati investimenti per la costruzione di nuove infrastrutture e per la rifunzionalizzazione di quelle esistenti»;
l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), istituita con la legge n. 481 del 1995, ha il compito di tutelare gli interessi dei consumatori e di promuovere la concorrenza, l'efficienza e la diffusione di servizi con adeguati livelli di qualità, attraverso l'attività di regolazione e di controllo. L'azione dell'Autorità, inizialmente limitata ai settori dell'energia elettrica e del gas naturale, è stata in seguito estesa attraverso alcuni interventi normativi;
con il decreto n. 201 del 2011, convertito dalla legge n. 214 del 2011, all'Autorità sono state attribuite competenze anche in materia di servizi idrici; con la delibera 29/2014 è stata disposta da parte della suddetta Autorità una verifica ispettiva presso il gestore citato in ordine alle tariffe del servizio idrico integrato applicate agli utenti negli anni 2012 e 2013, seguita da un procedimento per l'accertamento di possibili violazioni delle disposizioni relative alla raccolta dei dati necessari alla definizione delle tariffe del servizio idrico integrato, nonché all'applicazione dei corrispettivi per il servizio di depurazione e per l'adozione dei relativi provvedimenti sanzionatori e prescrittivi;
con la delibera 63/2018 l'Autorità ha accertato la violazione da parte di Gori spa delle disposizioni in materia di regolazione tariffaria del servizio idrico integrato e ha irrogato alla medesima una sanzione amministrativa pecuniaria pari a 491.000 euro. Con lo stesso provvedimento, l'Autorità ha, altresì, prescritto alla stessa società di restituire gli importi addebitati agli utenti a titolo di tariffa di depurazione, per gli anni 2012 e 2013, in violazione di quanto previsto dalla delibera 585/2012/R/idr;
risulta tuttora in corso invece la procedura di verifica degli schemi tariffari riferiti al gestore Gori spa per il secondo periodo regolatorio 2016-2019 –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, per quanto di competenza, affinché si ponga fine alle strutturali carenze idriche che interessano il territorio nazionale e, in particolare, quello richiamato in premessa, siano garantiti lo sviluppo e la manutenzione delle infrastrutture idriche e si metta in atto altresì una razionalizzazione delle tariffe in modo tale che esse non siano vessatorie per l'utenza.
(4-03063)
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
GALLO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
nel territorio comunale di Capua si eleva il rilievo montuoso del Tifata, sulle cui pendici si trova il sito monumentale di Sant'Angelo in Formis, basilica benedettina la cui destinazione religiosa e le cui origini risalgono a epoca preromana, caratterizzata da un notevole ciclo di affreschi;
la prima costruzione della basilica si può far risalire all'epoca longobarda, mentre all'abate Desiderio di Montecassino, successivamente eletto Papa con il nome di Vittore III, si devono gli affreschi di scuola bizantino-campana presenti all'interno della struttura, considerati tra i più importanti cicli pittorici dell'epoca presenti in sud Italia;
sulla facciata vi è un porticato a cinque arcate realizzate con elementi marmorei di reimpiego provenienti da edifici facenti parte del santuario pagano, come di reimpiego sono i capitelli e le colonne di età romana che dividono le tre navate interne della chiesa e i blocchi del basamento del campanile;
la terrazza attuale su cui sorge la basilica ricalca quella che accoglieva il santuario antico e il suo perimetro è segnato su parte del lato orientale e meridionale da alti muri, il primo in opera reticolata con ricorsi di laterizi, l'altro integralmente in opera laterizia. La mancanza di manutenzione, ormai perdurante da decenni, e il conseguente degrado che ha causato la perdita totale dei paramenti del muro, unita alla pressione del terreno delle pendici del Tifata, quest'ultima aggravata dal taglio e dall'obliterazione delle retrostanti condotte per la deviazione delle acque meteoriche necessarie per impedire lo scivolamento del muro, hanno portato ai crolli in prossimità dell'arco, che si sono verificati nei mesi di febbraio e maggio 2019 e che hanno indebolito l'intera struttura;
la basilica è posta su una discontinuità stratigrafica e si fonda in parte sulla roccia e sui detriti o perfino sul terreno di riporto;
a seguito di ripetuti allarmi relativi alla sicurezza della struttura, furono installati puntelli nel colonnato destro. Si ritiene che gli spostamenti e i danni riportati nel corso degli anni siano stati la conseguenza dell'attività svolta dalle cave, caratterizzata dal sistematico utilizzo di esplosivi. Di conseguenza le cave furono completamente chiuse dal 1981;
tuttavia, il rischio di ulteriori cedimenti e il rinvenimento di altri danni non si è interrotto, colpa anche dell'effetto in superficie dei fenomeni carsici e dei movimenti tettonici residuali del pendìo, a fronte di monitoraggi compiuti a più riprese nei primi anni Ottanta e, dal 2011 al 2013, sono stati riscontrati cedimenti più evidenti nelle estremità della basilica, con deviazione delle colonne e fessurazioni negli affreschi più sensibili sul muro e sulle colonne di destra –:
se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza per la messa in sicurezza della basilica, partendo dal ripristino della parete retrostante e dalle murature, sia antiche che recenti da un monitoraggio delle fondazioni e di tutta la struttura dell'arco, al fine di individuarne eventuali cedimenti a seguito dei recenti crolli, dal ripristino della deviazione delle acque meteoriche provenienti dalle pendici del Tifata, al fine di evitare ulteriori infiltrazioni che potrebbero compromettere sia la stabilità del muro che della basilica, dal consolidamento delle fondazioni della basilica, con lo scopo di ridurre il continuo sprofondamento, quale principale causa delle incrinature della cupola, delle fessurazioni sulla parete di destra e del conseguente danneggiamento degli affreschi;
se siano previsti progetti di riqualificazione delle aree archeologiche e di valorizzazione culturale del comune di Capua, anche attraverso l'utilizzo di fondi europei, al fine di rilanciare i siti archeologici e favorire una ripresa economica della città di Capua.
(5-02260)
DIFESA
Interrogazione a risposta orale:
DEIDDA. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
con il comma 27, dell'articolo 2, legge n. 191 del 2009 – disposizione anche confermata dall'articolo 35 del codice dell'Ordinamento militare – è stata costituita la Società Difesa Servizi S.p.a., alla quale è stato devoluto lo svolgimento, tra l'altro, delle attività di valorizzazione e di gestione, fatta eccezione per quelle di alienazione degli immobili militari, da realizzare anche attraverso accordi con altri soggetti e la stipula di contratti di sponsorizzazione;
in sintesi, scopo primario della citata società appare quello di generare profitto in favore del Ministero della difesa, anche attraverso la vendita delle licenze per l'utilizzo dei vari marchi di sua pertinenza, quali, ad esempio, «Aeronautica militare», «Marina militare» ed «Esercito»; la «Polizia di Stato», «Corpo nazionale dei vigili del fuoco» i cui loghi sono gestiti dal «dipartimento di pubblica sicurezza», «l'Ente editoriale della Guardia di finanza», al quale è stato conferito l'incarico dalla Guardia di finanza, «carabinieri», in aggiunta a quanto gestito da «Difesa Servizi spa»;
già prima della nascita della società in questione la fabbricazione, l'assemblaggio, la raccolta, la detenzione e la vendita di uniformi militari o di altri oggetti destinati all'armamento e all'equipaggiamento di forze armate nazionali o straniere, nonché di portatessere di riconoscimento e di altri contrassegni di identificazione degli ufficiali e degli agenti di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria, venivano autorizzati, ai sensi dell'articolo 28 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, con licenza rilasciata dal prefetto competente per territorio;
in particolare, la vendita degli articoli prettamente militari e di polizia, richiamati dal citato articolo 28 e, dunque, necessari per lo svolgimento della relativa attività lavorativa, è riservata ai soli appartenenti alle rispettive Forze, dietro la presentazione di regolare tessera di riconoscimento;
recentemente, alcuni dei fornitori degli esercizi autorizzati alla vendita, già in possesso di regolare licenza prefettizia, hanno subito sequestri di svariati articoli militari, con annessa denuncia per il reato di contraffazione, e, conseguentemente, tale situazione, di assoluta ambiguità, ha determinato la paralisi della produzione e della vendita degli articoli interessati, essendo incerto quali attività e oggetti siano ricompresi nell'ambito della licenza prefettizia e quali, invece, siano ricompresi in quello riservato alla citata società: la concessione, rilasciata da quest'ultima, peraltro, prevede il pagamento di oneri sulla produzione e/o sulla vendita dei relativi articoli;
appare assolutamente irragionevole, da un lato, che per la produzione e/o vendita cosiddetta riservata – e cioè di articoli assolutamente necessari per lo svolgimento di attività lavorativa del personale appartenente alle Forze armate o di polizia, non forniti dall'amministrazione di competenza – sia richiesto il pagamento di una percentuale sul costo di produzione e/o di vendita; dall'altro lato, che i titolari delle licenze si siano visti irrogare delle sanzioni per un'attività legittimamente svolta in forza di regolari licenze rilasciate da altra amministrazione dello Stato –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda adottare al fine di assicurare il regolare svolgimento dell'attività lavorativa dei soggetti regolarmente autorizzati, adottando iniziative per escludere, dall'ambito di operatività della Società Difesa Servizi S.p.a., tutto quanto ricompreso nelle licenze rilasciate ai sensi dell'articolo 28 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.
(3-00774)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta immediata:
SQUERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
nel settore della distribuzione di carburanti si sono registrate negli ultimi anni irregolarità fiscali e condotte fraudolente che possono essere ricondotte sia al contrabbando sia alla sottrazione dei prodotti ad accertamento;
la legge n. 205 del 2017 ha introdotto misure di contrasto alla evasione dell'Iva perpetrata in relazione all'introduzione, nel mercato nazionale, di carburanti acquistati a livello intracomunitario e stoccati presso depositi fiscalmente riconosciuti;
a partire dal 1° febbraio 2018, l'immissione in consumo dei carburanti dal deposito fiscale o l'estrazione dal deposito di un destinatario registrato è subordinata al versamento anticipato dell'Iva con modello F24 senza possibilità di compensazione;
il soggetto obbligato a versare l'imposta è il soggetto per conto del quale il depositario autorizzato o il destinatario registrato procede all'estrazione dei prodotti in questione;
sono state escluse da tale obbligo le immissioni in consumo effettuate per conto di un soggetto con specifici requisiti di affidabilità o che presti idonea garanzia;
sono stati, altresì, esclusi i prodotti di proprietà del gestore del deposito dal quale sono immessi in consumo o estratti, nonché i prodotti immessi in consumo per conto di un soggetto, titolare di un diverso deposito fiscale avente capacità non inferiore a specifici valori e in possesso di specifici requisiti o che presti idonea garanzia;
la previsione di tale esclusione, in sede di applicazione della norma, ha determinato il proliferare di prevedibili meccanismi elusivi, in quanto l'esclusione dall'obbligo di pagamento anticipato dell'Iva per i prodotti di proprietà del gestore del deposito ha fatto sì che, dall'entrata in vigore della normativa, diversi depositi fiscali sono divenuti, da semplici fornitori di servizio di passaggio, rivenditori dei prodotti;
in particolare, l'obbligo può essere eluso attraverso l'estrazione da parte dello stesso titolare del deposito (che, dunque, ha titolo per non corrispondere l'Iva anticipata) e la successiva vendita al trader attraverso l'esenzione per i soggetti ritenuti affidabili e attraverso il meccanismo delle garanzie;
la complessità della normativa ha generato dubbi interpretativi che richiederebbero quantomeno l'emanazione di una circolare ministeriale interpretativa e restrittiva delle disposizioni richiamate –:
quali elementi il Governo intenda fornire alla luce di quanto descritto in premessa e con quali tempistiche intenda adottare iniziative per arginare un fenomeno che sta, di fatto, vanificando gli sforzi profusi dal legislatore per contrastare l'evasione fiscale e le frodi fiscali nel settore della commercializzazione e della distribuzione dei carburanti.
(3-00782)
MORETTO, BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA, MOR, NARDI, NOJA, ZARDINI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'individuazione di una soluzione alla crisi di Alitalia, in amministrazione straordinaria da maggio 2017, è una questione strategica di politica economica e di sviluppo del Paese;
ad oggi, alla volontà solamente enunciata dal Governo di salvare la compagnia, non sono corrisposti risultati, poiché non è ancora chiaro se vi sia una compagine sociale solida disponibile a rilevarla e un credibile piano industriale per il futuro;
l'articolo 37 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, attualmente all'esame della Camera dei deputati, prevede, tra l'altro, che il Ministero dell'economia e delle finanze possa entrare direttamente nel capitale della società, eliminando i limiti temporali per la restituzione del «prestito ponte» garantito dallo Stato che, non essendo più in prededuzione, andrà rimborsato nell'ambito della procedura di ripartizione dell'attivo dell'amministrazione straordinaria, con il rischio che il rimborso avvenga solo in parte o per nulla, contravvenendo alla normativa relativa agli aiuti di Stato e «scaricando» di fatto 650 milioni di euro di oneri dell'operazione sulle bollette energetiche degli italiani;
sulla possibilità di una «nazionalizzazione» di Alitalia, tuttavia, sono emerse nelle scorse settimane posizioni contrastanti all'interno della compagine governativa, sia per quanto riguarda l'effettivo ingresso del Ministero dell'economia e delle finanze, sia per l'eventuale coinvolgimento di altre società partecipate dallo Stato nell'operazione –:
se il Ministro interrogato intenda effettivamente esercitare la facoltà prevista dall'articolo 37 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, e con quali tempistiche e modalità.
(3-00783)
LOLLOBRIGIDA, MELONI, DEIDDA, FERRO, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
nel corso della seduta della Camera dei deputati del 28 maggio 2019 è stata approvata una mozione unitaria, firmata da rappresentanti di tutti i partiti, relativa all'annosa questione del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese che forniscono beni e servizi al settore pubblico;
tra gli impegni al Governo contenuti nella mozione figura anche quello relativo alla cartolarizzazione dei crediti fiscali attraverso l'emissione di titoli di Stato di piccolo taglio;
la mozione ha ottenuto il parere favorevole del Governo ed è stata approvata all'unanimità da tutte le forze politiche, ma da allora si è scatenata una grande confusione sul tema dei cosiddetti «minibot»;
parte del Governo, infatti, ha smentito il fatto di essersi espresso in modo favorevole all'adozione di tale strumento, mentre numerosi quotidiani hanno riportato la notizia che il problema sarebbe l'ennesima diversità di vedute all'interno della maggioranza, questa volta, specificatamente, tra il Ministro interrogato e i due Vice Presidenti del Consiglio dei ministri;
i «minibot» rappresentano una soluzione alla questione della forte esposizione debitoria del Governo rispetto alle imprese, costrette a sopportare pagamenti talmente ritardati da vedere messa a rischio la propria sopravvivenza;
lo stock dei debiti della pubblica amministrazione verso il settore privato ammonta a oltre 50 miliardi di euro e rappresenta un problema drammatico in un quadro in cui l'economia ristagna e di difficoltà per le imprese, soprattutto le piccole e medie imprese –:
con quali modalità e con quali tempistiche intenda adottare i «minibot».
(3-00784)
Interrogazioni a risposta scritta:
IOVINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
con deliberazione n. 305 del 19 ottobre 2018 del consiglio metropolitano della città metropolitana di Napoli sono state individuate, su proposta del sindaco De Magistris, le linee di indirizzo per la elaborazione di un piano strategico metropolitano triennale previsto dall'articolo 32 del vigente statuto metropolitano;
per l'attuazione delle suddette linee di indirizzo sarà impiegato l'avanzo libero di gestione pari a circa 443 milioni di euro, derivanti dallo sblocco previsto dalla circolare del Ministero dell'economia e delle finanze n. 25 del 3 ottobre 2018;
la città metropolitana di Napoli ha chiesto ai 92 comuni ricadenti nel proprio territorio di inviare delle proposte progettuali per impiegare una parte dell'avanzo libero di amministrazione in opere di investimento, secondo le linee-guida dettate dalla sopra richiamata deliberazione n. 305;
il criterio di ripartizione delle risorse da attribuire a ciascun comune sarebbe pari a 100.00 euro pro capite; ad oggi, solo alcuni comuni avrebbero inviato agli uffici competenti della città metropolitana di Napoli gli studi di fattibilità per vedersi assegnati tali finanziamenti;
sarebbero, invece, numerosi i comuni che hanno già iscritto nelle entrate dei propri bilanci i trasferimenti derivanti dallo sblocco dell'avanzo libero della città metropolitana di Napoli, senza presentare i necessari studi di fattibilità;
la persistente assenza di un definitivo Piano strategico possa far decadere il carattere della pianificazione secondo un quadro armonico e coerente dello sviluppo dell'intera area metropolitana –:
se sia a conoscenza della situazione esposta in premessa;
se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di chiarire la correttezza della procedura seguita dalla città metropolitana di Napoli che ha trasferito direttamente le risorse derivanti dallo sblocco dell'avanzo libero di gestione ai comuni dell'area metropolitana, sia pure in assenza della presentazione delle proposte progettuali e degli studi di fattibilità necessari per il riconoscimento di tali risorse da parte di numerose amministrazioni;
se intenda promuovere una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica presso gli enti locali sopra citati in relazione alle anomalie richiamate in premessa.
(4-03055)
BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
dal 1° gennaio 2019 è entrata in vigore la fatturazione elettronica che ha comportato, inevitabilmente, maggiori oneri in termini economici e di adempimenti fiscali/tributari per le imprese e per gli «addetti ai lavori» quali commercialisti e tributaristi;
in particolare, il professionista, già incaricato dal proprio cliente alla redazione delle dichiarazioni, alla tenuta della contabilità, all'addebito dei pagamenti con modello F24, deve procurarsi anche una delega per l'attivazione della consultazione o per l'invio delle fatture elettroniche nella nuova area «fatture e corrispettivi» dell'Agenzia delle entrate. Tale delega ha validità limitata a due anni;
dal 1° luglio 2019 scatterà inoltre l'obbligo per i contribuenti, con volume d'affari superiore a 400 mila euro, di documentare i corrispettivi percepiti non più attraverso il tradizionale scontrino o la ricevuta fiscale, ma solo attraverso la trasmissione on line dei relativi dati, da effettuarsi mediante la loro memorizzazione elettronica e successivo invio, e con rilascio di documento commerciale valido anche a fini fiscali. Dal 1° gennaio 2020 tale obbligo sarà esteso a tutti gli operatori;
con l'entrata in vigore di questa ulteriore novità, vi saranno nuovi oneri per le imprese come l'acquisto o l'adeguamento del nuovo registratore di cassa per il cui acquisto si prevede un credito di imposta di appena 250 euro;
in più, per i professionisti che seguono i loro clienti, ci sarà l'obbligo di acquisire una ulteriore delega, che dovrà sempre essere annotata su apposito registro;
va aggiunto che, qualora il professionista non risulti già abilitato al cassetto fiscale del proprio cliente (con delega sempre a tempo determinato di due anni), per poter predisporre i nuovi Isa 2019, in sostituzione dei precedenti studi di settore, nelle dichiarazioni redditi 2019 (strumento per il quale ad oggi non sono ancora disponibili le modalità di calcolo), dovrà farsi rilasciare ulteriore delega per l'imputazione di alcuni dati obbligatori nella compilazione degli Isa stessi;
tutto ciò comporta difficoltà e burocrazie, a parere dell'interrogante, superflue e sulle quali occorre aprire una riflessione al fine di semplificare le procedure stesse –:
quali iniziative intenda adottare per semplificare le procedure di cui in premessa, in particolare con riferimento alle deleghe che il professionista è obbligato ad acquisire;
se si intenda valutare l'adozione di iniziative per prevedere che la delega al professionista, al momento della sottoscrizione dell'incarico professionale, sia illimitata nei servizi e nel tempo, salvo revoca da parte del cliente, al momento del cambio di consulente o alla cessazione dell'attività;
se si intendano adottare iniziative per aumentare la soglia relativa al credito di imposta per l'acquisto o l'adeguamento del registratore di cassa e, in caso affermativo, per quale importo.
(4-03059)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta in Commissione:
COLLETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
l'inefficienza della giustizia civile compromette la corretta tutela e l'attuazione dei diritti, civili ed economici. Inoltre, la lentezza del processo civile, indebolendo la minaccia dell'applicazione di sanzioni tempestive, costituisce un incentivo a disattendere gli impegni contrattuali e finisce per influenzare la qualità del credito, aumentando i costi d'intermediazione e determinando la richiesta di maggiori garanzie ai debitori. Anche a causa della lentezza della giustizia civile gli investimenti esteri in Italia sono deficitari;
nell'ultimo documento di economia e finanze (def) presentato si sono previste delle disposizioni sulla materia in questione. Si legge nella sezione III del programma nazionale di riforma: «Il Governo è inoltre al lavoro su un disegno di legge delega per la riforma del processo civile», e ancora: «La riforma del rito civile è in fase avanzata di elaborazione e propone una radicale semplificazione del processo civile monocratico tratteggiando un unico rito semplificato, da mutuare, nelle opzioni di fondo, anche in grado d'appello. La riforma sarà varata nelle forme di una delega al Governo»;
sempre nella stessa sezione si legge che: «3. La delega sarà esercitata con l'adozione dei relativi decreti legislativi entro giugno 2019»;
rimane di palmare evidenza come, in mancanza addirittura della legge delega, tale termine non possa al momento essere rispettato;
la Commissione giustizia, esaminando tale questione, ha espresso parere favorevole a quanto indicato nel Def, ivi comprese le prospettate tempistiche di approvazione;
allo stato il disegno di legge delega sul processo civile non è mai stato presentato;
il 23 dicembre 2018 è stata presentata presso la Camera dei deputati la proposta di legge n. C. 1475 a firma dell'interrogante e di altri deputati. La proposta prevede una delega al Governo riguardo al riordino del processo civile e di riti speciali;
sarebbe auspicabile che il Governo tenesse in dovuto conto tale proposta di legge e assumesse iniziative normative analoghe –:
se il Governo abbia in programma di presentare a brevissimo termine un disegno di legge delega in materia.
(5-02270)
Interrogazioni a risposta scritta:
UBALDO PAGANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il rapporto dell'osservatorio di Antigone, presentato in Senato il 16 maggio 2019, restituisce un quadro allarmante di affollamento carcerario in Italia, che si attesta in media a un tasso del 120 per cento, con punte massime in Puglia (160,5 per cento) e in Lombardia (138,9 per cento);
tra i 42 gli istituti di pena con un tasso di affollamento superiore al 150 per cento, il carcere di Taranto, con un tasso del 199,7 per cento, è quello con la percentuale di affollamento più alta d'Italia. Difatti, a fronte di 306 posti disponibili risultano attualmente reclusi 612 detenuti, collocati in 282 celle;
sono sempre più frequenti le notizie di suicidi e tentativi di suicidio nelle carceri italiane;
il 17 maggio 2019 un detenuto recluso nel carcere di Taranto ha tentato di impiccarsi con una corda rudimentale e solo grazie all'intervento del personale di polizia penitenziaria, la vicenda non ha avuto un tragico epilogo;
nella casa circondariale di Taranto si segnalano da tempo preoccupanti carenze negli organici dei vari ruoli della polizia penitenziaria, nonché nelle équipe di educatori;
la Costituzione italiana e le leggi vigenti assicurano alle persone detenute, sebbene limitate della propria libertà personale, la titolarità di alcuni imprescindibili diritti: il principio della pari dignità sociale e il principio personalistico (articolo 2 della Costituzione) impediscono, infatti, di considerare il carcere come luogo in cui vige un regime di extraterritorialità rispetto alle garanzie fondamentali assicurate dallo Stato;
inoltre, per espresso dettato dell'articolo 27, terzo comma, della Costituzione, «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Fondamento che viene ripreso e sancito dalla legge 26 luglio 1975, n. 364 (legge di riforma dell'ordinamento penitenziario), ispirata ai principi di umanità, rispetto della dignità della persona, esclusione delle discriminazioni, restrizioni limitate alle esigenze di disciplina e ordine, proiezione verso il reinserimento sociale e individualizzazione del trattamento;
vi sono poi i diritti fondamentali riconosciuti da altre norme della Costituzione quale patrimonio di tutti gli esseri umani, quindi anche quali diritti dei detenuti, e che lo Stato in virtù dell'articolo 2 Cost. deve assicurare ad ogni persona, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità;
il diritto alla salute (articolo 32 della Costituzione), parimenti, è assicurato ad ogni persona indipendentemente dalla condizione di libertà o detenzione;
con decreto del Ministro della giustizia del 5 dicembre 2012, in attuazione del decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2012, n. 136, è stato inoltre stabilito il contenuto della «Carta dei diritti dei detenuti e degli internati» di cui all'articolo 69, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230, secondo cui il detenuto ha diritto a uno spazio adeguato, non solo al fine di garantire parametri di igiene e salubrità all'interno delle strutture penitenziarie, ma anche allo scopo di assicurare che la pena non si traduca in un trattamento inumano e degradante;
la realtà delle carceri italiane dimostra, in molti contesti, una palese violazione dei diritti dei detenuti e delle leggi sopra richiamate –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per risolvere la preoccupante questione del sovraffollamento delle carceri italiane e ristabilire un regime di normalità e tutela dei diritti dei detenuti;
se e quali iniziative intenda promuovere per garantire uno standard di ordine e di sicurezza nel carcere di Taranto, quale conteso carcerario maggiormente in difficoltà di tutto il Paese.
(4-03054)
BIGNAMI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
le associazioni di categoria dei giudici di pace e dei magistrati onorari hanno di recente proclamato un'astensione dalle udienze penali e civili, a causa della «persistente inerzia del Governo in ordine al varo della riforma riguardante la magistratura onoraria». Lo sciopero si è svolto, per i giudici di pace, dal 6 al 17 maggio e per i giudici onorari di tribunale e per i vice procuratori onorari dal 13 al 17 maggio 2019;
nel corso del confronto nell'ambito del tavolo tecnico e politico istituito dal Ministero della giustizia sono state avanzate proposte sia di natura ordinamentale che economica;
tra le proposte ordinamentali figurano:
l'entrata in vigore della riforma al 1° gennaio 2020; la prorogabilità degli incarichi fino al 70° anno di età; l'applicazione ai magistrati onorari delle incompatibilità meno severe previste per i magistrati di ruolo agli articoli 18 e 19 dell'ordinamento giudiziario; l'applicazione ai magistrati onorari di sanzioni disciplinari non espulsive nei casi nei quali ai magistrati professionali non si applicano sanzioni espulsive; l'applicazione delle disposizioni vigenti per i magistrati professionali in materia di mobilità territoriale volontaria; la precedenza nei trasferimenti per i magistrati onorari divenuti incompatibili con la sede di appartenenza per effetto di disposizioni introdotte successivamente all'anno 2016; il collocamento a domanda, dei magistrati onorari dipendenti pubblici, in part-time o in aspettativa non retribuita, con facoltà, in quest'ultimo caso, di iscrizione all'albo avvocati e alla cassa forense; il riconoscimento della facoltà per tutti i magistrati onorari che hanno maturato 10 anni di anzianità di iscriversi all'albo degli avvocati e alla cassa forense; la sospensione dell'incarico per impedimenti continuativi di durata non superiore a trentasei mesi correlati a ragioni di salute; la sospensione dell'incarico nei casi nei quali ai magistrati professionali sono consentiti l'aspettativa, il congedo, il collocamento fuori ruolo o altro analogo istituto interruttivo del rapporto di servizio per motivi familiari, concorsuali, elettorali o per l'espletamento di incarichi amministrativi o politici a tempo determinato temporaneamente incompatibili con l'esercizio delle funzioni giudiziarie onorarie, salvo applicazione, al termine della sospensione, delle disposizioni che prevedono, nei medesimi casi, incompatibilità territoriali per i magistrati professionali e il trasferimento obbligatorio presso altra sede nella quale l'incompatibilità non sussista; la previsione della facoltà di porto d'armi da difesa personale senza licenza;
per quanto attiene alle richieste di carattere economico si segnalano:
la soppressione dell'indennità variabile e l'aumento della indennità fissa; la corresponsione della indennità a cadenza mensile, per tutta la categoria con metodo di pagamento Noipa; il riconoscimento della indennità anche nel periodo feriale; il riconoscimento delle indennità in caso di malattia e di infortunio sul lavoro integralmente a carico dello Stato (anche in via figurativa); la possibilità di mutare i regimi definiti come Ipotesi A) «Nessun limite di impegno settimanale» e ipotesi B (tre impegni a settimana), ogni due anni; la possibilità per i magistrati onorari iscritti a gestioni previdenziali diverse dalla gestione separata Inps, di versare, a domanda, i contributi percepiti come magistrati onorari alle predette gestioni, incluse quelle complementari, ovvero, per i magistrati non iscritti ad alcuna gestione o che non maturerebbero diritti pensionistici, a un fondo privato vincolato; la possibilità a domanda di poter versare i contributi necessari al fine della continuità contributiva; la possibilità di scegliere, a valle della riduzione del 60 per cento della base imponibile, tra regime ordinario e flat tax; la rivalutazione delle indennità nella misura percentuale e alle scadenze previste per gli adeguamenti retributivi del personale di ruolo della magistratura professionale –:
con quali tempistiche il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza per portare a compimento la riforma di cui in premessa, accogliendo le richieste avanzate dalle principali associazioni della magistratura onoraria.
(4-03058)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
PAITA e ANDREA ROMANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, come è noto, ha indetto la Conferenza nazionale infrastrutture, trasporti e territorio, nell'ambito della quale sono stati individuati cinque tavoli di discussione: trasporto aereo e aeroporti, politiche urbane e sviluppo sostenibile, mobilità sostenibile e trasporto pubblico locale, autotrasporto, porti, navigazione marittima e autorità portuali;
nelle giornate dell'11 e 12 giugno 2019, si sarebbe dovuta tenere a Roma presso il Centro Congressi Angelicum, Pontificia Università San Tommaso D'Aquino, la Conferenza nazionale porti, navigazione e logistica, definita come una riunione operativa del tavolo di discussione dedicato all'argomento shipping, portualità e logistica intermodale della Conferenza nazionale sulle infrastrutture, i trasporti e il territorio;
la suddetta Conferenza si apprende dagli organi di informazione sarebbe stata rinviata;
l'organizzazione della Conferenza risultava essere stata assegnata a Clickutility Team di Genova e la partecipazione ai tavoli risulterebbe essere a invito, riservato a non meglio definiti portatori di interessi qualificati;
Clickutility Team risulterebbe aver contattato i vari soggetti privati e anche concessionari per l'adesione a un programma di supporto della Conferenza articolato in diverse categorie per le quali sarebbe previsto un contributo variabile tra euro 3.000 e euro 10.000 a seconda dei servizi e della visibilità mediatica offerti, oltre alla possibilità di installare desk il cui costo è stabilito a quotazione;
un appuntamento del genere dovrebbe poter consentire a tutti i soggetti operanti nei diversi settori interessati alla Conferenza di offrire un fattivo contributo allo svolgimento dei lavori, aspetto questo che pare pregiudicato dalla eccessiva articolazione delle tematiche e dalla conseguente impossibilità a presidiare almeno quelle di diretto interesse di ciascuna categoria;
gli esiti della consultazione pubblica propedeutica alla Conferenza non saranno verosimilmente resi noti prima della Conferenza stessa, impedendo, di fatto, ai partecipanti una loro consapevole valutazione;
l'organizzazione di un evento di tale importanza, poiché promossa dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, imporrebbe la massima trasparenza in ogni ambito;
tale principio di trasparenza non appare oggettivamente rispettato, ad avviso degli interroganti, considerate le modalità richiamate in premessa;
sarebbe stato opportuno che il soggetto titolare dell'organizzazione fosse individuato a seguito di una procedura a evidenza pubblica, considerato che non risultano essere chiari i criteri di scelta del luogo, degli inviti e dell'assegnazione ai tavoli dei soggetti invitati –:
sulla base di quale criterio sia stata affidata l'organizzazione dell'importante evento istituzionale alla Clickutility Team, quale sia la quantificazione complessiva delle risorse pubbliche per l'incarico affidato a suddetta società, chi ad oggi avrebbe incassato le risorse chieste come sponsorizzazioni, se sia a conoscenza delle modalità di invito e le condivida, quali costi aggiuntivi comporti il rinvio della stessa Conferenza e se intenda valutare l'opportunità in questo periodo di rivedere tutta l'organizzazione.
(5-02263)
MULÈ, SOZZANI, BERGAMINI, PENTANGELO, ROSSO e ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
con l'interrogazione n. 5-01760 del 26 marzo 2019 il primo firmatario del presente atto segnalava al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il tema delle barriere spartitraffico «new jersey» oggetto di un servizio de Le iene sulle criticità inerenti a criteri di scelta, installazione e manutenzione irregolare, in particolare senza rispettare le misure di sicurezza, ma senza alcun pregiudizio tecnico nei confronti delle barriere stesse;
a seguito del richiamato servizio e dell'interrogazione, l'8 maggio 2019 la IX Commissione svolgeva l'audizione informale dei rappresentanti della direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza delle infrastrutture stradali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sulla sicurezza delle barriere spartitraffico;
risulta all'interrogante, da denuncia A.B.E.S.C.A. (Associazione barriere elementi sicurezza cemento armato) che il 29 maggio 2019 Anas-Perugia comunicava alla Cancellotti Srl lo slittamento dell'inizio degli imminenti lavori di manutenzione straordinaria per l'adeguamento delle barriere spartitraffico centrale e l'installazione dei dispositivi amovibili per la chiusura dei varchi e attenuatori d'urto della E45 (lotto 1 Umbria), intendendo ora modificare la tipologia di barriera già prevista nel capitolato come da gara definitivamente aggiudicata con provvedimento dell'8 novembre 2018, a seguito della positiva verifica sulla documentazione acquisita a comprova dei requisiti dichiarati in sede di gara, comunicato il 10 dicembre 2018 alle aggiudicatarie (I.Me.Va S.p.a., Cancellotti s.r.l., Edilfor s.r.l., Spinelli&Mannocchi s.r.l.);
Anas-Perugia, nella medesima occasione, con riguardo al rinvio dei lavori richiamava anche l'interrogazione n. 5-01760, nella quale tuttavia non si rilevavano affatto criticità in relazione ai produttori e ai fornitori delle barriere;
nel bando l'Anas richiedeva all'appaltatore la capacità di organizzare ben cinque cantieri contemporaneamente, pertanto le imprese aggiudicatarie si attivavano tempestivamente nell'acquisto dei materiali e nell'avvio della produzione di barriere, in quantità adeguate a quanto richiesto;
Abesca segnala che le barriere certificate sono a norma di legge e conformi agli standard di sicurezza richiesti;
l'Anas Perugia, oltre a scardinare i principi basilari del diritto, annullando una gara per lavori pubblici aggiudicata in via definitiva, sta condannando le suddette imprese a subire ora gravi ripercussioni economiche –:
se il Ministro sia informato di quanto illustrato in premessa e quali iniziative tempestive intenda assumere e promuovere per assicurare l'avvio dei lavori di manutenzione straordinaria necessari ai fini della sicurezza stradale, garantendo altresì il rispetto dei diritti delle imprese aggiudicatarie.
(5-02266)
VISCOMI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, ha istituito il fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, destinato al trasporto rapido di massa;
con decreto ministeriale n. 587 del 2017 sono state assegnate alla città di Reggio Calabria risorse per complessivi 23 milioni di euro per la realizzazione di 3 nuove fermate a standard metropolitano (Reggio S. Leo, Bocale 2 e S. Elia di Lazzaro) e dell’upgrade tecnologico della tratta Reggio di Calabria Centrale – Melito P.S.;
gli interventi sopraindicati sono rapidamente cantierabili, in quanto già dotati di progettazione definitiva/esecutiva redatta a cura di Rete ferroviaria italiana;
le opere, da considerare parte essenziale del sistema di mobilità urbana delineato nel Piano urbano della mobilità sostenibile approvato dal consiglio comunale di Reggio Calabria, rivestono un'importanza strategica al fine di potenziare e mettere in sicurezza il servizio di trasporto ferroviario metropolitano, integrandosi perfettamente con gli altri interventi realizzati, da realizzare e/o programmati di radicale cambiamento del sistema di mobilità urbana, tra cui rientrano il sistema dei parcheggi, la metropolitana di superficie, il rinnovo della flotta dei bus del trasporto pubblico locale, il bike e il car sharing, le piste ciclabili, la pedonalizzazione progressiva del centro storico, il sistema di I.t.s.;
lo schema di convenzione predisposto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, divisione 4, e trasmesso al comune di Reggio Calabria presenta, ad avviso dell'interrogante, delle clausole «capestro», assolutamente inattuabili per un comune già sottoposto alla grave condizione del piano di riequilibrio finanziario;
in particolare, le condizioni proposte dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, agli articoli 4, comma 5, e 12, comma 2, risultano impraticabili, anche in considerazione della impossibilità per il comune di Reggio Calabria di ricorrere all'indebitamento –:
se il Ministro interrogato intenda adottare urgenti iniziative di competenza per favorire la stipula della convenzione tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il comune di Reggio Calabria e il soggetto attuatore Rete ferroviaria italiana s.p.a., a condizioni compatibili con le condizioni finanziarie del comune di Reggio Calabria, consentendo l'utilizzo del fondo suindicato e la realizzazione delle opere.
(5-02268)
INTERNO
Interrogazioni a risposta immediata:
CONTE e FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
diversi organi di stampa hanno dato notizia, il 5 giugno 2019 e nei giorni seguenti, che il Ministero dell'interno impugnerà le sentenze del tribunale amministrativo regionale della Toscana relative alle cosiddette «zone rosse» a Firenze e quelle dei tribunali di Firenze e Bologna che hanno ordinato l'iscrizione all'anagrafe di alcuni richiedenti asilo;
sempre secondo gli stessi organi di stampa, a seguito di ciò il Ministero dell'interno avrebbe manifestato l'intenzione di richiedere all'Avvocatura dello Stato di valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi dal farlo a causa delle loro presunte posizioni in contrasto con le politiche del Governo in materia di sicurezza;
il Ministero, al fine di sostenere questa tesi, starebbe analizzando una serie di interventi e di opinioni espresse dai giudici, pubblicamente o attraverso riviste o convegni di associazioni che si occupano dei temi dell'immigrazione, come la rivista «Diritto, immigrazione e cittadinanza» e «l'Associazione studi giuridici per l'immigrazione»;
i giudici oggetto dell'iniziativa del Ministero sarebbero: Luciana Breggia, magistrato del tribunale di Firenze, verso la quale il Ministro interrogato si era rivolto, durante la campagna elettorale, dicendo: «si candidi per cambiare le leggi che non condivide», Rosaria Trizzino, giudice che presiede la sezione del tribunale amministrativo regionale della Toscana, e Matilde Betti, presidente della prima sezione del tribunale civile di Bologna;
il Ministro interrogato ha dichiarato ai media che lo interrogavano sulla vicenda che con tale misura «non intendiamo controllare nessuno, né creare problemi alla magistratura», aggiungendo che «ci chiediamo se alcune iniziative pubbliche siano compatibili con un'equa amministrazione della giustizia», non smentendo, quindi, l'iniziativa del Ministero dell'interno verso i giudici e mettendone in discussione l'imparzialità, non in base a una valutazione di ordine giuridico dei provvedimenti adottati, ma in base a opinioni espresse in occasioni pubbliche;
sulla vicenda si è espressa in modo molto preoccupato l'Associazione nazionale magistrati –:
se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, confermi quanto riportato dai media e non ritenga di astenersi da qualsiasi atto che possa recare discredito all'attività giudiziaria, rischiare di fare perdere la necessaria serenità dei giudici e rischiare di manifestarsi, ad avviso degli interroganti, come un pericoloso sistema di schedatura dei giudici in base alle loro opinioni.
(3-00778)
MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la legge elettorale per Camera e Senato prevede (articolo 18-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957) che «la dichiarazione di presentazione delle liste di candidati per l'attribuzione dei seggi nel collegio plurinominale, con l'indicazione dei candidati della lista nei collegi uninominali compresi nel collegio plurinominale» debba essere sottoscritta da almeno «1.500 e da non più di 2.000 elettori (...)»; un numero di firme autenticate divise nei 63 collegi molto elevato, imposto solo alle liste che non godono di un'esenzione legata al collegamento coi gruppi parlamentari del Parlamento uscente;
peraltro la norma è stata interpretata dal Ministero dell'interno nel senso di intendere per «dichiarazione di presentazione» anche i moduli su cui le liste raccolgono le firme e non solo le dichiarazioni con cui le liste depositano le firme raccolte presso gli uffici elettorali circoscrizionali (tra il 35° e il 34° giorno antecedente la data del voto). Questo vuol dire che una lista, che non goda dell'esenzione dalla raccolta delle sottoscrizioni e che voglia presentarsi in coalizione con liste esonerate da tale obbligo, dovrebbe scrivere sui moduli i nomi dei candidati nei collegi uninominali frutto di un eventuale apparentamento – che non matura prima del 42° giorno precedente il voto – e che possono essere decisi dalle forze politiche esonerate nell'imminenza del deposito delle candidature (il 34° giorno prima del voto);
l'indicazione dei candidati nei collegi uninominali di una coalizione dovrebbe invece avvenire, per tutte le liste coalizzate, secondo i tempi e con le modalità previste per le liste esonerate dalla raccolta firme, cioè in sede di presentazione congiunta da parte dei rappresentanti di tutte le liste della coalizione (articolo 18-bis, comma 1-bis, secondo periodo);
è necessario prevenire interpretazioni lesive dei diritti di elettorato attivo e passivo e garantire piena parità di accesso alla competizione elettorale per le liste che devono raccogliere le firme, anche mediante una modifica normativa da adottare con congruo anticipo rispetto alla data delle elezioni –:
se non intenda adottare ogni iniziativa di competenza, anche normativa, al fine di ridurre il numero di sottoscrizioni alle liste in modo che questo non costituisca un ostacolo insormontabile all'accessibilità alla competizione elettorale o, in alternativa, di consentire la raccolta delle firme sul solo simbolo della lista o in ogni caso sulle sole liste per i collegi plurinominali.
(3-00779)
BRESCIA, MACINA, DIENI, ALAIMO, BALDINO, BERTI, BILOTTI, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, DADONE, D'AMBROSIO, FORCINITI, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI, SURIANO e ELISA TRIPODI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da quanto appreso da fonti di stampa, grazie al lavoro della Digos, la procura della Repubblica di Bari ha aperto più fascicoli d'inchiesta per «corruzione elettorale» in relazione a conclamati casi di voto di scambio alle recenti elezioni comunali di Bari;
i poliziotti, già durante la campagna elettorale, hanno ricevuto e raccolto diverse segnalazioni anche sui social network e approfondito i casi. Sono state ascoltate, come persone informate dei fatti, una ventina di persone in questura e sarebbero quattro le persone iscritte nel registro degli indagati per voto di scambio, ma il numero potrebbe crescere;
i reati sarebbero stati commessi nel corso della campagna elettorale da esponenti degli schieramenti di centrodestra e centrosinistra. Secondo la ricostruzione, in alcuni casi sarebbe stato utilizzato l'espediente del rappresentante di lista, fornendo a tali soggetti un rimborso spese, in realtà pagamento del voto (o dei voti) accordato. In altri casi, invece, sarebbero state promesse e consegnate somme di denaro (dai 30 ai 50 euro), generi alimentari, buoni benzina o di altro genere;
si apprende, inoltre, che la polizia avrebbe esaminato la lista dei 36 consiglieri eletti in comune, analizzando i dati sulle preferenze e incrociandoli con i risultati ottenuti nei vari quartieri;
a parere degli interroganti, vanno ringraziati quei cittadini baresi che con le loro coraggiose segnalazioni hanno fatto scattare le indagini e si auspica che i consiglieri comunali eletti per effetto della commissione di eventuali reati si autodenuncino e collaborino alle indagini della procura. Sul tema venerdì 14 giugno 2019 si terrà a Bari la manifestazione civica «Liberi di votare»;
grazie all'impegno dell'attuale maggioranza di Governo è stata finalmente approvata una legge sul voto di scambio politico-mafioso, in vigore dall'11 giugno 2019;
casi di brogli elettorali si sarebbero poi registrati in altre parti del territorio nazionale, come Ariano Irpino, Aversa e Termoli, dove sono scattate le indagini della Digos;
tali fenomeni apparirebbero facilmente superabili attraverso l'estensione del «tagliando antifrode», introdotto dalla legge n. 165 del 2017 limitatamente alle elezioni politiche, anche alle elezioni europee, regionali e comunali –:
di quali ulteriori elementi il Ministro interrogato, per quanto di competenza, sia a conoscenza in ordine ai fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda mettere in campo per contrastare il fenomeno della corruzione elettorale.
(3-00780)
MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SUTTO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco rappresenta una straordinaria risorsa per garantire la sicurezza e l'incolumità dei cittadini;
i vigili del fuoco si distinguono per un impegno incessante in scenari operativi caratterizzati da particolari complessità e da altissimi livelli di rischio, senza alcun timore di porre a repentaglio la propria incolumità;
il Governo, fin dal suo insediamento, ha già dimostrato un'attenzione speciale alle esigenze del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, prevedendo, tra l'altro, nella legge di bilancio per l'anno 2019 un potenziamento dell'organico di 1.500 unità per il biennio 2019/2020;
grazie ai fondi disponibili in bilancio risultano, inoltre, essere già state programmate attività che consentiranno, fino al 2021, di attuare un piano di ammodernamento dei mezzi operativi;
si avverte l'esigenza di valorizzare ulteriormente la professionalità degli appartenenti al Corpo nazionale sia sul piano retributivo che su quello previdenziale –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per garantire un sempre maggior livello di efficienza del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, anche attraverso una rimodulazione del sistema di reclutamento e formazione, nonché mediante l'allineamento del trattamento retributivo e previdenziale rispetto al comparto sicurezza.
(3-00781)
Interrogazioni a risposta orale:
ZOFFILI e DE MARTINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 20 maggio 2019, a meno di 24 ore dall'inaugurazione della nuova stazione dei carabinieri di Orgosolo, in provincia di Nuoro, alla presenza del comandante generale dell'Arma Giovanni Nistri, è stata incendiata l'auto di un militare in servizio presso la caserma stessa;
l'episodio, che in un primo momento sembrava solo il gesto di due balordi in moto, avrebbe preso poi le connotazioni di un attentato terroristico, perché è stato rivendicato dal Movimento giustizia proletaria (Mgp) con un post del 23 maggio sul sito internet «Round Robin» con una postilla che lascia chiaramente intendere che si trattasse solo di un primo episodio;
gli investigatori che stanno seguendo il caso, in effetti, stanno approfondendo anche un altro fatto avvenuto poche ore prima del taglio del nastro per la nuova caserma, non rivendicato però dal Movimento, nel quale un altro carabiniere, che aveva parcheggiato la propria auto non lontano dalla stazione di Orgosolo, ha trovato una ruota squarciata;
in concomitanza con l'apertura dei seggi elettorali per le elezioni europee del 26 maggio, invece, sono stati trovati volantini e proiettili davanti a tre seggi e a un municipio del Nuorese, gesto intimidatorio poi rivendicato da un altro sedicente Movimento politico reazionario che puntava a dissuadere gli elettori dal votare alle europee;
infine, nella notte del 6 giugno 2019, si è verificato un nuovo episodio ed è stata incendiata l'auto di un altro carabiniere in servizio alla stazione di Buddusò in provincia di Sassari;
quest'ultimo carabiniere, già nel 2018, era stato vittima di un piromane, ma in quel caso era stato un giovane ventenne del paese;
dei fatti della notte del 6 giugno, sui quali si sta indagando proprio in queste ore, al momento, sembrano non esserci rivendicazioni –:
se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere dinanzi al riacutizzarsi del fenomeno a carattere terroristico in Sardegna, con particolare riguardo ai fatti sopra esposti che riguardano il sedicente Movimento giustizia proletaria e il suo manifesto «Appiccare il fuoco alle istituzioni» in danno dei carabinieri.
(3-00773)
ZOFFILI e DE MARTINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 24 maggio 2019 una studentessa dell'Università di Cagliari è stata aggredita a Cagliari, in via Ospedale, durante una festa organizzata da un'associazione di studenti universitari, UniCa 2.0;
la notizia si è appresa solo ora, grazie a un post che la ragazza ha pubblicato su Facebook, nel quale faceva appello a coloro che avevano partecipato all'evento per rintracciare i suoi aggressori e consegnarli alla giustizia;
dal suo racconto, sembra che sia stata oggetto di pesanti attenzioni di alcuni ragazzi durante la festa, con accento fortemente cagliaritano, i quali le hanno rivolto apprezzamenti molto volgari che hanno portato l'amico che era in sua compagnia a intervenire per chiedere ai ragazzi di abbassare i toni e, in risposta, il branco è passato subito alle minacce, al punto che è intervenuta l'organizzazione per allontanare i ragazzi male intenzionati;
purtroppo, a distanza di due ore, uno del branco è entrato nuovamente in contatto con i due ragazzi, proseguendo con gli insulti e le minacce e, a quel punto, sono arrivati anche gli altri e sono passati all'aggressione fisica, prima buttando a terra il ragazzo, poi tirando un pugno alla ragazza che le è costato l'apertura del sopracciglio e sono stati necessari dei punti di sutura;
l'organizzazione dell'evento è intervenuta con una nota per stigmatizzare l'accaduto e per condannare la grave violenza, anche a sfondo sessista, subita dalla ragazza e si è resa disponibile a testimoniare in sede giudiziaria per l'identificazione dei colpevoli e per la ricostruzione degli avvenimenti;
purtroppo, sono sempre più frequenti fatti di tal genere e si ripetono ormai quasi con cadenza settimanale episodi di aggressione da parte del branco nei luoghi di ritrovo dei giovani –:
se sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza per garantire un maggior presidio del territorio nell'area richiamata per contrastare l'azione di gruppi giovanili violenti come quello protagonista dei fatti ed evitare il ripetersi di simili episodi in futuro.
(3-00776)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
DE LUCA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nell'ambito dei «Patti per l'attuazione della sicurezza urbana», previsti dall'articolo 5 del decreto-legge del 20 febbraio 2017, n. 14 (convertito, con modificazioni, dalla legge 18 aprile 2017, n. 48, recante «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città»), sono stati sottoscritti accordi tra i prefetti e i sindaci «in relazione alla specificità dei contesti», con la specifica indicazione degli «obiettivi» di prevenzione e contrasto dei fenomeni di criminalità diffusa e predatoria, da realizzarsi attraverso servizi e interventi di prossimità nonché attraverso l'installazione di sistemi di videosorveglianza;
l'amministrazione comunale di Salerno, con deliberazione di giunta comunale n. 215/2018, aderiva in data 14 giugno 2018 al «Patto per l'attuazione della sicurezza urbana» con la prefettura di Salerno (UTG);
tale Patto individuava quale prioritario obiettivo l'installazione e/o il potenziamento dei sistemi di videosorveglianza comunale in specifiche aree del territorio cittadino maggiormente interessate da situazioni di degrado e di illegalità;
in particolare, con riferimento al fenomeno dei «furti in appartamento», sono state individuate le aree corrispondenti ai «rioni collinari di Ogliara, Sordina e Rufoli» (ivi comprese le aree di Sala Abagnano, Giovi, Casa Manzo, Brignano, Matierno e altro);
in data 29 giugno 2018 il comune di Salerno trasmetteva alla prefettura di Salerno il «progetto di videosorveglianza per l'attuazione della sicurezza urbana», con domanda di ammissione al relativo finanziamento;
con decreto del Ministro dell'interno del 12 novembre 2018 veniva approvata la graduatoria definitiva delle richieste di finanziamento avanzate dai comuni interessati, all'interno della quale il comune di Salerno si collocava al posto n. 1379 (su n. 2.427 richieste) con un punteggio totale pari a 37,02, e questo nonostante il progetto di videosorveglianza redatto dal comune di Salerno fosse perfettamente corrispondente alle previsioni di cui al «Patto per l'attuazione della sicurezza urbana» siglato con la prefettura di Salerno;
con decreto del Ministro dell'interno del 28 febbraio 2019, veniva autorizzato lo scorrimento della graduatoria definitiva delle richieste presentate dai comuni fino alla posizione n. 646, al fine di spendere gli ulteriori 30 milioni di euro stanziati per l'anno 2019;
si fa altresì rilevare che su un totale di n. 102 progetti di videosorveglianza presentati da tutti i comuni della provincia di Salerno, a causa del parametro di cosiddetta «incidenza delittuosità», nessun programma si è collocato in posizione utile per essere ammesso a finanziamento;
l'installazione di sistemi di videosorveglianza è indispensabile per rafforzare la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di criminalità diffusa e di degrado urbano, con la consapevolezza che un maggiore controllo del territorio non può che aumentare il senso di sicurezza dei cittadini –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga opportuno assumere – con l'urgenza del caso – ogni utile iniziativa, nell'ambito delle proprie competenze, con l'obiettivo di garantire l'integrale finanziamento dei progetti di videosorveglianza per la sicurezza urbana presentati dai comuni italiani ed, in particolare, di Salerno e della sua provincia, al fine di garantire una reale ed efficace azione di contrasto dei fenomeni di criminalità diffusa e di degrado urbano.
(5-02267)
DE LUCA, SENSI, ROTTA, BERLINGHIERI, MAURI e RACITI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da notizie a mezzo stampa si è appreso che nella giornata del 7 giugno 2019 il Ministro interrogato ha «disertato» il Consiglio dei ministri dell'Unione europea previsto in Lussemburgo e dedicato alle questioni inerenti al dicastero dell'interno dei diversi Stati membri, lasciando ancora una volta l'Italia non adeguatamente rappresentata a livello politico;
quanto riportato appare di una gravità inaudita, in quanto, a fronte delle numerose richieste di maggior condivisione e intervento avanzate pubblicamente dal Ministro interrogato all'Unione europea sulle questioni inerenti all'immigrazione, si è registrato nell'ultimo anno un sistematico assenteismo del Governo ai livelli politici più alti, avendo il Ministro dell'interno italiano disertato il Consiglio dell'Unione convocato su questi temi per ben sei volte su sette;
il Consiglio dell'Unione europea dello scorso venerdì aveva peraltro importantissime questioni in agenda, dalla riforma della direttiva sui rimpatri, al tema dei fondi europei per gli affari interni nel contesto del prossimo quadro finanziario pluriennale, dalle misure antiterrorismo alle sfide future che attendono i Paesi dell'Unione europea su migrazione e asilo;
a parere degli interroganti, l'Italia non è mai stata così debole e isolata in Europa come nell'ultimo anno, a dispetto della retorica continuamente rilanciata sulla difesa degli interessi nazionali in Europa, e nonostante si trattasse proprio dei temi che hanno costituito il principale argomento propagandistico del partito espressione del Ministro interrogato –:
quali siano le ragioni che hanno portato il Ministro interrogato a «disertare» ben sei Consigli dei ministri dell'Unione europea sui sette convocati nell'ultimo anno, e se e come intenda recuperare un rapporto di dialogo e reciproca collaborazione con i Paesi dell'Unione europea su questi temi, anche al fine di tutelare veramente e in concreto gli interessi degli italiani in Europa.
(5-02271)
Interrogazione a risposta scritta:
LEGNAIOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
organi di stampa nazionale del 10 giugno 2019 riportano la notizia secondo la quale a Signa (Firenze), in occasione dello svolgimento delle operazioni di voto di ballottaggio per l'elezione a sindaco avvenute domenica 9 giugno, il presidente di un seggio, a quanto riportato dai mezzi stampa moglie di uno dei due contendenti, avrebbe ricoperto con un nastro adesivo il crocifisso alla parete nella classe in cui erano state allestite le cabine elettorali;
la notizia, diffusa il 10 giugno già in mattinata a mezzo social network si è presto diffusa destando scalpore e vivaci polemiche, tanto da costringere lo stesso presidente di seggio, nel pomeriggio della giornata, a rimuovere lo scotch adesivo –:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, se non ritenga opportuno effettuare un approfondimento urgente sulla vicenda sopra riportata e assumere le più opportune iniziative al fine di precisare che, anche nel corso delle competizioni elettorali, l'esposizione del crocefisso sia da considerare consentita precisando quale debba essere il comportamento dei presidenti di seggio al riguardo.
(4-03062)
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta orale:
BRUNO BOSSIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
da notizie apparse sugli organi di informazione locale e che hanno avuto ampia eco mediatica sembrerebbe che l'Osservatorio nazionale della formazione medica specialistica, istituito presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, si sia espresso per il non accreditamento delle scuole di cardiochirurgia, ginecologia e ostetricia, malattie dell'apparato digerente (gastroenterologia), malattie dell'apparato respiratorio, medicina fisica e riabilitativa (fisiatria) e pediatria dell'Università Magna Graecia di Catanzaro;
le suddette sei scuole, quindi, nel caso in cui fosse confermata questa notizia, rischierebbero la chiusura e sarebbe davvero un durissimo colpo per l'ateneo e per tutta la Calabria;
la ragione del mancato accreditamento, sempre in base a quanto riferito dagli organi di informazione, sarebbe da rinvenire nei volumi delle prestazioni erogate e nel numero dei docenti;
suddetta causa sarebbe tuttavia davvero una palese ingiustizia, perché sarebbe una conseguenza del blocco delle assunzioni del personale medico e paramedico nella sanità calabrese e nell'Università di Catanzaro dovuto alle gestioni commissariali;
la regione Calabria ha immediatamente contestato tale presupposto, in quanto la contestata carenza di personale sanitario e i relativi vuoti di organico nelle strutture sanitarie, determinati dal blocco delle assunzioni e dalle gestioni commissariali, non possono essere pagati dai giovani professionisti calabresi, ai quali viene persino negata l'opportunità di accedere alle specializzazioni con un danno evidente per le loro prospettive e anche e soprattutto per il futuro dei servizi sanitari calabresi;
la richiamata criticità era stata, tra l'altro, già rappresentata dalla regione Calabria anche in occasione dell'audizione informale in XII Commissione affari sociali presso la Camera dei deputati il 9 maggio 2019 –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, con la massima urgenza per scongiurare la chiusura delle scuole di specializzazione e assicurare la continuità dell'accreditamento, consentendo di superare le criticità contestate.
(3-00772)
Interrogazione a risposta in Commissione:
ANZALDI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
ha destato stupore e indignazione la nomina da parte del Governo del dottor Mario Barbagallo di professione geriatra, per la presidenza del conservatorio di Palermo;
come riportano i media nel curriculum presentato per superare il vaglio del consiglio accademico e poi del Ministro risulterebbe essere inserito il seguente passaggio a giustificare quelle che appaiono all'interrogante evidenti lacune nell'ambito della gestione di istituzioni culturali: «la famiglia Barbagallo Sangiorgi è da sempre impegnata nel campo artistico musicale»;
addirittura all'interno del curriculum presentato sono stati menzionati nonni e zii con competenze in ambito musicale;
questo riferimento potrebbe aver contribuito a superare la concorrenza di altri candidati che vantavano competenze di merito oggettivamente superiori;
il dottor Barbagallo qualche mese fa era stato nominato dal Ministro della salute quale membro del Consiglio superiore di sanità;
suddetta scelta, come inevitabile, ha suscitato enormi polemiche a livello locale e anche nazionale con ampia eco sugli organi di informazione;
considerata la debolezza dei titoli, sembrerebbe all'interrogante una nomina legata esclusivamente ad una prossimità politica del prescelto all'attuale Governo –:
quali siano state le effettive ragioni che hanno indotto il Ministro interrogato a far cadere sul dottor Barbagallo la scelta per la presidenza del conservatorio di Palermo;
poiché suddetta scelta appare oggettivamente inopportuna, se non intenda adottare le iniziative di competenza per revocare la nomina e riattivare tutta la procedura con criteri di massima trasparenza nell'interesse della prestigiosa e storica istituzione culturale palermitana.
(5-02265)
Interrogazione a risposta scritta:
MINARDO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:
dal Rapporto 2019 AlmaLaurea sul profilo dei laureati presentato in questi giorni all'Università La Sapienza emerge che quasi un quarto dei diplomati nel sud Italia si iscrive al Nord. Per i giovani universitari del Sud e delle Isole il fenomeno migratorio assume proporzioni considerevoli: il 26,4 per cento decide di conseguire la laurea in atenei del Centro e del Nord, ripartendosi equamente tra le due destinazioni. Pertanto, per motivi di studio, il Sud perde quasi un quarto dei diplomati del proprio territorio. Il rapporto evidenzia inoltre come nel 2018 quasi la metà del complesso dei laureati (45,9 per cento) abbia conseguito il titolo nella stessa provincia in cui ha ottenuto il diploma di scuola secondaria di secondo grado. I laureati magistrali biennali sono i più propensi alla mobilità geografica per motivi di studio: il 37 per cento ha conseguito il titolo in una provincia diversa e non limitrofa a quella di conseguimento del diploma di scuola secondaria di secondo grado (contro il 24,3 per cento dei laureati di primo livello e il 25,9 per cento di quelli a ciclo unico). Concentrandosi sul confronto diretto tra ripartizione geografica di conseguimento del diploma e ripartizione geografica della laurea, si evidenzia che le migrazioni per ragioni di studio sono quasi sempre dal Mezzogiorno al Centro-Nord –:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere, oltre a quelle già adottate, per favorire la crescita delle università del Mezzogiorno;
se non sia necessario adottare iniziative che possano favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro attraverso un continuo e costante rapporto tra università e imprese;
quali siano, allo stato, le risorse economiche dei fondi strutturali utilizzate dalle Università del Sud;
se non sia necessario adottare iniziative per utilizzare nel modo migliore i fondi strutturali per sviluppare la crescita delle imprese del Sud del nostro Paese, investendo soprattutto in ricerca e capitale umano;
se non si intendano adottare iniziative per il potenziamento delle borse di studio, nel rispetto dell'autonomia delle università, per gli studenti più meritevoli che provengono da famiglie più povere.
(4-03061)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta orale:
DEIDDA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la società Manital ha vinto l'appalto per le pulizie di tutti gli uffici di Poste Italiane s.p.a. presenti in Sardegna e opera altresì in altre regioni italiane, anche in diversi settori produttivi;
recentemente, una delegazione dei 150 lavoratori della Manital impiegati in Sardegna ha manifestato davanti alla sede del Centro meccanizzato postale di Elmas – finanche procedendo al blocco in ingresso e in uscita dei mezzi postali – e ciò in ragione del mancato pagamento degli stipendi dal mese di aprile fino ad oggi;
tale situazione, com'è ovvio, sta creando notevoli disagi alle famiglie degli stessi operatori, i quali vivono nell'angoscia di non poter né onorare i mutui, né pagare le bollette, né acquistare il carburante necessario per recarsi a lavoro;
la citata problematica sembrerebbe interessare anche altre centinaia di lavoratori della Penisola;
la stazione appaltante, Poste Italiane, è partecipata dallo Stato, il quale, di fatto, la controlla attraverso Cassa depositi e prestiti;
avuto riguardo al pagamento delle retribuzioni è prevista dalla legge la responsabilità solidale tra i committenti e gli operatori aggiudicatari dei servizi: condizione, quest'ultima, che impone un controllo preciso e costante della situazione, anche al fine di garantire che i lavoratori delle società appaltatrici ricevano correttamente e nei termini previsti le relative retribuzioni –:
se siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intendano adottare al fine di superare le suindicate criticità anche, se del caso, intervenendo presso la società appaltatrice affinché essa provveda direttamente, quantomeno nei limiti di quanto ancora dovuto per i servizi in appalto, alle relative retribuzioni.
(3-00775)
Interrogazione a risposta in Commissione:
CARNEVALI, UNGARO, BRAGA, SCHIRÒ, PEZZOPANE, CIAMPI, PAITA, DE FILIPPO, FASSINO, ROSSI, MARTINA, MARCO DI MAIO e MURA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il 26 marzo 2019 l'Agenzia delle entrate ha pubblicato gli elenchi per la destinazione del 5 per mille 2017 con i dati relativi alle preferenze espresse dai contribuenti nella propria dichiarazione dei redditi;
dalla consultazione degli elenchi emerge che la somma dei contributi erogati ai beneficiari risulta essere pari a 495.841.714,55 euro, vicinissima così al tetto dei 500 milioni di euro stanziati a copertura;
dalla consultazione delle liste pubblicate dall'Agenzia delle entrate emerge che, se si sommano le cifre erogate agli ammessi al beneficio del 5 per mille per il 2017 con le somme destinate agli esclusi dal beneficio, la cifra corrisponde, stranamente, esattamente al tetto dei 500 milioni di euro stanziati;
non si ha al momento un quadro completo, esaustivo e puntuale degli importi che i contribuenti italiani nel 2017 hanno destinato agli enti che svolgono attività socialmente rilevanti;
l'elenco degli ammessi al beneficio del 5 per mille comprende in totale 54.276 enti, circa 3.500 in meno rispetto all'edizione 2016;
nel 2017, sempre secondo i dati dell'Agenzia delle entrate sono stati 14.191.271 i contribuenti che hanno destinato a un ente il loro 5 per mille, mentre altri 2.325.702 hanno firmato per un settore, ma senza indicare il beneficiario prescelto;
confrontando i dati 2017 del 5 per mille con quelli relativi al 2016, risulta evidente una crescita sia delle scelte espresse, sia dell'importo, pari a 4.205.407,55 euro in più, che corrisponde a un più 0,86 per cento;
la legge di stabilità 2015 ha stabilizzato il contributo del 5 per mille, rendendolo una fonte sicura e costante di finanziamento per gli enti non profit, fissando un tetto massimo pari a 500 milioni di euro da destinare sia per il 2015 sia per gli anni successivi;
entro il 3 agosto 2019 le attuali onlus, organizzazioni di volontariato (Odv) e associazioni di promozione sociale (Aps) dovranno adeguare i propri statuti in base alle norme contenute nella riforma del terzo settore del 2018, diventando così pienamente operativo il registro unico nazionale del terzo settore che ricomprenderà nella categoria degli enti del volontariato tutti gli Ets e non più solo onlus, enti del volontariato e associazioni di promozione sociale, aumentando così notevolmente la platea dei possibili beneficiari del 5 per mille –:
quale sia l'esatto importo che i contribuenti italiani nel 2017 hanno destinato al 5 per mille;
se i Ministri interrogati ritengano opportuno adottare iniziative per innalzare lo stanziamento a copertura del beneficio del 5 per mille a partire dal prossimo disegno di legge di bilancio, considerato anche il probabile aumento della platea dei beneficiari a seguito dell'entrata a regime del nuovo registro unico nazionale del terzo settore.
(5-02262)
POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO
Interrogazione a risposta scritta:
LOMBARDO, PARENTELA, CHIAZZESE, CASA, PIGNATONE e RAFFA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
il tonno è a livello mondiale tra le specie ittiche più importanti per volumi commercializzati; la sua pesca è ormai sviluppata su scala industriale: in particolare, nel Mediterraneo, la specie maggiormente diffusa è il tonno rosso (Thunnus thynnus);
la Commissione internazionale per la conservazione dei tunnidi nell'Atlantico (Iccat) ha introdotto il Tac (totale ammissibile di catture) che ha ridotto la produzione mondiale dalle 40.000 tonnellate dichiarate nel 1998 alle 32.000 tonnellate del 1999 fino al 2014, anno in cui la produzione mondiale non sarebbe arrivata a sfiorare le 15.000 tonnellate di cui il 62,7 per cento proveniente dal Mediterraneo e il restante 37,3 per cento dall'Atlantico;
in Italia la ripartizione interna del Tac viene effettuata tra i pescherecci: l'assegnazione delle catture ai natanti abilitati (quota individuale) è calcolata in funzione del sistema di pesca praticato e in proporzione alla dimensione dell'imbarcazione, sulla base di dichiarazioni statistiche comprovanti le catture di tonno effettuate negli anni di riferimento;
il sistema delle quote individuali ha sollevato diverse criticità, causate dai criteri di determinazione dei contingenti di cattura adottati: le percentuali di ripartizione delle catture tra i Paesi produttori dell'Unione europea sono state calcolate sui livelli produttivi del periodo 1993-1995, durante il quale si è registrato un trend negativo. La quota globale è risultata largamente inferiore alla capacità produttiva espressa dalla flotta italiana, pari al 26,75 per cento delle catture complessive di tonno rosso riconosciute annualmente all'Unione europea in sede Iccat. Tale percentuale corrisponde a un livello produttivo pari ad appena il 40 per cento di quelli registrati negli anni 1996-98;
annualmente, in occasione della ripartizione interna del Tac del tonno rosso che l'Europa assegna all'Italia, si registrano sperequazioni a danno dei palangari italiani; esiste, di fatto, un problema legato ai criteri di allocazione delle quote fra i molteplici pretendenti e l'individuazione dei beneficiari cui assegnare la quota;
nel 2009 il Comitato scientifico dell'Iccat (Scrs), in Spagna, assegnava i quantitativi minimi di sostenibilità per ciascun attrezzo usato per la pesca del tonno: in particolare, individuava per i palangari di grandi dimensioni un minino di quota pari a 25 tonnellate, per quelli di medie dimensioni un minimo pari a 5,68 tonnellate e per quelli di piccole dimensioni un minimo non inferiore a 5 tonnellate; tali parametri, riguardanti tutti i sistemi di pesca, vengono immediatamente recepiti a livello europeo – richiamati in apposite raccomandazioni – rimanendo immutati nel tempo;
in Italia tali parametri vengono, ad avviso degli interroganti, illegittimamente disapplicati: nel decreto di ripartizione della quota tonno n. 5595 del 3 aprile 2012, il Ministero avrebbe dovuto applicare le regole imposte dal Comitato scientifico anche ai palangari inferiori ai 24 metri autorizzati alla pesca del tonno rosso con quota inferiore alle 5 tonnellate, ma non lo ha fatto: in tal modo, non è stato garantito il quantitativo minimo per il raggiungimento della sostenibilità economica; il decreto si è limitato ad applicare le citate regole esclusivamente in favore delle tonnare volanti; con la raccomandazione Iccat 16/24, sono stati precisati i quantitativi minimi per ciascun sistema di pesca e, in ragione della lunghezza della nave, tali da garantire il raggiungimento della sostenibilità economica;
sembrerebbe, quindi, che in Italia la norma venga recepita solo sulla carta (decreto direttoriale n. 11778 del 29 maggio 2018), non trovando alcuna applicazione concreta; l'omessa/mancata applicazione dei parametri europei, almeno a far data dal 2012, ha dei risvolti pratici rilevanti in termini di danno per quelle società di armamento che, a quella data, avevano una quota inferiore a 5 tonnellate –:
se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda adottare iniziative per adeguare, sin dalla prossima ripartizione, il totale ammissibile di catture individuale delle singole imbarcazioni che, al 2012, non hanno avuto assegnato il minimo contingente di cattura previsto di 5 tonnellate.
(4-03057)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
la normativa relativa alle politiche attive sul lavoro ha subìto negli ultimi anni un sostanziale processo di riforma, a partire dall'attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56;
la legge delega n. 183 del 2014 ha assegnato alle regioni la competenza della gestione del Centri per l'impiego (Cpi) e delle misure di politica attiva da erogare attraverso gli stessi, ovvero attraverso la rete dei soggetti accreditati;
la Toscana è stata la prima regione italiana a dotarsi di una legge di riordino istituzionale per risolvere il nodo del riassorbimento delle funzioni e del personale delle province, tra le quali anche le politiche attive in materie di lavoro;
in particolare, la regione Toscana ha adottato una normativa regionale (con la legge regionale n. 59 del 2014) con l'obiettivo di predisporre gli elementi salienti del modello toscano di erogazione dei servizi per il lavoro, a partire dall'istituzione, una volta conclusa la fase transitoria, di un'Agenzia regionale del lavoro come ente regionale di riferimento per l'organizzazione e la gestione dei servizi per l'impiego sul territorio regionale e del relativo personale;
successivamente con la legge regionale 8 giugno 2018, n. 28 è stato disciplinato nel merito il processo riorganizzativo del mercato del lavoro, con l'istituzione in via definitiva dell'Agenzia regionale toscana per l'impiego (Arti);
dal 28 giugno 2018 è stato quindi trasferito ad Arti il personale a tempo indeterminato appartenente alla qualifica dirigenziale e alle categorie del comparto funzioni locali delle province e della città metropolitana risultante dall'elenco alle convenzioni stipulate tra la regione e gli enti medesimi;
è stato inoltre trasferito ad Arti il personale a tempo determinato, appartenente alle categorie del medesimo comparto ed il personale di qualifica dirigenziale, risultante dalle convenzioni sopra menzionate il cui rapporto di lavoro fosse in corso alla data del trasferimento;
il modello perseguito dalla regione Toscana relativo ai centri per l'impiego vuole valorizzare una proficua e stretta sinergia fra settore pubblico e privato, ovvero mediante l'appalto dei servizi per il lavoro, al fine di assicurare in tutte le sedi del territorio i migliori standard di qualità previsti dalla Carta dei servizi regionale e i livelli essenziali delle prestazioni previsti a livello nazionale;
questo modello di governance ha permesso nel corso degli ultimi anni l'inserimento di molte professionalità provenienti dal settore privato, a diverso titolo e con molteplici forme contrattuali, all'interno delle strutture pubbliche che erogavano servizi in materia di politiche attive sul lavoro;
la Conferenza Stato-regioni ha approvato il 17 aprile 2019 un piano che prevede il potenziamento dei centri per l'impiego dal punto di vista infrastrutturale e delle dotazioni organiche;
la regione Toscana, al fine di potenziare i servizi di politiche attive sul lavoro, ha previsto 709 assunzioni in tre anni, dal 2019 al 2021 nei centri per l'impiego presenti sul territorio;
nelle scorse settimane è stato siglato un accordo per il potenziamento del personale per i centri per l'impiego tra regione Toscana e Cgil, Cisl e Uil che si pone l'obiettivo di bandire entro il 30 giugno 2019 i primi concorsi;
nel suddetto protocollo le parti hanno convenuto che, nel rispetto delle normative sull'accesso al pubblico impiego, venga comunque valorizzata l'esperienza e la professionalità maturata dagli operatori che da tempo si occupano di politiche attive del lavoro e che in questi anni vi hanno lavorato;
il consiglio regionale della Toscana ha approvato il 29 maggio 2019 una risoluzione unitaria che impegna la giunta ad attivarsi affinché «le professionalità che a diverso titolo e con molteplici forme contrattuali operano all'interno dei Centri per l'impiego della Toscana vengano valorizzate al massimo e tutelate nell'attuale fase di potenziamento dei servizi in materia di politiche attive sul lavoro, anche attribuendo premialità e punteggi aggiuntivi in loro favore e salvaguardando le attuali forze lavoro». Il documento chiede inoltre alla giunta di continuare il confronto con il Governo affinché vengano prese adeguate iniziative volte a favorire procedure concorsuali agevolate per le professionalità richieste, anche approfondendo la possibilità di evitare loro meccanismi di preselezione previsti nei prossimi bandi di assunzioni di Arti, l'Agenzia regionale per l'impiego, al fine di garantire una piena operatività dei centri e non disperdere professionalità qualificate che si sono formate negli anni;
in questa direzione il presidente della regione Toscana Enrico Rossi ha inviato il 29 maggio 2019 una lettera a Giulia Bongiorno, Ministro per la pubblica amministrazione, in cui si sottolinearla volontà della Regione di «salvaguardare il proprio modello organizzativo di gestione della rete regionale dei centri per l'impiego, fortemente incentrato sulla governance pubblica e rafforzata da una funzione complementare svolta da operatori privati presso i nostri Centri per l'impiego, con la presenza di figure specialistiche nell'ambito delle politiche attive dei lavoro». In tal senso Enrico Rossi ha chiesto un confronto urgente con il Governo, in previsione della predisposizione dei bandi di concorso, «per sottoporre più approfonditamente le problematiche che ci troviamo a dover affrontare e collaborare all'individuazione di modalità e soluzioni operative più idonee a raggiungere l'obiettivo della massima valorizzazione delle professionalità competenze presenti» –:
se il Governo intenda attivare con urgenza un tavolo di confronto con la regione Toscana per poter individuare, per le procedure concorsuali relative al potenziamento dei servizi in materia di politiche attive sul lavoro e nel rispetto della normativa vigente in materia di accesso al pubblico impiego, modalità premianti per valorizzare e salvaguardare le professionalità che, a diverso titolo e con molteplici forme contrattuali, già operano all'interno dei centri per l'impiego della Toscana.
(2-00416) «Cenni, Critelli, Fiano, Sensi, Bruno Bossio, Boschi, Paita, Lotti, Madia, Andrea Romano, Ferri, Fragomeli, Migliore, Buratti, Cantini, Serracchiani, Padoan, Gribaudo, Gavino Manca, Frailis, Nardi, Ciampi, Pezzopane, Fregolent, Di Giorgi, Annibali, Bonomo, Melilli, Ceccanti, Anzaldi».
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
CARNEVALI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
da organi di stampa si apprende la notizia che da oggi anche i cittadini e le associazioni dei pazienti, tramite il portale del Ministero della salute, potranno richiedere al Ministero stesso l'inclusione nei livelli essenziali di assistenza (Lea) di nuove prestazioni o servizi;
in particolare, si legge, la Commissione preposta esaminerà non solo le richieste di inclusione nei Lea di nuove prestazioni o servizi, ma anche quelle di modifica o di esclusione di prestazioni o servizi già inclusi, come anche le richieste di nuove esenzioni per patologia o di modifica delle esistenti. Potranno avanzare le richieste, seguendo una particolare procedura, non solo i cittadini e le associazioni dei pazienti, ma anche ad esempio le aziende sanitarie, i professionisti del servizio sanitario nazionale o le aziende produttrici, come anche le regioni e le province autonome;
se questa è sicuramente una novità significativa nel tenere aggiornato l'elenco dei livelli essenziali d'assistenza e nel rendere questi più vicini alle esigenze dei cittadini è pur vero che, ad oggi, l'aggiornamento dei Lea già introdotto con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, quindi ben due anni fa, che conteneva le osservazioni frutto del coinvolgimento in audizioni delle realtà associative, non è diventato ancora operativo, poiché non è stato emanato il «decreto tariffe», ovvero sia il decreto che doveva essere adottato di intesa tra il Ministero della salute e il Ministero dell'economia e delle finanze per fissare le tariffe massime dell'assistenza specialistica ambulatoriale e protesica;
quindi, a oltre due anni dall'aggiornamento dei lea questi non sono operativi rendendo così non fruibili le nuove prestazioni –:
al di là degli annunci su possibili e ulteriori nuovi aggiornamenti dei livelli essenziali di assistenza, quale sia allo stato attuale l'iter per l'adozione e l'entrata in vigore del nuovo «decreto tariffe» e del nuovo prontuario per l'assistenza protesica, anche alla luce della stipula del nuovo Patto per la salute a ormai due anni dall'approvazione del decreto di riforma dei Lea.
(5-02261)
Apposizione di firme a risoluzioni.
La risoluzione in Commissione Iorio e altri n. 7-00228, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Traversi.
La risoluzione in Commissione Rizzetto e altri n. 7-00251, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Soverini.