XVIII LEGISLATURA
COMUNICAZIONI
TESTO AGGIORNATO AL 20 GIUGNO 2019
Missioni valevoli nella seduta del 19 giugno 2019.
Amitrano, Bartolozzi, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Borghese, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Campana, Carfagna, Castelli, Castiello, Cirielli, Colletti, Colucci, Cominardi, Corda, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Daga, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Ehm, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frusone, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Giorgis, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Maggioni, Manzato, Micillo, Migliore, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Occhionero, Parolo, Picchi, Rampelli, Rizzo, Rosato, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Spessotto, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Vitiello, Raffaele Volpi, Zoffili.
(Alla ripresa pomeridiana della seduta).
Amitrano, Angiola, Bartolozzi, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Borghese, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Campana, Carfagna, Castelli, Castiello, Cirielli, Colletti, Colucci, Cominardi, Corda, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Daga, Dal Moro, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Dieni, Durigon, Ehm, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frusone, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Giorgis, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Maggioni, Manzato, Micillo, Migliore, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Occhionero, Parolo, Picchi, Rampelli, Rizzo, Rosato, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Spessotto, Tofalo, Trano, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Vitiello, Vito, Raffaele Volpi, Zennaro, Zoffili.
Annunzio di proposte di legge.
In data 18 giugno 2019 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa dei deputati:
COLLETTI e SCANU: «Modifiche alla legge 24 marzo 1958, n. 195, in materia di composizione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura» (1919).
Sarà stampata e distribuita.
Annunzio di proposte di legge d'iniziativa regionale.
In data 18 giugno 2019 è stata presentata alla Presidenza, ai sensi dell'articolo 121 della Costituzione, la seguente proposta di legge:
PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO: «Modifica al codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo, di cui al decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79» (1920).
Sarà stampata e distribuita.
Adesione di deputati a proposte di legge.
La proposta di legge CECCANTI e MARCO DI MAIO: «Introduzione del sistema maggioritario per l'elezione del Consiglio superiore della magistratura nonché delega al Governo per la determinazione dei collegi uninominali» (226) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Ascani, Bazoli, Bonomo, Enrico Borghi, Cantini, Ciampi, Conte, D'Alessandro, De Filippo, De Luca, Fassina, Fornaro, Fragomeli, Giachetti, La Marca, Magi, Miceli, Migliore, Morani, Nobili, Occhionero, Prestipino, Quartapelle Procopio, Andrea Romano, Rotta, Scalfarotto, Topo, Ungaro e Verini.
La proposta di legge CECCANTI e MARCO DI MAIO: «Introduzione del voto alternativo in collegi uninominali maggioritari per l'elezione del Consiglio superiore della magistratura nonché delega al Governo per la determinazione dei collegi uninominali» (227) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Ascani, Bazoli, Bonomo, Enrico Borghi, Cantini, Ciampi, Conte, D'Alessandro, De Filippo, De Luca, Fassina, Fornaro, Fragomeli, Giachetti, La Marca, Magi, Miceli, Migliore, Morani, Nobili, Occhionero, Prestipino, Quartapelle Procopio, Andrea Romano, Rotta, Scalfarotto, Topo, Ungaro e Verini.
La proposta di legge CENNI ed altri: «Disposizioni concernenti l'etichettatura, la tracciabilità e il divieto della vendita sottocosto dei prodotti agricoli e agroalimentari, nonché delega al Governo per la disciplina e il sostegno delle filiere etiche di produzione» (1549) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Nardi.
La proposta di legge IANARO ed altri: «Istituzione sperimentale dei centri operativi e gestionali del farmaco presso le strutture sanitarie pubbliche, per promuovere la sicurezza, l'efficacia e l'appropriatezza nell'uso dei farmaci» (1572) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Rizzone.
La proposta di legge ROSPI ed altri: «Disciplina dello svolgimento dei corsi di formazione al salvataggio in acque marittime, acque interne e piscine e del rilascio delle abilitazioni all'esercizio della professione di assistente ai bagnanti» (1727) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Rizzone.
La proposta di legge LEDA VOLPI: «Modifiche alla tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e alla legge 3 aprile 2001, n. 120, per la promozione della diffusione e dell'impiego dei defibrillatori semiautomatici e automatici» (1836) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Rizzone.
Assegnazione di progetti di legge a Commissione in sede referente.
A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, il seguente progetto di legge è assegnato, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:
I Commissione (Affari costituzionali):
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE MELONI ed altri: «Modifiche agli articoli 56 e 58 della Costituzione, concernenti i requisiti di età per l'elezione alle cariche di deputato e di senatore» (1873).
Trasmissioni dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettere in data 4 giugno 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4 della legge 11 dicembre 1984, n. 839, gli atti internazionali firmati dall'Italia i cui testi sono pervenuti al medesimo Ministero rispettivamente entro il 15 giugno, il 15 settembre e il 15 dicembre 2018.
Questa documentazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri).
Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera in data 13 giugno 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, corredata del rapporto sull'attività di analisi e revisione delle procedure di spesa e dell'allocazione delle relative risorse in bilancio, di cui all'articolo 9, comma 1-ter, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, riferita all'anno 2018 (Doc. CLXIV, n. 12).
Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali), alla III Commissione (Affari esteri) e alla V Commissione (Bilancio).
Trasmissione dal Ministro della giustizia.
Il Ministro della giustizia, con lettera in data 10 giugno 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 5, comma 1-bis, del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, la prima relazione sugli effetti prodotti e sui risultati conseguiti dall'applicazione dell'istituto della mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali, riferita al 2018 (Doc. CCLI, n. 1).
Questa relazione è trasmessa alla II Commissione (Giustizia).
Trasmissione dal Ministro della difesa.
Il Ministro della difesa, con lettera in data 11 giugno 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero della difesa, corredata del rapporto sull'attività di analisi e revisione delle procedure di spesa e dell'allocazione delle relative risorse in bilancio, di cui all'articolo 9, comma 1-ter, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, riferita all'anno 2018 (Doc. CLXIV, n. 11).
Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali), alla IV Commissione (Difesa) e alla V Commissione (Bilancio).
Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.
La Commissione europea, in data 17 e 18 giugno 2019, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sugli ostacoli al commercio e agli investimenti – 1o gennaio 2018-31 dicembre 2018 (COM(2019) 271 final), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);
Comunicazione della Commissione al Consiglio a norma dell'articolo 395 della direttiva 2006/112/CE del Consiglio (COM(2019) 277 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
Raccomandazione di decisione del Consiglio che autorizza la Commissione ad avviare negoziati a nome dell'Unione europea per la conclusione di un protocollo dell'accordo di partenariato per una pesca sostenibile con la Repubblica del Senegal (COM(2019) 280 final), corredata dal relativo allegato (COM(2019) 280 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Raccomandazione di decisione del Consiglio che autorizza la Commissione ad avviare negoziati a nome dell'Unione europea per la conclusione di un accordo di partenariato per una pesca sostenibile e del relativo protocollo con la Repubblica delle Seychelles (COM(2019) 281 final), corredata dal relativo allegato (COM(2019) 281 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Tabella di marcia verso un accordo sul bilancio a lungo termine dell'Unione per il periodo 2021-2027 – Contributo della Commissione europea al vertice euro del 20 e 21 giugno 2019 (COM(2019) 295 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea).
Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 18 giugno 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Con la predetta comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 715/2007 relativo all'omologazione dei veicoli a motore riguardo alle emissioni dai veicoli passeggeri e commerciali leggeri (Euro 5 ed Euro 6) e all'ottenimento di informazioni sulla riparazione e la manutenzione del veicolo (COM(2019) 208 final);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Comunicazione 2019 sulla politica di allargamento dell'Unione europea (COM(2019) 260 final);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Parere della Commissione sulla domanda di adesione della Bosnia-Erzegovina all'Unione europea (COM(2019) 261 final);
Comunicazione della Commissione – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti – Stato attuale dei preparativi delle misure di emergenza in vista del recesso del Regno Unito dall'Unione europea (COM(2019) 276 final).
Trasmissione dalla Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali.
La Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, lettera n), della legge 12 giugno 1990, n. 146, le delibere adottate dalla Commissione, ai sensi delle lettere d) e i) del medesimo comma 1 dell'articolo 13 della legge n. 146 del 1990, nei mesi di marzo, aprile e maggio 2019.
Questa documentazione è trasmessa alla XI Commissione (Lavoro).
Trasmissioni dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 12 giugno 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 21 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, una segnalazione in merito alle distorsioni della concorrenza nel settore delle professioni regolamentate derivanti dalle modalità di applicazione dell'articolo 10 comma 4, lettera b), della legge 12 novembre 2011, n. 183 (legge di stabilità 2012).
Questo documento è trasmesso alla II Commissione (Giustizia).
Il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 17 giugno 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 21 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, una segnalazione in merito alle criticità concorrenziali derivanti dall'articolo 10 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi (atto Camera n. 1807), integrativo della vigente disciplina in materia di incentivi fiscali riconosciuti in ipotesi di interventi di riqualificazione energetica e di adozione di misure antisismiche (cosiddetti «ecobonus» e «sismabonus»).
Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla VI Commissione (Finanze).
Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.
Il Ministero dell'interno, con lettere in data 10 e 11 giugno 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, i decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Belgirate (Verbano - Cusio - Ossola), Corsico (Milano) e Viadana (Mantova).
Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.
COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 GIUGNO 2019
Risoluzioni
La Camera,
sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione del Consiglio europeo del 20 e 21 giugno;
premesso che:
all'ordine del giorno del Consiglio europeo sono previsti i seguenti argomenti:
prossimo ciclo istituzionale;
quadro finanziario pluriennale;
cambiamenti climatici;
i leader dell'Unione europea dibatteranno inoltre delle raccomandazioni specifiche per Paese e prenderanno atto della relazione in merito alla disinformazione e le elezioni redatta dalla presidenza in cooperazione con la Commissione e l'Alto Rappresentante;
risulta evidente che la riunione del Consiglio europeo è il momento finale di un processo politico nel quale pochi margini avanzano per discutere o rimettere in discussione quanto è stato già deciso oppure non accettato;
non ha un'utilità concreta, quindi, affidare indirizzi su specifici argomenti a risoluzioni approvate dal Parlamento nell'imminenza del Consiglio europeo. Tali indirizzi e orientamenti del Parlamento andrebbero manifestate e approvate in un momento precedente, quando ancora sia possibile vincolare o indirizzare le scelte del Governo in ambito europeo;
il 9 maggio 2019 i leader dell'Unione europea riuniti a Sibiu (Romania) per discutere della prossima Agenda strategica dell'Unione europea per il periodo 2019-2024, hanno adottato la dichiarazione di Sibiu;
il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha presentato al vertice informale di Sibiu uno schema per l'Agenda strategica dell'Unione europea per il periodo 2019-2024, che dovrebbe essere approvata dal Consiglio europeo del 20 e 21 giugno 2019, articolato in quattro tematiche principali:
proteggere i cittadini e le libertà;
sviluppare la base economica: il modello europeo per il futuro;
costruire un futuro più verde più equo più inclusivo;
promuovere i valori e gli interessi dell'Europa nel mondo;
osservato che:
l'evidenza crescente dei cambiamenti climatici pone minacce senza precedenti per la biosfera, la disponibilità e l'approvvigionamento di alimenti e di acqua, le condizioni di vita e lo sviluppo economico. Le conseguenze a breve termine possono destabilizzare la comunità internazionale e costituire il movente per la crescita esponenziale dei flussi migratori, nonché contribuire ad alimentare tensioni o conflitti che già si manifestano con evidenza sullo scenario internazionale;
oltre all'aumento medio globale della temperatura dell'atmosfera desta particolare preoccupazione per il nostro Paese il trend osservato nell'area mediterranea, con un incremento superiore a quello globale, ed un'anomalia registrata nel 2018 dal Consiglio nazionale delle ricerche pari a 1,58 gradi centigradi al di sopra della media storica, un evidente incremento dei fenomeni meteorologici estremi, dei fenomeni di desertificazione e dei disastri naturali, con costi crescenti per la comunità nazionale;
l'accordo di Parigi sul clima, raggiunto il 12 dicembre 2015 da 195 Paesi nell'ambito della Cop 21 ed entrato in vigore il 4 novembre 2016, definisce l'obiettivo da raggiungere nel contenere l'aumento della temperatura media globale entro un grado e mezzo rispetto al livello precedente alla rivoluzione industriale, nonché garantire un processo di monitoraggio e revisione periodica degli obiettivi necessario a indirizzare i singoli contributi nazionali verso l'obiettivo condiviso;
il procedimento attuativo dell'accordo di Parigi ha evidenziato ritardi ed esplicite resistenze di alcuni dei principali Paesi responsabili delle emissioni climalteranti e la più recente Conferenza sul clima (COP24) tenutasi a Katowice nel dicembre 2018 ha purtroppo confermato la scarsa efficacia ad oggi degli impegni assunti, in un contesto normativo non sufficiente vincolante rispetto alla gravità dell'evoluzione climatica in corso;
attraverso il suo quadro 2030 per il clima e l'energia, l'Unione europea si è impegnata a conseguire entro il 2030 l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 40 per cento al di sotto dei livelli del 1990, migliorare l'efficienza energetica del 27 per cento (obiettivo indicativo da rivedere nel 2020), e aumentare la quota di consumo finale di energia proveniente da fonti rinnovabili del 27 per cento;
il Parlamento europeo, con una specifica risoluzione legislativa, ha indicato in proposito obiettivi per il 2030 più ambiziosi, con una quota di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale di energia pari al 30 per cento e un aumento del 40 per cento dell'efficienza energetica;
l'Italia deve rendersi protagonista di una efficace iniziativa in sede europea finalizzata ad accelerare la transizione energetica e il graduale superamento dei combustibili fossili, con l'obiettivo di adeguare la risposta della comunità internazionale al drammatico livello di rischio che la comunità scientifica, ormai in maniera unanime, ha evidenziato nella progressione del riscaldamento climatico con i ritmi attuali. Sinora, nonostante negli scorsi anni una parte della maggioranza di Governo abbia richiesto a gran voce un cambiamento incisivo nelle politiche ambientali del nostro Paese, l'atteggiamento di massima è risultato piuttosto timido, contraddittorio e, in alcuni casi, del tutto insoddisfacente;
il movimento internazionale dei giovani, che nella giornata del 15 marzo scorso ha dato vita allo sciopero per il clima « Climate strike», costituisce un elemento di rinnovata attenzione verso la questione chiave del cambiamento climatico, in grado finalmente di smuovere le coscienze, a partire da quella generazione che rischia di scontare conseguenze irrimediabili per il proprio futuro;
il Parlamento della Gran Bretagna, nella seduta del 1o maggio scorso, ha ritenuto di dare una risposta di eccezionale rilievo alle sollecitazioni che provengono dall'opinione pubblica, con l'approvazione di una mozione che dichiara lo stato di emergenza climatica ed ambientale del Regno Unito, ed afferma che «il riconoscimento del devastante impatto che un clima reso variabile ed estremo potrebbe avere sulla società, deve impegnare il governo ad accrescere l'ambizione degli obiettivi per raggiungere zero emissioni prima del 2050»;
risulta ormai evidente che il raggiungimento di tali obiettivi richiede una profonda conversione ecologica dell'economia, leva indispensabile per promuovere il cambiamento, a partire da un radicale mutamento negli usi dell'energia e da un « Green New Deal» in grado di coniugare traguardi di ecosviluppo e di giustizia sociale, non pregiudicando i cicli naturali di cui l'essere umano è parte integrante,
il Consiglio europeo, nel contesto del semestre europeo, discuterà anche delle raccomandazioni specifiche per paese;
la Commissione europea ha pubblicato il 27 febbraio scorso il winter package (pacchetto d'inverno) del Semestre europeo concernente l'analisi della situazione economica e sociale negli Stati membri. Quanto ai principali contenuti, le Relazioni evidenziano che l'Italia rientra tra i paesi che presentano «squilibri eccessivi» (insieme a Cipro e alla Grecia). L'attuale fase di prospettico deterioramento del quadro macroeconomico internazionale e la strutturale debolezza dell'economia italiana richiederebbero l'implementazione di coraggiose politiche atte a contrastare la fase depressiva del ciclo e, contestualmente, a sostenere la produttività e la crescita potenziale. I tassi di disoccupazione rimangono superiori alla media UE, e desta preoccupazione la dinamica delle assunzioni guidate principalmente da contratti a tempo determinato con una durata mediana inferiore a 12 mesi;
il 29 maggio scorso, nell'ambito della sorveglianza delle politiche di bilancio prevista dal Semestre europeo, la Commissione europea ha inviato al Ministro dell'economia e delle finanze italiano una lettera in cui evidenzia che l'Italia non ha compiuto progressi sufficienti nell'ottemperare alla regola del debito per il 2018;
il 5 giugno scorso, sulla base dei Programmi di Stabilità o di Convergenza e dei Programmi Nazionali di Riforma, la Commissione europea ha adottato, nell'ambito del «pacchetto di primavera» del Semestre europeo, le proposte di raccomandazioni di politica economica specifiche per 27 Stati membri per i prossimi 12-18 mesi che verranno adottate nel mese di luglio dal Consiglio. Nel testo approvato dalla Commissione UE vengono indirizzate all'Italia cinque raccomandazioni riguardanti: gli aggiustamenti di bilancio, la fiscalità e l'economia sommersa (I); intensificazione degli sforzi volti a combattere il lavoro sommerso (II); focalizzazione degli interventi di politica economica connessi agli investimenti in materia di ricerca, innovazione e la qualità delle infrastrutture, tenendo conto delle disparità regionali (III); durata dei processi e misure anticorruzione (IV); crediti deteriorati, settore bancario e accesso delle imprese alle fonti di finanziamento (V);
secondo la Commissione UE, nel 2019 l'Italia si conferma fanalino di coda con il suo Pil a 0,1 per cento, seguita dalla Germania (0,5 per cento) mentre la media UE, è prevista all'1,2 per cento. È anche l'unico Paese Ue dove gli investimenti sono negativi: –0,3 per cento sull'anno precedente. Anche l'occupazione è negativa nel 2019 (-0,1 per cento), unico segno meno in Ue. Dunque le politiche di rilancio della domanda interna (reddito di cittadinanza e quota 100) hanno avuto un impatto molto limitato;
nel 2019, il prodotto interno lordo dell'Italia calcolato a prezzi costanti sarà ancora inferiore di ben 54,2 miliardi di euro rispetto a quello del 2008: 1.615 miliardi rispetto ai 1.669 miliardi di allora. Sommando algebricamente le variazioni positive e negative delle variazioni annuali del PIL, il totale reca il segno negativo: –3,2 per cento. Nel confronto, la Francia ha aumentato il PIL del 12 per cento, la Germania del 16 per cento e la Spagna del 9,6 per cento. C’è dunque un problema, per noi, di crescita negativa;
secondo la Commissione europea, mentre l'Italia rispetta attualmente il criterio del disavanzo (ma non per il 2020, a politiche invariate), non ha, invece, rispettato il parametro di riduzione del debito nel 2018 (registrandosi uno scostamento del 7,6 per cento del PIL) né lo rispetterebbe, sulla base sia dei piani del Governo italiano sia delle previsioni della Commissione stessa, nel 2019 (con uno scostamento pari al 5,1 per cento del PIL nelle previsioni del Governo e del 9 per cento nelle previsioni della Commissione) e nel 2020 (con uno scostamento rispettivamente del 4,5 per cento e del 9,2 per cento del PIL);
la relazione conclude che la regola del debito, come definita nel Trattato e nel regolamento (CE) n. 1467/1997, debba considerarsi come non rispettata e che, pertanto, una procedura per i disavanzi eccessivi basata sul debito sia giustificata;
il nuovo quadro di riforma della governance economica dell'Unione europea, adottato nel novembre 2011 mediante il c.d. six pack, e richiamato nel Fiscal compact, rafforza il controllo della disciplina di bilancio attraverso l'introduzione di una regola numerica che specifica il ritmo di avvicinamento del debito al valore soglia del 60 per cento del PIL. La regola stabilisce che, per la quota del rapporto debito/PIL in eccesso rispetto al livello del 60 per cento, il tasso di riduzione debba essere pari a 1/20 all'anno nella media dei tre precedenti esercizi (versione backward-looking della regola sul debito);
una regola assurda e irrealizzabile, non solo per l'Italia, secondo la quale sostanzialmente il debito pubblico andrebbe abbattuto ogni anno mediamente in ragione di un ventesimo della differenza tra il valore attuale del debito e l'obiettivo del 60 per cento del Pil. Un obiettivo che non ha oltretutto alcun fondamento scientifico. Abbattere a quel ritmo il debito al 60 per cento del Pil significherebbe per l'Italia sperimentare almeno due decenni di politiche di lacrime e sangue, che produrrebbero la desertificazione economica e sociale del Paese;
gli ultimi Governi italiani – incluso quello attuale – hanno impostato una battaglia di interesse solo italiano al fine di ottenere un po’ più di flessibilità sul disavanzo, di fatto sul disavanzo corrente: si chiede di far crescere il disavanzo per finanziare in debito non già investimenti pubblici, generatori di crescita, ma maggiori spese correnti. Il nostro Governo dovrebbe viceversa battersi insieme ad altri sia per attivare pienamente la procedura relativa agli squilibri macroeconomici di cui è responsabile la Germania, che per ottenere uno spazio maggiore per gli investimenti pubblici nel patto di stabilità;
secondo l'Esecutivo, allo stato attuale delle conoscenze, si può ritenere che l'indebitamento netto (deficit) della Pubblica amministrazione nel 2019 sarà sensibilmente inferiore alla previsione della Commissione, la quale pone il deficit di quest'anno al 2,5 per cento del PIL, contro il 2,4 previsto dal Governo nel DEF;
partendo dalla previsione del DEF (che incorpora il blocco di 2 miliardi di spesa pubblica, previsto nel caso in cui il deficit nominale superi il 2 per cento del PIL), vanno calcolati le maggiori entrate tributarie e contributive (0,17 per cento Pil), maggiori entrate non tributarie (utili e dividendi) per ulteriori 0,13 punti, e gli effetti delle minori spese derivanti da accantonamenti prudenziali riguardanti le più cospicue misure adottate dal Governo nel corso dell'anno. Complessivamente l'indebitamento netto si attesterebbe al 2,1 per cento del PIL. Migliorerebbe in misura corrispondente il saldo strutturale, con effetto compensativo ancora più marcato rispetto al gap registrato nel 2018;
lo scenario programmatico di finanza pubblica per i prossimi tre anni descritto nel Programma di Stabilità e approvato dal Parlamento traccia una discesa dell'indebitamento netto fino all'1,5 per cento del PIL nel 2022, con un miglioramento complessivo del saldo strutturale di quasi 0,8 punti percentuali. L'avanzo primario raggiungerebbe il 3,1 per cento su base strutturale nel 2022. Per il 2020, il Governo intende conseguire un miglioramento di 0,2 punti percentuali nel saldo strutturale di bilancio. In base alle ultime previsioni ufficiali, il disavanzo nominale scenderà di 0,3 punti percentuali in confronto al 2019;
dalla firma del Trattato di Maastricht del 1992, l'Italia ha accumulato avanzi primari per 676 miliardi di euro. Ciò significa che le entrate fiscali sono state superiori alle spese, ma il sacrificio non è bastato, perché gli avanzi sono stati bruciati dalla spesa per interessi sul debito pubblico, che nello stesso periodo è stata di 1.924 miliardi. Il punto è che occorre intervenire soprattutto sul denominatore, sulla crescita. Le politiche austeritarie sono senza via d'uscita;
la politica del rigore fiscale non ha portato ad alcun risultato positivo in termini di risanamento finanziario, ma ha provocato guasti profondi all'economia reale. E l'intero sistema economico italiano si è piantato, dopo le crisi bancarie. Come se non bastassero gli effetti costrittivi dell'avanzo primario, anche il credito all'economia è crollato: gli impieghi a favore del settore privato, famiglie ed imprese, sono passati dai 1691 miliardi del 2011 ai 1435 miliardi di aprile scorso: sono 256 miliardi in meno. Una enormità, visto l'effetto demoltiplicatore;
esiste una crescente consapevolezza nel nostro continente che il quadro attuale delle regole macroeconomiche produce squilibri crescenti tra centri e periferie. La Commissione Europea insiste nell'indicare una strada errata all'Italia e all'Europa, al termine della quale rischia di esservi l'implosione dell'eurozona;
il Governo italiano dovrebbe provare a raccogliere consenso intorno a una serie di temi di grande rilievo: la proposta che gli investimenti vadano scorporati dal calcolo dei vincoli europei; la possibilità che l'introduzione di eurobond possa essere funzionale agli investimenti nelle regioni in ritardo di sviluppo o colpite da shock negativi; la possibilità che la Banca Centrale Europea possa dichiararsi disponibile a intervenire in caso di crisi del debito sovrano, riscoprendo la sua funzione di prestatore di ultima istanza;
le risposte per ora pervenute dal Governo sono confuse e basate su una previsione di maggiori entrate contributive e risparmi rispetto alle misure del Reddito di cittadinanza e di Quota 100, ma si tratta di previsioni aleatorie che alimentano ulteriore caos e incertezza ed espone il Paese ad una crisi di credibilità che vediamo già riverberarsi nelle tensioni sullo spread;
il Paese ha bisogno di tutto meno che di una nuova guerra contro l'Europa a soli fini di propaganda elettorale. Restiamo, dunque, favorevoli a un confronto serrato, se necessario, sulla dannosità delle politiche di austerity imposte dal pensiero neoliberista in questi anni e di regole attente solo ai parametri del debito e non, ad esempio, ai tassi di disoccupazione;
l'obiettivo comune e condiviso di Unione europea e Italia dovrebbe essere più crescita, accompagnata da più occupazione e meno diseguaglianza. La crescita, meglio se attraverso le misure delineate dalla proposta di un Green New Deal, e non l'austerità può abbattere il debito;
l'Italia è un grande Paese e può farcela anche da sola a condizione che con l'Europa si imposti un rapporto di reciproco rispetto e non una guerra mediatica costante e quotidiana. Una campagna elettorale infinita, dentro e fuori il Governo, non solo non ha aiutato, ma ha fortemente danneggiato l'immagine e la credibilità dell'Italia nei confronti dei mercati;
il Consiglio europeo del 21 e 22 marzo ha auspicato un rafforzamento degli sforzi coordinati per affrontare gli aspetti interni ed esterni della disinformazione, per proteggere le elezioni nazionali ed europee in tutto il territorio dell'Unione, e ha altresì invitato con urgenza gli operatori privati – piattaforme online e social network sopra tutti – a dare piena attuazione al Codice di Condotta dell'Unione europea e ad assicurare standard più elevati di responsabilità e trasparenza;
in data 17 maggio 2019 la Commissione europea ha pubblicato le relazioni e le analisi dei progressi compiuti nell'aprile 2019 da Facebook, Google e Twitter nella lotta contro la disinformazione. Le tre piattaforme online sono firmatarie del codice di buone pratiche contro la disinformazione e si sono impegnate a riferire mensilmente sulle azioni già realizzate in vista delle elezioni del Parlamento europeo del maggio 2019,
impegna il Governo:
1) sul rapporto tra Presidenza dei Consiglio dei ministri e il Parlamento in merito alle riunioni del Consiglio europeo:
a svolgere le comunicazioni del Presidente del Consiglio in Parlamento almeno due o tre settimane prima della data di convocazione di ogni Consiglio europeo;
2) per quanto concerne il prossimo ciclo istituzionale:
a) a svolgere un ruolo forte e deciso di indirizzo verso gli altri componenti del Consiglio dell'Unione Europea affinché la scelta dei Presidente della Commissione europea sia fatta nel rispetto del Parlamento europeo e degli elettori europei e non si discosti dalle indicazioni fornite in occasione delle recentissime consultazioni elettorali, e che la scelta del nuovo Presidente della BCE esprima la volontà di dare continuità alle politiche monetarie espansive fin qui seguite dalla Banca Centrale;
b) a lavorare per porre le basi di un percorso che porti sempre più verso politiche di condivisione del debito, di emissione di titoli comuni e di co-decisione effettiva delle politiche europee tra Consiglio dell'Unione e Parlamento europeo;
c) ad operare affinché il bilancio comunitario possa aumentare al fine di sostenere concrete politiche a favore dell'occupazione e del lavoro, a favore di una politica economica europea coerente con lo sviluppo dell'area euro, che definisca le politiche tese, anche attraverso l'emissione di euro bond, ad aumentare la domanda e, in particolare, gli investimenti in settori strategici in grado di creare occupazione, sviluppo sostenibile e coesione sociale;
3) in materia di regole di bilancio europee:
a) a sostenere con forza l'aggiornamento delle regole che disciplinano l'Unione economica e monetaria (UEM) per sanzionare e attivare pienamente la procedura relativa agli squilibri macroeconomici ad iniziare dai surplus commerciali, per ottenere uno spazio maggiore per gli investimenti pubblici nel patto di stabilità, nonché per rafforzare l'efficacia e la capacità di perseguire obiettivi comuni a partire dell'incremento dell'occupazione, al fine di superare le notevoli diseguaglianze territoriali economiche e sociali, determinate dalla, sin qui, colpevole trascuratezza del necessario ripensamento del funzionamento dell'UEM;
b) a sostenere in sede europea l'opposizione all'incorporazione definitiva del Fiscal compact nell'ordinamento giuridico europeo ed il contestuale avvio di un suo superamento ad iniziare dall'introduzione di una golden rule ovvero la possibilità di ricorrere all'indebitamento per finanziare spese di investimento nazionali, spese per ricerca, sviluppo e innovazione, ad esclusione di quelle militari;
c) ad adottare iniziative per soprassedere in questa fase all'istituzione di un Ministero del Tesoro unico dell'Eurozona nei termini proposti dalla Commissione e rifiutare la trasformazione del meccanismo europeo di stabilità in Fondo monetario europeo dotato dei poteri di sorveglianza dei bilanci nazionali e dei connessi automatismi per la ristrutturazione dei debiti sovrani;
d) ad adottare iniziative volte all'introduzione tra gli indicatori utilizzati, ai fini della verifica del rispetto delle regole europee, anche del criterio del saldo commerciale, puntando alla riduzione almeno al 3 per cento del limite massimo per il saldo positivo e negativo di bilancia commerciale di ciascun Paese membro e la contestuale predisposizione di un apparato sanzionatorio analogo a quello già previsto in caso di mancato rispetto per i deficit di bilancio eccessivi e dei vigenti parametri di natura fiscale;
e) a proporre la ridefinizione del ruolo della Banca centrale europea come prestatrice di ultima istanza;
f) a proporre una soluzione condivisa per la gestione dei titoli di Stato comprati dalle banche centrali nazionali nell'ambito del QE in una prospettiva di stabilizzazione dei debiti pubblici;
g) a proporre l'emissione di titoli di debito europei garantiti mutualmente da tutti gli Stati membri ovvero l'introduzione di nuovi strumenti finanziari per l'emissione di titoli garantiti da obbligazioni sovrane (sovereign bond-backed securities);
h) a promuovere l'adozione di nuove direttive per il raccordo delle normative fiscali nazionali, soprattutto per quanto riguarda l'IVA, al fine di recuperare il gap di evasione attuale, altissimo per l'Italia, pari a oltre 35 miliardi e per scongiurare i meccanismi di elusione;
i) a sostenere l'armonizzazione delle regole fiscali tra i vari paesi UE, in particolare per quanto concerne la tassazione delle società, e l'abolizione dei paradisi fiscali UE, tra i quali l'Olanda, Lussemburgo, Irlanda, Malta e Cipro, che hanno stretto accordi riservati con le multinazionali, facendo perdere a Italia, Francia, Spagna e Germania, secondo i calcoli di Oxfam, un gettito fiscale pari nel 2015 a circa 35 miliardi di euro;
l) a proporre che l'Eurozona si doti di un piano di investimenti pubblici mirato a interventi medio-piccoli, attivabili rapidamente e modulabili in modo coerente con le esigenze del ciclo economico, come progetti di riqualificazione e ripristino del territorio, delle periferie urbane, della sostituzione di edifici sismicamente insicuri ed energivori con edifici sicuri e «verdi»;
m) a proseguire con forza, in sede europea, l'azione in corsa per l'adozione di nuove forme di tassazione dell'industria digitale a livello europeo e a sostenere l'introduzione di una vera ed incisiva «Tobin tax» che assicuri un gettito rilevante e limiti in modo drastico le speculazioni finanziarie, di una Web tax, anche dopo la bocciatura della proposta avanzata dalla Commissione in seno all'Ecofin, e di un'imposta unica a livello europeo sul reddito delle imprese, in modo da evitare che alcuni Paesi si comportino come paradisi fiscali interni alla Unione europea e, tramite una parte del gettito derivante delle imposte sopra citate, ad adottare iniziative per finanziare l'introduzione di un'indennità europea di disoccupazione;
n) a rifiutare le proposte di ulteriori vincoli al possesso di titoli di Stato nei bilanci degli istituti di credito e della previsione di ulteriori incrementi dei requisiti minimi di capitale delle banche per la gestione degli NPL;
o) a promuovere il completamento accelerato dell'Unione bancaria europea tramite, in particolare, una garanzia comune europea dei depositi bancari e l'attivazione della garanzia fiscale per il fondo di risoluzione delle banche;
p) a sostenere l'adozione di un salario minimo europeo come richiesto da diversi leaders europei;
4) in materia di cambiamenti climatici:
a) a formalizzare al Consiglio europeo la richiesta di una forte accelerazione degli obiettivi concernenti la riduzione delle emissioni di gas ad affetto serra, l'incremento delle energie rinnovabili e l'aumento dell'efficienza energetica, con l'obiettivo di dimezzare le emissioni climalteranti entro il 2030 ed azzerarle entro il 2050, promuovendo un conseguente investimento crescente delle politiche europee verso un Green New Deal che deve tradursi in obiettivi coerenti di sviluppo costante dell'economia circolare;
b) ad assumere ogni idonea iniziativa finalizzata all'introduzione in sede europea di una più efficace e stringente regolamentazione delle emissioni derivanti dall'intero parco degli autoveicoli e dal trasporto aereo, nonché procedere quanto prima all'introduzione di una normativa comune finalizzata alla totale eliminazione dei gas fluorurati (gas F) dannosi per il clima;
c) a procedere congiuntamente con l'obiettivo di eliminare dal quadro normativo dei Paesi membri tutte le attuali sovvenzioni ai combustibili fossili, introducendo contestualmente forme di tariffazione del carbonio finalizzate all'introduzione graduale su scala europea di una carbon tax, unitamente ad una più stringente regolamentazione del sistema di scambio di quote (ETS);
d) ad operare al fine di ottenere l'esclusione di tutti gli investimenti per i piani di mitigazione e di adattamento per il contrasto ai cambiamenti climatici dalle regole a cui devono sottostare i bilanci pubblici dell'eurozona;
e) a farsi promotore di una iniziativa comune dei Paesi membri affinché l'Unione europea si appresti ad esercitare un ruolo trainante nell'ambito del Climate Action Summit convocato a New York dal Segretario generale dell'ONU per il prossimo 23 settembre, posto che in tale occasione i Leader saranno chiamati a presentare contributi nazionali aggiornati (INCD) e più ambiziosi entro il 2020, in linea con l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto Serra del 45 per cento nel prossimo decennio e di azzeramento netto delle stesse entro il 2015, ponendo la questione dei cambiamenti climatici come priorità e filo conduttore dei rapporti bilaterali e multilaterali dell'Unione;
5) in materia di disinformazione:
a) a garantire la trasparenza, intensificare gli sforzi per ampliare la cooperazione con i verificatori di fatti in tutti gli Stati membri, lottare contro i falsi account, avviare delle procedure per contrastare i comportamenti ingannevoli e dannosi. In particolare, è necessario che le piattaforme online attuino interamente gli impegni di più vasta portata assunti nel quadro del codice di buone pratiche, soprattutto cooperando con i media tradizionali allo sviluppo di indicatori di trasparenza e affidabilità per le fonti di informazione, in modo che gli utenti possano fruire di un'equa scelta di informazioni pertinenti e verificate.
(6-00075) «Fornaro».
La Camera,
in occasione della riunione del Consiglio europeo che avrà luogo a Bruxelles il 20 e 21 giugno prossimi venturi e del Vertice Euro del 21 giugno prossimo, in cui i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri affronteranno un cospicuo numero di argomenti iscritti all'ordine del giorno e ascoltate le comunicazioni del Presidente del Consiglio,
premesso che:
il Consiglio europeo di giugno è il primo dopo la tornata elettorale europea dello scorso maggio e segnerà l'inizio della partita per la definizione del nuovo assetto delle istituzioni europee, soprattutto per quanto riguarda l'adozione della nuova Agenda strategica per l'Unione 2019-2024 e le nomine del prossimo ciclo istituzionale;
l'Italia dovrà giocare un ruolo centrale in questa fase quale paese fondatore dell'Unione europea sia nella determinazione degli equilibri della nomina del nuovo Presidente della Commissione europea, sia nell'attribuzione degli incarichi da commissario europeo;
in vista delle trattative per la composizione della nuova Commissione europea, il nostro paese non potrà non porre in essere tutte le azioni per lavorare alla costruzione del più largo consenso possibile a sostegno delle candidature che saranno avanzate dall'Italia, nell'ambito del rinnovo delle cariche istituzionali di vertice dell'Unione europea;
anche il Vertice Euro è il primo dopo la tornata elettorale europea, e prevede all'ordine del giorno il tema dell'approfondimento dell'Unione economica e monetaria (UEM), considerando in particolare i tre temi dello strumento di bilancio per la zona euro, della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), e dei progressi compiuti nel rafforzamento dell'Unione bancaria,
considerato che:
il nuovo Parlamento europeo avrà un primo banco di prova con cui dovrà misurarsi, vale a dire la definitiva approvazione, d'accordo con il Consiglio europeo, del bilancio a lungo termine dell'Unione, il cosiddetto Quadro Finanziario Pluriennale con cui si decide non solo il contributo degli Stati membri al bilancio europeo, ma soprattutto come saranno spese le risorse nei sette anni compresi tra il 2021 e il 2027;
rimane ancora aperta la possibilità di limitare gli effetti dei tagli previsti pari al 5 per cento dei settori tradizionali del bilancio europeo vale a dire la Politica agricola comune e del 7 per cento per la politica di coesione, ponendo nel negoziato la massima attenzione ai criteri per l'assegnazione dei fondi che oltre al prodotto interno lordo pro capite come criterio principale dovrà tenere conto anche di altri fattori come ad esempio la disoccupazione (in particolare giovanile), per pervenire ad un quadro legislativo e finanziario il più possibile aderente agli interessi nazionali;
nonostante il comparto agricolo abbia subito negli ultimi anni sostanziali cambiamenti per fattori macroeconomici e tensioni geopolitiche con una drastica riduzione dei prezzi dei prodotti agricoli e una concorrenza spesso sleale dai paesi terzi, anche a causa dell'assenza di una politica di difesa europea in materia agro-alimentare, il futuro assetto della Politica agricola comune è stato delineato partendo da una consistente riduzione sia dei pagamenti diretti, sia delle dotazioni del Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale;
si rende pertanto necessario un impegno del Governo volto ad assicurare il mantenimento di adeguate risorse finanziarie, supportate da un sistema di incentivi che agevoli il raggiungimento degli obiettivi, in grado di garantire un equo reddito ai produttori agricoli, con misure in grado di promuovere la competitività del settore, nonché misure sostenibili della gestione dei rischi legati ai cambiamenti climatici in atto e al rispetto dell'ambiente, tenendo in debito conto il contributo della PAC alle tematiche climatico-ambientali, alla luce degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall'Agenda 2013 e dell'Accordo di Parigi;
tenuto conto che:
i leader europei nel corso del Consiglio Europeo torneranno sulla questione dei cambiamenti climatici in vista del vertice sull'azione per il clima convocato dal Segretario generale delle Nazioni Unite per il prossimo 23 settembre 2019;
l'Unione europea sta compiendo importanti passi avanti nella realizzazione degli obiettivi ambientali al 2030, ma per fornire un maggiore impulso e rafforzate certezze agli investitori appare necessaria la presentazione di una strategia a lungo termine che, in linea con gli Accordi di Parigi, definisca una serie di obiettivi chiave e misure di intervento, e valuti la possibilità di scorporare gli investimenti pubblici nel settore « green» dal computo dei parametri utili al pareggio di bilancio e del rapporto deficit/pil, per rendere l'economia e il sistema energetico dell'Unione europea più competitivi, sicuri, omogenei e sostenibili;
in ultimo il Consiglio europeo dibatterà delle conclusioni relative alle raccomandazioni specifiche per paese 2019 nel quadro del semestre europeo, presentate dalla Commissione europea lo scorso 5 giugno, indirizzando tutti gli Stati membri dell'Unione europea agli orientamenti in materia di politica economica per i prossimi 12-18 mesi;
il rallentamento economico globale sta avendo un impatto sulla congiuntura economica in Europa e necessita pertanto di una risposta europea, con un rafforzamento in particolare della domanda interna e con un impulso alla crescita attraverso maggiori investimenti e riforme coraggiose;
allo stesso tempo persistono differenze significative tra i paesi, le regioni e i gruppi di popolazione, per questo tra i temi decisivi per il futuro dell'Europa per i prossimi anni c’è quello dell'occupazione, della crescita e della competitività, orientato alla realizzazione del pilastro europeo dei diritti sodali e alla salvaguardia dell'equità del mercato del lavoro;
nella prospettiva del prossimo ciclo istituzionale e della nuova agenda politica dell'Unione europea, il sostegno alla crescita, al lavoro e all'inclusione sociale dovrà essere al centro dell'azione di Governo, affinché si lavori alla costruzione di una vera strategia industriale europea, capace di creare crescita e occupazione e di tutelare le imprese, con particolare riguardo alle PMI, principale motore del tessuto produttivo italiano ed europeo;
nel febbraio scorso la Commissione Europea, nelle sue valutazioni, ha concluso che 13 Stati membri presentavano squilibri (Bulgaria, Croazia, Francia, Germania, Irlanda, Portogallo, Spagna, Paesi Bassi, Romania e Svezia) e che tre di essi registravano squilibri eccessivi (Cipro, Grecia e Italia), richiedendo un monitoraggio specifico e continuo nel quadro della procedura per gli squilibri macroeconomici;
nel Rapporto sul Debito, inviato alla Commissione lo scorso 31 maggio, il Governo ha presentato i cosiddetti fattori rilevanti per il mancato rispetto della riduzione del rapporto debito/PIL nel 2018. In chiave prospettica, sono state anche fornite stime e valutazioni che indicano che nell'anno in corso l'Italia rispetterà i dettami del Patto di Stabilità e Crescita (PSC);
nell'ultima valutazione del mese di giugno la Commissione Europea ha adottato relazioni a norma dell'articolo 126, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) nei confronti di Belgio, Francia, Italia e Cipro, in cui esamina la conformità di questi paesi con i criteri relativi al disavanzo e al debito previsti dal trattato. Per l'Italia, la relazione conclude che è giustificata una procedura per disavanzi eccessivi per il debito;
il quadro di sorveglianza macroeconomica definito dal Regolamento (UE) n. 1176/2011 sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici richiede esplicitamente che la sostenibilità del sentiero di sviluppo di un paese sia monitorata avendo riguardo a una pluralità di indicatori, fra cui assumono rilievo il livello di indebitamento del settore privato, l'evoluzione dei flussi di credito al settore privato, e l'evoluzione della disoccupazione;
la Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e alla Banca Centrale Europea recante il quarto rapporto sulla riduzione dei crediti deteriorati e le ulteriori riduzioni del rischio nell'Unione Bancaria COM(2019) 278 definitiva dà atto del rilevante ed efficace sforzo compiuto dal nostro paese sul fronte della riduzione dei crediti deteriorati;
è opportuno sostenere l'inclusione, nelle condizionalità previste dal MES e da eventuali ulteriori accordi in materia monetaria e finanziaria, di un quadro di indicatori sufficientemente articolato, compatibile con quello sancito dal Regolamento (UE) n. 1176/2011, dove si consideri quindi fra l'altro anche il livello del debito privato, oltre a quello pubblico, la consistenza della posizione debitoria netta sull'estero, e l'evoluzione, oltre che la consistenza, delle sofferenze bancarie, onde evitare che il nostro Paese sia escluso a priori dalle condizioni di accesso ai fondi cui contribuisce,
impegna il Governo:
1) in vista del nuovo ciclo istituzionale e del conseguente avvicendamento alle cariche istituzionali di vertice dell'Unione europea, a lavorare alla costruzione del più largo consenso possibile fra i partner europei, a sostegno delle candidature che saranno avanzate dall'Italia, assicurando che la presenza italiana ai vertici istituzionali dell'Unione sia adeguata al peso politico del nostro Paese;
2) con specifico riguardo alla posizione del futuro Commissario italiano, ad avviare le necessarie interlocuzioni con gli Stati membri al fine di ambire ad un portafoglio di prioritario interesse strategico per il Paese, in un ambito in cui l'Unione Europea ha competenze esclusive;
3) in vista della definizione del nuovo quadro finanziario pluriennale, a negoziare una ridefinizione degli stanziamenti destinati alla politica di coesione e alla Politica Agricola Comune per l'UE-27, tali da scongiurare tagli al finanziamento delle politiche tradizionali, e garantire un'assegnazione equa delle risorse ai diversi Stati membri, in una prospettiva di sostegno e di sviluppo dell'agricoltura italiana, e di difesa strategica della qualità del nostro comparto agricolo, considerata la centralità del settore primario nelle sfide della sicurezza alimentare globale e rispetto ai cambiamenti climatici, nonché di rafforzamento della convergenza economica e sociale all'interno dell'Unione;
4) ad adottare iniziative per potenziare, estendere e rendere più efficace ed efficiente la gestione dei fondi europei che sostengono le politiche di welfare degli Stati membri, nei settori dove si rendono maggiormente necessari; prevedendo, da un lato, appositi stanziamenti destinati al contrasto della povertà e all'inclusione sociale per uno sviluppo equo, condiviso, con lo scopo di contrastare in maniera efficace la disoccupazione e migliorare il contesto imprenditoriale;
5) in tema di cambiamenti climatici, a farsi promotore presso le competenti sedi europee di ogni iniziativa finalizzata alla decarbonizzazione dell'economia fissando come obiettivo l'impatto climatico zero entro il 2050, fermo restando la necessità di conseguire tale obiettivo attraverso un percorso condiviso e sostenibile anche sul piano economico ed energetico, come indicato dalla strategia a lungo termine dell'Unione europea per la riduzione delle emissioni di gas serra, contenuta nella comunicazione «Un pianeta pulito per tutti visione strategica europea a lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra» del 28 novembre 2018;
6) ad attuare, nelle opportune sedi competenti e nell'ambito delle proprie competenze, tutte le misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di gas ad effetto serra concordate a livello internazionale ed europeo, tenendo conto dei benefici ambientali, sodali ed economici connessi alla riduzione delle emissioni, se inserite all'interno di un progetto condiviso di sviluppo sostenibile;
7) in merito alle recenti decisioni della Commissione Europea sulla situazione macroeconomica frazionale, a favorire uno spirito di piena collaborazione e dialogo con le Istituzioni europee, assicurando che venga preservata la sostenibilità delle finanze pubbliche in un quadro di non aumento e di progressiva riduzione della pressione fiscale, nel segno della sostenibilità sociale e senza attuare manovre recessive, al fine di scongiurare l'effettivo avvio di una procedura di infrazione per debito eccessivo;
8) ad adottare iniziative per porre in essere adeguate politiche economiche in cui venga coniugata da un lato la flessibilità economica per il rilancio degli investimenti infrastrutturali e dall'altro la diminuzione strutturale delle tasse sul lavoro, necessarie per la ripresa della produttività e dell'occupazione;
9) ad avviare un dibattito nelle istituzioni europee al fine di riformare i parametri di stabilità, prevedendo, tra gli altri, l'esclusione degli investimenti produttivi, inclusi quelli in capitale umano, dal computo dei parametri utili al pareggio di bilancio e del rapporto deficit/pil, e l'abolizione del riferimento al saldo strutturale, indicatore la cui natura pro-ciclica è riconosciuta a livello internazionale, al fine di sostenere crescita, lavoro e inclusione sociale, investendo nella politica industriale aperta alle nuove tecnologie, nella ricerca e nell'innovazione, nelle infrastrutture materiali e digitali, nella cultura, rilanciando l'economia e uscendo dalle spirali recessive;
10) in ordine all'approfondimento dell'unione economica e monetaria, a confermare l'impegno ad opporsi ad assetti normativi che finiscano per costringere alcuni Paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti ed automatici, con sostanziale esautorazione del potere di elaborare in autonomia politiche economiche efficaci;
11) più specificamente, in ordine alla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, a non approvare modifiche che prevedano condizionalità che finiscano per penalizzare quegli Stati membri che più hanno bisogno di riforme strutturali e di investimenti, e che minino le prerogative della Commissione europea in materia di sorveglianza fiscale;
12) a promuovere, in sede europea, una valutazione congiunta dei tre elementi del pacchetto di approfondimento dell'unione economica e monetaria, riservandosi di esprimere la valutazione finale solo all'esito della dettagliata definizione di tutte le varie componenti del pacchetto, favorendo il cosiddetto « package approach», che possa consentire una condivisione politica di tutte le misure interessate, secondo una logica di equilibrio complessivo;
13) a render note alle Camere le proposte di modifica al trattato ESM, elaborate in sede europea, al fine di consentire al Parlamento di esprimersi con un atto di indirizzo e, conseguentemente, a sospendere ogni determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia pronunciato.
(6-00076) (Nuova formulazione) «Molinari, D'Uva».
La Camera,
in occasione della riunione del Consiglio europeo che avrà luogo a Bruxelles il 20 e 21 giugno prossimi venturi e del Vertice Euro del 21 giugno prossimo, in cui i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri affronteranno un cospicuo numero di argomenti iscritti all'ordine del giorno e ascoltate le comunicazioni del Presidente del Consiglio,
premesso che:
il Consiglio europeo di giugno è il primo dopo la tornata elettorale europea dello scorso maggio e segnerà l'inizio della partita per la definizione del nuovo assetto delle istituzioni europee, soprattutto per quanto riguarda l'adozione della nuova Agenda strategica per l'Unione 2019-2024 e le nomine del prossimo ciclo istituzionale;
l'Italia dovrà giocare un ruolo centrale in questa fase quale paese fondatore dell'Unione europea sia nella determinazione degli equilibri della nomina del nuovo Presidente della Commissione europea, sia nell'attribuzione degli incarichi da commissario europeo;
in vista delle trattative per la composizione della nuova Commissione europea, il nostro paese non potrà non porre in essere tutte le azioni per lavorare alla costruzione del più largo consenso possibile a sostegno delle candidature che saranno avanzate dall'Italia, nell'ambito del rinnovo delle cariche istituzionali di vertice dell'Unione europea;
anche il Vertice Euro è il primo dopo la tornata elettorale europea, e prevede all'ordine del giorno il tema dell'approfondimento dell'Unione economica e monetaria (UEM), considerando in particolare i tre temi dello strumento di bilancio per la zona euro, della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), e dei progressi compiuti nel rafforzamento dell'Unione bancaria,
considerato che:
il nuovo Parlamento europeo avrà un primo banco di prova con cui dovrà misurarsi, vale a dire la definitiva approvazione, d'accordo con il Consiglio europeo, del bilancio a lungo termine dell'Unione, il cosiddetto Quadro Finanziario Pluriennale con cui si decide non solo il contributo degli Stati membri al bilancio europeo, ma soprattutto come saranno spese le risorse nei sette anni compresi tra il 2021 e il 2027;
rimane ancora aperta la possibilità di limitare gli effetti dei tagli previsti pari al 5 per cento dei settori tradizionali del bilancio europeo vale a dire la Politica agricola comune e del 7 per cento per la politica di coesione, ponendo nel negoziato la massima attenzione ai criteri per l'assegnazione dei fondi che oltre al prodotto interno lordo pro capite come criterio principale dovrà tenere conto anche di altri fattori come ad esempio la disoccupazione (in particolare giovanile), per pervenire ad un quadro legislativo e finanziario il più possibile aderente agli interessi nazionali;
nonostante il comparto agricolo abbia subito negli ultimi anni sostanziali cambiamenti per fattori macroeconomici e tensioni geopolitiche con una drastica riduzione dei prezzi dei prodotti agricoli e una concorrenza spesso sleale dai paesi terzi, anche a causa dell'assenza di una politica di difesa europea in materia agro-alimentare, il futuro assetto della Politica agricola comune è stato delineato partendo da una consistente riduzione sia dei pagamenti diretti, sia delle dotazioni del Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale;
si rende pertanto necessario un impegno del Governo volto ad assicurare il mantenimento di adeguate risorse finanziarie, supportate da un sistema di incentivi che agevoli il raggiungimento degli obiettivi, in grado di garantire un equo reddito ai produttori agricoli, con misure in grado di promuovere la competitività del settore, nonché misure sostenibili della gestione dei rischi legati ai cambiamenti climatici in atto e al rispetto dell'ambiente, tenendo in debito conto il contributo della PAC alle tematiche climatico-ambientali, alla luce degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall'Agenda 2013 e dell'Accordo di Parigi;
tenuto conto che:
i leader europei nel corso del Consiglio Europeo torneranno sulla questione dei cambiamenti climatici in vista del vertice sull'azione per il clima convocato dal Segretario generale delle Nazioni Unite per il prossimo 23 settembre 2019;
l'Unione europea sta compiendo importanti passi avanti nella realizzazione degli obiettivi ambientali al 2030, ma per fornire un maggiore impulso e rafforzate certezze agli investitori appare necessaria la presentazione di una strategia a lungo termine che, in linea con gli Accordi di Parigi, definisca una serie di obiettivi chiave e misure di intervento, e valuti la possibilità di scorporare gli investimenti pubblici nel settore « green» dal computo dei parametri utili al pareggio di bilancio e del rapporto deficit/pil, per rendere l'economia e il sistema energetico dell'Unione europea più competitivi, sicuri, omogenei e sostenibili;
in ultimo il Consiglio europeo dibatterà delle conclusioni relative alle raccomandazioni specifiche per paese 2019 nel quadro del semestre europeo, presentate dalla Commissione europea lo scorso 5 giugno, indirizzando tutti gli Stati membri dell'Unione europea agli orientamenti in materia di politica economica per i prossimi 12-18 mesi;
il rallentamento economico globale sta avendo un impatto sulla congiuntura economica in Europa e necessita pertanto di una risposta europea, con un rafforzamento in particolare della domanda interna e con un impulso alla crescita attraverso maggiori investimenti e riforme coraggiose;
allo stesso tempo persistono differenze significative tra i paesi, le regioni e i gruppi di popolazione, per questo tra i temi decisivi per il futuro dell'Europa per i prossimi anni c’è quello dell'occupazione, della crescita e della competitività, orientato alla realizzazione del pilastro europeo dei diritti sodali e alla salvaguardia dell'equità del mercato del lavoro;
nella prospettiva del prossimo ciclo istituzionale e della nuova agenda politica dell'Unione europea, il sostegno alla crescita, al lavoro e all'inclusione sociale dovrà essere al centro dell'azione di Governo, affinché si lavori alla costruzione di una vera strategia industriale europea, capace di creare crescita e occupazione e di tutelare le imprese, con particolare riguardo alle PMI, principale motore del tessuto produttivo italiano ed europeo;
nel febbraio scorso la Commissione Europea, nelle sue valutazioni, ha concluso che 13 Stati membri presentavano squilibri (Bulgaria, Croazia, Francia, Germania, Irlanda, Portogallo, Spagna, Paesi Bassi, Romania e Svezia) e che tre di essi registravano squilibri eccessivi (Cipro, Grecia e Italia), richiedendo un monitoraggio specifico e continuo nel quadro della procedura per gli squilibri macroeconomici;
nel Rapporto sul Debito, inviato alla Commissione lo scorso 31 maggio, il Governo ha presentato i cosiddetti fattori rilevanti per il mancato rispetto della riduzione del rapporto debito/PIL nel 2018. In chiave prospettica, sono state anche fornite stime e valutazioni che indicano che nell'anno in corso l'Italia rispetterà i dettami del Patto di Stabilità e Crescita (PSC);
nell'ultima valutazione del mese di giugno la Commissione Europea ha adottato relazioni a norma dell'articolo 126, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) nei confronti di Belgio, Francia, Italia e Cipro, in cui esamina la conformità di questi paesi con i criteri relativi al disavanzo e al debito previsti dal trattato. Per l'Italia, la relazione conclude che è giustificata una procedura per disavanzi eccessivi per il debito;
il quadro di sorveglianza macroeconomica definito dal Regolamento (UE) n. 1176/2011 sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici richiede esplicitamente che la sostenibilità del sentiero di sviluppo di un paese sia monitorata avendo riguardo a una pluralità di indicatori, fra cui assumono rilievo il livello di indebitamento del settore privato, l'evoluzione dei flussi di credito al settore privato, e l'evoluzione della disoccupazione;
la Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e alla Banca Centrale Europea recante il quarto rapporto sulla riduzione dei crediti deteriorati e le ulteriori riduzioni del rischio nell'Unione Bancaria COM(2019) 278 definitiva dà atto del rilevante ed efficace sforzo compiuto dal nostro paese sul fronte della riduzione dei crediti deteriorati;
è opportuno sostenere l'inclusione, nelle condizionalità previste dal MES e da eventuali ulteriori accordi in materia monetaria e finanziaria, di un quadro di indicatori sufficientemente articolato, compatibile con quello sancito dal Regolamento (UE) n. 1176/2011, dove si consideri quindi fra l'altro anche il livello del debito privato, oltre a quello pubblico, la consistenza della posizione debitoria netta sull'estero, e l'evoluzione, oltre che la consistenza, delle sofferenze bancarie, onde evitare che il nostro Paese sia escluso a priori dalle condizioni di accesso ai fondi cui contribuisce,
impegna il Governo:
1) in vista del nuovo ciclo istituzionale e del conseguente avvicendamento alle cariche istituzionali di vertice dell'Unione europea, a lavorare alla costruzione del più largo consenso possibile fra i partner europei, a sostegno delle candidature che saranno avanzate dall'Italia, assicurando che la presenza italiana ai vertici istituzionali dell'Unione sia adeguata al peso politico del nostro Paese;
2) con specifico riguardo alla posizione del futuro Commissario italiano, ad avviare le necessarie interlocuzioni con gli Stati membri al fine di ambire ad un portafoglio di prioritario interesse strategico per il Paese, in un ambito in cui l'Unione Europea ha competenze esclusive;
3) in vista della definizione del nuovo quadro finanziario pluriennale, a negoziare una ridefinizione degli stanziamenti destinati alla politica di coesione e alla Politica Agricola Comune per l'UE-27, tali da scongiurare tagli al finanziamento delle politiche tradizionali, e garantire un'assegnazione equa delle risorse ai diversi Stati membri, in una prospettiva di sostegno e di sviluppo dell'agricoltura italiana, e di difesa strategica della qualità del nostro comparto agricolo, considerata la centralità del settore primario nelle sfide della sicurezza alimentare globale e rispetto ai cambiamenti climatici, nonché di rafforzamento della convergenza economica e sociale all'interno dell'Unione;
4) ad adottare iniziative per potenziare, estendere e rendere più efficace ed efficiente la gestione dei fondi europei che sostengono le politiche di welfare degli Stati membri, nei settori dove si rendono maggiormente necessari; prevedendo, da un lato, appositi stanziamenti destinati al contrasto della povertà e all'inclusione sociale per uno sviluppo equo, condiviso, con lo scopo di contrastare in maniera efficace la disoccupazione e migliorare il contesto imprenditoriale;
5) in tema di cambiamenti climatici, a farsi promotore presso le competenti sedi europee di ogni iniziativa finalizzata alla decarbonizzazione dell'economia fissando come obiettivo l'impatto climatico zero entro il 2050, fermo restando la necessità di conseguire tale obiettivo attraverso un percorso condiviso e sostenibile anche sul piano economico ed energetico, come indicato dalla strategia a lungo termine dell'Unione europea per la riduzione delle emissioni di gas serra, contenuta nella comunicazione «Un pianeta pulito per tutti visione strategica europea a lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra» del 28 novembre 2018;
6) ad attuare, nelle opportune sedi competenti e nell'ambito delle proprie competenze, tutte le misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di gas ad effetto serra concordate a livello internazionale ed europeo, tenendo conto dei benefici ambientali, sodali ed economici connessi alla riduzione delle emissioni, se inserite all'interno di un progetto condiviso di sviluppo sostenibile;
7) in merito alle recenti decisioni della Commissione Europea sulla situazione macroeconomica frazionale, a favorire uno spirito di piena collaborazione e dialogo con le Istituzioni europee, assicurando che venga preservata la sostenibilità delle finanze pubbliche in un quadro di non aumento e di progressiva riduzione della pressione fiscale, nel segno della sostenibilità sociale e senza attuare manovre recessive, al fine di scongiurare l'effettivo avvio di una procedura di infrazione per debito eccessivo;
8) ad adottare iniziative per porre in essere adeguate politiche economiche in cui venga coniugata da un lato la flessibilità economica per il rilancio degli investimenti infrastrutturali e dall'altro la diminuzione strutturale delle tasse sul lavoro, necessarie per la ripresa della produttività e dell'occupazione;
9) ad avviare un dibattito nelle istituzioni europee al fine di riformare il Patto di stabilità e di crescita, prevedendo, tra gli altri, l'esclusione degli investimenti produttivi, inclusi quelli in capitale umano, dal computo dei parametri utili al pareggio di bilancio e del rapporto deficit/pil, e la revisione del riferimento al saldo strutturale, indicatore la cui natura pro-ciclica è riconosciuta a livello internazionale, al fine di sostenere crescita, lavoro e inclusione sociale, investendo nella politica industriale aperta alle nuove tecnologie, nella ricerca e nell'innovazione, nelle infrastrutture materiali e digitali, nella cultura, rilanciando l'economia e uscendo dalle spirali recessive;
10) in ordine all'approfondimento dell'unione economica e monetaria, a confermare l'impegno ad opporsi ad assetti normativi che finiscano per costringere alcuni Paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti ed automatici, con sostanziale esautorazione del potere di elaborare in autonomia politiche economiche efficaci;
11) più specificamente, in ordine alla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, a non approvare modifiche che prevedano condizionalità che finiscano per penalizzare quegli Stati membri che più hanno bisogno di riforme strutturali e di investimenti, e che minino le prerogative della Commissione europea in materia di sorveglianza fiscale;
12) a promuovere, in sede europea, una valutazione congiunta dei tre elementi del pacchetto di approfondimento dell'unione economica e monetaria, riservandosi di esprimere la valutazione finale solo all'esito della dettagliata definizione di tutte le varie componenti del pacchetto, favorendo il cosiddetto « package approach», che possa consentire una condivisione politica di tutte le misure interessate, secondo una logica di equilibrio complessivo;
13) a render note alle Camere le proposte di modifica al trattato ESM, elaborate in sede europea, al fine di consentire al Parlamento di esprimersi con un atto di indirizzo e, conseguentemente, a sospendere ogni determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia pronunciato.
(6-00076) (Nuova formulazione) (Testo modificato nel corso della seduta) «Molinari, D'Uva».
La Camera,
premesso che:
il Consiglio europeo del 20-21 giugno 2019, svolgerà i seguenti temi all'ordine del giorno: prossimo ciclo istituzionale, nomine in scadenza, agenda strategica per l'Unione 2019-2024, Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2021-2027, cambiamenti climatici, conclusioni del Semestre europeo 2019, relazioni esterne Ue, tra cui rileva il tema dell'allargamento con la ripresa dei negoziati per l'adesione di alcuni paesi dei Balcani;
il Consiglio europeo di giugno, il primo dopo le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo (23-26 maggio 2019) darà seguito al processo di designazione dei nuovi vertici delle istituzioni dell'Unione europea, avviato informalmente nelle scorse settimane dal Presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk;
il prossimo Consiglio dovrà gettare le basi per l'Europa del futuro, in un mondo sempre più multipolare e incerto, stabilendo rinnovati orientamenti politici e nuove priorità, tenendo conto del voto dei cittadini, occasione per ripensare la costruzione della casa europea. Dalla formazione della nuova maggioranza in Parlamento, che si rifletterà sulla composizione della nuova Commissione, dipenderà il progetto per un rilancio dell'Unione;
l'Europa è chiamata a rispondere a nuove sfide nell'ambito di mutamenti del quadro geopolitico: sviluppo di tecnologie avanzate, intelligenza artificiale, cyber security, concorrenza sui mercati internazionali; un'Unione stretta da colossi globali che si contendono la leadership, da una parte gli Usa, che temono di non avere più l'egemonia incontrastata a livello internazionale, di fronte alla sempre più penetrante influenza economica della Cina in aree particolarmente strategiche, alla quale Trump risponde con la politica di dazi, chiedendo anche agli alleati occidentali di fare blocco; scatenando in tal modo una guerra commerciale che vanifica la ripresa, facendo riemergere i rischi di una stagnazione globale; dall'altra, la Russia, decisa a esercitare in modo assertivo il ruolo di attore globale, anche sul piano militare nell'ambito dei maggiori conflitti;
in tale contesto l'Europa ha difficoltà a competere sui mercati internazionali, presentandosi frammentata nelle dimensioni produttive, anche a causa di regole economiche e fiscali obsolete, divisa nelle decisioni politiche e alle prese con l'avanzare di spinte nazionaliste ed euroscettiche, che finiscono per approfondire le divisioni e indebolire la forza del continente, sempre più schiacciato da interessi contrapposti e la potenza di big globali;
i risultati elettorali hanno registrato un'affluenza alle urne media del 51 per cento, in aumento rispetto alla tornata elettorale del 2014, con un dato differenziato fra i diversi Stati membri, in cui solo l'Italia è apparsa in contro-tendenza (meno 2,6 per cento rispetto al 2014);
va registrato un indubbio calo di consensi per gli schieramenti tradizionali, popolari e socialisti, un calo compensato dall'avanzata significativa di partiti emergenti ed europeisti, liberali dell'Aide e Verdi; le varie formazioni nazionaliste, sovraniste e euroscettiche non hanno sfondato nei consensi e sembrano destinate a rimanere confinate nel perimetro di una minoranza in Parlamento;
sarebbe comunque un errore sottovalutare il consenso, sia pure relativo e circoscritto, ottenuto dalle forze apertamente euroscettiche (con alte percentuali di voto in alcuni paesi membri), che segnalano comunque la diffusione di un sentimento di sfiducia verso l'Europa e il processo di integrazione;
per tali ragioni diventa improcrastinabile ripensare il programma di riforme in grado di riconquistare il sostegno e la partecipazione attiva dei cittadini europei al progetto dell'Unione;
la maggiore frammentazione del Parlamento europeo se da un lato richiama la necessità di ottenere maggioranze più ampie, dall'altro, può rendere più difficile la composizione politica su temi cruciali come la riforma dell'Eurozona, le politiche migratorie, la governance economico-finanziaria e la definizione del prossimo QFP;
il Consiglio è chiamato a svolgere un ruolo decisivo nelle nomine relative a incarichi di alto profilo a livello di UE, dovendo eleggere il suo presidente, proporre un candidato alla carica di presidente della Commissione europea, nominare l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nominare ufficialmente l'intero collegio dei commissari, il comitato esecutivo e Presidente della Banca centrale europea (BCE);
l'articolo 17 del Trattato sull'Unione europea (TUE) stabilisce la procedura per l'elezione del presidente della Commissione europea: tenuto conto delle elezioni del Parlamento europeo, il Consiglio europeo propone un candidato alla carica di presidente della Commissione europea, il PE deve approvare il candidato proposto a maggioranza dei suoi membri e, in caso contrario, il Consiglio propone all'assemblea un nuovo candidato entro un mese da tale votazione. Ne consegue che il futuro presidente della Commissione debba, dunque, godere del sostegno di una maggioranza qualificata al Consiglio europeo e di una maggioranza dei deputati del Parlamento europeo; anche la nomina dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza richiede la maggioranza qualificata;
il Consiglio europeo, ai sensi dell'articolo 283 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), nomina i sei membri del comitato esecutivo della BCE, che comprende sia il presidente che il vicepresidente, più altri 4 membri. Il Consiglio europeo decide sulla base di una raccomandazione del Consiglio, consulta anche il Parlamento europeo e il consiglio direttivo della BCE, decidendo tramite voto a maggioranza qualificata;
di fronte a nuove nomine e rilevanti indirizzi da imprimere ai futuri assetti della Ue, occorrerebbe che il nostro Paese si presentasse con un Governo forte, coeso ed autorevole, in grado di dialogare e agire nel contesto europeo in modo coordinato, decisivo e convincente, per evitare che l'affermazione meramente conflittuale dei legittimi interessi nazionali, o peggio dei meri interessi dei singoli partiti, finisca per determinare una condizione di debolezza e di isolamento in sede europea;
un'Italia isolata non potrà mai cambiare le regole europee; la proiezione in Europa delle due componenti di governo che, per la prima volta nella storia, sono schierate con famiglie e gruppi parlamentari in minoranza nel PE, e dunque ininfluenti su scelte e accordi che si stanno profilando tra i partner europei, comporta evidenti complicazioni nelle trattative in corso;
l'isolamento italiano deriva anche dall'incapacità di imprimere un chiaro posizionamento in ambito europeo e internazionale (con particolare riguardo a scelte di politica estera circa alleanze e inimicizie) che rende ancor più in salita l'esito dei negoziati in nostro favore; inoltre, non agevola la mancata rappresentanza italiana ai numerosi vertici Ue tenutisi nel corso dell'anno (fra i Ministri dell'Interno dei 28 paesi sulla riforma della direttiva sui rimpatri, i fondi europei per gli affari interni, le misure antiterrorismo, immigrazione e asilo) o agli incontri informali in vista del prossimo vertice UE (assenza italiana al recente mini-summit a 6 sui negoziati per il nuovo presidente della Commissione);
occorre scongiurare il rischio di emarginazione del nostro Paese dagli incarichi di alto profilo in seno all'Unione, alla cui definizione è connesso anche nome e ruolo del prossimo Commissario italiano nella Commissione europea il quale, per essere adeguato alle prossime e difficili sfide, dovrà essere in grado di stabilire proficue alleanze, con capacità di dialogo e influenza, per ambire a cambiare regole e assetti europei;
è indubbio che la posizione contrattuale del nostro Paese possa essere notevolmente indebolita dall'avvio della procedura d'infrazione per debito eccessivo, tenendo conto che l'Italia rimarrebbe l'unica vera sorvegliata speciale, con l'apertura di una procedura molto più severa rispetto a quella per deficit;
la procedura d'infrazione per violazione delle regole sul debito, di cui all'articolo 126 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e ulteriormente specificata dal regolamento (CE) n. 146/97 del Consiglio, sulla procedura per disavanzi eccessivi, prevede che tutti i Paesi membri debbano soddisfare due requisiti; 1. il disavanzo di bilancio non deve superare il 3 per cento del prodotto interno lordo (PIL); 2. il debito pubblico non deve superare il 60 per cento del PIL. Le conseguenze di tale violazione sono severissime:
a) multe fino a 9 miliardi di euro (fino ad un importo massimo pari allo 0,5 per cento del PIL);
b) congelamento dei fondi strutturali (fino al 2020 l'Italia dovrebbe ricevere ben 73 miliardi di euro da 5 fondi strutturali: il Fondo agricolo per lo sviluppo rurale, per la coesione, per lo sviluppo regionale, per la pesca e il Fondo sociale, in favore soprattutto delle regioni del sud;
c) stop dei prestiti concessi dalla Banca europea degli investimenti, con l'uscita dal programma di acquisto di titoli di Stato della BCE; lo strumento OMT (acquisto diretto di titoli di Stato a breve termine) è riservato ai soli Paesi in regola;
la procedura d'infrazione per deficit eccessivo potrebbe dunque avere effetti devastanti per la nostra economia;
il 5 giugno la Commissione ha pubblicato una relazione circa la conformità dell'Italia al criterio del debito stabilito dal Trattato, che costituisce la prima fase della procedura per disavanzi eccessivi; contestualmente, ha pubblicato le raccomandazioni specifiche per paese, nell'ambito del ciclo annuale di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio dell'Unione europea, il c.d. Semestre europeo, laddove per l'Italia si segnalano squilibri eccessivi: un peggioramento dovuto al previsto deterioramento di bilancio e all'impasse del programma di riforme e la mancata crescita; secondo le recenti «previsioni economiche di primavera» la Commissione registra per il nostro Paese un disavanzo pubblico sceso nel 2018 al 2,1 per cento del PIL, ma con una crescita del debito (salito nel 2018 al 132,2 per cento del PIL, prevedendo, a politiche invariate, nel 2019 un +133,7 per cento e +135,2 per cento nel 2020);
il Governo ha risposto con lettera del 31 maggio allegando un Rapporto sui fattori rilevanti che influenzano la dinamica del debito pubblico italiano, con relative prospettive per il 2019 e i programmi di bilancio 2020-2022; decisivo in tal senso sarà l'esito dell'incontro Ecofin del prossimo 9 luglio;
per quanto riguarda l'adozione dell'agenda strategica per l'Unione 2019-2024 e la definizione del prossimo ciclo istituzionale, si tratta di definire le priorità generali che guideranno i lavori dell'Unione europea nei prossimi cinque anni, in grado di affrontare le sfide e cogliere le opportunità che attendono l'Europa;
in tal senso, il 9 maggio scorso si è tenuto un vertice informale tra i leader degli Stati membri dell'Unione europea a Sibiu, in Romania dove è stata riaffermata la convinzione secondo cui l'unione tra gli Stati rende l'Europa più forte e dunque in grado di garantire un futuro migliore, in un mondo progressivamente sempre più instabile e complesso;
l'agenda strategica dell'Unione europea 2019-2024 definisce nuovi traguardi per il prossimo ciclo politico. La discussione partirà dallo schema presentato dal Presidente del Consiglio Ue Tusk durante il Consiglio informale di Sibiu, ed articolato in quattro tematiche principali:
proteggere i cittadini e le libertà – sicurezza della Ue, a partire dalle frontiere e dalla lotta al terrorismo e alle minacce ibride e informatiche, sfide connesse alla migrazione illegale e alla riforma del diritto d'asilo, salvaguardia della democrazia, protezione dei valori della Ue, ossia democrazia, stato di diritto e diritti umani, con un maggiore coinvolgimento dei cittadini e società civile;
sviluppare la base economica: il modello europeo per il futuro – rafforzamento del mercato unico, degli investimenti e dell'innovazione e ricerca europei, garantendo condizioni di parità fra gli operatori economici e accogliendo la transizione digitale;
costruire un futuro più verde, più equo, più inclusivo – in favore di un modello di energia e sviluppo sostenibile, per la salvaguardia dell'ambiente, il clima e la biodiversità, con politiche di protezione dei consumatori e della salute;
promuovere i valori e gli interessi dell'Europa nel mondo – difesa degli interessi della Ue nello scacchiere globale, in campo politico ed economico, a garanzia della pace e della stabilità del vicinato, investendo nella cooperazione della difesa, promuovendo regole globali per mantenere e sviluppare l'ordine multilaterale, per una politica commerciale solida, ambiziosa ed equilibrata;
tale schema tiene conto anche delle cinque dimensioni individuate dalla Commissione Ue per l'azione futura: 1) un'Europa che protegge (Unione della sicurezza, della difesa e gestione della migrazione); 2) un'Europa competitiva (potenziamento e completamento del mercato unico e dell'unione economica e monetaria, promozione della crescita e prosperità sostenibile); 3) un'Europa giusta (Pilastro europeo dei diritti sociali, superare le disparità regionali e promuovere i valori comuni fondanti della Ue); 4) un'Europa sostenibile (modelli sostenibili di consumo e di produzione); 5) un'Europa influente (con ruolo guida nel mondo, in favore di un ordine mondiale multilaterale);
per quanto concerne l'adozione del quadro finanziario pluriennale (QFP 2021-2027) la proposta sul prossimo QFP è stata presentata dalla Commissione nel maggio 2018, ma non ancora discussa dagli Stati membri;
la maggiore frammentazione del nuovo Parlamento Ue potrà rendere più difficile i negoziati sul QFP, anche se la vera partita si giocherà all'interno del Consiglio dell'Unione europea: il Parlamento approva, infatti, la proposta a maggioranza assoluta dei propri membri, ma è poi il Consiglio dell'Unione europea a dover deliberare all'unanimità affinché il QFP possa considerarsi approvata;
nella proposta attualmente in discussione i Paesi dell'Est Europa vedrebbero ridursi in maniera considerevole le risorse delle politiche di coesione a loro destinate, e certamente incontrerà forti loro resistenze;
la proposta di regolamento sul QFP 2020-2027, stabilisce l'ammontare complessivo di risorse pari a 1.279 miliardi di euro, ossia 1'1,11 per cento del PIL della Ue a 27; si prevedono significative decurtazioni per la PAC (da 276 a 235 miliardi), con tagli lineari stabiliti in modo arbitrario dalla Commissione per quanto riguarda i pagamenti diretti allo sviluppo rurale. Per l'Italia la proposta assegna circa 32 miliardi (con una riduzione del 17 per cento) anche se la penalizzazione maggiore riguarda il sistema di calcolo, che avviene sulla base del processo di «convergenza esterna» (secondo una progressiva uniformazione dei contributi unitari per ettaro in tutti gli Stati membri). Per altri capitoli di spesa, il QFP individua positivamente «nuove priorità», per le quali si incrementano le risorse, in favore di beni pubblici europei, quali ricerca e innovazione, occupazione e mobilità giovanile, sicurezza, gestione migrazione, difesa, per un'Europa più intelligente e più verde;
per quanto riguarda i mutamenti climatici – sulla base della comunicazione (COM(2018)773) «Un pianeta pulito per tutti. Visione strategica europea a lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra» – la strategia dell'Unione mira ad implementare azioni di contenimento della temperatura del pianeta al di sotto dei 2o e ad attuare politiche improntate allo sviluppo sostenibile, elemento chiave per la modernizzazione dell'industria, verso un'economia a zero emissioni, secondo gli obiettivi fissati dall'Accordo di Parigi e la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici;
sulla base di tali impegni il 22 marzo 2018 il Consiglio europeo aveva invitato la Commissione europea «a presentare, entro il primo trimestre del 2019, una proposta di strategia a lungo termine della Ue per la riduzione di gas ad effetto serra, conformemente all'accordo di Parigi, tenendo conto dei piani nazionali»;
alla luce dei più recenti dati scientifici, la relazione speciale dell'IPCC (Intergovernmental panel on climate change) segnala l'urgenza di fronteggiare gli impatti del riscaldamento globale;
il 23 settembre si terrà a New York il summit sul clima (Climate Home News (CHN) convocato dal Segretario generale dell'ONU, durante il quale i leader saranno chiamati a presentare contributi nazionali aggiornati e più ambiziosi entro il 2020, in linea con l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 45 per cento nel prossimo decennio, per un loro azzeramento netto entro il 2025;
il segretario generale dell'Onu Guterres, con una lettera ai capi di Stato e di governo, ha chiesto di portare a termine piani concreti per migliorare i Nationally determined contributions (Ndc) entro il 2020, per colmare l'enorme divario tra gli obiettivi dell'Accordo di Parigi – limitare il riscaldamento a 1,5o C o al di sotto di 2o C – e gli impegni assunti dai Paesi fino ad ora. La nota inviata dal Climate Summit Team presenta i criteri che verranno utilizzati per valutare le proposte dei Paesi in occasione di un meeting preparatorio che si terrà ad Abu Dhabi a fine giugno. Se tali piani non risulteranno adeguati, questi non potranno essere presentati al Climate Action Summit. L'impegno richiesto riguarderà soprattutto i Paesi del G20 (Italia compresa) che emettono circa i tre quarti dei gas serra globali;
in tema di relazioni esterne e di politica estera Ue, la discussione riguarderà in particolare il tema dell'allargamento, con la ripresa dei negoziati di adesione per alcuni paesi balcanici, il cui stato di avanzamento più prossimo riguarda in particolare Albania, Montenegro e Macedonia del Nord;
per tali paesi la Commissione Ue ha raccomandato al Consiglio dell'Unione europea di avviare i negoziati di adesione; il team Juncker già lo scorso anno aveva chiesto al Consiglio di aprire i capitoli negoziali per i due Paesi candidati su citati, in seguito all'evento storico che ha permesso di chiudere una controversia che si protraeva da ben 27 anni tra Skopie ed Atene; infatti, con il recente voto del Parlamento di Atene dello scorso gennaio, che ha risolto la questione del nome della Macedonia del Nord, si rende ora possibile l'entrata nell'Alleanza Atlantica per la Macedonia del Nord, dopo il riconoscimento di status di Paese aspirante membro dell'Unione europea nel 2015. L'Albania si è vista riconoscere lo status di candidato a giugno 2014 e la recente relazione annuale sui progressi della Commissione ha riconosciuto i passi avanti richiesti da Bruxelles al fine di democratizzare e modernizzare le istituzioni in aderenza agli standard Ue;
il prossimo Consiglio, che deve decidere all'unanimità, dovrà esprimersi sull'opportunità di far progredire il processo di adesione dei Paesi suddetti, ai fini della strategia di integrazione dei Balcani occidentali nell'Unione europea, tenendo conto delle crisi politiche in atto, come le recenti manifestazioni di protesta in Albania o le tensioni tra Serbia e Kosovo, che rischiano di arrestare la ripresa dei negoziati di adesione; non tutti gli Stati membri si sono espressi in favore di un avvio dei negoziati nei prossimi giorni e alcuni dubbi (in particolare da parte di Germania e Francia) possono frenare le decisioni politiche promesse;
nonostante il momento di difficoltà, alcuni importanti segnali positivi arrivano dal recente Vertice dell’Ince dove i Ministri degli Esteri di 17 Paesi (compresi alcuni Paesi del c.d. Gruppo di Visegrad) hanno sottoscritto la «Dichiarazione di Trieste», confermando l'appoggio all'allargamento dell'Unione europea per i Balcani occidentali, al fine di implementare tutte le azioni necessarie alla costruzione di un'area più stabile e per rilanciare un'azione comune in dieci punti basata su: stato di diritto, coesione, protezione sociale, sviluppo sostenibile, salvaguardia dell'ambiente e del patrimonio culturale, rafforzamento della collaborazione su infrastrutture, ricerca scientifica e tecnologica, sicurezza, cooperazione tra le polizie per la lotta al terrorismo, al crimine organizzato e alla corruzione;
procrastinare sine die o frenare il processo di inclusione può deludere le aspettative dei cittadini di paesi decisivi per la stabilità della regione balcanica, con una particolare valenza strategica per l'intera Europa e in special modo per l'Italia, il cui processo di integrazione e stabilizzazione rileva sul versante della sicurezza, al fine di contenere importanti flussi migratori e traffici di migranti, evitare il riemergere di pulsioni nazionalistiche con il propagarsi di conflitti interetnici e fronteggiare fenomeni legati a criminalità, radicalizzazione e terrorismo,
impegna il Governo:
1. con riferimento alla definizione del prossimo ciclo istituzionale, relativamente a nomine apicali:
a) a convergere, con riguardo all'indicazione del Commissario italiano da proporre in sede europea, su figure e profili ampiamente condivisi e trasversali, in modo da scongiurare un rifiuto aprioristico di un candidato italiano espressione di una maggioranza di governo diversa dalla probabile maggioranza del Parlamento europeo;
b) ad evitare il rischio di un'emarginazione italiana circa la rappresentanza delle più alte cariche europee, tenendo conto della perdita di ben tre alte cariche attuali da parte del nostro Paese, nonché a vigilare affinché ogni decisione relativa alle cariche istituzionali di competenza del Consiglio europeo rispecchi le diversità dell'Unione in termini di ripartizione geografica, dimensione dei paesi, genere e appartenenza politica;
c) a tenere alta l'attenzione in particolare sulla nomina del successore di Mario Draghi alla Banca centrale europea, considerando che per la prima volta dalla sua istituzione, vi è il rischio che nessuno dei sei membri del Comitato esecutivo della Banca sia un nostro rappresentante;
2. per quanto riguarda Agenda strategica per l'Unione 2019-2024 e il futuro dell'Unione:
a) a sostenere la costruzione di un'Europa competitiva, che promuova l'efficienza, l'intelligenza, la solidarietà, lo sviluppo, l'occupazione e il merito, in favore della ricerca e dell'innovazione, del mercato unico digitale, con particolare attenzione all'economia digitale, per far competere l'Unione nelle difficili sfide a livello globale;
b) a mettere in campo i diversi strumenti economici, atti a realizzare gli investimenti strategici a livello europeo, con particolare riguardo alla manifattura e al mondo delle piccole e medie imprese, per il loro determinante ruolo nella creazione di posti di lavoro;
c) a porre al centro dell'Agenda europea la materia della fiscalità, dell'unione doganale e dell'approfondimento dell'Unione economica e monetaria, al fine di salvaguardare la stabilità dell'euro, in favore di una riforma della BCE sul modello della Federal Reserve americana, per far fronte non solo a fenomeni inflazionistici ma anche a quelli relativi alla crescita e alla disoccupazione;
d) a promuovere il completamento dell'Unione Bancaria, in favore della condivisione e riduzione dei rischi, comprendente sia il sistema europeo di assicurazione dei depositi, sia la creazione di un meccanismo di garanzia comune per il Fondo di risoluzione unico delle crisi bancarie;
e) a rassicurare che le scelte che l'Esecutivo intende adottare in tema di politiche economico-finanziarie nazionali non prefigurano, in alcun modo, la volontà dell'Italia di mettere in discussione l'appartenenza all'Unione né di aprirsi una strada verso l'uscita dall'euro;
f) ad adottare iniziative per completare il mercato unico con una maggiore armonizzazione fiscale, in favore di regole eque ed efficaci per contrastare le evasioni ed elusioni fiscali, e mettere fine ai paradisi fiscali, anche all'interno della stessa Ue, o di benefici nei livelli di tassazione, come quelli di cui godono alcuni giganti del web;
g) ad attivarsi, anche con alleanze con altri paesi membri, affinché sia avviato un processo di riforme per il cambiamento di alcune regole europee ormai obsolete, come quelle relative alla governance economica e al patto di stabilità, per creare uno spazio adeguato per gli investimenti pubblici, scorporare tali risorse dal computo delle spese ai fini del rispetto della disciplina dei bilanci nazionali;
h) a sostenere le riforme atte a rendere l'Europa più solidale e più attenta alle esigenze dei singoli stati membri, anche nell'ambito di una revisione dei Trattati, compresa quella volta ad attribuire la piena potestà di iniziativa legislativa al Parlamento europeo, in quanto unica istituzione Ue eletta direttamente dai cittadini, affinché abbia gli stessi poteri delle altre Assemblee elettive, diventando autorità di bilancio su un reale piano di parità con il Consiglio, con pieni poteri non solo sulle scelte di spesa ma anche su quelle di entrata;
i) ad attivarsi per una riforma urgente delle politiche migratorie, scongiurando la possibilità che il rafforzamento del fronte dei gruppi euroscettici nei diversi Paesi membri abbia come unica conseguenza l'accantonamento di dossier divisivi, a cominciare dalla necessaria riforma del Regolamento di Dublino e dalla revisione dell'operazione l'EUNAVFOR Med-Operation Sophia, perseguendo un'azione improntata a un approccio di condivisione, responsabilità e solidarietà tra Stati membri, in applicazione di quanto previsto dai trattati;
3. con riferimento al quadro finanziario pluriennale (QFP 2021-2027);
a) ad attivarsi affinché non vengano sottratte le risorse, atte a proteggere e a integrare le componenti più deboli della società e destinate alla crescita di regioni e territori del nostro Paese, che necessitano di politiche di sviluppo e convergenza;
b) a scongiurare il rischio di una riduzione degli stanziamenti per le politiche di coesione, avanzando la necessità di un cambiamento dei meccanismi di assegnazione delle risorse dei fondi strutturali che penalizzino il nostro Paese;
c) a contrastare con determinazione le proposte di riduzione dei finanziamenti per la PAC, che colpiscono in particolar modo l'agricoltura italiana e di qualità;
d) ad adottare iniziative per rafforzare il ruolo del settore agricolo, agro-alimentare e ittico attraverso più efficaci misure di tutela della qualità, di lotta al fenomeno delle contraffazioni e di «sburocratizzazione» degli adempimenti che ostacolano lo sviluppo del settore, in difesa del made in Italy;
e) a promuovere azioni a livello europeo indirizzate agli investimenti in infrastrutture, tecnologia, formazione, ricerca e innovazione, in favore delle industrie creative, per il digitale, per la crescita, con destinazione di maggiori risorse per il rilancio di una strategia industriale europea;
f) a sostenere la proposta di regolamento che istituisce «Orizzonte Europa», che finanzia importanti stanziamenti per la ricerca e l'innovazione nell'ambito del nuovo QFP 2021-2027;
4. per quanto riguarda i cambiamenti climatici:
a) ad attivarsi, in vista della Conferenza globale sul clima dell'ONU per il 23 settembre, ai fini dei richiesti Piani nazionali, in favore di misure improntate a buone pratiche, per incentivare lo sviluppo dell'economia circolare, individuare criteri per definire la cessazione della qualifica di rifiuto per incoraggiare lo sviluppo di filiere legate al recupero e al riciclo, incrementare l'efficienza e il risparmio energetico, favorire la riduzione dei limiti di biossido di azoto (NO2), sollecitare le attività imprenditoriali improntate al raggiungimento di tali obiettivi;
b) ad adottare un Piano di investimenti pubblici finalizzato a:
1) favorire il mondo delle startup e aziende che innovano sui prodotti e sulle modalità di produzione improntate a modelli ecologici;
2) promuovere un nuovo modello energetico-ambientale fondato sull'efficienza energetica nell'edilizia, nell'industria e nei trasporti, attraverso la digitalizzazione delle reti, la diffusione della mobilità elettrica, lo sviluppo di tecnologie elettro-efficienti in ambito residenziale, l'impulso per le fonti rinnovabili e la realizzazione di un Programma Nazionale per la mobilità urbana ecosostenibile, mediante l'introduzione di incentivi fiscali per cittadini e imprese, garantendo, altresì, il completamento del capacity market, finalizzato ad una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetiche;
c) a farsi carico tra i Paesi partecipanti alla Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima, dell'adozione di un codice che esiga un livello elevato di trasparenza, con solide norme vincolanti per tutte le Parti al fine di misurare accuratamente i progressi e consolidare la fiducia tra le Parti che partecipano al processo internazionale;
d) a favorire l'adozione di più efficaci misure volte a fronteggiare i cambiamenti climatici e le catastrofi naturali, attraverso politiche adattive al cambiamento climatico, mediante misure efficaci e misurabili atte a contenere l'aumento della temperatura e a ridurre le emissioni di CO2, in applicazione degli obiettivi dell'Accordo di Parigi sul clima;
e) a proporsi come paese in prima fila nella lotta ai cambiamenti climatici, anche mediante la promozione della candidatura l'Italia in vista della prossima conferenza sul clima, COP 26 del 2020, lavorando alle alleanze in sede Ue, utili al raggiungimento di tale obiettivo;
5. con riferimento alle relazioni estere e il tema dell'allargamento ad alcuni paesi dei Balcani:
a) ad attivarsi durante i prossimi vertici Ue per favorire il proseguimento dei negoziati di adesione all'Unione europea, scongiurando il pericolo di un arresto del processo di integrazione dei Paesi dei Balcani occidentali, esercitando il tradizionale ruolo di ponte del nostro Paese e di facilitatore rispetto alla loro integrazione euroatlantica, tenendo conto che tale percorso ha rilevanza strategica per tutte le parti coinvolte, soprattutto nell'ottica di scongiurare il ritorno di conflitti e guerre interetniche nella regione, potenzialmente rischiose per la stabilità e la sicurezza dell'intero continente europeo – in aderenza alla recente «Dichiarazione di Trieste» concordata dai Paesi dell'Ince.
(6-00077) «Gelmini, Occhiuto, Valentini, Rossello, Bergamini, Orsini, Battilocchio, Marrocco, Pettarin, Ruggieri, Elvira Savino, Cosimo Sibilia, Vietina, Lupi, Colucci, Tondo, Sangregorio».
La Camera,
premesso che:
nel prossimo Consiglio europeo del 20 e 21 giugno 2019, i capi di Stato e di governo esamineranno importanti questioni inerenti il futuro dell'Unione europea, e in particolare la nuova Agenda strategica per l'Unione europea 2019-2024, il quadro finanziario pluriennale 2021-2027, i cambiamenti climatici, le raccomandazioni specifiche ai Paesi membri, la disinformazione e le minacce ibride. Il 21 giugno i leader dell'Unione europea si riuniranno, inoltre, per il vertice euro, nel suo formato esteso a 27 Stati membri, per discutere della riforma dell'Unione economica e monetaria. Tali riunioni coincidono con il momento storico della definizione del nuovo assetto istituzionale dell'Unione europea. Esse si svolgono, infatti, a pochi giorni dalle elezioni del mese di maggio 2019, dall'insediamento dei nuovi eletti e dalla formazione della nuova maggioranza al Parlamento europeo, e durante le trattative per la definizione della nuova compagine della Commissione europea e per l'individuazione dei futuri presidenti del Parlamento, del Consiglio e della BCE;
a tutti questi appuntamenti, il Governo italiano arriva, per la prima volta, totalmente impreparato, diviso al proprio interno e in una posizione di preoccupante isolamento politico. Il Ministro competente per gli affari europei, che dovrebbe curare le trattative, i rapporti con le istituzioni europee e gli analoghi Ministri degli altri Stati membri, a quattro mesi di distanza dalle dimissioni di Paolo Savona, non è stato ancora designato. Gli altri Ministri in carica disertano sistematicamente i tavoli europei a cui dovrebbero partecipare attivamente, danneggiando in modo irreparabile gli interessi del nostro Paese. Sulle fondamentali questioni all'ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo, il Governo arriva con proposte ancora in fase di preparazione e in una situazione di estrema debolezza in ragione della pendente proposta di apertura della procedura d'infrazione per debito eccessivo;
contrariamente all'atteggiamento dell'Italia, gli altri governi stanno curando i singoli passaggi che portano alla formazione del nuovo assetto istituzionale dell'Unione europea e alla definizione delle linee strategiche e programmatiche che riguardano il futuro dell'Europa. Sul fronte istituzionale, l'asse franco tedesco, il blocco socialdemocratico ispanico portoghese e quello dei Paesi rigoristi sono parte attiva nella cruciale partita della nuova composizione della Commissione europea. Il Governo italiano, abbandonato anche dai principali partners di riferimento del blocco sovranista, non è in grado di incidere minimamente, o peggio non è interpellato o preso a riferimento, sulle possibili candidature alla Presidenza della Commissione europea, alla BCE ed al Parlamento europeo, e sulla ripartizione degli incarichi commissariali. A differenza di quanto avvenuto in passato, inoltre, non sono state ancora avanzate nostre candidature commissariali credibili sui quali far convergere l'assenso degli altri Paesi. L'Italia, che lascia la stagione che si sta concludendo con 3 italiani ai vertici delle istituzioni europee, avrà un solo commissario e sicuramente non di particolare rilevanza;
nel nuovo Parlamento europeo, i rappresentanti italiani eletti dallo schieramento politico che sostiene il Governo in carica si accingono ad avere un ruolo del tutto marginale nella legislatura che sta per prendere avvio, come certificato dalla composizione dei nuovi gruppi parlamentari a Strasburgo. I 28 eletti della Lega hanno aderito al gruppo ”Identity e Democracy”, nel quale sono confluiti soltanto una parte degli eletti del blocco sovranista e formato da 73 membri, che nel parlamento europeo sarà destinato all'opposizione. Ad oggi i 14 eletti del Movimento 5 Stelle non hanno trovato sponde per la formazione di un gruppo parlamentare e anch'essi sono destinati a restare fuori dalla maggioranza parlamentare UE. Pertanto, per la prima volta nella storia del Parlamento europeo, il Governo italiano non avrà interlocutori nella maggioranza parlamentare e posizioni di influenza nella Commissione Europea. In sintesi, il Governo italiano è destinato nei prossimi mesi, per rinunce proprie e inutili tensioni, a svolgere un ruolo di totale insignificanza politica e decisionale nelle sedi istituzionali europee;
a tale situazione si è arrivati nel breve volgere di un anno, con una grave perdita di prestigio internazionale e di posizioni coerenti con il nostro status di Paese fondatore dell'Unione europea e di seconda potenza manifatturiera europea. Fino ad un anno fa, l'Italia è stata in prima fila nella battaglia per la tutela e la promozione dello stato di diritto e delle libertà fondamentali all'interno dell'Unione, la democratizzazione della governance e delle procedure dell'Unione europea e per la modifica sostanziale delle politiche di austerità, riuscendo a ottenere una significativa flessibilità in favore degli investimenti e delle riforme e a invertire il ciclo recessivo della nostra economia. Un patrimonio prezioso di credibilità politica, internazionale ed europea, faticosamente costruito che è stato rapidamente dilapidato dal Governo con inutili tensioni ed iniziative scoordinate perseguite con costanza, a partire dallo scontro sul tema dei migranti della scorsa estate, a cui hanno fatto seguito il duro confronto sulla legge di bilancio, le posizioni espresse sul Venezuela, in dissenso con la maggioranza dei paesi europei, il contrasto continuo con i commissari e con alcuni Paesi membri e, da ultimo, con l'acceso e irresponsabile scontro sull'apertura della procedura d'infrazione per debito eccessivo;
lo scenario economico nel quale si svolge il prossimo Consiglio europeo risulta condizionato da nuove incertezze e rischi. Lo slancio espansivo dell'economia mondiale, successivo al periodo di crisi economica e finanziaria del 2007, ha recentemente subito un deciso rallentamento, in gran parte determinato dalla brusca frenata del commercio internazionale nel 2018 e nei primi mesi del corrente anno. L'indebolimento della crescita globale è diffuso ed interessa aree che rappresentano oltre il 70 per cento dell'economia globale, con particolare riguardo alle economie emergenti. Tuttavia, le proiezioni più recenti prefigurano una ripresa dalla seconda metà dell'anno, sostenuta da politiche economiche espansive nei principali Paesi;
il rallentamento della crescita globale si riflette sull'area dell'euro, nonostante la maggiore apertura agli scambi commerciali internazionali rispetto agli Stati Uniti e al Giappone. I dati più recenti indicano un'evoluzione più debole del PIL rispetto alle attese per via del rallentamento della domanda estera, che si riflette sulla crescita dei Paesi europei maggiormente integrati nelle catene globali del valore (Germania, Francia, Italia e Spagna), a cui si aggiungono alcuni fattori specifici a livello di Paese e di settore. Sebbene ci si attenda miglioramenti, la dinamica espansiva del prodotto è stimata pari a poco più dell'1 per cento nel 2019 e dell'1,5 per cento nel 2020. Tale situazione conferma che è ancora necessario un ampio grado di accomodamento monetario. Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso, infatti, di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della Bce almeno fino all'estate del 2019 e in ogni caso finché necessario per assicurare stabilità nell'area euro;
in questo quadro, il nostro Paese si trova ad affrontare un clima di crescente instabilità i cui riflessi sono evidenziati dall'andamento del Pil, diminuito dello 0,2 per cento nel terzo trimestre e dello 0,1 per cento nel quarto trimestre del 2018. Considerando l'intero anno la crescita nel 2018 è stata dello 0,9 per cento, poco più della metà di quella del 2017. Anche se nel primo trimestre del 2019 il Pil ha segnato un lieve aumento, vi è un diffuso consenso intorno a previsioni di crescita per il corrente anno molto inferiori a quella, già modesta, del 2018, che oscillano tra lo 0,1 e lo 0,2 per cento;
la stagnazione dell'economia italiana è accompagnata da un grave peggioramento dei principali indicatori di finanza pubblica, a partire dal debito pubblico che è tornato a crescere superando nuovamente la soglia del 132 per cento, nonché dall'andamento dello spread, stabilmente al di sopra dei 250 punti base, e della spesa per interessi sui titoli del debito pubblico. Forte preoccupazione destano, poi, i dati sulla produzione industriale e sul fatturato, che nel corso dei primi mesi del 2019 hanno registrato un andamento altalenante, con un lieve incremento nei primi due mesi dell'anno a cui hanno fatto seguito due mesi consecutivi di flessione. Da molti osservatori, l'Italia è vista attualmente come l'anello debole dell'area Euro;
al centro del dibattito del prossimo Consiglio europeo vi saranno importanti questioni che riguardano il futuro del nostro Paese. Il 21 giugno 2019 senza il sostegno aperto di altri Stati membri e in un clima di forte tensione alimentato dalle ripetute dichiarazioni di autorevoli Ministri ed esponenti della maggioranza, il Governo italiano dovrà raggiungere un difficile accordo con le istituzioni e i partners europei volto ad evitare l'apertura della procedura d'infrazione per debito eccessivo, a seguito della proposta della Commissione europea formulata ai sensi dell'articolo 126, comma 3, del Tfue. Una procedura, finora, mai aperta verso uno Stato membro dell'Unione europea a dimostrazione della grave situazione in cui è stato portato il Paese;
dopo numerosi richiami ad una maggiore attenzione ai conti pubblici, sistematicamente disattesi a giudizio dei presentatori del presente atto di indirizzo dal Governo Conte in particolare con la legge di bilancio 2019, finanziata in gran parte con il ricorso al deficit, il 5 giugno 2019, la Commissione Europea, nel ”Rapporto sull'osservanza delle regole di bilancio” ha rilevato che l'Italia non ha conseguito l'obiettivo di riduzione del saldo strutturale per il 2018, pari allo 0,3 per cento del Pil. Inoltre, nel 2019, sulla base dei dati disponibili, è in atto una forte deviazione dal sentiero di convergenza verso l'obiettivo di medio termine, mentre per il 2020-2022 è atteso un sensibile aumento del livello dei debito programmato. Si tratta di tre gravi situazioni che hanno indotto la Commissione a proporre nei confronti dell'Italia l'avvio della procedura che hanno indotto la Commissione d'infrazione;
tale proposta è stata approvata in data 12 giugno dal Comitato economico e finanziario dell'Unione europea e in data 14 giugno, l'Ecofin, riunitosi nel Lussemburgo, ha richiesto formalmente al nostro Paese di fornire, entro i successivi 7 giorni, ossia entro il 21 giugno, in concomitanza con lo svolgimento del prossimo Consiglio europeo, un piano credibile di interventi per il risanamento dei conti pubblici per un ammontare pari allo 0,5 per cento del Pil, di fatto ritenendo insufficienti e non credibili i dati forniti durante la riunione stessa dal nostro Ministro dell'economia e delle finanze;
in risposta alle richieste dell'Ecofin, il Governo italiano sta predisponendo una semplice lettera con dati dettagliati sulle previsioni di risparmio relative al reddito di cittadinanza e Quota 100 e sulle maggiori entrate tributarie in corso di anno, ritenendo tali risorse sufficienti a contenere il disavanzo al 2,1 per cento, ad evitare una manovra correttiva in corso di anno e a convincere l'Unione europea a bloccare la procedura di infrazione. L'obiettivo dichiarato del Governo non è, pertanto, quello di predisporre nell'immediato un Piano di interventi, ma al contrario di ottenere un percorso ordinario di gestione del disavanzo e del debito. Nel frattempo, autorevoli membri del Governo annunciano per ottobre prossimo una ”manovra trampiana” che prefigura la creazione di ulteriore disavanzo per finanziare misure come la Flat Tax, il salario d'ingresso e le misure per la famiglia, chiudendo di fatto ogni possibilità di dialogo costruttivo con l'Europa nei prossimi giorni;
la situazione, allo stato attuale, senza la piena assunzione da parte del Governo Conte degli impegni richiesti dalle istituzioni europee, rischia di compromettere seriamente, nel breve volgere di pochi giorni, il futuro del nostro Paese, gettando via tutti gli sforzi compiuti nel corso di questi anni per risanare i conti pubblici e rilanciare l'economia, con conseguenti pesanti ricadute sui risparmi dei cittadini e sulla competitività delle imprese italiane per i prossimi dieci anni. Uno scenario, quello descritto, da scongiurare e che prefigura, in prospettiva, una possibile e drammatica uscita del nostro Paese dall'unione europea, come d'altronde più volte lasciato intendere da esponenti della maggioranza che sostiene il Governo;
per quanto attiene all'Agenda Strategica:
il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha presentato al vertice informale di Sibiu del 9 maggio 2019 uno schema per l'Agenda strategica dell'Unione europea per il periodo 2019-2024 articolato in quattro tematiche principali: 1) proteggere i cittadini e le libertà; 2) sviluppare la base economica: il modello europeo per il futuro; 3) costruire un futuro più verde più equo più inclusivo; 4) promuovere i valori e gli interessi dell'Europa nel mondo.
in prospettiva, la discussione sulla prossima agenda strategica dovrebbe essere incentrata sulla realizzazione di un mercato unico più profondo ed equo, in grado di mettere al centro lo sviluppo di una legislazione adeguata, efficace e moderna, capace di produrre norme puntuali dal punto di vista della difesa dei consumatori e della concorrenza, dello sviluppo economico, industriale e degli investimenti, dell'occupazione e della salvaguardia dei diritti dei lavoratori, della tutela dell'ambiente. È tempo, inoltre, di iniziare a pensare ad un mercato unico in una visione integrata, in cui il mercato dei beni e servizi ed il mercato digitale siano considerati come un'unica entità, che deve essere ulteriormente sviluppata, dotata di norme moderne e considerata parte integrante e fondamentale dello sviluppo economico dell'area europea;
con riferimento alla protezione dei cittadini e delle libertà, l'Agenda dovrebbe affrontare le tematiche connesse alla garanzia della sicurezza dell'Unione europea a partire dalle frontiere e dalla lotta al terrorismo e alle minacce ibride e informatiche; alla salvaguardia della democrazia, a partire dalla tutela dello stato di diritto e alla lotta alla disinformazione; alle sfide connesse alla migrazione, prevedendo la lotta alla migrazione illegale e la riforma del sistema di asilo, nonché alla protezione dei valori europei e delle libertà, partendo dalla protezione delle libertà individuali e da un maggiore coinvolgimento dei cittadini e della società civile;
tutti temi, questi sui quali il Governo ha dimostrato di non agire in sintonia con i partner europei. In particolare sul tema connesso alla sfida delle migrazioni, la lotta alla migrazione illegale e la riforma del sistema di asilo, la posizione dell'attuale Esecutivo ha prodotto un progressivo isolamento del nostro paese;
riguardo al tema della revisione della legislazione europea sull'asilo, nota è al riguardo l'indisponibilità degli eurodeputati del Movimento 5 Stelle e della Lega, alla modifica del Trattato di Dublino;
per quanto concerne il tema dei migranti, la crescente campagna da parte del Ministro dell'interno, contro il sistema di accoglienza e solidarietà dei migranti, che ha avuto per obiettivo il tentativo di criminalizzare l'opera delle Organizzazioni non governative, addirittura chiamate dal suo collega Di Maio ”Taxi del mare”, la chiusura dei porti ed il vero e proprio ”sequestro” per giorni di uomini donne e bambini, in precarie condizioni di salute, ai quali è stato impedito di scendere per giorni, ha creato un crescendo di tensioni a livello europeo;
com’è noto l'intera campagna elettorale del Ministro Salvini, in occasione delle recenti elezioni europee, è stata quasi interamente incentrata sulla questione dei migranti, cosa che lo ha portato ad essere estremamente presente nelle piazze e sui social network, ma assente a 6 riunioni su 7 dei Ministri degli interni dell'Unione europea. Anche l'ultima, tenutasi il 7 giugno 2019 a Lussemburgo, è stata ancora una volta disertata dai Ministro Salvini, laddove i punti all'odg riguardavano questioni delicate ed importanti quali la riforma della direttiva sui rimpatri, il tema dei fondi europei per gli affari interni nel contesto del prossimo quadro finanziario pluriennale, e le misure antiterrorismo alle sfide future che attendono i paesi dell'Unione europea su migrazione e asilo;
con riferimento allo sviluppo della base economica e all'individuazione di un modello europeo per il futuro, l'agenda si propone il rafforzamento del mercato unico, una maggiore strategia industriale e l'Uem gli investimenti nel futuro, a partire da istruzione, innovazione e ricerca, nonché investimenti infrastrutturali e la promozione di un'agricoltura sostenibile; la promozione di condizioni di parità tra gli attori economici, partendo dalla lotta alla concorrenza sleale e dalla sicurezza delle catene di approvvigionamento, nonché la necessità di accogliere pienamente la transizione digitale, sviluppando l'intelligenza artificiale e garantendo connettività e accesso ai dati;
per quanto riguarda la costruzione di un futuro più verde più equo e più inclusivo, l'Agenda si propone di garantire energia sostenibile, sicura e a prezzo accessibile, favorendo, in particolare, un'accelerazione della transizione energetica, aumentando l'indipendenza energetica e investendo nella mobilità del futuro; promuovere l'inclusività, attraverso una lotta alle disuguaglianze e le disparità, anche attraverso la politica di coesione, e un'adeguata protezione sociale; salvaguardare l'ambiente e il clima, mirando alla neutralità climatica e salvaguardando la biodiversità; salvaguardare il modo di vivere europeo, attraverso il sostegno alle comunità nella gestione della transizione verde, la protezione dei consumatori e della salute e investendo nella cultura;
con riferimento alla promozione dei valori e degli interessi dell'Europa nel mondo, l'Agenda propone di difendere gli interessi dell'Unione europea attraverso un'affermazione degli interessi europei in campo economico, la garanzia della coerenza delle politiche esterne, la promozione della pace e della stabilità del vicinato, nonché la promozione degli investimenti e della cooperazione nel settore della difesa; promuovere regole globali volte a mantenere e sviluppare l'ordine multilaterale, perseguire una politica commerciale solida, ambiziosa ed equilibrata; proiettare i valori dell'Unione europea al fine di promuovere l'Europa quale modello di cooperazione, adoperarsi per realizzare pace e stabilità a livello mondiale e promuovere la democrazia e i diritti umani; affrontare le sfide globali, assumendo un ruolo guida a livello mondiale nella lotta contro i cambiamenti climatici, cooperando con i paesi partner in materia di migrazione e promuovendo lo sviluppo sostenibile;
per quanto attiene al Quadro finanziario pluriennale:
nel maggio 2018, la Commissione europea ha adottato il pacchetto di proposte sul quadro finanziario pluriennale (QFP) per il periodo 2021-2027, predisposto per un'Unione europea a 27 in considerazione del previsto recesso del Regno Unito, comprendente in particolare proposte sulle spese (regolamento relativo al QFP) e sulle entrate (decisione sulle risorse proprie);
il quadro delineato dal pacchetto sul QFP, integrato nei giorni successivi dalle proposte relative ai vari programmi e strumenti per la concreta messa in opera del bilancio prevede stanziamenti pari a 1.135 miliardi di euro in termini di impegni, pari all'1,11 per cento del reddito nazionale lordo dell'Unione europea a 27, che si traducono in 1.105 miliardi di euro in termini di pagamenti, ovvero l'1,08 per cento del Rnl dell'Unione europea a 27;
l'aumento di risorse rispetto all'attuale QFP 2014-2020 (959,9 miliardi di impegni e 908,4 miliardi di pagamenti), richiederà, anche in considerazione del recesso del Regno Unito, maggiori sforzi agli Stati membri dell'Unione a 27; tuttavia, tenendo conto dell'integrazione all'interno del bilancio dell'Unione europea del Fondo europeo di sviluppo, che nell'attuale QFP è collocato fuori bilancio con una dotazione di 30,5 miliardi di euro finanziati direttamente dagli Stati membri, l'ordine di grandezza del nuovo QFP resterebbe in linea con quello dell'attuale bilancio pluriennale;
diversa invece l'architettura del nuovo QFP rispetto a quella del QFP attuale, fondata sugli obiettivi della Strategia Europa 2020, ed in particolare la diversa ripartizione degli stanziamenti tra le varie rubriche e programmi. La Commissione ha proposto maggiori finanziamenti per i settori considerati prioritari e ad alto valore aggiunto europeo: ricerca, innovazione e agenda digitale (+60 per cento rispetto all'attuale QFP); giovani (con un raddoppio dei fondi Erasmus e il rafforzamento del Corpo europeo di solidarietà); migrazione, gestione delle frontiere esterne e asilo (+154,7 per cento; difesa e sicurezza interna (nuovo Fondo europeo per la difesa); azione esterna (+69 per cento); clima e ambiente;
parallelamente, è stata proposta una riduzione delle risorse per la politica agricola comune (PAC) e nella spesa destinata alle politiche di coesione; in particolare, la dotazione del Fondo di coesione subirebbe una flessione, ma quella del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) salirebbe e quella del Fondo sociale europeo si attesterebbe a 101 miliardi (unendo, nel nuovo formula del Fondo sociale europeo Plus, diversi programmi già esistenti a vario titolo connessi alle politiche sociali e di integrazione); si avrebbe un maggiore ruolo della politica di coesione nel sostenere le riforme economiche, unendo per l'assegnazione dei fondi al criterio del Pil pro capite nuovi criteri: il tasso di disoccupazione giovanile, il basso livello di istruzione, i cambiamenti climatici e il grado di integrazione dei migranti;
importante altresì l'introduzione di un nuovo meccanismo che protegga il bilancio dell'Unione europea dai rischi finanziari e di nuovi strumenti di bilancio a sostegno della stabilità della zona euro, e il rafforzamento del legame tra i finanziamenti dell'Unione europea e lo Stato di diritto, con la previsione di sanzioni nei confronti degli Stati membri nei quali si siano riscontrate carenze generalizzate che incidano o rischino di incidere sul principio di sana gestione finanziaria o sulla tutela degli interessi finanziari dell'Unione;
per quanto riguarda le entrate, invece, la Commissione ha proposto di confermare le tre risorse proprie esistenti (risorse proprie tradizionali costituite da dazi doganali sulle importazioni da Paesi terzi e prelievi sullo zucchero, risorsa propria basata sull'Iva) risorsa complementare basata sul Rnl), e di istituire altre tre nuove risorse proprie (20 per cento) delle entrate provenienti dal sistema di scambio delle quote di emissioni, un'aliquota di prelievo del 3 per cento applicata alla nuova base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società e un contributo nazionale calcolato in base alla quantità di rifiuti non riciclati di imballaggi in plastica di ciascuno Stato membro);
nell'iter che porterà alla approvazione del nuovo Quadro finanziario pluriennale, il primo a pronunciarsi è stato il Parlamento europeo, nel maggio 2018, con l'approvazione a larga maggioranza di una risoluzione nella quale tra l'altro si esprimono timori sul possibile indebolimento delle principali politiche di solidarietà dell'Unione europea e si avanzano una serie di richieste: mantenere i livelli attuali di finanziamento per le politiche tradizionali (PAC e Coesione); aumentare la dotazione di Erasmus +, i finanziamenti alle piccole e medie imprese, le risorse dotazione per la ricerca e l'innovazione e per l'ambiente; incrementare in modo sostanziale gli investimenti attraverso il Meccanismo per collegare l'Europa e garantire finanziamenti supplementari per sicurezza, migrazione e relazioni esterne; complessivamente dunque portare il nuovo QFP all'1,3 per cento del RNL dell'Unione europea a 27;
il Parlamento ha espresso inoltre la sua volontà di definire un QFP più ambizioso a vantaggio dei cittadini, e procedere a questo fine a intensi negoziati con il Consiglio; i negoziati si sono in effetti protratti per lunghi mesi su numerosi dossier, sia sul regolamento QFP sia sui programmi di spesa settoriali in tutti i settori di intervento; anche il Consiglio ”Affari Generali” ha lungamente lavorato sul QFP, preparando lo schema di negoziato; il Consiglio europeo del dicembre 2018 ha tenuto il primo importante scambio di opinioni sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027 sulla base di tale stato dei lavori;
dopo l'insediamento del nuovo Parlamento, l'intenzione è quella di giungere ad un accordo entro l'autunno 2019; è quindi essenziale che nel corso del Consiglio europeo del 20 e 21 giugno 2019 si proceda con decisione alla definizione di un quadro comune e condiviso, garantendo al contempo il mantenimento di alti standard e l'esistenza di adeguate risorse che permettano l'investimento nelle politiche sociali, il miglioramento generale della condizione sociale ed economica dei cittadini europei in forme di concreta solidarietà europea, sull'essenziale tema dell'ambiente e del clima, sui giovani, su una politica verso le migrazioni condivisa e che comprenda il tema della prima accoglienza e dell'integrazione di lungo periodo;
si confronteranno nel prossimo Consiglio le posizioni nettamente distinte sulla dotazione complessiva del prossimo QFP, con una polarizzazione tra un gruppo di Paesi favorevoli a incrementarla e altri che insistono per un bilancio ridotto e che finanzi le nuove priorità e i settori che possono supportare maggiormente la competitività europea tramite maggiori tagli alle politiche tradizionali; essenziale dunque garantirsi una forte posizione negoziale che permetta alleanze con gli Stati membri che chiedono risorse sufficienti per finanziare non solo le nuove priorità (migrazioni, difesa, sicurezza) e i settori fondamentali per la competitività dell'Unione europea (ricerca e innovazione, infrastrutture, spazio, digitale), ma anche le politiche tradizionali (PAC e politica di coesione), mantenendo le dotazioni di queste ultime almeno al livello dell'attuale QFP 2014-2020;
sarà importante altresì, per il nostro Paese, che sia garantito che il bilancio sia sufficientemente flessibile, così da poter essere efficacemente impiegato in situazioni di emergenza (disoccupazione giovanile, disastri naturali, crisi migratorie); in quanto alla questione della condizionalità, sarebbe fondamentale che il nostro Paese garantisse l'accordo su forme di condizionalità legata alla solidarietà europea, in particolare per quanto riguarda la distribuzione dei migranti;
il pianeta si trova di fronte a profondi mutamenti climatici. In assenza di azioni concrete e rigorose decisioni di contrasto, tali fenomeni potrebbero portare, entro pochi anni, ad un punto di non ritorno; gli effetti del riscaldamento globale sono sotto l'occhio di tutti: le temperature aumentano, l'andamento delle precipitazioni sta variando, sono sempre più frequenti le inondazioni, lo scioglimento dei ghiacciai avanza rapidamente con conseguente innalzamento del livello dei mari;
gli interventi volti ad affrontare i cambiamenti climatici e a ridurre le emissioni di gas a effetto serra sono da sempre una priorità dell'Unione europea, tesa a garantire la transizione del continente verso un'economia ad alta efficienza energetica e a basse emissioni di carbonio; l'Unione europea e i suoi Stati membri sono stati in effetti in prima fila negli accordi internazionali per il clima: dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), al Protocollo di Kyoto, al nuovo Accordo di Parigi del 2015;
nella Conferenza sul clima di Katowice (COP24) del dicembre 2018, nella quale pure non si è potuto segnare il raggiungimento di impegni vincolanti per l'attuazione dell'accordo di Parigi, si è quanto meno addivenuti ad adottare un corpo di regole per l'implementazione dell'accordo di Parigi, in materia di trasparenza, finanziamenti, mitigazione e adattamento; il Consiglio europeo tenutosi nello stesso mese di dicembre si è poi impegnato per la fissazione, entro il 2020, una strategia a lungo termine per l'Unione europea in linea con l'accordo di Parigi per mantenere l'aumento medio della temperatura mondiale al di sotto dei 2oC, proseguendo gli sforzi di limitarlo a 1,5oC; nel quadro europeo di azione, un passaggio fondamentale sarà la presentazione da parte degli Stati membri dei progetti di Piani Nazionali integrati per l'energia e il clima (Pnec), e l'approvazione, nella versione definitiva, entro dicembre 2019, del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pnec);
per il 2020, in virtù dell'accordo di Parigi, gli Stati membri dell'Onu sono destinati a valutare il progresso dell'accordo di Parigi e presentare nuovi impegni tesi a realizzare gli obiettivi che hanno concordato; a tali fini, il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha convocato il 23 settembre 2019 il nuovo Vertice sui clima, che dovrà rilanciare gli impegni di tutti gli stakeholders – governi, istituzioni internazionali, settore privato e società civile – sulla questione del cambiamento climatico, che abbia maggiori ambizioni su temi come la mitigazione, l'adattamento, l'innovazione e le finanze per far fronte al cambio climatico; al vertice sui clima seguirà una riunione dei capi di Stato e di Governo nel primo Forum politico d'alto livello sullo sviluppo sostenibile dall'adozione dell'Agenda 2030;
il vertice di settembre riveste una importanza cruciale: si è ad un momento decisivo per tentare di fermare un cambio climatico senza controllo; da anni le autorità scientifiche a livello mondiale, non sufficientemente ascoltate, evidenziano con studi e report accurati la gravità della situazione e le possibili conseguenze del cambiamento climatico sulla vita della popolazione mondiale; in particolare, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) ha ripetutamente lanciato l'allarme sugli effetti irreversibili dei cambiamenti climatici, invitando gli Stati ad assumere decisioni urgenti, considerando la stretta relazione tra l'attività umana e il cambiamento climatico;
è necessario portare avanti, a livello europeo e internazionale, una strategia che indichi la centralità della crisi climatica ed ecologica quale occasione per la trasformazione dei processi produttivi basata sulla green economy, passando da modelli di produzione e consumo lineari al modello circolare che veda coinvolti il sistema dei trasporti, la rigenerazione delle città, la produzione alimentare, la qualità dei prodotti e dei processi industriali, e realizzando innovazione ecologica in tutti i settori industriali, nei servizi, nell'agricoltura, con l'uso efficiente dell'energia e delle materie prime, e una corretta gestione del ciclo dei rifiuti; bisogna fare di più senza ulteriori rinvii e tentennamenti e l'azione deve essere rapida, decisiva e congiunta; vi è l'obbligo collettivo e morale nei confronti delle generazioni future di fare tutto ciò che è possibile per fermare i cambiamenti climatici e per rispondere ai loro perniciosi effetti; in tale processo, l'Italia deve assumere a livello europeo un ruolo guida;
a seguito delle elezioni del Parlamento europeo e delle dimissioni di Theresa May da Primo Ministro inglese, si mantiene quel quadro confuso e problematico dei rapporti tra l'Unione europea e la Gran Bretagna che non riesce a segnare alcun passo avanti, con cui l'attuale Governo deve confrontarsi, con proposte adeguate, a differenza di quanto fatto fino ad oggi;
anche l'esito delle elezioni europee non fornisce una chiave univoca di interpretazione né chiarisce la posizione della gran Bretagna: il Brexit Party di Farage, nato poco prima del voto per sfruttare la fallimentare gestione parlamentare della questione Brexit, ha ottenuto in effetti oltre il 31 per cento dei voti, ma complessivamente il voto ha garantito la tenuta dei partiti pro-remain, facendo avanzare LibDem e Verdi; la Gran Bretagna alle urne sembra dunque mantenere una forte divisione sulla questione Brexit;
resta assolutamente incerto il futuro delle relazioni tra l'Unione europea e la Gran Bretagna; anche l'eventuale insediamento di un governo guidato da Boris Johnson, il più veemente sostenitore del no deal, non modificherà i rapporti entro il Parlamento britannico e la situazione di impasse rischia di verificarsi ancora ed ancora; in effetti, sembra difficile immaginare a breve un altro voto del parlamento su Brexit, e il successo elettorale del Brexit party, insieme alle dimissioni del Primo Ministro May, rendono difficile prevedere un voto favorevole all'accordo;
in vista della nuova proroga al 31 ottobre 2019 del termine per chiudere il processo di recesso, il nuovo Primo ministro britannico potrebbe tentare di negoziare un nuovo accordo con l'Unione europea, al fine di ottenerne l'approvazione da parte del Parlamento, anche se il timing non sembra favorevole, in particolare a causa dei tempi tecnici necessari per l'insediamento della nuova Commissione europea; resta, la possibilità seppure remota di un nuovo referendum,
impegna il Governo:
1. ad attivarsi nelle sedi istituzionali europee, a partire dal prossimo Consiglio europeo, al fine di ottenere, nell'interesse dell'Italia e degli altri Paesi membri, riforme e impegni concreti da realizzare nel corso dell'attuale legislatura per ridurre le disuguaglianze esistenti tra economie e tra cittadini europei e per ridare un senso di marcia all'Unione europea più incentrato sugli aspetti sociali. A tal fine, ad ottenere da subito impegni concreti per superare le questioni divisive che negli scorsi anni hanno rappresentato un ostacolo alla crescita dell'Europa e in particolare: per la revisione degli strumenti della governance economica; per il varo di un bilancio quinquennale che punti al rilancio degli investimenti da scomputare dal deficit al fine del rispetto dei parametri; sul fronte della realizzazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile e il rispetto degli accordi di Parigi sulla lotta al cambiamento climatico; per l'adozione di un Social compact che crei le condizioni per migliorare l'accesso al lavoro, in particolare dei giovani; per la revisione del regolamento di Dublino sulle migrazioni e l'asilo, con programmi di ricollocazione vincolanti, pena la perdita di fondi europei per gli inadempienti;
2. a promuovere l'adozione da parte dell'Unione europea di misure volte a garantire maggiori standard democratici all'interno degli Stati membri con particolare riferimento alla tutela dei diritti civili, alla libertà di stampa e alla formazione delle classi dirigenti e rappresentative, sia nelle formazioni politiche che parlamentari;
3. sul fronte dell'economia e della governance:
a) ad adottare, con urgenza, tutte le iniziative e gli interventi necessari ad evitare l'apertura da parte dell'Unione europea della procedura di infrazione per debito eccessivo nei confronti del nostro Paese;
b) a promuovere in sede europea una nuova governance economica dell'Unione, anche attraverso una revisione delle regole di bilancio volta a conferire una maggiore centralità alla crescita economica, agli investimenti pubblici, all'occupazione, alle riforme e all'inclusione sociale in un percorso sostenibile di riduzione del debito pubblico e a promuovere la nascita di una vera e propria fiscal stance europea, in grado di incidere sulla subottimalità di politiche fiscali esclusivamente nazionali – ad esempio favorendo maggiori investimenti da parte di paesi in strutturale ed ampio surplus delle partite correnti –, al fine anche di favorire le politiche di convergenza macroeconomica;
c) ad adoperarsi per ’istituzione di un vero e proprio Ministro delle finanze incardinato nella commissione europea, e sottoposto al controllo democratico del Parlamento europeo;
d) a proseguire nel sostenere il rafforzamento del mercato unico e il completamento dell'Unione dei mercati dei capitali, orientando le discussioni e le decisioni all'equilibrio tra stabilità e crescita, tra rischi di mercato e rischi di credito e tra mutualizzazione e riduzione dei rischi nei mercati finanziari, in particolare per accelerare il contestuale completamento dell'Unione bancaria, condizione imprescindibile per il rafforzamento dell'Unione economica e monetaria;
e) a sostenere la revisione del trattato del Meccanismo europeo di stabilità (MES) con l'obiettivo di migliorare l'efficacia degli strumenti esistenti, evitando di attribuire al MES i compiti di sorveglianza macroeconomica già esercitati dalla Commissione europea)
f) al fine di tutelare il risparmio e la stabilità finanziaria, a rilanciare il negoziato per il sistema europeo di garanzia dei depositi, che può essere introdotto con la necessaria gradualità, ma che va incardinato e deve svilupparsi sia sul piano del sostegno alla liquidità sia su quello dell'assorbimento delle perdite e a migliorare la proposta della Commissione europea che introduce una funzione di stabilizzazione macroeconomica per l'area euro;
g) ad adoperarsi affinché si prosegua nel lavoro per la costruzione di un mercato unico europeo pienamente efficiente, anche in considerazione delle conseguenze del recesso del Regno unito dall'Unione europea rafforzando la cooperazione tra gli Stati membri, procedendo sulla strada della costruzione di norme omogenee, superando l'attuale frammentazione normativa nel mercato dei beni e servizi; a sostenere l'adozione di norme moderne ed efficaci capaci di considerare il mercato unico in tutte le sue forme, ricomprendendo anche quelle sviluppate sulle piattaforme digitali, ferma restando la difesa dei diritti dei lavoratori e dei consumatori;
h) a sostenere l'implementazione di una politica industriale comune orientata alla crescita e allo sviluppo del mercato unico europeo in particolare nei settori in cui si rilevano degli svantaggi competitivi, favorendo le sinergie fra gli apparati industriali dei paesi dell'Unione al fine di potenziare l'integrazione di filiere e catene di valore, nell'ambito delle sfide industriali, energetiche, ambientali che hanno un impatto non solo sulle imprese, ma anche sulla vita dei cittadini, e tutelando l'interesse nazionale in un'ottica costruttiva e di collaborazione attiva fra gli Stati membri;
4. in materia di bilancio europeo:
a) a sostenere l'esigenza di implementare ulteriormente le risorse a favore della politica agricola comune con risorse finanziare almeno pari a quelle stanziate nel QFP in corso chiedendo, pertanto, di mantenere i livelli di finanziamento per Pac e politica di coesione per l'Unione europea a 27 ”almeno al livello del bilancio 2014-2020 in termini reali”; di triplicare l'attuale dotazione del programma Erasmus +; di raddoppiare i finanziamenti destinati alle piccole e medie imprese, di incrementare almeno del 50 per cento l'attuale dotazione per la ricerca e l'innovazione, portandola a 120 miliardi di euro; di raddoppiare la dotazione del programma Life, incrementare in modo sostanziale gli investimenti attraverso il Meccanismo per collegare l'Europa e garantire finanziamenti supplementari per sicurezza, migrazione e relazioni esterne, portando il nuovo QFP all'1,3 per cento del Reddito nazionale lordo dell'Unione europea a 27;
b) a garantire che nel nuovo QFP sia affermato il principio della condizionalità in particolare legata alle politiche di solidarietà europea e al rispetto dei valori e dei principi democratici fondanti l'Unione;
5. per quanto concerne le nomine delle principali cariche dell'Unione europea:
a) ad adoperarsi al fine di garantire una adeguata e autorevole rappresentanza dell'Italia nelle posizioni apicali delle maggiori istituzioni europee;
b) ad indicare un candidato donna ed un candidato uomo per ogni posto da Commissario, affinché la composizione della prossima Commissione europea assicuri l'equa rappresentanza di genere;
c) a garantire l'equilibrio di genere nel processo di rinnovo delle cariche istituzionali, al fine di assicurare la rappresentanza delle donne ai vertici delle istituzioni dell'Unione europea;
d) a contribuire alla istituzione di un Consiglio dei ministri per l'eguaglianza di genere la cui missione sia quella di garantire i diritti delle donne e le pari opportunità tra donne e uomini in Europa; nonché quella di assicurare l'applicazione dell'approccio gender mainstream a tutte le politiche dell'Unione europea, fornendo indicatori intersezionali e valutazioni d'impatto ex-ante ed ex-post;
6. relativamente ai cambiamenti climatici:
a) a favorire il raggiungimento da parte dell'Unione, con ogni necessaria azione a livello europeo ed internazionale, di un ruolo di leadership a livello globale affinché, nelle prossime riunioni internazionali in materia di cambiamenti climatici ed in particolare nel Vertice sul clima del 23 settembre 2019, sia raggiunto il traguardo dell'adozione di un quadro normativo vincolante e condiviso per l'attuazione dell'Accordo di Parigi, anche attraverso la dichiarazione dello ”stato di emergenza ambientale e climatica” che permetta con un'azione globale di giungere ad un reale cambio di direzione in tutti i settori dell'economia, tale da consentire in tempi rapidi e certi, nel rispetto delle indicazioni scientifiche entro un accordo internazionale, la transizione energetica verso la riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e la progressiva decarbonizzazione dell'economia;
b) ad agire in sede di Consiglio al fine di garantire la fissazione di orientamenti sulla direzione generale e sulle priorità politiche in materia di cambiamenti climatici, per permettere la compiuta realizzazione entro il 2020 di quella strategia politica in materia di cambiamenti climatici a lungo termine, equa sul piano sociale ed efficiente dal punto di vista dei costi, che sia perfettamente in linea con l'Accordo di Parigi e con gli eventuali nuovi impegni internazionali;
c) ad adoperarsi affinché gli obiettivi fissati a livello europeo in materia di politiche per il contrasto dei cambiamenti climatici siano poi concretamente e puntualmente portati avanti da ciascuno Stato membro e nelle relazioni commerciali dell'Unione, favorendo, da un lato, l'incremento delle risorse del bilancio europeo per clima e ambiente, dall'altro prevedendo meccanismi che impegnino, salvo l'eventuale applicazione di misure sanzionatorie, gli Stati membri all'immediato abbandono dei combustibili fossili più inquinanti;
7. in materia di disinformazione:
a) a sostenere l'adozione di norme comuni in materia di disinformazione e minacce ibride, in sintonia con quanto stabilito dal Piano d'azione della Commissione europea, al fine di favorire, la libera informazione e difesa del diritto dei cittadini a disporre di notizie certe e non inquinate da ingerenze esterne, capaci di manipolare l'orientamento dell'opinione pubblica e il regolare svolgimento delle consultazioni elettorali. In particolare, ad assicurare l'appoggio ad ogni opportuna misura di carattere europeo relativa alla resistenza dei sistemi democratici dell'Unione contro gli attacchi informatici e le attività illegali nel cyberspazio in occasione delle prossime elezioni europee, garantendo, anche attraverso la sua azione in sede europea, che sia raggiunto il giusto equilibrio tra una efficace azione di contrasto alla disinformazione e alle attività illegali nel cyberspazio e la tutela dei diritti fondamentali quali la libertà di espressione, il rispetto della vita privata dei cittadini e la tutela dei dati personali, con una attenzione particolare a social network e piattaforme digitali;
8. per quanto attiene a Brexit
a) ad assumere ogni iniziativa politica per il raggiungimento di una posizione unitaria in sede di Consiglio europeo affinché si lavori alacremente a scongiurare l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea senza alcun accordo, pur non cedendo ad eventuali pretese ulteriori, ed anzi a verificare la praticabilità della permanenza della Gran Bretagna nell'Unione europea garantendo per questa via le priorità del nostro Paese, in particolare a tutela del folto numero di cittadini italiani residenti nel Regno Unito, al mantenimento di garanzie sociali, lavorative, sanitarie e di libera circolazione già previste dal diritto comunitario vigente a favore dei nostri connazionali e dei cittadini europei tutti, alla tutela delle imprese italiane che si troverebbero esposte in caso di Brexit e di no deal a pesanti ricadute economiche;
9. per quanto attiene alle relazioni esterne:
a) ad attivarsi per promuovere i valori e gli interessi dell'Europa nel mondo, con particolare attenzione alla tutela e alla promozione dei valori della democrazia, dello Stato di diritto nonché alla protezione dei valori europei nelle relazioni con i paesi terzi.
(6-00078) «De Luca, Quartapelle Procopio, Berlinghieri, Boccia, Delrio, Giachetti, Mauri, Raciti, Rotta, Sensi».
La Camera,
udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulla riunione del Consiglio europeo dei prossimi 20 e 21 giugno,
premesso che:
il Consiglio europeo dovrà prendere decisioni circa le nomine delle principali cariche dell'Unione europea relative al prossimo ciclo istituzionale ed adottare l'Agenda strategica dell'Unione europea per il 2019-2024;
i membri della Commissione europea sono scelti in base alla loro competenza generale e al loro impegno europeo, e tra personalità che offrono tutte le garanzie di indipendenza;
nella scorsa legislatura, l'allora governo Renzi compì una scelta politicamente suicida ottenendo per l'Italia il ruolo di Alto Rappresentante per la politica estera dell'unione, affidato all'Onorevole Federica Mogherini, e tale scelta ha consegnato l'Italia all'irrilevanza politica nel mandato appena terminato;
l'Italia rappresenta ancora una delle economie più forti e dinamiche dell'Unione e per troppi anni le nostre imprese, soprattutto le micro, piccole e medie imprese, sono state investite da Direttive e Regolamenti comunitari che le hanno spesso penalizzate rispetto ai concorrenti degli altri Stati membri o di Stati terzi;
risulta, quindi, di particolare importanza che l'Italia possa vantare nel prossimo mandato un Commissario con un significativo portafoglio economico, tale da poter incidere sulle politiche comunitarie in modo da difendere e sostenere il tessuto produttivo nazionale, pur nell'ambito del rispetto dei Trattati;
risulta altresì di rilevanza strategica per gli Stati ad alto debito pubblico, tra cui l'Italia, poter continuare a godere di una politica espansiva da parte della Banca centrale europea, al fine di mettere al riparo i suddetti Stati e i loro rispettivi tessuti economico-sociali da possibili nuovi attacchi speculativi sui debiti sovrani;
10 schema per l'Agenda strategica dell'Unione europea per il periodo 2019-2024, presentato al vertice informale di Sibiu, lo scorso 28 maggio, prevede tra le tematiche principali quella della protezione dei cittadini e delle libertà e quella dello sviluppo della base economica e dell'individuazione di un modello europeo per il futuro;
con riferimento al primo tema, l'Agenda dovrebbe affrontare le questioni connesse alla garanzia della sicurezza dell'Unione europea, delle frontiere, della lotta al terrorismo, della lotta alla migrazione illegale e della riforma del sistema di asilo;
con riferimento allo sviluppo della base economica e all'individuazione di un modello europeo per il futuro, l'Agenda propone, tra l'altro, di rafforzare il mercato unico, anche attraverso investimenti infrastrutturali;
parallelamente però il nuovo riparto prevede a titolo compensativo, alcuni risparmi, soprattutto per quanto riguarda i finanziamenti complessivi a favore della politica agricola comune (PAC) e della politica di coesione che subirebbero una riduzione del 5 per cento a prezzi correnti rispetto al periodo 2014-2020, il che equivale a una riduzione di circa il 12 per cento a prezzi costanti del 2018, e, secondo il Parlamento europeo, il taglio sarebbe ancora più consistente e ammonterebbe addirittura al 15 per cento;
il rapporto della Commissione sulle raccomandazioni specifiche per Paese sottolinea come l'economia europea sia in crescita per il settimo anno consecutivo e continuerà a espandersi sia quest'anno che il prossimo;
per quanto riguarda la correzione degli squilibri macroeconomici, si registrano taluni progressi ma occorrono ulteriori interventi, come nel caso specifico dell'Italia, che, insieme a Cipro e Grecia, forma il trio di Paesi per i quali è stata rilevata la presenza di squilibri eccessivi;
il programma nazionale di riforma 2019 affronta solo in parte le questioni strutturali sollevate dalle raccomandazioni specifiche per paese del 2018, e spesso non contiene indicazioni precise né sui nuovi impegni né sul relativo calendario di attuazione;
i principali obiettivi delle raccomandazioni 2019-2020, riguardano l'incoraggiamento degli Stati membri ad aumentare il proprio potenziale di crescita modernizzando le rispettive economie e rafforzandone ulteriormente la resilienza; il mantenimento di politiche di bilancio nazionali differenziate per rafforzare la sostenibilità di bilancio complessiva della zona euro e degli Stati membri; il rafforzamento dei sistemi fiscali e previdenziali e nella lotta contro la pianificazione fiscale aggressiva; la creazione di un clima di fiducia delle imprese, di prevedibilità, certezza giuridica e rispetto dello Stato di diritto, al fine di un ulteriore rilancio degli investimenti;
la raccomandazione per l'Italia (COM(2019)512), oltre a riprendere diverse tematiche del documento orizzontale in tema di mercato del lavoro e di investimenti, invita ad adottare provvedimenti nel 2019 e nel 2020 volti a:
assicurare una riduzione in termini nominali della spesa pubblica primaria netta dello 0,1 per cento nel 2020, corrispondente a un aggiustamento strutturale annuo dello 0,6 per cento del PIL; utilizzare entrate straordinarie per accelerare la riduzione del rapporto debito pubblico/PIL; spostare la pressione fiscale dal lavoro, in particolare riducendo le agevolazioni fiscali e riformando i valori catastali non aggiornati; contrastare l'evasione fiscale, in particolare nella forma dell'omessa fatturazione, potenziando i pagamenti elettronici obbligatori anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti; attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica e creare margini per altra spesa sociale e spesa pubblica favorevole alla crescita;
ridurre la durata dei processi civili in tutti i gradi di giudizio razionalizzando e facendo rispettare le norme di disciplina procedurale e migliorare l'efficacia della lotta contro la corruzione, riformando le norme procedurali al fine di ridurre la durata dei processi penali;
favorire la ristrutturazione dei bilanci delle banche, in particolare per le banche di piccole e medie dimensioni, migliorando l'efficienza e la qualità degli attivi, continuando la riduzione dei crediti deteriorati e diversificando la provvista, e migliorare il finanziamento non bancario per le piccole imprese innovative;
il debito pubblico in aprile è salito di 14,8 miliardi rispetto a marzo, toccando il nuovo record di 2.373,3 miliardi; l'aumento riflette, secondo il rapporto «Finanza pubblica, fabbisogno e debito» di Bankitalia, l'aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (11,6 miliardi, a 58,5) e il fabbisogno del mese (2,8 miliardi);
Bankitalia ha precisato che gli scarti e i premi all'emissione e al rimborso, la rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e la variazione dei tassi di cambio hanno nel complesso aumentato il debito ad aprile di ulteriori 0,4 miliardi. Il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 13,9 miliardi, quello delle amministrazioni locali di 0,9 miliardi, mentre il debito degli enti di previdenza è rimasto pressoché invariato;
in particolare, il taglio sulla politica agricola, pari a un valore complessivo di venti miliardi, colpirà per 1,8 miliardi il settore in ambito nazionale;
tale previsione è insostenibile per imprese che in Italia rappresentano un settore strategico attraverso produzioni d'eccellenza e la promozione del made in Italy nel mondo;
inoltre, l'agricoltura si è dimostrata essere un settore anticiclico, la cui occupazione è cresciuta anche durante gli anni della crisi, con un aumento del 3,5 per cento dal 2008 al 2016 a fronte di un crollo del 13,6 per cento dell'industria, soprattutto grazie al fenomeno del ritorno alla terra di molti giovani;
secondo un'analisi effettuata dalla Coldiretti, infatti, quasi un'impresa su dieci condotta da giovani opera in agricoltura in Italia (8,4 per cento), dove sono presenti ben 51.123 aziende guidate da under 35, che operano in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l'agricoltura sociale per l'inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l'agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili,
impegna il Governo:
1) ad indirizzare i propri sforzi diplomatici all'ottenimento di un significativo portafoglio economico per il Commissario europeo di nomina italiana;
2) ad assicurare, per quanto di competenza, che la nuova governance della Banca centrale europea garantisca la continuità e sostenga politiche espansive atte a sostenere l'economia dei Paesi maggiormente indebitati;
3) a dichiararsi disponibile, in sede di trattativa con la Commissione europea sull'eventuale procedura di infrazione per deficit eccessivo, ad adottare iniziative per abrogare il provvedimento sul Reddito di cittadinanza e ricalibrare la spesa in deficit verso investimenti virtuosi orientati alla crescita;
4) a sostenere in sede europea la necessità di scorporare dal calcolo del deficit le spese per investimenti, per la prevenzione dei rischi idrogeologici e sismici, e quelle per la sicurezza, e ad introdurre una maggiore flessibilità nella individuazione delle circostanze eccezionali di cui all'articolo 81 della Costituzione;
5) ad assumere iniziative urgenti, anche di carattere normativo, volte a contrastare la concorrenza fiscale sleale tra Stati membri e il fenomeno delle delocalizzazioni intracomunitarie;
6) a realizzare una politica economica basata sulla difesa del lavoro, dell'industria e dell'agricoltura italiani da concorrenza sleale e da normative europee che possono penalizzare l'Italia, e volta a sostenere la produzione industriale e agricola riconoscibile come marchio Italia e la graduale riconversione della produzione esposta alla concorrenza indiscriminata;
7) ad adottare politiche industriali efficienti volte a fronteggiare la minaccia all'economia e alla sicurezza del Paese attraverso la tutela delle aziende italiane di rilevanza strategica o ad elevato contenuto tecnologico, spesso permeabili a manovre esterne indirizzate ad assumerne il controllo;
8) a sostenere l'introduzione di «dazi di civiltà» nei confronti dei prodotti di Stati terzi che non rispettano i nostri standard salariali, di sicurezza sul lavoro e di tutela ambientale, per evitare un pericoloso dumping sociale in Europa e contrastare fenomeni di concorrenza sleale;
9) ad adottare iniziative volte a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e attenuare il ritardo delle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni insulari;
10) ad avviare negoziati in ambito europeo per rivedere l'impostazione del complesso dei vincoli derivanti dal fiscal compact, al fine di avviare una politica di crescita sostenibile e di ripresa economica e produttiva, con l'impegno da parte italiana a utilizzare la maggiore flessibilità unicamente in investimenti pubblici e sicurezza.
(6-00079) «Lollobrigida, Meloni, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».