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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 18 dicembre 2019

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI, MARTINCIGLIO e GRIPPA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   «La gabbianella e altri animali» è un'associazione nata nel 1999, per occuparsi di adozione e di affidamento cercando soprattutto di prevenire il distacco tra i bambini e i loro genitori nei vari modi possibili, attraverso forme diverse di solidarietà familiare;

   si è occupata per 15 anni dei bambini presenti nel carcere femminile della Giudecca: provvedendo ad accompagnarli quotidianamente all'asilo comunale, portandoli a giocare fuori dalla casa di reclusione nelle festività e al mare d'estate per tre giorni alla settimana, senza ricevere finanziamenti specifici per tale scopo dal 2010;

   è presente nella casa circondariale di S.M. Maggiore con progetti che trattano il tema della genitorialità in carcere e dove assiste i padri durante i colloqui con i bambini e ha restaurato l'ex chiostro di S. Maria Maggiore, perché padri e famiglie si possano incontrare all'aperto;

   promuove diverse attività culturali: pubblicazioni di articoli, organizzazione di convegni, partecipazione al gruppo per il monitoraggio della convenzione sui diritti del fanciullo di New York, costruzione di eventi, partecipazione a trasmissioni radiofoniche e televisive e altro. Inoltre, cura il proprio sito: www.lagabbianella.org;

   nell'aprile del 2015 è stato firmato il «protocollo d'intesa» sulle procedure per l'attivazione di forme di accoglienza dei bambini in carcere con la madre, frutto di un accordo fra numerosi soggetti: pubblico tutore dei minori della regione Veneto, garante delle persone ristrette nella libertà personale, Ministero della giustizia (rappresentato dalla direzione della casa di reclusione femminile di Venezia e dalla direzione dell'ufficio di esecuzione penale esterna – U.e.p.e.), questura di Venezia, comune di Venezia, centro per l'affido e la solidarietà familiare della Conferenza dei sindaci dei comuni di Cavallino Treporti – Marcon – Quarto D'Altino – Venezia, procura della Repubblica, tribunale per i minorenni di Venezia, e la stessa associazione «La gabbanella e altri animali»;

   tuttavia, nell'aprile 2018, l'associazione ha inviato la disdetta dal «protocollo d'intesa», in quanto i suoi contenuti non sono mai stati applicati, con particolare riferimento alla formazione del gruppo di lavoro che avrebbe dovuto far applicare e monitorare il protocollo e alla mancata attuazione di progetti individualizzati per i bambini e sottoscritti dalle madri;

   nel maggio 2019 un nuovo protocollo d'intesa è stato firmato: anch'esso prevede un gruppo di lavoro composto da 5 soggetti che, assieme alla madre del bambino, ne progetti la vita;

   secondo quanto riportato dall'associazione, nelle predette strutture vi era un bambino di età prossima ai sei anni e questa sarebbe stata l'occasione giusta per attuare il protocollo; tuttavia, il gruppo di lavoro incaricato di attuare il protocollo all'interno dell'Icam, nei fatti, è costituito da ben più di 5 membri, compromettendone l'effettivo funzionamento, e la madre non sarebbe di fatto coinvolta, diversamente che nel passato, mentre l'associazione ha denunciato di essere stata esclusa, nonostante si sia occupata del minore quotidianamente;

   nel giorno del sesto compleanno del bambino, questi è stato portato via, senza preavviso alcuno;

   secondo l'associazione è evidente la mancanza di seria progettazione sul bambino;

   conseguentemente, l'associazione «La Gabbianella», dopo 4 anni dalla firma dei primi accordi non attuati, ha dato disdetta definitiva e non offre più il suo servizio –:

   se e quali soggetti, pubblici o del privato sociale, si stiano occupando dell'accompagnamento del minore all'asilo e si occuperanno di portare in seguito i bambini all'esterno;

   se il Governo sia a conoscenza dei motivi per cui il protocollo d'intesa citato in premessa non è mai stato effettivamente attuato, perdendo il contributo dell'associazione «La gabbianella e altri animali»;

   se il Governo intenda adoperarsi al fine di promuovere l'adozione dei protocolli citati in premessa anche in altri contesti analoghi nel resto del Paese.
(3-01220)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SPORTIELLO, SARLI, NAPPI e PERANTONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da una notizia pubblicata il 19 giugno 2019 dal sito Unicef si apprende che delle 638.000 richieste di asilo presentate nel 2018 nei Paesi europei, 19.700 sono state avanzate da minori stranieri non accompagnati: complessivamente, il 10 per cento delle richieste di asilo presentate da under 18 proviene da bambini e adolescenti senza familiari al seguito;

   la pubblicazione dal titolo «Atlante Minori Stranieri non accompagnati in Italia», a cura della organizzazione non governativa Save the Children, di giugno 2017, riporta il dato secondo il quale al 31 dicembre 2017 risultano essere giunti in Italia via mare 15.779 minorenni non accompagnati; questo significa che più di un migrante su dieci (per la precisione, il 13,2 per cento) era un ragazzo o una ragazza che ha affrontato il viaggio da solo;

   la legge n. 47 del 2017 ha come finalità quella di rafforzare la protezione dei minori stranieri non accompagnati e individua figure, come quella dei tutori, chiamati a supportarli nel loro percorso di inclusione sociale e l'affidamento familiare come alternativa primaria;

   con l'espressione «minore non accompagnato», in ambito europeo e nazionale, si fa riferimento al cittadino di Stati non appartenenti all'Unione europea e apolide, di età inferiore ai diciotto, che si trova, per qualsiasi causa, nel territorio nazionale, privo di assistenza e rappresentanza legale, come prevedono l'articolo 2 del decreto legislativo n. 142 del 2015 e l'articolo 2 della legge n. 47 del 2017;

   la legge n. 47 del 2017, all'articolo 5, «identificazione dei minori stranieri non accompagnati», comma 1, prevede l'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri contenente la procedura relativa al primo colloquio con il minorenne da parte di personale qualificato della struttura di prima accoglienza; è un atto previsto, da adottarsi entro 120 giorni dalla sua entrata in vigore;

   ad oltre due anni dalla sua entrata in vigore, alla legge n. 47 del 2017 mancano ancora alcuni decreti attuativi necessari per garantire la piena applicazione delle norme;

   all'articolo 22 della sopracitata legge si prevedeva che il decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394 – regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero – venisse modificato entro un mese dall'entrata in vigore della legge;

   sempre all'articolo 22 della citata legge si prevedeva che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 dicembre 1999, n. 535, regolamento concernente i compiti del comitato per i minori stranieri, fosse modificato nel termine di un mese dall'entrata in vigore della legge –:

   se il Governo intenda intraprendere tutte le iniziative di competenza per la predisposizione dei decreti attuativi mancanti in relazione alla legge n. 47 del 2017;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per facilitare l'accesso al sistema d'asilo per i minorenni bisognosi di protezione internazionale, garantendo adeguati sistemi di accoglienza e protezione.
(5-03312)

Interrogazione a risposta scritta:


   SPESSOTTO e GRIPPA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto legislativo n. 250 del 1997 è stato istituito l'Enac (Ente nazionale per l'aviazione civile), quale ente regolatore del sistema aereo italiano;

   secondo l'articolo 4, comma 1, del citato decreto legislativo, sono organi dell'Enac: il presidente, il consiglio di amministrazione, il collegio dei revisori dei conti e il direttore generale;

   lo stesso articolo recita: «il Presidente (...) nominato con Decreto del Presidente della Repubblica (...) rimane in carica cinque anni ed è rinnovabile per due mandati consecutivi (...). Il Consiglio di amministrazione è composto dal Presidente e da quattro membri (...) nominati su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Il Consiglio rimane in carica cinque anni e la nomina dei suoi consiglieri è rinnovabile una sola volta (...). Il Direttore Generale è nominato, per la durata di cinque anni, con le stesse procedure del Consiglio di Amministrazione (...)»;

   la citata norma è stata successivamente modificata con decreto del Presidente della Repubblica n. 188 del 2010; tuttavia, in particolare per i criteri di nomina del consiglio di amministrazione e del direttore è rimasta invariata, mantenendo nella sostanza assolutamente identici i criteri di nomina del consiglio e della direzione generale;

   lo statuto dell'ente, approvato con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in data 19 gennaio 2015, identicamente a quanto disposto dalla vigente normativa, ribadisce uguali criteri di nomina del consigli di amministrazione e del direttore generale e solo per due mandati consecutivi;

   secondo quanto risulta all'interrogante l'attuale direttore generale è stato nominato per la prima volta nell'aprile 2009, poi è stato confermato, per un ulteriore periodo di cinque anni con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri nel luglio 2014 e, in data 26 giugno 2019, è stato rinominato per la terza volta consecutivamente direttore generale;

   il legislatore, con la limitazione ai due mandati consecutivi relativi alla nomina, sia del consiglio di amministrazione che del direttore generale, secondo l'interrogante ha voluto porre una clausola di inconferibilità temporanea dell'incarico, con la quale prescrizione nella buona sostanza non vuole stabilire un limite decennale per la titolarità della carica di direttore generale, quanto piuttosto vietare assolutamente due rinnovi consecutivi dopo il primo e dunque vietare un terzo mandato consecutivo;

   le norme istitutive dell'Enac (legge n. 250 del 1997 e legge n. 188 del 2010) hanno voluto limitare i criteri di rinnovo del mandato alla sola ipotesi di consecutività dei tre incarichi e non ad altra fattispecie. Unico caso, espressamente specificato e già citato, di nomina per un terzo mandato consecutivo, riguarda il solo presidente dell'ente, fattispecie che il legislatore ha voluto puntualizzare, escludendo il direttore generale;

   la possibilità di una terza nomina per il direttore generale, così come per il consiglio di amministrazione, è ritenuta possibile dal punto di vista normativo, solo con l'interruzione della consecutività, circostanza che non ricorre nel caso di specie del direttore generale di Enac;

   la legge n. 190 del 2012 ha voluto porre nuovi obblighi e adempimenti per le amministrazioni pubbliche, in particolare, all'articolo 1, comma 4, definisce categoricamente i criteri relativi a una obbligatoria rotazione dei dirigenti pubblici sia interni sia esterni;

   l'attuale direttore generale di Enac, dunque, sembrerebbe agli interroganti essere stato nominato in contrasto con quanto stabilito dalla normativa vigente e dallo stesso statuto dell'Enac –:

   se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza per revocare immediatamente la nomina del direttore generale di Enac, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 giugno 2019;

   se intenda assumere eventuali iniziative di competenza a carattere sospensivo nei riguardi dell'attuale direttore generale nelle more della definizione della revoca, onde evitare che tutti gli atti posti in essere dal direttore generale nell'esercizio delle sue funzioni possano essere dichiarati nulli.
(4-04365)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCHIRÒ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Collège Lycée International Honoré de Balzac è l'unico istituto statale a Parigi a offrire un insegnamento bilingue italiano-francese gratuito;

   gli studenti italiani residenti a Parigi, iscrivendosi al Collège al termine della scuola elementare, possono proseguire gli studi nella scuola pubblica francese preservando la lingua e la cultura italiane. Al termine del ciclo scolastico si consegue l'O.i.b. (Baccalaureat à option internationale), riconosciuto in Francia e in Italia, che permette il proseguimento degli studi universitari anche in Italia, senza l'obbligo di sostenere i test di accertamento linguistico;

   il Collège Lycée International Honoré de Balzac di Parigi ospita 6 sezioni linguistiche. Oltre a quella italiana, vi sono quella araba, inglese, spagnola, portoghese e tedesca. La sezione italiana è stata creata nel 2005;

   fino al 2018-19, per evitare discrezionalità relativamente all'accesso dei richiedenti delle diverse nazionalità, il Collège ha stabilito di attribuire a tutte le sezioni il medesimo numero di iscritti, ossia 20, per un totale di 120 neo-allievi;

   nelle deliberazioni assunte nel maggio 2019 e valide per l'anno scolastico in corso, tuttavia, il preside dell'istituto avrebbe comunicato un taglio di allievi per le sezioni italiana e portoghese, passando da 20 a 16 nuovi iscritti. Questa decisione, assunta negli organismi preposti, per quanto consta all'interrogante, sembrerebbe essere stata adottata in assenza del dirigente scolastico consolare italiano;

   in questi ultimi anni il numero degli italiani richiedenti l'iscrizione al Collège è andato progressivamente aumentando, in linea con il notevole incremento degli italiani che hanno trasferito a Parigi la propria residenza per motivi di lavoro;

   l'offerta formativa italiana in Francia fa capo alla rete delle rappresentanze diplomatico consolari. I corsi di lingua italiana nelle scuole pubbliche francesi, nei licei italiani e nelle sezioni italiane dei licei internazionali sono effettuati da docenti italiani coordinati dal dirigente scolastico del consolato;

   la comunità italiana, esprimendo il rammarico per il taglio di studenti italiani deliberato dal Collège, manifesta riserve sulla capacità della nostra Amministrazione di rispondere con tempistiche certe alle richieste dei partner francesi per quanto attiene alla predisposizione delle graduatorie dei docenti e al loro invio in tempi utili per il regolare avvio dell'anno scolastico;

   risulterebbe altresì all'interrogante che la disponibilità di fondi per le supplenze sia stata comunicata dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca al consolato con notevole ritardo;

   quali iniziative urgenti intendano porre in essere i Ministri interrogati affinché si regolarizzi il percorso delle assegnazioni degli insegnanti, eventualmente anche rivedendo la distribuzione delle competenze tra Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   quali iniziative si intendano promuovere affinché la dirigenza del Collège Lycée International Honoré de Balzac riconsideri la riduzione dei posti riservati agli scolari italiani, tenendo conto che il taglio operato rischia di penalizzare gli studi della lingua e della cultura italiana in un contesto francese e internazionale sempre più caratterizzato da un forte incremento della presenza italiana.
(5-03314)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   RIZZO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 13 novembre 2019, la Commissione IX Trasporti della Camera dei deputati ha espresso parere sullo schema di contratto programma 2020-2024 tra il Ministero dello sviluppo economico e la società Poste Italiane spa;

   l'articolo 5 disciplina le prestazioni, escluse dal servizio universale, consistenti nei servizi al cittadino, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni, che Poste Italiane può offrire, avvalendosi della sua rete e delle sue infrastrutture tecnologiche. Si dispone espressamente che il Ministero e Poste italiane spa adottino iniziative a sostegno della trasformazione digitale dei servizi e che la società agevoli l'inclusione degli utenti in divario digitale, attraverso offerte volte a garantire l'accesso universale ai servizi delle pubbliche amministrazioni;

   le modalità di fornitura e i corrispettivi economici di detti servizi sono definiti da apposite convenzioni con le pubbliche amministrazioni interessate;

   la carta reddito di cittadinanza (carta Rdc) è una carta di pagamento elettronica prepagata, emessa da PostePay in esecuzione del servizio affidato a Poste Italiane conformemente a quanto disposto dall'articolo 5, comma 6, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 26 del 2019;

   la carta Rdc, oltre all'acquisto di beni e servizi presso gli esercizi commerciali in Italia convenzionati con il circuito MasterCard che rientrano nelle categorie di spesa previste dal decreto e dalla normativa richiamata, consente di effettuare prelievi di contante;

   dalla lettura dei dati pubblicati dall'Inps in merito ai percettori del reddito di cittadinanza, in Italia alla data del 31 luglio 2019 si certifica che nel comune di Caltagirone i beneficiari di tale sostegno all'impiego sono 1.284;

   gli uffici postali di Caltagirone, città di circa 38.000 abitanti, sono due, ubicati uno presso la zona sud, dotato di un solo sportello Atm Postamat, ed uno presso il centro storico, sprovvisto di tale servizio;

   il 12 novembre 2019, la sede dell'ufficio postale della succursale 1 di Caltagirone, situata in un palazzo storico di proprietà del comune di Caltagirone e a pochi passi dalle principali attrazioni turistiche è stata chiusa per la caduta di calcinacci dal soffitto a causa delle forti piogge penetrate dal piano soprastante;

   per quanto è a conoscenza dell'interrogante, i lavori di manutenzione straordinaria realizzati dal comune di Caltagirone, proprietario dell'immobile, si sono conclusi soltanto il 13 dicembre 2019 lasciando a Poste Italiane l'onere di procedere ai lavori di ripristino del soffitto dell'ufficio postale, in affitto, che non potranno concludersi prima della metà del mese di gennaio 2020;

   nonostante Poste Italiane spa abbia cercato di alleviare i disagi che paiono imputabili totalmente all'amministrazione locale con un impiego maggiore del personale in servizio presso l'ufficio ubicato nella zona sud della città, molte sono le critiche sollevate dagli abitanti del centro storico, vista la distanza tra i due uffici postali e la presenza di un unico sportello Atm Postamat per il prelievo contanti dei propri clienti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei disagi in corso nella città di Caltagirone;

   quali siano i progetti di Poste Italiane spa al fine di potenziare sportelli Atm Postamat nei due uffici postali di Caltagirone, attivare il servizio Postewifi ed erogare i servizi innovativi messi a disposizione dall'azienda;

   quali siano i progetti di potenziamento dei servizi erogati da Poste Italiane spa nella città di Caltagirone, sia in ordine al servizio universale postale da erogare anche agli abitanti delle frazioni di Granieri e Santo Pietro, sia in ordine ai prodotti finanziari erogati a centinaia di clienti, tra cui molti anziani.
(4-04360)


   RIBOLLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel 2010 la Banca di Credito Cooperativo di Ghisalba, in provincia di Bergamo, ha proposto ai propri correntisti di assumere la posizione di soci della Banca stessa, al fine di ottenere particolari benefici in considerazione del fatto che, inoltre, il capitale derivante dalle quote sociali avrebbe fruttato sicuramente più interessi rispetto ai benefici derivanti dai depositi in conto corrente;

   tuttavia, in data 30 giugno 2015, l'Istituto Banca di Credito Cooperativo di Ghisalba è stato cancellato dall'Albo delle banche a seguito dell'incorporazione, della stessa, in Banca di Credito Cooperativo dell'Oglio e del Serio – società cooperativa –;

   successivamente, a seguito dell'incorporazione in Banca di Credito Cooperativo dell'Oglio e del Serio, viene dichiarata l'impossibilità di restituzione in tempi celeri delle quote societarie dovute ai correntisti;

   inoltre, l'adesione al contratto bancario nel 2010 avvenne nella piena garanzia che, al momento opportuno o in caso di necessità, i correntisti avrebbero potuto, senza alcun tipo di problema, riscattare le quote ed ottenere il proprio capitale;

   questa incresciosa situazione persiste da ormai alcuni anni e i correntisti, a tutt'oggi, non hanno ricevuto alcun tipo di riscontro da parte della banca se non l'impossibilità di restituzione delle somme;

   pertanto, al di là delle rassicurazioni formali giunte dai vertici dell'Istituto a fronte delle ripetute sollecitazioni, le somme versate risultano essere ancora interamente bloccate –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto esposto in premessa, intenda adottare iniziative normative per garantire maggiori forme di tutela dei piccoli risparmiatori delle banche cooperative, al fine di evitare le criticità sopra evidenziate.
(4-04364)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   ROSSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   come noto, la legge n. 3 del 2019, recante «Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici», ha modificato gli articoli 158, 159 e 160 del codice penale;

   in via di estrema sintesi, la riforma introdotta – inserita in fase emendativa nel corso dell'esame in sede referente alla Camera dei deputati, con un'operazione di «ampliamento del perimetro del provvedimento» del tutto discutibile e rocambolesca – sospende il corso della prescrizione dalla data di pronuncia della sentenza di primo grado (sia di condanna che di assoluzione) o dal decreto di condanna, fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio o alla data di irrevocabilità del citato decreto;

   la legge n. 3 del 2019, all'articolo 1, comma 2, fissa l'entrata in vigore della riforma della prescrizione al 1° gennaio 2020. Lo stesso Governo pro tempore aveva infatti preannunciato in maniera chiara la volontà di realizzare entro tale termine un intervento riformatore del codice di procedura penale volto alla drastica riduzione dell'irragionevole durata dei processi in Italia, intendendo così marginalizzare l'impatto concreto dell'eliminazione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. In buona sostanza, ad avviso dell'interrogante le forze di Governo dell'epoca, consapevoli che l'intervento così operato era «una bomba nucleare sul processo» (per usare le parole dell'allora Ministro per la pubblica amministrazione Giulia Bongiorno), da un lato hanno collocato l'ordigno, dall'altro hanno spostato il tempo dell'esplosione;

   lo stesso Ministro della giustizia, Bonafede, aveva parlato di un «accordo politico» che «prevede che approfittiamo di questo anno anche per scrivere la riforma del processo penale. Il Governo avrà la delega dal Parlamento con scadenza 2019»;

   ebbene: dall'approvazione della riforma della prescrizione ad oggi, non è stata però esaminata dalle Camere alcuna proposta normativa concreta in tal senso. Solo a fine luglio 2019 è stato approvato dal Consiglio dei ministri «salvo intese» un disegno di legge delega che avrebbe dovuto stabilire i princìpi e criteri direttivi per riformare il processo civile, il processo penale, l'ordinamento giudiziario, la disciplina sull'eleggibilità e il ricollocamento in ruolo dei magistrati, il funzionamento e l'elezione del Consiglio superiore della magistratura e la flessibilità dell'organico dei magistrati. L'avvicendamento di maggioranza, il cambio di Governo, l'evoluzione in atto del quadro politico, lasciano facilmente immaginare che non si riuscirà ad approvare alcun testo prima della fine dell'anno. Senza dunque entrare nel dettaglio della riforma del processo penale è evidente che questa non potrà certamente essere operativa prima del 1° gennaio 2020, termine dal quale dispiegherà la sua efficacia la soppressione – di fatto – della prescrizione;

   ad ogni evidenza, ciò travolge e fa venire meno il presupposto – a giudizio dell'interrogante debolissimo e risibile – che aveva in qualche modo giustificato la sostanziale soppressione della prescrizione, altrimenti del tutto inaccettabile sia dal punto di vista politico che, prima ancora, giuridico. Inaccettabilità che, preme segnalare, è stata rilevata dagli operatori del diritto ad ogni livello – avvocati, magistrati, esponenti del mondo universitario – con una lunga serie di interventi, manifestazioni e scioperi;

   il 20 novembre e l'11 dicembre 2019 si sono svolte due interrogazioni a risposta immediata in Assemblea sul tema, in relazione alle quali il Governo ha dato risposte, ad avviso dell'interrogante, non soddisfacenti;

   mancano ormai 13 giorni: un intervento è ormai indifferibile e urgente –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative normative urgenti per evitare l'ormai imminente entrata in vigore della riforma, o meglio dell'abolizione de facto, della prescrizione.
(3-01218)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   PEZZOPANE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa dei numerosi disagi per gli automobilisti che percorrono la A14 nel territorio abruzzese. Dopo il traffico limitato su una decina di viadotti, dovuto al sequestro dei guard rail detti New Jersey, deciso nel mese di settembre 2019 dalla procura di Avellino, un nuovo provvedimento giudiziario rischia di mandare in tilt la circolazione in questi giorni di festa;

   a partire dal 7 dicembre 2019 l'autorità giudiziaria ha disposto un nuovo sequestro, che questa volta riguarda le barriere che delimitano il viadotto SS150 del Vomano, che interseca la Bologna-Taranto nel tratto Teramo-Roseto. Per questa ragione il traffico autostradale sarà incanalato su una sola corsia in entrambi i sensi di marcia;

   questo provvedimento comporta anche la chiusura del casello di Roseto in uscita per coloro che provengono da Ancona e in entrata per le vetture dirette verso il capoluogo marchigiano. Questa decisione, dovuta alla vicinanza delle rampe stradali con il viadotto del Vomano, resterà in vigore per tutta la durata del sequestro del manufatto. Sono sicuramente stati indicati i percorsi alternativi: chi arriva da Ancona può uscire alla stazione di Teramo-Giulianova e quindi raggiungere Roseto, transitando sulla SS80 e la SS16; naturalmente chi da Roseto è diretto in A14 in direzione Ancona deve percorrere la strada inversa;

   alcuni sindaci della zona, come il primo cittadino di Pineto, si sono uniti alle associazioni di consumatori per chiedere alla Società Autostrade di cercare un accordo con la procura di Avellino che permetta di sospendere questi provvedimenti durante il periodo natalizio. Dal canto suo, Autostrade per l'Italia si è impegnata a smantellare in queste settimane tutti i cantieri presenti lungo la A14; tuttavia, l'autorità giudiziaria non sembra intenzionata ad ascoltare le richieste che arrivano da più parti;

   code e disagi, per quanto pesanti, saranno il male minore, buona parte del traffico pesante e anche di quello leggero si riverserà sulla strada statale 16 attraversando centri abitati con aumento inaccettabile del livello degli inquinanti e del rischio di incidenti;

   della questione è stato investito il consiglio regionale d'Abruzzo, che il 10 dicembre 2019 ha approvato all'unanimità la mozione con la quale si chiede al governo regionale di interloquire con il concessionario delle autostrade e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al fine di conoscere quali provvedimenti siano stati adottati per garantire con la massima celerità la messa in sicurezza dell'autostrada e il ripristino delle funzionalità della A14 tra Marche e Abruzzo. La mozione impegna a richiedere una riduzione del pedaggio autostradale nelle tratte interessate dai provvedimenti giudiziari di sequestro –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, nell'ambito delle proprie competenze, non ritenga necessario adottare in tempi rapidi iniziative per individuare una soluzione adeguata a tutela dei cittadini, in particolare, sotto il profilo della sicurezza, assicurando il ripristino di questa importante arteria.
(4-04357)


   GUIDESI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la legge 29 novembre 1990, n. 380, recante interventi per la realizzazione del sistema idroviario padano-veneto, ha dichiarato tale sistema, da circa un trentennio, di preminente interesse nazionale;

   il piano strategico nazionale della portualità e della logistica, approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 agosto 2015, assegna una notevole importanza al sistema idroviario padano-veneto, «per le sue enormi potenzialità nel contesto del trasporto intermodale», e ne sottolinea l'inserimento nella rete prioritaria europea Ten_T;

   il regolamento del «Connecting Europe Facility» riconosce l'intera connessione fluvio-marittima, da Milano fino all'Adriatico come sezione del Corridoio prioritario mediterraneo;

   infatti, il regolamento n. 1316/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (che istituisce il meccanismo per collegare l'Europa) include, con riguardo al Corridoio mediterraneo e con riferimento alle «vie navigabili interne», l'intera sezione Milano-Cremona-Mantova-Porto Levante/Venezia-Ravenna/Trieste tra le «Sezioni individuate in via preliminare compresi i progetti» nell'ambito della «PARTE I-Elenco di progetti individuati in via preliminare per la rete centrale nel settore dei trasporti»;

   il piano strategico nazionale della portualità e della logistica precisa, inoltre, la necessità dell'implementazione del sistema idroviario padano-veneto per garantirne le condizioni di piena navigabilità per 365 giorni all'anno fino a Cremona e, in successiva fase, fino a Milano, nonché la necessità della definizione di specifiche regole che armonizzino la navigazione costiera e la navigazione interna;

   già oggi, risulta consolidato l'utilizzo della modalità di navigazione interna per il trasporto di carichi eccezionali (project cargo) destinati all'imbarco su navi heavy-lift in partenza dal porto di Venezia, collegando, attraverso il trasporto fluviale, il tessuto produttivo lombardo, ovvero una delle regioni manifatturiere più importanti d'Europa, con le connessioni marittime del porto di Venezia;

   i vantaggi del trasporto fluviale, rispetto ad altre modalità di trasporto, sono evidenti e riconosciute da tutti:

    ridotti consumi energetici, rispetto al trasporto su strada e rispetto al trasporto ferroviario;

    ridotte emissioni inquinanti e costi complessivi esterni, rispetto alle modalità tradizionali;

    elevato livello di sicurezza per il trasporto di merci pericolose;

    possibilità di trasporto di colli con ingombri eccezionali, non altrimenti trasportabili;

   a fronte delle chiare previsioni dei piani e regolamenti comunitari, nonché delle indiscutibili linee strategiche delle norme nazionali, il sistema idroviario padano-veneto risulta, purtroppo, ancora monco, con la navigabilità realizzata soltanto sino a Pizzighettone (Cremona), mentre manca la via navigabile Pizzighettone-Milano; ciò impedisce la concreta attuazione delle strategie nazionali e comunitarie;

   la realizzazione della tratta Pizzighettone-Milano risulta ormai non più rinviabile, nell'ottica di un necessario e reale riequilibrio modale nonché nel rispetto dell'esigenza di garantire effettivamente gli equilibri concorrenziali tra le modalità di trasporto maggiormente e più facilmente sostenibili per l'ambiente: marittima, fluviale e ferroviaria –:

   se il Ministro interrogato intenda promuovere urgentemente tutte le iniziative di competenza per completare la realizzazione del sistema idroviario padano-veneto e assicurarne la piena ed effettiva fruibilità.
(4-04358)


   MINARDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale del 21 giugno 2019 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore, Danilo Toninelli, in conformità con l'esito della conferenza di servizi, aveva imposto gli oneri di servizio pubblico su alcune rotte da e per gli aeroporti di Trapani e Comiso;

   per assicurare la continuità territoriale da e per gli aeroporti di Comiso e Trapani, in particolare, il Governo Conte I aveva stimato un fabbisogno finanziario massimo complessivo di 48.373.020 euro, di cui 31,057 milioni di euro a carico dello Stato e 17,315 milioni a carico della regione siciliana;

   l'attività ha subito un inspiegabile arresto procedurale per lo scalo di Comiso, in quanto il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha stanziato, al momento, solamente i 32 milioni di euro destinati all'aeroporto di Trapani, a giudizio dell'interrogante, dimenticandosi completamente di quello ibleo. Anche l'amministrazione regionale sembra in linea con quella nazionale e tale comportamento, secondo l'interrogante, conferma il disinteresse della regione per lo scalo comisano. Tale condotta è del tutto in contrapposizione con quanto dichiarato pochi giorni orsono dal sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti, Giancarlo Cancelleri, che annunciando tariffe sociali per la Sicilia entro la prossima estate ha evidenziato il «grande fatto che per Trapani e Comiso già a marzo del 2020 sarà avviata la gara di appalto ed entro l'estate del 2020 avremo già gli aerei a prezzi da continuità territoriale su varie tratte. Da Comiso si farà Roma e Milano, da Trapani faremo Verona, Ancona, Napoli e altre tratte importanti»;

   il dato fattuale è però totalmente di altro tenore: nella decisiva conferenza di servizi tra Ministero, regione e comune di Trapani si è stabilito di procedere esclusivamente all'indizione della gara di appalto per Trapani, omettendo qualunque riferimento allo scalo di Comiso;

   non si comprende quindi quali possano essere le motivazioni che hanno determinato l'esclusione dell'aeroporto ibleo –:

   quali siano i motivi per cui si è adottata una procedura diversa per gli aeroporti di Trapani e Comiso e quali siano i motivi per cui l’iter procedurale seguito non corrisponda a quello indicato nel decreto ministeriale adottato questa estate.
(4-04359)


   SPESSOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   sull'isola artificiale delle Tresse, nella laguna di Venezia, è presente una discarica nella quale sono stoccati circa 6 milioni di metri cubi di fanghi scavati da canali e rii veneziani: l'isola è già stata ampliata, raddoppiata in larghezza, e rialzata fino a 9 metri livello laguna;

   questa isola artificiale, che nel 1994 era di 50 ettari, si è ampliata in più fasi: da un'altezza di 4,5 metri si è passati a 6,2 metri, poi a 9,5 metri, con una valutazione di impatto ambientale nel 2016;

   come è noto il secondo ampliamento dell'isola delle Tresse è avvenuto a seguito di project financing bandito dall'allora commissario straordinario per l'emergenza dei fanghi nella laguna di Venezia nell'anno 2005 ai sensi della legge n. 109 del 1994 modificata dalle leggi n. 415 del 1998 e n. 166 del 2002;

   nel 2018, il provveditorato per le opere pubbliche del Veneto ha presentato in Commissione salvaguardia presso la regione Veneto un nuovo progetto di ampliamento della suddetta discarica;

   il suddetto progetto prevede di rialzare le sponde dell'isola fino a una quota di 13,50 metri sul livello laguna per contenere altri 3 milioni di metri cubi di fanghi scavati in laguna;

   come risulta dalla relazione allegata al progetto di ampliamento dell'isola delle Tresse dalla società Tressetre Scpa, gruppo Mantovani, in data 5 dicembre 2018 la concessione tra la regione e la società è stata rinnovata ed estesa sino all'anno 2022;

   con un costo di 13,70 euro per metro cubo previsto dalla suddetta convenzione, calcolando circa 4 milioni di metri cubi, essa porterebbe alle casse della società circa 54,8 milioni di euro a fronte di un contributo economico pubblico elargito negli anni 2006/2007;

   inoltre, con riferimento al progetto di ampliamento, è poco chiaro il motivo per il quale la Via non sia più necessaria, visto che il sovralzo è notevole dal punto di vista ambientale e paesaggistico;

   risulta all'interrogante altresì, che l'estensione della concessione del project financing non sarebbe stata sottoposta all'esame del Comitato tecnico-amministrativo del provveditorato per le opere pubbliche ove i membri di diritto, tra cui l'avvocato distrettuale dello Stato di Venezia, avrebbero potuto accertare eventuali profili di illegittimità dell'affidamento di un'ulteriore estensione del project financing a vantaggio della predetta società privata;

   la relazione al progetto non specifica quali siano gli scavi da effettuarsi in laguna per stimare la elevatissima quantità, nella misura di 3 milioni di metri cubi, di fanghi da conferire;

   nel mese di giugno/luglio 2019, il provveditorato per le opere pubbliche ha effettuato una campagna di caratterizzazione del «canale dei petroli» ed aree lagunari limitrofe ove ha riscontrato, tramite prove ecotossicologiche condotte ai sensi del decreto ministeriale 15 luglio 2016, n. 173, e della nuova bozza del protocollo fanghi, sedimenti con livello di effetto ecotossicologico alto o addirittura grave;

   il conferimento dei sedimenti classificati in colonna C del vecchio protocollo fanghi comporterebbe una maggiore onerosità per il collocamento degli stessi presso l'isola delle Tresse;

   il conferimento dei sedimenti classificati in colonna C del vecchio protocollo fanghi, le cui prove ecotossicologiche ai sensi dell'allegato 2B del predetto decreto ministeriale hanno riscontrato un livello di effetto ecotossicologico alto o addirittura grave, comporterebbe un grave inquinamento ambientale della stessa isola delle Tresse;

   il 19 dicembre 2019 la Sottocommissione tecnica di salvaguardia dovrà approvare in via definitiva il progetto di ampliamento della discarica –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e di quali elementi dispongano circa le motivazioni che portano ad escludere che il progetto venga assoggettato a procedura di Via;

   se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti abbia intenzione di adottare le iniziative di competenza per disporre l'immediata sospensione del progetto di ampliamento dell'Isola delle Tresse;

   se i Ministri interrogati intendano promuovere, per quanto di competenza, una visita ispettiva per l'accertamento dell’iter di protrazione dello stesso project financing, in raccordo eventualmente anche con l'Autorità nazionale anticorruzione.
(4-04366)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   recentemente è stato trasmesso un servizio televisivo da parte del Tgr Rai Sicilia riguardante lo stato dell’hotspot di Lampedusa;

   nel servizio vengono trasmessi alcuni filmati realizzati in maniera amatoriale all'interno dell’hotspot dove sarebbe interdetto l'accesso ai giornalisti;

   dalle immagini emerge chiaramente uno stato igienico-sanitario e strutturale assolutamente precario e inadatto a ospitare persone;

   in particolare, vengono descritti bagni paludosi con sanitari arrugginiti, materassi sudici e spogli in stanze piene di calcinacci e agli angoli i resti delle coperte termiche della notte dei soccorsi;

   i lavori di ristrutturazione della struttura vanno avanti da alcuni mesi e per tale motivo la capienza sarebbe ridotta a sole 96 persone, nonostante ci siano stati recentemente picchi di 250 presenze, mentre, attualmente, anche a seguito di alcuni trasferimenti, all'interno vi sono circa 150 ospiti;

   gli operatori dell'Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione) nell'ambito del progetto «In Limine» stanno analizzando il sistema degli hotspot, attraverso le testimonianze dei migranti transitati;

   l’hotspot raccoglie attualmente i sopravvissuti al gravissimo naufragio del 23 novembre 2019 in cui hanno trovato la morte almeno 20 persone;

   l'associazione, che ha veicolato alcuni dei filmati in questione, ha dichiarato: «È una condizione disumana, c'è una convivenza promiscua con bimbi che dormono con uomini e donne, in una struttura in cui dovrebbero restare il minor tempo possibile»; «[i migranti] Riferiscono di non avere neppure le lenzuola, solo coperte leggerissime e le condizioni igieniche dei locali sono pessime»; «[ai migranti] gli viene chiaramente risposto che l'uscita non è possibile ponendo in essere di fatto una privazione della libertà personale»;

   l'associazione ha dichiarato di aver già provveduto a interpellare le autorità competenti «inviando segnalazioni all'Azienda sanitaria provinciale e alla Prefettura di Agrigento, affinché prendano tutte le misure necessarie», senza ottenere tuttavia alcuna risposta –:

   di quali informazioni disponga il Governo in relazione alle vicende descritte in premessa;

   quali iniziative si intendano mettere in atto al fine di verificare la situazione della struttura e di ripristinare condizioni strutturali ed igienico-sanitarie accettabili presso l’hotspot di Lampedusa;

   per quali motivazioni i lavori di ristrutturazione non siano ancora terminati.
(3-01219)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FIORINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da oltre un anno, ma con fenomeni intensificatisi da settembre, la zona dell'appennino modenese è teatro di continui furti in appartamenti legati alla micro criminalità, sempre più diffusa e dilagante in particolare nella zona di Guiglia e Zocca;

   in tutta quella zona si sta verificando una recrudescenza di reati da quelli più comuni, come, appunto, i furti, sino a quelli che destano maggiore allarme sociale, il tutto alimentato da un contesto di degrado urbano, educativo e sociale;

   proprio a Zocca durante un solo fine settimana di inizio dicembre – come riportato da vari organi di stampa – sono stati ben sei gli appartamenti svaligiati in una stessa strada;

   la popolazione è talmente impaurita e scoraggiata che ormai non sporge più neppure le denunce alle forze dell'ordine;

   dagli ultimi dati statistici si evince un decremento di furti del 50 per cento nel comune di Zocca, dato secondo l'interrogante non veritiero, ma connesso solamente all'omissione delle denunce;

   già da settembre 2019, i sindaci della zona hanno incontrato, nell'ambito del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, prefetto e questore per aggiornamenti in merito alle condizioni di scarsa sicurezza che interessano la zona;

   in varie interrogazioni, la sottoscritta ha denunciato la criticità della situazione chiedendo, tra l'altro, anche che la questura di Modena sia elevata di fascia proprio a seguito dell'aumento dei fenomeni criminosi da fronteggiare –:

   se il Governo, nell'ambito delle proprie competenze, non intenda:

    a) adottare idonee iniziative volte all'intensificazione delle attività di controllo del territorio citato in premessa da parte delle forze dell'ordine, al fine di garantire adeguati standard di sicurezza;

    b) assumere tempestivamente iniziative volte a prevedere un incremento del personale e dei mezzi delle forze dell'ordine della zona di Zocca, al fine di rendere operativi i presidi di sicurezza anche durante l'orario notturno.
(4-04355)


   SARRO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Sant'Antimo (Napoli), con la delibera di giunta n. 100 del 25 luglio 2018, procedeva all'iscrizione nell'albo unico del servizio civile universale istituito presso la Presidenza del Consiglio di un'associazione di volontariato, denominata «Adda Passà a nuttata ONLUS» in qualità di Ente di accoglienza;

   con il medesimo provvedimento, inoltre, l'amministrazione comunale instaurava con la stessa associazione un rapporto di partenariato per il reclutamento dei volontari del servizio civile comunale, attraverso la sottoscrizione di uno schema di accordo che, sebbene indicato come allegato 1 del predetto atto deliberativo, non risulterebbe all'interrogante essere stato oggetto di pubblicazione né preventiva né successiva alla sua approvazione; all'interrogante non è noto se e con quali procedure di evidenza pubblica sia stata effettuata la selezione di tale associazione;

   in seguito, in maniera alquanto singolare e con quella che appare all'interrogante una palese ingerenza dell'organo politico nell'attività gestionale dell'ente, il sindaco di Sant'Antimo con atto monocratico del 14 giugno 2019 – privo di numero di protocollo – adottava specifica presa d'atto, da parte dell'amministrazione, delle variazioni di notevole rilevanza giuridica, intervenute nella compagine associativa titolare del rapporto di partenariato che, tra l'altro, assumeva la nuova denominazione di «Opportunity Onlus»;

   le cennate anomalie nella gestione del servizio civile universale da parte del comune di Sant'Antimo, pongono la necessità di condurre un attento approfondimento della vicenda, affinché sia assicurato, in primo luogo, il corretto impiego delle risorse pubbliche ed inoltre la puntuale osservanza delle procedure di legge, per assicurare che il reclutamento dei volontari da assegnare ai singoli progetti, avvenga – in coerenza con il canone costituzionale del buon andamento dell'azione amministrativa enunciato dall'articolo 97 della Costituzione – nel modo più trasparente e regolare possibile e che la scelta cada effettivamente sui candidati più meritevoli;

   nella specie, inoltre, è necessario accertare se l'individuazione dell'associazione chiamata a supportare il comune di Sant'Antimo nell'elaborazione dei progetti e nella loro gestione, sia avvenuta in conformità ai principi di trasparenza dell'azione amministrativa e di non discriminazione tra operatori del settore, anche in ragione delle variazioni che recentemente hanno interessato l'associazione individuata dal comune di Sant'Antimo con delibera di giunta n. 100/2018 e delle quali vi è stata una presa d'atto, secondo l'interrogante frettolosa, da parte del sindaco con atto del 14 giugno 2019, assunto per singolare coincidenza proprio alla vigilia dello scioglimento dell'amministrazione comunale, che è attualmente affidata a un commissario straordinario –:

   se e quali iniziative il Governo intenda attivare, anche per il tramite del commissario straordinario, per condurre le opportune verifiche su tutti gli anomali aspetti della vicenda innanzi segnalati, dovendosi porre il servizio civile universale e gli alti valori che esso esprime, al riparo da ogni eventuale tentativo di strumentalizzazione, manipolazione o peggio ancora di uso illegittimo.
(4-04356)


   VILLANI, SURIANO, PIERA AIELLO, PALLINI, MENGA, DE LORENZO, TUZI, GALLO, CASA, ELISA TRIPODI, BILOTTI, DAVIDE AIELLO, AMITRANO, NAPPI, GRIMALDI, IORIO, PROVENZA, SARLI, MASSIMO ENRICO BARONI, DORI, ADELIZZI, SAPIA e TESTAMENTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Pagani, in provincia di Salerno, il 26 maggio 2019 si sono svolte le elezioni amministrative per il rinnovo del consiglio comunale e della carica di sindaco della città;

   non avendo nessun candidato raggiunto il 50 per cento più uno dei consensi durante la tornata elettorale del 26 maggio, si è provveduto in data 9 giugno al ballottaggio tra i due candidati che al primo turno avevano raggiunto il maggior numero di consensi;

   in seguito al ballottaggio è risultato eletto il candidato del centro-destra Alberico Gambino;

   in data 13 giugno l'ufficio elettorale centrale ha proclamato eletto il Signor Gambino quale sindaco di Pagani;

   il 14 giugno dagli organi di stampa si apprendeva di una sentenza emessa in data 15 maggio 2019 e pubblicata l'11 giugno attraverso la quale la Corte di cassazione con ordinanza Sez. 1 n. 15725, rigettava il ricorso proposto dal signor Gambino in merito all'incandidabilità dello stesso ex articolo 143, comma 11, del decreto legislativo n. 267 del 2000, rendendo di fatto definitivo il provvedimento di incandidabilità; nella stessa giornata del 14 giugno il presidente dell'ufficio centrale deputato alla verifica dei risultati ed alla proclamazione degli eletti relativamente alle elezioni amministrative svoltesi presso il comune di Pagani, inviava una nota al Ministero dell'interno, attraverso la quale informava il Ministero della problematica;

   la prefettura ha chiesto al Ministero, dipartimento per gli affari interni e territoriali, un parere in merito alla legittimità dell'eventuale nomina della giunta da parte del sindaco neoeletto e degli eventuali atti amministrativi da lui compiuti;

   in data 26 giugno la prefettura di Salerno con nota n. 0084592 ha comunicato al comune di Pagani, in base a quanto previsto dall'articolo 16, comma 2, del decreto legislativo n. 235 del 2012, la decadenza di diritto del sindaco neoeletto e l'impossibilità per lo stesso di nominare la giunta; il 27 giugno, il comune di Pagani nella persona del Segretario generale, con nota n. 0031072, comunicava al neoeletto sindaco la decadenza di diritto dalla carica e la nullità di tutti gli atti fino a quel momento adottati, per effetto del provvedimento di incandidabilità sancito dalla Corte di cassazione;

   il sindaco Gambino nei giorni successivi alla sua elezione ha nominato la giunta del comune di Pagani contravvenendo a quanto stabilito e comunicato dalla prefettura;

   il 1° luglio si è riunito il consiglio comunale di Pagani che ha convalidato l'elezione del sindaco;

   oggi il comune di Pagani si ritrova in una situazione irreale, con un sindaco decaduto di diritto in conseguenza di una sentenza definitiva emanata dalla Corte di cassazione, e che, nonostante ciò continua ad amministrare la città senza tener conto delle conseguenze che questo può avere nei confronti della cittadinanza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di risolvere la problematica in questione, riportando stabilità e legalità nel comune di Pagani.
(4-04363)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FUSACCHIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in data 16 dicembre 2019 Letizia Rosati, consigliere comunale di maggioranza del Comune di Rieti, su una sua pagina Facebook pubblica ha rilasciato delle gravi dichiarazioni che legano l'orientamento omosessuale alla pedofilia, dichiarando che «il mondo Lgbt è contro i miei valori perché nega il dato biologico da cui deriva l'identità delle persone e soprattutto i diritti dei bambini che vengono strumentalizzati a scopi di cui non si parla mai a sufficienza. Utero in affitto, sdoganamento della pedofilia, poliamore sono gli obiettivi da raggiungere. Rassicuro pertanto che tale candidatura non è stata promossa dal Comune»;

   Letizia Rosati è docente di storia dell'arte presso il Liceo Artistico A. Calcagnadoro di Rieti;

   la relazione tra pedofilia e omosessualità è stata ripetutamente smentita dalla comunità scientifica e un docente non ha alcun diritto di diffondere informazioni false e discriminatorie, e a nulla serve il tentativo di accreditare i propri pregiudizi come «posizione personale»,

   il fatto che la signora Rosati ricopra temporaneamente una carica pubblica non giustifica e anzi semmai aggrava l'accaduto;

   esternazioni simili espongono l'istituzione scolastica ad una forte delegittimazione e arrecano grave nocumento a tutto il corpo insegnante;

   la scuola dovrebbe essere una palestra di cittadinanza inclusiva e democratica, dove non possono trovare spazio dichiarazioni come quella della docente Rosati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per approfondire la vicenda e verificare la sussistenza di eventuali responsabilità disciplinari in relazione alle dichiarazioni e ai comportamenti riportati in premessa.
(5-03322)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BELLUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   forte preoccupazione è stata espressa dal mondo del terzo settore per il notevole ritardo nell'adozione dell'atto di indirizzo in merito all'utilizzo, per l'anno in corso, del fondo di cui all'articolo 72 del codice del terzo settore «destinato a sostenere [...] lo svolgimento di attività di interesse generale [...], costituenti oggetto di iniziative e progetti promossi da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni del Terzo settore, iscritti nel Registro unico nazionale del Terzo settore»;

   negli anni passati il bando veniva pubblicato a metà novembre e scadeva nella prima metà di dicembre; per il 2019 sarebbero stati stanziati 29 milioni di euro, ma si è arrivati a dicembre e non vi è traccia del bando;

   come ha ricordato la portavoce del Forum del terzo settore in un'accorata lettera indirizzata al Ministro interrogato, «si tratta di importanti risorse il cui venir meno renderà impossibile lo svolgimento di molte e rilevanti iniziative di grande ricaduta sociale per tutto il Paese. Considerata l'imminenza della fine dell'anno, è forte il timore che tali risorse vadano perse»;

   secondo i dati dell'ultimo censimento dell'Istat 2017, le istituzioni non profit attive in Italia sono 336.275, l'11 per cento in più dal 2011, e complessivamente impiegano 5 milioni di volontari e 788 mila dipendenti, a dimostrazione che in Italia il terzo settore rappresenta un settore strategico, in grado di dare risposte concrete a 30 milioni di cittadini, per un valore complessivo di cinquanta miliardi di euro;

   lo stesso Presidente del Consiglio Conte, pochi giorni fa, in occasione della Giornata internazionale per il volontariato, si era impegnato a stanziare le risorse necessarie, sottolineando l'importanza di quel mondo, fatto di volontari e operatori sociali, che si prendono cura dei più fragili, dei minori abbandonati, delle famiglie povere, degli anziani, dei disabili: quel mondo che presta attenzione proprio laddove le istituzioni non riescono ad arrivare; quel mondo che dovrebbe essere supportato e riconosciuto e, invece, oggi si vede abbandonato, da un Governo, a giudizio dell'interrogante, distratto –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per garantire l'emanazione dell'atto di indirizzo specifico per le necessità e le specificità del 2019 e l'assegnazione, unitamente all'erogazione, delle risorse del fondo di cui all'articolo 72 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, impedendo che tali risorse vadano perse e tenendo fede agli impegni assunti dal Presidente del Consiglio il 5 dicembre 2019.
(5-03310)


   CAPITANIO, MURELLI, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MINARDO e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la notizia dell'avvio della procedura di licenziamento collettivo da parte di Adidas Italy desta forte preoccupazione tra i lavoratori;

   la multinazionale dell'abbigliamento sportivo, nata in Germania, ha presentato un piano che prevede il taglio di 500 dipendenti, di cui 41 nelle sedi italiane di Monza, Roma, Bologna e Padova;

   lo stabilimento brianzolo, il principale in Italia con 277 dipendenti, è quello di gran lunga più impattato, con 35 lavoratori a rischio, gli altri 6 tra Roma, Bologna e Padova;

   la ristrutturazione, infatti, sembra coinvolga in particolar modo il reparto credito della sede di Monza, le cui funzioni verrebbero trasferite per intero in Portogallo –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda urgentemente adottare per scongiurare l'allarmante ipotesi del licenziamento collettivo, anche avviando un tavolo istituzionale in relazione al piano industriale della società, sulle prospettive future e al mantenimento dei livelli occupazionali in Italia;

   se il Governo non ritenga di dover svolgere una seria e accurata riflessione sulle motivazioni che inducono le multinazionali a delocalizzare, tra cui in primis l'elevato costo del lavoro, al fine di intervenire per contrastare il fenomeno.
(5-03311)


   MURELLI, DURIGON, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MINARDO e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a due anni dalla riorganizzazione dell'Inps, voluta dall'allora presidente Tito Boeri, con determina n. 119/2019, recante «Ordinamento delle funzioni centrali e territoriali dell'INPS» l'attuale presidente, professor Tridico, ha ritenuto di procedere ad un riassetto organizzativo dell'ente, con incremento da 15 a 19 delle strutture di livello dirigenziale di 1a fascia presso la direzione generale, senza peraltro attendere il completamento della nuova governance, introdotta dal decreto-legge n. 4 del 2019, senza attendere, cioè, che il Governo nominasse il vicepresidente e gli altri componenti del consiglio di amministrazione, aderendo in tal modo a quello che gli interroganti giudicano il modello del cosiddetto «uomo solo al comando» che Governo e Parlamento, proprio con il citato decreto-legge n. 4 del 2019, hanno invece inteso superare;

   tale revisione è stata preventivamente annunciata dal presidente Tridico alla dirigenza dell'istituto e alle organizzazioni sindacali che però hanno sollevato una serie di fondate obiezioni, tra cui proprio la mancata attesa della nomina del consiglio di amministrazione, ponendo lo stesso dinanzi a una scelta già compiuta che, però, inevitabilmente, una volta nominato l'organo collegiale, dovrà essere oggetto nuovamente di revisione, con aggravio di costi in termini organizzativi, economici e di efficienza;

   le critiche mosse da tutte le organizzazioni sindacali riguardano soprattutto quello che sembrerebbe agli interroganti il vero e unico obiettivo del nuovo assetto organizzativo dell'Inps: la revisione del sistema informatico, con affidamento della progettualità ad un manager esterno;

   la determina n. 119/2019 prevede infatti una «Struttura tecnica per l'innovazione tecnologica e la trasformazione digitale» affidata a un innovation manager di livello dirigenziale che opera alle dirette dipendenze degli organi dell'istituto e al di fuori della direzione centrale tecnologia informatica, alla quale resta la sola gestione dell'informatica. Tutto quello che è innovazione, trasformazione digitale e sviluppo dell'informatica sarà demandato a un dirigente di 2a fascia, cui sarà affiancato un Comitato per l'innovazione tecnologica al quale, a quanto consta agli interroganti, dovrebbe prendere parte anche il presidente dell'istituto;

   lo stesso professor Tridico, in più occasioni, ha affermato che l’innovation manager sarà scelto tra professionalità esterne all'Inps, manifestando l'intento di disattendere, secondo gli interroganti, il disposto ex articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, il quale consente di affidare funzioni dirigenziali a soggetti esterni esclusivamente nei casi di «persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, non rinvenibile nei ruoli dell'Amministrazione»;

   gli interroganti temono che l'affidamento a un soggetto esterno e l'impulso dato dal presidente Tridico all'utilizzo della tecnologia blockchain, cui nel giugno 2019 l'Inps ha dedicato un workshop che ha visto la presenza del Ministro del lavoro e delle politiche sociali pro-tempore Luigi Di Maio, siano finalizzati a consentire alla Casaleggio Associati, che si posiziona come una delle principali società di consulenza per quelle aziende che vorranno fare business con la tecnologia della «catena dei blocchi», di accedere ai preziosissimi dati del sistema informatico dell'Inps. È noto infatti l'attivismo di Luigi Di Maio, in qualità di Ministro dello sviluppo economico pro-tempore, sulla blockchain, tanto da annunciare il 27 settembre 2018 che l'Italia era finalmente entrata nell'era della blockchain e da promuovere nella Legge di Bilancio 2019 45 milioni di euro per il triennio 2019/2021 destinati ai progetti realizzati da soggetti pubblici e privati –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare nei riguardi dell'Ente previdenziale vigilato, al fine di evitare che presidente e direttore generale dell'Inps procedano, in assenza del consiglio di amministrazione, a quella che appare agli interroganti una onerosa, inopportuna ed irrazionale riorganizzazione dell'Istituto ed affidino ad un soggetto esterno, con ingiustificato aggravio di costi, competenze in materia di tecnologia digitale fino ad oggi svolte brillantemente dalla dirigenza interna.
(5-03320)


   MURELLI, DURIGON, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MINARDO e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sembra che il presidente dell'Inps, professor Tridico, sia determinato a proseguire nella revisione organizzativa dell'istituto, in tutta fretta e senza attendere l'insediamento del nuovo consiglio di amministrazione, reintrodotto dal decreto-legge n. 4 del 2019, nonostante il malessere che ciò ha suscitato tra i sindacati e i dirigenti stessi dell'istituto;

   i sindacati parlano di «autoreferenzialità del vertice politico» e di un rimescolamento di incarichi «non supportato da un'effettiva valutazione di merito dei dirigenti»;

   secondo quanto pubblicato su La Verità sabato 15 dicembre 2019, l'ex direttore del Lazio, Fabio Vitale, è stato spostato nelle Marche per una probabile «epurazione» conseguente all'esser stato il dirigente che scoprì il sussidio alla ex brigatista Federica Saraceni, nonché, secondo la direttrice generale Di Michele, colui che è coinvolto nelle rivelazioni delle «magagne» immobiliari della stessa direttrice generale (che avrebbe fatto fare dei lavori da una ditta a «libro paga» dell'Inps e sotto la direzione di un architetto alle dipendenze dello stesso istituto, che peraltro non avrebbe fatturato la prestazione);

   il posto di Vitale è stato assegnato a Rosanna Casella, che ha in corso un procedimento penale per falso ideologico legato ad una gara d'appalto;

   altri trasferimenti dal sapore di epurazione ed altre nomine promosse dal duo Tridico-Di Michele sono molto discussi: Rocco Lauria, condannato penalmente per peculato e sanzionato dal punto di vista disciplinare poco meno di due anni fa, si è visto assegnare l'imponente direzione organizzazione e comunicazione; Giovanni Di Monde, da direttore del personale è stato trasferito in Lombardia; Giulio Blandamura, ex direttore centrale pianificazione e controllo, è stato «esiliato» in Puglia; Vincenzo Damato, declassato da vicedirettore generale vicario a dirigente dell'area metropolitana di Napoli; Vincenzo Tedesco e Ferdinando Montaldi, due ex capi della segreteria della direttrice generale promossi a dirigenti di prima fascia;

   la nomina in pectore che più fa discutere – e preoccupa gli interroganti – è quella di Vincenzo Caridi, figura considerata molto vicina al Sottosegretario per lo sviluppo economico Stefano Buffagni e anche principale candidato a diventare il vicario della direttrice generale: Caridi dovrà gestire l'informatica in tandem con un nuovo dirigente esterno proveniente – si sussurra – dalla fondazione Rousseau;

   se tale voce trovasse conferma significa che le banche dati del più grande ente previdenziale saranno in mano ad una piattaforma di supporto ad un movimento politico –:

   se il Ministro, cui compete la vigilanza sull'Inps, abbia, sostanzialmente avallato il piano di riorganizzazione attuato dal presidente Tridico ovvero se e quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire la meritocrazia dirigenziale e la funzionalità dell'Istituto nonché per assicurare che un sostanziale spoils system di tale rilevanza avvenga con un opportuno e doveroso passaggio in consiglio di amministrazione prima che divenga effettivo.
(5-03321)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   CENNI e INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da «Wine Spectator», la più seguita rivista di critica enoica negli States, l'Ufficio del rappresentante commerciale degli Stati Uniti (Ustr) ha annunciato che sta prendendo in considerazione tariffe nuove e più elevate per gli alimenti europei, compresi tutti i vini;

   lo stesso ufficio ha esplicitamente affermato nel suo comunicato che «sta esplorando se aprire indagini nell'ambito della Section 301 sulle imposte sui servizi digitali di Austria, Italia e Turchia»;

   la Section 301 della legge commerciale del 1974 autorizza in modo ampio il Presidente degli Stati Uniti a prendere ogni azione appropriata, tariffaria e non, per ottenere la rimozione di qualunque atto, politica o pratica di un Governo straniero che violi accordi internazionali o sia ingiustificata, irragionevole o discriminatoria e danneggi il commercio statunitense;

   a un mese circa dall'avvio dei dazi Usa sui prodotti europei risultano infatti calate del 20 per cento le vendite dei prodotti agroalimentari made in Italy negli Stati Uniti direttamente interessati. Gli aumenti tariffari aggiuntivi hanno provocato il rincaro dei prezzi al consumo e una preoccupante riduzione degli acquisti da parte dei cittadini e ristoratori statunitensi;

   gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato di sbocco del vino made in Italy, con un valore di 1,5 miliardi di euro e con un volume di oltre 3,3 milioni di ettolitri registrati nel 2018. Tutti numeri che dimostrano quanto sia delicato questo mercato per gli equilibri economici del settore vitivinicolo italiano. L'eventuale entrata in vigore di nuovi dazi avrebbe pertanto conseguenze pesantissime su tutto il comparto vitivinicolo italiano –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare in sede di Unione europea in merito alle notizie di cui in premessa al fine di tutelare e garantire le imprese italiane del vino.
(5-03315)


   CAON, ANNA LISA BARONI e NEVI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la cimice asiatica (Halyomorpha halys) è un insetto originario dell'Asia orientale, dannoso per almeno 300 specie vegetali. Segnalato per la prima volta in Italia nel 2012, la sua presenza si è velocemente diffusa in tutto il Nord del Paese, area in cui si ripropone ogni anno, generando una situazione sempre più emergenziale, su aree sempre più vaste. Quest'anno è stata segnalata anche in Sardegna e in Campania. I danni alle colture per l'annata 2019 sono stati stimati in oltre 300 milioni di euro;

   dall'ampia letteratura scientifica ormai esistente sulla cimice è possibile desumere le seguenti caratteristiche: è un insetto polifago, con un'elevata capacità di adattamento all'ambiente e capacità di spostarsi rapidamente da un territorio all'altro. È una specie prolifica: gli adulti si attivano a primavera e, in Italia, producono due generazioni da 100 a 500 uova circa ciascuna. L'interruzione dell'attività riproduttiva comincia già a partire da agosto: gli adulti prodotti dall'ultima generazione estiva sono dunque molto longevi e passano l'inverno in fase non riproduttiva;

   con l'approssimarsi della stagione fredda essi si radunano presso luoghi protetti in cui passeranno l'inverno in fase di quiescenza. La specie è sensibile alla comunicazione chimica: al momento di raggiungere i siti di svernamento gli individui si concentrano servendosi di uno specifico un feromone di aggregazione. Gli abitanti delle aree infestate vedono invaso da grappoli di insetti qualsiasi luogo chiuso, non solo nelle campagne, ma anche negli abitati urbani. Le cimici prediligono le aree calde, quali gli impianti di ventilazione;

   l'informazione che la cimice sopravviva ai trattamenti insetticidi è infondata, La difesa chimica estiva non è risolutiva solo a causa dell'elevata mobilità dell'insetto. Il Ministero della salute nel 2018 ha autorizzato l'immissione in commercio di alcuni specifici fitosanitari;

   la risoluzione n. 8-00042 approvata dalla Camera il 2 ottone 2019 prevede che il Governo potenzi la ricerca finalizzata ad individuare nuove misure di contrasto alla diffusione della cimice asiatica. Nei diversi studi che gli interroganti hanno esaminato non si rileva l'ipotesi di agire contro la cimice nella stagione invernale –:

   se presso gli organi deputati al contrasto della cimice asiatica sia stata valutata la possibilità di aggredirla nella sua fase di scarsa mobilità (quiescenza) e se, ove tale ipotesi fosse percorribile, non ritenga opportuno procedere a una campagna invernale di disinfestazione nelle aree colpite, con il concorso di tutti i cittadini.
(5-03316)


   VIVIANI, GOLINELLI, BUBISUTTI, GASTALDI, GUIDESI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Nutri-Score, sviluppato in Francia, è un sistema che si concretizza in un logo che informa sulla qualità nutrizionale basato su una scala di 5 colori, dal verde scuro all'arancio scuro, associati con lettere dalla A alla E, al fine di semplificare la lettura da parte del consumatore;

   lo scopo dell'etichettatura nutrizionale sarebbe quello di informare i consumatori sulla presenza di grassi, zucchero e sale negli alimenti, attribuendo ad essi un colore in base ai nutrienti che lo compongono che ne determinano la «pericolosità»;

   l'Italia ha più volte espresso la propria posizione ritenendo fondamentale assicurare al consumatore un'informazione obiettiva, scientificamente fondata e in linea con la normativa dell'Unione europea, che deve essere quella di aiutarlo a fare scelte di consumo consapevoli, non fondate su una classificazione tra cibi «salubri» e «insalubri», forzando le scelte con segnali semaforici;

   sistemi come quello «a semaforo» o «nutri-score» andrebbero a favorire prodotti artificiali, promuovendo paradossalmente cibi «spazzatura» con edulcoranti al posto dello zucchero. In sostanza, sarebbero invece banditi prodotti, orgoglio del made in Italy, come l'olio d'oliva, il Grana Padano, il Parmigiano reggiano e il prosciutto di Parma, perché considerati insalubri;

   la proposta italiana, alternativa ai suddetti sistemi, è l'etichetta «a batteria», che attribuisce un punteggio alla presenza di grassi, zuccheri e sale, rapportandoli alla dose giornaliera consigliata nell'ambito di una dieta salutare;

   l'utilizzo di questi sistemi potrebbe celare un voler indirizzare i consumi e comportamenti dei cittadini verso prodotti di minor qualità con il rischio, non solo di mettere in pericolo la salute dei cittadini, ma anche di generare confusione nei consumatori mettendo in difficoltà il sistema produttivo di qualità del made in Italy;

   l'Italia, in base ad una stima approssimativa, da questo modello di «nutri-score» vedrebbe quasi l'85 per cento della propria produzione agroalimentare considerata come dannosa e a rischio per la salute;

   è necessario mantenere alta l'attenzione su tutte quelle iniziative ancorate ai sistemi di etichettatura volti a penalizzare la promozione delle produzioni italiane nei mercati esteri. Nel 2018 il made in Italy agroalimentare ha registrato un nuovo record delle esportazioni a 41,8 miliardi di euro –:

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere, nelle opportune sedi, per fare chiarezza al riguardo e difendere il made in Italy agroalimentare da sistemi di etichettatura che poco o nulla hanno a che fare con la vera tutela dei principi ai quali questi sistemi vorrebbero ispirarsi.
(5-03317)


   GALLINELLA, MAGLIONE, CADEDDU, LOMBARDO, DEL SESTO, PARENTELA, GAGNARLI, PIGNATONE, CILLIS, GALIZIA, CIMINO, LOVECCHIO, ALBERTO MANCA, MARZANA e CASSESE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il trattamento delle sementi, più noto come «concia», consiste nell'applicare sul seme in maniera precisa e localizzata sostanze (agrofarmaci, fertilizzanti o biostimolanti) finalizzate a proteggere il seme e la plantula;

   la concia consente un impiego mirato e ridotto delle sostanze attive in piena sicurezza da parte degli operatori;

   si stima che senza l'utilizzo di sementi conciate si potrebbero avere perdite di raccolto anche superiori al 20 per cento con aumenti di costo fino al 200 per cento;

   l'industria sementiera nazionale realizza un importante volume d'affari, esportando prodotti verso Paesi comunitari o terzi. Il nostro Paese è fra i principali produttori di sementi in Europa, secondo solo alla Francia;

   gli articoli 28 e 49 del regolamento (UE) 1107/2009 hanno determinato, per le aziende sementiere del nostro Paese, l'impossibilità di produrre sementi conciate per l'esportazione qualora il Paese di destinazione richieda il trattamento del seme con prodotti fitosanitari non registrati in Italia;

   al tempo stesso, però, viene consentito l'ingresso in Italia di sementi conciate con prodotti fitosanitari non registrati nel nostro Paese, attraverso il principio della libera circolazione all'interno del territorio comunitario a condizione che il prodotto fitosanitario sia registrato in almeno uno Stato;

   Francia, Ungheria e Romania, con modalità diverse, hanno inteso ampliare la lettura del regolamento (UE) 1107/2009;

   il Ministro dell'agricoltura francese, con una lettera del 12 settembre 2011, ha ammesso la possibilità di deroga ai sensi dell'articolo 28, paragrafi 2c e 2d, del medesimo regolamento (UE) 1107/2009, con la condizione che le sementi trattate con prodotti fitosanitari non registrati siano effettivamente ed esclusivamente destinate all'esportazione verso Paesi in cui quei prodotti sono, invece, registrati;

   le aziende sementiere italiane hanno lamentato consistenti perdite economiche a vantaggio dei competitor europei –:

   se non ritenga opportuno assumere iniziative per sanare l'anomalia descritta in premessa, con una interpretazione analoga a quella di altri Stati membri europei, con la finalità di consentire, per la sola esportazione, il trattamento fitosanitario con prodotti registrati nel Paese di destinazione della semente.
(5-03318)


   GADDA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 novembre 2019 si è registrato l'incontro tra la Ministra Bellanova, le istituzioni pugliesi e siciliane e gli operatori del settore, in merito alle criticità del comparto dell'uva da tavola; tali criticità si sono ravvisate anche a causa di fattori climatici e meteorologici, nonché per il restringimento del mercato;

   gli operatori evidenziano, in particolare, il divario tra i prezzi alla produzione e al dettaglio, dal momento che quanto corrisposto ai produttori per un chilogrammo di uva da tavola oscilla fra i 30 e i 60 centesimi, a fronte del costo di produzione che varia tra i 50 ed i 70 centesimi al chilogrammo, mentre il prodotto finale è rivenduto sul mercato in un range tra i 2 ed i 5 euro per chilogrammo;

   rileva inoltre il sistema delle doppie aste, che riduce ulteriormente i prezzi dei prodotti agricoli:

   tali fattori determinano nei fatti una drastica riduzione del reddito delle aziende agricole, fino alla chiusura delle stesse, contribuendo altresì allo sviluppo del lavoro nero e del caporalato; si segnala infine l'utilità di un piano per l'incremento dei consumi del prodotto italiano, anche con l'apporto della grande distribuzione organizzata, nonché di misure di favore per le aziende agricole, colpite dal restringimento delle condizioni di mercato e dalle note conseguenze del climate change –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro intenda porre in essere al fine di contrastare le criticità di cui in premessa e prevenire l'aggravarsi della crisi del comparto.
(5-03319)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL, VIZZINI e GIANNONE. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il clorpirifos è un insetticida molto diffuso nella coltivazione degli agrumi e uno dei quindici più utilizzati nell'Unione europea;

   il 6 dicembre 2019, la Commissione europea ha votato contro il rinnovo dell'autorizzazione all'uso in Europa dei due pesticidi, clorpirifos e clorpirifos-metile, in scadenza il 31 gennaio 2020;

   il giorno stesso, la Ministra Bellanova ha affermato che «la mancata autorizzazione all'utilizzo del clorpirifos e del clorpirifos-metile, al momento l'unico rimedio contro la cimice asiatica, è un grave errore dell'UE», aggiungendo che «serve con urgenza una deroga nazionale sulla quale dovremo lavorare con il Ministro Speranza»;

   nel mese di ottobre 2019 è stata approvata in Commissione Agricoltura alla Camera una risoluzione che impegna il Governo ad adottare con urgenza un decreto ministeriale per introdurre in natura la cosiddetta «vespa samurai», antagonista della cimice asiatica, al fine di contrastarne la diffusione. Tra gli impegni presenti nella risoluzione non mancano le misure per supportare coloro che sono stati danneggiati economicamente da questa emergenza fitosanitaria, dagli agricoltori ai lavoratori dipendenti occupati nelle imprese di lavorazione della frutta nelle aree colpite, soprattutto nel nord Italia;

   numerosi studi scientifici hanno collegato l'esposizione al clorpirifos – anche a piccole dosi – a una riduzione del quoziente intellettivo, alla perdita di memoria, al rischio di autismo, a patologie neurologiche, tra cui il morbo di Parkinson. Gli effetti risultano più accentuati nei bambini, il cui cervello è ancora in fase di sviluppo. Inoltre, le ricerche condotte indicano il clorpirifos come interferente endocrino, in grado di alterare in particolare l'attività della tiroide. La sostanza è stata anche associata a disturbi metabolici quali diabete, obesità, tumori al seno e ai polmoni e infertilità maschile (Isde, 2019);

   già nel 2006 su Lancet era comparso un allarmante articolo con un elenco di 202 sostanze, tra cui 90 pesticidi, tossiche per il cervello umano (Grandjean & Landrigan, 2006). Recentemente, gli stessi autori hanno sottolineato come in particolare il clorpirifos sia implicato in questo tipo di rischi e come sia indispensabile una politica di prevenzione globale per arginare questa vera epidemia (Grandjean & Landrigan, 2014);

   nello specifico, si è dimostrato che i bambini con livelli più alti di tracce di metaboliti di insetticidi, quali i derivati degli organofosforici, presentano un rischio quasi doppio di sviluppare deficit di attenzione ed iperattività rispetto a quelli con livelli di «normale» contaminazione (Bouchard et al., 2010);

   le donne incinte esposte ai pesticidi hanno maggiori probabilità di dare alla luce figli meno intelligenti della media: un ampio studio di coorte condotto su 329 bambini sottoposti all'età di 7 anni a valutazione del quoziente intellettivo (QI), a cui erano stati dosati metaboliti degli organofosfati sia nelle urine materne in gravidanza che, successivamente, nella prima infanzia, ha dimostrato per i bambini maggiormente esposti in utero una diminuzione fino a 7 punti del QI (Bouchard MF et al, 2011);

   a livello europeo, il riconoscimento dell'impatto negativo dei fitofarmaci sull'ambiente e sulla salute ha determinato l'emanazione della direttiva 2009/128/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, che ha istituito un quadro per l'utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari, con l'obiettivo di ridurne progressivamente l'uso e quindi i rischi associati all'impiego –:

   se il Governo, in conformità alle indicazioni della Commissione europea, intenda adottare le iniziative di competenza per ritirare le autorizzazioni nazionali concesse ai preparati fitofarmaceutici contenenti l'una o l'altra sostanza indicate in premessa, senza prevedere alcuna deroga per lo smaltimento delle scorte;

   se il Governo non ritenga necessario e urgente adottare le iniziative di competenza per la revisione di tutte le autorizzazioni rilasciate ex articolo 53 del regolamento (CE) 1107/2009, al fine di evitare l'utilizzo di sostanze pericolose per la salute umana.
(4-04361)


   CORNELI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni sono state implementate norme e messe a regimi strutture operative per il trattamento dell'autismo e dei disturbi generalizzati dello sviluppo, ai sensi della vigente normativa socio-sanitaria introdotta a garanzia dei livelli essenziali di assistenza (Lea), la quale contempla la presa in carico dei pazienti eleggibili per lo svolgimento degli appropriati programmi riabilitativi;

   il 12 settembre 2015 entrava in vigore la prima legge sull'autismo, la legge n. 134 del 2015, mentre il 12 gennaio 2017, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante «Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza», entravano in vigore i nuovi Lea, includendo l'autismo (articolo 60) nei livelli essenziali degli interventi garantiti dal sistema pubblico e riconoscendo la patologia come condizione cronica alla quale assicurare le prestazioni necessarie;

   il 7 luglio 2017, con delibera di giunta regionale n. 373/2017, la regione Abruzzo confermava la presa in carico di utenti con autismo e la definizione delle relative modalità organizzative a garanzia dei nuovi Lea prevedendo che il Crra (Centro riferimento regionale autismo) divenisse il punto nevralgico delle attività di coordinamento e di garanzia degli interventi;

   l'8 agosto 2017, con delibera di Giunta regionale n. 437/2017, la medesima regione prevedeva la riorganizzazione territoriale degli interventi per l'autismo, con l'attivazione di percorsi specifici, anche residenziali, per coloro i quali fossero risultati esclusi dalle strutture convenzionate;

   a fronte di tali normative e previsioni, negli ultimi anni, come portato all'attenzione anche da alcune associazioni come Autismo Abruzzo Onlus, si sono tuttavia verificati continui casi di inadempienze – alcune ancora in essere – da parte delle strutture sanitarie deputate all'erogazione di tali servizi, con grave danno causato ai legittimi destinatari a seguito di interpretazioni normative, a giudizio dell'interrogante, spesso arbitrarie e inaccettabili che hanno permesso alle Asl di evitare l'adempimento di specifiche ordinanze emesse dai giudici di diversi tribunali abruzzesi;

   tra i casi più eclatanti, da evidenziare vi è quello di V.G., bambino affetto da un severo disturbo dello spettro autistico, la cui vicenda è stata contraddistinta da un estenuante contenzioso protrattosi per anni con la asl n. 2 Lanciano-Vasto-Chieti, mentre solo l'ultimo in ordine di tempo è quello relativo al piccolo T.B., che pare essersi sbloccato soltanto di recente dopo la minaccia della madre di lasciarsi morire di inedia se non fosse stato riconosciuto al figlio il diritto alle cure;

   la medesima asl è stata inoltre coinvolta in altri simili casi di inadempienza nei confronti di minori aventi diritto all'assistenza e, nonostante l'accoglimento dei ricorsi presentati nei confronti di tale Asl, la stessa, a quanto consta all'interrogante, non ottempererebbe ai provvedimenti giudiziari;

   a seguito di quanto esposto rileva rimarcare che, nonostante le normative e le varie ordinanze, a tutt'oggi appare ancora assai farraginoso garantire in tempi consoni il diritto alla cura a diversi bambini affetti da codesta patologia –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del sistematico ripetersi di tali criticità nel garantire l'erogazione dei corretti setting riabilitativi, così come esplicitamente definiti e riconosciuti dalla legge, e se e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché siano definitivamente superati, sia in merito alle fattispecie descritte in premessa, che in un'ottica di sistema, gli ostacoli che tuttora impediscono di assicurare le effettive cure a tutti i «pazienti eleggibili», in applicazione di quanto disposto dalle normative sopra richiamate.
(4-04362)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   INCERTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Columbus srl è un'azienda primaria di trasformazione del pomodoro e di commercializzazione dei semilavorati e dei prodotti finiti derivati dal pomodoro;

   nel 1993 ha iniziato la sua attività, a seguito del passaggio di proprietà della società Parmasole acquistata dal gruppo Mantua Surgelati di cui Columbus fa parte;

   lo stabilimento di Martorano (Parma), sede di Columbus srl, è una delle fabbriche emiliane storiche; si estende su una superficie di 90.000 metri quadrati di cui 30.000 adibiti a reparti di lavorazione, stoccaggio e produzione, e occupa attualmente circa 80 dipendenti a tempo indeterminato a cui si aggiungono nei differenti periodi dell'anno, circa 150 lavoratori tra stagionali e stagionali di campagna; nello stabilimento sono poi impiegati stabilmente lavoratori in appalto nel settore della logistica e del carico/scarico merci;

   l'azienda trasforma annualmente circa 150.000 tonnellate di pomodoro fresco ed è in grado di produrre semilavorati per l'industria e soprattutto prodotti base e salse pronte a marchio terzi; nello stabilimento di Martorano si produce da decenni soprattutto per la grande distribuzione organizzata italiana ed estera;

   la proprietà di Columbus srl, in occasione del recente incontro tra rappresentanza sindacale unitaria aziendale, organizzazioni sindacali territoriali di Flai, Fai e Uila e vertici aziendali, ha comunicato ufficialmente l'intenzione di cessare l'attività dello stabilimento di Martorano nei primi mesi del 2020;

   al momento non si registrano acquirenti possibili per un'eventuale cessione di attività –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se non intenda avviare un tavolo istituzionale presso il Ministero dello sviluppo economico per conoscere le ragioni di tale scelta aziendale;

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di tutelare produttività e competitività dell'insediamento produttivo e di proteggerne i livelli occupazionali, con la prosecuzione dei rapporti di lavoro a termine e il rispetto dei contratti e delle attuali condizioni di lavoro.
(5-03309)


   NARDI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la gestione complessiva della società Securpol, caratterizzata da numerosi anni di irregolarità fiscali e legali, con un debito crescente e sistematiche violazioni dei diritti degli occupati, ha creato e sta creando gravi difficoltà economiche ai lavoratori e alle loro famiglie;

   la Società Securpol srl è stata dichiarata insolvente dal tribunale di Civitavecchia, con sentenza del 23 agosto 2017, ed è in amministrazione straordinaria come prescritto dal decreto del Ministero dello sviluppo economico del 16 novembre 2017;

   i lavoratori dell'azienda hanno usufruito della cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs), ai sensi dell'articolo 7, comma 10-ter, della legge n. 236 del 1993, terminata il 2 ottobre 2019;

   a seguito della cessazione dell'attività dei rami di azienda l'amministrazione di Securpol ha richiesto l'attivazione della Cigs (ai sensi dell'articolo 44 del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109) nei confronti del personale che non è stato assorbito dalle società acquirenti;

   in particolare, le società acquirenti in data 4 ottobre 2019 hanno provveduto all'assunzione di 298 lavoratori, mentre ad oggi sono ancora in forza a Securpol 225 addetti (3 in Lombardia, 70 in Toscana, 90 nel Lazio, 15 in Abruzzo, 1 in Veneto, 10 in Campania, 17 in Calabria, 15 in Sicilia);

   il nuovo trattamento straordinario di integrazione salariale è stato richiesto per la durata di 12 mesi, a far data dal 4 ottobre 2019 e sarà erogato da Inps;

   in questo contesto va sottolineato come alcuni lavoratori debbano ancora ricevere dall'azienda alcune mensilità non corrisposte o addirittura il trattamento di fine rapporto e che i sindacati abbiano segnalato alcune inadempienze dell'amministrazione straordinaria di Securpol la cui condotta avrebbe già causato ritardi nei pagamenti della cassa integrazione (attivata ai sensi dell'articolo 7, comma 10-ter della legge n. 236 del 1993);

   le associazioni sindacali hanno, inoltre, recentemente rimarcato la difficile situazione determinatasi per i lavoratori Securpol in amministrazione straordinaria non interessati dal trasferimento di azienda. Per questi lavoratori, riporta la nota «è stato concordato il ricorso alla Cassa Integrazione, ma ad oggi risulta che l'istanza sia ancora in fase istruttoria; ciò determina un fortissimo disagio economico che ormai ha raggiunto i tre mesi»;

   questa situazione sta avendo effetti drammatici sui lavoratori e sui loro nuclei familiari, aggravati peraltro da un quadro complessivo incerto per il futuro del personale ancora dipendente di Securpol e sul quale l'attuale amministrazione della società non ha presentato alcuna proposta finalizzata al mantenimento degli attuali livelli occupazionali –:

   se alla gestione dell'attuale amministrazione straordinaria di Securpol possano essere imputati effettivi ritardi nel pagamento della Cassa integrazione guadagni straordinaria attivata ai sensi dell'articolo 7, comma 10-ter, del decreto-legge n. 148 del 1993 convertito dalla legge n. 236 del 1993;

   per quali motivi non sia stata ad oggi conclusa l'assegnazione della Cassa integrazione guadagni straordinaria ai sensi dell'articolo 44 del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109;

   quali iniziative urgenti intendano assumere i Ministri interrogati, per quanto di competenza, per salvaguardare i diritti dei lavoratori attualmente dipendenti di Securpol e promuovere un loro effettivo reinserimento occupazionale.
(5-03313)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Varchi e Maschio n. 5-03260, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 dicembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montaruli.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Gallinella n. 5-02903 del 14 ottobre 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Guidesi n. 5-03247 del 5 dicembre 2019.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Villani e altri n. 5-02503 del 12 luglio 2019 in interrogazione a risposta scritta n. 4-04363.

ERRATA CORRIGE

  Nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 279 del 17 dicembre 2019, alla pagina n. 10135, seconda colonna, dopo la riga undicesima, devono aggiungersi le seguenti:

   «interrogazione a risposta in Commissione Businarolo n. 5-00017 dell'11 maggio 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-01204;

   interrogazione a risposta in Commissione Baldino n. 5-00437 del 13 settembre 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-01205;

   interrogazione a risposta in Commissione Bruno Bossio n. 5-00592 del 2 ottobre 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-01206;

   interrogazione a risposta in Commissione Businarolo n. 5-00446 del 17 settembre 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-01207.».