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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 27 maggio 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il 15 maggio 2020 il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno hanno firmato il protocollo per la gestione della riapertura dei luoghi di culto islamici a partire dal giorno 18 maggio 2020;

   il documento è stato redatto assieme alle comunità islamiche con la stretta collaborazione del Comitato tecnico-scientifico ed è suddiviso in tre capitoli che indicano nel dettaglio le norme da seguire per la riapertura: «Accesso ai luoghi di culto in occasione di preghiera», «Attenzioni da osservare nella preghiera» «Igienizzazione dei luoghi e degli oggetti»;

   in particolare, al punto 1.45 del protocollo, si consente ogni celebrazione di natura religiosa «nel rispetto di tutte le norme precauzionali previste in tema di contenimento dell'emergenza epidemiologica in corso. In particolare, i partecipanti sono tenuti ad indossare idonei dispositivi di protezione delle vie respiratorie e devono mantenere le distanze interpersonali di almeno un metro», mentre al punto 5.1 viene suggerito «ove il luogo di culto non sia idoneo al rispetto delle indicazioni del presente Protocollo, può essere valutata la possibilità di svolgere le funzioni all'aperto, assicurandone la dignità e il rispetto della normativa sanitaria, con la partecipazione massima di 1.000 persone»;

   stanno facendo discutere le immagini scattate il 24 maggio 2020 nella Capitale, nei giardini di Piazza Re di Roma, e altre con migliaia di musulmani riversati su strade, marciapiedi e piazze e che mostrano gli uomini mentre pregano, ignorando le regole del distanziamento interpersonale di almeno un metro, e le donne, che per tradizione islamica non possono pregare assieme agli uomini. In piazza Re di Roma, piazza dei Consoli e altre località le donne sono state letteralmente rinchiuse in un recinto delimitato da reti oscuranti;

   tali immagini ad avviso dell'interpellante, dimostrano, se mai ce ne fosse stato bisogno, che nell'Italia delle ripartenze ci sono manifestazioni e celebrazioni religiose considerate privilegiate rispetto ad altre: il divieto alla celebrazione delle funzioni religiose è stato confermato anche all'inizio nella cosiddetta «fase 2» dell'emergenza da Coronavirus e solo successivamente, dopo un accordo con la Cei, è stata consentita la ripresa delle messe, così come funerali e matrimoni; solo poche settimane fa i ristoratori che hanno manifestato a Milano per difendere, peraltro, il proprio posto di lavoro sono stati multati, nonostante il rispetto di tutti i protocolli di sicurezza; mentre a Roma le cerimonie per la fine del Ramadan si sono potute svolgere, nonostante il divieto di assembramento e l'appello della stessa Grande Moschea ad effettuare la preghiera per la festa della rottura del digiuno presso la propria abitazione;

   dall'Aurelio a Centocelle, passando per San Giovanni e Don Bosco, i musulmani della Capitale si sono dati appuntamento nelle piazze di diversi quartieri della città per celebrare l'Eid al Fitr, la festa per la fine del Ramadan, spesso ignorando i protocolli e contravvenendo per l'interpellante a quanto stabilito dalla Costituzione italiana e della normativa ordinaria conseguente;

   le immagini che arrivano da Conca d'Oro, ad esempio, mostrano l'imam che parla ad un folto gruppo di fedeli, riuniti senza rispettare la distanza interpersonale di un metro. Non tutti, inoltre, indossano la mascherina, come dimostra una foto pubblicata sul blog «Roma fa Schifo» e lo stesso è accaduto anche a Centocelle, alla periferia est della Capitale, dove la preghiera è stata ancora più partecipata;

   l'Italia è sempre stata una Nazione accogliente, ma ormai si è di fronte a un caso di discriminazione al contrario e mentre i cittadini italiani sono ancora soggetti a varie limitazioni per le celebrazioni religiose e addirittura per i funerali, dove non possono partecipare più di 15 persone, le stesse regole non valgono per taluni cittadini stranieri;

   tali episodi, però, non rilevano solo dal punto di vista del rispetto delle norme di contenimento del contagio, ma anche, e soprattutto, dal punto di vista della tutela delle pari opportunità tra uomini e donne, quale diritto costituzionalmente garantito dagli articoli 3, 37 e 51;

   pur avendo pieno rispetto per le differenze culturali e religiose, è inammissibile che in Italia, su suolo pubblico, siano autorizzate celebrazioni in cui si possa assistere inermi a comportamenti a giudizio dell'interpellante discriminatori nei confronti delle donne –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, se non ritenga che le celebrazioni religiose per festeggiare l'Eid al Fitr, la festa per la fine del Ramadan, nella Capitale si siano svolte in violazione delle norme di contenimento del contagio disposte su tutto il territorio nazionale e in apparente violazione delle norme costituzionali a tutela delle pari opportunità tra uomini e donne e se tali celebrazioni siano state sostanzialmente autorizzate dalle autorità competenti;

   in caso di accertata violazione, se siano state comminate le previste sanzioni amministrative dalle autorità competenti.
(2-00817) «Rampelli».

Interrogazioni a risposta scritta:


   ANGIOLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   oggi non si sta discutendo se un settore produttivo come quello del gioco pubblico e dei punti vendita di gioco attivi in forza di una concessione governativa debba essere mantenuto o smantellato;

   oggi non è all'ordine del giorno la discussione sulla soppressione o sul mantenimento di migliaia di esercizi che danno lavoro a 150 mila persone in Italia;

   oggi sono in discussione le modalità di ripartenza, ossia la cosiddetta Fase 2, e, pertanto, tutte le decisioni che a livello governativo devono essere adottate non possono che connotarsi per ragionevolezza, proporzionalità, linearità e coerenza; diversamente argomentando le decisioni prese potrebbero apparire sproporzionate, irragionevoli, viziate da palese illogicità, se non vessatorie;

   tanti cittadini e imprenditori fanno notare che oggi sono, in effetti, ancora sospese le attività di sale giochi, sale bingo e quelle per la raccolta delle scommesse e non si può giocare o scommettere (su eventi sportivi e non sportivi, anche se simulati) nemmeno negli esercizi per i quali non c'è l'obbligo di chiusura. Non solo hanno già riaperto i musei e i centri artistici che rientravano nella stessa classificazione, ma hanno già riaperto anche centri estetici e parrucchieri e stanno riaprendo anche piscine e palestre. Una serie di ambienti in cui i rischi di contagio sono assai più evidenti rispetto a quelli di un ambiente di gioco;

   i ristoranti poi hanno un protocollo già ufficializzato e, vista la natura del loro business, non potrebbero affatto operare senza che venga concessa la possibilità ai clienti di sostare per consumare i pasti, ragion per cui si rende obbligatoria, tra le altre cose, sia la rilevazione della temperatura corporea sia la tenuta di un registro delle presenze;

   l'interrogante riceve tante sollecitazioni al riguardo da parte di cittadini e imprenditori. Molti cittadini fanno presente che, pur comprendendo che si tratta di attività profondamente diverse dai ristoranti, ma non è questo il punto focale dell'interrogazione, le aziende del settore del gioco pubblico e dei punti vendita di gioco attivi in forza di una concessione governativa non dispongono ancora di un protocollo ufficiale, ma potrebbero certamente averne uno che preveda, come per i ristoranti, tra le altre cose, il rilevamento di temperatura e la tenuta di un registro delle presenze, al fine di permettere ai proprietari di sale oltre una certa metratura di far sostare i clienti all'interno del proprio locale;

   e ciò non sarebbe un obbligo per tutti coloro i quali, lavorando magari da soli o in sale di piccola metratura, non volessero uniformarsi a questo processo, al fine di far sostare i clienti in sala e poter così commercializzare, oltre allo sport, anche i giochi virtuali e le corse ippiche;

   fatti questi esempi, ma se ne potrebbero fare tanti altri, va ribadito che oggi non è all'ordine del giorno alcuna discussione sull'idea che si ha del futuro di questo settore produttivo e di questo tipo di esercizi commerciali che il Parlamento o il Governo potranno analizzare quando ciò verrà ritenuto opportuno –:

   se non intenda urgentemente adottare o promuovere misure e protocolli, frutto di una più accurata analisi comparativa rispetto alle misure già in essere per altri settori produttivi, al fine di consentire in questo momento di crisi la ripartenza di tutte le attività, come quelle del gioco pubblico, che nel rispetto della legislazione vigente operavano in Italia prima del confinamento.
(4-05848)


   IOVINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   la partecipazione dei giovani è stata uno dei tre temi principali della Campagna europea giovanile per la diversità, i diritti umani e la partecipazione, organizzata dal Consiglio d'Europa, in collaborazione con la Commissione europea e il Forum europeo della gioventù (2006/2007). La Commissione europea ha dato priorità alla lotta contro la radicalizzazione e la marginalizzazione dei giovani e alla promozione dell'inclusione dei giovani nella vita sociale, culturale e civica nell'ambito del quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell'istruzione e della formazione («ET 2020»), del quadro rinnovato di cooperazione europea in materia di gioventù (2010-2018), del piano di lavoro dell'Unione europea per lo sport (2014-2017) e del piano di lavoro per la cultura (2015-2018). È poi stato elaborato un piano di lavoro dell'Unione europea per la gioventù della durata di 36 mesi per guidare l'azione degli Stati membri e della Commissione nel periodo dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2018;

   il Forum in termini di legge è un organismo di partecipazione, riconosciuto dal decreto legislativo n. 267 del 2000 e dalla legge regionale n. 26 dell'8 agosto 2016. I «Forum dei giovani» sono quindi la principale forma istituzionale di partecipazione dei giovani alla vita pubblica dei cittadini e, a livello comunale, sono riconosciuti all'articolo 6 della legge regionale 8 agosto 2016, n. 26, «Costruire il futuro. Nuove politiche per i giovani» (Bollettino ufficiale della regione Campania n. 54 dell'8 agosto 2016);

   in particolare, l'articolo 6, comma 2, stabilisce che i comuni possono istituire il Forum dei giovani, quale organismo consultivo di partecipazione giovanile a carattere totalmente elettivo, composto dai giovani residenti nel territorio comunale e rientranti nella fascia di età di cui all'articolo 2 (giovani di età compresa tra i sedici ed i trentaquattro anni);

   con decreto dirigenziale n. 82 del 10 dicembre 2018 della regione Campania, pubblicato nella sezione Casa di vetro del portale regionale, è stato approvato il «Format procedurale per la realizzazione del Forum comunale dei Giovani». Il documento rappresenta uno strumento per l'omogeneizzazione degli standard per la costituzione e il funzionamento dei forum comunali giovanili, anche ai fini di accedere ai contributi progettuali e al relativo monitoraggio regionale;

   al fine di attivare la partecipazione istituzionale dei giovani la regione promuove lo sviluppo del sistema di forum giovanili dei comuni quali organismi fondamentali nella partecipazione dei giovani alla attività dei comuni e quali organi consultivi in materia di politiche giovanili;

   ad oggi, come emerso recentemente anche su testate giornalistiche locali e nazionali, il comune di Salerno per mancanze politiche non è ancora stato in grado di costituire suddetto Forum. Questo ha comportato, non solo, un danno continuativo nei confronti della partecipazione giovanile al processo democratico territoriale, ma ha impedito in questi giorni alla comunità stessa di partecipare a un bando di finanziamento regionale rivolto proprio ai Forum dei giovani, con il progetto «Giovani in comune» –:

   se il Governo intenda, nel caso specifico, adottare iniziative, per quanto di competenza, per supportare i giovani del comune di Salerno nella loro giusta rivendicazione di un luogo istituzionale di espressione delle loro istanze civiche e di partecipazione democratica, come permesso loro tanto dalla legge europea quanto da quella nazionale e regionale;

   se non ritengano di adottare iniziative affinché il piano nazionale svolga una più chiara funzione di controllo e indirizzo nei confronti delle politiche giovanili anche territoriali, valutando un prossimo confronto con le parti sociali e i soggetti consultivi istituzionali in campo, quale il Consiglio nazionale giovani, per avviare, coinvolgendo le forze parlamentari, un progetto di coordinamento e miglioramento della disciplina specifica.
(4-05852)


   SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 26 maggio 2020 è uscita la notizia dell'esistenza di un'inchiesta giudiziaria su minacce al Viceministro della salute, Pierpaolo Sileri, collegate alla gestione dei fondi per l'emergenza COVID-19;

   tra le indiscrezioni riportate dagli organi di stampa, si legge che fra gli indagati c'è un alto dirigente nel campo sanitario con ruoli di responsabilità tra Roma e la Calabria;

   ad avviso dell'interrogante, occorre sapere di chi si tratti, in considerazione della gravità della situazione, ove la suddetta notizia fosse fondata;

   se infatti la notizia fosse vera e se nel contempo l'alto dirigente in questione ricoprisse un incarico dirigenziale al Ministero della salute, tale sua posizione sarebbe di fatto incompatibile con il mantenimento delle responsabilità gestionali assegnategli, essendo a chiunque evidente che un dirigente pubblico, soprattutto se in posizione apicale come riferito dalla stampa, non può esercitare il ruolo ricoperto ove coinvolto in vicende di minacce, tanto più se rivolte al Viceministro della salute;

   è dunque urgente e indifferibile chiarire gli aspetti testé evidenziati, perché all'occorrenza la magistratura accerterebbe e punirebbe, secondo l'iter previsto, eventuali condotte penalmente rilevanti del dirigente in predicato, ma il Ministro della salute dovrebbe intervenire molto prima e sospendere l'interessato dall'esercizio delle funzioni dirigenziali, anche a tutela del buon andamento della pubblica amministrazione in ordine ai fatti –:

   di quali precise notizie il Governo disponga in proposito, se non intenda avviare un'apposita inchiesta interna sulla vicenda e se, in ogni caso, non si intendano adottare le iniziative di competenza per sospendere l'alto dirigente in parola, ove coinvolto, e, qualora ne sussistano i presupposti, risolvere il relativo contratto.
(4-05853)


   ALESSANDRO PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, recante «Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19», ha notevolmente fallito il proprio obiettivo di partenza, secondo cui le imprese italiane avrebbero avuto l'immediata liquidità necessaria per affrontare l'attuale periodo di emergenza economica causata dalla crisi pandemica da COVID-19;

   si potrebbe, a miglior veduta, parlare di un decreto «illiquidità», capace di tutelare e garantire gli istituti di credito in luogo delle imprese, creando la subdola illusione che le misure a sostegno delle piccole e medie imprese italiane sarebbero arrivate mediante la concessione di garanzie pubbliche. Tale provvedimento, invece, evita di dover ricorrere a più opportuni contributi a fondo perduto europei, ad esempio, che avrebbero protetto l'economia reale italiana nel complesso e il Mezzogiorno colpevolmente abbandonato in particolare, azzerando così i numerosi e ulteriori debiti contratti nell'attuale situazione di emergenza;

   in Europa, infatti, Francia e Germania propongono un fondo per la ripresa dell'Unione europea da cinquecento miliardi di euro nel quadro del prossimo bilancio pluriennale dell'Unione europea, cento dei quali all'Italia, dimostrando, ad avviso dell'interrogante, quanto imperdonabili siano le colpe di chi ha guidato fino ad oggi la politica economica italiana, inventandosi una cassa speciale per le multinazionali e centellinando la moneta per paura di non avere coperture e per lo strapotere di una macchina amministrativa inadeguata sul piano culturale e dell'efficienza;

   sul piano internazionale, è quasi indubbia, secondo l'interrogante, l'incapacità di proteggere l'economia italiana, di adeguarsi alle strategie adottate dagli altri Paesi, ossia di trasferire aiuti compensativi alle imprese del turismo, dell'artigianato, della agricoltura, dei servizi e della piccola e media manifattura, che costituiscono la spina dorsale dell'Italia, di incentivare i consumi e di avere un disegno di politica industriale che parta dall'unificazione infrastrutturale del Paese;

   a ciò si aggiunga quello che l'interrogante giudica l'inefficiente operato dei vertici di Cassa depositi e prestiti s.p.a. e Sace s.p.a. nel fare in modo che le risorse economiche arrivassero alle imprese richiedenti –:

   se e quando intendano fornire dati completi circa le imprese finanziate con i fondi pubblici e i relativi contratti, dal momento che sino ad ora tali informazioni non sono mai state rese note.
(4-05856)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FORMENTINI, BILLI, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, GRIMOLDI, PICCHI, RIBOLLA, ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   è in atto ormai da lungo tempo una crisi che oppone le autorità della Repubblica Popolare Cinese alla popolazione della regione autonoma di Hong Kong, ostile a qualsiasi forma di alterazione del proprio status che possa comprometterne la differenza di sistema politico-sociale;

   la crisi si sta aggravando in dipendenza della presentazione di una proposta di legge presso il Congresso nazionale del popolo che concerne la sicurezza di Hong Kong e diventerebbe parte della legislazione della regione autonoma senza alcun concorso alla sua elaborazione da parte delle autorità locali;

   l'approvazione della proposta di legge in discussione contemplerebbe, tra le altre cose, la possibilità per l'Esercito Popolare di Liberazione di entrare nel territorio della regione autonoma di Hong Kong per difenderne la sicurezza;

   la circostanza è stata all'origine di una nuova ondata di proteste ad Hong Kong, che stanno avendo grande eco internazionale;

   si teme, in particolare, che dall'approvazione della proposta di legge possano derivare una severa compromissione delle libertà di cui gode la regione autonoma di Hong Kong e la fine di fatto del regime previsto dagli accordi con i quali Regno Unito e Repubblica Popolare Cinese regolarono il ritorno della ex colonia britannica alla madrepatria originaria;

   alcuni politici di Hong Kong hanno esplicitamente dichiarato di ritenere l'eventuale approvazione e conseguente applicazione della nuova legge sulla sicurezza della regione autonoma equivalenti alla fine della politica del «Paese unico con due sistemi»;

   in diversi Paesi è in valutazione l'adozione di misure di pressione volte a scongiurare l'adozione della nuova legge sulla sicurezza di Hong Kong da parte del Congresso nazionale del popolo cinese;

   negli Stati Uniti è stata ventilata al riguardo anche l'imposizione di vere e proprie sanzioni contro la Repubblica popolare cinese, mentre non è nota ancora la posizione al riguardo che intende assumere il Governo italiano –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere nel caso in cui il Congresso nazionale del popolo cinese adottasse effettivamente una nuova legge sulla sicurezza di Hong Kong suscettibile di comprimerne l'autonomia e comprometterne le libertà garantite dall'accordo sino-britannico che ne determinò le modalità di restituzione alla Cina e, in risposta, alcuni Paesi alleati dell'Italia decidessero a loro volta di imporre sanzioni contro la Repubblica Popolare Cinese.
(5-04052)


   SABRINA DE CARLO e BERTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la situazione della zona di confine tra il Friuli Venezia Giulia e la Slovenia, interessata dalla cosiddetta rotta balcanica, presenta ad oggi arrivi quotidiani di nuclei di piccole dimensioni di migranti irregolari;

   i movimenti lungo la rotta, nell'ultimo periodo interessato dalla pandemia da COVID-19, sembrerebbero essere ripresi con maggiore frequenza. A questo fenomeno le autorità italiane e slovene hanno risposto con un incremento dei pattugliamenti di confine da parte della polizia slovena per evitare sconfinamenti illegali;

   considerato che i pattugliamenti sono frutto di accordi bilaterali negoziati tra i due Paesi, da notizie stampa locali si apprende che una coppia di giovani triestini della minoranza slovena e quindi con doppia cittadinanza, ma residenti in Slovenia durante un controllo sarebbero stati fatti inginocchiare e minacciati con pistola alla tempia da due uomini in uniforme Slovenska vojska (Esercito sloveno) nella zona della Val Rosandra, nei boschi del comune Hrpelie-Kozina;

   sembrerebbe che il giovane uomo, solo dopo aver comunicato con le autorità in lingua slovena, sia stato rilasciato assieme alla compagna accettando le scuse dei militari, i quali gli avrebbero comunicato «di essere alla ricerca di migranti», poi denominati «CRNI» (nero);

   ad opinione degli interroganti quanto sopra riportato appare estremamente grave e preoccupante –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non ritenga, anche alla luce della gravità dei fatti medesimi, di dover assumere iniziative affinché episodi di questo genere vengano stigmatizzati per lasciare spazio a misure di maggiore e proficua cooperazione tra i due Stati.
(5-04053)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 26 maggio 2020, la segreteria internazionale del partito politico venezuelano Voluntad Popular ha lanciato un appello alla comunità internazionale denunciando l'ennesimo tentativo del dittatore Nicolas Maduro di mettere a tacere le opposizioni;

   l'azione intrapresa dalla dittatura di Maduro, attraverso la procura generale guidata da Tarek William Saab, consiste nella presentazione di un'istanza per ottenere una nuova interpretazione della legge contro la criminalità organizzata e il terrorismo;

   scopo di tale azione sarebbe quello di determinare se il partito Voluntad Popular sia o meno una organizzazione terroristica e, pertanto, se sia passibile di sanzioni penali;

   questa operazione rappresenta, con tutta evidenza, un'ulteriore operazione del regime per criminalizzare e perseguitare i partiti che si oppongono alla dittatura e chiedono il ritorno alla libertà e alla democrazia;

   con la definitiva dissoluzione di Voluntad Popular e delle altre organizzazioni politiche che lottano con convinzione e senza tregua per la libertà del Paese, Maduro completerebbe il suo disegno dittatoriale ponendo fine a qualsiasi tipo di lotta per la libertà e continuando a sottomettere il Venezuela alla tirannia;

   Voluntad Popular denuncia di essere, da anni, oggetto principale della persecuzione della dittatura, che si è tradotta in arresti ingiusti, torture, esili e addirittura assassini politici. Questa accanita persecuzione ha fatto in modo che il partito ottenesse particolari strumenti di protezione da parte della Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh);

   il regime, inoltre, continua a criminalizzare anche la figura di Juan Guaidò e del Governo ad interim;

   l'Italia è stato l'unico tra i 28 Paesi dell'Unione europea a bocciare la proposta di compromesso sul Venezuela con cui si accettava il ruolo di Juan Guaidò come presidente ad interim fino a nuove elezioni;

   a causa delle decisioni del Governo italiano, quindi, l'Europa non può e non riesce a giocare un ruolo diplomatico di primo piano nella vicenda venezuelana. Vale la pena ricordare che in Venezuela vive la più grande comunità di origine italiana nel mondo e che gli italo-venezuelani hanno un rapporto vivo e quotidiano con la madre patria, un rapporto che, ad avviso dell'interrogante, il Governo calpesta ogni volta che non ascolta il grido di dolore di chi vive sotto dittatura –:

   se il Governo sia informato sui fatti e quali posizioni intenda assumere sul piano internazionale in merito alla crisi democratica in Venezuela, con particolare riferimento al riconoscimento di Juan Guaidò come presidente ad interim fino a nuove elezioni.
(5-04054)

Interrogazione a risposta scritta:


   GOLINELLI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO, PATASSINI e VIVIANI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali — Per sapere – premesso che:

   molte aziende produttrici di carni suine e salumi italiani, stanti le misure adottate per contenere la diffusione del SARS-Cov-2, tra le quali la chiusura forzata del canale Ho.Re.Ca. (che solo in Italia pesa per circa il 15-20 per cento del fatturato del settore), unite al rallentamento dell'export causato da evidenti difficoltà logistiche, stanno attraversando una situazione di pesante difficoltà che si riflette su tutti gli anelli a monte della filiera, inclusi gli impianti di macellazione e gli allevamenti;

   la riduzione della presenza del personale e le misure di sicurezza aggiuntive necessarie per proseguire le lavorazioni pesano sui ritmi di macellazione che diventano più lenti, con un calo consolidato del 20 per cento nelle ultime settimane; a causa del rallentamento della produzione dei salumifici, infatti, si registra un calo di ordinativi di carni fresche destinate alla trasformazione;

   in questo contesto, si registra un andamento anomalo dei prezzi con forte volatilità per i tagli, alcuni dei quali sembrano avviati verso una riduzione ulteriore, altri invece crescono in modo marcato rispetto alla stagionalità;

   la suinicoltura italiana rischia il collasso, con i prezzi riconosciuti agli allevatori che stanno precipitando di settimana in settimana e i costi per l'alimentazione degli animali in continuo aumento, mettendo in difficoltà gli allevatori. In una delle ultime riunioni della Cun (Commissione unica nazionale) il suino italiano Dop è stato quotato a 1,10 euro/kg, contro una media 2019 di 1,49 (e punte a 1,80), valore ampiamente sotto i costi di produzione. E le avvisaglie per le prossime settimane sono tutt'altro che positive;

   gli allevamenti si trovano nella condizione di non riuscire ad avviare alla macellazione tutti gli animali a fine ciclo, con evidenti ripercussioni economiche e di benessere animale;

   avere la possibilità di esportare in Cina alcune produzioni ad oggi non ancora autorizzate contribuirebbe, a parere degli interroganti, a dare ossigeno ad imprese in estrema difficoltà e ad agevolare il recupero di una condizione di equilibrio nell'ambito dell'intera filiera;

   l'apertura del mercato cinese ai prodotti a breve stagionatura, alle carni suine congelate con osso e ai tagli esclusi dal protocollo sottoscritto nel mese di marzo 2019 (ad esempio teste suine e loro parti) è un obiettivo che è auspicabile raggiungere;

   sarebbe opportuna una riapertura delle trattative con le autorità cinesi, per completare la gamma dei prodotti esportabili e ottenere l'ampliamento della lista delle aziende autorizzate, superando il principio di vincolo territoriale (macro regione del Nord), estendendo la possibilità di esportare in Cina a tutte le aziende italiane in grado di rispettare i requisiti previsti –:

   se intendano, per quanto di competenza, valutare l'adozione di iniziative per possibili estensioni dell'accordo sottoscritto tra Italia e Cina, perché, a causa della situazione di crisi che si sta vivendo, diventa particolarmente importante per il settore suinicolo, uno dei pilastri dell'agroalimentare italiano, la completa apertura del mercato cinese alle produzioni suine.
(4-05846)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   GAVA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in data 25 maggio 2020 il Ministro interrogato ha comunicato agli organi di stampa di aver nominato una struttura commissariale per gli adempimenti relativi alla procedura di infrazione cui l'Italia è soggetta in materia di depurazione;

   il Ministro ha sostituito il commissario unico professor Enrico Rolle con ben tre commissari, il commissario straordinario professor Maurizio Giugni e 2 sub-commissari il signor Riccardo Costanza, definito esperto in tecniche di depurazione, e l'ex senatore Stefano Vaccari;

   non è chiara nella comunicazione del Ministero quale sia realmente l'esperienza e quali siano i titoli del signor Riccardo Costanza;

   secondo l'interrogante, è inopportuno nominare l'ex senatore Stefano Vaccari, in quanto ex parlamentare non rieletto, ma soprattutto tale nomina esprime un grave e inquietante conflitto di interessi, essendo senatore Vaccari, a quanto si legge su siti e documenti pubblici, il responsabile relazioni esterne del gruppo privato Unieco;

   Unieco si occupa di propria filiera della sostenibilità, coinvolge una ventina di imprese private o miste pubblico-private con sede in 5 regioni impegnate nella gestione, trattamento, intermediazione di rifiuti speciali, nella bonifica e messa in sicurezza di siti inquinati, nel recupero e nella valorizzazione ambientale, nella produzione di energia da fonti rinnovabili, nonché nella raccolta e nella gestione dei rifiuti solidi urbani in particolare in Toscana e in altre 5 regioni;

   non è noto come e quanto saranno retribuiti i tre commissari e quale sia il parere degli organi di controllo –:

   quali iniziative immediate il Ministro interrogato intenda assumere al fine di revocare la nomina dei tre commissari e procedere ad una ricognizione effettiva dell'impegno delle strutture preposte per il superamento della procedura di infrazione sulla depurazione.
(4-05842)


   GAVA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 maggio 2020 il Fatto Quotidiano, in un articolo in cui riporta la notizia dell'avvenuto insediamento della Commissione Via e Vas, fa esplicito riferimento a dichiarazioni mendaci rese da alcuni dei soggetti che sono stati selezionati dal Ministro;

   curiosamente dopo un anno dalla pubblicazione dell'avviso pubblico e dal lavoro istruttorio di un comitato di valutazione, il Ministro ha emanato il decreto di nomina in data 20 agosto 2019 non solo nel pieno della crisi di Governo, ma anche ratificando verbali di riunioni svolte a cavallo di ferragosto 2019; da allora è trascorso quasi un anno per l'insediamento della commissione Via e Vas, in quanto il Ministero non è stato in grado di nominare il cosiddetto Comitato istruttorio previsto dalla legge che ha riformato l'organizzazione della Commissione;

   nell'ambito della redazione del cosiddetto «decreto Rilancio», si è provveduto a modificare la legge e sopprimere il Comitato istruttorio per la nomina del quale non si riusciva a trovare un accordo tra amministrazioni;

   con altro atto di sindacato ispettivo (n. 4-05760) si è già chiesto al Ministro interrogato di prendere provvedimenti rispetto ad evidenti e abnormi incompatibilità e conflitti di interessi di alcuni membri della nuova Commissione;

   le dichiarazioni mendaci citate dal Fatto Quotidiano, secondo l'interrogante potrebbero costituire un reato –:

   se il Ministro interrogato abbia svolto ogni verifica di competenza in ordine ai profili evidenziati di incompatibilità o conflitti di interesse e quali eventuali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(4-05857)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   con riferimento alle domande di indennizzo al Fondo indennizzo risparmiatori, l'articolo 6, comma 2, del decreto ministeriale 10 maggio 2019 stabiliva quanto segue:

    «2. La Commissione tecnica acquisisce dalle Banche, dal FITD e dal FGD.BCC nonché dagli enti pubblici rispettivamente interessati i dati, le informazioni e i documenti inerenti alla richiesta da parte degli istanti. I soggetti di cui al presente comma collaborano secondo diligenza entro sessanta giorni con la Commissione tecnica, la quale, scaduto detto termine, procede in base agli atti acquisiti e non è responsabile per erronei pagamenti dovuti ad errori o omissioni imputabili ad altri soggetti.». Successivamente il decreto 8 agosto 2019 ha modificato il disposto normativo nei seguenti termini:

     l'articolo 6 del decreto del Ministero dell'economia e finanze sopra citato è stato modificato come segue:

      1. a) Al comma 2, le parole «inerenti alla» sono sostituite dalle parole «necessari a riscontrare quanto dichiarato nella». Alla fine del comma 2 è aggiunto il seguente periodo: «A richiesta della Commissione tecnica, l'Agenzia delle Entrate conferma, sulla base dei dati di cui dispone, il rispetto o meno del requisito previsto dall'articolo 4, comma 3, lettera a), del presente decreto, dichiarato nella istanza di indennizzo previsto dal comma 502-bis dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145 e successive modificazioni, con le modalità concordate con la Commissione stessa»:

   l'articolo 4, comma 3, del medesimo decreto stabilisce a sua volta che «Nel caso di richiesta di indennizzo forfettario previsto dal comma 502-bis dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, l'istanza è formulata secondo quanto previsto dai commi 1 e 2 del presente articolo, con esclusione degli atti indicati nella lettera c) del medesimo comma 2. All'istanza deve essere allegata dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà, resa ai sensi dell'articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, recante firma autenticata, attestante: a) la consistenza del patrimonio mobiliare di proprietà del risparmiatore di valore inferiore a 100.000 euro,... oppure l'ammontare del reddito complessivo dell'avente diritto ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche inferiore a 35.000 euro nell'anno 2018»;

   in buona sostanza, la verifica dei dati reddituali e patrimoniali per gli indennizzi forfettari può, su richiesta della commissione tecnica, essere demandata all'Agenzia delle entrate;

   il 22 maggio 2020 il Sottosegretario per l'economia e le finanze Villarosa ha testualmente dichiarato alle agenzie di stampa: «La commissione tecnica per il FIR ha deliberato all'unanimità l'invio dei dati all'Agenzia delle entrate. Con il decreto ministeriale del 10 maggio 2019 il ministero dell'economia ha stabilito che l'ADE dovrà confermare il rispetto o meno dei requisiti di reddito e patrimonio previsti dalla normativa»;

   per quanto consta all'interpellante, finora non risultano essere state raggiunte «modalità concordate» fra commissione tecnica e Agenzia delle entrate in ordine ai tempi e ai contenuti delle verifiche sui presupposti reddituali e patrimoniali;

   in assenza di un preciso disposto normativo si deve concludere che il termine finale per tali adempimenti risulta quello ordinario previsto per gli accertamenti tributari (cinque anni);

   i risparmiatori sono giustamente preoccupati per il dilatarsi dei tempi delle procedure di indennizzo, che alla luce di quanto sopra esposto rischiano di diventare biblici;

   peraltro, lo stesso sottosegretario Villarosa, con dichiarazione del 22 maggio 2020 non ha escluso una ulteriore proroga del termine del 18 giugno 2020 per la presentazione delle domande al Fir –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per garantire tempi certi e celeri nella erogazione degli indennizzi ai risparmiatori, che ne hanno fatto domanda.
(2-00815) «Zanettin».

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 11 maggio 2020 si è svolto il bando «Impresa Sicura» di Invitalia finalizzato ad assegnare risorse per complessivi 50 milioni di euro utili all'acquisto di dispositivi e di altri interventi utili alla messa in sicurezza degli ambienti di lavoro in ragione dell'emergenza Covid-19;

   tale bando si è svolto con le modalità del click day;

   sono risultate ammesse 3.150 aziende, le quali hanno inviato le proprie richiesto entro un tempo di 1,046749 secondi dall'apertura del bando;

   sono risultate così escluse 191.024 aziende le quali chiedevano interventi per complessivi 1,2 miliardi di euro;

   tra i documenti che Invitalia chiedeva di inserire vi erano codice fiscale o partita Iva, importo richiesto e anche un captcha per accertare che a eseguire l'operazione sia una persona e non un robot;

   va rilevato che è fisicamente impossibile completare tali operazioni in meno di un secondo di tempo;

   la normativa vigente vieta l'utilizzo di sistemi automatizzati e randomizzati di invio, come dimostra d'altronde la presenza del captcha per l'appunto finalizzato all'esclusione che ad operare sia un sistema robotizzato –:

   quali controlli siano stati predisposti per verificare che le domande non siano state inoltrate con sistemi robotizzati di invio;

   quali esiti abbiano avuto tali controlli, ove svolti.
(4-05843)


   POTENTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in base all'accordo stipulato tra l'Associazione italiana società concessionarie autostrade e trafori (Aiscat) ed il dipartimento della pubblica sicurezza, «al personale in organico presso il Centro Operativo Autostradale e ai reparti della Polizia Stradale istituiti nell'ambito della rete autostradale in concessione alla singola Società concessionaria, nonché a quello comunque impiegato in servizi di polizia stradale o di polizia giudiziaria nell'ambito della rete stessa, spetta l'indennità “di base” di cui all'articolo 39 della legge 16 gennaio 2003, n. 3, come modificato dall'articolo 6, comma 4, lettera a), della legge 15 ottobre 2013, n. 119»;

   nel 2017, una nuova convenzione tra il Ministero dell'interno e Aiscat per i servizi in autostrada determinava l'introduzione dell'indennità aggiuntiva in condizioni di particolare eccezionalità, di quella per le giornate superfestive e di quella premiale;

   nonostante ciò, l'assenza di un decreto attuativo non ha permesso al Ministero dell'economia e delle finanze di procedere con la liquidazione delle indennità accessorie spettanti al personale di P.S. tramite il sistema Noipa, sebbene Anas ed Aiscat abbiano già versato la somma dovuta al Ministero dell'economia e delle finanze –:

   quando si procederà alla liquidazione delle indennità relative al periodo dell'esercizio gennaio e febbraio 2018;

   se quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere relativamente ai ritardi nel completamento dell'iter burocratico per il versamento all'istituto Noipa.
(4-05847)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale normativa in materia di emergenza sanitaria da COVID-19 (cosiddetto decreto «Cura Italia») prevede, tra l'altro, la possibilità di richiedere la sospensione delle rate dei mutui, in particolare per persone in cassa integrazione e in difficoltà economiche;

   la prassi seguita dagli istituti bancari è quella di far compilare l'apposito modulo e di inoltrare la domanda, per l'accettazione della richiesta di sospensione, alla Consap. Nel frattempo, alcuni istituti procedono a sospendere ugualmente la rata, altri invece la addebitano ugualmente con la specifica che sarà riaccreditata in futuro. Nel caso in cui sul conto corrente non ci fosse una somma sufficiente, l'utente non viene segnalato come «cattivo pagatore»;

   secondo quanto riportato sul sito Consap «la sospensione viene attivata entro 30 giorni lavorativi a decorrere dalla data in cui la Banca comunica al richiedente l'accettazione di Consap. Tale comunicazione, salvo non rintracciabilità del richiedente, deve avvenire entro 5 giorni dall'accettazione di Consap. Nel caso di mutui cartolarizzati o oggetto di obbligazioni bancarie garantite ai sensi della legge 130/1999, la sospensione viene attivata non oltre il 45° giorno lavorativo successivo alla comunicazione al richiedente»;

   tuttavia, considerando le numerose richieste, è verosimile che si verifichino ritardi nell'effettiva attivazione della sospensione. A parere dell'interrogante, costituisce alta criticità la scelta, da parte di alcuni istituti bancari, di addebitare comunque la rata del mutuo in presenza di una domanda di sospensione inoltrata all'istituto stesso. Ciò in considerazione della straordinarietà della situazione che il Paese e l'intera economia nazionale sta vivendo e per la quale le famiglie hanno bisogno di liquidità in primis per potersi garantire l'acquisto di beni di prima necessità –:

   se sia a conoscenza delle criticità di cui in premessa;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare al fine di evitare che gli istituti bancari procedano comunque all'addebito della rata del mutuo in presenza di una domanda di sospensione che è in attesa di approvazione da parte di Consap.
(4-05854)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE MARIA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa e dichiarazioni pubbliche risulterebbe che il provvedimento disciplinare nei confronti dell'allora sostituto procuratore generale di Bologna dottor Valter Giovannini sarebbe stato oggetto di interventi che risulterebbero discutibili dal punto di vista procedurale e deontologico, in particolare nella redazione delle motivazioni della sentenza;

   lo stesso dottor Giovannini ha fatto sapere di aver richiesto alla procura di Perugia l'acquisizione delle carte relative a tali informazioni pubblicate dalla stampa –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare in relazione alla vicenda segnalata in premessa.
(5-04062)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è ormai ampiamente nota la vicenda relativa alle intercettazioni che hanno scatenato un vero e proprio «terremoto» nell'Associazione nazionale magistrati, portando alle dimissioni del presidente Luca Poniz (Area) e del segretario Giuliano Caputo (Unicost);

   a seguito di tali fatti, l'ex procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini, ha incaricato il suo legale di chiedere alla procura umbra se vi siano atti che riguardino anche la sua vicenda, relativa alla sentenza disciplinare con la quale gli veniva inflitta la sanzione della censura;

   la sentenza disciplinare vide, infatti, come estensore Luca Palamara, ex consigliere del Csm, pm romano, sospeso e indagato a Perugia e finito al centro delle vicende che hanno travolto il sistema giudiziario negli ultimi giorni;

   si ricorda che Giovannini aveva ricevuto la sanzione della censura per il caso di Vera Guidetti, farmacista di 62 anni che, dopo aver ucciso la madre, si suicidò qualche giorno dopo essere stata ascoltata dal pm, nel marzo 2015, in qualità di testimone per un'indagine relativa a un furto di gioielli;

   il quotidiano La Verità ha anticipato tuttavia che, nel faldone delle intercettazioni, vi sono effettivamente spunti che riguardano proprio Valter Giovannini. Il 30 agosto 2017, Nicola Clivio, che faceva parte del Csm avrebbe scritto via whatsapp a Palamara: «Tra stasera e domani ti mando il pezzo per la sentenza Giovannini». Un paio di settimane dopo, Clivio scrive nuovamente al collega Palamara: «La premessa che abbiamo scritto insieme presuppone esposizione del fatto e quindi va dopo il paragrafo 2», lasciando intendere che entrambi abbiano partecipato alla estensione della motivazione della sentenza –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare in presenza di comportamenti da parte di magistrati che appaiono incompatibili con la deontologia professionale, considerato anche l'enorme clamore mediatico che ebbe la vicenda richiamata in premessa e relativa alla sanzione di censura a carico di Valter Giovannini.
(4-05850)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   VALLASCAS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel territorio del comune di Quartu Sant'Elena — città metropolitana di Cagliari —, lungo la costa sudorientale, sorge una vasta area archeologica di epoca nuragica denominata s'Orixeddu, in parte attraversata nel sottosuolo da un'imponente infrastruttura viaria, la galleria di Murtineddu, inaugurata nel 2013, la più lunga (2.590 metri) di una serie di gallerie stradali realizzate lungo la nuova strada statale 125 «Orientale Sarda»;

   alcuni escursionisti, a seguito di sopralluoghi nell'area archeologica soprastante la galleria, avrebbero rilevato delle anomalie in merito ai crolli cui sarebbero soggetti i resti di un antico nuraghe e di quello che presumibilmente dovrebbe essere stato un villaggio nuragico, oggi ridotto a cumulo di pietrame;

   le anomalie segnalate riguarderebbero, in particolare modo, le dinamiche dei crolli registrati nel nuraghe denominato S'Orixeddu II (localizzato secondo il sito www.nuraghediana.it in I.G.M. foglio n. 558 sez. III Castiadas), compromesso negli anni per effetto dell'incuria e degli agenti atmosferici, che sorgerebbe proprio in corrispondenza del tunnel stradale di Murtineddu;

   in particolare, l'archeologo e naturalista Alessandro Atzeni, dopo alcuni sopralluoghi, reiterati a distanza di tempo, avrebbe anche realizzato un filmato, pubblicato di recente on-line, sullo stato del sito, nel quale solleverebbe alcune perplessità in merito alle citate dinamiche dei crolli;

   l'archeologo, infatti, avrebbe rilevato che, a dispetto di un importante fenomeno di cedimento di una porzione della parete rocciosa su cui poggiava una parte delle strutture murarie del nuraghe S'Orixeddu II, attorno al sito non sarebbe presente un'equivalente quantità di materiale lapideo di risulta da crollo o da frana, tenuto anche conto che i massi di granito caduti avrebbero dovuto essere di grandi dimensioni;

   nel video, l'archeologo affermerebbe che «il problema è che tutto questo materiale che prima era in sede non si capisce dove sia finito»; secondo lo studioso si sarebbe dovuto riversare su una stradina che costeggia il costone di roccia del nuraghe, viceversa, «nel crollo manca il materiale franato. Dove sono sparite le tonnellate di materiale roccioso?»;

   l'ipotesi formulata dall'archeologo, sostenuta dalle immagini del video, è che il materiale sarebbe stato «risucchiato» ovvero sprofondato o collassato in qualche cavità sotterranea che si sarebbe formata per effetto dei crolli e dell'azione erosiva delle acque piovane (la litologia del sito sarebbe granitica, quindi difficilmente presenterebbe cavità sotterranee naturali, diversamente dai terreni calcarei);

   al di là delle considerazioni che sarebbe il caso di formulare sullo stato di abbandono di un patrimonio archeologico di inestimabile valore, l'ipotesi sulla dinamica dei crolli verificatisi nella valle S'Orixeddu e, in particolare, nel nuraghe S'Orixeddu II desterebbe grave preoccupazione per quanto concerne lo stato delle strutture della galleria Murtineddu, soprattutto, per quanto riguarda il tratto realizzato in corrispondenza del sito nuragico oggetto del crollo;

   il «collasso» di imponenti massi di granito nelle cavità sotterranee e l'azione delle acque meteoriche potrebbero aver causato danni all'infrastruttura viaria sottostante con grande compromissione per la sicurezza degli automobilisti che attraversano il tunnel;

   è il caso di riferire che la nuova strada statale 125 «Orientale Sarda» collega l'area vasta di Cagliari con i territori della costa orientale della Sardegna e che, soprattutto, nel periodo estivo, è percorsa da centinaia di migliaia di automobilisti che raggiungono le zone turistiche –:

   se non ritenga opportuno, nell'ambito delle competenze in materia di vigilanza e sicurezza delle infrastrutture stradali, assumere iniziative volte a verificare se i crolli verificatisi nel sito nuragico richiamato in premessa abbiano causato danni alla sottostante galleria Murtineddu;

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, assumere iniziative volte a verificare se nelle fasi preliminari alla progettazione delle gallerie della nuova strada statale 125, con particolare riferimento alla galleria Murtineddu, siano state effettuate tutte le necessarie indagini geologiche e geotecniche.
(3-01573)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GAGLIARDI, PEDRAZZINI, BENIGNI, SILLI e SORTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le opere infrastrutturali nel nostro Paese sono ferme; nonostante le promesse e i proclami, il Governo non ha ancora sbloccato nessun cantiere né per la realizzazione di nuove opere né per le manutenzioni straordinarie;

   le 77 «opere prioritarie» che l'ex Ministro Toninelli aveva indicato all'ex Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, poco prima che cadesse il Governo, sono nello stesso stato di stallo dello scorso anno. Il valore di questi cantieri è di circa 38 miliardi di euro;

   ci sono poi molte altre opere infrastrutturali, circa 700, già finanziate e altrettanto bloccate come quelle prioritarie, che hanno un valore più o meno di 30 miliardi;

   nei giorni scorsi il Ministro interrogato ha annunciato la riforma del codice degli appalti con la finalità di far ripartire queste opere;

   l'apertura dei cantieri, ora più che mai, con la grave crisi economica che sta attraversando il nostro Paese a seguito dell'emergenza sanitaria del Covid-19, consentirebbe ad un settore strategico della economia nazionale di tornare ad essere operativo, con evidenti benefici anche in termini di ricaduta occupazionale;

   nelle scorse ore il sottosegretario Cancelleri ha annunciato la revoca delle concessioni autostradali, mentre il Ministro non ha ancora reso pubblico il dossier su cui sta lavorando ormai da mesi;

   una delle opere strategiche per la Liguria è la realizzazione del progetto della Gronda di Genova, che attende di essere autorizzata in via definitiva dal settembre 2017, cioè da quando con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti l'opera veniva dichiarata di pubblica utilità;

   la realizzazione della Gronda rientra nella concessione ad Autostrade per l'Italia, che calcola l'eventuale prezzo dello scioglimento contrattuale in almeno un miliardo di euro. Paradossalmente, la revoca al concessionario potrebbe far ripartire da zero l'intero progetto, nell'ipotesi migliore ritardare di almeno altri 10 anni un'infrastruttura strategica per il Nord-ovest del Paese e per Genova, già gravemente colpita dopo il crollo del Ponte Morandi;

   il «congelamento» del progetto preoccupa i cittadini, il mondo produttivo e gli amministratori pubblici, in primis il presidente della regione Liguria. Un progetto cantierabile, che gli italiani stanno già pagando: molte persone ed aziende sono state espropriate, perché il cantiere sarebbe già dovuto partire. I costi sostenuti ad oggi da parte di Autostrade per l'Italia ammontano a circa 1,030 miliardi di euro –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, in un momento così delicato per la vita del Paese, per avviare il prima possibile la realizzazione delle infrastrutture bloccate ed, in particolare, la Gronda di Genova.
(4-05841)


   PEZZOPANE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di stampa di questi giorni che il Frecciarossa Trenitalia Napoli-Milano e viceversa, già dal mese di giugno 2020, farà tappa quotidiana a Cassino e a Frosinone ed è, inoltre, in progetto una stazione alta/velocità all'altezza del nodo autostradale di Ferentino;

   con questo progetto si tende a escludere la zona Sud-est della regione e il suo fondamentale collegamento con il vicino Abruzzo con il conseguente abbandono della Avezzano Roccasecca;

   la ferrovia, oltre ad essere un naturale sbocco verso il Sud (quindi verso Napoli), è l'unico mezzo che consentirebbe agli abitanti della Valle Roveto, con i dovuti investimenti ed accorgimenti, di raggiungere le stazioni ciociare servite dall'alta velocità;

   il potenziamento della Avezzano Sora Roccasecca Cassino è di fatto un sicuro e concreto vantaggio per il cassinate se si pensa ad esempio a tribunale, ospedale e università che risultano essere, ad oggi, i grandi poli di aggregazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga necessario e urgente adottare iniziative per una soluzione adeguata a beneficio di questo territorio, perché ci sia un concreto miglioramento dell'attuale servizio.
(4-05844)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   tra lunedì 11 e martedì 12 maggio 2020 si sono perse le tracce del peschereccio Nuova Iside nel tratto di mare tra San Vito Lo Capo e Ustica, dove tre pescatori, molto esperti, partiti da Terrasini (PA), stavano effettuando una battuta di pesca;

   la famiglia non vedendoli rientrare aveva lanciato l'allarme;

   nei giorni successivi sono stati recuperati nelle acque a nord della costa palermitana i corpi senza vita di Giuseppe Lo Iacono, 33 anni, e del capitano Matteo Lo Iacono, 53 anni, due dei tre marinai del «Nuova Iside» mentre non vi è ancora traccia di Vito Lo Iacono, 27 anni, l'ultimo dei tre componenti dell'equipaggio;

   il legale che assiste le famiglie di Matteo Lo Iacono e del nipote Giuseppe non esclude che il peschereccio possa essere stato speronato da un altro natante la notte tra martedì 12 e mercoledì 13 maggio;

   sempre secondo la ricostruzione del legale, riportata anche dall'agenzia Agi e ripresa da diverse testate giornalistiche, alle 21.45 di martedì 12 maggio il peschereccio ha inviato un segnale alla capitaneria attraverso il Blue Box, il successivo sarebbe dovuto partire due ore dopo, alle 23.45, ma così non è stato;

   alle ore 22 Giuseppe Lo Iacono avrebbe sentito telefonicamente la famiglia, non sembrava preoccupato e certamente non ha comunicato condizioni di maltempo;

   i tre marinai avrebbero inoltre ricevuto e letto messaggi sul cellulare, tramite Whatsapp, fino alle 22 circa, quella sera le condizioni meteo non erano avverse e sarebbero peggiorate soltanto alle 7 del mattino del mercoledì;

   in ogni caso, non pare, sempre secondo il legale, che vi fossero condizioni meteo e di mare che possano aver determinato l'affondamento di un peschereccio lungo 16 metri;

   un ulteriore elemento che confermerebbe che in quel tratto di mare potrebbe essere accaduto qualcosa di anomalo è rappresentato dal ritrovamento del palangaro perfettamente integro e di un galleggiante ritrovato la mattina di mercoledì 13 maggio, al largo di San Vito Lo Capo;

   tale rinvenimento è avvenuto prima che mutassero le condizioni meteo e di mare e ciò dimostrerebbe ulteriormente che le condizioni degli stessi tra martedì e mercoledì non fossero così gravi da far naufragare un peschereccio di sedici metri;

   a parere dell'interrogante occorre fare piena luce su tale tragedia e le ricerche andranno proseguite e intensificate utilizzando tutti gli strumenti disponibili e i supporti tecnologici necessari fino a quando non verrà ritrovato anche l'ultimo dei tre pescatori ancora disperso e il peschereccio scomparso dando piena e totale collaborazione all'autorità giudiziaria, che ha già avviato un'indagine, al fine di ricostruire cosa sia accaduto esattamente quella notte al Nuova Iside, avendo a disposizione tutti gli elementi ritenuti indispensabili all'indagine stessa;

   l'auspicio dell'interrogante è che si verifichi l'eventuale transito di altre imbarcazioni nel tratto di mare che va da San Vito Lo Capo a Ustica tra il 12 e il 13 maggio le cui scatole nere potrebbero fornire ulteriori elementi utili alle indagini –:

   di quali ulteriori elementi disponga il Governo in merito al tragico naufragio del peschereccio «Nuova Iside» e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare affinché le ricerche di Vito Lo Iacono, l'ultimo dei tre componenti dell'equipaggio ancora disperso, e del peschereccio scomparso proseguano e si intensifichino fino al loro ritrovamento che risulta indispensabile al fine di accertare le reali cause dell'incidente.
(4-05849)


   FRATOIANNI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 13 febbraio 2020 il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso di Toscana Aeroporti contro la sentenza del Tar regionale che aveva disposto l'annullamento della valutazione di impatto ambientale relativo al Masterplan per la realizzazione della nuova pista dell'aeroporto di Firenze;

   per il progetto è previsto un finanziamento pubblico di oltre 200 milioni di euro;

   lo scorso anno era stata avviata la valutazione di impatto ambientale per il progetto di ampliamento del terminal dell'aeroporto di Firenze che consiste in una serie di interventi volti a riqualificare e ampliare il terminal aeroportuale;

   seppur di modesta entità rispetto ai lavori per l'ampliamento della pista dell'aeroporto di Firenze, tali interventi possono considerarsi propedeutici ad alcune ipotesi di sviluppo contenute nel Masterplan;

   il 1° maggio 2020 in un'intervista al Corriere fiorentino il vicepresidente di Toscana Aeroporti, oltre a confermare la volontà di procedere con la realizzazione di una nuova pista affermava che, data la situazione di crisi determinatasi dall'emergenza sanitaria in corso a causa della pandemia da COVID-19, sarebbero stati rinviati alcuni investimenti sui terminal di Firenze e Pisa fino a quando non sarebbero tornati i livelli dei passeggeri pre-crisi, indicando quale ipotesi la fine del 2022 o l'inizio del 2023;

   l'Enac, ente proponente insieme a Toscana Aeroporti, nel mese di aprile 2020 ha indirizzato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti un'istanza di archiviazione della procedura di Via riguardante l'intervento sui terminal fornendo la seguente motivazione: «l'impatto sull'operatività aeroportuale generato dall'emergenza Covid-19 impone una revisione delle strategie di intervento sulle infrastrutture dell'aeroporto di Firenze»;

   per la prima volta quindi Enac sembra evidenziare la necessità di rivedere le strategie di intervento e i piani di sviluppo e investimento per l'aeroporto di Firenze, così come da sempre sostengono le amministrazioni locali e i comitati civici storicamente contrari alla sua realizzazione;

   all'interrogante, inoltre, non è chiaro chi è il soggetto che dovrebbe finanziare i lavori di ampliamento del terminal sopra richiamati ovvero se le spese sarebbero a carico del concessionario privato o del pubblico;

   la crisi economica e sociale determinata dalla pandemia da COVID-19 che ha colpito l'intero Paese, ha avuto pesanti ricadute anche in Toscana per cui si rende necessario, a parere dell'interrogante, una rivalutazione e revisione di tutte le priorità, i modelli di sviluppo e le strategie che erano state pensate prima della crisi, al fine di concentrare ogni risorsa disponibile a politiche di sostegno ai cittadini, ai lavoratori, alle imprese e a tutto il tessuto economico e sociale regionale –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato affinché vengano rivisti sia il Masterplan che il progetto della nuova pista, anche in considerazione delle ingenti risorse economiche pubbliche stanziate per la realizzazione del progetto e della necessità manifestata dalla stessa Enac di rivedere le strategie di intervento e i piani di sviluppo e investimento per l'aeroporto di Firenze;

   di quali elementi sia a conoscenza il Governo circa il soggetto che dovrebbe finanziare i lavori di ampliamento del terminal richiamati in premessa ovvero se le spese siano previste interamente a carico del concessionario privato o se sia previsto l'investimento di risorse pubbliche.
(4-05855)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   GEBHARD e MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 29 novembre 2019 il Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite ha dichiarato la violazione da parte dell'Italia dell'articolo 25, congiuntamente all'articolo 2, del Patto sui diritti civili e politici; più precisamente, il Comitato ha concluso che l'Italia ha violato il diritto dei ricorrenti Staderini e De Lucia (e con loro di tutti i cittadini italiani) di partecipare alla vita politica e al governo del Paese senza ostacoli irragionevoli attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare;

   il Patto sui diritti civili e politici è uno dei principali trattati del sistema di protezione delle Nazioni Unite; l'Italia lo ha ratificato il 15 settembre 1978; il Comitato, composto da 18 esperti indipendenti rappresentati tutti gli Stati delle Nazioni Unite, è l'organismo preposto ad assicurare che gli Stati contraenti lo rispettino;

   le conclusioni all'unanimità del Comitato nel caso Staderini e De Lucia v. Italia (Comm. 2656/2015) affermano che le violazioni sono state determinate dalla presenza nella legge n. 352 del 1970 di «restrizioni irragionevoli» al diritto dei cittadini di promuovere referendum, in quanto la raccolta firme è impedita dall'obbligo per i promotori di far autenticare le firme da un pubblico ufficiale presente al momento della sottoscrizione, senza però che la legge ne garantisca la disponibilità; dal mancato intervento delle istituzioni a cui Staderini e De Lucia si erano rivolti per denunciare l'assenza di autenticatori; dalle inadempienze di molti comuni (che non consentivano di firmare o non informavano) e dall'assenza di pubblica informazione sulla campagna referendaria;

   il Comitato ha dato all'Italia 180 giorni per porre rimedio alle violazioni, incluso un atto di scusa formale alle vittime della violazione, la traduzione e pubblicazione della decisione del Comitato «diffondendola il più ampiamente possibile», e l'adozione di misure per evitare il ripetersi di violazioni simili, inclusa la modifica della legge che regola i referendum;

   la nuova legge, in particolare, dovrà assicurare ai promotori dei referendum strumenti per autenticare le firme, garantire che la raccolta firme si possa tenere negli spazi più frequentati dai cittadini (ad esempio, piazze e centri commerciali privati) e assicurare che la popolazione sia informata delle raccolte referendarie e della possibilità di prenderne parte;

   i 180 giorni dati all'Italia scadono alla fine di maggio 2020, e nulla di quanto richiesto dal Comitato è stato fatto dal Governo –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di ottemperare alla decisione di cui in premessa.
(5-04055)


   BALDINO, SIRAGUSA, BRESCIA, ALAIMO, BILOTTI, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, D'AMBROSIO, SABRINA DE CARLO, DIENI, FORCINITI, MACINA, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI, SURIANO e ELISA TRIPODI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i commi 627 e 628 della legge di bilancio 2020 hanno stanziato 1 milione di euro per la sperimentazione del voto elettronico nel nostro Paese e hanno affidato la relativa attuazione ad un decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione;

   tale sperimentazione riguarda anche le consultazioni referendarie di cui all'articolo 138 della Costituzione, con uno specifico focus su modelli di voto che garantiscano il concreto esercizio del diritto di voto degli italiani all'estero e degli elettori per diversi motivi lontani dal luogo di residenza;

   il termine per l'adozione del decreto interministeriale è scaduto a fine gennaio e il decreto non è stato ancora adottato;

   già il decreto-legge n. 67 del 2012 introduceva forme di sperimentazione del voto elettronico, sebbene limitate soltanto al rinnovo dei membri facenti parte dei Comites, organismi di rappresentanza degli italiani all'estero. Ciò nonostante, le consultazioni del 2015 si sono svolte ancora per corrispondenza e, ad oggi, non risultano ancora avviate iniziative volte a introdurre la modalità digitale per le prossime elezioni, attese entro fine 2021;

   l'emergenza sanitaria attuale ha messo in evidenza la necessità di dotarsi di modalità inedite e innovative di esercizio del diritto al voto, già urgenti dopo le risapute problematiche del voto postale, con cui si eleggono anche i rappresentanti della circoscrizione estera in Parlamento;

   la sperimentazione del voto in via digitale, come tale non sostitutiva del voto cartaceo, può prendere in considerazione due modelli;

   nel caso in cui venisse preferito il modello dell'e-voting, con urna digitale come già avvenuto in Lombardia, la sperimentazione potrebbe riguardare gli elettori, su base volontaria, in un numero limitato di comuni, possibilmente grandi città come Roma, Milano, Torino, Bologna, Napoli e Bari;

   se, invece, alla luce della necessità di evitare assembramenti ai seggi, sarà preferito il modello dell'e-voting, anche via app, sarà opportuno individuare soluzioni che rispondano ai principi di personalità, uguaglianza, libertà e segretezza del voto, previsti dall'articolo 48 della Costituzione;

   in entrambi i casi oggetto della simulazione potrebbe essere non solo il voto referendario, ma anche quello per le politiche e le europee;

   si auspica inoltre una collaborazione con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per la sperimentazione rivolta agli italiani all'estero –:

   se non intenda emanare il suddetto decreto attuativo al fine di avviare la sperimentazione del voto elettronico anche nell'ipotesi di election day.
(5-04056)


   CALABRIA e SISTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i giorni successivi alla fine del cosiddetto lockdown si sono caratterizzati, e continuano a caratterizzarsi, per una presenza piuttosto rilevante di persone nei luoghi pubblici come strade, parchi e spiagge, senza rispettare le misure di distanziamento per il contenimento del contagio da Covid-19;

   a ciò si aggiunga che soprattutto molti giovani stanno trascorrendo le loro serate in strada, nei pressi di pub e ristoranti, generando affollamenti difficilmente contenibili;

   la strategia del Governo per affrontare la cosiddetta Fase 2 sarebbe quella di individuare 60 mila volontari, coordinati dalla Protezione civile, tra i disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza o di ammortizzatori sociali a cui assegnare il compito di far rispettare le regole come il distanziamento nei luoghi pubblici;

   il Ministero dell'interno sulla questione ha fatto sapere di non essere informato riguardo al progetto appena citato e che «le decisioni assunte, senza preventiva consultazione del Ministero dell'interno, per l'istituzione della figura degli assistenti civici in relazione alle misure di contrasto e di contenimento della pandemia Covid-19, non dovranno comportare compiti aggiuntivi per le prefetture e per le forze di polizia già quotidianamente impegnate nei controlli sul territorio»;

   ad avviso degli interroganti, l'ipotesi di istituire la figura dei cosiddetti «assistenti civici», oltre a rappresentare una palese limitazione della libertà personale, mostra l'incapacità del Governo di saper gestire una fase così complessa arruolando personale che non avrebbe alcuna competenza né autorità nel monitorare gli spazi pubblici;

   per tutelare la salute dei cittadini è necessario prevedere uno screening di massa, attraverso tamponi e test sierologici, senza ricorrere a stratagemmi o strumenti improvvisati come l'istituzione degli «assistenti civici» che genera soltanto confusione tra le prefetture e le forze di polizia già impegnate nei controlli sul territorio;

   a tal proposito, le forze dell'ordine e la polizia locale hanno dimostrato di saper fornire il loro supporto sul territorio soprattutto in termini di sicurezza con circa 14 milioni di controlli effettuati durante il periodo di lockdown –:

   se il Ministro non intenda fornire gli opportuni chiarimenti in merito all'ipotesi di istituire la figura dei cosiddetti assistenti civici, con riferimento alla possibile confusione di competenze con le forze di polizia.
(5-04057)


   PRISCO, FERRO e DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sul progetto annunciato dal Governo sugli «assistenti civici» gravano ancora molti dubbi sia in merito ai compiti loro assegnati, sia in merito alla effettiva efficacia e realizzazione;

   dalle dichiarazioni emerse e dagli organi di stampa risulterebbe essere un corpo di volontari assunto per svolgere compiti di utilità pubblica e sorveglianza durante la «Fase 2»;

   sembrerebbe un progetto ancora allo stato embrionale, dal momento che continuano scontri ed incomprensioni all'interno del Governo in merito alle funzioni loro attribuite e ancora da definire puntualmente;

   tuttavia, dalla riunione tra il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il Presidente del Consiglio e i Ministri dell'interno e del lavoro e delle politiche sociali i compiti sembrerebbero circoscritti e definiti;

   il Ministro Francesco Boccia nel corso della trasmissione di Martedì, su La7 ha affermato che: «l'assistente civico va davanti alle chiese, verifica il numero di persone che possono entrare e aiuta il flusso. Non può fare altro che ricordare le regole»;

   dalle dichiarazioni emerge un progetto ancora non chiaro, e molteplici sono le preoccupazioni, che riguardano principalmente le modalità con cui i volontari saranno selezionati e quelle con cui saranno controllati per evitare abusi;

   il Ministro Lamorgese aveva anticipato che il Ministero dell'interno non si sarebbe occupato né della formazione né della gestione del corpo di volontari. Appare evidente, dunque, che non sono ben definite né le professionalità, né gli eventuali rapporti con i compiti delle forze dell'ordine;

   diverse associazioni hanno mostrato il loro dissenso verso questa proposta, nello specifico, si rileva clic esistono già figure opportunamente preparate, selezionate, formate, certificate e decretate per svolgere queste peculiari e delicatissime funzioni;

   sono già presenti lavoratori del comparto sicurezza privata (guardie giurate, addetti alla vigilanza disarmata, addetti ai servizi di controllo, steward) preparati appositamente per gestire e assicurare il corretto flusso di persone negli esercizi pubblici e negli ospedali. Si tratta di operatori formati, addestrati, capaci di affrontare situazioni critiche e di tensione –:

   se non ritenga urgente adottare iniziative per stabilire quali siano le garanzie professionali richieste per gli assistenti civici e quali siano i rapporti con i compiti già svolti dalle forze dell'ordine e quale il loro inquadramento.
(5-04058)


   TONELLI, IEZZI, BORDONALI, DE ANGELIS, INVERNIZZI, MATURI, MOLTENI, STEFANI e VINCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   recentemente il Ministro per gli affari regionali e autonomie ha annunciato alla stampa l'iniziativa di voler reclutare sessantamila assistenti civici per far rispettare nella cosiddetta fase due della gestione dell'emergenza COVID-19 le misure di distanziamento sociale e vigilare sulla loro osservanza da parte dei cittadini in vari luoghi dei comuni di tutta Italia: dai locali, alle spiagge fino alle vie del centro;

   dopo l'annuncio alla stampa di tale iniziativa e dell'imminente bando della Protezione civile per il reclutamento dei volontari, immediatamente anche diversi esponenti dei partiti che sostengono l'attuale Governo hanno espresso al riguardo molte critiche definendola alcuni una scelta «che rischia di essere inopportuna, confusa e sbagliata» e soprattutto una decisione mai condivisa prima né nelle riunioni di maggioranza, né con gli altri Ministri, in particolare, considerati i compiti affidati agli assistenti civici, con il Ministro dell'interno;

   difatti, il Ministero dell'interno, subito dopo aver appreso dalla stampa dell'iniziativa, aveva prontamente comunicato con una nota agli organi di informazione di non essere mai stato informato prima di tale decisione dal collega di Governo, puntualizzando che la decisione non dovrà comunque «comportare compiti aggiuntivi per le prefetture e per le forze di polizia»;

   dunque, lo stesso giorno, lunedì 25 maggio, il Presidente del Consiglio si è visto costretto in serata a convocare immediatamente una riunione a Palazzo Chigi per cercare di chiarire con i Ministri coinvolti;

   nel susseguirsi delle informative tra i rappresentanti del Governo e della maggioranza a mezzo stampa degli ultimi giorni, non sono però ancora chiari quali siano concretamente i compiti affidati agli assistenti civici, avendo il Ministro per gli affari regionali e le autonomie precisato, dopo la riunione di lunedì, che questi «non avranno compiti di polizia» e «non saranno sentinelle anti-spritz» –:

   se risulti per quale motivo il Ministro interrogato, quale autorità nazionale di pubblica sicurezza e anche per le conseguenze che il controllo esercitato dagli assistenti civici avrà sulle libertà fondamentali dei cittadini, non sia stato preventivamente informato dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, quali siano i criteri e i requisiti per il reclutamento e quando avrà inizio, quali siano la durata di questo tipo di sorveglianza, i compiti e le attività nello specifico demandati agli assistenti, anche rispetto a quelli già svolti dalle forze di polizia e con quali poteri e qualifiche opereranno nel far rispettare le misure di distanziamento sociale.
(5-04059)


   CECCANTI, MICELI, DE MARIA, FIANO, POLLASTRINI, RACITI e VISCOMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la drammatica crisi economica conseguente all'emergenza sanitaria ha determinato un aumento dei reati di usura. La Consulta nazionale antiusura ha infatti rilevato un aumento del 100 per cento delle persone che ogni giorno chiedono aiuto;

   dal monitoraggio effettuato dai prefetti sui rischi di infiltrazione mafiosa nella crisi economica Covid è stato rilevato un rischio alto di infiltrazioni criminali sia nei settori produttivi che hanno continuato a operare durante la prima fase dell'emergenza, sia in quelli che hanno subito perdite a causa del lockdown e che, a corto di liquidità, possono esporsi ai rischi dell'usura;

   è fondamentale quindi, senza rinunciare ai controlli, garantire procedure adeguate per garantire la più rapida immissione di liquidità nel sistema economico italiano per evitare che chi si trova in difficoltà si rivolga alla criminalità organizza;

   l'articolo 14 della legge n. 108 del 1996 ha previsto l'istituzione del Fondo di solidarietà per le vittime dell'usura che provvede alla erogazione di mutui senza interesse di durata non superiore al decennio a favore di soggetti, che esercitano attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o comunque economica, ovvero una libera arte o professione, i quali dichiarino di essere vittime del delitto di usura e risultino parti offese nel relativo procedimento penale;

   il decreto «Cura Italia» (decreto-legge n. 18 del 2020) ha previsto la sospensione delle rate dei mutui erogati dal Fondo di solidarietà per le vittime dell'usura, nonché la sospensione di tutti i procedimenti esecutivi relativi a tali mutui;

   si valuta altresì positivamente la previsione, introdotta durante l'esame in sede referente del cosiddetto decreto-legge liquidità (decreto-legge n. 23 del 2020, articolo 1-bis, comma 4), che prevede la stipula di un apposito protocollo d'intesa sottoscritto tra il Ministero dell'interno, il Mef e Sace s.p.a. per coniugare velocità dell'accesso e rigoroso accertamento della sussistenza delle infiltrazioni criminali, attraverso la revoca delle erogazioni nel caso di adozione di una interdittiva antimafia –:

   quali siano i tempi medi per l'esame delle istanze di accesso al fondo di solidarietà per le vittime di usura, se siano state rilevate criticità nelle procedure di accesso al fondo medesimo e quali iniziative intenda adottare per garantire la più celere risposta dello Stato alle richieste di aiuto da parte di cittadini e imprese vittime di usura.
(5-04060)


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'urgenza di contenere il diffondersi della pandemia ha comportato l'estensione del lockdown a tutto il territorio nazionale, confinando milioni di italiani nelle proprie abitazioni, spesso dislocate a chilometri di distanza dai propri cari e famigliari;

   i sacrifici imposti dal Covid-19 agli italiani nel corso di questi ultimi mesi sono stati tanti e di varia natura; essi sono stati in primo luogo economici e per questo il Governo ha utilizzato tutte le risorse per aiutare famiglie, imprenditori e lavoratori a superare il momento più difficile della storia repubblicana;

   non sono solo i sacrifici economici a destare preoccupazione; in un momento così delicato, milioni di famiglie, separate dalla pandemia, sono state costrette a guardare attraverso uno schermo per stare vicino ai propri cari e rinsaldare i legami affettivi di quella «società naturale» che l'articolo 29 della Costituzione riconosce nella famiglia;

   molti di questi sacrifici, di natura sociale e personale e che quindi investono direttamente lo sviluppo della personalità stessa dei cittadini, sono venuti meno grazie all'arretramento del virus e al conseguente allentamento delle misure di confinamento;

   se oggi i dati sulla diffusione del virus confermano un rinnovato ottimismo, ciò che diventa impellente e permettere a queste famiglie di ritrovarsi. Soprattutto a quelle famiglie che, a causa del lockdown, si sono trovate bloccate in regioni diverse da quelle dei propri cari;

   il decreto-legge n. 33 del 2020 apre agli spostamenti interregionali a decorrere dal 3 giugno, salva l'adozione di ulteriori limitazioni per specifiche aree esposte alla diffusione del virus. Fino ad allora gli spostamenti interregionali potranno avvenire solo per ragioni lavorative, di assoluta urgenza, di salute o per il rientro presso la propria abitazione;

   quest'ultimo riferimento, non sempre consente il ricongiungimento fra famigliari, sia perché spesso i componenti della famiglia hanno residenze diverse, sia perché i propri cari, parenti e affini ne rimangono esclusi;

   si rende quanto mai necessario, pertanto, prevedere modalità di spostamento interregionale che permettano alle famiglie di ricongiungersi, ripartire e affrontare questo momento insieme ai propri affetti e con tutta la forza che ne deriva –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per consentire, quanto prima, lo spostamento fra regioni per i ricongiungimenti famigliari e garantire che le eventuali ulteriori limitazioni agli spostamenti interregionali vengano adottate sulla base di un criterio di stretta specificità correlata al territorio interessato e garantendo la possibilità di rivedersi ai congiunti fuori regione.
(5-04061)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DAGA e FLATI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni di aprile 2020, in piena emergenza coronavirus, si apprende dagli organi di stampa dell'avvenuta occupazione dell'immobile, afferente al patrimonio immobiliare in uso al Ministero della difesa, sito in via della Baleniere, 263, a Ostia (Roma);

   il 10 aprile 2020 in ottemperanza a quanto previsto dai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri emanati in base al vigente stato di emergenza, il Ministro Lamorgese ha diramato la direttiva n. 15350/117/3 a tutti i prefetti relativa al «Monitoraggio del disagio sociale ed economico e attività di prevenzione e contrasto dei fenomeni criminosi e di ogni forma di illegalità»;

   il 25 giugno 2019 l'Anpi nazionale ha presentato al procuratore di Roma formale denuncia contro le organizzazioni neofasciste, in particolare Forza Nuova e CasaPound, per i numerosi atti di intimidazione, violenza e apologia di fascismo da queste commessi ripetutamente negli ultimi tempi. Nella denuncia si chiede, inoltre, di procedere al sequestro della sede di CasaPound, a Roma, occupata abusivamente;

   il 18 luglio 2019 in attuazione di quanto previsto dal decreto-legge n. 14 del 2017 e dal decreto-legge n. 113 del 2018 è stato approvato dalla prefettura di Roma il «programma di interventi di sgombero» (prot. N. 280617/Gab.) che individua la priorità per 23 immobili occupati (di proprietà pubblica e privata). Tra questi risulta assente l'immobile di via Napoleone III, di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze, occupato da Casa Pound;

   l'articolo 31-ter del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, coordinato con la legge di conversione 1° dicembre 2018, n. 132, recante: «Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata», disciplina le modalità di sgombero degli immobili abusivamente occupati ex articolo 633 cp;

   il patrimonio immobiliare in uso al Ministero della difesa è costituito da beni appartenenti al demanio pubblico dello Stato ramo militare (opere destinate alla difesa nazionale – articolo 822 c.c.) e da beni appartenenti al demanio dello Stato (patrimonio indisponibile – articolo 826 c.c.); anche per quanto riguarda l'immobile di via delle Baleniere 263, la competenza dunque spetta all'Agenzia del demanio e quindi al Ministero dell'economia e delle finanze –:

   se il Ministro dell'economia e delle finanze, per quanto di competenza, non intenda procedere alla richiesta di sgombero dell'immobile e se il Ministro dell'interno non intenda adottare le iniziative di competenza per disporre l'immediato sgombero dell'unità abitativa, per la sollecita tutela del patrimonio e dell'ordine pubblico.
(5-04051)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, GRIBAUDO, LEPRI, MURA, VISCOMI e ROTTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di queste ultime ore: ancora un passo falso, ancora una «bocciatura» per il professor Mimmo Parisi, nel suo ruolo di presidente dell'Anpal;

   il consiglio di amministrazione dell'Agenzia ha respinto per la terza volta consecutiva il piano industriale triennale 2020-2022;

   anche in occasione dell'incontro per la presentazione del piano alle regioni, queste ultime avevano espresso profonde critiche e auspicavano notevoli modifiche, senza, tuttavia, essere ascoltate;

   nella stessa riunione del consiglio di amministrazione è stato bocciato un altro importante e delicato documento all'ordine del giorno, ovvero l'«Approvazione della ripartizione delle spese degli Organi collegiali Anpal-Anpal servizi spa»;

   con riferimento al tema delle spese sostenute, in occasione dell'audizione presso le competenti Commissioni parlamentari, il presidente Parisi aveva assunto l'impegno di pubblicare sul sito istituzionale, così come anche da regolamento dell'Agenzia, il dettaglio delle diverse voci. Ciononostante, tale impegno non è stato ancora onorato;

   parimenti, a tutt'oggi, rimane irrisolta la grave questione della stabilizzazione dei circa 650 precari dell'Agenzia, secondo quanto previsto ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101;

   i comportamenti del presidente dell'Anpal sono stati oggetto di molteplici atti di sindacato ispettivo anche da parte del Partito Democratico, da ultimo con le interrogazioni a risposta immediata in Commissione n. 5-03749 e n. 5-03998, senza che, tuttavia, si potesse registrare un cambiamento di gestione e, soprattutto, un recupero della credibilità nell'azione di direzione dell'agenzia;

   soprattutto in una fase di estrema emergenza sociale, economica ed occupazionale quale quella che si è abbattuta sull'Italia con l'epidemia da Covid-19, la missione dell'ente, ovvero il coordinamento delle politiche del lavoro per le persone in cerca di occupazione e la ricollocazione dei disoccupati, non può più essere subordinata alle carenze gestionali da più parti e più volte segnalate –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di superare la situazione di stallo gestionale dell'Anpal, nonché per restituire credibilità nei suoi vertici istituzionali.
(5-04049)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   dall'anno 2002 in Italia non è possibile sperimentare in campo aperto piante geneticamente modificate (Ogm) a causa della mancata applicazione delle direttive europee da parte dello Stato italiano;

   la sperimentazione in pieno campo aperto è un passaggio indispensabile per testare, in condizioni comunque controllate, l'efficacia e la sicurezza ambientale di una nuova varietà di pianta;

   mentre la sperimentazione progredisce nel resto del mondo, in Italia i ricercatori sono costretti a limitare i loro studi alla messa a punto di protocolli di modificazione genetica in laboratorio o al massimo, limitatamente ad alcune piante erbacee, in celle climatiche, senza poter quindi valutare il risultato finale delle loro ricerche. Ciò comporta un vantaggio per i gruppi di ricerca stranieri, siano essi privati o pubblici, sia in termini di benefici economici, sia di sviluppo di nuove tecnologie, nonché di nuove piante capaci di rendere i sistemi produttivi più efficienti e a basso impatto, con colture più sicure per l'ambiente e per i consumatori;

   l'innovazione genetica è fondamentale per la salvaguardia dei nostri sistemi agricoli sempre più affetti dai cambiamenti climatici e dalla diffusione di nuove malattie. Per affrontare queste emergenze e garantire la sostenibilità della nostra agricoltura è fondamentale migliorare l'efficienza delle piante in tempi rapidi, avvalendosi di tutte le tecnologie disponibili, comprese le biotecnologie applicate. Fra queste ultime, transgenesi, cisgenesi e genome editing risultano essere, ognuna con le sue peculiarità, tecnologie complementari e tutte necessarie per un miglioramento genetico vegetale più rapido, efficace ed efficiente rispetto alle sole tecniche classiche (incrocio, selezione, induzione di mutazioni casuali);

   la mancata applicazione del decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 224, di recepimento della direttiva 2001/18/CE, ha provocato il completo blocco della sperimentazione in pieno campo da quasi 20 anni delle numerose piante geneticamente modificate ottenute dalla ricerca pubblica italiana, oscurando di fatto la conoscenza sui potenziali benefici e la valutazione dei rischi dei nuovi prodotti biotecnologici;

   una delle cause della mancata applicazione della normativa europea è stato il fatto che il decreto-legge 22 novembre 2004, n. 279, recante «Disposizioni urgenti per assicurare la coesistenza tra le forme di agricoltura transgenica, convenzionale e biologica», ha operato un'invasione della competenza esclusiva delle Regioni in materia di agricoltura; infatti successivamente la Corte costituzionale con la sentenza n. 116/2006 ha chiarito che la coltivazione a fini produttivi è di competenza esclusiva delle Regioni ed ha dichiarato illegittime buona parte delle norme contenute nel decreto-legge n. 279 del 2004 convertito in legge n. 5 del 2005;

   riguardo a ricerca e sperimentazione, le regioni hanno partecipato al «Comitato tecnico di coordinamento» istituito con decreto ministeriale 19 gennaio 2005 per redigere i protocolli tecnici (per actinidia, agrumi, ciliegio dolce, fragola, mais, melanzana, olivo, pomodoro, vite, riso) per la gestione del rischio per l'agro biodiversità in caso di specie geneticamente modificate a scopi sperimentali. Detti protocolli non sono poi stati approvati dallo Stato e quindi tutta la ricerca in campo sugli Ogm è bloccata da diversi anni;

   la direttiva in materia di Ogm e il decreto legislativo di recepimento sopra citati già prevedono tutte le norme necessarie per condurre le prove sperimentali in sicurezza, così come vengono effettuate in tutti gli altri Paesi europei. I protocolli sperimentali previsti dal cosiddetto «decreto Alemanno» del 2005, richiesti solo nel nostro Paese, risultano quindi inutili e inappropriati;

   i cittadini del nostro Paese hanno il diritto di conoscere i benefici che i prodotti biotecnologici possono offrire per migliorare l'efficienza dei sistemi di coltivazione, per ridurre l'impatto dei sistemi agricoli sull'ambiente e per migliorare la qualità e la sicurezza dei prodotti, anche quelli di interesse locale. Ciò sarà possibile solo se saranno mostrati i risultati della ricerca nazionale nel settore biotecnologico direttamente a agricoltori, operatori tecnici, comunicatori e consumatori;

   l'autorizzazione a nuove sperimentazioni in campo aperto con piante Ogm, molte delle quali giacciono da molti anni presso i diversi laboratori italiani, permetterebbe ai gruppi di ricerca accademica o privata di mostrare come queste tecnologie offrano soluzioni utili a rendere più sostenibili e sicure le nostre filiere agricole. Continuare a negare la sperimentazione in pieno campo comporta uno spreco di risorse e la perdita di competenze scientifiche, compresa la capacità di controllo da parte della ricerca pubblica italiana su quella privata straniera;

   inoltre, la mancata introduzione di nuovi prodotti migliorati per qualità e quantità costringe il nostro Paese, come avviene da molti anni, ad acquistarli oltre oceano a prezzi maggiorati, con perdita di lavoro e di reddito da parte delle nostre aziende agricole –:

   se il Governo non intenda avviare le procedure per permettere la sperimentazione in pieno campo di piante Ogm ottenute da diversi laboratori di ricerca pubblici (Università, Cnr, Crea) e privati italiani e quali iniziative intenda adottare al fine di semplificare la procedura di autorizzazione delle notifiche di sperimentazione (notifiche di tipo B), secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 224 del 2003, nel rispetto della direttiva 2001/18/CE e delle linee guida proposte dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa).
(2-00816) «Magi».

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE FILIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha approvato nel 2015 un piano d'azione globale di contrasto alla resistenza antimicrobica, definita «una delle maggiori minacce per la salute pubblica», che potrebbe causare «fino a 10 milioni decessi nel 2050», diventando la prima causa di morte al mondo;

   il Governo, sulla base del piano dell'Oms, nel 2017 ha adottato il piano nazionale di contrasto all'antimicrobico resistenza (Pncar) 2017-2020, che impegna le regioni e le province autonome alla sua attuazione per fronteggiare il fenomeno dell'antibiotico-resistenza (Amr);

   le regioni non hanno ancora recepito pienamente il piano, pregiudicandone la reale efficacia. Inoltre, non sembra attivato un concreto coordinamento tra i soggetti coinvolti;

   l'Italia, con 10.780 decessi annui, risulta al primo posto tra i Paesi Ocse per mortalità da infezioni da batteri resistenti;

   l'impatto economico attribuibile all'Amr si attesta attorno ai 320 milioni di euro annui e, in assenza di specifici interventi, potrebbe arrivare a 2 miliardi nel 2050;

   la proporzione di infezioni resistenti agli antibiotici è cresciuta dal 17 per cento del 2005 al 30 per cento del 2015 e potrà raggiungere il 32 per cento nel 2030, se il consumo di antibiotici e la crescita demografica ed economica dovessero proseguire sulle stesse direttrici;

   su 9 milioni di ricoveri in ospedale, si riscontrano da 450.000 a 700.000 casi annui di infezioni ospedaliere (circa il 5-8 per cento del totale dei ricoverati);

   in tale contesto, lo sviluppo di nuovi antibiotici non deve superare l'efficacia degli antibiotici attuali, bensì deve mirare a costituirne un'alternativa terapeutica. Tale disponibilità di nuovi antibiotici riveste così un ruolo cruciale, come sottolineato anche dalla recente risoluzione dell'Oms 19 maggio 2020 sul contrasto al Covid-19;

   a tal proposito, diversi esperti internazionali stanno ipotizzando un collegamento tra la pandemia ed il fenomeno della Amr. Il Covid-19, inoltre, responsabile di gravi polmoniti interstiziali, sta facendo emergere la contestuale urgenza di nuovi antibiotici che superino le resistenze;

   si segnala altresì che in altri Paesi europei, ad esempio la Germania, vi sono norme ad hoc per agevolare l'accesso ai pazienti dei nuovi antibiotici;

   l'Ema ha adottato misure per semplificare l'approvazione di nuovi antibiotici finalizzati a trattare le infezioni resistenti e affrontare le aree di elevato bisogno sanitario, accettando studi di non inferiorità;

   il sistema attuale di prezzi e rimborso dell'Aifa non permette una risposta rapida all'introduzione nel mercato di nuovi antibiotici e non ne incentiva lo sviluppo;

   trascorrono circa 12 mesi dalla sottoposizione del dossier da parte dell'azienda produttrice alla pubblicazione della determina di rimborsabilità in Gazzetta Ufficiale;

   dall'entrata in vigore dell'attuale sistema di valutazione delle nuove terapie, a nessun nuovo antibiotico è stata riconosciuta dall'Aifa l'innovatività piena. Sarebbe quindi opportuno, secondo quanto disposto nell'allegato 1 alla determina Aifa 519/2017, l'utilizzo di indicatori specifici per la valutazione dell'innovatività per i nuovi antibiotici –:

   se intenda promuovere la ricerca di nuove terapie antibiotiche attive su ceppi resistenti, considerando il valore generato in termini di riduzione di decessi e complicanze, nonché l'impatto del costo totale della patologia;

   se intenda adottare iniziative per garantire una tempestiva gestione del paziente critico con infezioni batteriche ricoverato nelle terapie intensive, anche mediante la prescrizione degli antibiotici da parte dello stesso anestesista rianimatore, quale elemento a garanzia dell'appropriatezza prescrittiva e della tempestiva gestione del paziente in pericolo di vita;

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di favorire a livello territoriale il pieno recepimento del Pncar, con la definizione di piani di contrasto all'antibiotico-resistenza nonché di protocolli ospedalieri che valorizzino gli antibiotici innovativi e ne monitorino l'effettivo appropriato utilizzo con specifici indicatori.
(5-04050)

Interrogazione a risposta scritta:


   FIORAMONTI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria che ha travolto il nostro Paese in seguito alla pandemia ha fatto emergere con maggiore violenza le divergenze economiche e sanitarie al suo interno, dimostrando come spesso economia, ambiente e salute siano strettamente correlati, e come dal loro equilibrio scaturisca un maggiore stato di benessere per il cittadino;

   in Italia, un settore particolarmente proficuo, ma al tempo stesso dannoso per la salute dei cittadini, da cui poter reperire risorse in aiuto alla economia italiana in un momento tanto fragile, è il settore del tabacco riscaldato, prodotto che per fronteggiare la concorrenza in seguito all'immissione nel mercato nel 2014 della sigaretta elettronica — graduale sostituto della sigaretta tradizionale —, ha beneficiato dal 2019 di agevolazioni fiscali con accise pari al 25 per cento, contro il 69 per cento delle sigarette tradizionali;

   tale agevolazione sarebbe giustificata anche dal principio della riduzione del danno per la salute nella diffusione del loro utilizzo. Da un'inchiesta di Report andata in onda su Rai 3 il 25 maggio 2020 si apprende come una relazione dell'Istituto superiore di sanità, trasmessa al Ministero della salute e limitata nella sua diffusione, avrebbe invece evidenziato come non sia del tutto comprovata la riduzione del rischio: in particolare, si evidenziava nel servizio come i prodotti commercializzati dalla Philip Morris contengano sostanze cancerogene e genotossiche al loro interno — sebbene in proporzioni diverse da quelle presenti nelle sigarette tradizionali ed un altro ingrediente, il mentolo, in grado di facilitare l'insorgere di dipendenza da nicotina, oltre ad ulteriori sostanze di cui non si ha ancora contezza del rischio;

   secondo l'analisi di Competere — think tank per l'innovazione sostenibile — da tale agevolazione fiscale si è determinata una perdita di gettito fiscale per lo Stato pari a circa 400-500 milioni di euro su base annuale. Riducendo le agevolazioni, pertanto, si recupererebbero risorse pari circa a 300 milioni di euro per l'anno 2020, di 400 milioni di euro per l'anno 2021 e di 500 milioni di euro per l'anno 2022 –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda attuare per verificare le informazioni addotte dall'inchiesta giornalistica sopramenzionata sugli effetti lesivi per la salute dei consumatori, tali da rendere necessaria, a giudizio dell'interrogante, la riduzione dello sconto fiscale di cui godono gli heated tobacco dal 75 per cento al 20 per cento e dal quale sarebbe possibile recuperare un gettito pari a 1,2 miliardi di euro nel triennio 2020-2022 da destinare a ricerca e sviluppo, in aiuto ai settori più colpiti dall'emergenza sanitaria.
(4-05845)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a mezzo stampa si apprende di quanto sta avvenendo alla Fiac Compressori di Pontecchio Marconi, azienda del bolognese i cui dirigenti aziendali hanno annunciato l'intenzione di trasferire l'attività in una fabbrica a Torino, proponendo il trasferimento agli oltre 100 lavoratori per mantenere il posto di lavoro;

   si tratta di annuncio a cui sarebbero seguite drammatiche reazioni da parte dei dipendenti che si sono riuniti davanti ai cancelli in sciopero immediato;

   la Fiac, fondata nel 1977, nel marzo 2016 è stata acquistata dalla multinazionale svedese Atlas Copco, che a suo tempo aveva rassicurato sulla funzione «strategica» dello stabilimento di Pontecchio. L'azienda ha chiesto in data 26 maggio 2020 un incontro ai sindacati, per fare il punto della situazione a seguito dell'emergenza da COVID-19, annunciando appunto la volontà di trasferimento;

   quanto sta avvenendo alla Fiac è semplicemente inaccettabile, potendosi configurare, a giudizio dell'interrogante, un tentativo di aggirare, di fatto, le norme che vietano il licenziamento dei lavoratori in questa fase di emergenza. Ancora più intollerabile è che l'azienda, dopo aver ampiamente rassicurato sulla strategicità dello stabilimento, annunci tale decisione paventando che la stessa emergenza possa aver avuto impatti sulla tenuta economica dello stabilimento stesso;

   gli stessi lavoratori affermano, infatti, come Fiac di Pontecchio abbia un numera assolutamente significativo di ordinativi, elemento che, se confermato, dimostrerebbe ancor più, secondo l'interrogante, come in realtà la volontà di Atlas Copco sia quella di ottimizzare i profitti, utilizzando impropriamente l'emergenza COVID come ragione di questa scelta –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se i Ministri interrogati intendano adottare con urgenza le iniziative di competenza per evitare il licenziamento di oltre 100 lavoratori della Fiac ma anche affinché nei confronti di questa azienda siano assunti tutti i provvedimenti necessari ad impedire il sostanziarsi di condotte che appaiono all'interrogante apertamente contrarie alle leggi approvate in questa fase di emergenza.
(4-05851)

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Fitzgerald Nissoli n. 7-00484, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Napoli.

  La risoluzione in Commissione Schirò e La Marca n. 7-00485, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Quartapelle Procopio.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Gelmini e altri n. 2-00780, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Dall'Osso.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Foti n. 5-01507, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 febbraio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gemmato.

  L'interrogazione a risposta scritta Sensi e altri n. 4-05826, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lattanzio.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Potenti n. 4-05834, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 347 del 26 maggio 2020.

   POTENTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 335 del 1995, riformando il sistema pensionistico obbligatorio e complementare, ha stabilito una distinzione tra i lavoratori e le lavoratrici che, al 31 dicembre 1995, erano in possesso di almeno diciotto anni di contribuzione e quelli con meno di diciotto anni di contributi alla data sopraccitata, sottoposti al calcolo della pensione con il cosiddetto sistema misto; a questi ultimi soggetti, l'istituto nazionale di previdenza ha applicato le aliquote di rendimento previste per il personale civile;

   al personale della polizia di Stato che percepisce una pensione liquidata in base al sistema misto, l'Inps continua ad applicare – anche per chi non è stato arruolato dopo la legge di riforma del nuovo ordinamento dell'amministrazione di pubblica sicurezza anche nota come legge sulla smilitarizzazione della polizia di Stato – le aliquote di rendimento previste per il personale civile, ovvero 2,33 per cento per ogni anno di servizio sino al quindicesimo;

   in relazione alla liquidazione del trattamento pensionistico, nei confronti del personale militare con un'anzianità superiore ai 20 anni – a cui appartengono gli uomini e le donne della polizia arruolati prima del 25 giugno 1982 – è applicabile il regime di calcolo favorevole previsto dall'articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973;

   l'Inps non recepisce l'orientamento giurisprudenziale dato in proposito da due sentenze della seconda e della terza sezione giurisprudenziale centrale d'appello della Corte dei conti favorevoli ad un'interpretazione non restrittiva –:

   se il Governo intenda adottare iniziative a garanzia dell'applicazione dell'articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973 anche per il personale della polizia di Stato avente diritto, come indicato dalle sentenze della seconda e terza sezione giurisdizionale centrale d'appello della Corte dei conti.
(4-05834)

ERRATA CORRIGE

  Nell'allegato B al resoconto della seduta n. 347 del 26 maggio 2020, alla pagina 12916, prima colonna, dalla prima all'ottava riga, deve leggersi:

«Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione

  Paita 5-04038
  Mulè 5-04039
  Grippa 5-04040
  Tasso 5-04041
  Silvestroni 5-04048
  Gariglio 5-04042
  Maccanti 5-04043».

  Conseguentemente alla pagina 12938, prima colonna, alla riga undicesima, deve leggersi:

  «SILVESTRONI e ROTELLI. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   il 20 maggio 2020 con inspiegabili ritardi e incertezze da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti hanno riaperto le scuole guida in Italia, dopo la chiusura imposta dall'emergenza Coronavirus Covid-19;

   le continue incertezze sulle linee guida per poter svolgere gli esami per l'ottenimento delle patenti di guida e quelle nautiche destano la preoccupazione delle associazioni dei titolari delle autoscuole e delle scuole nautiche, ma anche e soprattutto verso quei cittadini che senza l'ottenimento della patente di guida non possono svolgere la propria attività lavorativa;

   gli esami per conseguire la patente di guida inevitabilmente devono rispettare il distanziamento sociale e tutte le norme di sicurezza, ma l'incertezza e la comunicazione non univoca del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti crea incertezze tra le scuole guida e tra gli utenti;

   secondo la nuova direttiva gli esami si svolgeranno nelle aule informatiche della Motorizzazione civile come al solito ma con i candidati distanziati. Per quanto riguarda la guida torna l'esaminatore a bordo, con entrambi gli occupanti che devono indossare mascherina protettiva e guanti monouso. Se nell'auto dell'esame ci sono tre persone contemporaneamente la guida non dovrà durare più di 15 minuti;

   ad oggi sembra che gli esami di teoria per ottenere le patenti di guida ricominceranno dal 3 giugno 2020 all'interno delle motorizzazioni e sembrerebbe al momento bloccata la possibilità dello svolgimento degli esami nelle sedi delle scuole guida che con molta probabilità sarà la causa che dilaterà i tempi per la ripartenza delle sedute d'esame –:

   se non si ritenga opportuno consentire lo svolgimento di esami presso le sedi delle autoscuole e delle scuole nautiche per l'intera durata dell'emergenza COVID-19, rispettando la distanza di 1 metro disposta dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri nelle aule.
(5-04048)»