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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 13 ottobre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il Digital economy and society index (Desi) è un indicatore adottato dalla Commissione europea che misura, prevalentemente sulla base di dati Eurostat, i progressi compiuti dagli Stati membri dell'Unione europea verso un'economia e una società digitali, aiutandoli così a individuare i settori cui destinare in via prioritaria investimenti e interventi. L'indice Desi costituisce anche lo strumento chiave per l'analisi degli aspetti digitali nel semestre europeo;

    l'indice Desi comprende un'analisi dettagliata delle politiche digitali nazionali che passa in rassegna i progressi compiuti e l'attuazione delle politiche da parte degli Stati membri. Un capitolo più dettagliato sulle telecomunicazioni è allegato alle relazioni per ciascuno Stato membro. Per consentire un confronto più agevole tra i Paesi dell'Unione europea, l'indice Desi effettua anche analisi tra Paesi in tema di connettività, competenze, uso dei servizi Internet, diffusione delle tecnologie digitali tra le imprese, servizi pubblici digitali, investimenti per innovazione, ricerca e sviluppo nelle Tic e uso dei fondi del programma di ricerca e innovazione «Orizzonte 2020» da parte degli Stati membri;

    l'indice è la sintesi di diversi indicatori raccolti in 5 aree principali:

     connettività: misura lo sviluppo della banda larga, la sua qualità e l'accesso fatto dai vari stakeholder;

     capitale umano: misura le competenze necessarie a trarre vantaggio dalle possibilità offerte dalla società digitale;

     uso di internet: misura le attività che i cittadini compiono grazie a internet, connettività e competenze digitali;

     integrazione delle tecnologie digitali: misura la digitalizzazione delle imprese e l'impiego del canale online per le vendite;

     servizi pubblici digitali: misura la digitalizzazione della pubblica amministrazione, con un focus sull'e-Government;

    l'indice Desi è un indicatore importante e soprattutto istituzionalizzato a livello europeo, ma come tutti gli indicatori presenta anche limiti poiché non misura precisamente l'attuazione dell'Agenda digitale, in quanto utilizza dati non completamente aggiornati. Inoltre, non sembra essere pienamente in grado di fornire indicazioni utili a quei Paesi, come l'Italia, che ha bisogno di individuare in via prioritaria in quali aree investire risorse per migliorare il proprio livello di digitalizzazione;

    l'Osservatorio Agenda Digitale del politecnico di Milano, a tal fine, ha elaborato nel corso degli anni il Digital maturity index (Dmi) un sistema di 118 indicatori (inclusi i 34 che formano il Desi) raggruppati nelle 4 aree di attuazione dell'Agenda digitale:

     infrastrutture – diffusione e utilizzo di banda larga, sia fissa che mobile, tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione;

     pubblica amministrazione – diffusione e utilizzo di servizi di e-Government;

     cittadini – diffusione e utilizzo di strumenti digitali/internet e competenze digitali;

     imprese – diffusione e utilizzo di tecnologie digitali nei processi di produzione e vendita di prodotti e servizi;

    ciascuna area viene poi studiata in base ai fattori abilitanti (utili a misurare gli sforzi e gli investimenti fatti per rendere più digitale l'area) e i risultati ottenuti (per monitorare l'esito di tali iniziative di digitalizzazione). Lo scopo dei Dmi, in sostanza, è quello di consentire valutazioni più complete e mirate, offrendo ai decisori politici una migliore comprensione delle dinamiche di sviluppo e orientamento degli interventi di digitalizzazione;

    il livello di innovazione tecnologica e di digitalizzazione di un Paese costituisce un indicatore delle potenzialità economiche e di crescita in una prospettiva di medio e lungo periodo. Come tale è certamente opportuno che i documenti di programmazione economica ricompresi nella decisione di Bilancio prevedano appositi strumenti che consentano di monitorare adeguatamente lo sviluppo dell'innovazione tecnologica e digitale, anche al fine di consentire investimenti mirati e l'elaborazione di specifiche politiche di settore;

    nel caso specifico dell'Italia che, come dimostra anche l'indice Desi della Commissione europea relativo all'anno 2020, è in forte ritardo rispetto agli altri Paesi nello sviluppo del livello di digitalizzazione, attestandosi al 25° posto su 28 e con un punteggio inferiore di 9 punti alla media dell'Unione europea, sarebbe opportuno evitare la parcellizzazione di competenze e di risorse tra più soggetti in ambito amministrativo, al fine di evitare il rischio di sovrapposizioni e diseconomie, come paventato dalla Corte dei conti nell'ultimo referto sull'informatica pubblica,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, al fine di integrare il Documento di economia e finanza con appositi indicatori del livello di digitalizzazione e innovazione, sulla base dei dati forniti dall'Istat, anche tenendo conto degli studi già sviluppati in materia nel nostro Paese, al fine di monitorare l'andamento dello sviluppo tecnologico nell'arco di un triennio, nonché le previsioni sull'evoluzione dello stesso nel periodo di riferimento, anche sulla base degli obiettivi di politica economica e dei contenuti dello schema del programma nazionale di riforma;

2) a valutare l'opportunità di individuare le forme e gli strumenti più opportuni al fine di realizzare una governance più coesa e strutturata coordinando in maniera più efficace la complessa articolazione di competenze nel settore delle politiche relative alla digitalizzazione e all'innovazione tecnologica.
(1-00388) «Mandelli, Bergamini, D'Attis, Zanella, Occhiuto, Sozzani, Pella, D'Ettore, Mulè, Paolo Russo, Pentangelo, Rosso, Giacomoni, Saccani Jotti».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    la crisi, sfociata in conflitto armato tra Armenia e Azerbaigian a far data dal 27 settembre 2020, sembrava aver trovato uno sbocco diplomatico, a seguito della ufficializzazione, da parte del Ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, di un cessate il fuoco concordato e accettato dalle parti; il cessate il fuoco siglato alle 12.00 del 10 ottobre 2020 è già naufragato sotto il crepitio delle armi, con reciproche accuse fra le parti;

    a prescindere dalle vincevoli ragioni, il conflitto sta assumendo i contorni della tragedia umanitaria e certamente è, al momento, alimentato anche da forze esterne ed in particolar modo dalla Turchia di Erdogan;

    in particolare, Erdogan sta esportando jihadisti dalla Siria e dalla Libia in Azerbaigian, fornendo anche supporto logistico all'aeronautica militare azera per gli attacchi alla Armenia e alla regione del Nagorno Karabakh;

    fonti armene denunciano bombardamenti indiscriminati sui civili e l'utilizzo, da parte azera, delle cosiddette «bombe a grappolo», in evidente sfregio del diritto internazionale;

    l'intervento militare di Erdogan per il tramite di consiglieri militari e, soprattutto, di jihadisti, rischia di aggravare la situazione sotto il profilo umanitario e far tramortire definitivamente ogni ipotesi di risoluzione diplomatica del conflitto, facendogli assumere, anzi, i sanguinari contorni della guerra anche di religione;

    Erdogan da tempo destabilizza intere aree a partire dal suo intervento armato in Siria ed in Libia e dalla prepotenza nelle acque territoriali di Cipro per poi terminare nel Caucaso meridionale;

    il progetto di Erdogan, a giudizio del firmatario del presente atto di indirizzo appare chiaro: occhieggiando all'idea del neo impero ottomano, vorrebbe accreditarsi come Nazione forte della Fratellanza Mussulmana e utilizzare la leva dello scontro di civiltà per ingaggiare con l'Occidente e l'Europa la guerra per l'approvvigionamento energetico;

    Erdogan, anche nella regione caucasica, è diventato elemento perturbatore, alimentando ulteriormente la tensione quando, con evocazioni storiche agghiaccianti, assicura di voler «completare l'opera dei padri», facendo, secondo il firmatario del presente atto neanche troppo velato riferimento al genocidio del popolo armeno;

    in particolare, quest'ultimo agghiacciante riferimento storico alimenta ferite mai sopite e l'idea di uno scontro di civiltà,

impegna il Governo:

   a promuovere ogni possibile iniziativa per il ristabilimento della pace nel Caucaso meridionale;

   a condannare, in tutte le sedi, l'intervento militare di qualsivoglia parte terza rispetto al conflitto in corso;

   a tutelare l'interesse strategico nazionale all'approvvigionamento energetico, adottando iniziative volte a scongiurare che vengano interessate dalle operazioni di guerra le cosiddette pipe line che portano il petrolio in Italia attraverso il mar Caspio;

   a proporre la revoca dello status di Paese candidato alla adesione alla Unione europea della Turchia, alla luce delle reiterate operazioni di guerra su più fronti avanzate da Erdogan contro gli interessi strategici dell'Italia e dell'Europa.
(7-00556) «Delmastro Delle Vedove».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    fin dal 1993 l'Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura), con il progetto «Memorie del mondo», ha sollecitato i governi a intraprendere azioni positive per conservare il patrimonio culturale mondiale;

    nel 2003 ha stilato una Carta per la salvaguardia del patrimonio culturale digitale, riconoscendone così l'importanza per la tutela della memoria e della stessa identità delle nostre civiltà;

    la direttiva Ue 2019/790 sul diritto d'autore nel mercato unico digitale, in linea con la politica sui beni culturali e sul digitale, indica agli Stati membri e quindi anche all'Italia la via della semplificazione o libertà di accesso e fruizione delle opere e dei materiali presenti nelle raccolte degli istituti di tutela del patrimonio culturale, nel rispetto dell'eventuale esistenza di diritti di terzi;

    un numero crescente di istituti culturali nel mondo, negli ultimi anni, ha scelto di rendere disponibili in rete le immagini del proprio patrimonio che non risultano protette dal diritto d'autore, ad alta risoluzione proprio allo scopo di incoraggiarne il libero riutilizzo, per qualsiasi finalità, anche commerciale. Grandi istituti pubblici come ad esempio la New York Public Library, la Library of Congress, il Getty Research Institute, la National Gallery di Washington, il Rijksmuseum di Amsterdam, il Museo nazionale di Danimarca, il Museo nazionale di Svezia e i musei comunali di Parigi;

    nel corso dell'audizione informale di Icom Italia presso la XIV Commissione permanente del Senato della Repubblica Italiana, è stato presentato uno studio dove si è potuto dimostrare che i ricavi provenienti dalla vendita delle immagini in rete risultano inferiori rispetto ai costi di gestione, a fronte, viceversa, dei benefici per gli istituti culturali in termini di visibilità e ovviamente per la collettività dei fruitori in termini di occasioni di crescita culturale, sociale ed economica;

    l'eliminazione di canoni e autorizzazioni può costituire un potente incentivo all'iniziativa economica delle imprese culturali e per l'impresa turistica, può ispirare l'industria creativa e offrire un sostegno all'editoria, esaltando al massimo il ruolo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo come Ministero economico più importante della Nazione;

    si pensi, ad esempio, alle mostre virtuali – in cui non viene esposta l'opera fisica ma un suo sostituto digitale –, uno dei format espositivi più utilizzati negli ultimi anni, anche perché consente un notevole risparmio economico in termini di costi di assicurazione e trasporto delle opere;

    la direttiva in questione introduce, all'articolo 15, il cosiddetto «diritto connesso» in favore degli editori di giornali, cui viene riconosciuto il diritto esclusivo di autorizzare o vietare la riproduzione diretta o indiretta, nonché la messa a disposizione, dei loro contenuti editoriali online da parte delle piattaforme di condivisione dei contenuti. Di fatto, gli editori hanno finalmente la possibilità di negoziare accordi con le piattaforme per la remunerazione dell'utilizzo dei contenuti da loro prodotti. Si tratta di una misura di rilevanza strategica per il settore editoriale che interviene a sanare l'enorme squilibrio, rilevato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, sin dal 2014, nel Rapporto sui servizi di internet e la pubblicità online, tra il valore che la produzione di contenuti editoriali genera per il sistema di internet e i ricavi percepiti dai produttori degli stessi;

    questa distorsione del mercato pregiudica la sostenibilità dell'industria editoriale, svaluta l'apporto di competenze e professionalità qualificate e influisce sulla libertà e il pluralismo dell'informazione, incidendo sulla quantità e la qualità dell'offerta editoriale, con rischi di violazione della sovranità digitale nazionale;

    la definizione di «estratto breve» è suscettibile di dare adito a condotte potenzialmente lesive nei confronti, in particolare, degli editori da parte dei prestatori di servizi della società dell'informazione quali aggregatori di notizie e motori di ricerca, anche avuto riguardo di analoghe esperienze in Europa;

    è in corso di approvazione al Parlamento europeo il Digital Services Act, che revisionerà la direttiva 31/2000 sul commercio elettronico, cosiddetta «direttiva e-commerce»,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, al fine di dare attuazione alle disposizioni della direttiva europea 2019/790/EU, che mirano alla rimozione dei cosiddetti «diritti connessi» nel caso di riproduzione di opere delle arti visive di pubblico dominio, non aventi carattere originale;

   ad adottare iniziative volte a riconoscere, formalmente, la facoltà dei singoli direttori di istituti centrali e periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo di concedere l'utilizzo di immagini in rete, attraverso licenze Creative Commons di libero riuso, anche commerciale, le quali costituiscono, a tutti gli effetti, l'autorizzazione preventiva all'uso delle stesse già prevista dagli articoli 107 e 108 del codice dei beni culturali;

   ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a prevedere che la tutela dei diritti degli editori venga garantita da una negoziazione obbligatoria, anche tramite le principali associazioni di categoria, che individui, entro un termine definito, una quota adeguata dei proventi generati dai prestatori di servizi della società dell'informazione finalizzata a remunerare i diritti degli editori medesimi;

   ad adottare iniziative normative per stabilire che, in caso di mancato accordo tra le parti riguardo al termine suddetto, all'Autorità garante della concorrenza e del mercato sia rimesso il ruolo di definire le condizioni, anche economiche, della utilizzazione dei contenuti da parte delle piattaforme digitali;

   ad adottare iniziative volte a chiarire che, nell'ambito della definizione del concetto di «estratti molto brevi» di cui alla direttiva in questione sia garantita l'efficacia dei diritti previsti dalla direttiva medesima, così come la libera circolazione delle informazioni;

   ad adottare iniziative di carattere normativo, e alla luce del Digital Service Act, volte a garantire un quadro normativo chiaro e inequivocabile che imponga alle piattaforme che operano in particolare nel campo dei beni culturali l'adozione di misure proattive per prevenire la vendita di prodotti illeciti, oltre a stabilire un richiamo alle piattaforme di inserire nei propri «Terms and Conditions» il divieto assoluto di upload di immagini prese dai siti web ufficiali per i soggetti non autorizzati dal titolare, oltre che di loghi sfuocati o prodotti ritratti da angolazioni che non permettono di stabilire la natura del bene e a introdurre doveri di trasparenza e condivisione dei dati in capo alle piattaforme, a incentivo di un flusso simmetrico e nitido di informazioni tra i titolari di diritto e le forze dell'ordine.
(7-00557) «Mollicone, Frassinetti».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    il tema della facoltà di riprodurre liberamente le immagini di beni culturali in pubblico dominio è particolarmente importante per un Paese come l'Italia che ne detiene una parte rilevante con il suo immenso patrimonio secolare;

    le modalità di fruizione di tali beni sono radicalmente cambiate rispetto al passato grazie a una più ampia diffusione della cultura su grandi fasce di cittadini e allo sviluppo delle nuove tecnologie che hanno portato a una sensibile crescita della domanda e a un maggiore interscambio culturale anche transnazionale;

    l'ampliamento della fruizione di tali beni potrà avere riflessi importanti nella valorizzazione del patrimonio artistico italiano, con benefici diretti e indiretti su settori fondamentali della nostra economia, in grave crisi a causa delle ricadute negative dell'epidemia Covid-19;

    appare tuttavia fondamentale stabilire una connessione della materia con la nuova direttiva europea 2019/790/EU sul copyright, in fase di recepimento nel nostro ordinamento, che pur evidenziando la necessità di «rendere più agevole l'utilizzo dei contenuti di pubblico dominio» (considerando 3) prevede un quadro normativo di tutela del diritto d'autore, elemento fondamentale per l'esercizio dei diritti costituzionalmente garantiti come la libera iniziativa economica e la libertà privata, molto ampio e solo parzialmente derogabile;

    rispetto alle altre, il tema della tutela delle opere di arte visiva ha, peraltro, una sua peculiarità che viene evidenziata nell'articolo 14 della citata direttiva in cui è detto che «Gli Stati membri provvedono a che, alla scadenza della durata di protezione di un'opera delle arti visive, il materiale derivante da un atto di riproduzione non sia soggetto al diritto d'autore o ai diritti connessi, a meno che il materiale risultante da tale atto di riproduzione sia originale nel senso che costituisce una creazione intellettuale propria dell'autore»;

    più in generale, la vicenda delle riproduzioni digitali dei beni culturali, ancorché riguardanti quelli in pubblico dominio, va affrontata tenendo conto dell'eventuale e potenziale sfruttamento economico e commerciale da parte degli utilizzatori, nonché delle manipolazioni possibili per trarre un qualcosa di diverso per farle, eventualmente, divenire anche opere d'arte proprie;

    anche in questo settore sarà, quindi, necessario valutare l'eventualità di porre limiti al possibile utilizzo indiscriminato e non sempre legalmente corretto di tali riproduzioni, con particolare riferimento alla loro diffusione sulle piattaforme on line extraeuropee, cosiddette «over the top»;

    tutti questi aspetti dovranno essere attentamente studiati e valutati considerando comunque la necessità di regolamentare in maniera puntuale il necessario sistema delle licenze per la riproduzione dei beni artistici con il coinvolgimento delle strutture centrali e periferiche del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. A tal fine, lo stesso Ministero potrebbe auspicabilmente istituire un apposito tavolo di lavoro con la partecipazione anche di esperti della materia esterni all'amministrazione,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative al fine di prevedere strumenti normativi per disciplinare la riproduzione di immagini di beni culturali in pubblico dominio, considerando in primo luogo le esigenze dei titolari dei diritti di utilizzo dei singoli beni e la possibilità di sfruttamento economico, nonché quelle dei cittadini di accedere liberamente alla più ampia fruizione dei beni culturali;

   a valutare la possibilità di adottare iniziative per porre limiti anche parziali all'utilizzo di tali riproduzioni per tutelarne le specificità e l'integrità anche in termini di possibile sfruttamento commerciale con particolare riferimento alla diffusione sulle piattaforme on line extraeuropee (cosiddette «over the top»);

   ad adottare iniziative per l'istituzione di un apposito gruppo di lavoro presso il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, anche con la partecipazione di esperti esterni all'Amministrazione, per valutare gli impatti giuridici, economici e culturali di una eventuale disciplina della riproduzione delle immagini di beni culturali pubblico dominio.
(7-00558) «Aprea, Saccani Jotti, Casciello, Marin, Vietina».


   La VIII Commissione,

   premesso che:

    il Forum economico mondiale 2019 ha ribadito come la sicurezza idrica sia la principale istanza geopolitica del futuro, perché rappresenta la rete «che tiene insieme le sfide su cibo, energia, clima, crescita economica e sicurezza che l'economia mondiale dovrà affrontare nel corso dei prossimi due decenni». L'acqua rappresenta quindi uno dei settori prioritari in cui una buona governance partecipata diventa fondamentale per la tutela e la salute dei corpi idrici;

    la corretta gestione dei bacini idrografici, unita ad un'efficace azione di tutela delle acque, è per il nostro Paese, oggi più che mai, una delle questioni prioritarie da affrontare, alla luce soprattutto degli ormai evidenti e sempre più gravi effetti dei cambiamenti climatici, con conseguenti costi economici, ambientali e di vite umane;

    fiumi, laghi e zone umide sono ambienti naturali in cui hanno luogo importanti servizi ecosistemici, pertanto la loro tutela e corretta gestione sono fondamentali per garantire l'uso plurimo delle acque;

    la recente «Strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030» afferma che «occorre adoperarsi di più per ristabilire gli ecosistemi di acqua dolce e le funzioni naturali dei fiumi», eliminando o adeguando le barriere che impediscono il passaggio dei pesci migratori, recuperando la continuità ecologica e geomorfologica per ripristinare un naturale flusso di sedimenti. È determinante garantire una manutenzione del territorio che assecondi la naturale dinamica fluviale, tutelando i servizi ecosistemici e intervenendo puntualmente sulla base di piani redatti con competenze interdisciplinari;

    i contratti di fiume, disciplinati dell'articolo 68-bis del Testo unico ambientale, rappresentano uno strumento con una forte carica innovativa ed ideale nella pianificazione e cura delle acque e possono fornire un contributo fondamentale per innalzare la qualità della gestione ambientale dei territori fluviali, mettendo in atto una gestione integrata dei rischi idraulico-geologici e una manutenzione dei corsi d'acqua secondo principi di inclusività, sostenibilità ambientale, sociale, organizzativa ed economica; attualmente trovano riferimento in tutti i piani di gestione distrettuali, come misure non strutturali dei relativi programmi di misure, in quanto strumenti utili ad una più efficiente ed efficace attuazione degli obiettivi di buona qualità ambientale e di sicurezza previsti a livello comunitario dalle direttive quadro acque (DQA, 2000/60/CE), alluvioni (2007/60/CE), habitat (92/43/CEE) e strategia marina 2008/56/CE;

    i contratti di fiume coinvolgono in maniera costante soggetti che operano nel territorio, incentivando la condivisione, il sostegno e la responsabilità nelle azioni che si intendono perseguire, e favorendo una maggiore consapevolezza delle comunità locali sul valore del bene acqua e degli ecosistemi acquatici. Rappresentano un'opportunità per coinvolgere la base del governo territoriale dei bacini idrografici ed incrementare l'efficacia dell'azione delle pubbliche amministrazioni avviando quella manutenzione del territorio che troppo spesso manca e che rappresenta un prerequisito fondamentale per la prevenzione dei disastri naturali e il superamento della sola logica dell'emergenza nonché per il sostegno a uno sviluppo ecocompatibile, anche sul piano economico, dei territori;

    i contratti di fiume hanno peraltro dimostrato di sapere integrare tra loro discipline, obiettivi e politiche per la gestione integrata dei corpi idrici e dei bacini idrografici, attraverso il miglioramento della governancemulti-stakeholder e la promozione della partecipazione attiva;

    in Italia sin dal 2007 il Tavolo nazionale sui contratti di fiume ha operato mettendo a sistema le esperienze di contratti di fiume diffuse sul territorio nazionale, contribuendo allo scambio di conoscenze, progettualità e buone pratiche che ne ha consentito una significativa diffusione in tutto il Paese, così come risulta dal documento di posizione e proposta approvato dalla relativa Assemblea nel corso di tre sessioni tenutesi nel mese di luglio 2020. Oggi in Italia si contano oltre 200 processi di contratti di fiume in essere a diversi stadi di sviluppo e, tra questi, diverse decine sottoscritti ed in fase di attuazione dei rispettivi programmi d'azione, distribuiti in tutte le regioni italiane;

    si ravvisa pertanto la necessità di sostenere un rafforzamento ed una evoluzione attuativa dei contratti di fiume, a partire dall'assegnazione di un ruolo specifico all'interno della nuova programmazione europea 2021-2027 e del piano di riparto dei fondi del Recovery Fund, riconoscendone la capacità di integrare nel rispetto delle diversità dei singoli territori, tutti i cinque obiettivi strategici, ed in particolare gli obiettivi 2 e 5, della programmazione della politica di coesione 2021-2027; i contratti di fiume possono inoltre contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Green DealEuropeo, nonché all'attuazione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile;

    la risoluzione n. 8-00271 approvata nel corso della XVII legislatura dalla Commissione VIII impegnava il Governo pro tempore ad una serie di interventi sull'attuazione dei contratti di fiume che oggi richiedono di essere aggiornati e ulteriormente rafforzati, anche alla luce dei nuovi programmi comunitari, rafforzando l'azione dell'Osservatorio nazionale dei contratti di fiume costituitosi presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare,

impegna il Governo:

   ad adottare le iniziative di competenza per inserire i contratti di fiume nel quadro delle politiche di sostegno delle amministrazioni coinvolte nell'attuazione dei progetti green proposti dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per accedere anche ai fondi del piano nazionale di ripresa e resilienza meramente amministrativa e settoriale e di produrre programmi d'azione partecipati nei territori e, per questo, maggiormente efficaci, promuovendo progetti innovativi e integrati con priorità ad infrastrutture «verdi» e «blu», finalizzate al ripristino della naturalità dei bacini idrici italiani, al fine di migliorarne la qualità e lo stato ecologico, garantendo la tutela degli ecosistemi e della biodiversità, e ridurre il rischio idraulico;

   ad adottare le iniziative di competenza per inserire i contratti di fiume nell'Accordo di partenariato e nei programmi operativi oggetto della nuova programmazione 2021-2027, garantendo la coerenza con i piani e i programmi di gestione a livello di bacino idrografico e un adeguato supporto finanziario ai processi e ai programmi d'azione;

   a promuovere anche attraverso i contratti di fiume, in collaborazione con le regioni e le autorità di distretto, interventi di manutenzione idraulica che mirino al mantenimento delle caratteristiche naturali dell'alveo, salvaguardando la varietà e la molteplicità delle biocenosi riparie, difendendo le funzioni biologiche del corso d'acqua e degli ecosistemi ripariali e tutelando le zone umide perialveali e perifluviali, quali i boschi ripariali e tutti quegli habitat appartenenti all'ecosistema fluviale;

   a promuovere, per quanto di competenza, i contratti di fiume affinché trovino un adeguato riconoscimento nella programmazione regionale 2021-2027 attraverso premialità e incentivi nelle misure dei programmi Fears-Psr, Fesr, Fse;

   a riconoscere ai contratti di fiume il ruolo già attribuito dalla Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici in corso di approvazione, contribuendo alla definizione degli scenari e dei piani in relazione alla mitigazione della vulnerabilità delle risorse idriche e al contenimento dell'impatto degli eventi estremi;

   a consolidare e potenziare, attraverso la prosecuzione della linea di intervento prevista dal Pon Governance, le attività dell'Osservatorio nazionale dei contratti di fiume nell'ambito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, affinché possa svolgere con ancora più efficacia il ruolo di monitoraggio, coordinamento, supporto e di impulso dello sviluppo dei contratti di fiume sul territorio nazionale, incrementando anche l'attività di formazione rivolta alle amministrazioni pubbliche su tali temi;

   a promuovere iniziative di corretta informazione e formazione multidisciplinare in merito alle tipologie d'intervento, ai criteri e alle modalità di esercizio della manutenzione dei corpi idrici superficiali.
(7-00555) «Braga, Pezzopane, Deiana, Plangger, Rotta, Buratti, Daga, Ilaria Fontana, Morgoni, Pellicani».


   La X Commissione,

   premesso che:

    nel nostro Paese il processo di apertura del mercato interno dell'energia elettrica e del gas ha preso l'avvio dalla metà degli anni ’90, data a partire dalla quale si sono assunte iniziative per attuare gli indirizzi comunitari nella consapevolezza che un'effettiva politica energetica europea potesse realizzarsi appieno solo in un contesto di regole armonizzate e, soprattutto, di eliminazione delle asimmetrie nei processi di apertura dei singoli mercati nazionali;

   in particolare, le basi per la progressiva apertura dei mercati energetici sono state poste con l'adozione del decreto legislativo n. 79 del 1999 (per il settore elettrico, che ha recepito la direttiva 1996/92/UE) e del decreto legislativo n. 164 del 2000 (per il settore del gas, che ha recepito la direttiva 1998/30/UE), con l'obiettivo di promuovere il superamento, quand'anche con modalità e tempi tali da assicurare la necessaria gradualità dei processi, delle situazioni di monopolio pubblico che caratterizzavano gli assetti dei mercati energetici in Italia;

   la legge 4 agosto 2017, n. 124 (cosiddetta legge annuale per il mercato e la concorrenza) ha stabilito, dal 1° luglio 2019, la fine della tutela di prezzo fornita dall'Autorità per i settori dell'energia elettrica (per i clienti domestici e le piccole imprese connesse in bassa tensione) e del gas naturale (per i clienti domestici), individuando a tal fine un percorso a beneficio dei clienti finali di piccole dimensioni. Tale scadenza è stata rinviata al 1° luglio 2020 in seguito all'approvazione della legge di conversione del decreto-legge n. 91 del 2018;

   il decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8 (cosiddetto Milleproroghe) – da ultimo – ha previsto un ulteriore rinvio, rivedendo le tempistiche per il superamento del servizio di maggior tutela e disponendo rispettivamente l'uscita per le piccole imprese (di cui all'articolo 2 della direttiva (UE) 2019/944) a partire dal 1° gennaio 2021 e per le microimprese (di cui al medesimo articolo della direttiva europea) e per i clienti domestici a partire dal 1° gennaio 2022 (articolo 1, comma 60);

   la ratio alla base del rinvio è stata quella di assicurare, dalle date di rimozione della tutela di prezzo, un servizio a tutele graduali per i clienti finali senza fornitore di energia elettrica, nonché specifiche misure per prevenire ingiustificati aumenti dei prezzi e alterazioni delle condizioni di fornitura a tutela di tali clienti;

   con la segnalazione 515/2019/I/COM del 9 dicembre 2019, l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) richiamava l'attenzione di Parlamento e Governo sulle criticità ancora presenti nei mercati della vendita dell'energia elettrica e del gas naturale, tra cui la persistenza nei mercati retail di dinamiche concorrenziali ed un effettivo grado di maturità per l'accesso al mercato conseguito dai clienti di piccole dimensioni ancora limitato, determinando una presenza di tali clienti riforniti sul libero mercato piuttosto insoddisfacente;

   la direttiva (UE)2019/944 del 5 giugno 2019 relativa a norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica, di modifica della direttiva 2012/27/UE, mira a creare mercati elettrici nazionali efficienti e integrati, che consentono un accesso non discriminatorio a tutti i fornitori di risorse e ai clienti dell'energia elettrica, responsabilizzino i consumatori, assicurino la competitività sul mercato globale, la gestione della domanda, lo stoccaggio di energia e l'efficienza energetica;

   la direttiva 2019/944/UE sancisce, inter alia, due fondamentali principi, quali la libertà di scelta del fornitore, la quale deve essere assicurata dagli Stati membri a tutti i clienti che devono essere liberi di avere più di un contratto di fornitura di energia elettrica, nonché la libertà dei fornitori di determinare liberamente il prezzo della fornitura di energia elettrica ai clienti, in una dinamica di mercato e di effettiva concorrenza;

   in deroga a quest'ultimo principio, gli Stati membri possono adottare interventi pubblici di fissazione dei prezzi per un periodo transitorio volto a conseguire una concorrenza effettiva a favore di clienti civili e di microimprese non rientranti in dette condizioni, purché tesi verso un interesse economico generale non discriminatorio, trasparente, di concorrenza effettiva tra fornitori e senza costi aggiuntivi per i partecipanti al mercato;

   nonostante il miglioramento e le misure assunte negli ultimi anni, l'Italia mantiene ancora un gap con gli altri Paesi europei per quanto riguarda il prezzo dell'energia elettrica, con diretto impatto sulla competitività delle aziende e del potere d'acquisto delle famiglie, specie quelle in condizioni di povertà energetica;

   dalla Relazione annuale 2020 sullo stato dei servizi e sull'attività svolta dall'Arera e presentata al Parlamento e al Governo il 17 settembre 2020, emerge come, dal confronto tra mercato libero e regimi di tutela, i clienti non domestici possano beneficiare di prezzi più bassi acquistando l'energia elettrica sul mercato libero, mentre per i clienti domestici il prezzo medio del mercato libero continua ad essere maggiore di quello del regime tutelato (mediamente il 26 per cento in più sul mercato libero);

   il 2019 è stato caratterizzato da un trend al rialzo per i prezzi al lordo delle imposte e degli oneri in tutta Europa, andamento che in Italia è stato influenzato anche da un aumento più marcato dei prezzi netti (energia e costi di trasporto);

   il prezzo medio dell'energia elettrica (ponderato con le quantità vendute), al netto delle imposte, praticato dalle imprese di vendita ai clienti domestici, è stato pari a 21,50 c€/kWh nel servizio di maggior tutela e a 24,21 c€/kWh nel mercato libero. Il differenziale tra i due mercati, in parte spiegabile con ampie differenze nelle tipologie di contratti disponibili sui due mercati, è risultato quindi di 2,7 centesimi di euro, che scende a 2,6 centesimi se si guarda alla sola componente di costo per la materia energia (10,19 €cent/kWh nella tutela contro 12,81 €cent/kWh nel libero);

   inoltre, sebbene in aumento rispetto al 2018 (46,4 per cento), nel 2019 solo il 49,4 per cento dei clienti domestici si è approvvigionato sul mercato libero e la limitata concorrenzialità del segmento «clienti domestici» è confermata ed in parte attribuibile alla permanente ridotta capacità che in media caratterizza questo segmento di utenti, ancora incapaci di orientarsi tra le offerte presenti nel libero mercato e coglierne compiutamente i benefici;

   i clienti domestici che hanno già scelto il mercato libero e che potenzialmente avrebbero dovuto ottenere un risparmio in bolletta si sono ritrovati a pagare costi mediamente più elevati rispetto a chi è rimasto nella maggior tutela, complice la scarsa concorrenza e il perdurare di un alto livello di concentrazione del mercato: nonostante, infatti, nel 2019 il numero dei venditori sul mercato retail sia cresciuto in maniera decisa (+88 unità nel mercato libero, per un totale di 723 operatori), l'82,5 per cento del settore domestico è ancora servito da cinque operatori, a dimostrazione del fatto che il suddetto incremento è associato ad una frammentazione delle quote di mercato più che ad una loro crescita media;

   gli elementi critici per la concorrenzialità del mercato della vendita ai clienti domestici (come i fenomeni di concentrazione, la presenza di barriere alla crescita e la minore dinamicità dei clienti) continuano pertanto a rimanere significativi, seppure con lievi segnali di miglioramento;

   la citata Relazione annuale 2020 fotografa, pertanto, una situazione in cui, nonostante le misure adottate per agevolare il passaggio dal mercato tutelato al mercato libero, la presenza di clienti finali nei servizi di tutela è ancora rilevante e permane una certa resistenza a passare al mercato libero nel quale persiste ancora un certo grado di concentrazione,

impegna il Governo:

   ad adottare le iniziative di competenza, anche di carattere normativo, che prevedano l'istituzione di un meccanismo di fissazione mensile dei prezzi al Pun (Prezzo unico nazionale) valido a partire dal 1° gennaio 2022, data di uscita dal regime di maggior tutela per microimprese e clienti domestici, nei limiti e con i requisiti previsti dalla direttiva 2019/944/UE;

   a favorire iniziative di comunicazione istituzionale a carattere pubblicitario su mezzi di comunicazione di massa e non, in grado di fornire all'utenza informazioni imparziali ed esaustive ed accrescere la capacità dei consumatori di valutare le diverse proposte contrattuali e i venditori che meglio soddisfino le loro specifiche esigenze.
(7-00554) «Davide Crippa, Sut, Alemanno, Giarrizzo, Masi, Papiro, Paxia, Berardini, Perconti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MORELLI, CAPITANIO, DONINA, FURGIUELE, GIACOMETTI, MACCANTI, RIXI, TOMBOLATO e ZORDAN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, con un messaggio affidato ai propri social network ha dichiarato che «Il Governo ha deciso di prorogare per tutto l'anno prossimo l'uso dell'applicazione, che serve a ridurre le possibilità di nuovi focolai di Covid-19»;

   il Garante per la protezione dei dati personali ha autorizzato il Ministero della salute «ad avviare il trattamento relativo al Sistema di allerta Covid-19 di cui all'articolo 6 del decreto-legge 30 aprile 2020, n. 20» solo nel rispetto di precise e importanti prescrizioni, richiedendo allo stesso Ministero, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 157 del codice per la protezione dei dati personali, «di comunicare quali iniziative siano state intraprese al fine di dare attuazione a quanto previsto nel presente provvedimento, entro il termine di 30 giorni dalla data della ricezione del presente provvedimento»;

   il Garante, quindi, con il provvedimento in parola, non si è limitato ad autorizzare il sistema di allerta, in quanto provvisto di misure idonee ad attenuare i rischi di lesione derivanti dal trattamento dei dati personali, ma ha proceduto altresì all'indicazione di prescrizioni volte a rafforzare le garanzie degli utenti. In particolare, si richiede al Ministero della salute di adoperarsi affinché siano adottate, entro 30 giorni dalla ricezione del provvedimento del Garante, diverse prescrizioni;

   il Garante ha avallato molti dei pesanti dubbi espressi in questi mesi da esperti sul sistema di tracciamento su cui si incardina l'applicazione Immuni, specificando, nel suo atto autorizzativo, come non fosse stato «sufficientemente chiarito il ruolo di altri soggetti ivi nominati o che potrebbero essere coinvolti nel Sistema Immuni, quali la società che ha sviluppato l'applicazione (Bending Spoons S.p.a.), o le società Apple e Google. Relativamente a queste ultime, l'utilizzo del Framework A/G attribuisce loro un mero ruolo di fornitori di tecnologia (technology provider), senza implicare di per sé alcun trattamento di dati personali». Tale aspetto, ha inoltre rilevato l'Autorità garante «andrebbe precisato, in ossequio ai principi di trasparenza e responsabilizzazione». Così come sono stati espressi dubbi sui falsi positivi, sulle possibilità di re-identificazione degli interessati, sulla debolezza a livello di sicurezza informatica della trasmissione Bluetooth, confermando i tanti dubbi già espressi;

   a quanto dianzi esposto si deve aggiungere che il sistema di tracciamento non sembra aver ottenuto, al momento, gli effetti sperati. Secondo i dati forniti dal sito ufficiale di Immuni al 9 ottobre 2020 sarebbero 8 milioni e 140 mila i download dell'applicazione e, sempre alla medesima data, sarebbero 477 gli utenti che hanno scoperto di essere positivi e hanno caricato le loro chiavi di backend per avvertire i contatti a rischio;

   le notifiche inviate dall'applicazione per i contatti a rischio sono state 8.300 e – secondo quanto riportato dalla stampa di settore – le persone che hanno scoperto di essere positive grazie al sistema di tracciamento di Immuni sarebbero 13, lo 0,22 per cento dei positivi registrati ieri dal bollettino della Protezione civile. Ma, riferendosi al numero dei positivi dell'intero periodo di funzionamento dell'applicazione, ovvero dal 15 giugno 2020, solo lo 0,01 per cento sarebbe stato rintracciato grazie a Immuni;

   a parere dell'interrogante, non appare giustificabile il perdurante silenzio del Ministero della salute e l'incredibile, oltreché a parere degli interroganti indifferente atteggiamento di fronte alle critiche ricevute per la propaganda istituzionale pro Immuni;

   quali siano i motivi per i quali il Ministero della salute non abbia ancora provveduto ad adottare le prescrizioni previste dall'Autorità Garante per il trattamento dei dati personali e quali siano le valutazioni del Governo sull'attuale efficacia dell'applicazione.
(5-04755)

Interrogazione a risposta scritta:


   LUCASELLI e GALANTINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da tempo la Cina ha manifestato interesse verso il porto di Taranto, porta d'accesso di Pechino per il continente africano e hub strategico fondamentale per operare nel Mediterraneo, nel quale, nonostante le crisi umanitarie in atto, si muove il 30 per cento del traffico commerciale marittimo globale;

   già nel novembre 2019 il Ministro Di Maio, in visita all'expo sull'import di Shanghai, aveva parlato di «un interesse che porterà presto ad iniziative» a Taranto;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, la società bolognese Ferretti vorrebbe realizzare un polo produttivo per la costruzione di scafi e sovrastrutture in vetroresina e carbonio e un centro di ricerca nello studio di modelli e stampi nell'area «ex Belleli» del porto pugliese, ma, dal 2012, l'86 per cento del pacchetto azionario dell'azienda è nelle mani del Weichai Group, gruppo di proprietà dello Stato cinese e campione del manifatturiero made in Cina;

   la presenza cinese dietro alla Ferretti, azienda d'eccellenza nella cantieristica navale che, nonostante il salvataggio di Weichai otto anni fa, non gode di buona salute finanziaria (sempre a novembre, ha rinunciato alla quotazione in Borsa), dovrebbe, quantomeno, far alzare il livello di attenzione delle istituzioni perché Taranto, oltre che un importante porto italiano, è un terminale di non secondaria importanza per l'Unione europea e per la Nato;

   nel porto tarantino, infatti, la Nato ha infrastrutture militari strategiche, che controllano una parte rilevante del Mare Mediterraneo;

   il porto di Taranto, assieme a Genova, Trieste; Ravenna, Venezia, Palermo e Gioia Tauro, figurava già fra le infrastrutture interessate dalla nuova Via della Seta marittima di Xi Jinping, inaugurata in Italia con la visita ufficiale del presidente cinese nel marzo del 2019;

   le mire cinesi sul porto di Taranto a parere degli interroganti sono state sponsorizzate anche dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla programmazione economica e agli investimenti, Mario Turco, secondo il quale «L'insediamento del gruppo Ferretti a Taranto sarebbe per il territorio una grande opportunità di sviluppo e di riconversione economica per il nostro tessuto imprenditoriale, (...) l'iniziativa è un altro tassello della Presidenza del Consiglio e del Governo per il progetto del cosiddetto Cantiere Taranto» –:

   quali siano le condizioni economiche dell'investimento ed il piano industriale del gruppo Ferretti e se il Governo ritenga che la cessione dell'area «ex Belleli» di Taranto, uno dei porti più importanti del Mediterraneo, ai cinesi risponda agli interessi nazionali, anche alla luce della nostra collocazione atlantica sul piano internazionale e della presenza di una base Nato strategica nella città pugliese.
(4-07092)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   la Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea per la mancata bonifica o chiusura di 44 discariche che costituiscono un grave rischio per la salute umana e l'ambiente;

   l'Italia, pur avendo avuto precedenti richiami ed ammonimenti dalla Commissione, non ha adottato tutte quelle misure utili ed idonee per bonificare o chiudere definitivamente i 44 siti che sono risultati non conformi a quanto prescritto dall'articolo 14 della direttiva 1999/31/CE del Consiglio relativa alle discariche dei rifiuti;

   a norma del diritto comunitario, gli Stati membri sono tenuti a recuperare e smaltire i rifiuti in modo tale da non mettere in pericolo la salute umana e l'ambiente, vietando l'abbandono, lo scarico e lo smaltimento incontrollato dei rifiuti, in quanto, nel territorio dell'Unione europea, si dovrebbero svolgere solo attività di discarica sicure e controllate;

   la direttiva europea, sulle discariche stabilisce le norme per proteggere la salute umana e l'ambiente, in particolare le acque superficiali, le acque freatiche, il suolo e l'atmosfera dagli effetti negativi della raccolta, del trasporto, del deposito, del trattamento e dello smaltimento e mira a prevenire o a ridurre il più possibile le ripercussioni negative sulle discariche dei rifiuti;

   così come gli altri Stati membri, l'Italia era tenuta a bonificare entro il 16 luglio 2009 le discariche che avevano ottenuto un'autorizzazione o che erano già in funzione prima del 16 luglio 2001 («discariche esistenti»), adeguandole alle norme di sicurezza stabilite dalla direttiva oppure a chiuderle. Considerata l'insufficienza dei progressi in quest'ambito, già nel giugno 2015 la Commissione aveva trasmesso un parere motivato supplementare con il quale si esortava l'Italia a trattare adeguatamente 50 siti che rappresentavano ancora una minaccia per la salute e l'ambiente. Nonostante alcuni progressi, nel maggio 2017 non erano ancora state adottate le misure necessarie per adeguare o chiudere 44 discariche;

   le 44 discariche che risultano non essere a norma sul territorio nazionale sono così ripartite: 23 in Basilicata, 11 in Abruzzo, 5 in Puglia, 2 in Campania e 3 in Friuli Venezia Giulia;

   il procedimento intrapreso dalla Commissione è solo l'ultimo in ordine temporale e si aggiunge a due condanne già inflitte all'Italia dalla Corte di giustizia, la prima risale al 2007 relativamente a circa 300 discariche irregolari e la seconda del dicembre 2014 per 198 discariche e alla data del 21 marzo 2017 risulta che il nostro Paese ha versato in sanzioni all'Unione europea 329 milioni di euro e, di questi, 141 milioni di euro per la sentenza relativa alle «discariche abusive» –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interpellato intenda assumere al fine di accelerare e completare il processo di bonifica dei siti in questione e chiudere definitivamente le procedure di infrazione a carico del nostro Paese.
(2-00959) «Cillis, Deiana, Ilaria Fontana, Alberto Manca, Daga, D'Ippolito, Di Lauro, Federico, Licatini, Maraia, Micillo, Terzoni, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   PEZZOPANE, BRAGA, BURATTI, MORGONI e PELLICANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   resta ancora senza soluzione – per la mancata messa in sicurezza dell'acquifero del Gran Sasso – la difficile convivenza fra i tre sistemi coesistenti sotto l'ombra del massiccio del Gran Sasso: quello naturale del bacino idrico, che fornisce acqua potabile a quasi un milione di persone, e i due sistemi antropici dell'autostrada e dei Laboratori nazionali di fisica nucleare;

   ormai da anni, 100 litri al secondo di acqua vanno persi dal punto di captazione sotto ai Laboratori di Fisica nucleare del Gran Sasso;

   con riferimento alle gallerie, dopo l'intervento della magistratura, che ha chiesto il processo per i vertici dei laboratori, di Ruzzo Reti e di Strada dei parchi per «inquinamento ambientale», l'unica azione messa in campo è la riduzione a una sola corsia del traforo del Gran Sasso, percorribile alla velocità massima di 60 chilometri all'ora, mentre la regione deve ancora approvare la carta delle aree di salvaguardia delle falde idropotabili, obbligatoria dal 2006;

   in questi mesi sono stati dispersi oltre 6 miliardi di litri d'acqua, utili a dissetare una città di 40.000 persone, mentre la regione Abruzzo vive una crisi idrica con il 50 per cento dei corpi idrici classificato ormai in qualità «scadente» dall'Arta, ed è costretta alla potabilizzazione delle acque del fiume Vomano;

   inoltre, non è stata ancora avviata la rimozione delle 2.300 tonnellate di sostanze pericolose, trimetilbenzene e acqua ragia, stoccate nei Laboratori che, secondo quanto richiesto dalla regione, vanno rimosse entro il 31 dicembre di quest'anno;

   l'acqua è un bene fondamentale per l'essere umano e la sua tutela deve essere prioritaria su tutto il resto; le crisi idriche, oltre ad incidere pesantemente sui diritti fondamentali dei cittadini, portano a conseguenze economiche gravissime in un territorio, dal turismo alle attività riproduttive –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, in relazione alle questioni esposte in premessa, per la messa in sicurezza ambientale dell'acquifero del Gran Sasso e per garantire, quindi, la piena applicazione delle norme di tutela ambientale delle acque e dei lavoratori, con la rimozione delle sostanze dichiarate pericolose dai Laboratori di fisica e la messa in sicurezza dei tunnel autostradali senza compromettere l'acquifero.
(5-04756)


   CUNIAL. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione n. 4-06098, l'interrogante ha sollevato dubbi sulla tecnologia di editing genomico CRISPR-Cas9 e della sua derivata Gene Drive, che consente di trasmettere alla progenie di un essere vivente una caratteristica genetica imposta;

   l'esperimento più dibattuto che utilizza questa tecnologia punta all'eliminazione della zanzara Anopheles gambiae, vettore della malaria, diffondendo una versione Ogm che fa nascere solo gli esemplari di sesso maschile che non pungono;

   il 29 novembre 2018, nei corso della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica tenutasi in Egitto, 170 nazioni hanno firmato un trattato in cui si dichiara che i progetti di «gene drive» devono essere valutati caso per caso e con le comunità locali;

   a tal proposito, Mariann Bassey-Orovwuje, di Friends of the Earth Africa e presidente dell'Alleanza per la sovranità alimentare in Africa, e l'Etc Group, hanno fatto presente che, ad esempio, l'avvenuto rilascio di zanzare geneticamente modificate in Africa non ha visto consultate le comunità nei villaggi né ha visto chiedere loro alcun consenso;

   Kevin Esvelt, pioniere del gene drive, ha dichiarato, riguardo al progetto delle zanzare, che è «un esperimento in cui, se si fa un casino, colpisce tutto il mondo»;

   recentemente è stato approvato negli Usa il rilascio di 750 milioni di zanzare OGM OX5034;

   dato che uno dei laboratori leader mondiali nella produzione di zanzare geneticamente modificate, il PoloGGB, ha sede a Terni in Umbria, a parere dell'interrogante potrebbero verificarsi complesse implicazioni ambientali – oltre che etiche – che, superando i benefici dell'eliminazione di una specie dannosa, rischierebbero seriamente di compromettere l'equilibrio degli ecosistemi nazionali (oltre ai danni a livello globale già ipotizzati), nel caso in cui queste zanzare venissero diffuse, volontariamente o involontariamente, anche per contaminazione, sul territorio italiano –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quindi dei rischi ambientali legati alla presenza sul territorio nazionale del PoloGGB.
(5-04757)


   LABRIOLA, CORTELAZZO, CASINO, GELMINI, MAZZETTI e RUFFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   le stime dicono che i mozziconi dei circa 80 milioni di chilogrammi di sigarette fumate in Italia ogni anno dai 13 milioni di fumatori italiani hanno un peso di oltre 20 mila tonnellate;

   le cicche di sigaretta vengono immesse in ambiente senza nessun criterio e nessuna precauzione, e oltre a non essere biodegradabili, i mozziconi gettati a terra possono essere fonte di inquinamento per il suolo, oltre che per l'acqua, a causa della fuoriuscita di nicotina e catrame rimasti all'interno del filtro;

   nelle cicche quindi, è possibile trovare moltissimi inquinanti: nicotina, benzene, gas tossici quali ammoniaca e acido cianidrico, composti radioattivi come polonio-210, e acetato di cellulosa, la materia plastica di cui è costituito il filtro;

   numerosi studi scientifici hanno dimostrato che i mozziconi di sigaretta hanno effetti tossici su diversi microrganismi, sugli insetti e soprattutto sugli organismi acquatici, inclusi i pesci. Peraltro, il tempo di latenza prima che si completi la decomposizione, può variare da sei mesi a dodici anni. Esiste quindi un problema ecologico che attende una risposta conseguente alla dispersione nell'ambiente di un'enorme massa di mozziconi abbandonati;

   anche per cercare di limitare la dispersione dei mozziconi dei prodotti da fumo, la legge n. 221 del 2015, all'articolo 40, ha previsto misure volte a favorire l'installazione nei territori comunali, di appositi contenitori per la loro raccolta, e ha introdotto una sanzione amministrativa pecuniaria da euro trenta a euro centocinquanta in caso di abbandono di rifiuti di piccolissime dimensioni, sanzione che può aumentare fino al doppio qualora l'abbandono riguarda i rifiuti di prodotti da fumo. Queste disposizioni sono purtroppo troppo poco applicate;

   viste le forti criticità ambientali legate alla dispersione dei rifiuti di prodotti da fumo, in questi anni si sono avviati diversi studi e progetti sperimentali per la raccolta differenziata dei mozziconi e un loro successivo riciclo. Progetti sperimentali per trattare i mozziconi di sigaretta, e trasformarli in substrato inerte per la coltivazione, o in materiali per l'edilizia, o per ricavarne attraverso l'uso di particolari alghe, biocarburanti ecologici, o cellulosa utilizzata per imbottiture e per il tessile –:

   quali iniziative si intendano adottare per dotare il nostro Paese di una normativa specifica per consentire il riciclo e il riutilizzo dei mozziconi dei prodotti da fumo, e per sostenere i numerosi progetti finalizzati al riciclo e al riutilizzo dei medesimi mozziconi.
(5-04758)


   D'IPPOLITO, DEIANA, ILARIA FONTANA, DAGA, DI LAURO, FEDERICO, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, MICILLO, TERZONI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI, ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che il Consiglio direttivo del Parco nazionale del Pollino ha di recente deciso, su proposta del presidente Domenico Pappaterra, di erogare un finanziamento agli organizzatori del International Film Festival, in programma a Castrovillari (Cosenza) dal 13 al 20 settembre 2020, nella contemporaneità delle elezioni amministrative svoltesi in quella città, derogando alla determina del direttore dell'ente medesimo, n. 436/2020 che stabiliva di non concedere contributi per il 2020;

   con due recenti interrogazioni a risposta scritta nn. 4-03132 e 4-06214, l'interrogante chiedeva di conoscere gli intendimenti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare riguardo alla situazione di sostanziale conflitto di interessi che connota la posizione del presidente attuale Pappaterra, che ricopre anche l'onerosissimo incarico, in termini di impegno e di tempo, di direttore generale dell'Arpa Calabria;

   con l'interrogazione a risposta in commissione n. 5-03745, del 4 marzo 2020, lo stesso interrogante, ritornando sulla vicenda della centrale a biomasse del Mercure, posta all'interno del Parco nazionale del Pollino chiedeva al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di valutare, sulla scorta dei conflitti di interessi indicati in premessa, l'adozione delle iniziative di competenza per revocare l'incarico presidente dell'ente in predicato e procedere alla nomina del nuovo;

   in risposta alla specifica interpellanza urgente, n. 2/00045 del 10 luglio 2018 sul medesimo oggetto, il Governo pro tempore specificava l'importanza del ruolo di controllo svolto dall'Arpacal (allora non diretta dal dottor Pappaterra) per «verificare la corretta attuazione del piano di monitoraggio e controllo», nel contempo evidenziando la gravità del conflitto d'interessi in atto;

   l'articolo 11 della legge regionale della Calabria n. 20 del 1999 e successive modificazioni e integrazioni stabilisce che il rapporto di lavoro del direttore generale dell'Arpacal «è regolato dal contratto di diritto privato di durata triennale» ed «è incompatibile con le altre attività professionali», con il che si aggiunge un'ulteriore questione rispetto a quelle già poste dall'interrogante circa il doppio ruolo in capo al presidente del Parco nazionale del Pollino -:

   quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda assumere per garantire che il Parco nazionale del Pollino sia gestito nel pieno rispetto delle norme vigenti, escludendo la presenza di possibili situazioni di conflitto di interessi, e che le finalità di tutela e valorizzazione ambientale vengano perseguite garantendo il corretto funzionamento dell'organo direttivo e l'attuazione delle deliberazioni assunte.
(5-04759)


   BUTTI e FOTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   desta enorme preoccupazione tra la popolazione locale il trasporto e la lavorazione del materiale di scarto e dello smarino che proverrà dal cantiere della variante della Tremezzina con destinazione ex «Cava Citrini» posta in Centro Valle Intelvi, località Castiglione d'Intelvi (CO);

   in particolare, le associazioni impegnate a difesa dell'ambiente e rappresentate dal Comitato Amici del Faree e della Valle sono in stato di allerta e apprensione in merito all'impatto sull'ambiente e sulla salute pubblica, oltre che al grave nocumento che le attività previste causeranno alla sicurezza stradale; è infatti anticipato un incessante transito di Tir sulla strada provinciale e in Via Al Faree;

   alla base delle sopraddette preoccupazioni vi sono principalmente;

    la rumorosità e le polveri che verranno rilasciate a causa del trasporto e soprattutto della lavorazione dello smarino che avverranno presso la ex Cava Citrini;

    la zona oggetto dell'intervento è un'area residenziale a cui si accede attraverso la Via Al Faree, una strada stretta e con alcune criticità strutturali (ponticelli sulle valli);

   è evidente che l'incessante passaggio di Tir su strade non adatte al transito di mezzi di trasporto pesanti, creerà grave pregiudizio alla sicurezza stradale, oltre a rappresentare un altissimo rischio per la salute pubblica a causa dell'importante inquinamento atmosferico e acustico non essere compatibile con una zona tipicamente turistica e residenziale;

   si prevede che tali attività si protrarranno per un arco temporale di almeno 6 anni, sufficienti per trasformare un'amena e storica località turistica in un territorio asservito ad ambiti produttivi e industriali –:

   se non ritenga necessario per quanto di competenza, indicare immediatamente un sito alternativo come già prospettato anche dai sindaci della zona.
(5-04760)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interpellanze:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, per sapere – premesso che:

   gli scavi archeologici di Castellammare, concentrati nella Collina di Varano, costituiscono un patrimonio storico-culturale di inestimabile valore e registrano ogni anno decine di migliaia di visitatori;

   l'area ha subito un progressivo degrado ambientale, come constatato dal Parco archeologico di Pompei, datato 18 maggio 2018: se fino agli anni '70 conservava un aspetto agricolo, nel corso degli anni '80 e '90, è stata fortemente urbanizzata;

   secondo il censimento del Parco, l'area, che si estende su circa 1.000.000 di metri quadrati, è abitata da oltre 5.000 residenti ai quali vanno aggiunte le presenze quotidiane di clienti di bar, ristoranti, alberghi e attività commerciali; si contano, inoltre, circa 300 abitazioni senza titolo legittimo ovvero abusive;

   a tutto ciò va aggiunta la difficoltà nella fruizione degli scavi di Stabiae dovuta all'assenza di segnaletica turistica sia in prossimità che in direzione del sito archeologico, in particolare all'uscita dei caselli autostradali e lungo le principali arterie stradali;

   a ciò si aggiunge una pressoché assente segnaletica urbana e la mancata manutenzione della principale arteria che conduce ai siti archeologici (via passeggiata archeologica);

   nel 2017 è stato inaugurato il cantiere per la costruzione della stazione della linea circumvesuviana di Stabia Scavi che dovrà sostituire l'attuale fermata di Stabia centro, e che potrebbe costituire un'occasione per facilitare la fruizione dei siti archeologici;

   tuttavia, si renderebbero necessarie delle ottimizzazioni delle linee di accesso dalla nuova stazione al sito tramite una riqualificazione alla base della collina;

   importante potrebbe risultare l'opera di perimetrazione materiale della collina di Varano, già delimitata naturalmente da ripide scarpate nei lati nord ed ovest, al fine di creare un sito archeologico dai confini ben delimitati;

   tale opera, sulla base di quanto già è avvenuto nel sito archeologico di Pompei, dove sono presenti mura di cinta e inferriate con passaggi obbligati, potrebbe portare innegabili benefici: si creerebbe un vero e proprio parco archeologico ove poter consentire l'apertura di cantieri di studi e scavo archeologico, sulla cui base pianificare attività economiche, sociali e culturali;

   il successo di un tale progetto sarebbe sicuramente favorito dalla felice collocazione geografica del sito, essendo situato tra Napoli, il Vesuvio e Pompei, da una parta, e la Penisola sorrentina, il parco regionale dei Monti Lattari e l'area metropolitana salernitana, dall'altra parte;

   inoltre, la città gode di una favorevole rete infrastrutturale: due linee ferrate con le relative fermate cittadine (la linea FS e la linea Circumvesuviana); l'autostrada E45/A3, con l'uscita «Castellammare di Stabia», e la strada statale 145 «Sorrentina»; due approdi portuali, il porto di Castellammare di Stabia e l'approdo di Marina di Stabia; l'aeroporto internazionale di Napoli-Capodichino a poco più di 30 chilometri;

   questa solida presenza infrastrutturale garantisce naturalmente un potenziale afflusso turistico esponenziale, in presenza di un'adeguata organizzazione ricettiva;

   una giusta valorizzazione del patrimonio archeologico di Castellammare di Stabia, oltre ad investimenti nel settore termale e nelle eccellenze agricole e industriali del territorio, fornirebbe sicuramente un importante fattore di attrazione, con conseguenti benefici economici e sociali per tutta l'area;

   il Grande Progetto Pompei è sicuramente un'occasione per rilanciare gli scavi di Stabia e con essi la vita sociale, economica e culturale di questo territorio e delle aree limitrofe;

   la programmazione del rilancio di Castellammare di Stabia non può quindi prescindere da una seria programmazione di valorizzazione di tutto il territorio all'interno della buffer zone Unesco di Pompei;

   al fine di mettere in atto una strategia volta a favorire un turismo sostenibile, diffuso, distribuito su tutto il territorio, teso a valorizzare l'enorme patrimonio culturale, archeologico, artistico, religioso, termale, eno-gastronomico dell'area della buffer zone, sarebbe opportuno indirizzare le risorse assegnate dal Cipe verso quei progetti che coprono l'intera area o comunque potrebbero dare benefici diffusi –:

   se, per quanto di competenza, intenda promuovere un'opera di perimetrazione completa dell'area archeologica della Collina di Varano, similmente a quanto già avvenuto per il parco archeologico di Pompei e avviare uno studio dell'impatto economico di tale opera;

   se intenda adottare iniziative al fine di promuovere una campagna di informazione nazionale e internazionale, relativa agli scavi di Stabiae;

   se si intenda prevedere, nelle prossime delibere del Cipe relative alla buffer zone Unesco di Pompei, l'assegnazione delle risorse necessarie per un piano di sviluppo utile alla realizzazione degli interventi previsti nel piano strategico, nonché di quelli descritti in premessa.
(2-00960) «Di Lauro».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, per sapere – premesso che:

   la Disney pictures aveva annunciato l'uscita del film «Soul» per le festività natalizie;

   come evento promozionale, era stata preventivata la proiezione di apertura della Festa del Cinema di Roma;

   la Disney pictures ha ora deciso di non prevedere più l'uscita del film «Soul». La pellicola non sarà più proiettata nelle sale cinematografiche italiane prevista per le festività natalizie, ma lo manderà in visione, gratuitamente, il giorno di Natale ai soli abbonati alla sua piattaforma televisiva;

   si considera non corretta la scelta della Disney pictures nei confronti dell'esercizio cinematografico che, fino ad ora, è stato partner determinante in grandissima parte del successo commerciale della casa hollywoodiana;

   ci si sarebbe aspettato un comportamento decisamente più corretto, e con maggior preavviso nei confronti di coloro che operano nel settore cinematografico nazionale;

   tutto ciò attiene ai rapporti commerciali, discutibili quanto si vuole, ma che riguardano le categorie del cinema e dello spettacolo già in gravi difficoltà a causa del perdurare dell'emergenza nazionale dovuta al Covid-19;

   ciò che invece riguarda molto da vicino è l'atteggiamento della direzione della Festa del cinema di Roma che non ha ancora deciso di cancellare la proiezione del film nella serata inaugurale;

   vista la decisione/scelta della Disney pictures, non si capisce il motivo per cui non si sia operata tale cancellazione; inoltre, da un lato, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo sostiene di voler difendere il cinema e la sua diffusione territoriale, mediante la presenza delle sale, dall'altro «tollera» che una multinazionale straniera in palese concorrenza con le sale cinematografiche italiane possa giovarsi di un palcoscenico finanziato dallo stesso Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo;

   la Disney pictures afferma che gli spettatori possono stare a casa a vedersi i film gratis, cosa per altro non corretta perché, per la visione del film in questione, si deve essere abbonati alla piattaforma Disney;

   gli esercenti delle sale vedono svanire la possibilità di realizzare cospicui incassi a Natale, e riportare le famiglie al cinema in questi tempi «di magra» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere a tutela del settore inerente alle sale cinematografiche e quali eventuali iniziative intenda avviare con riferimento alla Major statunitense a fronte di un «sgarbo» economico nei confronti degli abituali partner italiani.
(2-00961) «Racchella, Belotti, Patelli, Colmellere, Latini, De Angelis, Toccalini, Sasso».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FREGOLENT. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il settore dello spettacolo, del teatro e della musica dal vivo sono stati tra i maggiormente colpiti dal lockdown e dalle restrizioni messe in campo per contrastare la pandemia;

   secondo i dati Inps, sono circa 142 mila le persone che lavorano stabilmente nel settore dello spettacolo: attori, registi, musicisti e danzatori, oltre a tutti coloro che operano dietro le quinte, come tecnici, distributori, assistenti, sarti, imprese, scenografi, truccatori;

   le misure messe in campo per sostenere il reddito di tali lavoratori sono state utili nel primo periodo, ma non possono oggi essere sufficienti a garantire un tenore di vita dignitoso per i diretti interessati e per le loro famiglie;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 agosto 2020 ha disposto che, sull'intero territorio nazionale, gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all'aperto debbano essere svolti con posti a sedere preassegnati e distanziati e a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per il personale, sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi, con il numero massimo di 1.000 spettatori per spettacoli all'aperto e di 200 spettatori per spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala;

   dalle indiscrezioni di stampa emerge però che le norme del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 agosto 2020 non solo non verranno allentate, ma potrebbero subire a breve nuove restrizioni per quanto riguarda la partecipazione massima degli spettatori di eventi teatrali, dal vivo e cinematografici;

   tali notizie stanno creando giustificato allarmismo nell'intero comparto. Il Teatro della Scala ha, ad esempio, già cancellato la campagna abbonamenti per la prossima stagione lirica e non accadeva dal 1920;

   è stato anche rimarcato come una ulteriore riduzione del settore dello spettacolo dal vivo possa ripercuotersi negativamente sull'indotto che riguarda, in questo caso, anche ristoranti e bar limitrofi e le imprese di pulizia degli spazi interessati;

   il Ministro Franceschini è intervenuto su tale argomento, in data 12 ottobre 2020, dichiarando che «nel prossimo Dpcm saranno confermati questi limiti con la conferma della possibilità delle regioni di derogare», lasciando quindi alle singole regioni anche la possibilità di ridurre la capienza delle sale;

   sarebbe invece opportuno che si introducessero norme meno restrittive come ad esempio la capienza dei locali per metà dei posti disponibili al fine di dare maggiore slancio, nel pieno rispetto della sicurezza e della salute pubblica, all'intero comparto –:

   se non ritenga che le attuali restrizioni, introdotte dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 agosto e confermate con quello del 13 ottobre 2020, rispetto allo svolgimento, sull'intero territorio nazionale, di spettacoli aperti al pubblico possano essere modificate nel primo provvedimento utile e quali iniziative urgenti intenda conseguentemente assumere a sostegno della tenuta economica ed occupazionale dell'intero comparto.
(5-04773)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   MELONI e PRISCO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria da Covid-19 ha colpito duramente tutti i settori produttivi del Paese, costringendo esercizi e imprese prima a sospendere ogni attività, poi a riprendere con graduali e progressive riaperture, potendo al tempo stesso usufruire di misure e agevolazioni volte ad attutire l'impatto sulla tenuta della propria capacità produttiva;

   purtroppo, alcune attività risultano ancora oggi escluse da qualsiasi possibilità di ripartenza, poiché inspiegabilmente ancora considerate a rischio, nonostante rappresentino un settore economicamente rilevante del nostro Paese, quale, ad esempio, quello legato a fiere, feste, sagre ed eventi, di livello sia internazionale che nazionale, regionale o locale;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 giugno 2020, contenente le «Linee guida per la riapertura delle Attività Economiche, Produttive e Ricreative», ha consentito la ripresa sia del commercio al dettaglio su aree pubbliche (mercati e mercatini degli hobbisti) sia delle sagre e fiere locali, con indirizzi operativi specifici validi per i singoli settori di attività per consentire la ripresa delle attività economiche compatibilmente con la tutela della salute di utenti e lavoratori;

   tuttavia, la quasi totalità dei comuni e delle regioni continua a disporre l'annullamento di fiere e sagre, arrecando grave danno agli operatori di questo settore;

   le partite Iva legate al commercio ambulante sono circa 138.000, con un indotto che ammonterebbe a oltre 700.000 persone, un esercito di lavoratori che dal mese di marzo 2020 ha subìto un pressoché totale azzeramento dei ricavi, ossia gli ambulanti fieristi, coloro che tramite licenza ambulante itinerante svolgono la propria attività di vendita su area pubblica in seguito allo svolgimento di un evento, possa esso essere festa padronale, sagra, o fiera di paese che, diversamente dal mercato settimanale, ha cadenza annuale e carattere di convivialità diverso da quello della spesa effettuata al mercato equiparabile al supermercato in sede fissa;

   attualmente, le attività degli operatori dei mercati e quelle degli ambulanti fieristi sono individuate da un medesimo codice Ateco (47.89.05 commercio su area pubblica), ma sono talmente differenti da necessitare di licenze diverse: gli operatori dei mercati hanno, infatti, una licenza per il commercio ambulante di tipo A, mentre gli ambulanti fieristi hanno una licenza itinerante di tipo B, con la quale non possono operare all'interno dei mercati;

   il problema di questi lavoratori è che ufficialmente il codice Ateco di riferimento per la loro attività risulta essere operativo, e questo li esclude da qualsiasi misura di sostegno economico, mentre essi non possono lavorare a causa del blocco imposto dalle amministrazioni comunali e regionali;

   è pertanto necessario che si proceda alla individuazione di un codice Ateco differenziato per gli ambulanti fieristi, al fine di renderli destinatari di sostegni economici adeguati che possano scongiurare la crisi irreversibile di un settore importantissimo del nostro tessuto produttivo –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per consentire a questi operatori di tornare a lavorare sulle piazze con regolarità senza che questa possibilità diventi una opzione in sostanza lasciata alla piena discrezionalità degli amministratori locali;

   quali iniziative intenda adottare per garantire che gli operatori di questo settore, al pari di tutti coloro che sono stati sostenuti dallo Stato, siano destinatari di specifiche misure di sostegno finanziario, fino a quando la situazione emergenziale non consentirà lo svolgimento regolare delle attività in questione, anche attraverso la revisione del codice Ateco di riferimento della categoria degli ambulanti fieristi, al fine di eliminare l'attuale disparità di trattamento che ne deriva rispetto alla categoria degli operatori dei mercati.
(4-07095)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, MORRONE, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, ZIELLO, ZOFFILI, ZORDAN, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI e ZICCHIERI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'allarme sulla situazione critica dell'edilizia giudiziaria in Italia è ormai datato; un articolo pubblicato in data 4 ottobre 2020 dal quotidiano «Il Dubbio» riassume problematiche di varia natura e gravità denunciate da tempo in numerosi tribunali da nord a sud del Paese; il problema è salito alla ribalta della cronaca per l'episodio accaduto sabato 3 ottobre 2020 al tribunale di Catania, dove una pesante lastra di marmo staccatasi dal muro di un'aula d'udienza ha colpito alla schiena e alla gamba destra la senatrice avvocato Giulia Bongiorno, presente in loco per l'udienza preliminare del procedimento a carico del Ministro dell'interno pro tempore Matteo Salvini; l'inadeguatezza e gli storici problemi strutturali del citato tribunale sarebbero stati denunciati da tempo dai vertici dell'amministrazione della giustizia locale; tra i messaggi di solidarietà giunti alla senatrice avvocato Bongiorno si cita quello dell'Aiga (Associazione italiana giovani avvocati) dove si evidenzia che «il problema dell'edilizia giudiziaria rappresenta una questione irrisolta» e che «l'AIGA, già nel settembre 2018, aveva chiesto di aprire un tavolo permanente per la verifica dello stato dell'edilizia giudiziaria nel nostro Paese»; da quanto si apprende dalla stampa, il Ministro interrogato, appreso dell'incidente, avrebbe disposto accertamenti per verificarne le cause e analizzare, più in generale, le condizioni della struttura;

   il problema dell'edilizia giudiziaria è stato rappresentato in più occasioni e da diversi soggetti ai Ministri della giustizia che si sono susseguiti negli ultimi anni e, in particolare, per quanto riguarda Catania, già nel luglio 2014, in base a notizie stampa, l'allora Ministro della giustizia Andrea Orlando, su sollecitazione, avrebbe avviato un percorso condiviso per discutere delle strutture giudiziarie locali; il Ministro interrogato, secondo notizie stampa, ha riconosciuto prioritario «investire sulla struttura giustizia sia in termini di edilizia che di personale» chiudendo i lavori del tavolo tecnico su spese di funzionamento ed edilizia giudiziaria l'8 ottobre 2019, ma da allora non è dato di sapere quali iniziative siano state assunte in materia di immobili in uso agli uffici giudiziari –:

   quali spese siano state autorizzate per il tribunale di Catania, quali verifiche sul loro impiego siano state svolte e, di conseguenza, quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per verificare le condizioni strutturali nei tribunali italiani e redigere una graduatoria delle priorità da affrontare con la massima urgenza con i relativi tempi per risolverle, da presentare nelle apposite sedi istituzionali.
(3-01814)


   ZANETTIN, GELMINI, BARTOLOZZI, CASSINELLI, PITTALIS, SIRACUSANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane diversi organi di stampa hanno fatto riferimento ad un esposto presentato al Ministro della giustizia da due candidati bocciati al concorso in magistratura svoltosi nel 2019;

   dopo aver ottenuto l'accesso agli atti ed aver esaminato, uno per uno, i temi dei 301 ammessi all'esame orale, i due candidati, che nel frattempo hanno anche presentato ricorso al Tar del Lazio, vi avrebbero individuato una serie di imbarazzanti strafalcioni;

   secondo quanto riferito nell'esposto, il candidato n. 95 commette un grave errore di diritto, il candidato 757 difetta nell'uso del congiuntivo, il candidato 1037 usa gli apostrofi a casaccio, il candidato 336 cita una sentenza della Corte di cassazione, che non sembrerebbe essere mai stata emanata, nel tema di penale del candidato 1333 alcune frasi e concetti non sono nemmeno di senso compiuto, mentre il candidato 2518 crolla anche sulla analisi logica;

   emergerebbe poi un altro dettaglio, che accomuna il concorso del 2019 a quello del 1992, di cui ad un precedente atto di sindacato ispettivo (n. 2-00850): alcuni degli elaborati dei promossi presentano delle stranezze grafiche, che potrebbero renderli riconoscibili;

   in merito alla regolarità del concorso è stata aperta anche una pratica in seno alla terza commissione del Consiglio superiore della magistratura –:

   se il Ministro interrogato abbia adottato iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere ispettivo, in merito alla regolarità del concorso svoltosi nel 2019 per l'accesso alla magistratura.
(3-01815)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   presso il tribunale di Messina, sezione lavoro, è in corso un contenzioso tra sei giudici onorari e il Ministero della giustizia guidato da Alfonso Bonafede;

   i sei magistrati onorari chiedono al Ministero il riconoscimento, anche alla luce della recente sentenza della Corte di giustizia europea del 16 luglio 2020, della qualifica di lavoratore subordinato a tempo determinato, con tutti i diritti che ne conseguono;

   nella prima udienza del processo summenzionato, il collegio difensivo ha sottolineato la semplicità della questione in argomento ossia l'applicazione di un principio di diritto sancito dalla Corte di giustizia europea. Il momento è evidentemente epocale, perché sugella anni di battaglie condotte per il riconoscimento di tale qualifica;

   nello stesso giorno, un giudice del tribunale di Napoli ha condannato il Ministero della giustizia a risarcire ad un giudice di pace il danno da lui subìto nella misura di 21 mensilità;

   questi timidi segnali di svolta avvengono alla vigilia dell'astensione dalle udienze civili e penali e dalle altre attività d'istituto, indetta dai magistrati onorari giudici di pace, giudici onorari di tribunale e vice procuratori onorari dal 12 al 16 ottobre 2020, proclamata dalla Consulta della magistratura onoraria, che riunisce le principali associazioni di categoria;

   lo sciopero è stato indetto dopo aver atteso «inutilmente l'emersione dall'attuale stato d'illegittimità della categoria, come più volte denunciato a livello nazionale e sovranazionale, nonché ribadito prima dalla Commissione europea e poi dalla Corte di Giustizia, impone di dare corso all'estremo strumento di protesta dell'astensione collettiva dal lavoro»;

   la magistratura onoraria da tempo chiede un trattamento dignitoso e richiama la sentenza 16 luglio 2020 della Corte di giustizia europea (causa C-658/18) che ha riconosciuto ai magistrati onorari italiani lo status di «lavoratore» secondo i principi europei, con il conseguente riconoscimento delle tutele giuslavoristiche ed economiche;

   sotto il profilo delle funzioni, i magistrati onorari, quanto a doveri e lavoro svolto, sono comparabili ai magistrati professionali, in particolare sotto il profilo del loro diritto inviolabile ad un trattamento previdenziale ed assistenziale corrispondente, anche per quanto riguarda la tutela della maternità, della paternità e della salute;

   la Consulta della magistratura onoraria ha denunciato numerose criticità del disegno di legge cosiddetto «Bonafede» di modifica del decreto legislativo 13 luglio 2017, n. 116. La Consulta sostiene che esso disconosce la necessaria applicazione dei princìpi europei al caso dei magistrati onorari; nega il diritto alla previdenza (il versamento dei contributi previdenziali è posto a esclusivo carico dei magistrati onorari) e il diritto ad un trattamento economico proporzionato a qualità e quantità del lavoro svolto, ferie retribuite, assistenza per malattia, indennità di maternità; disconosce i diritti del magistrato onorario;

   la raccomandazione della Commissione europea del 20 maggio 2020 ha subordinato il riconoscimento dei fondi del Recovery Fund per l'Italia al miglioramento dell'efficienza del sistema giudiziario e dell'efficacia della pubblica amministrazione. La Consulta della magistratura onoraria denuncia il «disinteresse pressoché assoluto verso la magistratura onoraria, mai menzionata nei confronti tra Istituzioni nazionali e dell'Unione» auspicandone una rivalutazione in sede di riconoscimento dei fondi economici subordinati a interventi strutturali e a sostegno dell'economia, data anche l'importanza dell'incidenza del ritardo della giustizia civile sul prodotto interno lordo dell'Italia;

   l'adeguamento ai princìpi sanciti dalla Corte di giustizia europea e il rispetto del vincolo dei fondi del Recovery Fund indicato dalla Commissione europea sarebbero sufficienti a valorizzare le professionalità dei magistrati onorari, garantendo, al tempo stesso, l'indipendenza e l'imparzialità di metà della giurisdizione italiana e prevenendo anche future cause collettive di natura giuslavorista che andrebbero ad appesantire ulteriormente il sistema italiano della giustizia, provocandone ulteriori ritardi –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per usare le risorse del Recovery Fund per dare attuazione alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 16 luglio 2020, e per assumere stabilmente il personale della magistratura onoraria.
(4-07096)


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la macchina giudiziaria italiana soffre di alcune ataviche e strutturali criticità; oltre alla lentezza dei procedimenti giudiziari e, in alcuni casi, all'inadeguatezza o alla mancanza delle sedi, negli ultimi anni si è assistito ad una crescente mancanza di personale amministrativo e di magistrati, che hanno contribuito a rallentare ulteriormente il sistema della giustizia;

   grazie ad alcuni mirati e importanti interventi del Governo negli ultimi mesi, questo problema è stato affrontato in maniera decisa tramite una serie di concorsi per la copertura dei posti vacanti e la futura immissione in servizio di un massiccio numero di personale;

   ciononostante, alcuni tribunali evidenziano gravi carenze di personale che rischiano di comprometterne la funzionalità: infatti, anche a seguito di pensionamenti, riduzioni dell'orario di lavoro, distacchi e dimissioni volontarie, lo sforzo compiuto per immettere e formare nuovo personale, è stato parzialmente vanificato;

   tra questi vi è sicuramente il tribunale di Reggio Emilia che si trova ad affrontare una situazione di eccezionale difficoltà dovuta ad una carenza di personale amministrativo, ormai cronica, che mette sempre più a rischio il buon funzionamento dell'intero ufficio giudiziario;

   secondo quanto risulta all'interrogante sono decine i posti vacanti, tra i quali, quello di dirigente amministrativo, buona parte dei posti di direttore amministrativo, la maggior parte dei posti di funzionario giudiziario e parte dei posti di cancelliere e degli assistente amministrativo;

   a questa situazione vanno aggiunti i numerosi distacchi presso altri tribunali e i prossimi pensionamenti che provocheranno un aggravamento dell'attuale situazione;

   inoltre, bisogna tenere conto dell'attuale elevata età media del personale amministrativo in forza al tribunale, da cui ne consegue irrimediabilmente una maggior incidenza di permessi per malattia, anche di lunga durata, ed un aumento, nei prossimi anni, del numero dei pensionamenti;

   il tribunale è riuscito a sopperire in parte a questa atavica criticità, tramite l'impiego di volontari, ma la situazione a breve potrebbe diventare difficilmente gestibile –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza, nelle more dell'espletamento dei vari concorsi per l'assunzione di personale, al fine di provvedere alla copertura delle vacanze di posti in organico più gravi, come quelle descritte per l'ufficio giudiziario in parola;

   se intenda fornire informazioni circa i tempi di massima inerenti alla conclusione delle procedure concorsuali in corso e all'attivazione di quelle previste dalla normativa vigente ed i concreti tempi di assunzione, anche in relazione alle specifiche qualifiche professionali.
(4-07098)


   TUZI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto ministeriale del 10 ottobre 2018, è stato indetto il concorso da trecentotrenta posti per magistrato ordinario;

   il 14 settembre 2020, secondo quanto si apprende, è pervenuto a Palazzo dei Marescialli un corposo dossier da parte di due candidati originari del Piemonte che erano stati bocciati alle prove scritte;

   in tale dossier erano evidenziati errori giuridici e segni di riconoscimento come, ad esempio, uno schemino redatto da un candidato o anche un grossolano errore di definizione dell'istituto giuridico esaminato, entrambi in temi ritenuti idonei per la commissione esaminatrice;

   a sollevare le presunte gravi violazioni nella procedura di correzione è stato per primo l'avvocato civilista Stefano Cavanna, che ha richiesto l'apertura di una pratica sulle presunte irregolarità e presentato un esposto al Csm in cui ha richiesto altresì l'audizione dei membri della commissione esaminatrice, «per riferire dei fatti denunciati»;

   la terza commissione del Csm, ad oggi, ha aperto una pratica sul concorso;

   se i fatti fossero confermati si configurerebbero delle gravissime violazioni e sarebbe forte il senso di sfiducia dei candidati in uno dei concorsi che, più di ogni altro, dovrebbe garantire una selezione anonima, imparziale e rigorosa –:

   se sia a conoscenza della questione;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, in ordine alla fondatezza delle notizie richiamate e alla correttezza della predetta procedura di selezione.
(4-07102)


   LONGO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale in data 10 ottobre 2018 veniva indetto un concorso, per esami, a 330 posti di magistrato ordinario;

   in ossequio al suddetto bando, le tre prove scritte venivano tenute il 4-5-7 giugno 2019;

   alla seconda prova del sopracitato concorso prendevano parte 6.322 candidati provenienti da tutta Italia;

   il giorno 12 marzo 2020, nel rispetto delle misure di contenimento emanate dal Governo per fronteggiare l'epidemia «Covid-19», il presidente della commissione esaminatrice disponeva la sospensione delle correzioni degli elaborati, sospensione che, in data di 18 marzo, veniva determinata in giorni 60;

   tale determinazione non sembra sia stata comunicata ai concorsisti, che rimanevano per più di due mesi nella totale incertezza;

   in data 8 maggio 2020 veniva disposta la ripresa delle correzioni a far data dal giorno 25 maggio;

   il 25 giugno 2020, esattamente un mese dopo, venivano pubblicati i risultati, che vedevano l'ammissione alle prove orali di soli 301 candidati, a fronte di 3.091 buste corrette, per un totale di 9.237 temi;

   a seguito di formale accesso agli atti, i candidati ritenuti «non idonei» che avevano richiesto la possibilità di visionare gli elaborati notavano tra quelli ammessi evidenti anomalie: errori concettuali-giuridici, grafie di diverso carattere (minuscolo e maiuscolo), asterischi, righi lasciati in bianco, incredibili errori nella ricostruzione della traccia assegnata, financo uno «schema» che poteva essere senza dubbio considerato quale segno di riconoscimento;

   risulterebbe altresì che i verbali di correzione siano stati caratterizzati da estrema brevità e carenti di motivazione, e che non in nessun modo quali fossero i criteri con cui erano stati valutati gli elaborati;

   le suindicate circostanze gettano profondi dubbi sulle modalità di correzione adottate, considerando che i ventotto componenti della commissione esaminatrice, nonostante l'ampio ritardo accumulato, portavano a termine le correzioni di una copiosa mole di elaborati in un lasso di tempo decisamente breve;

   le perplessità evidenziate recano inevitabilmente grave nocumento all'istituzione stessa della magistratura, già provata da recenti vicende giudiziarie; per la delicatezza del compito che ricopre, non si può fare a meno di assicurare la necessaria trasparenza nella selezione dei futuri magistrati –:

   se il Ministro interrogato non ritenga, alla luce di quanto in premessa, di avviare iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere ispettivo, affinché venga fatta chiarezza sulle criticità evidenziate, con particolare attenzione alle metodologie assunte dai commissari nella correzione degli elaborati.
(4-07103)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:


   FREGOLENT, PAITA, OCCHIONERO, NOBILI, MORETTO, GADDA e MOR. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 maggio 2020 sono state dettate specifiche linee guida per il trasporto funiviario, finalizzate a contenere il rischio di contagio da Covid-19: obbligo di indossare le mascherine, limitazione della capienza massima sui veicoli chiusi, posizionamento delle file d'attesa per garantire il distanziamento interpersonale di almeno un metro, disinfezione sistematica delle stazioni e dei mezzi, nonché l'installazione di dispenser;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 giugno 2020 è stata consentita la deroga al distanziamento di un metro, a condizione che si proceda alla rilevazione della temperatura corporea dei passeggeri e che gli stessi rilascino un'autocertificazione attestante di non aver avuto contatti con persone affette da patologia Covid-19;

   risulta evidente che tali misure riduttive, utili per la ripresa nella stagione estiva, potrebbero creare notevoli difficoltà nel corso dell'imminente stagione sciistica invernale;

   il giro di affari nazionale del settore è, infatti, di circa 10 miliardi di euro, tra attività a monte e a valle e spesso rappresenta il volano trainante, sia economico che occupazionale, di interi territori;

   si tratta quindi di un comparto in attesa oggi di norme certe e che ha avanzato da tempo la richiesta di poter aumentare la presenza di utenti negli impianti, a fronte di una maggiore velocità di trasporto dei medesimi e per evitare possibili assembramenti alle partenze;

   la durata massima di questi trasporti non supera mai i 13-15 minuti, con rischi assolutamente ridotti anche in virtù dell'abbigliamento pesante dei fruitori, che prevede solitamente anche caschi e visiere che coprono già, oltre alla mascherina, le vie respiratorie;

   il Governo, rispondendo all'interrogazione in Commissione n. 5-04268, aveva dichiarato in merito «la disponibilità ad un ulteriore confronto con le associazioni di settore al fine di procedere all'eventuale adeguamento delle linee guida alle mutate condizioni fattuali del servizio»;

   in Austria il Governo ha deciso di riaprire gli impianti di risalita con norme favorevoli ma ha deciso di essere molto severo per quanto riguarda le regole dei rifugi e delle ristorazioni;

   per molte regioni a vocazione sciistica (già duramente colpite dal maltempo delle scorse settimane come la Liguria, Piemonte e Veneto) il fallimento della stagione invernale potrebbe causare gravi ripercussioni in termini sociali, economici e occupazionali –:

   se non ritenga opportuno modificare in senso meno restrittivo le norme attualmente previste per il trasporto funiviario al fine di garantire il corretto svolgimento della stagione sciistica invernale, confrontandosi con le associazioni di settore nel pieno rispetto della pubblica sicurezza e della tutela della salute.
(3-01809)


   GARIGLIO, PAGANI, ANDREA ROMANO, CANTINI, PIZZETTI, BRUNO BOSSIO, DEL BASSO DE CARO, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel porto di Genova, secondo quanto riportato da organi di stampa, nella notte del 7 ottobre scorso sulla nave traghetto «La Superba» del gruppo Grandi Navi Veloci le operazioni portuali di rizzaggio dei veicoli sarebbero state svolte da lavoratori marittimi di bordo anziché dai lavoratori portuali dell'impresa autorizzata nel porto di Genova;

   il fatto si sarebbe ripetuto, sempre secondo i media, nella giornata di sabato 10 ottobre ad opera del personale della nave «Fantastic» del gruppo GNV;

   in tale occasione i marittimi avrebbero effettuato un'operazione portuale consistente nel girare le maniglie delle zampe dei trailer, operazione che sarebbe stata anche ripresa in video;

   sul luogo sarebbero prontamente intervenuti i rappresentanti sindacali e, a seguito di chiamata da parte dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, anche gli ispettori dell'Ufficio sicurezza dell'Autorità di sistema portuale, che avrebbero assistito alla violazione;

   le organizzazioni sindacali, anche per motivi di sicurezza, avrebbero sospeso le operazioni di carico dei semirimorchi effettuate dai lavoratori del terminal;

   sul luogo sarebbe anche intervenuto il personale della Capitaneria di porto, che si sarebbe riservato di effettuare approfondimenti successivi alla ripartenza della nave;

   a questo punto la nave avrebbe cessato le operazioni di carico, lasciando in banchina vari mezzi ancora non caricati, pur di non ricorrere al personale portuale;

   tale episodio sarebbe in piena violazione dell'articolo 199-bis del decreto-legge 19 maggio 2020 n. 34, come convertito dalla legge 17 luglio 2020 n. 77, e del Regolamento (UE) 2017/352 del Parlamento e del Consiglio del 15 febbraio 2017, in particolare l'articolo 2, comma 2 che, tra l'altro, prescrive come le operazioni di rizzaggio e derizzaggio sono comprese nel ciclo della movimentazione merci –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti espressi in premessa e se conseguentemente le navi citate, che avrebbero svolto in autoproduzione le operazioni portuali, abbiano violato la legge vigente senza peraltro un adeguato controllo da parte delle autorità competenti e in palese non ottemperanza delle norme sulla sicurezza del lavoro.
(3-01810)


   FASSINA e FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il rapporto annuale relativo agli sfratti ha rilevato che nel 2019 sono state 48.543 le sentenze di sfratto emesse, per il 90 per cento motivate da morosità; 100.595 le richieste di esecuzione; 25.930 gli sfratti eseguiti con la forza pubblica;

   risultano 650.000 le famiglie collocate nelle graduatorie per l'accesso ad alloggi di edilizia residenziale pubblica;

   l'emergenza sanitaria derivata dal Covid ha ulteriormente aggravato la precarietà abitativa nelle grandi aree urbane ma anche nei medi/piccoli comuni. Si calcola che siano almeno 600.000 le famiglie che hanno richiesto un contributo affitto, nella maggior parte dei casi non ancora percepiti o percepiti con somme insufficienti;

   la crisi economica derivante dal Covid ha visto migliaia di famiglie colpite da licenziamenti, riduzioni di reddito a causa di cassa integrazione, chiusura delle attività commerciali e artigianali;

   in sede di discussione del «DEF 2020 – P.N.R» è stata approvata una risoluzione che, tra l'altro, impegnava il Governo a «definire un piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, basato sul recupero degli immobili pubblici e privati inutilizzati, senza consumo di suolo, per affrontare concretamente i segmenti del disagio abitativo», come affermato al punto 8 del programma di Governo;

   la Relazione sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, appena approvata con risoluzione dalla Camera, prevede l'impegno di risorse del Recovery Fund per un Piano nazionale di edilizia residenziale pubblica a canone sociale;

   recentemente è stato firmato il decreto attuativo del Piano di Innovazione Urbana che, parzialmente, affronta il disagio abitativo attraverso piani di rigenerazione di immobili inutilizzati con sinergie pubbliche e private, a canone convenzionato, dotato di 853 milioni di euro dal 2020 al 2033;

   la proroga degli sfratti non può essere una soluzione, come non possono essere soluzione strutturale i contributi agli affitti, ma possono avere un senso soltanto in via transitoria per definire, con tutti i soggetti interessati (Ministeri competenti, Regioni, Anci, Federcasa, Sindacati inquilini, urbanisti), un piano che aumenti la disponibilità di case popolari –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario affrontare la precarietà e la sofferenza abitativa, ulteriormente aggravata dall'emergenza sanitaria, definendo un piano di edilizia residenziale pubblica pluriennale, senza consumo di suolo, basato sul recupero di immobili in disuso, da promuovere attraverso un apposito tavolo presso il Ministero delle infrastrutture e trasporti e da finanziare con quota parte delle risorse derivanti dal Recovery Fund, nonché ricorrendo ai 970 milioni di euro di risorse ex Gescal che sembrerebbero ad oggi inutilizzati.
(3-01811)


   DE LORENZIS, FICARA, SCAGLIUSI, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE GIROLAMO, GRIPPA, MARINO, RAFFA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SERRITELLA, SPESSOTTO e TERMINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   per far fronte all'emergenza Covid-19 sono state introdotte misure di sostegno al trasporto pubblico locale sia per i gestori del servizio, che per gli enti locali e gli utenti;

   il decreto-legge n. 34 del 2020 contiene numerose disposizioni in materia di trasporto pubblico locale. È stato istituito un Fondo per compensare gli operatori di servizio di trasporto pubblico al fine di mitigare gli effetti negativi in termini di riduzione dei ricavi, con un importo pari a 500 milioni di euro per l'anno 2020. Tale importo è stato incrementato di ulteriori 400 milioni di euro dal decreto-legge n. 104 del 2020;

   il decreto-legge n. 104 del 2020 ha poi previsto, a sostegno del settore dei servizi di trasporto di linea di persone effettuati su strada mediante autobus e non soggetti a obblighi di servizio pubblico, un fondo, con una dotazione di 20 milioni di euro per l'anno 2020, destinato a compensare i danni subiti in considerazione dell'emergenza dalle imprese esercenti detti servizi;

   l'offerta di mezzi a disposizione del trasporto urbano è stata incrementata, in deroga all'articolo 87, comma 2, del decreto legislativo n. 285 del 1992, destinando ai servizi di linea per trasporto di persone anche le autovetture a uso di terzi in servizio di noleggio con conducente e servizio di piazza per trasporto di persone di cui all'articolo 82, comma 5, lettera b), del medesimo decreto;

   in seguito alla proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre 2020, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 settembre 2020 sono state prorogate fino al 7 ottobre 2020 (e successivamente ne è stata disposta l'ultrattività fino al 15 ottobre 2020, dall'articolo 5 del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125), le misure adottate con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 agosto 2020, con alcune modificazioni. In particolare, al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sono allegate le nuove Linee guida per il trasporto pubblico, che sostituiscono le precedenti, ai sensi delle quali il coefficiente di riempimento dei mezzi pubblici non deve essere superiore all'80 per cento dei posti disponibili. Tuttavia si segnala che in alcuni contesti urbani si sono registrati, anche in considerazione della recente apertura delle scuole, assembramenti specie in ingresso/uscita dai mezzi pubblici –:

   a fronte delle disposizioni previste relative alla limitazione della capacità dei mezzi del trasporto pubblico locale, quali misure, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di potenziare il servizio e così scongiurare che si vengano a creare ulteriori e rischiosi sovraffollamenti sui mezzi di trasporto.
(3-01812)


   TASSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Capitanata è un importante territorio che è al servizio di un'area economica inter-regionale vastissima che comprende: la «Food Valley» del Tavoliere con le numerose aziende agroalimentari; importanti e preziosi giacimenti estrattivi di materiali litici, l'aerospazio, l'elettromeccanica, ma anche la produzione di vetro piano e la presenza del Poligrafico e Zecca dello Stato, il Turismo di Gargano e Monti Dauni; l'automotive di Basilicata e Irpinia con gli impianti di marche automobilistiche prestigiose; la componentistica meccanica, la farmaceutica e ancora l'agroalimentare per il Molise;

   il Porto Alti Fondali di Manfredonia è una infrastruttura strategica dell'Adriatico che si incardina, grazie ad una rete viaria e ferroviaria, nell'ampia logistica intermodale della provincia di Foggia (tra l'altro, ripristinabile con minimi investimenti);

   sono importantissimi inoltre i seguenti investimenti: l'aeroporto Gino Lisa (terminati i lavori di allungamento della pista a 2 chilometri), che va riaperto; la piastra logistica di Borgo Incoronata-Foggia (ampliabile con i fondi del Patto per la Puglia); il nodo ferroviario e autostradale di Foggia, incrocio delle direttrici Nord-Sud ed Est-Ovest;

   il Porto Alti Fondali di Manfredonia richiede pertanto interventi di manutenzione e di ristrutturazione che non sono più procrastinabili;

   è necessaria una riqualificazione che rilanci questo bacino, perché torni ad essere strategico per un vasto territorio e «motore» dell'economica euro-mediterranea: Puglia settentrionale, Basilicata nord orientale, Irpinia (Campania) e Molise;

   sono importanti inoltre per la suddetta zona la produzione agro-alimentare, il turismo, l'attività estrattiva di materiali litici e la generazione di energia eolica. Tra l'altro, la Capitanata è conosciuta per elementi geografici, storici, religiosi (collegati al turismo locale), produttivi e infrastrutturali e rappresenta un territorio fondamentale per la crescita della Puglia, del Mezzogiorno e dell'Italia, soprattutto in relazione al mercato estero, segnatamente ai Paesi Balcanici e Orientali –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare affinché l'area portuale di Manfredonia possa rappresentare un fondamentale «volano» di sviluppo per l'economia della regione Puglia e dell'intero Mezzogiorno, anche e soprattutto attivando gli investimenti indicati in premessa (quali i lavori per la riapertura dell'aeroporto Gino Lisa, gli interventi per la piastra logistica di Borgo Incoronata Foggia e il nodo ferroviario ed autostradale di Foggia) che costituiscono le basi per il collegamento dell'area portuale di Manfredonia con la dorsale Adriatica.
(3-01813)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ANGIOLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   è problematica la situazione della viabilità per i residenti nel quartiere di Nuova Ponte di Nona che conta più di 20 mila persone. Infatti, molti abitanti del citato quartiere, soprattutto quelli che si spostano per motivi lavorativi, subiscono da molto tempo gravi disagi;

   in particolare, i disagi si riscontrano proprio per l'accesso al quartiere di Nuova Ponte di Nona, per la difficile percorrenza delle vie Prenestina e Collatina che sono particolarmente trafficate ogni giorno da numerosissime vetture. Sono da segnalare, inoltre, la scarsità di mezzi pubblici, la scarsa illuminazione stradale, il manto deteriorato ed infestato da erbe, che creano gravissimi disagi per l'uscita o l'entrata dei residenti nel suddetto quartiere;

   l'unica alternativa praticabile per gli abitanti di Nuova Ponte di Nona è quella di percorrere l'autostrada urbana A24. In particolare, si vuole evidenziare come per l'uscita dal percorso della medesima autostrada (caselli di Settecamini, Ponte di Nona e Lunghezza) gli utenti debbano pagare un pedaggio autostradale che grava ovviamente soprattutto su coloro che viaggiano per motivi lavorativi;

   è, pertanto, necessario che il Ministro adotti misure che permettano agli utenti del servizio dell'autostrada urbana A24, residenti nella Capitale, di non pagare il pedaggio di uscita dai caselli autostradali di Settecamini, di Ponte di Nona e Lunghezza. Ciò consentirà di superare le difficoltà dei cittadini romani soprattutto di coloro che ogni giorno percorrono per motivi lavorativi la suddetta autostrada urbana. Tra l'altro, è da evidenziare come il predetto pedaggio autostradale sia aumentato anche del 100 per cento in 10 anni –:

   se non ritenga necessario adottare tutte le iniziative di competenza indispensabili per evitare che i residenti nella Capitale paghino il pedaggio per l'uscita dai caselli di Settecamini, Lunghezza e Ponte di Nona, in modo da agevolare coloro che percorrono l'autostrada urbana A24, soprattutto gli utenti che si recano ogni giorno al lavoro;

   se non ritenga opportuno, altresì, chiarire, al di là dell'abolizione del pedaggio autostradale che l'interrogante sollecita in quanto giusta e necessaria per gli utenti residenti nella città di Roma, anche le ragioni dell'aumento del medesimo pedaggio autostradale, ad esempio per l'uscita del casello di Ponte di Nona.
(5-04752)


   CHIAZZESE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

  il decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257, recante la «Disciplina di attuazione della direttiva 2014/94/UE sulla realizzazione di una infrastruttura per i combustibili alternativi», definisce combustibili alternativi quei combustibili o fonti di energia che fungono, almeno in parte, da sostituti delle fonti di petrolio fossile nella fornitura di energia, idonei anche e soprattutto a migliorare le prestazioni ambientali nel settore dei trasporti;

   l'articolo 18, comma 5, del citato decreto, dispone che i concessionari autostradali, entro il 31 dicembre 2018, presentino al concedente un piano di diffusione di infrastrutture per i combustibili alternativi. Il suddetto piano prevede l'implementazione dei servizi self-service di distribuzione dei carbolubrificanti e del servizio ristoro, l'implementazione dell'utilizzo dei carburanti alternativi, e le misure di sicurezza dell'area, attraverso un presidio continuativo dell'area di servizio;

   l'articolo 4, comma 1, lettera c) del suddetto decreto, prevede altresì che entro il 31 dicembre 2020, le infrastrutture previste nel piano siano realizzate;

   la direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali, con circolare del 12 dicembre 2018, prot. n. 28442, ha chiesto alle società concessionarie di trasmettere, per le tratte di rispettiva competenza, il piano di diffusione di infrastrutture per i combustibili alternativi, unitamente ad una relazione sullo stato di attuazione e previsione –:

   quali iniziative il Governo stia ponendo in essere per garantire il corretto adempimento di quanto previsto dal decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257, con particolare riferimento alla realizzazione delle infrastrutture per i combustibili alternativi prevista entro il 31 dicembre 2020.
(5-04754)

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMITRANO, NAPPI, CABRAS, CASA e D'ORSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nelle nostre città, sempre più persone circolano con i monopattini elettrici; purtroppo, a volte, il confine tra mobilità e divertimento, soprattutto tra i giovani, è troppo labile e come emerge quotidianamente, a mezzo stampa, numerosi sono i parcheggi selvaggi e gli incidenti stradali, che hanno visto il coinvolgimento di monopattini elettrici;

   il postlockdown è stato caratterizzato da una forte spinta alla micro mobilità urbana sostenibile attraverso numerosi acquisti di monopattini, bici ed e-bike, ma, da Nord a Sud, essi stanno diventando mezzi di divertimento spericolato dei giovani, i quali non indossano il casco e ignorano i semafori, gareggiando tra le auto e gli autobus;

   la legge 28 febbraio 2020, n. 8, che ha convertito, con modificazioni, il decreto-legge n. 162 del 2019 cosiddetto «decreto milleproroghe», ha introdotto, l'articolo 33-bis che definisce disposizioni in merito alla circolazione dei dispositivi per micro mobilità elettrica ed i veicoli atipici: la norma, oltre a prorogare di dodici mesi il termine di conclusione della sperimentazione, portandolo al 27 luglio 2022, disciplina altresì la circolazione dei monopattini elettrici e degli analoghi dispositivi elettrici di mobilità personale, anche al di fuori dell'ambito della sperimentazione;

   la mobilità del futuro si basa sulla diffusione di mezzi a noleggio o propri diversi dalle auto per spostarsi nelle città; trattasi in particolare dei monopattini elettrici, che rappresentano un effettivo cambiamento di passo, veicoli utili ed ecologici per gli spostamenti nei centri urbani, diffusi soprattutto nelle grandi città, quali Napoli, Roma, Milano, Torino e altro;

   con l'emergenza da COVID-19, i monopattini elettrici rappresentano un sistema di trasporto che alleggerisce il trasporto pubblico, un mezzo di trasporto sicuro quanto a rischi di contagio, ma ormai, quotidianamente, da notizie stampa, si apprende che molti cittadini lamentano la scarsa disciplina dei monopattinisti e soprattutto la cattiva abitudine di abbandonare i monopattini sui marciapiedi che rappresentano un ostacolo per le persone con disabilità;

   si registra, in tutte le città italiane, la presenza dei monopattini sui marciapiedi ove normalmente transitano persone con disabilità; si registrano numerosi casi di monopattini abbandonati sugli scivoli e sugli accessi preferenziali per i disabili costretti a non poter proseguire, così come stanno aumentando i casi di guida spericolata; anche i comportamenti irresponsabili connessi all'errato parcheggio stanno peggiorando –:

   se il Ministro interrogato intenda promuovere iniziative destinate agli utilizzatori del mezzo, anche attraverso campagne informative, volte ad eliminare le criticità emerse, al fine di sensibilizzare gli utenti sul corretto utilizzo e sul corretto parcheggio del monopattino elettrico e di non creare un'ulteriore «barriera» che ad oggi, a causa dell'inciviltà di comportamenti individuali, determina ulteriori ostacoli a scapito delle persone disabili, degli anziani o dei genitori con passeggini.
(4-07087)


   DAGA, D'IPPOLITO e DEL SESTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il tema dell'emergenza abitativa riguarda milioni di cittadini che nel nostro Paese vivono al limite della soglia di povertà, e necessita di trovare soluzioni quanto più rapide e definitive;

   solo per fare un esempio, in base ai dati pubblicati dal Ministero dell'interno lo scorso anno, solo nel 2016, sono stati emessi più di 60 mila provvedimenti esecutivi di sfratto di cui il 90 per cento sono dovuti a morosità incolpevole;

   secondo i più recenti dati Istat nel 2020 in Italia più di un quarto della popolazione vive in condizioni abitative non soddisfacenti, e, mentre un milione e 619 mila famiglie in Italia versano in condizioni di povertà assoluta, un milione e 708 mila famiglie hanno bisogno di una casa;

   eppure il diritto all'abitazione è sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e rappresenta un elemento imprescindibile per il rispetto della dignità umana, oltre a portare con sé lo spettro dell'illegalità e del disagio sociale, quando non garantito;

   secondo i dati del Dipartimento patrimonio solo nella città di Roma ci sarebbero 20.000 famiglie in graduatoria per ottenere l'assegnazione di una casa popolare, e circa 250.000 immobili sfitti o invenduti, di cui 40.000 di recente costruzione;

   il decreto-legge n. 47 del 24 marzo 2014, convertito dalla legge n. 80 del 2014 ha previsto l'istituzione o il finanziamento di diversi fondi: all'articolo 1, prevede il finanziamento di due fondi, quello nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, istituito dalla legge 9 dicembre 1998, n. 431, e quello destinato agli inquilini morosi incolpevoli, istituito dall'articolo 6, comma 5, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 ottobre 2013, n. 124;

   nel decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante Misure di potenziamento del servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19, sono state inserite misure di sostegno all'affitto, devolvendo alle regioni 60 milioni di euro per il Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, e 9,5 milioni di euro per il Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli;

   sono stati sospesi i mutui anche per le partite Iva, fino a 400.000 euro e anche per chi ha usufruito del Fondo di garanzia per la prima casa –:

   quale sia lo stato di attuazione della legge n. 80 del 2014 e l'attuale disponibilità dei fondi da essa previsti; se intenda fornire una prima valutazione relativa agli strumenti previsti dal decreto-legge «Cura Italia» e se il Governo ritenga di prevedere, all'interno di prossime iniziative o nell'ambito della predisposizione del programma di interventi relativo al Recovery Fund, l'istituzione di un fondo per l'acquisto degli immobili invenduti per poi poterne disporre a scopo sociale; se ritenga opportuno valutare iniziative per una revisione dell'articolo 5 del decreto-legge n. 47 del 2014 convertito dalla legge n. 80 del 2014, vista l'enorme emergenza sociale prodotta dalla pandemia da Covid-19, e per prevedere una proroga di sfratti e sgomberi fino al termine dell'emergenza sanitaria prevista al momento per il 31 gennaio 2021.
(4-07091)


   BARZOTTI e GALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo nazionale marittimi (Fnm o Fondo) è uno strumento di attuazione della Convenzione Oil (Organizzazione internazionale del lavoro) n. 145 del 1976, sulla continuità di lavoro della gente di mare costituito dalla Confederazione italiana armatori e dalle organizzazione sindacali Filt Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti;

   il Fnm è un soggetto autonomo e indipendente ed era originariamente finalizzato a corrispondere ai lavoratori in possesso di determinati requisiti e che non beneficiavano del trattamento di continuità o di altro compenso e/o indennità (comandata e simili, malattie ed infortuni e altro) una indennità corrispondente al 100 per cento della paga base giornaliera e al 50 per cento della indennità di contingenza per un massimo di 6 mesi successivamente alla risoluzione del contratto di imbarco;

   il Fnm veniva finanziato con il pagamento di una somma mensile pari al 3 per cento della paga base per ogni lavoratore imbarcato su navi superiori a 3.000 t.s.l. esclusi i lavoratori che avessero beneficiato del regime di continuità. In ogni caso, ogni azienda era tenuta a contribuire per almeno il 10 per cento dei propri marittimi;

   negli anni, Fnm è stato integrato nella finalità, nel metodo di accantonamento e nella misura dell'indennità. A titolo esemplificativo, il Fnm potrà destinare le proprie risorse anche ad attività dirette ed indirette relative a corsi di formazione, aggiornamento e riqualificazione professionale marittimo e l'indennità è corrispondente al 75 per cento e all'80 per cento del minimo contrattuale rispettivamente per i comuni/sottufficiali e gli ufficiali, per un massimo di sei elevabili a nove in caso di cancellazione della C.r.l. (continuità del rapporto di lavoro) o dal T.p. (Turno particolare);

   come noto, i marittimi italiani sono tenuti ad un costante aggiornamento professionale con l'obiettivo di migliorare la sicurezza della navigazione e la salvaguardia della vita umana in mare, dei beni trasportati e del valore della nave;

   nella maggior parte dei casi la formazione professionale obbligatoria risulta essere totalmente a loro carico;

   la vigilanza sulla destinazione degli importi ai fini formativi erogati dal Fondo è dovuta, per quanto consta, al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, direzione generale per la navigazione e il trasporto marittimo, lacuale e fluviale come precisato dal decreto ministeriale 17 dicembre 2008 –:

   se il Governo sia a conoscenza delle attività in dettaglio finanziate con il Fnm e dei risultati raggiunti tramite l'utilizzo del predetto Fondo e quale sia il motivo per cui tale fondo è limitato a coloro che sono imbarcati su navi superiori a 3.000 t.s.l..
(4-07093)


   DAGA, D'IPPOLITO e DEL SESTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   le infrastrutture idriche rappresentano il sistema capillare di reti, ma anche grandi sistemi di adduzione, captazione e invaso che consentono l'accesso alla risorsa a tutti i cittadini e per tutti gli usi produttivi;

   nella maggior parte delle città italiane l'infrastruttura idrica è soggetta a un forte invecchiamento e deterioramento. In parte, le dispersioni sono fisiologiche e legate all'estensione della rete, al numero degli allacci, alla loro densità; in parte sono derivate da criticità di vario ordine: rotture delle condotte, vetustà degli impianti, consumi non autorizzati, prelievi abusivi dalla rete, errori di misura dei contatori;

   nel complesso il volume di perdite idriche totali nella rete di distribuzione dell'acqua potabile ammonta nel 2015 (ultimo dato istat disponibile) a 3,45 miliardi di metri cubi, corrispondenti ad una dispersione giornaliera di 9,4 milioni di litri;

   con la legge di bilancio n. 205 del 2017 è stato istituito il piano nazionale per il settore idrico articolato in due sezioni: la sezione invasi e la sezione acquedotti;

   all'interno del piano nazionale di riforme approvato nel mese di luglio 2020, il Governo afferma che «Per quanto riguarda le reti idriche, particolarmente carenti nel Sud, una società ad alta capacità industriale, appositamente costituita, potrà attivare gli investimenti necessari sulle grandi adduzioni fino alla rete di acquedotti che insistono nel bacino idrico dell'Appennino meridionale»;

   le linee guida per il Recovery fund prevedono per rispondere a quanto previsto dalla Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica «Altri interventi riguarderanno una gestione accorta delle risorse naturali, la promozione dell'economia circolare e misure per accrescere la resilienza ai cambiamenti climatici: dalla gestione integrata del ciclo delle acque e dei rifiuti al miglioramento dello stato delle acque interne e marine; da una maggiore efficienza nell'uso delle risorse idriche a interventi per migliorare la capacità di adattamento del sistema produttivo ed agricolo ai cambiamenti climatici. Inoltre, si punterà alla riqualificazione del territorio nell'ambito del contenimento del consumo di suolo e della mitigazione dei rischi idrogeologici e sismici» –:

   se il Governo intenda fornire elementi sullo stato di attuazione del Piano nazionale per il settore idrico, e su quali interventi intenda inserire all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza, tra quelli previsti dal piano nazionale per il settore idrico; quale sia lo stato di avanzamento relativo alla costituzione della società per azioni a totale capitale pubblico necessaria ad implementare una più efficace progettazione e realizzazione degli interventi relativi alle grandi infrastrutture idriche delle regioni afferenti al distretto dell'Appennino meridionale.
(4-07097)


   MOLTENI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da «Il sole 24 ore» del 9 settembre 2020 e da «LeccoToday» dell'11 settembre 2020, il gruppo Ferrovie dello Stato italiane ha annunciato sulla stampa il proprio piano di investimenti da 1,4 miliardi di euro, previsto per l'elettrificazione di ulteriori 670 chilometri di rete ferroviaria nel quinquennio 2020-2024, con l'inserimento anche dell'elettrificazione della linea Como-Cantù-Lecco;

   l'intervento lungo la tratta di 36,8 chilometri consentirà di istituire nuovi servizi oggi ancora non esistenti e soprattutto consentirà il prolungamento su Lecco dei treni provenienti dalla Svizzera e che oggi si fermano a Como; inoltre, con l'elettrificazione la tratta potrà essere utilizzata anche dai treni merci tra Chiasso e Lecco, che ora sono costretti a utilizzare il percorso Seregno-Carnate;

   la proposta dell'elettrificazione della linea era già stata presentata dall'Agenzia del trasporto pubblico locale consentendo così di arretrare il «capolinea» da Albate- Cameralata a Cantù, e così di collegare Cantù a Como San Giovanni in 12 minuti, ma anche a Mendrisio e Varese con una frequenza di servizio di 30 minuti;

   da quanto riportato da «La provincia» di sabato 10 ottobre 2020, sembra che, nonostante gli annunci a mezzo stampa del Governo sullo stanziamento di 78 milioni di euro per l'elettrificazione della linea Como-Lecco, le risorse non sono certe;

   in particolare, il mancato inserimento dell'opera nel piano di investimenti di Ferrovie dello Stato italiane capiente per un valore di 1,4 miliardi di euro, ne compromette la pronta realizzazione in tempi brevi in vista delle Olimpiadi del 2026;

   «LeccoToday» del 12 ottobre 2020 riporta che la regione Lombardia ha più volte chiesto a Rfi di inserire l'elettrificazione della tratta Como-Cantù-Lecco nel contratto di programma tra Rfi e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, formalizzando la richiesta in ogni sede utile compreso il tavolo di ascolto tra le regioni e la società statale che gestisce la rete; ad oggi, sembrerebbe che tale intervento annunciato un mese fa anche da esponenti politici appartenenti alla maggioranza di Governo non sia incluso nel contratto di programma, nonostante gli annunci, promesse e garanzie di Rfi e Governo;

   si tratta di un'opera strategica per lo sviluppo economico, turistico e commerciale del territorio lombardo, comasco e canturino; la mancanza del finanziamento è un fatto gravissimo per l'economia e la crescita sostenibile del territorio –:

   se il Ministro interrogato intenda, per quanto di competenza, chiarire se l'elettrificazione della tratta Como-Cantù-Lecco è inserita nel piano di investimenti di Ferrovie dello Stato italiane capiente per un valore di 1,4 miliardi di euro o se i 78 milioni di euro promessi e annunciati da Rfi e dal Governo non sono più disponibili e se il Governo intenda realizzare l'opera in tempi coerenti con lo svolgimento delle Olimpiadi del 2026.
(4-07099)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE

Interrogazione a risposta immediata:


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28, recante «Misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ulteriori misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario, nonché disposizioni integrative e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa, e contabile e misure urgenti per l'introduzione del sistema di allerta Covid-19», ha stabilito gli ambiti di applicazione dell'app Immuni e le specifiche relative a privacy e funzionamento;

   Immuni è l'applicazione di contact tracing scelta per contrastare la diffusione del Coronavirus in Italia. L'app, che funziona tramite bluetooth, è stata progettata da Bending Spoons ed è disponibile per il download dal 1° giugno 2020 su iOS e Android, ma – stando ai dati raccolti dall'università di Pavia – a fine luglio tale applicazione era stata scaricata da circa il 12 per cento dei possessori di smartphone (solo 4 milioni e 300 mila download);

   secondo alcune statistiche, per essere davvero efficace l'app dovrebbe essere scaricata da almeno il 60 per cento della popolazione, pari a circa 36 milioni di italiani;

   dai numeri pubblicati il 12 ottobre sul quotidiano «la Repubblica» emerge che da giugno a oggi Immuni è stata scaricata 8,3 milioni di volte, ha registrato 499 positivi tra gli utenti e ha inviato 8.887 notifiche a chi è stato a contatto con i contagiati, però sono stati scoperti 13 nuovi positivi. Cifre estremamente esigue, senza considerare che i download non ci dicono nulla su coloro che l'hanno disinstallata e su coloro che, pur avendola scaricata, non la usano, che sono numerosi;

   il problema, secondo tecnici esperti, risiede nel fatto che i circa otto milioni di download non corrispondono al numero delle app effettivamente attive e inoltre non si tratta di un campione rappresentativo perché per scaricare Immuni occorre avere uno smartphone aggiornato e un minimo di dimestichezza, quindi i grandi esclusi sono le categorie più a rischio, ovvero gli anziani;

   inoltre la procedura, non sempre attuata, prevedeva nel caso di positività che la Asl, ricevuto il risultato del tampone, avrebbe dovuto chiedere il codice alfanumerico generato da Immuni per attivare il contatto digitale –:

   se sia a conoscenza dei numeri delle persone che realmente hanno scaricato l'app, quante persone fisiche debbano scaricarla perché si abbia una minima utilità e quali siano le misure previste per renderla accessibile a tutte le fasce della popolazione perfezionando il rapporto con la medicina del territorio.
(3-01808)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si è appreso che presso il centro di accoglienza sito a Predda Niedda, in provincia di Sassari, sarebbero risultati positivi al Covid-19 cinquantacinque immigrati tra quelli ospitati al suo interno e due operatori che prestavano servizio nella struttura;

   all'esito degli accertamenti sanitari sarebbero state attivate le misure di contenimento da parte dell'Ats, con l'isolamento di tutti i soggetti positivi, mentre sarà necessario procedere al tracciamento dei contatti per verificare se i soggetti risultati contagiati dal virus non siano venuti a contatto con altre persone;

   la notizia, arrivata dall'Unità di crisi del nord Sardegna, ha destato comprensibilmente massima attenzione presso le istituzioni regionali ed enorme preoccupazione tra la popolazione, non solo di Predda Niedda, per il pericolo di un nuovo focolaio ancora a causa della forte pressione migratoria irregolare a cui viene da mesi esposta l'isola;

   tale pericolo, risulta ad avviso dell'interrogante, ancor più aggravato dalla decisione dell'attuale Governo di distribuire gli immigrati che giungono illegalmente sulle coste della Sardegna tra diversi comuni dell'isola in strutture del tutto inadeguate e nonostante siano ben note da tempo le criticità di questi centri le cui già precarie condizioni di sicurezza sanitaria sono state ulteriormente aggravate dall'emergenza causata dalla pandemia –:

   quale sia la situazione ad oggi nel centro di accoglienza di Predda Niedda e quali iniziative siano state attivate per contenere l'infezione da Covid-19; quali iniziative si intendano adottare per tutelare la popolazione sarda e per non esporla ad ulteriori ed ingiustificati rischi sanitari;

   se non si ritenga opportuno rafforzare e mettere realmente in atto all'interno dei centri di accoglienza della Sardegna tutte le precauzioni necessarie a scongiurare il ripetersi di episodi simili a quello esposto in premessa.
(4-07089)


   FORMENTINI, BORDONALI, DONINA e EVA LORENZONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è notizia dell'ultimo fine settimana che sono stati distrutti 12 capanni di caccia nella zona di Calino, Borgonato e Adro, in provincia di Brescia;

   si tratta di episodi che, purtroppo, si ripetono a danno dei cacciatori ad opera del cosiddetto Alf, un sedicente Fronte di liberazione animali che si autodefinisce animalista, la stessa cosa, infatti, era capitata a dicembre 2019 sul Montorfano ed è arrivato il momento di agire con forza e decisione, comminando pene esemplari a questi vandali che continuano ad agire impuniti;

   gli atti vandalici sono stati accompagnati, peraltro, da minacce pesantissime lasciate nei luoghi incriminati con bombolette spray e da un fantoccio con il cappio al collo;

   i cacciatori, peraltro, sono sottoposti a controlli molto stringenti per poter praticare l'attività venatoria e meritano di essere difesi con altrettanto impegno da questi attacchi che appaiono agli interroganti da squadrismo fascista;

   dalle immagini dei luoghi, infatti, si vedono voliere calpestate, gabbie rotte, uccelli da richiamo liberati, lamiere tranciate, lucchetti forzati, porte divelte, murature dei capanni in parte abbattute, un accanimento portato a termine con particolare determinazione da più persone che si firmano, appunto, con la sigla Alf –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per risolvere la questione illustrata in premessa, che peraltro si ripete con frequenza durante la stagione venatoria, al fine di consentire ai cacciatori della provincia di Brescia di esercitare l'attività venatoria in sicurezza e nel rispetto delle norme di legge.
(4-07100)


   CASCIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   stanno destando sgomento e scalpore le notizie, pubblicate in questi giorni su quasi tutti i quotidiani nazionali e locali, che i militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Salerno hanno dato esecuzione ad un'ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Salerno, su richiesta della procura della Repubblica di Salerno, che dispone misure cautelari nei confronti del sindaco ed assessore all'urbanistica del comune di Eboli, Massimo Cariello ed altri 4 indagati;

   il primo cittadino è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari ed è stato, in seguito al provvedimento del prefetto di Salerno, sospeso dalla carica di sindaco, mentre agli altri 4 destinatari dell'ordinanza è stata comminata l'interdizione temporanea dai pubblici uffici per un anno;

   i reati ipotizzati sono a vario titolo corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, abuso d'ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio e falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità;

   l'inchiesta vede il coinvolgimento di numerosi altri indagati e diversi sono gli episodi corruttivi contestati;

   ai funzionari Giuseppe Barrella, Annamaria Sasso, Vincenzo D'Ambrosio e Francesco Sorrentino, gli inquirenti hanno contestato di aver chiesto avanzamenti di carriera facili e di evitare nomine sgradite in seno al Consorzio farmaceutico, in cambio di assunzioni di amici di Cariello nell'ambito di due concorsi pubblici;

   diversi sono invece gli episodi corruttivi addebitati agli altri indagati. In particolare, avrebbero versato tangenti a politici ed associazioni vicine a Cariello per ottenere autorizzazioni paesaggistiche ed urbanistiche illegittime in zone vincolate, al fine di realizzare capannoni industriali necessari a garantire lauti guadagni agli imprenditori corruttori, oltre alla loro espansione territoriale;

   le gravissime accuse, i retroscena e le intercettazioni a dir poco inquietanti che stanno emergendo dall'inchiesta, le «contaminazioni ambientali» di vario genere, indignano le forze sane della società civile e della politica che chiedono a gran voce che vengano adottati provvedimenti immediati per il comune di Eboli;

   resta fermo il profondo convincimento che, in fase di indagini, il garantismo sia posto a presidio della persona in una democrazia liberale e che la nostra Costituzione è ispirata a questi principi, racchiusi, in particolare, nel «giusto processo», di cui all'articolo 111 e nella presunzione di innocenza, di cui all'articolo 27, è, altresì, chiaro che, nell'accertamento della dilagante corruzione all'interno di un comune, con il provvedimento di scioglimento del consiglio comunale, la valutazione dell'amministrazione, nella sua ampia discrezionalità, è totalmente distinta da quella che deve effettuare il giudice penale;

   lo scioglimento dell'organo elettivo si connota quale «misura di carattere straordinario per fronteggiare un'emergenza straordinaria»; sono giustificati margini ampi nella potestà di apprezzamento dell'amministrazione nel valutare gli elementi su collegamenti diretti o indiretti, non traducibili in singoli addebiti personali, ma tali da rendere plausibile il condizionamento degli amministratori;

   in sostanza, il provvedimento di scioglimento degli organi comunali deve essere la risultante di una ponderazione comparativa tra valori costituzionali parimenti garantiti, quali l'espressione della volontà popolare, da un lato, e, dall'altro, la tutela dei principi di libertà, uguaglianza nella partecipazione alla vita civile, nonché di imparzialità, di buon andamento e di regolare svolgimento dell'attività amministrativa, rafforzando le garanzie offerte dall'ordinamento a tutela delle autonomie locali;

   numerosi sono stati i comuni sciolti per vicende molto meno gravi di quelle che occupano le cronache di questi giorni e va considerato che è, altresì, necessario scongiurare che gli organi giudiziari, anche in fase di riesame, vengano sottoposti a critiche strumentali –:

   sulla scorta di quanto esposto, quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda assumere e se ritenga, in particolare, di adottare iniziative, ai sensi dell'articolo 141 del decreto legislativo n. 267 del 2000, affinché venga avviato l'iter amministrativo per lo scioglimento del comune di Eboli.
(4-07104)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE LORENZO e VILLANI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   quando i dati scientifici sulle inidoneità/inabilità lavorative per motivi di salute erano ancora di competenza delle singole Asl anziché del Ministero dell'economia e delle finanze (con l'entrata in vigore del decreto ministeriale 12 febbraio 2004), fu pubblicato un significativo studio scientifico su la «Medicina del Lavoro» (n. 5/2004) dal titolo «Quale rischio di malattia psichiatrica per la categoria professionale degli insegnanti». Lo studio concludeva, evidenziando una preoccupante usura psicofisica degli insegnanti, di gran lunga superiore a tutte le altre categorie professionali e in linea con quanto registrato in Francia, Regno Unito e Germania;

   alla luce di dati scientifici internazionali di altri Paesi europei (Francia, Germania e Regno Unito), vi è il fondato sospetto che, anche in Italia, l'usura psicofisica professionale della categoria docente determini un analogo numero di inidoneità all'insegnamento sulla base di affezioni a diagnosi psichiatrica;

   a chiedere ripetutamente e inutilmente i dati all'ufficio III del Ministero dell'economia e delle finanze, a quanto consta all'interrogante, sono stati l'università cattolica del Sacro Cuore di Milano (cattedra di statistica) e numerosi sindacati della scuola (Gilda-Unams, Snals-Confsal, Udir e altri). In una lettera di risposta alla Gilda, l'ufficio III del Ministero dell'economia e delle finanze (Prot. N. 0005916/2020 del 24 gennaio 2020) ha affermato che: «tanto nel caso dell'inabilità, che in quello dell'inidoneità, le CMV accertano la presenza dei requisiti per l'accesso ai determinati istituti previsti dalla legge per la generalità dei dipendenti pubblici, inclusi gli insegnanti, ma non svolgono azioni di monitoraggio e/o prevenzione per la tutela della salute dei lavoratori in relazione a mansioni specifiche rischio correlate, compito, quest'ultimo, primario del medico competente», invitando l'organizzazione sindacale a «richiedere i dati di interesse all'Amministrazione dell'Istruzione, la quale, come datore di lavoro dei docenti, è tenuta agli adempimenti in materia di rischi per i lavoratori di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008»;

   lo studio nazionale retrospettivo (2010-2019) che si intende effettuare, con i dati richiesti, consentirà, peraltro, di appurare se – dopo le riforme previdenziali attuate senza alcun controllo sanitario della categoria – sussiste una specifica prevalenza di forme morbose per le quali occorre avviare specifiche azioni di prevenzione, contenimento e monitoraggio. Lo stesso legislatore ha inteso tutelare la salute delle cosiddette helping profession dallo stress lavoro correlato (Slc) (articolo 28 decreto legislativo n. 81 del 2008), mentre il contratto collettivo nazionale di lavoro per la scuola, approvato nel 2018, ha previsto il burnout come oggetto di confronto d'istituto e prevenzione sul posto di lavoro. Tutte le succitate azioni devono inoltre essere uniformate all'età e al sesso del lavoratore che in ambiente scolastico è assai particolare (età media 50,4 anni e genere femminile 83 per cento);

   sarebbe opportuno uno specifico codice numerico, composto di due parti, associato a ciascuna malattia o condizione esente, codice da cui potrebbero ricavarsi dei dati utili ai fini statistici necessari per la redazione di tale studio scientifico –:

   quali iniziative di competenza si intendano assumere al fine di assicurare che siano messi a disposizione, da parte del Ministero dell'istruzione, con la collaborazione del Ministero della salute, ed in favore dei richiedenti (sindacati, università ed enti di ricerca), i dati scientifici sulle inidoneità/inabilità lavorative per motivi di salute, necessari e indispensabili al fine della redazione di studi e di statistiche sulla salute dei lavoratori nel comparto della scuola, nel rispetto della privacy e nel rispetto dell'esigenza di contemperare il diritto alla libertà di ricerca, con altri diritti fondamentali dell'individuo.
(5-04771)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ad oggi, il Governo non ha ancora provveduto a porre in essere idonee iniziative volte a tutelare i lavoratori della multinazionale Whirlpool del sito di Napoli;

   al riguardo, più di un anno fa, fu annunciata la decisione unilaterale dell'azienda di cedere lo stabilimento e, dunque, non rispettare l'accordo sul piano industriale, siglato nel mese di ottobre 2018, che non prevedeva la chiusura dello stabilimento napoletano, specializzato nella produzione di lavatrici ad alta tecnologia e che occupa ben 420 operai;

   da allora, ogni occasione di concertazione non ha portato ad alcun risultato per salvaguardare i livelli occupazionali, anche perché non si è raggiunto un accordo su un piano di reindustrializzazione, serio e adeguato, che possa garantire la continuità produttiva del sito di Napoli;

   il Ministro interrogato si era impegnato pubblicamente a istituire, entro il mese di settembre 2020, un tavolo di concertazione tra la Whirlpool e il Governo, a cui lo stesso avrebbe preso parte, per salvaguardare i lavoratori e impedire la chiusura del sito di Napoli; tuttavia, a queste promesse non è stato dato alcun seguito;

   la situazione di questi lavoratori e delle loro famiglie, con la sopravvenuta emergenza sanitaria da Covid-19, si è aggravata e persiste il loro stato di ansia, per il rischio di perdere il lavoro in un periodo di crisi senza precedenti;

   pertanto, in assenza di un provvedimento risolutorio della crisi aziendale in questione, si avvicina la data del 31 ottobre 2020, stabilita dalla multinazionale americana per la cessazione dell'attività produttiva nella fabbrica di lavatrici di Napoli –:

   quali idonee iniziative di competenza intenda adottare, con urgenza, per tutelare i lavoratori della multinazionale Whirlpool, del sito di Napoli, ed i relativi posti di lavoro.
(5-04761)


   ZANGRILLO, POLVERINI, CANNATELLI e MUSELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il comitato di esperti, appositamente nominato, nel luglio 2020 dal Ministro interrogato ha redatto un documento recante linee guida in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, propedeutico ad un intervento normativo di riforma della legislazione vigente;

   a quanto riportato da anticipazioni di stampa, pubblicate in particolare da il Sole 24ore, il documento, in sintesi, prevederebbe un'estensione pressoché universale dell'attuale campo di operatività degli strumenti di integrazione al reddito, estenderebbe l'accesso al sistema di integrazione salariale anche ai lavoratori autonomi e introdurrebbe un nuovo sistema di finanziamento del sistema degli ammortizzatori sociali, basato per i primi anni sulla fiscalità generale e a regime su una maggiore contribuzione da parte dei datori di lavoro, proporzione all'utilizzo effettuato;

   a quanto si apprende, dalle medesime anticipazioni di stampa, e in contrasto con quanto pubblicamente dichiarato, seppure in maniera sommaria, dal Ministro interrogato, il documento tralascerebbe completamente, salve qualche vago accenno, la riforma del sistema delle politiche attive per il lavoro;

   nella Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef) 2020, si apprende che tra i disegni di legge collegati alla decisione di bilancio, il Governo ha inserito il «DDL in materia di riforma degli ammortizzatori sociali», ma nelle 130 pagine di cui si compone il documento non vi è altro accenno, anche generico alla riforma in questione;

   la riforma organica dell'attuale sistema delle politiche attive del lavoro è strategica per consentire un aumento dell'occupazione in Italia e per evitare che il complesso degli strumenti di integrazione al reddito e le indennità previste per la disoccupazione si limitino, come di fatto in gran parte avviene ora, alla mera assistenza, che, da un lato, produce oneri eccessivamente elevati per le finanze pubbliche e, dall'altro, non offre la possibilità di reinserimento al lavoro al lavoratore temporaneamente privo di occupazione;

   tra le maggiori perplessità emerse nei confronti delle linee guida sulla riforma degli ammortizzatori sociali vi è, tra l'altro proprio quella dell'eccessiva onerosità, con un costo stimato nella fase iniziale di oltre 20 miliardi di euro –:

   se, nell'ambito dell'annunciata iniziativa di riforma degli ammortizzatori sociali, sarà ricompresa anche la riforma del settore delle politiche attive del lavoro e quali iniziative intenda adottare al fine di riformare ed efficientare tale specifico settore.
(5-04762)


   SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, GRIBAUDO, MURA, VISCOMI e SOVERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   al fine «di assicurare la trasparenza e il coordinamento degli incentivi all'occupazione», ai sensi dell'articolo 30 del decreto legislativo n. 150 del 2015, l'Anpal pubblica il Repertorio nazionale degli incentivi riconosciuti ai datori di lavoro in relazione alle assunzioni di specifiche categorie di lavoratori;

   dalla lettura di tale documento si apprende che sono vigenti ben 19 diversi strumenti di incentivazione per la buona e stabile occupazione:

    incentivo per assunzione di studenti che abbiano svolto attività di alternanza scuola lavoro o periodi di apprendistato (per la qualifica e il diploma professionale o di alta formazione);

    incentivo per assunzione di giovani Neet tra i 16 e i 29 anni;

    incentivo per assunzione con contratto a tempo indeterminato full-time di lavoratori in Naspi;

    incentivo per assunzione con contratto di apprendistato professionalizzante di lavoratori in Naspi;

    incentivi per l'assunzione di lavoratori in cassa integrazione guadagni straordinaria beneficiari dell'assegno di ricollocazione;

    incentivi per l'assunzione di lavoratori in cassa integrazione guadagni straordinaria per almeno 3 mesi;

    incentivi per l'assunzione di donne;

    incentivi per l'assunzione di over 50;

    incentivi per l'assunzione di disabili;

    incentivi per l'assunzione di detenuti o internati, ex degenti degli ospedali psichiatrici, condannati e internati ammessi al lavoro esterno;

    incentivi per l'assunzione di persone svantaggiate di cui alla legge n. 381 del 1991;

    incentivo per l'assunzione di lavoratori in sostituzione;

    incentivo per l'assunzione di giovani genitori;

    incentivo atlete;

    bonus giovani eccellenze;

    incentivo per giovani tra i 15 e i 29 anni. Assunzione con contratto di apprendistato;

    incentivo lavoro (Io Lavoro);

    incentivo per i beneficiari del reddito di cittadinanza;

    incentivo strutturale giovani;

   conformemente a quanto previsto dal citato articolo 30 del decreto legislativo n. 150 del 2015, nel Repertorio vengono indicate: le categorie di lavoratori interessati; le categorie di datori di lavoro interessati; le modalità di corresponsione dell'incentivo; l'importo e la durata dell'incentivo; l'ambito territoriale interessato; la conformità alla normativa in materia di aiuti di Stato;

   non risultano disponibili, invece, i dati relativi agli importi finanziari impegnati per ciascuna misura, gli importi effettivamente utilizzati, né un'analisi degli effetti sull'occupazione determinati da ogni incentivo –:

   anche in vista della prossima manovra di bilancio, quali siano le risultanze finanziarie ed occupazionali di ciascun incentivo indicato in premessa, anche dal punto di vista della distribuzione territoriale.
(5-04763)


   LEGNAIOLI, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, GIACCONE, EVA LORENZONI, MINARDO, MOSCHIONI e MURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Cup, ovvero il centro unificato di prenotazione, svolge un ruolo strategico nell'ambito della gestione delle prenotazioni sanitarie;

   negli ultimi anni si sono verificati molteplici episodi di esternalizzazione dei Cup delle strutture ospedaliere regionali toscane;

   in numerosi casi il processo di esternalizzazione ha comportato una precarizzazione e la riduzione del personale, con un conseguente peggioramento del servizio offerto;

   organi di stampa regionali della Toscana di queste ultime settimane riportano la notizia di come la situazione più grave sia quella che vede coinvolti dei Cup di Massa-Carrara, dove un centinaio di addetti di una cooperativa rischiano il posto di lavoro a causa di una vertenza legale che vede interessata l'azienda per la quale sono impiegati e l'Asl regionale di zona –:

   se il Ministro interrogato non intenda approfondire la vicenda descritta ed assumere ogni utile iniziativa, per quanto di competenza, allo scopo di salvaguardare i livelli occupazionali coinvolti.
(5-04764)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si apprende di problemi che investono l'azienda Aura, ex Accord Phoenix, a L'Aquila. La società operante nel settore del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici (Raee) che si è insediata all'ex polo elettronico con un finanziamento pubblico di 10,7 milioni di euro, fondi provenienti dal 4 per cento delle risorse per la ricostruzione destinate allo sviluppo economico, a fronte di un investimento privato indicato in 45 milioni di euro, e che nel febbraio 2018 è andata a regime dopo un avvio travagliato, nei mesi scorsi ha cambiato assetto societario;

   la piena proprietà dell'azienda è oggi in mano al fondo americano d'investimenti «Orchard» che, nel dicembre 2015, era entrato in società con l'allora socio di maggioranza Ravi Shankar e con Francesco Baldarelli, rilevando le quote fino a poco tempo prima detenute da un trust cipriota schermato, per poi acquisire la maggioranza allorquando l'azienda era andata in difficoltà per il sequestro degli impianti, tra il dicembre 2016 e l'agosto 2017, a valle di una indagine sull'indebito stoccaggio di rifiuti pericolosi e non all'interno dello stabilimento, così consentendo l'avvio della produzione;

   con il sequestro preventivo per l'equivalente di quasi 5 milioni di euro, la prima tranche del finanziamento pubblico accordato da Invitalia, disposto un anno e mezzo fa dalla procura della Repubblica dell'Aquila, l'inchiesta ha congelato anche l'erogazione degli ultimi due Sal da parte di Invitalia, per un valore di 6,5 milioni di euro: si è creato, così, un buco di oltre 11 milioni;

   a garantire la continuità dell'attività produttiva è stato il fondo «Orchard» con l'immissione di liquidità fresca che ha consentito ad Accord Phoenix di pagare i fornitori e gli stipendi;

   il fondo ha deciso, però, di acquisire l'intero pacchetto di quote: così, dopo Ravi Shankar anche il direttore generale Francesco Baldarelli è uscito di scena, costretto, di fatto, a cedere la sua parte. Negli ultimi mesi, però, il rapporto tra il nuovo management e i lavoratori si è incrinato. Le rappresentanze sindacali unitarie e le segreterie provinciali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil hanno proclamato uno sciopero, il secondo dopo quello del settembre scorso, per esprimere disappunto sulla dura linea aziendale nella gestione dei rapporti con il personale e per il licenziamento di un lavoratore, padre di famiglia e monoreddito –:

   se il Governo sia a conoscenza dei suddetti fatti e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza.
(5-04750)


   PEZZOPANE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si apprende che le sigle sindacali Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uil-Uilm, denunciano che, nonostante siano «al servizio» del fallimento FRAMIVA un curatore fallimentare e ben due studi professionali, i dipendenti non percepiscono alcuna forma di pagamento dallo scorso mese di giugno;

   all'indomani del fallimento dell'azienda di Bazzano, località del comune dell'Aquila, avvenuto il 24 luglio 2020 il curatore annunciava il licenziamento di tutti i dipendenti – circa sessanta unità – non essendo intenzionato a cogliere il suggerimento di attivare un percorso di maggiore tutela per i lavoratori attraverso il ricorso alla Cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione dell'attività prevista dal decreto Genova;

   le sigle sindacali aggiungono che è solo in un secondo momento che il curatore fallimentare accetta di imboccare il percorso suggerito, così in data 31 agosto, già parecchio in là per i lavoratori alle prese con l'enorme problema della sopravvivenza propria e delle proprie famiglie, venuto meno lo stipendio, viene sottoscritto un accordo di Cassa integrazione guadagni straordinaria presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

   occorre attendere fino al 21 settembre 2020 perché il Ministero del lavoro e delle politiche sociali emetta il decreto di approvazione per la Cassa integrazione guadagni straordinaria di 12 mesi –:

   se e quali iniziative il Governo, intenda adottare con urgenza, per quanto di competenza.
(5-04751)


   PEZZOPANE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche si apprende della richiesta di istituire un tavolo permanente di crisi sulla vertenza C2C presso la regione Abruzzo, formulata dai sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, i quali, hanno incontrato il prefetto dell'Aquila, Cinzia Torraco;

   la richiesta si è resa necessaria per fare il punto sulla vicenda che coinvolge i 170 lavoratori impiegati fino a marzo 2020 nel call center Customer2Care dell'Aquila;

   è urgente l'attivazione di un tavolo permanente in regione che riunisca tutti i rappresentanti istituzionali, locali regionali e governativi in grado di contribuire alla soluzione di questa vicenda. Il 15 settembre 2020 si attendeva la definizione di un piano di riassorbimento del personale, ma dal committente Wind 3 non sono arrivate risposte;

   il comparto dei call center incide notevolmente sul tessuto economico del territorio con un numero importante di donne e impiegati;

   il 27 ottobre 2020, i sindacati incontreranno l'azienda Ccsud che, in seguito alla revoca del subappalto della commessa WindTre, era pronta a riassorbire il personale attraverso una nuova azienda, la CcNord – partecipata al 100 per cento da CcSud –:

  se il Governo intenda, con urgenza, adottare iniziative al riguardo, per quanto di competenza.
(5-04753)


   BRAGA, ENRICO BORGHI e SERRACCHIANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'Ufficio confederale di statistica sono oltre 76.000 i frontalieri italiani che pressoché quotidianamente varcano il confine elvetico dall'Italia per lavorare in Svizzera;

   si tratta di una categoria di lavoratori che, anche in ragione della loro particolare condizione, ha subito le conseguenze pesanti della pandemia da Covid-19;

   per far fronte alle difficoltà subite dai lavoratori frontalieri nel periodo del lockdown l'articolo 103-bis, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 36, cosiddetto «decreto Rilancio», convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19 prevede che: «per l'anno 2020 è autorizzata la spesa di 6 milioni di euro per l'erogazione di contributi in favore dei lavoratori frontalieri residenti in Italia, che svolgono la propria attività nei Paesi confinanti o limitrofi ai confini nazionali, definiti ai sensi del regolamento (CE) n. 883/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, come modificato dal regolamento (CE) n. 988/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2009, nonché dell'allegato II all'Accordo tra la Comunità europea ed i suoi Stati membri, da una parte, e la Confederazione svizzera, dall'altra, sulla libera circolazione delle persone, fatto a Lussemburgo il 21 giugno 1999 e reso esecutivo dalla legge 15 novembre 2000, n. 364, ovvero che svolgono la propria attività in altri Paesi non appartenenti all'Unione europea confinanti o limitrofi ai confini nazionali con cui sono vigenti appositi accordi bilaterali, che siano titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, ovvero dei lavoratori subordinati nonché dei titolari di partita IVA, che abbiano cessato involontariamente il rapporto di lavoro frontaliero a decorrere dal 23 febbraio 2020 e siano privi dei requisiti stabiliti per beneficiare delle misure di sostegno ai lavoratori previste dal decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22, e dal decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27»;

   al comma 2 del predetto articolo si stabilisce che: «con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono stabiliti i criteri per il riconoscimento del beneficio di cui al comma 1, nel rispetto del limite di spesa ivi previsto»;

   ad oggi, pur avendo ampiamente superato il termine di trenta giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge «Rilancio», a quanto risulta agli interroganti, detto decreto non è ancora emanato –:

   con quali tempi i Ministri interrogati intendano provvedere, secondo la prescrizione di legge, all'emanazione del citato decreto ministeriale al fine di garantire l'erogazione urgente dei fondi stanziati e assicurare il riconoscimento del beneficio previsto a favore dei lavoratori frontalieri.
(5-04772)

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto interministeriale n. 1 del 22 gennaio 2020, in attuazione dell'articolo 1, commi 673 e 674, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, dispone che, per l'anno 2019 – nel limite di 11 milioni di euro per il fermo pesca obbligatorio e nel limite di euro 6.499.654 per il fermo pesca non obbligatorio – sia riconosciuta un'indennità giornaliera onnicomprensiva pari a 30 euro, in caso di sospensione dal lavoro derivante da misure di arresto temporaneo obbligatorio e non obbligatorio;

   le imprese interessate a ricevere l'indennità, in base a quanto stabilito dall'articolo 4 del decreto, avrebbero dovuto presentare una singola istanza per ciascuna unità di pesca presente in azienda, dal 1° gennaio 2020 al 29 febbraio 2020, tramite il sistema telematico denominato «CIGSonline»;

   il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con avviso del 25 marzo 2020, ha disposto, in conseguenza dello stato emergenziale attualmente in vigore e conformemente a quanto disposto dall'articolo 103 del decreto-legge n. 18 del 2020, al fine di consentire la più ampia partecipazione alla fruizione dell'indennità ed a modifica di quanto già comunicato con la notizia del 18 febbraio 2020, la proroga al 20 giugno 2020 dell'invio della «scheda 9», ai fini dell'ottenimento del visto dell'autorità marittima competente;

   di conseguenza, con il medesimo avviso, ha dichiarato che «la dilazione di tutto l'iter istruttorio comporterà un inevitabile slittamento del termine entro il quale il Ministero del lavoro e delle politiche sociali – Direzione Generale degli Ammortizzatori sociali e della formazione – trasmetterà il provvedimento di autorizzazione, corredato dagli elenchi degli aventi diritto, al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca – Direzione Generale della pesca marittima e dell'acquacoltura – che sarà spostato dalla data del 30 giugno 2020 a quella del 30 ottobre 2020 (inclusa la sospensione feriale), con la conseguente possibilità che le Capitanerie di Porto non riescano a provvedere all'erogazione delle indennità in favore dei beneficiari nel corso dell'anno 2020»;

   le indennità relative al fermo pesca 2018 sono state liquidate pressoché interamente entro il mese di settembre del 2019;

   considerate le serie ripercussioni della crisi pandemica su tutti i settori dell'economia nazionale, il grave ritardo nella liquidazione del fermo pesca 2019, che, come ammesso dallo stesso Ministero, potrebbe non avvenire entro la fine dell'anno in corso, potrebbe avere effetti rovinosi sul comparto pesca, sia per i lavoratori ivi impiegati, sia per le imprese –:

   se e quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati al fine di velocizzare le procedure di liquidazione delle indennità del fermo pesca 2019;

   se, a fronte di eventuali problemi di organico del personale ministeriale deputato alla lavorazione delle pratiche relative al fermo pesca 2019 dovuto agli effetti della crisi pandemica, intendano intraprendere iniziative volte ad assicurare una dotazione di personale adeguata alla gestione delle istanze presentate.
(4-07088)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   CASSESE, GAGNARLI, CADEDDU, CILLIS, DEL SESTO, GALIZIA, LOMBARDO, LOVECCHIO, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARZANA, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'economia agraria – Crea – è l'ente di ricerca vigilato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con la più alta specializzazione in ricerca agroalimentare nel nostro Paese. È composto da 12 centri e conta su un personale di circa 2.000 dipendenti;

   l'ente in parola è stato oggetto di una grande trasformazione a partire dal 2016, che ne ha modificato l'assetto e l'organizzazione;

   a marzo 2019, un'indagine della magistratura, che si focalizzava sulla gestione del patrimonio immobiliare dell'ente, ha portato agli arresti domiciliari del presidente e del direttore generale e, di conseguenza, all'azzeramento dei vertici e alla disposizione di una gestione commissariale;

   tale gestione presupponeva in primis la realizzazione di un piano di gestione del patrimonio immobiliare dell'ente, tema che ha costituito la base per il commissariamento;

   a tutt'oggi purtroppo non sembrano ancora essere risolte le problematiche riscontrate un anno fa e non si dispone di una valutazione di economicità, efficacia ed efficienza nella gestione del patrimonio dell'ente, necessaria e indispensabile prima di procedere a mutamenti di sedi o a trasferimenti di laboratori –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle iniziative intraprese riguardo alla gestione immobiliare e patrimoniale nel periodo di gestione commissariale richiamate in premessa e quali iniziative intenda mettere in atto, alla luce della scadenza del commissariamento il 15 ottobre 2020, per dare finalmente una prospettiva di medio periodo alla pianificazione e allo sviluppo delle attività dell'ente, che rappresenta un motivo di vanto per tutto il nostro sistema agroalimentare.
(5-04765)


   BUBISUTTI, LOSS, VIVIANI, CECCHETTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI e MANZATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Bostrico tipografo (Ips typographus), è il più importante parassita forestale d'Europa, che sta causando la morte di vaste aree boscate del Triveneto, colpendo in particolare le foreste alpine delle Dolomiti, popolate dall'abete rosso, con pesantissime ripercussioni ambientali, economiche e paesaggistiche;

   il Bostrico è individuato dai regolamenti europei come organismo nocivo da quarantena; in Italia è un organismo oramai endemico dell'area alpina e l'adozione di misure fitosanitarie non è un criterio adeguato, in quanto non risulta ipotizzabile la sua eradicazione;

   a seguito della tempesta Vaia di fine 2018, nel 2019 si sono avuti generalizzati aumenti della popolazioni di bostrico in molte aree del Triveneto, come emerso dal monitoraggio e dalla sorveglianza del territorio, tenuto conto anche dell'elevato numero di alberi abbattuti, un ottimo ambiente di riproduzione per questo insetto che predilige, per la sua alimentazione e riproduzione, le parti deperienti delle piante e che è in grado di passare dal legno a terra alle piante in piedi indebolendole;

   in Friuli-Venezia Giulia le popolazioni di Bostrico, dal 2004, sono da considerare complessivamente in aumento con picchi sempre più elevati e frequenti sia per numero di focolai che per quantificazione dei danni. Il monitoraggio delle popolazioni negli ultimi mesi mostra un'ulteriore crescita delle popolazioni, con livelli di catture che, in alcune località della regione, hanno superato i 15.000 individui a fronte di una media regionale che sfiora i 25.000 esemplari; bisogna considerare che catture superiori agli 8.000 esemplari sono un indicatore di rischio elevato per le foreste circostanti;

   la gestione del fenomeno e l'attivazione di azioni di lotta e contenimento del Bostrico sono estremamente problematiche, perché variano da zona a zona e hanno notevoli costi di difficile quantificazione; il fenomeno dell'invasione del Bostrico aumenta considerevolmente con l'aumentare del numero di piante deboli, a causa ad esempio del cambiamento climatico, del forte impatto antropico o di un evento traumatico, come quello della tempesta Vaia –:

   se ritenga opportuna l'adozione di specifiche iniziative, anche di natura economica, per la lotta ed il contrasto a livello nazionale del Bostrico tipografo, al pari di quanto già fatto per la processionaria del pino – con il decreto ministeriale 30 ottobre 2007 – nonché sempre a livello economico al pari di quanto previsto per il contrasto alla Xylella fastidiosa, al fine di eliminare o perlomeno ridurre la diffusione del suddetto coleottero e di altre patologie del bosco.
(5-04766)


   INCERTI, CENNI, FRAILIS, DAL MORO, MARTINA e CRITELLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   gli strumenti di gestione del rischio per l'imprenditore agricolo sono diventati imprescindibili mezzi di lavoro, che lo aiutano a tutelarsi dai diversi fattori di rischio che possono compromettere l'attività aziendale, tra questi evidentemente le fluttuazioni di mercato ed il meteo, con eventi la cui severità e violenza si sta facendo via via maggiore nel corso degli anni anche nel nostro territorio;

   l'agricoltore è, infatti, esposto ai fattori di rischio che interessano le aziende ma, appunto, anche al meteo, che ne fanno di fatto una fabbrica a cielo aperto;

   l'agricoltore, in tale contesto, ha numerosi strumenti complementari per assicurare la propria produzione e garantire sostenibilità al reddito: la «classica» polizza collettiva, i fondi mutualistici e per la stabilizzazione del reddito e, anche, i fondi contro i danni causati dalle fitopatie, che includono oggi anche la cimice asiatica. Elementi sui quali la Unione europea pone particolare attenzione con il riconoscimento di una contribuzione del 70 per cento, tanto che la gestione del rischio risulta essere una delle priorità da perseguire nella futura politica agricola comune (Pac);

   secondo l'Associazione nazionale dei consorzi di difesa ai quali aderiscono gli agricoltori che assicurano la propria attività contro i rischi, il contributo atteso dal comparto zootecnico dal 2015 al 2019 è di circa 42 milioni di euro;

   l'Emilia-Romagna è una delle regioni italiane dove è più diffuso il ricorso alle polizze assicurative contro i danni da calamità naturali, malattie animali e altre avversità;

   visti i rischi connessi al cambiamento climatico è estremamente importante favorire la diffusione della cultura assicurativa e l'aumento dell'utilizzo dei piani assicurativi da parte degli agricoltori, mentre questa situazione rischia al contrario di provocare disaffezione per uno strumento fondamentale per la difesa del reddito delle imprese –:

   quali iniziative intenda intraprendere per favorire lo sblocco immediato dei pagamenti da parte di Agea e, più in generale, per semplificare le norme sulle procedure di accesso alle agevolazioni.
(5-04767)


   CARETTA e CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (C.r.e.a.) con determina direttoriale n. 49 del 3 marzo 2020 (avviso n. 03/2020) ha avviato la procedura comparativa finalizzata al conferimento di n. 5 incarichi di collaborazione di esperto componente della Commissione per la valutazione delle proposte progettuali relative alla sottomisura 10.2 nell'ambito del progetto «Accordo di cooperazione per il PNSR 2014-2020»;

   con determina direttoriale n. 195 del 4 maggio 2020 è stata costituita la Commissione deputata valutare le predette candidature;

   con determinazione direttoriale n. 334 del 31 luglio 2020 è stata quindi approvata la graduatoria finale pubblicata sul sito nella medesima data, la quale, tuttavia, dopo qualche giorno è stata ritirata in autotutela come indicato dallo stesso sito del C.r.e.a.;

   con determinazione direttoriale n. 392 del 24 settembre 2020, predetta graduatoria è stata ripubblicata nella medesima forma e contenuto rispetto a quella sospesa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e dei motivi che hanno portato al ritiro in autotutela della graduatoria di cui in premessa ed alla sua successiva ripubblicazione e se possa renderli noti.
(5-04768)


   CAON, NEVI, PAOLO RUSSO e SPENA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nella Gazzetta dell'8 aprile 2020, n. 93, è stato pubblicato il decreto 27 febbraio 2020 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, attuativo dell'articolo 48 della legge n. 238 del 2016 di riforma del settore vino, riguardante i contrassegni da applicare ai vini Docg, Doc e Igt. Il decreto stabilisce le caratteristiche, le modalità per la fabbricazione, il controllo ed il costo di tali contrassegni, nonché le caratteristiche e le modalità applicative dei sistemi di controllo e tracciabilità alternativi;

   il provvedimento è stato oggetto di grande attenzione da parte della filiera e nei vari tavoli tenutisi presso il Ministero sull'argomento, ove si consideri che il costo dei contrassegni è pari a circa un terzo del costo dei controlli di qualità, certificazione e tracciatura a carico della filiera vino, un onere superiore a 20 milioni di euro l'anno, che incide soprattutto sui piccoli e medi produttori;

   l'articolo 10 del citato decreto, concernente il sistema telematico di controllo e tracciabilità, alternativo all'uso della fascetta, al comma 3, stabilisce che «Il sistema telematico di controllo e tracciabilità è fornito dai “provider” presenti nell'elenco istituito dal Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, che emetteranno i codici secondo le specifiche che saranno definite dallo stesso Ministero con apposito documento tecnico che verrà pubblicato successivamente sul sito internet del Ministero»;

   uno dei punti qualificanti della riforma del settore vino è stato quello di liberalizzare un mercato monopolistico sui sistemi di tracciatura, a condizione che le nuove metodologie e i nuovi produttori fossero in grado di garantire gli stessi standard di tecnologia e sicurezza, con il fine di ridurre i costi e adeguare tali metodologie alle esigenze della filiera produttiva. Tale istanza è stata alla base del dialogo fra la filiera e il Parlamento nel corso dell'approvazione della legge n. 238 del 2016 –:

   quale sia lo stato di attuazione dell'articolo 10, comma 3, del decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 27 febbraio 2020, applicativo dell'articolo 48 della legge n. 238 del 2016, e se non ritenga opportuno ottemperare al più presto agli adempimenti ivi previsti, al fine di ampliare la platea dei produttori vinicoli che accedono alle procedure di certificazione della qualità e tracciabilità, nonché di ridurre i costi della filiera del vino.
(5-04769)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIVIANI, BUBISUTTI, CECCHETTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 100 del decreto-legge n. 104 del 2020 – cosiddetto decreto Agosto – sulle «Concessioni del demanio marittimo, lacuale e fluviale», al comma 4 dispone che, a decorrere dal 1° gennaio 2021, l'importo minimo annuo dovuto per i canoni di utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime con qualunque finalità non possa essere inferiore a 2.500 euro;

   il tenore generico del citato comma fa temere l'applicazione del medesimo anche ai canoni delle concessioni demaniali marittime per le attività di pesca e acquacoltura, settori questi già fortemente colpiti dalla emergenza epidemiologica e per i quali un incremento così significativo dei costi concessori determinerebbe conseguenze gravissime in termini economici ed occupazionali;

   se la suddetta norma si applicasse alla pesca e acquacoltura, gli operatori del settore rischierebbero un aumento dei costi fino a sette volte l'importo pagato attualmente per l'esercizio dell'attività di pesca; questo, tra l'altro, accade proprio in questo momento in cui la pesca e l'acquacoltura, attraversando un periodo di grande difficoltà, andrebbero invece supportate e incentivate con misure agevolative mirate;

   con il periodo di lockdown, l'intera filiera della pesca e dell'acquacoltura ha dovuto fare i conti con le perdite legate alla forte riduzione della domanda nei canali della distribuzione tradizionale (mercati rionali, pescherie), e con il quasi totale invenduto. Si calcola che, nel primo semestre del 2020, vi sia stata una riduzione del 50 per cento dei guadagni rispetto a quelli dell'anno precedente e, con le recenti restrizioni, si avrà un'ulteriore diminuzione del consumo di prodotti ittici;

   la pesca e l'acquacoltura hanno, quindi, già pagato un conto salato alla pandemia e ora hanno bisogno di misure che sostengano lavoro e reddito e non di aggravi di costi;

   sarebbe quindi quanto mai urgente chiarire la portata della norma, spiegando se il limite minimo posto dalla sopracitata disposizione verrà applicato anche ai canoni delle concessioni demaniali marittime per le attività di pesca e acquacoltura e, in caso affermativo, è necessario e urgente prevedere l'esclusione di questi settori dall'applicazione del nuovo importo minimo annuo –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative per una norma interpretativa al fine di chiarire la portata e gli effetti della disposizione in questione e se questa, quindi, si applichi o meno al settore della pesca e acquacoltura in quanto potrebbe avere rilevanti ricadute economiche sul settore e inoltre un aumento ingiustificato striderebbe con gli interventi messi in atto per la ripartenza.
(5-04770)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   MUSELLA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 33 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, cosiddetto «decreto crescita», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 100 del 30 aprile 2019, introduce significative novità in materia di assunzioni di personale nelle regioni a statuto ordinario e nei comuni;

   precisamente il comma 2 del suindicato articolo introduce una modifica significativa del sistema di calcolo della capacità assunzionale dei comuni, prevedendo il superamento delle attuali regole del turn-over e l'introduzione di un sistema basato sulla sostenibilità finanziaria della spesa di personale. La nuova disciplina non è immediatamente applicabile, in quanto è previsto un decreto ministeriale attuativo, attualmente in discussione in Conferenza Stato-città ed autonomie locali. Nelle more dell'adozione del decreto, continuano ad applicarsi le norme ordinarie in materia di determinazione della facoltà assunzionale;

   a decorrere dalla data che verrà individuata con apposito decreto attuativo, i comuni potranno effettuare assunzioni di personale a tempo indeterminato entro il limite di una spesa complessiva per il personale dipendente (al lordo degli oneri riflessi) non superiore al valore soglia, definito come percentuale, anche differenziata per fascia demografica, delle entrate relative ai primi tre titoli risultanti dal rendiconto dell'anno precedente a quello in cui è prevista l'assunzione, che dovranno essere calcolate al netto delle entrate a destinazione vincolata e del Fondo crediti dubbia esigibilità stanziato in bilancio di previsione;

   i valori soglia e le fasce demografiche avrebbero dovuto essere individuati con decreto del Ministro per la pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro dell'interno, previa intesa in Conferenza Stato-città ed autonomie locali, entro 60 giorni dalla data in vigore dal «decreto crescita»;

   le previsioni dell'articolo 33 del «decreto crescita», in attesa dei decreti attuativi, sembrano aprire senza dubbio scenari incoraggianti per gli enti locali che nel corso degli ultimi anni hanno subìto una drastica riduzione del personale in servizio: la possibilità di assumere viene finalmente disancorata da ferree logiche di turnover;

   una stagione di ricambio generazionale tanto attesa negli enti locali, reduci da un decennio in cui il valore aggiunto della professionalità del personale è stato sacrificato sull'altare dell'austerità finanziaria –:

   quali elementi intendano fornire al riguardo i Ministri interrogati e quando intendano provvedere all'emanazione dei suddetti decreti attuativi.
(4-07086)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, per sapere – premesso che:

   l'incremento dei contagi da SARS-CoV2 ha comportato un fisiologico aumento delle richieste di tamponi;

   per ovviare alle code chilometriche e alle interminabili ore di attesa all'entrata dei drive-in, il Governo ha annunciato l'intenzione di far eseguire i tamponi rapidi direttamente negli studi dei medici di medicina generale;

   tale proposta è stata accolta favorevolmente dai Dicasteri, dalle regioni, dalle province, dai comuni e dalla Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) che ha ufficializzato la disponibilità dei medici di famiglia;

   in data 11 ottobre 2020 il commissario straordinario per l'emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, ha annunciato la chiusura della gara per l'acquisizione di 5 milioni di test rapidi antigenici;

   ancora una volta, seppur su base volontaria, i medici in convenzione sono chiamati ad operare in prima linea, facendosi carico di un impegno alquanto gravoso che non renderà scontata la loro adesione ad una simile iniziativa;

   all'esclusione dalla fornitura dei dispositivi di protezione individuale e all'assenza di adeguate tutele risarcitorie in caso di contagio all'interno dell'ambiente di lavoro o nello svolgimento dell'attività lavorativa, perché le polizze da loro stipulate non riconoscono l'infezione da SARS-CoV2 come causa di infortunio sul lavoro, si aggiungerebbero, stando alle prime indicazioni trapelate, la necessità di dotare gli ambulatori di un doppio accesso e di una stanza riservata all'esecuzione dei tamponi o, in alternativa, di prevedere una fascia oraria dedicata a simili procedure cui seguirebbe la necessaria sanificazione degli ambienti;

   a complicare il quadro profilato sono la concomitante e ordinaria attività di assistenza ai propri pazienti e l'impellente campagna di vaccinazione antinfluenzale che vede i medici di famiglia subissati dalle richieste di «prenotazione» –:

   se i Ministri interpellati siano a conoscenza di quanto rappresentato in premessa e quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di agevolare il corretto espletamento di queste nuove misure anti Covid, preservando l'incolumità dei professionisti sanitari operanti in regime di convenzione nonché di tutti i pazienti che afferiscono ai loro rispettivi studi professionali.
(2-00958) «Menga, Nappi, Provenza, Ruggiero, Sapia, Sarli, Sportiello, Massimo Enrico Baroni, D'Arrando, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Nesci».

Interrogazioni a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la possibilità di effettuare il vaccino antinfluenzale risulta, vista la necessità di distinguere i sintomi da Covid-19 dalla ordinaria influenza stagionale, uno strumento di prevenzione fondamentale ai fini del contrasto della diffusione del contagio da coronavirus;

   nella giornata di lunedì 12 ottobre 2020 a Piacenza, le farmacie hanno subito un vero e proprio assalto da parte dei cittadini che, stante l'attuale situazione di emergenza sanitaria e in ragione delle raccomandazioni al riguardo da parte delle autorità sanitarie, si sono ivi recati per prenotarsi al fine di poter effettuare il vaccino antinfluenzale;

   la predetta volontà di tutti quei cittadini che, seppure non obbligati ad effettuare il vaccino ma caldamente consigliati dai medici in tal senso, si è dovuta scontrare contro la dura realtà, ovvero la non reperibilità del vaccino stesso che, nonostante che diversi giorni or sono il fatto fosse stato ipotizzato da Federfarma, risulta a tutti gli effetti introvabile;

   i farmacisti, dal canto loro, si sono trovati nella impossibilità di dare anche solo semplici indicazioni di carattere temporale rispetto all'arrivo dei vaccini, considerato che, per il territorio di Piacenza la regione Emilia-Romagna, ne ha destinate 93 mila dosi ma che, all'evidenza, ve ne sono ancora bloccate nei magazzini –:

   se, intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per accertare quali circostanze impediscano la consegna del vaccino alle farmacie del territorio di Piacenza;

   se e quali urgenti iniziative il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda porre in essere al fine di sbloccare tempestivamente la detta poco commendevole situazione.
(4-07090)


   NOVELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati diffusi da Nomisma, durante il periodo di lockdown, in Italia sono stati 410 mila gli interventi chirurgici rimandati e quindi da riprogrammare. Nomisma ha stimato come, nel periodo di sospensione dei ricoveri differibili e non urgenti, siano stati rimandati il 75 per cento dei ricoveri per interventi chirurgici in regime ordinario, con esclusione di quelli oncologici;

   nel dettaglio, sarebbero stati rimandati il 56 per cento dei ricoveri per interventi legati a malattie e disturbi dell'apparato cardiocircolatorio, mentre un terzo degli interventi da riprogrammare, stimati in 135 mila, riguarderebbe l'area ortopedica;

   secondo il presidente della Società italiana di chirurgia dottor Paolo De Paolis: «finita l'emergenza le sale operatorie avrebbero dovuto lavorare al 120% delle loro possibilità, ma i blocchi operatori in questo momento stanno operando solo al 70% con conseguenze facilmente immaginabili in termini di liste d'attesa»;

   secondo l'Associazione italiana di oncologia medica, invece, nei primi 5 mesi del 2020 in Italia sono stati eseguiti circa un milione e quattrocentomila esami di screening per i tumori in meno rispetto allo stesso periodo del 2019: 2.099 diagnosi in meno di tumore della mammella; 611 per il colon-retto, 1.670 lesioni della cervice uterina;

   secondo Carlo Palermo, segretario nazionale degli ospedalieri, Anaao Assomed: «sono state sospese 13 milioni di visite specialistiche e sono 300 mila i ricoveri non effettuati, 500 mila gli interventi chirurgici e ben 4 milioni sono gli screening oncologici rimandati» –:

   quanti reparti di chirurgia abbiano interrotto l'attività ordinaria e di emergenza in ogni regione durante il lockdown;

   quanti interventi programmati siano stati rimandati in ogni regione a causa della pandemia e dell'impiego di infermieri nei reparti di terapia intensiva;

   quanti siano stati gli screening per i tumori in meno nel 2020 rispetto al 2019, in ogni regione;

   quali iniziative siano state adottate per recuperare gli interventi e gli screening antitumorali sospesi durante i mesi più duri della pandemia.
(4-07094)


   LOCATELLI, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, MOLTENI, PANIZZUT, SUTTO e TIRAMANI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la storia della ragazza disabile violentata – e rimasta incinta – in una casa di cura in Sicilia, l'istituto specializzato dell'Oasi di Troina, ad Enna, ad aprile 2020, in pieno lockdown, ha suscitato inevitabilmente indignazione e scalpore;

   il fatto grave è determinato non solo dal reato in sé – stupro di una donna – quanto dalla circostanza che, a subire violenza, sia stato un soggetto fragile e che lo stupratore fosse un operatore sociosanitario che la conosceva da tempo e si occupava di lei nell'istituto, in un quadro in cui il protettore si è trasformato in orco e l'oasi protettiva in un inferno;

   le indagini hanno potuto concentrarsi sul gruppo di persone presenti in struttura al momento del periodo di calcolo di inizio gestazione e su chi lavorava, stante il fatto che in quel periodo nessuno aveva accesso alla struttura senza autorizzazione ed erano persino vietate le viste dei familiari;

   dinanzi a tale vicenda, proprio nell'ottica di porre un freno a crimini orrendi compiuti nei confronti dei più fragili, diventa ancora più impellente l'installazione obbligatoria di sistemi di videosorveglianza in strutture quali i centri per anziani e disabili, gli asili nido e le scuole dell'infanzia;

   in proposito, si ricorda, la Camera dei deputati ha approvato, in prima lettura il 23 ottobre del 2018, la proposta di legge – che è attualmente all'esame del Senato – recante misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità;

   si ricorda inoltre che, nel cosiddetto decreto-legge «Sbloccacantieri» convertito dalla legge n. 55 del 2019, sono stati previsti due fondi ad hoc di 5 milioni di euro per il 2019 e di 15 milioni di euro per gli anni successivi, dal 2020 al 2024, per finanziare l'uno sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso negli asili e l'altro nelle strutture socio sanitarie e assistenziali per anziani e disabili, proprio al fine di assicurare loro la più ampia tutela;

   la pandemia da Covid-19 che ha colpito il Paese, insieme alle misure di tracciamento e schedature adottate per ricostruire la rete di contatti e frenare i contagi, quali – ad esempio – l'app Immuni, la registrazione di clienti di ristoranti e parrucchieri ed altre misure similari, hanno per altro ridefinito il perimetro della tutela della privacy;

   dunque a parere degli interroganti persistere demagogicamente, sulla non opportunità di procedere con l'installazione di impianti di video sorveglianza nelle strutture per l'infanzia, per gli anziani e per i disabili è quanto mai anacronistico –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda tempestivamente adottare per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento e di abuso nei servizi educativi per l'infanzia nelle scuole dell'infanzia e nelle strutture socio sanitarie e socio-assistenziali per anziani e per persone con disabilità, alla luce di quanto segnalato in premessa.
(4-07105)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VANESSA CATTOI, BINELLI, COMAROLI, FRASSINI, GALLI, GARAVAGLIA, LOSS, LUCCHINI, PIASTRA e SUTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   viste le nuove linee guida del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima e gli obiettivi europei di decarbonizzazione, la Commissione europea ha recentemente proposto una strategia per l'integrazione dei sistemi energetici e per l'idrogeno, indicando come priorità entro il 2050 l'installazione di almeno 6 gigawatt di elettrolizzatori di idrogeno rinnovabili nell'Unione europea, al fine di produrre fino a 1 milione di tonnellate di idrogeno rinnovabile. Dal 2025 al 2030, l'idrogeno dovrebbe diventare una parte intrinseca del sistema energetico integrato dell'Europa, con almeno 40 gigawatt di elettrolizzatori e la produzione fino a 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile;

   è, dunque, indispensabile implementare anche in Italia le attività di analisi e ricerca nella «filiera idrogeno», al fine di incentivarne la produzione verde da idroelettrico e l'utilizzo anche nel settore della mobilità collettiva;

   una delle più interessanti sfide per la transizione verde è stata lanciata dalla provincia di Trento che ha proposto, con un progetto pilota, l'introduzione dell'idrogeno da idroelettrico come vettore, con impatti positivi sia per la parte ferroviaria (Valsugana, Trento-Bassano del Grappa) che per la parte di trasferimento della produzione idrogeno (Valle dell'Adige, Bolzano-Trento-Verona). In particolare, il progetto mira a realizzare un impianto pilota per la produzione di idrogeno, sfruttando risorse energetiche rinnovabili primarie nel territorio del Trentino quali quelle dell'idroelettrico fluviale e predisponendo un piano logistico per l'utilizzo dell'idrogeno nei trasporti locali attraverso le reti gas: l'obiettivo è l'elettrificazione parziale della linea ferroviaria della Valsugana, garantendone la prosecuzione sino a Bassano, attraverso treni ibridi H2 da impiegare nella tratta non elettrificata in sostituzione dei rotabili diesel;

   in vista della grande opportunità di rilancio del sistema Paese attraverso l'utilizzo del Recovery Fund, sarebbe fondamentale inserire, tra i progetti pilota da finanziare, anche quello promosso dalla provincia di Trento e avviare una mirata attività di progettazione, realizzazione e sperimentazione di tecnologie avanzate per l'utilizzo di idrogeno verde. In questo modo, si potrebbero sviluppare apparecchiature e brevetti con prospettive di commercializzazione, fornendo prototipi non solo per implementare la produzione e l'impiego dell'idrogeno come energia alternativa, ma anche e soprattutto per rilanciare una filiera produttiva importante in termini sia economici che occupazionali, anche in un'ottica di future partnership con stakeholders internazionali –:

   se si intenda adottare iniziative volte a finanziare, con il Recovery Fund, anche progetti che mirano ad incrementare la produzione e l'impiego di idrogeno verde, ivi compreso quello promosso dalla provincia di Trento di cui in premessa, e quali saranno i criteri che determineranno la procedura di scelta di taluni progetti.
(5-04774)

Interrogazione a risposta scritta:


   ANDREUZZA, BADOLE, BAZZARO, BISA, BITONCI, COIN, COLMELLERE, COMENCINI, COVOLO, FANTUZ, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, GIACOMETTI, LAZZARINI, MANZATO, PAOLIN, PATERNOSTER, PRETTO, RACCHELLA, STEFANI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo una recente analisi di Confcommercio, da aprile ad oggi, le imprese del commercio al dettaglio, dell'abbigliamento, della ristorazione e quelle del comparto turistico (strutture ricettive e balneari) hanno dovuto fare i conti con la riduzione del volume d'affari (37,5 per cento), la mancanza di liquidità e le difficoltà di accesso al credito (36,9 per cento), la gestione delle procedure per adeguarsi alle norme sanitarie (13,5 per cento) e le problematiche connesse agli adempimenti burocratici (12,1 per cento);

   nonostante l'intervento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese per circa 924 mila operazioni, fino a 30 mila euro, con un finanziamento complessivo di oltre 18 miliardi di euro, è ancora elevata la quota di imprese (quasi 290.000 nel 2020) che non hanno ottenuto il credito richiesto. La crisi provocata dalla pandemia e la conseguente carenza di liquidità hanno nettamente aumentato l'esposizione del comparto produttivo ai fenomeni criminali e, come emerge dallo studio di Confcommercio, oggi la quota di imprese fortemente a rischio usura o soggette a tentativi di acquisizione anomala dell'attività, secondo le esperienze dirette degli imprenditori, in particolare del comparto turistico-ricettivo, è pari al 13-14 per cento, ossia 30-40 mila imprese in pericolo;

   questo preoccupante fenomeno sta colpendo in particolare le città d'arte in cui il comparto turistico-ricettivo è fortemente penalizzato dal drammatico calo di presenze dei viaggiatori stranieri. Si pensi, ad esempio, che, a Venezia, nella splendida Piazza San Marco un'attività su quattro ha chiuso. La crisi ha fatto abbassare le serrande a locali di ogni tipo: dai caffè, alle storiche botteghe di lusso. Si pensi che, ad oggi, le gioiellerie sono tra i negozi più penalizzati dalla crisi del turismo perché, oltre al significativo calo delle vendite, queste attività del lusso devono far fronte a canoni di affitto molto alti, proprio in ragione della loro collocazione in pieno centro. Tale emergenza favorisce, inevitabilmente, i tentativi di infiltrazione criminale che, solo in Veneto, hanno fatto registrare alla guardia di finanza 400 operazioni sospette tra aperture di nuove società, cessioni di rami d'azienda e ingresso di nuovi soci in attività storiche delle città d'arte;

   gli addetti ai lavori chiedono da tempo un intervento del Governo per le città d'arte e, in particolare, aiuti più efficaci per le imprese del settore turistico-ricettivo e del commercio nei centri storici che, a causa della crisi provocata dalla pandemia, sono sempre più esposte a fenomeni criminali: come proposto da Confcommercio si dovrebbero promuovere ampie moratorie fiscali, prestiti bancari a tassi agevolati e indennizzi a fondo perduto per ridare ossigeno alle imprese commerciali –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere per supportare gli operatori del settore turistico-ricettivo e del commercio nei centri storici delle città d'arte e quali iniziative intendano adottare per contrastare i tentativi di infiltrazione criminale in quelle realtà produttive che, con enormi difficoltà, cercano di sopravvivere dopo un'emergenza epidemiologica senza precedenti.
(4-07101)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Cenni n. 5-04694, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Quartapelle Procopio.

  L'interrogazione a risposta orale Donzelli n. 3-01805, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Colaninno.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Chiazzese n. 5-03529 dell'11 febbraio 2020;

   interrogazione a risposta scritta Legnaioli n. 4-06161 del 30 giugno 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Serracchiani n. 5-04558 del 3 settembre 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Bubisutti n. 5-04641 del 22 settembre 2020;

   interpellanza Zanettin n. 2-00937 del 28 settembre 2020;

   interrogazione a risposta scritta Caretta n. 4-06911 del 28 settembre 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Toccafondi n. 5-04666 del 29 settembre 2020;

   interrogazione a risposta scritta D'Ippolito n. 4-07010 del 6 ottobre 2020.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Musella n. 5-02817 del 4 ottobre 2019 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07086.