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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Lunedì 2 novembre 2020

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI SULLA SITUAZIONE EPIDEMIOLOGICA E SULLE EVENTUALI ULTERIORI MISURE PER FRONTEGGIARE L'EMERGENZA DA COVID-19

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulla situazione epidemiologica e sulle eventuali ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza da COVID-19.

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 4 ore.

Governo 30 minuti
Interventi a titolo personale 10 minuti 8 minuti
Gruppi 1 ora e 50 minuti
(discussione)
1 ora e 22 minuti
(dichiarazioni di voto)
 MoVimento 5 Stelle 23 minuti 10 minuti
 Lega – Salvini premier 18 minuti 10 minuti
 Forza Italia – Berlusconi
 presidente
16 minuti 10 minuti
 Partito Democratico 15 minuti 10 minuti
 Fratelli d'Italia 10 minuti 10 minuti
 Italia Viva 10 minuti 10 minuti
 Liberi e Uguali 8 minuti 10 minuti
 Misto: 10 minuti 12 minuti
  Noi Con l'Italia-USEI-
  CAMBIAMO!-Alleanza di Centro
2 minuti 4 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti 2 minuti
  Centro Democratico-Radicali
  Italiani-+Europa
2 minuti 2 minuti
  MAIE-Movimento Associativo
  Italiani all'Estero
2 minuti 2 minuti
  Popolo Protagonista - Alternativa
  Popolare (AP) - Partito Socialista
  Italiano (PSI)
2 minuti 2 minuti

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 2 novembre 2020.

  Amitrano, Ascani, Azzolina, Battelli, Boccia, Bonafede, Bonomo, Boschi, Brescia, Bruno Bossio, Buffagni, Cancelleri, Carfagna, Casa, Castelli, Ciampi, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Micheli, Del Barba, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Fassino, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giglio Vigna, Giordano, Giorgis, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Iorio, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Maggioni, Marattin, Mauri, Molinari, Mollicone, Morani, Morassut, Muroni, Nardi, Orrico, Orsini, Paita, Pallini, Parolo, Pastorino, Perantoni, Ribolla, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Siani, Carlo Sibilia, Sisto, Sodano, Spadafora, Spadoni, Speranza, Tasso, Tofalo, Tomasi, Traversi, Ungaro, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zicchieri, Zoffili.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Amitrano, Ascani, Azzolina, Battelli, Boccia, Bonafede, Bonomo, Boschi, Brescia, Bruno Bossio, Bubisutti, Buffagni, Cancelleri, Carfagna, Casa, Castelli, Ciampi, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Micheli, Del Barba, Del Grosso, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Fassino, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giglio Vigna, Giordano, Giorgis, Grande, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Iorio, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Maggioni, Marattin, Mauri, Molinari, Mollicone, Morani, Morassut, Nardi, Orrico, Orsini, Paita, Pallini, Parolo, Pastorino, Perantoni, Ribolla, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Tasso, Tofalo, Tomasi, Traversi, Ungaro, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zicchieri, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 30 ottobre 2020 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa del deputato:
   ACUNZO: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli impianti di stoccaggio, trattamento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e sul loro impatto sulla salute delle popolazioni e sull'ambiente» (2758).

  Sarà stampata e distribuita.

Assegnazione del disegno di legge di delegazione europea e della relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, ai sensi dell'articolo 126-ter del Regolamento.

  A norma degli articoli 72, comma 1, e 126-ter, comma 1, del Regolamento, il seguente disegno di legge è assegnato, in sede referente, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), con il parere di tutte le altre Commissioni permanenti e della Commissione parlamentare per le questioni regionali:
   S. 1721 – «Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2019-2020» (2757).

  A norma dell'articolo 126-ter, comma 1, del Regolamento, è altresì assegnata alla XIV Commissione, con il parere di tutte le altre Commissioni permanenti e della Commissione parlamentare per le questioni regionali, la relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, riferita all'anno 2019 (doc. LXXXVII, n. 3), di cui è stato dato annuncio nell’Allegato A al resoconto della seduta del 20 maggio 2020.

Annunzio di sentenze della Corte costituzionale.

  La Corte costituzionale ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, copia della seguente sentenza che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, è inviata alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e XI (Lavoro), nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):
  in data 30 ottobre 2020, Sentenza n. 227 dell'8 settembre – 30 ottobre 2020 (Doc. VII, n. 542),
   con la quale:
    dichiara l'illegittimità costituzionale degli articoli 15, comma 2, lettere f) e g), e 16, comma 1, lettere f) e g), della legge della Regione Molise 10 maggio 2019, n. 4 (Legge di stabilità regionale 2019);
    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 15, comma 3, lettera i), della legge della Regione Molise n. 4 del 2019;
    dichiara l'illegittimità costituzionale degli articoli 15, comma 2, lettera h), e 16, comma 1, lettera b), della legge della Regione Molise n. 4 del 2019;
    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 32 della legge della Regione Molise n. 4 del 2019;
    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 10 della legge della Regione Molise n. 4 del 2019, promossa dal Presidente del Consiglio dei ministri, in riferimento all'articolo 81, terzo comma, della Costituzione.

  La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria la seguente sentenza che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, è inviata alla VIII Commissione (Ambiente), nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):
  Sentenza n. 228 del 7 – 30 ottobre 2020 (Doc. VII, n. 543),
   con la quale:
    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 4 della legge della Regione autonoma Sardegna 3 luglio 2003, n. 7 recante «Disposizioni diverse in materia di edilizia residenziale pubblica e integrazioni alla legge regionale 17 ottobre 1997, n. 29 (Istituzione del servizio idrico integrato, individuazione e organizzazione degli ambiti territoriali ottimali in attuazione della Legge 5 gennaio 1994, n. 36)», sollevate, in riferimento agli articoli 3 e 117, secondo comma, lettere d), g) e h), della Costituzione, dal Tribunale ordinario di Cagliari, in composizione monocratica.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 28 ottobre 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Autorità di sistema portuale dello Stretto, per l'esercizio 2019, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 344).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 30 ottobre 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei veterinari (ENPAV), per l'esercizio 2019, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 345).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 30 ottobre 2020, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce una procedura comune di protezione internazionale nell'Unione e abroga la direttiva 2013/32/UE (COM(2020) 611 final), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione che dovrà essere assunta a nome dell'Unione europea nel consiglio internazionale dello zucchero in merito all'adesione del Regno Unito all'accordo internazionale sullo zucchero del 1992 (COM(2020) 671 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio sul potenziamento delle corsie verdi per i trasporti al fine di assicurare la continuità dell'attività economica durante la fase di recrudescenza della pandemia di COVID-19 (COM(2020) 685 final), corredata dai relativi allegati (COM(2020) 685 final – Annexes 1 to 2), che è assegnata in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti);
   Comunicazione della Commissione – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – COVID-19 – Orientamenti relativi alle persone esentate dalla restrizione temporanea dei viaggi non essenziali verso l'Unione europea con riferimento all'attuazione della raccomandazione (UE) 2020/912 del Consiglio del 30 giugno 2020 (COM(2020) 686 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite IX (Trasporti) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio su ulteriori misure di risposta alla COVID-19 (COM(2020) 687 final), che è assegnata in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

  Il Ministero dell'interno, con lettera in data 26 ottobre 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, il decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento del consiglio comunale di Porto Ceresio (Varese).

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI SULLA SITUAZIONE EPIDEMIOLOGICA E SULLE EVENTUALI ULTERIORI MISURE PER FRONTEGGIARE L'EMERGENZA DA COVID-19

Risoluzioni

   La Camera,
   premesso che:
    i recenti dati relativi al numero dei contagi da COVID-19 e al valore dell'indice di trasmissibilità RT, evidenziano un progressivo peggioramento dell'epidemia di Sars-CoV-2 nel nostro Paese;
    già la scorsa settimana, sulla base dei 4 scenari descritti nel documento «Prevenzione e risposta a COVID-19» redatto dall'Istituto superiore di Sanità, l'Italia si collocava nello scenario 3, con una situazione caratterizzata da «trasmissibilità sostenuta e diffusa» del virus con «rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo» e valori di Rt regionali prevalentemente e significativamente compresi tra 1,25 e 1,5;
    dunque, l'analisi dell'andamento della curva epidemica indica come l'Italia sia ormai molto vicina allo scenario 4, l'ultimo ed il più grave previsto. In questo scenario «i valori di Rt regionali sono prevalentemente e significativamente maggiori di 1,5» ed uno scenario di questo tipo «potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l'origine dei nuovi casi»; inoltre il citato documento rileva che «appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un'epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità»;
    durante una recente audizione in Commissione Igiene e Sanità del Senato, il Presidente dell'Istituto superiore di sanità ha spiegato che per contenere la diffusione del virus occorre evitare che la soglia dell'indice Rt finisca fuori controllo rendendo impossibile il tracciamento, pertanto appare indispensabile, oltre che continuare a tracciare i positivi, anche «individuare gli asintomatici» perché «individuare le persone portatrici del virus è la prima frontiera per fermare l'infezione»;
    tale quadro epidemiologico sta determinando una pressione particolarmente severa sul servizio sanitario nazionale; negli ultimi giorni si è infatti osservato un incremento significativo del numero di persone ricoverate e, conseguentemente, sono aumentati i tassi di occupazione delle degenze in area medica e in terapia intensiva;
    nel tentativo di contenere questa forte ondata di contagio da COVID-19, alcuni Paesi in Europa stanno attuando un lockdown di carattere nazionale o regionale, mentre l'Oms segnala un allarmante aumento del 40 per cento delle vittime di COVID-19 rispetto alla settimana precedente;
    appare indispensabile riuscire ad arginare la curva epidemiologica al fine di gestire la pandemia in modo da tutelare la salute e permettere al nostro sistema sanitario di offrire una risposta efficiente, nonché garantire cure e ricoveri adeguati a tutti i cittadini;
   considerato, altresì che:
    sotto il profilo economico-finanziario, pur in ripresa, l'attività economica nel nostro Paese rimane nettamente al di sotto dei livelli del 2019; pertanto il quadro di finanza pubblica a legislazione vigente per gli anni 2020-2023, delineato dalla NADEF 2020 stima una flessione del PIL nel 2020 del 9,0 per cento rispetto all'8,0 per cento del DEF, mentre nel 2021 è prevista una crescita del PIL del 5,1 per cento, nel 2022 del 3,0 per cento e nel 2023 dell'1,8 per cento;
    salvare vite umane e, al contempo, non penalizzare l'economia significa bilanciare beni ugualmente fondamentali e, pertanto, finora il Governo ha deciso misure più soft rispetto a un lockdown totale. Da ultimo, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020 ha, evidentemente, colpito più duramente talune fasce di popolazione e categorie professionali (per fare solo alcuni esempi, si pensi ai ristoratori, proprietari e gestori di palestre e piscine, ma anche lavoratori e maestranze del mondo dello sport, della cultura e dello spettacolo);
    alla luce di ciò rimane pertanto fondamentale che eventuali misure restrittive si accompagnino ad un ulteriore e più certo – nelle cifre, nei modi e nei tempi – ristoro per gli operatori economici che verranno direttamente e indirettamente penalizzati;
    in tale prospettiva, il Governo ha dunque adottato con urgenza una strategia articolata su diversi piani, ricomprendendo cospicui interventi di politica economica a sostegno dell'occupazione, dei redditi e della liquidità di famiglie e imprese. Nel complesso, tali interventi ammontano a 100 miliardi in termini di impatto sull'indebitamento netto della Pubblica Amministrazione nel 2020 (oltre il 6 per cento del Pil), a cui va aggiunto l'ammontare delle garanzie pubbliche sulla liquidità;
    per fronteggiare l'impatto economico-sociale della pandemia COVID-19, l'Unione europea ha predisposto meccanismi per garantire una risposta coordinata e sostenere gli Stati membri nella lotta alla pandemia. In particolare, è stato raggiunto l'accordo dal Consiglio europeo sul Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e sull'associato programma Next Generation EU (NGEU) – che prevede una dotazione di bilancio di 1.074,3 miliardi di euro per il periodo 2021-27;
    il 29 ottobre u.s., avendo valutato la situazione epidemiologica quale situazione senza precedenti che suscita gravissime preoccupazioni, il Consiglio europeo ha dichiarato fondamentale attuare il pacchetto per la ripresa economica senza ulteriori ritardi;
    udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sull'evoluzione della situazione sanitaria ed economica derivante dall'emergenza epidemiologica da COVID-19,

le approva ed impegna il Governo:

   1) ad adottare misure nazionali che consentano di mitigare il più possibile la curva di crescita del contagio, anche al fine di alleviare il carico, già molto pesante, sul sistema sanitario nazionale;
   2) a intervenire in costante confronto con le Regioni, con misure restrittive crescenti, adeguate all'evoluzione della pandemia, che siano ispirate ai principi di massima precauzione, di proporzionalità e di adeguatezza, sulla base di parametri oggettivi che consentano di non sottovalutare la severità e l'imprevedibilità della pandemia stessa, che continua a crescere con preoccupante rapidità;
   3) a potenziare le misure che consentano di analizzare i dati sui flussi di ingresso e uscita nei reparti del servizio sanitario, nonché la relativa capienza, anche differenziata su base territoriale, e tracciare tempestivamente, in modo completo ed efficace, le catene di trasmissione, al fine di realizzare un adeguato apparato di prevenzione del contagio e di rafforzamento ed efficientamento del servizio sanitario su tutto il territorio nazionale;
   4) a potenziare gli strumenti atti a consentire la diagnosi ed il trattamento precoce della patologia, anche prevedendo uno specifico piano di interventi che conduca a migliorare in maniera significativa, su tutto il territorio nazionale, la capacità delle strutture sanitarie di rispondere in modo adeguato all'emergenza, assicurando in tal modo la necessaria assistenza sanitaria;
   5) a verificare, avvalendosi del Comitato tecnico-scientifico, in considerazione dei dati epidemiologici che evidenziano una significativa crescita dei contagi dell'infezione da COVID-19 sull'intero territorio nazionale, la necessità di individuare ulteriori misure di prevenzione per il contrasto alla diffusione del virus, in linea con gli indirizzi che il Parlamento riterrà di formulare;
   6) a valutare l'opportunità di adottare misure ulteriori, anche di carattere automatico, differenziandole sulla base della gravità territoriale della diffusione del virus, anche a livello provinciale e/o comunale, in relazione alla sostenibilità del relativo servizio sanitario e prevedendo altresì il contestuale ristoro economico per i soggetti che verranno direttamente e indirettamente penalizzati;
   7) a garantire, nelle aree territoriali in cui la soglia dell'indice Rt non risulti fuori controllo, la didattica in presenza, con particolare riferimento ai nidi, alle scuole per l'infanzia, alla scuola primaria e secondaria di primo grado, assicurando di conseguenza nel contempo screening periodici, tamponi veloci a personale scolastico, ata e ad alunni;
   8) a predisporre misure volte a garantire la salute del personale e degli ospiti delle RSA e delle comunità residenziali e semiresidenziali predisponendo misure preventive come screening periodici;
   9) a valutare l'opportunità di un nuovo ricorso all'indebitamento – ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione – anche al fine di garantire e potenziare il sostegno al reddito ed ai lavoratori (precari, autonomi, partite Iva e PMI) dei settori produttivi dalla pandemia e ad integrare progressivamente tali misure con politiche volte alla creazione di un ambiente idoneo all'esercizio dell'attività di impresa e capace di generare un sensibile incremento occupazionale;
   10) a garantire il rafforzamento della Strategia europea per i vaccini, che permetta sviluppo, produzione e distribuzione di vaccini sicuri ed efficaci con un accesso equo, tempestivo e rigoroso per i cittadini europei, nonché a favorire ogni politica coordinata che fornisca una risposta europea comune alla pandemia, con informazioni obiettive sulla diffusione del virus e sugli sforzi efficaci per contenerlo;
   11) ad assumere ogni decisione sul ricorso alla linea di credito sanitaria del MES solo a seguito di un preventivo ed apposito dibattito parlamentare e previa presentazione da parte del Governo di un'analisi dei fabbisogni e di un piano dettagliato dell'utilizzo degli eventuali finanziamenti.
(6-00148) «Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Tabacci, Tasso, Gebhard».


   La Camera,
   premesso che:
    il Governo ha stanziato 9,5 miliardi di euro sulla sanità nel contesto dell'emergenza COVID-19 così ripartiti:
     1. Il decreto-legge Cura Italia 3,2 miliardi. Le misure includono:
      a) rifinanziamento Fondo Emergenze Nazionali: 1,65 miliardi
      b) aumento posti letto con concorso di strutture private: 400 milioni;
      c) straordinari personale sanitario: 250 milioni;
      d) possibilità per i prefetti di requisire alberghi o altri immobili per ospitare le persone in sorveglianza sanitaria: 150 milioni;
      e) assunzioni INAIL e Iss: 68 milioni;
      f) finanziamenti agevolati e a fondo perduto per produttori di dispositivi medici e DPI 50 milioni.
     2. Decreto-legge Rilancio: 4,1 miliardi. Le misure includono:
      a) rifinanziamento Fondo Emergenze Nazionali 1,5 miliardi;
      b) riordino Rete Ospedaliera; 1,4 miliardi;
      c) potenziamento assistenza territoriale: 1,2 miliardi
      d) borse per specializzandi: 105 milioni p.a. per 2020-21 e 109 milioni p.a. per 2022-24;
      e) servizi sanitari militari: 89 milioni.
     3. Altri decreti-legge: 2,2 miliardi. Le misure includono:
      a) Fondo-Emergenze Nazionali: 580 milioni;
      b) prestazioni aggiuntive del personale medico: 500 milioni;
     un costante monitoraggio dell'effettività della spesa e delle modalità di utilizzo delle ingerenti risorse stanziate è decisivo per comprendere discrepanze e differenze in termini di risposta e, laddove si tratti di risorse destinate alle regioni, di preparazione dei diversi territori ad affrontare la seconda ondata del virus. È determinante conoscere se le somme messe in campo sono rimaste in parte sulla carta o sono state tutte erogate; e, laddove le risorse assegnate non siano state spese, quali siano state le ragioni di queste situazioni, e come si intenda rimediare.
  È altresì fondamentale, di fronte al grande impegno di risorse messo in campo, sapere se il Ministero della salute ha monitorato l'effettivo utilizzo delle risorse per l'emergenza da parte delle regioni e se emergano inerzie o difficoltà a porre in essere le azioni previste dai citati decreti (ciò anche in considerazione del fatto che il Governo intende attribuire alle stesse regioni sempre maggiori spazi di scelta delle misure per arginare la seconda ondata della pandemia);
     le citate risorse stanziate, circa 9,5 miliardi, per rafforzare il Servizio sanitario nazionale sono destinate a rispondere a un primo momento di emergenza legato all'ondata iniziale della pandemia, ma è del tutto evidente che non possono determinare un miglioramento strutturale del Servizio sanitario nazionale, che condiziona anche il contenimento del virus COVID-19, per cui è necessario un investimento nettamente superiore;
     il Servizio sanitario nazionale infatti versava in condizioni di estrema difficoltà già prima della diffusione del virus COVID-19. Vari studi stimavano la mancanza strutturale di 53 mila infermieri. Nei prossimi 5 anni mancheranno 35 mila medici specialistici mentre da qui al 2030, per effetto dei pensionamenti e delle assunzioni insufficienti, mancheranno 22 mila medici di medicina generale. Ciò determina un malfunzionamento generale, dimostrato dai tempi medi di attesa per la maggior parte degli esami: 16 mesi per una mammografia, 8 mesi per una visita oncologica, altrettanti per una visita cardiologica. Per ovviare a queste attese inaccettabili i cittadini italiani spendono oltre 40 miliardi di euro all'anno per curarsi in strutture private;
     la diffusione del virus COVID-19 ha sottoposto a un'ulteriore e ovvia situazione di stress l'intero Servizio sanitario nazionale, in particolar modo i reparti di medicina d'urgenza, aggravando la situazione già descritta rispetto all'operatività non direttamente legata alla pandemia. Si stima quindi che non siano stati effettuati – durante il periodo dell'emergenza – 12,5 milioni di esami diagnostici, 20,4 milioni di analisi del sangue, 13,9 milioni di visite specialistiche e oltre 1 milione di ricoveri;
     tra gli strumenti approvati dal Consiglio europeo dello scorso 23 aprile è stata prevista una nuova linea di credito del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) per le spese direttamente o indirettamente connesse con il contrasto alla pandemia (Pandemic Crisis Support), con ammontare totale fino a 240 miliardi e nel limite del 2 per cento del prodotto interno lordo dello Stato richiedente la misura di sostegno, che per l'Italia si traduce in circa 36 miliardi di euro;
     come evidenziato dal Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, «da un punto di vista economico, il Mes ha solamente vantaggi e la condizionalità è solamente quella di destinare le risorse al settore (la sanità) per il quale è stato disegnato questo fondo». Vari studi stimano inoltre in circa 5 miliardi di euro i risparmi che deriverebbero dall'accesso alla linea di credito, rispetto al costo di reperire le stesse risorse sul mercato;
     le dichiarazioni di alcuni esponenti del Governo, della maggioranza e dell'opposizione, sulla sussistenza di presunte condizionalità vincolanti derivanti dall'accesso alla linea di credito sono state smentite nel corso dell'audizione della Banca d'Italia in XIV Commissione. I rappresentanti hanno confermato che non è richiesta l'adozione di un programma di correzione macroeconomica e che la sorveglianza, nell'ambito del semestre europeo, sarà limitata all'effettiva destinazione delle risorse utilizzate agli scopi indicati. Negli ultimi giorni il Presidente ha escluso, con riferimento al Mes, che sussistano condizionalità,

impegna il Governo:

   1) a fornire urgentemente ogni utile elemento al Parlamento ed a rendere pubblici i dati relativi alla spesa dei circa 9,5 miliardi stanziati dal Governo per la sanità nell'ambito della crisi COVID, alle eventuali somme ancora non spese, con riferimento alle singole misure, ai soggetti cui compete la gestione delle risorse, alle ragioni della mancata erogazione, con il dettaglio delle risorse attualmente non ancora spese dalle singole regioni e dei motivi degli eventuali ritardi nel porre in essere le azioni previste dai decreti citati in premessa;
   2) ad accedere immediatamente alla nuova linea di credito del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), ponendo fine a un dibattito del tutto ideologico e scollegato dalla realtà riguardo alla reale necessità – che appare evidente – di utilizzare i 36 miliardi del MES o a fantasiose, e inesistenti condizionalità legate all'accesso alla linea di credito.
(6-00149) «Costa, Magi».


   La Camera,
   premesso che:
    con la seconda ondata del virus Sars-Cov-2, nelle ultime settimane i contagi nel nostro Paese sono aumentati in maniera esponenziale raggiungendo gli oltre 30 mila positivi al giorno in graduale aumento;
    purtroppo ancora una volta le misure adottate fino ad oggi per prevenire e contrastare la seconda ondata si sono rilevate inadatte, infatti, sia il tracciamento che la quarantena domiciliare non hanno funzionato e non hanno avuto l'effetto di contenimento sperato neanche i tre consecutivi Dpcm adottati dal Governo nel mese di ottobre;
    i tre Dpcm emanati il 13, il 18 e il 24 ottobre hanno portato solo alla chiusura delle attività culturali ed economiche nel Paese quali, cinema, teatri, ristoranti, bar, gelaterie, pasticcerie, palestre, piscine e centri termali con una ulteriore perdita di PIL nel quarto trimestre, oltre a quella del 10 per cento già stimata dai principali osservatori economici per il 2020, senza riuscire ad ottenere alcuna diminuzione della curva epidemiologica;
    con l'ultimo Dpcm e con l'ulteriore Dpcm che il Governo si appresta ad emanare, intere categorie economiche rischiano la chiusura definitiva delle loro attività; in quanto già duramente colpite dal primo lockdown non possono far fronte ad una ulteriore chiusura;
    in molte regioni italiane la mancanza di tamponi e reagenti ha rallentato e in alcuni casi reso impossibile il tracciamento da Covid-19, unico sistema possibile per controllare e isolare rapidamente il virus e i contagi;
    nell'attuale fase tutte le decisioni e le scelte da adottare, che riguardano la regolazione dei diversi ambiti della vita familiare, sociale, lavorativa ed economica del Paese, devono essere prese secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio effettivamente presente su specifiche parti del territorio nazionale ed in modo da consentire di reagire con rapidità e flessibilità ad ogni emergenza, senza che queste però mettano in ulteriore difficoltà la vita dei cittadini e degli imprenditori e attraverso il pieno coinvolgimento del Parlamento e delle istituzioni locali;
    le istituzioni scolastiche restano punto di riferimento per la crescita sociologica e relazionale dei ragazzi e pertanto vi è la necessità di mettere ordine al reclutamento del personale scolastico;
    il quadro generale di circolazione del virus ha dimostrato come lo stato di emergenza non si sia ancora concluso e in tale contesto un eventuale allentamento delle misure aumenterebbe in maniera esponenziale il rischio dei contagi; bisogna pensare all'attuazione di un lockdown che non vada a penalizzare ulteriormente le attività lavorative, garantendo celeri e adeguati ristori alle attività che verranno nuovamente chiuse e che privilegi l'ambito della scuola primaria;
    una delle principali cause della diffusione del virus in questa seconda ondata si ritiene essere il trasporto pubblico locale, che si è dimostrato totalmente inefficiente; infatti, sui mezzi pubblici spesso si viaggia al di sotto della distanza minima prevista che rende del tutto inutile l'utilizzo dei dispositivi di protezione personale di fatto agevolando la diffusione del virus;
    il Governo si appresta ad emanare un ulteriore Dpcm al fine di adottare nuove misure restrittive che coinvolgeranno cittadini e imprese per contrastare la seconda ondata di Sars-Cov-2,

impegna il Governo:

   1) ad istituire un tavolo permanente rappresentato da un delegato per ogni gruppo e componente politica presenti in Parlamento;
   2) mantenere aperte attività imprenditoriali dove è possibile il distanziamento fisico permanente di almeno 1,5 metri con obbligo mascherina dei presenti inasprendo i controlli e sanzionando in maniera severa chi non rispetta le norme;
   3) a mantenere aperta la scuola primaria, dove le lezioni frontali e le relazioni interpersonali sono fondamentali per la crescita socio-psico-pedagogica dei bambini, anche attraverso l'utilizzo degli ambienti di licei e scuole superiori per le quali è già prevista la didattica a distanza. In questo modo di risolverebbero i problemi legati alla scarsità di strutture che consentirebbero di mantenere le distanze di sicurezza necessarie;
   4) fornire adeguati e celeri sussidi a tutti quegli imprenditori che dovranno rimanere chiusi;
   5) a implementare il sistema di tracciamento e test settimanali in tutte le scuole e in tutte le attività lavorative in maniera da poter tracciare immediatamente la catena di contagio;
   6) ad adottare iniziative per riprogrammare il trasporto pubblico locale, rivedendo l'organizzazione a livello centrale e locale, incrementando le corse dei mezzi pubblici (metro, bus e treni regionali) nelle ore di ingresso e uscita dal lavoro e dalle scuole, in particolare incrementando le corse dei trasporti negli orari di ingresso a scuola per gli studenti in aree disagiate per rispettare il distanziamento o utilizzando bus dedicati esclusivamente alle scuole, attraverso anche la promozione di accordi fra i gestori di mezzi privati e le Regioni in modo da diminuire le possibilità di contagio e permettendo allo stesso tempo di far lavorare gli addetti del settore;
   7) a rivedere la propria posizione in merito alla chiusura di teatri e cinema, che sono i pochi luoghi in cui è possibile mantenere la distanza di sicurezza;
   8) ad adottare iniziative per prevedere norme che incentivino lo smartworking anche nel settore privato al fine di limitare al minimo gli spostamenti sui mezzi pubblici soprattutto nelle grandi città;
   9) a garantire e monitorare la separazione dei percorsi assistenziali tra pazienti Covid e no Covid per l'accesso alle strutture ospedaliere e ambulatoriali territoriali come strumento di contenimento del contagio. Il percorso differenziato è fondamentale per il recupero delle liste d'attesa, per il recupero di prestazioni come accertamenti diagnostici e visite specialistiche sospese durante la prima ondata di Covid-19 per i pazienti fragili e cronici, in particolare per gli oncologici;
   10) a trovare soluzioni immediate per far fronte alla carenza di medici ed infermieri attraverso procedure straordinarie di reclutamento con contratti di lavoro autonomo e a tempo determinato con avvisi pubblici per titoli e colloquio e anche con accordi stipulati con paesi esteri;
   11) a fornire tempestivamente alle Regioni e tutte le strutture sanitarie sul territorio nazionale degli strumenti necessari al fine di implementare il sistema di tracciamento;
   12) a garantire la prosecuzione e lo svolgimento delle attività economiche del Paese e del corretto funzionamento degli uffici pubblici. In particolare dovranno essere garantiti gli accertamenti per l'idoneità alla guida ai fini del rilascio delle patenti speciali alle persone con disabilità e quelle per il collaudo dei veicoli adattati alla guida e al trasporto e le attività delle Commissioni mediche per il riconoscimento di invalidità;
   13) a implementare la digitalizzazione dell'assistenza medica, il fascicolo sanitario elettronico e la telemedicina come strumenti in grado di facilitare, dove possibile, la gestione del percorso assistenziale anche del sistema della medicina territoriale;
   14) a definire protocolli diagnostico-terapeutici nazionali per garantire una gestione uniforme dei pazienti Covid con l'obiettivo di una diagnosi e un trattamento farmacologico precoce che riduca la necessità di ricovero ospedaliero;
   15) a garantire una comunicazione semplice, chiara e univoca da parte delle istituzioni e un deciso contrasto alla diffusione di notizie sulla pandemia non riconosciute dalla comunità scientifica nazionale e internazionale e dagli enti sanitari preposti;
   16) a monitorare le attività sanitarie territoriali: dipartimenti di prevenzione, medici di medicina generale, infermieri di famiglia e USCA per valutare se vi è un coordinamento tra i servizi sanitari che garantisca una risposta integrata, di prossimità adeguata all'emergenza attuale, anche per le mansioni di tracciamento dei contatti;
   17) a verificare i settori in cui il personale sanitario assunto è stato inserito anche in considerazione del fatto che il legislatore aveva predisposto diversi appositi strumenti di monitoraggio e rendicontazione in relazione alle varie misure adottate e ciò con particolare riferimento alla necessità per ciascuna regione di predisporre un apposito programma operativo di rendicontazione della gestione COVID prescritto dall'articolo 18 del decreto-legge n. 18 del 2020;
   18) a sostenere le Rsa (residenze sanitarie assistenziali) per incentivare economicamente il personale sanitario e socio sanitario formato e specializzato che vi lavora in modo da garantire una adeguata assistenza agli anziani residenti, garantendo la sicurezza nelle strutture con un periodico tracciamento al personale e ai residenti, in modo da poter assicurare un intervento tempestivo ai fini della prevenzione, permettendo la cura in loco;
   19) ad adottare iniziative per prevedere, in merito al reclutamento del personale scolastico, la riapertura dei termini di mobilità straordinaria interregionale, interprovinciale e intercompartimentale, destinando ad essa il 100 per cento delle cattedre disponibili di cui all'articolo 3, comma 5, del CCNI. Prevedendo inoltre che il 100 per cento del residuo venga assegnato ai vincitori di concorso alla data odierna e nell'eventualità di un ulteriore residuo alla stabilizzazione dei docenti GAE per titoli e servizi con anno di prova selettivo;
   20) a prevedere per i docenti precari con almeno tre anni di servizio e per i docenti che non hanno potuto sostenere la prova scritta, un concorso con valorizzazione di titoli e servizio che permetterebbe in breve tempo di coprire le cattedre vacanti;
   21) ad adottare iniziative per tutelare i conduttori in contratti di locazione, prevedendo che vengano sospesi gli sfratti per morosità e le ingiunzioni di pagamento, per la durata di tutto il periodo emergenziale, per gli esercizi di ristorazione, bar, strutture del settore turistico alberghiero, palestre, piscine, centri termali, cinema e teatri;
   22) ad assumere iniziative per prevedere un credito di imposta pari al 75 per cento per gli affittuari di immobili catastali categoria C1 e per gli affittuari dei locali interni ai centri commerciali che hanno un contratto di affitto di ramo d'azienda nella misura del 75 per cento del canone annuo;
   23) ad assicurare il diritto alla mobilità alle persone affette da disabilità;
   24) ad assicurare l'assistenza domiciliare d'ufficio ai bambini e ragazzi diversamente abili, tranne nei casi di espresso diniego della famiglia, grazie alla presenza di personale addetto all'assistenza alla comunicazione, all'assistenza igienico personale, nonché al sostegno, in modo da permettere ai ragazzi con disabilità o ai ragazzi con disturbi specifici dell'apprendimento di poter interagire con DAD grazie all'utilizzo di una piattaforma digitale inclusiva.
(6-00150) «Rospi, Bologna, Longo».


   La Camera,
   premesso che:
    a partire dal 31 gennaio 2020, con la dichiarazione dello stato di emergenza, il Governo ha troncato ogni confronto con le forze di opposizione, cestinando sistematicamente le proposte che queste ultime hanno avanzato sotto forma di emendamenti, ordini del giorno e risoluzioni;
    le misure di contenimento della pandemia da COVID-19, anche quelle più drastiche, che hanno inciso sulle libertà fondamentali degli italiani, sono state prese in maniera completamente autocratica, attraverso lo strumento del DPCM, in pacchetti chiusi e immodificabili, annunciati alla stampa e solo dopo, tempo permettendo, alle Camere che, in questo modo, sono state totalmente private della possibilità di intervento;
    i risultati di questa gestione accentrata e, sotto più profili, inadeguata, della situazione epidemiologica sono, purtroppo, sotto gli occhi di tutti;
    il Governo ha fatto sinora fallire ogni possibilità di un collaborativo confronto con le opposizioni: al fallimento della cabina di regia ipotizzata al tempo del decreto Cura Italia ha fatto seguito il mancato coinvolgimento delle opposizioni annunciato a gran voce nel corso degli Stati generali dell'economia dello scorso mese di giugno;
    ora il Governo propone l'istituzione di una Commissione, presieduta da un Ministro e composta da parlamentari in modo paritetico, e, quindi, tale da non rispecchiare la reale rappresentatività delle singole forze politiche, del quale non si capisce né il ruolo né il potere decisionale e che appare assai discutibile anche sotto il profilo della costituzionalità;
    si è già dato conto dei ritardi accumulati nel corso della prima ondata della pandemia, con il Governo che aveva in mano gli scenari sull'evoluzione della situazione epidemiologica e ciononostante, ha passato l'intero mese di gennaio 2020 a convincere l'opinione pubblica che andava tutto bene, che non c'era nulla di cui preoccuparsi, per poi ritrovarsi del tutto impreparato il mese successivo, ad emergenza conclamata, senza mascherine, senza DPI e senza respiratori per le terapie intensive (l'abc delle dotazioni richieste in questi casi);
    sempre con riferimento alla prima ondata dell'epidemia, si è denunciato più volte il carattere raffazzonato dei DPCM e delle misure di contenimento ivi contenute, spesso confuse, contraddittorie tra loro e difficilmente decifrabili, financo per le amministrazioni chiamate ad attuarle, come dimostra l'abuso di circolari e Faq a parziale integrazione o rettifica delle misure stesse;
    durante la tregua estiva, quando il virus ha allentato la presa e vi erano tempi, modi e risorse per intervenire compiutamente, il Governo ha pensato bene di utilizzare il tempo a disposizione per smantellare i decreti sicurezza, agevolando gli arrivi irregolari nel nostro Paese che, in questo modo, sono aumentati fino a triplicare (27 mila arrivi in totale nel 2020 e, tra questi, l'attentatore di Nizza, sbarcato a Lampedusa il 20 settembre scorso);
    sul fronte della sanità, dei trasporti, della scuola e di tutti gli altri settori in cui occorreva intervenire tempestivamente, invece, il Governo non ha fatto altro che accumulare ritardi su ritardi;
    in tema di sanità, si registrano gravi ritardi da parte del Ministero competente e del Commissario straordinario, in primis, nell'attuazione del piani presentati dalle regioni per il rafforzamento delle terapie intensive, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 2 del decreto-legge rilancio;
    i piani sono stati presentati dalle regioni nel rispetto delle scadenze prefissate, ma il bando per la loro attuazione è stato pubblicato dal Commissario straordinario solamente a inizio ottobre, con un ritardo, inaccettabile, di diversi mesi, che adesso renderà estremamente difficoltosa la realizzazione delle opere programmate, poiché potrebbe comportare la chiusura dei reparti oppure lo spostamento del pazienti proprio nel momento in cui gli ospedali si trovano sotto pressione;
    sempre in tema di sanità, si sono registrate gravi lacune sul fronte del potenziamento dell'assistenza territoriale, dell'intensificazione delle cure e dei tamponi a domicilio, nonché del reclutamento dei medici, degli infermieri e degli operatori sociosanitari, in particolare presso le residenze sanitarie assistenziali e le strutture analoghe;
    ancora, è stato fatto poco, o nulla, sul fronte della tutela del pazienti non COVID-19, (pazienti cronici, pazienti oncologici, solo per citarne alcuni) il cui diritto alla continuità assistenziale è stato duramente compromesso poiché molta, se non tutta, l'offerta specialistica ambulatoriale e di reparto è stata assorbita, non certo per sua colpa, dalle situazioni di urgenza;
    stesso discorso vale, purtroppo, per i lavoratori fragili, per i soggetti immunodepressi, per le persone con disabilità fisica, sensoriale, relazionale e intellettiva, così come per i loro familiari e caregiver, i quali tra una proroga dello stato di emergenza e l'altra sono stati dimenticati dal Governo, con tutele solo parziali, deficitarie e puntualmente tardive;
    sul fronte della scuola, in disparte i banchi a rotelle, sul quali non è neppure il caso di indugiare, nessun investimento è stato fatto a sostegno dell'edilizia, del recupero di nuovi spazi e dell'approvvigionamento dei presidi medici presso le strutture scolastiche;
    altrettanto gravi sono le mancanze registrate nel settore dei trasporti pubblici, con il Governo che ha dirottato le risorse verso il bonus monopattini, in luogo che aiutare gli enti locali nel potenziamento delle corse di autobus e metro;
    il Governo responsabile dei ritardi e degli errori di programmazione sopra menzionati, adesso, proclama una nuova stagione di chiusure e invoca, in maniera sempre più ricorrente, la prospettiva di un secondo lockdown nazionale che avrebbe conseguenze gravissime per la nostra economia;
    peraltro, nel disporre le misure di contenimento, che via via si fanno sempre più restrittive, il Governo non pare francamente ispirato da un criterio logico e, men che meno, tecnico scientifico di fondo;

l'ultimo DPCM, quello del 24 ottobre u.s., adottato come molti altri senza alcuna preventiva illustrazione alle Camere, ne costituisce la migliore riprova: interi settori sono stati distrutti (ristorazione, cinema, teatri, sport, palestre e piscine, solo per citarne alcuni), mentre non è stato diffuso neppure un dato sui contagi che effettivamente si sarebbero verificati all'interno delle predette realtà;
    le attività che avevano investito tempo, sacrifici e risorse nell'adeguamento dei propri locali al protocolli di sicurezza sono state chiuse dall'oggi al domani, quasi in maniera punitiva, e ciò senza che vi fosse la benché minima evidenza in ordine agli effetti che queste chiusure avrebbero potuto avere sulla curva dei contagi;
    la mancanza di visione nell'operato dell'esecutivo trova conferma anche nella tempistica con la quale si arriva al nuovo DPCM che forma oggetto delle odierne comunicazioni alle Camere;
    il Governo, infatti, ha deciso di mandare in soffitta il vecchio DPCM prima ancora che sia possibile osservarne e valutarne i risultati, ad appena sette giorni dalla sua adozione, il che conferma come le misure in esso contenute fossero del tutto arbitrarie, prive di fondamento scientifico e totalmente inadeguate a sortire gli effetti sperati a lungo termine;
    le restrizioni imposte, la totale assenza di programmazione e la scure di un nuovo lockdown hanno ovviamente generato ansia e insicurezza presso la popolazione che ha manifestato il proprio malcontento nelle piazze di tutta Italia;
    il Parlamento è la sede istituzionale deputata al confronto tra le forze politiche e il Governo ed è in questa sede che si intende porre alcuni punti centrali per la corretta gestione dell'emergenza,

impegna il Governo:

   1) a modificare radicalmente la strategia utilizzata ai fini del contenimento della diffusione del virus, inaugurando una pianificazione di interventi di medio e lungo termine che possano instaurare una gestione della situazione epidemiologica trasparente e consapevole, evitando nuove chiusure arbitrarie e improvvise come quelle dettate dagli ultimi DPCM;
   2) a scongiurare la prospettiva di un secondo lockdown nazionale, adottando a tal fine iniziative volte:
    a) a recuperare i ritardi accumulati sul fronte del rafforzamento del servizio sanitario nazionale, attuando con massima celerità i piani predisposti dalle regioni per il potenziamento delle terapie intensive e, in generale, per il riordino della rete ospedaliera;
    b) a potenziare l'assistenza sanitaria territoriale e domiciliare, stanziando ulteriori risorse affinché nelle regioni, compatibilmente con il quadro clinico del paziente, possano essere garantiti i tamponi, gli esami e le terapie, direttamente a domicilio del paziente;
    c) a porre rimedio alle problematiche di carattere amministrativo che stanno ostacolando la disponibilità dei trattamenti che sono stati sperimentati con successo nel corso della prima ondata dell'epidemia, agevolando la diffusione della terapia a base di plasma iperimmune e ossigeno, ozono terapia e promuovendo, presso l'AIFA, un riesame della decisione presa con riguardo al principio attivo idrossiclorochina, alla luce delle più recenti evidenze scientifiche;
    d) ad ampliare ulteriormente le procedure per il reclutamento, in deroga alla normativa vigente e ai vincoli di spesa, di medici, infermieri e altri professionisti sanitari e operatori sociosanitari, al fine di dare supporto alle strutture ospedaliere e alle residenze sanitarie assistenziali ove si registrano situazioni di carenza;
    e) ad implementare un database pubblicamente accessibile con tutti i dati necessari per affrontare efficacemente l'epidemia;
    f) a garantire la reperibilità e l'esecuzione dei tamponi antigenici rapidi presso le farmacie private convenzionate presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale, anche da parte del farmacisti stessi, definendo a tal fine un apposito protocollo di concerto con le parti coinvolte;
    g) ad adottare iniziative per il potenziamento del trasporto pubblico locale, volte a garantire un adeguato distanziamento su tutti i mezzi pubblici, anche attraverso la stipula di convenzioni con gli operatori privati, al fine di garantirne l'operatività in condizioni di sicurezza per i relativi utenti e operatori;

  3) ad adottare iniziative per prevedere ulteriori e più efficaci misure di risarcimento per le attività costrette alla chiusura e al fermo lavorativo, garantendo l'accredito diretto della misura di ristoro sui conti correnti di tutti i lavoratori, anche autonomi, danneggiati da nuove limitazioni, e assicurando un rimborso del 75 per cento del fatturato mensile dichiarato nel 2019 per le imprese con meno di 50 dipendenti;
   4) ad accelerare l'erogazione degli ammortizzatori Covid, prevedendo interventi di snellimento delle procedure relative alla richiesta ed alla concessione della cassa integrazione guadagni;
   5) a consentire la riapertura delle attività produttive in base a protocolli di sicurezza e non in base a codici ATECO, consentendo l'esercizio di tutte le attività commerciali, inclusi ristoranti, bar, piscine, palestre e altri, che possano garantire l'applicazione dei protocolli di sicurezza;
   6) ad adottare iniziative normative affinché vi sia un diritto al ristoro, a valere sui fondi stanziati, anche per le attività colpite da provvedimenti ulteriormente restrittivi adottati dalle Regioni rispetto a quelli adottati in forza dei Decreti del Presidente del Consiglio dei ministri;
   7) in tema di sostegni al mondo imprenditoriale, a passare dalla logica dei bonus e dei ristori una tantum al principio dell'intervento dello Stato a copertura dei «costi fissi» che gravano su imprese e lavoratori autonomi che, a causa delle disposizioni dello Stato stesso, hanno subìto una drastica riduzione delle entrate, quali, ad esempio: canoni di locazione, mutui/leasing in essere, utenze, imposte e tasse (in primo luogo quelle attinenti a servizi non fruiti quali tasse sul rifiuti, sull'occupazione del suolo pubblico e simili), premi assicurativi, versamenti contributivi quando indipendenti dal fatturato come nelle Gestioni speciali degli artigiani e del commercianti;
   8) ad adottare iniziative per disporre la sospensione del «decreto dignità» e la reintroduzione dei voucher per tutti i settori, compresi i voucher familiari, al fine di dare alle imprese la possibilità di sostituire la forza lavoro assente perché contagiata dal virus o in quarantena e proseguire la propria operatività;
   9) in tema di locazioni, ad adottare iniziative per modificare la normativa vigente prevedendo, per i proprietari-locatori di immobili, il pagamento delle relative imposte esclusivamente sui canoni effettivamente percepiti;
   10) a dichiarare lo stato di crisi per il settore del turismo, fortemente colpito dall'emergenza in corso;
   11) ad adottare iniziative per prorogare, per le imprese e i lavoratori autonomi che hanno registrato un significativo calo del fatturato nel semestre marzo-agosto 2020 rispetto al medesimo semestre 2019, il termine di versamento delle imposte sui redditi al 30 giugno 2021 prevedendo l'unificazione degli anni fiscali 2019/2020, ovvero consentendo la compensazione degli utili e delle perdite dei due esercizi;
   12) a tenere in debita considerazione, in sede di adozione delle future misure di contenimento, le esigenze dei pazienti non COVID-19 (e, tra questi, dei pazienti cronici e dei pazienti oncologici), assicurando nei loro riguardi la continuità assistenziale e la tutela del diritto alla salute, anche attraverso l'attivazione dei servizi di telemedicina;
   13) a garantire una tutela effettiva, da qui fino al termine dell'emergenza, ai lavoratori fragili, alle persone con disabilità (sia essa fisica, sensoriale, relazionale o intellettiva), nonché ai rispettivi familiari e caregiver, assicurando loro un adeguato sostegno economico e assistenziale, anche a livello domiciliare, affinché la progressione della pandemia e l'applicazione delle misure di contenimento non determinino ulteriori regressioni, discriminazioni o isolamenti;
   14) a prevedere interventi mirati e appropriati alle diverse fragilità, al fine di non isolare ulteriormente bambini, ragazzi e persone con disabilità – in particolare intellettive – potenziando in modo adeguato l'assistenza socio-sanitaria domiciliare, nell'ottica di prevenire e assistere in sicurezza, consentendo anche a chi svolge attività domiciliare di usufruire di test rapidi a tutela sia propria che dell'utenza;
   15) a potenziare l'assistenza domiciliare ed i servizi soprattutto in favore degli anziani, categoria maggiormente vulnerabile, al fine di consentire loro, su base volontaria, di limitare le occasioni che li espongono maggiormente al rischio di contagio;
   15-bis) a garantire la tempestiva pubblicità dei verbali del Comitato tecnico scientifico, assicurando un dialogo costante dello stesso anche con i rappresentanti del mondo produttivo e lavorativo;
   16) per quanto riguarda la sicurezza delle scuole, ad applicare termoscanner all'ingresso delle strutture scolastiche o delle classi per monitorare la temperatura di alunni e personale, e ad allestire tensostrutture da dedicare alle scuole per aumentare gli spazi disponibili; a prevedere interventi straordinari di edilizia scolastica per adeguare gli ambienti di apprendimento alle disposizioni di sicurezza;
   17) a garantire pari opportunità per l'accesso alla didattica a distanza, attraverso l'adozione di ogni iniziativa volta ad assicurare reti accessibili e funzionali, nonché mettendo a disposizione degli studenti, in comodato d'uso, anche attraverso gli stessi istituti scolastici, dispositivi digitali individuali, per la fruizione delle piattaforme, nonché per la necessaria connettività di rete;
   18) a garantire che lo stanziamento già previsto di 85 milioni per l'acquisto di dispositivi per la didattica digitale integrata da concedere in comodato d'uso agli studenti meno abbienti sia destinato anche alle scuole paritarie, ora escluse, affinché venga garantita una parità di trattamento per tutti gli studenti;
   19) ad effettuare test obbligatori per chi arriva dall'estero, promuovendo iniziative per una momentanea sospensione degli accordi di Schengen;
   20) nel quadro delle misure atte a fronteggiare la pandemia, ad attivare specifiche ed immediate misure per il controllo delle frontiere marittime e terrestre e delle acque territoriali nazionali – anche attraverso il divieto di ingresso, transito e sosta di ONG straniere e non – al fine di impedire l'ingresso illegale in territorio italiano di cittadini provenienti da Paesi terzi, ad implementare e migliorare gli accordi bilaterali con i Paesi di origine e transito dei flussi migratori irregolari e il numero delle riammissioni da essi previsti e, infine, per motivi di carattere sanitario e di sicurezza, ad aumentare il numero e la capacità dei centri di permanenza per il rimpatrio e assicurare in ogni caso il trattenimento degli immigrati irregolari qualora non possa essere disposto il loro tempestivo ed effettivo allontanamento dal nostro Paese;
   21) a potenziare, rafforzare, implementare gli organici delle Forze di Polizia nazionale, locali e militari e in generale del comparto sicurezza e dell'ordine pubblico del Paese garantendo loro tutte le tutele funzionali, normative e sociali per adempiere al meglio il ruolo di protezione e difesa del Paese anche per le straordinarie esigenze legate all'emergenza sanitaria.
(6-00151) «Molinari, Gelmini, Lollobrigida, Lupi».


   La Camera

impegna il Governo:

   1) a tenere in debita considerazione, in sede di adozione delle future misure di contenimento, le esigenze dei pazienti non COVID-19 (e, tra questi, dei pazienti cronici e dei pazienti oncologici), assicurando nei loro riguardi la continuità assistenziale e la tutela del diritto alla salute, anche attraverso l'attivazione dei servizi di telemedicina;
   2) a garantire una tutela effettiva, da qui fino al termine dell'emergenza, ai lavoratori fragili, alle persone con disabilità (sia essa fisica, sensoriale, relazionale o intellettiva), nonché ai rispettivi familiari e caregiver, assicurando loro un adeguato sostegno economico e assistenziale, anche a livello domiciliare, affinché la progressione della pandemia e l'applicazione delle misure di contenimento non determinino ulteriori regressioni, discriminazioni o isolamenti;
   3) a prevedere interventi mirati e appropriati alle diverse fragilità, al fine di non isolare ulteriormente bambini, ragazzi e persone con disabilità – in particolare intellettive – potenziando in modo adeguato l'assistenza socio-sanitaria domiciliare, nell'ottica di prevenire e assistere in sicurezza, consentendo anche a chi svolge attività domiciliare di usufruire di test rapidi a tutela sia propria che dell'utenza;
   4) a garantire pari opportunità per l'accesso alla didattica a distanza, attraverso l'adozione di ogni iniziativa volta ad assicurare reti accessibili e funzionali, nonché mettendo a disposizione degli studenti, in comodato d'uso, anche attraverso gli stessi istituti scolastici, dispositivi digitali individuali, per la fruizione delle piattaforme, nonché per la necessaria connettività di rete.
(6-00151)
(Testo modificato nel corso della seduta).  «Molinari, Gelmini, Lollobrigida, Lupi».


   La Camera,
   udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio sulla situazione epidemiologica e sulle ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza da Covid-19;
   premesso che:
    la crisi pandemica si sta aggravando in tutta Europa e l'Italia, come gli altri Paesi membri dell'Unione europea, è chiamata ad utilizzare al meglio gli strumenti disponibili per affrontare l'emergenza sanitaria, con misure capaci di prevenire la diffusione del contagi e fronteggiare l'aumento della pressione sulle strutture ospedaliere e sul sistema della medicina territoriale;
    l'aggravarsi del quadro pandemico implica l'esigenza di un potenziamento delle risorse necessarie per le politiche di tracciamento e isolamento del contagi e di cura dei casi critici e gravi, con un sovraccarico importante delle strutture sanitarie, che peraltro in molte aree del Paese non hanno raggiunto gli standard che in primavera erano stati stabiliti per fronteggiare la presumibile «seconda ondata»;
    in questo contesto, sta emergendo inoltre con sempre maggiore chiarezza quale sia l'importanza dei dati relativi alla diffusione del contagio e la centralità della loro lettura ed elaborazione, che dovrebbe essere la base di decisioni politiche di reale utilità, più comprensibili e accettabili da parte del cittadini;
    come richiesto da diversi esponenti della comunità scientifica italiana, per contrastare il diffondersi dell'epidemia senza agire alla cieca servirebbe dunque un grande database nazionale in cui siano riversate e rese pubbliche in tempo reale tutte le informazioni disponibili, anche a fini di ricerca e analisi;
    tra gli strumenti che l'Unione europea mette a disposizione per affrontare la crisi in atto vi è la linea di credito speciale del Meccanismo europeo di stabilità, che consentirebbe al nostro Paese di ottenere finanziamenti a tasso zero per spese di contrasto diretto e indiretto della pandemia, con un risparmio annuo di almeno 350 milioni di euro rispetto alle emissioni del debito pubblico e con condizionalità che lo stesso Ministro dell'economia e delle finanze, ha confermato essere inferiori a quelle del Recovery Fund;
    l'accesso alla linea di credito del Mes comporta i medesimi vantaggi di quella legata ai crediti del Sure, da cui l'Italia ha ottenuto un finanziamento di 10 miliardi per la cassa integrazione, con un risparmio stimato dal Ministero dell'economia di 200 milioni di euro,

impegna il Governo:

   1) ad avanzare richiesta di accesso alla linea di credito del Pandemic Crisis Support (PCS) nell'ambito del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) per il finanziamento delle spese connesse all'aggravarsi dell'emergenza pandemica;
   2) a realizzare un database nazionale pubblico in cui siano conferiti, in formato aperto e disaggregato e nel rispetto della normativa sulla privacy, i dati a livello di struttura sanitaria e i dati relativi all'andamento della situazione epidemiologica e al monitoraggio del rischio sanitario comunicati giornalmente dalle Regioni al Ministero della Salute, all'istituto superiore di sanità e al comitato tecnico-scientifico.
(6-00152) «Magi, Costa».


MOZIONI UNGARO ED ALTRI N. 1-00392, ZANGRILLO ED ALTRI N. 1-00396 E LOLLOBRIGIDA ED ALTRI N. 1-00398 CONCERNENTI INIZIATIVE A FAVORE DELL'OCCUPAZIONE, DELLA FORMAZIONE E DELL'EMANCIPAZIONE GIOVANILE

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    in data 15 settembre 2020 il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alle Camere la proposta di linee guida per la definizione del «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr). A tale prima fase seguirà quella della elaborazione, presentazione e adozione definitiva del Pnrr;
    il periodo di emergenza sanitaria che abbiamo vissuto a causa delle restrizioni adottate per contrastare la diffusione del virus si è presto trasformato in emergenza economica e ha inciso pesantemente sulla situazione del mercato del lavoro;
    nonostante il blocco dei licenziamenti in atto, tutti gli indicatori e le previsioni degli osservatori istituzionali concordano nel sostenere che, nonostante la ripresa delle attività, l'Italia stia per essere colpita da un periodo di grave recessione economica;
    la pandemia da Covid-19 sta provocando in Europa un aumento della disoccupazione da cui i giovani risultano essere maggiormente colpiti rispetto ai lavoratori più anziani. Molti di essi, infatti, sono occupati in settori che sono stati particolarmente penalizzati dalle conseguenze della pandemia quali il turismo, la ristorazione, le arti, l'intrattenimento, il commercio all'ingrosso e al dettaglio, mentre altre ragazze o ragazzi ambiscono ad entrare nel mercato del lavoro proprio nel momento in cui tali settori non sono più in grado di assumere ed in cui, più in generale, le prospettive economiche negative impediscono nuove assunzioni;
    una recente analisi ha rilevato che in Italia circa il 25,5 per cento degli occupati nelle attività definite come «non essenziali» durante il blocco delle attività, quali in particolare il turismo e la ristorazione, ha un'età compresa tra i 20 e i 30 anni, e che più di 4 giovani su 10 erano impiegati, già prima della crisi, in settori, individuati dallo stesso report, come i più colpiti dall'impatto dell'emergenza da Covid-19;
    l'Italia, già nei periodi antecedenti la pandemia, a causa degli effetti della crisi finanziaria del 2008, ha particolarmente sofferto per l'elevato tasso di disoccupazione giovanile, l'alto numero di cosiddetti «Neet» («not in Education, Employment or Training», giovani disoccupati non iscritti a nessun corso di studio o di formazione), oltre che di ragazze e ragazzi, al primo impiego, sottopagati ed, infine, del fenomeno dei cosiddetti «cervelli in fuga», spesso giovani laureati che non riescono a trovare un'occupazione adeguata agli studi intrapresi che decidono di emigrare all'estero;
    secondo gli ultimi dati Istat, riferiti al 2018, nel nostro Paese, sono oltre 2.116.000 i Neet di età compresa tra i 15 e i 29 anni, rappresentando il 23,4 per cento del totale dei giovani della stessa età presenti sul territorio; secondo Eurostat, nella fascia di età 20-34 anni, l'Italia è il paese con il più alto numero di Neet dell'Unione europea, il 27,8 per cento contro una media Ue del 16,4 per cento; i dati Istat, poi, evidenziano che nel solo anno 2019 hanno lasciato l'Italia oltre 126.000 italiani – di cui almeno 30.000 laureati – con un aumento del 8 per cento sul 2018;
    la diminuzione dell'occupazione giovanile potrebbe essere aggravata dalla crisi dell'istruzione universitaria, causata anche dalla riduzione delle risorse a disposizione delle famiglie appartenenti a contesti socio-economici più fragili e in condizioni di povertà tali da trovarsi nell'impossibilità di sostenere i costi degli studi universitari, successiva alla crisi economica innescata dal Covid-19;
    sempre i dati Eurostat 2019 mostrano quanto i giovani italiani nella media siano quelli che abbandonano il nucleo familiare d'origine più tardi rispetto ai coetanei europei. Questi ultimi infatti vanno via di casa intorno ai 26 anni, mentre in Italia si è sopra la media dei 30 anni, a dimostrazione delle forti difficoltà che i giovani italiani devono affrontare per emanciparsi e inserirsi nel mondo del lavoro;
    una situazione, quella giovanile, sicuramente aggravata dall'emergenza seguita alla diffusione della pandemia su scala mondiale, ma che negli anni è stata oggetto di particolare attenzione. L'introduzione del Jobs Act, durante il Governo Renzi, attraverso due provvedimenti, rispettivamente varati a marzo e dicembre del 2014 e attuati sin dai primi mesi del 2015, è stato forse il provvedimento in materia economica più significativo degli ultimi anni. L'introduzione della decontribuzione per i primi 3 anni di assunzione ha contribuito ad innalzare l'indice degli occupati. Nel periodo 2014-2018 il totale degli occupati ha registrato un aumento di 936 mila occupati totali, mentre il tasso di disoccupazione giovanile, tra i 15-24 anni, è diminuito nello stesso periodo del 10,5 per cento (dati Istat). L'introduzione del «bonus Cultura», i 500 euro per i giovani che hanno compiuto 18 anni, ha rappresentato un grande investimento sui giovani. L'apposita App è infatti ancora oggi utilizzabile non solo per l'acquisto di libri ma anche per cinema o teatro, per visitare una mostra o un museo;
    lo strumento «Resto al Sud», di cui al decreto-legge n. 91 del 2017, potenziato dalla manovra di bilancio del 2018, ha riscosso notevole interesse, tanto che è stato via via rafforzato elevando dapprima l'età dei soggetti che possono presentare un progetto di impresa da 35 a 46 anni e successivamente aprendo ai liberi professionisti. Dal 24 aprile 2016 al 17 novembre 2016 sono stati sottoscritti 8 patti per lo sviluppo attraverso lo strumento del Masterplan per il Mezzogiorno in 8 regioni del Sud (Campania, Calabria, Abruzzo, Basilicata, Molise, Sardegna, Puglia, Sicilia) per un totale di 11,5 miliardi di euro; 7 patti con le città metropolitane (Bari, Reggio Calabria, Messina Palermo, Napoli, Catania, Cagliari) per un totale di 1,83 miliardi di euro. Gli investimenti ammontano dunque a 13,4 miliardi di euro (come da delibera del Cipe 26/2016), a cui si aggiungono le risorse serventi da diverse programmazioni e recuperate per ulteriori 25 miliardi di euro;
    in tale contesto è utile ricordare che il Family Act, A.C. 2561, recante Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia, all'articolo 6 prevede specifiche misure volte a sostenere le famiglie nella formazione universitaria dei figli, affinché acquisiscano autonomia sul piano finanziario, oltre a prevedere detrazioni fiscali per le spese impiegate per acquistare libri e per i costi di locazione di abitazione per gli studenti universitari; una situazione quest'ultima che trova già ampia applicazione in ambito europeo sulla quale il nostro Paese registra un ritardo;
    oggi, la necessità di un intervento straordinario da parte dello Stato per il sostegno delle famiglie, ed in particolare le giovani coppie, è emersa più forte non appena, a causa dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, è stata decisa la sospensione dei servizi educativi per l'infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado;
    in questo senso il Governo si è impegnato in un processo di riforma generale, che ha per obiettivo il contrasto della denatalità che ha assunto dimensioni tali da richiedere in tempi rapidi una risposta da parte delle istituzioni, la cui azione politica deve essere orientata al contrasto dei fattori che ne hanno determinato l'origine. Il Family Act (A.C. 2561) rappresenta dunque una risposta di carattere strutturale che oltre ad intervenire sul complesso delle norme che oggi rappresentano una risposta segmentata alle famiglie, riunificandole in un unico intervento che accompagna la crescita dei bambini dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni, intende intervenire tramite un sostegno fondamentale alle famiglie, alle giovani coppie, alle donne, sul terreno della formazione, dell'inserimento nel mondo del lavoro, del sostegno alla crescita dei bambini e delle bambine anche attraverso il potenziamento delle strutture educative;
    un capitolo importante riguarda il processo di integrazione delle nuove generazioni di bambine e bambini, ragazze e ragazzi di origine straniera, spesso nati e cresciuti nel nostro paese. Una presenza importante, che deve costituire un elemento di ricchezza e di arricchimento della nostra società, ma che è ancora vittima di discriminazione e casi di vero e proprio razzismo. A tal fine è fondamentale inserire già a partire dalla scuola primaria, approfittando dell'insegnamento dell'educazione civica recentemente inserito nei curricola scolastici come materia obbligatoria, specifici programmi mirati all'educazione di una generazione che faccia del multiculturalismo un valore fondante del futuro delle nuove generazioni;
    in questo contesto il citato Family Act valorizza la funzione dell’«educazione non formale», vale a dire tutta una gamma di possibilità di apprendimento informale ed occasionale che da sempre hanno contribuito alla formazione di una società multiculturale, fondamentale per la formazione di una nuova leva di giovani generazioni;
    la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni recante «Sostegno all'occupazione giovanile: un ponte verso il lavoro per la prossima generazione», del 1o luglio 2020, sottolinea l'importanza che gli Stati membri e le istituzioni europee rivolgano la loro attenzione verso la prossima generazione;
    la medesima comunicazione individua le principali linee di indirizzo che Unione europea e Stati membri devono attuare:
     a) rafforzare le garanzie per i giovani;
     b) rafforzare l'istruzione e la formazione professionale anche nell'ottica di una competitività sostenibile;
     c) rafforzare con correttivi l'equità sociale e la resilienza;
     d) fornire nuovo impulso agli apprendistati affinché contribuiscano a creare occupazione giovanile;
    è fondamentale quindi, alla luce dei dati fin qui esposti, che il Governo adotti riforme e interventi, anche strutturali, sia in merito al mercato del lavoro e delle politiche attive, che in merito all'istruzione, la formazione e l'apprendistato, tali da poter validamente accompagnare la strategia di rilancio;
    in tale contesto sarebbe estremamente importante potenziare le sinergie tra scuola e mondo del lavoro al fine di aumentare le possibilità di una maggiore professionalizzazione degli studenti anche per ottimizzare l'orientamento al termine del percorso scolastico. Risulta fondamentale inoltre riconoscere la centralità e rivalutare i percorsi di alternanza scuola-lavoro come introdotti dalla legge n. 107 del 2015, la cosiddetta Buona Scuola. Serve una profonda revisione e un potenziamento dei programmi di istruzione tecnica con particolare riferimento a quella di carattere professionale come strumento di accesso al mercato del lavoro ed alle professioni; potenziare le attività di orientamento scolastico al fine di meglio aumentare l'accesso all'istruzione universitaria e di conseguenza accrescere le immatricolazioni; accelerare l'ampliamento e la diffusione delle lauree professionalizzanti; promuovere e velocizzare il riconoscimento delle lauree dei titoli di studio conseguiti all'estero, così come facilitare il rientro di laureati italiani nel nostro paese o l'arrivo di ricercatori e accademici internazionali;
    in questo quadro risulta indispensabile rafforzare i percorsi di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, rafforzandone anche la qualità e riformando i trattamenti di sostegno al reddito in costanza di rapporto di lavoro, sia razionalizzando quelli esistenti che creando un nuovo sistema teso a legare il sostegno al reddito, in caso di rimodulazioni dell'orario di lavoro o di utilizzo di ammortizzatori sociali, a percorsi formativi, che consentano di migliorare le proprie chances occupazionali;
    in questo contesto il reddito di cittadinanza ha effettivamente mostrato una serie di criticità in quanto politica attiva del mercato del lavoro. I dati dell'Anpal mettono in evidenza che solo 39.760 degli oltre 2.370.938 beneficiari del reddito di cittadinanza hanno sottoscritto un contratto di lavoro. Sono criticità che dovranno essere al più presto affrontate: la mancanza di controlli ha evidenziato l'impossibilità di monitorare coloro i quali, pur in presenza di un'offerta di lavoro, l'hanno rifiutata ed è mancata un'analisi puntuale sulla domanda e sull'offerta di lavoro, che consenta di comprendere di quale tipo di lavoratori abbiano bisogno le imprese;
    accanto alla salvaguardia della qualità dell'impiego, del reddito e della stabilità occupazionale dei lavoratori – subordinati, autonomi e dell'economia collaborativa (della cosiddetta sharing economy e gig economy) è necessario promuovere forme di contrattazione decentrata in un sistema di relazioni industriali multilivello;
    parallelamente alla riduzione del costo del lavoro attraverso la riduzione del cuneo fiscale e il rafforzamento degli incentivi fiscali al welfare contrattuale, è importante favorire processi di digitalizzazione dei luoghi di lavoro unitamente alla flessibilità oraria che, attraverso nuovi percorsi tecnologici, possano coniugare le esigenze produttive dell'impresa con i bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici;
    tutte le misure fin qui elencate dovranno essere accompagnate ad un necessario e importante investimento sulle competenze dei lavoratori, promuovendo la formazione continua e permanente nell'ottica di un reskilling professionale mirato, che sappia intercettare le trasformazioni del mercato del lavoro conseguenti alla pandemia;
    la crisi economica ridurrà ulteriormente le opportunità di lavoro e formazione per i giovani e sarà compito del Governo farvi fronte valutando l'attuazione di un piano «AttivaGiovani» rivolto ai giovani Neet che preveda il finanziamento di un periodo di lavoro e formazione presso le imprese, analogamente a quanto intrapreso da altri Paesi europei. I giovani lavoratori potrebbero essere selezionati dalle imprese in base alle loro esigenze mentre il costo del lavoro sarebbe interamente a carico dello Stato. Le imprese potranno far domanda a condizione che si tratti di nuovi posti di lavoro e che assicurino un'esperienza formativa per i giovani Neet;
    tuttavia, la crisi rappresenta anche l'opportunità di ridefinire il nostro modello produttivo all'insegna della salvaguardia ambientale e dello sviluppo sostenibile, un'eventualità che potrebbe generare nuove opportunità lavorative per i giovani, i cosiddetti Green Jobs. Sia il Green New Deal, il piano per la rivoluzione verde e la transizione ecologica della Commissione europea, che il Next Generation EU pongono come priorità degli investimenti dei prossimi anni la green economy. La strategia italiana per l'occupazione e la formazione giovanile dovrà tenere conto delle opportunità occupazionali della rivoluzione verde, dalla ricerca scientifica connessa all'economia sostenibile o diretta alla tutela dell'ambiente, all'agricoltura o al turismo eco-sostenibile fino agli interventi di efficientamento energetico;
    particolare rilevanza deve essere riservata alle lavoratrici e all'avvio di nuove imprese al femminile. Il disegno di legge 2561 all'articolo 5 prevede una specifica delega per il sostegno di tali attività soprattutto nei primi due anni di avvio dell'impresa. La norma stabilisce, infatti, ulteriori forme di rafforzamento delle misure volte ad incentivare il lavoro femminile anche nelle regioni del Mezzogiorno;
    quanto esposto nella presente premessa dovrebbe essere parte della definizione dei progetti da sottoporre nell'ambito del Next Generation EU e del Piano per la ripresa e la resilienza,

impegna il Governo:

1) a definire una strategia specifica per promuovere l'occupazione, la formazione e l'emancipazione giovanile;

2) ad adottare iniziative per introdurre un piano «AttivaGiovani» che preveda il finanziamento di un periodo di lavoro e formazione per giovani Neet, ovvero di cittadini disoccupati non iscritti a nessun corso di studio o di formazione, presso le imprese;

3) ad adottare iniziative per potenziare, anche nell'ambito di una riforma più organica della famiglia, quale quella intrapresa con il cosiddetto Family Act, richiamato in premessa, le misure a favore dei giovani;

4) a rivalutare e modificare il programma «Garanzia Giovani» per renderlo più efficace;

5) ad adottare iniziative per realizzare una riforma dell'apprendistato professionalizzante semplificando i numerosi oneri burocratici vigenti in maniera tale che l'apprendistato diventi la via maestra per accedere al mondo del lavoro;

6) ad adottare iniziative per regolare i tirocini curriculari per assicurare che siano esperienze realmente formative e contrastare il fenomeno dei tirocini extra-curriculari non retribuiti;

7) ad adottare iniziative per incrementare e rafforzare gli istituti tecnici superiori ed effettuare il contestuale coordinamento dei piani per la formazione con l'esperienza degli enti formativi che realizzano nei territori percorsi professionalizzanti brevi, « vocational master», che nascano dal continuo dialogo con le aziende e che consentano di rispondere in tempi rapidi all'esigenza di competenze delle imprese;

8) ad assumere iniziative per introdurre «Credito Giovani», uno strumento equivalente a una «dote universale» per facilitare l'emancipazione giovanile in maniera tale che ogni cittadino, al compimento della maggiore età, possa ricevere un emolumento da investire in corsi di formazione, avvio di una azienda o acquisto prima casa;

9) ad adottare iniziative per predisporre uno specifico investimento sui giovani professionisti che scelgono di restare in Italia, con un accesso alle professioni che sia semplice e in questo senso, per introdurre misure affinché tale lavoro sia congruamente retribuito, al fine di scongiurare forme di sfruttamento;

10) a sostenere l'ingresso nel mondo del lavoro delle giovani donne, rafforzando ed incentivando l'imprenditoria femminile;

11) a presentare un grande progetto per l'imprenditorialità giovanile, che comprenda l'imprenditorialità sociale, con particolare riguardo, tra l'altro, all'istruzione e alla formazione all'imprenditorialità, e a servizi di consulenza, mentoring e coaching per i giovani.
(1-00392) «Ungaro, Boschi, D'Alessandro, Toccafondi, De Filippo, Marattin, Fregolent, Occhionero».


   La Camera,
   premesso che:
    la pandemia da Covid-19 ha prodotto, e con il suo perdurare continua a produrre, un impatto fortemente negativo sull'intera economia mondiale. Il Fondo monetario internazionale ha recentemente stimato che il danno prodotto all'economia europea è quantificabile in circa tremila miliardi di euro in termini di prodotto interno lordo, che nel 2021, nonostante un rimbalzo del 4,7 per cento, si attesterà ad un livello pari al 6,3 per cento inferiore rispetto alle stime effettuate prima dell'esplosione della pandemia;
    nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2020 il Governo prevede un crollo del prodotto interno lordo del 9 per cento per l'anno in corso nell'ipotesi più ottimistica, quella cioè che non prende in considerazione un nuovo ricorso ad un lockdown generalizzato, con un rimbalzo del 5,1 per cento per il 2021 ed un ritorno ai livelli ante Covid stimato solo nel 2023;
    previsioni molto negative lo stesso Documento attribuisce all'occupazione con un calo, nell'anno in corso, del 9,5 per cento per quanto riguarda l'occupazione espressa in termini di unità standard di lavoro, e un tasso di disoccupazione che si attesterebbe al 9,5, con un peggioramento stimato per l'anno 2021, in cui il tasso di disoccupazione salirebbe al 10,7 per cento, mentre il recupero previsto per l'occupazione espressa in termini di unità standard di lavoro rimarrebbe inferiore di circa 4 punti percentuali rispetto all'anno 2019;
    i dati in termini reali dei mesi del 2020 hanno registrato risultati altrettanto negativi in termini di posti di lavoro persi, di disoccupazione e di tasso di inattività. Ad agosto 2020 erano quattrocentoventicinquemila i posti di lavoro in meno rispetto allo stesso mese del 2019, mentre da febbraio 2020 ad agosto l'occupazione ha registrato una contrazione di trecentosessantamila unità in meno;
    all'interno di questo scenario risulta in sofferenza soprattutto l'occupazione giovanile, che ad agosto 2020 ha registrato un livello di disoccupazione del 32,1 per cento, con un incremento dello 0,3 per cento rispetto al mese precedente;
    la condizione dell'occupazione giovanile è stata ulteriormente influenzata in senso negativo dalla rilevante riduzione di posti di lavoro a tempo determinato e di natura stagionale che si è registrata nel corso dell'anno 2020 a causa degli effetti della pandemia;
    la forte sofferenza riscontrata dall'occupazione a tempo determinato è riconosciuta dallo stesso Governo, sempre nella Nadef quando ascrive proprio alla perdita di questi posti di lavoro il ruolo maggiore prodotto sui livelli dell'occupazione e della disoccupazione per l'anno in corso;
    a fronte di questa presa d'atto non si riscontra un intervento altrettanto deciso tra i provvedimenti adottati per fronteggiare la crisi in corso;
    l'irrigidimento apportato alla normativa in materia di lavoro a tempo determinato dal decreto-legge n. 87 del 2018, comunemente noto come decreto «dignità» si è rivelato un boomerang nella condizione di crisi e di forte incertezza prodotta dalla diffusione della pandemia da Covid-19. I soggetti che il decreto «dignità» voleva tutelare dal fenomeno del così detto precariato, ed in particolare i giovani lavoratori, sono divenuti le principali ed in gran parte uniche vittime della crisi anche a causa di quell'intervento normativo. Mentre i lavoratori con contratti a tempo indeterminato sono stati difesi dal blocco dei licenziamenti previsto per legge, i lavoratori a termine hanno visto arrivare a scadenza i propri contratti senza la trasformazione di questi in contratti a tempo indeterminato;
    su questo fronte, che interessa tanta parte del lavoro giovanile, il Governo, pur consapevole della criticità, si è limitato ad adottare provvedimenti di portata limitata e non sufficienti a risolvere adeguatamente il problema, come ad esempio un'ampia deroga di natura transitoria valida per l'intero anno 2021, alla normativa in materia di contratto a termine risultante dalle modifiche introdotte dal decreto-legge n. 87 del 2018;
    se è evidente e oggettivo che la pandemia da Covid-19 sta producendo un impatto fortemente negativo sul mondo del lavoro, sarebbe un grave errore non considerare che l'occupazione giovanile ha rappresentato una criticità anche nei periodi precedenti quando, seppur in maniera modesta e non sufficiente, i dati dell'occupazione nel suo complesso segnavano dati positivi;
    nel terzo trimestre 2019 ad esempio, quando il Covid-19 non aveva ancora dispiegato i suoi effetti neppure in Cina, la disoccupazione giovanile nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni si attestava al 17,8 per cento, un livello doppio rispetto al dato nazionale, che schizzava al 25,7 per cento se si considera esclusivamente la fascia 15-24 anni;
    allo stesso tempo un rapporto del World Economic Forum pubblicato ad inizio 2020 e riferito al 2019, attestava la presenza in Italia di oltre due milioni di così detti « Neet», cioè giovani compresi nella fascia di età che va dai 15 ai 24 anni che non studiano e non cercano lavoro;
    le politiche adottate dai Governi dall'inizio della legislatura in questo non hanno ottenuto i risultati attesi;
    il reddito di cittadinanza dopo diciotto mesi di funzionamento ha svolto una funzione esclusivamente dal punto di vista dell'assistenza e della lotta alla povertà, si è invece dimostrato carente sul fronte dell'avviamento al lavoro per tutti i suoi beneficiari ed in particolare per i giovani lavoratori. A fine luglio 2020 su una platea di circa 1,23 milioni di percettori maggiorenni del reddito di cittadinanza i patti per il lavoro sottoscritti sono stati soltanto 318.221, mentre la maggioranza dei percettori del beneficio, circa il 57,8 per cento del totale avevano appena ricevuto la convocazione presso i centri per l'impiego. Le offerte di lavoro e le opportunità formative proposte dai così detti navigator ai beneficiari del reddito di cittadinanza sono state, inevitabilmente, ancora inferiori, pari a 220.048;
    in una fase come quella attuale di grande difficoltà sarebbe necessario dare piena attuazione a quanto previsto dall'articolo 4, comma 15, del decreto-legge n. 4 del 2019, in merito alla partecipazione, dei beneficiari del reddito di cittadinanza a progetti a titolarità dei comuni, utili alla collettività, in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni, da svolgere presso il medesimo comune di residenza, mettendo a disposizione un numero di ore compatibile con le altre attività del beneficiario e comunque non inferiore al numero di otto ore settimanali, aumentabili fino ad un numero massimo di sedici ore complessive settimanali con il consenso di entrambe le parti. Nel dare attuazione a tale disposizione si è registrato prima un ritardo nell'adozione del decreto ministeriale, entrato in vigore solo il 20 gennaio di quest'anno, successivamente si sono riscontrate difficoltà da parte degli enti locali nell'impiegare i beneficiari del reddito di cittadinanza in attività di pubblica utilità anche per carenza di progetti da parte degli enti locali, come si è verificato ad esempio a Roma e Torino;
    anche il provvedimento definito «quota 100» che nelle intenzioni del Governo avrebbe dovuto produrre maggiore occupazione non ha minimamente rispettato le attese sotto tale profilo;
    se si vuole concretamente affrontare il nodo dell'occupazione giovanile al fine di invertirne la tendenza negativa di lungo periodo, è indispensabile avere le capacità e il coraggio di individuare le poche opportunità che la crisi prodotta dalla pandemia ha messo a disposizione. In questo senso le risorse del così detto Recovery fund costituiscono un'occasione, forse irripetibile per investire in iniziative e progetti che sarebbero stati di difficile realizzazione nelle fasi precedenti la pandemia e che saranno probabilmente impossibili nelle fasi successive. Parte delle risorse che si renderanno disponibili dovranno essere utilizzate, da un lato, per costituire fondi a sostegno della giovane imprenditorialità e, in parte, per dare vita, con il coinvolgimento delle regioni, ad un grande piano in grado di facilitare le assunzioni di giovani lavoratori sia nel settore privato che in quello pubblico, con un'impostazione simile a quella della legge n. 285 del 1997, aggiornata alle condizioni attuali;
    l'attuale sistema delle politiche attive per il lavoro appare inadeguato alla funzione di ricollocazione dei lavoratori in generale, ma risulta estremamente carente in particolare per i lavoratori delle fasce più giovani, poiché, oltre all'assenza di adeguate risorse e di un'organizzazione razionale ed efficiente, prescinde completamente dall'aspetto della formazione continua ed in particolare sul fronte delle nuove competenze in campo tecnologico;
    appare assolutamente indispensabile interconnettere in maniera attiva ed efficiente il settore delle politiche attive, con gli istituti di formazione, con la scuola, in particolare a livello di istituti tecnici superiori, e le aziende private, al fine di garantire un'offerta formativa composta dall'armonizzazione e l'integrazione dello studio scolastico, della formazione professionale teorica e dello svolgimento dell'attività lavorativa sotto forma di periodi di stage retribuiti;
    è necessario investire nel campo della formazione in due direzioni. La prima riguarda progetti volti ad affiancare all'istruzione universitaria una formazione tecnica superiore fondata sul paradigma integrativo tra teoria e pratica, tra cultura generale e specifica (professionale), tra competenze trasversali e specialistiche, tra formazione umana e formazione professionale, tra studio, imprese e territorio;
    la seconda si riferisce all'apprendistato formativo riconosciuto come la forma di apprendimento più strategica per sostenere la declinazione e la diffusione del paradigma formativo integrativo e non separativo appena menzionato,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per investire risorse in politiche strutturali di lungo periodo volte ad incentivare l'assunzione di giovani lavoratori attraverso una riduzione del costo del lavoro per i nuovi assunti;

2) ad adottare iniziative per prevedere l'attivazione di specifici percorsi di formazione professionale, anche in collaborazione con istituti universitari, al fine di consentire l'acquisizione di competenze specifiche nel settore delle nuove tecnologie digitali per i giovani al di sotto dei trenta anni, incentivando e semplificando il ricorso all'apprendistato professionalizzante;

3) ad adottare iniziative per la realizzazione di ecosistemi territoriali in grado ai realizzare una maggiore interconnessione tra il settore formativo della scuola e quello delle aziende, rafforzando in particolare l'esperienza degli istituti tecnici superiori e valutando la modifica dell'attuale rapporto tra le ore di formazione scolastica e quelle di formazione lavorativa, con un aumento di queste ultime come avviene in altri Paesi europei, quali la Germania;

4) ad adottare iniziative per aumentare i fondi previsti per il programma «Garanzia Giovani», rafforzando ed efficientando in particolare le attività di formazione professionale e garantendone il miglior utilizzo attraverso la promozione di misure finalizzate ad esiti occupazionali;

5) a destinare parte delle risorse che si renderanno disponibili nell'ambito del piano nazionale di ripresa e resilienza a politiche di sostegno all'imprenditoria giovanile sia nel settore delle attività innovative e tecnologiche, sia nei settori di attività più tradizionali;

6) ad individuare, in collaborazione con regioni e comuni, opportune forme di coinvolgimento dei giovani lavoratori in progetti di pubblica utilità, anche nell'ambito dei percorsi formativi previsti dai servizi per le politiche attive del lavoro;

7) ad assumere iniziative per introdurre l'obbligo per i percettori del reddito di cittadinanza, «Naspi» e «Discol», di età inferiore ai trenta anni, di accettare proposte di stage formativi avanzate dalle aziende per il tramite del sistema di navigator e dei centri per l'impiego;

8) a prevedere, nell'ambito dell'attuale sistema delle politiche attive per il lavoro, specifici interventi mirati a rendere più efficace la ricollocazione al lavoro dei giovani in cerca di occupazione, efficientando e implementando l'attività di incontro tra domanda e offerta di lavoro, nonché ad implementare le risorse umane con adeguati profili di competenza e prevedendo le forme più opportune di coinvolgimento delle agenzie per il lavoro private;

9) ad adottare iniziative per prevedere una deroga per tutto l'anno 2021 alla normativa in materia di contratto di lavoro a tempo determinato, al fine di facilitare il ricorso a questa forma di contratto per i giovani lavoratori di età inferiore ai trenta anni.
(1-00396) «Zangrillo, Polverini, Gelmini, Cannatelli, Musella».


   La Camera,
   premesso che:
    dall'esame dei dati Istat del secondo trimestre del 2020 si evince che, a causa dell'emergenza sanitaria e del lockdown, gli occupati in Italia sono diminuiti di 841.000 unità rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Hanno perso il lavoro soprattutto i giovani. Tant’è che il tasso di occupazione della fascia 15-34 anni è del 39,1 per cento;
    tale diminuzione non colpisce solo la fascia tra i 15 e i 34 anni: anche per i 35-49enni il tasso di occupazione cala di 1,6 punti e quello di «inattività» mostra un incremento di 3,3 punti;
    l'Italia si ritrova ad essere fanalino di coda di tutta l'Europa, seconda solo alla Grecia: nella rilevazione di luglio 2020, infatti, il tasso di disoccupazione giovanile è del 31,1 per cento e la percentuale di giovani che non studiano né lavorano, i cosiddetti Neet, è del 22,2 per cento nel 2019;
    una parte di questi dati è certamente inficiata dall'incidenza del lavoro sommerso, che per quella fascia d'età, è spesso unico appiglio per iniziare a lavorare; inoltre, essendo molto diffusa in Italia – soprattutto nel Mezzogiorno – l'impresa familiare, molto spesso i giovani iniziano a lavorare proprio all'interno di queste aziende di famiglia e vengono regolarizzati solo in un secondo momento;
    l'introduzione delle norme a modifica del contratto a tempo determinato stabilite dal cosiddetto «decreto dignità», decreto-legge n. 87 del 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2018, n. 96, ha diminuito il periodo massimo di durata del contratto determinato, reintrodotto la causale per i rinnovi dopo il dodicesimo mese e incrementato il contributo addizionale in occasione di ciascun rinnovo, invece di favorire la stabilizzazione con la conversione in contratto a tempo indeterminato, e ha indotto i datori di lavoro a non disporre rinnovi;
    difatti, il Governo è stato costretto ad introdurre delle deroghe alla predetta disciplina per ridurne l'impatto negativo durante l'emergenza, prendendo così atto delle gravi criticità che la caratterizzano e che hanno aggravato la stipula del contratto di lavoro subordinato a termine, che, si ricorda, presenta tutte quelle garanzie e tutele per il lavoratore di quello a tempo indeterminato;
    ed ancora, non di meno, l'istituzione del reddito di cittadinanza ha di fatto palesato tutte le sue criticità, non solo come misura assistenziale visto che non arriva a chi è veramente in stato di povertà, ma, altresì, come politica attiva del mercato del lavoro. Sul punto, i dati dell'Anpal riferiscono che solo 39.760 degli oltre 2.370.938 beneficiari del reddito di cittadinanza hanno sottoscritto un contratto di lavoro;
    la situazione è molto seria e i giovani risultano essere l'anello debole della nostra economia, ma nei numerosi decreti varati dal Governo a sostegno del rilancio economico durante questo periodo di pandemia, non è stata prevista nessuna iniziativa specifica per i giovani;
    far ricadere, poi, sulle famiglie il compito di occuparsi dei giovani non è di certo una politica lungimirante: secondo i dati Eurostat 2019, infatti, i giovani italiani sono quelli che abbandonano i genitori più tardi. In Italia si è sopra la media dei 30 anni, in Europa i loro coetanei lo fanno a 25/26 anni;
    invertire questa tendenza significa occuparsi delle generazioni future, perché la precarietà lavorativa dei giovani non può non ripercuotersi sul loro percorso di vita, sulle loro possibilità di crearsi una famiglia, di mettere al mondo dei figli (per incrementare il tasso di natalità, ormai sempre più basso nel nostro Paese, bisogna partire proprio dalla stabilità dei giovani); ma significa anche occuparsi degli anziani che sul lavoro e il benessere dei giovani basano le loro certezze di una vecchiaia serena;
    anche la Commissione europea è intervenuta sull'argomento, inviando il 1o luglio 2020 una comunicazione al Parlamento europeo e al Consiglio sul «Sostegno all'occupazione giovanile: un ponte verso il lavoro per la prossima generazione», invitando gli Stati membri ad occuparsi del problema;
    è indispensabile che ai giovani vengano offerti dei percorsi speciali di inserimento nel mercato del lavoro: rimodulare ad esempio percorsi formativi, tirocini, affinché diventino vere occasioni per aumentare le proprie possibilità occupazionali;
    è importante anche cercare soluzioni volte ad evitare la fuga di cervelli all'estero. Nel 2019, Confindustria ha stimato che il fenomeno ha interessato circa 300.000 italiani ogni anno con una perdita di capitale umano pari a 14 miliardi di euro ogni anno;
    riorganizzare e rendere più omogenei e facilmente utilizzabili dalle imprese tutti gli sgravi fiscali e gli incentivi già varati dai precedenti governi e introdurne di nuovi è, inoltre, il presupposto da cui partire per rendere operativa una ripresa che non darebbe benefici solo ai giovani, ma a tutto il sistema economia;
    è necessaria anche una riforma seria e organica dei centri per l'impiego; dai dati si evince, infatti, che solo il 2,7 per cento dei giovani trova lavoro tramite questi strumenti di politica attiva;
    fra i 5,2 milioni di autonomi che si contano in Italia ci sono anche molti giovani. Millenials, ma anche trentenni, che hanno dovuto aprire una partita iva per riuscire a inserirsi nel mondo del lavoro e che ora si trovano ad affrontare una crisi economica che per loro sarà ancora più ardua da superare: occuparsi di loro è un dovere morale per qualsiasi Governo che voglia sostenere la propria crescita;
    Fratelli d'Italia si batte, inoltre, da anni, per promuovere il diritto dei giovani italiani ad accedere in condizioni paritarie ai diversi ambiti della comunità nazionale. Gli interventi legislativi e amministrativi realizzati nel corso dei decenni hanno dato vita a un sistema che penalizza fortemente le nuove generazioni rispetto alla possibilità di partecipare in modo attivo alla vita economica, sociale, culturale e politica della nazione: la proposta di legge di Fratelli d'Italia (AC. 295), ad esempio, va verso la correzione di queste distorsioni del sistema e l'avanzamento di tali diritti;
    nuovi sbocchi lavorativi per le nuove generazioni potrebbero essere trovati anche investendo nella green economy, come, tra l'altro, previsto nel Green New Deal, il piano per la rivoluzione verde e la transizione ecologica della Commissione europea e nel Next Generation EU; utile e di rilevanza per il sostegno dell'occupazione giovanile è anche il settore della digitalizzazione,

impegna il Governo:

1) a studiare strategie di lungo periodo e riforme strutturali atte a garantire un più alto livello di occupazione giovanile e di tenore di vita delle giovani generazioni, rimettendo in piena efficienza quell’«ascensore sociale» che rappresenta non solo una fondamentale condizione di giustizia per i giovani, ma anche una condizione essenziale di crescita e di sviluppo per tutti i cittadini;

2) ad adottare iniziative volte a riformare i percorsi formativi (scuola, università, ricerca) in modo da consentire un inserimento più agevole nel mondo del lavoro da parte dei giovani disoccupati e inoccupati (i cosiddetti «Neet»);

3) ad adottare iniziative volte a riformare le regole e le modalità di fruizione relative a tirocini ed apprendistati, in particolare con riguardo ai giovani, affinché diventino veri strumenti di inclusione e collocazione (e non, come spesso avviene, forme di sfruttamento e precariato legalizzato);

4) ad adottare iniziative volte ad introdurre delle garanzie per giovani professionisti e ricercatori al fine di far fronte alla sempre più frequente fuga di cervelli all'estero;

5) ad adottare iniziative per un piano di riforma dei centri per l'impiego al fine di promuovere efficacemente l'occupazione giovanile in primo luogo con l'obiettivo di migliorare la qualità dei servizi offerti da questi enti, nell'ambito dei quali il personale deve avere le competenze necessarie per favorire l'incontro tra offerta e domanda di lavoro, garantendo standard minimi di prestazioni, nonché il raggiungimento di obiettivi, prevedendo altresì un'idonea attività di monitoraggio che offra le informazioni necessarie a misurare l'efficienza e la qualità degli interventi erogati;

6) ad adottare iniziative volte a prevedere, nell'attività di placement dei giovani in cerca di occupazione, un aumento delle attività di incontro tra domanda e offerta di lavoro, anche coinvolgendo le agenzie per il lavoro del settore privato;

7) ad adottare iniziative normative per derogare alla disciplina del cosiddetto «Decreto dignità» rispetto al contratto di lavoro a tempo determinato, fino a dicembre 2021, per intervenire successivamente, in modo strutturale, per riparare definitivamente le criticità di tale normativa, che non incentiva la conversione in contratto a tempo indeterminato, danneggiando in particolar modo i giovani;

8)  ad adottare iniziative per introdurre, – con nuove disposizioni contenute nel Recovery Plan, nel disegno di legge di bilancio, e in altre eventuali norme ad hoc, – tutti gli sgravi fiscali e gli incentivi possibili atti ad invogliare le imprese ad assumere la popolazione giovanile del nostro Paese;

9) ad adottare iniziative per sostenere con adeguate misure il lavoro dei giovani con partita iva attraverso sgravi e benefici che possano andare a compensare la precarietà del loro lavoro e la forte crisi cui stanno facendo fronte.
(1-00398) «Lollobrigida, Meloni, Rizzetto, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».