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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 25 novembre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il Governo, dall'inizio della pandemia, è impegnato nella definizione di misure destinate a contenere la diffusione del virus, aggiornate in relazione all'andamento della curva epidemiologica e con l'implicazione – necessaria per la sicurezza e la salute pubblica – di forti limitazioni alle attività di cittadini e imprese. D'altro canto, tali misure sono state supportate dalla definizione di altrettante politiche – principalmente di natura economica – a sostegno della popolazione. Questo sforzo orientato a definire la realizzazione di forme di supporto alle più diverse categorie sociali, lavorative ed economiche, nel suo tentativo di raccogliere una quanto più ampia possibile porzione di cittadine e cittadini, ha però lasciato spesso in secondo piano una componente importante: i bambini, le bambine e gli adolescenti;

    la forzata chiusura delle scuole a partire dal 5 marzo 2020 e l'implementazione delle più varie forme di didattica a distanza, hanno reso necessaria ed urgente la definizione da parte del Governo di proposte legate all'edilizia scolastica per il miglioramento e l'ampliamento degli spazi educativi, come pure al miglioramento dell'accesso ai device e alle infrastrutture digitali. Tali fondamentali misure non sono state però associate alla considerazione di tutta una serie di aspetti fondamentali della vita dei più piccoli: l'emotività, la socialità, il gioco, la scoperta, la crescita in una comunità educante, l'educazione in senso più ampio, oltre la formazione scolastica. Fino all'inizio della pandemia, il percorso educativo scolastico non prevedeva l'utilizzo della didattica a distanza, portando dunque ad una sua prima applicazione «improvvisata», che a causa dell'emergenza pandemica non ha permesso lo svolgimento di adeguati test, analisi e conseguenti correttivi. A distanza di molti mesi, il sistema della didattica a distanza continua a presentare numerose disfunzionalità che rischiano di alimentare, nel breve termine, l'abbandono scolastico e la crescita delle disuguaglianze, non solo per gli studenti con disabilità, ma anche per quelli in famiglie numerose, senza adeguati spazi casalinghi o senza un opportuno sostegno dei genitori o ancora semplicemente vittime del digital divide;

    il Censis, nella sua indagine «La scuola e i suoi esclusi – Italia sotto sforzo. Diario della transizione 2020» ha riportato che «il 74,8 per cento dei Dirigenti Scolastici ha verificato come l'utilizzo emergenziale di modalità di didattica a distanza abbia ampliato il gap di apprendimento tra gli studenti, a seconda del livello di disponibilità di strumenti e di supporti informatici, ma anche più in generale in base al livello di cultura tecnologica delle famiglie italiane. Particolarmente toccate dalle conseguenza del gap tecnologico sembrano essere le scuole del primo ciclo, che alle difficoltà comuni aggiungono anche la più giovane età degli studenti che, per quanto nativi digitali, a parità di condizione socio-economico e culturale hanno meno disponibilità di dispositivi adatti alla didattica e sono sicuramente ancora lontani da un utilizzo diverso da quello soprattutto ludico degli stessi»;

    l'Unesco evidenzia che la pandemia ha provocato il più grande sconvolgimento dei sistemi educativi della storia, colpendo nel mondo quasi 1,6 miliardi di bambini in età scolare. Le stime attuali indicano che 24 milioni di bambini molto probabilmente non torneranno più in classe;

    nella «Indagine sull'impatto psicologico e comportamentale sui bambini delle famiglie in Italia» – promossa dall'Irccs Giannina Gaslini di Genova e guidata dal neurologo Lino Nobili, che dirige il dipartimento di neuropsichiatria infantile dell'istituto, con il supporto del Ministero della salute – si porta in evidenza che le restrizioni imposte dalle misure governative hanno determinato nei bambini e negli adolescenti (età 6-18 anni) disturbi di «componente somatica» (come disturbi d'ansia) e disturbi del sonno (difficoltà di addormentamento, difficoltà di risveglio per iniziare le lezioni per via telematica a casa), con una significativa alterazione del ritmo del sonno. Per i più grandi, invece, è stata inoltre riscontrata una aumentata instabilità emotiva con irritabilità e cambiamenti del tono dell'umore. Tali esempi portano ad evidenziare che l'assenza di proposte legate al benessere anche psicologico, pedagogico ed emotivo di bambine e bambini, ragazze e ragazzi è diventata nei mesi via via più ingombrante, assumendo le dimensioni di vuoto normativo di notevole impatto, senza previsioni in risposta ai bisogni e di tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza;

    nel rapporto «Proteggiamo i bambini» Save The Children evidenzia che in Italia si registravano già prima della pandemia percentuali di deprivazione economica e materiale dei minori tra le più alte d'Europa. L'aumento della disoccupazione, registrato dall'Istat già a giugno 2020 come pari all'8,3 per cento e stimato dal Fondo monetario internazionale per il 2020 al 12,7 per cento, e la conseguente riduzione della capacità economica delle famiglie rischiano di aumentare considerevolmente l'incidenza della povertà materiale tra i bambini e gli adolescenti. Il risultato potrebbe essere quello di un aumento di diversi punti percentuali del tasso di povertà assoluta tra i minorenni: si stima che 1 milione di bambini in più possano scivolare nella povertà assoluta, ritrovandosi in una condizione priva dell'indispensabile per condurre una vita dignitosa;

    il Governo è tuttora impegnato nello sforzo di definizione di nuove misure emergenziali che avranno innegabilmente un impatto sul futuro della società e del Paese e, contemporaneamente, sulla progettazione per l'utilizzo delle risorse europee provenienti da Next Generation EU e la definizione della imminente legge di bilancio 2021. In tale contesto il Parlamento sta contribuendo in maniera rilevante nel porre l'accento sugli aspetti che risultano più dirimenti per l'infanzia e l'adolescenza, e dunque nell'orientare il Governo: ne è dimostrazione il fatto che il Presidente Conte abbia evidenziato che la decisione di tenere le scuole in presenza – almeno per il primo ciclo d'istruzione – sia stata sostenuta dal fortissimo appello proveniente proprio dal Parlamento;

    dunque, questo «domani» che si intende costruire e a cui si guarda incessantemente ha innegabilmente un profilo ben definito: le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi sono i protagonisti principali del futuro, messo però a rischio dalla pandemia;

    la Convenzione sui diritti del fanciullo delle Nazioni Unite ricorda che gli Stati parte «si impegnano ad assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere, in considerazione dei diritti e dei doveri dei suoi genitori, dei suoi tutori o di altre persone che hanno la sua responsabilità legale, ed a tal fine essi adottano tutti i provvedimenti legislativi ed amministrativi appropriati» e che «riconoscono il diritto di ogni fanciullo a un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale». Tali principi devono essere di profonda ispirazione in tutte le fasi: dalla predisposizione alla effettiva implementazione di nuove norme e strategie. Nel General Comment n. 7 del 2005 alla stessa Convenzione (Attuare i diritti del fanciullo nella prima infanzia) si afferma inoltre che «Gli Stati devono garantire un supporto appropriato a genitori, affidatari e famiglie per consentire loro di svolgere adeguatamente le loro funzioni genitoriali» e che «i primi anni di vita costituiscono il periodo dove le responsabilità parentali riguardano tutti gli aspetti del benessere dei bambini affrontati dalla Convenzione. Di conseguenza, la realizzazione di questi diritti dipende in grande misura dal benessere e dalle risorse a disposizione di quanti portano queste responsabilità»;

    se la sostenibilità rappresenta una delle linee guida nell'utilizzo delle risorse europee di Next Generation EU, è fondamentale tenere bene a mente che nella sua accezione originale, quella del Rapporto Brundtland del 1987, lo sviluppo sostenibile attiene alla fondamentale presa di coscienza che tutto ciò che viene fatto nel presente avrà impatto nel futuro, sulle nostre figlie ed i nostri figli. Tale considerazione implica dunque la necessità di porre, tra i cardini guida delle nostre scelte politiche, gli interessi ed i bisogni dell'infanzia e dell'adolescenza;

    il Governo è chiamato a pianificare una visione strategica composta di politiche che siano in grado di garantire che i miglioramenti applicati al benessere delle bambine e dei bambini siano duraturi e generalizzati. Significa, dunque, progettare ed implementare accuratamente delle politiche che pongano delle solide basi per l'infanzia e l'adolescenza, e di conseguenza per la società nella sua interezza partendo dalle sue fondamenta. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile, nel quadro dell'Agenda globale 2030, rappresentano una guida eccellente per orientare le politiche pubbliche e intensificare e accelerare i miglioramenti del benessere dei più piccoli nella comunità e nel sistema Paese. In tale quadro ci si riferisce in particolare ad un sistema di azioni interdipendenti per:

     ridurre la disuguaglianza di reddito e la povertà, assicurando così che tutti i bambini abbiano accesso alle risorse di cui necessitano;

     migliorare l'accesso di tutti i bambini ai servizi di cura della prima infanzia; migliorare i servizi di supporto psicologico per bambini e adolescenti;

     implementare e ampliare le politiche dedicate alla famiglia che sostengano la work-life balance;

    il Centro di ricerca Innocenti dell'Unicef ha diffuso a settembre 2020 lo studio «Sfere di influenza – Un'analisi dei fattori che condizionano il benessere dei bambini nei paesi ricchi», all'interno del quale si specifica innanzitutto che «quella che è iniziata come una crisi sanitaria si è progressivamente allargata, andando a interessare tutti gli aspetti delle economie e delle società. Se da un lato i bambini sembrano non subire gli effetti diretti più gravi sulla salute provocati dal virus, dall'altro, come ci hanno insegnato crisi precedenti, saranno uno dei gruppi più colpiti dal suo impatto a lungo termine»;

    si distinguono tre tipologie principali di effetti che il Covid-19 ha prodotto sulle bambine e sui bambini: 1) gli effetti sulla salute fisica, che saranno a breve e lungo termine. A breve termine, i sistemi sanitari ridotti allo stremo potrebbero annullare le priorità dedicate alle immunizzazioni programmate o alle terapie per le patologie croniche. A lungo termine, i crescenti livelli di povertà potrebbero alterare le condizioni di alimentazione, abitative e di vita, andando a influire sulla salute dei bambini; 2) gli effetti sul benessere mentale, per cui le crisi emotive già manifeste nei bambini probabilmente si intensificheranno. L'isolamento, il lutto e le continue tensioni nelle relazioni familiari causate dall'incertezza economica possono danneggiare il benessere mentale di molti bambini, provocando ansia, insicurezza e paura del futuro; 3) gli effetti sull'istruzione, in quanto nella maggior parte dei Paesi, i bambini hanno perso mesi di istruzione e contatto sociale. Come evidenziato dalle crisi precedenti, molti bambini non riusciranno mai a recuperare questa perdita di apprendimento, che sortirà effetti a lungo termine sulla loro vita e sulle società in cui vivono. Secondo un recente studio condotto dalla Banca mondiale (Simulating the Potential Impacts of the COVID-19 School Closures on Schooling and Learning Outcomes) la perdita di diversi mesi, se non addirittura un anno di scuola a causa del Covid-19, può tradursi per gli studenti e le studentesse in future perdite di reddito che variano da 355 a 1408 dollari l'anno;

    a tutte queste considerazioni si aggiunge il tema delle disuguaglianze sociali, già presenti con forza nel nostro Paese, ma profondamente acuite dalla pandemia in termini economici, culturali, sociali, educativi per i più piccoli. La riduzione dei servizi scolastici rischia di minare la salute psicofisica, l'apprendimento scolastico e la socialità delle future generazioni, soprattutto per i bambini e ragazzi provenienti da contesti più difficili;

    la condizione dell'infanzia e dell'adolescenza è profondamente cambiata nel corso delle ultime decadi, come viene riportato nel documento «Senza Confini» del Centro salute del bambino, soprattutto in relazione a gran parte dei Paesi a reddito medio o elevato – tra i quali si colloca l'Italia;

   i problemi di salute si sono in gran parte trasferiti dalle acuzie alle patologie croniche e rare e ai problemi di neurosviluppo e di salute mentale. Le problematiche sociali e quelle educative sono sempre più evidenti e intrecciate con quelle di salute. Le diseguaglianze sociali, territoriali e tra generazioni si sono aggravate, aspetto – quest'ultimo – che caratterizza l'Italia in modo particolarmente drammatico. Su tutto, incombono le minacce derivanti dal degrado ambientale e dal cambiamento climatico, come testimoniato con assoluta evidenza anche nel quadro della pandemia da Covid-19; inoltre determinano un impatto rilevante anche i cambiamenti nei comportamenti riproduttivi che, in combinazione con la progressiva restrizione delle coorti in età fertile, determinano un trend di denatalità molto accentuato;

    i bambini con genitori in condizioni socio-economiche più compromesse, dall'età di 4 anni accumulano un significativo svantaggio in termini educativi e di sviluppo rispetto ai coetanei provenienti da situazioni familiari più favorevoli;

    allarmano i dati per cui quasi 1 minore su 7 lascia prematuramente gli studi e meno di un bambino su 4 può frequentare un nido, dato che diventa inferiore ad uno su 10 nel Mezzogiorno;

    ancora prima che il Covid-19 le rendesse ulteriormente evidenti, erano già emerse molte inadeguatezze infrastrutturali, di risorse umane e di contenuti pedagogici e didattici della scuola, baluardo fondamentale delle pari opportunità educative, della formazione del capitale umano e della mobilità sociale, e riferimento fondamentale per la vita di bambini e ragazzi e delle loro stesse comunità di appartenenza. Tagli di spesa e mancati investimenti, oltre ad una frequente mancanza di visione strategica in grado di porre istruzione e inclusione al centro del disegno di crescita del Paese, ne hanno intaccato qualità, performance e prestigio anche con riferimento agli standard europei. La Commissione europea nella «Relazione di monitoraggio del settore dell'istruzione e della formazione 2019» per l'Italia evidenzia che «gli investimenti dell'Italia nell'istruzione sono ridotti e distribuiti in modo disomogeneo tra i vari gradi di istruzione. La spesa pubblica per l'istruzione, sia in percentuale del PIL (3,8 per cento) che in percentuale della spesa pubblica totale (7,9 per cento), è stata tra le più basse dell'UE nel 2017. Mentre la quota di PIL assegnata all'educazione della prima infanzia e all'istruzione primaria e secondaria è sostanzialmente in linea con gli standard dell'UE, la spesa per l'istruzione terziaria è la più bassa dell'UE, appena lo 0,3 per cento del PIL nel 2017, ben al di sotto della media UE dello 0,7 per cento»;

    chi si occupa della salute di bambini e ragazzi non può non identificare nella crisi delle istituzioni educative un fattore di acutizzazione di diversi fattori di rischio, che vanno oltre la perdita di opportunità di apprendimento e di socializzazione, e investono la salute mentale nel suo senso più lato;

    nel quadro della definizione delle misure emergenziali, la tutela dell'infanzia e dell'adolescenza è stata affrontata innanzitutto guardando alla scuola: tanta attenzione è stata dedicata all'edilizia, agli spazi, alle norme sanitarie, alle infrastrutture digitali, ma sono state spesso tralasciate le dinamiche emotive, empatiche, pedagogiche, sociali e di crescita più intime, che fanno parte del benessere psicologico e della crescita sana dei bambini e delle bambine, delle ragazze e dei ragazzi e sono parte integrante di tutto il percorso educativo e di formazione;

    inoltre, appare chiaro che il focus per la tutela dell'infanzia e dell'adolescenza rappresenta un terreno estremamente vasto, che non può fermarsi al tema della didattica o alla definizione di politiche «residuali»;

    è necessaria una svolta verso un approccio strategico «bambinocentrico», capace di porre l'infanzia al centro e di una visione integrata della tutela dei bambini, che implica il prendere atto dei nessi e degli scambi tra ciò che produce benessere per i più piccoli e le condizioni di contesto sociale, economico, culturale, educativo, in modo da coordinare adeguatamente le politiche pubbliche. Per essere efficaci ed efficienti, gli interventi devono dunque riconoscere il modo in cui le azioni politiche a un dato livello andranno a influire su di un altro. Normalmente si valuta l'impatto economico delle leggi e delle politiche: a questo punto sarebbe però anche necessario prendere in considerazione la possibilità di integrare sistematicamente una valutazione relativa all'impatto di leggi e politiche sul benessere dei bambini. Un Child Mainstreaming;

    un esempio pratico di un approccio capace di porre il superiore interesse dei bambini lo si trova concretamente nel caso della Nuova Zelanda, dove nel 2019 la Premier Jacinta Adern – recentemente eletta per il suo secondo mandato – ha promosso la stesura di una legge di bilancio basata sul benessere umano ed emotivo, inserendo come obiettivo primario la lotta alla povertà infantile. Già a partire dal 2018 era stata promossa dal Governo del Paese la creazione di un gruppo specifico di lavoro sul benessere dell'infanzia e sulla povertà infantile, con l'obiettivo di rendere effettive le azioni previste nel Child Poverty Reduction's Act. All'indomani della sua rielezione, la Premier neozelandese ha riconfermato nuovamente la sua profonda attenzione alla lotta alla povertà infantile. Il focus centrale sul principale benessere dell'infanzia si consolida anche nell'esempio di tutti quei Paesi europei che oggi – nel quadro delle rispettive misure di lockdown – hanno deciso di lasciare le scuole aperte, prevedendo tutte le necessarie misure di sicurezza;

    la seconda ondata di contagi, che si sta attualmente affrontando, pone nuovamente di fronte all'emergenza il tema di una pianificazione e una strategia che possano adeguatamente preservare una forma di «normalità» per i più piccoli, a partire proprio dalla salvaguardia della didattica in presenza. Senza dubbio questa rappresenta una priorità, proprio perché è impensabile privare nuovamente le bambine e i bambini della socialità, della crescita e dell'apprendimento attraverso un confronto diretto con i propri coetanei e docenti: tutti elementi che hanno pesato enormemente sul benessere psicologico dei più piccoli durante i primi mesi di lockdown. Certamente è fondamentale lavorare su politiche in risposta alla situazione emergenziale, ma risulta quanto mai fondamentale progettare su quello che è un orizzonte futuro di medio-lungo termine: se l'obiettivo del presente è quello di superare gli effetti immediati della pandemia, risulta essenziale la previsione di misure progettuali che siano in grado di supportare un «rimbalzo in avanti», come lo definisce Enrico Giovannini – portavoce dell'Alleanza per lo sviluppo sostenibile e già presidente dell'Istat – nella lungimiranza di prevedere e anticipare le sfide future per l'infanzia, l'adolescenza e per il Paese;

    a tale priorità si associa il chiaro bisogno di avere a disposizione i dati disaggregati relativi ai contagi per le fasce 0-6, 7-10 e 11-18, permettendo così di sostanziare in maniera scientifica le scelte politiche inerenti alle decisioni sulla apertura o chiusura delle scuole. Inoltre, i dati così composti, permetterebbero senza dubbio una più attenta pianificazione da parte degli ospedali pediatrici, perché siano in grado di attrezzarsi – in previsione dell'ondata di influenza stagionale – per la gestione dei contagiati da Covid-19 e per garantire le adeguate cure ai pazienti più piccoli;

    è prioritario perseguire il contrasto alla povertà materiale, attraverso misure che possano portare ristoro e supporto alle famiglie in difficoltà. Accanto a quelle misure già poste in cantiere – con riferimento specifico all'assegno unico ed al Family Act – è auspicabile la previsione di una revisione dei criteri di assegnazione del reddito di cittadinanza per cui deve essere inserito un criterio di «premialità» direttamente connesso al numero di minori presenti nelle famiglie beneficiarie, ed in aggiunta prevedere forme di doti educative per ogni figlio minorenne presente nel nucleo familiare. Tali misure di sostegno economico impattano, da un lato, sulla sfera emotiva dei più piccoli, poiché, come già anticipato, una maggiore garanzia economica per le famiglie significa un clima più sereno tra le mura domestiche e dunque ricadute sul benessere dei figli; d'altro canto, il contrasto della povertà economica ha implicazioni dirette anche sul fronte della povertà educativa, permettendo un più semplice accesso a prodotti, beni e servizi culturali;

    è del tutto evidente che non tutte le bambine e i bambini possono contare su famiglie solide e risulta imprescindibile dedicare puntuale attenzione a tutti quelli che presentano maggiori fragilità: bisogna avere particolare cura delle disabilità, con indirizzi specifici per la didattica digitale, la possibilità di avere educatori a domicilio ed un adeguato supporto ai genitori; è importante monitorare e salvaguardare le condizioni dei minori vittima di violenza domestica, poiché a causa della quarantena forzata tali situazioni possono facilmente degenerare; bisogna includere, inoltre, misure che guardino alle condizioni degli adolescenti nelle carceri minorili, di tutti i minorenni stranieri che hanno bisogno di cura ed assistenza, dei figli che subiscono l'allontanamento dal genitore malato di Covid-19, nonché dei cosiddetti bambini e adolescenti perduti che fuoriescono da qualsiasi possibilità di controllo e supporto perché sprovvisti di un qualsiasi apparecchio digitale per il contatto con la scuola e la collettività e soggetti ad un elevatissimo rischio di dispersione scolastica;

    la comunità ed il territorio rappresentano un presidio irrinunciabile per la concreta attuazione delle previsioni sinora elencate: la prossimità diventa un elemento importante laddove sia necessario monitorare e comprendere esattamente i bisogni di determinate realtà, ancora di più nel caso in cui ci si riferisca ai contesti periferici. È dunque necessario contemplare un approccio quanto più possibile legato al territorio. In questo contesto si deve riconoscere e sostenere il ruolo del terzo settore e dell'associazionismo civico come protagonisti della comunità educante, rafforzando quindi le partnership tra i settori pubblico e privato, coinvolgendo direttamente anche gli attori istituzionali e di prossimità. Inoltre, sono fondamentali la sinergia ed un maggiore supporto agli enti locali: bisogna stanziare maggiori risorse a loro favore, perché proprio i comuni e le regioni sono tra i primi presidi istituzionali a rendere possibile l'attivazione di servizi per l'infanzia e l'adolescenza;

    in una visione di azione politica integrata, occorre lavorare per azioni di sistema che garantiscano una reale integrazione socio-educativa-sanitaria, che dia priorità di accesso e di presa in carico alle situazioni di fragilità e vulnerabilità. È importante allora dedicare ampio spazio alla dimensione psicologica e pedagogica e valorizzare le figure di educatori, pedagogisti e psicologi su tutto il territorio nazionale a sostegno sia delle studentesse e degli studenti, sia delle famiglie;

    il quadro di misure e di indirizzi sinora elencati deve rappresentare il contenuto di quello che si è definito come un approccio integrato «bambinocentrico», che deve essere trasformato in politiche ed azioni organiche e sistemiche capaci di rispondere in maniera coordinata ai bisogni e ai diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in previsione della programmazione e dell'utilizzo delle risorse nazionali ed europee,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per definire con urgenza il prossimo Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, attraverso la promozione di un approccio integrato nella definizione delle misure destinate ad infanzia e adolescenza, che coinvolga contemporaneamente tutti i Ministeri competenti sulla tutela dei diritti e dei bisogni dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze, oltre al Parlamento;

2) a fornire dati disaggregati sul piano epidemiologico relativi alle diverse fasce di età associate ad ogni livello educativo e quindi 0-6 anni, 7-10 anni e 11-18 anni, al fine di supportare scientificamente le misure indirizzate all'infanzia e all'adolescenza in questa fase emergenziale, posto che tali dati rappresentano uno strumento propedeutico per il bilanciamento del diritto alla salute ed il diritto all'istruzione, poiché permettono la definizione di decisioni ragionate e consapevoli relative alla ripresa in sicurezza della didattica in presenza, al tracciamento, alla programmazione dei trasporti ed all'utilizzo ed organizzazione degli spazi dedicati alle attività educative;

3) in relazione al contrasto alla povertà educativa, ad adottare iniziative per investire nella misura europea della Child Guarantee, per cui l'Italia rientra tra i Paesi capofila per la sperimentazione a partire dal 2021;

4) con specifico riferimento alla fascia 0-6 anni ed alla genitorialità, ad adottare iniziative per indirizzare maggiori investimenti al periodo compreso tra il concepimento e la prima infanzia (act early), e, in accordo con quanto previsto dal documento sui primi 1000 giorni («Investire precocemente in salute: azioni e strategie nei primi mille giorni di vita») elaborato dal Ministero della salute e approvato nel mese di gennaio 2020 dalla Conferenza Stato-regioni; ad adottare iniziative per estendere i servizi educativi per bambini di età compresa tra 0-3 anni insieme ad interventi dedicati a promuovere la genitorialità responsiva con servizi che siano basati su esperienze e modelli già sperimentati e da attuarsi nell'ambito dei piani educativi 0-6 anni previsti dal decreto legislativo n. 65 del 2017; a promuovere, in collaborazione con i servizi educativi, l'inserimento di contenuti relativi allo sviluppo del bambino e alla genitorialità nell'ambito dei percorsi nascita;

5) ad adottare iniziative per finanziare la realizzazione e la gestione degli asili nido pubblici per raggiungere almeno il 33 per cento di posti su base regionale su tutto il territorio nazionale e a promuovere la gratuità del servizio, secondo quanto già previsto per le scuole dell'infanzia;

6) in risposta alla crescita del tasso di povertà economica infantile, ad adottare iniziative per prevedere che per il reddito di cittadinanza sia ampliato il target di riferimento della misura per dare continuità di sostegno alle famiglie oggi raggiunte attraverso il reddito di emergenza e coordinare questo intervento con quello dell'assegno unico, rivolto esclusivamente alle famiglie con figli; a dare attuazione alle disposizioni per rendere operativo lo strumento dell'assegno unico;

7) a riconoscere e sostenere il ruolo del terzo settore e dell'associazionismo civico come co-protagonisti responsabili della comunità educante, rafforzando quindi le partnership tra i settori pubblico e privato, coinvolgendo direttamente gli attori istituzionali; a sostenere una semplificazione dei processi di riconversione delle progettualità bloccate dalla diffusione della pandemia, al fine di indirizzare il potenziale del terzo settore verso servizi destinati all'educazione e all'infanzia in fase emergenziale, anche nell'eventualità di pensare ad un utilizzo degli spazi di luoghi culturali oggi chiusi, come musei, cinema e teatri per fini educativi;

8) nel quadro della valorizzazione dei patti educativi territoriali e del ruolo della comunità educante, a promuovere iniziative educative come i nuclei educativi di prossimità caratterizzate da una forma di home visiting, nonché azioni che si svolgono in prossimità del luogo di residenza e vita dei minori interessati principalmente in condizione di maggiore difficoltà familiare; nelle situazioni di maggiore difficoltà e di rischio di dispersione scolastica, a promuovere la realizzazione di presidi educativi di prossimità, dove riunire piccoli gruppi di bambini e ragazzi seguiti da un educatore, per seguire insieme la didattica a distanza, preservando così almeno una parte di socialità; a promuovere e finanziare la realizzazione di piani territoriali integrati di contrasto alla povertà educativa minorile nelle zone a più alto rischio, come le periferie urbane e le aree interne individuate sulla base dei parametri e degli indicatori definiti da Istat in base al comma 230 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, e la realizzazione di interventi di rigenerazione urbana volti a recuperare spazi pubblici abbandonati da destinare ad attività educative e culturali gratuite per bambini e adolescenti;

9) ad adottare iniziative per sostenere la diffusione di interventi a favore della tutela della sfera emotiva e psicologica, anche attraverso la valorizzazione di figure professionali come educatori, pedagogisti e psicologi su tutto il territorio nazionale – coerentemente con i livelli essenziali – a sostegno sia delle studentesse e degli studenti, sia delle famiglie;

10) ad investire sul capitale umano delle giovani generazioni e a sostenere il loro diritto allo studio e ad una educazione di qualità fin dai primi anni di vita, utilizzando il 15 per cento del totale degli investimenti programmati nel quadro del Recovery Fund, per arrivare gradualmente a regime allo standard europeo di un investimento in educazione del 4,5-5 per cento sul prodotto interno lordo;

11) ad adottare iniziative per contrastare il rischio di un arretramento e di una diminuzione nell'offerta educativa – in termini di livelli di copertura e di tempo trascorso nella scuola primaria e secondaria – agendo sull'aumento dei servizi dedicati alla prima infanzia e delle attività extrascolastiche ed incrementando le ore di tempo pieno, mantenendo alto lo standard della qualità dell'insegnamento;

12) a promuovere il protagonismo dei ragazzi e delle ragazze in questo periodo di crisi, sostenendo le reti associative di giovani attive, anche in rete, e realizzando momenti di ascolto e confronto tra bambine, bambini e adolescenti con le istituzioni centrali e territoriali.
(1-00405) «Lattanzio, Siani, Muroni, Nitti, Piccoli Nardelli, Di Giorgi, Quartapelle Procopio, Lorenzin, Serracchiani, Viscomi, Schirò, Rizzo Nervo, Fioramonti, Fusacchia, Ciampi, Vizzini, Pezzopane, Ruocco».

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    la cooperazione allo sviluppo è parte della politica estera dell'Italia e gli obiettivi che si pone di raggiungere sono stabiliti dall'articolo 1 della legge 125 del 2014;

    per quanto la cooperazione sia parte della politica estera italiana, è evidente che la crisi pandemica e i suoi risvolti sull'economia italiana impongano di ripensare ogni destinazione di risorse, conferendo priorità assoluta alle necessità della Nazione;

    il valore complessivo degli interventi deliberati per iniziative di cooperazione allo sviluppo nel 2020, in piena pandemia, è di 449,4 milioni di euro, dei quali 348,5 milioni a dono per attività di sviluppo e 100,9 milioni destinati ad attività di emergenza umanitaria. Il Comitato Congiunto per la cooperazione allo sviluppo ha inoltre approvato 10 milioni di euro a credito d'aiuto. Le attività di sviluppo e i crediti d'aiuto sono infatti deliberati dal Comitato Congiunto, mentre le iniziative di emergenza vengono autorizzate da una delibera del vice ministro delegato;

    nel complesso, il bilancio di previsione dello Stato per il 2021 prevede uno stanziamento totale a favore degli interventi di cooperazione allo sviluppo pari a 5,346 miliardi di euro;

    ancora oggi vi sono, a distanza di mesi dall'inizio della pandemia, numerose categorie produttive italiane senza sostegno economico, molti lavoratori non hanno ancora percepito integralmente la cassa integrazione e vige un ampio alone di incertezza sull'ammontare delle risorse necessarie per curare le ferite sanitarie ed economiche della Nazione e sul loro reperimento;

    è certo, in ogni caso, che il reperimento delle risorse necessarie, qualunque siano gli strumenti messi a disposizione dalla Comunità europea, comporteranno un forte indebitamento nazionale;

    il Governo, interrogato a più riprese sul tema della possibilità e dell'opportunità che venga momentaneamente rivisto l'impegno dell'Italia nella cooperazione internazionale, ha precisato di non ritenere di voler modificare l'indirizzo di politica estera perseguito fino ad oggi;

    il Governo ha, anzi, aggiunto, per il tramite del viceministro Sereni, che, alla luce della gravità della situazione mondiale determinata dalla pandemia, ritiene opportuno uno sforzo economico aggiuntivo di progressivo incremento dell'aiuto pubblico, anche al fine di raggiungere velocemente l'obiettivo, fissato in ambito di Unione europea e Nazioni Unite, e recepito dall'Italia con la citata legge n. 125 del 2014, di portare l'aiuto pubblico allo sviluppo allo 0,7 per cento del reddito nazionale lordo;

   tale impegno era, però, maturato in tutt'altro contesto economico;

   l'attuale situazione determinata dalla pandemia ha cambiato completamente ogni prospettiva economica dell'Italia;

   l'insorgenza della pandemia, se ha giustificato l'assunzione di misure draconiane e tali da incidere, per via del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su libertà costituzionali degli italiani e tali da consentire la chiusura, per decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di diverse attività economiche, certamente può e deve giustificare anche un generale ripensamento della politica della cooperazione italiana, nel senso di rivedere le risorse destinate per trattenerle in Patria, al fine di disporre di ogni risorsa economica prioritariamente per le necessità sanitarie ed economiche nazionali; la crisi pandemica ha, infatti, devastato interi settori economici in Italia e la sua dimensione, magnitudine, vastità e profondità sono tali da compromettere e pregiudicare la possibilità per molti settori di potersi riprendere e tornare a produrre e a generare ricchezza;

   appare evidente come l'Italia, in uno scenario simile a una ricostruzione post-bellica, abbia necessità di tutte le proprie risorse, da una parte, per sanare ogni ferita, sia sanitaria che economica e, dall'altra, per tornare, nel più breve tempo, possibile ai vertici dell'economia globale,

impegna il Governo:

   ad adottare ogni opportuna iniziativa volta a sospendere temporaneamente, fino alla data di cessazione dell'emergenza pandemica sancita dall'Organizzazione mondiale della sanità e/o fino alla cessazione della dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, l'erogazione di finanziamenti per iniziative di cooperazione internazionale;

   ad adottare ogni opportuna iniziativa normativa al fine di creare una procedura che preveda, sino al perdurare dello stato di emergenza nazionale, la singola autorizzazione in deroga rispetto alla normativa vigente da parte del Parlamento per il finanziamento di eventuali iniziative singole di cooperazione internazionale, contrassegnate dall'estrema urgenza e necessità.
(7-00587) «Delmastro Delle Vedove, Varchi, Donzelli, Rotelli, Bignami, Galantino, Ferro, Osnato, Frassinetti, Prisco, Caretta, Ciaburro».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MORELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS e MANZATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   in base alle ordinanze del Ministro della salute del 4 novembre, 10 novembre e del 13 novembre 2020 adottate ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 novembre 2020, è stata imposta la sospensione e/o la forte limitazione dell'esercizio della pesca sportiva nelle regioni caratterizzate come «rosse» e «arancioni»;

   dal sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, in risposta ad una Faq, pubblicata il 15 novembre 2020, si apprende infatti come la disciplina della pesca sportiva sia limitata al comune di residenza, nelle «zone arancioni» mentre sia vietata nelle «zone rosse»;

   tale posizione, del tutto illogica a giudizio, degli interroganti, contrasta con la definizione che la stessa Presidenza del Consiglio dei ministri aveva precedentemente fornito in risposta ad una Faq pubblicata in data 5 maggio 2020, in cui la pesca sportiva, riconosciuta a tutti gli effetti come attività sportiva individuale, rientrava tra le attività consentite;

   in quella occasione, proprio a ridosso del primo lockdown era stata infatti prevista la ripresa di una serie di pratiche sportive e ricreative, fra le quali la pesca sportiva appunto, ritenendo che le stesse per loro natura potessero essere svolte nel rispetto del distanziamento sociale, senza creare assembramenti; non si comprende come il Governo possa avere adesso maturato una posizione opposta, peraltro non supportata da reali evidenze in termini di ricadute sulla sicurezza sanitaria;

   oltretutto, da una Faq del Dipartimento dello Sport della Presidenza del Consiglio dei ministri, pubblicata il 10 novembre 2020, si deduce chiaramente, contrariamente a quanto è stato poi affermato dalla stessa Presidenza del Consiglio dei ministri, come la pratica della pesca sportiva sia consentita in quanto attività che si svolge in forma individuale e all'aperto, specificando che la stessa possa essere pratica anche nelle «zone rosse»;

   l'assoluta indeterminatezza con cui il Governo sta operando nella gestione di questa nuova fase dell'emergenza sanitaria da Covid-19, rischia di creare un danno pesante al settore e alle tante aziende che vivono di questa realtà, come gli esercizi al dettaglio di articoli sportivi per la pesca che, oltre a non aver ricevuto alcun sussidio dallo Stato, non essendo direttamente interessati dalle misure restrittive, di fatto, hanno perso tutta la domanda proveniente da questo canale –:

   se il Governo, attraverso lo strumento che ritenga più idoneo, intenda esplicitare, in linea con quanto affermato nella Faq del Dipartimento dello Sport della Presidenza del Consiglio dei ministri, pubblicata il 10 novembre 2020, che l'attività della pesca sportiva sia praticabile, senza limiti, su tutto il territorio nazionale, trattandosi di una attività che, al pari delle altre consentite, si svolge in forma individuale e all'aperto, senza rischi per la salute delle persone.
(4-07634)


   BENIGNI, GAGLIARDI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sono oltremodo note le conseguenze negative sull'economia causate dalla pandemia di Covid-19 e le relative ricadute sull'occupazione;

   i soggetti che si trovano attualmente in stato di disoccupazione e che sono beneficiari della prestazione NASpI, hanno oggettivamente scarse possibilità di trovare un nuovo impiego, alla luce delle nuove misure restrittive adottate dal Governo;

   come è noto, la durata della prestazione NASpI non si estende sino al termine del periodo di disoccupazione, ma è limitata nel tempo;

   i soggetti per i quali la prestazione NASpI è in scadenza nei prossimi mesi rischiano con ogni probabilità di essere privati di mezzi di sostentamento;

   i nuovi decreti-legge «Ristori» e «Ristori-bis» non contengono alcuna previsione volta a tutelare i beneficiari di prestazioni NASpI in scadenza nei prossimi mesi;

   appare, di contro, necessario predisporre una adeguata tutela ai percettori di prestazioni NASpI che risultano in scadenza, tramite previsione di una proroga sino alla fine del mese di gennaio 2021 –:

   quanti siano i soggetti percettori di NASpI il cui diritto alla prestazione risulta in scadenza entro il 31 gennaio 2021;

   se sia intenzione del Governo predisporre iniziative normative per introdurre misure di sostegno a favore di tali soggetti, con particolare riferimento alla previsione di una proroga della durata della prestazione NASpi in scadenza.
(4-07635)


   SILLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   già ora, con le moratorie a fare da anestetico, i default tra le imprese italiane stanno aumentando: rispetto ai mesi pre-Covid, l'incremento è del 10 per cento circa. Tanto che il tasso di insolvenza è salito da 4,5 per cento a 5 per cento. Ma il dato che più fotografa l'affanno delle imprese italiane è l'andamento del rating: i declassamenti sono stati il 51 per cento di tutte le azioni sui rating nel mese di aprile 2020, contro solo il 3 per cento di promozioni), il 42 per cento a maggio, il 38 per cento a giugno, e via via fino al 46 per cento di settembre 2020;

   per stimolare le vendite, le aziende hanno concesso ai propri clienti il pagamento dilazionato degli ordini, con le cosiddette vendite a credito: strumento utile per stimolare il mercato;

   l'Istat, in proposito, dichiara che l'evoluzione della pandemia insieme alle misure di contenimento del Covid-19, stanno causando uno shock senza precedenti storici che rende addirittura difficile rilevare in modo preciso gli effetti sull'economia, tanto che i negozi continuano a registrare risultati in calo (-0,5 per cento), portando a -12,7 per cento la riduzione delle vendite in questi primi dieci mesi;

   l'obiettivo del pacchetto di aiuti a sostegno delle categorie più colpite dalle restrizioni dall'inizio della pandemia è stato quello di garantire la sopravvivenza delle attività costrette a chiudere o a limitare significativamente la loro operatività;

   tra le 53 categorie individuate negli ultimi cosiddetti «decreti ristori», tramite codice Ateco, autorizzate a richiedere i contributi a fondo perduto, non figurano purtroppo i negozi di abbigliamento al dettaglio, nonostante le restrizioni impongono chiusure in tutta Italia, sabato e domenica nei centri commerciali e sette giorni su sette sulle zone ad alto rischio;

   si corre il rischio di perdere per sempre una parte importante di un tessuto di imprese che si intreccia nel futuro delle nostre comunità poiché queste attività fanno vivere i quartieri, illuminando anime e strade, offrendo sicurezza, decoro, cordialità e relazioni sociali;

   «Non siamo fantasmi» è il grido d'allarme della Federazione Moda Italia, alla quale aderiscono le imprese del commercio al dettaglio e all'ingrosso di abbigliamento, che chiede di aver il giusto sostegno economico ad un settore, quello dell'abbigliamento, che è un fiore all'occhiello del «Made in Italy» –:

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere al fine di riconoscere anche al settore dell'abbigliamento il giusto ristoro economico e fiscale per sopravvivere alla pandemia di Covid-19.
(4-07636)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da alcune settimane si è riacceso il conflitto tra il Marocco ed il fronte Polisario nella zona del Guerguerat, la regione tampone tra il Sahara occidentale e la Mauritania, le nuove tensioni stanno alimentando ulteriori flussi migratori;

   dal 2016 la zona tampone del Guerguerat, dove sono iniziati gli scontri tra l'esercito marocchino e quello sahrawi, è al centro della tensione tra le due parti, perché attraversata dall'unica strada che porta nella vicina Mauritania, principale arteria per il passaggio via terra di uomini e merci tra il Marocco e l'Africa occidentale;

   le terre dell'ultima colonia africana sono contese da quasi cinquant'anni e lo statuto postcoloniale del Sahara occidentale non è ancora stato definito;

   il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione n. 2548 del 30 ottobre 2020 ha rinnovato di un anno (fino al 31 ottobre 2021) il mandato della missione di peacekeeping Minurso al fine di aiutare le partì a pervenire a una soluzione politica giusta, durevole e mutuamente accettata che garantisca l'autodeterminazione del popolo del Sahara occidentale secondo i principi enunciati dalla Carta delle Nazioni Unite, chiedendo inoltre alle parti in causa e agli Stati dell'area di cooperare con le Nazioni Unite, al fine di superare l'impasse in cui si trovano i negoziati, trovare una soluzione politica capace di rinforzare la cooperazione tra gli Stati del Maghreb e contribuire a garantire stabilità e sicurezza nella regione del Sahel;

   il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha altresì chiesto un maggiore impegno nel garantire il rispetto dei diritti umani nel Sahara occidentale e incoraggiato le parti a collaborare con la comunità internazionale per mettere a punto e applicare misure credibili che garantiscano pienamente il rispetto dei diritti umani –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative atte a sostenere e rilanciare i negoziati tra il Regno del Marocco e il Fronte Polisario, al fine di realizzare al più presto il referendum di autodeterminazione, come previsto dal piano di pace delle Nazioni Unite;

   se il Ministro interrogato intenda ribadire l'urgenza di nominare un nuovo inviato Onu che sappia dare un nuovo impulso al processo di pace.
(4-07631)


   LA MARCA e SCHIRÒ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i tempi necessari per arrivare alla definizione di una pratica di richiesta di cittadinanza nei consolati italiani in America latina sono diventati drammaticamente lunghi, al punto da vanificare, di fatto, il diritto del cittadino ad ottenere risposte a domande certe da parte della pubblica amministrazione;

   in particolare, nel consolato di Rosario, in Argentina, dove risiedono circa centomila iscritti all'Aire, i turni relativi a tale tipo di richiesta superano ormai i quattro anni e notizie attendibili riportano che, per l'anno in corso, complici anche le restrizioni imposte dalla pandemia, sia stato definito un numero di pratiche ridottissimo;

   il solo fatto di avere notizie sullo stato di avanzamento delle richieste da parte degli interessati è diventato un esercizio impervio, che spesso induce a desistere per l'impossibilità di ottenere aggiornamenti attendibili;

   su tali esiti pesa sicuramente, la limitata disponibilità di personale, a seguito della decennale riduzione dell'organico del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e del contenimento della spesa destinata all'assunzione di personale a contratto locale –:

   quale sia la reale dotazione di personale del Consolato di Rosario e se si preveda, con l'entrata in servizio dei vincitori degli ultimi concorsi, un rafforzamento di tale dotazione nel breve-medio periodo;

   se il Governo non intenda adottare iniziative, nel primo strumento normativo idoneo, per alzare la percentuale di trattenuta delle percezioni derivanti dal versamento del contributo dovuto per le pratiche di cittadinanza da destinare agli stessi consolati, allo scopo di assumere personale a diritto locale da adibire all'istruttoria delle pratiche di cittadinanza;

   se non intenda disporre l'istituzione, presso i consolati, di un servizio di informazione per dare notizie sull'avanzamento delle pratiche, superando il sistema della segreteria telefonica automatica, eventualmente inserendo un link sul sito del consolato capace di dare notizie aggiornate e attendibili sullo stato dell'esame delle richieste di cittadinanza.
(4-07639)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   lo stadio Artemio Franchi è il principale impianto sportivo della città di Firenze;

   fu progettato nel 1929 dall'ingegner Pier Luigi Nervi ed è considerato l'esempio del Razionalismo italiano, grazie ai suoi elementi architettonici avveniristici come, ad esempio, le scale elicoidali, la torre di Maratona e la pensilina della tribuna priva di sostegni intermedi;

   nel corso degli anni ha subito delle modifiche, senza però intaccare le strutture sopra citate e rappresenta la più imponente opera di ammodernamento intervenuta tra il 1987 e il 1990 in vista dei mondiali di calcio che hanno avuto luogo in Italia nel 1990;

   la società Acf Fiorentina è stata acquistata nel giugno del 2019 dall'imprenditore italo americano Rocco Commisso, il quale, fin dai primi mesi, ha ribadito l'importanza della ristrutturazione dello stadio Franchi o della costruzione di una nuova struttura fuori Firenze;

   rimpianto sportivo attualmente è caratterizzato da gravi criticità strutturali e non rispecchia gli standard Uefa;

   la società Acf Fiorentina, per l'utilizzo dell'Artemio Franchi, sostiene un canone d'affitto annuo di 950 mila euro per effetto della convenzione firmata nel 2010, che ha come durata sei anni con la possibilità di rinnovo per il medesimo periodo;

   è evidente la volontà dell'amministrazione comunale fiorentina di ribadire l'intenzione di veder rinnovato l'impianto sportivo e le zone circostanti e il desiderio dei cittadini di Firenze, legati alla storia di questo stadio, di poter vedere le partite della propria squadra in un Artemio Franchi rinnovato;

   va considerato al proposito il cosiddetto emendamento «salva stadi», presentato dal senatore Renzi durante la discussione sulla conversione del decreto-legge del 16 luglio 2020 n. 76, poi adottato, divenendo l'articolo 55-bis della legge di conversione n. 120 dell'11 settembre 2020;

   è stata inoltre inviata una lettera dalla società Acf Fiorentina al Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo con lo scopo «di individuare i soli specifici elementi strutturali, architettonici o visuali di cui sia strettamente necessaria a fini testimoniali, la conservazione o la riproduzione, anche in forme e dimensioni diverse da quella originaria, e di indicarne modalità e forme di conservazione, anche distaccata, dall'impianto sportivo» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e, in caso affermativo, se possa rendere noti i potenziali interventi che la società Acf Fiorentina potrà svolgere per poter migliorare l'utilizzo dello stadio Artemio Franchi da parte dei tifosi della squadra e le attuali condizioni di agibilità del suddetto stadio.
(5-05077)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   CURRÒ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto «Rilancio» ha incrementato al 110 per cento l'aliquota di detrazione delle spese sostenute in particolare a fronte di specifici interventi finalizzati all'efficienza energetica e di interventi di riduzione del rischio sismico;

   tali disposizioni si aggiungono a quelle già vigenti che disciplinano le detrazioni dal 50 all'85 per cento delle spese spettanti, tra gli altri, per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio ai fini antisismici disposti dall'articolo 16 del decreto-legge n. 63 del 2013;

   numerose segnalazioni giungono in questo periodo da imprese di costruzioni che hanno già eseguito lavori di ristrutturazione edilizia, ultimati nel 2019, con interventi volti al miglioramento del rischio sismico su immobili ubicati in zona sismica 3 e che sono in procinto di cedere gli immobili a terzi acquirenti;

   tali imprese evidenziano che la fruizione del «sismabonus» sia condizionata alla presentazione, al momento della segnalazione certificata di inizio attività, di un'opportuna relazione tecnica che asseveri la classe di rischio dell'edificio sia prima che dopo l'intervento di ristrutturazione;

   si segnala, fini della presente interrogazione, che l'Agenzia delle entrate ha risposto a due istanze di interpello, in particolare la n. 195 e 196 entrambe del 2020;

   l'amministrazione finanziaria asserisce con le due risoluzioni in parola che: ai fini della fruizione del sismabonus di cui all'articolo 16, comma 1-septies, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, l'agevolazione spetta agli acquirenti delle unità immobiliari ubicate nelle zone sismiche 2 e 3, oggetto di interventi le cui procedure autorizzatorie sono iniziate dopo il 1° gennaio 2017 ma prima del 1° maggio 2019, anche se l'asseverazione di cui all'articolo 3 del decreto-legge 28 febbraio 2017 non sia stata presentata contestualmente alla richiesta del titolo abilitativo. Tale asseverazione deve essere tuttavia presentata dall'impresa entro la data di stipula del rogito –:

   se si ritenga di chiarire se depositando oggi, dopo la fine lavori, l'asseverazione ai sensi dell'articolo 3, comma 1, del decreto ministeriale n. 58 del 2017 da parte di un tecnico abilitato – che ha già peraltro verificato la sussistenza dei requisiti tecnici per il «sismabonus» – gli acquirenti delle unità abitative, oggetto di interventi, possano usufruire della detrazione fiscale del 75 per cento sul prezzo di vendita ovvero sullo stesso prezzo di vendita parametrato ai costi specifici per i lavori antisismici o, infine, sull'importo dei soli lavori d'intervento antisismico.
(5-05079)


   FRAGOMELI, QUARTAPELLE PROCOPIO, GRIBAUDO, MARTINCIGLIO, FRATE, BOLDRINI, BRUNO BOSSIO, ELISA TRIPODI, CENNI, PEZZOPANE, BONOMO, BERLINGHIERI, CANCELLERI, GAGNARLI, CARNEVALI, ASCARI, DEIANA, PAPIRO, GIORDANO, EHM, SCHIRÒ, DE GIORGI, MURONI, BARZOTTI, SERRACCHIANI, CIAMPI, FITZGERALD NISSOLI e CASA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la direttiva 2006/112/CE, che disciplina il sistema comune sul valore aggiunto, all'articolo 98 consente agli Stati membri di applicare una aliquota ridotta sulla cessione dei beni elencati nell'Allegato III tra i quali i «prodotti utilizzati per fine di protezione dell'igiene femminile»;

   il testo unico Iva, come modificato dall'articolo 32-ter del decreto-legge n. 124 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 157 del 2019, prevede un'aliquota ridotta al 5 per cento applicabile solo ai «prodotti per la protezione dell'igiene femminile compostabili secondo la norma UNI EN 13432: 2002 o lavabili» e alle «coppette mestruali»; tuttavia, secondo un'analisi svolta dalla società di ricerca Nielsen, in Italia tali prodotti rappresentano meno dell'1 per cento del totale degli assorbenti venduti e rientrano in una fascia di prezzo elevata rispetto alla media di mercato. Ne risulta che la maggior parte delle donne italiane – oltre 15 milioni – preferisce acquistare assorbenti monouso su cui è applicata l'aliquota ordinaria;

   in un periodo quale quello che si sta vivendo, segnato dalla crisi pandemica causata dal COVID-19 – che da un punto di vista economico ha colpito particolarmente le donne – tale discriminazione diventa ancor più inaccettabile;

   la mancata approvazione della proposta di riduzione dell'aliquota al 5 per cento a tutti i prodotti di igiene femminile, già sottoposta in precedenti provvedimenti risalenti al 2019 al vaglio della ragioneria generale dello Stato, si è dovuta confrontare con le valutazioni legate all'ingente stima di riduzione di gettito quantificata in 300 milioni di euro annui;

   la stima effettuata si discosterebbe di molto da quella individuata dai promotori dell'emendamento, con cui è stato introdotto l'articolo 32-ter citato, secondo i quali la proposta avrebbe un impatto finanziario di circa 60 milioni di euro annui;

   l'associazione «We World» avrebbe pubblicato una nuova stima basata sui dati della società Nielsen e confermati anche da Istat secondo i quali la copertura finanziaria necessaria per la riduzione Iva a tutti i prodotti di protezione dell'igiene femminile ammonterebbe a circa 72 milioni di euro annui –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire un maggior dettaglio degli effetti finanziari in termini di cassa e di competenza che la proposta di riduzione dell'Iva a tutti i prodotti di protezione dell'igiene femminile genererebbe, anche alla luce delle pubblicazioni delle più recenti ricerche.
(5-05080)


   BARATTO e MARTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la normativa vigente qualifica come rilevante ai fini dell'impatto sul merito creditizio di un'impresa l'arretrato che sia maggiore del 5 per cento dei seguenti valori: i) media delle quote scadute o sconfinanti sull'intera esposizione rilevante su base giornaliera nell'ultimo, trimestre precedente; ii) quota scaduta o sconfinante sull'intera esposizione riferita alla data della segnalazione. Ammette inoltre la compensazione tra le diverse esposizioni del debitore nei confronti della banca;

   al 1° gennaio 2021 è prevista l'entrata in vigore del regolamento (UE) 171/2017 recante «[...] norme tecniche di regolamentazione relative alla soglia di rilevanza delle obbligazioni creditizie in arretrato». Tale norma, direttamente ed immediatamente applicabile, prevede: i) una soglia di rilevanza dell'arretrato ad euro 500,00 che rappresenti almeno l'1 per cento dell'esposizione complessiva per le imprese di grandi dimensioni; ii) per quel che riguarda le piccole e medie imprese con esposizioni inferiori ad un milione di euro, la soglia di rilevanza dell'arretrato, in componente assoluta viene posta ad euro 100,00, fermo il raggiungimento almeno della soglia dell'1 per cento dell'esposizione complessiva; iii) non è ammessa compensazione;

   questa riforma ha suscitato allarme tra le associazioni di categoria e tra gli stessi istituti di credito, stante la rigidità di criteri che mal si conciliano con il sistema del credito italiano e con l'attuale situazione economica, caratterizzata da una generale contrazione della liquidità, dall'aggravamento delle esposizioni debitorie e da un progressivo aumento degli insoluti e del contenzioso;

   da gennaio 2021, infatti, sarà sufficiente per qualificare un'impresa inadempiente che questa presenti un arretrato da oltre 90 giorni il cui importo risulti superiore ad euro 100,00 ed all'1 per cento del totale delle esposizioni verso il gruppo bancario. Sulla scorta di tali criteri, le stime fornite dagli stessi istituti di credito hanno definito a rischio di default con le nuove regole oltre 42.000 imprese, con l'evidente rischio di un effetto «contagio», la cui entità non può essere prevista;

   l'entrata in vigore del regolamento in questione, contestualmente all'aggravamento della situazione economico-finanziaria seguita alla seconda ondata epidemica, rappresenta un concreto rischio per la stabilità del sistema economico nazionale e per la sopravvivenza stessa di miglia di imprese –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, anche a livello comunitario, per la sospensione dell'applicazione del regolamento n. 171 del 2017, ovvero la mitigazione dei suoi effetti sul sistema del credito, anche alla luce dell'attuale situazione emergenziale.
(5-05081)


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 30 aprile 2019 n. 34, il cosiddetto «Decreto Crescita» ha introdotto la cosiddetta società d'investimento semplice (Sis) come veicolo efficace per l'investimento in startup e piccole e medie imprese innovative, nonché come strumento per la gestione del risparmio nel medio/lungo periodo;

   formalmente la «società di investimento semplice» rappresenta un veicolo societario, costituito in forma di «società di investimento a capitale fisso» («Sicaf») e autorizzato dalla Banca d'Italia, che consente di raccogliere e gestire capitali presso investitori istituzionali e privati: si tratta de facto di un «mini» fondo di investimento specializzato;

   per molti anni la normativa di cui al testo unico della finanza ha rappresentato una barriera all'ingresso per la nascita di nuovi gestori o di nuovi fondi d'investimento. Questo in considerazione principalmente dei costi legati alla costituzione di una di una società di gestione del risparmio (Sgr) o di una Sicaf che hanno, sino ad oggi, scoraggiato le iniziative di minori dimensioni. Lo strumento della Sis, invece, consente ai gestori attivi nel venture capital di disporre di un veicolo più flessibile che beneficia di una minore complessità normativa e regolamentare sia in fase di costituzione che nel corso dell'operatività giornaliera;

   la raccolta nel settore del venture capital, importante fonte di capitale di rischio per le start-up, in Italia rimane molto contenuta e ben inferiore a quella di altri Paesi europei;

   il patrimonio netto della Sis non deve eccedere i 25 milioni di euro, mentre il capitale sociale deve risultare almeno pari a quello previsto dal codice civile per le società per azioni di 50.000 euro;

   considerati i costi fissi minimi per la gestione di un fondo di investimento e il livello delle commissioni nel mercato del risparmio gestito, i limiti in termini di patrimonio netto costituiscono un ostacolo alla redditività e all'operatività –:

   se, di fronte alla crisi economica in atto e al forte aumento dei depositi bancari, non si ritenga opportuno adottare iniziative per un potenziamento di strumenti di canalizzazione del risparmio privato verso l'economia reale come le società di investimento semplice, innalzando il limite patrimoniale da 25 milioni a 50 milioni di euro.
(5-05082)


   COVOLO, CENTEMERO, GUSMEROLI, BITONCI, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, GERARDI, ALESSANDRO PAGANO e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il termine per la determinazione delle tariffe «Tari» e della tariffa corrispettiva previsto dall'articolo 1, comma 683-bis, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, è stato differito dal 30 aprile 2020 al 30 giugno 2020 a norma dell'articolo 107, comma 4, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18;

   l'articolo 107, comma 5, ha previsto che i comuni possono, in deroga all'articolo 1, comma 654 e 683, della legge 7 dicembre 2013, n. 147, approvare le tariffe Tari e della tariffa corrispettiva adottate per l'anno 2019, anche per l'anno 2020, provvedendo entro il 31 dicembre 2020 alla determinazione ed approvazione del piano economico finanziario del servizio rifiuti (Pef) per il 2020, utilizzando il metodo predisposto dall'Arera. L'eventuale conguaglio tra i costi risultanti dal Pef per il 2020 ed i costi determinati per il 2019 potrà essere ripartito in 3 anni, a decorrere dal 2021;

   l'Arera, con la deliberazione n. 158/2020/R/RIF, ha adottato misure di tutela per le utenze non domestiche soggette a sospensione, prevedendo la riduzione della quota variabile della tariffa, agevolazioni tariffarie per altre utenze non domestiche non soggette a sospensione, nonché misure di tutela per le utenze domestiche disagiate;

   i gestori del servizio dovranno redigere il Pef secondo la nuova metodologia di Arera, di cui alla delibera n. 443/2019 e alla delibera n. 158/2020/R/RIF, e i comuni dovranno validare il Pef in tempo utile per l'approvazione delle tariffe entro il termine stabilito, pena una sanzione amministrativa;

   l'Anci, con lettera al Presidente del Consiglio del 12 maggio 2020, ha rappresentato, tra l'altro, che il Governo deve garantire il ristoro per la Tari che i sindaci non intendono chiedere a causa del lockdown; relativamente alla gestione dei rifiuti, sempre secondo i sindaci, «le cifre sono tutt'altro che certe e le competenze appaiono confuse con l'entrata in campo dell'Arera, attraverso una regolazione dei costi complessa che sarebbe stato meglio ripensare alla luce dell'impatto effettivo dell'emergenza»;

   la previsione di una ripartizione dei conguagli tra costi effettivi e sostenuti e costi determinati in tre anni dal 2021, obbliga all'esborso di un servizio maggiorato quest'anno, così trascurando il periodo di emergenza in corso –:

   se non intenda promuovere iniziative normative per rinviare l'applicazione del nuovo metodo tariffario per i rifiuti e per adottare misure per l'anno in corso tese ad evitare che la giusta riduzione prevista per le attività produttive gravi sui bilanci familiari, comunali e dei gestori del servizio.
(5-05083)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRAGOMELI, ROTTA, BURATTI, LACARRA, MURA, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le mutue di auto gestione, cosiddette Mag, società cooperative finanziarie a mutualità prevalente che operano nell'ambito della finanza etica con l'obiettivo di agevolare l'inclusione finanziaria, svolgono un ruolo importante per le collettività, stabilendo stringenti criteri di valutazione etica, sociale e ambientale come base per le istruttorie di finanziamento;

   alla luce delle modifiche apportate all'articolo 111 del Testo unico bancario dall'articolo 13, comma 9, del decreto-legge n. 23 del 2020, convertito dalla legge n. 40 del 2020, l'importo massimo delle operazioni di microcredito, rivolte ad attività d'impresa, prive di garanzie reali, è fissato a euro 40 mila (prima 25 mila) e viene demandato al Ministero dell'economia e delle finanze l'adeguamento del decreto ministeriale n. 176 del 2014, attuativo dell'articolo 111 del Tub alle nuove citate disposizioni;

   l'articolo 16, comma 2, del citato decreto n. 176 del 2014 ha previsto un riconoscimento della finanza mutualistica e solidale elevando gli importi concedibili per i finanziamenti ai propri soci fino ad un ammontare massimo di euro 75 mila e per una durata massima di dieci anni senza però modificare i limiti dimensionali dei soggetti finanziabili previsti dall'articolo 1, comma 2, lettera d), del citato regolamento;

   i citati limiti escludono infatti le imprese che, al momento della richiesta, presentino, anche disgiuntamente, requisiti dimensionali superiori a 200 mila euro di fatturato e 300 mila euro di attivo patrimoniale ed un indebitamento superiore a 100 mila euro;

   tali limiti non consentirebbero il finanziamento a imprese in grado di sostenere un prestito di 75 mila euro e risultano eccessivamente restrittivi se comparati alla raccomandazione dell'Unione europea in materia di microimpresa del 2003, recepita nel 2005, che prevede un fatturato di 2 milioni di euro e 10 occupati;

   nonostante i recenti decreti cosiddetti «Cura-Italia» e «Liquidità» abbiano riconosciuto gli operatori di microcredito come parte integrante del sistema finanziario, sancendo il legame tra microcredito e microimpresa, così come previsto a livello comunitario, tuttavia i citati limiti dimensionali non sono stati modificati;

   nel contesto emergenziale legato al Covid, caratterizzato dall'acuirsi del rischio credit crunch, si ritiene necessario implementare canali alternativi di accesso al credito rafforzando le esperienze solidaristiche –:

   se non ritenga utile, alla luce delle considerazioni espresse in premessa, adottare iniziative per modificare il decreto ministeriale n. 176 del 2014, al fine di prevedere per le Mag la deroga ai limiti dimensionali dettati dall'articolo 1, comma 2, lettera d), del suddetto decreto valutando anche l'opportunità di assumere iniziative per innalzare l'importo massimo di credito concedibile, rispetto agli attuali 75 mila euro.
(4-07629)


   LOLLOBRIGIDA e SILVESTRONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Enav è una Spa che gestisce, attraverso i quattro centri di controllo d'area e le torri di controllo sugli aeroporti di competenza, il traffico aereo civile nell'ambito dello spazio aereo di spettanza italiana;

   la società è quotata in borsa dal luglio 2016, a seguito del collocamento sul mercato azionario del 46,7 per cento del proprio capitale, ed è controllata dal Ministero dell'economia e finanze, che ne detiene il 53,3 per cento del restante capitale, e vigilata dall'Ente nazionale per l'aviazione civile e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   nel quadriennio 2016-2019 il Gruppo Enav, che ad oggi consta di circa 4.200 dipendenti, ha distribuito dividendi per un valore complessivo pari a circa 418 milioni di euro;

   il trasporto aereo sta drammaticamente risentendo della situazione emergenziale derivante dal virus Covid-19, con una perdita – dal 1° marzo 2020 ad oggi – di settecentomila voli e 112 milioni di passeggeri;

   l'evidenziata crisi del trasporto aereo impatta enormemente sul business di Enav in quanto i relativi ricavi derivano, per la maggior parte, dai cosiddetti servizi di traffico aereo erogati;

   gli eccellenti risultati, sia in termini di performance operative, che economico-finanziarie, del Gruppo Enav avrebbero fatto propendere per una riconferma dei passati vertici aziendali, vista anche la necessità di dover riorganizzare, con immediatezza, alla luce dell'attuale situazione pandemica, le modalità di gestione del controllo del traffico aereo, che risulta essere un asset strategico per il «Sistema Italia»;

   l'attuale compagine governativa, invece, ha nominato, nel mese di maggio 2020, un nuovo consiglio di amministrazione che ha designato rinnovati vertici aziendali;

   nei primi 9 mesi del 2020, rispetto al 2019, il traffico di rotta e di terminale di Enav, in termini di unità di servizio, è diminuito rispettivamente del 59,6 per cento e del 58,8 per cento;

   i ricavi consolidati del Gruppo Enav pari a circa euro 589 milioni di euro, sono inferiori del 14,8 per cento rispetto a quelli del 2019 solo ed esclusivamente grazie al meccanismo compensativo del cosiddetto effetto balance, che permette il recupero o la restituzione ai vettori degli effetti derivanti dallo scostamento tra il traffico aereo previsto nel piano tariffario e quello a consuntivo, permettendo di recuperare circa 287 milioni di euro, pari a quasi il 50 per cento dei ricavi totali;

   da autorevoli organi di stampa si apprende che, nonostante la perdurante crisi del settore del traffico aereo ed i connessi riflessi negativi di quest'ultima sul business di Enav, nel mese di ottobre 2020 si sia dato corso ad una serie di assunzioni di dirigenti, quadri e funzionari;

   in particolare sembrerebbero essere stati assunti con il ruolo di dirigente, il dottor Cristiano Ceresatto, che nel passato aveva rivestito il ruolo di responsabile di direzione del personale di Atac e di capo staff all'assessorato deputato alla riorganizzazione delle partecipate del comune di Roma con il sindaco Raggi, e con il ruolo di quadro in TechnoSky di Enav, l'ingegner Luigi Napolitano, noto per essersi candidato nel Movimento 5 Stelle per un seggio al Senato nelle elezioni suppletive del 2020 –:

   se, dall'insediamento del nuovo consiglio di amministrazione di Enav, siano state effettuate delle assunzioni, e, se del caso, quali siano state le modalità ed i criteri di selezione e se sia stata data una adeguata e preventiva «evidenza» al relativo processo di selezione;

   se corrispondano al vero le assunzioni del dottor Ceresatto e dell'ingegner Napolitano e se le retribuzioni annuali lorde da questi percepite siano in linea con quelle usualmente praticate nel gruppo Enav;

   se agli eventuali nuovi assunti siano state assegnate posizioni prima ricoperte da altri soggetti che, ad oggi, ancora operano nel Gruppo Enav.
(4-07640)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZAN. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da numerosi organi di stampa locali e nazionali che nella struttura penitenziaria di massima sicurezza di Tolmezzo (Udine) la situazione epidemiologica dovuta all'infezione da Covid-19 presenterebbe elementi di estrema criticità ed emergenza;

   infatti, nella struttura, in cui sono detenuti 203 individui, i contagi sarebbero arrivati al numero di 160, a cui si aggiungono decine di altre persone contagiate, facenti parte del personale amministrativo e del corpo di polizia penitenziaria;

   in particolare, è stato denunciato dagli organi di stampa e dai legali di alcuni detenuti la mancata adozione delle basilari prassi sanitarie necessarie per il contenimento del contagio, come l'isolamento di coloro che sono risultati positivi al test per Covid-19;

   in data 10 novembre 2020 il Dap (dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) ha emesso una circolare che, da un lato, indica chiaramente quali siano le misure da adottare per garantire l'isolamento degli individui detenuti nel caso di positività al tampone per Covid-19 o venuti a stretto contatto con individui positivi, dall'altro istituisce due soglie di classificazione delle strutture penitenziarie che abbiano rilevato casi di Covid-19 al loro interno (2 per cento o 5 per cento del totale della popolazione, inclusi detenuti e personale operante all'interno);

   tali soglie (definite «soglia 1» e «soglia 2») fissano alcune restrizioni da mettere in atto, per la durata di 15 giorni, all'interno della struttura, al fine di contenere la diffusione massiva del virus;

   se i numeri della diffusione all'interno del carcere di Tolmezzo dovessero essere confermati, si sarebbe superata esponenzialmente anche la soglia più critica del 5 per cento;

   a parere dell'interrogante, si rende necessario e urgente un pieno controllo della diffusione del virus, non solo, per assicurare il diritto alla salute costituzionalmente garantito ai detenuti, ma anche la totale sorveglianza da parte dell'amministrazione e del Corpo di polizia penitenziaria di una struttura in cui sono scontate pene per reati particolarmente gravi, come l'associazione di stampo mafioso –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intendano porre in essere per garantire una piena sicurezza sanitaria e un pieno controllo all'interno della struttura penitenziaria di Tolmezzo.
(5-05073)

Interrogazione a risposta scritta:


   VITIELLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 103, comma 6, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, dispone in ragione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 in atto che «l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo, è sospesa fino al 31 dicembre 2020»;

   la disposizione non rinvia ad una precisa norma e quindi si intende destinata ad applicarsi alla generalità dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche in ragione delle evidenti finalità connesse con le misure di contrasto all'epidemia da Covid-19 e le difficoltà contingenti di famiglie e imprese;

   tra i provvedimenti di rilascio degli immobili vi è anche quello disciplinato dall'articolo 560 del codice di procedura civile che prevede che il giudice possa disporre «la liberazione dell'immobile pignorato per [il debitore] ed il suo nucleo familiare, qualora sia ostacolato il diritto di visita di potenziali acquirenti, quando l'immobile non sia adeguatamente tutelato e mantenuto in uno stato di buona conservazione, per colpa o dolo del debitore e dei membri del suo nucleo familiare, quando il debitore viola gli altri obblighi che la legge pone a suo carico, o quando l'immobile non è abitato dal debitore e dal suo nucleo familiare»;

   a titolo di esempio, il dossier elaborato dai Servizi Studi del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati con riguardo all'Atto Senato 1766 commenta la norma precisando che essa si riferisce anche «alle procedure di esecuzione dello sfratto» di cui all'articolo 657 del codice di procedura civile;

   secondo il legislatore, quindi, non rileva la natura del provvedimento di rilascio degli immobili, né se esso è contenuto nelle disposizioni sulla procedura civile;

   nonostante la lettura del comma 6 dell'articolo 103 di cui sopra risulti confermare questa interpretazione, l'applicazione del medesimo comma non risulta all'interrogante uniforme su tutto il territorio nazionale –:

   se il Ministro intenda adottare iniziative per chiarire, per una omogenea applicazione a livello nazionale della norma, che l'articolo 103, comma 6, del decreto-legge n. 18 del 2020, relativo alla sospensione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, si applica anche alle procedure di cui agli articoli 560 e 657 del codice di procedura civile.
(4-07638)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GASTALDI, VIVIANI, BUBISUTTI, CECCHETTI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le aziende agricole sono tornate a segnalare i grandi ritardi nei rimborsi delle polizze assicurative agevolate per i danni da avversità atmosferiche in agricoltura da parte di Agea, organismo pagatore preposto all'erogazione dei contributi, ritardi più volte denunciati dall'interrogante con specifici atti di sindacato ispettivo;

   le imprese del settore primario sono oggi in un momento di estrema difficoltà, dovendo fronteggiare questa situazione con una forte carenza di liquidità, dovuta alle criticità connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19;

   la misura 17.1 del Programma di sviluppo rurale nazionale (Psrn) 2014-2020, prevede la possibilità per le aziende agricole di stipulare polizze assicurative agevolate per i rischi collegati ad avversità atmosferiche, rimborsando al beneficiario fino al 70 per cento del costo della polizza, su un contratto che preveda un rimborso per danni superiore al 20 per cento della produzione;

   se pure, negli ultimi anni, anche grazie all'operato del Ministro pro tempore Centinaio, si è giunti ad un sostanziale riallineamento delle tempistiche di rimborso, con l'erogazione di un numero rilevante di pagamenti, le aziende agricole, specie nel cuneese, dove vi è un'alta percentuale di mancati rimborsi, vedono oggi incerto il loro futuro per il concreto rischio di non potere beneficiare nell'anno in corso delle risorse loro spettanti;

   con il decreto 19 ottobre 2020 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestale, sembrerebbe, infatti, venga erogato, entro il 2020, soltanto il 30 per cento, contro l'attuale 70 per cento, del costo dell'assicurazione stipulata, a causa dell'esaurimento delle risorse finanziarie del Psrn;

   il restante 40 per cento potrà essere finanziato da economie relative alle campagne vegetali delle annualità precedenti e/o da ulteriori risorse rinvenienti da altre sottomisure del Psrn 2014-2020; l'evidente allungamento dei tempi di pagamento rischia di mandare in crisi le aziende di settore, privandole delle risorse necessarie per poter programmare gli investimenti futuri;

   secondo Condifesa Cuneo, nel 2020 sono state 2.325 le aziende che hanno stipulato una polizza per danni da avversità atmosferiche, per un valore assicurato totale di 269 milioni di euro, a fronte di un pagamento di premi per conto dei soci di 29,5 milioni di euro. Con il mese di dicembre 2020 arriveranno nelle casse delle aziende cuneesi contributi per 6.491.000 euro, a fronte di un rimborso dovuto di 15.145.000 euro –:

   alla luce della situazione particolarmente critica, se il Ministro interrogato, intenda prontamente attivarsi per risolvere la problematica denunciata, provvedendo all'erogazione della parte restante di rimborso assicurativo nel più breve tempo possibile, e comunque prima dell'inizio della nuova campagna assicurativa a tutela delle attività, non solo delle aziende agricole cuneesi, ma dell'intero comparto agricolo nazionale;

   quali immediate iniziative intenda adottare affinché le aziende agricole possano disporre della necessaria liquidità che permetta loro di superare le attuali difficoltà connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19 e di programmare gli investimenti necessari per tornare a crescere ed essere competitive sul mercato.
(5-05074)

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il settore suinicolo, in Italia, vanta un fatturato di circa 3 miliardi di euro per la fase agricola e di 8 miliardi per la fase industriale, incidendo per il 5,8 per cento sul totale agricolo ed agroindustriale nazionale;

   nell'intero settore operano 25.000 aziende agricole, che gestiscono una mandria nazionale di circa 8,3 milioni di capi, con circa 3.500 aziende di trasformazione;

   la situazione del mercato suinicolo nazionale è in progressivo deterioramento, con previsioni – a livello europeo – che prevedono un tracollo del mercato tra fine 2020 e metà 2021, sia a causa delle ulteriori misure di contenimento della pandemia da Covid-19, sia per la diffusione della Peste suina africana (Psa) nel continente europeo;

   la prospettiva di breve periodo è di ulteriori cali dei prezzi, dato che l'evolversi delle misure di contenimento e conseguente chiusura dei canali Ho.Re.Ca. ha depresso fisiologicamente i consumi;

   le industrie di trasformazione hanno rallentato, ed in alcuni casi sospeso, la preparazione dei prodotti in vista delle feste natalizie, per timore che le chiusure imposte dal Governo deprimano ulteriormente i consumi natalizi;

   durante il lockdown intercorso tra i mesi di marzo e di maggio 2020, si è assistito ad un importante calo dei prezzi (arrivati a 1,030 euro al chilogrammo, a copertura dei costi di produzione solo al 70 per cento) che non ha portato a maggiori consumi di carne, ma ha comportato maggiori speculazioni sui prodotti, con numerosi canali di distribuzione che hanno di fatto acquistato prodotti a prezzi bassi, per poi rivenderli senza cali effettivi di prezzi ai consumatori finali, con conseguente detrimento per la filiera –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, se del caso, per:

    a) definire misure che consentano di prediligere e sostenere i produttori di carne nazionali, favorendoli rispetto alle aziende che utilizzano per le proprie produzioni o distribuzioni materia prima estera;

    b) disporre in tempi brevi un blocco del prezzo di vendita di suinetti, suini da macello e carni, promuovendo un apposito tavolo di concertazione con le associazioni di categoria più rappresentative;

    c) promuovere, anche mediante appositi tavoli di lavoro in sede europea, una politica più incisiva nel controllo della Psa attraverso un ampio coinvolgimento del comparto venatorio.
(4-07630)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GALLINELLA, DEL SESTO, ALBERTO MANCA, PARENTELA, GALIZIA, LOMBARDO, CILLIS, PIGNATONE, MAGLIONE, CADEDDU, MARZANA e GAGNARLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 28 ottobre 2020, il Ministro della salute ha manifestato l'intento di convocare un tavolo di lavoro per affrontare la materia della circolazione del cannabidiolo (di seguito CBD: ndr) «in maniera sistematica e complessiva», invitando l'istituto superiore di sanità e il Consiglio superiore di sanità a esprimersi, con una rivalutazione complessiva, sull'aggiornamento delle tabelle degli stupefacenti e valutare «se gli effetti della sostanza attiva cannabidiolo rimangono immutati a prescindere dalla percentuale di utilizzo della stessa»;

   tale provvedimento ministeriale ha sospeso gli effetti di un precedente decreto, del 1° ottobre 2020 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 15 ottobre 2020, con cui erano state inserite nella tabella «medicinali a base di sostanze attive stupefacenti» le «composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis»;

   allo stato permane, pertanto, in Italia una incertezza su tale sostanza, ed è avviata una istruttoria tecnica sul Cbd;

   la Corte di giustizia dell'Unione europea, in data 19 novembre 2020, ha adottato, nella causa C-663/18, una importante decisione in materia, che spiega i suoi effetti nei confronti di tutti gli Stati membri, sebbene quello direttamente coinvolto fosse la Francia: i giudici europei hanno affermato che il Cbd non è un farmaco narcotico e che non vi possono essere divieti di commercializzazione del medesimo Cbd nel territorio unionale, se esso è estratto dalla pianta della cannabis sativa nella sua interezza e non esclusivamente dalle sue fibre e semi;

   la Corte assume l'assenza di effetti psicotropi nel Cbd e afferma che non possa essere ricondotto alle sostanze stupefacenti –:

   se ritenga di assumente iniziative idonee, anche nel contesto del tavolo tecnico, per adeguare il nostro ordinamento alla decisione della Corte di giustizia dell'Unione europea, e dare una volta per tutte certezze a produttori ed operatori economici.
(5-05076)


   PAITA. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   fin dall'inizio della pandemia da COVID-19, la realtà dei cantieri Fincantieri-Muggiano è stata una delle più critiche e monitorate in tema di contagio, tra le prime comunità a sviluppare al loro interno un numero considerevole di casi positivi tra i quali anche un decesso;

   la criticità iniziale è stata resa evidente anche a causa della difficoltà del trasporto pubblico locale, che non ha consentito nelle prime fasi un distanziamento adeguato e nemmeno un numero di corse, negli orari strategici, utili a permettere ai lavoratori di recarsi sul luogo di lavoro in sicurezza;

   nelle prime fasi della pandemia l'azienda ha interrotto i lavori per il tempo necessario a contenere un focolaio iniziale che avrebbe potuto risultare davvero pericoloso;

   i sindacati hanno sostenuto una battaglia affinché l'azienda si dotasse di un adeguato protocollo di sicurezza, che è stato messo in atto e applicato;

   da settimane le rappresentanze sindacali unitarie interne alla stessa azienda hanno avanzato la richiesta di effettuare uno screening su tutti i lavoratori dei cantieri e dell'indotto, essendosi verificati tra gli stessi numerosi casi di positività;

   dopo numerosi incontri, Fincantieri e Asl5 sono addivenuti alla stesura di un protocollo di somministrazione di tamponi al personale per tutelare la salute dei lavoratori e garantire il proseguimento dei lavori in sicurezza;

   si era in attesa della firma ufficiale dell'Asl5 su un protocollo condiviso con le forze sindacali, ma, da ricostruzioni della stampa locale, sembra che Asl5 abbia demandato la risoluzione del tema in questione ad Alisa che, ad oggi, non risulterebbe abbia ancora promosso né delibere né provvedimenti dirigenziali in merito alla necessità di siglare un accordo per effettuare uno screening sui lavoratori dei cantieri e dell'indotto –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione descritta in premessa che si protrae da marzo 2020 per i lavoratori di Fincantieri-Muggiano e per i lavoratori delle ditte dell'indotto e se intenda fornire, per quanto di competenza, un chiarimento sulle motivazioni per le quali a tutt'oggi non risulterebbe ancora essere stato siglato il protocollo necessario per far partire la campagna di screening indispensabile a garantire ai lavoratori di Fincantieri di operare in sicurezza.
(5-05078)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VALLASCAS. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, Federfarma avrebbe lanciato un appello per il reperimento delle bombole per l'ossigeno medicale, perché, secondo quanto riferirebbe l'associazione di categoria, «si stanno verificando carenze nella disponibilità di bombole di ossigeno nelle farmacie per le cure domiciliari di pazienti COVID» (Rai News 24 del 9 febbraio 2020), così come sarebbe accaduto durante la prima ondata dei contagi;

   secondo l'associazione, l'insufficiente numero di bombole per ossigeno, a fronte dell'impennata del fabbisogno determinata dalla pandemia, sarebbe aggravata dalla tendenza delle famiglie a trattenere in maniera preventive in casa, e non restituire, i contenitori anche se non più necessari alla terapia;

   nel complesso, secondo quanto riferirebbe l'agenzia AdnKronos del 9 febbraio 2020, ci sarebbe una concomitanza di emergenze e circostanze diverse: «La negligenza di chi ha preso le bombole senza restituirle, l'esigenza di chi, indipendentemente dal Covid, ha necessità di ossigeno, i cittadini, che sotto l'effetto dell'allarme carenza, fanno le scorte e si tengono a casa i contenitori. In questo caso l'egoismo da Covid rischia di fare danni»;

   la carenza di bombole di ossigeno riguarderebbe, con intensità diverse, tutto il Paese: casi particolarmente critici sarebbero stati segnalati a Napoli e a Palermo, mentre Rai News 24, riportandole dichiarazioni di alcuni osservatori, avrebbe sostenuto che questa situazione favorirebbe comportamenti illeciti da parte di ignoti che prometterebbero «di avere ossigeno da distribuire»;

   la questione dell'insufficiente dotazione dello stock di bombole per l'ossigeno medicale potrebbe riguardare anche le strutture sanitarie, anche in relazione a quanto sarebbe accaduto durante la prima ondata dei contagi;

   è il caso di ricordare, infatti, che la scorsa primavera, in concomitanza con il picco di ricoveri nelle strutture sanitarie, il fabbisogno di ossigeno medicale è accresciuto del 600 per cento in alcune aree del Paese, circostanza che ha fatto emergere subitaneamente e con insistenza la questione della carenza di contenitori per la fornitura di ossigeno alle strutture sanitarie per l'ossigenoterapia a domicilio;

   secondo Assogastecnici Federchimica, ogni anno, in condizioni di normalità, si produrrebbero in Italia oltre 90 milioni di litri di ossigeno liquido, 125 mila sarebbero i pazienti in ossigeno terapia e 3 milioni e mezzo le bombole per ossigenoterapia consegnate ad ospedali e al domicilio dei pazienti;

   come detto, l'impennata del fabbisogno di ossigeno, a seguito dell'epidemia Covid-19, ha determinato una serie di gravi difficoltà, soprattutto per la carenza di contenitori, anche in considerazione del fatto che la normativa in materia è cambiata e non è più possibile usare altri contenitori;

   nel corso della prima ondata dei contagi, per compensare l'impennata del fabbisogno di bombole per ossigeno medicale, alcuni operatori del settore, come la TenarisDalmine, sarebbero stati autorizzati alla produzione di contenitori;

   secondo il mondo scientifico, la seconda ondata di contagi sarebbe stata ampiamente prevista, circostanza che avrebbe imposto un'adeguata e preventiva preparazione del sistema sanitario nazionale, anche in considerazione delle criticità emerse e dall'esperienza maturata nel corso della prima fase –:

   quali iniziative siano state adottate, per quanto di competenza, per assicurare le necessarie dotazioni alle strutture del servizio sanitario nazionale a fronte dell'aumento del fabbisogno di ossigeno medicale in previsione della seconda ondata di contagi e per reperire un adeguato numero di bombole;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di garantire la fornitura di ossigeno medicale, anche attraverso un incremento della produzione di bombole.
(4-07632)


   GAVA, GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'aggravarsi dell'epidemia di peste suina africana in Europa ed in particolare in Germania, sta iniziando a far emergere una serie di importanti problematiche a livello nazionale;

   in seguito al recente blocco delle importazioni da parte di Cina e Corea del sud, la Germania, primo Paese a livello europeo per la produzione suinicola, ha aumentato in maniera esponenziale le esportazioni di animali vivi verso l'Italia, agevolando l'operazione tramite il sensibile abbassamento del prezzo di vendita. Le quotazioni ufficiali dei suini vivi nel nostro Paese, già da alcune settimana stanno subendo un calo di 0.05 euro al chilogrammo (variazione massima consentita per singola seduta), passando da 1,570 euro a 1,323 euro attuali, con una tendenza al ribasso già confermata per tutto il mese di dicembre 2020;

   i suini vivi tedeschi oggi vengono scaricati nei macelli del nord Italia a euro 0,85/0,90, compreso il costo di trasporto, il tutto a svantaggio degli allevatori locali. A questo si aggiunge la stasi nelle vendite dei salumi stagionati in seguito alla chiusura, pressoché generale, della ristorazione;

   il settore suinicolo in Italia vanta un fatturato di circa 3 miliardi di euro per la fase agricola e di circa 8 miliardi di euro per quella industriale, incidendo per il 5,8 per cento sul totale agricolo e agroindustriale nazionale. Operano nel comparto circa 25.000 aziende agricole, che gestiscono 8,3 milioni di capi, e circa 3.500 aziende di trasformazione. La produzione di carne si aggira intorno a 1,45 milioni di tonnellate. L'Italia è il settimo Paese produttore nella Unione europea;

   oltre all'aspetto economico, vi è comunque l'altissimo rischio sanitario potenziale, dovuto allo spostamento di migliaia di capi da un Paese in cui la patologia è presente, seppur a livello naturale, nelle popolazioni di cinghiale selvatico, con circa 170 casi rilevati –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intendano intraprendere per adottare eventuali ulteriori iniziative di tutela della posizione di mercato delle aziende produttrici e quelle rivolte alla trasparenza della filiera produttiva, al fine di tutelare i marchi nazionali ed evitando lo sviluppo di mercati paralleli, ma soprattutto per aumentare le misure di controllo sul trasporto dei suini vivi provenienti dagli Stati membri dell'Unione europea e da Paesi terzi.
(4-07633)


   PARENTELA, CILLIS, PIGNATONE, CADEDDU e DEL SESTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 27 ottobre 2010 un'apposita commissione del Ministero della salute certificava criticità che mettevano in pericolo la sicurezza alimentare con riferimento alla sanità veterinaria e alla sicurezza degli alimenti;

   tra le evidenze più gravi furono ivi sottolineate, a quanto consta agli interroganti, quelle relative alle carenze nei controlli sugli alimenti di origine animale e vegetale;

   criticità sono state negli anni confermate anche dall'apposita certificazione del tavolo Lea, in cui la regione Calabria, per gli anni dal 2007 al 2010, è risultata insufficiente riguardo agli indicatori di performance in sicurezza alimentare e ai relativi obblighi informativi;

   a seguito di altre verifiche effettuate dal suddetto Ministero e dall'allora sub commissario per il piano di rientro, Generale Luciano Pezzi, sempre a quanto risulta agli interroganti sarebbe stata constatata la gravità in cui versava il servizio veterinario gestito da anni dallo stesso dirigente, sicché fu deciso, a seguito di una riunione indetta dall'allora Ministro della salute, di costituire uno specifico gruppo a supporto del processo di riorganizzazione che la stessa regione voleva intraprendere per uscire dalle inadempienze;

   tale struttura (la cosiddetta task force veterinaria) si insediava nel mese di aprile 2011, dopo essere stata approvata dal Ministero che garantiva la partecipazione diretta di un suo rappresentante (Dpgr n. 58 e n. 111/2011);

   negli anni successivi, con la suddetta struttura, a partire dal 2011, furono posti in essere interventi per l'erogazione dei Lea di settore (relativi alla parte veterinaria e alla sicurezza alimentare), consentendo di raggiungere la piena sufficienza sul piano qualitativo e quantitativo;

   con i Dca 121/2019 e 161/2019 l'allora commissario ad acta per la realizzazione del piano di rientro dai disavanzi del servizio sanitario della regione Calabria, il Generale Saverio Cotticelli, di fatto poneva impedimenti ai componenti della task force veterinaria circa lo svolgimento delle attività previste dal ruolo per l'espletamento degli adempimenti relativi alla sicurezza alimentare e alla sanità pubblica veterinaria;

   in seguito, nonostante i diversi solleciti nell'ambito dei tavoli tecnici ministeriali in ordine alla necessità di riorganizzare i servizi veterinari, il commissario suddetto, non assumeva in proposito iniziative di rilievo, anche rispetto a cambi di dirigenza della struttura;

   la situazione creatasi ha determinato le dimissioni dei componenti la task force veterinaria, non essendo gli stessi nelle condizioni di dare seguito al mandato ricevuto;

   da notizie stampa si apprende che con nota del settore sanità veterinaria datata 1° ottobre 2020, la regione Calabria ha comunicato a tutte le aziende sanitarie provinciali che per l'anno 2020/2021 non è «opportuno» effettuare il servizio ispettivo a domicilio come negli anni passati e pertanto la macellazione dei suini può essere fatta soltanto presso le strutture di macellazione autorizzate;

   tale indicazione è stata contestata pubblicamente da Copagri, per il tramite del suo presidente, Vincenzo Lentini –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per il corretto funzionamento del servizio di medicina veterinaria in Calabria e, per il tramite della struttura commissariale per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario, se non ritenga di adottare iniziative per ripristinare il servizio ispettivo veterinario a domicilio al fine di consentire la macellazione dei suini per uso domestico.
(4-07637)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   tra le previsioni del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020, confermate dal successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020, all'articolo 1, comma 9, lettera f), è disposta la sospensione di attività quali palestre, piscine, centri natatori, centri benessere e centri termali;

   nei medesimi provvedimenti verrebbe, invece, consentita la pratica professionale dei massaggi, visto, tra l'altro, che nell'allegato 9 (Linee guida per la riapertura delle attività economiche, produttive – servizi alla persona), verrebbero addirittura esposte le prescrizioni per il corretto svolgimento in sicurezza dell'attività dei centri per massaggi;

   secondo alcune associazioni di categoria, in fase di applicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020 si sarebbero determinate molteplici criticità a causa di un'errata interpretazione delle misure del decreto da parte delle forze dell'ordine preposte ai controlli;

   secondo quanto riferito all'interrogante, i citati organismi di controllo ricondurrebbero in molti casi l'attività dei centri per massaggi ovvero la pratica professionale del massaggio alla categoria dei «centri benessere», sanzionandoli e imponendogli la chiusura in virtù del citato articolo 1, comma 9, lettera f), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020, che dispone, come detto, la chiusura dei centri benessere;

   questa applicazione del decreto deriverebbe fondamentalmente da due fattori: da una parte, molti operatori sarebbero stati sanzionati perché riporterebbero nell'insegna esterna all'attività – sembrerebbe per un motivo meramente promozionale e quindi senza che abbia alcun valore giuridico – la dicitura «centro benessere», nonostante svolgano all'interno dei locali unicamente la pratica professionale del massaggio; dall'altra, un numero significativo di operatori del settore dei massaggi svolgerebbe l'attività, con il codice Ateco 96.04.10, che contemplerebbe, tra le diverse attività, sia i centri per il benessere fisico, sia i centri per massaggi;

   ne conseguirebbe che molti operatori sarebbero sanzionati e costretti a chiudere – circostanze che comporterebbero ingenti danni economici per il mancato guadagno – in base a un'interpretazione che non corrisponderebbe affatto alla ratio del provvedimento, visto che, oltre a quanto già previsto dall'allegato 9 sopracitato, l'attività rientrerebbe tra i servizi alla persona, alla stessa guisa delle attività di parrucchiere ed estetista, in quanto sarebbero svolte su appuntamento, con l'intervento di un operatore su un cliente, adottando tutte le diverse misure di prevenzione già previste per i locali di lavoro –:

   se non ritenga opportuno assumere, per quanto di competenza, iniziative volte a garantire una più corretta applicazione delle disposizioni del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020, anche attraverso una circolare chiarificatrice sul fatto che i centri massaggi non possono essere confusi con i centri benessere, ma rientrano nei servizi alla persona e come tali non devono sospendere l'attività per tutta la durata di validità del decreto.
(3-01942)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LACARRA, MURA, CARLA CANTONE, GRIBAUDO, VISCOMI, SERRACCHIANI e LEPRI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 4 marzo 2020 è stato sottoscritto un accordo tra i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal Italia con cui si è chiuso il contenzioso tra le parti e si è provveduto alla modifica del contratto di affitto e acquisizione per rinnovare il polo siderurgico con base a Taranto;

   il contratto di affitto modificato tra ArcelorMittal e i commissari dell'ex Ilva ha previsto che:

    AM InvestCo possa esercitare il recesso, con una comunicazione da inviare entro il 31 dicembre 2020, nel caso in cui non sia stato sottoscritto il nuovo contratto di investimento entro il 30 novembre 2020;

    «A pena di inefficacia dell'esercizio del diritto di recesso», AM InvestCo dovrà versare ad Ilva «una caparra penitenziale di 500 milioni di euro»;

    ArcelorMittal si impegna «ad impiegare» alla fine del nuovo piano industriale «2020-2025» «il numero complessivo di 10.700 dipendenti»;

    le parti si impegnano a favorire la ricollocazione dei dipendenti rimasti all'amministrazione straordinaria;

   nel corso degli scorsi mesi, il Governo ha espresso e ribadito in più circostanze la volontà di far parte della «nuova Ilva» attraverso l'ingresso di Invitalia con la prospettiva di arrivare alla «piena occupabilità» e alla «massima capacità produttiva», anche con l'uso di nuove tecnologie;

   nella giornata del 24 novembre 2020, le parti sociali, al termine di un incontro con l'amministratore delegato della multinazionale, Lucia Morselli, hanno diffuso la notizia di un'imminente chiusura della trattativa tra le parti, che avverrebbe il 30 novembre e che implicherebbe l'ingresso dello Stato nella società;

   le stesse organizzazioni sindacali, però, hanno lamentato il fatto che le parti si siano concentrate esclusivamente sugli aspetti finanziari, senza affrontare la questione del piano industriale e occupazionale dell'azienda;

   ad oggi, più di 5.000 lavoratori dello stabilimento tarantino risultano collocati in cassa integrazione, ma altrettanta incertezza produttiva ed occupazionale riguarda anche gli impianti di Genova, di Novi Ligure e di Racconigi –:

   se intenda fornire ulteriori informazioni con riguardo ai dettagli della trattativa in fase di chiusura, soprattutto relativamente al mantenimento degli attuali livelli occupazionali e ai profili attinenti all'opera di risanamento ambientale previsti dai precedenti accordi con ArcelorMittal, a Taranto e negli altri impianti del Paese.
(5-05075)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Polverini n. 5-04695, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zangrillo.

  L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Lupi e Tondo n. 3-01933, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 novembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Colucci.

  L'interrogazione a risposta scritta Quartapelle Procopio e altri n. 4-07619, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 novembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Gagnarli.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta immediata in Commissione Fragomeli n. 5-04858 del 27 ottobre 2020.