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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 7 gennaio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il 9 ottobre 2020 Borsa Italiana Spa è stata acquistata da una cordata composta da Euronext (il listino paneuropeo comprendente Parigi, Amsterdam e altre piazze minori), Cassa depositi e prestiti Spa e Banca Intesa;

    il London Stock Exchange ha, infatti, accettato l'offerta di 4,32 miliardi di euro;

    con tale operazione Cassa depositi e prestiti deterrà il 7,3 per cento di Euronext, pareggiando la quota dell'omologa francese Caisse des Depots, mentre a Banca Intesa spetterà una quota dell'1,3 per cento;

    da tale aggregazione si realizzerà il primo gruppo europeo di listini per numero di quotazioni con oltre 1.800 società scambiate e 4,4 miliardi di euro di capitalizzazione aggregata, oltre che il primo gruppo europeo per il mercato secondario in Europa, con 11,7 miliardi di euro di azioni scambiate su base giornaliera e sempre il primo nel finanziamento, con oltre 42 miliardi di euro raccolti nel 2019;

    i ricavi del gruppo combinato saranno pari a 1,3 miliardi di euro e la maggior parte del fatturato affluirà al nostro Paese grazie al decisivo contributo di Mts, ovvero la piattaforma su cui vengono scambiati i titoli di Stato;

    sul fronte della governance, due italiani entreranno a far parte del consiglio d'amministrazione. Il primo rivestirà la carica di presidente e un amministratore in rappresentanza di Cdp Equity. Inoltre, i Chief Executive Officers (Ceo) di Borsa Italiana Spa, Raffaele Jerusalmi, e della controllata Mts, Fabrizio Testa, entreranno rispettivamente nel direttorio che raccoglie tutti i manager dei diversi listini che compongono Euronext. Infine, la Consob viene invitata ad entrare a far parte del collegio dei regolatori, l'organo di vigilanza sul gruppo, insieme alle altre autorità dei mercati in cui Euronext opera;

    Consob e Banca d'Italia dovranno esprimersi entrambe sull'operazione;

    l'ingresso di Cassa depositi e prestiti in Euronext e l'acquisizione di Borsa Italiana Spa si configurano come un'operazione di elevato interesse nazionale che potrebbe apportare dei benefìci non indifferenti a tutto il sistema Paese. Borsa Italiana Spa, infatti, porta in dote Mts, il mercato all'ingrosso dei titoli di Stato, Cassa di compensazione e garanzia e Montetitoli, contribuendo per il 35 per cento ai ricavi della nuova società. Il nostro Paese non potrà avere quindi un ruolo subalterno e l'accordo dovrà essere tale da assicurare una vetrina internazionale di primari investitori istituzionali alle nostre aziende, soprattutto di medie e piccole dimensioni, che si affacciano al mercato finanziario per raccogliere le risorse necessarie per lo sviluppo;

    il futuro di Borsa Italiana Spa, peraltro, non riguarda solo il destino della sua infrastruttura di mercato, ma è fondamentale, innanzitutto, per qualsiasi scelta di politica industriale si intenda adottare per supportare il tessuto imprenditoriale italiano;

    in tale quadro, appare fondamentale valorizzare il ruolo che l'Italia potrà giocare in Europa con particolare riguardo alla tutela e valorizzazione di un asset strategico per la crescita delle imprese italiane e il rafforzamento del ruolo dell'Italia nel mercato dei capitali europeo, perché le scelte che saranno assunte in futuro avranno un orizzonte che non è solo di questo Governo e di questa legislatura e dovranno essere portate avanti e condivise con coerenza;

    al riguardo, occorre pertanto tutelare l'interesse nazionale di una infrastruttura strategica, sia per quanto riguarda Borsa Italiana Spa nella sua interezza, sia per quanto riguarda Mts per il ruolo della società nel mercato dei titoli di Stato, tra cui quelli italiani;

    da un lato, quindi, occorre proteggere gli asset strategici nazionali che legano l'infrastruttura finanziaria del Paese alla crescita delle nostre imprese. Dall'altro, bisogna costruire un mosaico organico di riforme, avviato con l'istituzione dei Pir (Piani individuali di risparmio) ordinari, proseguiti con i Pir alternativi, con patrimonio destinato e che va completato attraverso l'istituzione di un Fondo Sovrano pubblico-privato italiano, o Fondo dei Fondi, che operi con logiche privatistiche di investimento, al pari di quelle applicate alle società di gestione del risparmio private. Un fondo sovrano, gestito da Cassa depositi e prestiti con il coinvolgimento delle società di gestione del risparmio italiane e delle altre istituzioni finanziarie, in cui oltre al risparmio privato, alle risorse pubbliche e alla garanzia offerta dagli immobili pubblici e dal patrimonio artistico e culturale del Paese, possano confluire anche parte delle risorse che l'Unione europea metterà a disposizione dell'Italia con il Recovery Fund;

    quanto precede, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, rappresenterebbe il vero salto di qualità perché con la piena operatività del suddetto fondo, formato da risorse pubbliche, private e anche da una parte dei fondi del Recovery Fund, sarebbe possibile sostenere la patrimonializzazione delle imprese, per consentire loro di essere più resilienti alle sfide e conquistare i mercati internazionali;

    è in corso da tempo sui mercati una ridenominazione dei target di investimento per cui le aziende hanno bisogni di tempo e di investitori di lungo termine pazienti ed attivi per intercettare il nuovo ciclo economico e ciò comporta che la forma di finanziamento della crescita più adatta alle piccole e medie imprese, le nostre in particolare, sia quella equity e non debito. L'interazione dei private markets con public markets sarà sempre più forte. In questo scenario Borsa Italiana Spa può diventare lo strumento per veicolare alle imprese risorse private alternative al debito pubblico e la nuova cinghia di trasmissione delle risorse finanziarie per il Paese;

    in tale prospettiva, Borsa Italiana Spa rappresenta un nodo fondamentale per lo sviluppo del mercato dei capitali. L'integrazione di Borsa Italiana Spa all'interno di un unico pool di liquidità del mercato dei capitali italiani e la visibilità degli emittenti italiani, anche considerando i benefici, in termini di efficienza, dati dal far parte di un grande gruppo paneuropeo;

    nell'ambito di tale contesto, la mancanza di ricerche indipendenti sulle piccole e medie imprese quotate è stato indicato dagli investitori istituzionali tra i primi correttivi necessari per migliorare il mercato «Alternative Investment Market» (Aim). Dopo l'introduzione dei Pir da parte del Governo, che ha posto le basi per migliorare il mercato sul fronte della liquidità, è necessario lo sviluppo di una ricerca indipendente sulle aziende di piccola dimensione, per offrire informazioni qualitative e quantitative che migliorino la conoscenza del business model da parte degli investitori, generino una maggiore liquidità dei titoli più sottili e migliorino la formazione dei prezzi. Gli obiettivi del coverage sono legati all'esigenza di generare maggiore liquidità dei titoli e migliorare la formazione dei prezzi o strumento di valutazione dei titoli quotati, per i fondi Pir specializzati sulle small-cap;

    il credito di imposta sul 50 per cento dei costi di consulenza sostenuti per la quotazione in borsa delle piccole e medie imprese ha agevolato l'accesso delle imprese al mercato dei capitali, attraverso lo stanziamento di 80 milioni di euro per le ammissioni del triennio 2018-2020, prevedendo un importo massimo di 500.000 euro ad azienda, destinato a piccole e medie imprese italiane secondo la definizione dell'Unione europea, che si quotano sui mercati regolamentati e non regolamentati in Italia e in Europa,

impegna il Governo:

1) a porre in essere ogni iniziativa di competenza, anche normativa, finalizzata a valorizzare l'assetto strategico di Borsa Italiana Spa favorendo la crescita delle imprese italiane attraverso la creazione di un vero e proprio campione europeo nel mercato dei capitali che, di riflesso, rafforzi il ruolo dell'Italia a livello europeo e internazionale rendendola più forte e attrattiva anche dal punto di vista degli investimenti esteri sul piano economico e reputazionale;

2) ad adottare iniziative di competenza, anche normative, per tutelare gli asset strategici nazionali che legano l'infrastruttura finanziaria di Borsa Italia Spa alla patrimonializzazione delle imprese, per l'istituzione di un Fondo Sovrano pubblico-privato italiano, o Fondo dei Fondi, che operi con logiche privatistiche di investimento, al pari di quelle applicate alle società di gestione del risparmio private, emanando con la massima sollecitudine il decreto attuativo del comma 18-ter dell'articolo 27 del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto «Rilancio») che costituisce la base normativa di riferimento per l'evoluzione del patrimonio destinato in un fondo finalizzato a sostenere la crescita economica del Paese, in conformità agli atti di indirizzo approvati dal Parlamento sulla individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund grazie al potenziamento di nuove forme di incentivazione fiscale del risparmio, in analogia con quanto già previsto per i Piani individuali di risparmio (Pir) per favorire la patrimonializzazione delle aziende, abbattere il debito pubblico, ridurre la pressione fiscale, promuovere l'occupazione, tutelare i beni culturali, proteggere e diffondere il Made in Italy e, infine, evitare l'imposta patrimoniale;

3) nell'ottica di incentivare il ricorso al capitale equity, ad adottare ogni iniziativa normativa finalizzata alla proroga permanente del cosiddetto «Bonus Quotazione» introdotto dalla legge n. 205 del 2017 prevedendone l'estensione a tutte le imprese che accedono al mercato dei capitali e non solo alle società che presentino i requisiti di piccole e medie imprese come definite dalla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione europea del 6 maggio 2003, nonché alle società oggetto della Business Combination per le operazioni condotte dalle Spac (Special Purpose Acquisition Company);

4) ad adottare ogni iniziativa, anche normativa, finalizzata a promuovere e diffondere la cultura del mercato dei capitali al fine di permettere una canalizzazione efficace della liquidità dei fondi, anche Pir, con importanti riflessi sul rilancio del nostro Paese e sulla crescita economica oltre che sulla qualità della struttura finanziaria delle imprese italiane.
(1-00411) «Giacomoni, Gelmini, Occhiuto, Brunetta, Porchietto, Pella, D'Ettore, Polidori, Baldini, Torromino, Della Frera, Versace, Saccani Jotti, Pittalis, Nevi, Mazzetti, Orsini, Pettarin, Giacometto, Maria Tripodi, Bergamini, Marin, Cannatelli, Dall'Osso, Palmieri, Rotondi, Tartaglione, Bagnasco, Labriola, Zangrillo, Vietina, Musella».


   La Camera,

   premesso che:

    il totale della rete ferroviaria italiana ad alta velocità attualmente in esercizio si estende per un totale di 1.647 chilometri;

    la direttrice principale lungo cui si articola è la Salerno-Napoli-Milano-Torino, che, a livello internazionale, integra il Transeuropean Networks - Transport (TEN-T). Altre direttrici, ad oggi in gran parte in fase di progettazione, sono quelle che collegano Milano, Venezia e Terzo Valico, e quelle meridionali Napoli-Bari e Palermo-Messina-Catania;

    la tratta Bologna-Padova è una delle principali linee ferroviarie d'Italia. Si inserisce nei percorsi di due corridoi Ten-T: il Baltico-Adriatico e il Mediterraneo, collegando la città di Padova a Bologna, nodo di interscambio nazionale dei traffici diretti verso Nord/Sud ed Est/Ovest. Attraversa, inoltre, importanti città, quali Rovigo e Ferrara. La linea, classificata da Rete ferroviaria italiana (Rfi), ente gestore della tratta, come linea «antenna», è stata potenziata per l'integrazione nella rete Alta Velocità/Alta Capacità, ma non costituisce un tratto ad Alta Velocità, è invece una linea elettrificata, a doppio binario, che si snoda per un percorso di 123 chilometri con traffico passeggeri e merci;

    la tratta Bologna-Padova costituisce uno snodo ferroviario fondamentale per collegare la città di Venezia con Bologna, Firenze, Roma e Napoli, percorso interamente abilitato all'Alta Velocità, compreso il tratto Padova-Venezia, fatta eccezione proprio per i 123 chilometri di ferrovia tra Bologna e Padova;

    Padova a la sua provincia contano circa un milione di abitanti residenti, ma gli utenti potenziali che beneficerebbero del passaggio all'alta velocità sono valutati in circa 5 milioni, in quanto la città è la porta di passaggio obbligata per l'accesso alla regione Veneto e alla regione Friuli Venezia Giulia. Venezia e Padova, nonché il territorio compreso tra le due città, costituiscono un sistema metropolitano fondamentale; tuttavia, Padova è l'unico capoluogo ad essere escluso dall'alta velocità nel percorso che collega il sud con il nord dell'Italia e l'Europa;

    inoltre, Padova e Bologna sono i due principali snodi logistici ed economici del nord est e quindi potenziarne il collegamento ferroviario con il passaggio all'alta velocità, oltre a consentire di utilizzare al meglio le potenzialità economiche, turistiche e culturali di queste aree, produrrebbe ricadute positive nell'ambito della mobilità e, conseguentemente, della qualità dell'ambiente;

    nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr), in attuazione della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio del 28 maggio 2020, COM (2020) 408 final, nella missione: «Infrastrutture per una mobilità sostenibile» (Scheda componente M3C1), per rispondere agli obiettivi di «Riduzione delle emissioni inquinanti attraverso il potenziamento del trasporto passeggeri e merci su ferrovia passaggio da gomma a ferro» e ai fini dello «Sviluppo della coesione territoriale, riduzione dei tempi di percorrenza», sono previsti nuovi collegamenti ferroviari ad Alta Velocità, con un appostamento di 6,93 miliardi di euro;

    il progetto è pienamente rispondente ai principi in base ai quali dovranno essere utilizzate le risorse del «Next generation Eu»: investimento green, modalità alternativa di trasporto, natura economica, turistica, culturale e sociale dell'opera;

    il passaggio all'alta velocità della linea Bologna-Padova, alla luce della sua estensione chilometrica, non comporta costi insostenibili, anche tenendo conto dello stanziamento di circa 5 miliardi di euro per lo sviluppo e il potenziamento delle principali direttrici ferroviarie, previsto dal contratto di programma 2017-2021 tra lo Stato e Rete Ferroviaria Italiana, approvato con decreto ministeriale del 9 maggio 2019;

    va quindi colta come irripetibile l'occasione di rilancio economico che si offre alla regione Veneto e a tutto il Nord Est d'Italia, ai cittadini e alle imprese ivi residenti, in termini di generazione di Pil incrementale, di lavoro, di miglioramento della dotazione infrastrutturale, di ingresso a pieno titolo nelle grandi reti di collegamento europeo,

impegna il Governo:

1) a introdurre la realizzazione di un tratto ferroviario ad Alta Velocità che colleghi le città di Bologna e Padova tra i progetti finanziabili con il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr);

2) ad adottare le iniziative di competenza per inserire tale tratta nel contratto di programma con Rete Ferroviaria Italiana Spa.
(1-00412) «Caon, Brunetta, Cortelazzo, Marin, Milanato, Baratto, Bond, Novelli, Sandra Savino, Pettarin, Zanettin».


   La Camera,

   premesso che:

    il 1° gennaio 2021 sono entrate in vigore le nuove norme in materia di inadempienza bancaria dettate dall'Eba – European Banking Authority – l'Autorità bancaria europea (EBA/GL/2016/07 e EBA/RTS/2016/06), che introduce soglie più restrittive ed accentua la prociclicità, accrescendo i crediti deteriorati;

    le esposizioni verso una banca o un intermediario finanziario sono classificate come deteriorate se il debitore è in arretrato da oltre 90 giorni consecutivi (180 giorni per le amministrazioni pubbliche) e, al contempo, l'obbligazione è considerata rilevante, ovverosia abbia superato una prefissata soglia di materialità; dal 1° gennaio 2021 tale soglia è diventata, per l'appunto, più stringente, comportando una nuova nozione di default o «credito deteriorato» che individua lo stato di inadempienza di un cliente verso la banca;

    nello specifico, il nuovo quadro normativo prevede che la classificazione a «default» avvenga automaticamente quando un debito scaduto considerato rilevante superi tutte e due le soglie previste dal regolamento, ovvero:

     a) la soglia assoluta di 100 euro per le esposizioni al dettaglio e di 500 euro per le esposizioni diverse da quelle al dettaglio;

     b) la soglia relativa dell'1 per cento dell'esposizione verso una controparte;

    allorquando, dunque, lo sconfinamento supera la soglia di rilevanza, vale a dire superi contemporaneamente entrambe le soglie a) e b) testé citate, e si protrae per oltre 90 giorni consecutivi, è automatica la classificazione in default, con la conseguenza che il cliente correntista finirebbe nella categoria di cattivo pagatore e tutta la sua esposizione verso la banca verrebbe etichettata come «non performing loan» (NPL); soltanto dopo ulteriori 90 giorni consecutivi di «buon stato di salute» il correntista ritorna «in bonis»;

    altra novità rispetto al passato riguarda le compensazioni tra diverse esposizioni del debitore verso la banca e la possibilità – un tempo consentita – di compensare gli importi scaduti con le linee di credito aperte e non utilizzate (cosiddetti margini disponibili); tale eventualità non è più ammessa e dal 1° gennaio 2021 è necessario, in questi casi, che il debitore si faccia parte attiva utilizzando eventuali margini disponibili per far fronte al pagamento scaduto;

    Unimpresa prevede un quadro allarmante per i risparmiatori italiani, sottolineando il pericolo di un improvviso arresto a tutta una serie di pagamenti e la criticità «per molti artigiani, commercianti, piccoli imprenditori e anche per molte famiglie, di non poter più usufruire di quelle piccole forme di flessibilità che, specie in questa fase così critica a causa degli effetti economici della pandemia Covid-19, sono fondamentali per far fronte ai pagamenti di utenze o altri adempimenti, come gli stipendi e i contributi previdenziali, le rate di finanziamenti e mutui»;

    protesta e preoccupazione unanime da tutte le associazioni di categoria: Confartigianato Veneto stima un aumento del 15 per cento del credito deteriorato nel solo settore artigiano; per Ascom Padova il rischio «non è tanto di finire fra gli inadempienti quanto di vedere migliaia di imprese, anche sane chiudere i battenti ingrossando le fila di un'ecatombe che porterà con sé conseguenze drammatiche per occupazione, consumi e così via»; per Cna Padova «cento euro di scoperto su un conto corrente è una cosa che può capitare a tutti (...) con queste regole si punisce una piccola svista con la dannazione creditizia (...)»; per Confesercenti «con un irrigidimento così eclatante delle norme sugli scoperti di conto, il rischio è davvero quello di creare un disastro senza precedenti per l'intero sistema economico del Paese»;

    i timori, peraltro, non riguardano solo l'eventuale blocco dei depositi bancari, bensì anche gli effetti sulle concessioni di prestiti e sulla necessità di liquidità per molte imprese, partite Iva, famiglie;

    è evidente l'alto rischio di una fortissima stretta al credito, quale inevitabile conseguenza delle segnalazioni alla centrale rischi e della riclassificazione degli affidamenti della clientela in caso di piccoli sconfinamenti;

    la classificazione di un'impresa in stato di default, difatti, anche in relazione ad un solo finanziamento, comporta il passaggio in default di tutte le esposizioni nei confronti della banca, con probabili ripercussioni negative anche su altre imprese ad essa economicamente collegate ed esposte nei confronti del medesimo intermediario finanziario;

    la Banca d'Italia, dal canto suo, ha emesso una nota e pubblicato una sezione di Faq sul proprio sito, ove ha precisato che i nuovi requisiti, sebbene più stringenti, non introducono un vero e proprio divieto per gli istituti bancari e intermediari finanziari sullo sconfinamento oltre la disponibilità presente sul conto corrente, ovvero oltre il limite dell'eventuale fido, giacché la possibilità di sconfinare non è un diritto del cliente bensì una facoltà concessa dalla banca e che le nuove regole non modificano la sostanza delle segnalazioni alla centrale dei rischi, poiché riguardano esclusivamente il modo in cui le banche e gli intermediari finanziari devono classificare i clienti a fini prudenziali, ossia ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali;

    tale nota di Bankitalia, tuttavia, non risulta essere rassicurante, poiché nel momento in cui cambia il modo in cui le banche devono classificare i clienti, ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali, è ragionevolmente certo presumere che le banche avranno un diverso approccio di trattamento dei loro clienti rispetto al passato in termini di considerazione della sofferenza e delle gravi difficoltà non temporanea nella restituzione del debito; inevitabilmente, la condizione di default sarà per la banca sinonimo di cattiva qualità del credito e rifletterà negativamente sul relativo costo;

    a conferma che il paventato timore è tutt'altro che infondato la posizione dell'Abi – Associazione bancaria italiana che, per il tramite di un articolo di stampa a firma del suo vicepresidente, ha tenuto a ribadire la propria contrarietà al nuovo quadro normativo sin dal 2015, quando le nuove regole erano state proposte;

    all'uopo si evidenzia che le stesse nuove regole sono state formalizzate nel 2019, vale a dire in uno scenario ben diverso dal contesto socio-economico attuale, caratterizzato da una forte crisi economica ed occupazionale per effetto dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 tuttora in corso; se dunque le medesime regole potevano già essere penalizzanti in un contesto economico di «normalità», a maggior ragione diventano oltremodo nuocenti in una fase post-pandemica in cui per la ripresa è inevitabilmente necessaria maggiore semplicità e facilità di accesso al credito;

    si evidenzia che la Lega SP, per il tramite dei suoi delegati eletti al Parlamento europeo, ha scritto una missiva al Commissario europeo per i servizi finanziari, stabilità finanziaria e Unione dei mercati e dei capitali, Ms. Maired Mc Guiness, ed al vice presidente esecutivo Economy that Works for People, Mr. Valdis Dombrovskis, nella quale, nel porre l'accento sul grande shock economico e sociale provocato dalla pandemia e sul coinvolgimento delle banche europee per sostenere famiglie e imprese in questo particolare momento, mediante moratorie, prestiti ed altri tipi di assistenza finanziaria correlata all'emergenza Covid-19, ha sottolineato l'importanza di garantire non soltanto un certo volume di credito, ma anche una certa flessibilità al credito medesimo e, a tal fine, la necessità di sospendere, allentare o ricalibrare, almeno temporaneamente, la nuova regolamentazione sugli Npl, la cui attuale rigidità rischia una massa di Npl per la spaventosa cifra di 1.400 miliardi nell'Unione europea,

impegna il Governo:

1) ad adottare con urgenza ogni utile iniziativa di competenza al fine di sostenere famiglie, imprese e partite Iva nell'accesso al credito e nell'esigenza di liquidità;

2) a promuovere, in raccordo con gli istituti creditizi, una capillare campagna informativa sulla mutata normativa europea;

3) ad assumere ogni utile iniziativa di competenza, in tutte le sedi opportune, atta a sospendere e rivedere la nuova definizione di default ed innalzare le soglie di segnalazione – scoperto di 100 euro per piccole e medie imprese o persone fisiche e di 500 euro per società – per i conti correnti in rosso;

4) in particolare, a farsi promotore, in sede europea, di una revisione della definizione di default, nell'ottica di un prolungamento del termine di 90 giorni consecutivi utilizzati come trigger per la classificazione delle esposizioni «Past Due» (scadute e sconfinanti) e di una sospensione temporanea del «calendar provisioning», stante la situazione in molti Paesi europei di perdurante lockdown, causa pandemia, la conseguente attività ridotta o ferma di molti tribunali civili, con posticipo e ritardi delle procedure di esecuzione delle garanzie, ed il correlato rischio di una crescita esponenziale della crisi economica, dei fallimenti di imprese e della perdita di posti di lavoro.
(1-00413) «Bitonci, Molinari, Centemero, Cantalamessa, Cavandoli, Covolo, Gerardi, Gusmeroli, Alessandro Pagano, Tarantino».

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni XI e XII,

   premesso che:

    la Federazione italiana cuochi ha promosso uno studio sulle malattie professionali, rispetto alle problematiche inerenti la salute che interessano coloro che svolgono questa professione;

    in particolare, molteplici patologie sono legate alla condizione obbligatoria di dover stare in posizione eretta: per la maggior parte delle ore di lavoro, difatti, i cuochi rientrano tra i cosiddetti standing workers;

    nello specifico, uno studio scientifico danese, su quasi 40 mila lavoratori tra i 18 e i 65 anni, ha dimostrato come negli standing workers il ricorso ad interventi chirurgici, per varici degli arti inferiori, sia significativamente più elevato per oltre il 60 per cento. Al riguardo, gli chef hanno anche un'aggravante legato all'ambiente di lavoro: il caldo umido delle cucine è responsabile di vasodilatazione e di peggioramento delle varici (sensazione di grave tensione e gonfiore); per tali lavoratori la condizione sfavorevole di dover «stare in piedi» – oltre le quattro ore – può portare a: dolore degli arti inferiori, dolori muscolari diffusi, tensione delle fasce, mal di schiena, rigidità del collo e delle spalle, cefalea e venostasi, ossia al rallentamento o arresto del ritorno del sangue venoso verso il cuore;

    inoltre, la venostasi può provocare ipertensione venosa e un relativo aumento dell'aggregazione piastrinica, con formazione di coaguli e trombi;

    e ancora, nei cuochi stata dimostrata – soprattutto a fine turno di lavoro – un'aumentata concentrazione di Ros (reactive oxygen species), agenti in grado di ossidare le membrane cellulari, di danneggiare l'endotelio (la parte più interna dei vasi) e di aumentare la permeabilità vascolare. Tali condizioni favoriscono le complicanze delle varici: alterazioni della cute delle gambe fino alle ulcere, emorragie, flebiti e trombosi venosa profonda;

    il prolungato ortostatismo porterebbe, altresì, ad una maggiore frequenza di ricoveri ospedalieri per insufficienza venosa cronica e ad una maggiore incidenza di cardiopatia ischemica e di arterosclerosi delle carotidi;

    lo studio condotto dalla Federazione italiana cuochi vuole, dunque, mettere in rilievo le patologie connesse allo svolgimento di questa attività lavorativa, al fine di individuare il ricorso a terapie ed interventi medici specifici, ma anche allo scopo di ottenere il riconoscimento di malattie professionali e di lavoro usurante,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative volte a valutare gli studi scientifici sulle patologie che interessano la professione di cuoco, nella qualità di standing workers e rispetto allo specifico ambiente di lavoro, ai fini del riconoscimento di malattie professionali;

   a porre in essere ogni iniziativa per garantire ai cuochi l'accesso ad idonee cure e trattamenti, rispetto alle patologie connesse alla loro attività lavorativa;

   ad adottare iniziative affinché, a fronte delle caratteristiche dell'attività lavorativa dei cuochi, sia valutato l'inserimento di tale professione tra i lavori usuranti, al fine di favorire l'accesso anticipato al trattamento pensionistico.
(7-00595) «Rizzetto, Bellucci».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per gli affari europei, per sapere – premesso che:

   l'European Banking Authority (Eba) ha stabilito da tempo criteri più restrittivi in materia di definizione di «default» rispetto a quelli attualmente in uso presso gli intermediari creditizi italiani, con l'obiettivo di rendere omogenee dal 1° gennaio 2021 queste nuove modalità in tutti gli istituti finanziari europei;

   l'automatica classificazione a «default» sarà applicata ai clienti imprese che presentino arretrati superiori a 500 euro da oltre 90 giorni consecutivi; per le persone fisiche e le aziende che presentano un indicatore dimensionale inferiore ai 2,5 milioni di euro ed esposizioni verso la banca per un ammontare complessivo inferiore a 1 milione di euro, l'importo sarà invece ridotto a 100 euro;

   nel periodo intercorrente tra la elaborazione della nuova disciplina del «default» e la data di entrata in vigore, si è stati travolti dalla pandemia di COVID-19, che ha avuto un impatto devastante sulle piccole e medie imprese, sulle aziende e sulle famiglie;

   gran parte delle imprese di tutta Europa hanno l'esigenza di affrontare interruzioni degli approvvigionamenti, chiusure temporanee e diminuzioni profondissime della domanda, mentre molte famiglie sono state colpite dalla disoccupazione e dalla diminuzione del reddito e, spesso, a causa di tali inattese difficoltà economiche, si trovano nell'impossibilità di rimborsare i debiti;

   le banche hanno attuato un'ampia gamma di misure di sostegno tra cui, in particolare, moratorie temporanee sui pagamenti dei debiti. Tuttavia, le moratorie scadranno a metà 2021 e da quel momento le banche, le piccole e medie imprese e le famiglie dovranno affrontare nuovamente a tutto tondo il quadro legislativo sui crediti deteriorati (Npl) sulle esposizioni in stato di «default» e sul rispetto pieno delle obbligazioni in merito alle linee di credito, senza la dovuta flessibilità;

   anche se il quadro prudenziale sui crediti deteriorati è applicabile alle banche, l'impatto sarà tutto sull'economia reale e, in particolare, su imprenditori e famiglie;

   infatti dal 1° gennaio 2021, una volta scadute le moratorie, una piccola media impresa o una famiglia che si trovi in ritardo di 90 giorni nel pagamento del debito sarà automaticamente segnalata come cattivo debitore, con l'ulteriore conseguenza che, quando richiederà un prestito alla propria o ad un'altra banca, si vedrà con ogni probabilità rifiutare la richiesta;

   inoltre, l'attuale impianto normativo sugli Npl costringerà le banche ad attivare i processi di recupero crediti contro i cattivi pagatori, con ulteriore aggravio delle conseguenze di questa situazione e con il moltiplicarsi a dismisura di procedure esecutive e concorsuali;

   come già richiesto anche dal Presidente della commissione per gli affari costituzionali al Parlamento europeo e vicepresidente del Partito Popolare europeo, Antonio Tajani, con una lettera ai commissari McGuinness e Breton, si deve evitare il «rischio di una stretta creditizia per famiglie e imprese»;

   per evitare un profondo impatto economico e sociale negativo, è necessario introdurre all'interno della cornice normativa sui crediti deteriorati, anche una flessibilità temporanea e mirata, intervenendo in particolare sulla definizione di «esposizioni scadute» e sul framework relativo agli accantonamenti (cosiddetti calendar provisioning rules) di cui al regolamento sui requisiti patrimoniali (Crr) nonché sulla definizione default per quanto riguarda la ristrutturazione del credito fornita dalle linee guida dell'Eba;

   la nuova definizione di default rileva anche per i decisivi riflessi che avrà sulla rappresentazione della clientela nelle informazioni della Centrale dei Rischi che la Banca d'Italia mette a disposizione degli intermediari per le valutazioni del «merito di credito»;

   in materia di sofferenze bancarie, già interviene il «calendar provisioning» della Banca centrale europea (Bce) che, imponendo accantonamenti automatizzati, porrà le banche in situazioni di deficit patrimoniale e le costringerà a necessarie ricapitalizzazioni, con significativi rischi anche in termini di scalate ostili e di necessari e conseguenti salvataggi pubblici;

   l'andamento delle sofferenze degli ultimi mesi è stato in parte attenuato dalle misure governative di sostegno al credito che, ad oggi, in Italia ammontano ad oltre 425 miliardi di euro. Diversi analisti stimano che il 40 per cento circa di questa cifra si trasformerà, nel corso del 2021, in posizioni deteriorate. La stessa Bce quantifica in 1.400 miliardi di euro il rischio di nuove sofferenze per le banche europee;

   tutto ciò non potrà far altro che determinare effetti restrittivi sull'offerta di credito e incentivare la rapida chiusura da parte degli intermediari delle posizioni problematiche con ricorso a procedure giudiziarie in danno di famiglie ed imprese;

   da ultimo, l'Ufficio Studi di Confcommercio stima, nel 2020, a causa del COVID-19, la chiusura definitiva di più di 390 mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi a fronte di 85 mila nuove aperture. Pertanto, la riduzione delle aziende in questi settori sarebbe di quasi 305 mila imprese (-11,3 per cento) –:

   se il Governo non condivida l'analisi riportata in premessa in termini di ricadute pratiche delle norme Eba sull'attuale situazione di crisi e se non intenda mettere in campo iniziative urgenti ed indifferibili, anche a livello europeo, per dare impulso alla necessaria revisione della disciplina dei crediti in «default» e deteriorati e di quella degli accantonamenti;

   quali siano le valutazioni di competenza del Ministro dell'economia e delle finanze nonché quali siano le iniziative di competenza, anche normative che il Governo intende adottare in merito ai seguenti e ulteriori profili di attenzione:

    a) le norme attuative, demandate all'European Banking Authority (Eba) in tema di classificazione della clientela e il calendar provisioning della Bce;

    b) le aspettative di vigilanza della Banca d'Italia per le banche «meno significative» e quelle della Bce per le banche «significative» sulle già menzionate normative europee;

    c) il crescente rilascio agli investitori in Npl di Gacs (Garanzie sulla cartolarizzazione delle sofferenze) la cui eventuale escussione appare sempre più probabile e le possibili ricadute sul bilancio dello Stato;

    d) meccanismi innovativi per incentivare il sistema bancario a «gestire» le posizioni deteriorate, anche attraverso l'erogazione di nuova finanza, per il ritorno in bonis delle posizioni;

    e) l'eventuale costituzione di una Bad Bank nazionale per agevolare la gestione delle sofferenze bancarie alla luce della posizione espressa nella Communication from the Commission to the European Parliament, the Council and the European Central Bank «Tackling non-performing loans in the aftermath of the COVID-19 pandemic» del 16 dicembre 2020.
(2-01063) «Baldelli, Pettarin, D'Ettore, Brunetta».

Interrogazioni a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   ormai, secondo l'interrogante, Domenico Arcuri ha assunto un ruolo di assoluta preminenza tra i manager pubblici;

   egli attualmente continua a rivestire l'incarico di amministratore delegato di Invitalia, in tale veste si occupa del rilancio dell'Ilva di Taranto, ma nel frattempo è stato nominato dal Governo anche commissario per l'emergenza Covid;

   rimane tuttavia poco chiaro l'ammontare complessivo dei suoi compensi;

   il diretto interessato nel 2014 a Repubblica aveva dichiarato di guadagnare «300.000 euro, tutto compreso»;

   non è dato comprendere se, per effetto degli incarichi commissariali assunti più di recente, questo compenso sia nel complesso lievitato –:

   a quanto siano ammontati per l'anno 2020 i compensi complessivamente percepiti dal Dottor Domenico Arcuri e se essi abbiano rispettato il tetto fissato dalla legge per i manager pubblici.
(3-01991)


   FERRARI e FORMENTINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la progressiva riduzione dei contingenti della missione Nato denominata «Resolute Support» e le trattative in corso tra gli Stati Uniti e gli emissari dei Taliban potrebbero aprire a breve la via alla cessazione della presenza militare italiana in Afghanistan;

   a dispetto degli impegni che potranno essere presi tra gli americani e gli emissari dei Taliban, esiste il fondato motivo di ritenere che, successivamente al ritiro delle truppe internazionali, possano verificarsi in Afghanistan rappresaglie ai danni di coloro, afghani, che abbiano collaborato con i militari della Nato, fornendo loro servizi di interpretariato e varie altre prestazioni;

   circostanze di questa natura vennero già prese in considerazione durante il procedimento di conversione in legge del decreto-legge 1° agosto 2014, n. 109, allorquando chiesto ed ottenuto dal Governo pro-tempore, il 9 settembre 2014, l'inserimento all'interno dell'articolo 5 di un comma aggiuntivo – il 5-ter – per contemplare il riconoscimento della protezione internazionale ai cittadini afghani che avessero effettuato prestazioni con carattere di continuità a favore del contingente italiano impegnato nella missione Nato Isap, nel frattempo conclusasi;

   al medesimo beneficio erano ammessi altresì i coniugi, i figli e i parenti di primo grado degli interessati;

   coloro che hanno collaborato finora con i soldati italiani sarebbero già stati minacciati ed avrebbero fatto sapere di temere per le vite proprie e dei propri congiunti;

   sarebbe opportuno tutelare l'incolumità di chi ha lavorato con i nostri soldati affrontando gravi rischi, mostrando nei loro confronti una generosità almeno non inferiore a quella che si riserva ai migranti irregolari che giungono nel nostro Paese da ogni parte del mondo senza particolari benemerenze –:

   quali risultati abbia dato l'applicazione delle norme adottate nel 2014 in favore dei collaboratori afghani del contingente italiano assegnato all'Isaf;

   se le misure introdotte in favore di coloro che hanno cooperato con i nostri militari nell'Isaf si estendano o meno anche agli afghani che stanno lavorando a favore dei nostri soldati della missione Resolute Support;

   quale sia l'attuale status, comprensivo della posizione lavorativa, del personale locale che ha collaborato con il contingente italiano nell'area di Herat e di Kabul che ha fruito dei benefici delle norme del 2014;

   se si ritenga opportuno predisporre ulteriori iniziative normative in vista della possibile conclusione dell'intervento Nato in Afghanistan, considerato il grave rischio di vendette e rappresaglie cui sarebbe esposto il personale locale che ha collaborato con il contingente italiano.
(3-01995)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 1o luglio 2020 il Ministro dell'istruzione, mediante un monitoraggio effettuato con il supporto degli uffici scolastici regionali, ha chiesto ai dirigenti scolastici di rispettare alcuni parametri per la riapertura delle scuole a settembre 2020, a partire dalle attrezzature necessarie, comprensive delle «sedute», tradizionali o innovative, di cui ogni plesso scolastico necessita;

   il 20 luglio 2020 il Commissario straordinario per l'emergenza Covid, Domenico Arcuri, su richiesta del Ministro dell'istruzione, ha indetto una gara pubblica europea per l'acquisto di un massimo di tre milioni di banchi per garantire la riapertura dell'anno scolastico in sicurezza;

   si tratta di una fornitura e posa in opera di n. 3.000.000 (tre milioni) di banchi monoposto di cui: fino a 1.500.000 (un milione e cinquecentomila) banchi monoposto di tipo tradizionale (sedute escluse), per scolari della scuola primaria e studenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado, con le caratteristiche e nelle misure prescritte dalla normativa UNI EN 1729: 2016; fino a 1.500.000 (un milione e cinquecentomila) sedute scolastiche attrezzate di tipo innovativo, ad elevata flessibilità di impiego, per gli istituti della scuola primaria e secondaria;

   la distribuzione agli istituti scolastici di due milioni di banchi monoposto e 400 mila sedute innovative, con le ruote doveva avvenire entro fine ottobre 2020, ma a novembre ancora ne mancavano il 30 per cento;

   a dicembre 2020 la consegna sembrava conclusa, ma in realtà le sedute innovative sono state acquistate a prezzi inferiori di quelli ipotizzati e da un numero non così alto di scuole. Molti dirigenti scolastici hanno preferito i banchi monoposto ben ancorati al pavimento;

   la riapertura delle scuole primarie e secondarie di primo grado si è verificata il 7 gennaio 2021 e dall'11 gennaio 2021 le scuole secondarie di secondo grado, in alcune regioni, garantiranno almeno il 50 per cento della didattica in presenza, ed è sempre più urgente che gli istituti scolastici siano attrezzati per garantire un'istruzione agli alunni in piena sicurezza;

   se il Governo intenda fornire informazioni in merito al costo complessivo della produzione della tipologia di banchi oggetto del bando di luglio 2020 e alla distribuzione dei banchi e delle sedute innovative negli istituti scolastici sul territorio nazionale.
(5-05229)


   DALL'OSSO, FITZGERALD NISSOLI e BALDINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   gli anticorpi monoclonali (MAb) sono anticorpi uguali fra loro, prodotti da linee cellulari provenienti da un solo tipo di cellula immunitaria e dato un antigene è possibile creare uno o più anticorpi monoclonali in grado di legare un suo determinante antigenico;

   come riportato in un'intervista del Corriere della Sera il professore Giuseppe Novelli del Policlinico Tor Vergata di Roma ha dichiarato testualmente che le cellule monoclonali: «Sono molecole, biologiche create in laboratorio, simili a quelle prodotte quando siamo infettati o vaccinati e quindi in grado di riconoscere il virus, neutralizzarlo o bloccarne l'ingresso nelle nostre cellule e la diffusione. Possono avere una funzione terapeutica, come farmaco, se utilizzate all'inizio dell'infezione in modo tale da limitarle la gravità. Oppure una funzione protettiva temporanea, della durata di qualche mese. Forse da 2 a a 6»;

   la preparazione REGN-COV2, utilizzata dal Presidente Trump e risultati palesati, secondo il bollettino dell'Ospedale Spallanzani, hanno permesso il ridursi della carica virale, come espresso in un articolo del Corriere della Sera;

   come riportato dal sito dell'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) «la rivista Nature Communications», una delle più quotate in ambito scientifico, ha pubblicato uno studio curato dai ricercatori dell'Università danese di Aarhus secondo cui il dimetilfumarato, un farmaco già approvato per la sclerosi multipla, ha dimostrato in uno studio effettuato in laboratorio di potere inibire la replicazione virale e la reazione infiammatoria causata da SARS-CoV-2. Il Professor Christian Kanstrup Holm, del Dipartimento di Biomedicina dell'Università di Aarhus, coautore dello studio, ha dichiarato: «in base ai riscontri ottenuti, il dimetilfumarato potrebbe essere testato con un programma di sperimentazione clinica su pazienti COVID-19. Testare un farmaco già approvato permetterebbe di risparmiare molto tempo»;

   il professor Marco Salvetti (Direttore Uoc Neurologia, Azienda Ospedaliera-Universitaria Sant'Andrea-Sapienza Università di Roma): in un'intervista apparsa sul sito dell'Aism ha spiegato che: «in teoria sarebbe possibile avviare una sperimentazione clinica su dimetil fumarato e SARS-CoV-2: la rapidità del passaggio alla fase clinica è uno dei vantaggi del riposizionamento di farmaci già approvati che hanno, per questo, un profilo di sicurezza ampiamente noto e certificato. In questo caso specifico, tuttavia, sappiamo che il dimetilfumarato, utilizzato nella cura della sclerosi multipla, può avere effetti di tipo immunosoppressivo che potrebbero portare qualche problema rispetto ai virus, ad esempio in base alla fase di COVID-19 nella quale il farmaco viene somministrato; (omissis...)» –:

   per quale motivo l'Italia non si sia espressa a favore di tale cura e non abbia proposto il placet anche all'Unione europea;

   se non si ritenga di avviare una sperimentazione clinica sul riposizionamento di farmaci già usati, per altre patologie, come ad esempio il dimetilfumarato, come ipotizzato in premessa da fonti universitarie autorevoli.
(5-05232)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONELLI, BOLDI, GERARDI, MAGGIONI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, LOCATELLI, PANIZZUT, PAOLIN, SUTTO e TIRAMANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   gli anticorpi monoclonali sono particolari tipi di farmaci biologici progettati per riconoscere, legare e neutralizzare in maniera specifica un determinato antigene;

   con l'avvento della pandemia da Covid-19 la ricerca sugli anticorpi monoclonali si è focalizzata nello sviluppo di farmaci diretti specificamente contro il virus Sars-CoV-2. Tra questi farmaci, al momento, si possono citare: (i) gli anticorpi monoclonali casirivimab e imdevimab della Regeneron; (ii) l'anticorpo monoclonale bamlanivimab della Eli Lilly, la cui produzione avviene in Italia, presso lo stabilimento di Latina della Bsp Pharmaceuticals;

   dai dati raccolti nel corso delle sperimentazioni, gli anticorpi monoclonali, soprattutto se utilizzati nelle prime fasi dell'infezione, consentono di ottenere una riduzione significativa del tasso di ospedalizzazione, con evidenti benefici in termini terapeutici, di gestione delle risorse e anche economici, poiché il costo dei farmaci stessi (circa 1.000 euro per il trattamento completo) è sovrapponibile a quello di un ricovero giornaliero di un paziente Covid-19;

   basandosi su questi dati, gli Stati Uniti hanno approvato in via d'urgenza e acquistato anticorpi monoclonali per oltre 950 mila dosi, seguiti dal Canada e, ora, dalla Germania, ove la procedura di autorizzazione in deroga si è conclusa recentemente. In Italia, dove gli anticorpi in questione vengono prodotti, invece, è tutto fermo: si producono le dosi di quella che viene considerata dalla comunità scientifica la prima terapia mirata contro il Covid-19, ma non vengono utilizzate;

   in questa situazione, già di per sé paradossale, si è aggiunto un ulteriore risvolto oscuro, sul quale si è concentrata una recente inchiesta giornalistica. Sembrerebbe, infatti, che le competenti autorità nazionali non solo siano rimaste inerti sulla terapia in questione, ma abbiano addirittura lasciato cadere nel vuoto una proposta dell'azienda Eli Lilly che avrebbe consentito di sperimentare con almeno diecimila dosi gratis (per un controvalore attuale di circa dieci milioni di euro) il predetto anticorpo monoclonale bamlanivimab;

   secondo l'inchiesta, la proposta di sperimentazione potrebbe essere tramontata per una «scelta fatta a monte», perché sui monoclonali il Governo ha investito 380 milioni di euro in un progetto concorrente che fa capo alla fondazione Toscana Life Sciences, per il quale tuttavia non è ancora partita la sperimentazione clinica;

   in una nota pubblicata sul proprio sito istituzionale, l'Aifa ha smentito la suddetta ricostruzione, citando a propria difesa i limiti regolatori imposti dalla direttiva 2001/83/CE, i quali – a suo parere – impedirebbero di utilizzare gli anticorpi monoclonali in mancanza di un'autorizzazione rilasciata a livello europeo;

   di fronte all'elevato numero di pazienti deceduti e in gravi condizioni, peraltro, questi rilievi appaiono molto deboli, come hanno evidenziato anche autorevoli virologi e immunologi interpellati sul punto;

   anche da un punto di vista regolatorio, è evidente che la terapia sarebbe potuta certamente partire sia nell'ambito del trial clinico proposto dall'azienda farmaceutica, sia facendo applicazione del decreto-legge n. 536 del 1996, convertito dalla legge n. 648 del 1996. Il quale legittima notoriamente l'utilizzo di medicinali innovativi non autorizzati, previo parere della Commissione tecnico-scientifica dell'Aifa;

   del resto, la stessa Germania, che pure è soggetta all'applicazione della medesima direttiva europea, si è mossa in questa direzione –:

   per quali ragioni le autorità competenti non abbiano dato seguito alla proposta dell'azienda farmaceutica di cui in premessa di «cooperare per individuare modalità di impiego del farmaco [bamlanivimab] in Italia», proposta della quale si dà conto nella stessa nota pubblicata sul sito istituzionale Aifa;

   quali siano le risultanze dei verbali delle riunioni della Commissione tecnico-scientifica dell'Aifa nel corso delle quali è stata esaminata la suddetta proposta;

   in quali tempi e modi si svolgerà la sperimentazione con gli anticorpi monoclonali che, finalmente, su iniziativa del nuovo presidente dell'Aifa, sembrerebbe pronta a partire.
(4-07936)


   LOCATELLI, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PANIZZUT, PAOLIN, SUTTO e TIRAMANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le linee guida del piano strategico nazionale per la vaccinazione anti-Sars-CoV-2, presentate dal Ministero della salute, non menzionano le persone con disabilità tra le categorie cosiddette «prioritarie» che potranno accedere, sin dalle prime fasi, alla somministrazione del vaccino stesso; il piano e gli altri documenti formati in materia non contengono, al momento, riferimenti espliciti ai soggetti in questione: né alle persone con disabilità grave, né alle persone con disabilità psichica, né alle persone ospitate presso centri diurni o strutture residenziali per disabili, né – ancora – alle persone che usufruiscono dell'assistenza domiciliare integrata;

   i soggetti sopra indicati rientrano, indubbiamente, tra le categorie maggiormente a rischio infezione da (Sars-CoV-2, per le loro delicate condizioni di salute, che possono incidere sul decorso della malattia, ma anche per le oggettive difficoltà nel rispetto delle misure di contenimento, quali il distanziamento sociale, l'isolamento e l'utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie; le associazioni più rappresentative del settore e lo stesso Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità hanno rimarcato la necessità di revisionare, sotto questo profilo, i piani vigenti, ma i loro appelli – a quanto consta – sono rimasti privi di riscontro;

   quanto sopra costituisce l'ennesima riprova della scarsa attenzione del Governo nei riguardi delle persone con disabilità e delle loro famiglie, la cui condizione di vulnerabilità si è aggravata notevolmente in conseguenza della pandemia da Covid-19 –:

   se non ritengano necessario adottare iniziative, con urgenza, al fine di ricomprendere i soggetti indicati in premessa all'interno delle categorie che potranno accedere, con la massima priorità, alla somministrazione del vaccino anti Sars-CoV-2, a prescindere dal dato anagrafico.
(4-07938)


   BORDONALI, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, LOCATELLI, LOSS, PANIZZUT, PAOLIN, SUTTO e TIRAMANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le linee guida del piano strategico nazionale per la vaccinazione anti-Sars-COV-2, diramate dal Ministero della salute, escludono gli odontoiatri liberi professionisti dalle categorie che potranno accedere, con priorità, alla somministrazione del vaccino stesso;

   nell'individuare tali categorie, il suddetto documento ricomprende gli operatori sanitari, ma solo quelli «pubblici e privati accreditati», escludendo in questo modo la gran parte dei dentisti che esercitano la professione privatamente e che non operano all'interno di strutture ospedaliere;

   tale esclusione, ove confermata, sarebbe evidentemente irragionevole poiché gli odontoiatri – come tutti sanno – sono tra gli operatori sanitari a più stretto contatto con i pazienti durante le visite e i trattamenti e, di conseguenza, hanno un rischio molto elevato di contrarre l'infezione da Covid-19, a prescindere dal fatto che le visite o i trattamenti stessi avvengano in ambito pubblico o privato;

   peraltro, in caso di interventi urgenti e indifferibili, gli odontoiatri possono trovarsi a dover svolgere la prestazione anche nei riguardi di pazienti positivi al Covid-19, com'è stato confermato dall'Associazione nazionale dentisti italiani (Andi) all'interno delle Faq pubblicate sul proprio sito istituzionale;

   per tali ragioni, sarebbe opportuna una revisione delle citate linee guida, recependo le aperture in deroga che già si sono registrate in alcune regioni e recependo altresì le richieste avanzate dalla Commissione albo odontoiatri (Cao), dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) e dell'Andi –:

   se il Governo non ritenga di dover modificare le linee guida citate in premessa, ricomprendendo gli odontoiatri, gli igienisti dentali, il personale di studio e, in generale, gli altri operatori sanitari e sociosanitari privati, anche non accreditati, nelle categorie che potranno ricevere la somministrazione del vaccino in via prioritaria.
(4-07940)


   LEGNAIOLI, LOLINI, PICCHI, BILLI, CARRARA e POTENTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni a cavallo di fine 2020 e inizio 2021, una violenta perturbazione atmosferica ha colpito molte regioni italiane, causando abbondanti nevicate anche nella zona dell'Appennino Tosco-Emiliano;

   la nevicata ha comportato numerosi disagi in ampie zone della montagna Toscana, dall'Abetone alla Garfagnana, con paesi isolati, temporanea sospensione di servizi di utenze, spazzamento di strade, e altro;

   i comuni interessati da tali fenomeni stanno affrontando, con grandi difficoltà, tali disagi, e necessitano di aiuti importanti per affrontare tale eccezionalità, aggravata dal fatto che, al momento, come noto, la stagione turistica è bloccata per le disposizioni governative legate al coronavirus –:

   quali iniziative a sostegno delle località della montagna toscana colpite dalla violenta perturbazione si intendano adottare, e se non si ritenga opportuno adottare iniziative per stanziare apposite risorse a favore delle località più colpite per il ripristino delle infrastrutture del territorio.
(4-07941)


   CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a causa dell'emergenza pandemica da COVID-19, sono numerosi i cittadini italiani che non hanno potuto svolgere la propria attività lavorativa, o i cui livelli di fatturato sono stati resi inconsistenti ed insufficienti per la conduzione di un tenore di vita dignitoso;

   come conseguenza, molti cittadini, nonostante le misure di ristoro disposte dal Governo, si sono trovati impossibilitati a corrispondere in modo adeguato il canone di affitto della propria locazione, al netto di misure di ristoro e sostegno economico tardive ed insufficienti;

   l'articolo 103, comma 6, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27 ha disposto la sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo, fino al 31 dicembre 2020;

   l'articolo 13, comma 13, del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183 ha prorogato il predetto termine al 30 giugno 2021, limitatamente ai provvedimenti di rilascio adottati per mancato pagamento del canone alle scadenze;

   nonostante la predetta sospensione e proroga, il tribunale di Vicenza, con R.G. n. 7066/2020, ha convalidato uno sfratto per morosità con applicazione della formula esecutiva in data 31 dicembre 2020, contravvenendo di fatto alla normativa vigente costituendo una anomalia;

   nel caso di specie, lo sfratto per morosità riguarda un immobile adibito ad uso commerciale per lo svolgimento di attività di ristorazione, il cui titolare, a causa dell'emergenza pandemica da COVID-19, non è riuscito a corrispondere in modo congruo e puntuale il pagamento, ritrovandosi così anche privato del mezzo di sostentamento costituito dalla propria attività;

   le misure di ristoro economico fornite dal Governo ed altre misure accessorie non contemplano in ogni caso misure indennitarie di ampio respiro in materia di locazione, nonostante numerosi cittadini non siano più in grado di corrispondere il canone di locazione sia per immobili ad uso abitativo che ad uso non abitativo, per ragioni a questi non imputabili –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative anche normative intenda intraprendere per fornire ai cittadini che non sono più nelle condizioni di poter mantenere i canoni di locazione degli immobili dove sono situate le proprie attività economiche, a causa della pandemia da COVID-19, tutti gli strumenti necessari per poter mantenere il proprio impiego e lo svolgimento delle proprie attività, senza in ogni caso gravare sui proprietari degli immobili.
(4-07945)


   DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria in atto conseguente alla pandemia da Sars-Cov-2 COVID-19 ha messo in evidenza le maggiori problematiche delle popolazioni fragili, quali i pazienti affetti da malattie rare, gli anziani, i pazienti cronici e con più patologie, e altro;

   queste categorie pagano purtroppo un prezzo più alto in termini di vulnerabilità ai danni dell'infezione da COVID-19, e anche per questa ragione molti di loro rientrano tra i soggetti prioritari a cui somministrare il vaccino anti-Covid;

   i pazienti con malattie rare e malattie neurodegenarative presentano diversi gradi di invalidità e sono spesso sottoposti a protocolli complessi di terapie farmacologiche e a fisioterapie;

   nonostante il piano vaccinale Covid sia cominciato già negli ultimi giorni del 2020, ancora non è ben chiaro l'eventuale impatto del vaccino su alcune patologie rare che potrebbero, come molti temono, predisporre ad un maggior rischio di complicanze legate all'infezione, con conseguente grande preoccupazione e tante domande in pazienti e famiglie;

   molti dottori che hanno in cura persone con sclerosi multipla o altre gravi patologie e quindi sottoposti a specifiche terapie farmacologiche, sono di fatto lasciati soli nel decidere se vaccinare o meno detti pazienti fragili, in quanto non vi sono chiare indicazioni al riguardo da parte del Ministero della salute o altri soggetti competenti –:

   se non si ritenga necessario emanare specifiche raccomandazioni e linee guida per dare ai medici le necessarie indicazioni riguardo alla somministrazione del vaccino anti-Covid a particolari soggetti fragili, come in particolare quelli con malattie rare e malattie neurodegenarative.
(4-07950)


   CAVANDOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento per il sostegno economico ai «progetti di vita» a favore delle persone con disabilità del comune di Parma è stato approvato dal consiglio comunale il 30 luglio 2018, disciplinando le modalità di sostegno economico, detto «budget di progetto», per il «progetto di vita» che è il programma a medio-lungo termine che pianifica la piena realizzazione esistenziale della persona con disabilità;

   l'associazione «Prima gli ultimi» ha chiesto l'annullamento del regolamento, presentando ricorso al Tar dell'Emilia Romagna e poi al Consiglio di Stato, deducendo l'illegittimità dell'atto impugnato in quanto avrebbe imposto componenti economiche degli interventi a carico dell'utente, non solo sulla base e in proporzione al suo Isee socio-sanitario, ma anche ponendo a fondamento un criterio economico aggiuntivo, individuato nelle «entrate effettivamente disponibili»;

   mentre il T.A.R. dell'Emilia Romagna con sent. 132 del 2019 ha rigettato il ricorso, ravvisando carenza di legittimazione ad agire della associazione ricorrente, il Consiglio di Stato, con sentenza n. 1780 del 2020 del 10 dicembre 2020, ha accolto l'appello, ritenendo sussistente la legittimazione attiva dell'associazione ricorrente e, nel merito, ha accolto tutte doglianze della associazione, di fatto riconoscendo che il comune di Parma ha violato una serie di disposizioni costituzionali, legislative e internazionali come la Convenzione di New York del 13 dicembre 2016 sui diritti delle persone con disabilità;

   il regolamento impugnato, nel prevedere che i familiari o i tenuti al mantenimento siano chiamati ad una corresponsabilità nel «budget di progetto» del disabile, si è posto quindi in contrasto con quanto delineato dagli articoli 2 e 6 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 159 del 2013 che sanciscono quale unico debitore dei costi del servizio il disabile stesso e la cui compartecipazione deve essere valutata sulla base del solo Isee del nucleo ristretto: il comune, quindi, in violazione della normativa Isee così come riformata dall'articolo 2-sexies del decreto-legge n. 42 del 2016 convertito dalla legge 89 del 2016, pretendeva di valorizzare le indennità percepite dai disabili in ragione della loro disabilità, al fine di valutarne la compartecipazione al costo del servizio, nonostante la giurisprudenza avesse da tempo affermato l'inderogabilità della disciplina Isee da parte dei regolamenti comunali nella vigenza del decreto legislativo n. 109 del 1998;

   tale orientamento è stato inequivocabilmente confermato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 2013 che precisa che l'Isee resta l'indefettibile strumento di calcolo della capacità contributiva dei privati in capacità contributiva dei privati in conformità alle norme costituzionali e ai trattati Internazionali per la tutela delle persone con disabilità gravi, e che deve, pertanto, scandire le condizioni e la proporzione di accesso alle prestazioni agevolate al fine di garantire, in particolare, il diritto al mantenimento e all'assistenza sociale e sanitaria ad ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere, alla stregua degli articolo 32, 38 e 53 della Costituzione, non essendo consentita la pretesa di creare criteri avulsi dall'Isee con valenza derogatoria o sostitutiva (così Consiglio di Stato Sezione III, 27 novembre 2018 n. 6708; 13 novembre 2018 n. 6371; 4 marzo 2019, n. 1458) –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare per superare le criticità esposte in premessa, al fine di evitare, in relazione all'adozione da parte di alcuni comuni di delibere contrastanti con la normativa vigente, che siano pregiudicati i diritti dei disabili.
(4-07955)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAVANDOLI, MURELLI, TOMBOLATO, GOLINELLI, FIORINI, PIASTRA, CESTARI, VINCI, TONELLI, TOMASI, MORRONE e RAFFAELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il giorno 5 gennaio 2020, le regioni del bacino padano, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto, al termine di un incontro tra i Presidenti e gli assessori all'ambiente, hanno condiviso la necessità di un rinvio fino al termine dell'emergenza COVID-19 dello stop ai veicoli Euro4 diesel previsto per l'11 gennaio 2021; la notizia, apparsa sulla Gazzetta di Parma e telecitynews24.it, informa anche di un'apposita richiesta al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare da parte delle stesse regioni;

   le limitazioni al traffico veicolare per il bacino padano, attraverso ordinanze regionali, sono previste dal Piano Aria dal 2018; in Emilia-Romagna, il divieto di circolazione riguarda già oggi i veicoli benzina fino ad Euro1, diesel fino a Euro3, compresi ciclomotori e motocicli Euro0; il divieto è valido nei 31 comuni del Pair 2020 (Piano aria integrato regionale), ossia quelli con più di 30 mila abitanti e l'agglomerato urbano di Bologna, a cui si uniscono Fiorano Modenese, Maranello e Rubiera; dall'11 gennaio 2021 il divieto dovrebbe coinvolgere anche i veicoli diesel Euro4, benzina Euro2, metano-benzina e Gpl-benzina fino a Euro1 e ciclomotori e motocicli fino a Euro1;

   lo stop alla circolazione dei veicoli diesel Euro4 era in programma dal 1° ottobre 2020 e, a causa dell'emergenza sanitaria, ha subìto un ultimo slittamento a gennaio 2021; nei mesi scorsi era stato preannunciato lo stop per il 1° gennaio 2021 per Veneto e Piemonte e per l'11 gennaio 2021 per Lombardia ed Emilia-Romagna;

   le auto e camion diesel Euro4 che non potrebbero più circolare di giorno all'interno delle principali città della Pianura Padana, sono 1,6 milioni (secondo le stime di inizio anno) e corrisponderebbero a circa 10 per cento dell'intero parco di veicoli circolanti nelle 4 regioni;

   purtroppo, la crisi economica causata dall'emergenza Covid-19 impedisce ai cittadini interessati di cambiare l'auto, e la previsione del blocco per i veicoli diesel Euro4 non risulta accompagnata da un piano di agevolazioni incisive che possano permettere un simile passo da parte dei privati cittadini e degli autotrasportatori;

   pertanto, come dichiarato anche dalle regioni coinvolte, le restrizioni al trasporto pubblico e alla mobilità privata e le misure di sicurezza adottate per limitare il contagio risultano incompatibili con un ulteriore intervento restrittivo sulla mobilità individuale;

   peraltro, le stesse regioni confermano il proprio massimo impegno per la riduzione delle emissioni inquinanti nell'area padana, in un'ottica di sostenibilità ambientale, attenzione alla qualità dell'aria e di tutela della salute dei cittadini, condividendo la necessità di prevedere, al contempo, adeguate misure compensative per la qualità dell'aria, con l'obiettivo di intervenire in modo incisivo e mirato sugli altri fattori inquinanti;

   come ribadito dalle stesse regioni, occorre un piano straordinario di interventi strutturali che consentano di ottemperare a quanto previsto dalla condanna della Corte di giustizia europea del novembre 2020 circa la qualità dell'aria nel nostro Paese, nonché di attuare le misure già previste e condivise con la Commissione europea, nel protocollo sottoscritto a giugno 2019 al termine del «Clean Air Dialogue» dal Presidente del Consiglio dei ministri, anche utilizzando linee di finanziamento ai progetti regionali dal piano nazionale «Next Generation EU», per un valore di almeno 2 miliardi di euro –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare interventi urgenti per l'immediata sospensione dell'entrata in vigore del blocco della circolazione per i veicoli diesel Euro4 nella pianura padana, fino al termine dell'emergenza da COVID-19, e prevedere nel contempo interventi strutturali per la qualità dell'aria, in risposta alla messa in mora della Commissione europea, adottando iniziative per prevedere appositi finanziamenti per sostenere le proposte regionali e agevolazioni incisive per privati e autotrasportatori ai fini del rinnovo del parco auto.
(4-07937)


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha appreso da notizie di stampa, della pubblicazione della «Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee» dalla quale si evincono le possibili zone in cui verranno costruiti i depositi nazionali dei rifiuti radioattivi;

   la redazione di tale elenco è avvenuta senza alcun confronto con le amministrazioni ed istituzioni locali delle zone citate;

   tra le 67 aree individuate sono presenti ben 24 aree tra Toscana e Alto Lazio, la maggior parte delle quali nelle località di Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano, sulle quali gravano già pesanti servitù nazionali –:

   se i Ministri interrogati possano confermare la veridicità di quanto esposto in premessa;

   se i Ministri interrogati intendano chiarire i criteri in base ai quali siano state selezionate le aree giudicate idonee alla costruzione del sito di stoccaggio;

   se ritengano opportuno avviare un confronto con le amministrazioni e le istituzioni dei territori presenti nella lista, al fine di verificare l'effettiva fattibilità dei progetti, le conseguenze per l'ambiente ed i rischi per la popolazione;

   se non ritengano appropriato adottare iniziative per elaborare forme alternative di stoccaggio, specie nelle località che hanno fatto della salubrità del territorio il proprio tratto distintivo, attraendo turisti e risorse economiche, come le aree della Maremma Laziale.
(4-07942)


   BARTOLOZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Sogin, società incaricata dello smantellamento delle vecchie centrali atomiche e della gestione dei rifiuti radioattivi, è stata autorizzata dai Ministeri interrogati, dopo cinque anni di segretezza statale, a pubblicare la Cnapi acronimo di «Carta nazionale della aree potenzialmente idonee» a ospitare il deposito nazionale delle scorie radioattive;

   nella mappa, resa nota sul sito del Deposito nazionale nella notte tra il 4 e 5 gennaio 2021, sono state inserite 67 aree che si trovano nei territori di sette regioni (8 in Piemonte, 24 in Toscana e Lazio, 17 in Puglia e Basilicata, 14 in Sardegna e 4 in Sicilia) e ritenute «idonee» secondo i criteri indicati dall'Ispra;

   ad avviso dell'interrogante è sconcertante che il Governo, in piena emergenza sanitaria, si interessi del deposito nazionale di rifiuti radioattivi senza consultare le regioni e i sindaci che, a tal proposito, hanno manifestato un assoluto dissenso circa l'inclusione di alcuni siti nei propri territori in cui stoccare residui radioattivi non essendo stati, peraltro, minimamente coinvolti nel processo decisionale;

   la preoccupazione maggiore riguarda i rischi per la salute pubblica e per l'ambiente, senza tralasciare il fatto che buona parte dell'economia delle zone coinvolte nella mappa sia basata sull'agricoltura, con il rischio che possano crearsi danni alle coltivazioni, al turismo, nonché a centina di imprese artigiane –:

   se il Governo intenda rendere noti gli opportuni approfondimenti tecnici, geologici e ambientali, relativi alle aree ritenute idonee ad ospitare il deposito unico di scorie nucleari.
(4-07943)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Sant'Egidio del Monte Albino (Sa) nel 2011 approvava il progetto preliminare per la realizzazione di un impianto di cremazione;

   il procedimento de quo si concludeva con l'affidamento dei lavori al Consorzio Azimut;

   nel corso degli anni, di poi, si susseguivano numerosi decreti, pareri e autorizzazioni, tra cui l'autorizzazione unica ambientale (A.u.a.);

   tali provvedimenti autorizzativi, nonché gli atti ad essi propedeutici sono stati oggetto di numerose contestazioni ed impugnazioni con molteplici motivi di doglianza;

   in particolare, secondo quanto dedotto negli atti di impugnazione proposti in sede amministrativa, la richiamata autorizzazione ambientale sembrerebbe essere palesemente illegittima, non essendo stata rispettata la distanza minima di 200 metri dal centro abitato espressamente ed inderogabilmente richiesta dall'articolo 338 del regio decreto 1265 del 1934 recante il Testo unico delle leggi sanitarie;

   lo stesso procedimento amministrativo preparatorio al rilascio dell'autorizzazione, secondo gli atti di impugnazione, sembrerebbe, altresì, illegittimo in quanto svolto senza coinvolgere il confinante comune di Pagani (unico a poter decidere per il proprio territorio) ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 241 del 1990;

   l'A.u.a., concessa al fine di conseguire l'autorizzazione alle emissioni in atmosfera di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006, sembrerebbe essere stata rilasciata dall'Autorità competente in assenza della preventiva convocazione della conferenza dei servizi ovvero in assenza dell'esame di tutti gli interessi coinvolti, tra cui certamente quelli del comune di Pagani;

   l'articolo 269 del prefato testo normativo, statuendo che «nella domanda di autorizzazione relativa a stabilimenti in cui sono presenti medi impianti di combustione devono essere indicati, oltre a quanto previsto al comma 2, anche i dati previsti all'allegato I, Parte IV-bis, alla Parte Quinta», sembrerebbe essere stato disatteso in quanto, nel caso di specie, la relativa domanda sarebbe stata priva dei suddetti elementi, tra cui quello afferente il numero medio giornaliero di salme oggetto di cremazione; tale dato avrebbe consentito di verificare il quantitativo di emissioni rilasciate in atmosfera dall'impianto ed i relativi limiti ammissibili, e quindi la sussistenza dei presupposti per rilasciare l'autorizzazione in atmosfera ex articolo 269 decreto legislativo n. 152 del 2006;

   il forno crematorio in questione, inoltre, ricadrebbe in «zona territoriale 7» del piano urbanistico territoriale, destinata alla «razionalizzazione insediativa a tutela delle risorse agricole», di guisa che non sarebbe stato possibile assentire l'intervento progettato in parola;

   la realizzazione di tale opera, tra l'altro, ha sollevato numerose proteste popolari sfociate in un comitato denominato «no forno» che ha raccolto ben 2000 firme in opposizione alla realizzazione del forno crematorio per i nocivi impatti sull'ambiente e sulla salute pubblica;

   tale allarme sociale, confermato dalla relazione tecnica inerente alle emissioni di inquinanti ambientali in atmosfera degli impianti crematori redatta dal Professor Antonio Giordano, il quale poneva in evidenza la tossicità delle emissioni dei forni crematori, hanno indotto lo stesso comune di Sant'Egidio del Monte Albino a disporre nuovamente la sospensione dei lavori;

   sulla questione è stata interpellata anche la regione Campania;

   la legge di stabilità regionale per il 2020 (legge regionale n. 27 del 2019), all'articolo 1, comma 61, stabilisce che la giunta regionale adotta un Piano regionale di coordinamento per il rilascio delle autorizzazioni regionali alla realizzazione di nuovi impianti crematori, sospendendo, nelle more, la realizzazione di nuovi impianti crematori;

  le suddette violazioni, laddove venissero accertate, oltre ai plurimi profili di illegittimità, comporterebbero un grave pericolo per la salute dei cittadini residenti nell'area prossima all'intervento autorizzato, nonché seri danni per l'ambiente –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare al fine di tutelare l'ambiente e la salute pubblica, promuovendo efficaci forme di coordinamento tra i vari enti coinvolti.
(4-07947)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEL SESTO, MARTINCIGLIO e CADEDDU. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   mercoledì 27 dicembre 2020 è stato trasmesso, in prima serata su Rai2, il documentario «Pompei ultima scoperta», che ha riscosso un notevole successo di pubblico, totalizzando l'11,4 per cento di share (2.976.000 spettatori), quasi il doppio della media della medesima rete in prima serata;

   il documentario è stato preceduto da un rilevante battage mediatico, innescato dalla «scoperta» di un thermopolium nella Regio V di cui era stata diffusa notizia – soltanto il giorno prima — dai maggiori quotidiani e network televisivi nazionali ed internazionali;

   la tempestività nell'approntare, in poche ore, un documentario sull'importante scoperta archeologica da parte di Rai Documentari, struttura preposta alla realizzazione di tali produzioni, ha suscitato grande apprezzamento;

   tale ritrovamento, tuttavia, risulta avvenuto, in parte, nel marzo 2019, non nel dicembre 2020, come si dichiara nell'anteprima al documentario;

   da una verifica è stato possibile stabilire che solo tale anteprima, della durata di circa diciotto minuti, sia stata realizzata da Rai Documentari, utilizzando filmati ed interviste relative anche ad altre operazioni di scavo e restauro del sito di Pompei effettuate tra il 2018 ed il 2020;

   lo stesso direttore di Rai Documentari, il giornalista Duilio Giammaria, aveva realizzato diversi servizi sulle nuove scoperte archeologiche di Pompei per la sua trasmissione televisiva «Petrolio»;

   il documentario trasmesso da Rai2, tuttavia, è frutto di una co-produzione internazionale, di cui farebbe parte anche il Parco Archeologico di Pompei, ed è stato realizzato dalla società francese Gedeon Programmes nel 2019, con il titolo originale «Les dernières heures de Pompéi», regia di Pierre Stine, trasmesso per la prima volta a marzo 2020 su France 5, con circa due milioni di spettatori e, successivamente, proiettato in più di 50 Paesi in tutto il mondo;

   lo stesso è stato acquistato da Rai Documentari, che non fa parte dell'accordo di co-produzione, ed in base alle dichiarazioni stampa del direttore Giammaria la struttura lo ha «attualizzato con l'équipe interna» inserendovi la suddetta anteprima;

   nel corso della messa in onda del documentario originale, della durata di circa 90 minuti, è apparso per ben 16 volte il logo «Rai Documentari», nonostante il ruolo marginale di tale struttura;

   la narrazione è stata affidata al Direttore pro tempore del Parco Archeologico di Pompei, professor Massimo Osanna, attuale Direttore generale Musei del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo che mantiene anche l'incarico ad interim dello stesso Parco;

   i precedenti due docu-film di Rai Documentari («Food Revolution» e «Butterfly») avevano ottenuto risultati di pubblico alquanto scadenti (rispettivamente, 3,2 per cento di share con 746.000 spettatori; 1,94 per cento con 313.000 spettatori);

   inoltre, la suddetta società Gedeon Programmes, il 10 dicembre 2020 ha comunicato attraverso il suo sito www.gedeonmediagroup.com che, per il primo anno, WCSFP (World Congress of Science and Factual producers), associazione con 1.200 emittenti e produttori internazionali, ha assegnato 15 premi alle migliori produzioni di documentari in scienza, storia, natura e società. Gedeon Programs ha ottenuto due nominations nelle categorie «Best Multi-Format Project» e «Best Film in History», per le sue produzioni sugli scavi di Pompei;

   Gedeon è stata premiata per il documentario «Les dernières heures de Pompéi» e per la mostra immersiva "Pompei", svoltasi al Grand Palais di Parigi (1° luglio-28 ottobre 2020), realizzata in collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei, che ha attirato oltre 200.000 visitatori;

   a questi due progetti vanno aggiunti l'esperienza VR (virtual reality) «Pompei» e la serie web didattica di 12 episodi «Pompei, sur les traces des Romains» –:

   se il Ministro interrogato sia informato dei fatti sopra esposti;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per fornire chiarimenti su quanto descritto in premessa e sui rapporti formalizzati esistenti tra il Parco Archeologico di Pompei, Rai Documentari e Gedeon Programmes.
(4-07944)


   POTENTI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, ha lanciato il progetto degli «Uffizi Diffusi» che prevede il trasferimento in prestito temporaneo di opere meno conosciute della Galleria in sedi di città e borghi della Toscana allo scopo di valorizzare il legame con il territorio regionale di quello che è uno dei musei più importanti al mondo;

   da un articolo pubblicato il 31 dicembre 2020 su Il Tirreno a firma Andrea Rocchi si apprende che il sindaco di Livorno Luca Salvetti e l'assessore alla cultura Simone Lenzi avrebbero pensato di coinvolgere nel soprammenzionato progetto anche la città labronica, destinando le opere «all'interno del complesso delle Terme della Salute, gioiello liberty del 1903 per anni lasciato nella più totale incuria e mortificato da un orribile cavalcavia che ne deturpa la visuale e oggi al centro di un difficilissimo progetto di recupero che impegna enti locali»;

   l'idea del sindaco e dell'assessore alla cultura di Livorno sarebbe maturata da almeno tre mesi seguito di un incontro — si legge sempre nel sopraccitato articolo di Andrea Rocchi — con il ministro per gli affari europei Vincenzo Amendola e sarebbe stata raccolta anche dal presidente della regione Toscana, Eugenio Giani che ne avrebbe parlato con il ministro dell'economia, Roberto Gualtieri in un colloquio sui progetti di «Next Generation EU» –:

   se e quali siano le reali intenzioni del Governo in merito ad un'eventuale coinvolgimento del comune di Livorno nel progetto denominato «Gallerie degli Uffizi»;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei colloqui intercorsi tra il Ministro per gli affari europei e il Ministro dell'economia e delle finanze e gli amministratori locali e regionali a proposito del supporto finanziario per gli auspicati lavori di ristrutturazione del complesso delle Terme della Salute individuato come sede del trasferimento in prestito a Livorno di alcune delle opere conservate presso gli Uffizi di Firenze.
(4-07948)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   PETTARIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari europei, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   i prossimi tre anni (2021-2023) saranno molto importanti per il futuro dell'Italia e della relativa ripresa economica, sanitaria e sociale;

   a tal proposito, risulterà necessario garantire un utilizzo efficiente ed efficace dell'ingente ammontare di fondi europei che sono destinati al nostro Paese;

   si fa presente che il bilancio europeo si articola in due parti: la Programmazione europea 2021-2027, con una dotazione finanziaria di circa 1.000 miliari di euro, ed il Next Generation EU, il cosiddetto «Recovery Fund», con una dotazione finanziaria per l'Italia di circa 209 miliardi di euro fra sovvenzioni da non restituire e prestiti da rimborsare, oggetto dell'attuale dibattito politico, in particolare sulle modalità di utilizzo di tali importanti risorse;

   le pubbliche amministrazioni sono, alla data odierna, impegnate, con una mole di lavoro ingente, ad utilizzare le restanti risorse della Programmazione 2014-2020, comprese quelle riprogrammate alla luce dell'emergenza causata dal Covid-19, la cui ammissibilità delle spese prevede la scadenza al 31 dicembre 2023;

   sulla base di quanto summenzionato e ai fini di un corretto utilizzo dei fondi europei, si evidenzia la necessità da parte delle pubbliche amministrazioni coinvolte di avvalersi di un numero adeguato di esperti di fondi dell'Unione europea unitamente ad una formazione specialistica (a esempio training on the job) su tali fondi;

   si precisa che i progetti finanziati dalla Commissione europea necessitano di esperti nelle seguenti fasi: progettazione, attuazione, rendicontazione, monitoraggio e controllo (di I e II livello);

   giova sottolineare che i tempi di espletamento delle procedure concorsuali per tali esperti non sono compatibili, purtroppo, con le scadenze europee del prossimo triennio per l'utilizzo di una mole ingente di risorse in tempi brevi;

   pertanto, risulta inevitabile prevedere una via più rapida, rispetto all'effettuazione dei concorsi pubblici, ovvero quella degli avvisi pubblici per titoli per titoli e colloquio di esperti in fondi dell'Unione europea e i cui CV e relative esperienze maturate «sul campo» possano fornire un adeguato supporto tecnico-specialistico alle amministrazioni centrali (Ministeri), agli enti locali (regioni, città metropolitane e comuni) e in generale, a tutte le autorità/organismi beneficiari coinvolti a vario titolo nella gestione e nel controllo dei fondi strutturali europei –:

   se il Governo intenda prendere velocemente in considerazione l'ipotesi di adottare iniziative per prevedere avvisi pubblici per titoli e colloqui orientati alla selezione di esperti in fondi dell'Unione europea da destinare alle pubbliche amministrazioni che, entro la prossima scadenza del 31 dicembre 2023, dovranno utilizzare le risorse comunitarie della Programmazione 2014-2020;

   se intenda adottare iniziative per considerare tale misura straordinaria anche in un'ottica di gestione dei Fondi dell'Unione europea derivanti dalla Programmazione europea 2021-2027 e dal cosiddetto Recovery Fund, perlomeno nella loro prima fase di esordio, recepimento e avvio della gestione di tali importanti risorse.
(4-07934)


   PAOLIN, BISA e BITONCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sono urgenti adeguate risposte, a fronte di istanze pervenute da cittadini, sindaci e associazioni di risparmiatori delle province di Treviso e Vicenza che chiedono di conoscere le tempistiche relative le procedure di pagamento, sugli acconti e i saldi del ristoro relativi agli indennizzi spettanti ai risparmiatori truffati dai crack bancari, riferito in particolare alla Banca popolare del Veneto e alla Banca popolare di Vicenza;

   si ricorda che il 10 settembre 2020, in occasione della risposta fornita dal Governo in Commissione all'interrogazione n. 5-04588 del deputato Massimo Bitonci, data, a nome del Governo, dal sottosegretario Alessio Mattia Villarosa lo stesso rispondeva che: «Al 9 settembre 2020 le domande Fir (Fondo indennizzo risparmiatori) istituite da parte del Consap SpA al 2° livello sono n. 38.288 con esito di proposta di accoglimento per la Commissione tecnica del FIR, per un totale di indennizzi pari a circa euro 486.000.000,00. Le domande convalidate dalla Commissione Tecnica – che ha natura indipendente – sono pari a 780.

   Si ricorda che la norma istitutiva del FIR, e con precisione il comma 493, dell'articolo 1, della legge n. 145 del 2018, predispone una dotazione del fondo di 525 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021.

   Rientriamo perfettamente nell'arco temporale di riferimento e non sussistono ritardi.

   Si ricorda, altresì, che i termini per la presentazione della domanda, inizialmente fissati al 18 febbraio 2020 e successivamente estesi al 18 aprile, sono stati ulteriormente prorogati dal decreto-legge del 17 marzo 2020 n. 18, al 18 giugno 2020, su istanza delle stesse associazioni di risparmiatori ed a causa dell'emergenza Covid-19.

   Nel pomeriggio della data odierna è stata convocata una riunione con i membri della Commissione Tecnica. In tale sede il Governo chiederà:

    a) di avviare, nei successivi giorni, la procedura di bonifico delle domande convalidate dalla Commissione Tecnica;

    b) di indennizzare l'importo del 100 per 100» –:

   quanti bonifici, dal mese di settembre 2020 ad oggi, siano stati emessi rispetto alle domande convalidate dalla commissione tecnica, quale sia l'importo totale, quanti bonifici debbano essere ancora emessi e quali siano i tempi di erogazione.
(4-07954)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE MARIA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il processo alla cosiddetta Banda della Uno Bianca ha rappresentato un evento di particolare significato per tutto il Paese;

   la digitalizzazione degli atti del processo rappresenterebbe una importante occasione per non disperdere una preziosa documentazione e renderla più facilmente fruibile per eventuali ulteriori indagini;

   l'Associazione dei familiari delle vittime chiede da tempo una iniziativa in questo senso;

   il presidente della regione Emilia-Romagna ha confermato una disponibilità della Regione stessa a coprire parte degli oneri finanziari;

   il Procuratore della Repubblica di Bologna ha dichiarato di avere interessato in merito il Ministero della giustizia –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere le iniziative di competenza per sostenere, anche finanziariamente, la digitalizzazione degli atti del processo alla cosiddetta Banda della Uno Bianca.
(5-05230)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   la Società Air Italy sta proseguendo il percorso di liquidazione, senza tenere conto della storia del polo aeronautico di Olbia (Alisarda, Meridiana e Air Italy), che comporta gravi danni per l'area della Gallura, come ripetutamente denunciato dai sindaci del territorio, dalle forze sindacali tutte e che la quasi totalità dei dipendenti sono posti in cassa integrazione;

   di recente, è stato pubblicato lo schema di Piano industriale 2021-2025 della Newco Alitalia denominata Ita e di cui è azionista il Ministero dell'economia e delle finanze e che lo stesso prevede la costituzione di una società controllata con competenze specifiche nel settore della manutenzioni degli aeromobili;

   nella costituenda società controllata prevista dal piano industriale dell'Ita (Italia Trasporto Aereo) si prevede l'acquisto di 52 aeromobili, e che il centro manutentivo di Olbia avrebbe una sua validità industriale. Peraltro, la ex Alitalia esternalizzava le attività manutentive affidandole a società aventi sede a Napoli. La nuova Ita sembrerebbe muoversi nella direzione di reinternalizzare le attività manutentive. Anche in questa ottica le strutture situate ad Olbia ed il personale Air Italy sarebbero conformi ed adeguati alla bisogna;

   nel Piano non compare alcun indirizzo per il riassorbimento del personale in generale ed in particolare dell'attuale divisione tecnica manutentiva di Air Italy, 140 unità circa, di cui 100 ad Olbia e per le sorti del centro attualmente esistente ad Olbia;

   la divisione tecnica manutentiva di Air Italy è in grado di svolgere attività di alto livello internazionale presso l'hangar di Olbia, come manutenzione pesante, manutenzione di linea (manutenzione leggera) su aerei in transito, oltre alle manutenzioni di componenti aeronautici e il personale preposto altamente qualificato è difficilmente reperibile sul mercato del lavoro;

   una operazione che prevedesse il riassorbimento dei suddetto personale, oltre ad assicurare il posto di lavoro a cento dipendenti, si fonda su solide ragioni industriali e porrebbe le condizioni per la creazione di un polo manutentivo aeronautico in grado di offrire servizi manutentivi, non solo a Ita, ma anche ad altre compagnie, confermando la centralità della Sardegna;

   è necessario altresì bloccare la vendita o svendita delle attrezzature tecniche con la conseguente perdita delle preziose certificazioni;

   il trasferimento dell'attività attualmente esistente ad Olbia a parere dell'interpellante rappresenta, oltre al danno, anche una sconfitta politica e della stessa autonomia della regione Sardegna –:

   se i Ministri interpellati non ritengano opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di evitare il trasferimento dell'attività ex Air Italy attualmente esistente ad Olbia per le ragioni esposte in premessa, anche promuovendo iniziative, in raccordo con la regione Sardegna, per la creazione di un polo manutentivo aeronautico regionale.
(2-01066) «Pittalis».

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI, DEL SESTO, NESCI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   i dati Istat mostrano che il 31,5 per cento delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici, gli stupri sono stati commessi nel 62,7 per cento dei casi da partner;

   secondo il Rapporto Istat 2018 sulle vittime di omicidi, il 54,9 per cento degli omicidi di donne sono commessi da un partner o ex partner, il 24,8 per cento da parenti, nell'1,5 per cento dei casi da un'altra persona che la vittima conosceva;

   nel triennio 2017-2019, secondo le risultanze dell'analisi condotta dal Ministero della salute e dall'Istat sugli accessi in pronto soccorso, le donne che hanno avuto almeno un accesso in pronto soccorso, con l'indicazione di diagnosi di violenza, sono 16.140, per un numero totale di accessi in pronto soccorso con l'indicazione di diagnosi di violenza nell'arco del triennio pari a 19.166 (1,2 accessi pro capite);

   è emerso che le stesse donne, nell'arco del triennio, hanno effettuato anche altri accessi in pronto soccorso con diagnosi diverse da quelle riferibili a violenza: complessivamente il numero pro-capite di accessi per queste donne, a prescindere dalla diagnosi, è superiore a 5 e, nella classe di età 18-44 anni, è superiore a 6; questo significa che una donna che ha subito violenza nell'arco del triennio torna in media 5/6 volte in pronto soccorso;

   laddove le famiglie sono più a stretto contatto e trascorrono più tempo assieme, come avvenuto durante l'attuale pandemia, aumenta il rischio che le donne e i figli siano esposti alla violenza soprattutto se in famiglia vi sono gravi perdite economiche o di lavoro e man mano che le risorse economiche diventano più scarse, possono aumentare anche forme di abuso, di potere e di controllo da parte del partner;

   le chiamate al numero antiviolenza 1522 nel periodo 1° marzo-16 aprile 2020 sono state 5.031, il 75 per cento in più rispetto al medesimo periodo del 2019 e, nel periodo compreso tra marzo e giugno 2020, il numero delle chiamate sia telefoniche, sia via chat al numero antiviolenza 1522 è più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (+119,6 per cento), passando da 6.956 a 15.280;

   nonostante questi preoccupanti numeri, negli ultimi mesi si sono registrate, da parte di singoli e di associazioni, dichiarazioni in merito al crescente fenomeno di denunce false, «gonfiate» o artificiose, da parte delle presunte vittime al fine di danneggiare l'altro partner;

   secondo questi soggetti, le denunce, spesso nell'ambito di processi di separazione, verrebbero utilizzate in maniera strumentale per ottenere vantaggi processuali, in particolare, nella definizione dell'affidamento dei figli presenti nella coppia, ovvero nella definizione di assegni di mantenimento;

   tuttavia, non è ancora chiaro se e quanto questo fenomeno sia presente e concreto nel nostro Paese, anche al fine di valutare eventuali rimedi normativi –:

   di quali informazioni disponga il Governo, per quanto di competenza, in merito alle denunce di reati «di genere», a partire dal reato di maltrattamenti in famiglia, che si sono poi rivelate infondate nonché quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di monitorare il suddetto fenomeno.
(3-01992)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dopo l'ennesimo sbarco sulle coste meridionali della Sardegna, nella notte del 23 dicembre 2020 a Porto Pino è stato rintracciato un altro gruppo di 9 uomini, presumibilmente di nazionalità algerina;

   secondo quanto riportato dalla stampa, gli immigrati sarebbero stati individuati dai Carabinieri di Narcao e Giba intorno alle 2 di mattina;

   poco dopo, nella stessa località, sarebbero stati intercettati altri 16 immigrati irregolari, compreso un minore, tutti, pare, nordafricani, anch'essi approdati illegalmente sull'isola a bordo di barchini e trasferiti successivamente al centro di accoglienza di Monastir, ormai da tempo al collasso;

   quanto riferito conferma la gravissima situazione in cui versa la Sardegna, meta di arrivi illegali che ormai da mesi si stanno susseguendo senza sosta e a ritmo serrato, in assenza di tempestive e specifiche misure da parte dell'attuale Governo per fermare tali flussi migratori irregolari;

   quanto sta accadendo e i conseguenti rischi per la popolazione sarda dal punto di vista sanitario e della sicurezza sono da tempo noti sia perché quotidianamente la stampa locale e nazionale riporta di sbarchi illegali sull'isola, sia per i numerosi atti di sindacato ispettivo dell'interrogante nei mesi scorsi volti a denunciare questa gravissima situazione –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di fermare immediatamente i flussi migratori illegali verso la Sardegna e per procedere al tempestivo rimpatrio degli immigrati irregolari che continuano a giungere sulle coste dell'isola.
(4-07935)


   ZOFFILI, MOLTENI, LOCATELLI e CLAUDIO BORGHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   venerdì 18 dicembre 2020 a Monguzzo, in provincia di Como, uno straniero di 40 anni è stato raggiunto in piena notte da alcuni colpi di arma da fuoco. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri e i vigili del fuoco oltre all'ambulanza del Lariosoccorso, che lo ha trasportato all'ospedale di Lecco poiché, a causa delle ferite ad entrambi gli arti inferiori, perdeva molto sangue;

   il luogo dell'incidente si trova in una zona boschiva, notoriamente frequentata da malviventi, in particolare spacciatori e tossicodipendenti, pertanto l'evento avrebbe potuto essere evitato attuando un presidio costante delle forze dell'ordine in quell'area;

   da mesi l'interrogante sollecita il Ministro interrogato in merito alla scarsità di uomini e mezzi assegnati alle forze dell'ordine in provincia di Como e i fatti di cronaca che continuano a verificarsi dimostrano quanto sia necessario e urgente intervenire –:

   se, alla luce della gravità del fatto illustrato in premessa, intenda finalmente procedere all'indispensabile potenziamento degli organici delle forze dell'ordine, attraverso l'invio di ulteriori uomini e mezzi in provincia di Como, come già richiesto con precedenti atti di sindacato ispettivo.
(4-07939)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 4 gennaio 2021 a San Sperate (Sud Sardegna) i carabinieri della locale Stazione sono intervenuti in supporto del servizio di sicurezza del centro commerciale Carrefour, che aveva osservato due stranieri sottrarre merce di vario genere e darsela a gambe, dopo aver attraversato la barriera delle casse senza pagare il conto;

   i militari hanno raggiunto e fermato i responsabili del furto identificandoli come due migranti di nazionalità algerina, un 21enne e un 24enne, ospitati da tempo presso il Centro di accoglienza di Monastir, a 5 chilometri di distanza. Denunciati alla procura della Repubblica presso il tribunale di Cagliari per furto aggravato, per il primo risulta essere la prima volta, mentre per il secondo la seconda, poiché si era già reso protagonista di un episodio analogo;

   si è perso il conto delle rivolte, delle evasioni, degli atti di violenza e dei furti in attività commerciali compiuti da ospiti del Centro di accoglienza di Monastir, struttura che, come l'interrogante ha già avuto modo di segnalare, con precedenti atti di sindacato ispettivo, non è adatta, in particolare in periodo di emergenza sanitaria, a garantire la sicurezza degli agenti, degli operatori e della popolazione –:

   se, alla luce della gravità del fatto illustrato in premessa, intenda finalmente adottare iniziative per procedere alla chiusura del Centro di accoglienza di Monastir e all'allontanamento dalla Sardegna dei migranti clandestini che vi sono ospitati, nonché adottare le iniziative di competenza volte all'espulsione dal territorio nazionale e al rimpatrio degli immigrati irregolari ivi presenti.
(4-07952)


   CANTALAMESSA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'amministrazione comunale di Arzano (Na) è retta dal febbraio 2019 da un commi straordinario a seguito dello scioglimento del consiglio comunale ai sensi dell'articolo 141 del Testo unico delle leggi dell'ordinamento degli enti locali l'ente comunale è stato destinatario del provvedimento di rigore, di cui all'articolo n. 143 del Testo unico delle leggi dell'ordinamento degli enti locali, nel 2008 e nel 2015. Sin dall'insediamento della neoeletta amministrazione è stata oggetto di particolare attenzione da parte del la prefettura e di uno stretto monitoraggio da parte delle forze dell'ordine;

stando a quanto si legge nella proposta di adozione del provvedimento di rigore, di cui all'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000 - Prot. 89/19/NC Area II EE.LL. del 3 maggio 2019 della prefettura – ufficio territoriale del Governo di Napoli indirizzata al Ministro dell'interno, gli esiti degli accertamenti ispettivi hanno consentito alla commissione di indagine di individuare elementi «di controindicazione “concreti, univoci e rilevanti” tali da poter affermare che l'Amministrazione comunale di Arzano è condizionata dalla criminalità organizzata sia attraverso gli organi elettivi che mediante la connivenza dell'apparato burocratico»;

   il 27 novembre 2020 si è svolta, presso il comune di Arzano, una riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, presieduta dal prefetto di Napoli, Marco Valentini a cui hanno preso parte il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli, Giovanni Melillo, e procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli Nord Francesco Greco, vertici delle forze dell'ordine Carabinieri e Polizia, il capocentro Dia di Napoli;

   le intimidazioni ai danni di giornalisti, della commissione straordinaria e della prefettura sono all'ordine del giorno;

   la cronaca locale e nazionale ha riportato i diversi episodi di intimidazione ai danni del giornalista Mimmo Rubio costretto a subire anche l'omaggio macabro, violento e spavaldo della cosiddetta «stesa» – tipico raid armato di stampo camorristico;

   il comando della polizia di Arzano è stato investito, negli ultimi anni, da sentenze e ordinanze di arresto che, a tutt'oggi, vedono numerosi agenti, il comandante e il vice comandante dei vigili, sospesi –:

   in relazione a quanto esposto in premessa, in che modo il Governo intenda fare chiarezza sul grave e perdurante stato delle cose; se risulti fondata la notizia relativa allo smantellamento del gruppo investigativo dell'Arma dei Carabinieri impegnato in delicate indagini a livello locale; quali iniziative intenda adottare per garantire la libertà di stampa oggi compromessa, e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare nel caso in cui vengano accertati illeciti.
(4-07953)

ISTRUZIONE

Interpellanze:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, il Ministro dell'interno, il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, per sapere – premesso che:

   la pandemia di Covid-19 ha un impatto significativo sui bambini. A delineare questa conseguenza causata dall'avanzare del periodo di emergenza sanitaria è il primo rapporto dell'Unicef, Averting a Lost Covid Generation (Evitare una generazione perduta a causa del Covid). Il rapporto, pubblicato in occasione della Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 20 novembre 2020, dimostra che, mentre i sintomi tra i bambini contagiati rimangono lievi, il numero dei contagi è in aumento e l'impatto a lungo termine sull'istruzione, la nutrizione e il benessere di un'intera generazione di minorenni e giovani potrebbe condizionarne la vita;

   è opportuno evidenziare come, sotto un profilo strettamente sanitario, la pandemia Covid-19 è stata abbastanza benevola con i minorenni del nostro Paese: solo circa 5000 – e cioè il 2,1 per cento del totale italiano dei contagiati (240.000 a fine giugno 2020) – è risultato positivo al coronavirus e, fortunatamente, senza gravi complicazione di natura medica. Ma per quanto concerne l'aspetto psico-sociologico, purtroppo, l'epidemia ha avuto effetti devastanti sulla personalità dei nostri minorenni – sia in base alla fascia di età, che in relazione alle loro situazioni personali e sociali di sostenibilità – acuendo le disuguaglianze già esistenti per i più piccoli, i più poveri, quelli stranieri e i portatori di handicap;

   solitudine e blocco emotivo sono tra gli effetti collaterali che hanno colpito principalmente i giovani durante la pandemia, catturando l'attenzione di psicologi e ricercatori scientifici;

   l'isolamento, in particolare, incide sul fenomeno della devianza minorile che comprende tutte quelle condotte contrarie a regole sociali e morali comunemente condivise. Dati che sono emersi in un report realizzato dalla Direzione centrale della polizia criminale dedicato questo fenomeno, nella consapevolezza di quanto le nuove generazioni rappresentino una risorsa preziosa, anche in vista di una ripresa della società post Covid. Il documento contiene un'analisi dei dati relativi al periodo del lockdown, in cui si è registrato un decremento di arresti e segnalazioni di minori: l'incidenza percentuale si attesta attorno a un valore medio-basso (3,47 per cento);

   di questi tempi, quindi, molte delle forme di devianza minorile si diffondono attraverso il ricorso frequente al mondo del web e dei social media, dove è possibile entrare in contatto con account e profili che trasmettono messaggi ispirati all'illegalità, ma anche attraverso giochi violenti, di particolare tendenza;

   da una ricerca effettuata dalla Fondazione «Openpolis», che ha analizzato la spesa pro capite per cassa riportata nelle voci di bilancio dei comuni italiani con più di 200 mila abitanti emerge che, tra le città italiane più disposte a investire in politiche giovanili, non c'è Napoli. Il capoluogo partenopeo è agli ultimi posti della classifica, con una spesa di soli 40 centesimi di euro pro capite; l'ultima è Venezia con 5 centesimi di euro, la prima è Messina con una spesa di 9,43 euro;

   solo il 5 dicembre 2020, centinaia di adolescenti si erano dati appuntamento sulla terrazza di Villa Borghese per assistere alla discussione tra due 14enni che poi è degenerata in una maxirissa con promesse di nuovi incontri che non possono che destare preoccupazione. Se questi gravi episodi sarebbero state aperte delle inchieste dalla procura della Repubblica della capitale;

   la devianza minorile come fenomeno che appartiene purtroppo a molte periferie delle città italiane può essere meglio compresa a partire dalle cause o facilitazioni che lo hanno generato. In tal senso è opportuno distinguere tali elementi in ambientali, culturali ed economico-politici;

   a parere dell'interpellante, l'intervento educativo nei confronti dei questi ragazzi è una vera e propria sfida. Perché molte volte ci si trova di fronte a minori che hanno ricevuto una specifica «formazione» da parte della criminalità anche organizzata, che ha dato risposte soddisfacenti a molti dei loro bisogni. Nelle loro imprese delinquenziali, essi hanno ricevuto e continuano a ricevere l'approvazione e l'appoggio di un ambiente, a cominciare dal contesto familiare. Di conseguenza i ragazzi di camorra non riconoscono il ruolo delle istituzioni di riferimento, con le quali instaurare una relazione significativa: si sentono già adulti, e comunque hanno altri riferimenti forti –:

   quali ulteriori iniziative intendano adottare, nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di effettuare un più stringente monitoraggio di tutti i fenomeni che vedono protagonisti i minori nel nostro Paese e conseguentemente adottare le opportune iniziative, per quanto di competenza, con lo scopo di favorire anche una ripartenza educativa sull'intero territorio nazionale;

   quali impegni e accordi inter istituzionali intendono programmare con lo scopo di adottare un piano di contrasto della devianza minorile quale necessario strumento di innalzamento della qualità della convivenza civile, dando luogo alla realizzazione di specifici progetti di prevenzione, formazione ed approfondimento.
(2-01064) «Grippa, Del Sesto, Barbuto, Martinciglio, Iorio».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, per sapere – premesso che:

   la Costituzione italiana, all'articolo 21, stabilisce che il diritto di manifestare il pensiero in ogni forma è libero, ad eccezione dei casi in cui si possano configurare reati quali ingiuria, calunnia, diffamazione, vilipendio, istigazione a delinquere e nel caso di oltraggio al «buon costume»;

   il dottor Alfonso D'Ambrosio, vincitore di idoneo concorso pubblico nel 2017, dal 2019 dirige l'Istituto comprensivo di Lozzo Atestino, Cinto Euganeo e Vo', ovvero tre scuole dell'infanzia, quattro scuole primarie e tre secondarie di primo grado, nel territorio in provincia di Padova che ha conosciuto la prima vittima per Covid;

   il dottor D'Ambrosio, premiato nel 2016 come miglior docente innovatore italiano, è stato fra i primissimi sostenitori della Didattica a distanza. Anche grazie al suo impegno ed alla sua lungimiranza, l'Istituto da lui diretto è diventato, sin da subito, un esempio a livello regionale e nazionale per l'e-learning e per la capacità di rispondere in maniera immediata ed efficace all'esigenza di famiglie ed alunni che, specie nelle prime settimane dell'epidemia, avevano bisogno di sentire la presenza delle istituzioni, a partire dalla scuola;

   il valore dell'encomiabile lavoro svolto dal dottor D'Ambrosio è stato evidente, presente il Ministro interpellato, alla cerimonia d'inaugurazione del nuovo anno scolastico presso la sede di Vo' dell'Istituto comprensivo, il 14 settembre 2020;

   il preside D'Ambrosio ha un profilo Facebook che utilizza per esprimere pareri personali anche con riguardo agli accadimenti dell'attualità e nello specifico in alcune occasioni ha manifestato la propria opinione, al pari di milioni di cittadini italiani, sui problemi legati alla gestione della scuola durante la pandemia, la ripartenza a settembre 2020 e le scelte del Ministro interpellato;

   il provveditorato degli studi del Veneto ha notificato al dottor D'Ambrosio l'avvio di un procedimento disciplinare e sanzionatorio, convocandolo il 26 gennaio 2021 presso l'ufficio procedimenti disciplinari di Venezia, per rispondere di violazione dei principi di leale collaborazione, violazione del Codice di comportamento dei pubblici dipendenti e violazione dell'articolo 26 del contratto di lavoro;

   l'espressione, a parere degli interpellanti, di valutazioni personali che mai trascendono in volgarità o cattiveria e mai risultano offensive, nell'atto di accusa rivolto al dirigente scolastico si tramutano in «atti non conformi alle proprie responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione “commessi” in maniera reiterata e con carattere di particolare gravità»;

   la libertà di espressione è principio fondante della nostra Repubblica e condizione essenziale per il progresso di ogni società democratica. Essa deve essere preservata e valorizzata in ogni circostanza, soprattutto nei momenti di crisi e di difficoltà. È compito della istituzioni tutelare e valorizzare tutte le opinioni e le idee, specie quando rivolte ad esprimere il dissenso, nel pieno rispetto di valori e principi condivisi, sull'operato di coloro che ricoprono cariche pubbliche e rappresentano istituzioni nazionali e locali –:

   se il Ministro interpellato ritenga appropriata ed opportuna l'istruttoria avviata dai competenti uffici ministeriali nei confronti del preside D'Ambrosio per avere manifestato liberamente il proprio pensiero;

   se non ritenga che l'adozione di un eventuale provvedimento disciplinare nei confronti del preside possa risultare lesivo della laicità delle scuola e delle stesse istituzioni repubblicane, laddove appare evidente il rischio di un gravissimo precedente che potrebbe compromettere la libertà di espressione e manifestazione del pensiero del personale dirigente e docente in ossequio di una visione della scuola in sostanza asservita al Governo di turno;

   e se, pertanto, non intenda, per quanto di competenza, adoperarsi per evitare che la scuola venga privata dell'encomiabile lavoro del dottor D'Ambrosio.
(2-01065) «Sasso, Basini, Belotti, Colmellere, De Angelis, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini».

Interrogazione a risposta scritta:


   MONTARULI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il nostro ordinamento giuridico, nel più alto grado delle fonti, tutela il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione, altresì chiarendo che la stampa non può essere soggetta a censure ovvero autorizzazioni;

   negli scorsi giorni, il dirigente scolastico di un istituto comprensivo in Veneto, reo di aver pubblicato sul proprio profilo Facebook alcuni commenti relativi alla gestione ministeriale del comparto scuola in tempo Covid-19, è stato destinatario, da parte della direzione scolastica regionale del Veneto-ufficio procedimenti disciplinari, di una lettera di apertura di un procedimento sanzionatorio nei suoi riguardi;

   i commenti pubblicati dal dirigente scolastico, peraltro in passato premiato come miglior docente innovatore, sebbene non in linea con le politiche adottate dal Ministro interrogato, mai sono stati offensivi o lesivi dell'immagine statale, nonostante l'atto di contestazione reciti testualmente che tali commenti configurano una «grave violazione dei doveri e della correttezza inerenti al rapporto di lavoro, tale da cagionare altresì un grave danno d'immagine alla pubblica amministrazione»;

   nonostante sembrino essersi persi la democraticità, il modello pluralistico e lo spirito della condivisione che da sempre contraddistinguono la nostra Repubblica, preme all'interrogante evidenziare come la libertà di espressione sia inderogabilmente tutelata dalla Costituzione e che, pertanto, impiegare risorse per perseguire il dissenso da parte di codesto Ministero mal si concilia con le prerogative dello stesso, specie in uno Stato di diritto, dove il Ministero dell'istruzione dovrebbe essere baluardo della salvaguardia e del rispetto dei diritti e delle libertà dell'uomo –:

   quali siano i comportamenti posti in essere dal dirigente scolastico ritenuti lesivi dell'immagine della pubblica amministrazione, tali da rendere necessario l'avvio di un procedimento disciplinare, nonché quali spiegazioni si intendano fornire in merito all'episodio esposto in premessa e se in passato siano stati adottati provvedimenti simili per episodi analoghi.
(4-07933)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la sentenza della Corte Costituzionale n. 152 del 23 giugno 2020 ha previsto che l'aumento della pensione riconosciuta agli invalidi civili totali spetta a partire dai 18 anni e non dal sessantesimo anno di età;

   la circolare Inps n. 107 del 23 settembre 2020 ha reso operativo l'aumento delle pensioni di invalidità;

   l'assegno Inps riconosciuto agli invalidi civili totali è stato, infatti, portato fino a 651,51 euro;

   vi sono casi di persone soggette a invalidità civile totale che sono altresì gravate da ulteriori invalidità, come la parziale cecità;

   tali persone cumulano quindi due distinte forme di invalidità;

   prima dell'innalzamento della pensione riconosciuta agli invalidi civili totali, alle persone che cumulavano due diverse forme di invalidità spettavano dunque due diverse pensioni;

   a seguito dell'innalzamento della pensione per gli invalidi civili totali, risulta invece che, per chi cumula due distinte pensioni di invalidità, l'Inps sommi le due diverse pensioni sino ad arrivare ad una cifra unica massima di euro 651,51;

   la cifra di 651,51 euro è stata però prevista come massima solo per chi ha un'unica pensione di invalidità civile totale;

   occorre comprendere se chi è portatore sia di una invalidità civile totale, sia di altra invalidità parziale possa cumulare le due pensioni sino a superare la cifra di 651,51 euro;

   le persone portatrici di doppia invalidità dovrebbero quindi vedersi riconosciuta la somma di 651,51 euro per l'invalidità totale, più un'ulteriore somma per l'invalidità parziale –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire se chi è portatore sia di invalidità civile totale, sia di altra invalidità parziale possa cumulare le due pensioni, vedendosi riconosciuta la cifra di 651,51 euro per l'invalidità totale, da sommarsi all'ulteriore cifra spettante per l'invalidità parziale.
(5-05233)

Interrogazione a risposta scritta:


   CANTALAMESSA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Vietri Sviluppo Srl è una società di servizi municipalizzata completamente partecipata dal comune di Vietri sul mare (SA) che garantisce la gestione delle aree di sosta lungo strada e di quelle perimetrate ed automatizzate, la gestione delle procedure di rilascio permessi ai residenti, la gestione dei veicoli che violano la normativa del codice della strada relativa ai parcheggi, la gestione della villa comunale e la gestione del servizio di pulizia urbana su tutto il territorio vietrese;

   in data 18 dicembre 2020 l'amministratore unico ha inoltrato ad 8 dipendenti su 21 della società la sospensione dal lavoro e la messa in cassa integrazione per un periodo che va dal 21 dicembre 2020 al 31 marzo 2021. Arco di tempo nel quale la società utilizzerà la Fis-Fondo integrazione salariale per emergenza Covid-19;

   la Vietri Sviluppo Srl gode di ottima salute come verificabile dal bilancio relativo al 2019;

   a riprova di ciò, la società, mentre metteva in cassa integrazione dall'oggi al domani ben 8 dipendenti indiceva, contemporaneamente, un bando di assunzione di n. 30 addetti alla manutenzione del verde, del territorio e alla pulizia di strutture pubbliche e del territorio comunale livello 2 «operaio comune»; n. 5 addetti alla manutenzione del verde del territorio e alla pulizia di strutture pubbliche e del territorio comunale livello 3 «operaio qualificato»; n. 5 addetti alla manutenzione/gestione del verde, del territorio e comunale livello 4 «operaio specializzato-impiegato d'ordine»; n. 5 addetti alla manutenzione/gestione del verde, del territorio e alla pulizia di strutture pubbliche e del territorio comunale livello 5 «operaio provetto-impiegato di concetto» –:

   se, e quali iniziative, in relazione a quanto esposto in premessa, nell'ambito delle proprie competenze, intenda assumere il Governo al fine di affrontare la situazione per la tutela dei posti di lavoro e verificare le responsabilità anche nell'ottica di una più generale tutela delle famiglie dei lavoratori.
(4-07951)

SALUTE

Interrogazioni a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a causa dell'epidemia da Covid-19 il Governo ha deciso di applicare delle restrizioni differenziate per regione sulla base dell'andamento epidemiologico;

   dopo le prime classificazioni semplificate con l'assegnazione di un colore alle regioni, molti governatori hanno mosso una critica bipartisan denunciando come il Governo avesse effettuato la suddetta classificazione sulla base di dati vecchi;

   successivamente a tale critica sul sito del Ministero della salute è stata inserita, nella sezione Fake news, tale affermazione «i dati su cui viene valutato l'andamento dell'epidemia di Covid-19 sono vecchi»;

   dunque l'affermazione condivisa dei governatori di regione è stata di fatto tacciata come «bufala» al pari di altre palesi false notizie;

   la critica non può mai essere relegata a fake news perché questo sarebbe proprio di propagande di regime e non di un Paese democratico, pluralista, che riconosce in base alla Costituzione diritti incomprimibili –:

   se non intenda ritirare dalla sezione fake news del Ministero della salute l'affermazione sopra riportata e quali siano i motivi e i passaggi che hanno portato a tale inserimento.
(3-01990)


   ASCARI e DEL SESTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ospedale Santa Maria Bianca è un ospedale situato a Mirandola, a circa 30 chilometri a nord di Modena;

   a seguito del Piano attuativo locale (Pal) del 14 ottobre 2011, approvato dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria (Ctss), l'ospedale è stato declassato da ospedale d'area a ospedale di prossimità, comportando una grave e globale diminuzione dell'offerta di servizi e una critica riduzione di posti letto (da 254 agli attuali 126) e reparti;

   stando ai dati citati, nel giugno 2020, dal sindaco di Mirandola, Alberto Greco, l'ospedale avrebbe perso, dalla sua istituzione, il 46 per cento dei posti letto: quasi uno ogni due;

   mentre l'intera area Nord di Modena, era già orfana, a partire dai primi anni '90, delle strutture ospedaliere di Concordia sulla Secchia, San Felice sul Panaro e Finale Emilia;

   da oltre un anno, come risulterebbe all'interrogante essere stato dichiarato dall'ex consigliere comunale di Mirandola, Nunzio Tinchelli, il punto nascita dell'ospedale di Mirandola starebbe operando nonostante la deroga ministeriale, autorizzante tale attività, non sia stata rinnovata: in tale contesto, le partorienti potrebbero essere costrette, da un giorno all'altro, a dover individuare percorsi alternativi per dare alla luce i propri figli; il declassamento rappresenta un ulteriore grave problema di accessibilità ai servizi: infatti, gli spostamenti da Mirandola, e in generale dall'area Nord della provincia di Modena verso il capoluogo, risentono delle zone a traffico limitato, nonché della aree in cui il limite di velocità è 50 chilometri orari, nonché dei costanti rallentamenti sulla strada statale 12, Strada nazionale del Canaletto Nord, che collega i predetti centri abitati;

   il trasferimento di molte funzioni ospedaliere dalla struttura di Mirandola a quella di Carpi era stato anticipato in funzione di una nuova struttura «baricentrica» tra queste due città che sarebbe dovuta sorgere in un punto ad un ragionevole distanza sostanzialmente equidistante tra i due comuni;

   se la struttura, invece, sorgerà all'interno o nei pressi del comune di Carpi, si costringeranno i residenti dell'Area Nord a nuovi ulteriori spostamenti, tenuto conto che anche i collegamenti tra Carpi e Mirandola sono spesso problematici a causa delle frequenti chiusure del ponte Motta sul fiume Secchia;

   un ulteriore depotenziamento dell'ospedale di Mirandola favorirà la scelta della popolazione dell'area Nord della provincia di Modena a preferire spostamenti verso le confinanti regioni Lombardia e Veneto;

   la concessione di una deroga all'ospedale di Mirandola, affinché possa continuare ad operare senza ulteriori e dannosi depotenziamenti, già avvenuti in passato, sembrerebbe essere l'unica soluzione per evitare ricadute negative sull'utenza e sulla qualità dei servizi erogati, anche al fine di garantire un adeguato livello dei servizi minimi essenziali –:

   di quali informazioni disponga, in merito a quanto esposto in premessa e quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere affinché non vengano intaccati i livelli essenziali delle prestazioni, in ambito sanitario, per la popolazione dell'area nord della provincia di Modena.
(3-01993)


   LAPIA, RIZZONE, BERARDINI e ERMELLINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il sindaco di Nuoro ha firmato un'ordinanza con cui chiede al Servizio di igiene pubblica dell'Assl e all'Usca di Nuoro, di fornire quotidianamente tutti i dati che consentano di tenere costantemente monitorata la diffusione del Covid in città, sia riguardo alle persone che si trovano nel proprio domicilio, sia per quanto riguarda la situazione nelle strutture sanitarie, come scrive il 10 novembre 2020 La Nuova Sardegna;

   la Sardegna, in merito al diffondersi dell'epidemia da Covid-19, è stata classificata dal monitoraggio effettuato a fine dicembre 2020, dal Ministero della salute e dall'Istituto superiore di sanità con rischio «Non Valutabile» ed equiparato a rischio alto, come scrive Cagliaripad il 31 dicembre 2020;

   la valutazione di rischio alto è dovuta alla bassa percentuale di completezza dei dati forniti dalla regione Sardegna alle istituzioni sanitarie nazionali che controllano l'andamento della pandemia; questa condizione pone la Sardegna ai primi posti nell'indice di trasmissione nazionale (Rt) della pandemia da Covid-19;

   Sardina Post scrive il 2 gennaio 2021, in merito ad una dura protesta da parte comitato per il diritto alla salute dell'Oristanese nei confronti della regione e del Consiglio regionale sull'assenza di certezza relative al Piano di vaccinazione nel territorio;

   Unione Sarda scrive, il 4 gennaio 2021, che secondo Roberto Battiston, dell'Università di Trento, sono cinque le regioni ancora nel pieno della seconda ondata, dieci quelle con un'epidemia in fase discendente sia pure con diverse velocità, mentre sei hanno sostanzialmente superato la seconda ondata. L'analisi confronta il numero degli infetti in atto sia rispetto al picco del 27 novembre sia rispetto al 29 settembre (...);

   fra le regioni, Veneto, Sardegna, Puglia, Marche e Trentino non hanno ancora raggiunto il massimo o non stanno ancora scendendo in modo significativo mentre la Basilicata registra una riduzione di solo il 6 per cento. In queste regioni, ancora nel pieno della seconda ondata epidemica, il numero degli infetti in atto è aumentato, rispetto a fine settembre 2020, dalle 8,6 volte della Sardegna alle 25 volte del Veneto;

   il piano strategico per la vaccinazione anti-Sars-CoV-2/Covid-19 elaborato dal Ministero della salute il 12 dicembre 2020, prevede, al capitolo 2, le categorie prioritarie a cui sottoporre il vaccino;

   al fine di sfruttare l'effetto protettivo diretto dei vaccini, sono state identificate le seguenti categorie da vaccinare in via prioritaria nelle fasi iniziali:

    operatori sanitari e sociosanitari «in prima linea», sia pubblici che privati accreditati;

    residenti e personale dei presidi residenziali per anziani;

    persone di età avanzata;

   con l'aumento delle dosi di vaccino, s'inizierà a sottoporre a vaccinazione le altre categorie di popolazioni, fra le quali quelle appartenenti ai servizi essenziali, quali anzitutto gli insegnanti ed il personale scolastico, le forze dell'ordine, il personale delle carceri e dei luoghi di comunità –:

   se il Governo non intenda intraprendere tutte le iniziative di competenza, in collaborazione con la regione Sardegna, per appurare quali siano le cause dell'alta diffusione del contagio del virus Sars-CoV-2-Covid-19 in tutta la Sardegna;

   se sia a conoscenza di eventuali problemi rispetto al censimento del contagio della pandemia dovuti a possibili carenze di personale sanitario per il tracciamento delle persone positive al Covid-19 e rispetto all'approvvigionamento e all'immediato utilizzo del vaccino anti-Sars-Cov-2/Covid-19;

   se non intenda, in raccordo con la regione Sardegna, adottare iniziative di competenza per appurare quali siano i tempi di vaccinazione per i cittadini sardi, tenuto conto del piano strategico nazionale per la vaccinazione anti-Sars-CoV-2/Covid-19 elaborato dal Ministero della salute e aggiornato il 12 dicembre 2020, che prevede le categorie prioritarie a cui sottoporre il vaccino anti Covid-19.
(3-01994)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MULÈ e POLIDORI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel corso del mese di dicembre in diverse località delle regioni Umbria e Campania (solo a titolo di esempio non esaustivo, ufficio Città di Castello, Ufficio Salerno Centro, e altro) si sono registrati lunghi tempi di attesa, con conseguenti imponenti code di persone fuori dagli uffici, per l'accesso ai servizi forniti dalle strutture territoriali di Poste Italiane;

   a subire maggiormente i disagi dell'attesa prolungata all'aperto e con un clima estremamente rigido sono state le persone anziane, quella categoria di utenti che necessita maggiormente di dover usufruire in presenza dei servizi messi a disposizione dagli uffici;

   come risulta da notizie di stampa e da segnalazioni degli utenti, sovente gli uffici postali presentavano numerosi sportelli, tra quelli potenzialmente disponibili, chiusi, un dato questo che certamente ha contribuito a prolungare i tempi di attesa –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti riportati in premessa e quali iniziative intenda assumere al riguardo, per quanto di competenza, al fine di accertare quale sia stata la causa dei disservizi descritti e di evitare che si ripetano in futuro.
(5-05231)


   MURONI, FRATOIANNI, FASSINA, FIORAMONTI, PASTORINO, GRIBAUDO, DE LORENZO e ROSPI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei ministri, il 23 dicembre 2020, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, ha approvato un decreto-legge «Milleproroghe»;

   nella versione approvata non appare alcuna proroga, come sembrava da alcune anticipazioni filtrate sui media nei giorni precedenti, relativa alla moratoria sulle autorizzazioni alla ricerca di idrocarburi, la cosiddetta «Blocca Trivelle», facendo insorgere gli ambientalisti. Una decisione che appare in netta contraddizione con l'intenzione del Governo Conte II di investire oltre un terzo delle risorse del Next Generation Eu (Recovery Fund) per la conversione energetica a favore delle fonti rinnovabili;

   il decreto semplificazioni del 2018 ha previsto l'approvazione, entro diciotto mesi dalla sua entrata in vigore, del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI), finalizzato all'individuazione di un quadro definito di riferimento delle aree, ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale; successivamente, la legge 28 febbraio 2020, n. 8, di conversione del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, ha prorogato di sei mesi il termine per l'approvazione del Piano in parola. Pertanto, ai sensi della normativa attualmente vigente, il Piano dovrà essere approvato entro il 13 febbraio 2021, con decreto del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   tale piano dovrà essere adottato previa valutazione ambientale strategica e, con riferimento alle aree su terraferma, d'intesa con la Conferenza unificata. Qualora tale intesa non sia raggiunta entro sessanta giorni dalla prima seduta, la Conferenza unificata è convocata in seconda seduta su richiesta del Ministro dello sviluppo economico, entro trenta giorni e, in caso di mancato raggiungimento dell'intesa, entro il termine di centoventi giorni dalla seconda seduta o di dissenso motivato della Conferenza unificata, il PiTESAI potrà essere adottato limitatamente alle aree marine;

   con articolo 11-ter del decreto «Semplificazioni» viene prevista la sospensione di 18 mesi, in attesa della stesura del PiTESAI, dei procedimenti amministrativi di conferimento di nuovi permessi di prospezione e ricerca di idrocarburi, inclusi quelli di valutazione di impatto ambientale;

   su questa vicenda sono intervenuti, come riportato dal quotidiano «Domani», i No Triv che hanno denunciato: «...allora sorge il fondato sospetto – che diventa certezza con il trascorrere delle ore – che il Piano si sia arenato proprio negli uffici del dicastero retto da Patuanelli, tant'è che nel corso dell'ultimo CdM il Ministro avrebbe chiesto, senza riceverne risposta, un anno di proroga per l'adozione del Pitesai. Tutto questo dopo interrogazioni, tentativi respinti dal Mise di accesso agli atti e ogni altro genere di iniziativa per consentire ai territori ed alle amministrazioni locali di essere quanto meno sentiti nel corso della redazione del Piano.»;

   per Angelo Bonelli, dei Verdi, «I responsabili di questo pasticcio sono i Ministri dell'ambiente e dello sviluppo economico che non hanno redatto il piano che loro stessi avevamo proposto nel decreto-legge semplificazione»;

   è del tutto evidente che se il PiTESAI non venisse adottato entro i tempi stabiliti ciò equivarrebbe a consentire la ripartenza indiscriminata di nuove attività di ricerca e prospezione di idrocarburi dal 12 settembre 2021 –:

   quali siano i tempi per l'adozione del PiTESAI, e i motivi per cui, ad oggi, questo non è avvenuto, e se si intenda rispettare la scadenza del 13 febbraio 2021 e, nel caso, se non si intenda, nel primo provvedimento utile, prevedere una proroga per scongiurare che il 12 settembre 2021 possano ripartire tutti gli iter per il rilascio, di nuove attività di ricerca e prospezione di idrocarburi;

   quali siano i motivi che hanno condotto alla decisione di sopprimere la proposta di bloccare su tutto il territorio nazionale le attività di ricerca e prospezione di idrocarburi.
(5-05234)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Poste Italiane Spa è la società che si occupa della gestione del servizio postale in Italia, sottoposta al controllo del Ministero dell'economia e delle finanze e la cui attività è regolata da un contratto di programma sottoscritto con il Ministero dello sviluppo economico;

   il servizio postale universale rappresenta un servizio fondamentale nella vita dei cittadini anche in relazione ai rapporti giuridici con i terzi e risponde alla necessità di garantire il rispetto delle esigenze essenziali di ognuno, in particolare offrendo un servizio identico e senza interruzioni;

   tuttavia, in alcune zone del territorio nazionale, in particolare nella comunità cilentana di Stio e Gorga, in provincia di Salerno, si registrano da diverso tempo molteplici disservizi nella consegna della posta con conseguenti disagi per i residenti, in particolare per le persone anziane che costituiscono l'ottanta per cento della popolazione e che non dispongono di strumenti moderni per poter ricevere la corrispondenza o effettuare pagamenti on-line;

   tali disagi aumentano se riferiti alla mancata ovvero ritardata consegna delle bollette relative alle utenze, esponendo i cittadini, come già accaduto, al pagamento di penali da parte dei gestori delle utenze e perfino alla sospensione delle stesse;

   siffatte circostanze avrebbero determinato un grande disagio tra la popolazione non essendo oltremodo tollerabile tale disservizio, atteso che Poste Italiane Spa dovrebbe garantire la fruizione dei suoi servizi in maniera omogenea evitando l'insorgere di conseguenze dannose a carico dei cittadini;

   dalle segnalazioni pervenute emergerebbe una politica aziendale fallimentare attuata nel territorio del Cilento e caratterizzata altresì dalla mancanza di personale, considerato che spesso viene assunto con contratto a tempo determinato, in particolare i portalettere, che hanno vastissime zone da servire e sovente non riescono a distribuire la corrispondenza accumulata nei mesi;

   risulterebbe altresì che tale personale, dopo aver acquisito la dovuta conoscenza del territorio, in particolare di indirizzi, contrade e numeri civici, verrebbe sostituito da altri, con ulteriori ritardi e disagi per la consegna della corrispondenza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di garantire su tutto il territorio nazionale e, in particolare, nelle comunità richiamate, gli standard di qualità del servizio postale universale corrispondenti a quanto previsto dalla normativa di legge in tema di servizi pubblici, ed eliminare i disagi che la popolazione cilentana sta vivendo, e se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché, la società Poste Italiane Spa garantisca i livelli occupazionali del personale addetto alla consegna della corrispondenza.
(4-07932)


   GAVA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in occasione dei recenti eventi atmosferici in Friuli Venezia Giulia, caratterizzati da abbondanti nevicate, si sono nuovamente verificati episodi di intere comunità isolate e prive dei collegamenti telefonici e internet;

   da quanto risulta all'interrogante, il fenomeno è legato alle infrastrutture ormai obsolete, ma anche agli scarsi investimenti da parte delle compagnie del settore in aree geografiche non densamente abitate;

   tale situazione crea gravi disagi ai cittadini e alle imprese, che non possono usufruire di un servizio fondamentale per lo svolgimento di un'attività di lavoro o per comunicazioni urgenti con familiari e conoscenti, andando ad incidere sullo sviluppo della qualità della vita dei soggetti coinvolti;

   la società Telecom è incaricata, ai sensi dell'articolo 58, comma 3, del decreto legislativo n. 259 del 2003, recante «codice delle comunicazioni elettroniche», di fornire il servizio universale telefonico su tutto il territorio nazionale. Il contenuto del servizio universale è esaminato periodicamente dalla Commissione europea nell'ambito del Comitato delle comunicazioni;

   ai sensi dell'articolo 61, comma 4, del codice, nell'ambito della direttiva per la qualità e le carte dei servizi di telefonia vocale fissa e per il servizio universale (delibera n. 479/17/CONS del 5 dicembre 2017), l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha fissato i valori obiettivo, ossia gli standard generali degli indicatori di qualità del servizio universale per la telefonia vocale fissa, che Telecom Italia si deve impegnare a raggiungere. Tali tempi mediamente non devono superare le 48 ore;

   la società Telecom Italia, ai sensi dell'articolo 14-bis del decreto-legge n. 223 del 2006, ha presentato all'Autorità degli impegni in cui indica, fra gli obiettivi, quello di soddisfare i clienti finali attraverso concreti interventi per lo sviluppo e il miglioramento della qualità della rete e dei servizi;

   la società concessionaria non è nuova a disattendere i propri obblighi di servizio universale: ai sensi delibera n. 479/17/CONS – l'Autorità ha emanato un'ordinanza di ingiunzione nei confronti della società Telecom per il mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità del servizio universale per l'anno 2018 fissati ai sensi dell'articolo 61, comma 4, del decreto legislativo 10 agosto 2003, n. 259 (contestazione n. 8/19/DTC);

   l'attuale emergenza COVID-19 ha reso immediatamente tangibile, per l'intera popolazione, la drammatica realtà di una rete di comunicazione immateriale del tutto inadeguata nelle aree montane del Paese. Una rete di telecomunicazioni cui è stata sostanzialmente appesa, pressoché per intero, l'esigenza di socialità che il contenimento del contagio chiedeva di limitare, ma che, proprio per questo, doveva assolutamente essere consentita e favorita da nuove modalità di comunicazione;

   in sede di risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 4-04493, il Governo ha addirittura paventato che, per agevolare gli interventi previsti dagli operatori telefonici, i comuni si dovessero attivare per «identificare misure, anche economiche, a supporto delle eventuali installazioni»;

   i comuni di montagna si trovano in una situazione economica deficitaria, anche a causa delle decisioni del Governo e quindi è del tutto impensabile che possano essere gravati da ulteriori oneri per un servizio che dovrebbe essere nazionale ed universale –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di garantire la copertura di rete telefonica mobile, nonché della copertura internet ADSL e fibra, nel territorio montano ed in particolare del Friuli Venezia Giulia.
(4-07946)


   CAIATA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 14 maggio 2019 Conad, la più ampia organizzazione di imprenditori indipendenti del commercio al dettaglio d'Italia, ha chiuso un accordo con Auchan Retail per l'acquisizione della quasi totalità delle attività di Auchan Retail Italia;

   l'acquisto riguarda circa 1.600 punti vendita di Auchan Retail Italia in uno alle attività di logistica, quale quella svolta da 126 lavoratori del polo di San Nicola di Melfi (PZ);

   per quanto riguarda il destino dei poli logistici ex Auchan, su 1.280 sono state trovate soluzioni per 900 lavoratori, mediante opere di ricollocazione e uscite su base volontaria e incentivata. Tra di essi non compaiono i lavoratori ex Auchan di San Nicola di Melfi (PZ);

   il 21 ottobre 2020 si è tenuto un incontro tra il Ministero dello sviluppo economico, Margherita Distribuzione, Conad e le organizzazioni sindacali per la verifica del piano riguardante l'ex gruppo Auchan;

   dopo molteplici rassicurazioni ricevute dagli attori istituzionali e dalla società, secondo le organizzazioni sindacali, il Ministero dello sviluppo economico avrebbe «scaricato» la questione dei 126 lavoratori lucani;

   non appare vi siano soluzioni per la salvaguardia dei livelli occupazionali che riguardino la conservazione del posto di lavoro dei lavoratori ex Auchan di San Nicola di Melfi (PZ) poiché la logistica sarebbe affidata ad un nuovo gestore che si avvale di altri poli logistici –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritengano necessario intervenire urgentemente per attivare un tavolo di concertazione con la proprietà, le istituzioni locali e le organizzazioni sindacali per trovare una soluzione che assicuri la tenuta occupazionale.
(4-07949)


   SILLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   premesso che il giorno 31 dicembre 2020 alle ore 23.50 circa si è verificato un blackout generalizzato di interruzione di energia elettrica, dovuto a condizioni meteo avverse per il passaggio di una perturbazione a carattere nevoso, che ha interessato le zone collinari e montane delle provincie di Lucca e Pistoia;

   le aree maggiormente colpite sono le zone boschive di alcune frazioni nei comuni di Minucciano, Castelnuovo Garfagnana, Castiglione di Garfagnana, Camporgiano, Sillano Giuncugnano, Fabbriche di Vergemoli, Gallicano, Careggine, Vagli di Sotto, Piazza al Serchio, Molazzana, Villa Collemandina, Barga, Pieve Fosciana, Bagni di Lucca, San Marcello Piteglio e Abetone Cutigliano;

   migliaia di famiglie sono rimaste isolate e in molte circostanze poco assistite se non dalle associazioni di volontariato. Difficoltà maggiori si sono avute per le fasce più deboli quali anziani, bambini e persone con disabilità che hanno dovuto affrontare le rigide temperature senza il riscaldamento;

   in tutte le circostanze, si tratta di gruppi di utenze circoscritti in termini numerici e sparsi e isolati dal punto di vista geografico gestiti da E-Distribuzione, del gruppo Enel, che si è attivata con operazioni lunghe che vedono cittadini senza un servizio essenziale anche per oltre 60 ore;

   le cause di questo blackout sono da ricercare nelle mancate o insufficienti manutenzioni delle linee elettriche che, con il passare degli anni, vedono una maggiore trascuratezza nel distanziamento della vegetazione, che dovrebbe come da competenza del gestore, risultare a distanza di 9 metri;

   questo disagio, sicuramente evitabile con una maggiore pulizia e controllo sugli apparati di trasporto, ha dimostrato tutta la fragilità e la scarsa attenzione verso le zone montane, anche nelle zone più semplici da controllare come strade di proprietà comunale, provinciale e statale;

   è opportuno e urgente che, per i luoghi suddetti, si provveda ad un ripristino di un servizio essenziale e di una manutenzione efficace –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per assicurare ai citati territori, spesso gravati da emergenze meteorologiche, un costante funzionamento della rete elettrica, verificando le corrette procedure di assistenza nei momenti di interruzione di energia elettrica;

   se non ritenga di adottare iniziative di competenza, promuovendo la convocazione di un tavolo con la presenza dei vertici di Enel e dei sindaci dei territori coinvolti.
(4-07956)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Gelmini e altri n. 1-00404, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 novembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Baldelli.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Noja e altri n. 4-07925, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 gennaio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Paita.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Lazzarini n. 1-00246, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 230 del 1° ottobre 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    la sclerosi laterale amiotrofica è una malattia neurodegenerativa progressiva dell'età adulta, determinata dalla perdita dei motoneuroni spinali, bulbari e corticali che conduce alla paralisi dei muscoli volontari fino a coinvolgere anche quelli respiratori;

    secondo i dati forniti dal Consorzio europeo della sclerosi laterale amiotrofica, aggiornati al mese di febbraio 2019, in Italia si stimano più di 6.000 persone affette dalla malattia e si prevedono circa 2.000 nuove diagnosi ogni anno;

    le cause della sclerosi laterale amiotrofica non sono ancora del tutto note, nonostante negli ultimi anni siano stati condotti numerosi studi e ricerche. Gli esperti concordano nel ritenere che la maggior parte dei casi sia riconducibile ad una pluralità di fattori che tutti insieme contribuiscono all'insorgenza della malattia. Tra questi, si annoverano la predisposizione genetica, il contesto ambientale e gli stili di vita del soggetto;

    un dato singolare è quello relativo all'incidenza della patologia nei calciatori professionisti. Secondo un recente studio epidemiologico, infatti, questi atleti si ammalano fino a sei volte di più rispetto al resto della popolazione e contraggono la malattia in età più giovane, attorno ai 43 anni, contro una media generale che si attesta sui 65,2 anni;

    da un punto di vista prettamente medico scientifico, come detto, la malattia colpisce i motoneuroni del sistema nervoso centrale, ossia le cellule che conducono i segnali nervosi, controllando direttamente o indirettamente i muscoli e il loro movimento. I due tipi di motoneuroni coinvolti sono, in particolare, i motoneuroni superiori, che collegano il cervello al midollo spinale, e i motoneuroni inferiori, che collegano a loro volta i neuroni motori superiori dal midollo spinale a tutti muscoli del corpo;

    nei malati di sclerosi laterale amiotrofica, questa linea di comunicazione si interrompe: i motoneuroni non sono in grado di veicolare le informazioni ai muscoli che diventano inattivi, avviandosi conseguentemente un processo di loro graduale atrofizzazione;

    in genere, la progressione della malattia incide sulle capacità di movimento del soggetto, arrivando gradualmente a determinare la sua completa immobilità. Si osserva, inoltre, una compromissione della capacità di masticazione, della capacità di deglutizione e di quella respiratoria, con conseguente necessità di ricorrere all'alimentazione via tubo (gastrostomia) e alla ventilazione meccanica;

    nonostante tali gravi limitazioni, la malattia non incide di norma sulle capacità cognitive del paziente, anche nel suo stadio più avanzato. La capacità di pensare e la volontà di relazionarsi del soggetto non vengono compromesse, così come vengono risparmiati gli organi interni e le capacità sensoriali del soggetto (vista, udito, tatto, olfatto e gusto);

    è chiara, dunque, l'estrema drammaticità della malattia che forma oggetto della presente mozione. Nei malati di sclerosi laterale amiotrofica, come spesso tentano di spiegare le associazioni che se ne occupano, «la mente resta vigile, ma prigioniera in un corpo che diventa via via immobile» (fonte Aisla – Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica);

    l'impatto della malattia è estremamente limitante anche nei riguardi di coloro che assistono e si prendono cura di un loro congiunto malato, i cosiddetti caregiver, ed è proprio questa una delle ragioni per le quali la sclerosi laterale amiotrofica viene definita la «malattia della famiglia» e non della singola persona;

    le testimonianze raccolte dall'Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica (Aisla) descrivono la figura del caregiver alla stregua di un «angelo invisibile» del malato che, nel tempo, ne sostituisce le mani, le braccia, le gambe e la voce, rinunciando di fatto alla propria vita professionale, familiare e sociale;

    sul piano dell'assistenza, il domicilio (ovvero le mura domestiche) è, infatti, considerato il luogo più confortevole dal malato, dove convivere con la malattia, ma lo è anche da un punto di vista terapeutico, perché il malato mantiene il controllo sul suo stato sociale e mantiene con più facilità le relazioni amicali, ma ciò comporta per la famiglia una quotidianità complessa: il costo più alto viene pagato dai famigliari che hanno bisogno di essere sostenuti costantemente e devono trovare risposte certe, rapide ed efficaci nel momento del bisogno per garantire un percorso domiciliare;

    il sostegno diretto della domiciliarità, quello cioè capace di garantire servizi e supportare le risorse e, quindi, in grado di assicurare la permanenza nel proprio ambiente abituale con i propri cari, è decisivo nell'affrontare la malattia;

    la molteplicità dei problemi, sia in ambito sanitario che sociale, l'inguaribilità e la rapidità di progressione fanno di questa malattia il paradigma dell'intervento integrato di cura e assistenza sociosanitario, che si realizza mediante l'attività coordinata di numerose figure professionali e non;

    attualmente, nonostante i numerosi studi che si stanno svolgendo in tutto il mondo, non sono disponibili terapie efficaci in grado di arrestare definitivamente la progressione della Sla. L'unico farmaco approvato per il trattamento è il Riluzolo, che rallenta il decorso della malattia, ritardando la comparsa delle relative complicanze;

    con la recentissima determina n. 70990 del 25 giugno 2020, l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha escluso anche l'edaravone dall'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale per il trattamento della sclerosi laterale amiotrofica;

    in data 20 giugno 2019, Aisla, Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, il Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs e Xbiogem hanno inaugurato la prima Biobanca Nazionale dedicata alla ricerca sulla Sla: per la prima volta in Italia, i ricercatori impegnati nella lotta a tale patologia oggi inguaribile potranno contare su una struttura per la conservazione dei tessuti biologici necessari alla ricerca, sostenendo anche centri clinici più periferici e meno organizzati;

    se, infatti, la ricerca sulla Sla ha fatto importanti progressi negli ultimi 20 anni, grazie soprattutto alle scoperte nel campo della genetica, la scarsa disponibilità di dati clinici e biologici, legata alla rarità della malattia, rappresenta uno dei principali ostacoli al progresso scientifico. Le biobanche sono, quindi, indispensabili per avere a disposizione materiale biologico (Dna, cellule, plasma, liquor) e dati clinici correlati: una preziosa fonte di risorse per la ricerca, da quella di base fino alla sperimentazione di terapie e di possibili nuovi farmaci. Attraverso il patrimonio biologico raccolto nelle biobanche è anche possibile studiare le cause delle malattie genetiche rare e definire nuovi strumenti di prevenzione e diagnosi;

    sul piano normativo, la sclerosi laterale amiotrofica è classificata tra le malattie rare e figura nel relativo elenco di cui all'allegato 1 del decreto ministeriale 18 maggio 2001, n. 279, recante «regolamento di istituzione della rete nazionale delle malattie rare e di esenzione dalla partecipazione al costo delle relative prestazioni sanitarie»;

    in base a quanto previsto dal citato decreto e dall'articolo 5, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124, i malati di sclerosi laterale amiotrofica hanno diritto a ricevere le prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza, efficaci ed appropriate per il trattamento ed il monitoraggio della malattia, in esenzione dalla partecipazione al relativo costo;

    la legge finanziaria per il 2007 (articolo 1, comma 1264, della legge 27 dicembre 2006, n. 296) ha istituito il fondo per le non autosufficienze finalizzato a dare copertura ai costi dell'assistenza sociosanitaria rivolta al sostegno di persone con gravissima disabilità e ad anziani non autosufficienti. Con la seconda nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019, il fondo in questione è stato elevato a 573 milioni di euro per il 2019, 571 milioni per il 2020 e 569 milioni per il 2021;

    più di recente, la legge di bilancio per il 2020 (legge n. 160 del 2019) ha previsto all'articolo 1, comma 331, un incremento di 50 milioni di euro a favore del suddetto Fondo per l'anno 2020. Da ultimo, in considerazione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, l'articolo 104 del decreto «rilancio» (decreto-legge n. 34 del 2020) ha incrementato il Fondo stesso di ulteriori 90 milioni di euro per l'anno 2020, finalizzando 20 milioni di euro alla realizzazione di progetti per la vita indipendente;

    lo stanziamento del fondo in questione, nonostante gli incrementi sopra citati, rimane ancora oggi gravemente insufficiente ad assolvere le finalità previste dalla legge, con grave vulnus in termini di tutela delle persone non autosufficienti e delle relative famiglie, i cui bisogni risultano chiaramente accentuati nell'attuale contesto emergenziale;

    sempre sul piano economico, la legge di bilancio per il 2018 (articolo 1, commi 254-256, della legge 27 dicembre 2017, n. 205) ha istituito un fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, con una dotazione iniziale di 20 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2018-2020. Con la legge di bilancio per il 2019 (articolo 1, commi 483-484, della legge 30 dicembre 2018, n. 145), il predetto fondo è stato incrementato di 5 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2019, 2020 e 2021;

    per il triennio 2021-2023, la legge di bilancio per il 2021 ha previsto l'istituzione di un nuovo Fondo per i caregiver familiari che, tuttavia, mantiene pressappoco la medesima dotazione del precedente Fondo in scadenza (30 milioni di euro per ciascun anno del triennio), lasciando quindi immutate, nei fatti, le risorse a sostegno dei caregiver familiari nonostante l'aumentato carico assistenziale che gli stessi hanno dovuto fronteggiare in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da Covid-19;

    i caregiver familiari hanno sopperito alle carenze e ai ritardi accumulati dal Governo nella gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, assumendo l'onere totale dell'accudimento dei propri cari. Cionondimeno, gli stessi sono stati completamente dimenticati nei provvedimenti varati per fronteggiare le ricadute economiche e sociali dell'emergenza stessa. Il Governo non ha previsto bonus, indennità e neppure congedi specifici per i caregiver familiari nonostante i molteplici emendamenti e ordini del giorno presentati in questo senso dalle forze di opposizione;

    peraltro, la figura indispensabile del caregiver è stata riconosciuta nel nostro ordinamento solamente da un punto di vista formale – con l'articolo 1, comma 255, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 – mentre sul piano sostanziale manca ancora oggi una normativa nazionale di riferimento che ne disciplini in maniera piena ed effettiva i diritti e le prerogative, sia sotto il profilo del riconoscimento del valore sociale ed economico dell'attività svolta, sia sotto il profilo previdenziale e della formazione;

    il fondo per il sostegno del ruolo di cura del caregiver familiare risulta insufficiente a garantire un livello di tutele adeguato per i rispettivi beneficiari e, di conseguenza, necessita di essere ulteriormente incrementato per gli anni a venire;

    analogamente, il fondo per le non autosufficienze, destinato a tutte le persone non autosufficienti in Italia, è decisamente inadeguato a soddisfare le necessità della platea degli aventi diritto e, soprattutto in considerazione della spaventosa progressione della malattia, non appare uno strumento idoneo di supporto economico per una comunità come quella delle persone affette da Sla, la cui aspettativa di vita è di 3-5 anni, durante i quali necessitano di un'assistenza puntuale e continua perché la malattia colpisce tutti gli aspetti della vita quotidiana: alimentazione, movimento, respirazione, comunicazione,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per sostenere, nelle sue principali linee di indagine, la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica e sulle altre malattie del motoneurone, assicurando adeguate forme di finanziamento e di collaborazione tra pubblico e privato;

2) ad adottare iniziative per collocare la figura del caregiver familiare, attualmente definita dall'articolo 1, comma 255, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, nell'ambito di un quadro giuridico di riferimento, predisponendo una disciplina organica che ne tuteli i diritti in maniera piena ed effettiva, sotto il profilo economico, lavorativo, previdenziale, formativo, sanitario e sociale;

3) ad adottare iniziative straordinarie per la tutela dei caregiver familiari nelle more della pandemia da Covid-19, assicurando loro indennità economiche e congedi speciali, sino al completo superamento della stessa, anche nell'ottica di valorizzare l'aumentato carico assistenziale che i caregiver medesimi si trovano a dover fronteggiare nell'attuale contesto sociosanitario;

4) ad adottare iniziative per garantire consistenti incrementi a favore del fondo nazionale per le non autosufficienze e del fondo per i caregiver familiari, in modo da assicurare una risposta effettiva alle esigenze dei pazienti colpiti da una disabilità grave e gravissima, inclusi i malati di Sla, e ai familiari che prestano assistenza in loro favore;

5) a promuovere, d'intesa con le regioni, la creazione e definizione di una Rete clinico assistenziale multidisciplinare che, avvalendosi di un percorso diagnostico terapeutico assistenziale, possa prendere in carico un paziente affetto da Sla e possa rispondere in modo efficace, continuo e coordinato ai suoi bisogni di cura e di assistenza nonché a quelli dei suoi famigliari;

6) ad adottare iniziative per istituire un apposito Fondo di sostegno per i malati di sclerosi laterale amiotrofica affinché possano ricevere un'assistenza puntuale, continua e adeguata;

7) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per assicurare, anche nell'ambito dell'attuale contesto emergenziale, la continuità e il potenziamento di tutte le prestazioni erogate nell'ambito dell'assistenza ospedaliera, territoriale e domiciliare in favore dei soggetti affetti da disabilità grave e gravissima, inclusi i soggetti affetti da Sla;

8) ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere forme di automatismo tra la diagnosi di Sla e l'avvio delle procedure per il riconoscimento delle pensioni e delle prestazioni assistenziali previste dalla legge in favore dei soggetti con invalidità, disabilità e/o handicap, semplificando le procedure medesime, accelerandone l'iter e riducendo gli adempimenti burocratici a carico del paziente e dei relativi familiari;

9) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a potenziare l'assistenza a livello domiciliare, promuovendo, laddove possibile e d'intesa con le regioni, l'integrazione tra le prestazioni sanitarie e le terapie tecnologiche che attualmente vengono erogate in maniera parcellizzata nell'ambito di essa (quali la ventilazione meccanica, l'ossigenoterapia, la nutrizione artificiale e le prestazioni sanitarie proprie dell'Assistenza domiciliare integrata) di modo che siano le prestazioni in questione a ruotare intorno all'assistito e ai suoi caregiver familiari e non viceversa;

10) a promuovere campagne nazionali di sensibilizzazione e informazione sull'importanza e sui progressi della ricerca scientifica;

11) a garantire, per quanto di competenza, l'accesso permanente delle associazioni dei pazienti ai tavoli istituzionali di riferimento.
(1-00246) (Nuova formulazione) «Lazzarini, Versace, Bellucci, Boldi, Bagnasco, Gemmato, De Martini, Novelli, Foscolo, Bond, Locatelli, Mugnai, Panizzut, Brambilla, Paolin, Dall'Osso, Sutto, Tiramani, Ziello, Lorenzo Fontana, Valbusa, Zordan, Bazzaro, Garavaglia, Durigon, Andreuzza, Bisa, Coin, Comencini, Fogliani».