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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 20 gennaio 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   recenti notizie stampa riportano di continui episodi di risse tra adolescenti in larghissima parte tutti minorenni, che si danno appositamente appuntamento tramite i canali social;

   l'evento che più ha fatto scalpore, perché il primo in ordine temporale di un crescente elenco di episodi similari, ma soprattutto perché ha visto la partecipazione di centinaia di giovani, è stato quello avvenuto sulla Terrazza del Pincio, nel pieno centro di Roma;

   da quel giorno sui canali social si è rincorso un vero e proprio tam-tam finalizzato a replicare la bravata, tant'è che proprio al Pincio l'episodio si è ripetuto anche il sabato successivo, con la sconvolgente constatazione che il ragazzo più grande aveva solo 14 anni;

   episodi analoghi si sono succeduti:

    a Gaeta, in provincia di Latina, dove sono intervenute le forze dell'ordine in via Marina di Serapo, dopo una segnalazione al 113, che hanno messo in fuga i giovani, tutti tra i 15 e i 25 anni;

    a Venezia, dove una quarantina circa di giovani – alcuni di loro palesemente in stato di alterazione psico-fisica da alcolici – si sono trovati in campo Bella Vienna, alle spalle di Rialto, subito dopo la chiusura dei locali alle 18, e hanno partecipato a una maxi rissa;

    a Como, in piazza Volta, dove, con lo stesso schema, intorno alle 18 di domenica 13 dicembre 2020, è cominciata una rissa tra ragazzi, che ha visto l'intervento delle forze dell'ordine e della polizia locale per sgomberare la piazza e sedare gli animi;

    sempre in provincia di Como, c'è stato un episodio anche ad Albate, in piazza Tricolore, dove sono stati coinvolti anche degli adulti sui cinquanta anni contro un gruppo di giovani, e la peggio è toccata ad un agente della polizia locale che è finito in ospedale per un violento calcio in faccia;

   ad aggravare la circostanza c'è il contesto dovuto alla pandemia da Covid-19 e il fatto che, dai video e dalle immagini che sono state diffuse con riguardo ai diversi episodi, la maggior parte dei ragazzi che partecipavano non indossavano la mascherina oppure la portavano abbassata ed è il motivo che ha fatto intervenire le forze dell'ordine in tenuta anti sommossa per disperdere gli assembramenti;

   l'ultima, in ordine temporale, risale all'8 gennaio 2021 a Gallarate, che ha visto coinvolti in una maxi rissa circa 100 ragazzi tra i 14 ed i 18 anni, di nazionalità italiana, albanese e nigeriana, ai quali sono stati sequestrati mazze da baseball, catene ed un borsone con dentro pietre, mazze ed un coltello da cucina;

   secondo lo psicoterapeuta Maggiolini, cofondatore del centro Minotauro, trattasi di «forme di (...) esibizione di forza tipiche della nostra epoca, forse anche legate a questo momento complicato che i giovani stanno vivendo per la pandemia (...) sicuramente c'entrano la noia, la frustrazione, l'assenza di futuro»;

   indubbiamente le scelte adottate dal Governo in carica nell'affrontare l'emergenza pandemica, ad avviso degli interpellanti, hanno messo all'ultimo posto i ragazzi e le loro esigenze, colpevolizzandoli – in proposito alla scuola ed alla movida – come se fossero loro gli «untori» del Paese –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro abbia adottato o intenda adottare con riguardo a quanto esposto in premessa, stante l'emergenza sociale che sta investendo i nostri giovani, a causa anche della pandemia e delle lezioni scolastiche in didattica a distanza, nonché al rischio che il fenomeno possa trasformarsi in una sorta di «moda del momento».
(2-01081) «Bianchi, Locatelli, Molinari, Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Panizzut, Paolin, Sutto, Tiramani».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIBOLLA, CAPITANIO, GIACOMETTI, MACCANTI, TOMBOLATO e ZANELLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il comitato banda ultra larga (Cobul) si è riunito in data 5 maggio 2020 e ha varato un piano di contributi alla connettività per scuole, famiglie e piccole e medie imprese. Il piano voucher si articola in due fasi: la fase 1, dedicata ai voucher per le famiglie con reddito Isee fino a 20.000 euro; la fase 2, dedicata ai voucher per le imprese e per le famiglie con reddito Isee fino a 50.000 euro;

   per quanto riguarda la misura dei voucher di fase 2, a seguito della consultazione pubblica che ha consentito di rivedere in alcune parti il piano per tenere conto delle osservazioni di una molteplicità di stakeholder, la versione aggiornata della misura è stata inviata alla Commissione europea con richiesta formale di una valutazione urgente;

   la misura del piano relativa alle imprese, in particolare, prevede un contributo differenziato (da 300 a 2.500 euro), definito in base alle caratteristiche della connettività e alla durata dei contratti, come richiesto dagli stakeholder in esito alla consultazione pubblica e dalla Commissione europea nel corso di interlocuzioni informali. La misura del piano di fase 2 relativa alle famiglie è indirizzata alle famiglie con reddito Isee inferiore ai 50.000 euro e prevede una riserva per le famiglie con reddito Isee inferiore ai 20.000 euro. Il contributo, pari a 200 euro, sarà erogato per collegamenti alla migliore velocità disponibile all'unità immobiliare;

   durante la riunione del 2 novembre, il Cobul ha delineato i confini della fase 2 del piano voucher, rivolta alle imprese e alle famiglie con Isee superiore a 20 mila euro;

   per il bonus Internet le imprese italiane potranno contare su un plafond di 515,8 milioni di euro, l'80 per cento del quale sarà destinato alle regioni del Mezzogiorno, trattandosi di risorse del Fondo sviluppo e coesione;

   i voucher saranno articolati in tre fasce distinte in base alla velocità di connessione: fascia 1: bonus di 300 euro per velocità da 30 a 300 Mbps (durata minima della sottoscrizione 18 mesi); fascia 2: bonus di 500 euro, elevabili fino a mille euro se ci sono anche costi di allaccio, per velocità superiori a 300 e fino a 1 Gigabit al secondo (durata minima della sottoscrizione 18 mesi); fascia 3: bonus di 2 mila euro, elevabili fino a 2.500 euro se ci sono costi di allaccio, per velocità superiore a 1 Gbps (durata minima di 24 mesi); il plafond a disposizione sarà suddiviso tra le tre fasce: 30 per cento alla fascia 1, 60 per cento alla fascia 2 e 10 per cento alla fascia 3;

   per quanto riguarda il piano voucher fase 2 la partenza sul mercato era prevista per il mese di febbraio 2021 e l'interrogante ritiene che debbano essere accelerate le procedure, al fine di implementare la digitalizzazione a vantaggio dei cittadini e delle aziende –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per assicurare che l'implementazione del piano consenta di sostenere in maniera reale ed efficace lo sviluppo della connettività in banda ultra larga.
(5-05288)


   VIANELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

  la società Cemerad ha svolto dal 1984 nel Comune di Statte (Taranto) attività di raccolta e di deposito di rifiuti radioattivi solidi e liquidi prodotti in attività mediche, industriali e di ricerca, fino a giugno del 2000, anno in cui l'area è stata sottoposta a sequestro giudiziario; successivamente, nel 2005 la medesima è stata dichiarata fallita dal tribunale di Taranto;

   sulla base di indagini conoscitive documentali è stata stimata la presenza all'interno del deposito di circa 16.507 fusti di diverse capacità, con contenuti solidi e/o liquidi, dei quali - da quanto risulta dalle schede di riferimento ivi rinvenute – circa 3.487 di essi contenenti rifiuti ancora radioattivi e 13.020 contenenti rifiuti che risultavano radioattivi all'ingresso, ma dei quali non si conosce attualmente lo stato di potenziale radioattività;

   i soggetti coinvolti nelle operazioni di rimozione dei fusti e di bonifica del sito, in particolare il comune di Statte, la provincia di Taranto e la regione Puglia, hanno riscontrato molteplici difficoltà per portare a compimento le suddette operazioni per cui, dopo anni di immobilismo, è stato necessario nominare commissario straordinario nella persona della dottoressa Vera Corbelli per l'attuazione dell'intervento di messa in Sicurezza e gestione dei rifiuti pericolosi e radioattivi;

   il 28 gennaio 2016 attraverso un accordo di collaborazione con Sogin S.p.A. sono state regolamentate le attività propedeutiche alla bonifica e il 13 aprile 2017, con un successivo accordo, sono state concordate le modalità di realizzazione delle attività finalizzate alla bonifica; successivamente la suddetta società ha trasferito i fusti a più alto contenuto radioattivo;

   da quanto emerso dalle documentate attività di inchiesta della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali a esse correlati del 16 giugno 2020, sulla base degli effettivi riscontri e degli allontanamenti eseguiti, nel deposito Cemerad su un totale di 16.623 fusti presenti al momento dell'intervento suddivisi in 11.567 di rifiuti potenzialmente radioattivi (T1/2<75gg) e 5.056 rifiuti radioattivi (T1/2>75gg) permangono in sito ancora 4.995 rifiuti (di cui 761 potenzialmente radioattivi e 4.234 radioattivi);

   sono emerse ulteriori criticità consistenti nella necessità di riconfezionare il 70 per cento dei colli ammalorati (percentuale nettamente superiore a quella inizialmente pianificata) e ciò ha comportato un aggravio dei tempi di lavorazione, un minore numero di fusti caricabili nei container di trasporto (150-200 fusti per ogni trasporto contro i 400 inizialmente ipotizzati) e, pertanto, un aumento del numero dei trasporti; inoltre è stata rilevata la presenza di una consistente quantità di fusti anonimi (privi di scheda radiologica) per i quali è stato necessario realizzare una pre-caratterizzazione ai fini del trasporto;

   a ciò si sono aggiunti ulteriori ritardi provocati dall'emergenza pandemica da COVID-19 e il significativo aumento nel luglio 2008 delle tariffe del servizio integrato di trattamento, condizionamento e conferimento ad Enea dei rifiuti solidi medicali in Nucleco;

   inoltre, la complessa vicenda sin qui esposta ha richiesto la stipula di un nuovo accordo integrativo di collaborazione e conseguente ratifica dello stesso per consentirgli il completamento delle operazioni di rimozione dei restanti fusti dal sito e la nomina il 2 ottobre 2020 del dottor Demetrio Martino quale commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione dell'area di Taranto –:

   se il Governo intenda per quanto di competenza, in merito alla sottoscrizione dell'atto integrativo sopra descritto, necessario a completare la rimozione dei rifiuti rimanenti e la bonifica del sito Cemerad di Statte (Taranto), oltre che in merito alla previsione dei tempi utili a determinarne la soluzione.
(5-05294)


   ZUCCONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il turismo italiano, da sempre volano dell'economia italiana come dimostrato dal suo contributo al prodotto interno lordo nazionale (pari al 13 per cento del periodo pre-COVID), è il comparto che è stato maggiormente colpito dal Coronavirus;

   a seguito del protrarsi della crisi pandemica, determinata dal SARS-COV-2, il decreto-legge 14 gennaio 2021, n. 2, e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2021, hanno disposto l'applicazione di nuove regole e restrizioni per i cittadini italiani a partire dal 16 gennaio 2021, che andranno ad impattare negativamente anche sull'intero comparto turistico;

   secondo diverse notizie di stampa, circolate a seguito dell'adozione di tali atti, sembrerebbe che il Governo, mediante una sua «nota», renda chiaro che è possibile il raggiungimento delle seconde case, indipendentemente dalla fascia di colore e addirittura fuori regione;

   alla data del 18 gennaio 2021 il sito del Governo non ha ancora aggiornato la sezione delle Faq per discernere eventuali criticità ed interpretazioni derivanti dai nuovi atti normativi precedentemente citati;

   l'ambiguità al riguardo sta creando notevoli problemi a moltissimi cittadini che non sanno come comportarsi per non incorrere in sanzioni, oltre che agli stessi agenti predisposti ai controlli per far osservare le disposizioni governative;

   se il Governo dovesse confermare la possibilità per i cittadini italiani di raggiungere le seconde case anche al di fuori della propria regione, si riscontrerebbe un'ingiustificabile discriminazione nei confronti delle strutture ricettive classiche, quali gli alberghi, che verrebbero di fatto esclusi da tale possibilità;

   il solo settore alberghiero ha registrato nel 2020 perdite per circa 18 miliardi di euro, con un calo di turisti stranieri pari al 70 per cento con un picco del 76,3 per cento per le presenze complessive nelle grandi città a luglio, agosto e settembre 2020;

   il settore ricettivo ha registrato nel 2020 una perdita di 236 milioni di presenze, pari al 54,1 per cento rispetto al 2019, e di 13,5 miliardi di euro di fatturato, pari al 55 per cento, rispetto al 2019 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sovraesposti;

   se, in base al decreto-legge 14 gennaio 2021, n. 2, e al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2021, sia possibile per i cittadini italiani raggiungere le seconde case indipendentemente dalla fascia di colore e fuori dalla regione di appartenenza;

   qualora dovesse essere confermata la possibilità di raggiungere le seconde case anche al di fuori della propria regione, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare il Governo affinché venga eliminata la discriminazione nei confronti delle strutture ricettive «classiche», quali gli alberghi, ad avviso dell'interrogante escluse ingiustamente da tale possibilità all'interno dei decreti precedentemente citati.
(5-05298)


   GARIGLIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Art (Autorità di regolazione dei trasporti) è un ente di livello nazionale istituito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214;

   l'Art è competente nel settore dei trasporti e dell'accesso alle relative infrastrutture. Tra i suoi compiti rientrano anche la definizione delle condizioni minime di qualità dei servizi di trasporto e dei contenuti minimi dei diritti degli utenti nei confronti dei gestori dei servizi e delle infrastrutture di trasporto;

   l'Art è composto dal presidente e da due componenti nominati con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro competente e con il parere favorevole di almeno due terzi dei componenti delle competenti Commissioni parlamentari;

   l'Art è l'unico ente di controllo ad avere la propria sede nazionale a Torino (per espressa disposizione di legge) anche se, da tempo, si avvale di un ufficio di rappresentanza a Roma, composto da poche unità e con esclusive funzioni di supporto all'attività del presidente;

   la sede nazionale di Art conferisce a Torino ed al Piemonte grande autorevolezza anche politica sul tema dei trasporti e rappresenta un'importante opportunità di lavoro ad alta professionalità per il territorio;

   nel mese di dicembre 2020 a domanda diretta, il presidente di Art, Nicola Zaccheo, in audizione presso la commissione trasporti della Camera, ha garantito che la sede piemontese non subirà alcun depotenziamento rispetto alla filiale laziale;

   nonostante ciò Art, con delibera n. 222 del 17 dicembre 2020 ha sancito che l'ufficio romano verrà elevato a rango di sede secondaria cui sarà destinata una specifica pianta organica (ben 24, tra i quali un dirigente e molti funzionari, dei 130 dipendenti dell'ente saranno destinati alla nuova sede romana);

   la citata delibera n. 222 rafforza notevolmente la sede romana, citandolo testualmente: «considerata l'opportunità di rafforzare la presenza dell'Autorità nella città di Roma, atteso che, per ragioni di carattere organizzativo, risulta più efficiente lo svolgimento di talune funzioni e compiti dell'Autorità nella medesima città»;

   appare quindi evidente la volontà di implementare quello che, all'origine, avrebbe dovuto essere un mero presidio esecutivo di supporto all'attività del presidente e che, al contrario, si trasformerà in una vera e propria sede con conseguente evidente depotenziamento della sede nazionale di Torino –:

   se non si intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio di poteri di cui all'articolo 22 del decreto-legge n. 90 del 2014, alla luce dei criteri ivi previsti di razionalizzazione dell'organizzazione della spesa delle autorità indipendenti.
(5-05299)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ELVIRA SAVINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   sono oltre 256 mila i bar, i ristoranti, le pizzerie e gli agriturismi costretti a chiudere nelle 15 regioni e provincie autonome che nella nuova mappa sono diventate «rosse» e «arancioni» per l'emergenza Covid-19;

   è quanto emerge dall'analisi della Coldiretti secondo cui la nuova mappa dei colori della pandemia fa chiudere quasi 3 locali su 4 (71 per cento) presenti in Italia fra bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi nelle regioni «rosse» e «arancioni», dove è proibita qualsiasi attività al tavolo, con un drammatico impatto su economia ed occupazione;

   nelle zone critiche è consentita la consegna a domicilio o l'asporto, con limitazioni fino alle 18 per i bar, che riducono ulteriormente la sostenibilità economica per giustificare le aperture, tanto che in molti preferiscono rimanere chiusi;

   l'analisi parla di una situazione che rischia di dare il colpo di grazia ai consumi alimentari degli italiani fuori casa, che nel 2020 sono scesi al minimo da almeno un decennio con un crack senza precedenti per la ristorazione che dimezza il fatturato (-48 per cento), per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro, secondo le stime Coldiretti su dati Ismea;

   gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si fanno sentire a cascata sull'intera filiera agroalimentare, ma non solo. Da una parte, infatti, si tratta di difendere la prima ricchezza del Paese con la filiera agroalimentare nazionale che vale 538 miliardi pari al 25 per cento del prodotto interno lordo nazionale e si evidenzia la necessità di un tempestivo e adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l'economia e l'occupazione. Dall'altra, sono totalmente sottovalutate le esigenze dei fruitori dei suddetti servizi;

   in particolare, andrebbero tutelate le tantissime persone il cui luogo di lavoro non è circoscritto ad uno spazio chiuso o semichiuso, come può essere un ufficio o uno stabilimento, ma si trova «all'aperto». Per decisione del Governo, infatti, molte attività legate alla ristorazione possono somministrare cibi e bevande soltanto da asporto, il che significa che il cliente non può entrare nel locale, neppure per utilizzare i servizi igienici. La situazione rende alquanto complicata la condizione dei lavoratori che operano su strada durante il giorno e anche ben oltre le ore 18 (orario oltre il quale in moltissimi esercizi non è neanche più consentito acquistare cibo e bevande) e con ogni condizione climatica: forze di polizia, giornalisti, operatori ecologici e tutte le altre categorie che non hanno un posto al caldo dove rifocillarsi, riprendersi dal freddo (o dal caldo), o dove banalmente utilizzare i servizi igienici. Diverse sono infatti le testimonianze di persone che, lavorando fuori, all'aperto, per giornate intere e in giro per l'Italia «di tre colori», in tantissime occasioni si vedono rifiutare l'uso della toilette, con evidenti e gravi disagi –:

   se non ritenga di fornire chiarimenti e precisazioni su quanto descritto in premessa e di adottare iniziative per prevedere che sia sempre consentito l'accesso ai servizi igienici delle attività di ristorazione che somministrano cibo e bevande da asporto o, in alternativa, predisporre, eventualmente con l'ausilio della protezione civile, bagni chimici mobili all'esterno dei locali.
(4-08065)


   PAOLIN, LOSS e COLMELLERE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   venerdì 15 gennaio 2021 si è svolta in tutto il Paese una manifestazione di disubbidienza civile da parte di pochi titolari di pubblici esercizi esasperati dall'attuale situazione pandemica che si ripercuote direttamente non solo nei confronti di chi gestisce l'attività di ristorazione (ristoranti, bar, pizzerie, pub, osterie), ma anche su tutti i lavoratori del comparto. Nella categoria, infatti, vanno inclusi anche gli albergatori i quali svolgono un servizio di interesse pubblico – ovvero non dovrebbero mai chiudere – ma subiscono la stessa sorte degli altri;

   i rappresentanti di categoria dei pubblici esercizi, invece, hanno optato per una protesta simbolica, invitando i propri aderenti a tenere le luci accese dei locali. In realtà, il messaggio era lo stesso: denunciare al Governo una situazione diventata ormai insostenibile a causa delle chiusure imposte per legge, alle quali non corrispondono aiuti da parte del Governo sufficienti a tutelare le attività ed i loro lavoratori. Infatti, i ristori, quando vengono percepiti, sono del tutto inadeguati rispetto al pagamento dei semplici costi fissi, con una cassa integrazione che moltissimi dipendenti non hanno ancora percepito;

   si può ben comprendere, a livello umano, come la protesta di venerdì, sfociata con la riapertura dei locali contro la legge sia sorta dalla disperata presa d'atto che una chiusura fino a marzo 2021, a fronte di ristori esigui, comporterà il fallimento di migliaia di attività e, conseguentemente, la perdita di migliaia di posti di lavoro;

   un quotidiano locale di Treviso riporta l'intervista al prefetto Maria Rosaria Laganà, la quale venerdì 15 gennaio 2021 ha inviato alla Presidenza del Consiglio dei ministri una relazione in cui ha «spiegato le problematiche e la situazione in cui si trova la Marca chiedendo interventi»;

   infine, è importante comprendere come i ristori saranno ancorati alla perdita di fatturato delle aziende, che uno studio di Cgia di Mestre stima essere stata coperta solo dal 5 per cento al 7 per cento per i pubblici esercizi e per il 3-5 per cento per le strutture alberghiere –:

   quante richieste siano pervenute dal Veneto, suddivise per provincia, di ristoro da parte di pubblici esercizi e quante ne siano state erogate, nonché quale sia il valore economico, sempre suddiviso per provincia;

   quante richieste siano pervenute dal Veneto, suddivise per provincia, di cassa integrazione per i lavoratori dei pubblici esercizi e quante ne siano state evase e per quanti mesi, nonché il valore economico, sempre suddiviso per provincia;

   se tali dati possano essere inviati anche ai prefetti del Veneto affinché, prima di elevare le sanzioni previste dalla legge ai gestori di pubblici esercizi che aprendo i locali il 15 gennaio 2021 non hanno ottemperato alla norma, valutino anche quanti ristori e cassa integrazioni non siano state erogate, disattendendo così le indicazioni del Governo;

   quali iniziative anche nei confronti dei titolari di pubblici esercizi ed i loro lavoratori, intendano intraprendere, considerato che molti non hanno ancora ricevuto i ristori o la cassa integrazione, come previsto dalle norme emanate;

   se sia possibile avere una copia della relazione di cui in premessa inviata dal prefetto Laganà alla Presidenza del Consiglio dei ministri;

   come i ristori saranno ancorati alla perdita di fatturato delle aziende.
(4-08068)


   GIGLIO VIGNA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa provenienti dalla Germania riportano come la Commissione europea avrebbe rallentato e limitato l'acquisto delle dosi di vaccino anti-Covid prodotto da BioNTech e Pfizer poiché non voleva danneggiare il gruppo francese Sanofi, con cui ha già concluso un contratto ma che è in ritardo (rispetto ai vaccini basati su mRNA) sullo sviluppo della sua versione del farmaco;

   è un fatto che, sebbene l'Unione europea abbia ordinato un totale di 1,3 miliardi di dosi di vaccino, al momento soltanto una piccola parte di queste è certo che sarà consegnata: 300 milioni della versione BioNTech-Pfizer e 80 milioni (con una opzione di altri 80 milioni) di quella americana Moderna;

   l'accusa di Der Spiegel è che la penuria di vaccini sia dovuta alla volontà della Commissione, sotto la pressione del governo francese, di raggiungere una sorta di parità con Sanofi, il gigante farmaceutico francese alle prese con lo sviluppo di un altro vaccino, che tuttavia, essendo basato su proteine ricombinanti, ha bisogno di più tempo. La procedura è più lunga e complessa e gli studi sono «indietro» di sei mesi;

   secondo l'amministratore delegato di Moderna, Stephane Bancel, l'azienda avrebbe invece potuto assicurarne fino a 300 milioni, ma l'Unione europea non ha voluto. Sanofi la scorsa settimana ha annunciato che non sarà in grado di assicurarsi l'approvazione per il suo vaccino fino al quarto trimestre dei 2021. Mentre anche Astra Zeneca, il gruppo britannico-svedese con cui l'Unione europea ha un contratto firmato, è in ritardo sul suo vaccino;

   questo spiegherebbe i ritardi rispetto ad altri Paesi (come Stati Uniti e Regno Unito) nell'avvio delle vaccinazioni negli Stati dell'Unione europea, che, fin qui, ha addotto come motivazione le sue più severe e rigorose procedure di approvazione di nuovi farmaci –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione e se intenda adottare le iniziative di competenza al fine di verificare se quanto riportato dalla stampa corrisponda al vero, verificando che la dotazione di vaccini che spetta all'Italia arrivi nei tempi convenuti e nel numero richiesto, con la possibilità di procedere ad acquisti in autonomia rispetto a quanto stabilito dalla Commissione europea.
(4-08069)


   FIORINI, CAVANDOLI, GOLINELLI, MORELLI, PIASTRA, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI e CESTARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da quanto riportato da vari organi di stampa, sei dosi del vaccino anti-Covid «Pfizer-Biontech», avanzate la sera di martedì 5 gennaio 2021 e destinate a essere buttate se non utilizzate entro due ore dalla preparazione, sarebbero state somministrate a figli e parenti di operatori che erano di turno al centro unico vaccinale di Baggiovara, frazione del comune di Modena, dopo che gli stessi – parrebbe – avevano tentato senza successo di contattare gli operatori della sanità che ne avrebbero avuto diritto;

   in particolare, un volontario di un'associazione di pubblica assistenza che prestava servizio avrebbe chiamato le figlie, di cui una minore, per vaccinarle con le dosi avanzate e condividendo poi le foto sui social;

   altre cinque di queste dosi preparate, invece, sarebbero state iniettate a personale sanitario in lista che era al momento all'interno dell'ospedale di Baggiovara;

   l'Ausl di Modena ha avviato un'istruttoria urgente per individuare i responsabili, gli operatori e le altre figure impegnate nel coadiuvare i team vaccinali;

   sull'episodio indagano anche i carabinieri del Nas di Parma per accertamenti preliminari finalizzati a capire come sono andati precisamente i fatti e per valutare un eventuale rilievo penale;

   anche in altre strutture dell'Emilia-Romagna, tra cui Bologna, la rimanenza di dosi di vaccino in più a fine giornata sembrerebbe una costante;

   inoltre, sempre organi di stampa denunciano che in Emilia Romagna più del 30 per cento dei vaccini sarebbero stati somministrati a personale non sanitario: volontari, dipendenti delle ditte, amministrativi, tecnici, manager, e altro;

   dunque, personale che non ha rapporti diretti con le persone a rischio, tutta gente che avrebbe ricevuto una dose di vaccino in anticipo rispetto agli anziani nelle case residenziali per anziani, categoria ritenuta più a rischio;

   il Piano strategico per la vaccinazione identifica, infatti, le categorie da vaccinare in via prioritaria, ovvero gli operatori sanitari e sociosanitari, i residenti e il personale delle Rsa per anziani e le persone in età avanzata;

   il Commissario Arcuri, con una comunicazione del 17 novembre 2020 invitava le regioni a vaccinare, per ogni presidio ospedaliero «il personale operante al suo interno, a qualunque titolo», ovvero anche il personale non sanitario;

   questa discrezionalità ha creato un divario tra i vaccini somministrati al personale non sanitario e gli anziani ospiti di strutture assistenziali, di quasi il doppio, in contrasto con il principio della «priorità» sanitaria;

   questa situazione riguarda tutto il territorio nazionale, con punte anomale in Emilia Romagna;

   poiché la campagna di vaccinazione durerà mesi, non ci si può permettere che la sanità faccia errori gravi, evidenziando punti deboli nella gestione delle vaccinazioni –:

   se e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, si intendano intraprendere per fare chiarezza sull'episodio di Baggiovara e sulle procedure utilizzate;

   se e quante dosi di vaccino siano andate perse a causa di una programmazione quotidiana approssimativa;

   se e quanti soggetti siano stati già vaccinati che non rientrano tra gli operatori sanitari o tra i soggetti prioritari;

   quali siano i protocolli per gestire i casi dei «fuori lista» giornalieri per non perdere neppure una dose di vaccino;

   se quanto affermato dal Commissario Arcuri sulla vaccinazione del personale non prioritario operante presso presidi ospedalieri corrisponda alle indicazioni fornite dal Governo o come siano state queste formulate;

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per garantire rapidamente una copertura vaccinale alla fascia di anziani, con particolare riferimento agli ospiti di Rsa e strutture di degenza.
(4-08074)


   CENTEMERO e CAPITANIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   dalla pagina social del giornalista Nicola Borzi, si apprende la notizia che il 22 aprile 2021 lo stesso giornalista, insieme al collega Francesco Bonazzi, sarà processato per il reato di violazione di segreto di Stato, in merito ad alcuni articoli usciti nel novembre 2017 su Il Sole 24-Ore e La Verità, relativi alla gestione di conti correnti riconducibili alla intelligence italiana, detenuti presso la Banca Popolare di Vicenza e chiusi nel 2014;

   nell'atto di sindacato ispettivo n. 3-03398, presentato alla Camera dei deputati durante la XVII legislatura, si chiedeva di sapere se rispondessero al vero le notizie riportate negli articoli con riferimento alla tipologia di soggetti che avrebbero beneficiato di versamenti provenienti da tali conti correnti;

   l'allora Ministro interrogato, in sede di risposta, nel confermare l'esistenza dei rapporti bancari, non entrò nel merito di quanto riportato dai due giornalisti e richiamato nell'atto parlamentare: «(...) risultano effettivamente essere stati operanti negli anni riportati, presso l'istituto bancario in questione e Banca Nuova, dallo stesso, successivamente, assorbita, conti correnti degli organismi di informazione per la sicurezza della Repubblica, utilizzati per il pagamento di emolumenti in favore di dipendenti e spese di rappresentanza regolarmente fatturate. Si segnala, comunque, che, trattandosi di materia riguardante la gestione contabile e l'attività degli indicati organismi, connotata la ragione di riservatezza, essa è sottoposta per legge al controllo del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che ha già formulato specifica richiesta al riguardo. In relazione a ciò, acquisiti dalla magistratura procedente gli atti relativi al procedimento in questione, sarà possibile avere un più compiuto quadro informativo sulle vicende riportate dalla stampa, al fine di poter fornire al Comitato parlamentare il richiesto riscontro»;

   secondo il giornalista, le indagini a loro carico sarebbero state condotte in violazione alla ricorrente giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che vieta agli inquirenti di sequestrare ai giornalisti i loro archivi per cercare di risalire alle loro fonti;

   come noto, la libertà di espressione, riconosciuta come pietra angolare del sistema democratico sia a livello nazionale sia a livello europeo, si declina nella forma triadica: diritto di informare, diritto ad essere informati e il diritto ad informarsi;

   la Corte costituzionale ha riconosciuto l'esistenza di un interesse generale alla informazione – indirettamente protetto dall'articolo 21 della Costituzione – e questo interesse implica, in un regime di libera democrazia, pluralità di fonti di informazione, libero accesso alle medesime, assenza di ingiustificati ostacoli legali, anche temporanei, alla circolazione delle notizie e delle idee;

   la Corte europea dei diritti dell'uomo ha riconosciuto a ogni giornalista, come ulteriore esplicazione di questa libertà fondamentale, il diritto di ricercare le notizie, considerandone logico e conseguente corollario il diritto alla protezione delle fonti giornalistiche. Secondo la Corte l'assenza di tale protezione potrebbe dissuadere le fonti non ufficiali dal fornire notizie rilevanti al giornalista, con la conseguenza che questi correrebbe il rischio di rimanere del tutto ignaro di informazioni che potrebbero rivestire un interesse generale per la collettività;

   peraltro, se da un lato, con il rinvio a giudizio, prosegue il processo nei confronti dei due giornalisti, che a parere dell'interrogante, in sostanza conferma, con l'imputazione, il reato di violazione di segretezza e, dunque, induce a ritenere veritieri gli articoli pubblicati dai due giornalisti, dall'altro una risposta al Parlamento e un chiarimento all'opinione pubblica sulle ragioni e sulle finalità dei bonifici non sono mai intervenuti –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, anche normative, il Governo intenda adottare in difesa ed a garanzia della libertà di stampa e della sicurezza dei giornalisti e della libertà di esercizio della professione e se non ritenga, inoltre, di dover fare chiarezza circa i rapporti tra la Presidenza del Consiglio e l'istituto di credito.
(4-08082)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta immediata:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, FASSINO, BERLINGHIERI, BOLDRINI, LA MARCA, SCHIRÒ, GRIBAUDO, FIANO e ENRICO BORGHI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Navalny, il più noto oppositore di Putin, è stato arrestato appena atterrato in Russia, al rientro dal periodo di convalescenza in Germania, dove, nel settembre 2020, è stato ricoverato per un presunto avvelenamento;

   il suo volo, che sarebbe dovuto atterrare all'aeroporto di Vnukovo, è stato fatto atterrare all'ultimo momento a Mosca e i sostenitori che lo attendevano – oltre 300 persone – sono stati sgombrati e circa 50 arrestati;

   Navalny è stato condannato a 30 giorni di arresto per la conversione di una pena detentiva sospesa per «mancato rispetto degli obblighi imposti», nell'ambito del processo Yves Rocher per appropriazione indebita di 26 milioni di rubli da una filiale dell'azienda, anche se la stessa azienda aveva affermato di non aver subito «nessun danno» e, inoltre, nel 2017, la Corte europea dei diritti dell'uomo aveva stabilito che l'oppositore era stato privato del diritto a un giusto processo;

   l'udienza si è svolta all'interno della stazione di polizia, senza che il suo avvocato potesse vederlo;

   Navalny era consapevole del suo arresto appena fosse rientrato in patria, ma ha comunque deciso di farvi ritorno;

   la reazione internazionale al suo fermo è stata immediata: il suo rilascio è stato richiesto dalla Presidente della Commissione europea, dal Commissario Onu per i diritti umani e dal Segretario generale della Nato;

   altresì il Presidente degli Stati Uniti d'America Biden ha affermato, tramite il suo consigliere per la sicurezza, che «Navalny deve essere immediatamente liberato e i responsabili del vergognoso attacco alla sua vita devono essere perseguiti», definendo «gli attacchi del Cremlino a Navalny non solo una violazione dei diritti umani, ma anche un affronto al popolo russo che vuole che la propria voce sia ascoltata»;

   anche il Ministro interrogato ha affermato che l'arresto di Navalny è «un fatto molto grave che ci preoccupa», chiedendone «l'immediato rilascio» e il rispetto dei «suoi diritti»;

   il caso Navalny sarà un punto del prossimo Consiglio europeo e, dalle dichiarazioni dell'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea Borrell, l'Unione europea parrebbe essere intenzionata ad un inasprimento delle sanzioni contro Mosca –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo nei consessi bilaterali con la Russia e in quelli europei per chiedere l'immediato rilascio di Navalny, sostenere la richiesta di indagini imparziali e approfondite relativamente al suo avvelenamento e affinché la Russia rispetti i suoi impegni internazionali sui diritti umani e lo Stato di diritto.
(3-02027)
(Presentata il 19 gennaio 2021)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   la riparazione dei beni è un'attività inquadrata dall'articolo 183 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (Testo unico ambientale, Tua) come «preparazione per il riutilizzo», ossia tra quelle operazioni come anche il controllo, la pulizia e lo smontaggio «attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento»;

   la definizione di preparazione per il riutilizzo si distingue dalla definizione di «riutilizzo», sempre normata nel citato articolo 183, in quanto nel riutilizzo i prodotti non sono ancora diventati rifiuti e sono «reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti»;

   la preparazione per il riutilizzo riguarda rifiuti, mentre il riuso riguarda beni non ancora diventati rifiuto, comportando di conseguenza che le attività di riparazione necessitino di autorizzazione ambientale a differenza di quanto accade per la gestione di beni usati;

   con il recente decreto legislativo n. 116 del 2020 sono state recepite alcune direttive facenti parte del pacchetto dell'Unione europea in materia di economia circolare, come la direttiva (UE) 2018/851 circa la gestione dei rifiuti e la direttiva (UE) 2018/852 sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio;

   il decreto legislativo n. 116 del 2020 ha modificato il testo unico ambientale (decreto legislativo n. 152 del 2006) inserendo l'articolo 214-ter, che consente lo svolgimento delle operazioni di preparazione per il riutilizzo in forma semplificata, «mediante segnalazione certificata di inizio di attività ai sensi dell'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241»;

   il decreto legislativo n. 116 del 2020 ha, altresì, modificato il Testo unico ambientale (decreto legislativo n. 152 del 2006) sostituendo l'articolo 180 prevedendo, al fine di promuovere in via prioritaria la prevenzione della produzione dei rifiuti, che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, adotti il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti per fissare idonei indicatori e obiettivi qualitativi e quantitativi per la valutazione dell'attuazione delle misure di prevenzione dei rifiuti in esso stabilite;

   l'articolo 180 stabilisce, inoltre, che tale programma debba comprendere anche misure che, nell'ambito di modelli di produzione e consumo sostenibili, incoraggino la progettazione, la fabbricazione e l'uso di prodotti efficienti sotto il profilo delle risorse, durevoli, anche in termini di durata di vita e di assenza di obsolescenza programmata, scomponibili, riparabili, riutilizzabili e aggiornabili nonché l'utilizzo di materiali ottenuti dai rifiuti nella loro produzione;

   il decreto legislativo n. 116 del 2020 ha inoltre inserito sempre nel Tua l'articolo 198-bis che disciplina il programma nazionale per la gestione dei rifiuti. Tale articolo prevede, al comma 2, che detto programma contenga «la ricognizione impiantistica nazionale, per tipologia di impianti e per regione», nonché inoltre «l'adozione di criteri generali per la redazione di piani di settore concernenti specifiche tipologie di rifiuti, incluse quelle derivanti dal riciclo e dal recupero dei rifiuti stessi, finalizzati alla riduzione, il riciclaggio, il recupero e l'ottimizzazione dei flussi stessi»;

   il programma nazionale per la gestione dei rifiuti può contenere, secondo quanto dettato dal comma 4, lettera a), del citato articolo 198-bis, anche «l'indicazione delle misure atte ad incoraggiare la razionalizzazione della raccolta, della cernita e del riciclaggio dei rifiuti» –:

   quali iniziative, anche logistiche, intenda assumere a sostegno dei centri di riparazione e riuso, finalizzati allo scambio tra privati, di beni usati e funzionanti direttamente idonei al riutilizzo;

   se tra le iniziative atte ad incoraggiare la razionalizzazione della raccolta, della cernita e del riciclaggio dei rifiuti siano prese in considerazione anche quelle recanti indicazioni volte a semplificare l'accesso dei gestori dei centri di riparazione e riuso nei centri di raccolta comunali, con l'obiettivo di consentire la raccolta di beni da destinare al riutilizzo.
(2-01083) «Ilaria Fontana, Deiana, Alberto Manca, Daga, D'Ippolito, Di Lauro, Federico, Licatini, Maraia, Micillo, Terzoni, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi, Bilotti, Carbonaro, Carelli, Caso, Cataldi, Maurizio Cattoi, Cillis, Cimino, Ciprini, Cominardi, Corda, Corneli, Costanzo, Cubeddu, Currò, D'Arrando, De Carlo».

Interrogazione a risposta immediata:


   FREGOLENT, OCCHIONERO e D'ALESSANDRO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, definisce le procedure per la localizzazione, costruzione ed esercizio del deposito nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi;

   la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) elaborata da Sogin ha ricevuto il nullaosta del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 30 dicembre 2020 e il 5 gennaio 2021 è stato dato il via libera alla pubblicazione, togliendo il segreto che incideva sul documento;

   Sogin, nell'individuare i siti, ha interpretato i criteri definiti da Ispra, ora Isin – guida tecnica n. 29 – e quelli indicati nelle linee guida Iaea (International atomic energy Agency), ma, nell'ambito di tale interpretazione non sembrano essere stati tenuti adeguatamente in considerazione diversi elementi; infatti, nell'elenco compaiono siti ad alto pregio agricolo (Carmagnola), ad elevata pericolosità sismica (Alessandrino), aree adiacenti a siti Unesco (Pienza e Val d'Orcia) ed infine anche Matera, capitale della cultura 2019;

   risulterebbe agli interroganti che una serie di comunità territoriali, comuni ed enti locali avrebbero avanzato la candidatura dei propri territori per la realizzazione del sito unico, ma che tali candidature non verrebbero prese in considerazione in quanto tali territori non sono ricompresi nella Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee;

   il processo di consultazione pubblica per l'individuazione del sito prevede anche la possibilità per amministratori, comitati, associazioni e cittadini di recarsi direttamente sui siti ed effettuare rilievi e sopralluoghi, cosa di difficile realizzazione in piena emergenza pandemica;

   la redazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ha avuto una durata molto lunga e molti dei dati su cui si basano le valutazioni potrebbero non essere più attuali, così come molti territori, ora esclusi, potrebbero invece avere le caratteristiche opportune per avanzare le proprie candidature;

   il sistema di selezione e confronto previsto dal decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, potrebbe e dovrebbe essere rivisto, soprattutto nel senso di individuare un criterio che parta dal basso, come si è fatto in altri Paesi europei, ad esempio la Spagna, attraverso le candidature delle comunità locali, piuttosto che un censimento di siti idonei o presunti tali, redatto in maniera centralistica, attraverso un'applicazione quantomeno discutibile dei criteri –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte a fermare la procedura di consultazione, ritirare la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee e avviare una revisione della disciplina di cui al citato decreto legislativo che possa fornire una risposta normativa all'oggettiva necessità di individuazione del sito, che sia però compatibile con le aspirazioni e le esigenze delle comunità locali e territoriali, consentendo anche una procedura di selezione e di consultazione pubblica che sia libera dai vincoli dettati dall'emergenza pandemica.
(3-02028)
(Presentata il 19 gennaio 2021)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARZOTTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la società EP Produzione spa in data 1o agosto 2019 ha depositato presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'istanza di Valutazione di impatto ambientale (Via) relativa al progetto di una nuova sezione di produzione a «ciclo combinato», con potenza di 850 MWe, in sostituzione dell'attuale sezione 8 della centrale termoelettrica in esercizio nei comuni di Tavazzano con Villavesco e Montanaso Lombardo (Lo);

   il progetto, in sintesi, prevede:

    a) l'istallazione di una turbina a gas da circa 560MW di classe H, di ultima generazione ad alta efficienza alimentata a gas naturale, munita di camino di bypass di altezza 50 metri per il funzionamento della stessa in Ocgt durante il periodo di completamento del ciclo combinato;

    b) il completamento del ciclo combinato tramite l'aggiunta di un generatore di vapore a recupero con tre livelli di pressione e relativo camino di altezza 90 metri e di una turbina a vapore da circa 290MW;

    c) la dismissione dell'esistente modulo 8 da 320 MW in ciclo convenzionale, alimentato a gas e con rendimento di conversione di circa 38 per cento. Le modifiche proposte consentiranno, in virtù della sostituzione del modulo 8 con la nuova sezione a ciclo combinato, di incrementare la potenza installata della centrale dagli attuali complessivi 1.460 MW (sezione 5, 6 e 8) a circa 1.990 MW (sezione 5, 6 e nuova sezione in ciclo combinato). In considerazione dell'incremento della potenza termica ed elettrica complessive installate, al fine di limitare le emissioni massiche totali della centrale nel nuovo assetto, il funzionamento del modulo 6 sarà limitato a 3.000 h/anno, a partire dall'entrata in servizio della nuova sezione nell'assetto finale a ciclo combinato. La potenza termica complessiva da asportare nelle condizioni di progetto in assetto finale ammonterà a circa 397 MW di cui 14 MW circa per il raffreddamento delle apparecchiature ausiliarie;

   in data 22 maggio 2020, la Commissione Via-Vas ha dato parere favorevole al progetto;

   tuttavia, il progetto sembra presentare diverse criticità, non solo dal punto di vista ambientale e sanitario, ma anche dal punto di vista tecnico in quanto, a titolo esemplificativo: si prevede una prima fase di realizzazione in cui sarà in funzione una sola turbina a gas, i cui gas di scarico saranno smaltiti tramite un camino intermedio alto 50 metri. Rispetto a tale situazione intermedia, il progetto non fornisce una previsione né circa la durata della stessa, né circa l'impatto ambientale dovuto alla minore altezza del camino interessato; in secondo luogo, non si fa cenno alla demolizione del gruppo 7 (già fuori servizio) e del gruppo 8 (appunto in via di dismissione) e della vecchia ciminiera; non c'è alcun calcolo relativo all'aumento della temperatura dell'acqua di raffreddamento, ma viene solo indicato il limite massimo ammesso; il funzionamento del modulo 6 sarà limitato a 3.000 h/anno a partire dall'entrata in servizio della nuova sezione, nell'assetto finale a ciclo combinato. Tuttavia, a dispetto degli sforamenti dei livelli di PM10 e PM2,5 che spesso interessano il territorio, il parere non specifica né come verranno modulati gli orari di funzionamento rispetto alle condizioni di inquinamento contingenti, né quali saranno le misure che verranno adottate per limitare le dispersioni inquinanti nei giorni in cui i limiti di legge sono superati –:

   sei i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti e delle criticità rappresentate, nonché quali iniziative di competenza intendano intraprendere per evitare che il progetto in questione venga autorizzato senza le dovute specificazioni.
(5-05296)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata:


   TESTAMENTO, VACCA, CASA, BELLA, CARBONARO, CIMINO, DEL SESTO, IORIO, MARIANI, MELICCHIO, RICCIARDI, TUZI e VALENTE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   le diverse strutture del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, già da un po' di anni, presentano notevoli carenze di organico, situazione inasprita dalla crisi sanitaria da COVID-19 che sta attraversando il nostro Paese;

   per farvi fronte, infatti, è stato adottato un piano di assunzioni per il triennio 2019-2021 che prevede l'avvio di procedure di selezione su 5.920 posti disponibili, tuttavia non adeguato e sufficiente a causa dei continui blocchi delle procedure concorsuali e delle diverse difficoltà relative all'emergenza attuale;

   la necessità di sopperire alle carenze di organico ha condotto all'utilizzo sempre più costante, all'interno delle strutture appartenenti ai beni culturali, di figure professionali meno qualificate, assunte con contratti di collaborazione e a tempo determinato e all'impiego di personale volontario;

   l'aumento di personale volontario nel settore culturale italiano ha sicuramente consentito negli ultimi decenni di recuperare una parte importante del patrimonio culturale, destinato in alternativa a essere abbandonato o a rimanere semisconosciuto, ma ha contribuito all'aumento del precariato e all'utilizzo di figure non altamente specializzate, pregiudicando la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale italiano;

   pur riconoscendo il valore dell'opera prestata dai volontari in ambito culturale, è essenziale precisare che le forme volontaristiche non possono sostituirsi alle prestazioni lavorative vere e proprie e specializzate nel settore;

   in particolare, il quadro normativo attuale ha agevolato la trasformazione del volontariato in vero e proprio lavoro gratuito mascherato, nonché incentivato il suo sistematico utilizzo in sostituzione del lavoro retribuito e qualificato. Tale situazione non ha fatto altro che alterare il mercato del lavoro nel settore, condizionandone non solo le possibilità di accesso da parte dei professionisti e i loro livelli retributivi, ma anche la qualità dei servizi culturali offerti –:

   quali ulteriori iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di valorizzare e incrementare i professionisti del settore dei beni culturali, per garantire una più adeguata qualificazione e professionalità nel settore culturale, in quanto cardine del benessere socio-economico del nostro Paese.
(3-02029)
(Presentata il 19 gennaio 2021)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   lo studio condotto dall'Istituto nazionale ricerche turistiche con Unioncamere conferma che «il turismo è il comparto più colpito dalla crisi pandemica» e i dati allarmanti che riguardano il comparto: un calo di fatturato di 53 miliardi di euro nel 2020 e un nuovo anno che comincia già con una perdita stimata di ulteriori 8 miliardi di euro;

   quando nel mese di aprile 2020 Fratelli d'Italia ha interrogato il Ministro Franceschini in merito all'opportunità di dichiarare lo stato di crisi del turismo, lo stesso ha risposto che «alle imprese del settore del turismo non interessa né la dichiarazione simbolica dello stato di crisi, né il decreto del turismo ad hoc; gli interessano le norme, le risorse e il modo di agevolare concretamente le loro difficoltà»;

   da allora sono passati nove mesi e il Governo non è riuscito secondo gli interroganti a fornire un aiuto concreto al comparto del turismo, varando norme confuse – e a volte addirittura inutili – e stanziando risorse del tutto insufficienti; anzi, al contrario ha continuato a frustrare gli sforzi delle categorie per poter lavorare in sicurezza, bocciando i protocolli elaborati e rimandando sine die le decisioni necessarie, come sta da ultimo accadendo con il settore del turismo invernale, che da solo vale miliardi di euro ogni anno e svolge un ruolo chiave nel sostenere l'economia di numerose regioni;

   a fronte della grave emergenza in cui versa il settore continua a non essere completato il consiglio d'amministrazione dell'Agenzia nazionale per il turismo Enit, riformato nella sua composizione dal «decreto rilancio», che fissava la data limite per l'effettuazione delle nuove nomine al mese di giugno 2020;

   l'inattività dell'organismo, che per compito istituzionale ha proprio quello di elaborare le azioni strategiche per valorizzare e – in questa fase – sostenere il turismo, è un ulteriore grave danno che si arreca a un settore che già è al collasso;

   negli ultimi mesi è emerso anche l'allarme circa le infiltrazioni della criminalità organizzata nel comparto del turismo, dove acquista le sempre più numerose attività in crisi a prezzi vantaggiosi, come dimostrano i dati dei cambi di proprietà di alberghi e di altri esercizi nei mesi della pandemia, soprattutto nella «fase due» –:

   per quale motivo non abbia rispettato i termini imposti con decreto-legge per la nomina del nuovo consiglio d'amministrazione dell'Enit.
(3-02030)
(Presentata il 19 gennaio 2021)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIBOLLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dello sviluppo economico, con decreto ministeriale del 7 agosto 2020 (piano voucher sulle famiglie a basso reddito) ha promosso il piano voucher per famiglie meno abbienti, affidando la realizzazione delle relative attività ad Infratel Italia s.p.a. Il piano voucher per famiglie meno abbienti è un intervento di sostegno alla domanda per garantire la fruizione di servizi di connessione ad internet in banda ultra larga da parte delle famiglie con Isee inferiore ai 20.000 euro;

   il cosiddetto bonus internet (voucher banda ultralarga per le famiglie meno abbienti) è un piano promosso dal Ministero dello sviluppo economico che prevede l'erogazione, per le famiglie con un Isee inferiore ai 20.000 euro annui, di un contributo massimo di 500 euro, che comprende la connettività ad almeno 30 Mbit/s (per una somma non inferiore a 200 euro), dei relativi dispositivi elettronici (Cpe) e un tablet o un personal computer fornito dall'operatore (per una somma non inferiore a 100 euro e non superiore a 300 euro);

   il contributo non può essere concesso per l'attribuzione del solo tablet o personal computer, in assenza della sottosezione di contratti per la fornitura di servizi di connettività;

   la domanda di bonus per pc e tablet va effettuata direttamente ai provider dei servizi di interesse. Per ottenere il voucher è necessario, quindi, inoltrare richiesta ad un provider di servizi internet e/o di vendita di dispositivi informatici su cui applicare l'agevolazione;

   i richiedenti non devono registrarsi sul portale web Infratel, poiché tale servizio sarà riservato esclusivamente agli operatori. Devono invece rivolgersi alle società che erogano i servizi per richiedere il bonus per pc e internet;

   in questo frangente l'ente dedicato alla gestione dei voucher (Infratel) è in attesa di chiarimenti dall'Agenzia delle entrate circa la corretta emissione delle fatture;

   ne consegue che di fatto il bonus è inoperativo, il tutto a danno degli aventi diritto –:

   quali siano le ragioni per cui l'Agenzia delle entrate non abbia ancora fornito i richiesti chiarimenti e quali iniziative tempestive si intendano assumere per accelerare l'applicazione dei benefici fiscali del voucher nella fattura per l'acquisto dei dispositivi o in quella per l'acquisto di connettività.
(5-05289)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARCHI e MASCHIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   continuano i casi di contagio da Covid-19 negli istituti penitenziari italiani; l'ultimo in ordine cronologico si è registrato pochi giorni fa nel carcere siciliano del Pagliarelli con 31 casi di detenuti positivi, saliti a 49 in poche ore;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, il focolaio sarebbe partito tra i detenuti comuni che hanno continuato ad avere i colloqui con le famiglie;

   i detenuti positivi sono stati trasferiti nella «zona rossa» creata nella struttura carceraria del Pagliarelli nel reparto Pianeti;

   la notizia ha, ovviamente, fornito il pretesto al movimento indipendentista «Antudo» per chiedere «provvedimenti straordinari come l'amnistia e l'indulto»;

   nonostante i prevedibili dati sui contagi e le evidenti difficoltà di gestire un'emergenza sanitaria all'interno degli istituti penitenziari, anche a causa di un sovraffollamento cronico che ostacola il rispetto delle norme sul distanziamento sociale, il Governo ha scelto sin da subito la scorciatoia del ricorso alle detenzioni domiciliari e, anche in occasione dell'inizio della campagna vaccinale, il nostro piano strategico ha «dimenticato» di inserire la popolazione carceraria tra le categorie prioritarie da vaccinare;

   ai detenuti va garantito il diritto alla vita e alla salute, da contemperarsi con le esigenze di tutela della sicurezza nazionale, il rispetto delle vittime e delle loro famiglie e gli straordinari sforzi che quotidianamente i nostri agenti di polizia penitenziaria compiono per garantire la sicurezza interna e il buon funzionamento della macchina penitenziaria;

   i dati del report del dipartimento amministrazione penitenziaria aggiornati alle 20 dell'11 gennaio 2021 registrano 624 detenuti negli istituti penitenziari d'Italia positivi al Coronavirus, dei quali 26 ricoverati e un numero in continua crescita per gli agenti della polizia penitenziaria con 647 contagiati; sessantuno i positivi, invece, fra il personale amministrativo e dirigenziale penitenziario –:

   quali siano i dati aggiornati della diffusione del Covid-19 negli istituti penitenziari italiani e se il Governo non ritenga di dover inserire in modo prioritario tutta la popolazione carceraria, dai detenuti, agli agenti di polizia penitenziaria al personale socio-sanitario e amministrativo che lavora nelle carceri, tra le categorie da vaccinare già nella prima fase della campagna di somministrazione;

   se e quali iniziative di competenza il Governo abbia assunto per fronteggiare l'emergenza pandemica all'interno degli istituti penitenziari, a partire dal rafforzamento del comparto sanitario con la presenza h24 di personale qualificato nei reparti dove sono state trasferite le persone contagiate e dal piano di screening settimanali anche per gli agenti di polizia penitenziaria;

   se e quali specifiche iniziative siano state adottate per gestire la situazione all'interno della casa circondariale Pagliarelli di Palermo, al fine di tutelare la popolazione carceraria tutta e impedire l'ulteriore propagarsi del virus.
(4-08066)


   MARTINCIGLIO, ELISA TRIPODI, CANCELLERI, D'ORSO, GIULIANO e FRAGOMELI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da un servizio de «Le Iene» del 17 novembre 2020 si apprende la particolare situazione del professor Carlo Gilardi, 90enne di Airuno (Lecco), conosciuto nella sua comunità per l'elevato spessore culturale, per i contributi poetici e letterari, per l'amore per la natura, nonché, soprattutto, per la grande umanità e solidarietà che non ha mai lesinato di mostrare nei confronti dei più deboli, ma che, paradossalmente, ad oggi, gli stanno costando la libertà;

   la sua condizione economica particolarmente favorevole gli ha consentito negli anni di esprimere concretamente la sua generosità rivolgendola sia ai più bisognosi, mediante azioni di ausilio economico o, addirittura, l'accoglienza presso la propria abitazione di chi ne fosse privo, che, più in generale, alla comunità del piccolo Paese che ha beneficiato di laute donazioni, sia di denaro che di beni (donazione di terreni per la realizzazione del parcheggio della scuola e di un parco integrato, oppure all'acquisto di un defibrillatore);

   circa tre anni fa la sorella, più anziana di lui e unica parente vivente, allertata dalla banca per una serie di movimenti ritenuti sospetti sul suo conto corrente e preoccupata per la gestione del patrimonio del fratello, ha chiesto ed ottenuto dal tribunale di Lecco la nomina di un amministratore di sostegno (ad oggi se ne sono succeduti cinque) per la tutela dei suoi interessi;

   secondo il Gilardi, tale provvedimento, di fatto, l'ha completamente inibito dall'adottare qualunque disposizione del suo patrimonio, fino al punto di negare l'accesso ai propri fondi anche per esigenze ritenute dall'amministrato primarie, ponendolo, quindi, in una condizione di «depressione morale» che lo ha portato ad esprimere ripetutamente la sua contrarietà alla nomina di un amministratore di sostegno fino al punto di decidere nel giugno 2020 di sottoporsi spontaneamente ad una perizia psichiatrica il cui esito ha accertato che «non emergono anomalie o segni di patologia (...) Il pensiero è privo di alterazioni (...) nessun segno di deterioramento mentale o cognitivo»;

   risulta alla interrogante che, nel luglio 2020, il giudice tutelare abbia richiesto una consulenza tecnica d'ufficio per capire se l'amministrato avesse bisogno di ulteriori misure di tutela, mentre, contestualmente, l'amministratrice di sostegno, adducendo varie scuse, avrebbe continuato a negargli l'accesso al suo patrimonio, nonostante i suoi accorati e continui appelli ad assumere una condotta inversa;

   il 10 settembre 2020 il Gilardi, perfettamente nel pieno delle sue facoltà mentali, si è rivolto al proprio legale per revocare l'amministratrice di sostegno, denunciandone comportamenti non congrui con il suo incarico, tra i quali, ad esempio, un episodio risalente al 2018 in cui quest'ultima avrebbe effettuato un bonifico di euro 40.000,00 ad un nominativo lei conosciuto, bonificando tale cifra dal suo conto corrente;

   nell'occasione – secondo quanto riportato nell'esposto – nonostante il signor Gilardi avesse dichiarato che a suo avviso, da tempo, si stesse cercando di farlo dichiarare «incapace di intendere e volere» al solo fine di poter gestire liberamente il suo patrimonio, è stata negata al suo avvocato la possibilità di costituirsi in giudizio non ravvisando il giudice la necessità di una difesa;

   risulta, infatti, all'interrogante che all'avvocato, ancorché munito di regolare mandato del suo assistito, ad oggi, persona pienamente capace di intendere e di volere, sia sempre stata bocciata l'istanza di visibilità del fascicolo del procedimento dell'amministrazione di sostegno e ciò nonostante le numerose azioni di reclamo presentate e sempre rigettate dal tribunale;

   dal servizio televisivo si apprende, inoltre, che il 27 ottobre 2020, la nuova amministratrice di sostegno, senza preavviso, e disponendo un vero e proprio prelievo forzoso, abbia trasferito il Gilardi in una Rsa;

   nel servizio è stato trasmesso un audio registrato durante il prelievo dal proprio domicilio da cui emergerebbe, inequivocabilmente, la sua lucidità di pensiero e la piena capacità di intendere e di volere nell'esprimere la sua ferma contrarietà al trasferimento forzoso presso la Rsa di cui, ad oggi, non si conosce l'indirizzo; si tratta di una circostanza, di cui non si comprende l'opportunità/necessità e che, oltre ad impedire alle persone care e al suo avvocato di visitarlo e di avere notizie, lo pone ancora di più in una condizione di confinamento sociale e umano che lo priva da oltre 40 giorni dell'affetto e della solidarietà delle persone che hanno realmente a cuore la sua sorte;

   da quanto emerso dai media, sembrerebbe che l'unica sua «colpa» sia essere un anziano benestante e al contempo generoso –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda esposta e se intendano promuovere iniziative di natura ispettiva presso la Rsa che ospita l'anziano, anche in relazione alle sue effettive condizioni psico-fisiche e alla sussistenza/permanenza dei presupposti sanitari e legali per mantenerne lo stato di allontanamento dal proprio domicilio.
(4-08067)


   CASCIELLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   stanno destando sgomento e scalpore le notizie, pubblicate in questi giorni sui quotidiani locali e sul web, afferenti il destino dell'ex tribunale di Salerno;

   mentre è in corso un vivace dibattito sull'utilizzo degli spazi rimasti vuoti, dopo il trasferimento di tutti gli uffici alla cittadella giudiziaria, una trattativa immobiliare sarebbe già stata avviata al Ministero della giustizia;

   sembra, infatti, che, già nelle scorse settimane, sul tavolo del Ministero della giustizia – proprietario dei locali della maxi struttura tra corso Vittorio Emanuele e corso Giuseppe Garibaldi – sia arrivata una proposta di un imprenditore salernitano che opera nel settore delle costruzioni che, in caso di risposta positiva, potrebbe trasformarsi ben presto in un'offerta;

   si parla di 7 milioni di euro per acquistare una parte del «palazzaccio» e destinarla a nuovi appartamenti di lusso da realizzare al posto delle aule, degli uffici del tribunale e della procura;

   l'edificio, realizzato e progettato dagli architetti Ernesto Donzelli e Nicola Cavaccini, con l'imponenza della sua architettura, le sue scenografie esterne ed interne di grande impatto visivo, rappresenta un inestimabile testimone della storia urbanistica, sociale e culturale della città, custode per quasi un secolo della giustizia e della attività della magistratura;

   tutte le forze sane della società civile, rappresentanti delle istituzioni, associazioni e comitati sono indignati e preoccupati per la sorte dello storico palazzo che per oltre 85 anni (dal 1934) ha ospitato il tribunale di Salerno;

   si chiede a gran voce l'apertura di un tavolo di discussione concertato o un concorso di idee che coinvolga i cittadini e i professionisti che hanno esperienze e competenze per individuare la miglior soluzione di riprogettazione e riqualificazione dello storico edificio in funzione dei reali interessi della comunità e della città;

   appena di fronte l'edificio in questione si trova un altro palazzo, quello che era la sede storica dell'ufficio centrale delle Poste di Salerno, oggi in parte dismesso, che è stato venduto ad un costruttore privato e trasformato in un residence di lusso ancora una volta mortificando la storia e le radici culturali della città attraverso la svendita del suo patrimonio storico edilizio –:

   sulla scorta di quanto esposto, quali siano i dettagli della proposta e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare perché venga restituita alla comunità salernitana la sacrosanta centralità nella scelta del destino di un edificio così importante per Salerno.
(4-08080)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   PEZZOPANE e BRUNO BOSSIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Unione europea, al fine di garantire l'interoperabilità dei sistemi di telepedaggio sull'intera rete stradale urbana e interurbana dell'Unione europea, ha emanato due direttive ed una decisione;

   la direttiva 2004/52/CE stabilisce le condizioni necessarie per garantire l'interoperabilità dei sistemi di telepedaggio nell'Unione, prevedendo la creazione di un servizio europeo di telepedaggio (Set);

   la decisione 2009/750/CE definisce che un Service Provider deve proporre ai propri clienti un servizio di telepedaggio interoperabile attraverso cui si possa procedere al pagamento in tutta Europa;

   la direttiva 2019/520/CE semplifica gli obblighi incombenti al fornitore del Set in relazione ai requisiti tecnologici per i veicoli leggeri, allo scopo di agevolare l'attuazione del Set nell'Unione europea;

   l'insieme di queste norme ha stabilito il quadro giuridico per il rapporto contrattuale tra gli esattori di pedaggi e i fornitori del servizio di telepedaggio nell'Unione europea che si basa sul principio di «accesso non discriminatorio» e ha liberalizzato il settore caratterizzato in Italia da un operatore unico cui si affiancano marginalmente due operatori stranieri;

   nessun fornitore del Set, ad oggi, opera in Italia, Telepass è il solo fornitore di servizi di pedaggio per il sistema nazionale e fornisce servizi agli utenti nei settori sottoposti a pedaggio non in qualità di fornitore del Set, bensì quale fornitore nazionale del servizio;

   si apprende, dal sito della Commissione europea, che il 3 dicembre 2020 la stessa ha inviato all'Italia una lettera di messa in mora per non aver ottemperato agli obblighi previsti dalla direttiva 2004/52/CE e decisione 2009/750/CE;

   la Commissione ritiene che l'Italia non stia adottando le misure necessarie per garantire l'accesso non discriminatorio dei fornitori del Set a causa della lentezza ingiustificata dell'iter contrattuale per la conclusione della procedura di accettazione, e della differenza rispetto al fornitore nazionale e della natura discriminatoria dei requisiti tecnologici da soddisfare;

   alle considerazioni della Commissione si aggiungono altri elementi che attestano che il principio dell'«accesso non discriminatorio» dei nuovi fornitori al servizio di telepedaggio presenta rilevanti limitazioni insite nelle differenze esistenti rispetto al fornitore nazionale che, attualmente, opera di fatto in regime di monopolio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei ritardi nella conclusione dei contratti con gli operatori del Set e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per garantire l'accesso non discriminatorio dei fornitori del Set e accelerare il processo di liberalizzazione.
(5-05290)


   LUCCHINI, MORRONE, RAFFAELLI, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, PAROLO, PATASSINI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di gennaio 2020 il Ministro interrogato si è recato in visita in Valmarecchia incontrando una delegazione di amministratori e imprenditori locali che rappresentano realtà leader nazionali nei propri settori di riferimento;

   durante questo incontro, con al centro il confronto e l'ascolto delle esigenze del territorio a partire dalle famiglie e dalle imprese che lo abitano, sono stati raccolti dal Ministro una serie di ragionamenti sulla necessità di soluzioni viarie alternative per un collegamento più efficace e in sicurezza tra la riviera, l'entroterra e i principali snodi autostradali della zona;

   la strada provinciale 258, nota come Strada Marecchiese, con decreto ministeriale pubblicato in Gazzetta ufficiale n. 22 del 28 gennaio 2020, è ufficialmente passata alle competenze di Anas. Il tratto di strada parte dall'innesto con la strada statale 16 ai confini con la regione Toscana e ha una estensione di chilometri 47,780;

   il tracciato totale della nuova variante alla Marecchiese sarà di 36,690 chilometri: una prima parte formata da una strada extraurbana secondaria a due corsie di marcia, per un totale di 8,176 chilometri che collegherà Ponte Messa a Novafeltria; una seconda, formata da una strada extraurbana principale a quattro corsie, di lunghezza 28,322 chilometri, che unirà Novafeltria al futuro casello autostradale di Rimini Fiera, ed anche una galleria che sarà realizzata in località Montefotogno;

   toccherà ora al Governo centrale concretizzare, questo progetto che si pone diversi obiettivi in primis rendere la Strada Marecchiese meno congestionata dal traffico, con beneficio per i centri abitati alleviati dallo smog, per i cittadini che potranno spostarsi più celermente da una località all'altra, per le aziende che potranno contare su collegamenti stradali più rapidi ed efficienti, per i servizi di soccorso che potranno operare con maggior celerità. In secondo luogo, la nuova variante potrà connettere i sette comuni dell'Alta Valmarecchia alla Riviera, aprendo così interessanti scenari in ottica turismo –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda mettere in atto, per quanto di competenza, in riferimento all'incontro di gennaio 2020 in Valmarecchia e quali, saranno i tempi certi di realizzazione della nuova variante della Marecchiese.
(5-05291)


   MARAIA, DEIANA, ILARIA FONTANA, DAGA, D'IPPOLITO, DI LAURO, FEDERICO, LICATINI, ALBERTO MANCA, MICILLO, TERZONI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nelle parti dedicate alla «mobilità sostenibile», alle infrastrutture ed ai collegamenti terrestri e marittimi, si prefigge vari obbiettivi: la realizzazione di un sistema infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e sostenibile dal punto di vista ambientale; l'introduzione di sistemi digitali di monitoraggio da remoto per la sicurezza delle arterie stradali e conseguenti urgenti opere per la messa in sicurezza di arterie stradali, ponti e viadotti ammalorati; investimenti per un sistema portuale competitivo e sostenibile dal punto di vista ambientale per sviluppare i traffici collegati alle grandi linee di comunicazione europee; la valorizzazione del ruolo dei porti del Sud Italia nei trasporti infra-mediterranei e per il turismo;

   in particolare, aggiungendo risorse a progetti già esistenti e accelerandoli, nonché introducendone di nuovi, si punterà a realizzare e completare opere che fanno parte di progetti infrastrutturali europei o che vadano a colmare lacune che hanno sin qui penalizzato lo sviluppo economico del Paese e, in particolare, del Mezzogiorno e delle Isole;

   altri obbiettivi esposti riguardano la de-carbonizzazione e riduzione delle emissioni inquinanti attraverso il potenziamento del trasporto passeggeri e merci su ferrovia (passaggio da gomma a ferro), la «Connettività e Sviluppo» della coesione territoriale con riduzione dei tempi di percorrenza, la digitalizzazione dei sistemi di controllo, attraverso l'uso sistematico del Building Information Modeling (Bim), e conseguente messa in sicurezza delle infrastrutture stradali (ponti, viadotti e gallerie), nonché lo sviluppo della competitività dei traffici e il sostegno alla competitività del sistema produttivo del Mezzogiorno –:

   se siano previste risorse ulteriori per il potenziamento e la realizzazione di nuove opere infrastrutturali stradali di collegamento tra zone portuali e Zone economiche speciali, anche nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
(5-05292)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   EVA LORENZONI, BORDONALI, DONINA e FORMENTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dei diversi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri e ordinanze riguardanti le misure d'emergenza poste in essere per fronteggiare la pandemia da coronavirus, il numero delle corse ad alta velocità sulla direttrice ferroviaria Torino-Milano-Venezia è stato progressivamente e notevolmente diminuito;

   la tratta in questione interessa anche la città di Brescia; proprio dalla città di Brescia si muovono quotidianamente diverse migliaia di pendolari, che si spostano per ragioni di lavoro o di studio in direzione della città di Milano;

   pur con una sensibile diminuzione, anche durante i lockdown e nelle successive fasi che hanno interessato la regione Lombardia, il numero di pendolari diretto verso Milano da Brescia si è mantenuto elevato;

   una parte consistente di questi viaggiatori utilizza il servizio ad alta velocità, usufruendo di treni di tipologia Frecciarossa 1000 e Frecciarossa 500 come principale mezzo di spostamento;

   il suddetto servizio è garantito ai pendolari con apposito abbonamento, che ha un costo che varia dai 160 ai 210 euro mensili, a seconda della tipologia di viaggio e dell'eventuale integrazione con biglietto della metropolitana milanese;

   la suddetta divisione del traffico tra pendolari che utilizzano i treni regionali e pendolari ad alta velocità è fondamentale per decongestionare il traffico ferroviario su una delle direttrici più utilizzate della Lombardia e del Paese;

   alla data odierna Trenitalia ha deciso di ridurre drasticamente l'offerta di viaggio, mantenendo attive soltanto 4 corse giornaliere, di cui 2 in andata alla mattina (Frecciarossa delle 8,09 in direzione Milano da Brescia e Frecciarossa delle 9,09 in direzione Milano da Brescia) e due dedicate al ritorno in orario pomeridiano e serale (Frecciarossa della 16,.13 da Milano Porta Garibaldi e Frecciarossa delle 17,45 da Milano centrale);

   in data 17 gennaio 2021 è stata segnalata, a partire dal mese di febbraio, la cancellazione del treno Frecciarossa delle 17,45, attualmente utilizzato da centinaia di pendolari;

   il suddetto treno rappresenta l'unico mezzo idoneo per il viaggio di ritorno, tenuto conto di come il treno delle 16,13 da Porta Garibaldi risulti del tutto inutile per la stragrande maggioranza di coloro che viaggiano a fini lavorativi;

   la cancellazione del treno Frecciarossa delle 17,45 rende, di fatto, dimezzata l'efficacia dell'abbonamento ad alta Velocità per i pendolari bresciani;

   la cancellazione del suddetto treno provocherà un sensibile aumento di viaggiatori sui treni regionali, rendendo impossibile il necessario distanziamento sociale sui mezzi e causando gravi rischi per la salute pubblica in un momento delicato per il Paese;

   la cancellazione del suddetto treno, sommata alla drastica riduzione dell'offerta complessiva di Trenitalia, rappresenta un danno notevole per un centro economico della portata di Brescia, che necessita, anche in questo momento, di connessioni infrastrutturali adeguate con Milano;

   alle considerazioni di natura economica su una scelta ad avviso degli interroganti, assolutamente irresponsabile, anche dal punto di vista della salute pubblica, si sommano considerazioni di natura etica, tenuto conto di come Trenitalia sia di proprietà al 100 per cento del gruppo Ferrovie dello Stato italiane controllato a sua volta al 100 per cento dallo Stato per mezzo del Ministero dell'economia e delle finanze –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare con riguardo alle criticità esposte nelle premessa e si intenda assumere direttamente iniziative nei confronti di Trenitalia, attraverso il gruppo Ferrovie dello Stato italiane, al fine di sanare questa situazione, tenuto conto di come le scelte operate da Trenitalia siano potenzialmente lesive, oltre che degli interessi economici dei pendolari, anche e soprattutto della loro salute.
(5-05295)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOFFILI, LUCCHINI, CAPITANIO, DONINA, FURGIUELE, GIACOMETTI, MACCANTI, MORELLI, RIXI, TOMBOLATO, ZANELLA e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   già con atto di sindacato ispettivo n. 4-07791, tuttora privo di risposta, l'interrogante poneva l'accento sulle criticità infrastrutturali della Sardegna, i cui collegamenti non rispecchiano la vastità geomorfologica dell'isola, lasciando intere zone, specie quelle interne, completamente isolate;

   in particolare, l'interrogante richiamava l'attenzione del Ministro sulla strada statale 131, principale arteria che collega i due capi dell'isola in direzione nord-sud da Porto Torres a Cagliari, in mancanza di un'autostrada, e sullo stato in cui la medesima versa, con tratti di cantieri aperti da tempo, lunghi restringimenti della carreggiata nei due sensi di marcia, e centinaia di metri di manto stradale con sfasamenti che costituiscono un serio pericolo per gli automobilisti nei giorni di pioggia;

   innegabilmente tale situazione costituisce non solo un aggravio della già alta densità di traffico che connota la strada statale 131, ma anche e soprattutto un grosso rischio di incidenti per chi è costretto a percorrerla quotidianamente;

   a riprova di quanto si afferma si cita l'ennesimo crollo avvenuto, il 16 gennaio 2021, dal chilometro 163 al chilometro 164,200, all'altezza di Bonorva, nel Sassarese, creando un'enorme voragine;

   la carreggiata dove si è verificato il cedimento, in direzione Cagliari, era già stata chiusa al traffico dall'Anas per lavori di manutenzione ed a determinare la spaccatura sull'asfalto sarebbero state, per l'appunto, le intense piogge degli ultimi giorni, che hanno saturato il terreno provocando il rigonfiamento ed infine il cedimento –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare con riguardo alle criticità esposte in premessa, inclusa la non più rinviabile adozione, da parte dell'Anas, di appositi e tempestivi interventi di ripristino del manto stradale in sicurezza.
(4-08064)


   GIACOMONI, SPENA, CALABRIA, BARELLI e RUGGIERI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la stazione di Vigna Clara fu istituita come stazione di testa di un collegamento ferroviario con lo stadio olimpico di Roma previsto per il campionato del mondo del 1990, cessando tuttavia il servizio dopo soli otto giorni al termine della manifestazione;

   tale la stazione, per quanto consta all'interrogante, risulterebbe del tutto collaudata e pronta per il suo utilizzo, ma sino ad oggi risulta ancora tutto fermo, nonostante la zona circostante soffra da anni in modo cronico di assenza di collegamenti con il resto della capitale e si continui a rinviare di anno in anno la riapertura;

   in data 6 febbraio 2020 il sindaco di Roma, Virginia Raggi, aveva diffuso un comunicato dove si leggeva che la stazione di Vigna Clara sarebbe stata riaperta entro l'anno 2020, grazie ai lavori di Rete ferroviaria italiana, spiegando che il collegamento rappresenta una valida alternativa a chi abita e lavora in quel territorio. In particolare il sindaco di Roma aveva dichiarato: «Costò la bellezza di 100 miliardi di vecchie lire. Ieri è stata una giornata importante per i residenti del quadrante nord di Roma: dopo anni di attesa sono iniziati i collaudi dei treni nella stazione di Vigna Clara. Prove tecniche indispensabili per aprire la nuova fermata ed avviare il servizio ferroviario entro l'anno». E ancora «Il treno simulerà il percorso per nove giorni mentre i tecnici saranno impegnati nel testare l'impatto sugli edifici, misurando vibrazioni e rumore. Questo è il primo passo per completare l'anello ferroviario, la circle line di Roma. Praticamente una linea su ferro che corre attorno al centro della città e si collega alla restante rete del trasporto pubblico... Quella della stazione di Vigna Clara è una vicenda lunga e ingarbugliata...Dopo numerose battaglie legali è arrivata la sentenza del Tar che ha sbloccato la situazione. Lo scorso anno abbiamo approvato l'intesa con Rfi per il completamento del raddoppio della linea Vigna Clara-Valle Aurelia e per lo sblocco dei lavori per la chiusura dell'anello ferroviario con la realizzazione del nodo di scambio a Tor di Quinto. Tutti interventi necessari per dare alla nostra città più collegamenti e ampliare la mappa di opere su ferro, dalla periferia al centro»;

   la stazione di Vigna Clara riveste chiaramente un'importanza cruciale per il comune di Roma, collegando il quadrante nord con il resto della capitale e non si comprendono i motivi, anche alla luce delle dichiarazioni del sindaco di Roma, dei continui ritardi per la sua definitiva apertura;

   la definitiva apertura della stazione richiede tra l'altro l'effettuazione delle necessarie verifiche da parte dell'agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (ANSFIA) –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto rappresentato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere con la massima sollecitudine affinché RFI, affidataria dell'opera, espleti ogni adempimento necessario al fine di assicurare l'apertura della stazione di Vigna Clara e la piena attivazione della linea ferroviaria Valle Aurelia-Vigna Clara.
(4-08084)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZANELLA, IEZZI e MORELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, cosiddetto milleproroghe 2021, all'articolo 13, comma 13, stabilisce la sospensione degli sfratti «limitatamente ai provvedimenti di rilascio adottati per mancato pagamento del canone alle scadenze e ai provvedimenti di rilascio conseguenti all'adozione (...) del decreto di trasferimento di immobili pignorati ed abitati dal debitore e dai suoi familiari», e di fatto, quindi, permette la ripresa degli sgomberi delle famiglie non in stato di bisogno e senza titolo abitativo;

   l'assessore della regione Lombardia, Stefano Bolognini, ha recentemente sollecitato il prefetto di Milano per chiedere di intervenire presso il Governo e convocare quanto prima il tavolo tecnico che coordina gli sgomberi programmati delle case popolari e simili sollecitazioni sono state avanzate anche dai presidenti dei municipi di Milano, in particolare dal presidente del Municipio 4 Paolo Guido Bassi, a proposito della situazione di alcuni quartieri con significativa presenza di edilizia residenziale pubblica, quali il Molise-Calvairate, il Corvetto-Mazzini e via Salomone, e dal presidente del municipio 2, Samuele Piscina, in merito ai caseggiati di via Celentano e di via Palmanova;

   ripartire in fretta con le operazioni di recupero delle case popolari sgomberando chi le occupa abusivamente che, oltre ad impossessarsi di case che non gli spettano, punta anche al controllo del territorio. Veri e propri racket, contro i quali l'interrogante ha già più volte sollecitato, anche al Ministro interrogato, una importante operazione che dovrebbe vedere coinvolti tutti i livelli istituzionali, orientata prioritariamente verso i gruppi organizzati che gestiscono le occupazioni illegali, perché liberare quegli appartamenti rappresenterebbe l'inizio di un percorso di bonifica sociale in diversi quartieri dove le situazioni di sofferenza e disagio dei residenti in regola con la legge sono evidenti da tempo; nel 2019 grazie al lavoro di regione Lombardia, prefettura e Aler Milano, le occupazioni abusive erano scese di circa 500 unità, mentre nel 2020, proprio a causa del blocco degli sgomberi programmati imposto dal Governo con le misure anti-Covid, il numero complessivo è purtroppo risalito;

   per ottenere obiettivi importanti, però, occorre anche dare piena applicazione al decreto cosiddetto sicurezza in materia di occupazioni, con apposite risorse finanziarie da stanziare, coinvolgendo anche la polizia locale, che invece tarda ad intervenire sulle flagranze nelle proprietà di Aler, secondo le indicazioni ricevute dal comune, mentre i quartieri popolari andrebbero al contrario maggiormente presidiati anche come deterrente al racket delle occupazioni abusive:

   per la riattivazione dei tavoli tecnici, a seguito del parziale sblocco alla ripresa degli sfratti conseguente al decreto-legge proroga termini, la regione Lombardia ha già provveduto a scrivere al prefetto di Milano e l'interrogante, come detto, ha già più volte sollecitato il Ministro sulla stessa materia –:

   se intenda, quanto prima, adottare le iniziative di competenza affinché i prefetti, in particolari modo quello di Milano, riprendano i tavoli tecnici che coordinano gli sgomberi programmati delle case popolari, alla luce dello sblocco operato con il decreto-legge «proroga termini», al fine di arginare il fenomeno del racket dei gruppi organizzati che gestiscono le occupazioni abusive di case popolari.
(4-08075)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i distaccamenti volontari dei vigili del fuoco forniscono un importante servizio di supporto ai comandi provinciali dislocati sul territorio nazionale;

   per contribuire in maniera fattiva al miglioramento delle dotazioni tecniche dei comandi di appartenenza, spesso insufficienti per .svolgere un soccorso adeguato, è divenuto sempre più frequente l'acquisto di automezzi o attrezzature da parte dei distaccamenti, anche attraverso la raccolta di fondi fra i cittadini o erogazioni da parte di aziende, enti pubblici o privati, da donare al Ministero (sia in forma di donazione che di comodato gratuito) al fine di un loro utilizzo sul territorio;

   da quanto noto all'interrogante sarebbe sempre più usuale l'ordinario e consueto trasferimento degli automezzi o delle attrezzature di cui sopra dai distaccamenti per un loro utilizzo stabile, o comunque per lunghi periodi di tempo, presso i comandi o le sedi permanenti dei vigili del fuoco, distogliendoli di fatto dall'uso concordato;

   a tale proposito, si segnala che situazione analoga si sarebbe verificata anche riguardo ad un'autoscala di ultima generazione acquistata dal distaccamento di San Pietro in Casale (Bo) ma che risulta essere stabilmente in uso presso la centrale di Bologna o presso il distaccamento permanente del Centro Cittadino «Carlo Fava»;

   quanto esposto comporta un continuo depauperamento delle dotazioni acquisite dalle sedi volontarie che attraverso le modalità sopra indicate avrebbero l'opportunità di potenziare i propri mezzi e le proprie attrezzature per offrire un servizio più efficiente a salvaguardia del proprio territorio;

   le elargizioni ricevute dai distaccamenti volontari dovrebbero configurarsi di fatto come donazioni modali che dovrebbero vincolare al distaccamento stesso la destinazione d'uso del bene che sarà oggetto di donazione o comodato gratuito a favore dell'amministrazione, per tramite del comando di competenza territoriale in cui presta il proprio servizio la sede volontaria –:

   se non ritenga necessario ed urgente che venga effettuata dalla direzione amministrativa del Corpo nazionale dei vigili del fuoco una più chiara identificazione interna della destinazione d'uso dei mezzi o delle attrezzature in questione al fine di una più esplicita definizione delle effettive attribuzioni ai singoli comandi e, in caso affermativo, quali iniziative intenda adottare in tal senso;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative affinché vengano salvaguardati i distaccamenti volontari dal continuo depauperamento delle dotazioni da essi stessi acquisite, anche grazie alle donazioni volontarie ricevute, che dovrebbero essere utilizzate prevalentemente a beneficio dei singoli territori e non indistintamente del comando nel suo complesso.
(4-08078)


   SPESSOTTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 30 ottobre 2017 il comune di San Donà di Piave ha venduto ad Autovie Venete s.p.a. il fabbricato sito in via Giorgione n. 99, sede della caserma della polizia stradale – Compartimento per il Veneto;

   l'alienazione dell'immobile in questione fu richiesta, in vece di Autovie Venete, da parte del presidente della regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, nominato nel 2008 dal Presidente del Consiglio dei ministri quale commissario delegato per l'emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilità nell'autostrada A4 nella tratta Quarto d'Altino-Trieste e nel raccordo autostradale Villesse-Gorizia. La nomina prevedeva il compimento delle iniziative finalizzate alla realizzazione delle opere necessarie per risolvere lo stato emergenziale e l'adozione di atti e provvedimenti occorrenti alla urgente realizzazione delle opere, tra le quali risultava anche la costruzione di una caserma per la polizia stradale del compartimento del Veneto;

   le mutate esigenze organizzative della polizia di Stato sul territorio, unitamente alla constatazione dell'eccessiva onerosità della costruzione di una nuova caserma e alla necessità di adeguare il piano alle sopravvenute esigenze per la realizzazione della terza corsia dell'autostrada A4, hanno indotto a ricercare soluzioni alternative;

   l'articolo 2 della convenzione tra Autovie Venete e il Ministero dell'interno prevede espressamente che la società Autovie Venete debba assumere l'obbligo di costruzione e di manutenzione delle caserme per il servizio dei reparti della polizia stradale e l'onere di attuare eventuali ristrutturazioni delle caserme, attraverso interventi di riqualificazione funzionali ad un efficientamento eco-sostenibile;

   da parte dell'amministrazione di San Donà di Piave, l'alienazione fu concessa e motivata dalla necessità e condizione vincolante, presente nell'accordo, di fornire alla polizia stradale soprattutto locali sistemati e ristrutturati, adeguati alle vigenti condizioni di sicurezza e di salubrità;

   il prezzo concordato, assai conveniente (pari a 150 mila euro), fu determinato in quanto lo scopo della vendita fu la ristrutturazione, previa acquisizione, dell'immobile, in luogo della costruzione di un edificio ex novo, in modo da assicurare pertanto la permanenza del Distaccamento della Polizia Stradale;

   alla data di acquisto, la convenzione per la concessione autostradale era scaduta il 31 marzo 2017 e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali, dispose «di proseguire nella gestione della Concessione medesima secondo i termini e le modalità previste dalla Convenzione vigente, in modo da garantire l'espletamento del servizio autostradale senza soluzione di continuità», nelle more del trasferimento della gestione a nuovo concessionario autostradale;

   a marzo 2018, tra la regione autonoma Friuli Venezia Giulia e la regione Veneto, in virtù di quanto previsto dall'articolo 13-bis del decreto-legge n. 148 del 2017, è stata costituita la società «in house» «Società Autostrade Alto Adriatico S.p.A. (SAAA)» finalizzata alla assunzione, alla gestione e all'esercizio della concessione autostradale trentennale delle tratte autostradali in capo ad Autovie Venete;

   a più di due anni dalla sua costituzione, la Saaa resta una sorta di scatola vuota e Autovie Venete continua a operare in un regime di prorogatio, senza peraltro rispettare i suoi impegni. Infatti, a distanza di oltre 3 anni, nessun intervento di ristrutturazione nella caserma suddetta è ancora stato realizzato né avviato –:

   se il Governo sia aggiornato riguardo alla programmazione degli interventi da effettuare alla sede della caserma della Polizia Stradale di San Donà di Piave;

   se intenda chiarire quale sia attualmente il soggetto istituzionale di riferimento al quale inoltrare le istanze per i ritardi riguardanti la ristrutturazione e messa in sicurezza della caserma suddetta;

   se intenda fornire elementi sui tempi relativi alla piena operatività di Autostrade Adriatico s.p.a.
(4-08081)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   RUGGIERO, D'ARRANDO, LOREFICE e SARLI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in seguito all'emergenza epidemiologica da Covid-19, il Ministero dell'istruzione ha espresso la volontà di predisporre un servizio di assistenza psicologica al fine di fornire un supporto su tutto il territorio nazionale rivolto al personale scolastico, agli studenti e alle famiglie, per rispondere ai traumi e ai disagi derivati dall'emergenza Covid-19, e avviare un sistema di assistenza e supporto psicologico a livello nazionale per prevenire l'insorgere di forme di disagio e/o malessere psico-fisico tra gli studenti delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado;

   in data 9 ottobre 2020 è stato firmato un protocollo d'intesa tra Ministero dell'istruzione e il Consiglio nazionale ordine psicologi (Cnop) per avviare un servizio di assistenza psicologica nelle istituzioni scolastiche;

   dal mese di novembre 2020, molte istituzioni scolastiche hanno dato avvio alla pubblicazione dei bandi per la ricerca di uno psicologo scolastico e sono giunte numerose segnalazioni dall'Ordine degli psicologi e dalle associazioni di categoria degli psicologi maggiormente rappresentative sul territorio nazionale, sulla non conformità dei bandi rispetto al protocollo d'intesa; al riguardo sono emerse diverse criticità:

    precedenza a docenti interni che sono anche psicologi rispetto agli esterni per effetto dell'applicazione da parte dei dirigenti scolastici dell'articolo 7, comma 6, lettera b), del decreto legislativo n. 165 del 2001 che impone all'amministrazione di conferire incarichi individuali previo accertamento dell'impossibilità oggettiva di utilizzare le risorse umane disponibili al suo interno, così non rispettando il protocollo d'intesa all'articolo 2, comma 2.2, lettera b), che recita: «impossibilità, per tutta la durata dell'incarico da parte degli psicologi selezionati di stabilire rapporti professionali di natura diversa rispetto a quelli oggetto del presente Protocollo con il personale scolastico e con gli studenti e le loro famiglie delle istituzioni scolastiche nelle quali presentano il supporto psicologico». È necessario salvaguardare l'obiettivo dello stesso protocollo e dell'articolo 26 del codice deontologico degli psicologi;

    bandi al ribasso, applicando il decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, attribuendo un punteggio maggiore ai candidati che hanno presentato un'offerta con compenso inferiore alle 40 euro lordi/ora per la prestazione professionale, stabilito in accordo con il Ministero dell'istruzione e comunicato con nota ai direttori generali e dirigenti titolari degli uffici scolastici regionali;

    in alcuni bandi viene chiesto come requisito di accesso al bando la laurea magistrale, mentre è requisito normativo (legge n. 56 del 1989) per l'esercizio della professione di psicologo l'iscrizione all'Albo; in tal senso il protocollo stabilisce l'iscrizione da almeno tre anni. Talvolta, viene richiesto come requisito di accesso la specializzazione in psicoterapia che il protocollo non prevede;

    alcuni bandi prevedono la retribuzione attraverso ricevute di prestazione occasionale, mentre gli psicologi hanno l'obbligo di rilasciare fattura e dunque di avere una partita Iva. L'Agenzia delle entrate con la risoluzione 19 ottobre 2015 n. 88/E ha chiarito, in coerenza con quanto affermato dalla Corte di Cassazione Civile, con sentenza 27 marzo 1987, n. 2297, che, l'abitualità dell'esercizio professionale è insita nell'iscrizione del professionista all'Albo, costituente titolo per l'affidamento di compiti in modo ricorrente;

    ritardi o assenza della pubblicazione dei bandi da parte di istituzioni scolastiche di alcune regioni –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di eliminare le criticità sopra esposte e dare un indirizzo univoco ai dirigenti scolastici, data l'imminente scadenza dei bandi e l'obbligatorietà degli psicologi vincitori del bando di effettuare almeno 20 ore entro dicembre 2020.
(4-08079)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   nella seconda metà del 2014 Alitalia Cai, la compagnia aerea italiana avviò le procedure di licenziamento per 2.250 lavoratori;

   tali licenziamenti erano funzionali, come esplicitato negli stessi accordi sindacali firmati a metà del 2014 da Cisl, Uil e Ugl, a favorire il 1° gennaio 2015 il decollo di Alitalia Sai, partecipata al 49 per cento da Etihad e al 51 per cento da Alitalia Cai stessa, attraverso la società veicolo Midco spa, in cui era confluita anche Poste italiane;

   molti dei lavoratori che prima del passaggio delle attività ad Alitalia Sai sono stati espulsi dalla produzione da Alitalia Cai, nata dalla privatizzazione di Alitalia Lai nel 2009, tra la fine del 2014 e gli inizi del 2015, hanno impugnato il licenziamento e sono ricorsi al tribunale del lavoro per richiedere l'annullamento del licenziamento e la conseguente reintegra in servizio nella nuova Alitalia Sai stessa;

   le prime ordinanze emesse dai tribunali del lavoro a cui si sono rivolti i lavoratori a Roma, Milano, Busto Arsizio, Civitavecchia, Napoli, Brindisi ed altre città, sono state emesse agli inizi del 2016, prima dell'avvio dell'amministrazione straordinaria di Alitalia Sai del 2 maggio 2017 e tuttora in corso. Solo alcuni ricorsi sono giunti ormai in Cassazione, mentre la maggioranza sono ancora fermi in attesa dei pronunciamenti delle corti di appello;

   gran parte dei pronunciamenti dei giudici hanno definito l'illegittimità dei licenziamenti, mentre diverse sono le sentenze di reintegra emesse sia durante l'esercizio in bonis delle attività della compagnia Alitalia Sai, sia dopo l'avvio delle procedure concorsuali del 2 maggio 2017;

   purtroppo, però, non tutte le sentenze di reintegra sono state ottemperate sia da Alitalia Sai, sia, addirittura, da Alitalia Sai in A.S;

   sono diversi i casi in cui le sentenze di reintegra emesse hanno determinato, in spregio alle norme esistenti, solo una «reintegra amministrativa», senza prevedere il rientro in servizio del lavoratore destinatario del pronunciamento del tribunale del lavoro e/o della corte di appello e/o della Corte di Cassazione;

   esistono casi di lavoratori che, pur appartenendo ad un settore che al momento della sentenza di reintegra era in sottorganico (a tal proposito, erano stati predisposti degli spostamenti di personale da altri settori per aumentarne la forza lavoro), non sono state riammesse in servizio ma lasciate a casa;

   stessa sorte è toccata anche a lavoratori con accertata disabilità che non sono stati riammessi in servizio nonostante la stessa Alitalia Sai fosse in profonda scopertura rispetto al numero dei lavoratori disabili in forza, come previsti dalla legge n. 68 del 1999;

   analogamente anche a quanto successo a lavoratori appartenenti alle categorie protette, nonostante, anche in questi casi, Alitalia Sai non avesse in organico il numero previsto dalla norma di lavoratori ex articolo 18 della legga n. 68 del 1999;

   a quanto consta agli interpellanti, Alitalia Sai per tutti i lavoratori reintegrati, invece di ripristinare l'anzianità di servizio maturata dalla loro effettiva assunzione, ha stabilito, indicandola nei prospetti paga di questi dipendenti, una anzianità notevolmente inferiore, calcolandola a partire dalla data della stessa sentenza di reintegra;

   tale scelta aziendale risulta, ad avviso degli interpellanti, evidentemente ritorsiva in quanto penalizza tali dipendenti in eventuali selezioni del personale attivabili a fronte, ad esempio, di licenziamenti collettivi o in qualunque altra circostanza in cui va tenuta in considerazione l'anzianità di servizio maturata;

   è altresì importante sottolineare che a molti dei lavoratori reintegrati, che sono stati anche esclusi dai benefit aziendali, quali ad esempio, l'emissione di biglietti aerei scontati per personale dipendente della compagnia, sarebbe stato negato l'accesso alla rete intranet e di conseguenza la partecipazione ai cosiddetti «Job Posting» avviati dalla compagnia stessa, ovvero selezioni del personale interno disponibile a essere trasferito dal proprio settore di appartenenza a un altro per svolgere mansioni diverse. L'impossibilità di accedere alla rete intranet ha impedito, infatti, la tempestiva informazione dell'avvio di tali processi di selezione avviati dalla compagnia stessa, pregiudicando la possibilità ai dipendenti reintegrati in giudizio di partecipare ai suddetti «concorsi» interni;

   non ultimo è importante segnalare che, a quanto risulta agli interpellanti, per molti reintegrati non è stato ripristinato lo stipendio percepito prima del licenziamento;

   benché sia stata segnalata tale discriminazione, anche ai commissari straordinari succedutisi, non e stato disposto alcun adeguamento nel versamento delle spettanze previste, penalizzando per diverse centinaia di euro al mese i livelli retributivi spettanti ai lavoratori reintegrati;

   peraltro, in alcuni casi a seguito di una sentenza pronunciata prima dell'avvio dell'amministrazione straordinaria e attuata successivamente all'avvio dalla stessa si è determinato un errato calcolo delle prestazioni erogate da Inps, a titolo di cassa integrazione e integrazione del fondo di solidarietà;

   i lavoratori reintegrati e non fatti rientrare in servizio, sono stati sospesi in cassa integrazione guadagni straordinaria a zero ore dall'amministrazione straordinaria;

   purtroppo, l'integrazione del fondo di solidarietà è calcolato sugli stipendi percepiti prima della sospensione stessa: essendo più bassi del dovuto, la scelta aziendale di tagliare, ad avviso degli interpellanti, arbitrariamente ed illegittimamente, le retribuzioni dei reintegrati ha finito di penalizzarli anche negli ammortizzatori sociali percepiti. Anche su questa questione, l'azienda, seppur sollecitata a compensare le differenze retributive maturate e a comunicare all'Inps l'importo esatto delle retribuzioni, non è intervenuta, lasciando cadere puntualmente le richieste effettuate. Tale profilo, peraltro, a giudizio degli interpellanti, potrebbe configurare anche un reato da parte dell'amministrazione straordinaria –:

   se i Ministri interpellati siano a conoscenza delle discriminazioni operate da Alitalia Sai citate in premessa;

   quali iniziative di competenza intendano assumere per garantire ai lavoratori interessati:

    a) la reintegra nelle mansioni e nello stipendio comprensivo del riconoscimento dell'anzianità di servizio e degli arretrati;

    b) l'applicazione delle disposizioni vigenti ai sensi della legge n. 68 del 1999;

    c) l'accesso ai benefit per il personale dipendente e l'accesso alla rete intranet per consentirete, caso si prevedesse di nuovo, l'accesso ai cosiddetti «Job Posting»;

   se intendano adottare le iniziative di competenza affinché l'azienda comunichi all'Inps l'importo esatto delle retribuzioni spettanti prima della sospensione, in modo da calcolare il corretto importo della prestazione di cassa integrazione e del fondo di solidarietà del trasporto aereo nonché per permettere che l'Inps ed il fondo versino le differenze maturate dal 2 maggio 2017 ad oggi.
(2-01082) «Fassina, Fornaro».

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENEDETTI, VIZZINI, TRANO e GIANNONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177, recante «Disposizioni in materia di razionalizzazione delle funzioni di polizia e assorbimento del Corpo forestale dello Stato, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, lettera a), della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche» ha previsto l'assorbimento del personale e delle funzioni del Corpo forestale dello Stato in diverse amministrazioni statali (quali, Arma dei Carabinieri, polizia di Stato, vigili del fuoco, Guardia di finanza, Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali);

   l'articolo 18 del decreto legislativo richiamato prevede, al comma 11, che «Il personale del Corpo forestale dello Stato transitato ai sensi del presente decreto ... conserva il regime di quiescenza dell'ordinamento di provenienza»;

   al personale transitato dal 1° gennaio 2017, quindi, si continuano ad applicare il regime di quiescenza e previdenziale dell'ordinamento «Comparto Sicurezza e Difesa» ed istituti quali, ad esempio: il mantenimento del diritto alla maggiorazione di 1/5 ai fini pensionistici, per un massimo di 5 anni, di contributi figurativi di cui all'articolo 3 della legge n. 284 del 1977; la maggiorazione della base pensionabile con l'attribuzione dei sei scatti (2,5 per cento a scatto) calcolati sullo stipendio in godimento all'atto del pensionamento, ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 165 del 1997; l'applicazione del cosiddetto moltiplicatore alla base pensionabile, all'atto del collocamento a riposo per raggiunti limiti di età, ai sensi dell'articolo 3, comma 7, del decreto legislativo n. 165 del 1997 ed il mantenimento dei requisiti per il diritto alla pensione di anzianità previsti per il personale appartenente al Comparto sicurezza, in base alla normativa previdenziale vigente;

   purtroppo, l'applicazione di tale norma non è mai stata oggetto di una apposita circolare esplicativa da parte dell'Inps alle proprie sedi territoriali, causando, a volte, rallentamenti nella concessione dei trattamenti pensionistici e quindi difformità interpretative –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto rappresentato in premessa e se non ritenga opportuno dare indicazioni operative alla competente direzione generale volte all'emanazione di una circolare esplicativa per riaffermare quanto previsto dall'articolo 18, comma 11, del decreto legislativo n. 177 del 2016 in argomento, ovvero che, nei confronti del personale del Corpo forestale dello Stato transitato a seguito della riforma, in particolare nelle amministrazioni statali diverse da quelle cui afferiscono le forze di polizia, continui a trovare applicazione la disciplina del decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 165, ovvero il regime di quiescenza, previdenziale e di trattamento di fine servizio dell'ordinamento di provenienza.
(4-08071)


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   fra i provvedimenti attuati con la legge n. 335 del 1995, che riformava il sistema pensionistico obbligatorio e complementare, vi è stata l'introduzione della distinzione fra i lavoratori che alla data del 31 dicembre 1995 avevano maturato un'anzianità contributiva di almeno 18 anni e quelli che alla stessa data avevano maturato un'anzianità inferiore, stabilendo che ai primi sarebbe spettata una pensione liquidata sulla base del cosiddetto «sistema misto»:

   l'importo spettante è pertanto composto da una prima quota, calcolata sulla base del sistema retributivo vigente all'epoca relativamente agli anni di anzianità maturati fino al 31 dicembre 1995, ed una seconda quota calcolata secondo il sistema contributivo relativamente agli anni maturati dopo tale data;

   da alcuni anni è tema di dibattito la modalità di calcolo del trattamento pensionistico spettante agli ex appartenenti alle Forze armate e di polizia che percepiscono una pensione liquidata con il sistema misto, dal momento che, per consuetudine, l'Inps calcola la prima quota applicando l'aliquota del 35,9 per cento prevista dall'articolo 44 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973 per i dipendenti civili dello Stato, invece che l'aliquota del 44 per cento stabilita dal successivo articolo 54 del medesimo decreto per il personale militare;

   sono sempre più numerose le sentenze favorevoli agli ex militari emesse dalle sezioni regionali della Corte dei conti in seguito al ricorso presentato dagli stessi per ottenere l'applicazione dell'aliquota prevista dall'articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973;

   i ricorsi finora presentati dall'Inps alla Corte dei conti centrale d'appello hanno avuto esito sfavorevole condannando l'Istituto a risarcire al ricorrente le spese legali e processuali nonché, in applicazione dell'articolo 54 sopra richiamato, alla liquidazione con arretrati;

   nonostante quanto evidenziato, l'Inps, per quanto consta all'interrogante, continua a non allinearsi a quanto stabilito dalle molteplici sentenze emesse dalla giustizia amministrativa;

   oltre al grave danno economico che continua a perpetrarsi nei confronti del personale militare collocato in quiescenza, la riluttanza della dirigenza dell'Inps ad ottemperare a quanto stabilito, ormai in maniera più che consolidata, dalla giurisprudenza, alimenta, secondo l'interrogante, un inutile spreco di denaro ai danni dei contribuenti caricando altresì la magistratura amministrativa di un'evitabile mole di lavoro –:

   se, alla luce di quanto sopra esposto, non ritenga necessario adottare urgentemente iniziative affinché l'Inps, anche in ottemperanza a quanto stabilito – e ribadito in più occasioni – dalle sentenze emesse dalla Corte dei conti, ai fini del calcolo del trattamento pensionistico del personale militare collocato in quiescenza, applichi l'aliquota del 44 per cento così come previsto dall'articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973.
(4-08076)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali . — Per sapere – premesso che:

   dopo oltre 4 anni di trattative la Commissione europea ha raggiunto il 24 dicembre 2020 un accordo con il Regno Unito per definire le condizioni della futura collaborazione del Regno Unito con l'Unione europea a seguito della Brexit. Spetta ora al Parlamento europeo e al Consiglio pronunciarsi su questo accordo;

   il progetto di accordo sugli scambi e sulla cooperazione comprende tre pilastri principali, tra cui quello che riguarda il libero scambio. L'accordo ricomprende, non solo, gli scambi di merci e servizi ma anche un'ampia gamma di altri settori di interesse dell'Unione, quali gli investimenti, la concorrenza, gli aiuti di Stato, la trasparenza fiscale, i trasporti aerei e stradali, l'energia e la sostenibilità, la pesca, la protezione dei dati e il coordinamento in materia di sicurezza sociale. L'accordo dispone l'assenza di tariffe e contingenti su tutte le merci conformi alle opportune regole in materia di origine;

   si tratta di un accordo fondamentale per l'Unione europea per il nostro Paese: complessivamente, per l'Unione europea il Regno Unito rappresenta il terzo partner commerciale a livello globale, con un saldo positivo nello scambio di beni intorno ai 125 miliardi di euro;

   gli scambi commerciali fra Unione europea e Regno Unito nel settore agroalimentare hanno valore di 41 miliardi di euro. I principali Paesi europei esportatori in ambito agroalimentare sono: Olanda (24 per cento del totale di mercato), Irlanda (20 per cento), seguiti da Francia e Germania (10 per cento), Spagna (7 per cento), Italia e Belgio (6 per cento);

   gli scambi commerciali dall'Italia registrano un export agroalimentare verso la Gran Bretagna pari a 3,4 miliardi di euro, con il 30 per cento circa rappresentato dai prodotti Dop e Igp;

   nonostante le associazioni agricole nazionali abbiano generalmente accolto con soddisfazione tale accordo sono emerse comunque alcune criticità, tra cui:

    un aumento eccessivo dei costi (stimati fino al 10 per cento) per le imprese derivante dalle pratiche doganali necessarie per le merci importate ed esportate che alcune associazioni hanno stimato nell'ordine di 600 mila al giorno: tutti i prodotti destinati al mercato britannico dovranno infatti essere accompagnati da una dichiarazione doganale e saranno ripristinati i controlli fitosanitari; in questo contesto l'Agenzia delle dogane ha comunque annunciato procedure amministrative più snelle e digitalizzate;

    la presenza di accordi sottoscritti dal Regno Unito con Paesi terzi (l'ultimo in ordine di tempo quello con la Turchia): procedure che potrebbero incentivare l'ingresso negli Stati dell'Unione europea, tramite il Regno Unito, di merci provenienti da aeree del mondo prive di garanzie igienico-sanitarie e non rispettose delle regole vigenti attualmente in Europa –:

   Se il Governo ritenga che le criticità evidenziate dalle associazioni agricole nazionali sul progetto di accordo sugli scambi e sulla cooperazione tra Unione europea e Regno Unito siano fondate e, conseguentemente, quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere per risolverle.
(5-05293)

Interrogazione a risposta scritta:


   GASTALDI, ZOFFILI, DE MARTINI, VIVIANI, BUBISUTTI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS e MANZATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 27 del 2019 cosiddetto decreto emergenze in agricoltura reca, tra le altre, misure di sostegno al settore lattiero-caseario; in particolare gli articoli 1, 2 e 3 del suddetto decreto recano disposizioni per il settore del latte ovino e caprino;

   l'articolo 3 del suddetto decreto-legge, come modificato da ultimo dall'articolo 224, comma 5, decreto-legge n. 34 del 2020 cosiddetto decreto-legge Rilancio, relativamente al monitoraggio della produzione di latte vaccino, ovino e caprino e dell'acquisto di latte e prodotti lattiero-caseari a base di latte importati da Paesi dell'Unione europea e da Paesi terzi, al comma 3, prevede che le modalità di applicazione delle disposizioni contenute nell'articolo siano stabilite con distinti decreti del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da adottarsi entro il 31 dicembre 2020 e riguardanti, rispettivamente, il settore del latte vaccino e il settore del latte ovi-caprino;

   la suddetta disposizione è particolarmente importante per i produttori di latte ovi-caprino, in quanto prevede l'obbligo, in capo ai primi acquirenti di latte crudo, della registrazione mensile nella banca dati del Sian dei quantitativi di latte ovino e caprino e il relativo tenore di materia grassa consegnati loro dai singoli produttori nazionali, nonché dei quantitativi di latte di qualunque specie acquistati direttamente dai produttori, nonché quelli acquistati da altri soggetti non produttori situati in Paesi dell'Unione europea o Paesi terzi e i quantitativi dei prodotti lattiero-caseari semilavorati provenienti da Paesi dell'Unione europea o da Paesi terzi con indicazione del Paese di provenienza; le aziende che producono prodotti lattiero-caseari contenenti latte vaccino, ovino o caprino, registrano trimestralmente, sempre nella banca dati del Sian, i quantitativi di ciascun prodotto fabbricato, i quantitativi di ciascun prodotto ceduto e le relative giacenze di magazzino;

   l'obbligo in capo ai primi acquirenti di latte crudo è stabilito anche dal regolamento comunitario n. 1308/2013 (Ocm Unica). Da tempo è in vigore il decreto riferito al latte vaccino e, da tempo, in Francia e Spagna anche quelli relativi al latte ovi-caprino;

   l'attuazione del registro telematico per il latte ovi-caprino porterebbe finalmente trasparenza nel mercato, evitando inutili polemiche e consentendo una corretta programmazione supportata da dati reali e non da semplici ipotesi;

   con il decreto-legge n. 162 del 2019 (cosiddetto decreto Milleproroghe), l'articolo 3 del decreto-legge n. 27 del 2019 era stato oggetto dell'inspiegabile modifica di prorogare al 31 dicembre 2020 il termine per l'attuazione dei decreti attuativi della disposizione; si auspicava il rispetto del suddetto termine, ma questo è passato invano e agli interroganti risulta che, ad oggi, non siano stati ancora adottati;

   questo, testimonia un incomprensibile disinteresse da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che, il 13 ottobre 2020, aveva incontrato le organizzazioni di categoria a confrontarsi sugli schemi di decreto, senza però dar seguito al confronto con le regioni in sede di Conferenza Stato-regioni –:

   quali siano i tempi di emanazione dei decreti ministeriali riferiti all'articolo 3 del decreto-legge n. 27 del 2019, e se non intenda adottare iniziative per apportare delle opportune modifiche che rendano possibile alle organizzazioni di categoria l'accesso ai dati aggregati a livello regionale e nazionale, vista la scarsa chiarezza della proposta ministeriale, garantendo il massimo di trasparenza su quanto avviene nel comparto lattiero-caseario, oggetto ultimamente, tra l'altro, di attenzione da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato che, relativamente ad alcune aziende di trasformazione, sta effettuando controlli circa il rispetto delle regole della contrattazione.
(4-08077)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   i gravissimi disagi mentali che a livello individuale e collettivo si stanno vivendo nel nostro Paese hanno raggiunto livelli allarmanti e inediti: l'attuale crisi epidemiologica si sta drammaticamente riacutizzando, e con essa anche gli effetti psicologici che l'accompagnano;

   già durante la cosiddetta prima ondata e il conseguente lockdown, sono emerse chiaramente le necessità di aiuto e supporto psicologico alle fasce più fragili della popolazione; tali necessità sono oggi nuovamente attuali e rischiano di raggiungere livelli ancor più allarmanti, stante il perdurare dell'emergenza;

   gli effetti psicologici a livello individuale e collettivo dell'andamento e del perdurare dell'emergenza epidemiologica rischiano concretamente di essere devastanti, con ricadute smisuratamente maggiori rispetto a quelle registrate durante la prima ondata;

   tra i soggetti più colpiti vi sono indubbiamente il personale sanitario impegnato «in prima linea», i pazienti e i loro famigliari, ma anche coloro che hanno continuato a lavorare a diretto contatto con le persone, come forze dell'ordine o il personale della grande distribuzione organizzata;

   tuttavia, in questa delicata fase, l'intera popolazione è sottoposta a inedite pressioni psicologiche dovute al rinnovarsi delle preoccupazioni per il ritorno di misure restrittive che potrebbero sfociare in un secondo lockdown generalizzato, aggravando preesistenti stati psicologici e causandone di nuovi;

   va dato atto a questo Governo di aver agito correttamente e tempestivamente nel corso della cosiddetta prima ondata, salvando decine di migliaia di vittime, ponendo la salute della popolazione al primo posto delle priorità dell'azione di Governo, e, contestualmente, mettendo in campo adeguati mezzi finanziari per far fronte alla crisi economica che è scaturita;

   in tale contesto, il Ministero della salute aveva attivato un prezioso e utilissimo servizio di assistenza psicologica da remoto: il 27 aprile 2020 è stato attivato il numero verde di supporto psicologico 800.833.833 dal Ministero della salute e dalla Protezione Civile, fornito gratuitamente da psicologi, psicoterapeuti e psicoanalisti, per garantire un ascolto empatico del dolore e dell'angoscia e favorire l'elaborazione dell'evento traumatico;

   secondo il comunicato dell'11 giugno 2020 del Ministero della salute, sono arrivate oltre 50 mila chiamate al suddetto numero verde, rimasto attivo fino alla fine del mese di giugno 2020, rendendo ben chiara l'idea di quanto un servizio gratuito di assistenza psicologica fosse oltremodo necessario ed urgente;

   è, dunque, evidente la massima e improrogabile urgenza di attivare e potenziare in maniera adeguata strumenti di risposta collettiva da parte dello Stato verso il crescente critico disagio psicologico che serpeggia presso la popolazione;

   in particolare, occorre riattivare il predetto servizio di assistenza psicologica telefonica, tenuto conto anche dell'attuale andamento epidemiologico, nonché della preziosa esperienza maturata tra aprile e giugno 2020, stanziando un congruo impegno finanziario, anche al fine di retribuire in maniera adeguata gli operatori interessati;

   inoltre, si rende improrogabile la necessità di attivare nuovi e ulteriori strumenti, anche di natura fiscale o, più generalmente, economica, al fine di migliorare le possibilità di accesso a trattamenti psicologici nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, nonché agevolare l'accesso a cure psicologiche, anche di tipo privato, per tutti i soggetti più colpiti dall'attuale crisi, incluse le fasce economicamente più deboli della popolazione –:

   se il Governo intenda riattivare e potenziare il numero verde di supporto psicologico 800.833.833 già operativo durante la cosiddetta prima ondata della pandemia, nonché adottare iniziative per garantire, da parte del Servizio sanitario nazionale, anche in convenzione con professionisti privati, ovvero tramite forme di agevolazione fiscale ed economica, un servizio di assistenza psicologica adeguato all'attuale andamento della curva epidemiologica, destinato a categorie di soggetti fragili o comunque duramente colpiti dall'emergenza coronavirus.
(2-01084) «Di Lauro, Massimo Enrico Baroni, D'Arrando, Ianaro, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Provenza, Ruggiero, Sapia, Sarli, Sportiello, Del Grosso, Del Monaco, Del Sesto, Di Sarno, Di Stasio, Dieni, Dori, D'Orso, D'Uva, Ehm, Emiliozzi, Fantinati, Flati, Frusone, Gagnarli, Gallo, Giuliodori, Grande, Grimaldi, Gubitosa, Invidia, Iorio».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARZOTTI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   EP Produzione spa in data 1° agosto 2019 ha depositato presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'istanza di Valutazione di impatto ambientale relativa al progetto di una nuova sezione di produzione a «ciclo combinato», con potenza di 850 MWe, in sostituzione dell'attuale sezione 8 della centrale termoelettrica in esercizio nei comuni di Tavazzano con Villavesco e Montanaso Lombardo (Lo). La suddetta società, nel marzo 2020, ha altresì prodotto il documento dello studio di Valutazione di impatto sulla salute (Vis), a seguito delle richieste espresse nel parere redatto dall'Istituto superiore di sanità in data 2 ottobre 2019. Nel suddetto parere l'Iss chiedeva a EP di svolgere le valutazioni secondo le linee guida dell'Iss approvate dal Ministero della salute con decreto del 27 marzo 2019. Con successivo parere del 9 ottobre 2020, l'Iss evidenziava «l'emissione in atmosfera di sostanze inquinanti come l'unico impatto rilevante associato alla realizzazione del nuovo impianto», peraltro «in un'area fortemente antropizzata e uno dei più importanti centri italiani per l'agricoltura e l'allevamento» «che mostra una criticità in termini di concentrazioni di NH3». Nel suddetto parere si evidenzia inoltre come «quest'area è sotto controllo per le emissioni concentrazioni ambientali di ammoniaca», come «questo impianto si colloca in un'area dove qualità dell'aria è fortemente compromessa, con particolare riferimento al particolato atmosferico PM10 e PM 2,5 (che dal 2020 ha un valore obiettivo di 20 micro grammi per metro cubo) e che la progettazione di attività sul territorio deve mirare ad una riduzione delle emissioni (primarie e secondarie) per il raggiungimento di una migliore qualità dell'aria. Si ricorda infatti che è auspicabile per la tutela della salute, tendere ai valori raccomandati dall'Organizzazione mondiale della sanità per il PM10 e PM 2,5 (rispettivamente medie annuali di 20 e 10 micro grammi per metro cubo)». A fronte delle criticità sopra descritte, l'Iss sottolinea altresì come «dovrebbe essere inserita per il particolato una valutazione di possibile rischio cancerogeno», in quanto «nel caso dell'NH3 manca la valutazione dei potenziali rischi associati all'esposizione sia acuta che cronica, che dovrebbe essere riportata, utilizzando adeguati valori di riferimento health based»;

   l'Agenzia europea ambientale ha evidenziato come il 40 per cento dei decessi da PM 2,5 siano nel bacino padano che, con i suoi 24.085 decessi nel 2018, rappresenta il 20 per cento in più rispetto alla media nazionale;

   l'ambito territoriale sul quale insiste la centrale termica è caratterizzato da un contesto agricolo, con cascine sparse e, a neppure 2 chilometri dall'impianto, si trovano gli insediamenti residenziali di Montanaso Lombardo e quelli di Tavazzano con Villavesco, i quali, a seguito del potenziamento della suddetta centrale termica, subiranno un inevitabile impatto negativo in termini di inquinamento ambientale, con particolare riferimento alle emissioni in atmosfera di CO che passa da 1,498 a 1,958 tonnellate all'anno, con grave rischio per la salute pubblica dei cittadini residenti nei comuni limitrofi, in un territorio che è già uno dei più inquinati d'Italia;

   in data 22 maggio 2020, con parere n. 3423, la Commissione tecnica Via Vas ha espresso parere favorevole di compatibilità ambientale, a condizione che venissero ottemperate alcune prescrizioni che impattano sulla qualità dell'aria dell'area interessata dalla centrale e che fossero volte ad assicurare la riduzione delle emissioni, stabilendo parametri ben precisi (il limite alle emissioni dal nuovo ciclo combinato per gli NOx non potrà eccedere il valore di 10 mg/Nm3 –al 15 per cento di O2 su base secca –:

   alla luce di quanto sopra esposto, se i Ministri interrogati intendano adottare le iniziative di competenza al fine di verificare che il progetto in questione risponda effettivamente ai requisiti evidenziati nel parere dell'Istituto superiore di sanità e perché si effettui una valutazione di compatibilità che tenga in considerazione lo stato di salute della popolazione locale a fronte della situazione epidemiologica dovuta al Covid-19.
(5-05297)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TERMINI e MAMMÌ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la lunga vicenda relativa all'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha tragicamente evidenziato le carenze e la precarietà del Sistema sanitario nazionale e regionale ed ha aperto una seria riflessione sul ruolo dei medici di medicina generale;

   i dati della Federazione italiana medici medicina generale sono allarmanti e destano molta preoccupazione in quanto rivelano che, nei prossimi cinque anni, su tutto il territorio nazionale, cesseranno di esercitare la propria professione 14.908 medici di famiglia, con la conseguenza che circa 14 milioni di italiani potrebbero rimanere senza medico di base, considerando altresì la stima negativa prevista per il 2028, allorquando verranno a mancare 33.392 medici di famiglia sull'intero territorio nazionale;

   in questo preoccupante scenario la regione Lombardia si collocherebbe in cima alle regioni ove le perduranti criticità della sanità territoriale, derivanti dalla carenza dei medici di medicina generale, sono maggiormente accentuate dai numerosi pensionamenti, destinati, secondo le stime, ad aumentare ulteriormente nei prossimi anni;

   secondo le proiezioni della Federazione italiana medici medicina generale, infatti, sul territorio lombardo, in un arco temporale decennale che va dal 2018 al 2028, i medici di medicina generale coinvolti dal collocamento a riposo sarebbero addirittura 4.167, senza la garanzia di subentri sufficienti;

   le uscite stimate per effetto dei pensionamenti, infatti, non sarebbero bilanciate da nuove assunzioni; ne consegue che sono senza dubbio i pazienti, in particolare quelli più fragili, ad essere i destinatari dell'incertezza e della mancanza di continuità dell'assistenza medica;

   è noto agli interroganti, infatti, che molti cittadini, in particolare della provincia di Bergamo e Milano, si siano trovati senza un medico di medicina generale, senza alcuna comunicazione preventiva e senza la presa in carico di un sostituto effettivo;

   la regione Lombardia registra una carenza importante di medici di base nelle sue province, in particolar modo nei piccoli comuni, con le conseguenti difficoltà dei pazienti che, lasciati senza la continuità dell'assistenza del medico di assistenza primaria, sono costretti a rivolgersi al servizio di continuità assistenziale diurna (Cad) ex-guardia medica;

   lo stato di emergenza sanitaria ha messo in luce la centralità e l'importanza della figura del medico di base nel contrasto alla diffusione dei contagi da Covid-19, resa ancor più cruciale nell'attuale campagna di vaccinazione contro il virus, grazie agli accordi stipulati dalle regioni e le principali organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale che consentiranno, secondo le stime della Federazione italiana medici medicina generale, di effettuare la somministrazione di vaccini anti-Covid entro la fine del mese di ottobre 2021 su circa 5 milioni di abitanti della regione Lombardia –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, sia d'urgenza, sia sul piano della programmazione, al fine di garantire ai cittadini lombardi la continuità e l'effettività dell'assistenza medica territoriale.
(4-08070)


   NOVELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 15 gennaio 2020, intervenendo ad una trasmissione televisiva, Massimo Galli, direttore del dipartimento malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, si è espresso sulla vaccinazione contro il SARS-CoV-2 per le persone che hanno già contratto il virus dichiarando: «È una decisione di comodo farlo, non c'è uno straccio di dato che dica che in quelli che hanno già fatto l'infezione sia sicuro e utile vaccinare. La probabilità di avere una seconda infezione, dai dati che ci sono, anche se abbastanza frammentari, è forse meno dell'1 per cento. Oggi non abbiamo nessuna necessità di vaccinare quelli che si sono già infettati e sono guariti. Non sono noccioline, in Italia almeno due milioni di persone hanno questo tipo di situazione e lo sanno, forse altrettanti la hanno e non lo sanno. Almeno quelli che lo sanno francamente non li vaccinerei ora»;

   nello stesso giorno, sullo stesso tema, è intervenuto Alberto Mantovani, direttore scientifico dell'istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano) e docente di Humanitas University, dichiarando: «Partiamo dai dati: in nessun contesto – neanche in Uk che ha fatto più vaccini – è stato dato un mandato di ritardare la vaccinazione per chi ha avuto Covid sintomatico, la malattia. In assenza di una linea guida, il mio suggerimento è che è un gesto di responsabilità verso se stessi e la comunità lasciare il proprio posto in coda»;

   il professor Galli e il professor Mantovani, quindi, esprimono forti perplessità sulla mancanza di linee guida ufficiali che facciano slittare nel calendario vaccinale le persone che hanno già contratto il virus, specie se in forma sintomatica;

   le questioni sul tavolo sono due: una prettamente sanitaria e una di ottimizzazione delle risorse scarse, cioè i vaccini. Per quanto riguarda quella sanitaria, come ha affermato il professor Galli, l'Ecdc – il centro europeo per le malattie – ha invitato alla massima cautela nella somministrazione del vaccino in chi è stato già male, ma il Ministero non sembra aver seguito queste indicazioni nella stesura delle linee guida;

   per quanto attiene all'aspetto delle risorse, va sottolineato che le dosi di vaccino non sono illimitate. La ricerca scientifica dice che chi ha avuto il Covid-19 – 2,3 milioni in Italia, pari a 4,6 milioni di dosi – ha un'immunità, ma ad oggi non è stato ritenuto opportuno dare priorità a chi non ha questa immunità, eventualità che avrebbe consentito di anticipare, ad esempio, la vaccinazione dei soggetti più fragili come i disabili o chi ha patologie croniche;

   il viceministro Sileri aveva annunciato, già nel mese di dicembre 2020, che chi ha già contratto il virus SARS-CoV-2 sarebbe stato vaccinato ma non nella prima fase. Il Governo non ha poi dato seguito a questa indicazione –:

   se esistano evidenze scientifiche che escludano reazioni avverse conseguenti alla somministrazione del vaccino su pazienti che hanno già contratto il SARS-CoV-2;

   perché il Governo non abbia ritenuto di posticipare la vaccinazione dei soggetti che hanno già contratto il SARS-CoV-2 dando priorità ad altre categorie.
(4-08072)


   GIACHETTI. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha ricevuto la lettera di V. Z. detenuto presso il carcere di Opera di Milano ove è stato trasferito il 27 ottobre 2018;

   V. Z. racconta che, quando era detenuto nel carcere di Spoleto, è stato operato di un tumore maligno alla gola presso l'ospedale di Foligno. L'intervento chirurgico ha comportato l'asportazione delle corde vocali e l'impianto di una protesi fonatoria tracheoesofagea che, con poche sedute di logopedia, avrebbe dovuto consentirgli di poter parlare;

   V. Z. scrive che il 28 novembre 2018 nel passaggio dall'ospedale San Paolo di Milano alla casa circondariale di Opera è stata smarrita la cannula fonatoria; il 18 luglio 2019 il detenuto avanzava al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) la richiesta di trasferimento perché presso il Sai (servizio assistenza intensiva) di Opera ove si trovava ubicato non erano stati in grado di procurargli la valvola fonatoria e la cannula fonatoria fenestrata in lattice che serve per non far restringere il diametro dello stoma; il 9 agosto 2019 il Dap respingeva la richiesta di trasferimento, aderendo a quanto riferito dal dirigente sanitario;

   nella lettera, il detenuto sostiene invece di non aver mai ricevuto il kit fonatorio, tanto che il 5 agosto 2019 era stato portato all'ospedale Sacco per perdita della valvola fonatoria e presenza di fistola tracheoesofagea;

   la lettera descrive in modo dettagliato tutti i passaggi successivi fino al momento della spedizione della missiva all'interrogante avvenuta il 27 dicembre 2020; passaggi che comprendono le complicazioni e le sofferenze che ha dovuto sopportare, rese ancora più gravi dal ricovero per COVID presso il reparto apposito del carcere di San Vittore durato 34 giorni;

   della sua condizione, che ancor oggi lo vede impossibilitato a poter parlare, V. Z. ha investito – oltre al DAP – anche la magistratura di sorveglianza che ha accolto il suo reclamo; nonostante ciò, la direzione sanitaria di Opera, in due anni, non è stata in grado di prestare le cure e gli interventi necessari –:

   se quanto riferito in premessa circa la vicenda della persona detenuta in questione trovi conferma;

   se i Ministri interrogati intendano verificare la fondatezza di quanto esposto da V. Z. e, nel caso, se intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, in relazione alla condotta del responsabile sanitario del carcere, che dipende dalla Asl azienda ospedaliera San Paolo di Milano;

   in generale, a quali verifiche siano sottoposte le Asl quanto all'erogazione dei servizi sanitari all'interno degli istituti penitenziari italiani.
(4-08083)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:


   DARA, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, entrato in vigore il 16 gennaio 2021, vieta espressamente, alla lettera gg) del comma 10 dell'articolo 1, la vendita per asporto di qualsiasi bevanda alcolica ed analcolica da parte di tutti i negozi specializzati con codici Ateco 47.25 dalle ore 18,00, lasciando, invece, la libertà di vendere gli stessi prodotti a tutti gli altri negozi commerciali;

   il medesimo divieto riguarda anche le attività con codice Ateco 56.3;

   tale espresso divieto appare agli interroganti discriminatorio e privo di alcuna ratio ai fini delle misure atte a contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19;

   se, infatti, come è ovvio supporre, la norma è volta non già a contrastare la vendita di bevande alcoliche, bensì a evitare assembramenti e uscite per acquisti, risulta incomprensibile la scelta di vietare a centinaia di enoteche sparse per il territorio nazionale di continuare a lavorare nel rispetto dei protocolli di sicurezza igienico-sanitari e di distanziamento interpersonale prescritti, consentendolo invece alla grande distribuzione;

   come denunciato in una lettera aperta del presidente di Vinarius, l'Associazione delle enoteche italiane, pur comprendendo «il momento di forte difficoltà che sta attraversando il nostro Paese a causa della pandemia e il carattere di urgenza con cui vengono prese le relative decisioni incorrendo in possibili errori nella redazione dei codici Ateco», tale norma discrimina «attività e operatori professionali appartenenti al settore del commercio di bevande alcoliche» preoccupato dal fatto che «inibire l'apertura dopo le 18 toglie all'enoteca il 30 per cento del fatturato giornaliero in un quadro economico generale che ci vede già penalizzati» –:

   quali siano le ragioni sottese alla scelta di vietare l'asporto dopo le 18 per i soggetti che svolgono come attività prevalente una di quelle identificate dai codici Ateco 56.3 e 47.25 e se il Governo non ritenga di rivedere tale decisione eliminando detto divieto, a giudizio degli interroganti, fortemente discriminatorio.
(3-02031)
(Presentata il 19 gennaio 2021)


   FORNARO e EPIFANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Iveco è un'azienda leader a livello internazionale nello sviluppo, nella produzione, nella vendita e nell'assistenza di una vasta gamma di veicoli industriali, leggeri, medi e pesanti. Ha circa 25.000 dipendenti ed è presente in tutti e cinque i continenti: 24 stabilimenti in 11 Paesi del mondo;

   nel 2019 il piano industriale di Cnh industrial puntava alla separazione della produzione di macchine agricole e del movimento terra da quella dei veicoli commerciali che insieme a Fpt avrebbe dovuto essere quotata separatamente in Borsa. L'emergenza epidemiologica ha ritardato l'attuazione del piano, prevista per il 2021, ritagliando dei margini per una riflessione sul futuro dell'azienda;

   il 10 marzo 2020 è stata sottoscritta un'intesa tra Cnh industrial e le organizzazioni sindacali che ha come presupposto la tenuta sociale, occupazionale e produttiva di Cnh industrial Italia, comprese tutte le società di Iveco e Fpt motori;

   da fonti sindacali si apprende che è in corso una trattativa preliminare da parte di Cnh industrial con il gruppo cinese Faw Jiefang relativamente a Iveco, anche se sono ancora oggetto di definizione sia il perimetro sia le modalità dell'operazione, che possono essere di natura societaria o industriale. La trattativa per la cessione di Iveco preoccupa i sindacati che temono contraccolpi sull'occupazione negli stabilimenti italiani: un'eventuale acquisizione implica, infatti, potenziali rischi occupazionali ed industriali e un conseguente impoverimento del sistema produttivo italiano;

   da fonti di stampa si apprende che la trattativa con il gruppo automobilistico cinese Faw Jiefang riguarderebbe gli autobus e i camion di Iveco e interessa lo stabilimento di Suzzara (Mantova), dove viene prodotto il Daily e quello di Brescia, da dove escono gli Eurocargo. I lavoratori interessati sarebbero circa 1.680 a Suzzara e 2.250 a Brescia. In discussione ci sarebbe anche la possibile acquisizione di una quota di Fpt industrial, la divisione motori, presente a Torino (2.450) e a Foggia (1.700), che potrebbe determinare possibili ripercussioni sulla tenuta dell'accordo del 10 marzo 2020;

   il Governo nella XVIII legislatura ha rafforzato il golden power come strumento di tutela dei settori strategici per il Paese, tra cui rientrano i trasporti –:

   quali strumenti il Governo intenda mettere in campo per garantire la continuità produttiva del gruppo a seguito di un'eventuale acquisizione, in particolare la tutela dei siti italiani e la salvaguardia dei livelli occupazionali, anche alla luce di eventuali investimenti per accompagnare la transizione ecologica.
(3-02032)
(Presentata il 19 gennaio 2021)


   SQUERI, BARELLI, SPENA, POLIDORI, BALDINI, TORROMINO e PORCHIETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a dicembre 2020 Confcommercio ha diffuso i dati sugli effetti combinati del COVID e del crollo dei consumi (-10,8 per cento pari a –120 miliardi di euro sul 2019): la crisi porterà alla chiusura di oltre 390 mila imprese del commercio nel 2020, delle quali 240 mila a causa della pandemia. Il tasso di mortalità delle imprese del settore, rispetto al 2019, risulta quasi raddoppiato;

   dai dati Istat di novembre 2020 risulta che il commercio registrava a quella data già 191 mila occupati in meno (-5,8 per cento). Il comunicato Istat del 12 gennaio 2021 conferma il crollo delle vendite al dettaglio, con una riduzione media del 12,5 per cento per le piccole superfici, ma con punte del –45,8 per cento nel calzaturiero e del –37,7 per cento nell'abbigliamento;

   la situazione del commercio appare secondo gli interroganti ampiamente sottovalutata dalle politiche governative. Nell'ipotesi che la crisi terminasse entro la primavera 2020, il decreto-legge n. 34 del 2020 aveva previsto un contributo a fondo perduto e un credito d'imposta del 60 per cento dei fitti commerciali, riferito ai mesi marzo-giugno 2020;

   ma la crisi è continuata e si è aggravata nell'autunno 2020 in concomitanza con la crisi sanitaria. Dal comunicato dell'Agenzia delle entrate del 9 gennaio 2021 risulta che dei ristori di ottobre-novembre 2020, che ammontavano a circa 5,4 miliardi di euro, ne sono stati accreditati 2,66 miliardi. Dei 500 milioni di euro destinati dal decreto-legge «agosto» alle attività commerciali dei centri storici solo 87 milioni di euro;

   non è ancora attuato l'articolo 182 del decreto-legge n. 34 del 2020 sull'attribuzione di uno specifico codice Ateco alle attività commerciali nelle aree ad alta valenza turistica;

   la questione dell'insostenibilità dei fitti commerciali, a fronte del crollo dei fatturati, già segnalata da Camera moda nella primavera 2020 e oggetto di attenzione nel «piano Colao», nel quale si proponeva una procedura di ricontrattazione, sta per esplodere in tutta la sua virulenza. La modifica del temporary framework di ottobre 2020 prevede la possibilità di coprire i fitti in quanto costi fissi delle imprese;

   la crisi del commercio ha trasformato le parti più appetibili delle principali città in terra di conquista di acquirenti stranieri: si sta svendendo un patrimonio che è mondiale. Se il Governo fosse più presente, il settore avrebbe speranze e motivo per resistere –:

   quali ulteriori iniziative intenda adottare il Ministro interrogato in favore del settore del commercio, sia in termini di attuazione delle norme e dei sostegni sopra indicati, sia in termini di ristori riferibili al crollo dei fatturati di questi mesi, con particolare riferimento alla copertura dei costi fissi.
(3-02033)
(Presentata il 19 gennaio 2021)


   TASSO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la società per azioni Energas ha richiesto autorizzazione per realizzare un deposito costiero di gpl, con annesso gasdotto di collegamento al porto industriale ed al raccordo ferroviario della stazione Frattarolo della società Energas s.p.a. (già Isosar s.r.l.), in zona Santo Spiriticchio in agro di Manfredonia;

   la vicenda è nota al Ministro interrogato, il quale in data 2 ottobre 2019, in riferimento all'interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-00995, presentata dallo stesso interrogante, oltre alle considerazioni tecniche, affermò che: «(...) Ogni tipo di determinazione politica non prescinderà dall'esigenza da un lato di rispettare il territorio interessato e dall'altro dalla necessità di tutelare i cittadini di quel territorio, anche e soprattutto all'esito del referendum consultivo sul tema, che ha dato un risultato evidente di contrarietà dei cittadini a questo intervento». Difatti, il referendum consultivo del 13 novembre 2016, con oltre il 95 per cento dei votanti, ha decretato la netta contrarietà dei cittadini di Manfredonia alla realizzazione del deposito in questione;

   la soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia, con provvedimento prot. n. class. 34.43.04/15.2 del 2 novembre 2020 – avente a oggetto «parere paesaggistico di competenza» – ha espresso parere favorevole alla richiesta di installazione del deposito di gpl della Energas s.p.a., precisando che tale parere favorevole «condurrà verosimilmente alla conclusione in senso favorevole anche della conferenza di servizi indetta dal Ministero dello sviluppo economico per il rilascio dell'autorizzazione unica all'installazione del progettato deposito costiero di gpl nel comune di Manfredonia». Tale provvedimento è stato impugnato dalla commissione straordinaria del comune di Manfredonia con delibera n. 203 del 30 dicembre 2020;

   il Consiglio di Stato con ordinanza ha accolto l'istanza di sospensiva presentata da Energas fino alla data dell'udienza di merito fissata al 21 gennaio 2021;

   il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, si è più volte dichiarato contrario alla richiesta da parte di Energas s.p.a.;

   il presidente di Energas s.p.a. ha dichiarato che la sua azienda «non avrebbe mai cominciato i lavori se la comunità di Manfredonia non l'avesse accolto favorevolmente», di fatto rinunciando alla sua installazione –:

   quali siano gli effettivi intendimenti del Ministro interrogato in ordine alla vicenda in questione, che, a parere dell'interrogante, non ha alcun beneficio per il territorio.
(3-02034)
(Presentata il 19 gennaio 2021)

Interrogazioni a risposta orale:


   GELMINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ad inizio gennaio 2021, indiscrezioni di stampa successivamente confermate dai vertici aziendali, hanno diffuso la notizia della ripresa dei colloqui fra la Cnh Industrial e l'azienda cinese Faw Jiefang per la cessione di camion e autobus Iveco e di una quota di Fpt Industrial, produttrice di motori;

   si tratta, come riferito dall'azienda durante un primo incontro con le rappresentanze sindacali, dell'avvio di una discussione preliminare volta a definire sia il perimetro, sia le modalità dell'operazione che potranno essere di natura societaria o industriale;

   le trattative con l'azienda statale cinese si erano interrotte lo scorso anno dopo che nel mese di luglio 2020 era stata presentata un'offerta preliminare, ritenuta da Cnh eccessivamente bassa, che valutava Iveco poco più di 3 miliardi di euro. Ora, il colosso industriale Faw Jiefang avrebbe rilanciato, presentando un'offerta superiore ai 3,5 miliardi di euro per l'acquisto di tutte le attività di veicoli commerciali e autobus Iveco – ad esclusione della produzione di veicoli speciali e per la difesa – e una quota di minoranza della divisione motori della Fpt Industrial;

   la vendita di Iveco rappresenterebbe un'alternativa al piano di Cnh Industrial del 2019 che prevedeva di dividere in due il gruppo e quotare una società autonoma di camion e autobus a bassi margini insieme alla divisione motori Fpt Industrial, separatamente dal business dei mezzi agricoli e per le costruzioni;

   la trattativa riguarda gli autobus e i camion di Iveco e interessa lo stabilimento di Suzzara (Mantova) e quello di Brescia, coinvolgendo, rispettivamente 1.684 e 2.259 lavoratori, mentre la possibile acquisizione di una quota di Fpt Industrial, presente a Torino e a Foggia, riguarderebbe, complessivamente, ulteriori 4.150 dipendenti;

   Cnh Industrial è l'azienda industriale italo-canadese sorta in seguito alla fusione tra Fiat Industrial e Cnh, ai vertici nella progettazione, produzione e commercializzazione di macchinari per il settore agricolo e delle costruzioni, di veicoli per l'industria e commerciali, di autobus e mezzi speciali, nonché nella produzione di propulsori per applicazione marina e motori;

   il gruppo cinese Faw con sede a Changchun è oggi il più grande produttore di auto in Cina, con quattro milioni di auto prodotte l'anno, mentre la produzione di camion pesanti avviene attraverso il marchio Jiefang. È già presente nel nostro Paese dalla metà del 2020 dove ha investito oltre un miliardo nella «motor valley» che sorge tra Bologna e Modena per la progettazione e la produzione di vetture di alta gamma elettriche e plug-in, sportive e supersportive comprese;

   il settore dell'automotive è estremamente importante per il nostro Paese: industria e servizi della filiera generano un fatturato che si aggira attorno al 6 per cento del prodotto interno lordo nazionale. Purtroppo, in questi ultimi anni, sempre più aziende che rappresentano eccellenze in settori strategici, come quella della mobilità, passano sempre più sovente in mani straniere con conseguenze per il Paese in termini di produzione e di scelte compiute dei nuovi acquirenti, anche con potenziali rischi occupazionali e industriali –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano porre in essere, alla luce degli ulteriori sviluppi della trattativa tra Cnh Industrial e Faw, nel rispetto della libertà d'impresa, al fine di evitare che l'ennesima acquisizione di asset strategici da parte di imprese straniere, pubbliche o private, si traduca in un depauperamento del patrimonio industriale e occupazionale del Paese.
(3-02035)


   MANCINI e BURATTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'imprenditore Alberto Genovese, recentemente arrestato, è il fondatore di Facile.it, portale di comparazione di servizi di assicurazione, mutui;

   nel 2014 viene ceduta al fondo Oakley Capital, per 100.000.000 di euro. Dopo aver venduto Facile.it, Genovese fonda una nuova startup, Prima.it, iscritta alla sezione A del RUI. Di fatto un'agenzia di intermediazione assicurativa che distribuisce prodotti di terzi. Genovese ne ha la quota di controllo (50,6 per cento);

   Prima.it in particolare fa brokeraggio utilizzando prodotti di compagnie di gruppi internazionali di diritto europeo (es. Munich Re, La Parisienne, Swiss Re), che operano in Italia in regime di stabilimento o di libera prestazione di servizi;

   per effetto della normativa europea sulla IDD, Prima.it può operare come «manufacturer de facto», ovvero, pur rimanendo un intermediario, può definire i prodotti e le tariffe, mentre le sottostanti compagnie di assicurazione si limitano a sottoscrivere i rischi;

   la costruzione di una tariffa RCA auto richiede la disponibilità di informazioni precise, difficilmente reperibili nei database di mercato. Si può supporre che Genovese abbia tratto vantaggio dalla sua relazione con il management di Facile.it, che è un comparatore on-line che vive di queste informazioni;

   Prima.it ha raggiunto 1 milione di clienti dopo 5 anni di attività. La svolta è avvenuta con la commercializzazione di prodotti Rc Auto con la formula di non adesione al sistema di risarcimento diretto;

   il decreto legislativo n. 209 del 2005, articolo 150, esclude dalla procedura di risarcimento diretto imprese di assicurazione, con sede legale in altri Stati membri che operano sul territorio della Repubblica ai sensi degli articoli 23 e 24 del Codice delle assicurazioni private, salvo che le stesse abbiano aderito al sistema di risarcimento diretto;

   in sostanza, le imprese italiane sono obbligate ad aderire alla Convenzione Card, mentre quelle comunitarie operanti in Italia sono libere di aderirvi o meno;

   i prodotti senza risarcimento diretto possono essere venduti a prezzi significativamente più bassi. Ciò rappresenta un vantaggio economico inaccessibile alle compagnie di diritto italiano che devono risarcire direttamente i propri assicurati;

   conseguentemente i players distribuiti da Prima.it sono avvantaggiati dall'asimmetria competitiva. A farne le spese sono i clienti che, se subiscono un danno da un assicurato di Prima.it, devono rinunciare al risarcimento diretto, dovendosi rivolgere alla compagnia «avversaria». Secondariamente, sono danneggiate anche le compagnie assicurative basate in Italia per la distorsione della concorrenza originata dalla disparità normativa;

   il principale veicolo di distribuzione di Prima.it sono i comparatori on-line di polizze, in primis Facile.it presso cui Prima.it (entrambe fondate da Genovese) oggi è il principale operatore per raccolta di nuovi clienti –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato ritenga opportuno avviare per evitare che il mercato assicurativo sia soggetto ad una concorrenza differenziata per sede geografica della compagnia, permettendo l'esistenza di agenzie di intermediazione come Prima.it, che traggono vantaggio da un'asimmetria competitiva a danno di consumatori e imprese nazionali;

   se non ritenga opportuno avanzare richiesta presso l'Antitrust, ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 287 del 1990, affinché proceda ad un'indagine conoscitiva nel settore in questione per la tutela della concorrenza e del consumatore.
(3-02036)

Interrogazione a risposta scritta:


   PATASSINI, MARCHETTI, CAPARVI, D'ERAMO, BELLACHIOMA, ZICCHIERI, DURIGON, DE ANGELIS, SALTAMARTINI, GERARDI e PAOLINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con la circolare 6 giugno 2019, n. 243317, sulle agevolazioni in favore delle imprese localizzate nella zona franca urbana istituita ai sensi dell'articolo 46 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, nei comuni delle regioni del Lazio, dell'Umbria, delle Marche e dell'Abruzzo colpiti dagli eventi sismici dal 24 agosto 2016, il Ministero dello sviluppo economico ha fornito chiarimenti in merito alle modalità di fruizione delle agevolazioni e ai termini di presentazione delle istanze di accesso a queste ultime, alla luce delle novità introdotte dall'articolo 1, comma 759, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019);

   il decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, recante Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia, al comma 6 dell'articolo 57, ha previsto una proroga delle disposizioni inserite all'articolo 46 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96;

   i soggetti già beneficiari delle esenzioni fiscali e contributive previste per la zona franca urbana possono ora fruire dell'agevolazione concessa e non ancora fruita anche per i periodi d'imposta 2021 e 2022;

   analoghi benefici fiscali sono concessi a coloro che intraprendono una nuova attività economica all'interno della zona franca urbana entro il 31 dicembre 2021, con esclusione dei soggetti esercenti attività appartenenti alla categoria «F» della codifica Ateco 2007 che, alla data del 24 agosto 2016, non avevano la sede legale o operativa nella citata zona franca urbana –:

   se intenda assumere iniziative predisponendo i bandi necessari al fine di consentire ai beneficiari di usufruire delle risorse stanziate in favore delle imprese localizzate nella zona franca urbana del sisma e consentire l'avvio di nuovi progetti imprenditoriali.
(4-08073)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   l'articolo 8, comma 2, del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, prevede, con riguardo agli enti di ricerca che «i componenti del consiglio di amministrazione, compreso il presidente, sono nominati con decreto del Ministro»;

   l'articolo 11 del medesimo decreto legislativo n. 213 del 2009 stabilisce, al comma 1, che «ai fini della nomina dei presidenti e dei membri del consiglio di amministrazione di designazione governativa, con decreto del Ministro è nominato un comitato di selezione, composto da un massimo di cinque persone, scelte tra esperti della comunità scientifica nazionale ed internazionale ed esperti in alta amministrazione, di cui uno con funzione di coordinatore, senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio del Ministero. Il comitato di selezione agisce nel rispetto degli indirizzi stabiliti dal Ministro nel decreto di nomina e, per gli adempimenti aventi carattere amministrativo, è supportato dalle competenti direzioni generali del Ministero. Il personale del Ministero non può, in nessun caso, fare parte del comitato di selezione»; in base al comma 2 «il comitato di selezione fissa, con avviso pubblico, le modalità e i termini per la presentazione delle candidature e, per ciascuna posizione ed ove possibile in ragione del numero dei candidati, propone al Ministro: a) cinque nominativi per la carica di presidente; b) tre nominativi per la carica di consigliere»;

   il comitato di selezione di cui all'articolo 11 sopra richiamato è stato nominato con decreto ministeriale n. 848 del 10 dicembre 2018, come modificato con decreto ministeriale n. 591 del 27 giugno 2019;

   in data 20 febbraio 2020 è scaduto l'incarico del presidente del Consiglio nazionale delle ricerche («Cnr»), il più importante e prestigioso dei centri di ricerca regolati dalla legge;

   in data 16 dicembre 2019 è stato pubblicato l'avviso pubblico per la presentazione delle candidature predisposto dal comitato di selezione;

   a quanto si apprende, in data 28 febbraio 2020, il comitato di selezione di cui all'articolo 11, comma 2, del decreto legislativo n. 213 del 2009 ha formulato la rosa di cinque nominativi per la carica di presidente, in ordine di punteggio, sulla base dei criteri indicati nell'avviso pubblico di selezione;

   secondo notizie di stampa, ad uno dei candidati sarebbe stato attribuito il punteggio massimo sulla base dei criteri indicati nell'avviso pubblico per la richiesta delle candidature;

   ad oggi, nonostante sia trascorso quasi un anno dalla proposta del comitato, nessuna decisione è stata presa dal Ministro interpellato –:

   quali candidati siano stati proposti dal comitato di selezione, e con quale punteggio attribuito a ciascuno di loro, secondo quanto previsto nell'avviso pubblico del 16 dicembre 2019;

   quando, e sulla base di quali criteri, il Ministro procederà alla nomina quanto mai urgente del presidente del Consiglio nazionale delle ricerche.
(2-01080) «Angiola, Costa, Frate, Schullian».

Apposizione di una firma ad una interrogazione a risposta in Commissione e cambio del presentatore.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Orrico n. 5-02365, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 giugno 2019, è da intendersi sottoscritta dal deputato Tucci che ne diventa il primo firmatario.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale Ascari e altri n. 3-02019, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 gennaio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Suriano.

  L'interrogazione a risposta scritta Eva Lorenzoni e altri n. 4-08034, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 gennaio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Giaccone, Maccanti, Bordonali.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Morrone n. 4-07227 del 22 ottobre 2020;

   interrogazione a risposta orale Dara n. 3-02024 del 18 gennaio 2021.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:

   interrogazione a risposta orale Martinciglio e altri n. 3-01974 del 18 dicembre 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-08067.