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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 6 maggio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    con il decreto 24 marzo 2021 del Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco, all'Onorevole Claudio Durigon sono state attribuite deleghe in qualità di Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, ovvero componente del Governo con la funzione di coadiuvare il Ministro Franco ed esercitare i compiti delegati dallo stesso;

    il Sottosegretario Durigon ricopre attualmente anche il ruolo di coordinatore regionale del partito Lega nel Lazio;

    lo stesso Durigon è stato recentemente al centro di una video-inchiesta dal titolo «Follow the Money» – a richiamare il dettame di Giovanni Falcone – realizzata da Blackstair, team investigativo di Fanpage.it, giornale online con sede a Napoli ed appartenente al gruppo editoriale Ciaopeople Media Group;

    da quanto si apprende dalla summenzionata inchiesta, lo stesso Durigon, quando ancora ricopriva l'incarico di vicesegretario del sindacato Unione generale del lavoro (Ugl), avrebbe commesso alcune presunte irregolarità: diverse testimonianze anonime raccontano, ad esempio, che l'Ugl dichiarava di poter contare su quasi due milioni di iscritti, mentre invero i tesserati sarebbero stati solo poche migliaia (tra i 65 e i 70 mila);

    si noti altresì che, mentre la procura di Genova bloccava i conti della Lega in seguito alla nota inchiesta su presunti fondi occulti e 49 milioni di euro del partito di Via Bellerio di cui si è persa traccia, gli uffici del sindacato Ugl sono stati impiegati per lo staff del team comunicazione social (denominato ufficiosamente la «Bestia») del leader della Lega Salvini, il quale, a gennaio 2018, annuncia un «accordo di reciproca e proficua collaborazione» tra il partito da lui diretto ed il sindacato di cui era vicepresidente Durigon;

    altre fonti anonime rivelano poi rapporti ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo ambigui, del Sottosegretario Durigon con imprenditori della provincia di Latina, già investita da numerose inchieste per infiltrazioni mafiose nella politica;

    in particolare, nella video-inchiesta, il Sottosegretario Durigon confida agli interlocutori di non preoccuparsi delle indagini della magistratura che riguardano il suo partito, pronunciando le seguenti parole: «I tre commercialisti? Tutte c...te»; il riferimento parrebbe essere ai commercialisti legati alla Lega arrestati nell'inchiesta sul caso Lombardia Film Commission, filone della già citata inchiesta milanese sui presunti fondi neri e che procede in parallelo a quella sui 49 milioni di euro del partito di Salvini;

    dalla video-inchiesta emergono altresì in maniera lampante comportamenti poco chiari e parole inappropriate del Sottosegretario Durigon, il quale esplicitamente afferma «Quello che indaga della Guardia di Finanza [...] il generale [...] lo abbiamo messo noi», con riferimento sempre all'indagine sui 49 milioni di euro;

    le esternazioni del Sottosegretario Durigon riguardo a un millantato «controllo» delle indagini e dei processi portati avanti dalla Guardia di finanza rispetto al suo partito, la Lega, gettano, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, una oscura e pesante ombra sull'imparzialità e sull'incorruttibilità di tale Corpo dello Stato, evidenziando un contrasto con l'articolo 54 della Costituzione che recita: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onere»;

    quanto emerso dalla video-inchiesta appare tanto più grave se si considera che la delega attribuita a Durigon quale Sottosegretario per l'economia e le finanze, tenendo conto che al Ministero dell'economia e delle finanze afferisce la stessa Guardia di finanza, concernono, tra i vari compiti, la delega a seguire i lavori parlamentari inerenti al documento di economia e finanza, la relativa nota di aggiornamento, nonché il disegno di legge di bilancio (articolo 1, comma 3, del decreto summenzionato), ma anche questioni relative alla spesa sociale e previdenziale, ai rapporti con l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, a politiche e interventi in materia di dissesto idrogeologico, ricostruzione e sviluppo dei territori colpiti dal sisma e tavoli di lavoro del Ministero dello sviluppo economico, concernenti crisi di impresa (articolo 2);

    l'articolo 54 della Costituzione, come sopra riportato, recita solennemente che «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge». I comportamenti del Sottosegretario Durigon, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, denotano la totale inadeguatezza a ricoprire un incarico istituzionale di così particolare delicatezza, proprio in un dicastero che ha rapporti diretti con la Guardia di finanza;

    i presentatori del presente atto di indirizzo ritengono fondamentale ribadire la necessità di tutelare in ogni forma l'onorabilità, l'immagine e l'operato degli uomini e delle donne del Corpo della Guardia di finanza, che rischiano di essere compromesse dalle parole del Sottosegretario;

    anche il solo sospetto che, attraverso la sua funzione di Governo, il Sottosegretario abbia potuto millantare un legame con la Guardia di finanza al fine di perseguire interessi riferiti al suo partito politico, non ne consente la permanenza nell'incarico;

    la grave compromissione dell'«onorabilità» del Sottosegretario e della sua attività ministeriale non consente la sua ulteriore permanenza in una delicata carica di impegno e responsabilità,

impegna il Governo

1) ad avviare immediatamente le procedure di revoca, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dei ministri, della nomina a Sottosegretario di Stato del deputato Claudio Durigon.
(1-00482) «Adelizzi, Elisa Tripodi, Brescia, Baldino, Manzo, Francesco Silvestri, Dieni, Alaimo, Azzolina, De Carlo, Corneli, Giordano, Donno, Gabriele Lorenzoni, Gallo, Buompane, Villani, Faro, Flati».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VI e X,

   premesso che:

    l'impatto dal punto di vista economico determinato dalla pandemia da COVID-19, con la profonda crisi economica che ne è conseguita, è dimostrato dalla riduzione nel 2020 del prodotto interno lordo dell'8,9 per cento e dell'occupazione del 2,8 per cento;

    il tessuto produttivo del nostro Paese è caratterizzato dalle migliaia di aziende, di piccole e medie imprese, micro imprese e professionisti, artigiani, ambulanti, commercianti, in grado di creare occupazione e generare ricchezza, determinando una circolarità dell'economia a beneficio anche dello Stato, in un'ottica di miglioramento dell'erogazione dei servizi fondamentali per tutti i cittadini;

    tuttavia, il sistema produttivo italiano risulta attualmente in estrema difficoltà, a seguito del prolungato periodo di chiusure e delle precedenti scelte di politica economica risultate insufficienti e poco efficaci per un vero rilancio del settore dei comparti;

    alla crisi pandemica, quindi, si è affiancata una crisi economica che ha inciso negativamente su un sistema commerciale già pesantemente gravato dalla crisi finanziaria del 2008, che, solamente negli ultimi anni, iniziava a registrare deboli segnali di ripresa;

    gli effetti di questa doppia crisi, sanitaria ed economica, si ripercuotono con maggior forza sulle piccole realtà produttive che costituiscono il principale motore economico del Paese;

    come è ben noto, le richiamate realtà economiche sono spesso caratterizzate da una conduzione unipersonale o di natura familiare, da cui discende una capacità di resistere alle flessioni del mercato nonché agli urti della crisi in maniera decisamente ridotta rispetto alle multinazionali che da anni governano il mercato, anche in Italia;

    diviene fondamentale un chiaro e forte piano di rilancio delle «attività di quartiere», mediante un piano di sostegno economico, riduzione della pressione fiscale e modernizzazione tecnologica-digitale;

    di non minore importanza è la programmazione delle riaperture di tutte le attività, nonché un piano di incentivi e sostegno alle strutture ricettive e imprese operanti nel settore alberghiero e termale anche mediante bonus in materia edilizia, ristrutturazione, rifacimento ed efficientamento degli immobili a ciò adibiti;

    è evidente che, in assenza, verrà a crearsi un vuoto che sarà colmato dalle grandi catene economiche e dai colossi del commercio;

    a riprova di ciò, vi è il deciso incremento del commercio elettronico che, anche in virtù dalle misure di contenimento della pandemia e dalle prolungate chiusure, si è attestato quale unico settore con incremento positivo nel periodo 2020/2021;

    questa crisi rischia, quindi, di generare due immediati effetti: uno sul piano strettamente economico, derivante dal depauperamento commerciale, dall'impoverimento del tessuto produttivo italiano e dall'indebolimento del made in Italy; l'altro sul piano sociale, atteso che il venir meno di piccole e medie imprese, realtà professionali, commerciali e artigianali comporterebbe una rovinosa perdita di posti di lavoro mettendo in seria difficoltà interi nuclei familiari per i quali le suddette realtà, non raramente, sono l'unica fonte di sostentamento;

    ulteriore effetto negativo è il rischio dell'irreversibile processo di desertificazione urbana, che porterebbe i circa 8000 comuni italiani a perdere interi settori commerciali che li caratterizzano trasformandoli da luoghi di eccellenza, di attrattiva commerciale e turistica, a meri «dormitori» in favore di un accentramento del lavoro verso le grandi imprese e le grandi città;

    occorre agire immediatamente, risultando non più procrastinabile un intervento di riqualificazione e rilancio del tessuto commerciale del Paese che, oltre al connaturato risvolto economico, svolge una necessaria funzione sociale e di sicurezza del territorio,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative per rafforzare, nell'ambito delle eccellenze nazionali e del made in Italy, le misure di carattere economico-finanziario per il miglioramento e la diversificazione dell'offerta commerciale, al fine di valorizzare i prodotti che siano espressione di artigianalità, eccellenza qualitativa e siano in grado di rappresentare la diversificazione territoriale, artigianale e culturale che caratterizza il nostro Paese;

   ad adottare iniziative per sostenere le attività di pubblico esercizio come bar, pub, ristoranti e gelaterie, danneggiate non soltanto dalla situazione generale di emergenza epidemiologica da COVID-19, ma anche dalla chiusura forzata in virtù di decreti amministrativi o decreti-legge, mediante specifici indennizzi economici ed agevolazioni fiscali, compensando comunque, mediante apposite misure, le minori entrate per gli enti locali;

   ad adottare iniziative per rafforzare la misura di cui all'articolo 30-ter del decreto-legge n. 34 del 2019, volta a contrastare la desertificazione commerciale dei piccoli centri urbani, riconoscendo incentivi ai commercianti nei comuni con popolazione inferiore ai 20 mila abitanti, che procedono all'ampliamento ovvero alla riapertura di negozi sfitti da almeno sei mesi;

   ad adottare iniziative volte a permettere alle imprese operanti nel settore alberghiero e termale di fare ricorso a strumenti finanziari a medio-lungo termine, attraverso un canale alternativo a quello bancario, contribuendo al sostegno e allo sviluppo del tessuto economico del territorio e alla riduzione della disoccupazione nelle regioni a maggior vocazione turistica;

   ad adottare iniziative per prevedere l'estensione delle agevolazioni fiscali in materia di efficientamento energetico anche a più tipologie di interventi per le strutture ricettive, anche in collegamento con il rinnovo del sistema antincendio ovvero del bonus facciate per gli interni o per le strutture fuori da centri storici;

   ad adottare iniziative per incentivare, anche mediante adeguati strumenti finanziari, interventi finalizzati al miglioramento degli standard recettivi e dell'efficientamento energetico o all'abbattimento delle barriere architettoniche;

   ad adottare iniziative per prevedere, nel primo provvedimento utile, la proroga, almeno fino al 2023, della misura cosiddetta del superbonus 110 per cento anche rivedendo le storture applicative che si sono registrate durante la prima applicazione della misura medesima e semplificandone al massimo le procedure di accesso;

   ad adottare iniziative volte a velocizzare il piano delle riaperture di tutte le attività, anche con riferimenti agli spazi interni, prevedendo anche un piano di investimenti idoneo a compensare adeguatamente i cali di fatturato che sono seguiti alle misure di carattere restrittivo adottate per il contrasto alla diffusione del contagio;

   ad adottare iniziative per prevedere, nell'ottica di perseguire una modernizzazione dei processi produttivi e della supply chain, il rafforzamento della politica di sostegno alle start-up ed alle piccole e medie imprese innovative, nonché degli strumenti idonei a permettere l'investimento da parte di cosiddetti venture capitalist, società e fondi, accrescendo, tal modo, la sensibilità generale del mercato e degli operatori economici e finanziari verso i temi dell'innovazione tecnologica.
(7-00651) «Binelli, Centemero, Andreuzza, Cantalamessa, Carrara, Cavandoli, Colla, Covolo, Fiorini, Gerardi, Galli, Gusmeroli, Micheli, Alessandro Pagano, Pettazzi, Ribolla, Piastra, Zennaro, Saltamartini».


   Le Commissioni VI e X,

   premesso che:

    il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, nel disciplinare il sistema del commercio, ha anche introdotto la figura dell'esercizio di vicinato, per la quale si intende un esercizio avente superficie di vendita non superiore a 150 metri quadri nei comuni con popolazione residente inferiore a 10.000 abitanti e a 250 metri quadri nei comuni con popolazione residente superiore a 10.000 abitanti;

    da questa norma è previsto un pieno riconoscimento all'importanza e al valore sociale, oltreché economico, degli esercizi di vicinato che costituiscono l'ossatura economica e sociale di molti quartieri e centri storici delle nostre città;

    tuttavia, la vecchia impostazione dicotomica tra piccoli esercizi di vicinato e media e grande distribuzione oggi appare profondamente inattuale e fuorviante, mentre sembra più corretto parlare di un conflitto sempre più aspro e talvolta impari, tra commercio tradizionale ed e-commerce;

    con la pandemia da COVID-19 e a seguito dell'adozione di provvedimenti restrittivi quali il lockdown, mentre le attività commerciali, tra cui e soprattutto gli esercizi di vicinato, in molti casi chiudono, non essendo in grado di sopravvivere, i colossi del web aumentano i propri volumi di vendita, beneficiando di una situazione in cui si registra un maggior ricorso agli acquisti on line e dell'utilizzo di servizi internet;

    per la sola piattaforma Amazon e solo a titolo esemplificativo nel terzo trimestre 2020, questa ha triplicato i propri profitti che sono cresciuti del 197 per cento, con un aumento di fatturato di 6,3 miliardi di dollari e un aumento delle vendite del 37 per cento superando i 96 miliardi di dollari complessivi del periodo (dati sul periodo luglio-settembre);

    è il settore del commercio tradizionale in genere, infatti, ad essere stato fortemente colpito dalla crisi: i ricavi totali della distribuzione non alimentare, nel 2020, hanno registrato un calo in alcuni settori prossimo al 30 per cento;

    a causa di una situazione sanitaria ancora critica, il quadro non è mutato con l'anno nuovo: il permanere delle chiusure nelle sempre più numerose «zone rosse» e, indipendentemente dal colore della regione, dei centri commerciali durante le giornate festive e prefestive, delinea i contorni di una crisi per il comparto non alimentare sempre più pesante;

    il commercio rappresenta uno dei settori chiave per l'economia del Paese, con 542 miliardi di euro di fatturato generato e 9,8 miliardi di euro investiti nel solo 2019. Questo comparto è in grado di soddisfare bisogni essenziali; attraverso i negozi fisici è capace di sviluppare un elevato livello occupazionale particolarmente centrato su donne e giovani ed è caratterizzato dallo sviluppo di investimenti, che agiscono con moltiplicatori di crescita direttamente sui territori (la distribuzione non delocalizza), attraverso un indotto costituito principalmente da aziende di piccole e medie dimensioni e con grande beneficio economico, occupazionale e sociale;

    il lavoro femminile, poi, come detto, nell'ambito del commercio tradizionale ha assunto un ruolo importante e con numeri preminenti rispetto ad altri settori, tanto negli esercizi di vicinato, quanto nella media e grande distribuzione;

    oltre il 46 delle donne occupate lavora nel commercio e nel turismo e nei servizi e le imprese femminili, nei medesimi settori, sono il 66,4 per cento del totale; pertanto, è evidente che sostenere il commercio tradizionale significa oggi anche sostenere il lavoro femminile;

    anche le misure restrittive adottate dal Governo nei confronti di centri e parchi commerciali, poi, rilevano fino ad oggi circa centocinquanta giornate di chiusura (a cui si aggiungono le chiusure prefestive e festive per feste patronali e quelle nelle zone rosse), che si sono tradotte – secondo una stima ragionevolmente affidabile – in una contrazione del fatturato per ciascuna azienda che si attesta nell'ordine del 40 per cento rispetto all'anno 2019, con una conseguente diminuzione del fatturato annuo complessivo pari a circa 56 miliardi e una correlata perdita proporzionale del gettito tributario stimabile in oltre 11 miliardi di euro;

    il costo degli affitti, la mancanza di una politica fiscale adeguata riguardo la tassazione delle locazioni commerciali e costi fissi importanti che le politiche dei sostegni e dei ristori non sono riuscite compiutamente ad affrontare, rischiano, terminata l'emergenza pandemica, di desertificare interi quadranti delle nostre città;

    la situazione risulta ancor più grave nell'ambito dei «centri commerciali naturali», e nelle realtà commerciali, anche organizzate, che incidono sui territori delle nostre città d'arte a forte vocazione turistica, in cui una crisi senza precedenti rischia di portare alla perdita di importanti aggregazioni di esercizi commerciali che hanno fin qui operato integrandosi tra loro e che si rischia di non ritrovare al termine dell'emergenza sanitaria;

    è necessario, per sostenere la ripresa delle aziende del commercio, prevedere una politica compiuta di finanziamenti e di concessione di liquidità al comparto commerciale, attraverso adeguate politiche fiscali, ma anche con norme che facilitino l'accesso al credito;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza non prevede interventi diretti a favore degli esercizi di vicinato e, più in generale, del commercio tradizionale; saranno quindi indispensabili interventi di sostegno diretto alle reti economico-produttive, introducendo misure di contrasto alla desertificazione commerciale delle nostre città, promuovendo turismo, artigianato e commercio, soprattutto nell'ambito e attraverso la valorizzazione dei centri commerciali, tanto tradizionali quanto naturali,

impegnano il Governo

   a prevedere, anche nell'ambito dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, specifiche iniziative che mirino al sostegno del settore del commercio, anche attraverso la valorizzazione dei centri commerciali naturali e tradizionali, nonché attraverso processi che consentano anche agli esercizi al dettaglio di accedere a piattaforme di vendita online condivise e di specializzarsi anche nella vendita di prodotti tipici e di nicchia;

   a prevedere un piano nazionale complessivo che, in accordo con regioni ed enti locali, miri a sostenere, valorizzare e favorire lo sviluppo di reti commerciali territoriali, a partire dai centri commerciali naturali, ma anche nell'ambito dei centri commerciali tradizionali, partendo dai modelli virtuosi già adottati da alcune regioni italiane, con particolare attenzione alla valorizzazione del lavoro femminile;

   a porre in essere un serrato confronto con le regioni e gli enti locali, teso ad arrivare alla liberalizzazione delle promozioni nel commercio tradizionale, colmando, in tal modo la grave disparità in termini di concorrenza che ad oggi esiste in rapporto con l'e-commerce;

   a promuovere politiche fiscali compiute e stabili relativamente alle locazioni commerciali, attraverso l'introduzione della cedolare secca per i proprietari e del credito d'imposta per i commercianti;

   ad adottare iniziative per prevedere la riapertura dei centri e parchi commerciali nelle zone «gialle» già a decorrere dal 15 maggio 2021;

   ad adottare iniziative per sostenere la liquidità delle imprese del settore del commercio sia attraverso la proroga dei versamenti fiscali, quali le ritenute alla fonte, l'Iva e i contributi previdenziali ed assistenziali, che attraverso l'esonero dal pagamento di altri versamenti di carattere fiscale, come la tassa sui rifiuti (Tari), l'Imu e il nuovo canone unico patrimoniale;

   ad adottare iniziative che garantiscano nell'ambito dei prossimi provvedimenti l'accesso agevolato al credito delle imprese del commercio, anche attraverso una politica adeguata che garantisca una iniezione di liquidità tale da consentire alle aziende di avere risposte in tempi rapidi e certi e ne consenta il sostegno in vista della ripresa post-pandemica;

   ad adottare ogni utile iniziativa, anche a livello europeo e internazionale, per una compiuta attuazione della web tax, che, senza voler penalizzare il commercio digitale, consenta una perequazione commerciale, anche attraverso il reperimento di risorse da destinare a favore del tessuto commerciale in generale e, in particolare, dello sviluppo degli esercizi di vicinato.
(7-00652) «Moretto, Ungaro, Marco Di Maio».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   PRESTIGIACOMO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di stabilità per il 2019, veniva istituita, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, la Struttura Tecnica investitalia, con compiti che vanno dall'analisi e valutazione di programmi di investimento riguardanti le infrastrutture materiali e immateriali, alla verifica degli stati di avanzamento dei progetti infrastrutturali, alla individuazione degli ostacoli e delle criticità nella realizzazione degli investimenti ed elaborazione di soluzioni utili al loro superamento. Fu stabilito che, ad investitalia, potesse essere assegnato un contingente di personale, anche estraneo alla pubblica amministrazione, dotato di elevata qualificazione scientifica e professionale, individuato tramite procedure che assicurassero adeguata pubblicità delle selezioni e modalità di svolgimento che garantiscano l'imparzialità e la trasparenza;

   con decreto del Presidente del Consiglio del 15 febbraio 2019, veniva istituita la Struttura di investitalia ed, all'articolo 3, comma 3, dello stesso decreto, si stabiliva che tale Struttura si avvalesse di un contingente di esperti selezionato con bando pubblico. Il bando pubblico è stato reso noto e con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, questa volta in data 15 ottobre 2019, è stato stabilito che il contingente di esperti non fosse superiore alle 40 unità;

   in virtù anche di quest'ultimo decreto, sono stati siglati con ognuno degli esperti i relativi decreti di nomina, con scadenza ad agosto 2021, salvo cessazione anticipata per scadenza del Governo in carica;

   con decreto del 31 marzo 2021 la struttura di Investitalia sarebbe stata prorogata al 31 luglio 2021, senza nulla disporre in ordine al contingente di esperti pure facenti parte ex lege della Struttura;

   appare pertanto anomalo che il decreto del 31 marzo 2021, che sembrerebbe essere stato comunicato per le vie brevi senza essere trasmesso via Pec agli esperti di tale struttura in una versione neanche registrata dai competenti organi, possa modificare la composizione stessa della Struttura, determinandone implicitamente la caducazione di tutti gli incarichi conferiti agli esperti. Ciò anche in considerazione del fatto che nei decreti di conferimento dei predetti incarichi era prevista la cessazione anticipata dei rapporti solo per decadenza dell'operatività della Struttura di missione per scadenza del Governo in carica;

   secondo l'interrogante il decreto del 31 marzo 2021 sopracitato sarebbe surrettizio e potrebbe avere il solo fine di garantire prebende e collocazioni ai dirigenti ivi nominati anche in comando –:

   se trovi conferma che la Struttura Investitalia è stata prorogata con l'incarico di assistere il Ministero dell'economia e delle finanze e il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica (Dipe) nel supporto alla formulazione del PNRR, ma solo temporaneamente fino al luglio 2021;

   se non ritenga che questo episodio sia l'ennesima dimostrazione delle incertezze organizzative su un tema così rilevante per il nostro Paese, in grado di nuocere pesantemente alla formulazione dei progetti complessi per il Sud e quali iniziative intenda assumere al riguardo;

   se sia a conoscenza della gestione per l'interrogante notevolmente approssimativa di quei dirigenti che il decreto di proroga del 31 marzo 2021 lascerà in quell'incarico fino al luglio del 2021;

   se non intenda partecipare tramite i suoi uffici alla corretta formulazione degli atti che hanno a che fare con argomenti tanto delicati quanto l'esercizio delle funzioni di monitoraggio e controllo a strutture che, benché temporaneamente, possano incidere in maniera negativa sulla prima attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(3-02251)


   BALDINO, ELISA TRIPODI, BRESCIA e DE CARLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della puntata del 3 maggio 2021 della trasmissione televisiva «Report» è stato trasmesso un video in cui è chiaramente riscontrabile un incontro tra Marco Mancini, dirigente del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, e un leader di un partito politico nazionale;

   il video è stato girato in un parcheggio della stazione di servizio di Fiano Romano e dimostrerebbe la durata dell'incontro di circa 40 minuti. Nel medesimo servizio è inoltre riportato che il leader politico in questione, prima di recarsi alla suddetta stazione di servizio, abbia fatto visita al carcere di Rebibbia a un detenuto, ex parlamentare della Repubblica;

   pare quantomeno singolare, anche sotto il profilo della sicurezza pubblica, che un dirigente del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza – organo di cui avvalgono il Presidente del Consiglio dei ministri e l'Autorità delegata per l'esercizio delle loro funzioni e per assicurare unitarietà nella programmazione della ricerca informativa, nell'analisi e nelle attività operative dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise) e dell'Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi) – svolga incontri con leader politici nel contesto citato; desta comunque forti perplessità la possibilità stessa che al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza sia stato assegnato il compito di intrattenere rapporti diretti con leader politici, tenuto anche conto della operatività istituzionale assegnata dalla legislazione vigente al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica –:

   se il Presidente del Consiglio dei Ministri sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se, a seguito dell'incontro, sia stata elaborata una relazione a disposizione del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.
(3-02252)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 13, comma 13, del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2021, n. 21 proroga fino al 30 giugno 2021 la sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili per mancato pagamento del canone alle scadenze, previste dal contratto nonché di rilascio dell'immobile venduto, relativamente ad immobili pignorati abitati dal debitore esecutato e dai suoi familiari, mentre il comma 14 del citato articolo prevede la proroga al 30 giugno 2021 della sospensione delle procedure esecutive immobiliari aventi ad oggetto l'abitazione principale del debitore;

   a tal fine, la citata disposizione novella l'articolo 54-ter, comma 1, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, (cosiddetta cura Italia) il quale prevede, al fine di contenere gli effetti negativi dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, la sospensione su tutto il territorio nazionale di ogni procedura esecutiva per il pignoramento immobiliare, ai sensi dell'articolo 555 del codice di procedura civile (Forma del pignoramento) che abbia ad oggetto l'abitazione principale del debitore;

   la citata disciplina non tiene in debita considerazione la necessità di sospensione delle procedure esecutive immobiliari aventi ad oggetto l'abitazione principale del debitore nelle aree colpite dal sisma del Centro Italia;

   è necessario, infatti, chiarire che, a fronte di una abitazione inagibile dove il requisito della residenzialità è stato fedelmente mantenuto (ed a ciò si aggiungono i costi per vivere lontano dai propri interessi), bisogna riconoscere il diritto alla sospensione della procedura esecutiva;

   un caso esemplificativo è dato da un cittadino che ha la residenza stabile dal 1990 nella casa oggetto di asta. Dal sisma del 6 aprile 2009 la casa inagibile richiede necessariamente al proprietario di cambiare abitazione e questi ritiene di spostarsi in una seconda casa di proprietà. Con la perdita della casa il cittadino non ha avuto altresì nella disponibilità i locali della società dove lavora individualmente a partita Iva e ha affidato ad un organismo di composizione delle crisi (Occ) l'azione di chiusura delle sue posizioni con le banche, per mutui contratti destinati ad acquisto e ristrutturazione della casa e dei locali aziendali, con la cosiddetta procedura di sovraindebitamento –:

   se non ritenga di adottare iniziative per chiarire che, a fronte di un'abitazione inagibile, dove persiste il requisito della residenzialità, sia comunque possibile riconoscere il diritto alla sospensione della procedura esecutiva, fino al 30 giugno 2021, ai sensi dell'articolo 13, comma 14, del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2021, n. 21.
(5-05945)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa riportano la tragica notizia della morte di Nadia De Munari, cinquantenne originaria di Schio (Vicenza), uccisa in Perù a colpi di ascia forse durante un tentativo di rapina;

   la donna, era nel Paese sudamericano come missionaria laica dal 1995 ed era una delle volontarie dell'Operazione Mato Grosso, movimento missionario che opera in favore degli ultimi in America Latina; si occupava della gestione di sei asili e di una scuola elementare di una baraccopoli a Nuevo Chimbote, sulla costa centro-settentrionale del paese dove assisteva anche alcune ragazze;

   come riferiscono i media del Paese, e conferma il quotidiano «Avvenire», la donna sarebbe stata aggredita nella notte del 20 aprile 2021 nella sua camera da letto all'interno della casa famiglia «Mamma Mia» e rinvenuta agonizzante solo il mattino seguente;

   dopo i primi soccorsi prestati presso l'ospedale più vicino, Nadia sarebbe stata trasferita a Lima per una delicata operazione chirurgica a seguito della quale è deceduta;

   non vi sarebbero testimoni dell'agguato; infatti, nella casa famiglia che condivideva con un'altra decina di insegnanti, la missionaria vicentina assisteva alcune ragazze, che però non avrebbero udito nulla, in quanto ubicate in un'altra ala della struttura;

   gli autori di questo efferato crimine non sono ancora stati scoperti; dalle prime indagini della polizia di Nuevo Chimbote, che avrebbero rilevato molte tracce, anche ematiche, nella stanza della donna, potrebbe essersi trattato di una rapina finita male anche se, come riferito da padre Raffaele, che gestisce la casa famiglia, l'aggressore avrebbe sottratto solo il telefonino della donna senza toccare denaro o altro;

   a destare ulteriori sospetti sono le notizie riportate dalla stampa locale, secondo cui la porta della camera di Nadia, chiusa a chiave, non presentasse segni di effrazione;

   la tragica scomparsa di una nostra connazionale impone un intervento deciso, di verità e giustizia, delle autorità italiane affinché venga appurata la verità dei fatti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere affinché sia fatta piena luce sulle cause, sulle responsabilità e sugli esecutori di questo terribile crimine che ha portato alla morte della connazionale Nadia De Munari e se non intenda fornire adeguata assistenza alla famiglia della vittima.
(4-09207)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nel porto di Sousse, in Tunisia, da oltre otto mesi, sono stati messi sotto sequestro preventivo 212 container di rifiuti provenienti dalla Campania. I costi per i container bloccati sarebbero di circa 26 mila euro al giorno, per una cifra ormai di circa sette milioni di euro. Sono arrivati in Tunisia grazie a un accordo tra la società Sviluppo risorse ambientali (Sra), un'azienda con sede a Polla, nel basso salernitano, e la tunisina Soreplast. Le due imprese hanno stipulato un contratto alla fine di settembre del 2019 per l'invio di 120 mila tonnellate di rifiuti «non pericolosi» in Tunisia al prezzo di 48 euro a tonnellata, per un totale di 5,7 milioni. Il 22 maggio 2020 è partito il primo carico, con le autorizzazioni per l'invio dei materiali della regione Campania, di settanta container e poi a luglio altri tre, per un totale di 7.900 tonnellate di spazzatura;

   da un controllo delle dogane tunisine, si è scoperto che, all'interno, non c'erano solo rifiuti plastici, ma, come denunciato da Hamdi Chebaâne – membro di Tunisie verte, una coalizione di associazioni ambientaliste, presente all'apertura dei container insieme ai componenti della commissione di inchiesta voluta dal Parlamento tunisino – «all'interno abbiamo trovato di tutto: pannolini, scarpe, pezzi di cartone, paraurti di automobili, giochi per bambini. Erano chiaramente rifiuti domestici non valorizzabili e difficilmente riciclabili». Chebaâne lo ha definito «il più grande scandalo ambientale internazionale mai accaduto in Tunisia»;

   in seguito a ciò, il 22 dicembre 2020, in Tunisia dodici persone, tra cui il Ministro dell'ambiente tunisino Mustapha Laroui, sono state arrestate e altrettante indagate per i medesimi fatti. Rispondendo ad una interrogazione al consiglio regionale, il 18 gennaio 2021 la regione Campania ha fatto sapere che, a mandare i rifiuti in Tunisia, non è solo la Sra. Dopo aver riscontrato «profili e aspetti gravi» che sono stati segnalati anche agli inquirenti, gli uffici regionali hanno negato l'autorizzazione a un'altra azienda. Nella stessa risposta si legge che, «per quanto riferibile», dall'affare dei rifiuti italo-tunisini emergerebbe «l'esistenza di organizzazioni criminose articolate e strutturate, con eventuali presunti collegamenti e ramificazioni negli enti pubblici del paese di destinazione». Ma sul caso ancora i indaga la procura della repubblica di Salerno, il Nucleo operativo ecologico (Noe) dei carabinieri e la Guardia di finanza;

   secondo le indagini in corso in Tunisia i rifiuti in questione sarebbero destinati allo smaltimento in discarica o all'incenerimento, dunque, si tratterebbe di una tipologia non idonea all'esportazione tra Paesi dell'Unione europea ed extra Unione europea secondo la convenzione di Basilea e di Bamako, le cui norme dispongono che i movimenti transfrontalieri sono possibili solo ove il rifiuto sia effettivamente destinato al riciclo;

   al porto si è creato un presidio, dove si protesta al grido «la Tunisia non è né sarà mai la discarica dell'Italia». Hédi Chebili direttore generale del Ministero dell'ambiente tunisino ha detto di essere fiducioso «che la questione si risolverà di comune intesa con l'Italia, che è un Paese amico e un nostro partner imprescindibile». Mentre, Majdi Karbai, deputato dell'assemblea nazionale tunisina eletto nella circoscrizione Italia, ha affermato che: «È sconcertante che l'Italia, sempre così pronta a rimpatriare gli immigrati tunisini che arrivano via mare in Sicilia, non sia riuscita in otto mesi a rimpatriare i propri rifiuti inviati illegalmente in Tunisia» –:

   quali notizie abbia il Governo in merito alla vicenda di cui sopra, e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per rimpatriare al più presto i propri rifiuti dalla Tunisia.
(5-05946)


   FERRI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 12 agosto 2017, dopo essere stato ricoverato la notte precedente in condizioni disperate come conseguenza di una brutale aggressione subita in una discoteca della località turistica di Lloret de Mar, Niccolò Ciatti, un giovane di Scandicci (Firenze), fu ucciso barbaramente, fulminato da un calcio alla testa sferrato da un giovane ceceno al culmine di un'aggressione;

   la salma del giovane connazionale è stata rimpatriata il 18 agosto 2017 e la polizia catalana, i Mossos d'Esquadra, parlarono nel loro rapporto di persone con addestramento paramilitare;

   le immagini diffuse mostrano con terribile chiarezza la violenza, la forza, la cattiveria di tutti e tre i soggetti pericolosi e preparati ad uccidere, tanto che hanno aggredito Ciatti senza motivazione, solo per barbara violenza;

   il presunto responsabile del pestaggio è stato individuato in un cittadino russo di origine cecena, Rassoul Bissoultanov, fermato la mattina successiva dalle locali autorità di polizia insieme a altre due persone sempre di nazionalità russa, queste ultime successivamente rilasciate;

   l'inchiesta ha proceduto estremamente a rilento e lo scoppio della pandemia ha comportato un ulteriore allungamento dei tempi, con inesorabili effetti sul piano processuale, nonostante, nel novembre 2020, l'ambasciatore italiano in Spagna abbia incontrato il Fiscal General del Estado e il Ministro della giustizia italiano allora in carica abbia inviato alla collega spagnola una lettera per sensibilizzarla su uno svolgimento rapido del procedimento penale;

   attualmente, infatti, il principale responsabile è ancora in stato di custodia cautelare in attesa del processo a suo carico innanzi il tribunale di Girona;

   ad agosto 2021, in assenza di una sentenza di condanna, Rassoul Bissoultanov sarà liberato e si potrebbe ravvisare anche una sottrazione all'esecuzione della pena. Non è stata ancora fissata la data di inizio di un processo che sarà necessariamente complesso, visto il numero dei testimoni da citare e le questioni tecniche da affrontare;

   nel corso di questi anni la famiglia e la comunità fiorentina si sono impegnate affinché in Spagna si svolgesse un processo giusto che portasse alla condanna di tutti gli autori della terribile aggressione e del conseguente omicidio;

   non è ancora dato comprendere il motivo per cui gli altri due pericolosi soggetti non siano stati posti in custodia cautelare e sia stato dato loro modo di stare in regime di libertà;

   il profondo dolore della famiglia, fatto proprio dall'intera comunità nazionale, impone di attivare tutte le vie possibili – sia pure nel pieno rispetto per l'indipendenza della magistratura spagnola – affinché i responsabili della morte di Niccolò siano assicurati alla giustizia e condannati, dal momento che, da più di 43 mesi, la famiglia Ciatti sta aspettando l'inizio del processo in Spagna, per lo svolgimento del quale non è stata ancora stabilita una data, come già è stato messo in evidenza dalla famiglia in una lettera alla segreteria del Ministro della giustizia in cui è rappresentata l'urgenza che il processo sia celebrato quanto prima –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano intraprendere per porre rimedio a questa grave ingiustizia e adoperarsi presso le autorità spagnole affinché i responsabili della morte di Niccolò Ciatti vengano processati e vengano adottate tutte le misure necessarie affinché non possano far perdere le proprie tracce.
(5-05950)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e DONZELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 14 maggio 2020, con interrogazione n. 4-05678, l'interrogante segnalava il caso del cittadino italo-venezuelano Hugo Marino, scomparso misteriosamente in data 20 aprile 2019 in Venezuela;

   la famiglia di Hugo Marino ha sempre dichiarato che la sparizione di Hugo Marino fosse legata al controspionaggio militare (Dgcim) del regime del dittatore comunista Maduro;

   nella predetta interrogazione, il sottoscritto chiedeva quali fossero le informazioni in possesso del Governo in ordine alla sparizione di Hugo Marino e se intendesse convocare l'incaricato di affari del Venezuela in Italia per chiedere delucidazioni;

   con risposta del 4 agosto 2020 il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri pro tempore precisava che, in data 30 ottobre 2019, Hugo Marino non risultava «nel registro dei detenuti presso i penitenziari venezuelani – ad esclusione di quelli amministrati dal Dgcim – né nelle liste dei deceduti» e prometteva costante impegno per ottenere notizie;

   con successiva interrogazione n. 4-08682 del 23 marzo 2021 l'interrogante nuovamente chiedeva al Ministero degli esteri se vi fossero sviluppi nelle interlocuzioni con il regime di Maduro in ordine alla sparizione di Hugo Marino;

   coiti risposta inviata dall'interrogante il 28 aprile 2021 il Sottosegretario Benedetto Della Vedova precisava che «da ultimo, lo scorso 22 febbraio l'ambasciatore a Caracas ha personalmente evocato la vicenda del signor Marino con il nuovo Ministro dell'interno venezuelano Carmen Melendez, chiedendo parimenti di poter quanto prima ricevere informazioni riguardo lo stato psico-fisico del connazionale e al luogo di sua detenzione. Il Ministro ha assicurato il proprio personale impegno per far luce sulla situazione del cittadino italo-venezuelano»;

   la risposta conduce inequivocabilmente a ritenere che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale sia, quanto meno, a conoscenza dello stato di detenzione del cittadino italo-venezuelano;

   tale risposta apre uno squarcio inquietante sulla precedente risposta che potrebbe assumere un carattere omissivo nella sua burocratica formulazione per la malaugurata ipotesi che il Governo fosse già a conoscenza dello stato di detenzione di Hugo Marino;

   la predetta risposta alimenta più di un dubbio sulla incisività della linea diplomatica italiana intrattenuta sino ad oggi con il Venezuela in ordine alla sparizione di Hugo Marino;

   il fatto che sia ormai certo lo stato di detenzione rende del tutto inaccettabile che non sia comunicato il luogo di detenzione, le formali accuse a carico di Hugo Marino e l'autorità che lo ha in detenzione; quelle appare all'interrogante indigeribile politica di prudenza del Governo italiano nella condanna del regime di Maduro rispetto alle meno «cerchiobottiste» prese di posizione della comunità internazionale e le varie visite ufficiali di influenti politici pentastellati poi entrati nella compagine governativa dovrebbero quantomeno agevolare le comunicazioni da parte del Venezuela;

   la mancanza di ogni comunicazione è la dimostrazione, non solo dello spregio di ogni e più elementare diritto nel regime di Maduro, ma anche del fallimento della non condivisa politica di prudenza assunta sino ad oggi nei confronti del regime dittatoriale di Maduro, testimoniando ancora una volta che i rapporti con i ditattori non sono mai un pranzo di gala con scambi di reciproche cortesie –:

   quando il Governo in particolare il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale abbiano avuto contezza della detenzione del signor Hugo Marino e per quali vie;

   quali iniziative siano state poste in essere per sapere immediatamente per quali motivi formalmente sia detenuto Hugo Marino e in quale luogo di detenzione si trovi e quali siano le sue condizioni;

   appurata la conoscenza dello stato di detenzione di Hugo Marino ed in mancanza di ulteriori, precise, immediate risposte in ordine a modalità e motivi di detenzioni se il Governo non intenda intervenire immediatamente, per quanto di competenza, a tutela della incolumità psico-fisica del detenuto per chiederne immediatamente la liberazione, ovunque sia detenuto.
(4-09211)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEL SESTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 30 aprile 2021, alcuni organi di stampa hanno diffuso la notizia del ritrovamento di centinaia di opere d'arte a Napoli nei sotterranei di Castel Nuovo («Maschio Angioino»), avvenuto il 1° dicembre 2020, durante i sopralluoghi effettuati a seguito delle abbondanti piogge delle settimane precedenti;

   in alcuni locali ipogei, umidi e ammuffiti, in corrispondenza del cortile, sono stati rinvenuti dipinti, sculture ed arredi accatastati da diversi decenni e gravemente deteriorati;

   inspiegabilmente, però, la notizia si è diffusa solo dopo cinque mesi, a seguito della pubblicazione della delibera di giunta comunale di Napoli n. 157 del 23 aprile 2021, recante sommarie informazioni sull'accaduto ed i primi provvedimenti «urgenti» (dopo 5 mesi) per la messa in sicurezza delle opere;

   nella medesima delibera si riferisce che le opere – provenienti da diversi edifici ex Ipab (Istituti pubblici di assistenza e beneficenza) – sarebbero state ricoverate in quei sotterranei a seguito del terremoto del 23 novembre 1980;

   il 5 maggio 2021, sul quotidiano La Repubblica – Napoli, è apparsa una dichiarazione dell'attuale soprintendente archeologia, belle arti e paesaggio di Napoli, Luigi La Rocca, nella quale si asserisce che tali manufatti «All'epoca furono schedati e censiti... sono stati eseguiti controlli dei nostri funzionari in quei depositi fino al 2005»; mancherebbero, quindi, sopralluoghi dal 2005 ad oggi;

   nella delibera è riportato «che a seguito dell'istituzione del Museo Civico di Castel Nuovo (1990) e di una più recente implementazione della collezione museale, in particolare riferita alla sezione Ottocento e Novecento (2015), numerose opere d'arte sono state prelevate da alcune delle predette sedi per essere esposte nelle sale museali e fruite da visitatori e studiosi»; nel 2015, quindi, alcune opere potrebbero essere state prelevate anche dai sotterranei;

   risulta fondamentale la nota, prot. PG/2020/808378 del 3 dicembre 2020, allegata alla delibera, del dirigente area cultura e turismo – servizio beni culturali del comune di Napoli, Norma Carla Pelusio, in cui si legge: «... si è potuto notare immediatamente che gli innumerevoli beni mobili, risultanti di particolare pregio storico artistico, quali quadri, statue, ed altro, ivi depositati, versavano, evidentemente da decenni, in condizioni fortemente precarie così come il luogo che risulta particolarmente umido e degradato... si sono rinvenuti ulteriori depositi che versavano belle medesime condizioni così come i beni di pregio ivi custoditi»;

   nella delibera si riferisce «che presso i depositi di Castel Nuovo sono presenti numerose opere d'arte di scuola napoletana di particolare rilevanza artistica e patrimoniale, databili dal XV al XX secolo (in particolare tele di Luca Giordano, Paolo De Matteis, Jacopo Cestaro, ecc.)»; tale affermazione sarebbe supportata, quindi, dall'analisi della documentazione (inventari, schede di catalogo), che dovrebbe consentire di stabilire anche la consistenza iniziale di tale patrimonio e verificare eventuali perdite, furti o dispersioni;

   tali opere d'arte sarebbero prive di una polizza assicurativa; difatti, nella delibera si afferma che la messa in sicurezza delle stesse «risulta prodromica alla valutazione patrimoniale dei beni di valore e pregio artistico da compiersi da parte di apposita commissione tecnica, per poi successivamente procedere all'attivazione di una giusta assicurazione dei beni stessi con conseguente aggiornamento incrementale del complessivo patrimonio dell'ente»;

   il servizio beni culturali comunale ha redatto un progetto preliminare per gli interventi di messa in sicurezza, strutturato in tre fasi: sebbene nella prima emerga la volontà di valutare le priorità di intervento in base allo stato di conservazione delle singole opere, nelle successive si propende per la valorizzazione di quelle più importanti. Inspiegabilmente, nessun intervento viene previsto per il recupero dei depositi –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato su quanto descritto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda mettere in campo, in raccordo con il comune di Napoli, per programmare tempestivi interventi per la salvaguardia delle opere d'arte ritrovate.
(5-05952)

Interrogazione a risposta scritta:


   CABRAS, VALLASCAS e CORDA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 30 aprile 2021 sono stati chiusi alcuni importanti cantieri archeologici del Sulcis, nati vent'anni fa con la finalità di dare valore ai beni culturali del parco geominerario, storico e ambientale della Sardegna;

   tra i cantieri chiusi rientra quello del Nuraghe Sirai, bene archeologico che insiste nel comune di Carbonia, in regime di concessione di scavo sotto l'egida del Ministero della cultura, ma anche il Nuraghe Seruci, nel territorio comunale di Gonnesa;

   la causa della chiusura di tali cantieri è da rintracciare nella loro non previsione all'interno del nuovo bando di affidamento del servizio di facility management, ai sensi della legge regionale del 22 dicembre 2016, n. 34;

   nel corso degli anni il cantiere archeologico del Nuraghe Sirai ha dato risultati scientifici di grandissima importanza, che sono stati oggetto di studio e attenzione da parte della comunità scientifica internazionale;

   il Nuraghe Sirai rappresenta un unicum nel panorama archeologico sardo, in quanto ha fornito gli elementi per provare la coesistenza di due popolazioni differenti, quella nuragica e quella fenicio-punica, nonché il grado di integrazione mediterranea che sussisteva a quell'epoca nel Sulcis;

   l'unicità del nuraghe è sempre stata apprezzata dai visitatori ogni qualvolta sia stato possibile aprire le visite al pubblico, anche grazie al prezioso lavoro del personale impiegato nel cantiere che, oltre alle attività di scavo, ha sempre garantito con passione, dedizione e professionalità, la manutenzione e il decoro del sito;

   per queste ragioni, prima che venisse annunciata la chiusura, il Nuraghe Sirai stava per essere inserito nel contesto del sistema museale del comune di Carbonia e, in tal modo, avrebbe potuto godere di un'apertura continuativa al pubblico;

   tale apertura sarebbe stata garantita anche dall'avvio dei lavori finanziati dalla regione Sardegna per la realizzazione della recinzione del sito e valorizzata dal progetto «Carbonia città del paesaggio», finalizzato a riqualificare e completare il sistema museale del parco fenicio nell'area archeologica del Nuraghe Sirai, realizzato con la collaborazione di paesaggisti di fama internazionale;

   vale sottolineare che detti siti archeologici rientrano nel parco geominerario, storico e ambientale della Sardegna, istituito nel 2001 con l'obiettivo primario di assicurare la conservazione la valorizzazione del patrimonio tecnico-scientifico, storico-culturale e ambientale dei siti e dei beni ricompresi nel territorio e garantirne uno sviluppo economico e sociale;

   il parco si estende per complessivi 2300 chilometri quadrati e ricomprende 8 aree, distribuite in tutto il territorio della Sardegna, interessate nei secoli scorsi da una più o meno intensa attività mineraria che ha modellato il territorio e il paesaggio e ha lasciato importanti testimonianze di tipo infrastrutturale e architettonico di enorme valore storico culturale;

   l'importanza del parco si rileva anche nel suo riconoscimento a livello internazionale, con il suo inserimento nel 2007 nella Rete europea e globale Geoparks dell'Unesco;

   già nel giugno 2020 un gruppo di archeologi sardi, responsabili proprio dei nuraghi Sirai e Seruci, lanciò la petizione «Se mi abbandoni crollo» attraverso la quale si chiedeva di impedire la chiusura degli scavi archeologici in assenza di un piano gestionale per il futuro;

   va considerato che tali siti rappresentano importanti luoghi storici, custodi della memoria collettiva e privata, in cui l'assenza delle attività finora svolte avrà come effetto immediato l'accelerazione del processo di degrado dei beni culturali in essi custoditi, compromettendo la loro conservazione e ottimale fruizione pubblica –:

   se il Ministro interrogato abbia ulteriori informazioni su quanto esposto in premessa;

   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, al fine di tutelare e valorizzare i beni storico-archeologici di cui in premessa.
(4-09203)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è in corso presso il tribunale di Locri il processo nei confronti di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace;

   nel procedimento condotto dalla procura di Locri, in cui Mimmo Lucano è imputato in relazione al sistema di accoglienza realizzato durante il suo mandato di sindaco, pur nel dovuto rispetto della autonomia della magistratura, non possono non evidenziarsi le serie criticità emerse, le quali hanno portato il tribunale del riesame di Reggio Calabria – nell'appello proposto dalla procura di Locri contro l'ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari con la quale è stata respinta la richiesta di misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di Mimmo Lucano, a scrivere nelle motivazioni di un «quadro indiziario inconsistente e elementi congetturali o presuntivi»;

   nella udienza del 26 aprile 2021 il pubblico ministero ha richiesto che fosse acquisita agli atti una dichiarazione con la quale Mimmo Lucano annunciava la propria candidatura alle prossime elezioni regionali calabresi; tale richiesta, peraltro respinta dal tribunale, è stata motivata con il fine di dimostrare la residua e ultima tesi accusatoria secondo la quale l'attività profusa dallo stesso nelle politiche di accoglienza ed inclusione era finalizzata alla cura dei suoi interessi non più individuati in quelli economici ma nel raggiungimento di visibilità per assicurarsi la possibilità di accesso a cariche elettive; a parere dell'interrogante la richiesta è sconcertante in quanto pone alla base di un teorema accusatorio l'esercizio di un diritto costituzionalmente riconosciuto, fermo restando che sarà ovviamente il collegio giudicante a valutare l'esistenza o meno della responsabilità penale di Mimmo Lucano e la fondatezza delle tesi accusatorie;

   ancor più preoccupante e motivo del presente atto è la notizia riportata da organi di stampa e di informazione che, nell'ambito delle indagini in questione, sarebbero stati sottoposti a intercettazioni telefoniche numerosi giornalisti, nonché magistrati e avvocati, trascrivendo i contenuti delle loro conversazioni con proprie fonti informative, anche con riferimenti ad aspetti della vita privata e familiare e tali trascrizioni sarebbero allegate agli atti processuali –:

   se, alla luce di quanto riportato in premessa, in particolare in relazione alle notizie relative alle intercettazioni citate, non intenda promuovere, come in analoghi recenti casi, presso gli uffici giudiziari di Locri una iniziativa ispettiva.
(4-09210)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta orale:


   CAON. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 76 del 2020 (decreto semplificazioni) ha introdotto modifiche al testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001. Tali modifiche, contenute all'articolo 10, investono tutti i settori dell'attività edilizia e, in particolare, la definizione di ristrutturazione edilizia, concetto determinante per la possibilità di usufruire di ecobonus, sismabonus e superbonus 110 per cento, ammessi solo in caso di ristrutturazione;

   il decreto-legge semplificazioni ha incluso nel concetto di ristrutturazione edilizia la demolizione e la ricostruzione con modifica di sagoma, sedime, prospetti e volume, precisando che, per gli immobili sottoposti a vincolo ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004, in caso di demolizione e ricostruzione, quest'ultima debba avvenire fedelmente, evidentemente riferendosi agli edifici con valore monumentale o interesse culturale, ovvero quelli riferiti alla parte seconda del codice dei beni culturali e del paesaggio, che, del resto, non hanno la possibilità di modificare prospetti, sagoma, sedime e volumetria proprio in quanto dotati di vincolo proprio;

   pur essendo chiaro l'intento del legislatore, tuttavia, il generico richiamo agli immobili di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004 potrebbe comportare che, al fine di classificare l'intervento quale ristrutturazione, l'obbligo di fedele ricostruzione, in caso di demolizione e ricostruzione, investa anche il caso di immobili situati in aree vincolate ma privi di tutela diretta o addirittura esteticamente incompatibili con il paesaggio;

   la normativa citata non distingue, infatti, tra immobili vincolati per un particolare pregio storico, artistico o architettonico e immobili semplicemente inseriti in aree vincolate. La diversità tra le due fattispecie risulta tuttavia evidente: un immobile può essere inserito in un'area paesaggistica vincolata, ma essere privo di alcun pregio, mentre possono esistere beni di pregio che siano anche inseriti in aree vincolate;

   si evidenzia, comunque, che ogni intervento relativo a immobili situati in area vincolata deve comunque essere approvato dal competente ente di tutela paesaggistica;

   risulta chiaro che l'intento del legislatore fosse quello di tutelare la fedele ricostruzione di immobili che abbiano un pregio storico, artistico e architettonico e non certo di imporre la fedele ricostruzione di edifici privi di vincolo proprio e che non hanno alcun obbligo normativo di rispettare la fedele ricostruzione;

   la normativa non vieta, infatti, che un intervento di demolizione e ricostruzione di immobile privo di pregio ma inserito in area vincolata venga realizzato senza rispettare la fedele ricostruzione. La previsione del decreto-legge semplificazioni esclude, infatti, solamente la possibilità di qualificare tale intervento come ristrutturazione e dunque di accedere ai bonus. Non può, dunque, certo ritenersi che la limitazione sia giustificata da ragioni legate alla tutela paesaggistica, posto che l'intervento che modifichi completamente l'immobile privo di vincolo, ma situato in area vincolata potrebbe comunque realizzarsi, a differenza degli immobili con vincolo proprio che non hanno questa possibilità;

   ove non venisse chiarita in questo senso la normativa, tuttavia, la sua applicazione letterale risulterebbe in contrasto con i princìpi costituzionali di uguaglianza, posto che un immobile privo di valore intrinseco dovrebbe essere ricostruito fedelmente per poter ottenere i bonus fiscali, mentre, in aree non vincolate, rimarrebbe ferma la libertà di demolire e ricostruire modificando completamente l'edificio preesistente. Il risultato si porrebbe, inoltre, in contrasto con lo spirito della legge, che intende incentivare la riqualificazione urbana e la riqualificazione energetica degli edifici. In caso di immobili privi di vincolo ma inseriti in zone vincolate, infatti, l'imposizione della fedele ricostruzione per poter accedere ai benefìci fiscali potrebbe facilmente dissuadere il privato dal realizzare l'intervento;

   peraltro, con circolare di dicembre 2020 dei Ministeri delle infrastrutture e trasporti e per la pubblica amministrazione, nel chiarire alcuni aspetti del decreto semplificazioni, è stato utilizzato esclusivamente il termine «edifici» e non «immobili » vincolati, con ciò evidentemente confermando l'interpretazione fin qui esposta –:

   se non si ritenga necessario adottare iniziative per specificare che il richiamo operato dal decreto-legge semplificazioni agli immobili di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004, sia riferibile esclusivamente agli immobili culturali di cui all'articolo 10, commi 1 e 3, lettere a) e d) e, comma 4, lettere f) ed l) del decreto legislativo n. 42 del 2004, e in ogni caso solo agli edifici oggetto di tutela diretta per il loro intrinseco valore culturale, storico, architettonico.
(3-02249)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MORETTO e NOBILI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 (cosiddetto decreto agosto), con l'articolo 95, ha istituito l'Autorità per la laguna di Venezia, ente pubblico non economico di rilevanza nazionale dotato di autonomia amministrativa, organizzativa, regolamentare, di bilancio e finanziaria a cui sono attribuite tutte le funzioni e competenze relative alla salvaguardia della città di Venezia e della sua laguna;

   al comma 18 del citato articolo 95, tale decreto ha delegato il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili alla nomina del commissario liquidatore del Consorzio Venezia Nuova e della Costruzioni Mose Arsenale – Comar S.c.ar.l.;

   nel mese di novembre 2020 la Ministra pro tempore Paola de Micheli ha nominato quale commissario il dottor Massimo Miani;

   in questi giorni il Ministero ha avviato le procedure per garantire il trasferimento al provveditorato alle opere pubbliche dei 538 milioni di euro necessari a completare il Mose, a realizzare alcune opere complementari e a garantire il rapido pagamento delle imprese;

   mentre questa strada pare finalmente aprire uno spiraglio per le aziende che da tempo denunciano le difficoltà e il rischio di «un danno permanente in termini di tenuta delle imprese e dell'occupazione», il commissario liquidatore Massimo Miani, con lettera del 26 aprile 2021, chiede loro, appellandosi allo statuto, di compartecipare alle spese per il funzionamento del Consorzio stesso;

   ciò dimostra che in questi mesi non è stata assunta nessuna iniziativa per una soluzione che porti allo scioglimento del Consorzio senza penalizzare le imprese e mettere così a rischio competenze e conoscenze uniche in Italia e nel mondo;

   appare quindi urgente che vi sia un coordinamento, anche politico, da parte del Ministero, affinché le imprese non siano lasciate sole;

   benché non utile a bloccare l'iniziativa del commissario liquidatore, l'attuale situazione di stallo dimostra ancora una volta l'urgenza di una rapida transizione verso la nuova Autorità per la laguna di Venezia, che alla luce dei fatti dovrà essere guidata da una persona esperta e profonda conoscitrice delle problematiche della città e del territorio lagunare –:

   se il Ministro interrogato non intenda assumere urgentemente un'iniziativa di confronto con il commissario liquidatore, il provveditorato alle opere pubbliche e le aziende interessate al fine di trovare una soluzione.
(5-05947)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   come si apprende da un comunicato stampa del 16 aprile 2021 pubblicato sul sito internet dell'Anas «Per il completamento degli interventi di manutenzione programmata sul Viadotto Gangarello, a partire da lunedì 19 aprile, si renderanno necessarie delle limitazioni al transito, lungo la strada statale 107 “Silana Crotonese” (SGC Paola-Crotone), in provincia di Cosenza. L'intervento, nel dettaglio, riguarda il ripristino di tutte le travi di bordo dell'impalcato del Viadotto Gangarello II al km 57,400 e consentirà la riapertura al transito senza limitazioni di carico. Per consentire i lavori, a partire da lunedì e fino al 19 giugno 2021, sarà in vigore chiusura al traffico della SS107 dal km 56,800 al km 58,400. Il traffico veicolare sarà deviato lungo i percorsi alternativi [...]»;

   ancora una volta, esattamente come un anno fa, Anas ha programmato, proprio a ridosso della stagione estiva, la manutenzione e la conseguente chiusura al traffico, dei viadotti Gangarello, Fondente e Cannavino (cosiddetto Ponte di Celico), con chiusura di quest'ultimo da maggio fino a natale e ancora una volta la Sila rischia di rimanere emarginata dal circuito turistico regionale;

   il viadotto Cannavino era già stato interessato da lavori di manutenzione che ne hanno decretato la chiusura da luglio a dicembre 2020, con enormi disagi alla viabilità ed al comparto produttivo silano e presilano;

   grave preoccupazione per la situazione della viabilità sul tratto di strada è stata espressa dagli abitanti (circa 35.000) dei comuni a ridosso dell'altopiano silano, dove nei mesi di estivi confluiscono migliaia di cittadini provenienti da Cosenza, Rende e paesi limitrofi;

   gli interventi di manutenzione del viadotto, unitamente all'emergenza sanitaria derivata dalla diffusione del coronavirus, stanno mettendo a dura prova l'economia della zona, comportando gravi disagi e difficoltà per gli operatori turistici, i commercianti e gli agricoltori, oltre che per tutti coloro che intendano recarsi in Sila per le proprie vacanze;

   pur non mettendo in dubbio la necessità e l'urgenza dei lavori di adeguamento ai quali i viadotti sono sottoposti, vi è la necessità che gli interventi siano più celeri possibile e che sia ripristinata la normale viabilità quanto prima –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative specifiche che assicurino il regolare svolgimento del cronoprogramma e la celere conclusione dei lavori di manutenzione, così da ripristinare la normale viabilità del tratto di strada.
(4-09204)


   FARO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la regione Puglia è impegnata da anni in politiche di sviluppo della mobilità ciclistica sul proprio territorio, aderendo e, talvolta, assumendo anche il ruolo di coordinamento di progetti di cooperazione internazionale, al fine di favorire lo sviluppo della rete ciclabile di cui al progetto «Bicitalia» e secondo lo studio di fattibilità contenuto nella delibera Cipe 1/2001;

   la giunta regionale pugliese, con delibera di giunta regionale n. 1585 del 9 settembre 2008 ha approvato i tratti regionali contenuti nel predetto progetto, tra cui la Ciclovia Adriatica (da Trieste a Santa Maria di Leuca) itinerario n. 6;

   sul punto va precisato che già nel 2013, la Ciclovia Adriatica è stata oggetto di un road-book redatto in italiano e in inglese, successivamente ristampato nel 2015, con una descrizione del migliore percorso ciclabile lungo la costa adriatica dal confine col Molise fino alla destinazione finale di Santa Maria di Leuca;

   la ciclovia Adriatica, da Trieste a Santa Maria di Leuca è un'opera finanziata, ai sensi dell'articolo 1 comma 640 della legge di bilancio 2016 (legge n. 208 del 2015) ma in occasione del Forum della pubblica amministrazione del 2017 nello stand del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti si esponeva il progetto che precedeva l'arrivo della ciclovia Adriatica solo fino alla testa del Gargano senza proseguire fino a Santa Maria di Leuca, determinando lo stupore sia delle associazioni che dei funzionari della regione Puglia;

   successivamente, la Conferenza unificata, nella seduta dell'8 novembre 2018, nell'esprimere una intesa sul decreto ministeriale n. 517 del 29 novembre 2018 di riparto per la progettazione e realizzazione di un sistema nazionale di ciclovie turistiche, in attuazione dell'articolo 1 comma 640, della legge 28 dicembre 2015, n. 2008, ha raccomandato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di provvedere ad inserire nell'allegato infrastrutture del Def 2019 il prolungamento della ciclovia Adriatica fino a Santa Maria di Leuca, così come già previsto dall'allegato infrastrutture al Def 2017 e di incrementare, conseguentemente le risorse destinate alla progettazione di fattibilità tecnica economica per la parte nuova;

   su tale presupposto la regione Puglia con apposita nota del 2019, ha sollecitato il Ministero delle infrastrutture e trasporti a recepire l'invito formulato dalla Conferenza unificata, ma ad oggi, nonostante la ciclovia Adriatica sia pubblicizzata su tutti i siti internet, quale percorso ciclabile più lungo con 1.300 chilometri di tracciato da Trieste a Santa Maria di Leuca, sul sito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, diversamente, risulta che il medesimo percorso ha una lunghezza di 700 chilometri arriva fino al Gargano;

   pertanto, alla luce di quanto premesso fin ora, sembrerebbe che le sollecitazioni della Conferenza Unificata e della regione Puglia, affinché i finanziamenti ripartiti per la realizzazione del predetto itinerario n. 6 comprendessero anche la realizzazione dell'ultimo tratto della ciclovia fino a Santa Maria di Leuca, siano rimaste prive di riscontro dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti così come esposti in premessa;

   se in adesione all'invito formulato dalla Conferenza unificata e dalla regione Puglia, per il completamento del tracciato della ciclovia Adriatica, il Ministro interrogato abbia previsto una nuova ripartizione dei fondi, al fine di coprire i costi per la realizzazione del percorso ciclabile così come progettato fin dall'inizio, ovvero includendo il tratto costiero pugliese fino a di Santa Maria di Leuca.
(4-09208)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   TRAVERSI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con lettera circolare n. 3/2017 il Ministero dell'interno ha precisato le modalità di affidamento prossimo della gestione dei pasti dei vigili del fuoco. Come già previsto da precedenti provvedimenti per le caserme, ove è prevista una presenza media a pranzo di utenti inferiore alle 15 unità, non vi sarà più la possibilità di usufruire della mensa aziendale;

   la scelta verterà tra il pasto veicolato o l'utilizzo del buono pasto. Questo comporterà la chiusura delle attuali piccole mense affidate a ditte appaltatrici esterne;

   i lavoratori delle mense attualmente occupati presso i comandi dei vigili del fuoco, facendo parte di ditte appaltatrici esterne, perderanno il loro lavoro in un momento come quello contingente che vede il mercato del lavoro oggetto di grande sofferenza a causa della pandemia Covid;

   si sottolinea poi che i turni di lavoro dei vigili del fuoco sono organizzati in turni di dodici ore e comportano un dispendio energetico rilevante. Il tipo di mansioni svolte comporta la necessità di una corretta alimentazione per gli operatori;

   con la mensa interna era possibile garantire quell'apporto calorico utile a mantenere il benessere degli operatori durante i turni lavorativi. Garanzia che non sarà possibile avere con l'uso dei buoni pasto,né con il pasto veicolato. Il pasto veicolato, peraltro, prevede una consegna in orari prefissati e non tiene conto della tipicità del lavoro dei vigili del fuoco che vengono chiamati in qualsiasi momento per un soccorso o un'emergenza, spesso proprio durante l'orario dei pasti e che non troverebbero modo di recuperare l'eventuale pasto perso. Con la mensa interna, la possibilità di un pasto caldo è sempre stata garantita anche grazie ad un range di presenza delle ditte appaltatrici sufficientemente ampio;

   si evidenzia in ultimo che i buoni pasto non sono stati ancora distribuiti e che, in alcuni casi, ad esempio in Liguria, si è chiesto ai vigili del fuoco di anticipare economicamente il primo mese, caricando loro direttamente la card in dotazione dell'ammontare del ticket previsto –:

   se ritenga di adottare iniziative per rivedere la scelta effettuata di eliminare le mense per i comandi dei vigili del fuoco con meno di 15 addetti, posto che tale scelta non appare compatibile con la necessità di garantire, in un momento così difficile l'occupazione di tutti i lavoratori, compresi quelle delle ditte appaltatrici occupati nelle mense dei medesimi comandi;

   se risulti compatibile con i turni di lavoro e la tipologia del lavoro effettuato dai vigili del fuoco la scelta dei buoni pasto.
(3-02250)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SARLI, FRATOIANNI e TERMINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'agenzia stampa Ansa ha pubblicato il 2 maggio 2021 una notizia riferita ad un raduno di una settantina di persone che, in piazza Paracchini a Dongo, celebravano la commemorazione dei gerarchi fascisti fucilati il 28 aprile del 1945 con l'esibizione di saluti fascisti; tale manifestazione era stata in sostanza autorizzata dalla questura e dalla prefettura;

   nei pressi di Piazza Paracchini a Dongo si è svolta, in concomitanza, una manifestazione di protesta, promossa dall'Anpi dai sindacati e da partiti di sinistra che manifestavano contro il raduno dei fascisti;

   nella stessa giornata, a Giulino di Mezzegra, più di cento nostalgici hanno invece ricordato Benito Mussolini e Claretta Petacci nel luogo in cui la storiografia ufficiale colloca la loro fucilazione e cioè presso il cancello di Villa Belmonte;

   la XIIa disposizione transitoria della Costituzione prevede che è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista;

   la legge 20 giugno 1952 n. 645 prevede all'articolo 1 che ai fini della XIIa disposizione transitoria e finale primo comma della Costituzione, si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando un'associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, princìpi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle valutazioni che hanno indotto la prefettura e la questura di Como ad autorizzare le manifestazioni fasciste sopra indicate;

   se non ritenga che tali manifestazioni possano rappresentare un grave danno alla tenuta dell'ordine democratico e dei valori ad esso sottesi;

   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, anche normative per impedire nel Paese tutte quelle manifestazioni pubbliche di cui il segno esteriore sia di carattere fascista, tenuto conto della legge 20 giugno 1952, n. 645.
(5-05951)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   domenica 2 maggio 2021 a Dongo, in provincia di Como, si è tenuto un raduno di neofascisti che hanno «celebrato» l'anniversario dell'arresto e della fucilazione di Benito Mussolini, che proprio a Dongo venne intercettato durante il suo tentativo di fuga verso la Svizzera il 27 aprile del 1945;

   come ogni anno, nei giorni vicini a tale data nostalgici del Ventennio di dittatura fascista e organizzazioni neofasciste si ritrovano per ricordare Mussolini sfoggiando l'intero repertorio tipico di quegli anni bui e riproducendo tristi riti del passato come il saluto romano in occasione del rito del presente;

   l'Anpi di Como aveva rivolto un appello alle istituzioni affinché tale celebrazioni dalla chiara impronta neofascista venisse vietata;

   a parere dell'interrogante la manifestazione svolta a Dongo si può configurare come apologia del fascismo e la stessa ha avuto luogo nonostante esistano leggi e norme costituzionali che impediscono tali eventi;

   lo stesso Presidente del Consiglio Mario Draghi, il 25 aprile 2021 ha pronunciato parole nette e chiare di condanna del fascismo e sui valori dell'antifascismo;

   all'interrogante sorprende l'autorizzazione concessa dalla questura di Como dal momento che, a parere dello stesso, la manifestazione di Dongo non rientra nell'esercizio della libertà di espressione ma si configura come una evidente manifestazione dai contenuti neofascisti –:

   se non intenda acquisire dal prefetto e dal questore di Como ogni elemento utile a comprendere se vi fossero o meno i presupposti per non autorizzare la manifestazione richiamata in premessa e se, alla luce di come si sono svolti gli eventi, se sia a conoscenza di eventuali iniziative che siano state assenti da gli organi competenti nei confronti degli organizzatori di questa manifestazione di evidente carattere neofascista e dei protagonisti di atti e comportamenti che potrebbero configurarsi come apologia del fascismo e quindi in contrasto con il dettato Costituzionale e le attuali normative in materia.
(4-09209)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRAILIS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   milioni di cavallette hanno invaso i campi lungo il Tirso, stanno divorando le colture nelle campagna dei comuni di Noragugume, Ottana, Bolotana, Orotelli, Orani ed Escalaplano;

   a rilevarlo è Coldiretti con una prima ricognizione sui problemi causati alle aziende agricole sarde da quella che si può definire una vera e propria catastrofe biologica, che sta mettendo in ginocchio centinaia di aziende con molti agricoltori costretti ad anticipare il raccolto o addirittura a destinarlo ad alimentazione degli animali;

   sottolinea l'organizzazione agricola che i danni causati da questo insetto alle aziende agricole e zootecniche sono ingenti per gli agricoltori che, in pochi giorni, vedono sparire il frutto del lavoro di mesi, costringendoli ad ulteriori spese per l'acquisto di foraggio e mangime e per sostenere il bestiame;

   le cavallette essendo polifaghe colpiscono non solo le coltivazioni in campo, ma anche orti e giardini, la speranza è nei predatori naturali, come gli uccelli, che potrebbero aiutare a contenere le popolazioni di locuste che, dalle terre incolte, abbandonate a causa della crisi delle campagne per i prezzi dei prodotti agricoli sotto i costi di produzione, partono all'assalto dei raccolti devastando tutto quello che trovano sul loro cammino;

   un fenomeno che è diventato ricorrente contro il quale sono stati chiesti spesso inutilmente interventi di prevenzione, il più importante secondo gli esperti del settore, è l'aratura dei territori interessati. Coldiretti ha chiesto un incontro urgente con gli assessori all'ambiente e all'agricoltura della Sardegna perché visitino gli areali interessati e condividano con il territorio la strategia da adottare –:

   quali iniziative urgenti intenda mettere in atto il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per debellare il fenomeno citato in premessa, anche tramite la convocazione di un tavolo di confronto con i vertici della regione Sardegna e gli altri enti e soggetti preposti, al fine di trovare soluzioni immediate alla situazione, sostenere e tutelare gli agricoltori e gli allevatori sardi ed evitare che il fenomeno si ripresenti in modo sempre più consistente.
(5-05949)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   PEZZOPANE. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   il nostro Paese, com'è noto, è stato tra i primi ad essere colpito dalla pandemia dovuta alla diffusione dell'infezione da Sars-Cov2 tra le misure immediatamente adottate, nell'urgenza del momento e in assenza di evidenze scientifiche, vi è stata la sospensione di tutte le attività didattiche in presenza;

   da fonti giornalistiche si apprende che con la chiusura delle scuole molti bambini si sono visti privare dell'unico pasto giornaliero con il giusto apporto proteico: è uno degli aspetti meno conosciuti e più drammatici della pandemia;

   secondo un'analisi di Save the Children, in Italia sono almeno 160 mila i bambini che non potendo più usufruire della mensa scolastica stanno subendo un grave danno alla loro salute. E se i dati erano già allarmanti in epoca pre-Covid, le stime preliminari Istat per il 2020 indicano che le famiglie in povertà assoluta sono passate dal 6,4 al 7,7 per cento e sono oltre due milioni;

   la presenza di figli minori espone maggiormente le famiglie alle conseguenze della crisi e a farne le spese sono anche i più piccoli. L'indice di povertà assoluta per i minori di 18 anni è passato dall'11,4 per cento al 13,6 per cento e significa che, a trovarsi in una situazione di povertà estrema sono 1 milione e 300 mila bambini. Per questo i pasti consumati all'interno degli istituti scolastici diventano fondamentali –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti suesposti, in ogni caso, quali iniziative intendano avviare — per quanto di competenza — al fine di sostenere le tante famiglie oggi in difficoltà a causa della pandemia.
(4-09205)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del 19 febbraio 2015 il Ministero dello sviluppo economico ha designato, ai sensi dell'articolo 45 del decreto legislativo n. 270 del 1999, quali componenti del Comitato di sorveglianza dell'Ilva, in rappresentanza del ceto creditorio chirografario, rappresentanti di Eni Spa e Banca Intesa Sanpaolo Spa;

   entrambi tali soggetti né in fase di designazione, né successivamente alla dichiarazione di esecutorietà dello stato passivo, rivestivano la qualità di creditori chirografari;

   inoltre in capo ad entrambi i soggetti sono venute ad integrarsi ipotesi di conflitto di interessi;

   tra i creditori chirografari della procedura vi sono gli eventuali danneggiati per patologie connesse all'inquinamento proveniente dallo stabilimento, nonché molti abitanti dei quartieri prospicienti l'impianto, in particolare del quartiere Tamburi, i quali hanno subìto evidenti ed incontestabili danni ai propri immobili, anche connessi al loro ridotto godimento, così come ormai definitivamente stabilito in sede giudiziaria, con sentenze passate in giudicato sia del tribunale di Taranto, confermate dalla corte di appello di Lecce, Sezione distaccata di Taranto e dalla Corte di cassazione, che del tribunale di Milano, in sede di giudizi di opposizione allo stato passivo, riferite al danno subìto sino al gennaio 2015;

   i creditori chirografari della procedura concorsuale, come i predetti cittadini danneggiati dall'inquinamento in possesso di titolo di credito giudiziario, non potranno comunque ottenere alcun soddisfacimento della propria pretesa risarcitoria, per insufficienza dell'attivo della procedura, che sarà prevalentemente utilizzato per pagare i crediti in prededuzione, tra i quali quelli molto onerosi della stessa procedura (consulenti e altro) –:

   se il Ministro interrogato intenda operare una nuova valutazione, alla luce del conflitto d'interessi emerso, riguardo ai componenti del Comitato di sorveglianza per l'amministrazione straordinaria di Ilva spa;

   se il Ministro interpellato intenda intraprendere iniziative a favore dei creditori chirografari, tra cui gli abitanti del quartiere Tamburi di Taranto, in possesso di titolo giudiziario, al fine di garantire loro un degno risarcimento per i danni subiti posto che il riconoscimento del diritto risarcitorio in sede giudiziale non potrà portare ad alcun soddisfacimento per insufficienza dell'attivo della procedura concorsuale;

   se il Ministro intenda chiarire l'entità dei costi per la consulenza dell'amministrazione straordinaria di Ilva.
(5-05948)

Interrogazione a risposta scritta:


   BILOTTI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Maccaferri Manifattura Italia Srl ha per oggetto la fabbricazione di prodotti realizzati con fili metallici per applicazioni nel campo dell'ingegneria ambientale e civile. Tali soluzioni si sostanziano principalmente in prodotti a doppia torsione destinati alla mitigazione del rischio idrogeologico per i quali il marchio Maccaferri può vantare una leadership tecnologica e produttiva a livello globale;

   nelle ultime ore è stata avviata una procedura di licenziamento collettivo per gli operai dello storico stabilimento campano di Bellizzi, in provincia di Salerno, per cessazione attività, giustificata dalla proprietà stessa con una crisi economica globale ma anche con l'aumentata competitività di prodotti similari realizzati in Paesi di nuova industrializzazione che impone alle aziende importanti progetti di ristrutturazione;

   gli stessi sindacati e le maestranze nel corso della vertenza hanno sempre contestato questa scelta, non solo per i conseguenti effetti sociali che ricadranno su un territorio storicamente carente di opportunità occupazionali, ma soprattutto per il persistere, a livello nazionale e internazionale, di una forte domanda di prodotti per il contenimento del rischio idrogeologico, confermata anche dalla crescita della spesa pubblica nazionale per le politiche ambientali;

   la recente storia industriale del nostro Paese insegna che, non sporadicamente, ridimensionamenti aziendali, licenziamenti e cessazioni di attività preludono a processi di delocalizzazione volti a continuare le medesime attività in contesti territoriali dalle condizioni più profittevoli, spesso dopo che sia stato attinto a finanziamento di Stato per incrementare investimenti e fatturati;

   a questo proposito la legge 9 agosto 2018, n. 96 che converte con modificazioni il decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87 recante disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese, aumenta i limiti alla delocalizzazione per le imprese beneficiarie di aiuti di Stato, prevedendo consistenti sanzioni amministrative, rapportandole all'entità delle somme precedentemente percepite per i propri investimenti produttivi –:

   se l'impresa in questione o altra impresa di controllo o collegamento, ai sensi dell'articolo 2359 c.c., abbia ricevuto aiuti di Stato secondo quanto previsto dall'articolo 5 del decreto-legge n. 87 del 2018, convertito dalla legge 9 agosto 2018 n. 96.
(4-09206)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta orale:


   ZUCCONI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   tra le principali mission industriali di Acciaierie d'Italia vi è la riconversione della produzione a forno elettrico di una parte dello stabilimento di Taranto;

   il Ministro della transizione ecologica ha evidenziato nel corso di un'intervista a proposito delle sorti dell'ex Ilva, che «non si può pensare di cambiare l'Ilva dall'oggi al domani», lasciando emergere una prospettiva lunga e nel contempo poco chiara circa il timing degli interventi attuativi volti alla riconversione industriale, alla decarbonizzazione nonché al risanamento ambientale dell'area annessa e alimentando i dubbi ed il rammarico di chi attende da anni una posizione risolutiva dello Stato, segnatamente all'indomani della proposizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) a Bruxelles;

   nella originaria versione del Pnrr si prevedeva un investimento per lo sviluppo del Dri connesso al progetto di decarbonizzazione dell'ex Ilva a Taranto e alla transizione per la produzione di acciaio verde in Italia; pertanto, veniva tratteggiato un riferimento chiaro e diretto allo scenario tarantino, elemento che invece sembra mancare nell'attuale Piano;

   infatti, nell'attuale versione si fa riferimento soltanto ai 2 miliardi di euro per l'utilizzo dell'idrogeno in settori definiti hard to abate, senza che vengano forniti ulteriori elementi circa le progettualità specifiche per gli stabilimenti di Taranto: ad avviso dell'interrogante l'opacità del Pnrr stride con la posizione, seppur generica ed attendista, mostrata dal Governo in riferimento al futuro dell'Ilva ed in ultimo con le dichiarazioni del futuro presidente di Acciaierie d'Italia, Barnabé che ha ribadito come l'ex Ilva, sia «un asset importantissimo che va, assolutamente sanato, nell'interesse del Paese»;

   nel mese di febbraio 2021 è stato siglato un accordo quadro tra Danieli, Leonardo e Saipem attraverso cui è veicolato un progetto di riconversione sostenibile degli impianti primary energy intensive nel settore siderurgico: nel caso dell'ex Ilva, il progetto prevede la sostituzione degli altiforni con tre impianti di riduzione diretta, alimentati interamente e indipendentemente da gas metano oppure ad idrogeno a seconda della competitività industriale, e tre forni elettrici digitali direttamente alimentabili con energie rinnovabili che condurrebbero ad una minimizzazione delle emissioni attraverso l'utilizzo di idrogeno come combustibile, prospettiva pienamente in linea con le linee guida del Pnrr;

   il progetto di cui sopra si configurerebbe come un'eccellenza tecnologica italiana che, oltre a fornire una soluzione funzionale, potrebbe rappresentare una best practice di rilevanza globale con tutti i riverberi in termini economici che ne deriverebbero per il nostro Paese;

   appare evidente che il futuro del comparto siderurgico nazionale sia in termini economico-produttivi che occupazionali, sia sul versante delle garanzie sanitarie, passi attraverso un chiaro progetto di riconversione industriale e di decarbonizzazione degli impianti obsoleti attivi, che sebbene attualmente rappresenti una delle principali ambizioni del Pnrr, manca di una prospettiva chiara e delineata da parte del Governo;

   infatti, malgrado siano molteplici i progetti in campo per la riconversione dell'impianto di Taranto, al momento non risultano chiari gli orientamenti dei Ministri interrogati e del Governo, anche per quanto concerne il ventilato bando del prossimo autunno, generando un'impasse che alimenta la criticità dello scenario, in termini economico-produttivi, sindacali e sociali ed acuisce il senso di abbandono del territorio;

   l'individuazione di un progetto chiaro per il futuro degli impianti di Taranto può essere anche l'occasione per promuovere e valorizzare l'eccellenza tecnologica italiana, in ragione della sussistenza di progettualità totalmente nazionali, che consentano, dunque, di far collimare due potenzialità in un unico percorso: la decarbonizzazione industriale e la promozione della preminenza tecnologica nazionale –:

   quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati in merito ai progetti di decarbonizzazione dell'ex Ilva correlati alle risorse del Pnrr e se, in tale scenario, non si ritenga di puntare su progetti promossi dall'eccellenza dell'expertise italiana.
(3-02248)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Novelli e altri n. 1-00212, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Magi.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Paita e altri n. 7-00650, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sozzani.

Apposizione di firme ad interpellanze.

  L'interpellanza Paolo Russo e altri n. 2-01210, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Cortelazzo, Bagnasco, Vietina.

  L'interpellanza Bellucci n. 2-01211, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bignami.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta orale Manzo e altri n. 3-02146, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Villani.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta immediata in Commissione Ciaburro n. 5-05932 del 5 maggio 2021.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BENEDETTI, TRANO, RIZZONE e ERMELLINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 152 del 2006 conosciuto come Testo unico ambientale (di seguito Tua) prevede sanzioni relative al divieto di abbandonare mozziconi di sigarette e piccoli rifiuti considerati nocivi per la salute delle persone;

   la problematica riguarda in particolare la procedura per l'accertamento delle sanzioni per l'abbandono dei mozziconi (articolo 232-bis, comma 3, del Tua) ed il relativo pagamento per il quale non è previsto il versamento in misura ridotta come avviene ad esempio nel caso di irrogazione di sanzioni amministrative concernenti la circolazione stradale;

   infatti, non essendo previsto il minimo e il massimo edittale delle sanzioni, non è applicabile l'articolo 16 della legge n. 689 del 1981 e quindi non è applicabile il pagamento in misura ridotta, con aggravio del procedimento a carico sia degli organi accertatori sia per l'autorità amministrativa preposta;

   in particolare, l'agente accertatore, similmente all'iter previsto per le violazioni relative agli abbandoni dei rifiuti pericolosi (articoli 192 e 255 del Tua), deve trasmettere il verbale con la prova delle eseguite contestazioni alla competente autorità amministrativa per la determinazione ed ingiunzione della somma da pagarsi. In seguito l'autorità redige un'ordinanza ingiuntiva che dovrà poi notificare al trasgressore;

   pertanto è necessario introdurre normativamente per le violazioni derivanti dall'abbandono di piccoli rifiuti o di mozziconi di sigarette, come previsto dal Tua, la medesima procedura di contestazione e di pagamento prevista per le multe relative alla violazione della norme sulla circolazione stradale. Inoltre, nel caso in cui la sanzione amministrativa per l'abbandono di piccoli rifiuti o l'abbandono di mozziconi di sigarette non venga pagata, il prefetto attiverà la procedura esecutiva;

   esiste poi il problema relativo alle violazioni. Il testo unico ambientale prevede la competenza della provincia per le sanzioni che vengono irrogate, ad eccezione di quelle previste dall'articolo 261, comma 3, del Tua per le quali provvede il comune. Sarebbe utile indicare un solo ente locale (ad esempio, il solo comune per tutte le violazioni) –:

   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative normative, come detto in premessa, per introdurre un regime sanzionatorio per le violazioni relative all'abbandono di mozziconi di sigarette o piccoli rifiuti simile a quello delle multe irrogate per la violazione di divieti della circolazione stradale in modo da semplificare la procedura per l'irrogazione delle sanzioni;

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative normative per prevedere che l'accertamento per l'irrogazione di sanzioni relative all'abbandono di mozziconi di sigarette o di piccoli rifiuti sia di competenza esclusivamente del comune in modo da rendere più semplice e certo il quadro normativo vigente che prevede un regime di doppia competenza del comune e della provincia.
(4-08006)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  L'abbandono incontrollato dei mozziconi di sigarette comporta un innegabile impatto ambientale. Da alcune informazioni bibliografiche, seppur non sufficienti ai fini di una completa classificazione del rifiuto in relazione alle varie caratteristiche di pericolo di cui all'allegato III della direttiva 2008/98/CE, è infatti possibile rilevare che all'interno del mozzicone possono essere presenti diverse sostanze pericolose.
  Come noto, la legge n. 221 del 2015 ha introdotto nel testo unico ambientale, all'articolo 232-
bis, le disposizioni inerenti il contrasto all'abbandono dei rifiuti di prodotti da fumo sul suolo, nelle acque e negli scarichi, prevedendo altresì che i comuni provvedano ad installare nei luoghi di alta aggregazione sociale appositi raccoglitori.
  In riferimento all'illecito amministrativo previsto dall'articolo 232-
bis, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006, non risultano, allo stato, iniziative normative volte a prevedere l'applicazione del medesimo procedimento sanzionatorio stabilito per le violazioni del codice della strada e ad attribuire altresì, all'esclusiva competenza dei comuni, l'irrogazione delle sanzioni in esame.
  Si rappresenta che, ad oggi, la competenza ad irrogare tali sanzioni risulta in capo alle province, fatta eccezione per le sanzioni di cui all'articolo 261, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006, di competenza dei comuni.
  Per quanto riguarda infine le iniziative da adottare al fine di favorire operazioni di riciclo dei rifiuti dei prodotti da fumo, si evidenzia che la direttiva (UE) 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 giugno 2019, che prevede iniziative specifiche destinate alla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente, cosiddetta «Direttiva SUP —
Single-Use-Plastics», che dovrà essere recepita entro il 3 luglio 2021, tra le misure di contrasto, stabilisce l'istituzione di schemi di responsabilità estesa del produttore, da adottare entro il 5 gennaio 2023, proprio per i prodotti del tabacco con filtro e i filtri commercializzati per essere utilizzati in combinazione con i prodotti del tabacco.
  Tale disposizione prevede che i produttori di tali prodotti dovranno sostenere sia i costi delle misure di sensibilizzazione previste dalla direttiva sia i costi di rimozione dei rifiuti di tali prodotti dispersi e il successivo trasporto e trattamento.
  Dovrà dunque essere assicurato che i produttori coprano i costi della raccolta dei rifiuti di tali prodotti conferiti nei sistemi di raccolta pubblici, compresa l'infrastruttura e il suo funzionamento e il successivo trasporto e trattamento.
  La realizzazione del sistema di raccolta darà avvio alla creazione ed allo sviluppo della relativa filiera, comprese anche tutte le possibili modalità di riciclaggio e recupero che si rendono disponibili per questa tipologia di rifiuti.

Il Ministro della transizione ecologica: Roberto Cingolani.


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante è venuto a conoscenza, attraverso una segnalazione di alcuni connazionali di Casablanca, che venerdì 5 marzo 2021 il console generale d'Italia, Pierluigi Gentile, avrebbe disposto la chiusura della Chiesa italiana di «Cristo Re», adducendo presunte motivazioni di sicurezza a seguito di un diverbio che sarebbe avvenuto davanti alla porta d'ingresso;

   la Chiesa e la Casa di Riposo soprastante sono state costruite negli anni '50 attraverso opere e donazioni della comunità italiana in Marocco, costituitasi nell'associazione «Umanitas»;

   queste proprietà, alla fine del protettorato francese, furono donate allo Stato Italiano per il fondato timore di confisca da parte delle autorità marocchine;

   la chiesa del Cristo Re è un punto di riferimento religioso e culturale per la comunità italiana a Casablanca. In quella sede gli italiani residenti nella città e gli anziani ospiti della sovrastante casa di riposo si riuniscono per raccogliersi in preghiera e venerare la Madonna di Trapani, simbolo della comunità italiana del Marocco;

   a seguito della chiusura disposta dal console generale l'esercizio del culto è stato impedito;

   esponenti della comunità italiana in Marocco lamentano l'ingiustificata ingerenza del console generale e riportano che il comportamento ha portato alla disgregazione dei legami all'interno della comunità –:

   quali siano le ragioni della chiusura della chiesa di Cristo Re a Casablanca;

   quali siano le intenzioni del Governo in merito alla riapertura della Chiesa del Cristo Re a Casablanca.
(4-08502)

  Risposta. — Lo Stato italiano ha acquistato nel 1935 il terreno di 2100 metri quadrati situato al n. 44 di Boulevard Abdel Moumen, sul quale è stato costruito tra il 1953 ed il 1957, con contributi della collettività e dei Ministeri degli affari esteri e dell'interno, l'immobile in cui hanno sede la chiesa di Cristo Re e i locali del CO.AS.IT (Comitato assistenza italiani). L'Amministrazione italiana ha dato in concessione alla Chiesa di Cristo Re, con decreto ministeriale n. 5513/0229 del 25.02.2014, i locali comprendenti la Chiesa e la canonica, nonché un piano seminterrato, sino al 31/12/2018.
  Alla data di scadenza della concessione (a canone annuo agevolato, calcolato in 1350 Dirham – pari a circa 127 euro – in considerazione delle finalità di rilevanza sociale per la collettività), il Consolato ha preso contatto con l'arcivescovado di Rabat, dal quale dipende la diocesi di Casablanca, al fine di avviare l'
iter amministrativo per il rinnovo della concessione e per reperire un nuovo religioso in grado di attendere ai bisogni spirituali della comunità italiana, essendo frattanto venuta meno la presenza continuativa del sacerdote italiano.
  L'arcivescovo di Rabat ha comunicato di non voler rinnovare la concessione, rinunciando così ai locali, che sarebbero stati restituiti all'amministrazione italiana.
  Scaduta la concessione, è venuta meno anche l'assicurazione per la responsabilità civile verso terzi, particolarmente rilevante per un luogo di culto aperto al pubblico. La successiva insorgenza dell'epidemia di COVID-19 e il conseguente divieto di assembramenti introdotto dalle Autorità marocchine (esteso anche ai luoghi di culto) hanno suggerito di escludere la tenuta di funzioni religiose, e comunque l'ingresso di estranei, a tutela della salute degli anziani ospiti dell'attigua casa di riposo, gestita dal Co.As.It.
  A seguito di due tentativi (uno del 27 febbraio e l'altro del 4 marzo) di introduzione nei locali e di prelevamento in un caso della statua della Madonna di Trapani, particolarmente venerata dalla comunità italiana, nell'altro di mobili ed arredi presenti all'interno, il Consolato generale ha disposto la chiusura e il cambio delle serrature dei locali della Chiesa, a tutela dell'incolumità del pubblico, della salute degli anziani ospiti della casa di riposo attigua e dei beni, affidati alla custodia del Console Generale, e ancora presenti nello stabile.
  Per quanto riguarda le intenzioni del Governo in merito alla riapertura della chiesa del Cristo Re a Casablanca, il Consolato generale è in contatto con l'arcivescovo di Rabat al fine di definire una soluzione che consenta la riapertura della chiesa e la prosecuzione delle funzioni religiose a favore della Comunità italiana, anche in assenza di un sacerdote ivi stabilmente residente.

La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Marina Sereni.


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e SILVESTRONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   a Cullinan, in Sud Africa, sorgeva il campo di internamento inglese di Zonderwater, il più grande campo di prigionia costruito dagli Alleati durante la Seconda guerra mondiale;

   tra il 1941 e il 1947, a Zonderwater sono stati reclusi oltre centomila prigionieri di guerra italiani, catturati nel Nordafrica e portati per l'internamento fino in Sudafrica. Molti di questi a Zonderwater hanno trovato la morte;

   per mantenere viva la memoria di quanto accaduto, nel 1965 venne costituita l'Associazione Zonderwater Block ex-pow, dal 2000 presieduta dall'ingegner Emilio Coccia;

   gli Associati temono che il cimitero di Zonderwater a seguito di questi contrasti, subisca la stessa sorte del vandalizzato cimitero di Worcester, per il quale le spoglie ivi conservate furono traslate nel marzo del 2016 proprio a Zonderwater ad opera dell'ingegner Coccia;

   l'interrogante è venuto a conoscenza che sarebbero sorti dei contrasti tra il presidente dell'Associazione Zonderwater Block ex P.O.W. e la nuova console generale Emanuela Curnis;

   senza entrare nel merito della vicenda, l'interrogante intende sottoporre all'attenzione del Governo la necessità di assicurare la regolarità e il decoro del cimitero sotto ogni aspetto, nonché la necessità di assicurare ai discendenti degli italiani ivi sepolti la continuità nelle informazioni, nelle notizie e nei documenti riguardanti i propri antenati;

   a giudizio dell'interrogante, il Governo ha il dovere morale di garantire la memoria degli italiani caduti in guerra all'estero e prestare la dovuta assistenza a chi intende mantenere vivo un legame con i propri antenati –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per mantenere viva la memoria degli italiani seppelliti a Zonderwater.
(4-08672)

  Risposta. — Il Consolato generale d'Italia a Johannesburg, per conto del commissariato generale per le onoranze ai caduti del Ministero della difesa, assicura la custodia e la manutenzione del cimitero militare italiano di Zonderwater, edificato su un terreno concesso a tempo indeterminato al Governo italiano da quello del Sud Africa. Si tratta di un ex campo di prigionia ove furono internati oltre 100.000 soldati italiani durante il secondo conflitto mondiale e rappresenta un luogo di significato storico per la comunità italiana in Sud Africa.
  A conferma dell'attenzione che il Governo italiano da sempre riserva al cimitero militare italiano di Zonderwater, si ricorda che la allora Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Del Re, nel corso della sua missione in Sud Africa nel dicembre 2019 ha visitato il cimitero, accertandosi del suo ottimo stato di manutenzione.
  Per mantenere vivo il ricordo, il consolato generale a Johannesburg organizza ogni anno, la prima domenica di novembre, una cerimonia commemorativa degli ex prigionieri militari italiani detenuti in sud Africa. Si tratta, dopo le celebrazioni per la festa nazionale, dell'iniziativa più sentita dalla collettività italiana residente in Sud Africa, che vi partecipa numerosa. Tradizionalmente l'evento viene organizzato in stretto raccordo con l'Ambasciata d'Italia a Pretoria, l'ufficio dell'addetto militare e l'associazione Zonderwater Block ex P.O.W., dal 2000 presieduta dal signor Emilio Coccia.
  Il Governo è fermamente convinto della necessità di mantenere viva la memoria dei nostri ex prigionieri di guerra, simbolo di sacrificio ma anche esempio di integrazione, creatività e laboriosità degli italiani in Sud Africa. È per questo che il consolato generale a Johannesburg ha cercato con l'associazione Zonderwater Block di esplorare nuove modalità per promuovere il cimitero e consentire a un numero sempre maggiore di persone di visitarlo e di conoscere la storia dei nostri ex prigionieri di guerra.
  Al fine di preservare la sacralità e il decoro del sito, la sicurezza dei visitatori e il corretto utilizzo dei fondi stanziati annualmente dal commissariato generale, il consolato generale verifica che le ditte incaricate di manutenzione, pulizia e sicurezza prestino i propri servizi in maniera professionale ed efficiente e forniscano regolare fattura o altra forma di rendicontazione.
  La sicurezza del sito continua ad essere garantita non solo dal sistema di allarme installato dal consolato generale anni fa (da allora non si sono verificate effrazioni) ma anche da una pattuglia di sorveglianza armata fornita dal dipartimento degli affari penitenziari, trovandosi il cimitero militare italiano nell'area del penitenziario di Zonderwater. Il consolato vigila anche a che la manutenzione e gli interventi eseguiti presso il cimitero militare italiano di Zonderwater rispettino la sacralità del luogo e ne assicurino il decoro. Ciò è funzionale all'apertura in sicurezza del cimitero ai familiari e conoscenti degli ex prigionieri di guerra e a quanti sono interessati a visitarlo.
  Il Governo continuerà ad impegnarsi per mantenere viva la memoria degli italiani seppelliti a Zonderwater, anche sviluppando nuove iniziative a cura dalle nostre rappresentanze diplomatiche consolari
in loco di concerto con la collettività italiana e le autorità coinvolte.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e DONZELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 20 aprile 2021 saranno passati esattamente 2 anni da quando si sono avute le ultime notizie in merito alla scomparsa in Venezuela del cittadino italo-venezuelano Hugo Marino;

   sulla vicenda il Governo è stato già sollecitato e, nella risposta, ha reso noto di non aver ricevuto alcuna indicazione formale circa lo stato di arresto di Hugo Marino;

   Hugo Marino, 55 anni, vive a Miami (Florida) con la famiglia. Sabato 20 aprile 2019 era atterrato con un volo da Miami all'aeroporto Simon Bolivar di Caracas in Venezuela. L'ultimo contatto dell'uomo è stato con la madre, che vive con lui in Florida, alle 12.20 ora di Caracas;

   secondo alcune indiscrezioni raccolte dalla famiglia Hugo Marino potrebbe trovarsi in stato di arresto a Caracas, ma nessuna conferma o smentita è arrivata dal Ministero degli esteri venezuelano;

   Elizabeth Mercedes Màrquez de Alcalà, moglie di Marino, proprietaria di una società chiamata Aquatic Electronic Systems con sede a Miami, negli Stati Uniti, ha denunciato la sparizione sostenendo che l'uomo sia stato fermato dalla direzione Generale di controspionaggio militare (Dgcim) dopo il suo arrivo in Venezuela;

   la donna ha anche richiesto il rispetto dell'«Habeas Corpus», principio che tutela l'inviolabilità personale, e il conseguente diritto dell'arrestato di conoscere la causa del suo arresto. Ma né dal tribunale penale né dalla Corte suprema di giustizia ha mai ricevuto risposta;

   Hugo Marino è noto per aver coordinato, nel giugno del 2013, le operazioni che portarono al ritrovamento del bimotore della famiglia Missoni, precipitato al largo dell'arcipelago di Los Roques; nell'incidente del 4 gennaio 2013 morirono quattro passeggeri italiani, fra cui Vittorio Missoni e sua moglie Maurizia Castiglioni e i due bresciani di Pralboino Guido Foresti ed Elda Scalvenzi;

   Marino fu l'artefice anche del ritrovamento del Transaven scomparso nel 2008 con 14 persone a bordo;

   il Governo italiano si era riservato la possibilità di procedere anche alla convocazione del capo missione venezuelano in Italia per sensibilizzarlo su questo caso come su altri casi relativi a cittadini italiani al momento detenuti –:

   se e quali iniziative abbia intrapreso il Governo per ottenere informazioni in merito alla scomparsa di Hugo Marino, alla sua incolumità e ai motivi della sua detenzione.
(4-08682)

  Risposta. — Come noto, del signor Hugo Marino, cittadino italiano e venezuelano, si sono perse le tracce il 20 aprile 2019 quando, giunto all'aeroporto di Caracas proveniente da Miami, sarebbe stato prelevato – secondo la versione fornita dai familiari – da alcuni funzionari della Dirección General de la Contra Intelligencia Militar.
  Appresa la notizia della scomparsa del connazionale, l'Ambasciata a Caracas e il consolato generale, in costante contatto con i suoi congiunti, sono prontamente intervenuti a più riprese presso le competenti autorità locali al fine di ottenere notizie certe riguardo all'ubicazione del signor Marino e alle sue condizioni di salute. Il 30 ottobre 2019 le suddette autorità hanno comunicato che il nominativo dell'interessato non figurava negli elenchi dei detenuti presso penitenziari venezuelani – esclusi quelli della
Dirección General de la Contra Intelligencia Militar – né nelle liste dei deceduti.
  Da allora il Governo ha condotto un'intensa e formale azione di sensibilizzazione – anche ai massimi livelli – nei confronti delle autorità venezuelane affinché fosse ufficialmente comunicato dove si trovasse il signor Marino e fosse consentito di verificarne le condizioni di salute anche attraverso una visita consolare.
  Il caso del nostro connazionale è stato altresì sollevato in occasione della visita nella capitale venezuelana del senatore Pier Ferdinando Casini svoltasi nel novembre del 2019.
  Nel novembre 2020 la Viceministra Sereni ha incontrato l'incaricata di affari dell'ambasciata del Venezuela a Roma e, nell'occasione, ha espresso la forte preoccupazione della Farnesina per le sorti del signor Marino e l'auspicio di poter presto ricevere sue notizie.
  Da ultimo, lo scorso 22 febbraio l'ambasciatore a Caracas ha personalmente evocato la vicenda del signor Marino con il nuovo Ministro dell'interno venezuelano Carmen Melendez, chiedendo parimenti di poter quanto prima ricevere informazioni riguardo allo stato psico-fisico del connazionale e al luogo di sua detenzione. Il Ministro ha assicurato il proprio personale impegno per far luce sulla situazione del cittadino italo-venezuelano.
  Il Governo continuerà ad adoperarsi presso le autorità venezuelane per ottenere le informazioni sul caso del signor Marino, sulla sua ubicazione e sulle sue condizioni di salute.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   FUSACCHIA, FIORAMONTI, MURONI, LOMBARDO e CECCONI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia dovuta alla diffusione del COVID-19 ha causato notevoli disagi agli studenti universitari, a livello psicologico ed economico, rendendo più difficile proseguire il proprio percorso di studi;

   per aiutare quegli studenti che a causa della pandemia avevano rallentato i propri studi e per evitare che questi dovessero procedere, per completare il proprio percorso, all'iscrizione a un nuovo anno accademico, con pagamento delle relative tasse universitarie, la Camera dei deputati ha approvato, in sede di conversione, un emendamento al decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, noto anche come «decreto Milleproroghe», che ha previsto la proroga dell'anno accademico 2019/20 dal 31 marzo 2021 al 15 giugno 2021;

   pervengono numerose segnalazioni da parte di studenti di università private e di università telematiche rispetto alla mancata applicazione della proroga e alla conseguente richiesta di reiscrizione –:

   quale sia l'ambito di applicazione di tale proroga e, in particolare, se si applichi a tutte le università e quindi anche alle università private e alle università telematiche.
(4-08709)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame si chiedono chiarimenti in ordine all'ambito di applicazione della norma introdotta dall'articolo 6, comma 7-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, convertito dalla legge 26 febbraio 2021, n. 21, che ha previsto la proroga al 15 giugno 2021 dell'anno accademico 2019/2020.
  In particolare, si rammenta che la suddetta norma stabilisce che «in deroga alle disposizioni dei regolamenti di ateneo e delle altre istituzioni della formazione superiore, l'ultima sessione delle prove finali per il conseguimento del titolo di studio relative all'anno accademico 2019/2020 è prorogata al 15 giugno 2021. È conseguentemente prorogato ogni altro termine connesso all'adempimento di scadenze didattiche o amministrative funzionali allo svolgimento delle predette prove».
  In merito alla questione delineata, si precisa che l'introduzione di tale disposizione, che rappresenta una eccezione alla normativa consolidata, nasce dall'esigenza, avvertita anche dal legislatore, di offrire a tutti gli studenti universitari giunti quasi al termine del percorso di studi un importante e concreto aiuto, ciò in considerazione delle notevoli difficoltà e dei molteplici disagi patiti durante i mesi di pandemia,
  Giova ricordare, inoltre, che ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 243 del 1991 «le università e gli istituti superiori non statali legalmente riconosciuti operano nell'ambito delle norme dell'articolo 33, ultimo comma, della Costituzione e delle leggi che li riguardano, nonché dei princìpi generali della legislazione in materia universitaria in quanto compatibili». Tra i princìpi della legislazione universitaria applicabili alle istituzioni universitarie rientrano gli ordinamenti didattici dei corsi di studio, che hanno le medesime procedure di accreditamento e identico valore legale (decreto legislativo n. 19 del 2012 e decreto ministeriale n. 270 del 2004), e il diritto allo studio (decreto legislativo n. 19 del 2012), atteso che le università non statali concorrono altresì all'attuazione degli articoli 3 e 34 della Costituzione, fermo restando che in tale ambito la normativa espressamente indica quali disposizioni non trovano applicazione agli atenei non statali (con riferimento in particolare alla diversa entità della contribuzione studentesca).
  In conclusione, non sarebbe coerente con le finalità della legge n. 21 del 2021 e con i princìpi della legislazione universitaria, una interpretazione della norma che dia luogo ad una disparità di trattamento, con riferimento alla durata dell'anno accademico 2019/2020, tra gli studenti iscritti in un ateneo statale rispetto agli studenti iscritti nel medesimo corso di studi in un ateneo non statale.
  Per tali ragioni, l'articolo 6, comma 7-
bis, introdotto dalla legge n. 21 del 2021, pur non menzionando espressamente le università non statali, ricomprende nel proprio ambito tutte le istituzioni della formazione superiore, tra cui rientrano indubbiamente gli atenei non statali. In base alla legislazione universitaria, tali atenei erogano, infatti, le stesse tipologie di corsi di studio delle università statali, che hanno identica durata e valore legale.
  Si fa presente, infine, che il Governo non disconosce che dall'attuazione di tale disposizione – peraltro adottata, senza che vi siano stati dubbi interpretativi, anche in occasione del precedente anno accademico – possano determinarsi disagi per le istituzioni della formazione superiore. Proprio in ragione di ciò, infatti, sono state motivate le misure che hanno messo a disposizione di tali istituzioni risorse economiche aggiuntive, attraverso specifici fondi finalizzati a dare un contributo ai loro bilanci, in questi anni gravati dagli imprevedibili effetti determinati dalla pandemia. Anche per questa ragione, dunque, all'articolo 1, comma 520, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio per il 2021) questo Ministero ha previsto un incremento della contribuzione statale, per l'anno 2021, pari a 30 milioni di euro a beneficio delle università non statali legalmente riconosciute.

La Ministra dell'università e della ricerca: Maria Cristina Messa.


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'ambiente del trasporto ferroviario è da ritenersi, per le modalità di utilizzo, uno dei possibili ambienti di rischio per la diffusione del coronavirus. L'afflusso di un elevato numero di utenti in ambienti chiusi può, infatti, contribuire al diffondersi del contagio;

   per questo motivo, sin dall'inizio del periodo di emergenza sanitaria, l'accesso ai treni è stato costantemente limitato e regolamentato da provvedimenti stringenti;

   le disposizioni adottate non si sono però rivelate, nella pratica, idonee ed utili, ad avviso degli interroganti, per permettere ai viaggiatori di spostarsi in sicurezza. Purtroppo, infatti, le prescrizioni vengono spesso disattese dai viaggiatori ed il personale in forza al settore ferroviario non è in numero sufficiente per verificarne ed imporne il rispetto;

   è divenuta ormai una costante osservare, all'interno dei convogli, soprattutto di quelli con carattere regionale-locale, sia passeggeri senza Dpi, sia l'assenza di dispositivi per l'igienizzazione degli utenti. Nelle stazioni ferroviarie, inoltre, non esistono postazioni volte all'accertamento della temperatura corporea dei viaggiatori che accedono ai treni;

   la situazione è stata aggravata da violente aggressioni contro i capitreno che si sono adoperati affinché venissero rispettate le misure anti-Covid. Da tutta Italia si sono così sollevate richieste di aiuto del personale ferroviario, rivelatosi, nel corso del tempo, insufficiente per numero e strumenti a disposizione a contrastare il fenomeno;

   sono state ipotizzate varie soluzioni, tra cui per esempio quella di sperimentare il doppio capotreno, di istituire le cosiddette squadre di controlleria (formazioni composte da agenti della polizia di Stato e personale ferroviario che potrebbero girare sui convogli per verificare il rispetto delle norme) o di predisporre App telefoniche per la verifica del sovraffollamento dei vagoni e per istituire un canale diretto di comunicazione tra capotreno e forze dell'ordine;

   ad oggi, tuttavia, nessuna soluzione utile è stata adottata e risulta indispensabile che il Governo intervenga immediatamente per superare le problematiche sopra evidenziate per fornire il supporto necessario al personale ferroviario e ai passeggeri in modo che vengano rispettate le norme anti-Covid sui convogli ferroviari –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare perché venga garantito il rispetto delle disposizioni anticontagio da Covid-19 all'interno dei treni e delle stazioni ferroviarie.
(4-06970)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame gli interroganti chiedono quali iniziative si intendano adottare affinché venga garantito il rispetto delle disposizioni anticontagio da COVID-19 all'interno dei treni e delle stazioni ferroviarie.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni della direzione generale per il trasporto e le infrastrutture ferroviarie e della società Ferrovie dello Stato italiane, si rappresenta quanto segue.
  Al fine di garantire l'attuazione delle misure adottate dal Governo in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, Trenitalia ha attivato, sin dal mese di marzo 2020, procedure specifiche per la gestione di situazioni riconducibili a possibili casi di COVID-19 a bordo dei treni a media e lunga percorrenza, dei treni regionali e nelle stazioni.
  Per i treni a lunga percorrenza, sia a mercato che soggetti a obbligo di pubblico servizio, è stato previsto:

    
    il contingentamento dell'offerta con inibizione alla vendita del 50 per cento dei posti disponibili e posizionamento della clientela a «scacchiera» ai fini del rispetto della distanza di sicurezza;

    
    l'apposizione di
marker per evidenziare i posti non occupabili in ciascuna vettura;
    l'individuazione di percorsi differenziati ed evidenziati con segnaletica orizzontale per la salita/discesa dalle vetture;

    
    l'apposizione nelle vetture e nei servizi igienici di distributori di gel igienizzante e l'incremento delle attività di sanificazione;

    
    l'informazione alla clientela sulle norme di prevenzione da rispettare a bordo treno;

    
    l'inibizione dell'utilizzo della vettura ristorante e distribuzione prodotti alimentari esclusivamente confezionati;

    
    il controllo dei biglietti senza contatto diretto tra il personale di equipaggio ed il cliente.

   
   In relazione al trasporto regionale, le misure disposte dal Governo (obbligo per i viaggiatori di indossare la mascherina a protezione del naso e della bocca, introduzione di percorsi differenziati in ingresso e uscita dal treno in modo da evitare assembramenti in corrispondenza delle porte, sanificazione dei treni e posizionamento di
dispenser di gel igienizzanti su ogni vettura eliminazione della temporizzazione di chiusura delle porte esterne alle fermate per facilitare il ricambio dell'aria) sono state integrate mediante l'individuazione di una specifica attività di comunicazione e di informazione, anche a bordo treno, con riguardo al numero dei viaggiatori ammessi a bordo e per richiamare gli stessi al rispetto delle regole di condotta.
   Al fine di monitorare in tempo reale l'indice di affollamento sui servizi regionali, sono state attivate 6 campagne di rilevamento dati (alle ore 7, 8, 9, 14, 17 e 24 di ogni giorno) attraverso le quali Trenitalia rileva le presenze a bordo di tutti i treni circolanti; su eventuali criticità si interviene con azioni mitigative quali servizi suppletivi ferro/gomma.
   Inoltre, sempre per i treni del servizio regionale, sono state formulate specifiche regole operative per il personale di bordo:

    
    in caso di viaggiatori che non indossano la mascherina, il personale di bordo invita il cliente ad indossarla e nel caso il cliente ne fosse sprovvisto viene invitato a scendere alla prima fermata utile;

    
    in caso di viaggiatori che non rispettano la distanza di sicurezza, o che hanno occupato posti contrassegnati come «non utilizzabile», il personale di bordo invita il cliente a rispettare l'obbligo di mantenere detta distanza o ad occupare altro posto libero non contrassegnato;

    
    in caso di segnalazioni relative ad assembramenti a bordo del treno, il personale di bordo invita i clienti a rispettare l'obbligo di mantenere la distanza di sicurezza e se l'intervento diretto non è risolutivo, il personale di bordo richiede l'intervento delle Forze dell'ordine e provvede a informare le sale operative di Trenitalia e la protezione aziendale per i necessari interventi del caso;

    
    in caso di affollamento, e cioè quando è stato occupato oltre il 50 per cento dei posti omologati, il personale di bordo informa tempestivamente la sala operativa regionale, la quale istruisce il personale di bordo sui provvedimenti necessari: arresto del treno, bus di supporto, treno a seguito.

   
   Infine, all'interno delle stazioni ferroviarie vengono applicate le seguenti misure:

    
    percorsi differenziali per evitare l'incrocio di flussi di passeggeri in transito e per regolare l'accesso/uscita ai treni con apposizione di segnaletica orizzontale dedicata;

    
    gestione dei flussi dei passeggeri con assistenza e indicazioni sul rispetto delle norme vigenti in stazione e a bordo treno;

    
    controllo accessi e predisposizione di ingressi dedicati per l'accesso ai treni AV ed Intercity con postazioni di rilevazione della temperatura corporea;

    
    installazione di
dispenser, di gel igienizzante lavamani e frequenti sanificazioni degli ambienti;

    
    informazione al pubblico e al personale circa le norme comportamentali da tenere per garantire il distanziamento interpersonale;

    
    dotazione di dispositivi di protezione individuale agli operatori
front-line e adozione di procedure operative specifiche per la gestione di casi sospetti di contagio;

    
    limitazione accessi e presenze nelle biglietterie, sale attesa e Freccia Lounge;

    
    installazione di barriere di protezione parafiato nei
desk di assistenza e biglietterie.

   
   Come per i treni regionali, in caso di inosservanza delle norme di sicurezza presso le stazioni, il personale richiede l'intervento delle forze di Polizia.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   GEMMATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di dicembre 2019 il signor Stefano Imbruglia è stato assunto con il ruolo di dirigente e la funzione di responsabile comunicazione esterna territoriale del gruppo Ferrovie dello Stato italiane;

   all'interrogante non risultano chiare né trasparenti le modalità di assunzione, non essendo stato disposto nessun interpello relativo a procedure concorsuali per l'assunzione di dirigenti, né tanto meno risultano chiari i canali di reclutamento esterno e/o di evidenza pubblica;

   il nuovo responsabile della comunicazione esterna territoriale del gruppo Ferrovie dello Stato è noto essere stretto collaboratore nonché coautore del libro del Ministro PD delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli cui compete la vigilanza su Ferrovie dello Stato italiane, azienda partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze e quindi pubblica;

   risultano evidenti a parere degli interrogante i profili di perplessità connessi con tale selezione, trattandosi di una nomina per lo meno inopportuna, considerati i rapporti di stretta collaborazione con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;

   inoltre, non sono ben chiare le motivazioni alla base di un'eventuale assunzione diretta, soprattutto considerato il ruolo strategico per il quale sarebbe stato selezionato –:

   quale sia il compenso previsto per Stefano Imbruglia, quale sia stata la procedura espletata per la sua assunzione data la natura di azienda partecipata al 100 per cento dallo Stato del gruppo Ferrovie dello Stato italiane e quali siano i titoli che giustificano un'eventuale assunzione diretta prevista per un ruolo così strategico.
(4-04875)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame, cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri, l'interrogante chiede di conoscere le procedure di assunzione dei dirigenti all'interno del Gruppo Ferrovie dello Stato italiane.
  Al riguardo, la società Ferrovie dello Stato italiane (FSI) ha comunicato che, in ragione della riorganizzazione nel settore delle relazioni esterne e della conseguente esigenza di coprire nuove posizioni, tra cui quella di responsabile comunicazione territoriale, nel mese di novembre 2019 aveva avviato una specifica attività di
scouting interno volta a verificare la presenza all'interno del gruppo di eventuali candidature con profilo idoneo.
  Stante l'esito negativo di tale verifica, e considerata la necessità di assicurare il reperimento della figura manageriale nel più breve tempo possibile, FSI ha avviato il processo di selezione dal mercato esterno, in ottemperanza a quanto previsto dalle disposizioni del gruppo stesso, non rientrando FSI tra 1 soggetti giuridici sottoposti all'obbligo di procedure concorsuali di evidenza pubblica.
  Concluso l'
iter di selezione, la scelta è ricaduta sul candidato citato nell'atto in esame per la riscontrata pregressa esperienza nel settore.
  FSI ha formalizzato la sua assunzione a tempo determinato (24 mesi) con decorrenza 1o dicembre 2019.
  In merito al compenso percepito, FSI ha riferito, che la retribuzione del dirigente è stata definita in base alle
policy di gruppo in coerenza con i parametri di mercato per analoghe posizioni, specificando di non essere sottoposta, per quanto riguarda la pubblicazione delle retribuzioni, agli obblighi di trasparenza previsti per la pubblica amministrazione di cui all'articolo 2-bis, comma 2, del decreto legislativo n. 33 del 2013, in quanto società emittente strumenti finanziari.
Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   LUCASELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con un comunicato stampa dell'11 febbraio 2021, l'Inps ha reso noto che per l'attivazione dei benefici previsti dalla «decontribuzione Sud», resa strutturale dalla legge di bilancio 2021 (n. 178 del 2020), «l'istituto è in attesa dei necessari passaggi con la Commissione Europea»;

   nonostante le disposizioni di legge siano entrate in vigore dal 1° gennaio 2021, la possibilità per le aziende di accedere alla misura, che consente di ridurre del 30 per cento la quota a carico delle aziende, è subordinata al perfezionarsi dell'iter previsto dalla normativa europea;

   la medesima legge ha introdotto una serie di ulteriori incentivi all'occupazione come, ad esempio, l'esonero dei contributi previdenziali nel caso di assunzione da parte delle imprese di giovani e donne, ma tutte le agevolazioni sono concesse nell'ambito del «Temporary Framework» (quadro temporaneo per le misure di aiuti di Stato a sostegno dell'economia nell'attuale emergenza della Covid-19) e, pertanto, affinché si concretizzi la loro operatività, è necessario attendere l'autorizzazione della Commissione europea;

   vi è assoluta incertezza anche sull'operatività degli incentivi alle assunzioni, in merito ai quali non è chiaro se il Ministero abbia adempiuto agli obblighi di comunicazione e, considerati i tempi ormai strettissimi, è molto improbabile che le imprese possano usufruire, sin dal mese di gennaio, degli incentivi;

   sul piano operativo, peraltro, l'accesso all'agevolazione è condizionato non solo dal perfezionamento dell'iter da parte della Commissione europea, ma anche dall'emanazione della circolare applicativa da parte dell'Inps, previo nulla osta ministeriale, che disciplinerà le specifiche operative necessarie per ottenere il beneficio;

   al momento, pertanto, le imprese saranno costrette a calcolare integralmente i contributi previdenziali e, solo dopo aver acquisito ufficialmente il «via libera» da Bruxelles, potranno recuperare retroattivamente la componente contributiva oggetto di agevolazione;

   pur ammettendo che la procedura si sblocchi e la «decontribuzione anticipata» venga recuperata con successivo conguaglio, rimane l'amara constatazione che, ancora una volta, l'imperante cultura «anti-semplificazione» graverà pesantemente sulle casse delle nostre imprese, in affanno per carenza di liquidità a causa di un'emergenza economica che persiste ormai da un anno;

   in questo già difficile contesto nazionale, troppe sono ancora le matasse da dipanare: dalla proroga del blocco dei licenziamenti, in merito alla quale si parla di un rinvio generalizzato fino al 30 giugno limitato, però, alle sole imprese con comprovate difficoltà; all'ipotesi di ulteriori 8 settimane di accesso alla cassa Covid-19 per il comparto dell'industria e 26 per chi utilizza la Cassa integrazione guadagni in deroga e l'assegno ordinario; dalle deroghe su proroghe e rinnovi al «decreto Dignità» le cui rigidità dovranno, stante il perdurare dell'emergenza epidemiologica, obbligatoriamente essere superate, considerato che nell'ultimo anno i dipendenti a termine sono precipitati di oltre 400 mila unità;

   secondo i recenti dati diffusi dall'Istat da inizio pandemia a dicembre 2020, sono andati perduti oltre 310 mila posti di lavoro, nonostante il supporto della Cassa integrazione guadagni generalizzata e il blocco ai licenziamenti;

   la grave crisi economica e sociale si è abbattuta soprattutto su donne, liberi professionisti (i meno tutelati e sostenuti dalle misure introdotte negli ultimi mesi) e i giovani, il cui tasso di disoccupazione, che a febbraio 2020 contava circa il 28 per cento, è cresciuto in pochi mesi fino a superare la drammatica soglia del 30 per cento –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere presso le istituzioni europee affinché perfezionino immediatamente l'iter di accesso ai benefici previsti dalla «decontribuzione Sud»;

   se e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere il Governo in materia di riforma degli ammortizzatori sociali e attivazione di nuove e più incisive politiche attive del lavoro.
(4-08270)

  Risposta. — Ai fini del riscontro all'interrogazione a risposta scritta n. 4-08270, con specifico riferimento ai quesiti afferenti l'operatività della misura cosiddetta «Agevolazione contributiva per l'occupazione in aree svantaggiate - Decontribuzione Sud», si rappresenta quanto segue.
  L'agevolazione in parola è stata originariamente istituita dall'articolo 27 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126; trattandosi di una misura rientrante nel campo di applicazione della normativa europea in materia di aiuti di Stato e, in particolare, della comunicazione «Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'economia nell'attuale emergenza del COVID-19» del 19 marzo 2020, le strutture del Ministero del lavoro e delle politiche sociali hanno provveduto a porre in essere gli adempimenti procedurali prescritti dalla pertinente disciplina. Il regime, pertanto, è stato autorizzato dalla Commissione europea, ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, con decisione C(2020) 6959 final del 6 ottobre 2020 (SA.58802 (2020/N) e successivamente modificato con decisione di autorizzazione C(2020) 9121 final del 10 dicembre 2020 (SA.59655 (2020/N).
  In forza delle suddette decisioni di autorizzazione, l'agevolazione contributiva è stata regolarmente concessa dal 1° ottobre 2020 al 31 dicembre 2020.
  L'articolo 1, commi 161-169, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, ha previsto la proroga, al 31 dicembre 2029, dell'esonero contributivo di cui all'articolo 27, comma 1, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, nonché l'incremento della dotazione finanziaria a copertura della misura e la modificazione dell'ambito soggettivo dei potenziali beneficiari.
  Con riferimento alla cornice normativa, in materia di aiuti di Stato, nella quale è stato inquadrato il regime agevolativo in oggetto, è opportuno segnalare che la Commissione europea, con C(2021) 564 del 28 gennaio 2021, ha prorogato fino al 31 dicembre 2021 la validità del quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato adottato il 19 marzo 2020 per sostenere l'economia nel contesto della pandemia di COVID-19 e, inoltre, ne ha ampliato il campo di applicazione, aumentando tra l'altro i massimali di aiuto concedibile in esso stabiliti.
  Anche in considerazione delle riportate sopravvenienze normative, sono stati svolti gli opportuni confronti con i competenti servizi della Commissione europea – DG Concorrenza ed il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha provveduto a porre in essere gli adempimenti di notifica prescritti dalla normativa in materia di aiuti di Stato, allo scopo di adeguare il regime agevolativo precedentemente autorizzato in ragione delle modifiche intervenute. La misura è stata autorizzata dalla Commissione europea, ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, con decisione C(2021) 1220 final del 18 febbraio 2021 (SA.61940 (2021/N); alla luce di tale decisione di autorizzazione, l'agevolazione contributiva può essere regolarmente concessa per il periodo intercorrente tra il 1 ° gennaio 2021 ed il 31 dicembre 2021, in linea con l'attuale arco temporale di vigenza del citato quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato adottato il 19 marzo 2020 per sostenere l'economia nel contesto della pandemia di COVID-19.
  Conseguentemente l'INPS, con la circolare 22 febbraio 2021, n. 33, e con il messaggio 25 febbraio 2021, n. 831, ha fornito le istruzioni per gestire gli adempimenti previdenziali connessi all'agevolazione contributiva per il periodo tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2021, confermando altresì la possibilità per le imprese destinatarie dell'esonero di esporre, nel flusso Uniemens di competenza del mese di febbraio 2021, anche l'importo dell'esonero relativo al mese di gennaio 2021.

La Ministra per il sud e la coesione territoriale: Maria Rosaria Carfagna.


   MASI, DORI, MANZO, DEL SESTO, SCANU, FARO, MARTINCIGLIO, DI LAURO, DE CARLO e IORIO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   già a partire dal primo decreto cosiddetto «Rilancio» sono stati introdotti diversi sostegni economici per le realtà imprenditoriali e per i singoli lavoratori colpiti dalle restrizioni decise dal Governo per frenare i contagi da coronavirus;

   il comparto turistico ha beneficiato di molteplici interventi di sostegno atti a evitare la chiusura delle numerose realtà imprenditoriali di tale comparto, che genera il 6 per cento del prodotto interno lordo oltre a un ulteriore 6 per cento legato all'indotto; sono infatti state stanziate risorse pari a 7.381.250.00 nel solo comparto turistico; una cifra enorme che purtroppo non basta a garantire la sopravvivenza delle numerose realtà imprenditoriali attive in questo settore; la crisi di Governo ha bloccato l'iter del decreto «Ristori-quinques», ma intanto la nuova ondata della pandemia ha costretto fin dall'autunno molte realtà a stare chiuse o a non poter operare visti i perduranti divieti di spostamento fra regioni e la difficoltà degli spostamenti fra Stati; i vari decreti cosiddetto Ristori che si sono susseguiti nell'autunno e nell'inverno 2020 hanno tenuto conto solo di alcune categorie legate ai codici Ateco presenti negli allegati, riferendosi prevalentemente alle realtà chiuse dalle zone «rosse» ed escludendo diversi settori del comparto turistico; il Parlamento ha approvato lo scostamento di bilancio pari a 32 miliardi di euro, al fine di garantire un ulteriore decreto che sostenga le perdite delle imprese –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per sviluppare misure urgenti a sostegno del comparto turistico.
(4-08488)

  Risposta. — Questo Ministero, dall'atto della sua istituzione, ha ben presente la rilevanza del comparto produttivo turistico, gravato dalla pandemia e che dobbiamo assolutamente rilanciare, considerato il pregio e l'eccellenza del turismo nazionale.
  A seguito dello scostamento di bilancio pari ad euro 32 miliardi, richiamato nell'atto di sindacato ispettivo in epigrafe, in data 22 marzo 2021 il Governo ha adottato il decreto-legge n. 41 del 2021 (cosiddetto decreto sostegno), recante numerose misure a favore degli operatori economici e dei lavoratori colpiti dall'emergenza sanitaria in corso.
  Preliminarmente, l'articolo 1 del decreto-legge riconosce un contributo a fondo perduto di importo non superiore a euro 1.000 per le persone fisiche ed euro 2.000 per le persone giuridiche, tra l'altro, a ciascun operatore economico titolare di partita IVA che svolga, nel territorio dello Stato, un'attività d'impresa, arte o professione.
  Quanto sopra a condizione che l'ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi dell'anno 2020 sia inferiore almeno del 30 per cento rispetto a quello relativo all'anno 2019, e che i ricavi e compensi relativi al secondo periodo d'imposta antecedente a quello di entrata in vigore del decreto in parola non siano superiori a euro 10 milioni.
  Con particolare riguardo agli operatori e alle attività del comparto turistico, il provvedimento citato prevede:

   all'articolo 2, l'istituzione nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze di un Fondo con dotazione iniziale di euro 700 milioni per il 2021 destinato alle regioni e le province autonome finalizzato alla concessione di contributi a favore degli esercenti attività di vendita di beni e servizi al pubblico nei comuni a vocazione montana appartenenti a comprensori sciistici; Fondo da ripartire con successivo decreto del Ministro del turismo di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze ed il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, di cui una quota sarà in particolare destinata a maestri e scuole di sci, alle condizioni ivi previste;

   all'articolo 10, un'indennità una tantum pari a euro 2.400 per i lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti termali (compresi i lavoratori in somministrazione impiegati presso le aziende del settore) che abbiano cessato involontariamente il rapporto di lavoro tra il 1° gennaio 2019 e l'entrata in vigore del decreto di cui sopra, purché in tale periodo abbiano svolto almeno 30 giorni di attività e non siano titolari di pensione, rapporto di lavoro dipendente o Nuova assicurazione sociale per l'impiego (Naspi).
   La stessa indennità è riconosciuta ai lavoratori a tempo determinato del settore turistico e termale, titolari, nel periodo anzidetto, di uno o più contratti di lavoro a tempo determinato per la durata complessiva di almeno 30 giorni, e, nell'anno 2018, di uno o più contratti a tempo determinato o stagionale, per la medesima durata;

   all'articolo 38, comma 2, l'istituzione nello stato di previsione di questo Ministero di un Fondo con dotazione pari a 100 milioni di euro per il 2021, destinato al ristoro delle perdite subite dagli operatori di fiere e congressi a causa dell'annullamento, rinvio e/o ridimensionamento degli eventi.

  In ultimo, in merito alle misure di cui agli articoli 1, 2 e 10 sopra richiamati, è opportuno evidenziare che le stesse non concorrono alla formazione del reddito imponibile del percettore e, con specifico riguardo ai contributi sub articoli 1 e 2, gli stessi sono riconoscibili come crediti d'imposta, su richiesta del beneficiario.
  Quanto sopra non esaurisce in ogni caso l'impegno che questo Ministero ha espresso e ritiene di continuare a profondere, adoperandosi a favore di un comparto produttivo di così significativa rilevanza, che può e deve diventare il volano di una ripresa effettiva per consentire il rilancio delle eccellenze turistico-culturali del nostro territorio nazionale interno e costiero.

Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   MURELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 3 ottobre 2020 alle ore 15 durante una forte ondata di maltempo e di piena del Fiume Trebbia è avvenuto il crollo delle due campate centrali del ponte Lenzino, sulla strada statale 45, che collegava il comune di Corte Brugnatella a quello di Cerignale, a circa 80 chilometri da Piacenza;

   il viadotto era stato oggetto di lavori di revisione alcuni anni fa e il cedimento dell'opera, le cui cause sono ancora oggetto di indagine da parte della magistratura, non ha provocato feriti ma ha isolato le due zone dell'Alta val Trebbia, causando la chiusura della strada statale 45 che collega Piacenza a Genova;

   per collegare i comuni di Corte Brugnatella, Cerignale, Ottone e Zerba sull'alta val Trebbia serviranno circa sei mesi, il tempo richiesto per costruire un nuovo ponte provvisorio;

   è stato infatti predisposto un percorso alternativo che prevede il passaggio sulla strada provinciale 73 di Lago per i mezzi che devono attraversare il tratto interrotto dal cedimento del ponte, e un piccolo tratto della strada provinciale 186 del Brallo, in provincia di Pavia;

   lo scorso anno il viadotto è stato anche sottoposto a prove di carico finalizzate a verificare la possibilità di innalzare a 44 tonnellate l'attuale divieto di transito a 5 tonnellate sul viadotto nel comune di Corte Brugnatella;

   è attualmente in atto da parte della Protezione civile regionale una raccolta di tutti gli elementi per richiedere la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale al Governo;

   tale situazione crea un grave danno all'economia locale, dato che vi sono aziende che utilizzano di consueto la strada statale 45 ed ora si trovano costrette a fare percorsi alternativi molto più lunghi;

   l'Anas, inoltre, ha stanziato 41 milioni e 560mila euro per sistemare l'importante arteria su cui da decenni si inseguono diversi progetti e ritardi senza l'avvio concreto del cantiere; i relativi lavori sarebbero dovuti iniziare nel giugno 2019; gli ammodernamenti per la strada statale 45 riguardano principalmente: messa in sicurezza, pavimentazione, allargamento della sede stradale — su tutto il tratto — da 6 a 9,5 metri;

   nella giornata di venerdì 9 ottobre 2020 il Ministro interrogato ha effettuato un sopralluogo in Alta Valtrebbia sul luogo del crollo del ponte, e in seguito ha proseguito gli incontri con le autorità locali in prefettura a Piacenza;

   in questa occasione il Ministro ha annunciato la proposta di nominare un commissario per la strada statale 45 e per la ricostruzione del Ponte Lenzino, opera che richiederà comunque 6 mesi di tempo e 2 milioni di euro di investimento per poi procedere con la ricostruzione definitiva del ponte prevista in 14 mesi circa;

   il restyling della strada statale 45 porterà benefici a diversi settori: agricoltura, economia e turismo, che potrà finalmente avere una spinta e far aumentare il numero di coloro che provengono dalle province limitrofe e dalla Lombardia nei territori della provincia di Piacenza –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda mettere in atto, per quanto di competenza, in riferimento all'incontro del 9 ottobre 2020 in prefettura, affinché nei tempi più brevi possibili sia nominato il commissario per realizzare la riapertura totale e in sicurezza del Ponte Lenzino sul Trebbia e siano sbloccati i lavori di ammodernamento previsti per tutta la strada statale 45, garantendo soluzioni di transito alternative per la fase del cantiere che evitino di sovraccaricare la strada provinciale 73.
(4-07184)


   MURELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il crollo delle due campate centrali del ponte Lenzino, che collegava il comune di Corte Brugnatella a quello di Cerignale, a circa 80 chilometri da Piacenza, è avvenuto ormai il 3 ottobre 2020 intorno alle 15 durante una forte ondata di mal tempo e di piena del Fiume Trebbia. Il cedimento dell'opera, non ha provocato feriti ma ha isolato le due zone dell'Alta val Trebbia causando la chiusura della strada statale 45 che collega Piacenza a Genova;

   i disagi della complicata viabilità alternativa, di circa 15 chilometri più lunga, che prevede il passaggio sulla strada provinciale 73 di Lago, in provincia di Piacenza, e un piccolo tratto della strada provinciale 186 del Brallo, in provincia di Pavia, si sono riversati addosso ai 1.300 cittadini residenti di zona ed alle attività già provate duramente dalle restrizioni legate all'emergenza Covid-19;

   i danni legati al crollo del ponte sono superiori a cinque milioni di euro ed attualmente Anas, a cui compete la gestione della strada statale 45, ha avviato i cantieri per la realizzazione di un ponte Bailey che consenta provvisoriamente di riattraversare il fiume e collegare Corte Brugnatella a Cerignale;

   il cantiere per la realizzazione di tale ponte sembra caratterizzato da diverse difficoltà che ne stanno rallentando i tempi di consegna previsti per fine marzo 2021, tra cui l'approvvigionamento di materiale inerte utilizzato dal cantiere molto distante dal luogo dei lavori, nonostante sia stata inoltrata una richiesta di utilizzo di «ghiaia locale» agli enti competenti, Anas, ex difesa del suolo ed Arpae, diretta a sottolineare l'abbondanza di ghiaia che si trova in Val Trebbia che ridurrebbe i tempi di realizzazione per le opere del ponte Bailey;

   per quanto riguarda, invece, il ponte definitivo, è stato approvato in Unione Montana Valli Trebbia e Lauretta un ordine del giorno nel quale i sindaci chiedono ufficialmente che questo non sia realizzato sul tracciato del ponte crollato, perché soggetto a frane. Il ponte ipotizzato dai primi cittadini avrebbe un costo di 10 milioni di euro, mentre quello realizzato sul tracciato del vecchio, salvandone i ruderi, costerebbe 13 milioni;

   nonostante gli annunci dell'ex Ministro De Micheli durante un sopralluogo del 9 ottobre 2020, poco dopo il crollo del Ponte Lenzino, ancora non esiste una data certa della realizzazione dell'opera provvisoria e continuano i sacrifici per la cittadinanza di zona e il traffico sovraccarico per il percorso alternativo sulla strada provinciale 73;

   l'Anas, inoltre, ha stanziato oltre 41 milioni di euro per sistemare l'importante arteria della strada statale 45 su cui da decenni si inseguono diversi progetti senza l'avvio concreto dei cantieri; gli ammodernamenti per la strada statale 45 riguardano principalmente: messa in sicurezza, pavimentazione, allargamento della sede stradale — su tutto il tratto — da 6 a 9,5 metri –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda mettere in atto, per quanto di competenza, affinché si realizzi in tempi celeri il ponte provvisorio e si progetti e si realizzi il nuovo Ponte Lenzino sul Trebbia, accogliendo, per quanto possibile, le indicazioni dei rappresentanti delle amministrazioni legali interessate, e, inoltre, affinché siano sbloccati i lavori di ammodernamento previsti per tutta la strada statale 45 garantendo, nel contempo, soluzioni di transito alternative per la fase del cantiere che evitino di sovraccaricare la strada provinciale 73.
(4-08619)

  Risposta. — Con gli atti di sindacato ispettivo in esame l'interrogante chiede di conoscere la tempistica per la riapertura del ponte Lenzino sul Trebbia.
  Al riguardo, anche sulla base delle informazioni fornite dalla direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali e dalla società ANAS, si rappresenta quanto segue.
  In merito alla nomina di un commissario straordinario per accelerare la realizzazione dell'intervento, si evidenzia che lo scorso 16 aprile è stato nominato il commissario per la realizzazione del ponte Lenzino e per i lavori di ammodernamento della strada statale 45, tratta Rivergaro e Cernusca.
  Quanto alta progettazione del ponte definitivo, ANAS ha comunicato che le attività progettuali sono in corso e che le stesse tengono in consideratone tutti i contributi della soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per le province di Parma e Piacenza.
  In particolare, si prevede il restauro delle spalle, dell'arcata e delle due pile esistenti, nonché la realizzazione di una nuova pila centrale, garantendo, come il nuovo impalcato, la continuità con l'opera esistente al fine di mitigare l'impatto paesaggistico e valorizzare il manufatto esistente.
  In base all'attuale cronoprogramma, la fase di progettazione e di approvazione dovrebbe concludersi entro il mese di febbraio 2022 mentre i lavori dovrebbero essere completati entro il mese di marzo 2023.
  Si tratta di una tempistica destinata a ridursi in considerazione dell'avvenuta nomina del commissario straordinario e della conseguente possibilità di applicare le misure acceleratorie e di semplificazione contenute nell'articolo 4 del decreto-legge n. 32 del 2019.
  Quanto ai lavori di realizzazione del ponte provvisorio, ANAS ha comunicato che gli stessi si concluderanno entro il prossimo mese di maggio 2021.
  Infine, in merito ai lavori di ammodernamento e messa in sicurezza della strada statale 45, ANAS riferisce che sono disponibili risorse pari a complessivi 70 milioni di euro e che gli interventi sono in corso di esecuzione.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   RIXI, VIVIANI, DI MURO e FOSCOLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 456 del Turchino è un importante collegamento tra l'Alessandrino, l'entroterra e la costa ligure, di competenza del demanio della provincia di Alessandria, per il tratto piemontese, e di Anas (dal 2018), per il tratto ligure;

   a fine novembre 2019 si è verificata una frana in località Gnocchetto, in provincia di Alessandria, ampio movimento franoso si è verificato in prossimità della strada statale 456 al chilometro 73.300;

   da quando si è verificato il citato movimento franoso, la strada statale 456 è stata chiusa e riaperta diverse volte, da ultimo nel giugno 2020, e poi ancora all'inizio di dicembre 2020, con disagi inenarrabili per la viabilità, dal momento che la statale del Turchino è l'unica strada alternativa alle autostrade A26 e A7;

   il tratto della strada statale 456, in località Gnocchetto, dalla frana del novembre 2019, è percorribile solo a senso unico alternato, salvo i casi di allerta meteo durante i quali il tratto viene chiuso; da dicembre 2020, a seguito di un ampliamento del movimento franoso, tale tratto è stato chiuso definitivamente;

   i problemi di manutenzione della strada del Turchino sono dovuti alla diatriba in atto tra i due gestori della strada (la provincia di Alessandria ed Anas), per sbloccare la quale è necessario il passaggio alla competenza di Anas della gestione dell'intera strada; tuttavia, per entrare nella gestione del tratto alessandrino, Anas ha richiesto agli enti territoriali circa 3,5 milioni di euro per le operazioni di verifica sulle strutture stradali esistenti, ma i medesimi enti non sono in grado di sostenere una spesa del genere e, pertanto, il passaggio di gestione si trascina nel tempo con continui rimandi; prima la data indicata era l'estate trascorsa, poi rimandata a ottobre 2020 e in ultimo slittata ad aprile del 2021;

   inoltre, nell'ottobre 2019, un altro movimento franoso ha travolto la chiesa edificata in prossimità della strada statale 456 al chilometro 86,600, interessando l'intera carreggiata e costringendo Anas alla chiusura del tratto tra Masone e Campo Ligure. Successivamente, tale tratto della strada statale 456 è agibile solo a senso unico alternato –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, intenda attivare:

    a) per ripristinare la viabilità sulla strada statale 456 del Turchino;

    b) per prevedere l'esenzione temporanea dal pagamento del pedaggio autostradale sul tratto della A26 compreso tra Masone e Ovada fino al pieno ripristino della viabilità sulla strada statale 456;

    c) per consentire il passaggio dell'intera strada statale 456 del Turchino alla competenza di Anas, senza oneri particolarmente gravosi per gli enti territoriali interessati.
(4-07875)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame gli interroganti chiedono di conoscere quali intenzioni il Governo intenda assumere per ripristinare la viabilità della strada statale del Turchino, anche prevedendo l'esenzione temporanea dal pagamento del pedaggio relativo alla tratta autostradale A26 compresa tra Masone ed Ovada ed il passaggio dell'intero tratto stradale ad ANAS senza oneri per gli enti locali.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni fornite dalla direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali e dalla società ANAS, si rappresenta quanto segue.
  La rete stradale e autostradale ligure attualmente è interessata da diversi interventi di riqualificazione e adeguamento, in particolare concentrati su viadotti, ponti, gallerie, barriere e protezioni acustiche
  Infatti, su specifica richiesta del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, i gestori hanno avviato apposite indagini per accrescere la conoscenza dello stato delle singole infrastrutture e per una più efficace programmazione degli interventi di manutenzione, con l'obiettivo di ridurre al massimo il disagio per l'utenza.
  A tale proposito, nel mese di novembre 2020 è stato attivato un tavolo di coordinamento con gli enti territoriali e le principali associazioni di categoria, nell'ambito del quale periodicamente si condividono i programmi di intervento e le misure di ottimizzazione del traffico. Al contempo è stato avviato un confronto con i concessionari stradali, per individuare eventuali agevolazioni tariffarie destinate a compensare i disagi derivanti dall'allungamento dei tempi di percorrenza, originati dagli interventi in corso e da quelli programmati.
  Quanto alle interruzioni lungo le strade gestite dalla società ANAS, la società ha segnalato che sono in corso di perfezionamento specifici protocolli di intesa con i concessionari per l'utilizzo alternativo della viabilità autostradale. Al contempo, la medesima ANAS ha proceduto ad avviare tutti gli interventi necessari per il celere ripristino della viabilità lungo tutte le tratte interessate dalle interruzioni.
  Infine, per quanto riguarda la ex strada statale 456 del Turchino, la stessa è ricompresa nell'elenco delle strade di rientro di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 novembre 2019 e trasferite ad ANAS, che procederà alla sua formale presa in carico entro il corrente mese e, pertanto, potrà realizzare gli interventi necessari per il regolare esercizio della circolazione.
  In particolare, ANAS pianificherà e progetterà gli interventi di messa in sicurezza del tratto stradale interessato dai dissesti utilizzando i fondi messi a disposizione per il rientro strade.
  In particolare, verranno avviati i lavori per la realizzazione di nuove linee di barriere e valli paramassi, di cui si prevede la conclusione entro la stagione estiva 2021.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   ZANICHELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane, complice il maltempo, le precipitazioni a carattere nevoso sono state notevoli e hanno già comportato diverse difficoltà e disagi;

   la questione ha riguardato principalmente il nord Italia, dall'Appennino tosco-emiliano, alle cime Piemontesi fino alle Dolomiti. In particolare, appena due giorni di intenso maltempo hanno accumulato fino a 90 centimetri di neve fresca, a 2.000 metri di altitudine, sulle Alpi Pennine e Graie, 40-55 sulle Lepontine, 30-50 con punte di 65 sulle Alpi Cozie, 40-60 Alpi Marittime e Liguri. Vi sono stati apporti di 10-20 centimetri sulle pianure del Cuneese e 30-40 centimetri sulle zone dell'Appennino oltre i 600-800 metri, secondo i dati forniti dalle stazioni meteo di Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale);

   solo nei primi giorni dell'anno, le precipitazioni nevose registrate dalla rete di monitoraggio del servizio Meteomont dei carabinieri forestali hanno depositato nella parte centro-occidentale dell'Appennino emiliano-romagnolo valori di neve fresca compresi fra 50-70 centimetri a quote di 1.200-1.500 metri, con il manto nevoso che supera anche i due metri d'altezza;

   in Italia il dissesto idrogeologico è diffuso e rappresenta un problema di notevole importanza i cui costi per la gestione degli eventi calamitosi superano di diversi ordini di grandezza le spese che sarebbero sufficienti per la manutenzione. Tra i fattori naturali che predispongono il nostro territorio ai dissesti idrogeologici, rientra la conformazione geologica, caratterizzata da un'orografia complessa e bacini idrografici generalmente di piccole dimensioni, che sono quindi caratterizzati da tempi di risposta alle precipitazioni estremamente rapidi o di dimensioni rilevanti, come il bacino idrico del Po composto da un fitto reticolo di numerosi affluenti che più volte negli ultimi anni hanno dato origine a esondazioni;

   verosimilmente tra marzo e aprile, con l'aumento delle temperature, le masse di neve accumulatasi nei mesi invernali si scioglieranno progressivamente riempiendo corsi d'acqua, torrenti e fiumi e rendendo assolutamente reale il rischio di dissesto idrogeologico nei territori in cui le precipitazioni nevose sono state più abbondanti durante l'inverno;

   le conseguenze delle inondazioni, causate da tali fiumi e torrenti che scorrono in zone fortemente antropizzate, possono andare dalla paralisi del traffico, con danni alle attività commerciali e allagamento degli scantinati, fino all'allagamento e all'isolamento di interi centri abitati, comprese le infrastrutture viarie e le zone agricole circostanti, con effetti talvolta devastanti come già successo in passato –:

   quali iniziative siano state già intraprese o si intendano intraprendere, per quanto di competenza, per effettuare le ordinarie e straordinarie opere e attività di manutenzione, anche di concerto con le amministrazioni regionali, e più in generale per prevenire il rischio di dissesto idrogeologico che potrebbe emergere nella primavera 2021 a seguito dello scioglimento della neve accumulata nei mesi invernali.
(4-08120)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  In via preliminare questo Ministero esercita le proprie competenze in materia di prevenzione e protezione dai rischi idrogeologici per mezzo di atti di programmazione, finalizzati al finanziamento di interventi urgenti, selezionati mediante l'applicazione dei «Criteri e le modalità di individuazione degli interventi prioritari di mitigazione del rischio idrogeologico da ammettere a finanziamento», approvati con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 maggio 2015, la cui revisione è, peraltro, in corso.
  In questo quadro, lo stesso Ministero, a partire dal 2010, ha finanziato oltre 3.400 interventi che riguardano tutte le principali categorie di fenomeni di dissesto (alluvione, frana, valanghe ed erosione costiera).
  I suddetti interventi sono proposti dalle regioni e dalle province autonome, sulla base delle conoscenze direttamente acquisite in merito alle criticità del territorio di competenza, nonché alla luce degli scenari di rischio delineati nei piani vigenti, con specifico riferimento alla pianificazione delle Autorità di bacino distrettuali (piani di assetto idrogeologico – Pai – e piani di gestione del rischio alluvione – Pgra) e ai piani territoriali di Protezione Civile.
  Anche la modulazione temporale degli interventi in un determinato scenario, tenendo conto sia dei tempi di attuazione degli stessi, sia della stima probabilistica dei tempi di ritorno degli eventi calamitosi, è demandata alla valutazione degli enti territoriali.
  Inoltre, nel caso specificamente evidenziato nell'interrogazione, poiché l'ingrossamento dei corsi d'acqua dovuto allo scioglimento delle nevi è un fenomeno del tutto ordinario, si ritiene, a maggior ragione, che la valutazione dei suoi effetti debba essere oggetto di attenta valutazione da parte dei suddetti enti, che hanno titolo ad effettuare, in autonomia, interventi di manutenzione sui reticoli idrografici di rispettiva competenza.

Il Ministro della transizione ecologica: Roberto Cingolani.


   ZANICHELLI, ASCARI e SPADONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il ponte Lenzino, importante collegamento in Alta Valtrebbia, situato nel comune di Corte Brugnatella, a circa 80 chilometri da Piacenza, ha subito un crollo in data 3 ottobre 2020. A cedere è stata l'intera campata centrale, che si è sbriciolata nel fiume Trebbia;

   a gennaio 2020 Anas, responsabile della strada Statale 45, e quindi anche della infrastruttura caduta, aveva affidato i lavori di messa in sicurezza del viadotto. L'anno prima era stato esteso ai mezzi pesanti in transito sul ponte fino a 44 tonnellate. Il provvedimento era stato assunto dopo l'analisi dei risultati dei test condotti sull'infrastruttura, evidentemente erronei;

   dopo sopralluoghi e progetti che assicuravano che nel giro di sei mesi sarebbe stato costruito il ponte provvisorio e vi sarebbe stata la predisposizione di un percorso alternativo, di circa 15 chilometri più lungo, che prevedeva il passaggio di un tratto in provincia di Pavia, ad oggi non è ancora stato realizzato nemmeno il ponte provvisorio, un ritardo sicuramente agevolato dal maltempo invernale ma che arreca non pochi danni ai cittadini e alla zona tutta già fiaccata dalle limitazioni dovute al Covid-19;

   le possibili soluzioni per la ricostruzione del Ponte Lenzino prospettate da Anas sono quattro:

    1) ponte a monte dell'esistente;

    2) ponte sovrastante l'esistente e collineare, senza ricostruzione di una nuova pila in alveo;

    3) ponte sovrastante l'esistente e collineare, con ricostruzione di una nuova pila in alveo;

    4) ponte sovrastante l'esistente non collineare con addolcimento degli imbocchi stradali in corrispondenza delle spalle;

   le amministrazioni e i cittadini sono favorevoli alla soluzione del ponte nuovo (ipotesi 1), dal momento che comporterebbe costi decisamente minori, sarebbe più funzionale e non costringerebbe alla manutenzione continua dei ruderi del ponte vecchio posto sotto il nuovo con ulteriore spreco di denaro pubblico;

   i Ministeri della cultura e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e, in particolare, anche la Soprintendenza sarebbero orientati, invece, per la soluzione 2, che consiste nel costruire sui sedimi del ponte crollato un nuovo ponte al solo scopo di mostrare la sedimentazione dei vari manufatti costruiti nel tempo con una spesa stimata di 4,2 milioni di euro per il ponte provvisorio di ben 21 milioni di euro per il definitivo costruito sull'esistente –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione;

   quali siano i suoi orientamenti in merito e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare.
(4-08785)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame gli interroganti chiedono di conoscere la tempistica per la riapertura del ponte Lenzino sul Trebbia.
  Al riguardo, anche sulla base delle informazioni fornite dalla direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali e dalla società Anas, si rappresenta quanto segue.
  In premessa, si segnala che per la realizzazione dell'intervento, il 16 aprile 2021 è stato nominato il commissario straordinario per la realizzazione del ponte Lenzino sul Trebbia e per i lavori di ammodernamento della strada statale 45, tratta Rivergaro e Cernusca.
  Quanto alla progettazione del ponte definitivo, Anas ha comunicato che le attività progettuali sono in corso e che lo stesso tengono in considerazione tutti i contributi della soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per le province di Parma e Piacenza.
  In particolare, si prevede il restauro delle spalle, dell'arcata e delle due pile esistenti, nonché la realizzazione di una nuova pila centrale, garantendo, come il nuovo impalcato, la continuità con l'opera esistente al fine di mitigare l'impatto paesaggistico c valorizzare il manufatto esistente.
  In base all'attuale cronoprogramma, la fase di progettazione e di approvazione dovrebbe concludersi entro il mese di febbraio 2022 mentre i lavori dovrebbero essere completati entro il mese di marzo 2023.
  Si tratta di una tempistica destinata a ridursi in considerazione dell'avvenuta nomina del Commissario straordinario e della conseguente possibilità di applicare le misure acceleratorie e di semplificazione contenute nell'articolo 4 del decreto-legge n. 32 del 2019.
  Infine, quanto ai lavori di realizzazione del ponte provvisorio, Anas ha comunicato che gli stessi si concluderanno entro il prossimo mese di maggio.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.