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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 6 luglio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    la Whirlpool Corporation è un'azienda multinazionale americana, produttrice di elettrodomestici, fondata nel 1911. Il primo prodotto a marchio Whirlpool viene lanciato nel 1950. Nel 1988 crea una joint-venture con Philips denominata Whirlpool International, che poi è acquisita totalmente dalla società americana nel 1991. Nel 2006 Whirlpool ha rilevato la Maytag Corporation e i relativi marchi ed è divenuta la principale produttrice mondiale di elettrodomestici. Nel 2014 rileva la multinazionale italiana Indesit Company e, attraverso questa operazione, acquisisce il controllo dei marchi Indesit e Hotpoint;

    in Italia Whirlpool ha 6 stabilimenti. In provincia di Varese, nella fabbrica di Cassinetta di Biandronno (polo Emea) si producono elettrodomestici a incasso (microonde, frigoriferi e forni), a Siena (polo Emea) si producono congelatori a pozzetto, a Melano (polo Emea) (Ancona) vengono realizzati i piani cottura a gas, elettrici e a induzione e prodotti speciali, a Comunanza (Ascoli Piceno) lavatrici a caricamento frontale e lava-asciuga top di gamma, a Napoli lavatrici a carica frontale top di gamma sempre per mercati Emea e americano, a Carinaro (Caserta) (polo Emea) frigoriferi, parti di ricambio e accessori;

    il 1° novembre 2020 la multinazionale americana ha cessato la produzione nel sito di Napoli, decidendo di erogare gli stipendi fino al 31 dicembre 2020 per i 355 lavoratori, venendo meno ad impegni presi con il Governo. Infatti, l'accordo del 25 ottobre 2018 firmato da parti sociali e Governo prevedeva di mantenere gli stabilimenti italiani (con circa 5 mila dipendenti) e, nel sito di Napoli, di investire per il triennio 2019-2021 circa 17 milioni di euro tra prodotto, processo, ricerca e sviluppo, confermando l'intenzione di Whirlpool di mantenere una presenza di alta qualità a Napoli, a fronte dell'utilizzo di ammortizzatori sociali e di sovvenzioni da parte delle istituzioni;

    la dismissione del sito industriale di Napoli ha un impatto fortissimo per il Mezzogiorno e per la stessa città, attraversata, come il resto del Paese, da una grave crisi economica derivante dalle due ondate di COVID-19 che hanno determinato le inevitabili restrizioni che comportano drammatiche conseguenze economiche per migliaia di famiglie;

    la decisione della Whirlpool di chiudere Napoli, soprattutto in questa drammatica fase del Paese, crea ulteriori problemi in un territorio dove non ci si può permettere di perdere un solo posto di lavoro;

    la chiusura dello stabilimento di Napoli porta come conseguenza la cancellazione di quasi mille occupati tra diretti e indiretti e risulta incomprensibile, alla luce del fatto che il mercato degli elettrodomestici offre dati incoraggianti, come dimostrato dagli investimenti della stessa Whirlpool e anche degli altri competitor come Candy ed Electrolux;

    inoltre, i conti finanziari della multinazionale stanno migliorando, salgono i profitti, e l'azienda versa in salute. Pertanto, la decisione di chiudere il sito di Napoli preoccupa anche per il rischio concreto di un disimpegno del Gruppo in tutta Italia;

    il mercato 2020 per il comparto dei grandi elettrodomestici si è svolto secondo fasi ben distinte: il promettente inizio dei primi due mesi è stato bruscamente interrotto dal blocco pandemico, che ha impresso una sensibile regressione sul settore, per assistere poi a una sostenuta ripresa dal periodo estivo, che è andata anche oltre il semplice «rimbalzo» tecnico; secondo un'analisi di Applia Italia, l'anno si è chiuso con il segno più nelle vendite sia a valore (0,8 per cento) sia a volume (0,3 per cento). Secondo i dati Gfk, nei primi tre mesi del 2021 le vendite del grande elettrodomestico sono cresciute del 29,5 per cento, confermando un trend positivo che fa ben sperare per il settore e che, quindi, spiega ancora meno la chiusura del sito di Napoli;

    il 27 maggio 2021 i lavoratori della Whirlpool di Napoli, uniti alle delegazioni dei lavoratori degli stabilimenti di tutta Italia e con la partecipazione di Parlamentari di molte forze politiche, hanno manifestato per l'ennesima volta affinché si trovi una soluzione che eviti la chiusura del sito;

    il 30 giugno 2021 il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti in materia fiscale, di tutela del lavoro, dei consumatori e di sostegno alle imprese. Per i settori nei quali è superato, a partire dal 1° luglio 2021, il divieto di licenziamento, il decreto stabilisce che le imprese che non possono più fruire della cassa integrazione guadagni straordinaria, possano farlo in deroga per 13 settimane fino al 31 dicembre 2021 senza contributo addizionale e, qualora se ne avvalgano, con conseguente divieto di licenziare. Ora è importante che la Whirlpool non promuova le procedure di licenziamento e avvii la cassa integrazione per 13 settimane, in modo da avere tempo per individuare una soluzione necessaria per il mantenimento dei livelli occupazionali del sito di Napoli e per favorire la ricerca di una soluzione industriale che metta in sicurezza il futuro lavorativo di centinaia di famiglie;

    il blocco dei licenziamenti ha evitato la perdita di oltre 400 mila posti di lavoro e la ripresa post pandemica è alle porte: secondo le più autorevoli istituzioni sarà talmente imponente da far chiudere l'anno 2021 con un +5 per cento di prodotto interno lordo. La ripartenza del Sud e dell'Italia, dunque, non può avvenire con il licenziamento di centinaia di lavoratori che alimenta l'emergenza sociale in un contesto caratterizzato da un tessuto produttivo più debole, un mondo del lavoro più frammentario ed un welfare più fragile,

impegna il Governo:

1) ad aprire una interlocuzione diretta con la Whirlpool Corporation per la salvaguardia del perimetro occupazionale, scongiurando il rischio di «desertificazione industriale» di un'area del Paese le cui strategie di intervento sono determinanti per lo sviluppo del sistema Italia, ponendo la questione della tutela e del rilancio del sito produttivo di Napoli come tema d'interesse nazionale e valutando anche una gestione diretta della vertenza da parte della Presidenza del Consiglio a partire dall'immediata convocazione delle parti presso la stessa, in funzione dell'obiettivo della salvaguardia del cosiddetto settore del «bianco» in Italia, così da garantire i livelli occupazionali non solo nello stabilimento napoletano, ma in tutte le realtà in cui è presente l'azienda nel territorio italiano, nella considerazione di un mercato del settore già in crescita e di una previsione di una consistente ripresa dei consumi, anche per effetto degli investimenti rinvenienti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), partendo dalle risorse stanziate per il potenziamento dell'economia green e digitale;

2) a ricercare, valutare e sostenere comunque, per quanto di competenza, ogni ulteriore progetto industriale per l'eventuale rigenerazione economica e produttiva dello stabilimento, coniugando crescita nazionale e coesione territoriale con l'obiettivo di salvaguardare il sito produttivo di Napoli e mantenere i livelli occupazionali del sito formato da lavoratori altamente qualificati, individuando una soluzione solida e credibile che valorizzi le professionalità e le competenze delle lavoratrici e dei lavoratori e garantendo un lavoro dignitoso per tutti con rinnovate tutele contrattuali.
(1-00499) «Fornaro, De Lorenzo, Bersani, Conte, Fassina, Fratoianni, Palazzotto, Pastorino, Stumpo, Timbro».


   La Camera,

   premesso che:

    secondo l'ultimo rapporto, pubblicato nel dicembre 2020, dall'Ilga World (International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association), che conta più di 1.600 associazioni di 150 diversi Stati e che, ogni anno, raccoglie i dati sulle condizioni di chi è discriminato per l'orientamento sessuale, sono ben 69 gli Stati che considerano come reato le relazioni consensuali tra persone adulte dello stesso sesso spesso in virtù dell'applicazione della sharia, la legge coranica all'interno del proprio ordinamento;

    secondo i report dell'Ilga le pene per chi compie atti omosessuali variano a seconda delle nazioni: i più prevedono pene variabili da un anno fino all'ergastolo, mentre «in 11 di tali Paesi l'omosessualità è ancora passibile di pena capitale», come si legge sul sito del Consiglio europeo; di questi ben 6 prevedono esplicitamente la pena di morte per atti sessuali omosessuali consensuali (Brunei, Iran, Mauritania, Nigeria, Arabia Saudita e Yemen), mentre per gli altri 5 (Afghanistan, Pakistan, Qatar, Somalia e gli Emirati Arabi Uniti), secondo alcune fonti consultate dall'Ilga, «la pena di morte potrebbe essere potenzialmente imposta», attraverso l'applicazione di norme previste dai rispettivi ordinamenti;

    ciononostante, con molti di questi Stati l'Europa e l'Italia hanno stretto e stringono accordi di cooperazione in materia di istruzione, università e ricerca scientifica che prevedono programmi e progetti comuni di collaborazione tra le istituzioni scolastiche e universitarie dei rispettivi Stati (come, ad esempio, quello tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato del Qatar concluso il 16 aprile 2012 e la cui autorizzazione alla ratifica è avvenuta con legge 5 giugno 2020, n. 64);

    ne deriva il paradosso che, mentre in Italia e in Europa si conducono battaglie per il pieno riconoscimento dei diritti Lgbt, il Parlamento italiano legittima, attraverso gli accordi di cooperazione culturale, gli ordinamenti che contemplano il reato di omosessualità e la persecuzione degli individui in base al loro orientamento sessuale;

    incentivare scambi culturali e di formazione giovanile, nonché partecipare a eventi sportivi internazionali, in questi Stati in cui l'omosessualità è considerata un reato, può esporre giovani ed atleti omosessuali al grave rischio di vedersi imputati e magari condannati alle gravissime pene previste per il loro orientamento sessuale,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi presso le sedi europee affinché l'Unione europea condanni apertamente e prenda le distanze dagli Stati che prevedono nei propri ordinamenti il reato di omosessualità, non stringa con essi accordi di cooperazione culturale riguardanti programmi e progetti comuni di collaborazione tra le istituzioni scolastiche e universitarie e revochi quelli già esistenti;

2) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, in tutte le sedi opportune, nazionali e internazionali, al fine di evitare che presso gli Stati che prevedono come reato le relazioni consensuali tra persone adulte dello stesso sesso, siano organizzate manifestazioni sportive internazionali, anche al fine di tutelare l'incolumità degli atleti omosessuali e, affinché, comunque, non vi partecipino le squadre italiane.
(1-00500) «Meloni, Lollobrigida, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI, MARTINCIGLIO, VILLANI e BARBUTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   un sindacalista 37enne, Adil Belakhdim, dei SiCobas è morto il 18 giugno 2021 investito da un Tir durante uno sciopero davanti ai cancelli della Lidl di Biandrate, in provincia di Novara. È accaduto durante una manifestazione di lavoratori della logistica. Il Tir, secondo i testimoni, ha trascinato l'uomo per circa 20 metri e il conducente è scappato, ma è stato fermato successivamente dai carabinieri in autostrada. Il Tir ha ferito altri due manifestanti;

   nell'ultimo periodo, nel settore della logistica si sta assistendo ad una escalation intollerabile di episodi di grave conflittualità sociale: già l'11 giugno 2021, a Lodi, di fronte ai magazzini della Zampieri di Tavazzano (Lodi), un presidio organizzato dai lavoratori per protestare contro i licenziamenti da parte di una ditta di logistica che lavorava per Fedex è stato attaccato da un gruppo di operai e di bodyguard dell'azienda a colpi di bastoni, pezzi di bancali e sassi che, a quanto pare, ha agito in maniera del tutto indisturbata di fronte alla polizia che era a pochi passi dall'accaduto;

   tali episodi, e in particolare quello gravissimo della morte di Adil richiedono risposte urgenti da parte delle istituzioni;

   la morte di un sindacalista, investito durante un presidio sindacale, è un fatto gravissimo, inaccettabile, sul quale è necessario fare presto piena luce. I fatti di Novara richiedono un immediato chiarimento ma anche una riflessione collettiva: nell'Italia che riparte, che torna a lavorare e che vuole ritornare a crescere, non si può morire di lavoro o per il lavoro. Non si può morire come Adil mentre si lotta per i propri diritti: non è accettabile che, nel nostro Paese, l'esercizio delle libertà sindacali possa mettere a rischio la vita di un lavoratore. Lo Stato deve garantire il diritto a manifestare e punire severamente questi atti criminali;

   nel settore della logistica si stanno verificando numerosi episodi d'intimidazione e di violenza, che mettono seriamente in discussione le libertà sindacali. E questo avviene in un settore dove, anche per effetto del ricorso ad appalti e sub-appalti, e dell'applicazione di contratti pirata, i diritti e le tutele fondamentali dei lavoratori paiono continuamente calpestati. Si legge sui giornali di un clima di tensione sociale che rischia di superare il limite di guardia, questo perché, in alcune realtà e in alcune situazioni, le tutele non sono affatto garantite e perdurano lo sfruttamento e la mancanza di sicurezza. Sui luoghi di lavoro, in generale, si registra un generale imbarbarimento delle condizioni di impiego rispetto al quale non ci si può più girare dall'altra parte. Lavoratori precari, sottopagati, sotto ricatto: una piaga, una realtà alla quale bisogna porre mano. È assolutamente necessario che su alcune questioni urgenti che riguardano il mondo del lavoro si arrivi subito a soluzioni concrete;

   ai sensi dell'articolo 4 della Costituzione, la Repubblica dovrebbe riconoscere a tutti i cittadini il diritto al lavoro e dovrebbe promuovere le condizioni che rendano veramente effettivo questo diritto;

   il diritto di sciopero è sancito dalla nostra Costituzione all'articolo 40, e va rispettato e tutelato con ogni mezzo. Esso – come ha detto Piero Calamandrei – è «un mezzo per la promozione dell'effettiva partecipazione dei lavoratori alla trasformazione dei rapporti economico-sociali»;

   pertanto sia il diritto al lavoro, che quello di sciopero, sono due diritti fondamentali posti a fondamento della nostra Repubblica ed entrambi vanno tutelati e garantiti, effettivamente a ciascuno dei cittadini –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, e quali iniziative ritenga opportuno adottare in merito, per quanto di competenza, per contribuire a fare chiarezza sul grave accaduto di Novara, e per addivenire, al più presto, alla risoluzione dei fenomeni di conflittualità che stanno interessando il mondo del lavoro e, in particolare, il settore della logistica.
(3-02381)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GEMMATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, i professori Centonze Diego e Del Nobile Matteo Alessandro, in servizio presso l'università di Foggia, a marzo 2016 presentavano denunzia alla procura della Repubblica di Foggia, riguardante la gestione del finanziamento erogato dal Miur al Dare (Distretto agro-alimentare regionale) per l'esecuzione di cinque progetti (domanda di agevolazione PON02_00657). I progetti oggetto della denunzia vedevano il Dare coinvolto come soggetto attuatore, e numerose aziende ed enti pubblici di ricerca (tra cui l'università di Foggia) come soggetti Partner del soggetto attuatore. Gli scriventi, originariamente coinvolti nei progetti oggetto dell'indagine, lamentavano la loro estromissione dagli stessi;

   gli organi di stampa riferiscono che, a seguito della denunzia, la procura della Repubblica presso il tribunale di Foggia incaricava la Guardia di finanza allo svolgimento delle indagini preliminari finalizzate all'accertamento dei fatti;

   la Guardia di finanza avrebbe appurato che l'estromissione dei professori, e la loro sostituzione con altri docenti, è avvenuta in modo illegittimo, poiché, da un lato, non è stato rispettato quanto previsto dal disciplinare di concessione dell'agevolazione e, dall'altro, l'estromissione sarebbe avvenuta contro la volontà degli insegnanti;

   le indagini condotte dalla Guardia di finanza avrebbero inoltre accertato che alcuni docenti dell'università di Foggia avrebbero falsamente dichiarato di avere svolto attività di ricerca in periodi antecedenti la loro formale nomina a sostituire i predetti professori. Per le stesse autorità, l'università di Foggia ha esposto al Miur costi mai sostenuti. Avendo il Miur regolarmente rimborsato all'università di Foggia i succitati costi, l'esposizione da parte dell'università di Foggia delle false attestazioni configurerebbe il reato di truffa ai danni del Miur. La Guardia di finanza ha accertato che la somma indebitamente sottratta al Miur ammonterebbe a euro 314.957,55;

   il lavoro d'indagine svolto dalla Guardia di finanza di Foggia avrebbe evidenziato una ulteriore truffa. Di fatto, il Dare ha trattenuto anche parte del rimborso spettante all'università di Foggia. La Guardia di finanza avrebbe appurato che la cifra indebitamente trattenuta dal Dare ammonterebbe a circa 2 milioni di euro;

   altro profilo d'illegittimità riguarderebbe i rapporti di lavoro di alcuni docenti dell'università di Foggia. Dal lavoro d'indagine sarebbe emerso che parte delle attività descritte nei Rapporti tecnici erano state svolte da altri soggetti. Pertanto, parte dei costi che l'università di Foggia ha esposto al Miur non erano stati realmente sostenuti. La Guardia di finanza avrebbe accertato che la somma indebitamente sottratta al Miur (stima per difetto) ammonta a euro 192.992,24;

   le indagini condotte dalla Guardia di finanza avrebbero, infine, portato a scoprire una ulteriore truffa perpetrata ai danni del Miur. L'ateneo foggiano ha attivato tre cottimi fiduciari presso altrettanti Caseifici per la fornitura di prodotti lattiero-caseari. Dall'analisi dei documenti di trasporto e dalle testimonianze, la Guardia di finanza avrebbe accertato che le ditte, seppure regolarmente pagate dall'università di Foggia, non hanno mai fornito quanto previsto dal cottimo fiduciario. La Guardia di finanza ha stimato che la somma versata dall'università di Foggia per i succitati cottimi fiduciari, e regolarmente rimborsata dal Miur ammonta a euro 52.500,00 + Iva, mentre la somma erogata dal Miur per ore di lavoro mai svolte ammonta a euro 129.801,42;

   per i fatti su esposti la procura della Repubblica di Foggia ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio ed è stata conseguentemente fissata l'udienza preliminare il giorno 7 maggio 2021 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se gli stessi corrispondano al vero e, in caso affermativo, se non intenda costituirsi come parte civile nell'ambito del predetto processo.
(4-09718)


   ASCARI, SPADONI, DEL SESTO e VILLANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono ancora in corso le ricerche del corpo di Saman Abbas, la ragazza pakistana di 18 anni che pare essere stata uccisa e sepolta nei campi di Novellara;

   sono cinque i familiari indagati con l'accusa di omicidio premeditato in concorso, sequestro di persona e occultamento di cadavere secondo le ipotesi formulate dalla procura di Reggio Emilia: i genitori, lo zio Danish Hasnain – ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio – e i due cugini Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, l'unico arrestato della vicenda. Questi ultimi tre si sarebbero occupati di scavare la fossa dove nascondere poi il corpo;

   la ragazza sarebbe stata uccisa perché si era ribellata a un matrimonio combinato e perché avrebbe voluto vivere «all'occidentale»;

   questa vicenda ha aperto molti interrogativi sulla tutela dei diritti delle donne;

   questo terribile caso dimostra come gli strumenti posti dalla normativa vigente non siano ancora sufficienti nella prevenzione e nel contrasto alla violenza contro le donne e, in tal caso, nella prevenzione e nel contrasto alla violenza intra-familiare;

   l'11 giugno 2021, sul Resto del Carlino, è apparso un articolo in cui si evince che a Novellara ci sarebbero stati altri casi in passato, che ricalcano la vicenda di Saman, dall'esito fortunatamente diverso;

   a parere dell'interrogante la cultura dei matrimoni forzati fa parte di quelle tradizioni arcaiche e patriarcali che non ci appartengono e che un Paese civile non può e non deve accettare. Spesso i ragazzi stranieri che crescono nel Paese ospitante si scontrano con la cultura d'origine, innescando uno scontro generazionale che può portare anche a epiloghi tragici come quello di Saman;

   il matrimonio forzato (fenomeno che riguarda anche i ragazzi, e non solo le ragazze) è un reato come stabilisce l'articolo 558-bis c.p. che deve essere applicato per tutelare chiunque viva nel nostro Paese;

   la sola tutela penalistica in relazione ai matrimoni forzati però non è sufficiente. Il processo di sradicamento di queste barbare tradizioni, può essere realizzato solo attraverso lo studio, la cultura, la scuola, la lettura, l'inclusione, ma anche con il fornire in egual misura a tutti i cittadini e le cittadine gli strumenti per poter scegliere cosa fare ed essere nella vita, seguendo le proprie potenzialità ed interessi;

   occorre prevedere e rafforzare interventi di sensibilizzazione e di formazione che consentano di intercettare subito situazioni a rischio e costruire una rete di protezione che coinvolga servizi sociali, scuola, centri antiviolenza e/o case-rifugio, forze dell'ordine e magistratura. E, ai fini di un'adeguata prevenzione, è assolutamente urgente monitorare il fenomeno;

   nel 2006 è stato attivato il numero 1522 dal Dipartimento per le pari opportunità con l'obbiettivo di sviluppare un'ampia azione di sistema per l'emersione e il contrasto del fenomeno della violenza intra ed extra familiare a danno delle donne. Questo servizio non pare essere dotato al suo interno di figure specializzate come quella dei mediatori culturali;

   urge pertanto provvedere al potenziamento del servizio offerto da questo numero con l'inserimento di apposite figure specializzate come quelle dei mediatori culturali capaci di interagire meglio e in maniera proficua con le donne vittime di violenza di nazionalità straniera che, a volte, devono fare i conti anche con questioni di carattere culturale interessanti la propria famiglia di origine, come nel caso di specie. In particolare, sarebbe necessario istituire una linea speciale del numero 1522 dedicata alle seconde generazioni per fornire un aiuto immediato che salverebbe la vita di tante ragazze. Risulta altrettanto fondamentale che le famiglie di queste giovani donne vengano immediatamente prese in carico dai servizi sociali quando emergano casi del genere in cui i diritti delle donne non vengono rispettati –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare per la piena conoscenza di quali siano i casi noti (anche quelli passati) ai servizi sociali e i protocolli adottati in materia, e per implementare le azioni di contrasto ai matrimoni forzati, anche tramite l'istituzione di un Osservatorio nazionale sul fenomeno dei matrimoni forzati e di una linea speciale del numero 1522 dedicata alle seconde generazioni, per fornire un aiuto immediato alle donne vittime di violenza, anche attraverso l'inserimento di quelle figure importanti dei mediatori culturali all'interno del gruppo di supporto che gestisce il numero 1522 predisposto a sostegno delle donne vittime di violenza e di costrizione.
(4-09734)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Andrea Costantino, imprenditore milanese con doppia residenza a Milano e Dubai, è detenuto dal 21 marzo 2021 presso il carcere di Al Wathba di Abu Dhabi;

   secondo quanto dichiarato dal detenuto italiano al personale della nostra ambasciata e dal suo avvocato, non è dato a sapere il motivo della detenzione, atteso che incredibilmente non è stato notificato alcun provvedimento da parte della autorità giudiziaria;

   in data 20 aprile 2021 le autorità consolari italiane sono riuscite ad ottenere un permesso di visita del detenuto;

   secondo quanto riferito dall'avvocato Cinzia Fuggetti, legale di fiducia di Andrea Costantino, non solo non sono stati formalmente comunicati i motivi dell'arresto, ma al detenuto è stato, sino ad oggi, negato anche il diritto di nominare un avvocato del luogo al fine di poter approntare la sua difesa;

   nonostante diverse richieste ufficiali della Farnesina, sembra che le autorità emiratine non abbiano chiarito i motivi dell'arresto;

   è assolutamente inaccettabile che un cittadino italiano sia detenuto da più di 100 giorni senza avere notizia alcuna in ordine agli addebiti, senza facoltà di nominare un avvocato;

   ancora più inaccettabile è che le autorità degli Emirati Arabi Uniti, che hanno aderito alla Convenzione di Vienna del 1961, e con cui l'Italia ha sottoscritto ben due trattati in tema di collaborazione proprio in materia di giustizia, non comunichino nulla di ufficiale nemmeno alle autorità italiane –:

   quali siano le interlocuzioni con le autorità emiratine al fine di conoscere l'addebito elevato al nostro connazionale e al fine di prestare assistenza al connazionale detenuto;

   se corrisponda al vero che, a oggi, le autorità emiratine non abbiano, nonostante precisa richiesta della Farnesina, formalizzato nemmeno l'addebito contestato al connazionale;

   se non ritenga opportuno convocare immediatamente l'ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti, per protestare vibratamente sulla questione, chiedere le ragioni delle gravi lacune nell'esercizio del diritto alla difesa di Andrea Costantino e cosa intenda fare per giungere a una soluzione in tempi brevi.
(5-06362)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è trapelato che incredibilmente dall'ambasciata italiana di Islamabad in Pakistan sono stati trafugati 1.000 adesivi per i visti Schengen che aprono le porte a 26 Paesi europei;

   tale inquietante notizia è stata confermata dall'ambasciatore italiano Andreas Ferrarese che ha testualmente affermato, in relazione all'episodio: «c'è stato un ammanco. Abbiamo individuato l'assenza grazie a controlli periodici e regolari che facciamo. E una volta accertata, abbiamo subito informato l'autorità giudiziaria italiana, tutti i partner Schengen, le autorità di frontiera e quelle del Paese ospite per far sì che si potessero prendere tutte le misure precauzionali per limitare il danno»; il Pakistan è undicesimo nella classifica dei Paesi con il più alto tasso di visti Schengen negati;

   è fatto notorio che in Pakistan siano particolarmente attivi, radicati e diffusi gruppi integralisti islamici che potrebbero usufruire dei visti sia per alimentare la rete dei trafficanti di essere umani, sia per consentire a numerosi terroristi di far ingresso indisturbati in Europa;

   l'accaduto preoccupa e sconcerta sul fronte della sicurezza, al punto che se ne sta occupando Eurojust, l'Agenzia dell'Unione per la cooperazione in materia di giustizia penale e di contrasto alla criminalità organizzata internazionale e al terrorismo internazionale;

   in effetti quanto accaduto, per quanto sia sconcertante a prescindere, assume tratti inquietanti se solo si considera che il Pakistan è considerato tradizionalmente un «hub del terrorismo islamico»; poiché nessuno può entrare in ambasciata senza un permesso speciale, quanto accaduto rappresenta certamente una falla nel nostro sistema di sicurezza –:

   di quali elementi disponga circa lo stato dell'arte delle indagini da parte delle autorità pakistane in ordine a quanto accaduto;

   quali siano i protocolli di sicurezza adottati per impedire, soprattutto ad eventuali terroristi, di poter utilizzare gli adesivi per i visti Schengen trafugati;

   se sia stata disposta, alla data odierna, un'indagine interna sull'accaduto o se si intenda disporla; se esistano, ed in caso positivo, quali siano i protocolli di sicurezza per scongiurare che vengano trafugati documenti presso le nostre ambasciate validi per fare ingresso in Europa, «bucandone» la rete di sicurezza comune.
(5-06363)

Interrogazione a risposta scritta:


   UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo del Corriere della Sera del 18 giugno 2021, a firma di Virginia Piccolillo, riporta che il Ministro della salute, Roberto Speranza, ha varato una nuova ordinanza in cui si introduce una quarantena obbligatoria per chi arriva in Italia dal Regno Unito, a causa dell'alto numero di contagi dovuti dalla variante Delta;

   all'articolo 5 della sopracitata ordinanza, entrata in vigore 21 giugno 2021, si prevede che tutti coloro che hanno soggiornato o transitato nei quattordici giorni antecedenti all'ingresso in Italia nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, hanno l'obbligo di sottoporsi a un periodo di cinque giorni di isolamento fiduciario e di effettuare un ulteriore test molecolare o antigenico;

   secondo i primi studi scientifici effettuati, la doppia dose di vaccino sembra essere efficace per proteggere gli individui dalla sopracitata variante COVID-19, nonostante si stia rivelando molto contagiosa –:

   se i Ministri interrogati intendano, per quanto di competenza, adottare iniziative per consentire ai cittadini che provengono dal Regno Unito di esimersi dall'obbligo dei cinque giorni di quarantena una volta dimostrato, tramite un certificato riconosciuto, di aver completato il ciclo vaccinale.
(4-09723)

CULTURA

Interrogazioni a risposta immediata:


   DI GIORGI, LATTANZIO, NITTI, ORFINI, PICCOLI NARDELLI, PRESTIPINO, ROSSI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. – Al Ministro della cultura. – Per sapere – premesso che:

   la cultura è tra i settori maggiormente colpiti dalla diffusione del Coronavirus e dai provvedimenti adottati per contenere il contagio;

   nell'ultimo anno, a seguito dell'emergenza, l'Esecutivo ha previsto diversi interventi volti a sostenere le difficoltà derivanti dalla chiusura: istituiti due fondi per sostenere l'emergenza del settore dello spettacolo, del cinema e dell'audiovisivo; un fondo emergenze imprese e istituzioni culturali; sono stati individuati criteri specifici per l'attribuzione delle risorse del Fondo unico per lo spettacolo; introdotta la possibilità di prevedere una maggiore flessibilità nella ripartizione delle risorse destinate ai crediti di imposta per il cinema e l'audiovisivo; è stato ulteriormente esteso l'Art-bonus, sono state riconosciute diverse forme di sostegno ai lavoratori e per gli utenti; è stato riconosciuto il diritto all'emissione di un voucher;

   in questa fase occorre rivedere e aggiornare un nuovo sistema di welfare in favore dei lavoratori dello spettacolo e contestualmente avviare un complesso di riforme sul funzionamento del sostegno pubblico al settore;

   dal comunicato stampa del Consiglio dei ministri del 10 giugno 2021 si apprende dell'approvazione del disegno di legge delega sulla riforma dello spettacolo per definire, come dichiarato dallo stesso Ministro interrogato, «un insieme organico di misure, capace di rivedere e aggiornare gli ammortizzatori sociali per i lavoratori di un comparto caratterizzato da prestazioni strutturalmente discontinue e da significative originalità» –:

   quali siano i contenuti e i tempi di presentazione alle Camere del disegno di legge delega sulla riforma dello spettacolo approvato il 10 giugno 2021 dal Consiglio dei ministri.
(3-02385)


   DE LORENZO e FORNARO. – Al Ministro della cultura. – Per sapere – premesso che:

   in un articolo de Il Mattino di Napoli del 1° dicembre 2020 risulta che «l'ascensore di Pizzofalcone, chiuso ufficialmente il 3 settembre 1968, è situato a poche centinaia di metri dall'ascensore che collega la parte superiore e la parte inferiore del ponte di Chiaia. Dista ancora meno da un terzo ascensore in costruzione sulla sommità del monte Echia, a circa 50 metri dai ruderi di quella che viene indicata dagli storici come la villa di Lucullo. E proprio la costruzione del terzo impianto in questi giorni ha acceso una spinosissima polemica in città. In molti, infatti, puntano il dito contro il progetto del nuovo ascensore che rischia di rovinare per sempre la bellissima vista del Golfo di Napoli»;

   il progetto costato circa 1 milione e 200 mila euro finanziati con il «Patto per Napoli», nell'ambito del fondo sviluppo e coesione, prevede la costruzione di un ascensore in cemento armato in una zona che deve essere tutelata dal punto di vista paesaggistico, per il suo valore universalmente riconosciuto, gravemente compromesso dalla realizzazione di un torrino fuori terra che altera il pregiato contesto storico del paesaggio napoletano. Dall'analisi del progetto risultano assenti le domande di autorizzazione archeologica e paesaggistica e l'adozione della valutazione di impatto ambientale, obbligatoria ai sensi dell'allegato IV, lettera L, del decreto legislativo n. 152 del 2006. La stessa relazione paesaggistica si limita a individuare il contesto con la laconica frase «l'intervento ricade nel centro storico della città»;

   in un articolo de Il Corriere del Mezzogiorno del 29 novembre 2020 risulta che: «il box terminale dell'ascensore che svetta a Monte Echia è ben più alto rispetto al progetto che era stato modificato sulla base dei suggerimenti proposti all'epoca dall'omonimo comitato». Nessuno studio della visibilità paesaggistica dell'opera è stato allegato al progetto, né sono presenti richiami alla tutela archeologica del sito caratterizzato dalla presenza dei ruderi romani a pochi metri dal torrino. Lo stesso ascensore entrerà in funzione solo dopo il consolidamento del costone tufaceo che appoggia su sabbie e pozzolane delle eruzioni dei Campi Flegrei, i cui lavori, avviati da circa 3 anni, avrebbero determinato, secondo il geologo Riccardi Caniparoli, danni alla Galleria Vittoria, chiusa al traffico da mesi –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per tutelare il luogo storico e paesaggistico del Monte Echia, contemperando le differenti esigenze di tutela di tale bene e di costruzione dell'opera nel pieno rispetto delle normative urbanistiche e paesaggistiche, tenuto conto degli ingenti fondi statali impegnati.
(3-02386)

Interrogazione a risposta scritta:


   RIZZO. — Al Ministro della cultura, al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   recenti notizie di stampa hanno evidenziato come sia concreto il rischio di deperimento del sommergibile Leonardo Da Vinci ormeggiato nel porto dell'Arsenale di La Spezia;

   il battello, consegnato alla Marina militare il 23 ottobre 1982 e in disarmo dal 30 giugno 2010 è oggetto di una iniziativa presentata dalla civica amministrazione della Spezia relativa alla musealizzazione dell'ex sommergibile;

   la Marina militare, disponibile alla cessione a titolo gratuito e nei termini previsti dalla normativa, ha accolto la proposta ufficiale giunta da parte del comune di La Spezia il 1° giugno 2021, prevedendo la collocazione del battello presso l'area del Porto Mirabello, in assetto di galleggiamento cosiddetto «assistito»;

   l'assetto «in galleggiamento» scelto dal comune, seppur di più semplice e immediata attuazione rispetto ad una soluzione «a secco», comporterà periodiche attività di manutenzione e carenamento per il naturale e costante deterioramento dello scafo, i cui oneri dovranno essere a carico esclusivo dell'ente che lo prenderà in gestione;

   qualora il comune, non provveda, entro poche settimane, a definire l'accordo di programma con Autorità di sistema portuale ed eventuali soggetti privati e all'individuazione dell'istituzione museale cui trasferire gratuitamente la proprietà del bene ai sensi di legge, la Marina militare dovrà dare seguito al previsto programma di alienazione con obbligo di demolizione del galleggiante;

   l'interrogante ritiene di primaria importanza favorire il recupero del battello e la valorizzazione museale dello stesso, al fine di poterne rendere fruibile l'utilizzo anche in chiave culturale, storica e turistica;

   il Sistema museale nazionale è una rete di 5.000 musei e luoghi della cultura – statali, pubblici e privati – collegati fra loro al fine di migliorare il sistema di fruizione, accessibilità e gestione sostenibile del patrimonio culturale;

   su base volontaria e mediante un processo di accreditamento, possono aderire, oltre ai luoghi della cultura dello Stato, anche le strutture di proprietà regionale, comunale, privata, i musei diocesani, universitari o militari;

   la direzione generale musei del Ministero della cultura, tra le funzioni ad essa assegnate, ha anche quella di coordinamento fra le regioni, gli enti pubblici e privati ed offerta di sostegno tecnico-amministrativo per una gestione integrata delle attività di musei e luoghi della cultura –:

   se il Governo sia a conoscenza dell'iniziativa in corso tra il comune di La Spezia e la Marina militare e quali iniziative, per quanto di competenza, abbia adottato o intenda adottare per facilitare la soluzione museale proposta ed evitare, dunque, di disperdere un importante sito di interesse storico-culturale.
(4-09742)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VILLAROSA, TERMINI e SODANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi da 493 a 507, della legge n. 145 del 2018, e i successivi interventi normativi, istituiscono presso il Ministero dell'economia e delle finanze il Fondo indennizzo risparmiatori (Fir), allo scopo di indennizzare tutti i soggetti, in possesso di azioni e/o di obbligazioni subordinate che hanno subito un pregiudizio ingiusto da parte di banche e loro controllate aventi sede legale in Italia, poste in liquidazione coatta amministrativa dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1° gennaio 2018, in ragione delle violazioni massive degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza, buona fede oggettiva e trasparenza, con una dotazione finanziaria di 525 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019-2021;

   affinché si potesse provvedere all'erogazione degli indennizzi previsti dal fondo si istituiva una Commissione tecnica presso Consap s.p.a. di nove componenti con requisiti di competenza, indipendenza, onorabilità e probità, competente per l'esame e l'ammissione delle domande di indennizzo del Fir;

   come comunicato sul portale ufficiale del fondo, «alla data del 14 giugno 2021, sul totale di 144.245 domande pervenute, sono state valutate dalla Commissione tecnica n. 75.719 domande ossia il 52 per cento delle istanze complessive e il 60 per cento di quelle afferenti al regime forfettario (125.085) per un totale di 378.517 milioni di euro di indennizzi liquidati»;

   in data 15 giugno 2021, presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche e sul sistema finanziario, veniva audito il dottor Gianfranco Servello presidente della Commissione tecnica del Fondo indennizzi risparmiatori;

   durante l'audizione su menzionata venivano segnalate diverse problematiche che, pare, rallentino o peggio complichino la regolare attività della commissione;

   con l'articolo 1-quater del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41 convertito, con modificazioni, dalla legge 21 maggio 2021, n. 69, veniva portato fino a 14 il numero dei membri della Commissione tecnica Fir, secondo Servello questo è «un esempio di sleale collaborazione: nessuno ha chiesto alla commissione che cosa ne pensava e bastava chiedere. Come si fa ad avere una maggioranza in una commissione di 14 senza il voto doppio al presidente? Come si fa a formare due sottocommissioni di tre membri se sono cinque membri?»;

   sempre dalle parole del presidente si apprende come, ad oggi, non sia stata ancora implementata dall'Agenzia delle entrate un'analisi dei risparmiatori che presentano richiesta di indennizzo affinché si possano verificare i requisiti patrimoniali previsti dalla legge;

   pare inoltre che, alla data odierna non siano state ancora previste né erogate ai vari commissari delle somme, a titolo di compenso e/o a titolo di rimborso per l'attività esterna espletata fino ad oggi;

   a parere dell'interrogante le problematiche su analizzate rischiano di compromettere la regolare funzionalità della Commissione tecnica con un conseguente ritardo nell'erogazione degli indennizzi ai risparmiatori truffati dalle banche –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle problematiche sopra menzionate e quali siano le iniziative poste in essere per una rapida risoluzione delle stesse.
(5-06357)


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i lavoratori delle rappresentanze diplomatiche estere in Italia lamentano, da anni, gravi violazioni dei più elementari diritti e tutele previsti dalla normativa in materia di lavoro. Al riguardo, la regolamentazione del rapporto di lavoro di questi dipendenti è lasciata alla discrezionalità delle singole rappresentanze diplomatiche, che spesso procedono con prassi poco trasparenti e contratti di lavoro irregolari;

   questa situazione ha determinato gravi ripercussioni anche dal punto di vista fiscale. Al riguardo, questi soggetti/datori di lavoro, in forza di una prassi non definita, hanno facoltà e non obbligo di essere sostituto di imposta relativamente al pagamento delle imposte sul reddito da lavoro versato ai dipendenti, diversamente da quanto accade per i datori di lavoro pubblici e privati in Italia;

   l'Agenzia delle entrate per decenni non ha mai svolto controlli sugli adempimenti fiscali legati a tali rapporti di lavoro, ritenendo che gli Stati stranieri delle ambasciate di appartenenza provvedessero alla ritenuta fiscale alla fonte, nella qualità di datori di lavoro;

   gli stessi lavoratori, in buona fede, ritenevano di non dover provvedere al pagamento dell'Irpef a cui era tenuto il datore di lavoro; difatti, non avevano ricevuto alcun documento da cui emergesse tale onere (neanche il contratto di lavoro) e nelle buste paga la retribuzione veniva definita come somma netta, quindi anche dagli oneri fiscali;

   ciò nonostante l'Agenzia delle entrate ha poi avviato degli accertamenti fiscali nei confronti di questi lavoratori, concludendo che gli stessi avrebbero indebitamente percepito il loro stipendio lordo senza poi versare l'Inpef. Tesi smentita dalle evidenze documentali, come le buste paga da cui, si ribadisce, risulta che lo stipendio versato è netto e non lordo;

   oltretutto, questi lavoratori mai avrebbero potuto dedurre che fossero tenuti al pagamento dell'imposta, anche considerando l'esiguità degli stipendi che ricevono, a cui, se si sottraesse il quantum dovuto per le tasse sul reddito da lavoro dipendente, resterebbero somme ai limiti, se non al di sotto, della sopravvivenza;

   si fa presente che in sede giudiziaria, è stato affermato che le convenzioni di Vienna sulle relazioni diplomatiche e consolari regolanti la materia rappresentano fonti normative speciali che derogano alla disciplina nazionale in tema di tassazione delle persone fisiche. In particolare, la convenzione di Vienna sulle relazioni consolari del 24 aprile 1963, prevede (articolo 49, comma 3) che: «I membri del posto consolare, che impiegano persone il cui stipendio o la cui mercede non siano esenti dall'imposta sul reddito nello Stato di residenza, devono rispettare gli obblighi imposti al datore di lavoro dalla legge e dai regolamenti di questo Stato in materia di riscossione dell'imposta sul reddito»;

   è dunque assurdo e ingiusto che, da un giorno all'altro, questi lavoratori si sono visti arrivare richieste di pagamento dalla Agenzia delle entrate, per somme che vanno mediamente dai 60.000,00 euro ai 120.000,00 euro, per i mancati versamenti nei periodi pregressi, che sono invece dovuti dal datore di lavoro e non di certo dai dipendenti;

   pertanto, va innanzitutto risolta la situazione di grande ansia che questi lavoratori con le loro famiglie stanno vivendo a causa degli inaspettati e onerosi solleciti di pagamento dell'Agenzia delle entrate. Inoltre, va definito in modo inequivoco che ambasciate e rappresentanze diplomatiche devono agire da sostituti di imposta –:

   se e quali iniziative si intendano urgentemente adottare anche di carattere normativo a tutela dei lavoratori delle ambasciate e rappresentanze diplomatiche straniere affinché vengano annullate le indebite richieste di pagamento, per chiudere il contenzioso pregresso e pendente, causato dalla condotta del datore di lavoro che non ha svolto la funzione di sostituto di imposta a cui sarebbe tenuto, né ha comunicato tale circostanza ai lavoratori.
(5-06361)


   FOTI, BUTTI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   Energia territorio risorse ambientali (Etra) Spa è un multiutility a totale proprietà pubblica come tale soggetta alla direzione, e al coordinamento dei comuni soci in base all'articolo 30 del testo unico degli enti locali (conferenza di servizi) – che svolge una serie di servizi di rilevanza pubblica;

   la predetta società svolge, per conto dei comuni soci (ubicati nelle province di Padova e Vicenza) il servizio di raccolta degli oli esausti commestibili dai centri di raccolta dove conferiscono i privati e direttamente dalle attività economiche che ne fanno richiesta;

   il servizio di recupero e trasporto degli oli esausti (codice CER 20.01.25) fino a maggio 2020 era svolto da servizi ecologici Brenta Srl ed ora da Biofaroil srl di Casoria (Napoli), con attività anche a Crevalcore (Bologna);

   sul quotidiano Il Mattino del 25 aprile 2021 risulta pubblicato un articolo dal titolo «Etra, violato il codice degli appalti. Direttore e manager sotto accusa» nel quale si evidenzia come il consiglio di sorveglianza di Etra Spa, che insieme al consiglio di gestione, definisce la governance di quest'ultima, con 10 voti a favore e 5 membri non partecipanti alla votazione, avrebbe avviato un procedimento disciplinare nei confronti del direttore generale e del direttore commerciale di Etra, ritenendo che gli stessi non avrebbero effettuato, con riferimento alla gara che ha portato all'aggiudicazione dell'appalto alla Biofaroil Srl, tutti i controlli dovuti ex lege –:

   se i fatti siano noti ai Ministri interrogati e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere al riguardo, anche tramite i servizi ispettivi di finanza pubblica, alla luce in particolare dell'articolo 15, comma 5 del testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, di cui al decreto legislativo n. 175 del 2016.
(5-06367)

Interrogazione a risposta scritta:


   APRILE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 giugno 2021, che ha disposto il differimento dei termini per il pagamento delle imposte derivanti dalla dichiarazione dei redditi per contribuenti soggetti agli Isa e per i forfettari, si è determinata una condizione di incertezza che rischia di penalizzare i cittadini contribuenti;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 giugno 2021 sancisce lo spostamento del termine dal 30 giugno al 20 luglio, senza espressamente indicare, come accaduto sempre in passato, lo spostamento del termine al 20 agosto per i versamenti con la maggiorazione dello 0,40 per cento a titolo di interesse corrispettivo, così come recita ancora il comma 2 dell'articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica n. 435 del 2001;

   sebbene l'impianto normativo esistente consenta di ritenere che la proroga abbia effetto anche per i soggetti che effettuano il pagamento entro i 30 giorni successivi con la maggiorazione dovuta a titolo di interesse, sicuramente una dose di maggiore chiarezza e precisione avrebbe giovato non poco ai contribuenti e ai professionisti, dando loro tranquillità di applicare correttamente la norma, senza doversi preoccupare di interpretare le intenzioni del legislatore, con il timore di incorrere nell'errore;

   in questo periodo complicato sul fronte degli obblighi fiscali, in cui le scadenze si rincorrono e numerose sono le novità normative intervenute, chiarezza e tempestività da parte del legislatore e dell'amministrazione finanziaria sono indispensabili;

   ognuno è tenuto a fare la sua parte nell'interesse collettivo: professionisti e cittadini fanno la loro parte, ma è responsabilità del legislatore e dell'amministrazione finanziaria fare in modo che le norme giuridiche e procedurali siano chiare e tempestive –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga di adottare iniziative con urgenza per superare una situazione in grado di generare confusione, confermando in via ufficiale la facoltà, per i soggetti che hanno diritto a beneficiare della proroga dei versamenti dal 30 giugno al 20 luglio, di eseguire i versamenti con la maggiorazione dello 0,40 entro il trentesimo giorno successivo ai termini previsti, come peraltro disposto dal comma 2 dell'articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica n. 435 del 2001.
(4-09719)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAGGIONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 25 giugno 2021, tre agenti della polizia penitenziaria del reparto di Vigevano sono stati vittime di un'aggressione da parte di un detenuto diciannovenne marocchino che ha schiaffeggiato uno di loro e colpito altri due;

   il segretario dell'Unione sindacati polizia penitenziaria del carcere di Vigevano in un comunicato afferma che «Durante una normale attività di perquisizione ordinaria della camera detentiva di un detenuto, il soggetto si è letteralmente scagliato contro l'ispettore di turno, addirittura colpendolo con uno schiaffo. Intervenuti subito un paio di agenti presenti che con estrema difficoltà, subendo anch'essi qualche colpo, sono riusciti a bloccare l'uomo»;

   «È l'ennesimo episodio che accade presso la casa di reclusione di Vigevano — scrive il sindacato — Il personale è stanco e preoccupato di non poter più raggiungere quegli standard di sicurezza e serenità professionale, ormai persi da troppo tempo. I turni di servizio, soprattutto quelli all'interno dei reparti, sono diventati delle enormi incognite, in cui le incertezze operative non vengono risolte e le condizioni dell'agente di Polizia Penitenziaria non sono certo al centro dell'attenzione»;

   il fenomeno delle aggressioni ai danni del personale di Polizia all'interno dei penitenziari è diffuso, ma esistono realtà in cui sembra che la violenza dei detenuti sia particolarmente frequente, senza apparenti piani di risposta al fenomeno, tanto che gli agenti di polizia penitenziaria continuano a lavorare in condizioni non idonee;

   vige la necessità di ripristinare un sistema sanzionatorio credibile, in cui evidentemente il solo scambio tra istituti di soggetti riottosi è assolutamente inutile e rappresenta anche uno sperpero di risorse. Un sistema sanzionatorio credibile consiste nell'applicare le norme già esistenti e, laddove necessario, anche quelle più rigide, come l'applicazione del regime di sorveglianza particolare ex articolo 14-bis dell'ordinamento penitenziario. Invece, nella pratica, questi soggetti violenti non solo non vengono adeguatamente redarguiti, ma addirittura mantengono gli stessi standard di vita detentiva ante-aggressione: stessa camera, stessi compagni e stesse opportunità. Così facendo, passa solo il messaggio dell'impunità –:

   se il Ministro intenda adoperare fattivamente per un serio piano di adeguamento degli organici e delle strutture (molte prive di sezione isolamento);

   se si intendano adottare iniziative per una modifica delle condizioni di lavoro del personale e assicurare agli agenti le necessarie dotazioni di sicurezza.
(4-09724)


   LOMBARDO, FIORAMONTI, FUSACCHIA, MURONI e CECCONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 16-bis del decreto-legge n. 76 del 2020, convertito dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale» ha modificato l'articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53, inserendo fra coloro che sono competenti ad eseguire le autenticazioni, anche gli avvocati iscritti all'albo che abbiano comunicato la loro disponibilità all'ordine di appartenenza;

   dall'entrata in vigore della legge del 2020, a quanto risulta all'interrogante, la quasi totalità degli avvocati che opera in Italia — circa 245.000 — non è a conoscenza della facoltà di autentica riservata dalla legge e non risulta, a oggi, essere stata trasmessa loro alcuna comunicazione ufficiale sulla possibilità di attivarsi per fornire tale servizio pubblico;

   l'estensione della facoltà di autentica agli avvocati rappresenta un passo importante per ovviare alla complessità della raccolta delle firme nel caso di indizione di un referendum popolare, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione, ove è necessaria la presenza di un pubblico ufficiale al momento della sottoscrizione dell'elettore: la disponibilità di avvocati a effettuare tale servizio potrebbe altresì contribuire al rientro nella legalità internazionale del nostro Paese condannato in sede di Comitato per i diritti umani dell'Onu per aver violato il diritto dei cittadini a partecipare alla vita politica del Paese attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare;

   l'articolo 35, lettera p) della legge 31 dicembre 2012, n. 247, «Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense», fra le sue funzioni istituzionali prevede che il Consiglio nazionale forense «cura, mediante pubblicazioni, l'informazione sulla propria attività e sugli argomenti d'interesse dell'avvocatura»;

   la funzione di vigilanza sul corretto funzionamento degli ordini professionali necessariamente deve includere la formazione e la diffusione di informazioni professionali, altrimenti si finirebbe per umiliare la professionalità forense riconducendola alla mera esistenza di procedure e non già alla effettiva vita di regole basata su una piena e consapevole conoscenza di esse –:

   quali chiarimenti la Ministra interrogata per quanto di competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e, al contempo, quali iniziative di competenza intenda adottare per promuovere una maggiore comunicazione di tale nuova funzione pubblica prevista dalla legge per gli avvocati, al fine di garantire il pieno rispetto dell'articolo 75 della Costituzione.
(4-09726)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha ricevuto per posta elettronica una lettera dall'associazione Yairaiha Onlus riguardante le precarie condizioni di salute del signor Vincenzino Iannazzo, detenuto presso il Servizio assistenza intensiva (Sai) di Parma in regime di 41-bis;

   Iannazzo, come ricostruito nella risposta del 28 settembre 2020 dell'allora Ministro Bonafede all'interrogazione 4-05329, sulla base delle risultanze di una perizia medica che stabiliva fosse sopravvenuta una situazione di incompatibilità delle condizioni del detenuto con il regime carcerario «sin quando sarà presente il rischio di contagio da parte di Sars-Cov-2 nelle condizioni clinico-epidemiologiche attuali, ossia in permanenza dello stato epidemico ed in assenza di protocolli terapeutici efficaci validati o di vaccino», è stato sottoposto gli arresti domiciliari, sotto scorta e con applicazione del braccialetto elettronico; tale decisione risultava motivata dal fatto che il detenuto fosse stato sottoposto a trapianto (quindi immunodepresso), con ulteriori patologie a carico, tra cui ipertensione arteriosa sistemica, segni clinici di vasculopatia cerebrale cronica e arteriosclerosi polidistrettuale;

   con ordinanza del 1° aprile 2020 la corte d'assise d'appello di Catanzaro ha quindi sostituito la misura della custodia cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari presso l'abitazione con l'uso del braccialetto elettronico; il provvedimento è stato eseguito il 21 aprile 2020;

   nelle more del trasferimento, il 20 aprile 2020, Iannazzo è stato condotto al pronto soccorso dell'ospedale civile di Spoleto, in quanto, a seguito di caduta accidentale nel sonno, è stato trovato giacente sul pavimento, lateralmente sul fianco destro, vigile e poco rispondente, poco collaborante, eupnoico, disorientato nello spazio e nel tempo; gli sono stati applicati 4 punti di sutura con diagnosi di trauma;

   lannazzo è stato scarcerato il 21 aprile 2020, a seguito della concessione degli arresti domiciliari per motivi di salute; tale misura e stata revocata il 4 giugno 2020, con ricovero presso la struttura protetta dell'ospedale Belcolle di Viterbo;

   il 9 giugno 2020 Iannazzo è stato nuovamente sottoposto al regime speciale di cui all'articolo 41-bis;

   nell'ultimo anno, Iannazzo avrebbe iniziato a manifestare sintomi riconducibili alla demenza a corpi di Lewy; tale malattia, diagnosticata con assoluta certezza dal reparto di medicina protetta dell'ospedale di Belcolle di Viterbo, dove è stato ricoverato ininterrottamente da giugno a novembre 2020, comporta per il detenuto gravi deficit di tutte le funzioni cognitive (memoria, attenzione, ragionamento, linguaggio), allucinazioni visive con conseguenti stati di agitazione e difficoltà a svolgere in maniera autonoma le attività del vivere giornaliero;

   lannazzo è attualmente detenuto presso il Sai del carcere di Parma in regime di 41-bis, in stato di isolamento h24; tale regime, come peraltro già segnalato dai medici, contribuisce a peggiorare inesorabilmente le condizioni di salute del detenuto, che, a quanto consta all'interrogante, si presenterebbe ai colloqui con i familiari disorientato, confuso, spesso non riconoscendoli e con evidenti difficoltà comunicative con loro;

   anche lo stesso Istituto penitenziario ha segnalato l'impossibilità di fornire assistenza continuativa e cure adeguate al detenuto;

   a quanto risulta all'interrogante, il detenuto avrebbe proposto istanza di revisione del proprio regime detentivo, ma l'udienza del tribunale di sorveglianza di Roma, fissata dopo oltre un anno dal decreto di rinnovo (giugno 2020), sarebbe stata rinviata al mese di novembre 2021;

   a parere dell'interrogante, tali condizioni detentive si porrebbero in palese violazione dell'articolo 27 della Costituzione e dell'articolo 3 della Convenzione dei diritti dell'uomo –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di dover adottare iniziative, per quanto di competenza, volte ad acquisire ulteriori elementi in riferimento alla vicenda in esame ed eventualmente ad attivare i propri poteri ispettivi in relazione alla necessità che al detenuto Iannazzo siano effettivamente garantiti il diritto alla salute e all'integrità psicofisica.
(4-09738)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta immediata:


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. – Per sapere – premesso che:

   nella giornata di lunedì 5 luglio 2021 il Comandante generale della Guardia costiera, Giovanni Pettorino, è stato nominato commissario straordinario dell'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico centrale;

   l'incarico commissariale è giunto in esito allo stallo sulla nomina del nuovo presidente dell'ente, in essere da quando, quasi un mese fa, la Commissione lavori pubblici, comunicazioni del Senato della Repubblica aveva espresso parere negativo sul candidato selezionato dal Ministro interrogato e condiviso dalle regioni Abruzzo e Marche;

   il Ministero aveva, infatti, selezionato tre curricula e li aveva trasmessi alle regioni interessate, convergendo poi, in accordo con le stesse, sul profilo dell'ingegner Matteo Africano, ma in sede parlamentare il Partito democratico ha contestato la legittimità del curriculum del predetto, muovendo allo stesso gravi accuse, e, quindi, contestando anche lo stesso Ministro interrogato che, scegliendo la terna tra i curricula pervenuti, se ne era fatto garante;

   la legge 28 gennaio 1994, n. 84, recante «Riordino della legislazione portuale», con riferimento alla nomina dei presidenti delle autorità di sistema portuale, dispone espressamente che la nomina sia effettuata dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, «d'intesa con il presidente o i presidenti della regione interessata»;

   nella richiesta d'intesa formalmente trasmessa alle regioni e sottoscritta dal Ministro interrogato lo stesso scrive che l'ingegner Africano «risulta in possesso dei prescritti requisiti di cittadinanza e di comprovata esperienza e qualificazione professionale nei settori dell'economia dei trasporti e portuale»;

   il parere contrario espresso dal Senato della Repubblica, quindi, nonostante a esso sia seguito un parere favorevole espresso dalla Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati, ha nei fatti prevalso su tutte le altre considerazioni, spingendo il Ministro interrogato, a parere degli interroganti in violazione della ratio di tutte le norme procedurali, a ricorrere a una gestione commissariale;

   la scelta della nomina del sopra citato commissario provoca, inoltre, motivato sconcerto, a fronte del fatto che essa non solo prescinde dall'intesa espressa dalle regioni interessate, ma le priva anche della facoltà di ricorso prevista dalla vigente normativa in caso di mancato accordo –:

   quale siano stati i criteri di selezione per la formazione della terna di nominativi inviati alle regioni e a opera di chi sia avvenuta e quali ragioni oggettive abbiano spinto il Ministero a non procedere alla nomina dell'ingegnere Matteo Africano.
(3-02382)

Interrogazione a risposta orale:


   VALBUSA, MACCANTI, RIXI, CAPITANIO, DONINA, FOGLIANI, FURGIUELE, GIACOMETTI, TOMBOLATO, ZANELLA e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   sono ormai frequenti i fatti di cronaca che riportano le drammatiche morti causate da incidenti avvenuti in mare, nei laghi e in laguna;

   in particolare, il 19 giugno 2021, in un gravissimo incidente sul lago di Garda, una coppia di 2 giovani ha perso la vita;

   verso le 11 di sera, le due vittime stavano rientrando al rimessaggio di Portese a bordo di un'imbarcazione, quando sono stati travolti da un motoscafo che sfrecciava a tutta velocità, sul quale erano a bordo due turisti tedeschi;

   i due turisti sono attualmente indagati dalla procura di Brescia per omicidio colposo e omissione di soccorso;

   come riportato dagli organi di stampa, uno dei due turisti si è rifiutato di sottoporsi all'alcoltest, che, in base a quanto attualmente stabilito dal codice della navigazione, non è obbligatorio quando si tratta di incidenti nautici, mentre l'altro soggetto presente sull'imbarcazione è risultato negativo al test;

   le telecamere del rimessaggio nautico di Salò, che hanno ripreso il motoscafo dei turisti tedeschi mentre rientrava verso le 23,35, mostrano uno dei due turisti barcollare e cadere in acqua, in evidente stato di alterazione;

   le norme interregionali del lago di Garda in materia di limiti di velocità sono le più severe in Europa e, a quanto si apprende dagli organi di stampa i due turisti navigavano a 20 nodi di notte quando il limite previsto per quell'area è di 5 nodi;

   meno di una settimana dopo, il 25 giugno 2021, in un incidente nautico sul lago di Como ha perso la vita un giovane di 22 anni, la cui imbarcazione è stata travolta da un motoscafo di turisti belgi; la dinamica di tale incidente è molto simile a quanto avvenuto sul lago di Garda soltanto pochi giorni prima;

   la turista belga che guidava l'imbarcazione, di 21 anni, è attualmente agli arresti domiciliari e indagata per omicidio colposo e per omissione di soccorso;

   i controlli in mare e nei laghi non dovrebbero servire solo a fini fiscali, ma dovrebbero essere indirizzati anche verso chi supera il limite di velocità e dovrebbe essere dovere di chiunque tenere una navigazione non turbativa;

   le indagini e le iniziative giudiziarie sono naturalmente di esclusiva competenza della magistratura –:

   quali urgenti iniziative di carattere normativo intenda adottare al fine di garantire la sicurezza e la tutela di coloro che navigano nelle acque interne del nostro Paese.
(3-02380)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   di recente sono apparsi articoli relativi all'ipotesi di vietare il transito di mezzi pesanti sul viadotto Costa Rossa di Sestri Levante sull'autostrada A12 a seguito di un controllo del responsabile del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. È stato sollevato anche il caso di due ponti dell'A6 Savona-Torino;

   a seguito del suddetto controllo l'ispettore ha rilevato la necessità di un rifacimento completo dell'A6 riducendo la tratta da 16 a 9 chilometri mentre, relativamente al Costa Rossa sull'A12, ha prospettato l'ipotesi, a fronte di perplessità sulla sicurezza del ponte sull'A12 in prossimità del casello di Sestri Levante, di chiudere il transitori mezzi di massa superiore alle 3,5 tonnellate;

   Autostrade per l'Italia (Aspi) sostiene di avere effettuato verifiche trimestrali e annuali sui tratti autostradali di cui sopra e, nel contempo, le nuove linee guida sui ponti del Consiglio superiore dei lavori pubblici chiedono di adeguare i viadotti costruiti decenni fa e attraversati da nuovi traffici –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, in seguito alle verifiche ad oggi effettuate, quali iniziative intenda intraprendere per consentire una messa in sicurezza dei due tratti autostradali.
(5-06360)


   PIZZETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il Presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, nella recente visita a Cremona, il 9 giugno 2021, durante la presentazione del «Piano Lombardia», ha dichiarato come riportato dal quotidiano La Provincia e da altre testate giornalistiche locali, che tra le questioni prioritarie da affrontare che interessano il territorio c'è quella legata alle linee ferroviarie a binario unico, come ad esempio la Cremona-Crema-Treviglio;

   durante il suo intervento, il presidente Fontana ha ricordato di aver affrontato il problema «già nel 2019 con i vertici di Rete Ferroviaria Italiana» e ha proseguito dicendo che in quell'occasione l'amministratore delegato gli aveva assicurato investimenti nei raddoppi per 14 miliardi in 7 anni sulle linee lombarde. Ad oggi, conclude il presidente, nulla è cambiato ma ha promesso che tornerà a interessarsi per capire se ci sono stati sviluppi;

   il progetto di raddoppio della linea ferroviaria Crema-Treviglio, considerando il grande interesse delle comunità locali, degli operatori economici e dei numerosi pendolari, rappresenta un'infrastruttura strategica per tutto il Nord Italia –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, per la realizzazione dell'opera di collegamento tra Crema e Treviglio.
(5-06364)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante, in data 4 luglio 2021, ha viaggiato sul treno regionale veloce 2037 Torino-Milano, con partenza da Santhià alle ore 18.38 e arrivo a Milano Centrale alle ore 19.45;

   l'interrogante ha potuto appurare, per l'ennesima volta, che inopinatamente ed in termini immotivati, molte carrozze erano interdette al pubblico e inutilizzate;

   tale situazione, sempre per conoscenza personale, si protrae da mesi;

   la protrazione da mesi della predetta situazione, e con diversi treni, sembra all'interrogante indicare una prassi aziendale, piuttosto che imprevisti guasti tecnici nelle singole carrozze e volta a risparmi di costi sul personale;

   tale inqualificabile ed inaccettabile strategia aziendale è tanto più grave, quanto più si consideri il periodo di pandemia, contrassegnato da diversi provvedimenti limitativi delle libertà al fine di mantenere il distanziamento sociale;

   tale situazione, oltre a generare disagi, aumenta notevolmente il rischio della diffusione della pandemia;

   nel caso di specie, diversi bagni erano chiusi, senza alcuna segnalata motivazione;

   i numerosi viaggiatori erano accalcati, anche per via delle carrozze chiuse;

   tale situazione è stata oggetto di altre interrogazioni parlamentari del sottoscritto –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative, per quanto di competenza e tempestivamente, anche in raccordo con la regione Piemonte, affinché Trenitalia provveda a rendere sempre fruibili tutte le carrozze di treni in uso nella predetta tratta;

   se abbiano già disposto delle verifiche, per quanto di competenza, per chiarire se si tratti di carrozze sempre inutilizzabili o se si tratti di scelta aziendale volta al contenimento dei costi;

   se, per l'ipotesi che venga accertato l'ammaloramento della carrozze, intendano adottare iniziative per quanto di competenza, affinché provveda alla sostituzione delle carrozze;

   per l'ipotesi che venga accertato che le carrozze vengano inopinatamente interdette al pubblico per il contenimento dei costi aziendali, se intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché Trenitalia dismetta l'eventuale e inaccettabile prassi aziendale ai danni degli utenti.
(4-09739)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante in data 5 luglio 2021, ha viaggiato sul treno regionale veloce 2031 Milano-Torino, con partenza da Milano alle ore 16.15 e arrivo a Santhià alle ore 17.19;

   l'interrogante ha potuto appurare, per l'ennesima volta, che inopinatamente ed in termini immotivati, molte carrozze erano interdette al pubblico e inutilizzate;

   le carrozze interdette all'utenza recavano un biglietto, anche poco visibile e scritto a mano, con la dicitura: «vettura fuori servizio»;

   tale situazione, sempre per conoscenza personale, si protrae da mesi;

   l'interrogante ha già depositato diverse interrogazioni, dubitando del fatto che le carrozze siano sempre e costantemente fuori servizio e, che non si tratti piuttosto di una infausta scelta aziendale volta al contenimento dei costi;

   per la denegata ipotesi che si trattasse di una scelta aziendale, si tratterebbe di un fatto tanto più grave, quanto più si consideri il periodo di pandemia che ha imposto, anche con provvedimenti draconiani, il distanziamento sociale;

   il distanziamento sociale e il contrasto alla pandemia non può avvenire per il tramite di chiusure di intere filiere produttive, mentre la situazione dei trasporti addirittura si aggrava, consentendo a Trenitalia e Trenord di avere sempre un numero significativo di vetture interdette all'utenza, con la conseguenza di un maggior assembramento nelle vetture aperte al pubblico;

   per l'ipotesi che la chiusura delle carrozze sia determinata da guasti, appare evidente la strutturalità della situazione che impone un intervento di ammodernamento sui treni che servono predetta linea;

   la descritta situazione, oltre all'evidente disagio per l'utenza, alimenta il rischio della propagazione della pandemia –:

   se i ministri interrogati intendano adottare iniziative, per quanto di competenza e tempestivamente, anche in accordo con la regione Piemonte affinché Trenitalia provveda ad utilizzare sempre tutte le carrozze di treni in uso nella predetta tratta;

   se abbiano già disposto delle verifiche, per quanto di competenza, per accertare se si tratti di carrozze sempre inutilizzabili o se il loro mancato utilizzo sia il frutto di una scelta aziendale volta al contenimento dei costi;

   per l'ipotesi che venga accertato l'ammaloramento della carrozze, se, si intendano, adottare iniziative di competenza, presso Trenitalia, affinché si provveda alla sostituzione delle carrozze;

   per l'ipotesi che venga accertato che le carrozze vengano inopinatamente interdette al pubblico per il contenimento dei costi aziendali, se intendano adottare iniziative di competenza affinché Trenitalia dismetta l'eventuale e inaccettabile prassi aziendale ai danni degli utenti.
(4-09740)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO, DEL SESTO, VILLANI e CASA. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia ha fatto emergere diverse criticità nel processo di transizione digitale del Paese, che ha dovuto subire una improvvisa e forte accelerazione anche a causa della necessità di adattare la vita economica, sociale e lavorativa ai periodi di lockdown cui il Paese è stato costretto negli ultimi due anni, e questa accelerazione ha reso più evidenti i ritardi accumulati nel processo di ammodernamento digitale dalla pubblica amministrazione, la scarsa diffusione di competenze digitali, la bassa adozione di tecnologie di alto livello; l'interattività dei servizi pubblici risulta essere ancora in fase di sviluppo, in particolare per quanto concerne quelli diffusi in ambito comunale e regionale, con una presenza alquanto disomogenea sull'intero territorio nazionale, di pubbliche amministrazioni che offrono prestazioni da eseguire dall'inizio alla fine interamente online, nonostante le proposte digitali che i comuni possono offrire riguardino una grande varietà di settori: dalla cultura alla tassa sui rifiuti;

   nel 2013, prima dell'introduzione dell'Agenda di crescita digitale italiana, il 99,4 per cento dei comuni italiani aveva un sito, ma meno del 20 per cento lo utilizzava per erogare servizi online; a otto anni di distanza dall'introduzione dell'Agenda, l'obiettivo di digitalizzare la pubblica amministrazione non è stato ancora raggiunto, anzi la situazione risulta particolarmente difficile al Sud, dove i comuni capoluogo italiani offrono in media solamente sei servizi completamente online, per i quali è possibile svolgere tutte le fasi dell'iter amministrativo digitalmente; da una indagine della Fondazione Openpolis del mese di giugno 2021 sulla digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, emerge che le regioni del Centro Nord appaiano in generale maggiormente digitalizzate, più avanti nel processo di transizione digitale, anche nell'incentivare la formazione dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni rispetto alle tecnologie; tuttavia, il 63 per cento dei comuni capoluogo italiani conta un numero di operazioni eseguibili completamente online inferiore alla media italiana e nel Mezzogiorno la situazione appare a macchia di leopardo, con comuni virtuosi, come Salerno e Bari – quest'ultima offre tredici servizi interamente digitali ai cittadini – e realtà più in difficoltà come la Calabria;

   uno degli obiettivi del Next Generation EU, il piano europeo per la ripresa economica dalla pandemia, è proprio la transizione digitale, tanto più che anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha destinato alla Missione 1, legata alla digitalizzazione, innovazione e competitività 49,2 miliardi di euro; è necessario pertanto verificare lo stato dell'avanzamento del processo anche nelle regioni meridionali che altrimenti rischiano anche in questo ambito di rimanere il fanalino di coda dell'intero Paese –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di questi dati che evidenziano il ritardo nella digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni del Mezzogiorno e quali iniziative, in connessione con quanto previsto nel Pnrr a proposito della transizione digitale, intendano adottare per riportare equilibrio tra le amministrazioni del Centro Nord e quelle del Sud Italia.
(4-09720)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARNEVALI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Abdelhakim Elliasmine, conosciuto come Hakim, è giunto nel nostro Paese dal Marocco, nel 2008, a soli otto anni, e ha frequentato le scuole dell'obbligo in Italia, diplomandosi come perito elettrico nel 2018;

   nel 2010 inizia a praticare l'atletica a Brembate Sopra, mentre nel 2014, da cadetto, vince i primi due titoli di Campione d'Italia (Cross e 2000 metri);

   tesserato presso l'«Atletica Bergamo 1959» dal 2015, può considerarsi come uno dei migliori mezzofondisti Italiani, avendo già vestito, a soli 22 anni, la maglia di Campione d'Italia per ben 10 volte, mentre dal 2014 ad oggi è salito 23 volte sul podio agli Italiani, con 10 medaglie d'oro, 6 medaglie di argento e 7 di bronzo;

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che pur avendo già centrato lo standard per partecipare ai campionati europei under 23 negli 800 metri con il tempo di 1'46''89, a fronte di un tempo massimo richiesto di 1'48''50, Hakim non potrà partecipare agli Europei di Tallinn non essendo riuscito ad ottenere la cittadinanza italiana;

   il 25 settembre del 2018, infatti, passati 10 anni dalla sua permanenza in Italia, Hakim presenta domanda di cittadinanza, che viene però rifiutata per un'insufficienza reddituale, di poche centinaia di euro;

   il 19 novembre 2019 la Fidal (Federazione italiana di atletica leggera) presenta la richiesta di concessione della cittadinanza italiana per meriti sportivi ai sensi dell'articolo 9, comma 2 della legge n. 91 del 1992, ma trascorsi quasi due anni dalla richiesta non è pervenuta ancora alcuna risposta;

   particolarmente grave è la notizia, appresa a mezzo stampa, che la Fidal ha reso noto i nomi degli 82 atleti selezionati per gli, Europei under 23 di Tallinn (8-11 luglio) e fra questi non può esserci Hakim perché la sua richiesta di cittadinanza italiana non è ancora stata accolta –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di verificare, per quanto di competenza, lo stato dell'arte inerente alla pratica per la concessione della cittadinanza ad uno dei migliori mezzofondisti Italiani.
(5-06366)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 73, comma 1, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27 del 24 aprile 2020, prevede che i consigli comunali che non abbiano regolamentato modalità di svolgimento delle sedute in videoconferenza possono riunirsi secondo tali modalità nel rispetto dei criteri di trasparenza e tracciabilità previamente fissati dal presidente del consiglio purché siano individuati sistemi che consentano di identificare con certezza i partecipanti, sia assicurata la regolarità dello svolgimento delle sedute e vengano garantiti lo svolgimento delle funzioni di cui all'articolo 97 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, nonché adeguata pubblicità delle sedute, ove previsto, secondo le modalità individuate da ciascun ente;

   appare inequivocabile, anche dal parere reso dal Ministero dell'interno l'11 giugno 2020, che al presidente del consiglio comunale, ove previsto, o al sindaco, compete di determinare alcuni criteri «volti ad assicurare la certezza del numero dei partecipanti ai fini del conteggio dei quorum cosiddetti funzionali e la pubblicità delle riunioni stesse ove previsto», nel caso in cui il consiglio comunale non si sia dato già una regolamentazione; (al riguardo si vedano anche i pareri del Ministero dell'interno del 28 giugno 2018 e del 23 maggio 2014);

   altrettanto chiaro appare che detti criteri non possono certamente derogare le norme di cui al regolamento approvato dai singoli consigli comunali ai sensi dell'articolo 38, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modifiche ed integrazioni, se non altro in ragione del generale principio di gerarchia delle fonti;

   risulta che alcuni presidenti del consiglio comunale, anche a seguito di decisione maggioritaria della conferenza dei capigruppo, dispongano una convocazione mista dell'organo consiliare, lasciando ai consiglieri di decidere se partecipare alla medesima seduta consiliare «da remoto» o «in presenza», introducendo una terza fattispecie di convocazione del consiglio comunale ignota alla normativa vigente in materia. Ad adiuvandum, al riguardo, nel parere del Ministero dell'interno del 13 agosto 2020, si legge: «... quanto sopra, fermo restando che, nella vigenza della disposizione emergenziale, la scelta della modalità di riunione e la fissazione dei criteri di tracciabilità e trasparenza sono rimessi alle determinazioni del presidente dell'organo, cui parimenti compete valutare l'opportunità di condividere previamente o meno con la conferenza dei capigruppo, seduta per seduta, se tenerla in presenza o da remoto» –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire che le modalità di convocazione del consiglio comunale, alla luce delle norme in premessa indicate, sono quelle «in presenza» o «da remoto» e non un assemblaggio delle due tipologie menzionate, e ciò per rispetto del principio di legalità cui, in primo luogo, sono tenuti gli organi degli enti locali, e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di evitare che procedure che appaiono all'interpellante inventate e confuse di convocazione del consiglio comunale possano costituire facile argomentazione per l'impugnazione degli atti approvati dall'organo consiliare da parte di terzi che vantino un legittimo interesse.
(4-09717)


   SANGREGORIO e COLUCCI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 25 ed il 26 giugno 2021, sul lungomare di Belvedere Marittimo (CS), nei pressi di un esercizio pubblico, si è verificato un grave episodio delittuoso, che ha visto coinvolti alcuni soggetti provenienti da altri comuni limitrofi e l'addetto alla sorveglianza di detto esercizio commerciale;

   secondo quanto riferito da alcuni testimoni, detti soggetti hanno creato una rissa, lanciando in aria tavoli, sedie ed altri oggetti ed uno di essi, armato di pistola, ha puntata l'arma al viso dell'addetto, alla sorveglianza che, fortunatamente inceppatasi, non ha colpito al volto il malcapitato, ma al ginocchio, ferendolo seriamente;

   i testimoni hanno raccontato che gli aggressori, per molto tempo, hanno creato panico e paura, costringendo, per alcuni lunghi minuti, i clienti e il personale del bar a barricarsi all'interno dell'esercizio commerciale per sfuggire agli atti di violenza inaudita;

   va tenuto conto del mancato tempestivo intervento delle forze dell'ordine, che sempre a detta di testimoni, nonostante le numerose richieste di aiuto telefoniche al 112, sarebbero intervenute sul luogo, a quanto consta all'interrogante, con notevole ritardo; per giunta l'intervento, sempre a quanto consta all'interrogante, sarebbe avvenuto ad opera di Carabinieri provenienti da Orsomarso (CS), comune montano distante circa 35 chilometri da Belvedere Marittimo;

   inoltre, va considerato che il ritardo dell'intervento delle forze dell'ordine non è rassicurante per la sicurezza dei cittadini, a fronte di un altro eventuale episodio delittuoso che potrebbe verificarsi durante la stagione estiva nel territorio dell'alto tirreno cosentino e di Belvedere Marittimo;

   è necessario fare luce sulle responsabilità per la sicurezza e l'incolumità pubblica e sulle azioni di contrasto agli episodi violenti ed incivili quali quelli descritti –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano promuovere per acquisire ogni elemento utile a far luce sulle circostanze del violento episodio delittuoso verificatosi ed in particolare, sul perché sia trascorso tanto tempo tra le richieste d'aiuto e l'intervento delle forze dell'ordine;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda tempestivamente assumere per garantire il diritto costituzionale alla sicurezza dei cittadini della costa tirrenica cosentina, Belvedere Marittimo compreso;

   se e quali iniziative di competenza si intendano assumere al fine di accertare eventuali responsabilità a titolo omissivo che, in connessione con il grave fatto delittuoso indicato, abbiano avuto le autorità preposte alla prevenzione ed al controllo della sicurezza dei cittadini e se non si ritenga di dover adottare iniziative affinché gli organi periferici competenti mettano in atto un impegno straordinario, per quanto di competenza, affinché i responsabili degli atti delittuosi riferiti siano individuati e puniti;

   se non si ritenga urgente dotare tutto il territorio dell'alto tirreno cosentino, per questa stagione turistica, di un maggior numero di uomini e mezzi delle forze dell'ordine.
(4-09728)


   VARCHI e PRISCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Ustica mancano i vigili del fuoco e l'ultimo incendio divampato in contrada Arso è stato spento con difficoltà dai residenti, aiutati dai carabinieri, utilizzando bacinelle e irrigatori, come si apprende da notizie di stampa;

   già a fine maggio 2021 il sindaco della piccola isola palermitana era tornato sul tema, chiedendo l'istituzione di un presidio permanente dei vigili del fuoco: «Una simile situazione, oltre a determinare costi ingenti e difficoltà, è all'origine di forti problematicità nello svolgimento del servizio, dato che Ustica presenta numerose zone non facilmente accessibili o addirittura non raggiungibili tramite autoveicoli»;

   l'entrata in vigore del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 97, che ha istituito due elenchi di personale volontario, uno per le necessità dei distaccamenti volontari del Corpo nazionale ed uno per le necessità delle strutture centrali e periferiche del corpo nazionale, disponendo che solo il personale iscritto in tale ultimo elenco avrebbe potuto essere oggetto di eventuali assunzioni in deroga nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ha di fatto comportato l'iscrizione nel secondo dei suddetti elenchi della totalità delle unità volontarie;

   in particolare, ad Ustica sarebbero presenti circa 20 vigili del fuoco volontari, che si differenziano dai vigili del fuoco in servizio permanente poiché, per rispondere alle situazioni emergenziali presenti sull'isola, possono anche essere «richiamati» dalla struttura centrale;

   una simile organizzazione non permette ai vigili del fuoco presenti sull'isola di intervenire tempestivamente in caso di necessità, mentre l'invio di vigili del fuoco da Palermo richiederebbe almeno un'ora e mezza, considerata la distanza di 67 chilometri, sempre che le condizioni di navigazione ne permettano l'arrivo o, comunque, non lo ritardino in maniera considerevole;

   lo stesso articolo 3 del decreto-legge 30 gennaio 2004, n. 24, riconosce che nelle isole minori della Sicilia esiste la prioritaria esigenza di garantire la continuità del servizio, per le difficoltà connesse alla situazione geografica del territorio;

   rispetto a situazioni analoghe presenti in altre isole, quali Lipari, Pantelleria e Lampedusa, il Ministero dell'interno ha bandito concorsi riservati ai volontari presenti su tali territori, finalizzato alla trasformazione di tali distaccamenti volontari in permanenti (concorso n. 62 del 2004);

   con nota prot. n. 873 del 14 gennaio 2019, il dipartimento dei vigili del fuoco del Ministero dell'interno autorizzava espressamente «in casi di contingenti esigenze di soccorso pubblico, l'impiego temporaneo ed eccezionale, nei distaccamenti volontari, anche di personale volontario iscritto all'elenco destinato per le sole necessità delle strutture centrali e periferiche permanenti», ovvero dei vigili del fuoco discontinui;

   il 4 aprile 2019 l'allora sottosegretario Candiani, in risposta ad un atto di sindacato ispettivo, rispondeva che «per quanto attiene la richiesta di trasformazione del distaccamento volontario di Ustica in distaccamento permanente, si rappresenta che la questione è all'attenzione dell'amministrazione, che ne valuterà la fattibilità sulla base dei futuri potenziamenti di organico»; nonostante ciò, ad oggi, il territorio di Ustica è privo di personale dei vigili del fuoco e nessuna criticità è stata superata, con tutte le consequenziali problematiche ad essa legate –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per garantire quanto prima un presidio permanente di vigili del fuoco nell'isola di Ustica, in considerazione delle peculiarità del territorio insulare e in applicazione di quanto disposto dal citato articolo 3 del decreto-legge 30 gennaio 2004, n. 24, analogamente a quanto disposto per le isole minori di Lampedusa, Pantelleria e Lipari.
(4-09729)


   CUNIAL. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è giunta all'interrogante una denuncia riguardante fatti successi, alla Scuola allievi agenti di polizia di San Giovanni a Trieste, tra il pomeriggio del 2 e l'8 aprile 2021;

   il 2 aprile 2021 viene ordinato a tutti gli allievi di rimanere chiusi nelle loro camere. La motivazione pare fosse legata al fatto che nella stessa mattina sia stata comunicata la presenza di un caso di COVID-19 in caserma;

   tutti gli allievi vengono sottoposti a tampone, e tutti pare fossero risultati negativi, ma, nonostante questo, viene comunque intimato loro di non uscire dalla struttura, né tanto meno dalle loro rispettive camere fino al giorno 8 aprile 2021;

   viene loro vietato di accedere anche all'area esterna, quale il piazzale interno, e adempiere a qualsiasi altra necessità personale, quale la spesa personale, andare in farmacia, prelevare al bancomat e altro. I pasti venivano consegnati in stanza da degli addetti. Tutto questo sembrerebbe essere successo nonostante la direzione abbia sempre imposto il rispetto di tutte le norme di sicurezza: distanza mascherine, igiene durante l'attività della scuola;

   pare però che tale trattamento di isolamento fosse riservato ai soli allievi e che tutto il resto del personale, che è stato a contatto con loro compresa la direttrice, potesse, invece, entrare e uscire dalla struttura liberamente. La denuncia prosegue specificando che è stato negato agli allievi qualsiasi prodotto per la pulizia delle stanze fino a martedì 6 aprile 2021, quando sono riprese le attività di gestione della struttura da parte del personale di servizio;

   risulta all'interrogante che la questura di Trieste sia stata resa edotta dei fatti –:

   di quali informazioni disponga il Governo e se non si intenda avviare una ispezione nella scuola allievi Agenti di polizia di San Giovanni a Trieste.
(4-09730)


   LEGNAIOLI e CANTALAMESSA. — Al Ministro dell'interno, Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella zona di Tavolaia, frazione del comune di Santa Maria a Monte nel Pisano, migliaia di persone (circa 6 mila, secondo le ultime stime della questura) hanno preso parte a un maxi rave party non autorizzato, iniziato nella notte di sabato 3 luglio 2021 e ancora oggi in corso di svolgimento, accampandosi nel bosco delle Cerbaie, in una vasta area che lambisce oltre a Pisa anche le province di Firenze e Lucca;

   l'evento in questione è stato definito, per distacco, il più grande rave party organizzato in Europa, in seguito all'allentamento delle misure di contenimento della pandemia da Covid-19. Non si tratta, peraltro, di un evento isolato. Ce ne sono stati altri in passato, anche di discrete dimensioni, e si presume che, nel corso della stagione estiva, ve ne possano essere di nuovi altrettanto preoccupanti;

   l'organizzazione di manifestazioni di massa illegali e totalmente fuori controllo come quella in esame, in un momento delicato come quello che si sta vivendo, è assolutamente inconcepibile. Si auspica, pertanto, che le forze dell'ordine identifichino e sanzionino il più alto numero di partecipanti, inclusi quelli provenienti appositamente dall'estero;

   ciò che si ritiene in qualche misura ancor più assurdo e paradossale dell'evento in sé, peraltro, è il fatto che manifestazioni come questa vadano in scena mentre le discoteche e le sale da ballo continuano a rimanere incomprensibilmente chiuse da mesi e non possono tuttora accogliere i clienti, neppure all'aperto, nonostante le richieste in tal senso avanzate dal Gruppo Lega - Salvini Premier, già nel corso dell'esame parlamentare del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 52 del 2021 (cosiddetto decreto riaperture);

   in una situazione come questa, mentre proliferano i rave party e le feste illegali, la chiusura sine die delle discoteche non solo risulta inutile ai fini del contenimento dei contagi, ma rischia addirittura di divenire controproducente, alimentando situazioni incontrollate e abusive e penalizzando di converso un settore importante che conta oltre 3.000 imprenditori e 100.000 lavoratori e che ha investito ingenti risorse per adeguare le proprie attività ai protocolli varati dal Comitato tecnico scientifico –:

   se e quali iniziative di competenza si intendano urgentemente adottare per garantire la tutela dell'ordine pubblico nell'area sopra descritta, al fine di riportare alla normalità la situazione nel comune di Santa Maria a Monte, nonché per identificare e sanzionare i partecipanti alla manifestazione di massa citata in premessa;

   se non si ritenga di dover adottare iniziative per quanto di competenza, al fine di consentire, con urgenza, la riapertura delle discoteche e delle sale da ballo, anche nell'ottica di prevenire e arginare la proliferazione di rave party e feste illegali del tipo di quella citata in premessa.
(4-09732)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da un articolo pubblicato su Orizzontescuola.it il 1° luglio 2021, sarebbero già un migliaio le denunce giunte al sindacato Aniefa per le esclusioni dal concorso straordinario per insegnanti della scuola secondaria;

   su 32 mila posti banditi e 60 mila candidati, secondo l'Anief non riusciranno ad essere immessi in ruolo più di 15 mila insegnanti;

   la procedura di selezione prevedeva la risposta a domande aperte complesse che comprendevano anche nozioni di informatica e di lingua inglese, ma con pochi minuti a disposizione per le risposte;

   sempre secondo l'Anief il prossimo anno la scuola si ritroverà con numerose cattedre vacanti, nonostante il concorso straordinario fosse nato per porre fine al precariato nel mondo della scuola;

   la mancanza dei docenti di ruolo diventa quindi sempre più cronica, dovuta anche alla fallimentare gestione delle graduatorie delle supplenze, con le Gae chiuse e le Gps aperte alle assunzioni a tempo indeterminato con eccessivi «paletti»;

   il concorso riservato rivolto agli insegnanti della scuola secondaria con almeno tre anni di servizio, all'esito dei risultati, non ha quindi centrato l'obiettivo prefissato e andrà a collocare in ruolo meno della metà dei 32 mila posti messi a bando, quindi anche meno dei 22 mila quantificati solo pochi giorni fa dopo avere appreso dell'alto numero di candidati che non hanno superato la verifica;

   nonostante queste prove siano nate con la consapevolezza di ottemperare a quanto richiesto dall'Unione europea, in materia di assorbimento dei precari, i quiz consistevano in domande a risposta aperta da completare in pochi minuti, che riguardavano tutte le materie disciplinari nonché la conoscenza di nozioni di informatica e di lingua inglese. Il tempo a disposizione dei candidati è quindi risultato insufficiente alla maggioranza dei candidati ed evidentemente non ha reso possibile valutare il merito di chi da anni già insegna nelle nostre scuole;

   alla luce dei risultati del concorso straordinario, rimane il dubbio all'interrogante se la normativa europea sia stata davvero rispettata e se le prove concorsuali, così come sono state elaborate, siano state corrette e funzionali a superare anche quelle condizioni che portarono la Corte di giustizia europea a condannare l'Italia nel 2014 per l'abuso di precariato nella scuola;

   a parere dell'interrogante non è ammissibile che il prossimo settembre, alla ripresa del nuovo anno scolastico, ci si ritroverà con un numero di insegnanti con un contratto a tempo determinato pressoché simile, se non superiore, ai 220 mila contratti annuali sottoscritti nell'anno scolastico 2020/2021 –:

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere, anche alla luce degli esiti del concorso straordinario per esami e titoli, per favorire l'immissione in ruolo di docenti con almeno tre anni di servizio, al fine di superare definitivamente il precariato storico dei docenti e le conseguenti discriminazioni ai loro danni.
(4-09736)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   COSTANZO e FRATE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dal Post in data 27 giugno 2021, all'inizio di giugno 2021, Caffarel, storica azienda piemontese che produce cioccolatini di alta qualità, dal 1998 appartenente al gruppo svizzero Lindt&Sprüngli, ha annunciato 90 esuberi su 328 dipendenti e un anno di cassa integrazione straordinaria per tutti i lavoratori, a rotazione;

   con i suoi 328 dipendenti, Caffarel è una delle aziende più grandi della Val Pellice, in Piemonte;

   come riportato dal Post, nel 2020 gli effetti dell'epidemia hanno causato un significativo peggioramento dei conti: secondo il report annuale diffuso da Lindt, in Italia le vendite sono calate del 24,3 per cento. Questo calo generale delle vendite dell'intero gruppo ha interessato in modo particolare i prodotti Caffarel, che per scelta di mercato propone i suoi cioccolatini soprattutto ai bar, chiusi per molti mesi nel 2020. Inoltre, il lockdown introdotto in primavera e le chiusure nel periodo del Natale hanno compromesso le campagne di vendita durante le festività, i periodi più redditizi dell'anno;

   come ha scritto Federico Fubini sul Corriere della sera in data 23 giugno, «Caffarel è soggetta ogni anno a “commissioni di management” e “commissioni per uso delle licenze”» da versare per vari milioni all'anno alla controllante di Kilchberg, nel cantone di Zurigo. Le commissioni di management sono una tariffa oraria applicata dai dirigenti di Lindt per il loro tempo trascorso a colloquio con quelli di Caffarel. Le commissioni sulle licenze derivano invece dal fatto che Lindt ha acquisito la proprietà intellettuale dei dolciumi Caffarel e ora si fa pagare da quest'ultima per consentirle di produrli;

   il 1° giugno 2021 nella sede dell'Unione Industriale di Torino si è tenuto il primo incontro tra i rappresentanti dell'azienda e i sindacati, che hanno chiesto di escludere il ricorso alla cassa integrazione straordinaria e di provare a gestire la crisi con un contratto di solidarietà per avviare un piano di riqualificazione professionale;

   il 25 giugno, un accordo ha previsto un anno di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione aziendale: coinvolgerà tutti i dipendenti a rotazione –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda attivare per favorire la riqualificazione del personale della Caffarel in cassa integrazione, perché la medesima azienda operi sul mercato in condizioni ottimali, aumentando la sua produzione, anche al fine di evitare i licenziamenti già previsti.
(5-06368)


   AMITRANO e INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   lo stato di salute del sistema italiano dei servizi dedicati alle politiche attive del lavoro, in particolar modo nell'attuale periodo storico, necessiterebbe di azioni mirate alla formazione, alla riqualificazione e alla ricollocazione dei lavoratori, anche nell'ottica dell'auspicata ripresa economica e della realizzazione delle opere finanziate dal Recovery Plan, poiché, oltre alle difficoltà organiche e funzionali dei centri per l'impiego pubblici, sono note le difficoltà dell'Anpal di strutturarsi e trovare la propria dimensione per fungere da regista della rete degli operatori del mercato del lavoro;

   con la crisi delle aziende e con la crescita della disoccupazione causata dall'emergenza pandemica, sarà necessario valutare, oltre al potenziamento dei centri per l'impiego, un supporto integrativo, attraverso l'attività di outplacement al sistema delle politiche attive, in una sinergia che miri soprattutto al reinserimento rapido dei disoccupati nel mondo del lavoro così come sta avvenendo in Francia, Spagna e in altri Stati europei, dove l'outplacement è stato reso anche obbligatorio, necessario per potenziare il sistema di ricollocazione professionale, affiancando l'uso dell'outplacement medesimo per favorire il passaggio – fondamentale in questo periodo – dai settori in crisi ai settori in crescita, partendo dalle competenze e dalla formazione attraverso una riqualificazione delle persone nelle competenze mancanti o deboli, indispensabile per rispondere alle richieste occupazionali dei settori in crescita, che in questo momento non trovano tutte le persone di cui avrebbero bisogno;

   al fine di potenziare i centri per l'impiego, gli interroganti ritengano necessario sensibilizzare le aziende italiane nell'utilizzo del servizio di outplacement;

   in termini di disoccupazione a seguito dello sblocco dei licenziamenti, ci saranno alcune professionalità stagnanti e, di conseguenza, aumenterà la platea dei lavoratori difficili da ricollocare;

   le società di outplacement conoscono il fabbisogno occupazionale del territorio nazionale a livello capillare, poiché hanno una relazione storica con le aziende del territorio –:

   se non ritenga opportuno prevedere, nella prima iniziativa normativa utile, misure di potenziamento del Piano dei servizi di politica attiva del lavoro che prevedano un efficace coinvolgimento delle agenzie per il lavoro privato volte al rafforzamento della rete pubblica dei centri per l'impiego, agevolando la transizione dalle competenze obsolete a quelle, invece, richieste dal mercato del lavoro, attraverso una formazione dei lavoratori che miri alla competenza richiesta dalle aziende e che permetta al lavoratore di transitare più celermente da un settore all'altro.
(5-06369)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto nazionale di previdenza dei giornalisti (Inpgi) è ormai al tracollo finanziario, con un passivo di 242 milioni di euro, una perdita giornaliera di 665 mila euro e una riserva tecnica che non copre i due anni;

   a fronte di tale situazione, l'Inpgi non è in grado di garantire le pensioni presenti e future, nonostante siano stati versati regolarmente i contributi;

   tale dissesto non è il risultato della gestione dell'ultimo anno, ma è conseguenza di un percorso, iniziato nel 2011, di crescente erosione del patrimonio dell'istituto stimato in 1 miliardo e 200 milioni di euro, dovuto, in particolare, al pagamento quale sostituto dell'Inps degli ammortizzatori sociali, dei relativi contribuiti previdenziali figurativi e delle prestazioni assistenziali;

   con la «legge Rubinacci» (n. 1564 del 1951), l'Inpgi ha garantito con centinaia di milioni di euro il pagamento delle prestazioni assistenziali e previdenziali dei giornalisti italiani, nonché dal 1981 gli ammortizzatori sociali, senza ricevere alcun ristoro dallo Stato. Solo dal 2009, l'ente riceve 20 milioni di euro per i prepensionamenti e da quest'anno – in osservanza di una disposizione prevista nella legge di bilancio n. 178 del 2020 – anche il rimborso delle spese per gli ammortizzatori sociali e per gli incentivi all'occupazione;

   al contrario, invece, dagli editori non ha incassato per 65 anni, dal 1951 al 2016, i contributi previdenziali nella stessa percentuale che gli editori stessi avrebbero dovuto pagare all'Inps. Al riguardo, emerge che tale mancato incasso ha permesso agli editori, in 65 anni, di risparmiare addirittura circa 1 miliardo di euro. E tutto ciò ha contribuito a devastare la situazione economica generale dell'istituto;

   l'Inpgi, inoltre, è stato ulteriormente danneggiato, a causa della parziale attuazione della legge n. 150 del 2000 sull'informazione, considerato che ancora i contributi di un numero importante di dipendenti della pubblica amministrazione vengono, erroneamente, versati all'Inps anziché all'Inpgi;

   è necessario dunque individuare ogni iniziativa utile a tutelare la previdenza dei giornalisti –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza si intendano adottare per pervenire al risanamento dello stato dell'Inpgi allo scopo di garantire le prestazioni pensionistiche e di welfare degli iscritti.
(5-06370)


   CARLA CANTONE, MURA, VISCOMI, GRIBAUDO e LACARRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i 152 lavoratori della storica impresa della Brianza, la Giannettiruote, ora Giannetti Fad Wheels, di proprietà del fondo Quantum Capital Partner, sabato 3 luglio 2021, al termine del turno, hanno ricevuto via mail comunicazione dell'avvio della procedura di licenziamento collettivo e delle ferie forzate fino alla chiusura definitiva del sito di Cenano Laghetto;

   la decisione ha colto i lavoratori di sorpresa i lavoratori, anche tenuto conto che molti di loro erano impegnati in turni straordinari e in attività di manutenzione, prestazioni che appaiono non coerenti con tale decisione;

   la Giannetti ruote è una fabbrica che da oltre un secolo produce ruote e cerchioni per marchi internazionali, tra i quali l'Iveco e la Harley-Davidson;

   la scelta della società, associata ad Assolombarda, motivata dalla proprietà con riferimento a una crisi perdurante dello stabilimento, aggravatasi nei mesi della pandemia, risulta in palese contrasto con la lettera e le finalità del recente avviso comune sottoscritto tra il Presidente del Consiglio, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Cgil, Cisl, Uil, Confindustria, Alleanza delle Cooperative, Confapi in cui le parti si impegnano a raccomandare l'utilizzo degli ammortizzatori sociali in alternativa ai licenziamenti;

   nelle ultime ore, l'amministratore delegato della società si è rifiutato di incontrare i sindaci di Ceriano Laghetto e di Cogliate che si erano presentati al presidio dei lavoratori davanti alla fabbrica, né tantomeno è stata accolta alcuna richiesta di incontro con i lavoratori e i loro rappresentanti sindacali;

   le segreterie nazionali di Fiom, Fim e Uilm hanno chiesto unitariamente un incontro immediato con i Ministri interrogati e con la partecipazione di Assolombarda, per scongiurare la chiusura dello stabilimento e per garantire la salvaguardia dei posti di lavoro –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare affinché la proprietà della Giannetti Fad Wheel receda dalla decisione della chiusura dello stabilimento di Ceriano Laghetto, anche convocando un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali, la proprietà, Assolombarda e le amministrazioni locali interessate, al fine di far rispettare i contenuti del citato avviso comune sottoscritto, ai massimi livelli, in sede governativa.
(5-06371)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a fronte della fine del blocco dei licenziamenti, ora vigente solo per alcuni settori e a determinate condizioni, il 29 giugno 2021, Governo e parti sociali hanno sottoscritto un avviso comune che impegna – ma non obbliga – le aziende a utilizzare gli ammortizzatori sociali disponibili prima di procedere ai licenziamenti;

   è evidente l'inadeguatezza di tale accordo laddove prevede una mera raccomandazione; infatti, trascorsi pochi giorni è stato già disatteso;

   in particolare, si è appreso che la Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto, in provincia di Monza e Brianza, il 4 luglio 2021 ha comunicato ai suoi 152 dipendenti, l'immediata chiusura dello stabilimento e l'avvio alla procedura di licenziamento collettivo;

   si tratta di uno stabilimento che chiude dopo 108 anni, che ha recentemente vissuto continui cambi di proprietà – senza essere realmente rilanciato – e che ha subito la concorrenza delle imprese del settore che hanno delocalizzato in Paesi come Turchia, Russia e Cina, dove il costo del lavoro è più basso. Al riguardo, l'azienda ha comunicato ai sindacati che a Ceriano Laghetto sono stati investiti 20 milioni tra il 2016 e il 2018 e che, tuttavia, lo stabilimento ha registrato costanti perdite superiori ai 7 milioni all'anno, anche per la difficoltà di imporsi sul mercato rispetto alle aziende concorrenti che delocalizzano per affrontare minori costi;

   i sindacati hanno fatto sapere che, nonostante le difficoltà, lo stabilimento era ancora produttivo;

   difatti, fino all'ultimo giorno, gli operai avevano svolto anche degli straordinari dovuti alla quantità di commesse;

   l'azienda ha così deciso di adottare il provvedimento più estremo, senza neanche utilizzare la cassa integrazione e valutare misure alternative alla chiusura;

   al di là della crisi dovuta alla pandemia, quanto sta accadendo a questi lavoratori e alle loro famiglie è conseguenza della mancanza di una seria pianificazione di politica industriale di rilancio delle realtà aziendali italiane, che non riescono ad attuare iniziative adeguate di ripresa, nonostante cambi di proprietà e accordi su piani industriali che poi vengono disattesi o si dimostrano inefficaci. Di conseguenza, dopo tentativi di rilancio travagliati e onerosi, la chiusura sta diventando un naturale epilogo per molte imprese, con tutte le conseguenze devastanti che ne derivano per i lavoratori coinvolti –:

   quali siano gli orientamenti sui fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per tutelare i 152 dipendenti della Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto, che improvvisamente si sono visti arrivare dall'azienda la comunicazione di chiusura dello stabilimento e dell'avvio della procedura di licenziamento collettivo.
(5-06359)


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 4 marzo 2021, a Cles, in Trentino, è scomparsa Sara Pedri, ginecologa trentunenne di Forlì, che da pochi mesi aveva preso servizio all'ospedale «Santa Chiara» di Trento. Il 3 marzo 2021 la dottoressa aveva inviato le sue dimissioni all'azienda sanitaria trentina, dichiarando successivamente alla sorella di essersi tolta un peso importante;

   da quanto si apprende, infatti, i familiari hanno riportato che, nei pochi mesi in cui aveva prestato servizio, la dottoressa aveva riscontrato sintomi da stress da lavoro, dovuti a numerosi episodi di cosiddetto mobbing, tra i quali figura, tra gli altri, un calo ponderale certificato dal suo medico;

   nella sua deposizione ai Carabinieri di Forlì, la sorella ha dichiarato: «Sara era terrorizzata e le sue colleghe hanno confermato quello che ci diceva lei: turni massacranti, abusi di potere, minacce continue», situazione della quale si apprendono maggiori particolari da un'intervista che ella ha rilasciato al telegiornale di Italia 1, raccontando, per esempio, che, durante un'operazione con taglio cesareo, uno dei colleghi aveva persino colpito la sorella Sara al braccio con uno strumento, per poi allontanarla malamente urlando;

   il reparto di ginecologia dell'ospedale di Trento era già stato sotto i riflettori a seguito dei numerosi casi di dimissioni (11 nell'arco degli ultimi 2 anni). La consigliera provinciale Lucia Coppola, l'11 giugno 2021, ha presentato un'interrogazione al presidente del consiglio della provincia autonoma di Trento, chiedendo di verificare se il reparto di ginecologia dell'ospedale Santa Chiara avesse correttamente effettuato, così come previsto dal decreto legislativo n. 81 del 2008, la valutazione del rischio collegato allo stress da lavoro e quale fosse il programma, conseguente a questa valutazione, delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza per questo tipo di rischio;

   la normativa vigente non disciplina nello specifico né il fenomeno del mobbing, né quello dello straining, principali condotte persecutorie sul posto di lavoro. La tutela apprestata dall'ordinamento deriva da un'opera di «supplenza giurisprudenziale» che, attraverso una lettura evolutiva dell'articolo 2087 del codice civile, ha fino ad oggi veicolato entro gli ordinari strumenti civilistici le fattispecie del mobbing e dello straining (Cassazione civile, sezione lavoro, 4 giugno 2015, n. 11547; Cassazione 6 agosto 2014, n. 17698, e in precedenza, in termini sostanzialmente analoghi, Cassazione 9 settembre 2008, n. 22893; Cassazione 6 marzo 2006, n. 4774; per lo straining, Cassazione 4 novembre 2016, n. 3291; Cassazione 19 febbraio 2018, n. 3977; Cassazione, sezione lavoro, ordinanza 4 febbraio 2021, n. 2676);

   questa tutela creata dal diritto vivente si dimostra ormai da anni inadeguata alle esigenze di tutela delle vittime, a causa di un pesante onere probatorio, acuito dal clima di omertà lavorativa che spesso impedisce di accertare la verità dei fatti, e di compendi risarcitori non di rado scarsamente satisfattivi e per nulla dissuasivi –:

   quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano intraprendere al fine di verificare le effettive condizioni di lavoro e di gestione nel reparto di ginecologia dell'ospedale Santa Chiara di Trento al fine di contribuire a fare luce su eventuali responsabilità della struttura sanitaria circa le cause che hanno condotto alla scomparsa della dottoressa Sara Pedri;

   se non ritengano altresì opportuno adottare iniziative normative volte a disciplinare più compiutamente il fenomeno del mobbing, dello straining e più in generale di tutte le condotte lavorative violente e moleste, al fine di conformarsi ai cogenti obblighi internazionali, di rilievo costituzionale, derivanti dalla convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) n. 190 del 2019 e dalla raccomandazione Oil n. 206 del 2019, nonché allo scopo di garantire maggiore protezione alle vittime di tali condotte.
(5-06365)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la fabbrica Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto, azienda fondata nel 1880, leader nella produzione di ruote in acciaio per veicoli, camion, autobus e rimorchi con clienti del calibro di Iveco, Daimler, Volvo, ha annunciato la chiusura dello stabilimento aprendo una procedura di licenziamento collettivo per 152 persone;

   da quanto si apprende da fonti di stampa, i 152 operai sarebbero stati avvisati con una e-mail aziendale, al termine del turno di lavoro straordinario notturno del sabato. E contestualmente l'azienda avrebbe avviato l'iter di licenziamento collettivo dei dipendenti, che sono stati messi in ferie e poi in permesso retribuito con esonero dalla prestazione lavorativa fino al termine della procedura. L'azienda, di proprietà del fondo tedesco Quantum Capital Partner, ha giustificato questa decisione inaspettata con la crisi perdurante dello stabilimento aggravatasi nei mesi di pandemia;

   i lavoratori, ovviamente, sono molto preoccupati e insieme alle rappresentanze sindacali unitarie e ai sindacati si sono radunati il 3 luglio 2021 davanti ai cancelli della fabbrica, proclamando una mobilitazione permanente;

   lo stabilimento della Gianetti costituisce un'importante realtà lavorativa non solo per Ceriano laghetto, ma anche per il resto della provincia di Monza e Brianza;

   quello della Gianetti Ruote è il primo caso eclatante a livello nazionale di chiusura di un'azienda al termine del blocco dei licenziamenti. Ma il 30 giugno 2021 il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti in materia fiscale, di tutela del lavoro, dei consumatori e di sostegno alle imprese. Per i settori nei quali è superato, a partire dal 1° luglio, il divieto di licenziamento, il decreto stabilisce che le imprese che non possano più fruire della cassa integrazione guadagni straordinaria possano farlo in deroga per 13 settimane fino al 31 dicembre 2021 senza contributo addizionale e, qualora se ne avvalgano, con conseguente divieto di licenziare. La Gianetti Ruote, quindi, decide di disattendere l'avviso comune firmato lo stesso 30 giugno 2021 da Governo, organizzazioni sindacali e associazioni delle imprese –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda mettere in atto affinché la Gianetti Ruote assicuri il mantenimento degli impegni sottoscritti da Governo e parti sociali, utilizzando strumenti alternativi ai licenziamenti, per trovare ogni forma di soluzione volta a dare continuità all'attività del sito produttivo;

   se il Governo non ritenga utile e urgente attivare un tavolo di crisi con rappresentanti della proprietà dell'azienda, delle parti sociali e delle istituzioni locali.
(4-09727)


   ALESSANDRO PAGANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   40 ex operatori del contact center Inps di Palermo, oggi disoccupati, appartenenti alla società Getek Ict Srl (che nel 2005 ha creato anche il sito di Crotone, oltre a quello di Palermo) per 10 anni – dal 2000 fino al 2010 – hanno svolto le proprie mansioni per la commessa Inps rispondendo al numero verde 803164;

   gli operatori hanno ricevuto una formazione direttamente dai funzionari dell'Inps per erogare servizi e fornire informazioni a tutti gli utenti della previdenza sociale, anche in lingua straniera;

   la nuova commessa per la gestione del numero verde Inps nel 2010 ha visto l'aggiudicazione del servizio alla società Transcom Worldwide Spa, con sede legale a L'Aquila, frutto delle agevolazioni post terremoto; in conseguenza di ciò, gli operatori di Palermo e Crotone da ottobre 2010 sono stati posti in cassa integrazione ed, esauriti gli ammortizzatori sociali, sono stati definitivamente licenziati nel 2013 per l'assenza nel bando di una clausola di salvaguardia dei posti di lavoro;

   nella nuova rimodulazione, mentre gli operatori di tutti gli altri siti sono stati ricollocati nella nuova commessa, i soli siti di Palermo e Crotone sono rimasti esclusi;

   nonostante ripetuti incontri istituzionali e l'impegno dei sindacati per il riassorbimento dei dipendenti ex Getek da parte della società vincitrice dell'appalto Inps, nell'agosto 2020, a seguito del passaggio di commessa da Transcom al Gruppo Comdata, soltanto i 35 ex operatori di Crotone sono stati assunti con contratto a tempo indeterminato da Comdata Group, che attualmente gestisce il servizio di contact center per conto dell'Inps, rimanendo esclusi i 40 di Palermo che, anche in prospettiva della internalizzazione del servizio, prevista dalla legge n. 128 del 2019 la quale porterà alla creazione della figura del funzionario telematico, rischiano ora di veder svanire le loro speranze di ricollocamento;

   è infatti in atto un progetto di internalizzazione del contact center Inps, che inizierà a gennaio del 2022 e che, a detta del presidente nazionale dell'Inps Tridico, prevederà un bando di selezione pubblica per titoli e servizio per l'assunzione di circa 3.200 dipendenti, assegnando un punteggio preferenziale ai lavoratori che possono vantare un'anzianità di servizio sul contact center (Inps limitata esclusivamente al biennio 2019/2020, il che lascerebbe fuori gli ex lavoratori di Palermo;

   la direzione regionale Sicilia dell'Inps ha manifestato interesse alle professionalità di cui sopra, tant'è che il 26 maggio 2021, in pubblico incontro con gli ex operatori di Palermo alla presenza dei sindacati, ha preso l'impegno di garantire la concessione gli spazi all'interno delle sedi (Inps) di Palermo per riattivare quanto prima il contact center, risolvendo in maniera chiara e definitiva un eventuale «problema sede», talvolta sollevato come potenziale problema –:

   se sia intenzione dell'Inps escludere ovvero conteggiare nel progetto di internalizzazione e assunzione di 3.200 persone anche il numero esiguo (circa 40) degli ex lavoratori di Palermo a parere dell'interrogante ingiustamente esclusi;

   se e quali iniziative di competenza intenda comunque adottare per trovare una positiva soluzione alla vertenza che riguarda i 40 operatori dell'ex contact center Inps di Palermo ormai da otto anni privati sia del lavoro che degli ammortizzatori sociali a seguito di un cambio di appalto.
(4-09731)


   FUSACCHIA, CECCONI, MURONI, FIORAMONTI e LOMBARDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il tirocinio, introdotto dall'articolo 18 della legge 24 giugno 1997, n. 196, rappresenta un periodo di orientamento e di formazione, svolto in un contesto lavorativo e volto all'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, che non si configura come rapporto di lavoro e a cui possono essere riconosciuti crediti formativi;

   il tirocino costituisce un'importante occasione di formazione sia perché il contatto diretto con il mondo del lavoro contribuisce all'acquisizione di competenze pratiche che consentirà ai giovani di orientare al meglio le scelte lavorative future, sia perché costituisce un elemento valutato positivamente dalle aziende nella fase di selezione dei curricula, soprattutto per quanto riguarda le assunzioni di neolaureati o profili junior;

   i tirocini si dividono in extracurriculari e curriculari, mentre i tirocini extracurriculari sono regolati dalle singole regioni ed in via generale dall'accordo del 25 maggio 2017 tra il Governo, le regioni e province autonome di Trento e Bolzano sul documento recante «Linee guida in materia di tirocini formativi e di orientamento», il tirocinio curriculare è regolamentato dai singoli atenei e non gode di una normativa generale chiara a livello nazionale;

   la vacatio legis che interessa il tirocinio curriculare fa sì che gli atenei, nell'ambito dell'autonomia normativa di cui godono e su base totalmente discrezionale, stabiliscano la possibilità o meno di svolgere tirocini curriculari non finalizzati al riconoscimento dei crediti formativi universitari (Cfu);

   tale discrezionalità, nella pratica, ha determinato che in alcuni atenei si possano svolgere sia tirocini curriculari volti al riconoscimento di Cfu, sia tirocini curriculari, finalizzati unicamente all'esperienza formativa, quindi senza Cfu mentre in altri atenei è possibile svolgere unicamente il tirocino finalizzato al riconoscimento di Cfu limitando così l'esperienza formativa al numero di Cfu previsti da ogni singolo piano di studi;

   è evidente che limitare lo svolgimento del tirocinio curriculare al conseguimento dei Cfu costituisce, oltre che un'interpretazione fuorviante della ratio di tale istituto, anche un ostacolo sia all'accesso a programmi di master presso atenei stranieri dove le esperienze lavorative, seppur non obbligatorie, sono un importante elemento di valutazione, sia all'accesso al mondo del lavoro a livello nazionale ed internazionale;

   inoltre, dalla diversa regolamentazione dei tirocini curriculari a livello di singolo ateneo discende, a pari condizioni, una disparità di formazione degli studenti che si riflette in una diversa competitività dei giovani nel mercato del lavoro: uno studente a cui è stata data la possibilità di svolgere più esperienze professionali tramite uno o più tirocini curriculari, avrà un curriculum più competitivo rispetto allo studente le cui esperienze formative sono state limitate dal numero di CFU destinati al tirocinio curriculare dal sua piano di studio –:

   quali iniziative per quanto di competenza, intendano adottare i Ministri interrogati per una interpretazione univoca a livello nazionale della disciplina relativa al tirocinio curriculare, garantendo al contempo la massima possibilità di formazione degli studenti, al fine di rendere i loro curricula competitivi ed in linea con le richieste del mondo del lavoro, anche in considerazione del grave momento occupazionale.
(4-09733)


   PARENTELA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   un articolo del 25 giugno 2021, apparso sulla testata on line LaCnews24.it, ricostruisce la vicenda della scomparsa di Sara Pedri, giovane ginecologa in servizio presso l'ospedale «Santa Chiara» di Trento;

   nell'articolo in parola si precisa: «Proprio dentro quell'ospedale, dove è partita anche un'indagine interna dell'azienda sanitaria, si sarebbero verificati episodi che avrebbero portato Sara a compiere un gesto estremo. A raccontarlo è la sorella Emanuela, che parla di abuso di potere da parte dei suoi superiori, di turni di lavoro massacranti, di umiliazioni che l'avrebbero indotta anche a dimettersi nonostante quel lavoro che negli ultimi mesi l'aveva sfinita fino a farle perdere peso e a chiudersi in se stessa, fosse il sogno di una vita»;

   ivi si legge, per come ancora riportato dalla sorella, che «Sara è stata proprio vittima di questo abuso (di potere) in tutte le sue forme, sia fisiche che psichiche. Io sin da subito ho cercato di contattare più persone possibili all'interno dell'ospedale»;

   l'articolo suddetto prosegue: «Quando è tornata a casa – riferisce ancora la sorella – ci ha raccontato degli episodi da non credere. È stata colpita sulle mani, schiaffeggiata con uno strumento utilizzato per i cesarei, è stata invitata ad allontanarsi, ad uscire fuori dalla porta, per usare dei termini eleganti, è stata spintonata, è stata verbalmente aggredita. (...) È stata anche percossa durante un parto cesareo in sala operatoria davanti alla paziente»;

   «Sara, (...), sarebbe stata discriminata per essersi specializzata in Calabria: “Era un atteggiamento – prosegue la testimonianza della sorella della Pedri – che veniva riservato a tutti coloro che si formavano fuori – incalza ancora la sorella nell'articolo. So infatti anche di altre persone che sono state discriminate allo stesso modo. Probabilmente, consideravano il Santa Chiara come un ospedale di eccellenza e quindi coloro che si formavano fuori, soprattutto nel Sud Italia, venivano considerati non all'altezza. Un atteggiamento discriminante perché c'è razzismo alla base”»;

   «E proprio da Catanzaro – si riporta nell'articolo in parola – è partito l'appello di Roberta Venturella, responsabile del Centro di procreazione medicalmente assistita e docente della scuola di specializzazione che ha vissuto fianco a fianco con Sara gli ultimi 5 anni. È stata lei a scrivere al Ministro della salute, Roberto Speranza per chiedere chiarezza, solidarietà e supporto»;

   riguardo alla scomparsa di Sara «la sua automobile – come ivi riportato – è stata ritrovata nei pressi di un ponte a circa 40 km da Trento»;

   «Nessuna pista al momento – prosegue l'articolo – viene esclusa e se da una parte c'è chi non nutre ormai alcuna speranza, dall'altra c'è anche chi spera ancora che Sara possa essere viva»;

   ancora, nella medesima fonte giornalistica, è riportata la testimonianza di Menotti Pullano, direttore del reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro, il quale afferma, che quando Sara «è andata via non ho avuto più notizie da parte sua e questo mi ha un po' preoccupato. Tanto è vero che, probabilmente, gli inquirenti avranno trovato anche qualche mia telefonata fatta nell'immediatezza della scomparsa» –:

   se il Ministro del lavoro e delle politiche sociali intenda adottare iniziative, anche di carattere ispettivo, presso il suddetto ospedale, alla luce delle gravissime criticità evidenziate in premessa;

   di quali notizie disponga al riguardo il Ministro della salute e se non ritenga necessario valutare se sussistano i presupposti per disporre un'ispezione ministeriale presso l'ospedale trentino «Santa Chiara».
(4-09735)


   SUT. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si definiscono «esodati del commercio» gli ex esercenti che hanno cessato definitivamente l'attività tra il 2009 e il 2016, non essendo ancora in possesso del requisito anagrafico per accedere alla pensione e, al contempo, rimanendo esclusi dalla platea degli aventi diritto all'indennizzo «Ind Com» istituito dal decreto legislativo 28 marzo 1996, n. 207 (articolo 1-2), che definiva requisiti e condizioni per la fruizione del contributo, pari all'ammontare del trattamento pensionistico minimo;

   a partire dal 1996, l'indennizzo per cessazione definitiva dell'attività commerciale è stato più volte sospeso e reintrodotto, come avvenuto con la legge di stabilità del 2014 (legge n. 147 del 2013, articolo 1 – comma 490) che ha riaperto i termini di domanda per gli esercenti «cessati», in possesso dei requisiti nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2009 e il 31 dicembre 2016;

   la legge di bilancio 2019 (legge n. 145 del 2018 – articolo 1, commi 283-284) ha reso il suddetto indennizzo strutturale;

   la predetta manovra di bilancio fu seguita da una discussa circolare dell'Inps – la n. 77 del 2019 – che ha permesso l'accesso al beneficio agli esercenti attività commerciali cessate solo a partire dal 1° gennaio 2019, escludendo dagli aventi diritto i titolari delle attività chiuse precedentemente;

   il cosiddetto decreto-legge Crisi aziendali (decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, convertito dalla legge n. 128 del 2019), all'articolo 11-ter è intervenuto prevedendo l'estensione della prestazione economica alle imprese commerciali cessate anche nel periodo 1° gennaio 2017-31 dicembre 2018;

   la circolare Inps n. 4/2020 ha poi subordinato la possibilità di fruizione dell'indennizzo ai requisiti fissati dalla norma istitutiva, demandando la definizione delle altre condizioni a quanto già stabilito nella Circolare n. 77/2019, lasciando dunque estromessi dalla tutela quegli esercenti che hanno cessato definitivamente l'attività tra il 2009 e il 2016, ma che non hanno potuto accedere alla prestazione poiché, pur in possesso del requisito anagrafico, hanno chiuso l'attività prima del 2017;

   un ordine del giorno presentato dall'interrogante durante l'iter di conversione del cosiddetto decreto Rilancio, successivamente accolto dal Governo pro tempore, ha impegnato il Governo medesimo a intraprendere quanto prima iniziative di salvaguardia per i commercianti che hanno cessato l'attività nel predetto periodo 2009-2016, avendo maturato i requisiti necessari entro il 31 dicembre 2018;

   la sopracitata platea di soggetti, rimasta di fatto esclusa dall'indennizzo «Ind Com» nonostante gli interventi legislativi atti a sanare la disparità sopra descritta, ha alimentato il Fondo Inps istituito nell'ambito della gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali degli esercenti attività commerciali, versando un'aliquota contributiva maggiorata dello 0,09 per cento che, con l'ultima legge di bilancio, è stata portata allo 0,48 per cento, ai fini del riequilibrio del «Fondo per la razionalizzazione della rete commerciale», da cui attinge l'indennizzo;

   l'indennizzo per cessazione definitiva dell'attività commerciale è da considerarsi un ammortizzatore sociale, alla luce delle difficoltà che il commercio incontra da tempo;

   gli esodati del commercio non beneficiano di alcuna misura paracadute e sono, in buona parte, donne che hanno subito lo slittamento dell'età pensionabile conseguente alla «riforma Fornero», per poi essere tagliate fuori anche dagli aventi diritto all'indennizzo «Ind Com» –:

   se intenda adottare, in linea con gli impegni presi in precedenza dal Governo pro tempore e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, iniziative volte a includere – anche in forma graduale nella platea degli aventi diritto all'indennizzo «Ind Com», gli esercenti commerciali che hanno cessato l'attività tra il 1° gennaio 2009 e il 31 dicembre 2016 e che hanno maturato i restanti requisiti, tra cui quello anagrafico, entro il 31 dicembre 2018.
(4-09741)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   ACUNZO. – Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. – Per sapere – premesso che:

   il nostro Paese ha un'importante tradizione nel settore agricolo. Infatti, i prodotti agricoli italiani sono conosciuti a livello internazionale e la produzione agricola italiana delle nostre imprese rappresenta un valore fondamentale anche per lo sviluppo dell'economia;

   importante è anche tutelare l'agricoltura contadina ed i prodotti che da questa derivano: prodotti biologici di grande qualità;

   risulta quindi fondamentale per l'economia del nostro Paese valorizzare l'agricoltura contadina, anche per evitare lo spopolamento dei territori come quelli montani o di alcune aree interne del nostro Paese;

   altro elemento importante è quello di consentire e di aiutare i giovani ad intraprendere, anche in forma d'impresa, attività agricole che, come detto, risultano fondamentali per implementare il prodotto interno lordo;

   è pertanto necessario intervenire per effettuare controlli accurati sui terreni agricoli che si trovano nelle vicinanze di siti di stoccaggio dei rifiuti e attivarsi per superare le eventuali gravi problematiche che possono derivare dalla coltivazione di prodotti agricoli siti in terreni vicini ad impianti di stoccaggio dei rifiuti;

   fondamentale è anche l'individuazione dei suddetti terreni agricoli, in modo da poter intervenire per salvaguardare l'ambiente e la salute dei cittadini e valutare la possibilità di coltivare, una volta messo in sicurezza il territorio, prodotti agricoli derivanti da coltivazioni site vicino ad impianti di stoccaggio dei rifiuti –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per effettuare un monitoraggio, ai fini del loro controllo, dei terreni agricoli siti vicino ad impianti di stoccaggio dei rifiuti, per permettere la messa in sicurezza dei territori e valutare la possibilità di sviluppare coltivazioni di terreni per rilanciare l'agricoltura contadina.
(3-02383)


   SARRO. – Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. – Per sapere – premesso che:

   in provincia di Caserta numerosi capi di bufali sono infettati dalla brucellosi, una zoonosi che colpisce diverse specie ruminanti, creando problemi agli allevatori;

   la cura del patrimonio bufalino italiano potrebbe realizzarsi anche ricorrendo alla vaccinazione. Il piano straordinario adottato per il controllo della malattia prevede, invece, il ricorso ai soli abbattimenti, senza esser riusciti a eradicare o contenere la malattia. L'abbattimento indiscriminato di migliaia di bufali ha, però, fatto chiudere numerosi allevamenti e perdere posti di lavoro;

   il mancato ricorso ai vaccini, assieme a errori diagnostici e medici, con conseguente abbattimento anche di capi sani, suscitata preoccupazioni ai lavoratori del settore;

   l'ordinanza del Ministero della salute del maggio 2015, recante «Misure straordinarie di polizia veterinaria in materia di tubercolosi, brucellosi bovina e bufalina, brucellosi ovicaprina, leucosi bovina enzootica» – nel testo modificato dall'ordinanza ministeriale del 6 giugno 2017, prevede l'abbattimento dei capi soltanto dopo il definitivo accertamento della malattia;

   la magistratura ha accolto ricorsi di allevatori, riconoscendo la necessità di modificare le procedure, prevedendo nuovi accertamenti diagnostici, bloccando l'abbattimento dei bufali se solo sospetti di malattia. È stato evidenziato il fatto che i servizi veterinari di aziende sanitarie locali e di regione Campania, in caso di contraddittorietà di esiti diagnostici, non rispetterebbero le procedure dell'Organizzazione mondiale della sanità animale, organismo intergovernativo che definisce e riconosce le procedure e i metodi diagnostici, gli accordi internazionali dell'Organizzazione mondiale del commercio, la normativa dell'Unione europea, quella statale, potendo ricorrere anche alla vaccinazione;

   la Commissione europea fornisce assistenza tecnica agli Stati membri per l'eradicazione della malattia mediante sopralluoghi e ha raccomandato l'uso delle vaccinazioni alle autorità italiane in caso di zone con alto tasso di infezione, come accade a Caserta;

   in caso di mancato progresso nell'eradicazione della malattia, il sostegno finanziario dell'Unione europea è interrotto; infatti, nel 2019 sono state applicate sanzioni pecuniarie per la mancata eradicazione della brucellosi bufalina in Campania, in seguito ai risultati deludenti raggiunti nel 2018;

   le attività di profilassi assunte hanno fallito e sarebbe necessario una profilassi alternativa, utilizzando anche la vaccinazione con controlli congiunti, la prevenzione, la biosicurezza, la formazione di medici veterinari per l'autocontrollo, il controllo diretto ed indiretto della fauna selvatica e le ricerche epidemiologiche –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere per interrompere gli abbattimenti di bufali in provincia di Caserta, utilizzando prioritariamente la profilassi vaccinale.
(3-02384)

Interrogazione a risposta orale:


   LOMBARDO, FIORAMONTI, FUSACCHIA, MURONI e CECCONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   al termine di un lungo negoziato fra il Consiglio dell'Unione europea e la Commissione europea, al fine di tutelare il mare e le sue risorse, è stato deciso di ridurre le giornate di pesca nel Mediterraneo; il compromesso raggiunto prevede una riduzione graduale e progressiva ma consistente: al taglio dell'attività di pesca pari al 10 per cento stabilita per il 2020 si è aggiunta quest'anno un'ulteriore riduzione del 10 per cento entro il 2024 il 40 per cento della pesca a strascico dovrà essere abolito;

   la nuova stretta dell'Europa sulla pesca, settore che in Sicilia è da diverso tempo in crisi, rischia di affondare definitivamente l'intero comparto;

   a metà giugno l'Alleanza delle cooperative italiane pesca (Acip) – dichiarato lo stato di agitazione della categoria – ha organizzato una giornata nazionale di protesta, con l'appoggio delle organizzazioni di settore francesi e spagnole: si sono svolte in contemporanea manifestazioni a Mazara del Vallo e a Venezia, unendo idealmente Nord e Sud nella battaglia alle politiche marittime europee;

   l'Acip ha ripetutamente denunciato le scelte dell'Europa, colpevole di accanirsi contro un settore che è già stato colpito duramente dalla demolizione della flotta (oltre il 16 per cento nell'ultimo decennio) e che è in forte sofferenza per le pesanti ripercussioni della crisi pandemica, con un calo del fatturato del 40 per cento rispetto al 2019;

   il piano di Bruxelles per la pesca costringerà le imprese ittiche ad una sicura estinzione, in quanto mette a rischio le migliaia di imbarcazioni dei pescatori italiani che sono impossibilitati a raggiungere quella sostenibilità economica necessaria per proseguire la loro attività;

   secondo i dati forniti dalla Commissione europea in ordine allo stato degli stock ittici nel Mediterraneo, il 91 per cento sono sovrapescati con una percentuale che balza al 96 per cento per gli stock «demersali», tra cui nasello, triglia e gambero rosa. Tale percentuale altissima, denunciata da Greenpeace e Wwf Italia, fa crollare i Paesi del Mediterraneo all'ultimo posto nella classifica europea;

   in questo precario equilibrio, appare quanto mai necessario e urgente contemperare le esigenze di redditività delle imprese, per scongiurarne l'estinzione, con quelle di tutela delle risorse ittiche per evitare lo spopolamento dei nostri mari, garantendo la conservazione dell'ambiente marino e una corretta gestione delle risorse della pesca –:

   quali chiarimenti il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e, al contempo, quali iniziative intenda avviare per sostenere il settore già in forte crisi, scongiurando l'estinzione delle imprese ittiche italiane.
(3-02379)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOND, SANDRA SAVINO, CAON, SPENA, ANNA LISA BARONI, PAOLO RUSSO e NEVI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia continua a difendere i propri vini con denominazioni d'origine protette da forme di concorrenza ingannevole approntate da Paesi appartenenti alla Unione europea;

   si teme una riedizione del caso del vino Tokaij, completamente diverso dal Tocai italiano, simile solo nel nome, ma di qualità incomparabile, inferiore e senza la nobile storia vantata dal vino italiano. Nonostante ciò l'Italia dovette soccombere alle pretese ungheresi e cedere il nome del prestigioso Tocai, che dovette essere rinominato come «Friulano» perché Tokaij è un luogo geografico, e quindi protetto dalle norme dell'Unione europea mentre in Italia era «solo» il nome di un vitigno;

   nei giorni precedenti, una delle denominazioni italiane più famose e di successo nel mondo, il Prosecco, ha subito un'operazione simile. Infatti, la Croazia ha presentato la proposta alla Commissione europea di registrazione del nome Prosék. Il Prosecco italiano deve essere tutelato, il Governo italiano ha motivi di doglianza sia in fatto che in diritto e deve respingere il tentativo croato di appropriarsi del nome talmente simile che è facilmente confondibile, dando luogo all'ennesimo caso di imitazione di prodotti italiani, sfruttando poi le vendite derivanti dal fenomeno detto Italian sounding. Sembra l'ennesimo tentativo di danneggiare migliaia di produttori italiani e di raggirare i consumatori;

   i produttori del nord est potranno difendersi se le istituzioni saranno efficacemente al loro fianco, visto che la revisione dei disciplinari del 2009 ha introdotto nell'area Doc anche il paesino di Prosecco in provincia di Trieste, e quindi la denominazione è anche un nome geografico;

   la denominazione protetta «Prosecco», una delle più emblematiche del Paese, non deve divenire un caso legalizzato in sede di Unione europea di imitazione e abuso;

   la richiesta croata di tutela di una menzione, il Prosék, che è la mera traduzione in lingua slovena del nome Prosecco, non deve essere accolta poiché il regolamento europeo sull'Organizzazione comune dei mercati agricoli stabilisce che le denominazioni di origine e indicazioni geografiche protette devono essere tutelate da ogni abuso, imitazione o evocazione, anche quando il nome protetto viene tradotto in un'altra lingua;

   il regolamento europeo in materia stabilisce che ogni denominazione di origine debba essere difesa dai tentativi di imitazione, anche attraverso la semplice traduzione linguistica. L'utilizzo in commercio può creare problemi giuridici perché contrasta con il regolamento (CE) n. 1234/2007, quindi la denominazione croata è in conflitto con la protezione della Dop italiana Prosecco;

   infatti al momento della adesione all'Unione europea la Croazia non chiese la protezione della denominazione Prosék, perché consapevole che la richiesta sarebbe stata in conflitto con la tutela riservata al nostro Prosecco;

   ad avviso degli interroganti, il Governo dovrebbe attivarsi in sede di Unione europea poiché la richiesta della Croazia prevede un vaglio degli Stati membri. Agire tempestivamente è necessario giuridicamente e politicamente, poiché appare pericoloso consentire di aggirare le protezioni già accordate ai nostri prodotti Dop e Igp. Appare palese all'interrogante il tentativo di alcuni Stati di aggirare la normativa esistente utilizzando altri schemi, come le menzioni tradizionali. Ciò indebolirebbe la posizione dell'Unione europea stessa nel quadro di negoziati commerciali con Paesi terzi, tra cui quelli in corso con Australia, Nuova Zelanda e Cile, che già si oppongono alla protezione completa del Prosecco –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza opportune e necessarie volte alla tutela del prosecco italiano, opponendosi nelle competenti sedi europee, alla domanda della Croazia di protezione della menzione tradizionale Prosék, al fine di essere efficacemente al fianco dei produttori italiani di qualità, sostenendo il rafforzamento delle Indicazioni geografiche protette.
(5-06358)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOMBARDO, FIORAMONTI, FUSACCHIA, MURONI e CECCONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   dal mese di marzo 2021 la provincia trapanese assiste inerme al proliferare di una particolare alga rossa potenzialmente tossica, denominata Planktothrix rubescens, che ha infestato la diga Rubino: l'eccezionale diffusione dell'alga ha imposto la chiusura dei rubinetti della diga, lasciando a secco una vasta area ricompresa tra i comuni di Trapani, Paceco, Salemi e Marsala ove si trovano numerosi allevamenti e colture ortive, come quella del melone giallo, in piena maturazione;

   lo stop all'erogazione dell'acqua per uso irriguo e per il consumo negli allevamenti è arrivato a seguito dei sopralluoghi e delle analisi effettuate dall'Arpa Sicilia e si protrae, ormai, da oltre 4 mesi;

   la scelta di sospendere l'erogazione dell'acqua ha consentito di limitare il rischio per la salute, ma sta fortemente danneggiando gli agricoltori siciliani; l'acqua viene razionata con le autobotti e non è sufficiente a soddisfare le esigenze di migliaia di ettari in piena operosità: oltre alle colture ortive, sono a rischio adesso anche i vigneti e gli uliveti, con un danno economico enorme;

   nel corso dei mesi anche l'ispettorato dell'agricoltura di Trapani è intervenuto a sostegno degli agricoltori locali, impiegando un gran numero di autobotti per fronteggiare la carenza d'acqua; il recente innalzamento delle temperature e il periodo estivo desta non poche preoccupazioni: le piante seccano e gli animali boccheggiano e, se non verranno presi immediati provvedimenti, si rischia una vera e propria calamità che avrà conseguenze sul tessuto economico locale –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato, per quanto di competenza, circa i fatti esposti in premessa e, al contempo, quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda avviare per contribuire ad individuare una soluzione alla crisi derivante dalla chiusura della diga Rubino, per sostenere gli agricoltori locali.
(4-09737)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MENGA, TERMINI, LEDA VOLPI, FARO, SPESSOTTO, SARLI, SAPIA, MAMMÌ, SEGNERI, EHM, MASSIMO ENRICO BARONI, CORDA e TRANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la popolazione italiana continua a diminuire, ciò è quanto emerge dai dati contenuti nell'ultimo Rapporto annuale sull'evento nascita in Italia (CeDAP – Certificato di assistenza al parto) a cura dell'ufficio di statistica del Ministero della salute;

   nel 2019 sono nati 20.763 bambini in meno rispetto ai 442.676 dell'anno precedente, e con simili numeri alla mano appare altamente verosimile che, a fine del corrente anno, si registrerà un ulteriore calo demografico acuito dalla pandemia generata dal virus Sars-Cov2;

   inoltre, dall'analisi del flusso informativo del CeDAP emerge un aumento del ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma); difatti nel 2018 si sono registrate 2,53 gravidanze con fecondazione assistita ogni 100, mentre nel 2019 il numero è salito a 3,06 gravidanze ogni 100;

   nonostante gli interroganti giudichino positivamente tale incremento, va segnalata un'intollerabile disparità di accesso ai trattamenti per tutte quelle coppie di pazienti residenti nelle regioni italiane in piano di rientro;

   i trattamenti di Pma sono stati inseriti nei livelli essenziali di assistenza ad opera del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, ma l'assenza a tutt'oggi delle tariffe a livello nazionale, da definirsi attraverso un decreto del Ministero della salute, preclude la possibilità alle regioni in piano di rientro di garantire sia con oneri a carico del sistema sanitario regionale, che con oneri a carico del bilancio autonomo regionale, simili prestazioni alle tante coppie che, quotidianamente, ricevono una diagnosi di infertilità e/o sterilità e che non avendo la possibilità di rivolgersi ai centri privati di Pma sono costretti a rinunciare alla possibilità di diventare genitori;

   l'ormai datato aggiornamento dei Lea avrebbe dovuto garantire ad ogni coppia l'egual diritto a formare la propria famiglia indipendentemente dalla regione di residenza, assicurando parità e facilità di accesso ai percorsi di Pma erogati dal Servizio sanitario nazionale, scongiurando in tal modo il verificarsi di un'applicazione della normativa sul territorio nazionale «a macchia di leopardo» –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto esposto in premessa, non intenda adottare le iniziative di competenza per procedere, nel più breve tempo possibile, all'aggiornamento delle tariffe nazionali massime di riferimento per le prestazioni di procreazione medicalmente assistita.
(5-06356)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PARENTELA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di marzo 2021, il Sant'Anna Hospital di Catanzaro ha ottenuto il rinnovo dell'accreditamento, con specifico decreto del commissario per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale;

   con sentenza n. 1079/2021, il Tar della Calabria «ha annullato – per come riportato in un articolo pubblicato il 24 maggio scorso sul portale on line di “Il Quotidiano del Sud” – la delibera dell'Asp di Catanzaro di diniego della contrattualizzazione» della suddetta clinica, a motivo dell'esistenza di un'inchiesta giudiziaria in corso, denominata «Cuore matto», e del mancato accreditamento per l'anno 2020;

   «secondo i giudici del Tribunale amministrativo – come ivi si precisa – l'accreditamento della clinica cardiochirurgica doveva ritenersi invece attivo in quanto rinnovato automaticamente ogni triennio mentre l'indagine penale risulta “inconferente” rispetto alla decisione dell'Asp»;

   «i magistrati amministrativi – prosegue l'articolo – hanno evidenziato la necessità che l'Azienda sanitaria catanzarese debba rideterminarsi in ordine alla contrattualizzazione 2020, mentre nei prossimi giorni i commissari dovranno rendere note le proprie decisioni in relazione all'accreditamento della struttura sanitaria per il 2021»;

   il presidente del consiglio di amministrazione di Villa Sant'Anna Spa, Gianni Parisi, sottolinea – continua l'articolo – che «è la terza volta in pochi mesi, che i giudici del Tar Calabria annullano (...) un provvedimento dell'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro ritenuto evidentemente illegittimo»;

   un articolo del «Corriere della Calabria» del 16 giugno 2021 riporta che il management del Sant'Anna Hospital ha raggiunto «gli uffici amministrativi dell'Asp di Catanzaro per chiedere un incontro e chiedere chiarimenti sia sulla tempistica per la firma del contratto per il 2021 – per le cui prestazioni l'Asp una decina di giorni fa ha assegnato al Sant'Anna un budget di 26 milioni – sia sul perché nell'ultimo bilancio dell'azienda, il 2019, bocciato dal commissario ad acta Guido Longo, non sia stato contabilizzato un credito da oltre 6 milioni che il Sant'Anna vanta nei confronti dell'Asp»;

   ivi si aggiunge che, «tra le contestazioni» del Sant'Anna alla terna commissariale che guida l'Asp di Catanzaro, «c'è comunque soprattutto l'assenza da ormai più di dieci giorni di informazioni certe sulla firma del contratto 2021 e sul suo contenuto»;

   un articolo on line di «LaCNews 24» del 24 aprile 2018 riporta che «Il Sant'Anna di Catanzaro è centro all'avanguardia per interventi al cuore» aggiungendo che «rientra tra i pochi presìdi italiani in cui viene realizzata la tecnica “Rotablator” per i pazienti con placche calcifiche sulle coronarie»;

   in un articolo on line su «OpenCalabria» del 3 maggio 2021, si riporta che la conseguenza della sospensione delle attività del Sant'Anna ha comportato «300 mancati interventi di cardiochirurgia negli ultimi quattro mesi»;

   per le malattie cardiovascolari, ivi si legge: «Il ruolo chiave è svolto dalla Clinica Sant'Anna Hospital di Catanzaro»;

   ivi si annota: «I dati delle prestazioni erogate nel 2020 dal Sant'Anna Hospital di Catanzaro sono impressionanti: 900 interventi in cardiochirurgia, 1.800 procedure in cardiologia interventistica, 585 procedure di elettrofisiologia e 457 interventi di chirurgia vascolare. In sintesi, questa struttura assolve, in media, al 35 per cento dei LEA cardiovascolari complessi in Calabria, limitando, significativamente, l'emigrazione sanitaria»;

   l'interrogante ritiene necessario che, alla luce della situazione sanitaria della Calabria e della mobilità passiva di circa 300 milioni di euro annui, la citata struttura convenzionata riprenda l'attività cardiochirurgica, sia per la cura dei pazienti sia per il mantenimento dei livelli occupazionali –:

   se non intendano assumere urgenti iniziative di competenza, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, al fine di garantire la prosecuzione in regime di convenzione delle attività del Sant'Anna Hospital.
(4-09721)


   SARLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ospedale Sant'Alfonso Maria de’ Liguori, in Sant'Agata de’ Goti (BN), aperto nel marzo 2010 come riferimento per un territorio di cerniera fra le province di Benevento, Caserta, Avellino e Napoli, nato come struttura ad alto standard tecnologico e con i requisiti di sicurezza anti-sismica, a 13 anni dalla sua inaugurazione, risulta oggi svuotato di personale e attrezzature;

   nel 2010 erano attivi i reparti di medicina generale, cardiologia, chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, terapia intensiva, oncologia e geriatria, a cui si affiancavano di pronto soccorso, la radiologia, il laboratorio analisi, la Farmacia ospedaliera, gli ambulatori specialistici e il servizio tecnico-manutentivo; oggi i pochi reparti attivi (accorpati su un unico piano) operano fra mille difficoltà, per la cronica insufficienza in termini di personale e mezzi operativi (in primis gli elettro- medicali);

   in particolare, dall'annessione avvenuta nel 2017 all'Azienda ospedaliera «San Pio» di Benevento, la struttura è fortemente sotto-utilizzata ed è del tutto insufficiente a operare anche in condizioni ordinarie;

   durante tutta la fase pandemica, il De’ Liguori, pur se dichiarato Covid-free, non ha beneficiato di alcun potenziamento dell'attività sanitaria;

   l'attuale situazione dell'ospedale De' Liguori non assicurerebbe i livelli minimi di assistenza sanitaria e andrebbe in senso contrario agli intenti della Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza in merito alla promozione dell'assistenza di prossimità e all'effettiva equità di accesso della popolazione alle cure sanitarie e sociosanitarie, attraverso la definizione di standard qualitativi e quantitativi uniformi, il potenziamento della rete dei servizi distrettuali e il consolidamento di quella ospedaliera a essa integrata;

   la questione appare ancor più paradossale se si valuta che il De' Liguori è situato in una struttura nuova, anti-sismica, appositamente progettata, che è stata collegata, attraverso importanti finanziamenti, a una viabilità che è stata interessata anche dal completamento dell'ultimo tratto della Fondo-Valle Isclero e dai lavori in corso per l'allargamento della strada di collegamento Cervino-Durazzano, proprio allo scopo di collegare più rapidamente la SS7 Appia al De' Liguori –:

   se, in raccordo con la regione Campania, non intenda assumere tutte le iniziative di competenza per verificare l'attuale stato funzionale del nosocomio, al fine di constatare se l'attuale consistenza ospedaliera consenta al De' Liguori di soddisfare il bisogno di salute e garantire i livelli essenziali di assistenza alle popolazioni del territorio di riferimento.
(4-09725)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   RACCHELLA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Abb è una multinazionale svizzero-svedese operante nel settore della «elettrificazione» ed è proprietaria di alcuni stabilimenti industriali tra cui quello sito nella località di Marostica, in provincia di Vicenza;

   negli ultimi anni la Abb ha attuato una serie di politiche di ristrutturazione aziendali in tutti i suoi asset;

   si tratta di ristrutturazioni non dovute alla razionalizzazione delle perdite economiche dei vari settori di interesse ma ad un incremento dei margini di fatturato;

   tali operazioni generavano inevitabilmente ingenti esuberi di personale e un forte utilizzo della delocalizzazione delle produzioni verso Paesi con un minore costo del lavoro con grave danno per il tessuto socio-economico e occupazionale del territorio di Marostica e del Vicentino tutto;

   nel 2018 il perdurare di tali politiche aziendali portò, nello stabilimento di Marostica, in accordo con le organizzazioni sindacali al prepensionamento di 20 unità lavorative con la rassicurazione, da parte dei vertici della Abb, che ciò avrebbe permesso il rilancio dello stabilimento e della produzione;

   nonostante le rassicurazioni e la consistente crescita del fatturato, nell'ottobre 2020 la multinazionale convocava le parti sindacali e le rappresentanze sindacali unitarie aziendali comunicando la decisione di procedere alla chiusura dello stabilimento di Marostica, al conseguente licenziamento di oltre 100 tra lavoratori diretti e somministrati ed al trasferimento dell'intera produzione nello stabilimento, di proprietà Abb, sito in Bulgaria;

   la regione Veneto ha immediatamente aperto un tavolo di consultazioni e di crisi tra le organizzazioni sindacali e la Abb, rappresentata dal responsabile delle relazioni istituzionali, Federico Valtolina riscontrando una totale mancanza di dialogo da parte della multinazionale e con le organizzazioni sindacali e con le istituzioni regionali;

   la Abb, non retrocedendo dal suo intento di chiusura, ha finanche respinto una offerta di acquisto, ben al di sopra del valore effettivo la proprietà in questione, da parte di un produttore locale, offerta volta al mantenimento dei posti di lavoro e della professionalità sul territorio;

   il totale disinteresse da parte della Abb ad addivenire ad un qualsivoglia accordo si evidenzia nel fatto che la stessa ha volutamente disertato un ulteriore incontro con la ragione Veneto sollecitato dal Ministero dello sviluppo economico;

   a fianco della regione Veneto e delle organizzazioni sindacali sono intervenuti i sindaci dei comuni interessati chiedendo un intervento fattivo dei vertici delle istituzioni nazionali nella controversia e a sostegno di un territorio che sta lentamente, e con fatica, uscendo dalla grave crisi socio-economica provocata dai lockdown e dalla pandemia di COVID-19 –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati di fronte a quello che l'interrogante giudica un inaccettabile atteggiamento da parte della multinazionale Abb e quali iniziative si intendano assumere per trovare soluzioni condivise per la continuità aziendale e la salvaguardia occupazionale del sito industriale di Marostica e dell'intero territorio vicentino coinvolto, anche a fronte del fatto che l'azienda non si trova in crisi economica ma ha altresì aumentato il suo fatturato.
(4-09722)

TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata:


   ALEMANNO, SUT, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SCANU. – Al Ministro del turismo. – Per sapere – premesso che:

   molte delle attività del comparto sale da ballo e discoteche hanno effettuato investimenti volti al rispetto del protocollo varato dal Comitato tecnico-scientifico, quali la realizzazione di hub in grado di effettuare tamponi in collaborazione con laboratori di analisi ovvero l'acquisto di tamponi per migliaia di euro;

   il mancato via libera alla riapertura delle attività del comparto sopra menzionato rischia di far fallire molte di loro: si pensi, ad esempio, a locali che, con capienza di oltre 3.500 persone, potrebbero stimare perdite di fatturato, a regime, per 2/3 milioni di euro;

   a ciò si sommano effetti negativi in termini di mancato gettito fiscale e ricadute sull'occupazione stagionale;

   il turismo è ripreso e, mentre in Europa le discoteche sono aperte, in Italia, pur di ritrovarsi e ballare, in questi giorni si stanno moltiplicando eventi illegali e feste abusive, come dimostrano anche casi di cronaca recente: si pensi al raduno nelle campagne di Santa Maria a Monte, fra Pontedera ed Empoli;

   il comparto sale da ballo e discoteche rimane un'importante attrazione per il turismo, sia di provenienza nazionale che estera, nel nostro Paese –:

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per sostenere il comparto sopra menzionato, anche al fine di una diversificazione dell'offerta turistica, nonché di un servizio maggiormente rivolto alla popolazione giovane, che il turismo italiano dovrebbe garantire.
(3-02387)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro del turismo. – Per sapere – premesso che:

   secondo quanto pubblicato su Il Sole 24 ore del 4 luglio 2021 è in arrivo un pacchetto rafforzato di aiuti per il settore del turismo;

   oltre al nuovo credito di imposta all'80 per cento per la riqualificazione delle strutture alberghiere e ricettive, sono previsti anche il riconoscimento del tax credit del 65 per cento per gli interventi di riqualificazione già eseguiti sugli alberghi nell'ultimo triennio ed una sezione speciale del fondo di garanzia per le imprese del settore;

   le misure risultano essere già finanziate con le risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per 1,8 miliardi di euro e con le altre risorse a disposizione del Ministero del turismo e perseguono l'obiettivo di consentire interventi di miglioramento, di riqualificazione ed efficientamento delle strutture ricettive;

   per gli interventi di maggiore entità – in termini di importanza e di dimensione delle strutture – in alternativa alla sezione speciale del fondo di garanzia, sembra si stia valutando la creazione di una nuova sezione del fondo rotativo per l'innovazione, tramite la quale sarà possibile finanziare i grandi investimenti mediante un combinato di parte a fondo perduto e parte di prestiti di lungo periodo a tassi agevolati;

   il credito di imposta all'80 per cento per la riqualificazione degli edifici, invece, sembra sia accompagnato anche da un contributo a fondo perduto dell'importo di spesa ammissibile che, secondo le anticipazioni di stampa, potrebbe anche essere incrementato qualora le misure interessino interventi di digitalizzazione o per incentivare l'imprenditorialità giovanile o femminile ovvero per edifici localizzati nel Mezzogiorno;

   l'accesso all'incentivo dovrebbe avere durata triennale, nell'ottica di dare agli imprenditori maggior certezza e adeguata possibilità di pianificazione –:

   se trovino conferma le notizie di cui in premessa, entro quando si ipotizzi possano trovare luce le predette misure e quale impatto, in termini economici, avranno sull'intero settore.
(3-02388)


   MORETTO, MOR, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro del turismo. – Per sapere – premesso che:

   il settore del turismo è stato duramente colpito dalla pandemia. Nel nostro Paese il giro d'affari ha registrato un calo del 51 per cento, passando da 236 miliardi di euro nel 2019 a 116 miliardi di euro nel 2020. L'impatto sul prodotto interno lordo nazionale è sceso al 7 per cento nel 2020, rispetto al 13,1 per cento del 2019. Anche l'occupazione del settore ha registrato un sensibile calo, scendendo da 3,5 milioni di occupati nel 2019 a quasi 3,2 milioni nel 2020, con un calo del 9,6 per cento;

   il nostro Paese possiede 75 siti Unesco, è costantemente in testa alle mete turistiche più ricercate nel web e vanta una delle ricchezze gastronomiche e vinicole più importanti del mondo. Importante meta turistica è rappresentata anche dalle città d'arte, che attirano ogni anno migliaia di visitatori da tutto il mondo;

   nel periodo di chiusura dovuto alla pandemia il settore del turismo ha visto aumentare le difficoltà economiche e, nonostante gli aiuti previsti dai decreti «ristori» e «sostegni», molti operatori sono stati costretti ad indebitarsi con le banche;

   dal 1° luglio 2021 è entrato in vigore l'EU digital COVID certificate, cosiddetto «green pass», che facilita gli spostamenti tra i Paesi dell'Unione europea e dell'area Schengen;

   il piano di riaperture nazionali messo in campo da questo Governo e l'avvento del «green pass» rappresentano il vero grande sostegno al comparto del turismo, che è ripartito anche con l'arrivo dei turisti stranieri;

   per consolidare la ripresa e rilanciare un comparto così strategico per il Paese è necessario pianificare con urgenza un'«Agenda Turismo», con azioni concrete e tempi certi per incentivare investimenti e sviluppo del nostro sistema ricettivo e di accoglienza;

   le ingenti risorse in arrivo dall'Europa grazie ai fondi Next generation EU e la recente approvazione del «fondone» nazionale di 30,6 miliardi di euro forniscono la concreta opportunità di dare gambe ad una programmazione seria e lungimirante, sia sul fronte della digitalizzazione, della mobilità turistica, dell'accessibilità del patrimonio culturale che della riqualificazione delle strutture ricettive;

   con riferimento a quest'ultimo aspetto nei giorni scorsi il Ministro interrogato ha annunciato alla stampa un imminente decreto che prevederà uno «sgravio dell'80 per cento ma con regole semplicissime» e che impiegherà 1,8 miliardi di euro dedicati alla ristrutturazione delle strutture ricettive di ogni tipo –:

   se e quando il Ministro interrogato intenda sottoporre al Parlamento un'«Agenda Turismo» contenente tutte le misure necessarie al solido rilancio del comparto, inclusa quella relativa al superbonus per la riqualificazione delle strutture ricettive.
(3-02389)


   RIZZONE. — Al Ministro del turismo. – Per sapere – premesso che:

   il 15 settembre 2020 è stato pubblicato un avviso pubblico con cui il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo dava attuazione al decreto ministeriale del 12 agosto 2020, dettando i termini e le modalità di presentazione della richiesta per accedere al fondo di cui all'articolo 182, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77;

   dal 19 maggio 2021 risulta pienamente operativo il sistema amministrativo-contabile del nuovo Ministero del turismo e contestualmente sono state riavviate le erogazioni relative alla seconda tranche dei contributi per agenzie di viaggio e tour operator già individuati quali beneficiari;

   il 20 maggio 2021 il Consiglio dei ministri ha approvato il cosiddetto «decreto sostegni bis», che prevede misure urgenti connesse all'emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali, e in esso è previsto lo stanziamento di 150 milioni di euro per sostenere il comparto delle agenzie di viaggio e tour operator, guide e accompagnatori turistici, bus turistici e imprese ricettive, nonché la possibilità che il bonus vacanze – rinnovato – possa essere utilizzato anche per pagamenti ad agenzie di viaggio, tour operator, hotel e bed and breakfast;

   il settore del turismo è e deve continuare ad essere un pilastro fondamentale dell'economia italiana (rappresentava in epoca pre-COVID il 13,2 per cento del prodotto interno lordo, pari a 232 miliardi di euro), ma, stanti le enormi difficoltà causate dalla pandemia da COVID-19, numerose piccole e medie imprese rischiano di chiudere e/o essere fagocitate da grandi operatori stranieri;

   gli spostamenti degli italiani verso l'estero e dei turisti stranieri verso l'Italia sono ancora ridottissimi nonostante vaccinazioni e protocolli;

   il mondo del turismo – quello degli operatori turistici in particolare – sta risentendo più degli altri a livello economico della crisi e per costituire il volano della ripresa ha bisogno di risposte chiare e precise;

   è quanto mai necessario garantire alle imprese, oltre che sostegni economici, anche certezze nelle tempistiche relative all'erogazione degli stessi, al fine di potere programmare le attività in relazione alle risorse disponibili –:

   quali iniziative di competenza siano state poste in essere per la celere erogazione dei sostegni previsti per le aziende del settore delle agenzie di viaggi e tour operator, con espresso riferimento all'emissione del nuovo avviso relativo ai fondi stanziati dal decreto-legge di cui sopra.
(3-02390)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, il Ministro per le disabilità, per sapere – premesso che:

   la legge 27 dicembre 2019, n. 160, Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022 prevede, al comma 282 dell'articolo 1, che, al fine di consentire anche alle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam) di dare concreta attuazione ai servizi e alle iniziative in favore degli studenti con disabilità e con certificazione di disturbo specifico dell'apprendimento, il fondo per il funzionamento amministrativo e per le attività didattiche delle istituzioni Afam, a decorrere dall'anno 2020, è incrementato di 1.500.000 euro, ripartiti tra le istituzioni Afam statali in rapporto al numero complessivo degli studenti presso di esse iscritti;

   la legge 30 dicembre 2020, n. 178, Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023, prevede, al comma 542 dell'articolo 1, che, al fine di consentire anche alle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam) di dare concreta attuazione ai servizi e alle iniziative in favore degli studenti disabili di cui all'articolo 12 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e degli studenti con invalidità superiore al 66 per cento nonché degli studenti con certificazione di disturbo specifico dell'apprendimento, a decorrere dall'anno accademico 2020/2021, i fondi per il funzionamento amministrativo e per le attività didattiche delle istituzioni dell'Afam sono incrementati di 1 milione di euro annui a decorrere dall'anno 2021, ripartiti tra le varie istituzioni in rapporto al numero complessivo degli studenti disabili iscritti presso le stesse istituzioni, prevedendo anche l'inserimento di una figura di tutor accademico esperto in didattica musicale inclusiva e appositamente formato;

   il tutor accademico deve essere considerato come una figura che facilita l'inserimento e l'inclusione nelle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica degli studenti con disabilità già a partire dalla domanda di iscrizione, coordinando gli interventi dei docenti e degli uffici amministrativi universitari;

   ad oggi, non risulta che sia stata intrapresa dal Ministero dell'università e della ricerca una iniziativa che disciplini la figura del tutor accademico; si rischia, in questo modo, che si arrivi al nuovo anno accademico senza che sia stata istituita –:

   se il Governo non ritenga d'intraprendere tutte le iniziative di competenza per disciplinare l'introduzione della figura del tutor accademico all'interno delle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, prevedendone le peculiarità e le qualità formative.
(2-01273) «Sportiello, Del Sesto, Federico, Nappi».

Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

  Mozione Rizzo, Ferrari, Pagani, Maria Tripodi, Occhionero, Deidda, Tondo ed altri n. 1-00452, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Berardini. Contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato «Rizzo, Ferrari, Pagani, Maria Tripodi, Occhionero, Deidda, Berardini, Tondo.».

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Rizzo e altri n. 1-00452, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Perego Di Cremnago, Corda.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Caffaratto n. 5-06352, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 luglio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Molinari, Benvenuto, Boldi, Gastaldi, Giglio Vigna, Gusmeroli, Liuni, Maccanti, Patelli, Pettazzi, Tiramani.

  L'interrogazione a risposta scritta Trano e altri n. 4-09714, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 luglio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Costanzo.

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Quartapelle Procopio n. 1-00421, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 458 del 17 febbraio 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    esattamente un anno fa, il 7 febbraio 2020, Patrick Zaki è stato arrestato all'aeroporto del Cairo, mentre stava tornando a casa per un breve periodo di pausa prima di iniziare il suo secondo semestre di studi all'università di Bologna;

    Patrick Zaki è un ragazzo egiziano che nell'agosto del 2019 si era trasferito in Italia per frequentare il master Gemma: un programma dell'università di Bologna sponsorizzato dalla Commissione europea, con il programma Erasmus Mundus, che si occupa di studi di genere. Patrick aveva ottenuto una borsa di studio, dopo un rigoroso processo di selezione che ha visto quasi seicento domande da parte di studentesse e studenti di tutto il mondo, con 29 borse assegnate in tutta Europa di cui 3 a Bologna;

    il 7 febbraio 2020, atterrato all'aeroporto del Cairo, è stato fermato dalla polizia e trattenuto. A denunciare la sua scomparsa è stata l'Egyptian initiative for personal rights (Eipr), un'organizzazione egiziana per i diritti umani nata nel 2002, di cui Zaki è un collaboratore. Secondo la ricostruzione degli avvocati, Patrick sarebbe stato sottoposto a interrogatorio, picchiato e torturato con scosse elettriche prima di essere trasferito in un ufficio dell'Agenzia di sicurezza nazionale, i servizi segreti egiziani, a Mansoura: la sua città natale che si trova a circa 120 chilometri dalla Capitale. Solo il giorno dopo, l'8 febbraio, è stato raggiunto dai legali e ha fatto la sua comparsa davanti al pubblico ministero;

    Patrick è stato spostato al Cairo nel mese di marzo 2020. A causa dell'emergenza Covid, non ha potuto incontrare familiari né avvocati fino a settembre 2020, quando ha potuto finalmente ricevere una visita della madre. Lo stato di carcerazione preventiva è stato prolungato con ripetuti rinvii di udienze e rinnovi, senza alcun processo. Difatti, ufficialmente le indagini proseguono ancora;

    le accuse formalizzate dalla procura sono diverse e includono «la diffusione di notizie false dirette a minare la pace sociale», «l'incitamento alla protesta senza permesso», «l'istigazione a commettere atti di violenza e terrorismo», «la gestione di un account social che indebolisce la sicurezza pubblica», nonché «l'appello al rovesciamento dello Stato». Sono i cinque reati con cui, negli ultimi anni, in Egitto, si colpiscono regolarmente attivisti, avvocati, giornalisti, dissidenti e difensori dei diritti umani;

    inoltre, in Egitto la detenzione preventiva è diventata un provvedimento molto diffuso: la persona rimane in prigione mentre la polizia ha il compito di indagare sul caso in base alle accuse formalizzate dalla procura. Spesso, però, dietro questo atto si nasconde una detenzione del tutto arbitraria: non viene fatta alcuna indagine e la custodia cautelare è rinnovata a ogni udienza, fino al tetto massimo, stabilito dalla legge egiziana, di due anni. Il tutto per punire senza un processo e sottrarre all'attenzione dell'opinione pubblica un prigioniero di coscienza;

    la detenzione arbitraria di Patrick Zaki preoccupa anche considerate le condizioni delle carceri egiziane, «piene di detenuti politici, persone imprigionate senza alcun motivo se non quello di aver espresso opinioni critiche nei confronti del governo di al-Sisi», come dichiarato da Mohamed Lotfy, cofondatore dell'organizzazione Egyptian commission for rights and freedoms, aggiungendo che il coronavirus ha reso la vita dei detenuti sempre più dura, privandoli anche di un supporto psicologico, in quanto «possono ricevere visite di parenti e familiari meno spesso di prima»;

    il numero di persone presenti nelle carceri d'Egitto non si conosce, è un dato che le autorità del Cairo si rifiutano di fornire. Secondo alcune stime, le presenze sarebbero 114 mila: oltre il doppio della capienza massima di 55 mila persone. Nelle 16 carceri esaminate da Amnesty, centinaia di detenuti sono ammassati in celle sovraffollate, con una superficie media stimata di 1,1 metri quadrati per detenuto. Il minimo raccomandato dagli esperti è di 3,4 metri. Non solo: nel 2020, a seguito di grazie presidenziali e rilasci condizionali, sono uscite dalle prigioni 4 mila persone in meno rispetto al 2019;

    intanto, purtroppo, Patrick, come lui stesso ha fatto sapere attraverso i suoi familiari, è afflitto ed esausto. In una lettera inviata alla famiglia il 12 dicembre 2020, Zaki ha fatto sapere di essere molto provato dalla detenzione. «Ho ancora problemi alla schiena, ho bisogno di forti antidolorifici e di qualcosa per dormire meglio — ha scritto —. Il mio stato mentale non è un granché dall'ultima udienza. Voglio mandare il mio amore ai miei compagni di classe e agli amici a Bologna. Mi mancano molto la mia casa lì, le strade e l'università. Speravo di trascorrere le feste con la mia famiglia ma questo non accadrà per la seconda volta a causa della mia detenzione»;

    nonostante i tentativi della magistratura egiziana di far dimenticare Patrick attraverso gli estenuanti rinvii del suo processo, le campagne a sostegno della sua liberazione si moltiplicano: entrano nel secondo anno la campagna di Amnesty International, dell'Università e del Comune di Bologna, che hanno nominato Patrick Zaki cittadino onorario, e di tanti altri enti locali e istituti accademici e dell'informazione in tutta Italia;

    inoltre, sul web, sono state superate 100 mila firme per la petizione online lanciata sulla piattaforma Change.org dalla community «Station to Station» — l'associazione che raggruppa cittadini e studenti per tenere viva la memoria sulla strage del 2 agosto 1980 a Bologna — e diretta al Presidente del Consiglio e alle più alte cariche istituzionali, per chiedere la cittadinanza italiana onoraria per Patrick Zaki;

    il conferimento della cittadinanza italiana, seppur preveda un lungo iter, rappresenterebbe un fortissimo segnale sia per l'Egitto che per gli alleati europei che sostengono la liberazione di Zaki e permetterebbe all'Italia e all'Europa di poter esercitare una maggiore pressione sul Cairo. La nostra legge prevede che il riconoscimento della cittadinanza a uno straniero sia possibile «quando questi abbia reso eminenti servizi al Paese, ovvero quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato», che, i cittadini e le istituzioni italiane stanno a gran voce dimostrando,

impegna il Governo:

1) ad avviare tempestivamente mediante le competenti istituzioni le necessarie verifiche al fine di conferire a Patrick George Zaki la cittadinanza italiana ai sensi del comma 2 dell'articolo 9 della citata legge n. 91 del 1992;

2) a continuare a monitorare, con la presenza in aula della rappresentanza diplomatica italiana al Cairo, lo svolgimento delle udienze processuali a carico di Zaki e le sue condizioni di detenzione;

3) a continuare a sostenere, nei rapporti bilaterali con l'Egitto e in tutti i consessi europei ed internazionali, l'immediato rilascio di Patrick Zaki e di tutti i prigionieri di coscienza: difensori dei diritti umani, giornalisti, avvocati e attivisti politici finiti in carcere solo per aver esercitato in modo pacifico i loro diritti fondamentali;

4) a continuare ad adottare iniziative affinché le autorità egiziane rispettino i diritti alla libertà d'espressione, di associazione e di manifestazione pacifica e spezzino il circolo dell'impunità per le gravi violazioni dei diritti umani in corso nel Paese.

5) a promuovere, in sede europea, azioni volte a sostenere le università dell'Unione nella tutela dei diritti umani degli studenti iscritti, nell'ambito della propria attività di studio e ricerca.
(1-00421) (Ulteriore nuova formulazione) «Quartapelle Procopio, Sensi, Pastorino, Campana, Lattanzio, Perantoni, Fragomeli, Buratti, Bologna, Fusacchia, Muroni, Napoli, Serracchiani, Fioramonti, Piccoli Nardelli, Tasso, Gagnarli, Nobili, Marco Di Maio, Siani, Ferri, Paita, Carelli, De Luca, Verini, Palmisano, Boldrini, Pollastrini, Fiano, Sarli, Bonomo, Maurizio Cattoi, Rossi, Fassino, Viscomi, Incerti, Gribaudo, Mura, Migliore, Zardini, Ciampi, Ungaro, Magi, La Marca, Pezzopane, Giachetti, Berti, Frailis, Lombardo, Vito, Carnevali, Pettarin, Pellicani, Bordo, Schirò, Fitzgerald Nissoli, De Maria, Bruno Bossio, Dall'Osso, Vietina, Spadoni».

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interpellanza Foti n. 2-01000 del 10 novembre 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-09717;

   interrogazione a risposta in Commissione Gemmato n. 5-05865 del 27 aprile 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-09718.