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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 19 novembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    in ricordo dell'uccisione delle tre sorelle Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa Mirabal, assassinate nella Repubblica Dominicana il 25 novembre 1960 per la loro resistenza alla dittatura di Rafael Leónidas Trujillo, nel 1999 le Nazioni Unite hanno istituito la giornata mondiale del 25 novembre per l'eliminazione della violenza contro le donne, per sensibilizzare la collettività sul fatto che in tutto il mondo le donne sono soggette a stupri, violenze domestiche e altre forme di violenza;

    «La violenza contro le donne è forse la violazione dei diritti umani più vergognosa. Essa non conosce confini né geografia, cultura o ricchezza. Fin tanto che continuerà, non potremo pretendere di aver compiuto dei reali progressi verso l'uguaglianza, lo sviluppo e la pace», così diceva Kofi Atta Annan, il settimo Segretario Generale delle Nazioni Unite;

    la Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne del 1993 fornisce per la prima volta una definizione ampia della violenza contro le donne, definita come «qualunque atto di violenza sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata»;

    nel 2020, anno della pandemia, il tema della violenza contro le donne è riemerso in tutta la sua drammaticità;

    il 1° ottobre 2020 il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, nel suo discorso a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite per commemorare il 25° anniversario della quarta Conferenza mondiale sulle donne tenutasi a Pechino, ha sottolineato come la pandemia abbia enfatizzato la mancanza di tutela dei diritti delle donne, perché «sono proprio donne e ragazze a essere maggiormente colpite dalla crisi e a portare sulle proprie spalle il peso del fortissimo impatto sociale ed economico che essa sta determinando in tutto il mondo». Sempre lo stesso segretario generale ha affermato che «Nelle fasi iniziali della pandemia, le Nazioni Unite previdero che quarantene e chiusure forzate avrebbero potuto portare all'allarmante numero di 15 milioni di casi di violenza di genere in più ogni tre mesi.» Previsioni che sembrano ora essersi avverate. «In dodici Paesi studiati dalle Nazioni Unite, il numero di casi di violenza contro le donne riferiti a varie istituzioni è aumentata dell'83 per cento dal 2019 al 2020, con l'aumento del 64 per cento di quelli denunciati alla polizia»;

    secondo l'Unfpa (United Nations Population Fund), l'agenzia delle Nazioni Unite che lavora per promuovere l'eguaglianza di genere e l'emancipazione delle donne, in tutto il mondo si stima che una donna su tre sarà, nel corso della propria vita, oggetto di abusi fisici o sessuali;

    la maggior parte dei Paesi dell'Unione europea dispone di leggi per contrastare la violenza basata sul genere sull'orientamento sessuale. Tuttavia, l'assenza di una definizione unica e di regole comuni, impedisce che venga affrontata in modo efficace. Per tale motivo il Parlamento europeo è tornato più volte a chiedere una normativa europea a tale riguardo che consentirebbe la definizione di standard giuridici comuni, nonché la previsione di sanzioni penali minime in tutta l'Unione europea;

    il completamento dell'adesione dell'Unione europea alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica resta una priorità;

    in Italia, la piaga dei femminicidi continua a popolare la cronaca italiana: secondo il report periodico elaborato dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale del Ministero dell'interno, nel periodo che va dal 1° gennaio al 14 novembre 2021 sono stati registrati 252 omicidi, con 103 vittime donne di cui 87 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 60 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. Analizzando gli omicidi del periodo sopra indicato, rispetto a quello analogo dello scorso anno, si nota un lieve decremento (-2 per cento) nell'andamento generale degli eventi (da 256 a 252), con le vittime di genere femminile che invece mostrano un leggero aumento, passando da 100 a 103 (+3 per cento). La settimana 16-22 agosto 2021 è stata particolarmente drammatica sul fronte della violenza sulle donne, con ben quattro omicidi. Tra questi casi si ricordi il delitto di Aci Trezza: la giovane 26enne Vanessa uccisa con un colpo di pistola alla testa dal suo ex ragazzo mentre passeggiava con degli amici;

    nella maggior parte dei casi, i carnefici fanno parte della sfera affettiva delle vittime, spesso all'interno delle mura di casa, come emerge dallo stesso report citato. Nel 2020 è quasi raddoppiato, rispetto all'anno precedente, il numero delle chiamate al numero antiviolenza 1522: complice la pandemia, con il lockdown durante il quale le famiglie sono state più a stretto contatto. Secondo i dati pubblicati dall'Istat nel Rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs), che offre le misure statistiche finalizzate al monitoraggio dell'Agenda 2030 dell'Onu, nel 2020 più di 49 donne ogni 100.000 si sono rivolte al numero verde 1522 perché vittime di violenza: nel 2019 la cifra era di circa 27. Un aumento, quello delle chiamate, che è stato diffuso tra tutte le regioni. Il tipo di violenza più segnalato è quella psicologica, che quasi sempre si accompagna a quella fisica;

    laddove le famiglie sono più a stretto contatto e trascorrono più tempo assieme, come avvenuto durante l'attuale pandemia, aumenta il rischio che le donne e i figli siano esposti alla violenza, soprattutto se in famiglia vi sono gravi perdite economiche o di lavoro; man mano che le risorse economiche diventano più scarse, possono aumentare anche forme di abuso, di potere e di controllo da parte del partner;

    nei primi cinque mesi del 2020 sono state 20.525 le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza (Cav), per l'8,6 per cento la violenza ha avuto origine proprio da situazioni legate alla pandemia (ad esempio la convivenza forzata, la perdita del lavoro da parte dell'autore della violenza o della donna) (fonte: Nota Istat del 17 maggio 2021 «Le richieste di aiuto durante la pandemia»);

    oltre ai delitti, rimane il problema dei cosiddetti «reati spia», quei reati che sono indicatori di violenza di genere, espressione dunque di abusi fisici, sessuali, psicologici o economici, diretti contro una donna in quanto tale. Secondo i dati del Ministero dell'interno, nel primo semestre del 2021 i reati spia sono stati 19.128, con l'incidenza delle vittime donne che rimane invariata, attestandosi al 79 per cento;

    tali dati preoccupano e dimostrano quanto ancora ci sia da fare per prevenire e contrastare tale grave fenomeno;

    la violenza contro le donne è certamente un fatto culturale. Nei femminicidi, infatti, l'uomo considera la donna un suo possesso, un oggetto, dunque l'educazione dei giovani costituisce una delle chiavi di volta per un reale cambio di passo della nostra società. E uno degli strumenti per prevenire e contrastare la violenza di genere sarebbe quello di introdurre l'educazione affettiva e sessuale nelle scuole di ogni ordine e grado;

    in tale direzione va anche una proposta di legge, presentata il 7 maggio 2021, della prima firmataria del presente atto (A.C. 3100) recante «Delega al Governo per l'introduzione dell'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione nonché nei corsi di studio universitari»;

    il nostro sistema sanitario mette a disposizione di tutte le donne, italiane e straniere, una rete di servizi sul territorio, ospedalieri e ambulatoriali, socio-sanitari e socio-assistenziali, anche attraverso strutture facenti capo al settore materno-infantile, come ad esempio il consultorio familiare, al fine di assicurare un modello integrato di intervento. Uno dei luoghi in cui più frequentemente è possibile intercettare la vittima è il pronto soccorso. È qui che le vittime di violenza, a volte inconsapevoli della loro condizione, si rivolgono per un primo intervento sanitario. In particolare, per la tempestiva e adeguata presa in carico delle donne vittime di violenza che si rivolgono al pronto soccorso, sono state adottate, nel 2017, le specifiche Linee guida nazionali per le aziende sanitarie e le aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza;

    salvo che non sia necessario attribuire un codice di emergenza (rosso o equivalente), alla donna deve essere riconosciuta una codifica di urgenza relativa (codice giallo o equivalente) così da garantire una visita medica tempestiva e ridurre al minimo il rischio di ripensamenti o allontanamenti volontari. È previsto, inoltre, che la donna presa in carico debba essere accompagnata in un'area separata dalla sala d'attesa generale che le assicuri protezione, sicurezza e riservatezza. Poiché spesso, però, la violenza rimane nascosta, al fine di individuarne il più rapidamente possibile i segni è importante rafforzare le competenze degli operatori sociosanitari che entrano in contatto con le vittime, mediante specifici programmi di formazione;

    gli stessi Ordini professionali degli avvocati, dei medici, degli psicologi e degli assistenti sociali, nell'ambito della propria autonomia e delle rispettive competenze, devono costantemente integrare i programmi e le attività di formazione degli iscritti mediante la previsione dello sviluppo e dell'aggiornamento di conoscenze e competenze in materia di violenza domestica e di genere, con particolare riferimento alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, fatta a Istanbul l'11 maggio 2011, e resa esecutiva dalla legge 27 giugno 2013, n. 77, nonché in materia di ascolto e trattamento dei minori nei procedimenti giudiziari;

    il nostro Paese ha compiuto un passo storico nel contrasto della violenza di genere con la legge 27 giugno 2013, n. 77, approvando la ratifica della Convenzione di Istanbul, redatta l'11 maggio 2011. Le linee guida tracciate dalla Convenzione costituiscono, infatti, il binario e il faro per varare efficaci provvedimenti, a livello nazionale, e per prevenire e contrastare tale fenomeno;

    nella presente legislatura il Parlamento ha proseguito nell'adozione di misure volte a contrastare la violenza contro le donne attraverso il perseguimento di tre obiettivi; prevenzione dei reati, punizione dei colpevoli e protezione delle vittime. In tale ambito si pone, in particolare, l'approvazione della legge n. 69 del 2019 (cosiddetto codice rosso), volta a rafforzare le tutele processuali delle vittime di reati violenti, con particolare riferimento ai reati di violenza sessuale e domestica;

    tale legge ha evidentemente apportato miglioramenti al sistema di tutela delle donne; tuttavia, paiono necessari alcuni correttivi, anche proposti in un testo della prima firmataria del presente atto (A.C. 2680) recante «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere e della violenza sui minori»;

    il Governo adotta, con cadenza biennale, piani straordinari per contrastare la violenza contro le donne; dopo l'emanazione nel 2015 del primo Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere è attualmente operativo il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017-2020, finanziato con la precedente legge di bilancio, che si prevede di rifinanziare con la prossima legge di bilancio 2022;

    dopo molti anni dalla emanazione della direttiva europea in materia, il nostro Paese non è ancora riuscito ad approvare una legge che renda veramente giustizia a tutte le vittime di reati violenti, compresi i familiari, e che possa rispondere alle esigenze di equa e giusta riparazione provenienti dalle stesse, sarebbe quindi necessario provvedere, al più presto, ad una completa rivisitazione della disciplina vigente;

    è di recente istituzione il «Reddito di libertà» per le donne vittime di violenza, tuttavia occorre fare di più per una piena emancipazione e indipendenza economica che consenta di poter denunciare senza paura i soprusi subiti;

    i dati ufficiali illustrati non tengono ovviamente conto del sommerso, vale a dire tutte le vittime di violenza che decidono di non chiedere aiuto né denunciare;

    i dati inerenti ai casi di violenza, relativamente al periodo del lockdown conseguente alle misure anti-COVID-19, evidenziano che la convivenza e il confinamento forzati hanno acutizzato situazioni di violenza preesistenti all'interno della famiglia;

    persiste una maggiore difficoltà per il raggiungimento dell'autonomia da parte delle donne vittime di violenza, che hanno intrapreso un percorso presso una casa rifugio nei centri antiviolenza, nel trovare una soluzione abitativa decorosa e capace di soddisfare le esigenze proprie ma, soprattutto, nella maggior parte dei casi, dei figli minori;

    le novità introdotte nella materia costituiscono passi importanti, ma ad essi dovrebbe necessariamente far seguito anche la creazione di una rete capillare di servizi che diminuisca il costo economico e psicologico dell'uscita della donna dal luogo in cui è vittima di violenze;

    il reinserimento nel mondo del lavoro per le vittime di violenza di genere risulta difficoltoso, compromettendo quel fattore determinante per l'emancipazione femminile che è l'indipendenza economica, elemento, quest'ultimo, decisivo anche per l'uscita definitiva dal terribile circolo delle violenze,

impegna il Governo:

1) ad attivare tempestivamente il nuovo piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, nonché a valutare di assumere iniziative in relazione all'ormai improcrastinabile necessità di superare il carattere di straordinarietà del piano stesso a favore di azioni non improntate all'eccezionalità, ma di carattere sistemico;

2) a prevedere iniziative concrete tese a garantire una rete omogenea su tutto il territorio nazionale dei centri antiviolenza e delle case rifugio, con stanziamento di adeguate risorse economiche, anche per garantire personale adeguatamente formato, assicurando l'aggiornamento costante della mappatura dei centri anti violenza del Dipartimento per le pari opportunità, e adottando, inoltre, le iniziative di competenza per garantire che la violenza contro le donne sia affrontata tramite un coordinamento efficace tra autorità nazionali, regionali e locali;

3) ad adottare iniziative per rendere omogenei, su tutto il territorio nazionale, norme e finanziamenti per le azioni di contrasto alla violenza contro le donne, e per incrementare le risorse destinate al Fondo contro la violenza e le discriminazioni di genere, al Fondo per le pari opportunità, al Fondo per le vittime di reati intenzionali violenti, al Fondo antitratta e, in generale, a tutte le politiche per la promozione della parità di genere e per la prevenzione ed il contrasto di ogni forma di violenza contro le donne;

4) ad adottare iniziative per garantire la promozione, da parte dei media, della soggettività femminile, nonché l'introduzione di efficaci meccanismi di monitoraggio e di intervento sanzionatorio su comportamenti mediatici e comunicativi di ogni tipo che esprimano sessismo e visione stereotipata dei ruoli tra uomo e donna;

5) ad adottare le iniziative di competenza per contrastare la violenza di genere sui social network, ed in particolare le forme di istigazione che prendono di mira l'aspetto fisico, l'appartenenza religiosa o razziale, anche attraverso l'istituzione di un osservatorio sul fenomeno;

6) ad adottare iniziative per potenziare il raccordo fra scuola, servizi territoriali e consultori familiari e per adolescenti per intervenire più efficacemente quanto alle politiche educative sull'uguaglianza e sul rispetto delle differenze;

7) a dare attuazione, per quanto di competenza, alle risultanze e alle raccomandazioni contenute nella relazione conclusiva dei lavori della «Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio» della scorsa legislatura, promuovendo iniziative normative, anche di carattere fiscale, e amministrative volte ad accompagnare o orientare le donne vittime di violenza nel percorso di recupero della libertà e dell'integrità fisica, morale ed economica;

8) a promuovere, nelle scuole di ogni ordine e grado, l'educazione alla parità tra i sessi, nonché la prevenzione della violenza di genere, attraverso il potenziamento di specifici percorsi di formazione del personale docente nell'ambito del piano triennale dell'offerta formativa, promuovendo altresì l'introduzione dell'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione e nei corsi di studio universitari;

9) ad adottare iniziative per stanziare risorse adeguate da destinare alla formazione delle Forze dell'ordine che si relazionano con le donne che hanno subito ogni tipo di violenza, nonché alla promozione di una cultura sociale e giudiziaria maggiormente orientata alla tutela della vittima, anche attraverso iniziative di formazione, informazione e sensibilizzazione nei luoghi di socialità, di svago, di cura e benessere delle donne, agevolando, altresì, l'emersione dei casi di violenza domestica;

10) ad adottare iniziative per prevedere, nell'ambito del reddito di cittadinanza, misure volte al sostegno di donne che vogliono fuoriuscire dal circolo vizioso della violenza domestica in modo da ottenere un'indipendenza economica;

11) ad adottare iniziative per destinare una percentuale del Fondo unico giustizia, delle liquidità e dei capitali confiscati ai mafiosi e ai corrotti, all'imprenditoria femminile, privilegiando, nell'assegnazione, le donne vittime di violenza, al fine di incentivare un percorso di reinserimento sociale, oltre che l'indipendenza economica;

12) al fine di contrastare la recidiva, ad adottare iniziative per attivare programmi di trattamento per gli uomini maltrattanti nella fase di esecuzione della pena, predisponendo specifiche disposizioni di dettaglio ed indirizzi operativi rispetto a quanto previsto dall'articolo 6 della legge n. 69 del 2019, oltre a garantire, su tutto il territorio nazionale, un adeguato numero di strutture preposte a fornire percorsi di recupero;

13) ad adottare iniziative normative per introdurre – in caso di condanna per «femminicidio» – quale pena accessoria, l'«indegnità» del reo a succedere, nonché prevedere modifiche volte ad escludere, dall'applicabilità dell'istituto introdotto all'articolo 162-ter del codice penale, relativo all'estinzione del reato per condotte riparatorie, tutti i reati che implichino violenza nei confronti delle donne, inasprendo, altresì, le pene per il reato di violenza sessuale, con l'introduzione di nuove aggravanti e aumenti di pena in riferimento alle condotte operate nei riguardi dei soggetti più vulnerabili;

14) ad assumere iniziative normative tese a prevedere percorsi specifici in carcere per gli autori di reati di violenza sessuale sulle donne e di sfruttamento della prostituzione inclusi interventi finalizzati a rendere obbligatoria in caso di condanna per reati contro le donne la destinazione di una percentuale del reddito generato da lavoro del reo in favore delle vittime o familiari delle stesse, quale risarcimento;

15) ad adottare le iniziative di competenza per garantire, su tutto il territorio nazionale, che le vittime dello sfruttamento della prostituzione possano essere inserite in percorsi sociali efficaci per rompere definitivamente il legame con gli sfruttatori;

16) tramite il Ministero della giustizia, nella predisposizione delle linee programmatiche di cui all'articolo 5, comma 2, del decreto legislativo 30 gennaio 2006, n. 26, a promuovere lo svolgimento di attività formative finalizzate allo sviluppo e all'aggiornamento di conoscenze e competenze in materia di violenza domestica e di genere, nonché in materia di ascolto e di trattamento di minori in occasione di procedimenti giudiziari;

17) ad adottare iniziative per migliorare la circolazione di informazioni tra tribunale civile e penale, onde evitare situazioni paradossali di affidamento congiunto in caso di violenza intra-familiare;

18) ad adottare iniziative per introdurre strumenti per potenziare la protezione delle vittime di violenza in occasione della concessione della misura cautelare, quali il divieto di avvicinamento o l'ordine di allontanamento;

19) ad adottare iniziative normative per modificare il sistema attualmente vigente nel processo penale al fine di consentire l'ingresso nel procedimento al difensore della vittima nei termini più ampi possibili rispetto all'attuale disciplina;

20) ad adottare iniziative per istituire una banca dati nazionale che raccolga in modo uniforme le denunce di violenza di genere tramite la modifica all'articolo 110 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale in materia di obblighi di comunicazione dei dati iscritti nel registro delle notizie di reato, prevedendo che la segreteria di ogni procura della Repubblica trasmetta tali informazioni, immediatamente dopo l'iscrizione nel registro, al Centro elaborazione dati istituito presso il Ministero dell'interno dalla legge 1° aprile 1981, n. 121;

21) a promuovere la costituzione di un gruppo di lavoro interforze tra Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri per l'analisi, la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza di genere;

22) ad adottare iniziative per prevedere meccanismi più veloci per la distribuzione delle risorse economiche in favore dei centri anti-violenza e distribuire in modo uniforme i centri per gli uomini maltrattanti, prevedendo un organismo terzo che controlli il percorso e l'effettivo risultato dei maltrattanti in modo che quest'ultimi possano prendere consapevolezza, del crimine commesso e così ravvedersi;

23) ad adottare iniziative normative al più presto, per una completa rivisitazione della disciplina di cui alla legge n. 122 del 2016 in materia di indennizzi in favore delle vittime dei reati violenti, nonché per la tutela delle vittime del reato di matrimonio forzato anche ai fini della disciplina in materia di immigrazione, e, altresì per prevedere modalità per il cambio del cognome delle medesime vittime del reato di matrimonio forzato, di cui all'articolo 558-bis del codice penale;

24) a sostenere con determinazione, per quanto di competenza, l'esame delle proposte di legge in Parlamento recanti misure inerenti al contrasto alla violenza di genere e alla tutela delle vittime, al fine di velocizzarne l'iter e l'approvazione definitiva.
(1-00549) «Ascari, Davide Crippa, Elisa Tripodi, Spadoni, Perantoni, Bonafede, Cataldi, D'Orso, Di Sarno, Ferraresi, Giuliano, Saitta, Salafia, Sarti, Scutellà, Davide Aiello, Caso, Migliorino, Baldino, Brescia, Maurizio Cattoi, Corneli, De Carlo, Dieni, Francesco Silvestri, Alaimo, Azzolina, Giordano».

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    il progetto denominato «Pietre d'intralcio» (Stolpersteine), ideato e realizzato dall'artista tedesco Gunter Demnig, è un'iniziativa monumentale diffusa, per ricordare le singole vittime della deportazione nei campi di concentramento e di sterminio nazisti;

    la pietra d'inciampo è un piccolo blocco di pietra ricoperto di ottone lucente (su cui è inciso nome, anno e data di nascita, luogo della deportazione e data di morte del deportato) collocato in prossimità delle abitazioni in cui risiedettero i deportati prima della deportazione;

    l'iniziativa è nata con lo scopo di ricordare le vittime del Nazionalsocialismo che siano state perseguitate per motivi di religione, razza, idee politiche o orientamento sessuale;

    come si apprende dal sito pietredinciampo.eu, oggi si incontrano Pietre d'inciampo in oltre 2.000 città europee: in Austria, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Lussemburgo Norvegia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Ucraina e Ungheria;

    in Italia, le prime Pietre d'inciampo furono posate a Roma nel 2010 e attualmente se ne trovano a Bolzano, Genova, L'Aquila, Livorno, Milano, Reggio Emilia, Siena, Torino, Venezia, Napoli e in altri centri minori;

    come enunciato dal sito, obiettivo della «Pietra d'inciampo» è creare un inciampo emotivo e mentale, una sorta di inciampo della coscienza, mantenendo così viva la memoria delle vittime dell'ideologia nazi-fascista nel luogo simbolo della vita quotidiana, la casa, invitando allo stesso tempo chi passa e si imbatte nell'opera a riflettere su quanto accaduto in quel luogo e in quella data;

    chiunque desideri promuovere il ricordo di una vittima delle deportazioni – singoli cittadini, associazioni o enti – può attivarsi per richiedere l'installazione di una pietra d'inciampo. Non sono quindi le istituzioni a scegliere le vittime da ricordare ma coloro che, mediante una richiesta diretta, si fanno promotori dell'iniziativa;

    a Milano è attivo un Comitato di scopo denominato «Comitato per le Pietre d'inciampo» impegnato a rafforzare la memoria delle persecuzioni nazifasciste, quelle politiche e quelle razziali, avvenute in città;

    nella città di Torino, promotore dell'iniziativa è il Museo diffuso della Resistenza, della deportazione, della guerra, dei diritti e della libertà, insieme alla Comunità ebraica di Torino, al Goethe-Institut Turin e all'Associazione nazionale ex deportati (Aned) – sezione Torino, in collaborazione con l'istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea «Giorgio Agosti»;

    proprio a Torino, grazie alla sinergia tra gli istituti menzionati e le istituzioni scolastiche, sono state sperimentate forme virtuose di collaborazione con il coinvolgimento diretto degli studenti in progetti interdisciplinari molto partecipati e capaci di incentivare processi di coesione sociale;

    come riportato nel sito del Museo della Resistenza di Torino www.museodiffuso.it, le scuole coinvolte prendono parte a un percorso sviluppato su più incontri, differenziato tra la scuola primaria e le secondarie di primo e secondo grado. Con i bambini si è scelto di lavorare in maniera più approfondita sui luoghi di memoria e sul contesto storico in cui il fenomeno della deportazione si è sviluppato, mentre con i ragazzi delle scuole secondarie di primo e secondo grado ci si è concentrati, invece, sulla definizione del sistema concentrazionario nazista e fascista, sulle peculiarità della deportazione razziale e politica e sulla storia della deportazione da Torino, per fornire strumenti utili alla ricostruzione delle biografie delle vittime, assegnando ad ogni scuola una Pietra d'inciampo. Contestualmente, agli studenti e agli insegnanti è stato richiesto di ideare e progettare un «evento» finalizzato alla valorizzazione dell'installazione artistica e alla divulgazione della storia delle vittime, da realizzarsi nella settimana del Giorno della Memoria;

    i progetti didattici collaterali alla posa delle Pietre d'inciampo hanno avuto notevole successo a Torino e hanno contribuito alla sensibilizzazione delle nuove generazioni sui temi legati agli orrori della Shoah, suggerendo la possibilità che siano gli studenti stessi, opportunamente supportati, a identificare e indicare nuovi nominativi a cui poter dedicare, in futuro, una Pietra di Inciampo;

    l'offerta didattica strutturata e articolata sperimentata e realizzata a Torino, è stata apprezzata dallo stesso Gunter Demnig che ha sottolineato il forte coinvolgimento degli studenti e dei loro insegnanti, attribuendo un particolare valore al progetto torinese;

    anche in altre città italiane esistono coordinamenti centralizzati costituiti da varie associazioni, istituti di ricerca, partner ed enti pubblici che lavorano in sinergia all'attività di posa delle Pietre d'inciampo;

    negli ultimi anni le Pietre d'inciampo sono state oggetto di episodi d'intolleranza: a Roma il 10 dicembre 2018 in via Madonna dei Monti 82 sono state divelte e rubate venti pietre posate di fronte all'abitazione della famiglia ebrea Di Consiglio e nella notte tra il 28 e il 29 maggio 2019, in via della Reginella 10, al ghetto ebraico, su uno dei simboli che ricordano le vittime romane della Shoah è stata attaccata una scritta in tedesco per ricordare che: «L'assassino torna sempre sul luogo del delitto»;

    in occasione della Giornata della Memoria del 2020 si sono susseguiti almeno cinque atti vandalici diversi, da Cuneo a Reggio Emilia, svastiche, insulti, pietre d'inciampo divelte e vetrine spaccate;

    il 27 gennaio 2020, a Torino, la scritta «Crepa sporca ebrea» è comparsa sui muri del cortile interno di un palazzo di corso Casale, proprio di fronte all'abitazione di una donna di origini ebraiche, figlia di una staffetta partigiana, mentre il 26 gennaio, a Guastalla, nella Bassa reggiana, una pietra d'inciampo dedicata ad Aldo Munari – militare internato in Germania – è stata danneggiata, probabilmente con colpi di piccone, davanti a quella che fu la sua abitazione;

    il 14 gennaio 2020 è stata pubblicata la prima ricerca italiana sulle discriminazioni curata da Euromedia Research di Alessandra Ghisleri per conto dell'Osservatorio Solomon, pubblicata su La Stampa. Per realizzare il sondaggio sono stati intervistati 1.000 individui attraverso molteplici canali (telefono, mobile, email e WhatsApp) ed è emerso che l'1,3 per cento degli italiani ritiene che la Shoah sia una leggenda, il 10,5 per cento giudica invece che durante la Shoah non siano morti 6 milioni di ebrei;

    il rapporto Eurispes 2020 ha rivelato che il 15,6 per cento della popolazione italiana nega che l'Olocausto si sia effettivamente verificato e ritiene che sarebbe solo un'invenzione, mentre nel 2004 i negazionisti erano «solo» il 2,7 per cento;

    il 19 ottobre 2021 come riportato dal sito Today.it, la Polizia di Stato di Napoli ha eseguito perquisizioni domiciliari nei confronti di 26 persone per associazione sovversiva di matrice neonazista e suprematista. L'indagine condotta dalla Digos ha svelato campagne di negazionismo della Shoah, incitazione all'odio razziale e all'antisemitismo e una «costante attività di addestramento paramilitare»;

    come riportato da Open il 21 ottobre 2021, a Torino alcune pietre d'inciampo sono state deturpate con la frase «3k Morti. Nazisti», firmate col simbolo «Vi-Vi», sigla che ha già realizzato azioni di questo genere in Emilia Romagna, Lombardia e in provincia di Cuneo;

    a fronte di questi dati preoccupanti e degli episodi citati, è quanto mai necessario investire in forme di coinvolgimento diretto delle nuove generazioni, attraverso percorsi didattici e multimediali di approfondimento che rafforzino e ravvivino costantemente la memoria collettiva della tragica esperienza della deportazione e degli orrori della Shoah,

impegna il Governo

a promuovere la diffusione e la conoscenza del progetto artistico e culturale delle «Pietre d'inciampo» su tutto il territorio nazionale e a favorire nelle scuole del territorio, in accordo con i servizi educativi dei musei e degli archivi di Stato, percorsi didattici di approfondimento finalizzati alla ricostruzione della geografia urbana dei luoghi di deportazione e della biografia delle vittime della dittatura nazi-fascista.
(7-00760) «Nitti, Fiano, Di Giorgi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   circa un anno fa, in ragione dell'emergenza da COVID-19 anche il Piemonte ha ricevuto circa 500 ventilatori polmonari trasmessi dalla struttura commissariale all'epoca diretta dal dottor Arcuri;

   da quanto appreso da organi di stampa quei ventilatori sarebbero rimasti inutilizzati poiché giudicati inadeguati alla funzione da assolvere;

   la qualità dei ventilatori sarebbe stata certificata dal Comitato tecnico scientifico e, peraltro, sarebbero dotati di certificazione Ue;

   tuttavia, anche l'ultimo report richiesto dal nuovo Commissario Figliuolo evidenzierebbe l'inadeguatezza degli strumenti per le terapie intensive –:

   quali provvedimenti si intendano adottare per risolvere l'errore descritto in premessa.
(3-02629)

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la provincia autonoma di Trento, con la circolare D337/2021 del Dipartimento salute e politiche sociali del 5 agosto 2021, ha deliberato che, per le persone senza fissa dimora, cosiddetti senzatetto, sia vietato l'accesso alle mense pubbliche e alle strutture dove dormono, se sprovvisti di «green pass»;

   l'interrogante ritiene che, come tutti i cittadini italiani, anche i senzatetto vengano discriminati ulteriormente nello svolgere la loro vita secondo le proprie scelte, oltre a subire una discriminazione di fatto, dovuta all'assenza di una residenza stabile e senza disponibilità economica, condizioni che non possono consentire di accedere ad una eventuale libera vaccinazione, né di acquistare tamponi per avere un «green pass» valido. In Trentino, infatti — dicono le associazioni — almeno 300 persone sono escluse dalla possibilità di prenotazione. Inoltre i tamponi, qualora si riuscisse a superare la difficoltà economica, non sarebbero una soluzione semplice, in quanto queste persone necessitano di assistenza immediata, come un pasto caldo e un luogo dove dormire, inconciliabile con tempi lunghi delle attese per i tamponi;

   l'interrogante ritiene, inoltre, che la vaccinazione coatta dei senzatetto, solo per avere un documento di lasciapassare per assistenza emergenziale, sia del tutto inaccettabile e incostituzionale. Oltretutto, una situazione del genere sarebbe di fatto un ricatto in termini di sopravvivenza, in quanto per i senzatetto, la vaccinazione diventerebbe l'unica soluzione, non per sopravvivere alla pandemia, ma per sopravvivere a una probabile ipotermia dovuta ad una notte trascorsa all'aperto;

   se non intenda il Governo adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché siano fatte eccezioni per questa particolare categoria di persone.
(4-10764)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   MARROCCO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dopo la riconquista del potere da parte dei Talebani, la situazione sociale ed economica in Afghanistan peggiora ogni giorno di più;

   i cittadini afghani sono alle prese con disoccupazione, povertà e fame, causate da un apparato amministrativo completamente distrutto, da un settore privato crollato, dal calo delle importazioni di materie prime e della fuga della maggior parte degli investitori esteri;

   secondo quanto riferito dall'Unicef, gli afghani stanno spendendo più dell'82 per cento del loro budget familiare per il cibo. L'aumento dei prezzi dei generi alimentari e la mancanza di entrate in tutti gli strati sociali stanno portando le persone a una maggiore disperazione e a livelli record di debito. Senza un'inversione di rotta si prevede che molte persone moriranno di fame nei prossimi mesi, in particolar modo bambine e bambini, che pagano il prezzo più alto di questa crisi;

   la disastrosa situazione economica sta spingendo sempre più famiglie nella povertà e le costringe a scelte disperate, come far lavorare i bambini, far sposare le ragazze in giovane età o, addirittura, a vendere i propri figli: si hanno notizie di bambine vendute anche per soli 500 dollari;

   in aumento risultano anche i casi di coppie che decidono, dopo la nascita della terza o quarta figlia, di educarla come un maschio per aiutare la famiglia fino al raggiungimento dell'età dello sviluppo. Non avere maschi in famiglia rappresenta una vera e propria maledizione, in particolare per le famiglie povere;

   in tale drammatico contesto, preoccupanti sono le notizie di un incremento dei matrimoni precoci: l'Unicef riporta casi di famiglie che offrono figlie di appena 20 giorni per un futuro matrimonio in cambio di una dote;

   per la citata organizzazione delle Nazioni Unite, considerando che alla maggior parte delle ragazze non è stato ancora consentito di tornare a scuola, il rischio di matrimoni precoci è ora ancora più elevato. Il rappresentante permanente d'Italia presso la Nato, Francesco Maria Talò ha recentemente ricordato come, nel 2021, fossero 9,2 milioni gli scolari nelle scuole afghane e, di quesiti, il 40 per cento erano di sesso femminile. L'istruzione è spesso la migliore protezione contro meccanismi di reazione negativi come matrimonio precoce e lavoro minorile;

   il matrimonio precoce può causare una vita di sofferenze: le ragazze che si sposano prima dei 18 anni hanno minori probabilità di rimanere a scuola e maggiori probabilità di subire violenza domestica, discriminazione, abuso, scarsa salute mentale e risultano anche più vulnerabili a complicanze durante la gravidanza e il parto –:

   quali iniziative il Governo, d'intesa con la comunità internazionale a cominciare dall'Unione europea, stia mettendo concretamente in atto, facendo seguito agli impegni assunti, non da ultimo nel corso del G20 straordinario sull'Afghanistan, al fine di aumentare gli aiuti umanitari in primis in favore di bambini e bambine che vivono in Afghanistan e di quelli che fuggono dal Paese e quali iniziative si stiano compiendo per una concreta tutela dell'infanzia e dell'adolescenza afghana.
(3-02630)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CIAMPI, BOLDRINI, AVOSSA, BAZOLI, BENAMATI, BERLINGHIERI, BOCCIA, BONOMO, BORDO, ENRICO BORGHI, BRAGA, BRUNO BOSSIO, BURATTI, CAMPANA, CANTINI, CARLA CANTONE, CAPPELLANI, CARÈ, CARNEVALI, CASU, CECCANTI, CENNI, CIAGÀ, CRITELLI, DAL MORO, DE FILIPPO, DE LUCA, DE MARIA, DE MENECH, DE MICHELI, DEL BASSO DE CARO, DELRIO, DI GIORGI, FASSINO, FIANO, FRAGOMELI, FRAILIS, GARIGLIO, GIORGIS, GRIBAUDO, INCERTI, LA MARCA, LACARRA, LATTANZIO, LEPRI, LETTA, LORENZIN, LOSACCO, LOTTI, MADIA, GAVINO MANCA, MANCINI, MAURI, MELILLI, MICELI, MORANI, MORASSUT, MORGONI, MURA, NARDI, NAVARRA, NITTI, ORFINI, PAGANI, UBALDO PAGANO, PELLICANI, PEZZOPANE, PICCOLI NARDELLI, PINI, PIZZETTI, POLLASTRINI, PRESTIPINO, QUARTAPELLE PROCOPIO, RACITI, RIZZO NERVO, ANDREA ROMANO, ROSSI, ROTTA, SANI, SCHIRÒ, SENSI, SERRACCHIANI, SIANI, SOVERINI, TOPO, VAZIO, VERINI, VISCOMI, ZAN e ZARDINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da mesi, anche a seguito della crisi afgana, migliaia di migranti si stanno radunando alla frontiera con la Polonia, presso la dogana di Bruzgi, in Bielorussia;

   la Polonia rappresenta una nazione di transito per raggiungere altri Paesi dell'Unione europea. Tra loro ci sono iracheni, yemeniti, iraniani, siriani e ora anche moltissimi afghani (che potrebbero aumentare esponenzialmente secondo le previsioni delle Nazione Unite) richiedenti asilo politico; attualmente, oltre 4 mila persone, tra uomini, donne e bambini, stanno stazionando presso i confini della Bielorussia, protette da barriere di filo spinato, mentre l'esercito polacco presente con circa 20 mila uomini sta cercando di respingere i migranti, anche con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. Si sono già verificati scontri con numerosi morti e feriti. La situazione è drammatica: le temperature, di notte, scendono infatti abbondantemente sotto lo zero ed i migranti sono accampati da settimane in condizioni disumane ed in tende improvvisate, senza acqua, cibo e medicinali;

   la Polonia ha annunciato che a dicembre inizierà a costruire un muro al confine; la barriera «è un investimento assolutamente strategico e prioritario per la sicurezza della nazione e dei suoi cittadini» ha dichiarato il Ministro dell'interno Mariusz Kaminsky;

   Andrzej Duda, Presidente della Repubblica di Polonia, ha aggiunto che tale situazione è stata «causata dal regime bielorusso contro la Polonia e l'Unione europea. Sono stati i servizi bielorussi a dirigere i migranti verso il confine»;

   l'Onu, gli Stati Uniti, la comunità internazionale e l'Unione europea hanno stigmatizzato l'atteggiamento della Bielorussia, annunciando nuove sanzioni economiche e l'inasprimento delle attuali; mentre la Russia accusa l'Europa di aver creato le condizioni per l'afflusso di migranti;

   la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ricordando che l'Unione europea ha mobilitato 700 mila euro per cibo, coperte, e kit di primo soccorso, ha dichiarato: «siamo pronti a fare di più. Ma il regime bielorusso deve smettere di adescare le persone, mettendo a rischio le loro vite». Sulla vicenda è intervenuto anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi sottolineando come i migranti siano utilizzati come «strumento di politica estera»;

   la Commissione europea ha inoltre destinato alla Polonia 114,5 milioni di euro dal fondo di 6,4 miliardi destinato alla gestione delle frontiere;

   «la posizione della Commissione Europea è che i fondi Ue non debbano essere usato per costruire muri, il che non vuole dire che le barriere fisiche non devono essere costruite»; le parole del portavoce della Commissione Eric Malmer, se da un lato hanno confermato l'urgenza con la quale gli organi dell'Unione europea stanno intervenendo, hanno dato però adito a polemiche e perplessità sull'utilizzo di risorse comunitarie per isolare il continente, evitando quindi di affrontare con efficacia le emergenze umanitarie;

   rimane inoltre irrisolta, ad oggi, la drammatica situazione di migliaia di profughi al confine della Bielorussia che versano in tragiche condizioni e senza la possibilità di poter richiedere ed ottenere asilo politico;

   l'asilo è un diritto fondamentale che viene concesso alle persone che soddisfano i criteri stabiliti dalla Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati. Si tratta di un obbligo internazionale per gli Stati aderenti, tra cui figurano gli Stati membri dell'Unione europea –:

   quale sia la posizione del Governo sulla gestione polacca di migranti e profughi bloccati alla frontiera con la Bielorussia e quali iniziative urgenti intenda assumere per garantire la tutela dei diritti umani, nel pieno rispetto dei trattati sopranazionali in materia, e per assicurare che i richiedenti asilo abbiano accesso al territorio dell'Unione europea, al fine di sottoporre una richiesta di protezione internazionale.
(5-07108)

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:


   MONTARULI e DEIDDA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   le forze armate italiane, tra cui l'Esercito, note in tutto il mondo, rappresentano da sempre il fiore all'occhiello del nostro Paese, con reparti e strutture all'avanguardia sempre impegnate per la difesa della patria, della sicurezza interna e da minacce esterne;

   l'elevato grado di professionalità con cui tali forze operano è dovuto anche alla costante e faticosa preparazione che i Corpi dedicano ai propri militari, i quali, con grande spirito di dedizione e sacrificio, predispongono piani di studio e allenamento con specifiche scuole e istituti di formazione. Tali istituti, tra cui le scuole per ufficiali e sottufficiali, oltre a rappresentare un'eccellenza della formazione militare, sono anche motivo di lustro per le città che le ospitano; tra le varie sedi che ospitano scuole militari vi è Torino, prima capitale d'Italia e da sempre legata alle Forze armate, in cui, presso l'imponente Palazzo dell'Arsenale, si compie la formazione universitaria degli allievi Ufficiali dell'Esercito italiano in collaborazione con l'università degli studi di Torino, per il corso di laurea interdipartimentale in scienze strategiche;

   ormai, dalla fine del 2020, sembrerebbe che il Comando per la formazione, specializzazione e dottrina dell'Esercito abbia inviato una nota al rettore dell'università degli Studi di Torino, manifestando la volontà di sostituire la convenzione attualmente in essere con una nuova che riguarderebbe il solo biennio necessario al conseguimento della laurea magistrale in scienze strategiche (e non più il percorso triennale), al fine di trasferire la formazione presso l'ateneo di Reggio Emilia e l'Accademia di Modena, a discapito dell'ateneo torinese;

   se ciò fosse confermato, la città di Torino perderebbe circa duecento studenti che, ogni anno, frequentano la Scuola universitaria in scienze strategiche, struttura didattica speciale dell'università di Torino, nata appositamente al fine di coordinare e gestire la formazione degli allievi ufficiali dell'Esercito e perderebbe, in parte, anche un motivo di lustro che rende Torino una città universitaria d'eccellenza per la formazione avanzata –:

   se corrisponda al vero quanto esposto in premessa e, in caso affermativo, quali siano le ragioni per le quali, il comando per la formazione, specializzazione e dottrina dell'Esercito italiano intenda trasferire la formazione universitaria relativa al corso triennale in Scienze Strategiche dall'ateneo torinese a quelli emiliani e se non ritenga opportuno adottare iniziative affinché sia rivista tale scelta.
(3-02631)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   ALBANO, ROTELLI, CARETTA e VINCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 11 novembre 2021 n. 157 ha esteso il visto di conformità a tutte le comunicazioni di opzione per le detrazioni edilizie;

   con provvedimento n. 312528 pubblicato il 12 novembre 2021, l'Agenzia delle entrate ha reso disponibile il nuovo modello per la comunicazione delle opzioni per la cessione del credito o per lo sconto in fattura relative alle detrazioni previste per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica, rischio sismico, impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica;

   l'articolo 1, comma 1, lettera b) del decreto-legge n. 157 del 2021 introduce all'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 il nuovo comma 1-ter, ai sensi del quale, nel caso di esercizio delle opzioni per sconto o cessione del credito di imposta, il contribuente richieda il visto di conformità (lettera a)), i tecnici abilitati asseverino la congruità delle spese sostenute secondo le disposizioni dell'articolo 119, comma 13-bis, del decreto-legge n. 34 del 2020 (lettera b));

   la novità di cui alla suddetta lettera a) implica l'estensione del visto di conformità (fino ad oggi richiesto solo relativamente alle detrazioni «edilizie» spettanti in misura superbonus 110 per cento a tutte le opzioni esercitate ai sensi dell'articolo 121, comma 1, del decreto-legge n. 34 del 2020;

   la novità di cui alla lettera b) del nuovo comma 1-ter dell'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 implica l'estensione dell'obbligo di attestazione, a cura di tecnici abilitati, di congruità delle spese (sino ad oggi richiesta solo in relazione alle spese agevolate per interventi di efficienza energetica con ecobonus o superbonus e alle spese agevolate per altri tipi di interventi con superbonus) a tutte le spese agevolate che sono oggetto delle opzioni esercitate ai sensi dell'articolo 121, del decreto-legge n. 34 del 2020;

   le disposizioni introdotte sono entrate in vigore già il 12 novembre 2021, il che comporta che tutte le opzioni ex articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 che saranno esercitate da tale data in avanti, dovranno essere accompagnate dall'attestazione della congruità dei prezzi, a cura di un tecnico abilitato, la cui esistenza dovrà essere verificata dal professionista incaricato di rilasciare il visto di conformità sulla comunicazione di opzione –:

   se intenda chiarire l'attestazione di congruità non sia dovuta per quelle spese che, per cassa o per competenza, a feconda del soggetto beneficiario che le sostiene, si considerano sostenute prima del 12 novembre 2021, ancorché la relativa comunicazione di opzione risulti presentata solo a partire da tale data, se il costo sostenuto per il visto di conformità valga anche per i bonus diversi dal 110 per cento.
(4-10757)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   TATEO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il procuratore capo di Foggia, Ludovico Vaccaro, in audizione insieme ai colleghi delle province di Bari, Barletta, Andria e Trani dalla commissione regionale di studio sulla criminalità ha denunciato la situazione in cui verte Foggia e tutta la Capitanata;

   Foggia si piazza al primo posto in una poco onorevole graduatoria nazionale per numero di estorsioni a cui si associa l'escalation di furti e rapine, spaccio di droga, attentati ai blindati, ordigni esplosivi, incendi e caporalato;

   a questo si affianca una conflittualità sociale molto accentuata: gli attentati incendiari contro avvocati e amministratori ne sono una riprova. Il fenomeno dell'infiltrazione mafiosa è sotto gli occhi di tutti, non solo nel tessuto economico, ma anche nella pubblica amministrazione con diversi comuni sciolti per mafia;

   nonostante l'azione sinergica da parte della magistratura foggiana e quella barese della Direzione distrettuale antimafia, i risultati ottenuti, che pur ci sono stati non bastano;

   la pianta organica della procura e del tribunale è decisamente inadeguata rispetto al bacino di utenza, che risulta essere il più esteso nell'ambito del territorio del distretto di Foggia e provincia: pendono oltre 12 mila processi in fase dibattimentale su un territorio di oltre 72 mila chilometri quadrati;

   la situazione strutturale non appare migliore di quella relativa alle piante organiche: a Foggia non si possono celebrare udienze perché mancano le aule;

   per funzionare decorosamente e garantire una celere risposta di giustizia ai cittadini che ne fanno richiesta, occorrerebbe oltre che l'istituzione di una procura e di un tribunale del Basso Tavoliere e dell'Alto Tavoliere, anche un rafforzamento delle unità di polizia giudiziaria per dare risposte più rapide e decisive –:

   quali iniziative intenda assumere con riguardo a quanto esplicitato nelle premesse e se non si ravvisi in particolare l'esigenza, di adottare iniziative per quanto competenza per un implemento dell'organico di magistrati e di presidi giudiziari nell'area territoriale in questione.
(4-10765)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   ALAIMO, GIARRIZZO, D'ORSO, ELISA TRIPODI, SEGNERI e VILLANI. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 239 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 ha istituito un Fondo per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione con una dotazione di 50 milioni per il 2020;

   il fondo è destinato alla copertura delle spese per interventi, acquisti e misure di sostegno a favore di una strategia di condivisione e utilizzo del patrimonio informativo pubblico a fini istituzionali, della diffusione dell'identità digitale, del domicilio digitale e delle firme elettroniche, della realizzazione e dell'erogazione di servizi in rete, dell'accesso ai servizi in rete tramite le piattaforme abilitanti previste dagli articoli 5, 62, 64 e 64-bis del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82;

   con la legge n. 178 del 2020 è stata prevista la stabilizzazione della dotazione finanziaria del Fondo attraverso lo stanziamento di una somma pari a 50 milioni di euro a partire dall'anno 2021;

   con decreto del Ministro per l'innovazione tecnologica del 5 ottobre 2020 si è provveduto al riparto delle risorse del Fondo per l'anno 2020: 31.100.000 euro per il finanziamento di acquisti e misure di sostegno finalizzati a favorire la digitalizzazione della pubblica amministrazione; 6.400.000 euro per interventi atti a favorire la diffusione delle competenze digitali necessarie per consentire ai cittadini un uso consapevole dei servizi digitali realizzati ed erogati dalla pubblica amministrazione;

   con decreto del 30 giugno 2021 si è provveduto al riparto delle risorse del Fondo per l'anno 2021: 29.000.000 di euro per il finanziamento di misure di sostegno finalizzate a favorire la digitalizzazione della pubblica amministrazione tramite lo sviluppo delle piattaforme nazionali; 2.000.000 di euro per il finanziamento di interventi atti a favorire la diffusione delle competenze digitali necessarie per consentire ai cittadini un uso consapevole dei servizi erogati dalla pubblica amministrazione; euro 1.000.000 per i servizi di assistenza tecnica necessari alla realizzazione dei progetti finalizzati all'innovazione tecnologica;

   in entrambi i decreti ministeriali si precisa che gli interventi saranno realizzati dal Dipartimento per la trasformazione digitale attraverso la stipula di convenzioni con amministrazioni pubbliche, con enti pubblici, con società a partecipazione pubblica ovvero mediante l'espletamento di procedure di evidenza pubblica;

   secondo gli ultimi dati dell'Istat sul livello di digitalizzazione dei processi e dei servizi offerti dalle amministrazioni comunali, il 40 per cento dei comuni utilizza procedure analogiche, quali timbri e firme autografe per il 50 per cento della produzione documentale;

   all'aspetto economico si aggiungono fattori legati all'implementazione dell'Ict, come la mancanza di adeguata formazione. Nel 2018 solo il 7,3 per cento del personale ha partecipato ad attività formative in materia e, per la gestione delle funzioni Ict, il 94,1 per cento dei comuni utilizza fornitori esterni privati. Il check up dell'Istat registra che il 60,5 per cento delle amministrazioni locali chiede un referente per la trasformazione digitale, mentre il 69,8 per cento di quelle centrali lamenta la rigidità al cambiamento nell'organizzazione degli uffici. Nonostante gli avanzamenti registrati, la diffusione dei servizi comunali gestiti interamente online è ancora limitata, soprattutto nei piccoli comuni. Con riferimento agli strumenti tecnici, solo l'85,9 per cento dei dipendenti ha accesso a Internet. Il 62 per cento dei comuni dispone di strumenti tecnologici non moderni ed in misura inferiore rispetto al personale effettivo;

   la digitalizzazione del Paese è un processo ormai necessario e imprescindibile, uno strumento abilitante per la crescita economica e per la realizzazione delle riforme strutturali dello Stato –:

   ad oggi, quante convenzioni siano state stipulate tra il Dipartimento per la trasformazione digitale e le amministrazioni pubbliche e quanti interventi diretti siano stati posti in essere dal Dipartimento medesimo mediante procedure di evidenza pubblica, al fine di dare concreta attuazione agli interventi finanziati con le risorse del Fondo per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione.
(4-10766)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA, CARETTA, VINCI, DONZELLI, BELLUCCI, CIABURRO e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   recentemente, per il tramite dell'organo di informazione locale Gallura live, l'interrogante è venuto a conoscenza dell'esistenza, nel comune di Olbia, in località Milmeggiu, di alcuni immobili occupati illegittimamente da soggetti che non intendono adempiere al pagamento del canone di locazione e, solo pochi giorni fa, dopo circa tre anni, i legittimi proprietari sono riusciti a rientrare in possesso di uno dei due appartamenti in esame, risultando l'altro ancora occupato illegittimamente; da quel che si è potuto apprendere, nonostante il provvedimento di rilascio sia intervenuto all'inizio del 2020, solo ad ottobre 2021, dopo oltre un anno e mezzo, il competente ufficiale giudiziario ha potuto dare esecuzione al medesimo provvedimento, seppure limitatamente al solo piano superiore dell'unità immobiliare;

   la difficoltà nell'esecuzione del citato provvedimento, da quel che risulta, sarebbe stata determinata dalla presenza di minori, i quali, se certamente meritano tutela, non posso però costituire una giustificazione per perseverare ulteriormente nello stato di illegalità;

   il 16 novembre 2021, l'inviata della trasmissione tv «Fuori dal Coro», Costanza Tosi è stata aggredita, unitamente ai componenti della sua troupe, dai soggetti occupanti: episodio a seguito del quale la giornalista ha visto assegnarsi una prognosi di 15 giorni; alla stessa merita di essere espressa piena solidarietà, in particolare per essere stata aggredita nel meritevole intento di portare all'attenzione della collettività il dramma che tantissimi proprietari di immobili concessi in locazione si trovano a vivere;

   sono ormai migliaia le denunce presentate su tutto il territorio nazionale relativamente ad occupazioni abusive di immobili, al fine di fronteggiare personaggi senza scrupoli che, anche in forza della normativa emergenziale pure approvata al riguardo, si sentono legittimati a non rispettare, in alcun modo, i diritti di proprietà;

   l'11 novembre 2021 la Camera ha approvato l'ordine del giorno 9/03298-A/046, a prima firma dell'onorevole Foti, con parere favorevole del Governo, nel quale si dava atto dell'ampia diffusione di simili episodi, sollecitando l'adozione di provvedimenti atti a prevenire i comportamenti in esame, a tutela del diritto di proprietà –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di garantire piena tutela al diritto di proprietà, e, quindi, ai legittimi proprietari degli immobili in questione.
(4-10761)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   BUFFAGNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Carrefour è una catena di supermercati e ipermercati francese, fondata ad Annecy nel 1959;

   Carrefour è il quarto più grande gruppo di vendita al dettaglio nel mondo in termini di reddito e vendite e il secondo a livello europeo;

   il gruppo col suo piano industriale per il 2022, ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per 769 lavoratori e lavoratrici: 261 dipendenti in 27 ipermercati, 313 in 67 market, 168 in 10 cash&carry e 168 posti di lavoro presso le sedi amministrative di Milano, Nichelino, Roma, Airola, Gruliasco, Napoli, Rivalta e Moncalieri. Previste inoltre 106 chiusure, 82 di Carrefour Express e 24 di Carrefour Market;

   di 769 lavoratrici e lavoratori, 318 sono in Lombardia;

   il piano di dismissione (che l'azienda chiama franchising) di ulteriori 106 punti vendita, ne vede 40 in Lombardia, attraverso la volontà di cederli a imprenditori privati –:

   alla luce di questo annuncio, quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per:

    a) tutelare e garantire l'occupazione dei 16.000 dipendenti Carrefour, a cominciare dai primi 769 per i quali è stata avviata procedura di licenziamento;

    b) garantire la continuità lavorativa visto anche l'andamento del settore nel suo complesso;

    c) garantire protocolli adeguati in eventuali vendite con le dovute garanzie per i lavoratori.
(4-10759)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA e CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   ad inizio 2021, la Slovenia ha notificato alla Commissione europea, secondo quanto previsto dalla direttiva (UE) n. 2015/1535, una norma tecnica nazionale in materia di produzione e commercializzazione di aceti, attraverso cui viene introdotta una nuova denominazione di aceti (non contemplata né dalle regole europee, né dalla precedente normativa slovena) definita come «aceto balsamico» e riferita ad aceti miscelati con mosto concentrato;

   nel mese di aprile 2021, le autorità italiane hanno notificato alla Commissione europea il parere circostanziato sul tema, suffragato successivamente da alcune documentazioni tecniche fatte pervenire dal Consorzio tutela aceto balsamico di Modena alla Commissione stessa;

   al termine delle tempistiche previste dalla normativa europea, il 3 giugno 2021, la Slovenia ha risposto al parere italiano negando la fondatezza della denuncia di illegittimità della nuova normativa e rifiutandosi di apportare la modifica richiesta da parte italiana, con la conseguenza che, in assenza di ulteriori opposizioni da parte italiana, il 31 luglio 2021 la norma slovena è entrata in vigore ed il prodotto in questione, sedicente aceto balsamico sloveno, è presente sui mercati;

   la procedura di cui alla citata direttiva (UE) n. 2015/1535 non prevede ulteriori possibilità di ricorso, permettendo unicamente l'avvio di una procedura di contestazione ex articolo 259 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue);

   per dirimere la controversia, sarebbe necessario che le Autorità slovene modificassero il predetto disciplinare tecnico prevedendo una denominazione diversa da «aceto balsamico»;

   le azioni intraprese dalla Slovenia non solo contrastano gravemente le disposizioni comunitarie, ma danneggiano la produzione agroalimentare italiana con l'ennesimo fenomeno di «Italian Sounding», che persino la Corte di giustizia dell'Unione europea ha censurato con sentenza n. C-783/19, nata su ricorso del Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (Civc), del 9 settembre 2021, la quale ha dichiarato illegittimo l'utilizzo di nomi che rievocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione d'origine riconosciuti e tutelati dall'Unione;

   tale sentenza è nata e ha trovato applicazione nel caso di specie ad una rievocazione dello Champagne in una catena di bar spagnola dal nome «Champanillo» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per tutelare l'unicità dell'aceto balsamico di Modena ed impugnare la disposizione slovena attraverso qualsiasi strumento utile, anche ai sensi dell'articolo 259 del Tfue, anche alla luce di quanto delineato in premessa.
(4-10755)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 14 gennaio 2021, il ministro interrogato, ha dichiarato che si sarebbe proceduto con la sperimentazione sulla fascia 6-12 e poi 2-6 anni e che sperava nel vaccino entro la fine del 2021;

   il 25 marzo, Pfizer avviava la sperimentazione sui bambini tra i 5 e gli 11 anni e il 26 marzo dichiarava che gli effetti collaterali negli adolescenti erano simili a quelli osservati nei giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni;

   il 31 marzo, da fonti di stampa si apprendeva che Pfizer avrebbe iniziato anche la sperimentazione nella fascia tra i 2 e 5 anni e su quella tra 6 mesi e 2 anni;

   il 27 aprile 2021, Valentina Marino, direttore medico di Pfizer Italia, dichiarava: «A breve presenteremo a Fda ed Ema i dati sulla vaccinazione dai 12 ai 15 anni (...). Intanto ci sono studi su altre fasce di età da 6 mesi a 12 anni»;

   il 28 aprile 2021 è partita negli Usa la sperimentazione del vaccino Pfizer a partire da bambini di 6 mesi in su;

   il 13 maggio 2021, sul Bmj nell'articolo dal titolo: «Vaccinare i bambini contro SARS-CoV-2» gli autori argomentano cometa vaccinazione sia difficile da giustificare per la maggior parte dei bambini nella maggior parte dei Paesi, sostenendo anche che, sfortunatamente, poiché la circolazione del virus diminuisce, l'età dell'infezione primaria aumenta e, poiché l'età è direttamente associata alla patogenicità, la vaccinazione dei bambini porterebbe probabilmente a tassi di infezione inferiori ma a tassi di mortalità più elevati. Inoltre, a seconda della durata relativa dell'immunità indotta da vaccini e infezioni e del tasso di cambiamento antigenico virale, la vaccinazione dei bambini potrebbe aumentare la frequenza di grandi epidemie stagionali, portando a un aumento complessivo della morbilità e mortalità indotte dal virus;

   il 20 maggio 2021, il Ministro interrogato dichiarava: «Si prevede che il 28 maggio l'Ema rilasci l'autorizzazione al vaccino Pfizer per la fascia 12-15 anni»;

   il 26 maggio, il professor G. Frajese, e un team di medici inglesi (Unite4Truth), denunciano il numero preoccupante di decessi nei bambini, associati alla vaccinazione, (4178) e segnalati al sistema Vaers negli Stati Uniti, e che un numero simile, circa 1600, è stato segnalato in Israele;

   il 28 maggio, l'Ema autorizza l'uso del vaccino Pfizer tra i 12 e 15 anni;

   il 1° giugno 2021, l'Aifa autorizza a sua volta;

   il 2 giugno 2021, il Ministero della salute di Israele ha fatto sapere di aver riscontrato un piccolo numero di casi d'infiammazione al cuore, in giovani uomini fra i 16 e i 19 anni è di circa 1 su 3.000. Al 28 maggio l'EMA ha comunicato circa 107 report di miocardite post vaccinale, su pazienti giovani under 30;

   il 28 luglio 2021, le vendite del farmaco Pfizer, Eliquis contro la cardiomiopatia, sono aumentate del 13 per cento;

   il 21 settembre 2021, Pfizer dichiara che il suo vaccino è sicuro nella fascia dai 5 anni in su e che nei test eseguiti sui bambini, sono state utilizzate dosi maggiori di un terzo rispetto agli adulti;

   il 29 ottobre 2021, la Fda americana autorizza Pfizer tra i 5 e gli 11 anni. Nel dossier di registrazione si apprende che Pfizer ha modificato la formulazione sostituendo il phosphatebuffered saline (PBS), con il tromethamine (Tris) già contenuta anche nel vaccino di Moderna, usato in farmaceutica, per ristabilire il ritmo cardiaco nei pazienti con arresto cardiaco –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative per interrompere ogni somministrazione del vaccino Pfizer sotto i 12 anni, per approfondire i rischi.
(4-10756)


   SCAGLIUSI, VILLANI, SERRITELLA e L'ABBATE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro della salute ha emesso l'ordinanza n. 254 del 23 ottobre 2021, recante «Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19»;

   l'ordinanza in esame consta di nove articoli e dispone, attraverso cinque diversi elenchi, verso quali Paesi e con quali modalità ci si possa spostare da e per gli stessi;

   ciò che si evince attualmente è come esistano previsioni chiare e puntuali quando si tratta di Paesi europei, anche grazie all'introduzione della Certificazione verde. Dal 1° luglio 2021 infatti, la Certificazione verde è valida come EU digital COVID certificate e rende semplice viaggiare da e per tutti i Paesi dell'Unione europea da altri Paesi europei;

   il regolamento europeo, approvato il 9 giugno 2021 dal Parlamento europeo, prevede che gli Stati dell'Unione europea non possano imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari di certificati – come quarantena, autoisolamento o test – a meno che «non siano necessarie e proporzionate per salvaguardare la salute pubblica»;

   vi è poi un altro elenco di Paesi per cui è anche previsto, in assenza di presentazione delle certificazioni, la misura dell'isolamento fiduciario, si tratta tipicamente paesi extra Unione europea. Se si sommano i Paesi dei due elenchi citati arriviamo a circa una cinquantina di Paesi;

   se si considera che nel mondo esistono circa 200 stati riconosciuti, attualmente sono previste modalità controllate e semplificate di accesso verso l'Italia (e dunque di uscita ove ci si volesse recare dall'Italia) per un quarto degli Stati del pianeta. Tutti gli altri Paesi rientrano nell'elenco E. L'ingresso in Italia da questi Paesi non necessita di alcuna autorizzazione da parte del Ministero della salute, ma è consentito solo per specifici motivi: lavoro, salute, studio, assoluta urgenza, rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza. Da questi Paesi non è possibile entrare in Italia per motivi di turismo;

   un italiano che invece transita o si reca in questi Paesi può sempre tornare in Italia ma è necessario: compilare il Passenger Locator Form prima dell'ingresso in Italia; sottoporsi a tampone effettuato nelle 72 ore prima dell'ingresso in Italia e il cui risultato sia negativo; comunicare immediatamente il proprio ingresso in Italia all'azienda sanitaria competente per territorio; raggiungere la propria destinazione finale in Italia solo con mezzo privato; sottoporsi ad isolamento fiduciario per 10 giorni; sottoporsi al termine dell'isolamento fiduciario di 10 giorni ad un ulteriore tampone molecolare o antigenico. Queste misure di fatto evitano qualsiasi rapporto per la filiera del turismo tra l'Italia e i citati Paesi;

   il calo dell'attività turistica ha inciso per oltre un quarto sulla perdita complessiva del valore aggiunto registrato in Italia. Il crollo dei viaggi internazionali ha colpito soprattutto tour operator e agenzie di viaggio con i servizi collaterali (-55 per cento) e ristorazione (-52,7 per cento);

   il Ministro della salute ha istituito, in via sperimentale e con precisi protocolli di sicurezza, i corridoi turistici COVID-free per mete turistiche extra Unione europea. Attualmente sono operativi per Aruba, Maldive, Mauritius, Seychelles, Repubblica Dominicana, Egitto (limitatamente alle zone turistiche di Sharm El Sheikh e Marsa Alam) –:

   se il Ministro, considerato che il comparto turistico è stato quasi cancellato dall'epidemia da COVID-19, intenda adottare iniziative per prevedere con la massima celerità nuovi corridoi turistici, non solo verso altri Paesi extra Unione europea ma anche, e soprattutto, in entrata verso il nostro Paese;

   se intenda valutare l'adozione di iniziative per aumentare il numero degli elenchi dei Paesi attualmente previsto dall'ordinanza n. 254 del 23 ottobre 2021, cercando di ridurre l'attuale disparità presente tra contesti territoriali ed epidemiologici estremamente eterogenei, che si trovano nel citato elenco E, valutando con particolare attenzione l'evolversi del contagio e il progredire della pandemia nei diversi Paesi.
(4-10760)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha denunciato la mancanza di trasparenza nei documenti inerenti all'autorizzazione condizionale concessa a Pfizer, quando, con l'interrogazione n. 4-08162, si è occupata dell'attacco hacker al sistema informativo dell'Ema da cui erano emersi documenti che mostravano problematiche alla valutazione dei rischi/benefici del vaccino anti-COVID-19;

   il 2 novembre 2021, Paul D Thacker, giornalista investigativo, ha pubblicato un articolo sulla rivista del British Medical Journal, dal titolo «COVID-19: il ricercatore denuncia i problemi di integrità dei dati nella sperimentazione sui vaccini di Pfizer»;

   l'articolo denuncia come, per i ricercatori che stavano testando il vaccino di Pfizer in diversi siti in Texas durante quell'autunno, la velocità nell'effettuare la sperimentazione potrebbe essere andata a scapito dell'integrità dei dati e della sicurezza del paziente. Un direttore regionale che è stato impiegato presso l'organizzazione di ricerca Ventavia Research Group ha detto al BMJ che la società ha falsificato i dati, impiegando vaccinatori non adeguatamente formati ed è stata lenta nel seguire gli eventi avversi riportati nello studio cardine di fase III di Pfizer. Il personale che ha condotto i controlli di qualità è stato sopraffatto dal volume di problemi riscontrati. Dopo aver ripetutamente informato Ventavia di questi problemi, il direttore regionale, Brook Jackson, ha inviato un reclamo tramite e-mail alla Food and Drug Administration (Fda) statunitense. Ventavia l'ha licenziata lo stesso giorno. Jackson ha fornito il BMJ con decine di documenti aziendali interni, foto, registrazioni audio ed e-mail;

   nella sua e-mail del 25 settembre alla Fda; Jackson ha scritto che Ventavia aveva arruolato più di 1.000 partecipanti in tre siti. Lo studio completo (registrato con NCT04368728) ha arruolato circa 44.000 partecipanti in 153 siti che includevano numerose aziende commerciali e centri accademici. Ha poi elencato una dozzina di preoccupazioni di cui aveva assistito, tra cui:

    partecipanti collocati in un corridoio dopo l'iniezione e non monitorati dal personale clinico;

    mancanza di follow-up tempestivo dei pazienti che hanno manifestato eventi avversi;

    le deviazioni del protocollo non vengono segnalate;

    i vaccini non venivano conservati a temperature adeguate;

    campioni di laboratorio etichettati erroneamente;

   nel giro di poche ore Jackson ha ricevuto un'e-mail dalla Fda ringraziandola per le sue preoccupazioni e informandola che la Fda non poteva commentare alcuna indagine che potesse risultare. Pochi giorni dopo Jackson ha ricevuto una chiamata da un ispettore della Fda per discutere il suo rapporto, ma gli è stato detto che non potevano essere fornite ulteriori informazioni, e non ha sentito più nulla in relazione al suo rapporto;

   nel documento informativo di Pfizer presentato alla Fda, il 10 dicembre 2020 per l'autorizzazione all'uso di emergenza del suo vaccino contro il COVID-19, la società non ha menzionato problemi nel sito di Ventavia;

   nell'agosto di quest'anno, dopo la piena approvazione del vaccino di Pfizer, la Fda ha pubblicato una sintesi delle sue ispezioni sullo studio cardine dell'azienda. Nove dei 153 siti dello studio sono stati ispezionati, i siti di Ventavia non sono stati elencati. L'ufficiale ispettivo della Fda ha osservato: «La parte di integrità e verifica dei dati delle ispezioni BIMO [monitoraggio della ricerca biologica] era limitata perché lo studio era in corso e i dati richiesti per la verifica e il confronto non erano ancora disponibili per l'IND [nuovo farmaco sperimentale]» –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative per interrompere la somministrazione, sulla base di quanto esposto in premessa, per limitare eventuali danni da reazione avverse al farmaco a ignari cittadini italiani;

   se non intenda adottare iniziative al fine di avviare una verifica, anche in sede europea, per appurare la validità della documentazione presentata da Pfizer per l'ottenimento dell'autorizzazione condizionale europea.
(4-10762)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione n. 4-10230, l'interrogante ha affrontato il tema dell'ossido di graphene presente nei vaccini anti-COVID-19;

   il 2 novembre 2021, è stato pubblicato l'articolo scientifico: «Rilevamento del grafene nei vaccini COVID-19 mediante spettroscopia Micro-RAMAN» dall'università di Almerìa in Spagna, che aveva l'obiettivo di effettuare un campionamento di segnali spettrali di vibrazione Raman che, associati a immagini di microscopia ottica accoppiate agli spettri, consentono di determinare la presenza di derivati del grafene in campioni di vaccino COVID-19 commercializzati con quattro marchi diversi:

    Pfizer 1 (Rd1). Lotto EY3014. Sigillato;

    Pfizer 2 (Wbr). Lotto N. FD8271. Sigillato;

    Pfizer 3 (Ros). Lotto N. F69428. Sigillato;

    Pfizer 4 (Arm). Lotto N. FE4721. Sigillato;

    AstraZeneca (Az Mit). Lotto N. ABW0411. Sigillato;

    Moderna (Mod). Lotto N. 3002183. Non Sigillato;

    Janssen (Jan). Lotto N. Non disponibile. Non Sigillato;

   sono stati analizzati più di 110 oggetti visibili al microscopio ottico, con un aspetto compatibile con le strutture del grafene; di questi un totale di 28 oggetti sono stati selezionati per questo rapporto per la loro compatibilità con la presenza di graphene o derivati nei campioni, tenendo conto della corrispondenza tra le sue immagini e segnali spettrali con quelli ottenuti da un campione standard e dalla letteratura scientifica. Di questi 28 oggetti, in 8 di essi l'identità del materiale con l'ossido di graphene è determinante a causa dell'elevata correlazione spettrale con il pattern. I restanti oggetti mostrano un'altissima compatibilità con le strutture del graphene, considerando insieme sia i loro spettri che la loro immagine ottica;

   l'8 luglio 2021, è stato pubblicato tino studio dal titolo: «Generazione rapida di immunità coronavirale utilizzando Nanodiamanti ricombinanti modificati con peptidi» con il quale alcuni ricercatori propongono adiuvanti vaccinali a base di nanodiamante, come una piattaforma rapida e versatile per la coniugazione dell'antigene, utilizzando peptidi comuni a diversi ceppi patogeni e rendendo questa strategia un buon candidato per a Vaccino pronto all'uso. La tecnologia si basa sul fatto che la capacità degli organismi viventi di intrappolare nanostrutture come i nanodiamanti con formazione di trappole extracellulari dei neutrofili (Net) dia inizio ad una reazione infiammatoria con conseguente risposta immunitaria. In questo lavoro, il peptide del coronavirus omologico per Mers-CoV, inibitore della fusione, è stato coniugato a nanodiamanti e utilizzato per indurre neutrofili infiammazione autolimitante guidata. Secondo i ricercatori l'adiuvante risulta essere sicuro e non ha indotto alcun tessuto danno nel sito di iniezione. I topi immunizzati presentano una concentrazione di anticorpi (Titoli) di IgG di 1/4,000 entro 28 giorni. L'immunizzazione dei conigli ha portato alla formazione di un alto livello di anticorpi persistentemente presenti fino a 120 giorni dopo la prima immunizzazione (durata della vita dell'animale - 3 anni). Il peptide usato per l'immunizzazione si è dimostrata reattiva con i sieri di pazienti convalescenti COVID; dimostrando la possibilità di sviluppare candidati al vaccino pancoronavirale;

   l'interrogante nutre profondi dubbi in merito alla sicurezza di questi adiuvanti e, in generale, circa l'utilizzo di prodotti a base di carbonio come ossido di graphene e nanodiamanti, e reputa la presenza di tracce e di prodotti di questa matrice presenti nei vaccini anti-COVID-19, come una preoccupante criticità da tenere in considerazione. La possibilità di trovare questi prodotti nelle quantità, seppur sottosoglia e non rilevabili dalle autorità per assenza di metodologia e di regolamentazione, fa temere che le case farmaceutiche stiano sperimentando la loro tossicità nei farmaci in modo non regolare –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito a quanto espresso in premessa;

   se non intenda adottare iniziative per approfondire la questione e per interrompere la somministrazione dei farmaci in attesa delle conclusioni e delle verifiche necessarie.
(4-10763)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento Sanac di Massa, operativo a partire dal 1972 all'interno del polo industriale di Massa-Carrara, è una delle quattro unità produttive del Gruppo Sanac s.p.a., unitamente alla sede di Gattinara (Vercelli), Grogastu (Cagliari) e Vado Ligure (Savona); nel 1995 è entrato nel gruppo Riva in concomitanza con l'acquisto della società Ilva s.p.a. di cui Sanac faceva parte;

   lo stabilimento di Massa è attivo nella produzione e nell'assistenza tecnica di refrattari per il sistema di spillaggio cosiddetto «a cassetto» per siviera, un sistema brevettato e completamente progettato nello stesso stabilimento di Massa; è un'azienda da sempre all'avanguardia nei processi produttivi e una tra le realtà più solide del polo industriale della provincia e a livello nazione;

   attualmente risultano occupati nello stabilimento 101 operai di cui 6 con contratti a termine. Inoltre, all'interno del sito produttivo lavorano diverse società che impiegano circa 100 operai;

   l'azienda, entrata in amministrazione straordinaria dal marzo 2015, in quanto controllata da Ilva s.p.a., ha subito un considerevole calo di ordini in ragione delle questioni giudiziarie che hanno coinvolto l'impianto di Taranto e delle difficoltà finanziarie del Gruppo Riva;

   nel 2016 si apriva la procedura per il trasferimento degli asset aziendali di Ilva s.p.a. attraverso un bando internazionale. Il 5 giugno 2017 la cordata AM Investco Italy, una joint venture formata dal gruppo Marcegaglia (15 per cento) e da Arcelor Mittal (85 per cento) si aggiudicava la gara;

   il 5 settembre 2018 presso il Ministero dello sviluppo economico veniva siglato l'accordo con Arcelor Mittal per la cessione di Ilva s.p.a.;

   tuttavia, tale iniziativa imprenditoriale non ha avuto alcuno sviluppo concreto né, per altro verso, sembrano ipotizzabili possibili esiti soddisfacenti neppure in un arco temporale di medio periodo, per cui, allo stato, lo stabilimento Sanac di Massa versa in una situazione di stallo, né sembra ipotizzabile una soluzione in tempi brevi attese le procedure del nuovo bando e l'eventuale nuova assegnazione;

   il quadro si è, peraltro, aggravato in considerazione del fatto che l'ultimo ordine di acquisto di Acciaierie d'Italia s.p.a. a Sanac risale allo scorso mese di maggio;

   invero, risulta che, a partire dal mese di giugno 2021, Acciaierie d'Italia stia ordinando il materiale refrattario a competitor stranieri – con conseguente estromissione di Sanac – quali Rhi, Vesuvius, Krosaki, Seven Refractory;

   non sono comprensibili le ragioni di tale improvvisa predilezione per il mercato estero che, in ogni caso, sembra in contrasto con la dichiarata intenzione di Acciaierie d'Italia di partecipare ad una eventuale gara di futura indizione;

   occorre, ad avviso dell'interrogante, che Acciaierie d'Italia torni a privilegiare la produzione italiana di materiale refrattario, come regolarmente avvenuto fino allo scorso mese di maggio, con risultati soddisfacenti –:

   se il Ministro intenda fornire chiarimenti sulla problematica esposta circa l'approvvigionamento di materiale refrattario e quali siano le iniziative che intende assumere al riguardo.
(5-07107)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANGRILLO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente della Repubblica 22 ottobre 2001, n. 462 reca Regolamento di semplificazione del procedimento per la denuncia di installazioni e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, di dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici pericolosi;

   tale decreto prevede l'obbligo di verifica periodica degli impianti di terra sui luoghi di lavoro;

   l'articolo 36, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162 ha successivamente inserito nel suddetto decreto del Presidente della Repubblica l'articolo 7-bis, il quale dispone che le tariffe applicate dall'organismo che è stato incaricato di effettuare la verifica dell'impianto dal datore di lavoro, sono individuate dal decreto del presidente dell'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (Ispesl) 7 luglio 2005, il quale, a sua volta, prevede che le tariffe si basino su un criterio di calcolo crescente in relazione all'impegno di potenza contrattuale della fornitura elettrica del soggetto sottoposto a verifica;

   tale previsione comporta gravi difficoltà per le imprese, soprattutto quelle più piccole che devono affrontare costi e oneri molto elevati. Infatti, a fronte di verifiche su impianti medio-piccoli, normalmente in uso ad aziende con ridotti forza lavoro e fatturato che, però, necessitano di molta potenza elettrica, vi sono costi molto elevati;

   al contrario, grandi strutture produttive, dalla superficie estesa e quindi complesse da verificare, ma che hanno potenze basse o medio-basse, hanno costi di verifica degli impianti inferiori;

   tale situazione comporta un evidente squilibrio tra l'entità e la complessità della verifica degli impianti, con una forte penalizzazione soprattutto per le micro e piccole imprese che sono gravate di costi sproporzionati;

   sul tema si è anche espressa l'Autorità garante della concorrenze del mercato: «L'articolo 7-bis, prevedendo l'applicazione di un tariffario per i servizi di verifica periodica degli impianti elettrici citati, introduce, quindi, una disposizione contraria ai principi concorrenziali, in quanto idonea ad eliminare la competizione tra operatori nella determinazione di una variabile fondamentale quale il prezzo del servizio erogato. L'utilizzo di un tariffario nel settore in esame non sembra peraltro giustificato dalla necessità di assicurare uniformità della contribuzione in favore dell'Inail né da quella di favorire professionalità e competenza nell'interesse della sicurezza degli utenti e dei lavoratori»;

   si evidenzia, inoltre, che l'obbligo, previsto dal suddetto articolo 7-bis, per le imprese di comunicare all'Inail per via informatica, il nominativo dell'organismo incaricato di effettuare la verifica dell'impianto, si traduce in un ulteriore peso burocratico e in una complicazione per le imprese. Sarebbe, infatti, molto più vantaggioso e pratico che tale comunicazione potesse effettuarla telematicamente lo stesso organismo incaricato della verifica, eliminando un adempimento per l'impresa rendendo la procedura più snella; al riguardo, si segnala, peraltro, che il decreto direttoriale previsto dalla disposizione per la definizione delle indicazioni tecniche non è stato ancora emanato;

   alla luce di quanto esposto, si rende necessario intervenire al fine di risolvere le problematiche evidenziate, prevedendo che le tariffe per le verifiche degli impianti di cui al citato regolamento siano commisurate alla superficie del luogo di lavoro e all'articolazione del suo impianto e non alla potenza elettrica contrattuale della fornitura. In alternativa, si potrebbe prevedere un tariffario più flessibile che consenta all'organismo incaricato della verifica di applicare costi minori nel caso in cui il criterio della potenza risulti evidentemente sproporzionato e iniquo; infine si potrebbe prevedere che sia direttamente l'organismo incaricato di effettuare la verifica dell'impianto e non l'impresa a trasmettere telematicamente il proprio nominativo all'Inail –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare al fine di risolvere le problematiche evidenziate in premessa.
(4-10758)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FASSINA e TIMBRO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la legge regionale dell'Emilia Romagna del 21 ottobre 2021, n. 14, pubblicata sul Burert n. 299 del 21 ottobre 2021 , ha previsto all'articolo 16 «Disposizioni per il rispetto della tempistica di realizzazione degli interventi del servizio idrico integrato», la proroga di tutti gli affidamenti del servizio idrico dei comuni della regione alla fine del 2027, ad eccezione di quelli dove all'entrata in vigore della legge siano in corso procedure di gara, ciò al fine di consentire il rispetto delle tempistiche per la realizzazione degli interventi del servizio idrico integrato previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   la norma approvata arriva alla vigilia della scadenza prevista per la fine di quest'anno della concessione tra l'Agenzia territoriale dell'Emilia Romagna per i servizi idrici e rifiuti (Atersir) ed il gestore del servizio idrico integrato Hera s.p.a. relativa tra l'altro al comune di Bologna, mentre per i comuni di Ravenna e Forlì la scadenza è a fine 2023 e per i comuni di Ferrara e Modena a fine 2024;

   a Bologna, proprio nelle scorse settimane, si era svolto un incontro tra rappresentanti di Atersir, del Consiglio locale degli amministratori bolognesi, del Comitato Acqua Pubblica dell'Emilia-Romagna e di Bologna e altre associazioni di utenti con l'Università di Bologna per dare vita ad uno studio di approfondimento relativo alle varie forme di gestione del servizio idrico e verificare la possibilità di ri-pubblicizzazione dello stesso;

   la materia degli affidamenti del servizio idrico e delle sue; eventuali proroghe, è sempre stata prerogativa di Atersir, che la regione Emilia-Romagna legge regionale n. 23 del 2011 come unico ambito territoriale ottimale (Ato) comprendente l'intero territorio regionale in ottemperanza a quanto previsto dall'articolo 147 del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   l'articolo 149-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 prevede che l'affidamento del servizio e conseguentemente la proroga sia di competenza dell'Ato;

   le convenzioni tra Atersir e le Società affidatarie della gestione del servizio idrico integrato peraltro già regolano le condizioni per le eventuali proroghe degli affidamenti;

   a parere degli interroganti la norma approvata dalla regione Emilia-Romagna comporta una violazione di quanto disposto dalle richiamate norme del decreto legislativo n. 152 del 2006 e presenta profili suscettibili di valutazione ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione –:

   se il Governo non intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l'impugnazione innanzi alla Corte costituzionale della norma della legge regionale in questione.
(5-07109)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Vianello e altri n. 1-00545, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Termini.

Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

  Mozione Polidori ed altri n. 1-00544, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Barelli. Contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato: «Polidori, Barelli, D'Attis, Bagnasco, Brambilla, Labriola, Marrocco, Mazzetti, Palmieri, Pella, Pittalis, Porchietto, Prestigiacomo, Rotondi, Saccani Jotti, Sarro, Maria Tripodi».

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Caon n. 4-10732, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 597 del 17 novembre 2021.

   CAON. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   continua l'escalation di furti nelle abitazioni dei comuni di Vigonza e Villanova di Camposampiero, in provincia di Padova, riportando prepotentemente in primo piano la questione «emergenza sicurezza», come i recenti fatti di cronaca evidenziano;

   da mesi ormai Villanova di Camposampiero e diverse frazioni di Vigonza stanno assistendo a una serie crescente di furti in case, ville, negozi, garage condominiali e cantine;

   nelle notti tra il 7 e il 10 novembre 2021 sono state almeno una decina le proprietà private vigontine prese di mira dai malviventi; in un caso, a Villanova di Camposampiero, i ladri si sono spinti fin dentro le camere da letto, mentre i proprietari stavano dormendo;

   non si tratta di eventi saltuari ma che si ripetono ormai con cadenza regolare e che, comprensibilmente, suscitano forte apprensione fra i cittadini: quasi ogni notte gli abitanti vivono nella paura di trovarsi i ladri in casa. I residenti, esasperati, esigono maggiori controlli e più sicurezza, soprattutto nelle ore notturne;

   la caserma dei carabinieri di Pionca di Vigonza è territorialmente competente sui comuni di Vigonza e Villanova di Camposampiero, che, complessivamente, registrano una popolazione di poco più di 29 mila abitanti. La dotazione organica della caserma dovrebbe essere di tredici unità di personale – un numero già sottodimensionato rispetto alla popolazione residente, che ne richiederebbe tra le sedici e le diciotto – ma, ad oggi, le unità effettivamente presenti sono otto –:

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere per arginare questa ondata di furti e garantire la sicurezza e la tranquillità delle popolazioni di Vigonza e Villanova di Camposampiero;

   se non intenda provvedere ad incrementare i presidi delle forze dell'ordine nei due comuni, cominciando col potenziare la locale caserma dei carabinieri di Pionca di Vigonza con nuovi uomini, mezzi e strumentazione.
(4-10732)