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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 608 di giovedì 2 dicembre 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO AMITRANO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Barelli, Brescia, Butti, Casa, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Ferri, Gregorio Fontana, Gebhard, Giachetti, Grande, Invernizzi, Lapia, Lorefice, Magi, Marin, Migliore, Mura, Parolo, Pastorino, Perantoni, Pizzetti, Tasso, Tombolato, Traversi, Vinci, Viscomi, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 115, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Giorgio Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie, Presidente. Desidero intervenire per un fatto grave che si sta perpetrando in queste ore, in questi giorni, all'interno di quest'Aula e nelle Commissioni riunite, giustizia e affari sociali.

Dopo un ritardo di tre anni, finalmente è iniziato l'esame in Commissione del testo unificato delle proposte di legge in materia di morte volontaria medicalmente assistita e, appena in un'ora e mezza di discussione e di voto, sono stati approvati i primi 4 articoli davanti ad un atteggiamento, direi, quasi di sufficienza, se non di fastidio, se non talvolta di ostilità.

Un'ora e mezza per affrontare ed approvare i 4 articoli che riguardano i temi della vita e della morte di ciascuno dei cittadini italiani; un'ora e mezza guardando l'orologio perché il sottosegretario doveva lasciare la Commissione; dopo un'ora di lavoro ieri sera, dopo che abbiamo discusso a lungo di ordini del giorno, ci siamo confrontati sul nulla.

Mi permetta, signor Presidente, tutti stanchi, provati, ieri sera naturalmente perché dopo una lunga giornata andare a discutere di temi che riguardano la morte mi rendo conto che è complicato. Direi, bassa politica quella a cui stiamo assistendo, quella che serve soltanto a far tacere le nostre coscienze; ma non possono tacere queste coscienze se utilizziamo questi metodi, se utilizziamo un regolamento che relega soltanto al termine di una seduta d'Aula la discussione, così complessa, così difficile che nega in profondità, invece, gli strumenti per aiutare e sostenere chi sta soffrendo. Quindi, la capacità di ascoltare non c'è stata, la capacità di garantire la presenza, di restaurare le relazioni umane con chi sta soffrendo in quella fase drammatica della propria esperienza di vita, entrare in un rapporto vero con il malato e la famiglia: temi tutti che sono stati così molto superficialmente affrontati. Credo che queste scelte debbano provenire dalla nostra interiorità, non certamente debbono avere pesi politici e condotte da interessi politici.

Lei ritiene, Presidente, che in un'ora e mezza un ragionamento del genere possa essere stato fatto? Dopo tre anni di silenzio? Dopo tre anni che questo testo giace passando tra gruppi di lavoro alternatisi fra di loro, da relatori che sono stati sostituiti più volte? Nessuno di noi può impedire a chi, come Mario, ha deciso di prendere e di seguire quella strada, nessuno di noi può impedirglielo, lui deve essere libero di farlo e noi dobbiamo garantire la sua libertà.

Vede, Presidente, le sofferenze degli altri, sia che siano fisiche, psicologiche o spirituali, spesso si sottraggono alla nostra attenzione, noi voltiamo sempre lo sguardo dall'altra parte di chi soffre, fa parte della natura umana; questo accade, purtroppo, anche qui, all'interno di questo Parlamento. Allora, sono evidenti queste sofferenze, purtroppo, e nonostante siano evidenti non vengono prese in considerazione, allora il malato sa di essere sempre solo nell'ultimo momento della sua malattia. Il nostro dovere sarebbe quello di fargli sentire che noi siamo con lui, non soltanto dichiarando che esistono forme di assistenza che, purtroppo, oggi ancora in Italia non esistono in realtà; mi riferisco alle reti di cure palliative, che non sono così completamente radicate e diffuse sul territorio.

Concludo, chiedendo a lei, Presidente, di farsi da tramite con il Presidente Fico perché possa correggere, ove sia ancora possibile, questa distorsione che deriva da un modo errato di far politica; non si possono affrontare i temi etici allo stesso livello dei temi legati, non so, all'agricoltura, all'industria, al commercio, al bilancio dello Stato, hanno bisogno di tempi, hanno bisogno di riflessione, di ponderazione. Li abbiamo avuti tutti in tre anni, non li abbiamo utilizzati.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Trizzino. Riferirò al Presidente Fico le sue doglianze. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Ehm. Prego, onorevole, su che cosa?

YANA CHIARA EHM (MISTO). Grazie, Presidente. Intervengo chiedere al Ministro Giorgetti di riferire in Aula sulla questione GKN perché ci troviamo davanti a un assurdo déjà vu: stiamo parlando di una lettera pervenuta il 26 novembre ai 422 lavoratori della GKN per anticipare un'altra volta il riavvio della procedura di licenziamento collettivo.

Presidente, porto la questione qui, in Aula, perché ne riparliamo dopo ben sei mesi dalla prima lettera di avvio della procedura di licenziamento, del 9 luglio, poi bloccata, grazie a una sentenza del tribunale del lavoro di Firenze, e, oggi, la ritroviamo un'altra volta. È un fatto clamoroso, che vede i lavoratori in presenza e in presidio costante da ben sei mesi reclamare il diritto al lavoro, reclamare il diritto a poter continuare a lavorare e a produrre.

Chiedo, dopo ben sei mesi, al Ministro, al Governo di decretare d'urgenza, in primis, il blocco dei licenziamenti collettivi e, poi, di approvare una norma che stabilisca regole e paletti chiari, rimettendo al centro i diritti dei lavoratori e una lotta seria alle delocalizzazioni selvagge. Presidente, c'è una proposta di legge, è depositata e ha la firma di oltre trenta colleghi parlamentari; quindi, un'altra volta rivolgo l'appello a tutti i parlamentari di sottoscrivere, di calendarizzare questa proposta di legge e di approvarla quanto prima. Lo dobbiamo ai lavoratori; basta con le parole, passiamo ai fatti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, l'onorevole Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Signor Presidente, vorrei chiedere un intervento, anche per il sereno svolgimento dei nostri lavori, rispetto a quanto sta accadendo sul caso della tennista Peng.

Noi ci troviamo quotidianamente a condannare situazioni di violenza sulle donne; recentemente c'è stata la giornata dedicata contro la violenza sulle donne e, in queste ore, il caso della tennista, che ha denunciato di aver subito violenze da un ex altissimo dirigente del Partito Comunista Cinese, credo debba richiedere a quest'Aula e al Governo italiano una presa di posizione rassicurante nei confronti di tutti i colleghi che, in questa sede, stanno dedicando tempo, dedizione e professionalità per selezionare e proporre le migliori strategie contro la violenza sulle donne. Questo è un caso “planetario”, su cui anche l'Unione europea ha appena preso una posizione, chiedendo spiegazioni al Governo cinese sul destino e sulla sorte di questa tennista che, dopo aver denunciato questa violenze, non sappiamo che fine abbia fatto. Inoltre, recentemente anche l'organizzazione WTA, nella persona del signor Steve Simon, presidente della predetta organizzazione sportiva, ha preso la decisione di sospendere tutti i tornei WTA in Cina. Credo che i nostri lavori debbano essere anticipati da una posizione del Governo italiano e anche della Presidenza di questa Camera nei confronti di un comportamento che, nel 2021, è posto in essere da parte di un Governo che, seppur in maniera evidente si rifà a teorie comuniste, comunque partecipa a livello internazionale a rapporti che quotidianamente si sviluppano in tutti i settori che afferiscono alla vita quotidiana dei Paesi di tutto il mondo.

PRESIDENTE. Non essendo ancora decorso il termine di preavviso dei venti minuti, previsto per le votazioni con il procedimento elettronico, sospendiamo la seduta che riprenderà alle 9,55.

La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 9,55.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 1 - D'iniziativa dei senatori: Amati ed altri: “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo” (Approvata dal Senato) (A.C. 1813​) e dell'abbinata proposta di legge: Fornaro (A.C. 445​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1813: “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo” e dell'abbinata proposta di legge n. 445.

Ricordo che nella seduta dell'8 novembre si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1813​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge (Vedi l'allegato A). Poiché non sono stati presentati emendamenti li porrò direttamente in votazione.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1813​ e abbinata)

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1813​ e abbinata)

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1813​ e abbinata)

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1813​ e abbinata)

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1813​ e abbinata)

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1813​ e abbinata)

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1813​ e abbinata)

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1813​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Dunque, questo provvedimento ci arriva in eredità, come è noto, dalla scorsa legislatura, in quanto il Presidente della Repubblica rinviò alle Camere quel testo approvato, con rilievi circa l'aspetto penale, che non fu adeguatamente valutato in base alle Convenzioni di Ottawa e di Oslo.

Le misure di contrasto al finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo non solo le ritengo opportune, ma anche indispensabili per affrontare la parte più odiosa, che riguarda l'enorme profitto che se ne ricava. Vedete, questo non riguarda la quantità e il genere delle vittime che provocano, siano esse donne o uomini, adulti o bambini, ma solo la bieca avidità di lucrare sui conflitti, da quelli più in evidenza a quelli più oscuri, nascosti, dimenticati. Ma la cosa che mi rattrista profondamente è la constatazione che vi sono ancora Paesi, fortemente sviluppati economicamente, che hanno l'ambizione di guidare o condizionare le sorti del nostro pianeta, che ancora guardano esclusivamente all'aspetto dell'utilità economica e del guadagno vergognoso, tanto vergognoso perché si basa sulla sofferenza umana ignobilmente provocata.

Io, con grande orgoglio, devo sottolineare che l'Italia non è tra questi Paesi e che, anzi, si distingue per il suo impegno diplomatico e fattuale per la distruzione di queste armi e per la bonifica dei territori interessati da questo inquinamento bellico, passando così - e questo è un dato fortemente positivo - dal triste primato di Nazione produttrice a Paese in prima linea per lenire le sofferenze causate da questi ordigni.

Per questo motivo e per tanti altri, io dichiaro il voto convintamente favorevole all'adozione del provvedimento in esame da parte della componente MAIE-PSI, che qui rappresento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Come diceva giustamente il collega, questo è un argomento importante, ma anche molto triste, perché sappiamo che le mine antiuomo e le cosiddette cluster bomb, che sono le bombe a grappolo, ordigni e munizioni veramente micidiali, continuano a permanere, nel mondo. Infatti, abbiamo milioni di ordigni che ancora devono essere intercettati e disinnescati e, quindi, ancora tantissime persone oggi muoiono nel mondo a causa di queste bombe, tantissimi bambini.

Ricordiamo le citazioni importanti del compianto Gino Strada, nel suo Pappagalli verdi, quando ricordava proprio l'aspetto più subdolo di questi ordigni, che somigliavano quasi a giocattoli, a piccoli pappagallini, e quindi inducevano le persone, i bimbi in particolar modo, ad avvicinarvisi, e quindi a subire dei danni permanenti terrificanti, perché questi ordigni sono capaci di uccidere, ma anche di mutilare gravemente una persona, in pochissimi secondi. Questa legge ha avuto un iter un po' travagliato; è una legge vecchia, una legge di 10 anni fa, che finalmente approda in Parlamento, e noi siamo orgogliosi di poterla approvare perché può dare un quadro normativo importante e certo anche a questo Paese proprio sul fronte del disarmo.

Ci può anche rendere più partecipi del processo, anche a livello europeo, che ci vede contrari a questo tipo di armi, a questo tipo di munizioni terrificanti, che ancora fanno tantissimi danni. Soltanto dagli inizi degli anni Ottanta fino alla fine degli stessi anni Ottanta sono state disseminate, tra Iran e Iraq, milioni di mine antiuomo; molte sono state già disinnescate, però, purtroppo, il problema ancora permane, tanti Stati sono ancora interessati da questo flagello. Abbiamo tantissime mine antiuomo ancora nello Yemen, in Afghanistan, in Iraq, in Myanmar; tantissimi luoghi lontani da noi, però che sentiamo comunque vicini, considerato che le vite di tantissime persone sono ancora in gioco proprio a causa di questi ordigni. Quindi, è importante oggi approvare questa legge all'unanimità per dare un quadro normativo certo, preciso anche all'Italia, anche se qui, ovviamente, sono già bandite. Tra l'altro, c'è un quadro normativo anche ampio a livello internazionale; vi sono il Trattato di Ottawa del 1997, la Convenzione sulle cluster bomb proprio per lo smantellamento di questo tipo di munizioni così terribili, così terrificanti, però noi vogliamo fare di più. Questo Paese deve fare di più e deve poter anche impedire che ci siano realtà, soggetti che possano anche finanziare aziende che ancora si azzardano a produrre queste armi micidiali, che sono veramente un danno incalcolabile per l'umanità.

Ovviamente è per noi un grande onore, oggi, poter approvare questa legge e speriamo veramente che possa servire come esempio per tutta la Comunità europea, ma anche in tutto il mondo, affinché finalmente venga eliminato questo terribile disastro che ha compiuto l'essere umano nel creare ordigni studiati appositamente per danneggiare l'essere umano, per ridurlo l'ombra di se stesso e mutilarlo, in pochi secondi.

Quindi chiediamo veramente una unanimità in questa votazione, e noi votiamo questo provvedimento con orgoglio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, si conclude oggi un faticoso cammino parlamentare di questo provvedimento, iniziato nella XVII legislatura; ed è stato un cammino faticoso perché, come è stato ricordato, questa legge era stata rinviata alle Camere dal Presidente della Repubblica nell'ottobre 2017 con alcuni rilievi. Desidero, anche in qualità di relatore, nella scorsa legislatura, di questo provvedimento, ringraziare la Commissione, in particolare il relatore Ungaro, e anche altri parlamentari, a cominciare dal collega Delrio, per la testardaggine con cui hanno voluto portare a termine questo provvedimento, che ha incontrato, forse più fuori da questo palazzo che dentro il palazzo, una serie di difficoltà.

La ragione di queste difficoltà - mi permetterete anche a beneficio di chi ci ascolta - sta tutta nell'articolo 1, perché tale articolo definisce i confini e li definisce efficacemente. Per essere chiari, questa è una legge non facilmente aggirabile, perché all'articolo 1 si dice che la presente legge introduce il divieto totale al finanziamento di società in qualsiasi forma giuridica costituite, aventi sede in Italia o all'estero, che, direttamente o tramite società controllate o collegate, ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile, svolgano attività di costruzione, produzione, sviluppo, assemblaggio, riparazione, conservazione, impiego, utilizzo, immagazzinaggio, stoccaggio, detenzione, promozione, vendita, distribuzione, importazione, esportazione, trasferimento o trasporto delle mine antipersona, delle munizioni e submunizioni cluster, di qualunque natura o composizione, o di parti di esse. È altresì fatto divieto di svolgere ricerca tecnologica, fabbricazione, vendita e cessione, a qualsiasi titolo, esportazione, importazione e detenzione di munizioni e submunizioni cluster, di qualunque natura o composizione, o di parti di esse.

La norma è molto precisa, molto puntuale e non si presta a quella che nel mondo delle armi evidentemente è una prassi comune in tutto il mondo, cioè quella, da un punto di vista politico e istituzionale, di condannare l'uso di determinate armi, e poi, di fatto, attraverso varie forme, si bypassano le norme e si continuano di fatto a produrre e a utilizzare questi strumenti di morte. La legge che oggi andremo a votare, auspicabilmente all'unanimità, prova ad incidere proprio su questo aspetto, cioè l'aspetto del finanziamento, che è più difficile da individuare e da tracciare. Ecco perché nella norma si fa riferimento anche a Banca d'Italia, alle procedure sostanzialmente similari a quelle dell'antiriciclaggio. Il punto, quindi, è intervenire alla radice, evitare che ci possano essere finanziamenti in uno qualsiasi degli step dei percorsi, dalla produzione alla commercializzazione di questi strumenti di morte. Questi sono strumenti di morte, casomai ce ne sia qualcuno differente, particolarmente odiosi, forse è uno dei più odiosi perché colpisce - e la parola stessa mine antipersona - in maniera indiscriminata, cioè non colpisce soltanto gli eserciti in combattimento. Soprattutto l'uso e l'abuso delle mine antipersona, tipologia cluster, cioè a grappolo, durante numerose guerre sono state gettate come si gettassero dei semi nel terreno, lanciate da aerei, non necessariamente in aree di guerra. E questo che cosa ha prodotto? Ha prodotto una strage di morti e di feriti gravi, soprattutto tra i bambini per le cose che sono state ricordate anche da chi mi ha preceduto, con le immagini dei pappagalli verdi del famoso libro di Strada. Sono stati proprio i bambini quelli che sono stati più colpiti, a dimostrazione che questi non sono strumenti di guerra, funzionali a un obiettivo militare, fosse anche difensivo; sono strumenti nati da menti malate, perché alla fine, a pagare il conto, non sono truppe di professionisti, che hanno messo in conto anche di perdere la vita, ma sono personale civile, donne, uomini e, come dicevo prima, soprattutto bambini. E, ad aggravante, non soltanto in un contesto bellico, ma a distanza di anni, quando ci si è pacificati, quando si è tornati alla normalità, esiste questo pericolo, e l'attività di sminamento è un'attività costosa, che spesso poi non viene fatta. In particolare, questo strumento è stato utilizzato molto in Africa e sono popolazioni e Stati che non hanno risorse economiche per fare questa attività di sminamento, e quindi, in qualche modo, queste sono simbolo di una guerra che non finisce mai, che lascia morti e feriti, soprattutto tra i bambini. Pertanto, ringrazio davvero per la tenacia e per la volontà di arrivare fino in fondo a questo provvedimento; un provvedimento di civiltà, un provvedimento che accompagna, alla firma delle varie convenzioni che sono state anche ratificate dal nostro Paese, una norma in grado di estirpare realmente, anche dall'industria delle armi italiane, qualora ce ne fosse ancora presenza, questo tipo di produzione e commercializzazione. È un provvedimento, come dicevo, di civiltà e, quindi, mi si lasci annunziare, anche a titolo personale, con un pizzico di orgoglio, il voto favorevole del nostro gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baratto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BARATTO (CI). Grazie, Presidente. La discussione e la decisione odierna sul tema dell'impiego degli strumenti di guerra come le mine antiuomo è sollecitato a quest'Aula ormai da anni. Almeno due trattati internazionali hanno, negli anni, vietato l'impiego e la commercializzazione di questi dispositivi, vincolando anche il nostro Paese ad osservare diversi obblighi per lo smantellamento delle mine antipersona: impedire ogni produzione, uso, stoccaggio ed esportazione di ordigni antipersona, quindi distruggere tutte le mine esistenti nei rispettivi arsenali, bonificare le aree minate nel proprio territorio, fornire assistenza tecnica e finanziaria per le operazioni di sminamento e assistenza alle vittime.

Tuttavia, malgrado gli sforzi internazionali e le dichiarazioni di principio, i numeri e le realtà rimangono ancora oggi inaccettabili. Dalla Siria all'Afghanistan, fino alle Filippine, si registra un crescente utilizzo di munizioni cluster. Gli ultimi dati disponibili registrano circa 7 mila vittime di armi di questo genere, oltre 3 mila morti e quasi 4 mila feriti; circa il 50 per cento di coinvolti sono bambini. Per anni, in Afghanistan, i nostri militari sono stati senza sosta impegnati nelle operazioni di sminamento del territorio e credo non si possa, quindi, non menzionare né dimenticare il loro contributo straordinario (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia). Migliaia sono, ancora oggi, le vittime insensate nei conflitti più disperati nei teatri internazionali, in un'assurda rincorsa che conduce alle più feroci conseguenze vittime casuali, ma che casuali non lo sono affatto.

Consentitemi, allora, per concludere questo intervento ed accingermi ad annunciare il voto favorevole convinto del mio gruppo a questa proposta di legge, di citare chi per anni ha curato e riabilitato le vittime di questi ordigni in giro per il mondo, cioè Gino Strada che, nel 1999, così scriveva: Nei conflitti di oggi più del 90 per cento le vittime sono civili. Migliaia di donne, di bambini, di uomini inermi sono uccisi ogni anno nel mondo senza sapere il motivo. Molti di più sono i feriti e i mutilati. Fin dall'inizio, le attività umanitarie di Emergency si sono concentrate in particolare sul trattamento e sulla riabilitazione delle vittime di mine antiuomo, ordini disumani, dei quali l'Italia è stata tra i maggiori produttori. Emergency si è impegnata per anni a far sì che il nostro Paese mettesse al bando queste armi. Il 22 ottobre del 1997, il Governo italiano ha approvato la legge n. 374 che impedisce la produzione ed il commercio di mine antiuomo. Ma i 110 milioni di ordigni disseminati in 67 Paesi continueranno a ferire, mutilare, uccidere. Io credo che davvero noi dobbiamo essere attenti. Questo sicuramente non è il fine, ma è sicuramente un inizio.

Io davvero voglio rivolgere un complimento al collega Ungaro che, all'interno della mia Commissione, ha condotto un'importante battaglia. Questa è una battaglia che ha davvero un senso che magari non tutti capiscono e su cui non tutti, a volte, sono così concentrati. Credo che il business e i grandi interessi economici non dovrebbero essere così importanti, ma dovrebbe essere più importante la vita dei bambini, la vita delle donne, la vita chi di chi non sa perché succedono queste cose. Le guerre non danno sicuramente un buon fine a nessuno, ma una guerra, a volte, lascia strascichi importanti, e non è il fine della guerra che dà il senso di questo (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Come dicevano i colleghi, questo provvedimento introduce il divieto di finanziamento delle imprese che producono mine antipersona e bombe a grappolo. Si tratta, in entrambi i casi, di esplosivi altamente letali, entrambe armi molto subdole, che rimangono attive per anni, anche dopo la fine del conflitto, mietendo tante vittime civili, lo ricordava, poco fa, il collega Fornaro, uno dei primi firmatari di questa proposta di legge.

Il Landmine monitor, l'Osservatorio internazionale sulle mine antipersona, basato a Ginevra, denuncia che, solo nel 2019, sono state 5 mila le vittime, nel mondo, di mine antipersona e residuati bellici: nel 90 per cento dei casi, si tratta di civili e, per quasi la metà, si tratta di bambini di età inferiore a 5 anni, come ci ricorda la Campagna italiana contro le mine antipersona che, da anni, è impegnata in Italia, nel nostro Paese, su questo fronte, presieduta dal dottor Schiavello.

L'Italia, sulla carta, è un Paese virtuoso nella lotta alla produzione di armi pericolose come queste. Infatti - volevo ricordarlo -, l'Italia ha aderito alla Convenzione di Ottawa nel 1997, che ne vietava la produzione e l'uso, benché l'Italia fosse, nei primi anni Novanta, il primo produttore al mondo di mine antipersona, quindi, prendendo una posizione di principio contro i propri interessi economici. Il nostro Paese, poi, aderisce, nel 2010, alla Convenzione di Oslo, che vieta la produzione e l'uso di bombe a grappolo. Accordi internazionali spinti fortemente dall'opinione pubblica internazionale, ormai abituata alla visione di bambini feriti e menomati dall'esplosione di mine non bonificate. Ma, nonostante questi Trattati, oggi ci sono ancora aziende che producono mine antipersona, in Cina, in Brasile, in India, in Corea del Sud e ci sono almeno 110 istituzioni finanziarie che, a livello globale, finanziano questo tipo di armi. In Italia, ancora nessuno dei maggiori istituti di credito ha vietato espressamente gli investimenti in questo tipo di armi.

Questa proposta di legge, quindi, prevede il divieto totale al finanziamento di società che svolgano attività di produzione e distribuzione delle mine antipersona e delle bombe a grappolo. Il divieto si applica a intermediari abilitati come le SIM, le società di intermediazione mobiliare, le banche, i fondi d'investimento, le società di gestione del risparmio, i fondi pensione, le fondazioni di origine bancaria. Vengono attribuite dei nuovi poteri di vigilanza alla Banca d'Italia, alla Covip, all'Ivass e al MEF, che dovranno stilare un elenco delle società operanti nei settori individuati e saranno autorizzati ad effettuare delle ispezioni presso gli intermediari. Gli intermediari che non osservano il divieto saranno punibili con sanzioni penali e civili, con la reclusione da 3 a 12 anni o con una multa da 250 fino a 516 mila euro.

Durante l'esame del provvedimento al Senato, nel 2019, il testo è stato modificato, introducendo una clausola di salvaguardia penale per dare riscontro al difetto costituzionale che aveva riscontrato il Presidente della Repubblica: questa legge è l'unico provvedimento che è stato inviato alle Camere durante la scorsa legislatura. Esisteva, infatti, il rischio concreto che soggetti colpevoli di condotte dolose di finanziamento avrebbero potuto essere puniti soltanto con le sanzioni amministrative, e non con quelle penali, il che avrebbe contraddetto quanto sancito dalla Convenzione di Oslo, che, appunto, è un Accordo internazionale e, nella nostra Costituzione, deve prevalere sulle leggi e sulle norme nazionali. Ma, come ricordavano i colleghi, oggi è una giornata importante, perché si arriva alla fine di un iter molto travagliato: dodici anni sono passati dal deposito di questa legge, 4 sono stati i passaggi parlamentari. È stata depositata nel 2010, è stata discussa nel 2013, è stata approvata la prima volta al Senato nel 2016 e poi alla Camera nel 2017; rinviata alle Camere, è stata nuovamente approvata al Senato con le nuove modifiche, nel 2019; è arrivata qui, un anno fa, nel 2020 e, da allora, per oltre un anno abbiamo aspettato una relazione tecnica che, in teoria, doveva essere emessa entro 30 giorni, quando, invece, ne ha impiegati 365. Peraltro, dopo mesi dalla prima approvazione all'unanimità in Commissione finanze della Camera, è arrivata una nuova, lunga serie di richieste di modifica, il che avrebbe rischiato di far ripartire dal via questa legge per una terza volta, ma meno male che questo non è successo. Ciò sarebbe stato un ritardo che avrebbe che rischiato di mettere in pericolo la credibilità e la serietà dell'impegno del nostro Paese nel contrasto a delle armi “strappa arti” e “ammazza bambini”, come sono le mine antipersona. Un ritardo che appariva inoltre incomprensibile, se si tiene conto del fatto che questa legge è stata votata per ben tre volte in Aula e tre volte in Commissione all'unanimità o senza voti contrari. Le obiezioni tecniche pervenute, a mio avviso non costituiscono un motivo sufficiente per rigettare, o anche solo modificare, questa legge, e le illustro brevemente. Veniva evocata l'esistenza di oneri per la finanza pubblica, eppure, la definizione di un elenco delle società da escludere può facilmente avvenire acquisendo i dati da info provider esterni, come, ad esempio, Vigeo Eiris, Refinitiv, ISS, a costi estremamente contenuti (parliamo di qualche migliaia di euro l'anno, al massimo 10 o 12 mila euro l'anno). Quindi, l'ipotetico impatto sulla finanza pubblica mi sembra del tutto risibile, specie se lo si confronta con la finalità della legge, che è quella di salvare vite umane, senza, inoltre, rimarcare il fatto che gli organi di vigilanza in questione (Banca d'Italia, Covip, Ivass) non rientrano formalmente nel perimetro della pubblica amministrazione ai fini dei conti di finanza pubblica (come, appunto, rammenta il parere approvato dalla Commissione bilancio). Viene anche evocato il rischio di infrazione contro il nostro Paese, in quanto l'uso di risorse pubbliche da parte di Banca d'Italia per queste finalità - ripeto, risorse pubbliche per stilare una lista, un foglio Excel - potrebbero violare il divieto di finanziamento monetario al settore pubblico previsto dall'articolo 123 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Mi sembra, questa, un'osservazione paradossale per un'istituzione che ha in pancia varie centinaia di miliardi di BTP emessi dal Tesoro, ma soprattutto ancora più paradossale se noi leggiamo la memoria depositata dalla stessa Banca d'Italia nel 2013, qui alla Camera, che non fa minimamente cenno a queste osservazioni, che sono state fatte poi 6 anni dopo. Viene evocato il fatto che il monitoraggio del divieto di finanziamento dei produttori di mine antipersona esula dalle attività tipiche degli organi di vigilanza, ma, in realtà, questo monitoraggio dovrebbe già essere svolto, come appunto rivela il Rapporto ambientale pubblicato pochi giorni fa dalla stessa Banca d'Italia, dove, a pagina 26, la Banca d'Italia afferma che i criteri di governance adottati dalla Banca mirano a escludere le imprese che non rispettano i trattati internazionali in materia di armi controverse, come mine antipersona, munizioni a grappolo e armi biologiche. Ricordo, invece, secondo le osservazioni pervenute da Covip e Ivass, che esiste il Regolamento (UE) n. 2019/2088 (SFDR), che è in vigore in Italia dal 10 marzo di quest'anno, per cui le autorità di vigilanza - quindi anche Covip e Ivass- sono già obbligate a vigilare sulla trasparenza relativa ai fattori di sostenibilità ESG. Quindi, delle due l'una: o la mano sinistra degli organi di vigilanza non sa cosa fa la mano destra, o non vengono applicate norme che sono già vigenti. Ma, soprattutto, se questi rilievi erano così critici, così cruciali, così problematici, per quale motivo non sono stati avanzati nel 2016, quando la legge era in prima discussione al Senato, o nel 2017, quando la legge era in discussione alla Camera, o, ancora, nel 2019, quando la legge era di nuovo in discussione al Senato?

Insomma, non si tratta di scie chimiche, di microchip inoculati da Bill Gates o di cospirazioni giudaico-massoniche, ma, se mettiamo insieme tutti questi elementi (dai ritardi, alla natura dei rilievi espressi), io sono sicuro che lei converrà con me che è difficile - è davvero difficile - anche per il deputato semplice più filogovernativo, in buona fede e responsabile, convincere un osservatore esterno, se non della totale assenza del più remoto e vago intento ostruzionistico, perlomeno del pieno rispetto e della considerazione il lavoro del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

Detto questo, ora siamo finalmente in Aula e, grazie alla determinazione di alcune forze politiche, alla Commissione bilancio, che ha deciso di soprassedere su questi nuovi rilievi, all'intervento del sottosegretario Freni e del Vice Ministro Castelli, tutti i colleghi, tra pochi minuti, avranno finalmente l'opportunità, con il proprio voto, di fugare ogni dubbio sulla determinazione del nostro Paese nel contrasto a questa grave piaga.

Grazie, quindi, ai colleghi che hanno creduto in questo provvedimento, chiedendone continuamente, con pazienza, la calendarizzazione. Mi riferisco ai colleghi Marattin, Delrio, Serracchiani, Fragomeli, Del Barba (per citarne solo alcuni); ai colleghi Amati e Fornaro, che hanno per primi proposto questa proposta di legge, ma soprattutto grazie alla Campagna italiana contro le mine, presieduta dal dottor Schiavello, per la loro importante mobilitazione. Abbiamo aspettato fin troppo: ora mettiamo al bando chi finanzia i produttori delle mine antipersona. Per tutti questi motivi io dichiaro il voto favorevole di Italia Viva (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie Presidente. Fratelli d'Italia voterà convintamente questo provvedimento che, evidentemente, risponde a una negligenza che deriva da oltre dieci anni, da quando, appunto, si iniziò a incardinare all'interno del Parlamento un'esigenza che è stata sintetizzata dagli interventi che mi hanno preceduto, ma che in questi dieci anni è stata bloccata da rilievi e valutazioni che, certamente, se da un lato hanno potuto arricchire il dibattito, dall'altro lato hanno costituito anche elementi che, per qualcuno, potevano anche portare fuori strada, nel tentativo di rendere vano l'impegno del Parlamento per l'approvazione di questa proposta di legge. Sicuramente, è importante - ricordiamola - questa proposta di legge; se non sbaglio è l'unica che ha formato oggetto da parte del Presidente Repubblica di un intervento proprio finalizzato a rivedere alcuni aspetti della materia. Crediamo che questo tipo di messaggio sia stato assolutamente opportuno perché ha sanato un vulnus significativo, che avrebbe reso vano l'intervento - certamente animato da buona volontà - che alcuni colleghi nella scorsa legislatura avevano cercato di dispiegare. È il motivo per il quale Fratelli d'Italia oggi vota con convinzione questa proposta, ben consapevole del fatto che, come veniva ricordato anche prima, certamente la nostra Nazione ha ricoperto su questo segmento un ruolo di protagonismo e, in questo senso, sicuramente si vanno a colpire anche interessi che, diversamente, sul piano economico, qualcuno avrebbe potuto continuare ad alimentare. Tuttavia, riteniamo che su questo tipo di battaglia, su questo tipo di impegno non ci possano essere valutazioni di carattere economico che tengano, a bilanciamento, il bene supremo della vita che si va a tutelare. I dati che venivano citati in ordine al numero significativo di vittime, al fatto che - dramma nel dramma - siano soprattutto i bambini a dover fare i conti con questi brutali strumenti di morte, è certamente uno dei motivi che spinge questo Parlamento ad accingersi - confidiamo, all'unanimità - a votare questo provvedimento. È importante, però, sottolineare un aspetto, che ribadiamo nella convinzione di un voto favorevole che abbiamo già manifestato, ovvero che, in qualche modo, questo provvedimento - l'abbiamo già sentito aleggiare da qualche intervento che ci ha preceduto - certamente incide su un segmento importante e da disciplinare, che deve in maniera altrettanto evidente escludere la possibilità di un finanziamento e di un sostegno alle industrie che operano nella produzione di questi strumenti; tuttavia è importante che ciò non venga interpretato come un affondo rispetto a quell'industria della difesa che, invece, nel presidio degli interessi nazionali e nelle valutazioni che complessivamente devono non solo e non tanto sul piano economico guidare alcune scelte, ma non devono essere poste in critica dall'approvazione di questo testo, che ha delle specificità e delle peculiarità che lo rendono particolarmente importante.

Con ciò non vogliamo evidentemente aprire una breccia su un ragionamento che ha portato a una valutazione condivisa di quest'Aula, ma intendiamo ribadire come l'industria della difesa sia uno dei soggetti che maggiormente costituisce un importante soggetto della nostra attività nazionale, non solo sul piano economico. Veniva ricordata prima, come inevitabilmente deve essere, la soppressione della possibilità di finanziamento da parte di qualsiasi soggetto nel territorio nazionale, finalizzato a favorire, a incentivare o ad aiutare la produzione di questi ordigni. Purtroppo, ciò non consente di abrogare con un provvedimento legislativo semplicemente votato in quest'Aula la produzione in tutto il mondo e ciò comporta che tale produzione si concentrerà in altri Stati, che già oggi sono protagonisti di questa industria. Veniva ricordata prima la Cina che non brilla per essere una delle realtà dove si possano realizzare e attuare principi di trasparenza e di verifica. Questo, inevitabilmente, rischia anche di deprivare la nostra Nazione della possibilità di intervenire per scongiurare ulteriori implementazioni e drammi collegati all'uso di questi strumenti. Per questo, riteniamo che il voto debba essere favorevole, perché, come abbiamo riconosciuto anche in sede di discussione in Commissione, si tratta di un intervento che è tardato forse troppo - l'ultimo sicuramente è stato migliorativo - ma che ci auguriamo possa costituire un punto fermo per rendere l'Italia protagonista nel contrasto alla diffusione di questi strumenti di morte e di flagellazione di cui, come dicevamo prima, spesso sono principalmente vittime non solo i civili inermi, ma anche - permettetemi di ricordarlo, perché davvero per noi questo costituisce un dramma nel dramma - i bambini, spesso del tutto indifesi, rispetto anche concettualmente alla diffusione di strumenti di morte che speriamo vengano a cessare in tutto il globo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Grazie Presidente, colleghi, il provvedimento al nostro esame ha avuto una lunga gestazione, un iter che, fra una cosa e l'altra, è durato 11 anni, se partiamo da una proposta del 2010 che recita “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo” e che oggi si avvicina al traguardo finale. È stato ricordato: nella scorsa legislatura, un atto analogo approvato dalle Camere era stato rinviato dal Presidente della Repubblica con un messaggio motivato per una nuova deliberazione, ai sensi dell'articolo 74 della Costituzione. Il Capo dello Stato richiamava l'attenzione del Parlamento sulle disposizioni sanzionatorie del provvedimento che privavano di rilevanza penale le operazioni di finanziamento alle imprese produttrici di mine antipersona e di bombe a grappolo, se effettuate da soggetti che rivestivano posizioni apicali all'interno degli enti intermediari abilitati. Si tratta di materia già disciplinata da norme penali adottate in attuazione di convenzioni internazionali che l'Italia ha ratificato e che richiedono espressamente l'imposizione di sanzioni penali per prevenire e reprimere qualsiasi attività vietata dalle stesse. Il Senato, riprendendo in questa legislatura l'esame del provvedimento, è intervenuto, apportando diverse modifiche che mirano a rimuovere i profili di incostituzionalità segnalati dal Capo dello Stato.

L'Italia - è stato ricordato - è stata, negli anni Ottanta fra i principali produttori di mine antiuomo; nel 1993, giustamente, abbiamo deciso di interrompere la produzione di questa tipologia di ordigni. È stata ricordata la Convenzione di Ottawa, la Convenzione di Oslo, la legge n. 374 del 1997, e, tuttavia, ogni anno si fabbricano nel mondo da 5 a 10 milioni di mine antiuomo che, purtroppo, vengono impiegate provocando un numero di vittime ancora troppo elevato, in maggioranza fra la popolazione civile e, in particolare, fra i bambini, senza considerare quelli che subiscono ferite e mutilazioni. Ancora oggi, più di 100 milioni sono gli ordigni disseminati nel terreno di molti Paesi, quali Afghanistan, Iraq, Myanmar, Nigeria, Siria e Yemen. A oggi, le vittime causate dalle mine sono scese da circa 25 persone al giorno, nel 1999, a 9 persone al giorno; tuttavia, il lavoro è ancora lungo e la campagna internazionale contro le mine chiede che tutti gli Stati membri facciano la loro parte, per assicurare il completamento dello smantellamento delle mine antiuomo dal pianeta.

Accanto alle mine antiuomo, vi sono le munizioni a grappolo, o cluster bomb, che vengono sganciate da aerei militari in Paesi in guerra e che rappresentano un'ulteriore forma di armi subdole, perché mutilano e uccidono popolazioni civili. Il disegno di legge che stiamo per approvare oggi ha l'obiettivo di estendere il campo di azione e di controllo già definito dalle citate Convenzioni.

Il nostro voto favorevole su questa proposta non ci impedisce, tuttavia, di ritenere che il provvedimento, con un po' più di buona volontà, potesse essere ulteriormente migliorato. Già nel corso della discussione generale, avevo avuto modo di sollevare alcune perplessità su aspetti critici del provvedimento e le ricordo brevemente, per non ripetermi. Il primo riguarda gli oneri che questa legge potrebbe produrre. Si è deciso di proseguire, in ogni caso, con l'approvazione del disegno di legge: mi auguro solo che questo non porti a ulteriori censure da parte del Capo dello Stato o, peggio, a una sostanziale inefficacia del provvedimento. Vi sono poi le criticità strutturali, evidenziate in un appunto dal Governo durante l'esame in Commissione, senza contare che Banca d'Italia, Ivass e Covip hanno evidenziato una loro difficoltà nell'assumere gli ulteriori compiti che la legge viene ad attribuire loro. Infine, altre Commissioni, in sede consultiva, hanno posto condizioni, che non sono state pienamente considerate.

Votare favorevolmente su questo provvedimento non significa fare di tutta un'erba un fascio; non può e non deve costituire il pretesto per una condanna verso un intero settore che, nel nostro Paese, rappresenta un segmento produttivo importante. Inoltre, non illudiamoci eccessivamente: purtroppo, le mine continueranno a prodursi in Paesi con una giurisdizione più debole e negli “Stati canaglia”. Negare finanziamenti ad aziende straniere che si ostinano a produrre tali armi è un passo importante. L'unico modo per limitare ulteriormente e, in un prossimo futuro, impedire che si utilizzino è fare in modo che i Paesi che non l'hanno fatto aderiscano ai due Trattati.

In ogni caso, l'approvazione di questo provvedimento rappresenta un ulteriore importante contributo del nostro Paese al cosiddetto disarmo umanitario. Ed è per questo che il gruppo di Forza Italia, auspicando che gli aspetti problematici sollevati non blocchino o depotenzino il provvedimento, voterà convintamente a favore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fragomeli. Ne ha facoltà.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie, Presidente Mandelli. Quest'Aula spesso si occupa di approvare e rinnovare missioni militari italiane all'estero. Il più delle volte sono missioni di peacekeeping: l'invio di contingenti di soldati in contesti di guerra e fortemente destabilizzati, nei quali si interviene per riportare pace e consegnare una riconquistata ordinarietà rispetto a funzioni e al vivere delle popolazioni civili.

Oggi facciamo altro, oggi ci occupiamo principalmente del “dopo”, quando i soldati rientrano, quando i presidi cessano, quando i media spengono le telecamere, ma restano gli ordigni, anche quelli più piccoli, come le mine antipersona, disseminate nei diversi territori, oppure le bombe a grappolo, lanciate da aerei militari; entrambe rimangono attive per molti anni, in grado di lasciare segni indelebili sulle popolazioni civili, in particolare su quelle più deboli, i bambini, le bambine, frustrati per un conflitto che non finisce con i trattati di pace o con il cessate il fuoco.

L'osservatorio internazionale sulle mine antiuomo, con sede a Ginevra, nel 2019 riporta che, su 5 mila vittime di mine antipersona, quasi il 50 per cento erano bambini e bambine. All'Italia sono unanimemente riconosciute la qualità e la quantità del suo impegno nelle missioni di pace, così come ha dimostrato nel 1997, pur essendo uno dei maggiori produttori di mine antipersona, con l'adesione alla Convenzione di Ottawa, nel dire “basta!” alla produzione di queste armi pericolose, vietandone la produzione e la commercializzazione. L'impegno italiano è proseguito con la sottoscrizione nel 2011 della Convenzione di Oslo che vieta la produzione di bombe a grappolo, imponendo la distruzione degli stock esistenti e introducendo sanzioni penali per i trasgressori, con reclusione da 3 a 12 anni. A questo punto, colleghi, sorgono spontanee due domande: perché un altro intervento su un tema così presidiato da accordi internazionali? Perché la competenza della Commissione finanze? La risposta è una sola: perché, tra gli impegni assunti nei due Trattati internazionali, non aveva trovato espressa applicazione la normativa di divieto di finanziamento alle aziende, con sede in Italia o all'estero, che producono questi ordigni; si è vietata la produzione, ma non era ancora stata disciplinata la sanzione per le banche, gli istituti italiani finanziatori. Da qui, il nostro compito e il nostro lavoro in Commissione finanze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Seppur sinteticamente, con l'articolato di legge, si prevede il divieto totale di finanziamento a società che svolgono attività in qualsiasi passaggio della filiera, dalla produzione alla vendita, all'esportazione delle mine antipersona e munizioni a grappolo; la definizione dei soggetti intermediari, perché possono essere banche e società di risparmio, SIM, confidi, fondazioni bancarie e fondi pensione; la definizione degli organismi di vigilanza e della loro attività di controllo, pubblicando in piena trasparenza l'elenco delle società che svolgono attività nella produzione di mine antipersona e munizioni a grappolo. Su queste società deve esserci un controllo non solo formale, ma sostanziale rispetto ai flussi finanziari verso le medesime. Vengono definiti, poi, i compiti degli intermediari, quelli di escludere dai prodotti finanziari offerti ogni componente che costituisca supporto alle società produttrici. Ne abbiamo diritto come italiani, ne abbiamo diritto come risparmiatori, dobbiamo essere tutelati non solo con la trasparenza e il grado di rischio dei nostri prodotti finanziari; abbiamo diritto di sapere che i nostri soldi, il nostro risparmio, non finanzi azioni penalmente e – aggiungo, moralmente - illecite (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Vengono definite sanzioni penali e pecuniarie, con conseguenze interdittive per gli intermediari finanziari che investono su società operanti nel settore mine antipersona e munizioni a grappolo, ottemperando così alla richiesta del Presidente della Repubblica nel rinvio alle Camere, nel 2017, per un puntuale rispetto delle obbligazioni contratte con la sottoscrizione degli accordi internazionali.

Colleghi e colleghe, è un contenuto articolato che, però, si è contraddistinto per un'alta complessità e dieci anni di passaggi parlamentari. Vengo alla XVIII legislatura, la nostra: i problemi non sono mancati, pur avendo approvato all'unanimità in Commissione finanze il provvedimento nell'autunno dell'anno scorso, si è rimasti oltre un anno in attesa della relazione tecnica da parte del Ministero dell'Economia, per la presunta quantificazione di oneri da parte della Banca d'Italia, per la stesura dell'elenco delle società operanti nel settore mine antiuomo e a grappolo e, per la verità, con rammarico, non ancora inviata. Tutto questo non ha inficiato in Commissione finanze, l'approvazione - sempre all'unanimità - del mandato al relatore al collega Ungaro che ringrazio per il suo accorato e puntuale lavoro e la trasmissione in Aula del provvedimento.

L'Aula, oggi, ha una grande possibilità di esprimersi nella sua sovranità, per contrastare il fatto che dietro un colletto bianco, dietro un clic d'intermediazione possono finanziarsi prodotti dichiarati illegali in Italia. Oggi, l'Aula può aggiungere un tassello importante nella battaglia contro le società produttrici di mine antipersona e munizioni a grappolo. Questi stessi ordigni, che un uomo di soccorso e di pace come Gino Strada – che, assieme al collega Fiano, a nome del Partito Democratico, ho avuto l'onore di commemorare a Milano, solo pochi mesi fa - definiva pappagalli verdi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché assomiglianti a giocattoli colorati a forma di uccelli, quasi fossero appositamente costruiti per attrarre i bambini e distruggere il loro futuro e quello dei loro Paesi faticosamente usciti da un conflitto. Sono passati oltre vent'anni dal racconto di Gino Strada sugli effetti atroci di questi ordigni. Un chirurgo, un volontario nei più difficili scenari mondiali: oggi abbiamo l'opportunità di onorararlo e ricordarlo trasferendo in una legge uno dei suoi lasciti più importanti. Le scommesse impossibili non esistono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Per noi del Partito Democratico, la pagina che ci apprestiamo a completare con questo provvedimento è particolarmente attesa, contrassegnata già nel titolo che scandisce il nome della senatrice del Partito Democratico Silvana Amati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), presentatrice della proposta di legge al Senato nella scorsa legislatura che vogliamo non solo ricordare, ma ringraziare per la caparbietà espressa in un tema di così alto valore umano.

Una pagina che ha trovato in questi anni le sottolineature e la ferma volontà di essere approvata in primis da parte del nostro collega Graziano Delrio, da sempre autenticamente impegnato in azioni per l'affermazione di scenari di pace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); una pace vera e rivolta alle popolazioni civili, che spesso inermi e senza voce, purtroppo, hanno potuto trovare espressione solo con le immagini dei loro corpi straziati. Una pagina che oggi noi parlamentari del Partito Democratico sottoscriviamo con orgoglio e speranza, esprimendo il nostro convinto voto favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gerardi. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GERARDI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, anche il gruppo Lega-Salvini Premier voterà in modo convinto a favore di questo provvedimento, senza tuttavia sottrarsi a qualche considerazione aggiuntiva in merito a questo delicato tema.

La proposta di legge - è bene ricordarlo - è stata rinviata alle Camere dal Presidente della Repubblica, con un messaggio motivato, in data 27 ottobre 2017 per una nuova deliberazione, ai sensi dell'articolo 74 della Costituzione.

In particolare, il Quirinale aveva richiamato l'attenzione delle Camere sulle disposizioni contenute nell'articolo 6, rubricato “Sanzioni”, che, al comma 2, privava di rilevanza penale le operazioni di finanziamento alle imprese produttrici di mine antipersona e di bombe a grappolo se effettuate da soggetti che rivestivano posizioni apicali all'interno degli enti intermediari abilitati; materia questa già disciplinata da norme penali, tra cui la legge n. 374 del 1997 e la legge n. 95 del 2011, adottate in attuazione di obblighi internazionali derivanti da alcune convenzioni internazionali che l'Italia ha ratificato e che richiedono espressamente l'imposizione di sanzioni penali per prevenire e reprimere qualsiasi attività vietata dalle stesse.

Oggi, dopo ben 11 anni, la proposta di legge ha l'ambizioso obiettivo di impedire finalmente il finanziamento e il sostegno alle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e di submunizioni cluster da parte delle banche e delle altre società di investimento o di intermediazione finanziaria, dei fondi pensioni e delle fondazioni bancarie.

Vorrei, però, sottolineare alcuni dati che, a mio modesto parere, possono dare la misura di come siano ormai maturi i tempi per un'approvazione definitiva del testo e degli aspetti ad esso correlati. Infatti, il Trattato di messa al bando delle mine del 1997 ha portato alla distruzione di oltre 55 milioni di mine nel mondo. Le vittime, invece, ci sono ancora: più di 5.500 solo nel 2019, il 43 per cento sono bambini; molti sono vittime di mine artigianali e il più alto numero di morti e feriti si registra in Afghanistan, Colombia, Iraq, Mali, Nigeria, Ucraina e Yemen.

Queste mine sono prodotte in Europa e l'Italia è stata in passato leader di questa produzione bellica. Il rapporto 2021 dell'Osservatorio delle mine terrestri delle Nazioni Unite indica che sono state 7.073 (tra cui i 1.872 bambini) le vittime nel 2020. Nel 2019 i decessi si erano fermati sotto la soglia delle 6 mila unità: parliamo di un incremento delle vittime del 20 per cento su base annua, e la causa di questa crescita, secondo gli esperti, va ricercata anche nella pandemia.

L'emergenza epidemiologica, infatti, ha rallentato il lavoro di recupero dei residuati bellici e delle mine antiuomo con il risultato che, mentre nel 2013 le vittime erano in media 10 al giorno, oggi arriviamo anche a 19 al giorno.

I dati del rapporto rilevano che a provocare più morti sono le mine improvvisate, responsabili di circa un terzo delle morti. Sempre secondo l'ONU, i Paesi con il maggior numero di vittime legate alle esplosioni di questi ordigni sono la Siria, l'Afghanistan, il Mali, lo Yemen e il Myanmar. A livello internazionale il Trattato di Ottawa - un accordo che risale al 1997 - e la Convenzione sulle munizioni cluster del 2008 impediscono uso, produzione, commercio e stoccaggio di queste armi. Il ventitreesimo rapporto annuale del Landmine Monitor, presentato il 10 novembre scorso, presenta dei dati allarmanti, difficili da giustificare dal punto di vista sociale ed umanitario. Il nostro Paese ha fatto tanto e, oggi, con l'approvazione di questa proposta di legge farà un passo in più.

Nel merito, il provvedimento estende il campo di azione e di controllo già definito dalle Convenzioni di Ottawa e di Oslo, introducendo il divieto di finanziamento e di sostegno alle imprese produttrici di mine antipersona, munizioni e submunizioni cluster, da parte delle banche e degli altri soggetti operanti nel settore finanziario.

Al contempo, declina alcune definizioni utili a caratterizzare e contrastare la proliferazione di suddette pratiche. In particolare, si definiscono gli intermediari abilitati al finanziamento, i finanziamenti stessi, le munizioni e le submunizioni cluster, nonché gli organismi di vigilanza all'uopo preposti.

Infine, con l'articolo 6, è stata inserita la clausola di salvaguardia penale per dare riscontro alle criticità rilevate dal messaggio motivato del Capo dello Stato. In particolare, sono state specificate le sanzioni comminate agli intermediari abilitati che non osservano il divieto di finanziamento delle società operanti nel settore delle mine e delle munizioni, nonché l'eventuale applicazione delle sanzioni amministrative pecuniarie collegate a quelle di tipo interdittivo. Non da poco, infatti, è la disposizione circa la perdita temporanea dei requisiti di onorabilità per i rappresentanti legali degli intermediari finanziari, nonché per i revisori e i promotori finanziari.

Mi avvio a concludere, signor Presidente. Seppur con qualche aspetto migliorabile, credo che il lavoro svolto dalle Commissioni finanze della Camera e del Senato sia stato fruttuoso e responsabile, non di meno, attraverso le modifiche che sono state introdotte e sulle quali ha richiamato l'attenzione il Presidente della Repubblica. Noi diamo effettivamente forza al contrasto del finanziamento delle imprese di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo e siamo convinti di aver contribuito ad arginare derive pericolose e condannabili senza alcuna esitazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Martinciglio. Ne ha facoltà.

VITA MARTINCIGLIO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, siamo arrivati finalmente alle battute conclusive di un iter legislativo troppo lungo, e non lo dico per alimentare la solita, superficiale retorica, secondo cui il Parlamento sarebbe lento e inefficiente, ma perché la proposta di legge che andremo a votare tra poco riguarda una questione di civiltà che andava portata a casa molto tempo prima. Si tratta, infatti, di precisare il divieto di impiego, stoccaggio, produzione e trasferimento delle mine antipersona e la messa al bando delle munizioni a grappolo, così da vietare il finanziamento di imprese che producono…

PRESIDENTE. Onorevole Martinciglio, mi perdoni. Le chiedo di avvicinare il microfono perché l'Aula non riesce a sentirla.

VITA MARTINCIGLIO (M5S). …così da vietare il finanziamento di imprese che producono o commercializzano mine antipersona e munizioni o submunizioni a grappolo e sanzionare le banche e gli altri soggetti operanti nel settore finanziario che svolgono tale attività. È puro buonsenso. Eppure, come ricordato nel corso del dibattito parlamentare dal relatore Massimo Ungaro, l'iter si è rivelato piuttosto travagliato, considerando che la prima proposta di legge è stata depositata nel 2010 per, poi, essere approvata dal Senato solo molti anni dopo, nel 2016, e dalla Camera nel 2017. La proposta di legge, tuttavia, è stata rinviata alle Camere dal Presidente della Repubblica, approvata nuovamente dal Senato nel 2019, secondo i rilievi del Presidente della Repubblica, ed è giunta alla Camera nell'autunno del 2020, ovvero un anno fa.

Il provvedimento, approvato dal Senato e all'esame dell'Assemblea della Camera, si compone di sette articoli ed è sostanzialmente identico a quello approvato da entrambi i rami del Parlamento nella scorsa legislatura, tranne che per due importanti aspetti: i divieti previsti dal provvedimento non sono applicabili alle attività espressamente consentite dalle convenzioni internazionali pertinenti in materia e, in secondo luogo, le sanzioni amministrative pecuniarie per la violazione dei divieti introdotti trovano applicazione solo quando le condotte non siano già sanzionate penalmente.

Come MoVimento 5 Stelle, naturalmente, siamo completamente d'accordo con la finalità della proposta di legge che è intervenuta anche sulla cosiddetta clausola di salvaguardia penale, sanando la mancanza che aveva indotto il Presidente della Repubblica a rinviare il testo alle Camere. Deprechiamo, piuttosto, i tempi lunghi che sono serviti magari alle forze politiche per trovare la quadra e approvare definitivamente la proposta di legge. Per queste ragioni, Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Annuncio della costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti.

PRESIDENTE. Prima di passare al voto, comunico che, in data odierna, la Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti ha proceduto alla propria Costituzione. Sono risultati eletti: presidente, l'onorevole Simone Baldelli; vice presidenti, l'onorevole Salvatore Caiata e l'onorevole Maria Soave Alemanno; segretarie, l'onorevole Sara Moretto e l'onorevole Francesca Bonomo.

Buon lavoro a tutti (Applausi).

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Freni. Ne ha facoltà, per un ringraziamento, immagino.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Per un ringraziamento, ma anche per una precisazione. Fermi i rilievi che il Governo ha opposto in Commissione, l'alto valore di questa legge e l'unanime consenso che questa legge trova nell'Aula suggeriscono, anzi, impongono al Governo di rimettersi all'Aula.

PRESIDENTE. Può solo ringraziare, sottosegretario, purtroppo, in questa fase.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1813​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1813:

S. 1 - “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo” (Approvata dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8) (Applausi).

Dichiaro così assorbita l'abbinata proposta di legge n. 445.

Seguito della discussione della mozione Cabras ed altri n. 1-00456 concernente iniziative in relazione al caso di Julian Assange (ore 11,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Cabras ed altri n. 1-00456 concernente iniziative in relazione al caso di Julian Assange (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di lunedì 14 giugno 2021 si è svolta la discussione sulle linee generali.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulla mozione all'ordine del giorno.

DEBORAH BERGAMINI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Presidente, il parere è contrario.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Sulla vicenda di Julian Assange, troppe cose arrivano in ritardo e arriva anche questo parere negativo del Governo. Molte cose, però, nel frattempo, sono state già dette e ridette, ma evidentemente non abbastanza e per questo le ripetiamo. Un grande giornalista investigativo, con solide radici culturali e familiari nell'ebraismo argentino, Horacio Verbitsky, afferma che il “giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia, il resto è propaganda”. Ecco perché la prigionia e la libertà di Julian Assange costituiscono una questione cruciale del moderno Occidente. Considerate questo intervento e questa mozione come atti d'amore per gli aspetti positivi dell'Occidente, un luogo, il nostro, dove, a parole, tutti dicono che c'è democrazia, quando emerge qualcosa che qualcuno non vuole che si sappia. Lo si diceva già 2.000 anni fa: oportet ut scandala eveniant, ossia è necessario che gli scandali avvengano anche quando i grandi apparati di pubbliche relazioni preferiscono troncare e sopire, sopire e troncare.

Lo abbiamo già detto nella discussione generale su questa mozione: l'uomo, che oggi langue da troppo tempo in una prigione britannica, ha contribuito ad aumentare la consapevolezza di larghi strati della pubblica opinione mondiale rispetto a Governi, uomini di potere, grandi lobby, reti di relazioni ed eventi ben oltre le narrazioni ufficiali. La sua WikiLeaks ha consentito alla democrazia contemporanea di superare e mostrare i limiti del giornalismo tradizionale. Lasciare che Assange sia soggetto alle sue dure condizioni carcerarie è l'attentato definitivo, oltre che alla sua persona, al giornalismo investigativo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Avere, invece, un'informazione coraggiosa aiuta i Parlamenti a correggere i comportamenti opachi di vari Governi. Parliamo di un dissidente che ha segnato a livello planetario un'epoca nuova nella tensione fra il controllo democratico delle decisioni dei poteri di Governo e la ragion di Stato. La storia coraggiosissima di Julian Assange esige che sia riconosciuto il valore e il rango politico del suo attivismo, da sempre minacciato con ogni mezzo, che sia salvaguardata la sua incolumità e che non ci siano forzature politiche nelle procedure a cui sarà sottoposto.

Certo che è stato scomodo. Senza di lui avremmo saputo molto meno, troppo di meno su grandi vicende che segnano i passaggi cruciali degli ultimi 20 anni: Guantanamo, le notizie segrete sulle guerre e le torture dall'Afghanistan e dall'Iraq, i documenti dell'agenzia Stratfor sulla sorveglianza totale, le rivelazioni sui negoziati dei grandi accordi commerciali che diminuivano il peso delle democrazie a favore delle multinazionali, le magagne di tante fortissime corporation dominanti, l'uso dello spionaggio globale per assoggettare le cancellerie europee, lo strapotere del Big Tech nel determinare la morte della privacy per miliardi di individui. In oltre 15 anni WikiLeaks ha diffuso più di 10 milioni di documenti classificati. Possiamo dire che le rivelazioni veicolate da Assange hanno cambiato il modo di vedere il potere.

È normale - lo diciamo - che Governi e potenti abbiano qualcosa da nascondere, ma il compito dell'informazione - ineludibile - è quello di andare a scoprire i loro nascondigli e di rivelarli al pubblico, ai popoli. Qualcuno ha definito tutto questo come populismo e irresponsabilità. Evidentemente, la fabbrica degli stereotipi non chiude mai. Noi, invece, definiamo questo come democrazia, trasparenza e responsabilità. Le rivelazioni di WikiLeaks e di Assange sull'Afghanistan di 10 anni fa sarebbero state un'ottima base per evitare il disastro che oggi contempliamo nel 2021. Il potere che voleva evitare Assange non sa evitare i talebani.

La mozione ricorda lo stato attuale delle condizioni di Assange. È una persecuzione contro la persona, è una ritorsione contro il progetto WikiLeaks, ma rappresenta anche un brutto precedente per chiunque voglia la verità ovunque nel mondo. La sua detenzione, i cui presupposti erano già stati respinti nel 2015 dal gruppo di lavoro dell'ONU sulla detenzione arbitraria e rivelatasi anche avvenire in condizioni gravosamente severe, nonché l'eventualità di estradizione e persecuzione a vita negli Stati Uniti sono uno scandalo denunciato dalle organizzazioni per i diritti umani. Nel novembre 2019 il relatore ONU sulla tortura ha dichiarato che Assange avrebbe dovuto essere rilasciato e la sua estradizione negata. Il Consiglio d'Europa ha fatto propria questa dichiarazione. Il 5 gennaio 2021 la giustizia britannica ha negato l'estradizione di Assange agli Stati Uniti per motivi di natura medica. Nonostante tutto, Assange è ancora detenuto in durissime condizioni nella prigione di Belmarsh. L'Alta corte dovrebbe pronunciarsi eminentemente sulle richieste statunitensi.

Pensateci. Sono in gioco questioni enormi. Il mondo che ha inventato le Carte dei diritti umani non si libera del suo lato oscuro. Le libertà politiche occidentali incontrano se stesse e non si riconoscono, il giornalismo occidentale incontra se stesso e non si riconosce, la giustizia democratica incontra se stessa e non si riconosce. Ognuno di noi può fare qualcosa per riconciliare - ci viene da dire - l'Occidente con se stesso.

La mozione è semplice: impegna il Governo a fare di tutto, in aderenza alle convenzioni, per garantire la protezione e l'incolumità di Julian Assange da parte delle autorità britanniche e a scongiurare l'estradizione, a riconoscergli sostanzialmente lo status di rifugiato politico e la protezione internazionale, in virtù delle riconosciute e accettate disposizioni internazionali sul diritto d'asilo. Sarà un contributo alla libertà in grado di trovare le giuste vie diplomatiche senza morire di troppa prudenza. Viva la libertà, viva Julian Assange (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. Quella che ha riguardato Julian Assange, come ha ricordato in quest'Aula il collega che mi ha preceduto, è una vicenda che ha a che fare con il diritto all'informazione e con la libertà dell'informazione e Julian Assange ha sicuramente dato un contributo molto rilevante a questi diritti e al diritto dei cittadini di sapere che cosa fanno i Governi. WikiLeaks è stato il primo e forse il più importante momento in cui i cittadini hanno potuto avere delle informazioni rispetto a cose che i Governi facevano in deroga a quelle che erano le leggi, in particolar modo il Governo degli Stati Uniti d'America. Pertanto, io penso che da questo punto di vista a Julian Assange vada un encomio da parte di quest'Aula, da parte di chi fa politica e di chi ha a cuore il diritto alla libertà di informazione. Pur non di meno, dentro questa mozione è citata tutta una serie di atti che dice chiaramente qual è l'iter, un lunghissimo iter giudiziario, un lunghissimo processo che non è mai iniziato e che ha visto Julian Assange al centro di una questione giuridica internazionale che ha intrecciato momenti e status diversi: per una parte lui è stato rifugiato dentro l'ambasciata dell'Ecuador a Londra; poi l'Ecuador ha ritirato lo status di rifugiato e ha acconsentito a che le autorità britanniche lo conducessero in carcere. Vedete, anche in quella vicenda c'è stata tutta una serie di anomalie, perché il primo motivo per cui è stato perseguito Julian Assange nel Regno Unito ha riguardato delle accuse che venivano dalla magistratura svedese e dal Governo svedese - la prima richiesta, che non aveva niente a che vedere con WikiLeaks - e questo la dice lunga sui tentativi di escamotage che sono stati fatti per punire chi aveva costruito quell'importantissima esperienza di libertà che è stata WikiLeaks. Però, rispetto alla mozione che stiamo discutendo - e questo i colleghi lo sanno - più volte ho provato a chiedere che si raggiungesse un accordo su un testo che tenesse in considerazione che parliamo, in questo caso, di un Governo, quello britannico, che non è esattamente come quello di Paesi come l'Egitto o come l'Arabia Saudita, Paesi dove non sono garantiti e rispettati i diritti umani. Ecco, il testo di questa mozione mette in discussione e chiede di proteggere Julian Assange da questo. Risulta ad oggi che il Governo britannico, proprio per garantire quei diritti e proprio per la condizione legata alla salute mentale e psicologica di Assange, abbia negato l'estradizione negli Stati Uniti d'America. Io penso, dunque, che un Parlamento debba porsi il tema di avanzare una soluzione, una proposta su come arrivare a risolvere questo problema. Allora, davanti a questo il tema è: si può chiedere e ottenere un giusto processo per Julian Assange? Si può chiedere e ottenere che una corte imparziale giudichi il suo operato, verifichi se ci sono dei profili di reati, che tipo di reati sono nell'attività che ha fatto e valuti anche a quale finalità quei reati sono stati commessi? Perché non è la prima volta e non sarà l'ultima che un giornalista o chiunque altro rivelando dei segreti compie anche dei reati in nome di un diritto maggiore e superiore. Allora, penso che da questo punto di vista, pur condividendo l'impianto di questa mozione, questa mozione rischi di fare un torto a Julian Assange, cioè rischi oggi, in quest'Aula, di determinare l'idea che questo Parlamento vuole che Julian Assange finisca in carcere. Ed è per questo che mi asterrò sul voto di questa mozione, pur condividendone l'impianto. L'ho detto più volte ai promotori di questa mozione: credo che Julian Assange debba essere liberato, credo che Julian Assange non sia un pericoloso criminale; penso che il diritto alla libertà di informazione sia un diritto inviolabile, che tutti gli Stati democratici devono sempre difendere, e però penso, allo stesso tempo, che dobbiamo avere la cautela, l'accortezza di non mettere in una mozione del Parlamento italiano, nero su bianco, la preoccupazione che il Governo britannico violi i diritti umani in un caso in cui c'è un sistema giudiziario che garantisce i diritti e che sta in questo momento tutelando anche alcuni diritti, negando l'estradizione. Questo è il passaggio che in un'Aula parlamentare non può avvenire semplicemente su una valutazione generica, ma che dovrebbe guidarci anche nel sostenere la battaglia per la libertà e per la liberazione di Julian Assange (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (CI). Presidente, colleghe, colleghi, Governo, personalmente la vicenda di Assange non mi appassiona; ciononostante questa vicenda ha catturato l'attenzione planetaria dei media a cavallo del primo decennio di questo secolo e ha diviso in modo oggettivamente discutibile gli innocentisti dai colpevolisti. Ripeto, personalmente non mi appassiona, non trovo niente di eroico nel trafugare e divulgare documenti riservati della Difesa americana. Non trovo neanche nulla di eroico nel documentare le attività belliche o di spionaggio su un teatro di guerra. Assange ha rivelato al nostro presente quello che i libri di storia documentano, avrebbero documentato, documenteranno. A nome del gruppo di Coraggio Italia esprimo quindi fin da subito il voto contrario a questa mozione.

Il nostro Governo, a nostro modo di vedere, non può interferire con le procedure giudiziarie di altri Governi, nella fattispecie del Governo inglese, sul cui operato si sono accesi i riflettori delle organizzazioni internazionali. Il Governo di Londra, come sappiamo, ha negato l'estradizione di Assange negli Stati Uniti per ragioni di salute, ma non ha revocato lo stato di detenzione. È un atto dovuto dopo il mandato di cattura internazionale. In gioco c'è una questione fondamentale, che è tipica di ogni Stato di diritto: con i suoi comportamenti e con i suoi atti Assange ha violato solo la riservatezza di documenti militari o ha messo a rischio la sicurezza nazionale di una Nazione? Il diritto alla divulgazione di notizie tenute riservate e contenenti eventualmente anche notitiae criminis come si concilia con il diritto di uno Stato alla propria sicurezza e alla incolumità dei propri cittadini? Divulgare una possibile notizia di reato, mettendo in rete documenti riservati, senza spiegazioni o senza un minimo di contraddittorio con l'autore dei crimini, può essere ascritto al diritto di informazione o è semplicemente una violazione di qualsiasi norma di diritto e non è nient'altro che diffamazione e calunnia?

Assange per qualcuno è un eroe, per me no; per altri è un pericoloso criminale destabilizzatore di democrazie, per me no. Per me e per noi di Coraggio Italia Assange è solamente un abile procacciatore di se stesso e un abile procacciatore di documenti; e non sappiamo nulla dei modi con cui lui ha fatto sì di procurarsi questi documenti, ma sappiamo quale luce e quali riflettori abbia richiamato su se stesso. I motivi per cui avesse interesse di porsi al centro dell'attenzione sono motivi suoi, che a me e a noi non interessano, ma che naturalmente non ci interessano sotto nessun punto di vista, neanche dal punto di vista di santificarlo. Assange non è un santo. Assange è un diavolo? Non lo so, non ci interessa! Per queste ragioni, a nome del mio gruppo, esprimo un voto totalmente contrario alla mozione (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, signor Presidente. Nel dichiarare il voto contrario alla mozione Cabras da parte del mio gruppo, vorrei esporre alcune considerazioni di metodo e, in conseguenza, di merito relative a una delle vicende più controverse e tormentate della recente storia contemporanea, il caso Assange.

Sul piano del metodo, dobbiamo osservare che la mozione del collega Pino Cabras, oltre a registrare una narrazione della vicenda evidentemente unilaterale, esprime l'intenzione di esercitare pressioni diplomatiche, al fine di scongiurare l'asserita richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti, impegnando le autorità britanniche a garantire la protezione di Julian Assange. Il processo di estradizione consta notoriamente di due fasi, quella giurisdizionale e quella affidata alla valutazione politica. Mi permetta di affrontarle. Il sistema giurisdizionale britannico è, senza ombra di dubbio, il più garantista, uno dei più garantisti che abbiamo al mondo, ed è certamente vero che l'autorità giudiziaria britannica è indipendente, oltre che assolutamente autorevole. Non siamo in presenza di un Paese che possa essere accusato di attività opache. Colleghi, non stiamo parlando della Turchia o della Polonia, dove le garanzie dello Stato di diritto, in misure differenti, vengono sistematicamente violate e il sistema giudiziario viene sottoposto alla politica. Stiamo parlando nel Regno Unito. Non stiamo parlando un sistema detentivo che sta violando le garanzie fondamentali o le convenzioni internazionali dei diritti dell'uomo. Stiamo parlando di una delle democrazie più solide del mondo, un Paese amico, un Paese alleato come il Regno Unito. Per questo motivo, visto che risulta ancora incompleta la fase giurisdizionale ed essendo in attesa che si pronunci la corte d'appello britannica, appare del tutto intempestiva - lo dico al collega Cabras - un'iniziativa che verrebbe letta come un tentativo di condizionamento della corte. Faccio notare che, se ciò accadesse a parti invertite, molti dei firmatari di questa mozione insorgerebbero, e aggiungo io giustamente.

Immaginate se pervenisse alla corte d'appello di Roma una mozione approvata dalla Camera dei comuni britannica o da un altro Paese europeo alleato o nostro amico per fare pressioni sul Governo italiano, affinché, a sua volta, facesse pressioni sulla corte italiana. Ma ci rendiamo conto di questa situazione che si verrebbe a creare? È una domanda che voglio rivolgere ai firmatari della mozione. Quanto alla seconda fase, quella della decisione politica, una volta conclusa la fase giurisdizionale, si tratterebbe di una richiesta che il nostro Governo dovrebbe fare al Governo del Regno Unito per evitare che Assange venga estradato negli Stati Uniti. Colleghi, Stati Uniti! Non Corea del Nord, ma Stati Uniti!

Sulla base di quanto scritto nella parte dispositiva della mozione, ci sarebbe una situazione per la quale un Governo europeo, il nostro, dovrebbe esercitare una pressione su un altro Governo europeo, alleato e amico, affinché non si conceda l'estradizione verso un altro Governo alleato e amico. Ci rendiamo conto di quanto sia surreale questa situazione? Siamo nella fattispecie del periodo ipotetico di terzo tipo. Se i colleghi proponenti hanno dubbi sulla qualità democratica del Regno Unito o sulla qualità democratica degli Stati Uniti, lo dicano chiaramente, in particolare sulla qualità della giurisdizione. Dicano, però, che anche Chelsea Manning, la principale fonte di WikiLeaks, quella che trafugò decine, ripeto, decine di migliaia di documenti secretati della intelligence statunitense, dopo aver subito un processo, è stata detenuta, ma è stata poi graziata dal Presidente Barack Obama. E poi va chiarito chi siamo noi, Presidente. Noi siamo deputati della Camera, parlamentari della Repubblica; dalle nostre decisioni e dal nostro indirizzo dipende l'attività del Governo.

Non siamo in questa sede parte di un indistinto movimento che solidarizza con Assange. Ciascuno di noi può avere le proprie opinioni su questa vicenda, sicuramente molto controversa. Sicuramente, qualcuno lo giudica un eroe dell'informazione, che rende pubblico ciò che i Governi vogliono mantenere segreto; altri lo giudicheranno per le informazioni diffuse a potenze non alleate, che condizionarono le elezioni del 2016 degli Stati Uniti, penso alla Federazione russa. Ciascuno farà la propria valutazione sul caso, ma qui si chiede altro. In questa mozione, si sta chiedendo, sulla base di una ricostruzione di poche righe, al nostro Governo di interferire su Paesi nostri alleati, di cui stimiamo la democrazia, e di fare ciò che non vorremmo fosse fatto al nostro sistema.

Cari colleghi, per queste ragioni, che spero siano state sufficientemente esaustive, vi dico semplicemente: noi non siamo d'accordo, e per questo motivo voteremo contro questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. A nome del gruppo di Fratelli d'Italia, avevo preparato un intervento diverso, ma, avendo ascoltato con molta attenzione gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, desidero svolgere qualche riflessione, qualche ragionamento pacato, direi anche obiettivo, partendo da questa mozione che vogliamo definire quantomeno inopportuna sotto il profilo del contenuto e anche anacronistica, perché non viene richiamata da fatti di attualità recentemente accaduti e che, peraltro, vorrebbe riconoscere a Julian Assange lo status di rifugiato politico, e questo non è, ovviamente, un fatto secondario. Ho letto con molta attenzione la mozione: ne traccia un profilo, a tratti, direi, anche romantico e, forse, eroico, lo definisce un giornalista e, invece, bisogna essere un po' più concreti. Assange non è un eroe, tanto meno è un giornalista e, quanto meno, WikiLeaks non è una testata giornalistica, quindi, le qualità giornalistiche illustrate dai colleghi di Alternativa non esistono.

Che cos'è, allora, Assange? È, come nel dibattito corrente si può definire, una sorta di “hacktivista”, cioè un po' hacker - e, poi, spiegherò perché - e un po' attivista, conferendo a questa accezione un termine moderno, se vogliamo: l'attivismo che riscontriamo nel mondo su questi temi ben si riconduce alla figura di Assange. Però, certamente, è anche un uomo dotato di un ego spropositato, è a dir poco, evidentemente, egocentrico. Biden, all'epoca di queste dichiarazioni, era Vice Presidente degli Stati Uniti d'America e disse che Assange è un terrorista hi-tech; per altri, invece, come è stato ricordato, è molto più semplicemente, ma non meno pericolosamente, definito un mitomane, sfruttato da potenze nemiche, da potenze avversarie, non solo degli Stati Uniti, ma dell'Occidente, genericamente e generalmente ricompreso.

Allora, io credo che questa mozione sia un'occasione persa, perché, se ci fosse stata la possibilità di scriverla in un altro modo, avremmo potuto parlare di libertà e di sicurezza, che sono, comunque, due valori non sempre coniugabili, a volte, sono ossimori, soprattutto in politica internazionale, però sono irrinunciabili. Magari avremmo potuto parlare anche di difesa dei princìpi di trasparenza e di democrazia; del resto, si sa che i Governi, le Nazioni hanno sempre qualche segreto, sennò cosa esisterebbero a fare i servizi, i cosiddetti servizi? E lo dico per le anime belle, per i sepolcri imbiancati, perché almeno questo dibattito non sia velato da una sorta di ipocrisia.

Però, attenzione, ci sono segreti e segreti e alcuni di questi, definiamoli così, meno virtuosi, che, però, noi vorremmo aggettivare con tutto il nostro disprezzo, proprio per questioni di Realpolitik, qui richiamate da alcuni colleghi, che sono vecchie come il mondo, vanno protetti - attenzione, anche qui -, colpendo il grave abuso eventualmente svelato, il crimine eventualmente svelato, consegnando i responsabili alla giustizia di quel Paese, ma proteggendo quella rete silenziosa e operativa che garantisce la sicurezza degli Stati e, quindi, dei cittadini che vivono in quegli Stati. Noi siamo convinti che la legittimazione di un Paese democratico si fondi anche su principi di trasparenza e responsabilità. Nel novembre 2010 - qualcuno lo ha ricordato, anche se superficialmente -, Assange rivelò, tramite WikiLeaks, più di 250 mila documenti che erano classificati, tra virgolette, e, in qualche caso, erano classificati come confidenziali, sempre tra virgolette, e, in qualche altro caso, addirittura erano segreti. E a fornirglieli fu proprio Chelsea Manning, al secolo Bradley Manning, prima del cambio di sesso, che era impiegato come analista dell'intelligence nelle operazioni di guerra in Iraq. Nel corso degli anni, poi, WikiLeaks ha pubblicato altri documenti, sempre rigorosamente da fonti anonime e anche informazioni segrete.

Qui si è parlato di giornalismo investigativo. E, allora, il giornalismo investigativo - chiamiamolo così - può avere anche degli esiti e delle manifestazioni non particolarmente graditi, ma è considerato (e noi lo consideriamo tale) come una risorsa nelle nostre democrazie, ed è una risorsa preziosa se non viene utilizzata come ha fatto Assange, come ha fatto la sua organizzazione, per secondi fini o per eseguire operazioni di screditamento delle istituzioni, magari, su mandato o, magari, su procura, per mettere in difficoltà le diplomazie, per alterare equilibri faticosamente raggiunti dalle intelligence che lavorano non sempre per fare cose sporche, ma anche per la sicurezza dei Paesi di cui abbiamo parlato prima.

Il giornalismo investigativo, se svolto secondo principi di verità, può diventare uno straordinario strumento di trasparenza, altrimenti si chiama in un altro modo, colleghi: si chiama hackeraggio, non ci sono altri termini, non ci sono altre definizioni. Quanto è libertà di stampa, quanto è licenza sfrenata o interferenza politica, quanto è spionaggio? E come va rubricato, ad esempio, il caso Watergate che, nel 1972, avvolse l'amministrazione americana con il Presidente Nixon? Secondo i suoi detrattori, quello scandalo avrebbe scardinato il sistema americano, mentre, invece, riteniamo noi, è servito per rafforzare i principi democratici di quel Paese.

Vedete, in funzione del sapiente uso informatico e delle tecnologie, Assange è diventato un'icona, perché gode della mobilitazione di movimenti, di opinion leader, e ne gode anche per errori tattici, a volte veramente grotteschi, da parte dell'amministrazione americana, perché - è stato ricordato - Barack Obama concesse la grazia a quel Chelsea Manning e fu proprio Chelsea Manning a fornire ad Assange tutti i documenti pubblicati da WikiLeaks, compreso quel filmato passato alla storia dal titolo Collateral murder, in cui si vede l'elicottero Apache che mitraglia civili iracheni. Manning graziata, Assange in carcere.

E, a proposito di icone, è vero: lo scorso 28 marzo, nella ricorrenza della Domenica delle Palme - lo ricordano i colleghi che hanno presentato la mozione - il Papa stesso decise di consegnare una lettera a Julian Assange. Quella ricorrenza cattolica è veramente una testimonianza imponente, perché, ovviamente, nella Domenica delle Palme si celebra la riconciliazione; ed è così, perché, per un verso, c'è il tentativo, come state cercando di fare voi, di far passare Assange per vittima, in qualche caso, invece, riconoscendogli colpe evidenti - perché il Pontefice ha riconosciuto le colpe evidenti di Assange -, si lavora sul fronte della grazia, e sono due cose sostanzialmente diverse.

Le pubblicazioni di Assange hanno avuto o avrebbero potuto avere anche delle conseguenze sulle operazioni militari in corso all'epoca: ma gli estensori della mozione non si sono posti minimamente questo problema?

Assange, invece, cosa avrebbe potuto fare? Avrebbe potuto denunciare il tutto all'autorità competente, cioè denunciare le irregolarità. Questo avrebbe comportato l'apertura di un'inchiesta e la punizione degli eventuali responsabili. Del resto, colleghi, senza andare troppo lontani, l'impeachment sul Presidente Trump parte proprio da qui.

Mi avvio alla conclusione. Qualsiasi azione comporta precise responsabilità: allora, si individuino queste responsabilità, da una parte e dall'altra. Non possiamo chiedere di scongiurare l'estradizione di Assange, non possiamo esaltare la violazione di norme o l'hackeraggio, non possiamo inventare miti inesistenti in nome di una libertà che non è in discussione ora e che non era in discussione all'epoca dei fatti. Quando ci si occupa di questioni così delicate, occorre farlo con equilibrio, con attenzione e con oculatezza. Dichiaro il voto di astensione di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Valentini. Ne ha facoltà.

VALENTINO VALENTINI (FI). Grazie, Presidente. Intervenendo ormai in una fase avanzata del dibattito, mi consentirà di essere più sintetico e di riprendere punti che sono stati citati già, cominciando dall'assurdità dell'impianto di questa mozione, sia in termini giuridici sia in termini diplomatici.

Andrò a toccare punti in maniera diversa, che già sono stati toccati da alcuni colleghi. Innanzitutto, chi è Julian Assange? Chi è “san” Julian Assange? È un paladino della libertà del giornalismo, della lotta contro i segreti di Stato e le sue nefandezze? È un terrorista high-tech, come appunto lo ha definito l'allora Vice Presidente Biden? Oppure è un mitomane che è finito per diventare un “inutile” idiota?

Se la pubblicazione iniziale dei crimini di guerra compiuti in Iraq e in Afghanistan poteva essere anche contemplata in una visione di denuncia, la pubblicazione di 250 mila telegrammi diplomatici è un atto di sabotaggio sistemico. Perché dico questo? I telegrammi diplomatici sono la maniera nella quale funziona una democrazia, nella quale avvengono le comunicazioni: questi 250 mila telegrammi sono stati pubblicati in versione whole data, senza togliere i nomi, gli oggetti, le cose che succedevano. Quindi, che cosa abbiamo avuto? Abbiamo avuto una situazione nella quale dobbiamo chiederci fino a che punto sia lecito violare la riservatezza delle comunicazioni diplomatiche e militari; fino a che punto sia lecito mettere a repentaglio la vita di coloro che hanno redatto queste comunicazioni oggetto di questi cablogrammi; chi stabilisce cosa possa essere pubblicato e, soprattutto, fino a che punto sia lecito diffondere materiale che è stato hackerato: per dirla in italiano, che è stato rubato e sottratto in maniera illecita!

Tra l'altro, Assange, per essere un po' concreti, in America è voluto per spionaggio e per hackeraggio. Ora, perché dico questo? Perché, come è stato messo in evidenza, esistono delle procedure consolidate per quello che è chiamato il whistleblowing, per la denuncia sistemica di violazioni, di crimini. Queste procedure, signori, funzionano, perché il funzionario americano che ha ascoltato le telefonate del Presidente Trump, è giunto attraverso un whistleblowing classico a portare Trump a una procedura di impeachment: ecco perché sono state create queste procedure.

Allora, a questo punto, quando durante la campagna elettorale del 2016, “san” Julian Assange prende del materiale che gli viene fornito direttamente dal GRU, cioè il servizio militare russo, che ha hackerato - vale a dire sottratto - dai server del Partito Democratico una serie di comunicazioni (e ricordo, a chi di voi l'avesse seguita allora, la vicenda del signor Guccifer, che minacciava rivelazioni di un tipo o dell'altro), che cosa fa? È un'influenza grave in una campagna elettorale o è libertà di stampa, o è un atto di spionaggio? Su questo vorrei avere una risposta.

Poi, un altro punto: ma perché questo Parlamento si deve occupare di questa cosa? Di cosa si deve occupare il Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), di andare a dire all'Inghilterra e all'America cosa devono fare? Quando si passa totalmente sotto silenzio la relazione del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, e in quest'Aula silenzio tombale, oppure il rapporto annuale dell'Osservatorio sulle sentenze della CEDU, che condanna l'Italia diciassette volte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e di nuovo silenzio, allora io non so!

Magari potrei consigliare l'ascolto di Radio Radicale per coloro che volessero seguire un po' anche queste vicende, non soltanto quelle dell'icona. Io mi sono chiesto: perché dobbiamo occuparci invece di Assange? Perché, allora, forse, c'è un nesso stretto tra chi voleva far saltare il sistema di relazioni interne tra gli Stati e chi invece voleva far saltare il meccanismo della democrazia rappresentativa.

È la politica che si fa avanspettacolo e il Parlamento, da sede della rappresentanza, diventa sede della rappresentazione. Ma quando una politica fatta di forme comincia a non avere più forza, quando le dirette streaming non hanno più effetto, quando chi apre il Parlamento come una scatoletta di tonno per infilarsi dentro e buttare poi la chiave, per evitare che altri poi ci entrino, ha bisogno di un'affermazione politica, allora deve tornare alle fonti del “UrVaffa”, deve tornare alla parte primigenia, al simbolo puro di questa che doveva essere l'attività.

Ora, a me questa non pare una battaglia per la libertà di stampa e, diciamolo chiaro, il signor Assange non è un giornalista e i WikiLeaks non sono i Pentagon papers.

Ha detto prima un collega che WikiLeaks sarebbe il primo caso a proposito del quale c'è stata una denuncia. No, signori: il primo caso risale al 1973, quando il signor Daniel Ellsberg, che lavorava alla Rand Corporation, diffuse - consegnandolo sia al Washington Post che al New York Times - i Pentagon papers che adesso sono pubblicati in forma di libro. Ma qual è la differenza tra Ellsberg e Assange? Innanzitutto Ellsberg si è consegnato alla giustizia e cito le sue parole. Egli disse: non potevo più nascondere all'opinione pubblica i fatti e sono pronto a rispondere delle conseguenze delle mie decisioni. Ellsberg lo ha fatto e credo non sia nemmeno finito in carcere, anzi al contrario.

Chelsea Manning è stata graziata perché si è sottoposta al giudizio di quei Paesi che sarebbero così illiberali e antidemocratici da dover essere oggetto di una nostra risoluzione; il signor Julian Assange, invece no. Il signor Julian Assange ha fatto il rifugiato politico e adesso è riuscito, dopo una lunga procedura, ad evitare il processo. Ora, questo Parlamento deve occuparsi, come ho detto, di altre questioni. Questo Parlamento non deve andare a dire agli altri cosa devono fare a casa loro, quando non facciamo quello che dobbiamo fare a casa nostra.

Quindi, Forza Italia - mi pare chiaro - voterà contro questa assurda risoluzione e soprattutto vorrebbe concedere quello che il signor Assange e tutti coloro che si nutrono dei riflettori della propaganda - qui non si tratta di “hackeraggio”, ma di “paccheraggio” - che sono sempre pronti a cercare le luci della ribalta quello che loro hanno tolto agli altri, cioè il diritto all'oblio: lasciamo che sia dove sia, che la giustizia faccia il suo corso e non copriamoci di ridicolo con queste risoluzioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Berlinghieri. Ne ha facoltà.

MARINA BERLINGHIERI (PD). Grazie, Presidente. Il caso di Julian Assange, artefice delle rivelazioni di WikiLeaks nel 2010 e ora detenuto in un carcere di massima sicurezza in Gran Bretagna, a grandi linee è ben noto a tutti. Non è tuttavia inutile in questa sede ripercorrerne i fatti principali: WikiLeaks viene registrato nel 2006 e Assange garantisce alle sue fonti la massima protezione informatica possibile; il sito inizia a pubblicare informazioni riservate e documenti segreti che mettono in imbarazzo i governi di mezzo mondo. Ad aver reso possibile la colossale fuga di notizie è una militare statunitense, Chelsea Manning, che gira ad Assange 700 mila documenti classificati; condannata a 35 anni, Manning sarebbe poi uscita di prigione il 17 maggio 2017, dopo che l'allora Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, aveva commutato la sua pena. Alla fine del 2010, la magistratura svedese lancia un mandato di cattura europeo contro il fondatore di WikiLeaks, denunciato per stupro da due donne svedesi per fatti avvenuti nell'agosto del 2010. Assange, allora a Londra, replica di aver avuto rapporti consenzienti con le accusatrici e si consegna alla polizia britannica il 7 dicembre; detenuto per nove giorni, gli vengono poi concessi prima i domiciliari e poi la libertà vigilata.

Nel febbraio del 2011, la procedura per l'estradizione in Svezia viene sottoposta a un tribunale londinese; l'australiano teme che dalla Svezia possa essere estradato negli Stati Uniti e lì condannato a morte. Il 19 giugno 2012, Assange decide di rifugiarsi nell'ambasciata ecuadoriana, chiede asilo politico all'allora Presidente dell'Ecuador, Rafael Correa, che glielo concede ad agosto. In questo periodo l'attività di Assange non si ferma: il 2 aprile del 2019 il nuovo Presidente dell'Ecuador, Lenín Moreno, accusa Assange di aver violato le condizioni per l'asilo politico; l'11 aprile la polizia britannica ottiene il permesso di entrare nell'ambasciata per portare via Assange che, il giorno dopo, viene privato della cittadinanza ecuadoriana che Correa gli aveva intanto concesso. Il 14 aprile 2019 la legale e compagna di Assange, Stella Morris, assicura che il suo cliente è disposto a cooperare con le autorità svedesi purché sia scongiurato il rischio di estradizione in USA. Assange viene però condannato a 50 settimane di prigione da un tribunale di Londra per aver violato le condizioni della libertà vigilata, rifugiandosi nell'ambasciata dell'Ecuador. Poco dopo, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti aggiunge 17 capi d'accusa a quello già spiccato per pirateria informatica, in virtù delle leggi anti-spionaggio, facendogli rischiare 175 anni di prigione.

Il 24 febbraio 2020, la giustizia britannica inizia a esaminare la richiesta di estradizione presentata dagli Stati Uniti. Il 4 gennaio 2021 il verdetto: Assange resta nel Regno Unito, perché, se estradato in USA, potrebbe suicidarsi, ma gli Stati Uniti propongono un ricorso del quale attendiamo l'esito. Gli Stati Uniti stanno perseguendo Assange per 17 capi di imputazione, per un totale di 175 anni di detenzione. La questione della natura politica delle accuse è stata sollevata dal collegio difensivo di Assange. Le norme britanniche esplicitamente contemplano la possibilità per i tribunali britannici di non dar corso a richieste di estradizione in esito a considerazioni estranee, quali intenti persecutori o opinioni politiche.

La richiesta di estradizione nei confronti di Assange ha continuato a suscitare interesse da parte della stampa e di organizzazioni della società civile che hanno garantito una presenza fisica e resoconti pubblici di tutte le udienze svoltesi negli scorsi mesi, nell'interesse di una giustizia trasparente. Assange, ritenuto a rischio di fuga dal tribunale britannico, attende il verdetto detenuto in custodia cautelare. Dunque, questi sono i fatti.

Noi, coerentemente con il parere negativo del Governo, esprimiamo il nostro voto contrario, ma, al contempo, esprimiamo anche la necessità di continuare a sostenere iniziative, in raccordo con i partner dell'Unione europea e in linea con le convenzioni internazionali sui diritti dell'uomo, finalizzate a garantire che siano tutelati i diritti umani e le libertà fondamentali, nel rispetto dell'autonomia e delle prerogative della magistratura britannica, di cui abbiamo pieno rispetto e fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente. Questa mozione vorrebbe orientare l'azione esterna del nostro Paese nei confronti di un caso giudiziario in corso presso una corte straniera, nel quale si affrontano due giurisdizioni di Nazioni nostre alleate. Da un lato, Presidente, ci sono gli Stati Uniti che, da anni, desiderano ottenere l'estradizione di Assange per poterlo processare, giudicare e fargli scontare le pene previste per aver creato un meccanismo di delazione collettiva dei segreti d'ufficio che gli ha permesso di ottenere e pubblicare i documenti riservati, talvolta di grande valenza politico-militare: parliamo chiaramente del caso WikiLeaks, una piattaforma che ha creato non pochi imbarazzi e grattacapi alla diplomazia americana e che potrebbe costare ad Assange, come hanno già menzionato i miei precedenti colleghi, una condanna complessiva fino a 175 anni di reclusione per pirateria informatica e spionaggio; dall'altro, Presidente, c'è il Regno Unito, nel cui territorio Assange si trova attualmente, in attesa di conoscere il proprio destino, dopo essere stato arrestato dalle locali autorità con l'accusa di essere venuto meno agli obblighi connessi alla sua situazione pro tempore di persona soggetta a libertà vigilata sotto cauzione. Assange, australiano, si era in effetti rifugiato nella sede dell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, Paese che gli aveva temporaneamente concesso l'asilo politico per non correre il rischio di essere estradato in Svezia, dove pendeva su di lui un'accusa di violenza sessuale, nel frattempo venuta meno. Il creatore di WikiLeaks quindi era stato consegnato alle autorità britanniche, in seguito al mutare degli orientamenti dell'Ecuador nei suoi confronti e il conseguente ritiro dello status che gli aveva consentito di sfuggire alla cattura. Attualmente, Presidente, Assange attende l'esito di un procedimento aperto da un team di legali che rappresenta il Governo degli Stati Uniti e ha fatto ricorso contro il “no” all'estradizione che una giudice britannica di primo grado aveva pronunciato nel gennaio scorso. Lo scorso 28 ottobre si è svolta la seconda ed ultima udienza di questo processo che non ha nulla a che fare con quello relativo alla violazione della libertà vigilata da parte di Assange. La sentenza definitiva dovrebbe giungere a cavallo tra questo mese e la fine del prossimo gennaio, anche se i magistrati britannici hanno fatto sapere di volersi prendere tutto il tempo necessario alla valutazione degli elementi acquisiti durante la fase dibattimentale e, quindi, sono possibili ulteriori slittamenti.

La mozione sottoposta al nostro esame chiede al nostro Governo di esercitare pressioni su quello britannico, affinché vengano tutelati i diritti umani di Assange e ne sia scongiurata l'estradizione verso gli Stati Uniti.

Presidente, rispetto a queste richieste, il gruppo Lega-Salvini Premier nutre diverse perplessità. In primo luogo, questa vicenda coinvolge direttamente due Paesi nostri alleati, della massima importanza. Ci chiediamo se sia politicamente opportuno per l'Italia assumere una posizione contraria a quella degli Stati Uniti, che intendono assicurare alla loro giustizia una persona che ha messo a repentaglio la loro sicurezza nazionale. Inoltre, chiedere al Governo del Regno Unito di non estradare Assange, significa tentare di ostruire l'applicazione delle leggi che gli Stati Uniti si sono dati per proteggere la sicurezza e segretezza delle proprie comunicazioni e dei propri documenti riservati. Si tratterebbe di un passo molto impegnativo e, sicuramente, nocivo alle relazioni bilaterali tra il nostro Paese e la grande democrazia americana. In secondo luogo, la mozione impegnerebbe il nostro Esecutivo a esercitare pressioni nei confronti di un'Autorità britannica che non è politica, ma giudiziaria, e tutto questo rappresenterebbe un paradosso. Questa Assemblea parlamentare non potrebbe mai discutere, né, tanto meno, votare un atto di indirizzo che impegnasse il Governo a esercitare pressioni, o persino una forma qualsiasi di moral suasion, nei confronti della magistratura italiana. E, allora, Presidente, come si può immaginare che il nostro Esecutivo possa interferire con le attività di una magistratura straniera? Si tratterebbe di un'ingerenza illegittima. Rimarco che gli stessi Stati Uniti hanno deciso di muoversi sfruttando i meccanismi del diritto britannico. Un'azione politica da parte italiana sulla competente corte britannica metterebbe in cattiva luce sia il nostro Governo che questa Assemblea in cui sediamo. Cosa diremmo noi se il Governo britannico esercitasse indebite pressioni sui giudici del nostro Paese? Credo che tutti noi ne saremmo contrariati.

Da ultimo, Presidente, si dice che le prigioni inglesi stiano riservando ad Assange un trattamento che lede i suoi diritti umani, ma questo è un argomento politicamente importante. Dobbiamo essere consapevoli che davanti a noi non ci sono le carceri dei talebani, rispetto alle quali siamo, peraltro, piuttosto silenti, bensì il sistema penitenziario del Paese che, per primo al mondo, ha riconosciuto come diritto dell'individuo quello di non subire abusi fisici da parte dello Stato. Non possiamo non ricordare, oggi, come l'Inghilterra sia la Nazione dell'habeas corpus che dal 1679 sancisce il principio dell'inviolabilità della persona. Presidente, dobbiamo, quindi, avere fiducia nella giustizia britannica e nel fatto che la posizione di Assange e le richieste del Governo americano troveranno la composizione più equa e, al contempo, renderci conto che non siamo in grado di esercitare alcun condizionamento su questa vicenda.

Pertanto, cari colleghi, la Lega-Salvini Premier annuncia il suo voto contrario a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. oggi siamo in quest'Aula per votare su Julian Assange, un uomo che rischia il carcere a vita. Per alcuni è un pericoloso criminale internazionale, per noi del MoVimento 5 Stelle - lo chiariamo subito - è un simbolo da difendere, per un'informazione indipendente e libera. Siamo convinti che Assange sia vittima di una grande e grave ingiustizia, non a caso, tutte le principali organizzazioni per la difesa dei diritti umani e della libertà di stampa, da Amnesty International, a Human Rights Watch, fino a Reporters Sans Frontières, si oppongono alla sua estradizione negli Stati Uniti, ma facciamo un passo indietro.

Le vicende giudiziarie che hanno travolto Assange sono strettamente legate a WikiLeaks il portale che il giornalista e programmatore fondò nel 2006, con l'obiettivo di pubblicare documenti segreti ricevuti da fonti coperte dall'anonimato e da whistleblower, allo scopo di smascherare corruzione e soprusi. Nel 2012, la Gran Bretagna ha dato il via libera all'estradizione in Svezia, ma Assange si è rifugiato all'ambasciata dell'Ecuador, a Londra, dove è rimasto per quasi 7 anni, fin quando, nell'aprile del 2019, l'Ecuador revocò l'asilo politico ad Assange, fatto che permise il suo arresto da parte della polizia del Regno Unito, dopo un blitz all'interno dell'Ambasciata ecuadoriana.

Le autorità statunitensi avevano avviato una richiesta di estradizione di Assange dal Regno Unito, dapprima in esito ad un rinvio a giudizio, per un suo presunto ruolo nelle intrusioni informatiche e, successivamente, in relazione a una più grave accusa di spionaggio e cessione di informazioni classificate in base ad una legge del 1917 secondo la quale, qualora i reati commessi fossero appurati, rischierebbe fino a 175 anni in un carcere di massima sicurezza. Fino a oggi, l'estradizione di Assange non è stata concessa per motivi di salute. Il 4 gennaio scorso, infatti, la giustizia britannica ha respinto la richiesta di estradizione negli Stati Uniti sulla base della sua precaria salute psicofisica, ritenuta incompatibile con il regime di carcerazione preventiva, in attesa di processo prospettato dalle autorità statunitensi. Assange, tuttavia, resta in prigione su ordine del giudice responsabile per il procedimento di estradizione verso gli Stati Uniti, come misura cautelare in relazione ad un ravvisato rischio di fuga. A suo modo, Assange, in questi anni, è diventato l'emblema di tutto ciò che non funziona in Occidente nel rapporto tra istituzioni politiche, politica e mainstream; un rapporto talvolta avvelenato da delegittimazione, nel tentativo di nascondere i meccanismi spesso cinici del potere. Per questa ragione, il MoVimento 5 Stelle è sempre stato a fianco della battaglia di Assange e di tutti i whistleblower, perché tutelare chi denuncia i soprusi e corruzione è innanzitutto garanzia di democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oggi il caso Assange è una prova per la giustizia britannica e per l'Europa intera, che dovrà dimostrarsi capace di bilanciare e, soprattutto, tutelare i molteplici interessi in ballo. Perché, vede Presidente, se, da un lato, c'è il destino di un uomo che rischia una condanna infinita, la necessità di garantire il giornalismo investigativo, il diritto ad essere informati su quel che ci circonda in modo veritiero, dall'altro lato, però, vi è anche la necessità di mantenere stabili gli equilibri internazionali, di rispettare la sovranità nazionale degli Stati membri e di garantire che i reati, se accertati, non restino impuniti.

Dunque, sebbene sia dovere dello Stato italiano promuovere, con tutti i propri mezzi, la difesa dei diritti umani e delle libertà costituzionalmente riconosciute, riteniamo non ammissibile vincolare il Governo italiano a promuovere atti di natura giudiziaria di competenza stretta di un altro Stato.

Infine, credo che non sia di poco conto sottolineare la possibilità di notevoli inesattezze fattuali, di cui non abbiamo una conoscenza certa, oggettiva e totale e che questa mozione possa, in realtà, basare le sue dichiarazioni di intenti su presupposti non del tutto verificati.

Per tali ragioni, pur esprimendo massima solidarietà a Julian Assange e ai suoi familiari, questi ultimi da poco incontrati anche dalla nostra delegazione europarlamentare, non posso che esprimere, a nome del MoVimento 5 stelle, un voto d'astensione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che i presentatori della mozione Cabras e altri n. 1-00456 hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare in primo luogo il dispositivo e a seguire, ove il dispositivo venga approvato, da prima la premessa, nella sua interezza, ad eccezione dell'ultimo capoverso, infine l'ultimo capoverso della premessa.

Chiaro, quindi? No? Lo provo a ripetere, onorevole Fornaro? Prego, onorevole. Avverto che i presentatori della mozione Cabras e altri n. 1-00456 hanno chiesto la votazione per parti separate. Mi sta ascoltando, onorevole Fornaro? Vedo che è un po' “impallato” dal collega. In primo luogo, voteremo il dispositivo; a seguire, ove il dispositivo venisse approvato, dapprima la premessa nella sua interezza, ad eccezione dell'ultimo capoverso, e, a seguire, il capoverso. Quindi, noi inizialmente votiamo il dispositivo. Ovviamente da questo discenderà la misura degli altri voti, oppure l'impossibilità di procedere. Tutto chiaro?

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cabras e altri n. 1-00456, limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Se evitiamo le riprese è meglio, quindi vi prego. No, mi spiace non si può fare, il Regolamento è chiaro. Perfetto. Anche il collega Vianello, la prego non mi costringa… (Commenti del deputato Vianello). L'abbiamo vista, è inutile che fa… l'abbiamo vista, siamo qui in quattro, cinque, a controllare queste cose, quindi eviti queste manifestazioni che sono veramente fuori luogo!

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9) (Applausi polemici dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Cabras ed altri n. 1-00456 non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 14, per lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza in relazione agli assetti proprietari di TIM.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Barelli, Brescia, Butti, Casa, Comaroli, Davide Crippa, Dal Moro, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Ferri, Gregorio Fontana, Gebhard, Giachetti, Giacomoni, Invernizzi, Liuni, Marattin, Marin, Molinari, Mura, Palazzotto, Perantoni, Schullian, Serracchiani, Tasso, Tateo e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 117, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza in relazione agli assetti proprietari di TIM.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza in relazione agli assetti proprietari di TIM.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per due minuti ciascuno - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento del Ministro dello Sviluppo economico)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente.

Come è noto, in data 19 novembre 2021, KKR, operatore internazionale di private equity con sede a New York, ha formalizzato al consiglio di amministrazione di TIM una manifestazione d'interesse volta a valutare un'offerta pubblica di acquisto su TIM e, in data 21 novembre, il Governo, prendendo atto dell'interesse manifestato da KKR, ha costituito un gruppo di lavoro per seguire i diversi aspetti della vicenda.

In via preliminare, anche in considerazione degli elementi successivamente intercorsi, da ultimo il consiglio di amministrazione di TIM di venerdì 26 novembre, è opportuno evidenziare che ci si trova dinanzi a un processo nelle sue fasi iniziali che, ad oggi, non ha ancora dato luogo al lancio di un'OPA su TIM.

Come è noto, TIM è il principale operatore italiano di telecomunicazioni, proprietario della rete più estesa del Paese, principalmente in rame, ed è attualmente impegnato nella realizzazione di una propria rete in fibra controllata da Vivendi, con il 24 per cento del capitale. Cassa depositi e prestiti è entrata nel capitale di TIM nell'aprile del 2018, acquisendo una quota di circa il 5 per cento, tramite acquisti sul mercato e, a marzo del 2019, Cassa depositi e prestiti ha incrementato la propria quota in TIM a circa il 10 per cento del capitale, sempre tramite acquisti sul mercato. Nel corso del 2020, TIM ha avviato interlocuzioni con il fondo americano KKR per la costituzione di una società controllata da TIM, cui conferire la rete di accesso secondaria di TIM, la cosiddetta società FiberCop; ad agosto 2020, il Governo ha formalmente rappresentato a TIM l'opportunità di collocare l'operazione FiberCop nella più ampia operazione di promozione di una rete nazionale integrata a banda ultra larga. In tale contesto, il 31 agosto del 2020, da un lato, TIM, KKR e Fastweb hanno sottoscritto gli accordi relativi alla costituzione di FiberCop, proprietaria della rete di accesso secondaria di TIM, partecipata da TIM al 58 per cento, dal fondo KKR al 37,5 per cento e da Fastweb al 4,5 per cento. Dall'altro lato, TIM e CDP Equity hanno sottoscritto una lettera di intenti non vincolante che disciplinava, tra l'altro, le fasi del processo e le condizioni relative alla creazione di una società unica della rete mediante la fusione di FiberCop, la rete primaria di TIM e Open Fiber, con specifici meccanismi di governance volti a evitare l'integrazione verticale con TIM, la cui efficacia avrebbe dovuto essere condivisa con le competenti Autorità di regolazione.

Rispetto all'ingresso di KKR in FiberCop, si segnala che il Governo in sede di autorizzazione di golden power, rilasciata il 16 novembre del 2020, ha imposto prescrizioni a TIM e KKR di non esercitare le loro prerogative di governance in modo da pregiudicare eventuali progetti strategici di interesse pubblico nelle telecomunicazioni. A novembre 2021, come già ricordato, TIM ha ricevuto una manifestazione non vincolante dal fondo KKR per l'eventuale lancio di un'OPA sul 100 per cento delle azioni, sia ordinarie che di risparmio, volta al delisting. L'offerta sarebbe condizionata al raggiungimento della soglia di adesione minima di almeno il 51 per cento delle azioni, sia ordinarie che di risparmio, di TIM, oltre che al previo svolgimento di una due diligence confirmatoria di durata stimata in 4 settimane e al gradimento da parte di soggetti istituzionali rilevanti.

Si segnala che, nell'ambito delle infrastrutture di rete, rileva anche Open Fiber, la quale ha l'obiettivo di sviluppare la rete in fibra ottica in Italia nelle aree urbane a mercato, le cosiddette aree nere, e nelle aree rurali a fallimento di mercato, coperte da concessione pubblica dai bandi Infratel, cosiddette aree bianche, il tutto anche nell'ottica del raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda digitale europea e italiana che, com'è noto, sono parte significativa del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Quindi, stante quanto rappresentato, oggi, vi sono sul mercato due player principali che stanno realizzando infrastrutture di rete in concorrenza tra loro e, nel contesto sopra delineato, si possono valutare eventuali sinergie per accelerare l'infrastrutturazione del Paese in senso digitale. Occorre, al riguardo, considerare due obiettivi strategici da perseguire: la necessità di realizzare un'infrastruttura in fibra ottica con diffusione capillare in tutto il Paese e la necessità di tutelare asset strategici nel settore delle telecomunicazioni. Il Governo sta seguendo il dossier con estrema attenzione. Come ricordato, il 21 novembre è stato costituito un gruppo di lavoro composto dagli esponenti di Governo titolari delle competenze istituzionali coinvolte, con il compito di valutare attentamente i progetti sulla rete. Al momento, il percorso è ancora in fieri, per cui non si ha ancora titolo ad assumere specifiche formali iniziative.

Si evidenzia sin da ora, comunque, che qualora KKR dovesse formalizzare il lancio dell'OPA, o chiunque altro dovesse in qualche modo formalizzare il lancio di un'OPA, si attiverebbe una procedura che consentirà al Governo di interessarsi dell'iniziativa sia rispetto al rilascio delle necessarie autorizzazioni previste dalla disciplina di settore, sia alle valutazioni e conseguenti determinazioni nell'ambito della disciplina del golden power, strumento, questo, senz'altro rilevante e di cui in qualche modo voglio dare qualche ulteriore informazione di contesto, per capire come, e se, il Governo potrà utilizzarlo laddove, ribadisco, venga presentata un'offerta pubblica di acquisto. Sulla base delle preliminari analisi condotte, l'operazione in questione potrebbe rientrare nell'ambito di applicazione della disciplina dei poteri speciali di cui al decreto-legge n. 21 del 15 marzo 2012, con riferimento al settore della difesa e sicurezza nazionale e al settore delle comunicazioni. Si tratta di una conclusione che si basa sia su precedenti operazioni relative al gruppo TIM, che sono state oggetto di scrutinio ai sensi della richiamata disciplina del golden power, ad esempio l'acquisto del controllo da parte di Vivendi, la cessione di INWIT e l'ingresso del fondo KKR in FiberCop che, tuttavia, vedevano la presenza di atti già vincolanti per le parti con una delibera del consiglio di amministrazione, sia su quanto riportato dalla stessa TIM nella relazione finanziaria annuale, da cui si evince, tra l'altro, che il gruppo TIM gestisce attivi di rilevanza strategica per il settore della difesa e della sicurezza nazionale tramite TIM, Sparkle e Telsy, e detiene attivi, reti e impianti, rilevanti nel settore delle comunicazioni. Ciò posto, passo ad illustrare sinteticamente la disciplina del golden power rilevante per ciascuno dei due settori sopraindicati, difesa e comunicazioni, con riferimento ai presupposti per l'attivazione dei poteri, la tipologia dei poteri esercitabili e i criteri per la definizione dei contenuti del provvedimento di esercizio dei poteri.

Per quanto riguarda il settore della difesa e della sicurezza nazionale, i presupposti per l'attivazione dei poteri sono: la minaccia di grave pregiudizio per gli interessi essenziali della difesa e della sicurezza nazionale. Per l'accertamento del presupposto, il Governo è tenuto a verificare i seguenti elementi. Primo, la solidità finanziaria e industriale dell'acquirente e del suo progetto che, al momento, non risulta ancora presentato. Secondo, l'assenza di legami tra l'acquirente e Stati che, tra l'altro, non riconoscono la democrazia e lo Stato di diritto, che, evidentemente, nel caso di specie non sussiste.

Terzo, il fatto che l'acquirente sia controllato dal Governo di uno Stato extra Unione europea. Infine, il pregresso coinvolgimento dell'acquirente in attività che incidono su sicurezza e ordine pubblico nell'Unione europea e il grave rischio che l'acquirente intraprenda attività illegali.

Naturalmente, le tipologie di poteri esercitabili sono l'imposizione di specifiche condizioni all'acquisto o l'opposizione al medesimo. Il criterio con cui il Governo deve operare è sempre quello del rispetto dei principi di proporzionalità e di ragionevolezza.

Per quanto riguarda il settore delle comunicazioni, i presupposti per l'attivazione dei poteri sono i seguenti: la minaccia di grave pregiudizio degli interessi essenziali dello Stato e il pericolo per la sicurezza e l'ordine pubblico. Per l'accertamento del primo presupposto, ossia la minaccia di grave pregiudizio, il Governo è tenuto a verificare i seguenti elementi: l'assenza di legami tra l'acquirente e Stati che, tra l'altro, non riconoscono la democrazia e lo Stato di diritto; la solidità finanziaria e industriale dell'acquirente e del suo progetto. Per l'accertamento del secondo presupposto, quello della sicurezza e dell'ordine pubblico, il Governo è tenuto a verificare il fatto che l'acquirente sia controllato dal Governo di uno Stato extra UE, il pregresso coinvolgimento dell'acquirente in attività che incidono su sicurezza e ordine pubblico nell'Unione europea e il grave rischio che l'acquirente intraprenda attività illegali. Anche in questo caso, per quanto riguarda la tipologia dei poteri esercitabili, si cita l'imposizione di specifici impegni per l'acquirente con le condizioni all'efficacia dell'acquisto - è il caso che si è già verificato esattamente per FiberCop e per KKR - e, solo in casi eccezionali, laddove gli impegni di cui al punto 1 siano ritenuti non sufficienti, l'opposizione all'acquisto. I criteri che devono essere utilizzati sono criteri oggettivi e non discriminatori.

In conclusione, sull'esercizio del golden power, faccio presente che la disciplina dei poteri speciali attribuisce al Governo prerogative molto rilevanti che possono essere esercitate in linea, peraltro, con i diversi precedenti relativi proprio al settore delle telecomunicazioni e alla stessa TIM. In questa prospettiva, occorre comunque considerare che l'esercizio di detti poteri da parte del Governo può ragionevolmente ritenersi non completamente libero. Esso, infatti, trova nella normativa di riferimento puntuali indicazioni rispetto ai presupposti e ai contenuti, di cui è necessario dare conto in caso di concreto esercizio. In particolare, il Governo, tra l'altro, può esercitare i poteri speciali solo in presenza degli specifici presupposti indicati - e li ho puntualmente ricordati in precedenza - e può esercitare solo i poteri espressamente indicati. Questi poteri, pur apparentemente ampi, devono essere esercitati nel rispetto dei criteri di proporzionalità, ragionevolezza, oggettività e non discriminazione.

Nel caso di specie, allo stato, diversamente dai precedenti che hanno interessato il settore, si tratta di una mera manifestazione di interesse non vincolante, non accompagnata da atti formali necessari per esprimere qualsiasi tipo di valutazione rispetto alla sussistenza dei presupposti per l'esercizio dei poteri speciali. Inoltre, trattandosi di una società quotata in Borsa, le operazioni sono altresì soggette anche ai regolamenti della Consob.

Concludo questa informativa, ricordando esattamente le parole utilizzate dal Presidente Draghi con riferimento al “dossier TIM”, cioè un dossier di straordinaria importanza in cui le priorità sono la protezione dell'occupazione (proprio nelle ore scorse abbiamo avuto un incontro con i sindacati del settore per approfondire questi aspetti), la protezione della tecnologia - la dimensione della frontiera tecnologica in questo settore è una delle frontiere fondamentali, anche in termini prospettici e fa larga parte del progetto del Piano nazionale di ripresa e resilienza - e la protezione della rete. È indiscutibile che all'interno di TIM esistano asset di natura strategica, per cui è indispensabile il controllo pubblico.

Questo è il perimetro in cui l'Esecutivo valuterà l'offerta di KKR che al momento - lo ribadisco - si è concretizzata unicamente in una manifestazione d'interesse e potrebbe anche non dare luogo ad una formale OPA. Nel momento in cui questa, in qualche modo, verrà formalizzata, sicuramente, nei limiti, alle condizioni e in base agli indirizzi che vi ho annunciato, il Governo eserciterà i propri poteri e le proprie prerogative (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.

MIRELLA LIUZZI (M5S). Grazie, Presidente. Grazie Ministro, per essere venuto prontamente in Parlamento a riferire su un tema così importante, come richiesto anche dal MoVimento 5 Stelle, proprio all'indomani della manifestazione di interesse del fondo KKR. Siamo a conoscenza, da fonti di stampa, che domani si riunirà il comitato di TIM che dovrà valutare questa manifestazione di interesse e ci conforta sapere che il Governo stia ponendo una grandissima attenzione su questo tema che è di rilevanza strategica per il nostro Paese.

Tuttavia, Ministro, destano preoccupazioni le conseguenze del cosiddetto “spezzatino” che ci potrebbe essere all'orizzonte, come sicuramente le avranno paventato i sindacati nell'incontro di stamani. Il rischio è quello di importanti ricadute occupazionali, proprio alla luce di questa posizione finanziaria. È improbabile infatti - e non dico una cosa che non è conosciuta - che KKR voglia prendersi in carico un'azienda con un debito così ingente. Possedere il 51 per cento di TIM vuol dire decidere dove e come allocare i dipendenti e come allocare il debito finanziario importante di questa azienda. Soprattutto da parte nostra, quindi da parte della politica, occorre inserire e mettere paletti molto importanti su questo tema, proprio per tutelare quell'interesse pubblico che lei diceva e per tutelare un'importanza strategica che la rete riveste per tutti i cittadini italiani, a maggior ragione considerando che KKR, come lei ha ricordato, ha già il 37,5 per cento di FiberCop, la rete secondaria, cioè l'infrastruttura che va dalle strade, dagli armadietti, fino alle case dei cittadini.

Trattandosi di un'infrastruttura strategica, KKR dovrebbe spiegare al Governo proprio cosa intenda fare, mettendo al centro sia la questione occupazionale sia gli interessi strategici, pena l'avvio, appunto, del golden power, come lei giustamente ha ricordato, citando la normativa. Siamo sicuri che queste interlocuzioni comunque sono già in corso da parte del Governo e qui veniamo al suo ruolo, Ministro, e a quelli del Ministro Franco e del Ministro Colao. Ripeto la domanda, che come MoVimento 5 Stelle stiamo ponendo più volte in tutte le sedi istituzionali senza ricevere ancora una risposta, ovvero qual è la posizione del Governo sulla rete per il tramite di Cassa depositi e prestiti. Questa è la vera domanda che si può porre al Governo, perché la risposta a questa annosa questione non può essere la solita retorica che si tratta di aziende quotate in borsa (questo lo sappiamo). Però, Cassa depositi e prestiti è all'interno di TIM ed è all'interno di Open Fiber. Quindi, proprio in questo momento di attualità importante, occorre esercitare una posizione governativa forte in merito a ciò.

Adesso che questo Governo ha cambiato i vertici di Cassa depositi e prestiti e adesso che ci stiamo predisponendo per la presentazione di un piano industriale, sapremo finalmente qual è la posizione del Governo? Noi speriamo di sì. Eppure, per esempio, vi sono due temi importanti per il Governo, per quanto riguarda questa acquisizione e questa manifestazione di interesse, che riguardano i fondi del PNRR. Innanzitutto, i bandi sulla banda ultralarga e l'avvio del Polo strategico nazionale. Certo, prima di questa manifestazione di interesse e prima dell'avvio del Polo strategico nazionale, CDP avrebbe potuto fare la sua parte - la stessa operazione che ha fatto adesso il fondo statunitense - proprio a garanzia di tutti i finanziamenti pubblici che ci sono e che dobbiamo spendere in tema di digitalizzazione, ed è quello che come MoVimento 5 Stelle abbiamo sempre sostenuto.

Pertanto, a questo proposito, vogliamo aggiungere un ulteriore elemento di riflessione, perché la crisi di TIM rischia di essere un boomerang per altri importanti piani di sviluppo del Governo e non solo per i livelli occupazionali. Il primo fra tutti, come ricordato, è il Polo strategico nazionale per le pubbliche amministrazioni italiane. Parliamo dei dati delle pubbliche amministrazioni, dei cittadini e dei dati sensibili. Un investimento di 900 milioni di euro, voluto dal Governo tramite partenariato pubblico-privato, con riferimento al quale proprio TIM, insieme a Sogei, Leonardo e - guarda un po' - Cassa depositi e prestiti, ha presentato un'offerta tenuta sicuramente molto in considerazione dal Governo.

Devo dire che le circostanze attuali ci stanno dando ragione. Forse era meglio da parte del Governo, come sostenuto dal MoVimento 5 Stelle, scegliere prima il partner pubblico e proporre in seguito una gara classica aperta da proporre sul mercato.

Avremmo evitato, probabilmente, il clima di incertezza di governance attuale. Poi, senza entrare nei rumors che coinvolgono il Ministero dell'Economia e delle finanze, penso che una riflessione su questo vada fatta, perché si tratta del soggetto che custodirà i dati della pubblica amministrazione e degli italiani. Stiamo parlando di un bando che si sta trascinando da mesi, il cui cronoprogramma è slittato più e più volte, come abbiamo ricordato proprio martedì al Ministro Colao, durante un question time in Commissione trasporti. Vale lo stesso, infine, per i bandi per le aree grigie, il cosiddetto Piano “Italia a 1 Giga”, per portare la connessione ad almeno un gigabit al secondo in download nelle case degli italiani che non risultano coperte da almeno una rete. Parliamo anche in questo caso di un investimento di 3,8 miliardi del PNRR.

Anche a questo proposito è stato scelto un modello incentivo per assegnare soldi pubblici alle telco che realizzeranno nuove reti e di cui poi risulteranno proprietarie, a differenza di quanto fatto in passato, quando le reti erano date in concessione. E sicuramente TIM rappresentava, e rappresenta ancora oggi, un attore molto importante in questa gara. Ci sono milestone europee, ossia passaggi intermedi di verifica da rispettare, e i tempi sono molto stretti. I tempi probabilmente dipenderanno anche dalla nomina degli advisor di TIM, se saranno sufficienti o meno quattro settimane a Kkr per preparare e inviare una vera e propria offerta, dopo la manifestazione di interesse. Di certo, stiamo agendo in un clima di incertezza di governance, che probabilmente - noi speriamo di no - potrà far rallentare un po' le azioni, in queste due gare importanti.

Concludo dicendo, Ministro, che noi sosteniamo l'azione di controllo che il Governo sta ponendo, con i paletti, però, detti in precedenza; e soprattutto sosteniamo la sua linea all'interno della task force governativa che è stata, per l'appunto, istituita, volta alla tutela degli interessi pubblici strategici di questa Nazione. Questo è ciò che importa per il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capitanio. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro Giorgetti, abbiamo molto apprezzato il suo intervento, che dimostra la determinazione del Governo nel voler coordinare e seguire molto da vicino questa partita, così strategica per il futuro del Paese, anche in relazione al corretto utilizzo della disciplina del golden power.

Noi, come Lega, avevamo criticato l'atteggiamento tenuto nell'agosto del precedente anno - quando un Presidente del Consiglio si permise di telefonare mentre era in corso il consiglio d'amministrazione dell'azienda -, perché riteniamo che l'atteggiamento utilizzato oggi dal Governo, in questa partita così strategica, sia decisamente più istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Oggi le telecomunicazioni sono il contenitore della nostra quotidianità, e, quando si parla di TLC e, in generale, di infrastrutture digitali, si fatica ancora a trasmettere al Paese la complessità della partita che stiamo attraversando. Non parliamo solo di telefonia e di intrattenimento, parliamo di Impresa 4.0, di scuola, di smart working, di smart mobility, digitalizzazione, agricoltura e allevamenti sostenibili, telemedicina e cybersicurezza. Oggi occuparsi di questa partita vuol dire garantire al Paese tali asset. Se oggi parliamo del futuro di un'azienda privata, quotata in Borsa, in quest'Aula, è perché il gruppo TIM, ovviamente, non è solo un vendor di servizi telefonici: con Noovle, si è occupata di cloud, con Olivetti, di Internet of Things, con Telsy, di cybersecurity e, con Sparkle, di infrastrutture e servizi internazionali. Le notizie di queste settimane hanno puntato i fari su un nodo che prima o poi avremmo comunque dovuto sciogliere anche a livello governativo, ed è solo positivo il fatto che ci troviamo nel momento di prendere decisioni importanti, e alcuni passaggi della sua informativa, anche sul futuro della rete e sul cloud, lo hanno confermato.

TIM farà le proprie e legittime scelte aziendali, il Governo e il Parlamento hanno il dovere di attrezzarsi per tutelare i propri asset strategici e gli oltre 42 mila dipendenti del gruppo. Da questo punto di vista, ringraziamo il segretario della Lega, Matteo Salvini, e lei, Ministro Giorgetti, che, mentre altri speculavano su teorie politiche e speculazioni finanziarie, avete messo, come dimostrano anche gli incontri di queste ore e dei giorni precedenti, come priorità in agenda l'ascolto dei rappresentanti dei lavoratori, e di questo vi ringraziamo.

L'altra priorità sarà quella di esercitare, però, tutti gli strumenti messi a disposizione dalle normative per chiarire che l'Italia non consentirà su questo comparto che si riversino appetiti esclusivamente finanziari, perché, se oggi i bilanci di TIM sono in queste condizioni, non è colpa di questo Governo, e neanche di quelli – brevi - che lo hanno preceduto, ma di chi, in passato, ha compiuto determinate scelte, di fatto demandando al privato la realizzazione delle nostre autostrade digitali. Questa, invece, è l'occasione di scelte coraggiose, ma anche di concretizzare - lo ha ricordato anche la collega Liuzzi - i piani che chi ha governato il Paese prima del 2018 ci ha consegnato con quei ritardi che ci hanno relegato ultimi tra gli ultimi in Europa sull'indice DESI. Invece, l'azione positiva di questo Governo dà i primi risultati anche rispetto alla classifica della digitalizzazione sociale ed economica del Paese. Co-investimento e partenariato pubblico e privato sono scelte difficilmente rinunciabili e i tempi della politica e della burocrazia, anche nella pubblicazione dell'accettazione delle nuove direttive, devono stare al passo richiesto dalla società.

Per il PSN, il Polo Strategico Nazionale, la cassaforte di tutti i dati di noi cittadini e di quelli strategici del Paese, si è scelto un modello di partenariato pubblico-privato che prevede la selezione di una delle proposte tecniche avanzate da operatori privati e una governance pubblica, attraverso un contratto di concessione. Con un emendamento al decreto-legge sul PNRR abbiamo chiesto al Governo una riflessione sulla scelta di intervenire ex post per la risoluzione di alcune criticità rilevate.

Chiediamo al Governo un'attenzione alle vicende TIM, ma anche la chiusura di quel bando per la banda ultralarga che avrebbe dovuto concludersi dopo 5 anni, nel 2021. Vedrà la luce solo nel 2026. Il Piano scuole attualmente in corso porterà l'alta velocità in 35 mila scuole, a settembre erano attivate 3.956. I dati sulla strategia voucher impongono una riflessione: noi siamo certi che i 200 milioni di euro del piano, di cui il 46 per cento non è stato utilizzato, siano arrivati nelle case degli italiani per contribuire al superamento del digital divide, ma non nella misura in cui si era auspicato da parte del Parlamento. Poi, il fatto che il 76 per cento di questa misura sia finito in blocco in mano ad un solo operatore è un dettaglio che non è sfuggito alla nostra analisi.

La Lega ha chiesto più volte, in quest'Aula, di conferire ai governatori regionali il ruolo di commissari digitali, per dare un'accelerazione - per rubare un'espressione tanto cara a TIM - a un risorgimento digitale che fa ancora fatica ad arrivare. E non dimentichiamoci, Ministro, anche dei nostri comuni, che devono ricevere gli strumenti necessari per accompagnare il PNRR e a cui devono essere restituiti i fondi per le concessioni che un malaugurato emendamento nella scorsa legge di bilancio ha sottratto loro. Si restituiscano i fondi ai nostri comuni e, dall'altra parte, proprio per collaborare insieme al privato allo sviluppo del Paese, si abbia il coraggio di investire in un imponente “fondo torri” per l'infrastrutturazione digitale del Paese. Infrastrutturazione e semplificazione devono andare di pari passo; non è sufficiente - lo abbiamo constatato - l'azione emendativa con cui abbiamo, in maniera anche trasversale con gli altri partiti, accompagnato molti provvedimenti che abbiamo approvato in passato. Serve inserire queste norme di semplificazione direttamente nei decreti.

L'attenzione a quanto sta avvenendo in TIM non può prescindere da tutto questo contesto generale e dagli indirizzi che, legittimamente, arrivano dal Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie, Presidente. Colleghi, signor Ministro, il recente interesse del mercato nei confronti di TIM rivela le importanti potenzialità di questo gruppo in termini di crescita del valore, nello scenario di un mercato concorrenziale e proprio in un momento in cui il Paese è impegnato, con il PNRR, in importanti investimenti per la digitalizzazione. Al ritardo infrastrutturale storico del nostro Paese nella banda ultralarga hanno fatto da contraltare, dal 2013 in poi, importanti passi avanti, dovuti a una serie di fattori: l'avvio di un ciclo regolatorio, che ha accelerato gli investimenti, l'ingresso su scala nazionale di operatori wholesale only, la crescita di piccoli operatori nella tecnologia FWA, il Piano BUL per lo sviluppo della banda ultralarga.

Secondo i dati dell'Osservatorio Agcom, l'insieme di questi fattori ha fatto registrare, negli ultimi anni, una spinta ai collegamenti superiori a 100 mega, ma, soprattutto, la crescita di investimenti in reti ad altissima capacità, basati su collegamenti in fibra ottica fino all'utente finale.

I recenti progressi del nostro Paese, ancora insufficienti, vengono finalmente apprezzati anche dall'indicatore DESI, sebbene l'Italia si collochi ancora agli ultimi posti rispetto alla graduatoria degli altri Paesi europei. Accanto al ritardo infrastrutturale per la banda ultralarga e il 5G, si manifesta in Italia anche un'inerzia della domanda, anch'essa registrata dagli operatori DESI. Il tasso di attivazione di linee, nei territori in cui pure esiste già un'infrastruttura a banda ultralarga, tarda a decollare, in ragione del limitato numero di servizi digitali offerti all'utenza, in ragione della capacità di reti meno performanti di soddisfare, comunque, bisogni attuali degli utenti e dei costi di migrazione che gli utenti devono sostenere.

I dati Agcom hanno rilevato, inoltre, il forte stress subito dal nostro Paese durante la pandemia sui collegamenti in rete fissa e mobile e, dall'altro lato, hanno registrato molteplici fenomeni di esclusione sociale dovuti proprio alla mancata connessione. Si stima che circa il 10 per cento degli studenti italiani, durante il lockdown, non abbia potuto seguire le lezioni a distanza, mentre circa 200 piccoli comuni italiani risultano essere ultra bianchi, cioè privi di connessione, sia fissa che mobile, accettabile. Vanno meglio le cose sulla connessione mobile, anche in ragione della circostanza che il nostro Paese è risultato tra i primi in Europa ad assegnare le frequenze 5G, la cui rete va costruita in modo capillare secondo gli obblighi assunti dai licenziatari.

In questo contesto, TIM assume un ruolo centrale e questa centralità è riflessa in 3 ambiti particolari: quello che possiamo definire in relazione alla sicurezza nazionale di asset strategici, ai sensi della normativa sul golden power che lei, Ministro, ha richiamato; secondo, quello che si riferisce al valore dimensionale dell'azienda, anche in termini di capitale umano, dato l'elevato numero di occupati ad elevata qualificazione professionale che TIM possiede; terzo, quello che fa riferimento al ruolo che l'azienda può giocare come uno degli attori principali del PNRR nella Missione della digitalizzazione.

Per quanto riguarda gli attivi di rilevanza strategica, oltre alle attività che costituiscono la gestione caratteristica di importanti aziende controllate da TIM, quali Sparkle e Telsy, vanno considerate le componenti della rete di Telecom Italia riconducibili alle funzioni di accesso della rete, di aggregazione del traffico e di trasporto tra i nodi della rete. Occorre, poi, considerare tutte le componenti che hanno rilevanza strategica per il sistema di difesa e sicurezza nazionale, nonché tutto il tema del traffico con le sedi estere, che utilizza infrastruttura e nodi di collegamento di Sparkle sulle direttrici internazionali. A questo si aggiungono le attività attuali e prospettiche sulla gestione dei dati e sulle iniziative del cloud e le altre attività strategiche in merito alla raccolta e conservazione dei dati.

In relazione, invece, alla dimensione e allo straordinario valore del capitale umano assorbito da TIM, basta richiamare che TIM è l'azienda di telecomunicazioni fisse e mobili che oggi assorbe una dotazione di lavoratori circa 5 volte maggiore a quella dei principali concorrenti. Si tratta di un valore che non va solo protetto, ma che costituisce, esso stesso, un asset strategico da valorizzare per il futuro digitale del Paese. Pensiamo a quante difficoltà ci sono per le pubbliche amministrazioni e per i Ministeri di trovare tecnici esperti in questo settore.

Non sorprende, dunque, che oggi si possa registrare una capacità di attrazione dell'azienda sul mercato volta a ristabilirne un valore complessivo molto più elevato di quello che nei mesi scorsi ha rilevato il corso dell'azione di TIM. Questa attenzione da parte di investitori di lungo periodo è un fatto che consideriamo positivo, che difficilmente, peraltro, si concilia con i continui cambi di management registrati negli ultimi 8 anni, che hanno indubbiamente finito per conferire instabilità alle capacità progettuali dell'azienda.

Al tempo stesso, il mercato della rete fissa sta evolvendo in modo contraddittorio, dal momento che le imprese sono maggiormente incentivate a realizzare investimenti nelle aree più dense in termini di popolazione e, quindi, dunque, più remunerative, con il paradosso di osservare duplicazioni di reti in talune are e ritardi penalizzanti, con eccesso di domanda infrastrutturale, invece, in altre.

La prospettiva, anche attraverso le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, di realizzare importanti investimenti e di completare, entro il 2026, la connessione in gigawatt per i cittadini italiani deve fondarsi su un quadro di certezza per tutte le imprese interessate, possibilmente incentivando sinergie e forme di coinvestimento, quali, ad esempio, quelle consentite dal nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, ed evitando inefficienti duplicazioni di infrastrutture di rete finanziate con soldi pubblici.

A seguito delle ultime novità che hanno interessato TIM, bene ha fatto, dunque, il Governo ad avviare immediatamente un tavolo di coordinamento con i Ministri competenti per analizzare le diverse prospettive che si aprono. Il Partito Democratico, con il segretario nazionale Letta, ha subito avviato una serie di incontri con i rappresentanti dei lavoratori di TIM. Abbiamo ribadito loro, da un lato, il rispetto per l'autonomia delle dinamiche di mercato e, dall'altro lato, la nostra costante attenzione alle possibili evoluzioni che possano riguardare assetti proprietari e di governance, in relazione ad asset strategici per la sicurezza e per lo sviluppo del Paese. La natura strategica di molti asset del gruppo TIM rende centrale il ruolo del Governo, anche in sede di applicazione del golden power, nell'analizzare le prospettive e le diverse implicazioni in termini di sviluppo strategico, di sicurezza e di profili occupazionali. L'evoluzione in corso potrà concorrere a definire nuovi scenari, anche in relazione ai progetti di aggregazione di reti a banda ultralarga e per il 5G.

Nel rispetto delle iniziative e delle proposte che il Governo assumerà e dell'autonomia delle imprese quotate sul mercato, come TIM, come Partito Democratico, consideriamo centrali: il rilancio degli investimenti, la valorizzazione del capitale umano, l'integrità dell'azienda, le garanzie per la sicurezza delle strutture strategiche, la tutela dei consumatori, lo sviluppo della banda ultralarga ai fini degli obiettivi del PNRR.

Ringraziamo il Governo per l'attenzione riposta in modo collegiale e ai massimi livelli su questo tema, ribadiamo piena fiducia nella sua azione e auspichiamo si possa chiarire, in tempi brevi, il quadro delle opportunità e dei vincoli attorno ai quali in questa vicenda potrà svilupparsi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giacomoni. Ne ha facoltà.

SESTINO GIACOMONI (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, caro Ministro, esattamente un anno fa, il 2 dicembre del 2020, veniva emanato il primo “decreto Natale”, che introduceva pesanti restrizioni per i cittadini e per le imprese. L'economia era in ginocchio, la fiducia e la speranza nel futuro e nella ripresa erano ancora lontane; era l'epoca dei DPCM del “Conte-bis”: è trascorso solo un anno, ma sembra un secolo.

L'Italia ora sta vivendo un momento unico ed irripetibile. Oggi, finalmente, abbiamo un Governo forte ed autorevole, sostenuto da un'ampia maggioranza parlamentare, guidato da un Presidente del Consiglio credibile, anche a livello internazionale. Abbiamo tutti un unico obiettivo, quello di tirar fuori il Paese definitivamente dalla crisi sanitaria, economica e sociale. Oggi abbiamo le armi per farlo: abbiamo il vaccino, abbiamo le risorse del Recovery Plan e lasciatemi dire che abbiamo anche un'arma segreta, che è il risparmio delle famiglie italiane, 1.800 miliardi fermi sui conti correnti.

La ripresa economica nel nostro Paese è legata a 3 “R”: Recovery, riforme, risparmio. All'orizzonte abbiamo un futuro di crescita e di sviluppo e lei, caro Ministro, deve ritenersi fortunato, perché lei ricopre il ruolo di Ministro dello Sviluppo, in un momento in cui nel nostro Paese lo sviluppo c'è. Glielo dico sorridendo, ma è vero. Consideri che, oggi, il PIL cresce oltre il 6 per cento, da 20 anni cresceva dello “0 virgola”, quindi lei veramente è il Ministro dello Sviluppo. Grazie al Governo Draghi è tornata la fiducia nell'Italia. In questo contesto, l'interesse manifestato per TIM da fondi stranieri è sicuramente positivo, perché è tornata la voglia di investire negli asset italiani.

Come lei ha detto, l'Italia vive un momento positivo, questo è il tempo dell'investimento pubblico-privato. Sono d'accordo con lei, questo il tempo degli investimenti, che devono, però, avere un massimo comune denominatore, che è il bene del Paese. Ed anche per questa vicenda dell'acquisizione TIM da parte del fondo americano, noi tutti dobbiamo avere davanti l'interesse del sistema Italia, della tutela dei livelli occupazionali, dell'efficienza del servizio, della rete, della tecnologia. Se noi manteniamo sempre chiari questi paletti, non possiamo sbagliare.

Vede, Ministro, oggi il problema non è l'acquisto di TIM da parte di un fondo americano: il vero problema oggi è che nel settore della telefonia c'è anche troppa concorrenza ed anche per questo, alla fine, ci sono poche risorse per potenziare la rete. In Italia, nel settore della telefonia ci sono 5 operatori per 60 milioni di abitanti; negli USA, solo 3 operatori per 350 milioni di cittadini. C'è qualcosa che non va. Non dimentichiamo, inoltre, che, a un certo punto, su input del Governo Renzi, ci siamo messi a raddoppiare la rete, come se avessimo deciso di fare improvvisamente due reti ferroviarie, una parallela all'altra. Un dispendio di risorse e nessun miglioramento effettivo per la rete.

Nel settore della rete telefonica è mancata - e forse manca ancora - una vera politica industriale. È mancata una visione nel settore dell'industria su cui si disegna il futuro del Paese, ossia sulla rete che trasporta dati e informazioni fondamentali per la società che verrà. La lentezza con cui entriamo nel 5G e il mancato potenziamento della rete stanno creando un gap infrastrutturale, con costi enormi per il Paese. Il problema non è il fondo americano che vuole acquistare TIM; quello che più ci dovrebbe preoccupare è la mancanza di una politica industriale in questo settore, come in quello dell'energia. Gli italiani, come sappiamo, pagano le bollette elettriche più alte d'Europa e le bollette telefoniche più basse, che non consentono di potenziare la rete: di questo oggi avremmo dovuto parlare; su questi argomenti ci dovremmo seriamente confrontare. Da liberale, ritengo che l'operazione TIM dovrà innanzitutto essere valutata dal mercato, ferme restando, però – come diceva lei -, le prerogative del Governo in tema di golden power. Il Governo Draghi, del resto, ha già utilizzato questo scudo, bloccando l'acquisizione cinese di un'azienda lombarda di semiconduttori. Il supercomitato di Governo, di cui lei ci ha parlato, deve affrontare i destini di TIM e non ha tempi brevi; è bene, però, che in questo supercomitato siano rappresentate tutte le forze politiche che compongono l'attuale maggioranza di Governo; al momento, non è così, quindi si faccia lei garante di coinvolgere tutti. La questione TIM, infatti, non è un problema solo tecnico, ma è un problema politico, che riguarda il futuro del Paese TIM. TIM è il cuore pulsante di settori decisivi per il futuro del Paese: cloud, rete fissa, data center, cavi sottomarini; non solo le 40 mila persone - importantissime - che vanno tutelate. Altra cosa da evitare, come abbiamo detto in quest'Aula, è il rischio dello spezzatino, mentre si potrebbe valutare positivamente lo scorporo tra rete e servizi. Il tema della rete è fondamentale: è chiaro a tutti che la rete non può finire in mani straniere. In questo contesto - è vero - occorre valutare con attenzione il ruolo di Cassa depositi e prestiti, che, in qualità di azionista TIM, ne può garantire la crescita come investitore di lungo periodo e anche tutelare gli asset di rilevanza strategica per la sicurezza e per la difesa del Paese.

Onorevoli colleghi, nel ringraziare il Ministro, per la tempestiva e puntuale informativa, siamo tutti consapevoli che il nostro compito - e soprattutto il suo, caro Ministro - non si esaurisce oggi, qui. Tutti noi dobbiamo valutare insieme l'evolversi della situazione, perché, in un'operazione così delicata, i dettagli faranno la differenza. Qualora il Governo dovesse ravvisare una percentuale di rischio elevata per gli equilibri del nostro Paese, valutiamo insieme se usare il golden power; però, sappiamo che la vera difesa delle nostre aziende si fa non per decreto, ma rafforzandole e capitalizzandole. Vorrei concludere proprio su questo: Forza Italia sostiene, da tempo, che le imprese non devono essere statalizzate, ma patrimonializzate attraverso il mercato finanziario. Sappiamo bene che il futuro del nostro Paese è nella capacità di continuare ad attrarre capitali stranieri e risparmi degli italiani. Per questo, la buona politica deve mettere in sinergia i due punti di forza della nostra economia: la creatività delle nostre imprese e la capacità di risparmio delle nostre famiglie. Gli investimenti del Recovery Plan non sono infiniti e dovranno essere affiancati e sostituiti dalle risorse private, fornite dal mercato. È per questo che, da tempo, sostengo la necessità di istituire, nel nostro Paese, un fondo sovrano, italiano, pubblico-privato.

Concludo, Presidente, dicendo che l'azienda Italia ha le qualità, le competenze e le risorse per salvarsi, ma sappiamo bene che solo rafforzando la competitività del sistema Italia e capitalizzando le nostre imprese le aiuteremo a crescere, trasformandole da prede a predatrici; questo vale anche per TIM.

Onorevoli colleghi, onorevole Ministro, lasciatemi concludere dicendo che la presenza di Forza Italia in questo Governo rappresenta, e rappresenterà sempre, una garanzia per la tutela degli interessi nazionali, dei cittadini, delle imprese e del mercato. Caro Ministro, le posso dire che Forza Italia sarà al suo fianco e al fianco del Governo Draghi, per difendere sempre gli interessi del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi siamo al cospetto di due grandi società che si occupano delle telecomunicazioni italiane, TIM e Open Fiber, che non stanno bene in quanto a salute; sono paralizzate, soffrono di “sovranità limitata”. Lei ha ricordato quello che è accaduto: gli Esecutivi degli anni scorsi hanno consentito, prima ai francesi di Vivendi di entrare in TIM, poi agli americani di Kkr di entrare, con il 38 per cento, in FiberCop (che non è una quisquilia, essendo l'ultima parte della rete che arriva nelle case di tutti quanti noi). Poi, ha fatto di peggio: ha consentito al fondo australiano Macquarie di rilevare le quote di ENEL - stiamo parlando del 40 per cento -, di Open Fiber, mentre ENEL - l'italianissima ENEL - è stata costretta ad andare a investire nella fibra, nella banda ultra larga, in Centro America! Queste sono cose veramente inspiegabili, compiute, ovviamente, dai Governi degli ultimi anni. Quindi, le due società, per promuovere iniziative nel nostro Paese devono chiedere il placet agli stranieri: io lo trovo sconsiderato e anche umiliante (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

C'è poco da essere soddisfatti per l'interesse manifestato in questo settore così delicato da questi operatori finanziari, che sono stati più volte citati e che sono fondi o società che non hanno una particolare attenzione per la questione finanziaria o etica, che non hanno una particolare attenzione per l'interesse nazionale del Paese, come noi, invece, pretenderemmo.

Il comunicato che lei ha citato, del 21 novembre, del Ministero dell'Economia e delle finanze, definisce - cito – “positivo per il Paese (…) l'interesse straniero per investimenti in importanti aziende italiane”. Ora, anche Juventus, Inter e Milan sono importanti aziende italiane, però, insomma, si occupano di calcio e a quasi nessuno interessa se arriva un qatarino, un francese o un cinese le compera e ne diventa presidente. Ci sono importanti marchi della moda che oggi sono, purtroppo, prevalentemente francesi, che trattano, però, borse, tailleur, profumi. Io, qui, non voglio trattare la questione del carattere strategico dell'eau de parfum; però, voglio trattare la questione strategica delle telecomunicazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quelle sì; dei dati degli italiani, quelli sì; del cloud della pubblica amministrazione, quello sì (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); questo noi vogliamo fare.

E ha sbagliato qualche collega: KKR non sta investendo nel Paese, colleghi; KKR non sta investendo nemmeno in TIM, sia chiaro; KKR non sta investendo, ma ha semplicemente - come detto e ricordato dal Ministro Giorgetti - avanzato una proposta, peraltro non vincolante, per l'acquisto di azioni. Perché? Perché l'azienda è debole, perché l'azienda è svalutata. Io non capisco cosa renda felice in tutto ciò. Allora, il mercato faccia il mercato, ma l'indirizzo strategico sulle questioni strategiche, sulle infrastrutture strategiche, sia compito della politica, sia compito del Governo, sia compito del Parlamento, perché qui è in ballo il futuro del Paese.

Il Governo, prima di parlare di golden power, deve opporsi a qualsiasi operazione finanziaria che abbia un obiettivo predatorio, e noi abbiamo la sensazione che quella che stanno componendo abbia queste fattezze, Ministro Giorgetti: abbia queste fattezze. Il Governo non può limitarsi, nel comunicato che lei ha citato, a scrivere quello che ha scritto, dimenticandosi che ci sono 40 mila dipendenti, di cui 20 mila sono in esubero, perché sono stati sostanzialmente dimenticati. Ma, soprattutto, il Governo non può dimenticare due parole che per Fratelli d'Italia sono fondamentali: mi riferisco alla sicurezza e all'interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che devono essere evidentemente tutelati.

Noi siamo prevenuti; forse ha ragione lei, e lei non ha colpe, giustamente. Però, siamo prevenuti, perché conosciamo i danni causati dalla sinistra in questo ventennio in materia di telecomunicazioni: dalle privatizzazioni di Prodi ai capitani coraggiosi di D'Alema, passando per il fondo Elliott, passando per Vivendi. È per questo, Ministro, che occorre chiarire subito che non possono essere tollerati uno spezzatino o una separazione della rete che trasformino in pubblici costi e debiti stati generati dalla gestione dissennata dei privati, perché gli italiani non intendono accollarsi i debiti degli amici di Prodi e degli amici di D'Alema (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non intendono accollarsi una nuova Alitalia e, soprattutto, è finita l'epoca della socializzazione dei debiti e della privatizzazione degli utili, che era in voga nella prima Repubblica.

Allora, prima di dichiararvi soddisfatti, guardate se il piano industriale di KKR sarà di rilancio o di dismissione di TIM, perché la questione non è sottile. Il Governo pretenda trasparenza, perché ci sono in ballo le risorse del PNRR e ci sono in ballo le gare per l'FTTH nelle aree grigie; ci sono in ballo le gare per il cloud; stiamo parlando di quasi 9 miliardi di euro.

Inoltre, vogliamo sapere, Ministro Giorgetti, la posizione del Governo: il Governo ci faccia sapere se intenda mantenere la competizione e la concorrenza infrastrutturale o se invece, da come ci è sembrato di capire, voglia una rete unica e pubblica, perché a quel punto saremmo d'accordo, capisce? Abbiamo perso tre anni di tempo: saremmo d'accordo. Anche su questa vicenda, l'Europa è stata chiara; ha detto che non si può pensare di rimonopolizzare le telecomunicazioni, come è stato fatto in passato con riferimento all'incumbent. Non si può. Vestager è stata molto chiara.

Voglio ricordare ai colleghi, estasiati per l'interesse straniero su queste infrastrutture, che il fondo KKR non fa beneficenza. Il Presidente del Fondo KKR non è il Mahatma Gandhi. Il Presidente del Fondo KKR è il generale David Petraeus, già direttore della CIA (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), generale e comandante delle Forze armate americane in Afghanistan. Abbiamo capito con chi abbiamo a che fare, colleghi? Abbiamo capito che cos'è KKR? Quindi, tenterà di operare un delisting - mi sembra evidente e lei sa benissimo di che cosa sto parlando -, ristrutturerà il debito a carico, ovviamente, delle banche, degli azionisti e dei piccoli risparmiatori e poi procederà, vendendo gli asset strategici a pezzi. Sono capaci tutti di fare questo. Allora, concludo: fate uscire Cassa depositi e prestiti da questo ambiguo conflitto di interesse (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Scegliete se Cassa depositi e prestiti debba seguire un progetto, ossia quello di Open Fiber, o un altro progetto, quello di TIM. Non è possibile che lo Stato, attraverso Cassa depositi e prestiti, sia presente in due società che si contendono il mercato e che sono antagoniste.

Allora, concludo Presidente, il Governo dei migliori sia tale, Ministro Giorgetti - so che lei è sensibile a questo -, ma lo sia dei migliori italiani, delle migliori aziende italiane, delle migliori professionalità italiane, delle migliori e qualificate tecnologie italiane che ci sono e che devono assolutamente essere valorizzate. Su questi temi, Fratelli d'Italia c'è, ci sarà, sarà disponibile al confronto con le proprie proposte e continueremo ad operare in difesa della sicurezza e dell'interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nobili. Ne ha facoltà.

LUCIANO NOBILI (IV). Grazie Presidente e grazie Ministro per la sua puntuale informativa sullo stato dell'arte che riguarda la vicenda TIM. Parliamo - è stato detto più volte - della più grande azienda TLC del Paese che occupa, solo in Italia, 42 mila persone, che, giocoforza, svolge un ruolo cruciale nel processo di transizione digitale nel nostro Paese e che nell'ultimo ventennio ha vissuto alterne vicende societarie. TIM non è solo l'incumbent della telefonia, ma ha accompagnato la lenta crescita tecnologica che, dal dopoguerra ad oggi, ha attraversato il Paese e, negli ultimi anni, nell'era della convergenza, abbiamo assistito allo sviluppo del settore dei contenuti, della connettività a banda larga, degli investimenti sulla fibra, sul cloud, sull'Internet of Things, sull'intelligenza artificiale. Anche per questo, TIM è tuttora un partner strategico del Paese, serve una larga fetta delle amministrazioni pubbliche, gestisce transiti di dati delicati che hanno a che fare con difesa e sicurezza, detiene la dorsale più importante della rete di telecomunicazioni del Paese ed ha investito, negli ultimi anni, facendo ammenda sul passato, nella rete secondaria e qui - fatemelo dire - anche grazie allo straordinario impulso, altro che errore e duplicazione, fatto dal Governo Renzi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), che, con l'intervento e il piano banda ultralarga e la nascita di Open Fiber, ha prodotto un passo avanti rilevante.

Per tutte queste ragioni, è più che comprensibile l'interesse che le ultime notizie, l'annuncio di un'offerta del Fondo americano KKR, il cambio della governance di TIM, gli intendimenti dei principali azionisti hanno suscitato e il dibattito che ne sta conseguendo. Per quel che riguarda l'OPA, come ha detto il Ministro, sono ancora insufficienti i dettagli a nostra disposizione per poter formulare un'opinione compiuta e complessiva ma, certamente, come ha detto il Premier Draghi, non può essere salutato che come un fatto molto positivo l'interesse di importanti investitori internazionali; è un interesse che non deve essere speculativo, ma determinato a valorizzare un'azienda che, nonostante alcune recenti performance, appare sottostimata per valore e per potenzialità e che gli investimenti internazionali possono assolutamente valorizzare.

È il segno di un Paese in ripresa, di una ritrovata centralità e di un ritrovato dinamismo economico dell'Italia, dopo due anni da incubo che ci siamo lasciati alle spalle (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Proprio la pandemia, da un lato, con l'incubo della didattica a distanza, le difficoltà nello smart working, i ritardi nella pubblica amministrazione digitale e il PNRR, come strumento di soluzione a questi problemi, hanno messo il tema della transizione digitale al centro della scena. L'Indice DESI 2021, uscito a novembre, fotografa i passi avanti: l'Italia oggi è ventesima, non più venticinquesima, su 27 Paesi membri, ma i ritardi sono ancora molti e, in particolare, Ministro, sul tema delle competenze digitali.

Per noi, Ministro, sulla questione TIM non è compito della politica sostituirsi al mercato, che deve fare compiutamente il suo lavoro, ma è compito dello Stato esercitare il legittimo controllo e il suo potere di indirizzo rispetto a questioni che incrociano interessi e asset strategici. Quindi, se, da un lato, dobbiamo aspettare la formalizzazione dell'offerta, la due diligence, i pareri che arriveranno per un giudizio complessivo su quella e su altre proposte, che dovranno arrivare, ci limitiamo a indicare e a suggerire al Governo alcuni paletti, alcuni punti per noi ineludibili. Innanzitutto, la tutela occupazionale. Nonostante non si vedano all'orizzonte, fortunatamente, particolari motivi di allarme, è senza dubbio fondamentale che chi investe in Italia lo faccia per crescere e offra garanzie in questo senso.

Secondo punto, il rispetto puntuale del Piano per la transizione digitale del Paese e per la costruzione del Polo strategico nazionale. Da questo punto di vista, c'è un impegno senza precedenti del Governo, del Ministro Colao, del suo Ministero. Infratel recentemente ha terminato, su mandato della cabina di regia per la transizione digitale interministeriale, la mappatura delle reti fisse e mobili del nostro Paese, sia lo stato dell'arte, sia gli investimenti previsti da qui al 2026. Abbiamo un piano molto ambizioso, “Italia a 1 Giga”, con oltre 4 miliardi di euro, Italia 5G e poi appunto il piano per la realizzazione del Polo strategico nazionale, il cloud: se fino a oggi i nostri dati non sono stati al sicuro, è per la fragilità dei software delle amministrazioni locali e per la mancata interoperabilità di dati. Quindi, è un investimento fondamentale. Una lenta e lunga trattativa e difficoltà sulle vicende TIM non possono compromettere questi obiettivi, né rallentarli, perché si arriverebbe al rischio di compromettere le risorse del PNRR. Questo è un altro grande motivo di vigilanza.

Terzo: i temi legati alla sicurezza nazionale. Peraltro, Ministro siamo nella fase di start up dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale che ha - come sa - tra i suoi compiti istituzionali quelli della tutela e della promozione delle aziende italiane che lavorano in questo campo: TIM e anche, come sa, Sparkle, quindi, i cavi sottomarini fondamentali per la gestione della connettività mondiale, Inwit, insieme a Vodafone, per la realizzazione delle infrastrutture per il 5G, Telsy che si occupa delle comunicazioni riservate dello Stato e delle soluzioni di crittografia e di algoritmi proprietari molto importanti, oltre al cloud di cui abbiamo già parlato.

Su queste questioni è fondamentale mantenere un controllo pubblico, non attraverso, lo diceva bene lei, strumenti di difesa - come l'esercizio della golden power - che non avrebbero obiettivamente senso in questo caso, ma nella separazione dei compiti fra il mercato, che deve regolare gli assetti societari e proprietari di TIM (e troppi danni ha fatto la politica quando si è impicciata di questioni di mercato), e il ruolo di indirizzo e di controllo dello Stato sugli asset strategici. Occuparsi di questo è fondamentale, Ministro, è al centro dell'azione che il Governo deve portare avanti e dell'informazione che deve essere puntuale al Parlamento. Mi faccia dire che, troppo tempo, abbiamo passato in questo Paese, nell'ultimo anno e mezzo, a discutere di governance, della rete, di rete unica e troppo poco tempo è stato dedicato all'infrastrutturazione digitale: se c'è un passo avanti che questo Governo ha fatto e ha portato avanti è esattamente questo: mettere l'infrastrutturazione digitale del Paese addirittura davanti e prima alle valutazioni sulla futura governance. Dobbiamo andare avanti così e il fatto che ad occuparsene siano, in prima persona, il Premier Draghi e un gruppo di lavoro, insieme a lei, il Ministro Colao e il Ministro Franco, ci rassicura molto. L'Italia è in buone mani (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (CI). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, Ministro, parto dalla coda. Condividiamo totalmente le prese di posizione, che lei ha menzionato, del Presidente Draghi, ricordando che i tre paradigmi debbono e non possono non essere la protezione dell'occupazione, la protezione della tecnologia e la protezione della rete.

Detto questo, però, facciamo alcuni assunti. Quanti tra noi ricordano quale sia il significato dell'acronimo IRI? E, ancor di più, quanti ricordano le disgrazie delle indiscriminate partecipazioni pubbliche e statali di cui l'IRI era evidenza? A noi piacerebbe moltissimo che la Cassa depositi e prestiti non sia l'IRI 3.0.

Detto questo - altro assunto - a noi, come gruppo di Coraggio Italia, non dispiace che le nostre strutture economiche e finanziarie interessino investitori esteri. Riteniamo che il libero mercato non significhi giungla economica e finanziaria, ma significhi concorrenza ordinata. Riteniamo anche che vigilare vuol dire attentamente proteggere e, soprattutto, non fasciarsi la testa quando non ce la siamo ancora rotta.

Detto questo, la vicenda TIM mette in evidenza quanto sia importante - anzi importantissimo - il tema della golden power e del suo, però, intelligente utilizzo da parte delle autorità. La misura di cui parliamo, la norma di cui parliamo non va utilizzata sempre e comunque, ma nel rispetto della legge, con criterio ed attenzione, perché deve contemperare due finalità: l'interesse nazionale di proteggere il sistema produttivo e finanziario italiano, e, nel contempo, l'interesse nazionale di non allontanare gli investimenti esteri di cui vi è naturalmente bisogno.

La golden power non è protezionismo, ma è intelligente valorizzazione della qualità e delle eccellenze italiane, del sistema Italia. Noi, quindi, appoggiamo senza riserve la prudente ed intelligente condotta del Governo - in particolare la sua, Ministro – però, ricordiamo che non possiamo tollerare che il nostro sistema economico divenga terreno di acquisti indiscriminati, finalizzati solo a speculazioni e spezzatini. Non possiamo neanche tollerare che vi siano negazioni apodittiche di situazioni che potrebbero essere anche positive.

Bene, quindi, le valutazioni che verranno portate avanti da lei e dai suoi collaboratori, con grandissima attenzione a quali saranno i contenuti dell'OPA, se l'OPA partirà; a quale sarà il contenuto del progetto industriale, se il progetto industriale verrà depositato; a quali saranno le prospettive che nel progetto industriale devono essere indicate. Infatti, uno degli elementi che qui non si toccano in maniera sufficiente è che i temi di cui stiamo parlando non sono fanfaluche, ma sono tecnici (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia); sono enormemente tecnici, quel profilo tecnico che serve a sostenere la politica, perché la politica possa in maniera coerente, serena e non discriminante assumere le proprie posizioni e le proprie conclusioni.

Naturalmente, per noi la precedenza è la integrità del nostro sistema produttivo e la sua efficienza economica e finanziaria. Per questo, Ministro, ha tutto il nostro appoggio. Coraggio, la strada che sta percorrendo è assolutamente positiva (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Ringrazio anch'io il signor Ministro. Vorrei iniziare da un dato di analisi che, a mio avviso, non è sufficientemente presente nella nostra discussione. La situazione del sistema delle telecomunicazioni -sia i servizi che le infrastrutture -, prima dell'arrivo della manifestazione di interesse non vincolante del Fondo KKR, non era soddisfacente, non è soddisfacente. Vorrei partire da qui, perché il rischio che corriamo è che, di fronte a una manifestazione di interesse non vincolante che non diventa un'OPA, si ritenga che si possa tornare business as usual. Non è così, perché la situazione non era soddisfacente. Per quanto possa essere distorto l'indicatore prezzo delle azioni di TIM, è evidente che, se perdi due terzi del valore nel giro di un arco limitato di tempo, qualche problema c'è. Se gli analisti dei mercati delle telecomunicazioni evidenziano che in Italia c'è un delta di 10 milioni di linee di banda ultralarga rispetto a Paesi comparabili come Regno il Unito, se le potenzialità di crescita del mercato delle telecomunicazioni sono considerate intorno al 65 per cento, è evidente che qualche problema c'è. Questo spiega perché, poi, arriva un fondo a fare un'offerta.

Certo, merito del Governo Draghi, guai a me a sottrarmi all'elogio ecumenico che ho ascoltato in quest'Aula. Ma forse, oltre alle magie del Governo Draghi, c'è anche qualche dato strutturale da prendere in considerazione, e proverei a prenderlo in considerazione.

Un atteggiamento attendista non coglierebbe l'interesse fondamentale del Paese. Allora, c'è bisogno di guardare certo con attenzione - come il Ministro ha ricordato - ma c'è bisogno, però, di un atteggiamento proattivo perché abbiamo dei nodi da sciogliere che riguardano anche un contesto di grande innovazione tecnologica. Infatti, noi insistiamo tutti, giustamente, a parlare di rete, ma il mondo del cloud è un'altra frontiera di grandissima rilevanza, qualcuno addirittura dice che è più rilevante della stessa rete; cioè, quelle infrastrutture che conservano ed elaborano i nostri dati sarebbero addirittura più importanti della rete.

Questo quadro insoddisfacente si completa - a proposito di lasciar fare al mercato - anche alzando un po' lo sguardo e guardando a quello che è inevitabilmente il contesto di riferimento, ossia l'Unione Europea.

Mi è capitato di leggere qualche giorno fa l'intervista al CEO di Vodafone, che certamente non è un pericoloso dirigista, nella quale si metteva in evidenza - punto che prima ha toccato anche il collega Giacomoni - che nell'Unione europea ci sono oltre cento operatori di telecomunicazioni: ce ne sono tre negli Stati Uniti, tre in Cina, tre in India. È un problema l'assetto regolativo del mercato delle comunicazioni europee? Penso proprio di sì. Questo ha qualcosa a che fare con la proprietà delle reti nazionali? Penso proprio di sì, perché - come sapete - è politicamente impraticabile la strada di un'unica rete europea per ragioni profonde e politiche; mentre reti nazionali e consolidamento di operatori dei servizi a livello sovranazionale, per avere anche noi dei campioni europei (Vestager permettendo), potrebbero rappresentare un assetto che consente agli operatori dell'Unione europea di non rimanere troppo indietro. Infatti, quello che gli analisti mettono in evidenza - perché poi la finanza conta, non si fanno investimenti per fare opere di bene - è che con i margini risicati che hanno a causa della competizione eccessiva, gli operatori europei fanno fatica a fare investimenti non solo sulle reti, ma anche sull'innovazione necessaria.

Allora, insisto Ministro: oggi il compito del Governo non è di aspettare l'eventuale offerta di KKR, ma di definire una linea chiara di politica industriale su questo sistema. A nostro avviso – e ripeto quello che ho avuto la possibilità di dirle la settimana scorsa al question time su questo punto - va risolta l'ambiguità di un grande soggetto pubblico come Cassa depositi e prestiti che, da una parte, ha il 60 per cento di Open Fiber e, dall'altra, è il secondo azionista più importante di TIM.

Abbiamo bisogno di capire qual è la linea del Governo, la rete unica sotto controllo pubblico. Ecco, a nostro avviso, questa dovrebbe essere la strada da percorrere, nella salvaguardia dell'occupazione; però, anche qui, mi permetta una battuta, Presidente, comincio a essere un po' sospettoso di questo universale interesse per l'occupazione; su altre grandi vicende industriali di questo Paese, questo interesse per l'occupazione l'ho visto poco, da Ilva ad Alitalia. Vorrei evitare che l'interesse per l'occupazione fosse un interesse conservativo dello status quo; lo status quo o le soluzioni che prima erano state prospettate non funzionano. Allora, ovviamente, va tutelata l'occupazione, però, noi dobbiamo definire un progetto industriale che sia in grado di soddisfare l'interesse del Paese che, oggi, a nostro avviso, passa per la definizione di una rete pubblica unica e un'offensiva verso Bruxelles, affinché venga ridefinito il paradigma attraverso il quale si valutano le operazioni di mercato ai fini della concorrenza (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giuliodori. Ne ha facoltà.

PAOLO GIULIODORI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Partiamo dal presupposto che siamo ormai una colonia, una colonia preda di mire espansionistiche estere, che sta svendendo gli ultimi asset rimasti. Si tratta di una svendita che parte da lontano, che parte, guarda caso, dalle privatizzazioni selvagge degli anni Novanta, che hanno avuto come protagonista, non a caso, l'attuale Presidente del Consiglio, ed ora siamo al Britannia 2.0.

TIM è un caso lampante; al momento l'azionista di riferimento con il 24 per cento è la francese Vivendi, CDP ha solo il 10 per cento. Ora, abbiamo un'offerta per il 100 per cento delle azioni TIM da parte di una società d'investimento americana, la KKR, famosa in tutto il mondo per il suo metodo spietato: comprare aziende, farne uno spezzatino e venderle a pezzi, incassando profitti miliardari. Piccola parentesi: forse non tutti sanno che TIM possiede Telsy, un'eccellenza nel campo della cybersicurezza, e fa parte del gruppo TIM anche Sparkle, un operatore con 540 mila chilometri di fibra ottica che attraversa mezzo mondo; poi, c'è anche la partita FiberCop che gestisce la rete fisica di TIM. FiberCop è per il 58 per cento di TIM e per il 37 per cento, guarda caso, di KKR.

Si parla sempre più di una fusione tra FiberCop e Open Fiber per la creazione di una rete unica; quindi, capiamo bene quanto sia pericolosa questa operazione, in un'ottica di interesse e sicurezza nazionale: stiamo svendendo la nostra rete Internet. È un mosaico molto complesso e intrecciato, dietro il quale si cela una fitta rete di interessi, ma nessuno di questi interessi riguarda il popolo italiano.

Ora, qualcuno dirà: sicuramente il Governo italiano si sarà opposto a questo ennesimo scempio; ovviamente, no, il Governo se ne sta lì, zitto, zitto, con le orecchie basse. Per assurdo, gli unici che si sono opposti sono i francesi di Vivendi. Quindi, che fine faranno tutte le eccellenze del gruppo TIM? Che fine farà l'infrastruttura di rete e che fine faranno i lavoratori? Quello che si deve fare è abbastanza semplice: esercitare il nostro diritto di Paese sovrano, proteggere i nostri interessi con il golden power e, magari, riprenderci le quote di TIM in mano a Vivendi. Ma non mi faccio illusioni, non sarà di certo questo Governo a fare gli interessi dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Signor Presidente, signor Ministro, intervengo in maniera molto sintetica, anche per il poco tempo che abbiamo a disposizione. Condividiamo l'impostazione che lei ha dato, nella sua informativa al Parlamento, in questo momento non poteva che essere un'informativa che avesse questi contenuti. Sono due gli aspetti che lei ha sottolineato, ma che noi vogliamo rimarcare e che possono essere, in questo momento, l'indirizzo nel dialogo tra Parlamento e Governo che può essere dato: il primo, riguarda il mercato. TIM, dobbiamo ricordarcelo, è una delle più grandi aziende italiane che sta sul mercato, non sta fuori dal mercato, non è un'azienda di Stato. Quindi, siccome tutti i Governi che si sono succeduti qui in Italia hanno l'interesse che le aziende siano solide e che gli investimenti in Italia possano arrivare, è certamente un elemento positivo se un grande gruppo di investimento vuole, non solo, come ha già fatto, investire 1,8 miliardi di euro in Italia, ma arrivare persino a aumentare il proprio investimento.

Su questo tema, del mercato, qual è la preoccupazione? Ricordo che l'occupazione non la si difende con la nazionalizzazione, l'occupazione la si difende con aziende che siano solide e che stiano sul mercato. Allora, la loro unica preoccupazione è capire - proprio perché azionista e proprio perché il Governo può dare il proprio indirizzo, con gli strumenti che ha a disposizione, eventualmente qualora proseguisse questo interesse nell'investire - qual è il piano industriale che si mette in campo, quali sono le prospettive di medio e lungo termine; questo mi sembra che sia l'elemento fondamentale sul primo punto.

Il secondo, l'ha toccato lei ed è ovviamente che TIM rappresenta un'azienda strategica per il nostro Paese sotto i due aspetti che lei ha sottolineato, quello delle infrastrutture della rete e quello delle telecomunicazioni. La legge affida al Governo, tenendo conto del primo punto, l'esercizio di questo indirizzo e funzione strategica e mi sembra che vedremo come lo sviluppo di quello che accadrà potrà, e dovrà, vedere il Governo protagonista in questa funzione di non perdere un asset strategico del nostro Paese. Domando - e attenzione anche su questo - perché non ci siamo fatti tutti questi problemi quando un fondo di investimento cinese ha comprato una quota di Terna, ossia una delle reti strategiche del nostro Paese?

PRESIDENTE. Concluda, deputato Lupi.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Nessuno ha mai posto questi problemi. Che ruolo sta avendo Vivendi in tutto questo periodo, essendo azionista di maggioranza, in tutto lo sviluppo di questa azienda? Voglio solo dire, come esempi e come domande che non sono retoriche, che solo un'impostazione corretta, come è stata data, può permetterci non di essere di una parte - e concludo -, di tenere presente il mercato e l'interesse nazionale e di esercitare quel ruolo che è fondamentale perché gli investimenti nel nostro Paese possano continuare ad esserci, perché altro che, poi, tutela dell'occupazione; non è che nazionalizziamo l'Ilva, nazionalizziamo l'Alitalia, nazionalizziamo tutto e abbiamo risolto il problema dell'occupazione. Ma siamo fuori, da questo punto di vista, dal contesto. Quindi, vada avanti così e si tenga conto di queste cose (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC e di deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che è convocata alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,20, è ripresa alle 16,40.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di dicembre 2021 e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato convenuto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di dicembre:

Lunedì 6 dicembre (ore 14.30, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali dei seguenti disegni di legge di ratifica:

n. 2737 - Scambio di Note emendativo dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato del Qatar sulla cooperazione nel settore della difesa, del 12 maggio 2010, fatto a Doha il 9 luglio e il 22 ottobre 2019;

n. 3241 - a) Trattato di cooperazione giudiziaria in materia penale tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay, fatto a Montevideo il 1° marzo 2019; b) Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay, fatto a Montevideo il 1° marzo 2019;

n. 3242 - Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Laboratorio europeo di biologia molecolare relativo al Programma del Laboratorio europeo di biologia molecolare a Monterotondo, con Allegato, fatto a Heidelberg il 15 aprile 2021 e a Roma il 4 maggio 2021.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 3367 - Proroga del termine previsto dall'articolo 8, comma 1, della legge 8 marzo 2019, n. 21, per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto”.

Discussione sulle linee generali della mozione Prestigiacomo e Barelli n. 1-00542, concernente iniziative volte al sostegno dei settori produttivi maggiormente interessati dai processi di transizione ecologica.

Giovedì 9 (ore 9.30 – 14, con votazioni non prima delle ore 12, 15.30 - 20 e 21 - 24) e venerdì 10 dicembre (ore 9.30 – 13.30, 15 – 20 e 21 - 24 e nelle giornate successive)

Esame del disegno di legge n. 3347 – Delega al Governo in materia di disabilità (collegato alla manovra di finanza pubblica).

Seguito dell'esame dei seguenti disegni di legge di ratifica:

n. 2737 - Scambio di Note emendativo dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato del Qatar sulla cooperazione nel settore della difesa, del 12 maggio 2010, fatto a Doha il 9 luglio e il 22 ottobre 2019;

n. 3241 - a) Trattato di cooperazione giudiziaria in materia penale tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay, fatto a Montevideo il 1° marzo 2019; b) Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay, fatto a Montevideo il 1° marzo 2019;

n. 3242 - Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Laboratorio europeo di biologia molecolare relativo al Programma del Laboratorio europeo di biologia molecolare a Monterotondo, con Allegato, fatto a Heidelberg il 15 aprile 2021 e a Roma il 4 maggio 2021.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3367 - Proroga del termine previsto dall'articolo 8, comma 1, della legge 8 marzo 2019, n. 21, per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto”.

Seguito dell'esame della mozione Prestigiacomo e Barelli n. 1-00542, concernente iniziative volte al sostegno dei settori produttivi maggiormente interessati dai processi di transizione ecologica.

Seguito dell'esame delle mozioni Giarrizzo ed altri n. 1-00424, Lollobrigida ed altri n. 1-00466, Capitanio ed altri 1-00467, Bruno Bossio ed altri 1-00468 e Giuliodori ed altri n. 1-00479 in materia di infrastrutture digitali efficienti e sicure per la conservazione e l'utilizzo dei dati della pubblica amministrazione.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2372-A - Introduzione dello sviluppo di competenze non cognitive nei percorsi delle istituzioni scolastiche e dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti, nonché nei percorsi di istruzione e formazione professionale.

Lunedì 13 dicembre (ore 10 e pomeridiana, con votazioni non prima delle ore 18 e con prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2-1418-1586-1655-1875-1888-2982-3101 – Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita.

Esame disegno di legge S. 2426 – Conversione in legge del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, recante misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 20 dicembre 2021).

Martedì 14 (ore 9.30 – 13.30, 15 - 20 e 21 - 24), e mercoledì 15 dicembre (ore 16 - 20 e 21-24)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 2426 – Conversione in legge del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, recante misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 20 dicembre 2021).

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi (ove iniziata la sessione di bilancio, se il parere della Commissione Bilancio confermi che dai suddetti provvedimenti non derivano oneri finanziari).

Mercoledì 15 dicembre (ore 9)

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 16 e 17 dicembre 2021.

Mercoledì 15 dicembre (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Giovedì 16 (ore 9.30 – 13.30, 15 - 20 e 21 - 24) e venerdì 17 dicembre (ore 9.30 – 13.30, 15 - 20 e 21 - 24 e nelle giornate successive)

Eventuale seguito dell'esame del disegno di legge S. 2426 - Conversione in legge del decreto-legge 21ottobre 2021, n. 146, recante misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 20 dicembre 2021).

Esame del disegno di legge n. 3354 - Conversione in legge del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, recante disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose (da inviare al Senato – scadenza: 5 gennaio 2022).

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi (ove iniziata la sessione di bilancio, se il parere della Commissione Bilancio confermi che dai suddetti provvedimenti non derivano oneri finanziari).

Lunedì 20 dicembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 196-721-1827 - Disciplina dell'attività di rappresentanza di interessi.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1870 – 1934 - 2045 - 2501 - 2802 - 2993 - Disposizioni di revisione del modello di Forze armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell'Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale (ove iniziata la sessione di bilancio, se il parere della Commissione Bilancio confermi che dai suddetti provvedimenti non derivano oneri finanziari).

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1823 - Modifica all'articolo 18 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, in materia di obbligo contributivo dei liberi professionisti appartenenti a categorie dotate di una propria cassa di previdenza (ove iniziata la sessione di bilancio, se il parere della Commissione Bilancio confermi che dai suddetti provvedimenti non derivano oneri finanziari).

Martedì 21 (ore 9.30, con votazioni non prima delle ore 14 e con prosecuzione notturna), mercoledì 22 (ore 9.30 – 13.30, 16 – 20 e 21 - 24) e giovedì 23 dicembre (ore 9.30 – 13.30, 15 - 20 e 21 - 24 e nella giornata di venerdì 24 dicembre)

Esame del disegno di legge S. 2448 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024 (ove trasmesso dal Senato) ed eventuale Nota di variazioni.

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi (ove iniziata la sessione di bilancio, se il parere della Commissione Bilancio confermi che dai suddetti provvedimenti non derivano oneri finanziari).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3208-A - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti normativi dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2021.

Seguito dell'esame della relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Anno 2020) (Doc. LXXXVII, n. 4).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1870 – 1934 - 2045 - 2501 - 2802 - 2993 - Disposizioni di revisione del modello di Forze armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell'Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale (ove iniziata la sessione di bilancio, se il parere della Commissione Bilancio confermi che dai suddetti provvedimenti non derivano oneri finanziari).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1823 - Modifica all'articolo 18 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, in materia di obbligo contributivo dei liberi professionisti appartenenti a categorie dotate di una propria cassa di previdenza (ove iniziata la sessione di bilancio, se il parere della Commissione Bilancio confermi che dai suddetti provvedimenti non derivano oneri finanziari).

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzo di captazioni informatiche nei confronti del deputato Cosimo Ferri, nell'ambito di un procedimento disciplinare (Doc IV, n. 10-A).

Mercoledì 22 dicembre (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Il termine per la presentazione di proposte emendative al disegno di legge n. 3347 è fissato nella giornata di martedì 7 dicembre, alle ore 14.

Durante la sessione di bilancio non potranno essere esaminati dall'Assemblea provvedimenti che comportino nuove o maggiori spese o diminuzioni di entrate, con l'eccezione dei progetti di legge indicati nell'articolo 119, comma 4, del Regolamento.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi per l'esame del disegno di legge di bilancio e dell'eventuale Nota di variazioni sarà pubblicata dopo la trasmissione da parte del Senato.

L'organizzazione dei tempi per la discussione sulle linee generali delle proposte di legge n. 2-1418-1586-1655-1875-1888-2982-3101 e n. 196-721-1827 e per l'esame delle proposte di legge n. 1870-1934-2045-2051-2802-2993 e n. 1823 sarà definita dopo la conclusione dell'esame in sede referente.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Simone Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente. La nostra rete consolare versa in gravi condizioni a causa della riduzione di risorse erogate negli ultimi dieci anni, come conseguenza della spending review operata sulla pubblica amministrazione italiana, a fronte di un aumento esponenziale degli italiani residenti all'estero.

La pandemia ha, inoltre, costretto molti dei nostri consolati a svolgere il loro lavoro al 50 per cento - alcuni hanno addirittura chiuso per un po' di tempo - aumentando, quindi, i loro arretrati.

Presidente, la Brexit nel Regno Unito aggrava ulteriormente questa situazione per la comunità italiana locale. Cari colleghi, pensate che nel 2010 erano circa 195 mila gli italiani regolarmente residenti nel Regno Unito e oggi sono addirittura più di 450 mila, quindi in continua crescita, sono quasi triplicati.

Presidente, aspettiamo ormai da troppo tempo l'apertura del consolato di carriera a Manchester e anche la nomina di un console onorario a Woking. A Woking, Presidente, consideri che hanno rilasciato circa 1.500 passaporti e 500 certificati di esistenza in vita nel corso degli ultimi anni, grazie a un funzionario itinerante del consolato. Questo consolato potrà essere utile non solo per fornire un servizio migliore alla comunità italiana residente nella zona, ma anche per alleggerire il lavoro del consolato di Londra. Quindi, Presidente e cari colleghi, io sollecito nuovamente l'apertura del consolato di ruolo a Manchester e quella del consolato onorario a Woking. Cari colleghi, la comunità italiana ce lo chiede e noi non possiamo continuare a promettere per anni a parole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e del deputato Deidda).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 3 dicembre 2021 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 16,45.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 5 il deputato Miceli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 7 i deputati Boccia e Morani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 8 il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 9)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 1813 e abb. - articolo 1 311 311 0 156 311 0 99 Appr.
2 Nominale articolo 2 335 335 0 168 335 0 97 Appr.
3 Nominale articolo 3 340 340 0 171 338 2 97 Appr.
4 Nominale articolo 4 342 342 0 172 341 1 96 Appr.
5 Nominale articolo 5 353 353 0 177 353 0 96 Appr.
6 Nominale articolo 6 358 358 0 180 358 0 96 Appr.
7 Nominale articolo 7 359 359 0 180 359 0 96 Appr.
8 Nominale Pdl 1813 e abb. - voto finale 383 383 0 192 383 0 92 Appr.
9 Nominale Moz. Cabras e a. n. 1-456 - I p. 384 247 137 124 22 225 89 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.