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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 17 marzo 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e VII,

   premesso che:

    l'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa rappresenta una violazione di principi e norme che regolano la vita della comunità internazionale e, in particolare, il rispetto della indipendenza, sovranità e integrità territoriale di ogni Stato;

    il Governo italiano ha condannato immediatamente e con assoluta fermezza la aggressione russa all'Ucraina, inaccettabile e ingiustificata, e tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento hanno espresso analoga condanna;

    la guerra sta già provocando ingenti perdite umane, sofferenze, distruzioni, nonché consistenti flussi di profughi e una grave emergenza umanitaria;

    alle strazianti immagini delle strade affollate dai profughi, si aggiungono quelle dei bombardamenti sul patrimonio culturale ucraino e con esse lo spettro di una nuova epurazione culturale;

    dopo la distruzione del memoriale dell'olocausto di Babyn Yar e del Museo di storia locale di Ivankiv, nella notte tra il 27 e il 28 febbraio 2022, che ha causato la perdita di oltre venti opere della pittrice naïf Maria Prymachenko, i bombardamenti russi hanno distrutto l'università e l'accademia di cultura di Kharkiv colpendo, tra le altre cose, la simbolica piazza delle Libertà da cui si accede al Yermilov Centre, il museo di arte contemporanea tra i più importanti della regione;

    fallita la possibilità di un trasferimento delle collezioni all'estero, civili e dipendenti museali hanno agito per mettere in salvo il patrimonio culturale ucraino, utilizzando i depositi all'interno della città;

    in questi giorni, l'Unesco avrebbe convocato i funzionari dei musei ucraini per esaminare l'impatto dei danni subiti finora in tutto il Paese;

    a rischio non c'è soltanto il Patrimonio mondiale dell'umanità dell'Unesco, ma anche le ricche collezioni dei tanti musei del Paese (solo nella capitale Kiev ci sono una quarantina di musei), oltre a spettacolari chiese cattoliche e ortodosse, monasteri millenari, teatri ottocenteschi, palazzi neoclassici, ricche biblioteche e archivi dove è conservata la storia del Paese, centri storici secolari;

    sia la Russia che l'Ucraina sono Paesi firmatari della Convenzione dell'Aja per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, trattato firmato nel 1954. Il trattato impone ai Paesi che lo hanno sottoscritto di «(...) astenersi dall'utilizzazione dei beni culturali, dei loro dispositivi di protezione e delle loro immediate vicinanze, per scopi che potrebbero esporli a distruzione o a deterioramento in casini conflitto armato e da ogni atto di ostilità, vandalismo o rappresaglia a loro riguardo (...)»; inoltre il trattato disciplina ancora la materia in caso di occupazione totale o parziale del territorio di altri Stati membri, imponendo l'appoggio dell'azione delle autorità nazionali competenti e l'adozione dei provvedimenti conservativi necessari, in stretta collaborazione con tali autorità, predispone personale tra le forze armate specificamente dedicato alla protezione del patrimonio, istituisce un regime di «protezione speciale» per un numero limitato di rifugi destinati a proteggere beni culturali mobili in caso di conflitto armato, centri monumentali ed altri beni culturali. I beni sotto protezione sono considerati immuni da ogni atto di ostilità e uso per fini militari. La convenzione prevede, inoltre, la possibilità di sospensione dell'immunità in caso di violazione degli impegni da parte del Paese membro e ne disciplina le modalità;

    più nello specifico, si legge, all'articolo 4 della convenzione che (...) «le Alte Parti Contraenti s'impegnano a rispettare i beni culturali, situati sia sul loro proprio territorio, che su quello delle Alte Parti Contraenti, astenendosi dall'utilizzazione di tali beni, dei loro dispositivi di protezione e delle loro immediate vicinanze, per scopi che potrebbero esporli a distruzione o a deterioramento in casi di conflitto armato, ed astenendosi da ogni atto di ostilità a loro riguardo». Lo stesso articolo dispone divieti di saccheggio, prevedendo che le parti contraenti si impegnino «a proibire, a prevenire e, occorrendo, a far cessare qualsiasi atto di furto, di saccheggio o di sottrazione di beni culturali sotto qualsiasi forma, nonché qualsiasi atto di vandalismo nei riguardi di detti beni»;

    l'Unesco avrebbe, da subito, pubblicato una nota per chiedere «il rispetto del diritto internazionale umanitario, in particolare la Convenzione dell'Aja del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato e i suoi due Protocolli (1954 e 1999), per garantire la prevenzione dei danni al patrimonio culturale in tutte le sue forme. Ciò include anche gli obblighi, ai sensi della risoluzione 2222 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla protezione dei giornalisti, dei professionisti dei media e del personale associato in situazioni di conflitto, di promuovere media liberi, indipendenti e imparziali come uno dei fondamenti essenziali di una società democratica, e che possono contribuire alla protezione dei civili. L'Unesco chiede anche la moderazione da attacchi o danni a bambini, insegnanti, personale educativo o scuole e che il diritto all'istruzione sia sostenuto»;

    nel 1945, dopo la devastante distruzione della Seconda guerra mondiale, l'Unesco fu creato con la convinzione che una pace duratura possa fondarsi nelle menti delle donne e degli uomini sulla base della dignità, dell'uguaglianza e del rispetto reciproco. I musei si trovano nella posizione ideale per condividere questa visione;

    i musei svolgono un ruolo vitale nell'istruzione, nella coesione sociale e nello sviluppo sostenibile stimolando lo scambio intellettuale e la creatività e sono simboli di identità;

    occorre garantire che vi sia una consapevolezza dell'importanza del patrimonio culturale e una comprensione di come ora rischi di essere danneggiato,

impegnano il Governo:

   ad attivare le iniziative necessarie in sede internazionale per la protezione e la salvaguardia del patrimonio culturale ucraino;

   a sostenere iniziative volte a promuovere espressioni artistiche e culturali dell'identità ucraina;

   a provvedere alla realizzazione di spazi culturali che offrano riparo ad artisti, operatori culturali e attivisti della società civile ucraina;

   ad attivare un programma straordinario di trasferimento delle collezioni e opere simbolo dell'identità del paese ucraino.
(7-00809) «Di Giorgi, Quartapelle Procopio, Piccoli Nardelli, Nitti, Lattanzio, Prestipino, Rossi, Orfini, Ciampi».


   Le Commissioni III e VII,

   premesso che:

    la drammatica azione bellica esplosa da pochi giorni in Ucraina sta comportando ingenti perdite di vite fra i militari ma soprattutto fra i civili che non sono riusciti a mettersi in salvo. Non da ultimo ha già fortemente colpito anche il patrimonio artistico del Paese;

    il patrimonio culturale, in tutte le sue forme, rappresenta l'identità e la memoria storica dei popoli, esprime valori che vengono universalmente riconosciuti, rappresentando originale testimonianza delle civiltà passate e fungendo da collante tra le generazioni;

    esso rappresenta uno strumento di conoscenza, dialogo e comprensione reciproca tra culture differenti poiché solo attraverso un percorso di conoscenza e preservazione delle diversità culturali si può auspicare uno sviluppo economico e sociale nel pieno e reciproco rispetto tra i popoli;

    la comunità internazionale, all'indomani delle distruzioni e delle razzie di beni culturali verificatesi durante i conflitti mondiali, ha affermato la necessità assoluta di difenderle questo patrimonio da qualsiasi forma di aggressione, introducendo ogni forza necessaria;

    la Convenzione di Ginevra del 1949 e quella dell'Aja del 1954, ratificata dall'Italia nel 1958, per la protezione di beni culturali in caso di conflitto armato, introducono, fra le altre misure, un regime di «protezione speciale» per un numero limitato di rifugi destinati a proteggere beni culturali mobili in caso di conflitto armato, centri monumentali ed altri beni culturali in modo che i beni sotto protezione, specificamente contrassegnati, siano considerati immuni da ogni atto di ostilità e uso per fini militari;

    la distruzione volontaria e sistematica dei siti archeologici, dei musei e dei monumenti legati a tradizioni religiose e di culto, cui abbiamo continuato ad assistere negli ultimi anni, conferma che gli aggressori vogliano intenzionalmente cancellare i simboli dell'identità nazionale e distruggere le radici storiche di alcune popolazioni e affermare agevolmente la propria supremazia;

    tra il 27 e 28 febbraio, a Ivankov, nei pressi di Kiev, è stato bombardato il museo di Maria Prymachenko, artista famosa in tutto il mondo e ammirata da Picasso. Distrutto anche il memoriale dell'Olocausto di Babyn Yar e danneggiata dagli occupanti l'Accademia statale di arte decorativa e design di Kiev;

    a Kharkiv, seconda città dell'Ucraina dopo la capitale Kiev, i bombardamenti russi hanno distrutto l'Università e colpito, tra le altre cose, la simbolica piazza delle Libertà, da cui si accedeva al museo di arte contemporanea, il Yermilov Centre, uno dei più importanti della regione;

    restano in pericolo le collezioni e gli oggetti esposti al Mystetskyi Arsenal National Art and Culture Museum Complex di Kiev, fra cui opere di Kazimir Malevich, Vasyl Yermylov, Alexander Bogomazov e Anatol Petrytsky e Viktor Zaretsky, solo per citarne alcuni;

    a rischio sono anche i siti patrimonio mondiale dell'Unesco: Antica città di Cersoneso Taurica con la Chora (2013); Kiev: cattedrale di Santa Sofia ed edificio monastico; Kiev-Pečers'ka Lavra (1990); Leopoli - il complesso del centro storico (1998); Residenza dei metropoliti bucovini e dalmati (2011); Arco geodetico di Struve (2005); Tserkvas in legno della regione dei Carpazi in Polonia e Ucraina (2013); antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d'Europa (2007, 2011, 2017 2021);pittura a fiori del villaggio di Petryivka come espressione dell'arte popolare ucraina folcloristica 82013; tradizione delle ceramiche dipinte di Kosiv (2019); sito iscritto nella lista di salvaguardia urgente del patrimonio culturale immateriale (Convenzione 2003): i canti dei cosacchi della regione del Dnipr (2016);

    in particolare, si teme per le sorti delle opere di artisti italiani custoditi in Ucraina: il Bohdan and Varvara Khanenko National Museum of Arts di Kiev custodisce la raccolta d'arte italiana antica più ricca del Paese e ospita «La Pace», scultura di Antonio Canova realizzata su commissione per il principe Nicolaj Rumianzev che voleva così celebrare le capacità diplomatiche della sua famiglia e ribadire la necessità di porre fine ai conflitti inferti da Napoleone Bonaparte, negli anni in cui si stava preparando la Campagna di Russia. La Cattura di Cristo di Michelangelo Merisi da Caravaggio, tela sopravvissuta a viaggi, rivoluzioni e guerre, abita il museo di Odessa, insieme al bronzo a grandezza naturale del «Mercurio a riposo» firmato sulla base in marmo grigio da Chiurazzi-Naples, e quello del Gladiatore borghese. Si trovano anche i gessi del «San Giorgio» di Donatello d'Orsanmichele di Firenze e della «Venere di Milo». Molte anche le tele italiane barocche, per lo più venete, come il «Capriccio» di Bernardo Bellotto, e altre opere di grandi maestri: Rubens, Gerard David, Guercino; l'UNESCO ha dichiarato di essere in contatto permanente con tutte le istituzioni pertinenti per valutare la situazione e rafforzare la protezione dei beni culturali. Sono stati inoltre stabiliti contatti con la società civile, i professionisti e gli esperti di patrimonio vivente in merito all'impatto della crisi sulla situazione degli artisti e delle istituzioni culturali;

    l'UNESCO sta incontrando i professionisti della cultura ucraini – manager dei siti Patrimonio dell'umanità, direttori di musei e professionisti responsabili del patrimonio – al fine di identificare bisogni urgenti e mobiliterà i partner internazionali: Unitar, il Centro internazionale per lo studio della conservazione e del restauro dei beni culturali (Iccrom), Blue Shield International, il Consiglio internazionale dei musei (Icom), l'International Council in Monuments and Sites (Icomos) e Aliph;

    l'Italia ha attivato immediatamente importanti azioni di solidarietà nei confronti dei profughi e il Ministero della cultura sente il bisogno di dare un segnale concreto per il sostegno dei giovani ucraini, la protezione del loro patrimonio culturale e il recupero dello stesso una volta finita l'aggressione armata. Tali attività, rivolte alla preservazione delle testimonianze della storia e del patrimonio culturale, sono ritenute essenziali per l'integrità dell'identità ucraina;

    il nostro Paese, del resto, ha dimostrato massima attenzione alla tutela del patrimonio artistico proprio di recente, adottando una riforma che ne ridefinisce l'assetto nell'ottica di un tendenziale inasprimento del trattamento sanzionatorio, così come previsto dalla Convenzione di Nicosia, elevando ad autonome fattispecie speciali i delitti di distruzione, danneggiamento nonché di deturpamento o imbrattamento di beni culturali o paesaggistici;

    l'Italia è Presidente di turno del Consiglio d'Europa e la prossima riunione del 1° aprile, presieduta dal Ministro Dario Franceschini con tutti i Ministri della cultura, potrà essere occasione per convergere su iniziative comuni di sostegno alla cultura e agli artisti ucraini,

impegnano il Governo:

   a farsi promotore, in accordo con le autorità locali, di un partenariato internazionale finalizzato ad assicurare un «corridoio verde» per portare in salvo, oltre i confini ucraini, il patrimonio culturale mobile custodito nel Paese;

   ad attivare i massimi controlli, anche d'intesa con le forze dell'ordine degli altri Paesi europei, al fine di prevenire e reprimere un eventuale mercato nero internazionale di opere trafugate dai musei ucraini;

   a promuovere un coordinamento tra i Ministri della cultura dei vari Paesi affinché chiedano al Governo russo il rispetto della Convenzione dell'Aja del 1954 sulla proiezione dei beni culturali in caso di conflitto armato e dei suoi due protocolli addizionali del 1954 e del 1999;

   a sostenere l'Unesco nelle azioni di salvaguardia del patrimonio storico-artistico ucraino e di formazione delle giovani generazioni;

   a mettere a disposizione la task force italiana «Unite4heritage» costituita da esperti del Ministero per la cultura e da militari altamente qualificati del Comando carabinieri tutela patrimonio culturale, per intervenire in aree colpite da emergenze per salvaguardare i siti archeologici, i luoghi della cultura ed i beni culturali;

   a consentire la prosecuzione dei percorsi formativi presso gli Istituti di formazione del Ministero della cultura di giovani profughi e l'istituzione di borse di studio destinate a giovani artisti ucraini che potranno accedere agli Istituti di alta formazione artistica, quali i conservatori, le accademie di belle arti, gli Istituti coreutici.
(7-00812) «Belotti, Zoffili, Formentini, Basini, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini, Zicchieri».


   La III Commissione,

   premesso che:

    l'Italia il 20 gennaio 1995 ha depositato lo strumento di ratifica della Convenzioni sulle armi inumane (CCW);

    il 26 marzo 1999 con la legge n. 106 del 1999 l'Italia ratifica la Convenzione di Ottawa per la messa al bando delle mine antipersona depositando lo strumento di ratifica del Trattato di Ottawa (messa al bando mine) il 23 aprile 1999;

    dal 1999 ad oggi il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha stabilito il Comitato nazionale per le azioni umanitarie contro le mine (Cnauma) che si riunisce una volta all'anno. Il Comitato è presieduto dal Sottosegretario agli esteri con delega alla cooperazione ed è coordinato dalla direzione generale alla cooperazione allo sviluppo, ufficio VI. Il Cnauma è considerata un'importante e proficua iniziativa di lungo termine;

    con la legge n. 173 del 12 novembre 2009, l'Italia ha ratificato e dato esecuzione del Protocollo V della Convenzione sulla proibizione o limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate dannose o aventi effetti indiscriminati (Convention on Certain Conventional Weapons – Ccw), fatta a Ginevra il 10 ottobre 1980, relativo ai residuati bellici esplosivi, fatto a Ginevra il 28 novembre 2003;

    con la legge n. 95 del 14 giugno 2011 l'Italia ha ratificato e dato esecuzione alla Convenzione di Oslo sulla messa al bando delle munizioni a grappolo;

    la legge n. 95 del 14 giugno 2011 ha adeguato le norme dell'ordinamento interno configurando all'articolo 7 come penalmente perseguibili anche le attività di sostegno finanziario alla produzione, commercio e trasporto delle stesse;

    con la legge n. 202 del 22 dicembre 2021 recante «Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo», il Parlamento ha approvato all'unanimità una legge tra le più avanzate in materia a livello internazionale, definendo i meccanismi di controllo e sanzionatorio sulle attività degli intermediari finanziari abilitati al fine di un'esclusione totale e internazionale di supporto finanziario alla produzione, commercio uso e detenzione di mine e cluster bombs;

    insieme a 80 Paesi, l'Italia ha espresso pubblico sostegno allo sviluppo di un documento internazionale, una Dichiarazione politica, che garantisca una migliore protezione delle popolazioni civili nei conflitti armati dai danni e dai cosiddetti «effetti riverberanti» causati dall'impiego delle armi esplosive nelle aree popolate nell'ambito della Conferenza di Vienna sulla protezione dei civili nei conflitti armati il 1° e 2 ottobre 2019;

    il 7 ottobre 2021, nell'ambito della I Commissione della 76a Assemblea generale delle Nazioni Unite, l'Italia ha ribadito grave preoccupazione per l'impatto umanitario delle armi esplosive nelle aree popolate durante i conflitti e dichiarato di allinearsi con la posizione dell'Unione europea in merito alla necessità di un documento internazionale per una migliore protezione dei civili nei conflitti armati. Tale posizione era stata ribadita anche il 14 ottobre 2019 durante la 74a Assemblea generale e, nel 13 ottobre 2020, durante la 75a Assemblea generale;

    ai sensi dell'articolo 51.4. del Primo protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionale, adottato a Ginevra l'8 giugno 1977, ratificato con legge 11 dicembre 1985, n. 762, sono vietati gli attacchi indiscriminati;

    il medesimo articolo 51.4., alla lettera b), considera attacchi indiscriminati quelli realizzati con metodi o mezzi di combattimento che non possono essere diretti contro un obiettivo militare determinato; l'articolo 57.2. lettera a), ii), del citato protocollo attribuisce, a coloro che preparano o decidono un attacco, la responsabilità di prendere tutte le precauzioni praticamente possibili nella scelta dei mezzi e metodi di attacco, allo scopo di evitare o, almeno di ridurre al minimo, il numero di morti e di feriti tra la popolazione civile, nonché i danni ai beni di carattere civile che potrebbero essere incidentalmente causati;

    con la risoluzione S/RES/1265 del 17 settembre 1999 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha ribadito il dovere di proteggere i civili nei conflitti armati, condannando qualsiasi attacco contro di essi e richiamando al rispetto delle disposizioni del diritto internazionale umanitario;

    nel report del Segretario generale delle Nazioni Unite, «Assistance in Mine Action», del 3 agosto 2015, e nelle successive risoluzioni A/C.4/70/L.8 del 13 ottobre 2015 della IV Commissione (Special Political and Decolonization Committee) e A/RES/70/80, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite in data 10 dicembre 2015, la «Mine Action» viene definita come una componente importante ed integrata delle attività di assistenza umanitaria e sviluppo delle Nazioni Unite, evidenziando che le mine ed i residuati bellici costituiscono non solo una seria minaccia alla sicurezza, alla salute ed alle vite delle popolazioni locali, ma anche un impedimento all'assistenza umanitaria ed allo sviluppo sociale ed economico;

    l'Unione europea attraverso la risoluzione del Parlamento europeo P8_TA-PROV(2015)0459 del 16 dicembre 2015 «Preparing for the World Humanitarian Summit: challenges and opportunities for humanitarian assistance», richiama gli Stati membri, tra i vari punti, a porre la protezione dei civili durante i conflitti al centro dell'azione umanitaria;

    nel report del Segretario generale delle Nazioni Unite sulla protezione dei civili nei conflitti armati del 3 maggio 2021 (S/2021/423) è riportato che i civili rappresentano l'88 per cento delle vittime dei conflitti armati e che oltre 50 milioni di persone soffrono per gli effetti diretti e indiretti dei conflitti combattuti nei centri popolati; le munizioni cluster, per le loro caratteristiche intrinseche (diffusione di centinaia di submunizioni su un'ampia superficie, instabilità delle submunizioni inesplose), rendono difficile se non impossibile rispettare le norme di diritto internazionale umanitario sopra richiamate previste a protezione delle popolazioni civili;

    nel conflitto russo-ucraino, come in molti dei recenti scenari di guerra, è stato confermato l'uso di cluster bombs anche in aree densamente popolate;

    nello specifico Human Rights Watch ha riportato, la notizia documentandola con fotografie di un missile balistico russo che trasportava munizioni a grappolo e che si è abbattuto nei pressi dell'ospedale della città di Vuhledar, nella regione di Donetska controllata dal governo ucraino. L'attacco è avvenuto il 24 febbraio 2022, e ha ucciso quattro civili e ne ha feriti altri 10, sei dei quali operatori sanitari;

    Amnesty International ha riferito, invece, di una scuola nel Nord-Est dell'Ucraina, colpita il 25 febbraio 2022 con munizioni a grappolo lanciate da un razzo. Tre i morti, tra cui un bambino. Un secondo bambino è stato ferito;

    l'ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha dichiarato venerdì 11 marzo 2022 di aver ricevuto «rapporti credibili» su diversi casi di forze russe che utilizzano munizioni a grappolo in aree popolate in Ucraina, aggiungendo che l'uso indiscriminato di tali armi potrebbe equivalere a crimini di guerra;

    la forma e il colore delle submunizioni rappresentano un motivo di attrazione soprattutto per i bambini, tanto che, come dimostrano i dati forniti da organizzazioni umanitarie internazionali delle circa 10.000 persone rimaste uccise, ferite o mutilate a causa delle bombe a grappolo, circa il 90 per cento è rappresentato da civili e un quarto di questi è costituito da bambini;

    a causa dei loro effetti ad ampio raggio, l'uso di munizioni a grappolo in aree popolate è incompatibile con i principi del diritto umanitario internazionale che regolano la condotta delle ostilità;

    bisogna tener conto degli effetti a lungo termine di danni causati dal danneggiamento, dalla distruzione o dall'inagibilità per presenza di ordigni inesplosi delle infrastrutture vitali (alloggi, servizi pubblici essenziali servizi o strutture sanitarie) sulla vita e i mezzi di sussistenza delle popolazioni coinvolte (cosiddetti «effetti riverberanti»);

    le cluster bombs e gli ordigni inesplosi hanno un impatto duraturo sulla sicurezza dei civili e rappresentano un blocco reale al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile del millennio;

    il 4 aprile 2022 si celebrerà la giornata internazionale per le azioni umanitarie contro le mine e gli ordigni inesplosi indetta dalle Nazioni Unite;

    dal 18 novembre 2019 sono stati avviati, e sono attualmente in corso, negoziati per la stesura di una Dichiarazione politica internazionale sulle armi esplosive per proteggere i civili dalle inutili sofferenze causate dalle armi esplosive nelle guerre in contesti urbani, che concentrano la loro attenzione su: il riconoscimento dell'indiscutibile danno umanitario causato dalle armi esplosive nei conflitti armati e sugli effetti riverberanti delle stesse; sulla promozione di procedure operative militari condivise che si basino sul principio di presunzione di non uso delle armi esplosive con effetti a largo raggio per definizione indiscriminati; sull'assistenza alle vittime;

    dal 6 all'8 aprile 2022 si riuniranno a Ginevra le delegazioni diplomatiche e i rappresentanti delle organizzazioni della società civile che compongono l'International Network on Explosive Weapons, la Rete internazionale sulle armi esplosive, per l'ultima ripresa di negoziati sulla stesura della suddetta Dichiarazione,

impegna il Governo:

   a esprimere, attraverso le proprie delegazioni diplomatiche e in ogni foro multilaterale appropriato, severa e netta condanna per l'uso di cluster bombs e mine antipersona in Ucraina ed in ogni conflitto che ne registri l'impiego da uno qualsiasi degli attori coinvolti;

   ad adottare iniziative, in sede internazionale, per garantire migliore protezione alle popolazioni civili coinvolte loro malgrado nelle guerre urbane, partecipando e sostenendo attivamente l'attuale percorso diplomatico che porterà all'adozione di una Dichiarazione politica internazionale per evitare l'uso di armi esplosive con effetti a largo raggio in aree popolate, allo scopo di evitare effetti indiscriminati sui civili e le loro infrastrutture;

   ad adottare iniziative volte a valorizzare la successiva Dichiarazione politica internazionale come ulteriore punto di riferimento operativo per l'adozione dei principi e linee guida di protezione dei civili dalle armi esplosive nei conflitti urbani.
(7-00813) «Delrio, Ungaro, Quartapelle Procopio, Fassino, La Marca».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    il fenomeno del rincaro di materie prime ed energia, quest'ultimo noto come energy crunch sta affermandosi in modo sostenuto dall'anno 2021, provvedendo ad erodere in modo consistente e costante la sostenibilità economica delle attività economiche nazionali, financo nel contesto agroalimentare ed ittico;

    l'invasione militare della Federazione russa ai danni dell'Ucraina e le conseguenti sanzioni economiche, nonché il successivo scenario di danneggiamento delle catene di fornitura ha dato un forte impulso ed aggravato l'attuale scenario;

    in data 7 marzo 2022, il prezzo del brent crudo, ovvero il petrolio di riferimento europeo, ha superato i 139 dollari al barile, avvicinandosi al massimo storico dei 147,50 dollari al barile di luglio 2008, valore che rischia di superare i 150 dollari al barile nel caso di ulteriori sanzioni in ambito energetico e senza misure di contenimento dei prezzi;

    secondo stime della Bank of America, l'embargo energetico alla Russia può comportare rincari fino a 200 dollari al barile;

    nella medesima data, è stato rilevato un incremento del prezzo del gas superiore ai 345 euro per MWh;

    come noto, il rincaro del petrolio colpisce anche il gasolio, in quanto i processi produttivi di questo carburante sono direttamente dipendenti dalle forniture e dai prezzi del greggio;

    secondo stime delle associazioni di categoria nazionali più rappresentative, il prezzo del gasolio per la pesca è sostanzialmente più che raddoppiato rispetto a marzo 2021, aumento che si è verificato senza un miglioramento delle condizioni lavorative e di sostenibilità economica delle attività ittiche; in media, il pieno di gasolio di un peschereccio è passato da circa 700 euro a oltre 1.300 euro, a fronte di entrate economiche sempre più esigue, al punto che, dal 7 al 13 marzo 2022, il comparto ittico nazionale ha indetto uno sciopero per protestare contro l'assenza di misure compensative da parte del Governo;

    con numerosi atti di sindacato ispettivo e di indirizzo politico presentate dall'opposizione parlamentare all'attuale Governo è stata evidenziata la potenziale gravità del fenomeno del rincaro di energia e materie prime già mesi prima che l'emergenza si manifestasse, senza tuttavia vedere corrisposta un'adeguata attenzione ed attivismo del Governo in materia;

    il regolamento (UE) n. 1380/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio stabilisce le norme della politica comune della pesca (PCP) in attuazione degli articolati obblighi comunitari derivanti dagli articoli da 38 a 43 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue) ai fini di preservare gli stock ittici, tutelare l'ambiente marino, garantire la solidità economica delle flotte commerciali dell'Unione e fornire prodotti di alta qualità ai consumatori tenendo di conto, in una prospettiva di breve, medio e lungo periodo, della necessità di assicurare un equo e dignitoso tenore di vita per il settore della pesca ed i suoi operatori;

    negli ultimi tre anni l'Italia ha ridotto il proprio sforzo pesca del 20 per cento con ripercussioni sulle dimensioni della flotta di pesca nazionale, ridottasi di oltre il 16 per cento nell'ultimo decennio;

    la chiusura dei canali Ho.Re.Ca., nonché le difficoltà legate alla pandemia da COVID-19, le lungaggini burocratiche legate all'emanazione della normativa di dettaglio relativa agli indennizzi alle imprese, i ritardi legati agli indennizzi relativi al fermo-pesca e la continua restrizione dell'attività di pesca nelle acque italiane hanno inflitto duri colpi alla sostenibilità economica del comparto ittico nazionale;

    nell'ambito della citata pianificazione europea, il negoziato per la fissazione delle quote pesca 2022 ha visto l'imposizione, da parte dell'Unione europea, di ulteriori 4 giorni di fermo pesca in più rispetto al 2021;

    è importante ricordare che nell'anno 2019 il settore ittico nazionale ha già ridotto lo sforzo di pesca del 9 per cento e che nell'anno 2020 la riduzione è stata del 10 per cento e che, nel complesso, per alcuni segmenti di flotta, le giornate di effettiva operatività sono scese a meno di 140 l'anno, livello tale da rendere non più economicamente sostenibile l'attività di pesca;

    nell'assunzione di queste decisioni sfugge, a livello tecnico, che i pescatori sono tra i primi operatori a presidio della qualità dell'ambiente marino dove operano e degli stock ittici pescati;

    considerando la riduzione dello sforzo di pesca, è evidente che gli operatori ittici si trovano costretti a passare più ore in mare, anche in condizioni di forte maltempo, per massimizzare la propria attività, in quanto dovranno sfruttare maggiormente le poche giornate a loro disposizione;

    la continua riduzione dello sforzo di pesca, infatti, porta ad una crescente riduzione dell'operatività delle flotte a fronte di costi fissi del tutto immutati, con la conseguenza di una sempre minore redditività del proprio operato, tale da infliggere duri danni occupazionali, sociali ed economici al settore;

    non si considera, inoltre, che una maggiore operatività giornaliera implica importanti ripercussioni e rischi per la sicurezza dei pescatori medesimi;

    a seguito delle restrizioni e dei danni della pandemia, il settore ha registrato un rischio di insostenibilità economica per almeno 7 imprese su 10, dato ormai ulteriormente compromesso a seguito dei rincari energetici e delle materie prime, e dell'erosione della ricchezza dei cittadini;

    la sola flotta da traino nazionale conta oltre 2.300 imbarcazioni per circa 6.000 pescatori ed un valore della produzione superiore ai 500 milioni di euro;

    il Governo spagnolo, con una mozione parlamentare, è stato impegnato a sospendere l'applicazione del piano di pesca UE relativo al Mediterraneo richiedendo evidenze e documentazioni che provino l'effettiva esistenza di uno sfruttamento della pesca da parte della flotta spagnola, richiedendo al contempo l'elaborazione di un nuovo piano di gestione della pesca che garantisca la sostenibilità economica della propria flotta;

    con la risoluzione conclusiva n. 8-00145 votata ed approvata dalla XIII Commissione agricoltura della Camera dei deputati in data 9 dicembre 2021 a seguito dell'esame delle risoluzioni n. 7-00726, n. 7-00686 e n. 7-00743, il Governo italiano è stato impegnato ad adottare con tempestività le iniziative necessarie per tutelare la sostenibilità economica delle attività di pesca nazionali, anche arrestando il continuo incremento delle giornate di fermo pesca che ogni anno continuano ad affliggere in modo sempre maggiore il settore;

    tale impegno, stante quanto premesso, non è stato assunto in modo completo;

    l'Unione europea, con l'iniziativa cosiddetto «REPowerEU», presentata l'8 marzo 2022, intende lanciare un pacchetto di iniziative strategico-normative per raggiungere l'indipendenza energetica da fonti fossili di provenienza russa entro il 2030,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per stanziare un contributo di almeno 40 milioni di euro a tutela del comparto ittico a compensazione dei danni conseguenti al COVID-19;

   ad adottare iniziative volte a sostenere un ulteriore scostamento di bilancio per compensare il rincaro di energia e materie prime e fornire ulteriori misure che garantiscano la sostenibilità economica del comparto ittico nazionale e ne permettano il rilancio;

   a permettere il ricorso alla cassa integrazione in deroga a tutela degli operatori del comparto della pesca, conseguentemente al ridotto e minore margine di attività di cui in premessa;

   ad adottare iniziative normative per incrementare le percentuali di sgravio contributivo a favore degli operatori del comparto pesca, in modo da incrementarne la sostenibilità economica;

   ad adottare iniziative normative per disporre una ulteriore sospensione e dilazione nel pagamento delle rate di mutui e finanziamenti, con riguardo al comparto ittico a sostegno delle crescenti difficoltà economiche di cui in premessa, anche tramite lo strumento della garanzia statale, come già disposto dal decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 e successive modificazioni nonché dal decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23 e successive modificazioni;

   ad adottare iniziative per porre in essere immediate misure di sgravio sul costo del gasolio e dei carburanti utilizzati dal comparto ittico per lo svolgimento delle proprie attività, anche – se del caso – mediante temporanee riduzioni delle accise in vigore;

   a richiedere, anche nell'ambito del citato programma «REPowerEU», nonché nell'ambito di altri strumenti e dispositivi di finanziamento europei, ulteriori risorse comunitarie a sostegno del comparto ittico in luce delle difficoltà delineate in premessa e della necessità di rilancio della competitività economica del settore;

   ad adottare iniziative per anticipare, nelle more dell'attuazione di altre misure di sostegno di carattere più strutturale, le somme dovute agli operatori del comparto ittico nel quadro del fermo pesca, in modo da fornire la adeguata liquidità di breve periodo per continuare a garantire la sostenibilità economica delle proprie attività.
(7-00810) «Caretta, Ciaburro, Lollobrigida, Cirielli, Albano, Silvestroni, Zucconi».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    come noto, l'invasione dell'Ucraina da parte delle forze armate della Federazione russa ha provocato il rincaro di numerose materie prime e materie essenziali per tutti processi produttivi della filiera agroalimentare;

    negli ultimi dieci mesi il costo dei fertilizzanti è cresciuto di oltre il 135 per cento e quello dei mangimi di oltre il 45 per cento, con picchi anche molto più elevati nel caso di determinati prodotti come soia e mais;

    la Federazione russa è uno dei principali esportatori di grano e di materie prime essenziali per la produzione di fertilizzanti e per l'avvio di numerosi processi produttivi nelle filiere agricole;

    tale rincaro e la spirale inflattiva stanno comportando una situazione di costante ed imperante crisi e di insostenibilità economica per tutte le attività alimentari ad ogni livello di filiera, da quella agricola a quella ittica a quella zootecnica;

    la programmazione della Politica agricola comune (Pac) 2021-2027 prevede, a seguito del regime transitorio degli anni 2021 e 2022, l'eliminazione dei contributi ai seminativi di mais e frumento entro il 2026, materie adesso ritenute di primaria importanza ed in condizione di scarsità a livello nazionale;

    non disponendo l'Italia della necessaria sovranità alimentare, essa ha sempre fatto ricorso ad approvvigionamenti esteri, con la conseguenza che in questa robusta crisi delle catene di fornitura, l'intero sistema produttivo è andato rapidamente in crisi, non potendo le imprese assicurarsi i dovuti prodotti secondo il proprio fabbisogno;

    nel caso di specie, la mancanza di coltivazioni nella filiera agroalimentare significa una futura mancanza di mangime per la filiera zootecnica ed ulteriori ripercussioni economiche che si aggiungono a quelle sin qui delineate;

    come noto, infatti, dall'estero arrivano proprio la metà circa del mais necessario all'alimentazione del bestiame, il 35 per cento del grano duro per la produzione di pasta e il 64 per cento del grano tenero per la panificazione;

    i bassi compensi riconosciuti ai coltivatori hanno portato ad una contrazione di un terzo della produzione di mais negli ultimi dieci anni;

    l'attuale contingenza economica vede prezzi di vendita ben al di sotto dei costi di produzione, fenomeno aggravatosi nel corso degli ultimi due anni, e richiede una mediazione politica in seno alle autorità italiane ed europee;

    l'attuale programmazione della Pac prevede che il 5 per cento dei terreni sia lasciato a riposo (meccanismo cosiddetto Set-aside), disposizione che necessita di essere quantomeno derogata per rispondere alle necessità di approvvigionamento strategico di materie prime in agricoltura da parte del comparto nazionale;

    sempre l'attuale programmazione della Pac prevede anche una riserva di crisi con dotazione di 450 milioni di euro annui (a prezzi correnti), per sostenere gli agricoltori in caso di instabilità del mercato;

    nel caso della programmazione 2014-2020, la riserva di crisi non è mai stata utilizzata, sebbene al momento attuale ricorrano tutte le condizioni necessarie per l'utilizzo di tale strumento,

impegna il Governo:

   ad attivare, presso le competenti istituzioni europee, l'immediato accesso alla riserva di crisi della Politica agricola comune (Pac) per fornire misure di sostegno economico immediato a tutto il comparto agroalimentare nazionale italiano;

   a richiedere, presso tutti i competenti tavoli europei, una deroga quanto più completa, per almeno un anno, della normativa europea in materia di aiuti di Stato per agevolare le imprese del comparto agroalimentare, mutuando l'esperienza del quadro temporaneo degli aiuti di Stato disposto in conseguenza della crisi da COVID-19;

   ad adottare iniziative per incentivare operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario delle imprese agricole;

   a promuovere misure finalizzate alla creazione di filiere produttive strategiche a livello nazionale per conseguire la piena sovranità alimentare, con riferimento anche alla produzione di fertilizzanti ed all'approvvigionamento di gasolio agricolo;

   ad adottare le iniziative di competenza, anche in sede europea, per procedere in deroga rispetto a tutte le disposizioni vigenti nel quadro della programmazione Pac 2021-2027 e di ogni altro quadro strategico europeo ed interno che vadano a provocare una contrazione della domanda interna, nonché danno alle produzioni nazionali colpite dalla crisi in atto;

   a richiedere una deroga del meccanismo del «set-aside» della Pac in modo da garantire la massima disponibilità di superficie coltivabile tale da permettere ai produttori nazionali di compensare le mancate importazioni di prodotti agroalimentari da Russia e Ucraina;

  ad adottare iniziative di stimolo alla domanda interna per garantire la sostenibilità economica delle aziende attive nel settore agroalimentare.
(7-00811) «Caretta».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAPITANIO, DONINA, FURGIUELE, FOGLIANI, MACCANTI e TOMBOLATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Dazn è un servizio di streaming online di eventi sportivi, attivo in Italia dal 1° luglio 2018, con sede principale nel Regno Unito;

   il 26 marzo 2021, all'esito della procedura di assegnazione dei diritti tv della Lega Serie A per il triennio 2021-2024, Dazn è risultato aggiudicatario per una cifra di 840 milioni di euro a stagione; il passaggio alla trasmissione in streaming degli eventi sportivi comporterà una forte pressione sul traffico internet rischiando di impattare il regolare funzionamento delle reti degli operatori di telecomunicazioni. Il problema attualmente è infatti rappresentato dal modello di distribuzione centralizzato proposto da Dazn agli operatori che prevede la distribuzione del segnale da pochi punti di origine – principalmente a Roma e Milano – che risultano quindi lontani dalla maggioranza dei clienti;

   il 24 giugno 2021 il Consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha adottato un atto di indirizzo finalizzato a evitare fenomeni di congestione della rete, conseguente ai picchi di traffico, che potrebbero verificarsi in corrispondenza della trasmissione simultanea di uno o più eventi calcistici e prevenire i disservizi per gli abbonati e contrastare il degrado della qualità del servizio di accesso ad Internet per tutti gli utenti;

   l'Autorità prendendo atto della situazione e dei rischi per tutti gli utenti di Internet ha quindi imposto a Dazn una modalità diversa di distribuzione del segnale ossia un modello distribuito attraverso una cosiddetta «content delivery network», che consenta di minimizzare il ritardo nella fruizione dei contenuti richiesti preservandone la qualità. Mediante l'installazione di server presso un numero di nodi di ciascun operatore il traffico internet generato potrà essere gestito dagli operatori che rafforzeranno la propria capacità sulle tratte di rete più esposte;

   non è al momento noto di quali strumenti possa avvalersi l'Autorità in caso di inadempimenti da parte di Dazn, non essendo stato ancora pubblicato il suddetto atto di indirizzo;

   l'Autorità ha inteso adottare un preventivo provvedimento anche in ragione del fatto che, ad avviso del Consiglio, è necessario vigilare «sulle decisioni e sulle iniziative assunte dalle parti valutandone gli effetti, per i profili di competenza, sulle dinamiche concorrenziali e sulla qualità del servizio riservandosi di intervenire anche in via d'urgenza, ricorrendone i presupposti, a tutela degli utenti e del mercato»;

   è noto come, a normativa vigente, gli assegnatari di diritti sportivi non sono assoggettati alle disposizioni già previste per i fornitori di servizi di comunicazione elettronica, con riferimento alle condizioni contrattuali, alla qualità del servizio e alle procedure di risoluzione extragiudiziaria delle controversie, nonché a meccanismi di indennizzo in caso di disservizi;

   l'intervento dell'Autorità è, quindi, indicativo della necessità di tutelare gli utenti nei confronti degli operatori della comunicazione che offrono i prodotti audiovisivi oggetto di assegnazione, a prescindere dalla piattaforma utilizzata per la diffusione degli stessi –:

   se il Governo intenda assumere iniziative normative al fine di fornire all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni i necessari poteri atti ad assicurare il rispetto dell'indicazione formulata, anche al fine di garantire il corretto funzionamento delle reti di comunicazioni elettroniche, tutelando al tempo stesso i consumatori.
(5-07731)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   numerosi media stanno riportando la notizia di una trattativa per la compravendita, poi non realizzata, di aerei e navi da guerra tra le aziende italiane Leonardo e Fincantieri e il Governo della Colombia, nella quale avrebbero avuto un ruolo da intermediario, insieme ad altri lo studio legale americano Robert Alien Law, nonché Massimo D'Alema;

   la trattativa riguardava la vendita di due sottomarini, quattro corvette e ventiquattro aerei M346 prodotti da Fincantieri e Leonardo per un valore complessivo di quattro miliardi di euro;

   sia Fincantieri che Leonardo hanno dichiarato di non aver affidato alcun incarico di brokeraggio alle persone coinvolte in questa vicenda;

   il programma televisivo Striscia la Notizia nei giorni scorsi però ha mostrato dei documenti che costituirebbero la prova di una video-chiamata a cui avrebbero dovuto partecipare Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo, Giuseppe Giordo, direttore generale di Fincantieri, Umberto Bonavita per lo studio americano Robert Alien Law, Diego Andrés Molano Aponte, Ministro della difesa colombiano e Massimo D'Alema;

   la suddetta video-chiamata non avrebbe più avuto luogo perché la parte colombiana non si sarebbe collegata, ma dimostrerebbe l'esistenza di una trattativa, dal momento che la stessa trasmissione Striscia la Notizia ha mostrato un ulteriore documento che apparirebbe un preliminare d'acquisto tra Fincantieri e membri del Ministero della difesa colombiano, con tanto di firme in calce, e lo studio Robert Alien come garante;

   tra i colombiani che hanno preso parte alla trattativa, oltre a due mediatori, un cineasta italiano e un'altra persona, residenti in Sudamerica, ritenuti consiglieri del Ministero degli esteri della Colombia, figura anche Edgar Ignacio Fierro Flores conosciuto come «Don Antonio», personaggio noto alle cronache, ex comandante di un gruppo paramilitare di destra coinvolto anche nel narcotraffico, già condannato a 40 anni di carcere per vari reati, compreso l'omicidio di diverse persone e nonostante ciò considerato, dai presunti mediatori italiani, un interlocutore affidabile;

   secondo il Fatto Quotidiano a fine gennaio a Bogotà sarebbe stato firmato un memorandum of understanding tra due militari colombiani e rappresentanti di Fincantieri, circostanza poi smentita dall'azienda, e si sarebbe svolta una riunione con Leonardo;

   la suddetta circostanza, insieme ad altre emerse in altri articoli e interviste, dimostrerebbe come già da alcuni mesi vi fossero delle interlocuzioni tra Fincantieri, Leonardo e la Colombia, ma ciò che occorre chiarire in questa vicenda è se non vi sia stato un doppio binario nella trattativa con la Colombia, ovvero, da una parte il Governo italiano attivato e coinvolto da Leonardo e Fincantieri e, dall'altra, la mediazione condotta da altri soggetti sempre per conto delle due aziende italiane;

   per tali motivi, appare necessario che Leonardo e Fincantieri forniscano dei chiarimenti ancora più approfonditi rispetto all'attuale presa di distanze dalla vicenda;

   in una fase così delicata dello scenario internazionale non possono esserci ombre sull'operato delle industrie italiane delle armi e della difesa né ambiguità sulle competenze e sui ruoli interni ed esterni all'azienda –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo nei confronti delle aziende Leonardo e Fincantieri al fine di appurare se le stesse stessero realmente conducendo trattative con il Governo colombiano per la vendita di assetti da guerra, se avessero informato e richiesto assistenza ai livelli istituzionali competenti, quale sia l'effettivo ruolo dei mediatori italiani in questa vicenda e se tra gli interlocutori colombiani figurassero davvero personaggi come il citato «Don Antonio».
(4-11614)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CANCELLERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 1, commi 171-172, della legge n. 178 del 2020 sono state estese fino al 31 dicembre 2022 le agevolazioni previste ex articolo 1, comma 98 e seguenti, della legge n. 208 del 2015 recante norme in materia di credito di imposta a favore degli investimenti effettuati dalle imprese che acquisiscono, anche tramite leasing, beni strumentali nuovi macchinari, impianti e attrezzature varie da destinare a strutture produttive già esistenti ovvero da ubicare in una delle cosiddette «zone assistite» del Mezzogiorno (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Molise, Sardegna e Abruzzo);

   nell'ultimo anno, però, sono emerse non poche segnalazioni da parte delle società operanti nel settore del noleggio rispetto a una impostazione interpretativa dell'Agenzia delle entrate che esclude, dalle agevolazioni in esame, l'acquisto delle imbarcazioni da diporto nuove;

   in particolare, si rileva come l'esclusione di tali investimenti dalle agevolazioni venga realizzata all'amministrazione nell'assunto che le imbarcazioni da diporto non possono essere ricomprese nella voce B.II.2 dell'attivo dello stato patrimoniale «Impianti, macchinari e attrezzature varie» ovvero nella voce B.II.3 «Attrezzature industriali e commerciali» – ammesse all'agevolazione – ma debbano farsi rientrare nella voce B.II.4 «Altri beni», categoria, invece, esclusa dalle agevolazioni;

   a ben vedere, un siffatto approccio classificatorio ha generato non pochi dubbi posto che, con riferimento alle società di noleggio, le imbarcazioni da diporto, lungi dal rientrare nel novero degli «Altri beni», dovrebbero invece farsi rientrare nella voce B.II.2, in quanto beni senza i quali l'attività di impresa non può essere esercitata;

   si tratta di una situazione che, in considerazione degli interessi in gioco, richiederebbe di essere chiarita dall'amministrazione soprattutto se si tiene conto della tendenza della maggior parte delle società operanti nel settore di iscrivere tali beni nella voce B.II.2. dell'attivo dello stato patrimoniale –:

   se il Ministro, per quanto di competenza, intenda adottare iniziative per chiarire l'effettiva ed esatta portata della norma sui crediti di imposta previsti a favore delle imprese che, operanti nel settore del noleggio delle imbarcazioni da diporto ubicate nelle aree del Sud, provvedano all'acquisto di imbarcazioni da diporto nuove.
(5-07730)


   RIBOLLA e CECCHETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 2 del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 ha istituito un fondo per l'erogazione di un contributo a fondo perduto a favore dei soggetti titolari di partita Iva che esercitano, in modo prevalente, le attività nei confronti delle quali, per effetto delle misure restrittive adottate ai sensi degli articoli 1 e 2 del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, è stata disposta la chiusura per un periodo complessivo di almeno cento giorni nel periodo intercorrente tra il 1° gennaio 2021 e il 25 luglio 2021;

   l'articolo 11 del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, ha disposto la destinazione prioritaria di una parte del suddetto fondo a favore dei soggetti titolari di partita Iva la cui attività prevalente, individuata dal codice Ateco 2007 «93.29.10 – Discoteche, sale da ballo, night-club e simili», risultava chiusa alla data del 23 luglio 2021; con il decreto del Ministero dello sviluppo economico, emanato di concerto con del 9 settembre 2021, sono stati determinati i soggetti beneficiari del fondo e l'ammontare del contributo, nonché le modalità di erogazione;

   con provvedimento dell'Agenzia delle entrate (Prot. n. 336230/2021), sono state, altresì, definite le modalità di presentazione dell'istanza, le specifiche tecniche, e ogni altro elemento necessario all'attuazione delle disposizioni del decreto summenzionato; ai fini della richiesta del contributo, i soggetti erano quindi tenuti ad inviare una istanza – a partire dal giorno 2 dicembre 2021 e non oltre il giorno 21 dicembre 2021 – esclusivamente in via telematica, all'Agenzia delle entrate che è responsabile anche del processo di erogazione dei contributi stessi;

   in particolare, «l'erogazione del contributo [...] è effettuata mediante accredito sul conto identificato dall'IBAN indicato nell'Istanza, intestato al codice fiscale del soggetto, persona fisica ovvero persona diversa dalla persona fisica, che ha richiesto i contributi» (si veda al proposito Agenzia delle entrate, provvedimento prot. n. 336230/2021);

   a notizia degli interroganti, tuttavia, risultano ancora pendenti numerose liquidazioni dei contributi spettanti –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per accelerare l'erogazione degli indennizzi di cui in premessa, anche individuando eventuali responsabilità in merito ai ritardi, e se non ritenga necessario rassicurare i titolari delle attività chiuse circa le risorse a loro destinate.
(5-07733)


   CURRÒ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Governo ha adottato di recente il decreto-legge n. 13 del 2022 per correggere le disposizioni restrittive contenute nell'articolo 28 del decreto «Sostegni ter» e ripristinando la possibilità di cessioni dei crediti d'imposta plurime in materia di bonus edilizi, seppure con precisi paletti;

   stando alle novità previste dall'articolo 1 del decreto-legge n. 13 del 2022, sia per lo sconto in fattura, che per la cessione del credito, il credito d'imposta maturato, successivamente alla prima cessione libera, potrà essere ulteriormente trasferito altre due volte, ma, esclusivamente, in favore di: banche e intermediari finanziari iscritti all'albo previsto dall'articolo 106 del Testo unico bancario (decreto legislativo n. 385 del 1993); società appartenenti a gruppi bancari iscritti all'albo previsto dall'articolo 64 del Testo unico bancario; imprese di assicurazione autorizzate ad operare in Italia, ai sensi del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209;

   da una prima disamina della normativa in parola emerge che dal meccanismo della circolazione dei crediti non risulterebbero annoverate, tra gli intermediari finanziari, le società di gestione del risparmio, le società di investimento a capitale variabile e le società di intermediazione mobiliare, peraltro tutte sottoposte alla vigilanza della Banca d'Italia;

   tale censura ostacola il funzionamento della circolazione dei crediti: circoscrivendo i soggetti autorizzati ad acquisire i crediti derivanti dai bonus edilizi si limitano, di fatto, le possibilità di cittadini ed imprese, con il conseguente rallentamento o blocco dei lavori in essere;

   sul punto non appare inappropriato rappresentare anche che Poste Italiane dal 7 marzo 2022 ha attivato di nuovo la piattaforma per l'acquisto dei crediti d'imposta, ma con regole diverse rispetto alle precedenti: infatti, il servizio è disponibile solo per le prime cessioni e relativamente alle quote annuali fruibili a partire dal 2023 in relazione a crediti maturati a fronte di spese sostenute nel 2022 o a rate residue di spese sostenute negli anni precedenti –:

   se il Ministro interrogato ritenga di chiarire quali valutazioni ed orientamenti abbiano portato il Governo ad escludere le società di gestione del risparmio (Sgr), le società per azioni a capitale variabile (Sicav) e le società di intermediazione mobiliare (Sim) dal novero degli intermediari finanziari che possono rendersi acquirenti dei crediti d'imposta derivanti dai bonus edilizi dopo la prima cessione, delineando quali iniziative intenda intraprendere per includere nuovamente i soggetti indicati in premessa, ivi compresa Poste Italiane, anche in considerazione del fatto che, come sembrerebbe, alcune banche o istituti di credito starebbero incominciando a rifiutare nuove cessioni per l'avvenuto raggiungimento del proprio limite di capienza fiscale.
(5-07734)

Interrogazione a risposta scritta:


   COSTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 314, comma 1, del codice di procedura penale, chi è stato prosciolto con sentenza irrevocabile perché il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto, perché il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato, ha diritto a un'equa riparazione per la custodia cautelare subita, qualora non vi abbia dato o concorso a darvi causa per dolo o colpa grave;

   in base al comma 2 lo stesso diritto spetta al prosciolto per qualsiasi causa o al condannato che, nel corso del processo, sia stato sottoposto a custodia cautelare, quando, con decisione irrevocabile risulti accertato che il provvedimento che ha disposto la misura è stato emesso o mantenuto senza che sussistessero le condizioni di applicabilità previste;

   la legge 16 aprile 2015, n. 47, all'articolo 15, prevede che il Governo, entro il 31 gennaio di ogni anno, presenti alle Camere una relazione comprendente i dati relativi alle sentenze di riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione pronunciate nell'anno precedente, compresi i dati sull'entità delle riparazioni comunicati dal Ministero dell'economia e delle finanze, soggetto deputato al pagamento degli indennizzi;

   grazie a tale relazione, si sa che, nel 2020, l'Italia ha speso 46 milioni di euro per ingiuste detenzioni ed errori giudiziari; dal 1991 al 31 dicembre 2020 i casi di errori giudiziari e ingiusta detenzione sono stati poco meno di 30.000, in media, quasi 1000 l'anno, per una spesa complessiva dello Stato di circa 870 milioni di euro, pari a circa 29 milioni di euro l'anno;

   purtroppo, nonostante l'importanza dei dati contenuti in tale relazione, è invalsa la prassi da parte del Governo di presentarla con notevole ritardo, in spregio al dettato legislativo e al ruolo del Parlamento; l'ultima relazione, Doc. XCIV, n. 5, è stata trasmessa alla Presidenza il 19 maggio 2021; negli anni precedenti, non è mai stata trasmessa prima del mese di aprile –:

   quale sia il numero di provvedimenti di riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione emessi nel 2021 suddivisi per corti d'appello e l'esborso complessivo per le riparazioni sostenuto nello stesso anno.
(4-11615)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta scritta:


   LOVECCHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   da diverso tempo, la stampa riporta notizie riguardanti la presenza di cinghiali nelle carreggiate e nelle città, un problema che interesserebbe tutte le regioni e che causerebbe puntualmente, incidenti gravi e meno gravi per gli automobilisti;

   già nel 2020 la Cia-Agricoltori Italiani denunciava che «Il proliferare dei cinghiali, passati da una popolazione di 900 mila capi in Italia nel 2010 ai quasi 2 milioni di oggi (+111 per cento), crea danni milionari all'agricoltura (circa 50-60 milioni di euro l'anno), e non solo. Aumenta il rischio di malattie (in aumento in Europa i casi di Peste Suina Africana), provoca incidenti stradali sempre più frequenti – circa 10 mila ogni anno – e minaccia la sicurezza»;

   per Coldiretti, durante il lockdown, con lo «stop» alla caccia di selezione e con meno gente a presidiare i territori, si era verificata una vera invasione della fauna selvatica nelle nostre campagne fino addirittura alle porte delle città e sulle strade principali;

   è facile trovare tra le notizie dei media, cronache quotidiane di cinghiali che si sarebbero spinti alla ricerca di cibo, nei centri cittadini come accaduto in particolar modo nel Lazio, nel cuore di Roma e Cassino o addirittura entrati nei cortili della scuole Pietrobono di Frosinone;

   il 31 agosto 2021, la Confederazione italiana agricoltori dei due mari (Brindisi-Taranto) lanciava l'allarme su una sempre più costante presenza di cinghiali per strada, commentando un incidente accaduto sulla statale 7 tra un cinghiale e una automobile causando il ferimento di una ragazza;

   sempre in Puglia la strada statale 693, quasi settimanalmente, miete vittime della strada e sempre più spesso gli incidenti sarebbero causati dall'attraversamento diurno e notturno di animali domestici e selvatici, come capre, pecore e vacche podoliche allo stato brado, ma soprattutto cinghiali, che scorrazzano nel territorio in cerca di cibo nei centri rurali e in quelli maggiormente antropizzati. L'11 marzo 2021, un imprenditore agricolo di San Nicandro ha perso la vita dopo aver impattato contro un branco di cinghiali che attraversava la carreggiata. La strada statale 693 dei Laghi di Lesina e Varano (SS 693), meglio nota come strada a scorrimento veloce (Ssv) del Gargano è un'arteria di 60 chilometri, tra le più importanti della provincia di Foggia, fondamentale per il raggiungimento di località turistiche;

   la legge n. 157 dell'11 febbraio 1992, concernente «Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio», all'articolo 1, comma 3, stabilisce che: «[...] Le regioni a statuto ordinario provvedono ad emanare norme relative alla gestione ed alla tutela di tutte le specie della fauna selvatica in conformità alla presente legge, alle convenzioni internazionali ed alle direttive comunitarie. Le regioni a statuto speciale e le province»;

   il 10 marzo 2022, da quanto si apprenderebbe da notizie di stampa, si è svolta una riunione tra gli assessori regionali all'agricoltura, il Ministro della transizione ecologica e il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali per affrontare, tra le altre cose, l'emergenza «cinghiali» anche alla luce delle notizie riguardanti la presenza in alcune regioni, della peste suina africana portata proprio dai cinghiali, che potrebbe mettere a repentaglio altre attività del settore zootecnico –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di porre rimedio al gravissimo problema della presenza dei cinghiali sulle carreggiate e nelle città;

   se il Governo non reputi opportuno adottare iniziative normative, anche concertate in seno alla Conferenza Stato-regioni, al fine di contenere la diffusione dei cinghiali, anche alla luce dei casi di epidemia dovuti alla presenza della peste suina.
(4-11612)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARTINCIGLIO, ALAIMO, GIARRIZZO, CANCELLERI e LICATINI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi «Tp24», quotidiano on line della provincia di Trapani e della Sicilia Occidentale, pubblicava uno stralcio di un rapporto della Commissione antimafia regionale sulla dispersione scolastica – contenuta all'interno della più ampia inchiesta sulla condizione minorile in Sicilia – che denunciava l'esistenza a Marsala, e, precisamente, nel quartiere popolare «Sappusi», di una classe della scuola elementare dell'Istituto «Sturzo Asta» composta da ventidue alunni, tutti figli di pregiudicati o con precedenti penali;

   il fatto emergerebbe dal racconto del dottor Salvatore Inguì, direttore dell'ufficio del servizio sociale per i minorenni di Palermo, referente provinciale di Libera e acuto osservatore della condizione dei giovani e del loro rapporto con la criminalità, che nel corso dell'audizione in Commissione antimafia ha dichiarato di essere stato contattato da un'insegnante della citata scuola che gli avrebbe fatto un elenco di ventidue bambini, «tutti figli di soggetti con gravi pregiudizi penali». Da quanto riportato dai media, Inguì avrebbe chiesto all'insegnante: «ma perché mi fai questo elenco?». A questo punto del pezzo il giornalista chiosa: «Perché in quella prima elementare a Sappusi c'erano solo bambini provenienti, appunto, da quelle famiglie»;

   la diffusione mediatica della vicenda è stata seguita da una nota di smentita della dottoressa Anna Maria Alagna, dirigente scolastico dell'istituto interessato, la quale, oltre a minacciare di querelare i responsabili delle false informazioni circolate, ha sottolineato che la scuola da lei diretta «non è annoverata tra le 9 scuole dell'ambito 28 della provincia di Trapani destinatarie di interventi contro la dispersione scolastica», vantando, al contrario di «una storia di successi educativi testimoniati dai numeri crescenti di iscrizioni»;

   successivamente, alla reazione della dirigente scolastica, Inguì avrebbe precisato di aver raccontato alla Commissione antimafia quello che gli era stato riferito e che sapeva, a settembre 2021 per poi aggiungere che era a conoscenza del fatto che ci si era adoperati per distribuire questi bambini in tutte le classi, ed evitare la ghettizzazione;

   queste precisazioni dell'Inguì, che conforterebbero sul dato che alla fine la classe «differenziata» non sia stata formata, tuttavia, lasciano il dubbio sulla circostanza che la scuola abbia fatto un tentativo (ad oggi, peraltro, non verificato) di raggruppare nella stessa classe alunni figli di pregiudicati;

   l'abbandono scolastico in Sicilia tocca punte del 20 per cento e, a quanto riferito dal dottor Inguì fosse provato, si tratterebbe di uri fatto gravissimo, a maggior ragione perché avvenuto in una particolare area in cui il disagio sociale dei minori diventa una pericolosa occasione di reclutamento malavitoso –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda esposta in premessa e se ritenga opportuno disporre un'ispezione ministeriale volta a verificare l'effettivo svolgimento dei fatti;

   se ritenga opportuno, anche tenuto conto dell'effettiva presenza, in alcune aree periferiche della città di Marsala (al pari delle periferie di altre città siciliane), di un numero consistente di minori che versano in una condizione di disagio sociale, di promuovere progetti volti a contenere il fenomeno della dispersione scolastica e ad intraprendere ogni altra iniziativa educativa volta all'inclusione e al contrasto di ogni forma di illegalità.
(5-07732)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che il Liceo delle Scienze Umane e Musicale «Secco Suardo» di Bergamo vuole attuare la proposta «Carriera Alias» per studenti trans;

   qualora fosse confermata la proposta del dirigente scolastico, sarebbe la prima scuola superiore della provincia di Bergamo a muoversi in questa direzione;

   per identità «alias» si intende un profilo temporaneo ed alternativo che ha validità solo all'interno dell'Istituto per individuare le persone transessuali e transgender per quanto concerne l'ambiente scolastico;

   la proposta sarebbe arrivata da alcuni rappresentanti degli studenti anche con il supporto del vicepreside Bernardino Zappa, tramite un questionario al quale hanno risposto favorevolmente all'istituzione della «carriera alias», su un totale di circa 1.200 studenti, meno del 50 per cento;

   la bozza di progetto/regolamento è stata presentata in Consiglio di Istituto, su proposta del dirigente scolastico Luciano Mastrorocco che ha informato le famiglie con una circolare interna, senza alcun ulteriore approfondimento;

   il regolamento dovrebbe essere applicato nei confronti di minorenni e contrasterebbe con norme giuridiche, che non prevedono di poter utilizzare ufficialmente pronomi e nomi diversi da quelli certificati;

   questa decisione dell'Istituto potrebbe influenzare gli adolescenti inducendoli a prendere una decisione che potrebbe condizionare il loro futuro senza la dovuta serenità;

   la proposta «Carriera Alias» non è stata preventivamente spiegata in tempi congrui a genitori e docenti per un'adeguata riflessione; il progetto è giunto ai soli docenti il 4 marzo e approvato dal Consiglio di Istituto l'8 marzo in tempi strettissimi, evitando accuratamente un dibattito aperto e franco al fine di maturare una decisione ponderata, consapevole e partecipata da parte di tutta la comunità educativa –:

   quale sia l'orientamento del Governo in ordine a questo tipo di scelte di istituto;

   se non intenda adottare iniziative di competenza per dare indirizzi affinché, prima dell'assunzione di decisioni come quella sopra rappresentata, sia coinvolto il comitato genitori, considerato che gli studenti delle scuole superiori sono in grande maggioranza minorenni con tutto ciò che ne consegue.
(4-11613)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOPO, DE LUCA e SIANI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come annunciato nel comunicato stampa del Gruppo Leonardo che illustra i contenuti del nuovo piano industriale, si apprende con formula che, a parere degli interroganti, appare piuttosto sbrigativa, lo stabilimento del comune di Giugliano, ex Selex, chiuderà entro i prossimi tre anni;

   a seguito di tale decisione, la struttura chiuderà i battenti lasciando forse il posto ad altre aziende dell'indotto. Giugliano dovrà quindi dire addio alla Leonardo, la sua più grande e storica fabbrica, una struttura di livello nazionale. Nell'area di sviluppo industriale (Asi) ormai, resteranno poche altre fabbriche e gli impianti di gestione dei rifiuti;

   quella che fino ad oggi ha rappresentato una delle aziende più importanti del territorio a nord di Napoli si trasferirà al Fusaro, Bacoli, per un'annunciata ottimizzazione degli impianti;

   il piano industriale della Leonardo prevede una profonda trasformazione che porterà a realizzare un polo di eccellenza per la produzione di radar nello stabilimento dell'area flegrea, escludendo lo stabilimento di Giugliano, terza città della Campania;

   se, come sembra, la decisione non avrà effetti sui livelli occupazionali dei lavoratori attualmente occupati nello stabilimento di Giugliano, sono innegabili le conseguenze che tale decisione comporterà per gli stessi lavoratori in termini di disagio derivante dal trasferimento della sede a quasi 40 chilometri di distanza e, soprattutto, per il tessuto economico e sociale del comune di Giugliano a seguito della prossima perdita di un importante presidio industriale ad alta tecnologia;

   pur riconoscendo la rilevanza degli investimenti dal Piano, che ammontano a 200 milioni di euro annui dedicati al sistema industriale italiano, cui si sommeranno gli ulteriori 50 milioni di euro nei primi 3 anni destinati all'ottimizzazione dei siti industriali nazionali (rivolti alla creazione di poli tecnologici specializzati a forte vocazione innovativa, al completamento della digitalizzazione delle linee produttive, alla sostenibilità ambientale e al rafforzamento della logistica, dei flussi produttivi e della supply chain) anche attraverso l'importante coinvolgimento di università, centri di ricerca e Its/Itis, appare di tutta evidenza che per uno dei più importanti nuclei urbani della Campania non sarà indifferente la chiusura di uno stabilimento in cui operano circa 400 lavoratori diretti, più quelli impegnati nell'indotto –:

   quali urgenti iniziative intendano adottare, d'intesa con le amministrazioni locali interessate e con la regione Campania, al fine di scongiurare l'annunciato processo di dismissione dello stabilimento Leonardo di Giugliano, che si tradurrebbe in un grave impoverimento del tessuto produttivo di un importante comune e dell'intero territorio campano, individuando ogni utile iniziativa per salvaguardare i livelli occupazionali;

   quali iniziative intendano adottare affinché possano essere individuate le migliori soluzioni per preservare e valorizzare il polo industriale di Giugliano.
(5-07729)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria provocata dalla diffusione del COVID-19 non può ancora considerarsi affievolita nonostante i dati relativi ai casi di positività, ai decessi ed ai ricoveri ospedalieri siano leggermente migliori rispetto a quelli dei mesi scorsi;

   i pesanti effetti causati dalla pandemia non stanno incidendo solo sulla salute dei cittadini, ma rappresentano tuttora un freno per la ripresa socio-economica di un Paese che, come il nostro, nell'ottica del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è chiamato a dover affrontare importanti sfide quali la transizione ecologica, l'innovazione digitale e la creazione di infrastrutture per una mobilità sostenibile;

   ad aggravare una situazione già estremamente difficile stanno contribuendo in maniera massiva l'aumento fuori controllo dei costi dell'energia, la scarsa disponibilità di materie prime ed i drammatici scenari che, a livello geopolitico, sono delineati quotidianamente dal sanguinoso conflitto fra Russia ed Ucraina;

   le conseguenze di una situazione che solo alcuni mesi fa, forse, nemmeno i più pessimisti avrebbero immaginato sta portando al collasso l'intero sistema produttivo nazionale con aziende costrette a sospendere la propria attività e con altre che ben presto, nonostante la coraggiosa resistenza opposta in questi ultimi due anni al devastante impatto pandemico, potrebbero essere travolte da un'ennesima crisi economica foriera di disoccupazione e miseria;

   la ricchezza del Paese è dovuta anche e soprattutto a quelle stesse imprese che oggi, ritrovandosi a dover sopportare costi di gestione divenuti insostenibili, chiedono allo Stato un segnale capace di far sperare in un futuro meno fosco e preoccupante;

   l'adozione di un provvedimento legislativo emergenziale potrebbe rappresentare un primo argine alle difficoltà legate all'indisponibilità di materie prime e all'incremento dei prezzi per l'acquisizione delle risorse energetiche –:

   quali iniziative intendano assumere i Ministri interpellati per consentire alle imprese operanti nei settori primario, secondario e terziario di fronteggiare la crisi originata dall'aumento dei prezzi delle materie prime e delle risorse energetiche.
(2-01455) «De Giorgi».

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Barzotti e altri n. 2-01452, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 marzo 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cominardi.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Fassina e Gariglio n. 5-07699, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 marzo 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Bruno Bossio.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Belotti n. 5-06694 del 21 settembre 2021;

   interpellanza urgente Spena n. 2-01449 del 14 marzo 2022.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Capitanio e altri n. 4-09766 dell'8 luglio 2021 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07731.