XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 714 di lunedì 27 giugno 2022
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO
La seduta comincia alle 10.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 23 giugno 2022.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 105, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Annunzio di petizioni.
PRESIDENTE. Invito la deputata segretaria a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.
AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Segretaria, legge:
Giuseppe Fortunato, da Napoli, chiede disposizioni a tutela delle persone affette da patologie causate da fattori ambientali, quali l'inquinamento atmosferico o l'esposizione a sostanze chimiche o campi elettromagnetici (983) - alla XII Commissione (Affari sociali);
Omar Plinio Falvo, da Camigliatello Silano (Cosenza), chiede:
l'istituzione di aree interdette alla pesca lungo il corso del fiume Savuto, in provincia di Cosenza, per favorire la riproduzione della trota fario (984) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
iniziative per lo svolgimento a scuola di lezioni sulla storia di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino e delle altre vittime della criminalità organizzata (985) - alla VII Commissione (Cultura);
l'incremento delle risorse destinate alle stazioni dell'Arma dei carabinieri ubicate nei territori di montagna (986) - alla IV Commissione (Difesa);
l'istituzione di un fondo speciale a sostegno delle aziende agricole operanti nei territori di montagna della Valle del Savuto, della Sila e di tutto il territorio nazionale per fronteggiare l'aumento del costo delle materie prime (987) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
Omar Plinio Falvo, da Camigliatello Silano (Cosenza), e altri cittadini chiedono l'istituzione di un fondo per la tutela dei borghi di montagna (988) - alla V Commissione (Bilancio);
Giuseppe Raimondi, da Pianoro (Bologna), e altri cittadini chiedono la calendarizzazione e la discussione della proposta di legge Lorefice ed altri recante modifiche alla legge 25 febbraio 1992, n. 210, in materia di indennizzo in favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati, nonché dei loro familiari (Atto Camera n. 1069) (989) - alla XII Commissione (Affari sociali);
Renato Lelli, da Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona), chiede:
la realizzazione in tutta Italia di termovalorizzatori di nuova generazione (990) - alla VIII Commissione (Ambiente);
modifiche al codice penale in materia di imputabilità dei minori appartenenti a bande criminali minorili e altre norme per la prevenzione e repressione dei reati da essi commessi (991) - alla II Commissione (Giustizia);
la riduzione del quorum di partecipazione per la validità delle consultazioni referendarie e l'abolizione del vaglio preventivo di ammissibilità dei quesiti referendari da parte della Corte costituzionale (992) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
Antonio Lepore, da Bari, chiede un significativo ampliamento del campo di applicazione del reddito di cittadinanza (993) - alle Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali);
Moreno Sgarallino, da Roma, chiede:
nuove disposizioni in materia di comunicazioni commerciali individuali, anche con riferimento ai cookies e al registro delle opposizioni (994) - alle Commissioni riunite IX (Trasporti) e X (Attività produttive);
norme per vietare e sanzionare penalmente i comportamenti intrusivi dei giornalisti nei confronti di privati cittadini (995) - alla II Commissione (Giustizia);
Luca Malatesta, da Roma, chiede l'introduzione di un tempo massimo predeterminato per legge per la conclusione dei lavori delle commissioni esaminatrici dei concorsi pubblici (996) - alla XI Commissione (Lavoro);
Lorenzo Mineo, da Napoli, e altri cittadini chiedono l'istituzione di un'Assemblea dei cittadini sulla crisi climatica e sulla transizione energetica (997) - alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive);
Alessandro Amico, da Acireale (Catania), chiede:
l'abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati (998) - alla II Commissione (Giustizia);
l'abrogazione di norme in materia di composizione del consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei Consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte (999) - alla II Commissione (Giustizia);
l'abrogazione di norme in materia di elezione dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura (1000) - alla II Commissione (Giustizia);
Ugo Francesco Mario Nasi, da Monteverdi Marittimo (Pisa), chiede disposizioni per la fissazione di un tetto massimo per i prezzi dei carburanti per autotrazione (1001) - alla X Commissione (Attività produttive);
Aniello Traino, da Neirone (Genova), chiede:
la riapertura dei termini per usufruire del credito d'imposta per l'acquisto di monopattini elettrici e biciclette e di altri servizi di mobilità sostenibile (1002) - alla VI Commissione (Finanze);
nuove disposizioni in materia di rimborso alle aziende dei mancati profitti connessi ai periodi di assenza delle lavoratrici per congedo di maternità (1003) - alla XI Commissione (Lavoro).
Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.
PRESIDENTE. La Presidente del Senato con lettera in data 23 giugno 2022, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XI (Lavoro):
S. 2598 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)” (Approvato dal Senato) (A.C. 3656) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), VIII, IX, X, XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire dalla seduta odierna, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96-bis del Regolamento, i termini di cui ai commi 3 e 4 del medesimo articolo sono stati conseguentemente adeguati.
Annunzio della costituzione di un gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data 23 e 27 giugno 2022, la deputata Iolanda Di Stasio ha reso noto che l'assemblea del gruppo parlamentare “Insieme per il Futuro” ha proceduto, in data 23 giugno 2022, alla sua elezione a presidente del gruppo, e alla costituzione dell'ufficio di presidenza, che risulta così composto: vicepresidente vicario: Pasquale Maglione; vicepresidente: Maria Luisa Faro; delegati d'Aula: Daniele Del Grosso, Andrea Giarrizzo e Margherita Del Sesto; tesoriere: Gianluca Vacca. Facciamo gli auguri di buon lavoro.
Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 24 giugno 2022, la deputata Lucia Azzolina, già iscritta al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Insieme per il Futuro.
La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Matteo Dall'Osso. Ne ha facoltà.
MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. Vorrei ricordare a me stesso, a quest'Aula, al Ministro Brunetta e al Ministro Orlando che dal 1° luglio per le persone fragili non sarà più possibile lavorare in smart working nel settore pubblico, come previsto dalla legge n. 52 del 2022. Oggi è il 27 giugno, al 1° luglio mancano ancora quattro giorni. Questi lavoratori fragili già lavorano in smart working, quindi estendere questa modalità di lavoro non avrebbe alcun costo, anzi, per le pubbliche amministrazioni rappresenterebbe anche un risparmio, visto anche che oggi i contagi sono in aumento. Se non prorogherete la misura dello smart working come tutela per i lavoratori fragili, se qualcuno di loro dovesse ammalarsi di COVID o subire danni alla salute conseguenti al contagio da COVID, come parlamentare vi riterrò personalmente responsabili, farò tutto ciò che posso fare al fine di tutelare la loro salute e azionerò tutte le leve che la Costituzione mi permette, prevedendo anche la verifica delle vostre responsabilità per una discriminazione e un attentato alla salute dei lavoratori fragili. Ora consegno il testo del mio intervento alla sottosegretaria e in questi giorni ve lo ricorderò: quattro giorni, quattro!
PRESIDENTE. Onorevole Dall'Osso, riporteremo il suo appello, ma lei ha già ricordato che c'è la sottosegretaria presente in Aula. Ha chiesto di parlare l'onorevole Verini, su questo? Allora, prima concludo quello che stavo dicendo: ricorderemo al Governo la sua richiesta. Prego, onorevole Verini.
WALTER VERINI (PD). Grazie, Presidente. Mi scusi, ma non volevo interferire con il suo speech…
PRESIDENTE. No, no, volevo semplicemente capire se si voleva collegare a questo ragionamento qui, oppure no.
WALTER VERINI (PD). No, no, la ringrazio. In questo momento, in questa giornata in cui ricorre il quarantaduesimo anniversario della strage di Ustica, proprio mentre al comune di Bologna sta per iniziare la consueta cerimonia con i rappresentanti dei familiari, credo sia giusto che anche qui alla Camera si esprima la vicinanza innanzitutto ai familiari delle 81 vittime, alla presidente dell'associazione, Daria Bonfietti, che da tanti anni, anche da parlamentare, si è battuta per il definitivo accertamento della verità. Noi sappiamo - perché si sa - quello che accadde quella notte del 27 giugno 1980. Sopra Ustica volava un DC9 dell'Itavia, un volo civile, sotto il quale, nascosto, c'era un MiG libico. Quattro aerei cercavano di abbattere quel MiG libico, dove sospettavano ci fosse il leader Gheddafi, e colpirono il DC9 di Itavia, che cadde in fondo al mare. Il relitto si può vedere oggi al «Museo per la Memoria di Ustica» di Bologna, con quell'allestimento terribile di straordinaria evocazione, fatto da Boltanski.
Concludo, dicendo questo: noi sappiamo quello che accadde; abbiamo visto i tracciati, i tabulati NATO, che il primo Governo Prodi chiese e ottenne dall'allora Segretario della NATO, Javier Solana. Tuttavia manca un timbro: alcuni Paesi alleati debbono dire cosa accadde quella notte, quali erano gli aerei e di quali Paesi, anche se è noto che ne sanno qualcosa gli Stati Uniti, la Francia, naturalmente la stessa Libia e anche l'Italia, visto che molti tracciati radar da quella notte non si trovarono più. Una storia molto brutta e una ferita ancora aperta. Occorre, Presidente, in questa giornata riaffermare l'impegno, perché il Governo italiano aiuti ancora a mettere questo timbro di verità su quella strage, perché il Governo italiano convinca i Paesi amici, i Paesi alleati, a disvelare tutto quello che c'è da disvelare, non solo per i familiari, perché quella è una ferita aperta per loro, ma è una ferita aperta per il Paese. Finché non sarà fatta piena verità, quella ferita non si chiuderà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Verini, cogliamo questo suo richiamo all'ordine dei lavori come una osservazione importante, che vale anche come commemorazione per quei tragici fatti che hanno scosso il nostro Paese.
Discussione del disegno di legge: S. 2598 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (Approvato dal Senato) (A.C. 3656)).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3656: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
(Discussione sulle linee generali – A.C. 3656)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.
Le Commissioni V (Bilancio) e XI (Lavoro) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore per la V Commissione, collega Stefano Fassina.
STEFANO FASSINA, Relatore per la V Commissione. Grazie, Presidente. Mi duole e lo faccio senza nessuna retorica, però ritengo che vada segnalata e vada lasciata agli atti - e vada sottolineata anche a lei, affinché possa riferirlo al Presidente Fico - la condizione, a mio avviso sempre più grave, in cui ci troviamo ad esercitare le funzioni previste dalla Costituzione. Da tempo siamo abituati, purtroppo, ma non rassegnati, ad un monocameralismo alternato. Questa volta, davvero, il limite del senso di responsabilità di ciascuno di noi, in una situazione di grande difficoltà per tutto quello che avviene fuori da quest'Aula, è davvero stato messo alla prova, perché, come lei ha ricordato nel suo intervento prima, il testo che oggi esaminiamo è arrivato a questo ramo del Parlamento la sera del 23 giugno e noi la mattina del 24 giugno, con grande senso di responsabilità, in Commissione bilancio e in Commissione lavoro abbiamo dato mandato ai relatori per riferire all'Aula. Quindi la forma è stata rispettata, ma la sostanza rimane gravissimamente compromessa. E ritengo che questo sia un punto che non possa riguardare soltanto il Parlamento, ma anche il Governo. So bene che la sottosegretaria qui presente ha fatto un lavoro straordinario al Senato, quindi la mia sottolineatura non è rivolta nei suoi confronti, però credo che il Governo debba considerare come un vincolo non ulteriormente comprimibile l'esercizio delle prerogative parlamentari. Spero non sia presa come retorica questa mia sottolineatura, perché non lo è, tanto più in una fase dove vediamo come aumenta la distanza tra i cittadini e le istituzioni della rappresentanza. L'impossibilità di svolgere il ruolo di ciascuno di noi, qui, è evidente che aggrava questo allontanamento ed è una deriva molto pericolosa che non possiamo assolutamente sottovalutare.
Detto questo, vengo al merito di alcuni dei punti di un decreto molto importante, molto rilevante e molto complesso: quasi 50 articoli che intervengono su quella che, a mio avviso, è la questione decisiva, ai fini dell'attuazione del PNRR, ossia la capacità amministrativa delle istituzioni chiamate ad attuarlo. È un punto delicatissimo ed estremamente complicato, perché non è per nulla facile recuperare in pochi mesi i danni che si sono accumulati in oltre vent'anni di interventi sbrigativi e superficiali, senza alcun disegno della pubblica amministrazione. I danni prodotti da vent'anni di maltrattamento delle pubbliche amministrazioni non possono essere certamente recuperati in pochi mesi. Tuttavia, abbiamo bisogno di recuperare attraverso un percorso su due fronti: da una parte, abbiamo bisogno di interventi emergenziali, perché i tempi del PNRR sono molto stretti e non possiamo perdere nemmeno un euro delle risorse che sono state allocate per investimenti del nostro Paese; dall'altro lato, questi interventi emergenziali devono essere inquadrati in una strategia che irrobustisca e migliori le capacità amministrative a regime. Non possiamo permetterci semplicemente una schiera di consulenti che intervengono per qualche mese o un paio d'anni, per poi ritrovarci in quella inaccettabile condizione che abbiamo visto all'avvio del percorso del PNRR. Molti degli articoli del decreto intervengono su questo nodo. In particolare, gli interventi sono di carattere verticale, cioè riguardano filiere amministrative. Vi sono interventi significativi sulla capacità amministrativa dei comuni e delle regioni del Mezzogiorno, però, permettetemi anche in questa sede di sottolineare che non li considero sufficienti. Di fronte all'obiettivo sacrosanto di non perdere risorse, vedo il grande pericolo, il rischio che vi sia una riallocazione di risorse dagli enti del Mezzogiorno verso altri enti che hanno una migliore capacità amministrativa, una migliore dotazione di personale e, inevitabilmente, una migliore capacità di spesa. Noi, però, corriamo il rischio parallelo di allargare quelle divergenze territoriali che, invece, il PNRR vorrebbe ridurre. Su questo aspetto ci siamo confrontati anche di recente con la Ministra Carfagna. I dati non sono particolarmente confortanti, anche quelli relativi ai concorsi fatti rapidamente per recuperare risorse qualificate importanti. Su questo dobbiamo certamente tornare.
Sottolineo un altro paio di punti che mi stanno a cuore. Il primo riguarda il capitolo istruzione, un capitolo che è stato molto discusso al Senato e - devo dire anche qui con rammarico - con un'inadeguata attenzione ai lavori parlamentari da parte del Ministero competente. Sottolineo che le norme sull'istruzione sono state oggetto di uno sciopero generale di tutta la scuola, perché quelle norme intervengono in modo rilevante nel reclutamento, nella formazione e nella remunerazione dei docenti.
Grazie al lavoro che è stato svolto al Senato - e ringrazio i senatori della maggioranza e dell'opposizione che hanno collaborato - vi sono stati significativi miglioramenti. Da questo punto di vista, il mondo della scuola ha trovato un'interlocuzione che però doveva avere una maggiore attenzione da parte del Ministro competente che, invece, da quanto abbiamo appreso e potuto seguire, non ha garantito la presenza che sarebbe stata necessaria
Nel testo c'è un importante rafforzamento dell'ANPAL, l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. In quest'Aula, quotidianamente si mette sotto accusa il reddito di cittadinanza, perché, ad avviso di quanti lo criticano, non genera occupazione. Ebbene, la ragione principale, non l'unica, ma una delle ragioni per la quale questo non avviene, riguarda le strutture amministrative dedicate all'orientamento e alla costruzione di quelle infrastrutture formative che servono per adeguare i profili professionali di quel terzo di beneficiari del reddito di cittadinanza che è molto lontano dal mercato del lavoro, pur potendo in astratto lavorare. Ecco, quelle infrastrutture formative hanno bisogno di personale che coordini anche l'intervento delle regioni. Il piano previsto per l'ANPAL, a mio avviso, è utile e può consentire un salto di qualità, con riferimento ad un capitolo che tutti vorremmo fosse finalizzato all'inserimento al lavoro.
C'è un'altra innovazione importante per quanto riguarda la pubblica amministrazione e mi avvio a concludere. Poi la presidente Polverini, per quanto riguarda il capitolo lavoro, affronterà certamente meglio di me gli articoli del decreto. Voglio concludere con riferimento all'articolo 28 che, in modo quasi invisibile alla discussione politica, prevede la costituzione di una società informatica importante, la società 3-I SpA che riguarda l'INPS, l'INAIL e l'Istat, finalizzata alla gestione dell'insieme delle attività informatiche, inclusa la gestione dei dati. Ora non ho tempo in questa sede per entrare nel merito, tuttavia voglio lasciare agli atti che ho trovato singolare l'istituzione e l'avvio di una tale società. La pubblica amministrazione, come è noto, è dotata di Sogei, una società pubblica che gestisce una messe molto rilevante di dati. Non ho avuto occasione, perché non abbiamo avuto modo di esaminare il testo, ma in una audizione ai Ministri competenti avrei voluto chiedere le ragioni per le quali è stato necessario istituire una nuova società per l'informatica e non è stato possibile ampliare le competenze di Sogei con la possibilità di cogliere anche economie di scala importanti. A me non è chiaro. È chiaro un punto però: c'è una “I” di troppo in quelle 3-I, perché, mentre INPS e INAIL hanno un'evidente coerenza nelle loro attività, l'Istat è un ente estremamente diverso. L'Istat gestisce dati che riguardano la conoscenza statistica, un tassello fondamentale, al quale deve essere assicurata totale indipendenza, perché ne va della credibilità di quei dati.
Mentre per INAIL e INPS vedo una ragione, sebbene poi la macchina amministrativa poteva essere organizzata in modo diverso, non mi è chiara l'assimilazione delle attività dell'Istat, dei dati dell'Istat, che hanno una specificità che è riconosciuta anche a livello comunitario in termini di indipendenza, perché debba essere collocata nello stesso ambito, e su questo credo sia necessario tornare quando avremo l'opportunità come ramo del Parlamento di entrare nel merito degli articoli che approviamo. Chiudo: è evidente che, facendo ricorso a tutto il nostro senso di responsabilità, oggi presentiamo all'Aula i contenuti di questo provvedimento, però la prego, Presidente, di riferire al Presidente della Camera i contenuti critici che abbiamo cercato di evidenziare.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice per la XI Commissione, la collega Polverini.
RENATA POLVERINI, Relatrice per la XI Commissione. Grazie Presidente, grazie sottosegretario. Ho avuto l'onore e l'onere di essere relatrice insieme al collega Fassina della V Commissione, ma ho anche presieduto le Commissioni lavoro e bilancio nella giornata di giovedì e di venerdì, mi duole, quindi, dover rimarcare quanto già ben evidenziato dal collega Fassina rispetto alla ristrettezza dei tempi con i quali le Commissioni si sono trovate ad operare. Il provvedimento è arrivato nella giornata di giovedì 23 alle ore 19; solo a quell'ora siamo stati in grado di convocare le Commissioni per il giorno seguente.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 10,32)
RENATA POLVERINI, Relatrice per la XI Commissione. Devo dire che la ristrettezza dei tempi è stata già segnalata al Presidente della Camera da parte mia e dall'onorevole Melilli, presidente della Commissione bilancio, perché abbiamo trovato veramente non irrituali, ma direi assolutamente ristretti i tempi dati alle Commissioni per poter operare su un provvedimento così importante. Abbiamo stigmatizzato anche il comportamento non tanto del Senato, quanto del Governo, perché è evidente che, come ha detto il collega Fassina, c'è stata da parte del Governo, forse su alcuni titoli, in particolare sull'istruzione, un atteggiamento che ha portato a concludere il lavoro di quel ramo del Parlamento soltanto nella giornata di giovedì. Tra l'altro, noi abbiamo ricevuto un testo sul quale già si sapeva che il Governo avrebbe posto la fiducia, ma ciononostante potevamo comunque approfondire il contenuto di un provvedimento talmente grande e talmente importante, dal quale, a mio avviso, deriverà il successo o meno del Piano nazionale di ripresa e resilienza. In questo disegno di legge sono infatti contenute tutte le misure che dovranno rendere quella pubblica un'amministrazione più veloce rispetto ai tempi che di solito utilizza per il proprio lavoro e più dotata di organico, non soltanto in termini numerici, ma anche in termini di qualità.
Naturalmente anche io auspico che la rivisitazione complessiva dell'impianto della pubblica amministrazione che passa dentro questo provvedimento, che non riguarda soltanto l'amministrazione centrale, ma anche le amministrazioni territoriali e le regioni, possa essere un rafforzamento non soltanto per velocizzare i processi della pubblica amministrazione, e quindi momentaneo, ma una rigenerazione strutturale, che ci consenta di vedere al futuro, al di là del Piano nazionale di ripresa e resilienza, di un'amministrazione pubblica che abbia un rapporto più diretto con i cittadini, che possa dare risposte in tempi più veloci, e, soprattutto, possa il personale essere riqualificato, perché non vi è dubbio che negli ultimi anni il personale della pubblica amministrazione è stato messo un po' alla gogna. Si è generalizzato rispetto al lavoro che invece tanti funzionari e dipendenti della pubblica amministrazione svolgono veramente con spirito di servizio. Ci auguriamo, quindi, che si possano dare delle risposte anche a loro.
È talmente complesso questo provvedimento che vede ben dieci Ministeri interessati: c'è l'economia, c'è la scuola, l'università, la pubblica amministrazione, l'innovazione tecnologica, il Sud, la transizione ecologica, la giustizia, il turismo e il lavoro. Già questo ci fa comprendere quanto abbia dovuto lavorare il sottosegretario, qui presente, per dare delle risposte con dieci Ministeri coinvolti, con strutture e con provvedimenti molto importanti. Nessun Ministero ha visto questo provvedimento semplicemente per qualche piccolo dettaglio, ma ciascun Ministero era coinvolto con provvedimenti importanti. Devo dire che i tempi sono stati talmente compressi che noi abbiamo avuto soltanto due Commissioni consultive che hanno deliberato il parere alle Commissioni referenti, e questo già la dice lunga su quanto disinteresse - lo voglio dire, ma era scontato che ci fosse - abbiamo avuto da parte del Parlamento. Ma un disinteresse costruttivo, nel senso che non ci sentiamo di poter dire al Governo che si può lavorare in 24 ore su un provvedimento così importante. Quindi segnalo il fatto che alcune Commissioni non hanno ritenuto di avere sufficiente tempo per dare il loro parere. Un comportamento che ha portato anche le opposizioni, almeno nella giornata di giovedì, ad essere presenti, ma nello stesso tempo a decidere di non voler dare il proprio contributo, perché sarebbe stato comunque un contributo purtroppo inutile. Noi, che invece sosteniamo la maggioranza di Governo, siamo stati costretti comunque a lavorare, seppur con tempi sinceramente improponibili per questo ramo del Parlamento. Questo lo ribadisco ancora una volta, ho stigmatizzato l'atteggiamento del Governo anche durante la seduta della Commissione, e questo mio comportamento nel guidare la Commissione, condiviso con il presidente Melilli, è stato poi segnalato al Presidente della Camera. Anche io, pertanto, insisto sul fatto che il Presidente Fico si adoperi perché non ci sia più una compressione dei tempi così importante su provvedimenti, ripeto, che molto hanno a che fare, tanto hanno a che fare con la nostra vita e soprattutto con il nostro futuro.
Questo è un provvedimento che riguarda, come abbiamo detto, tante questioni. Parla del reclutamento del personale della pubblica amministrazione con la piattaforma unica, la nomina degli organismi indipendenti di valutazione, modifica le procedure concorsuali. È stato già ricordato dal collega Fassina: non dimentichiamo che i primi concorsi che abbiamo messo in campo in alcune situazioni sono andati deserti, quindi significa che comunque c'era bisogno di normare in maniera più puntuale le procedure concorsuali. Si parla di stabilizzazioni: per fortuna sono intervenuta rispetto alle stabilizzazioni e alle mobilità sui colleghi del Senato perché c'erano alcuni punti che andavano modificati, e così è stato fatto. Ci sono gli arretrati per quanto riguarda i contratti collettivi nazionali, ci sono le linee guida, come abbiamo detto, perché questo provvedimento non interviene solo sulla macchina centrale dello Stato, ma anche sulle regioni e sugli enti territoriali. Ci sono le linee guida che consentiranno anche agli enti territoriali e alle regioni di lavorare, perché sappiamo bene che il successo del Piano nazionale di ripresa e resilienza - ci tengo a ridirlo - passa anche attraverso non soltanto un'attività di coordinamento costante e quotidiana con i comuni e con le regioni, ma passa anche attraverso una buona amministrazione, e quindi anche un personale qualificato non soltanto nell'amministrazione centrale, ma anche nelle regioni e nei comuni. E qui ci sono le risposte che ci auguriamo possano rendere effettivo questo lavoro di squadra. C'è poi tutta una fase che riguarda la formazione del personale della pubblica amministrazione, perché sappiamo bene che è un elemento fondamentale per poter dare risposte, e ci sono anche passaggi importanti per quanto riguarda l'equilibrio di genere, che è sempre all'ordine del giorno del Parlamento e che, per quanto tentiamo di dare risposte continue, ancora ha bisogno di essere incentivato, strutturato e seguito. C'è, quindi, anche un articolo che riguarda la certificazione della parità di genere e il suo rafforzamento. Abbiamo visto che necessitavano anche interventi per quanto riguarda i piani nell'ambito del sistema sanitario.
Sappiamo, purtroppo, che siamo ancora dentro la pandemia e le regioni hanno avuto un lavoro molto importante in questi tre anni da fare; quindi, in questo provvedimento troveranno alcune risposte, insieme, come abbiamo già detto, al potenziamento della macchina amministrativa.
Si entra, poi, dentro la Scuola nazionale dell'amministrazione. C'è un grandissimo lavoro che riguarda l'innovazione tecnologica, perché - è inutile dirlo - fino a che la pubblica amministrazione non sarà in linea con l'impianto tecnologico, del quale necessita, è evidente che qualsiasi provvedimento il Governo e il Parlamento metteranno in campo non avrà la velocità che, invece, è richiesta, perché abbiamo poco tempo e tante risorse da spendere e non ne vogliamo sprecare nessuna.
C'è anche una risposta significativa e importante per quanto riguarda le assunzioni nei Corpi di polizia, passando per la Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di finanza, ma anche per la Polizia penitenziaria. Sappiamo bene quanto nelle carceri sia necessario non solo occuparsi, come spesso ricordiamo, della condizione dei detenuti: la condizione dei detenuti, infatti, dipende anche da quanto personale della Polizia penitenziaria è a disposizione presso gli istituti, perché, quando il personale è sottodimensionato, si fa fatica a rendere la condizione delle carceri migliore di quella che abbiamo.
Mi vorrei anche soffermare su alcuni punti - non ci siamo messi d'accordo, ma avevamo segnato entrambi le stesse cose -, e, in particolare, riferirmi alla grande questione dell'ANPAL. Da quando fu istituita, ho sempre detto che rischiava di diventare un carrozzone, non avendo, inoltre, le dotazioni, non soltanto organiche, ma anche tecnologiche, per dare risposte; avevo detto che vi era un sistema di centri per l'impiego che non consentiva a questo Paese di avere una rete comune, perché sappiamo bene quanta differenza ci sia tra i centri per l'impiego del Nord Italia e del Mezzogiorno; sappiamo bene quanto interviene il privato nelle regioni del Nord, mentre, invece, nel Sud vi sono soltanto centri per l'impiego pubblici che non danno o non sono in grado di fornire alcuna risposta: è vero che c'è poco lavoro, ma quel poco lavoro non viene intercettato da chi ha bisogno, perché non vi sono gli strumenti necessari. Mi auguro che queste modifiche, che pure andavano concordate, a mio avviso, in maniera più seria con il Parlamento, possano dare una risposta, perché, fino ad oggi, abbiamo illuso il nostro Paese, i giovani, tutti i disoccupati che avevamo messo in campo uno strumento per poter avvicinare, in qualche modo, la domanda all'offerta di lavoro.
Si interviene anche sulla grande questione, sempre discussa, dopo la revisione del codice degli appalti, nonché sul gioco pubblico. C'è stato un grande dibattito nel Paese su come considerare il biliardino: come un gioco d'azzardo oppure “no”. Per fortuna, abbiamo deciso che potevamo giocare sulla spiaggia quest'estate senza essere guardati di traverso, perché era un gioco non divertente, come, invece, tutti quanti ricordiamo.
Si parla del portale del sommerso, di sicurezza nei luoghi di lavoro. Questo è un grande tema, che, a mio avviso, andava affrontato in maniera diversa. Mi rammarico, lo voglio dire, con grande stima e rispetto per il lavoro del Ministro Orlando, però, nel campo del lavoro, il rapporto tra il Governo e il Parlamento non è così fluido così come quello tra il Ministro e la sua maggioranza, perché su grandi interventi non siamo stati mai ascoltati. L'ho detto al Ministro anche quando ho avuto occasione di averlo in Aula per il question time, ma non mi pare abbia riscontrato successo e, quindi, mi auguro che rimanga agli atti.
L'altra grande questione sulla quale mi soffermerei pochi secondi è quella della famosa società “3-I”: non vorrei - la dico in maniera molto banale - che mettessimo in campo un “Grande fratello” che non produce effetti rispetto al tema della sicurezza e a tutto quello che questa società si prefigge di fare. Ho timore che non solo, forse, l'Istat poco c'entri nel rapporto tra INPS e INAIL, ma dico anche di fare attenzione, perché i dati dell'INAIL sono dati, non sensibili, di più!
Quindi, anche da questo punto di vista, mi farò carico - l'ho già detto in Commissione, non avendo potuto lavorare sul provvedimento - di presentare un ordine del giorno e chiederò, poi, al Governo conto di quello che verrà fatto. Qui, infatti, si parla soltanto di consigli di amministrazione, di presidenti, ma non capisco bene dove si voglia andare a parare, perché, ripeto, è vero che una banca dati complessiva può essere utile anche per quanto riguarda la sicurezza nei luoghi di lavoro e non solo, ma penso anche che bisogna stare attenti alle norme che, comunque, garantiscono non agli istituti, ma alle persone la riservatezza dei propri dati.
Poi si interviene in tante altre questioni, passiamo dalle ZES al Giubileo; si interviene sui reati ambientali. Questo, per esempio, è un altro tema che a me sta molto a cuore. Nella scorsa legislatura, con il presidente Bratti, presentammo una modifica al codice penale, perché si introducesse, appunto, il reato ambientale. Quindi tante misure, passando per i porti, il trasporto pubblico locale e via seguitando. Dico tutto questo per far notare, ancora una volta, quanto poco tempo abbiamo avuto per lavorare su un provvedimento così complesso e per poter dare una risposta, probabilmente, più esaustiva attraverso questo provvedimento.
Quindi, ancora una volta, voglio dire alla sottosegretaria e al Presidente di valutare seriamente la grande questione del rapporto tra Governo e Parlamento, la grande questione tra la maggioranza che sostiene il Governo e il Governo stesso. Non è più accettabile, per quanto ci riguarda, su un provvedimento di tale complicanza, poter e dover lavorare soltanto qualche ora. È mortificante, non per noi che, comunque, siamo stati in Commissione e abbiamo fatto il nostro mestiere - non potevamo fare diversamente - ma per il Parlamento, per la Repubblica italiana, perché ricordo a me stessa che, malgrado ci sia stato un tentativo continuo di modificare la Costituzione - e continuiamo anche in questa legislatura -, non mi pare che ancora ci sia stata una modifica verso un sistema presidenziale. Siamo ancora una Repubblica parlamentare e, se ancora questo Paese è una Repubblica parlamentare, peraltro fondata sul lavoro, si dice, non capisco come sia accettabile poter avere soltanto poche ore per intervenire su una parte importante del lavoro del nostro Paese, che è quello pubblico, ma, più in generale, con riferimento a tanti provvedimenti che ho voluto soltanto enunciare per capitoli, perché, altrimenti, avrei dovuto utilizzare troppo tempo che, invece, voglio lasciare alla discussione generale. Consentitemi di dirlo: voglio lasciarlo alla discussione generale anche per le opposizioni, perché questa è una Repubblica parlamentare, è un bene che ci sia un'opposizione rispetto al Governo e, come ho già detto all'inizio, la decisione di abbandonare la seduta delle Commissioni l'ho compresa oggettivamente: non abbiamo avuto tempo noi, che pure sosteniamo la maggioranza, e ci siamo indignati, figuriamoci se fossimo stati all'opposizione; parlo dei colleghi di maggioranza. Quindi, li ringrazio per l'atteggiamento, comunque, che hanno tenuto e sono sicura che daranno un contributo anche in questa sede. Concludo qui la mia relazione (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo.
ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, ci rinuncio.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Trano, che però mi pare non sia ancora giunto, quindi si intende che vi abbia rinunciato.
È iscritta a parlare la deputata Di Giorgi. Ne ha facoltà.
ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, Presidente. Questo decreto-legge è un provvedimento di grande rilievo, perché contiene misure davvero significative per l'attuazione del PNRR, come bene hanno detto i nostri relatori e, in particolare, per il mondo della formazione e dell'alta formazione. Abbiamo visto che le disposizioni del decreto riguardano tanti altri settori, però riguardano molto l'università e la ricerca, l'istruzione, anche qualcosa sui beni culturali e lo sport.
In questa sede io mi soffermerò sui principali contenuti delle disposizioni di competenza della mia Commissione, la VII, cultura, scienza e istruzione, quindi, in particolare, università, ricerca, alta formazione e istruzione. Ricordo che in questo decreto è contenuta una delle riforme più importanti della scuola italiana, quella relativa al reclutamento e alla formazione degli insegnanti. C'è anche l'istituzione della scuola di alta formazione che questo ambito dovrà seguire, quello, appunto, della formazione degli insegnanti, e, per quanto riguarda il Ministero dell'Università e della ricerca, in questo decreto è contenuta una parte della riforma del reclutamento per l'università, una sorta di stralcio che anticipa la legge, di cui noi già abbiamo discusso qui e che abbiamo approvato, relativa, appunto, al reclutamento per l'università, legge che è ancora in discussione al Senato. Le scadenze del PNRR hanno fatto sì che si dovesse accelerare e, quindi, la parte relativa al reclutamento e anche quella relativa agli assegni di ricerca, molto interessante per tanti soggetti, per i tanti nostri giovani delle università, è stata trattata in questo decreto. Quindi, è di grande interesse per il nostro mondo e per coloro che, in Parlamento, si occupano di questa materia.
Voglio aggiungere qualcos'altro, Presidente, considerato che, appunto, in quest'Aula non sempre e non spesso - anzi, direi raramente - si parla di istruzione, di ricerca e di università. Voglio informare i colleghi sullo stato di attuazione delle riforme per la scuola su cui l'Italia si è impegnata. Noi abbiamo 6 riforme da fare, come bene sa anche il sottosegretario, che ha tanto seguito questo provvedimento. Sono appunto 6 le riforme che la scuola ha in campo, importantissime per cambiare gli assetti del sistema formativo italiano. Oltre al reclutamento, quindi, e alla scuola di alta formazione, contenuti in questo provvedimento, sarà attuata, nel PNRR, la riforma degli ITS. Siamo già avanti su questo, al solito. Questa Camera l'ha già discussa e già approvata. È stata già discussa anche al Senato e tornerà qui, ma non la modificheremo più, come sappiamo, e, quindi, anche qui c'è una riforma già pronta, che è quella degli ITS, ossia degli istituti tecnici superiori, un segmento della riforma del sistema del sapere in Italia molto richiesto e molto inquadrato nelle logiche che anche dall'Europa ci vengono richieste. Quindi, il territorio che si confronta con la scuola.
Ancora, un'altra riforma è quella dell'orientamento scolastico, un'altra riforma importante prevista nel PNRR. Si tratta di supportare gli studenti nella scelta del loro percorso di studi, per valorizzare le materie STEM - quanto ne abbiamo parlato di questi tempi? - e per provare a recuperare le energie di tutti quei giovani che, in questo momento, non studiano e non lavorano e che nel nostro Paese, Presidente, sono oltre 2 milioni, nella fascia 14-25 anni. È un dato che fa rabbrividire. Quindi, l'orientamento è molto importante e in Italia sull'orientamento non si è mai lavorato abbastanza. In occasione del PNRR, l'orientamento sarà molto centrale e, quindi, sarà anche finanziato, perché per fare un orientamento serio c'è bisogno, come al solito, di risorse. C'è sempre bisogno di risorse: il mondo della scuola ne ha sempre avute troppo poche e, devo dire, che anche in questo provvedimento non è che poi abbiamo fatto un capovolgimento rispetto a questa questione.
Concludo la parte relativa alle riforme, perché mi interessa trattare qui anche di altre due riforme del pacchetto PNRR scuola: c'è quella dell'istruzione tecnica e professionale, che è un'altra cosa; non confondiamola, colleghi e chi ci ascolta, con gli ITS. Questa, è scuola secondaria, una scuola secondaria che non ha niente a che vedere con gli ITS, che, invece, sono formazione superiore di natura terziaria, che arriva dopo il conseguimento del diploma. Qui, invece, c'è l'altra riforma dell'istruzione tecnica e professionale e questa riforma deve allineare il curriculum previsto da questi istituti di scuola secondaria, appunto, alla domanda di competenze che proviene dal tessuto produttivo del Paese. Anche questa è importantissima, perché sappiamo quanta crisi c'è negli istituti tecnici della nostra scuola secondaria.
L'ultima, poi, è la riorganizzazione della scuola con il nuovo dimensionamento. Anche questa è una riforma importante, legata allo sviluppo di tutte le questioni relative alla scuola, non ultime la denatalità e l'organizzazione delle reti delle scuole. Noi, che ci occupiamo di questo, sappiamo quanto incida l'organizzazione, nella vita delle scuole italiane, dei docenti, del personale che lavora nelle scuole, e anche nelle vite dei ragazzi e nelle vite delle famiglie. Infatti, chiudere una scuola in un paesino di montagna - pensare alle deroghe rispetto a questo - è evidente che incide sulla qualità della vita delle persone. Quindi, anche questa è una riforma che deve dare maggiore elasticità, anche su questa stiamo lavorando e il Ministro Bianchi farà proposte in merito. Sono riforme che arriveranno in autunno e, quindi, in Aula saremo presenti e faremo quanto serve.
Un'altra osservazione preliminare, però, non posso evitare di sottoporla all'attenzione dell'Aula, signor Presidente. Parlo di stupore per quanto è avvenuto al Senato in merito alle coperture di questo decreto - già è stato accennato - proprio in materia di scuola. Si è verificato un fatto che io non ricordo, ossia che sono state cambiate le coperture al decreto già “bollinato” in Commissione bilancio. Questo ha determinato un grave danno per la nostra scuola, perché c'è di fatto un taglio al numero degli insegnanti per i prossimi 10 anni sulla base di previsioni non confermabili a breve periodo. Credo, quindi, che anche su questo punto si dovrà provvedere a sanare questo strappo, per il buon andamento delle relazioni tra Governo e Parlamento. Qui mi rivolgo alla sottosegretaria, che pure ha fatto un grandissimo lavoro, così come i colleghi del Senato ci hanno ricordato e come noi abbiamo constatato.
Quindi, per quanto riguarda il decreto e l'istruzione, noi sappiamo che non è facile intervenire negli assetti del sistema scolastico. Non è facile, ma la sfida che ci è proposta dal PNRR ci coinvolge e ci stimola a fare il meglio per i nostri giovani. Una scuola con docenti preparati e ben selezionati è molto importante. Una scuola anche con docenti ben retribuiti è una scuola che ci aiuta ad affrontare il futuro e che dà speranza a tutti noi e, in particolare, ovviamente, alle giovani generazioni.
Avremmo voluto di più - diciamolo - soprattutto in merito alle risorse per il finanziamento di questo filone di intervento che interessa la parte viva, ossia il personale della scuola, e faremo di tutto per avere le risorse necessarie; come bene veniva ricordato, c'è il contratto, che è già scaduto, come sappiamo.
Questo decreto comunque - e questo lo voglio dire - è un buon inizio per quanto riguarda la riorganizzazione dei percorsi formativi e dell'accesso all'insegnamento. Questo lo dobbiamo dire e noi, come PD, concordiamo molto sull'impostazione. Dobbiamo dire che noi, per quanto riguarda la formazione, siamo ancora l'unico Paese, dopo la cancellazione della FIT, da noi introdotta nella “Buona Scuola” e poi eliminata dal Ministro Bussetti (quindi, c'è una storia antica rispetto alla formazione), che non ha alcun tipo di formazione seria e continua prevista sempre per i propri insegnanti. Il concetto, di origine gentiliana, sostanzialmente, è che chi sa, sa anche insegnare. Se conosco bene la materia, allora la so anche insegnare. Non è così. C'è bisogno di una particolare formazione per imparare a fare gli insegnanti. Posso essere il più bravo di tutti nella mia materia, ma poi posso non riuscire a trasmetterla ai miei allievi. Il precedente è un assunto smentito dalla letteratura internazionale e nazionale. Quindi, è su questo che il decreto interviene reintroducendo un percorso per acquisire le competenze professionalizzanti di base, e su questo il Partito Democratico è d'accordo con il Ministro Bianchi, che qui voglio ringraziare per la passione e l'impegno profuso in questi passaggi, così delicati, della riforma del sistema scolastico nazionale.
Noi abbiamo cercato, con i nostri emendamenti in Senato, accolti dalla maggioranza, di rendere questo percorso realmente formativo, e non una somma di CFU, perché c'è anche questo rischio, ossia che ci sia una somma di corsi e di sottocorsi che, in qualche modo, vadano a creare un assetto di formazione. Bisogna chiarirsi definitivamente sul fatto che la formazione è importante e, quindi, una formazione fatta non bene non va bene, come si dice. Quindi, bisogna mettersi a fare qualcosa di serio, e noi riteniamo che questo sia effettivamente qualcosa di serio e che sia necessario, però, investire su questo aspetto, ossia su risorse e intelligenze. Io, anche su questo punto, aggiungo una cosa: non tutto il Governo, escluso il Ministero dell'Istruzione, sembra condividere questa opinione relativamente alla necessità di risorse, e la fatica per destinarvi le risorse necessarie ne è la prova.
Proprio su questo aspetto delle risorse, ancora una volta, l'intervento del decreto è un po' deludente. Lo diciamo con chiarezza al Presidente del Consiglio, con il quale ci ripromettiamo di interloquire durante le fasi preparatorie della legge di bilancio, con la quale sarà necessario recuperare alcuni aspetti connessi al finanziamento permanente di queste misure. Come dire, il PNRR finirà e allora, se creiamo un assetto e se ci viene richiesto di fare alcune riforme, a queste riforme poi dovremo dare le gambe per camminare. È proprio un impegno forte del Governo, al di là e al di fuori del PNRR, che noi richiediamo. Il Partito Democratico è sempre in prima fila in queste richieste che servono al nostro Paese. È negli anni a venire che sarà necessario proteggere il sistema della formazione.
Si migliora, dunque, la qualità del sistema educativo e si introducono requisiti più rigorosi per l'accesso all'insegnamento, una limitazione all'eccessiva mobilità e la valorizzazione ai fini della progressione di carriera, si prevedono i famosi 60 CFU, eccetera.
Presidente, dato che consegnerò la relazione mi limiterò a parlare soltanto delle questioni che mi interessano di più.
La finalità, quindi, è quella di elevare la qualificazione professionale dei docenti delle scuole, secondarie e non solo, basandola su un modello formativo strutturato e raccordato. Il nuovo percorso ha l'obiettivo di sviluppare e accertare - questo è importante - nei futuri docenti ciò che è necessario per realizzare una scuola diversa. Noi la vogliamo diversa questa scuola, lo diciamo, ma dobbiamo darle gli strumenti per diventare diversa, più inclusiva, più coinvolgente. Quindi, servono competenze culturali, disciplinari, pedagogiche, psicopedagogiche, didattiche e metodologiche, specie quelle connesse all'inclusione e alla partecipazione degli studenti ai nuclei basilari dei saperi e ai traguardi di competenza fissati per gli studenti stessi.
La formazione iniziale è completata da una formazione continua obbligatoria e, per tale obiettivo, come si diceva, si istituisce la Scuola di alta formazione. Questa è la seconda riforma, chiesta sempre all'interno del PNRR, che in questa fase viene introdotta. Sappiamo che, per portare avanti questa riforma, è previsto il coinvolgimento di INDIRE, l'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca del Ministero dell'Istruzione, e dell'INVALSI. Quella che vogliamo è una scuola moderna, una scuola che abbia ambizioni, grazie a questi fondi, e una scuola che vogliamo sia pronta a rispondere alle sollecitazioni di questo mondo complesso. Al centro ci sono i ragazzi. Ogni tanto ce lo dimentichiamo e non sempre riusciamo a trasmetterlo bene ma questo è un mondo che spesso li respinge. Questi ragazzi si confrontano con una realtà complicata, con protezioni sempre minori e con sicurezze sempre meno garantite a causa di un'evoluzione troppo convulsa dell'economia, della globalizzazione, della rivoluzione tecnologica. Sono spesso vittime di Internet e nelle scuole non insegniamo abbastanza come fare a navigare senza essere avviluppati e uccisi, proprio uccisi, qualche volta, dalla rete. Poi, le crisi sociali, ambientali e anche le crisi di valori. Fare l'insegnante è sempre più difficile perché è un mondo che corre, che cambia velocemente. Anche i ragazzi cambiano, di anno in anno, e hanno però antenne sensibili, hanno bisogno di risposte, di tante risposte che gli adulti e le famiglie non hanno neanche per loro stessi. Questa allora è la sfida della scuola, la sfida del docente che deve supportare questi percorsi. Ciò che serve è dare ai giovani gli strumenti per interpretare, per capire, per pensare, per scegliere; non risposte ma metodo. Se questo era necessario farlo sempre, anche con le precedenti generazioni, in un mondo che comunque era più statico, meno vorticoso, certamente questa è la base del nuovo modello pedagogico che dobbiamo proporre ai nostri studenti ed è su questo quindi che dobbiamo formare i docenti. Quanto è importante la riforma della formazione e quanto è importante il reclutamento di queste persone che dovranno andare a confrontarsi con queste difficoltà! Questa riforma ci prova e, dobbiamo dirlo, nonostante le carenze dà alcune risposte. La grande carenza, comunque e sempre, è determinata dalle risorse che sono, non mi stancherò di dirlo, troppo poche. Non si risparmia sulla scuola - vorrei dirlo al Presidente del Consiglio al Ministro dell'Economia - pena la marginalizzazione del nostro sistema scolastico e, cosa molto grave, l'insoddisfazione del nostro corpo docente.
Voglio intervenire anche su questo che è laterale, diciamo così, in questa fase. Il corpo docente, di fatto, la formazione se la deve pure pagare. Quindi, anche questo è un tema su cui torneremo e su cui vorremo lavorare anche nella prossima legge di bilancio. Noi chiediamo uno sforzo di formazione a questi nostri docenti, chiediamo loro, giustamente, una formazione continua anche dopo, mentre lavorano, oltre alla formazione, più significativa, che richiediamo in fase di accesso. A fronte di tutto questo, dobbiamo capire che non ci possono essere scappatoie e si deve parlare anche e sempre del contratto. Vedo qui la collega Polverini, alla quale dico, a proposito del contratto, che bisognerà ovviamente occuparsi anche di questo, della questione della retribuzione degli insegnanti italiani. Non ci possono essere scappatoie, dicevo. I dati, meglio di qualsiasi frase, danno la misura del nostro ritardo rispetto all'Europa. Il collega Fassina, da economista, parla sempre di dati, perché sono gli unici elementi che contano. Gli stipendi dei nostri docenti sono del 15 per cento inferiori a quelli dei docenti dell'area OCSE. Sono dati OCSE, non mi sto inventando nulla. In Italia - non la faccio tanto lunga - un insegnante percepisce, mettendo insieme una serie di dati, una retribuzione del 13 per cento in meno rispetto a quella dei colleghi dei Paesi OCSE e del 12 per cento in meno rispetto a quella dei colleghi dei Paesi europei. Devo aggiungere altro? Io credo di no. Oltretutto, il rapporto dell'OCSE non si limita ai confronti internazionali ma offre anche una significativa comparazione, all'interno dello stesso Paese, tra gli stipendi dei docenti e quelli dei lavoratori con pari livello di istruzione. Gli insegnanti, nei diversi gradi di insegnamento, hanno il diploma di laurea, come sappiamo. Pertanto lo stipendio degli insegnanti è stato confrontato con la retribuzione di altri professionisti con il medesimo titolo di istruzione universitaria. Dal confronto emerge che in Italia, a parità di titolo di studio, gli insegnanti risultano retribuiti molto meno rispetto ai colleghi degli altri comparti. Credo che non ci sia da aggiungere altro. C'è bisogno di un impegno eccezionale del Governo per colmare questo gap che ci colloca fra gli Stati meno credibili in merito alla valorizzazione degli insegnanti. Alcuni segnali in questo testo sono presenti, vale a dire gli incentivi per la formazione, ma certo non può essere sufficiente una misura di questo tipo rispetto alle esigenze di aggiornamento e di formazione specifica che si richiedono agli insegnanti. C'è da fare di più.
Qui giungo all'altro tema che mi interessa molto: non bisogna toccare la card dei docenti. So che c'è stata una battaglia all'ultimo sangue rispetto a questo tema e sappiamo che per due anni ancora è stata mantenuta. Questo è ciò che ci giunge dal Senato. Credo che su questo davvero dovremo fare molto di più. Oltretutto, anche personalmente avevo contribuito a proporla e a farla approvare dal Governo della precedente legislatura. Quella card è un supporto, sicuramente un supporto moderno e interessante a cui i nostri insegnanti si sono abituati. Questo “attacco” alla card francamente non ce l'aspettavamo e vorremmo che fosse ripristinata.
Ancora qualche nota, Presidente, relativamente all'università, alla ricerca e all'alta formazione artistica, musicale e coreutica, non perché non siano significative ma perché il tempo sta scadendo; pertanto, intendo consegnare la mia relazione.
Anche per università, ricerca e alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) il decreto introduce importanti innovazioni e riforme, a partire dall'accesso alla carriera universitaria. Abbiamo detto che è stata stralciata dal provvedimento la parte relativa ai ricercatori. Il provvedimento rimane in essere e verrà completato perché la legge di bilancio ha previsto molte risorse, quindi dobbiamo assolutamente approvarlo. Però, dati i tempi necessari all'approvazione - la scadenza è il 30 giugno - la ministra Messa è stata indotta ad accelerare e a stralciare dal provvedimento la parte relativa al reclutamento nell'università dei ricercatori di tipo A e B, che si trasformano in ruolo a esaurimento, e all'abolizione degli assegni di ricerca. La stessa Ministra, in audizione, ha riferito che si impegnerà perché la legge vada avanti e noi su questo vigileremo. Qui introduciamo un'unica figura e questa è l'altra grande riforma dell'università presente in questo decreto.
Per questo abbiamo detto dall'inizio che questo è un decreto molto importante per il settore. È quindi previsto il cosiddetto meccanismo della tenure track, ossia la garanzia e la certezza della progressione, della durata complessiva di 6 anni, ma che può portare al ruolo di professore già a partire dal quarto anno, non appena superata l'abilitazione scientifica. Quindi, vi saranno più docenti e più docenti giovani e si ridurranno i tempi del preruolo attuale - sappiamo qual è la situazione nelle nostre università -, quindi si realizza, sostanzialmente, in questo decreto - è questo il tema - la cancellazione delle figure precarie, sia quella del ricercatore a tempo determinato, sia soprattutto quella del cosiddetto assegnista di ricerca, una figura atipica e intermittente. Nel decreto si cancella questa tipologia di precari e, al suo posto, viene introdotto un vero contratto di ricerca, con tutte le tutele del lavoro subordinato, a partire da quelle più simboliche ed essenziali, quali la malattia e la maternità. Quindi, questo è un passaggio enorme per i nostri giovani dentro l'università. Qualcuno dice che però i contratti costano molto di più e potremo avere meno assegni di ricerca, quindi meno persone impegnate nel mondo della scuola; per carità, può darsi che questo sia vero, ma c'è una modalità per far sì che ciò non accada, ossia destinare più risorse all'università. Le università, nella loro autonomia, possono decidere di attivare più contratti. Io credo che, da questo punto di vista, la motivazione che, se si lavora, si lavora male e si pagano peggio le persone, sia inascoltabile e quindi, da questo punto di vista, penso che non si debba assolutamente più tornare indietro dal cammino intrapreso. Quindi, queste norme segnano davvero un nuovo inizio e possono riappassionare alla ricerca una moltitudine di talenti, oggi sfiduciati; si tratta di tanti ragazzi. Devo dire che questo provvedimento e l'idea di poter cambiare, in questo modo, il mondo dell'università è dovuto a un emendamento, che rivendico, del PD, del collega Verducci, accolto dalla maggioranza e condiviso dalla Ministra, che ha portato a questo nuovo assetto. Quindi, diamo valore al lavoro della ricerca.
A questo punto, parliamo anche di un altro aspetto, che mi sta molto a cuore, di cui non si parla abbastanza, che è quello dell'AFAM. Si tratta dell'AFAM in questo decreto, dei docenti dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica ed è stata introdotta, anche per loro, la figura del ricercatore, che da tanto era richiesta, in questo mondo. È un tema su cui ci siamo ampiamente spesi e che fortunatamente è stato del tutto sdoganato finalmente, però dobbiamo rilevare, al solito, che le coperture finanziarie per la ricerca artistica sono ancora assenti. I ricercatori potranno, sì, fare ricerca e insegnare per il 50 per cento dell'orario, ma è impensabile che queste nuove figure di ricercatori debbano essere acquisite a costo zero e solo al prezzo della conversione di cattedre - non entriamo nel merito, ma questo è il nodo -, quindi anche su questo fronte c'è bisogno di un nuovo intervento e credo che ci sia una grande disponibilità, da parte della Ministra, a trattare con noi, con il Parlamento, su questa materia. L'ultimo punto, che riguarda l'alta formazione artistica, è probabilmente quello più dirimente: si va verso un cambio delle regole sulla mobilità - è un tema molto richiesto e molto sentito all'interno del mondo dell'AFAM - e le modalità, per quanto riguarda la mobilità, dovrebbero diventare più simili a quelle del mondo universitario. Però, poi ci si ferma lì, mentre è evidente che tutto quel mondo di docenti dell'AFAM richiede un'altra cosa: se le regole devono essere - e sono - quelle dell'università, perché è evidente che quel tipo di formazione è assolutamente simile e del tutto sovrapponibile a quella dell'università e che, allora, si dovrà parlare anche di uguali retribuzioni per questi docenti, perché la differenza ancora, rispetto ai docenti universitari, è davvero significativa. Dunque, c'è una sorta di allineamento solo parziale al sistema universitario e questo non è accettabile. Anche a questo proposito, il Partito Democratico presenterà un ordine del giorno e lavorerà perché in legge di bilancio si trovino le risorse necessarie, poiché questo gap in effetti non è più molto tollerabile ed è anche poco spiegabile e comprensibile. Quindi, vi è una svolta decisiva per le modalità di inserimento dei ricercatori nel sistema dell'università e dell'AFAM. Dunque, sono novità sostenute da investimenti straordinari, quelli - come abbiamo detto - del PNRR. L'impegno che dobbiamo assumere, colleghi e Presidente - lo dico anche alla sottosegretaria -, oltre che rispettare i tempi previsti dal PNRR, è completare gli interventi di riforma con l'approvazione dei disegni di legge parlamentari, assicurando la sostenibilità e utilizzando risorse sostenibili. Ritorno sul provvedimento del reclutamento dei ricercatori, da cui appunto è stato fatto questo stralcio, perché ricordo che la legge di bilancio ha destinato 40 milioni per le progressioni di carriera dei ricercatori e dei tecnologi di ruolo, anche negli enti pubblici di ricerca, figure che in questo decreto non vengono trattate, ma che invece erano state trattate, con tutte le questioni – lo ricordo - relative alla mobilità fra enti e università. Quindi, è un provvedimento complesso, che va assolutamente ripreso e, in questo senso, abbiamo un impegno della Ministra. Qui si tratta soltanto dei due temi che ho trattato, che sono quelli del reclutamento e dell'abolizione degli assegni di ricerca. Pertanto, l'approvazione di questo disegno di legge - concludo, Presidente - rappresenta una tappa importante per il rafforzamento del sistema dell'università, che genera rilevante valore pubblico.
Devo ringraziare la Ministra Messa per il lavoro svolto, per la sensibilità dimostrata e per l'accoglimento di tante richieste giunte dal Parlamento. Quindi, noi chiediamo stabilità futura per queste riforme e questa può essere garantita soltanto da un Governo che progetta a lunga scadenza e che comunque si impegna - auspichiamo lo faccia nella prossima legge di bilancio - per gli anni futuri.
Il PNRR è complesso e deve trasformare il nostro Paese; il Governo ed il Parlamento, quindi, non possono perdere questa occasione unica, che consentirà di avviare la transizione necessaria per la nostra crescita. Il raggiungimento di questo obiettivo è vitale per la formazione, per la scuola, per l'università e la ricerca: questi sono settori trainanti, senza lo sviluppo dei quali sarà impossibile vincere la sfida che abbiamo davanti a noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Trancassini. Ne ha facoltà.
PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretaria Sartore. Noi siamo molto preoccupati e il mio intervento cercherà di trasmettere a voi le motivazioni di questa enorme preoccupazione, che Fratelli d'Italia, in maniera molto responsabile, vive e che crede sia un tema centrale di questa discussione.
Stiamo parlando del PNRR e, secondo noi, ultimamente lo facciamo anche con troppa superficialità: pensiamo che sia la soluzione di tutto. Siamo passati dalla fase in cui sembrava che, l'indomani mattina, venissimo riempiti di miliardi a una fase un po' più cauta, ma, secondo noi, non c'è la percezione dell'importanza della sfida e, soprattutto, di quello che essa rappresenta nella realtà.
Signor Presidente, noi stiamo giocando con il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti, perché il PNRR è in gran parte debito, che si aggiunge a tutto quello che abbiamo. Allora, io penso – mi rivolgo al sottosegretario e all'onestà intellettuale che la contraddistingue - che noi ci dovremmo porre adesso una domanda: stiamo modernizzando questo Paese? Lo stiamo dotando delle riforme di cui ha bisogno? Gli stiamo dando le infrastrutture che servono? Siamo perfettamente in linea con quella che è la sfida? A me non pare. E, più passa il tempo, più mi sembra che noi scantoniamo dalla sfida, perché voi tirate a campare e, più si tira avanti a campare, meno si tiene conto di obiettivi così ambiziosi.
Vede - mi rivolgo a chi, come lei, come le ho detto, è onesto intellettualmente -, potrei sfidarvi e chiedervi se nella prima occasione in cui riavremo - probabilmente nel pomeriggio - una scolaresca che viene qui avreste il coraggio di alzarvi in piedi, guardarli negli occhi e dire: noi vi stiamo dando un Paese migliore, voi avrete una montagna di debiti, ma avrete servizi efficienti, avrete scuole efficienti, avrete quella Nazione che noi siamo in grado di costruire per voi, in questo momento, con il nostro dibattito politico e con la nostra attività politica. Io sono convinto che nessuno è in grado di farlo. E sono anche convinto che, se in quelle scuole, magari, ci fosse qualche nostro figlio o qualche nostro nipote, chineremmo la testa, perché c'è la piena consapevolezza che noi stiamo andando fuori strada. E questo è molto grave, perché noi stiamo parlando di miliardi, stiamo parlando del futuro della Nazione, stiamo parlando dei debiti dei nostri figli e dei nostri nipoti. E tutto questo avviene - e questo è intollerabile - non perché la classe politica sia totalmente inadeguata, dico totalmente perché per la verità un po' di inadeguatezza c'è; la verità è che c'è questa continua mediazione al ribasso, che, associata alla assenza totale di confronto politico, fa sì che tra il bianco e il rosso vinca sempre l'acqua. E anche questo è totalmente intollerabile.
L'ulteriore e ultima scissione del MoVimento 5 Stelle, di cui oggi abbiamo avuto l'ultima scossa di assestamento con il passaggio dell'ex Ministra Azzolina, ma insomma i sismologi segnalano che lo sciame non dovrebbe essere terminato, certo non aiuta, perché l'ulteriore frammentazione è l'ulteriore mediazione, è l'ulteriore bisogno di dover dire «questo l'ho fatto io», è l'ulteriore bisogno di dire «questo non è passato perché non l'ho fatto passare io». Questo non è proprio da Governo dei migliori, questa certo non è la strategia migliore per raggiungere gli obiettivi. E vede, se uno fa attenzione a quanto è stato detto dalla collega che mi ha preceduto, si usano dei termini, che sempre pensando ai nostri figli e i nostri nipoti, li dovrebbero far rabbrividire. Quando io sento: «questo decreto non risolve proprio, però ci prova». Ci prova? Collega Di Giorgi, certo, noi ci proviamo, no? Tanto ballano 190 miliardi, balla il futuro dei nostri figli, ci stiamo provando! E che problema c'è se la prova va male, ci sarà un'altra prova, ce ne sarà un'altra! Ma io dico, rendiamoci conto anche dell'uso delle parole, perché qui il problema è che noi non ci rendiamo conto dell'importanza della sfida e dell'assoluta inadeguatezza dell'approccio a questa sfida, perché l'approccio è il tirare a campare, è la stabilità. Quale stabilità chiede il Partito Democratico? L'ha detto in conclusione la collega: «perché noi dobbiamo raggiungere l'obiettivo della stabilità». Ma non sarà che i nostri figli, a noi, da un punto di vista della modernizzazione del Paese, ci chiedono la rivoluzione? Ci chiedono una totale “inversione a U” rispetto alla burocrazia, rispetto ai trasporti, rispetto alle semplificazioni. I nostri figli, i nostri nipoti vogliono una rivoluzione in questo senso. E io penso che sia da brividi sentir dire che noi dobbiamo stabilizzare quello che c'è oggi. Eppure lo dite con una serenità, con una tranquillità che a noi fa venire i brividi, perché noi avevamo immaginato quella del PNRR come una stagione di confronto, in cui una forza di opposizione come la nostra era pronta a mettere sul tavolo le proposte, anche quelle più importanti, provenienti dai territori. E invece, sin dall'inizio, avete scelto, come ho già detto, di tirare a campare: riforme al ribasso, opere al ribasso. E troviamo sempre di più che il confronto politico langue. Non c'è la volontà, non c'è nemmeno la capacità e non c'è nemmeno l'umiltà per affrontare un sereno dibattito politico.
E allora vede, ne possiamo già raccontare tanti, di aneddoti, ma se proprio volessi rimanere nel mio campo, nella mia Commissione bilancio e nel mio territorio, la vostra grande lungimiranza, la vostra straordinaria capacità di guardare lontano, la vostra straordinaria capacità di girare le spalle ai nostri figli e ai nostri nipoti e di guardare alla vostra stabilità, hanno fatto sì che, nell'ultimo provvedimento nel quale abbiamo avuto la possibilità di emendare, mentre noi chiedevamo con un emendamento di fare e mettere in cantiere la ferrovia Roma-Rieti-Ascoli Piceno, voi approvate un emendamento sulle bande musicali. Ecco, questo per dare un piccolo esempio, potrei ovviamente darvene moltissimi ma li conoscete benissimo, su quello che è, è stato e purtroppo - per questo siamo molto preoccupati - continua ad essere l'approccio.
E poi sono preoccupato per come viene trattato questo argomento. Non ci dimentichiamo che il PNRR è venuto in Aula nella sua ultima stesura, quella che poi è stata portata in Europa, e noi abbiamo discusso in Aula un'ora e tre quarti, e continuiamo in quella direzione. Ringrazio i colleghi Fassina e Polverini per aver stigmatizzato quanto accaduto in Commissione, però io, colleghi, non penso che sia un caso, tutto questo. Questa è una strategia, è una chiara strategia. Ma non è solo una strategia per esautorare sempre di più il Parlamento, è la strategia del bavaglio, è la strategia di non disturbare il manovratore. Non si può disturbare il manovratore: questa era la prima versione; poi siamo arrivati a quella che - chi ha la mia età la ricorderà - era la scritta che c'era sull'autobus: «non si deve disturbare il manovratore», «non parlare al conducente». E il «non parlare al conducente» è andato in scena giovedì, quando siamo stati chiamati, da un momento all'altro, a discutere di un provvedimento - questo pure ce lo dobbiamo dire - che non c'era, perché non c'era il testo, quindi senza testo, senza tempo, senza prospettive, cioè il niente! Siamo passati dalle rappresentazioni sceniche nelle quali possiamo parlare, possiamo scrivere, possiamo dire in tempi ristretti e contenuti quello che vogliamo (per la verità non tanto, poi ci arriverò), all'ultimo capitolo nel quale possiamo venire, stare, ma non parlare: cioè, siamo al teatro dei mimi! Capisce che c'è da preoccuparsi se va in scena il teatro dei mimi per il tema più importante di questa Nazione? Le riforme, le prospettive, le infrastrutture, il PNRR. E credo che un'altra domanda che noi dovremmo porci e che vi poniamo, per cercare anche di scuotervi e un po' richiamarvi alle vostre responsabilità, sia: come sta cambiando la Nazione? Noi siamo in pieno PNRR, perché noi continuiamo a parlarne come di una cosa che deve arrivare, ma il PNRR c'è adesso, si sta lavorando adesso nei comuni, nelle regioni. Noi stiamo tentando di costringervi, comunque, a un minimo di confronto in discussione generale, ma questa Nazione, in questo momento, come sta cambiando? Che percezione hanno, oggi, i nostri imprenditori, i nostri ragazzi, gli investitori stranieri? Gli altri Stati ci guardano e ci vedono che stiamo cambiando, che abbiamo finalmente capito qual è la strada, oppure ci stiamo sempre di più dando quella stabilità che tanto serve e chiede il Partito Democratico, ma che secondo noi è l'antitesi della prospettiva di questa Nazione? E in tutto questo - sembra che sia stato detto dal collega Fassina - non c'è solo la percezione che noi, un po' di questi soldi, non li stiamo mettendo proprio a sistema. Perché noi dobbiamo fare la rivoluzione con quei soldi, non ce lo dimentichiamo. Noi dobbiamo fare le riforme, dobbiamo fare le opere che mancano a questa Nazione, dobbiamo volare alti.
Andate nei comuni a vedere quali sono i progetti, andate nelle regioni a vedere quali sono i progetti. Ma c'è stato qualcuno del Governo che ha pensato che, forse, c'è bisogno che qualcuno controlli l'esercizio dello svuota-cassetti, per evitare che questa corsa a spendere comunque i soldi ci porti magari ad avere comuni isolati, senza scuola, lontani dai servizi, ma con le panchine d'oro? Perché questo accadrà! Non ce lo possiamo permettere ed è di una gravità assoluta. Noi lo vorremmo al centro del dibattito: facciamo una commissione che, magari, due volte a settimana, esamini questi progetti e, magari, dica che questo è un progetto inutile rispetto a quest'altro, che, invece, non ha sufficiente copertura, perché, magari, quello è il sindaco di un comune piccolo e non riesce a far passare il messaggio di quanto sia importante lo snodo che passa per il suo comune. C'è un bisogno enorme di confronto e di guida e voi, in tutto questo, vi fate venire la brillante idea di esautorare il Parlamento, prima, e la Commissione, poi.
Abbiamo registrato la vergogna di questo bavaglio messo all'opposizione e abbiamo scelto di non partecipare. Come ho detto prima - e lo ripeto, signor sottosegretario e signor Presidente -, sono convinto che la differenza fra noi e gli animali sia la parola. Per molti animalisti convinti, molti animali sono migliori degli uomini e noi non possiamo sapere se ci sia soltanto l'istinto o anche la ragione. Quello che sappiamo è che, però, noi abbiamo la parola e che l'esercizio della parola forse sia il momento più alto che noi abbiamo, perché è il momento in cui trasformiamo le idee e le raccontiamo. Abbiamo accettato di tutto: abbiamo accettato un numero indecente di fiducie, abbiamo visto compressi i nostri diritti in Commissione, abbiamo visto l'applicazione di un principio, che principio non è, finalizzato sempre a farci tacere. Su questo, Presidente Rampelli, vorrei che lei comunicasse alla Presidenza e al Presidente Fico che è intollerabile che stia passando un principio che non c'è nei Regolamenti della Camera e nemmeno nella prassi parlamentare, e cioè che ogni decreto debba avere i “segnalati”: emendamenti, poi i segnalati, poi i super-segnalati. Non esiste! Siamo obbligati a farlo in virtù di quale norma? Infatti, già è tanto costringere la maggioranza a mettersi seduta ad un confronto: quando finalmente arriva il momento del confronto, non succede niente, se facciamo una nottata intera per cercare di far arrivare gli emendamenti di questa forza di opposizione. E, invece, no! Con arroganza bisogna segnalare, super-segnalare, indicare e tutto ciò toglie spazio al confronto. Seppure ci siamo piegati, proprio perché pensiamo che la parola sia la cosa più importante che abbiamo e che ci distingue dalle altre specie, se ci togliete anche la parola, non si può fare. In questo decreto, è andata in scena la richiesta al Parlamento, alla maggioranza e alla opposizione, di mimare un confronto politico. Credo sia intollerabile in un tema importantissimo come il PNRR, su temi decisivi e dirimenti, come la mancata stabilizzazione del personale e, a fronte di questo, tante piccole mance - poi parleranno i colleghi dopo di me – e la schiera di consulenti di cui si è parlato. Adesso non mi ricordo chi tra il collega Fassina o la collega Polverini, ma si è parlato del pericolo dei carrozzoni. Ditelo ai ragazzi che vengono oggi pomeriggio, che noi abbiamo questo pericolo: stiamo facendo la rivoluzione in questa Nazione, però, in questo decreto, c'è la preoccupazione che qualche carrozzone ce lo teniamo; anzi, qualche carrozzone lo facciamo diventare anche più grande.
Come dice la collega del PD, basta provarci: ci stiamo provando e, quindi, le future generazioni saranno indulgenti.
Sul passaggio del reddito di cittadinanza, il collega Fassina mi concederà un minuto, perché, come viene raccontato, porta un po' fuori strada. Le battaglie storiche della destra sono state e sono per gli ultimi, sempre. Credo che ce lo siamo detti tante volte. Però, non bisogna far confusione, perché, un conto chi è ultimo e non può che non essere ultimo, un altro conto è chi ha la possibilità di non esserlo e lo è.
Collega Fassina, noi abbiamo una serie di ultimi in questa Nazione, che, in questo gioco di contrapposizione “reddito sì, reddito no”, non fanno parte nemmeno del dibattito politico. Infatti, tutti quelli che non possono lavorare, hanno una pensione da fame; tutte quelle persone, che non sono in condizioni di badare a se stesse e magari anche alla famiglia, non hanno alcuna possibilità di lavoro e non vengono minimamente prese in considerazione. A quelli bisogna aumentare la pensione! Bisogna mettere quelli in condizioni di sopravvivere prima e di vivere voi, e agli altri bisogna dare la possibilità di lavorare. Ma il lavoro non lo crea il reddito di cittadinanza e non lo creano nemmeno i navigator, che, come abbiamo visto, in questa fase, pensano solo al loro di lavoro, con grande fatica. Il lavoro lo produce il mondo del lavoro! Allora, fino a che non libererete parte di quelle risorse, per cercare di abbattere il cuneo fiscale e andare incontro a quegli imprenditori, che ancora in questa Nazione tutte le mattine alzano una saracinesca o accendono un camion o, comunque, avviano una impresa, credo che noi non daremo le risposte.
Un altro passaggio, Presidente. A sentire che bisogna evitare di chiudere le scuole nei piccoli centri ho un brivido. Nel 2018, primo decreto sul terremoto, la conversione del “decreto Gentiloni”, denunciai questo pericolo, perché nei piccoli centri succede questo: se non hai un numero sufficiente di bambini, chiudiamo la scuola, indipendentemente dalla geografia, indipendentemente se la scuola sta a 30 chilometri a 40, a 50, se nevica, se è brutto tempo, se c'è la possibilità di tenere pulite le strade. Tutto questo non è nella mia logica, tuttavia, in una deriva dei numeri alla quale abbiamo assistito negli ultimi anni, in qualche modo. poteva essere spiegato. Ma, nel 2018, pensare di chiudere le scuole che stavamo ricostruendo o che avevamo messo in preventivo di ricostruire era una follia, era un cortocircuito. Se lei va a vedere, signor sottosegretario, dal 2018 presento emendamenti per chiedere tregua e pace. Alle 138 comunità colpite dal sisma - almeno a quelle - diciamo che non gli tocchiamo i servizi, diciamo che per i prossimi dieci anni possono stare tranquilli, che possono ancora mettere al mondo i figli in quelle comunità, perché almeno la scuola ce l'avranno: ci sarà la materna, ci saranno le elementari, ci saranno le medie. E, invece, no! Con quei sindaci, oggi - ancora oggi! -, con la scuola che magari è in ricostruzione e che magari vedrà qualche autorevole esponente della maggioranza che andrà a inaugurarla, come è già successo, da una parte, si prende appuntamento per tagliare il nastro e fare la passerella, ma, dall'altra, gli si chiede di sapere i numeri, perché, se non sa i numeri, perde la presidenza, se non ha i numeri, perde la scuola. I comuni dei Paesi colpiti dal sisma da anni chiedono una deroga che, con tanta fatica, con tanta mediazione, con tanta carta, con tante raccomandazioni, alla fine arriva, ma ne parleremo l'anno prossimo. Un politica seria non si sottrae al confronto, capisce l'importanza della sfida del PNRR, non mette il bavaglio all'opposizione e non viene nemmeno qui a dare lezioni con slogan completamente privi di contenuti.
Glielo preannuncio, signor sottosegretario, questa richiesta la metterò in un ordine del giorno, glielo dico prima, senza valutare nessuna opportunità, sul prossimo provvedimento, l'impegno del Governo a non chiudere le scuole e i servizi almeno in quelle comunità. Questo mi aspetto quanto meno dalla sua onestà intellettuale.
C'è un'altra sorpresa in tutta questa situazione, e anche questo deve far preoccupare i nostri giovani: ma ci fate caso che non c'è provvedimento nel quale almeno una forza politica si alzi in piedi e dice: “Questo l'ho fatto io, questa è la mia linea politica”? Fateci caso, non c'è un provvedimento, non c'è nemmeno in qualche caso un emendamento, in cui una forza politica si intesti una partita. Fateci caso, ognuno si intesta o una deviazione o uno stop. Ricordo tempo fa un intervento di un collega che aveva in mano i due decreti.
L'intervento classico degli esponenti della maggioranza in questo ultimo anno è il seguente: “Grazie alla nostra forza politica siamo riusciti a fare questa deviazione. Si andava dritti verso il palo, noi abbiamo fatto la deviazione, e quindi siamo bravi perché abbiamo fatto la deviazione”. Oppure altro intervento: “Stavamo andando dritti contro il palo, ma noi abbiamo messo lo stop, lo stop l'ho messo io”. Siamo alla cartellonistica stradale, mentre forse noi dovremmo fare altro, forse la maggioranza dei migliori dovrebbe tracciare la rotta, condividerla, non avere mediazioni al ribasso, lasciare stare stop e deviazioni, e con forza dire alla Nazione: questa è la strada perché l'abbiamo decisa noi. Ma sa perché questo non può avvenire? Questo non può avvenire perché il Governo non è forte, perché la maggioranza non è coesa. E quanto avevamo ragione noi sul fatto che nei momenti di difficoltà serve un Governo che risponda al popolo e non a una maggioranza parlamentare; quanto avevamo ragione noi rispetto a tutte le vicende del COVID, della pandemia, della guerra, e soprattutto della crisi economica, e soprattutto del PNRR. Oggi servirebbe un Governo forte, non un Presidente del Consiglio forte, perché in questo girotondo in cui tutti dicono tutto ci avete anche molto spesso rubato la scena, perché molto spesso dentro la maggioranza ci sono delle grandi forze di opposizione che improvvisamente accendono il dibattito, magari su un ordine del giorno, e noi rimaniamo tre ore a parlare di un ordine del giorno perché è venuta fuori quella parte politica che si oppone ad un aspetto.
Vorrei dirvi molto chiaro, però, che in questo continuo girare, in questo girotondo intorno a Draghi, alla Nazione è chiarissimo chi sta da una parte e chi sta dall'altra. Non è che basta andare in televisione e dire di essere favorevoli a una cosa e poi votarne un'altra, oppure non votare una cosa e dire che comunque si era favorevoli, un caso su tutti il reddito di cittadinanza. Ancora non sento uno che si alza in piedi e dice: così com'è va bene e io lo vorrei mantenere. Persino nel MoVimento 5 Stelle ci sono delle crepe.
Presidente, questo girotondo intorno a Draghi - con tutto che ho una certa età, il girotondo me lo ricordo, e se lo ricorderà anche la collega Sartore - poi finisce con tutti giù per terra, ma tutti giù per terra ce li avete messi voi, questo deve essere chiaro. Avete delle responsabilità che vi porterete da qui alla fine di questa sciagurata avventura.
Ma c'è un'ultima preoccupazione, e concludo, Presidente, perché in tutto questo si registra un'insofferenza alla discussione, e cioè non è proprio giusto dire che è il Governo che espropria il Parlamento, è il Governo che non dà spazio. È vero, il Governo ha bisogno di far parlare il meno possibile i propri parlamentari, ha bisogno di blindare tutto; avrebbe bisogno quasi di non farli uscire di casa, di non mandarli in televisione, di non fargli fare i comunicati stampa. Credo che Draghi, se potesse rinchiudere tutta la maggioranza in una sorta di Alcatraz senza collegamento né telefonico né di Internet, avrebbe risolto gran parte dei propri problemi. Ma in realtà anche in Parlamento c'è, strisciante, un'insofferenza al dibattito politico. Sta passando la linea per la quale, tutto sommato, c'è la consapevolezza che qui si viene a perdere tempo, e allora perdiamone poco.
E c'è anche, e anche di questo sono molto preoccupato, un'insofferenza al confronto politico. L'altro giorno è successo un fatto che a me ha colpito molto, ma ha colpito molto per la valenza del fatto e anche per chi lo ha fatto. L'ultima giornata della scorsa settimana della Camera, a seguito di un intervento di un collega che aveva spaziato, un po' come ho fatto anche io oggi, il primatista mondiale di lancio degli emendamenti del bilancio, l'onorevole Fiano, il cui record non è stato ancora sfiorato, quella famosa finanziaria in cui lui, democraticamente, lanciando gli emendamenti, si lamentava che questo Parlamento non faceva la terza lettura del bilancio, il primatista mondiale di quel lancio, si è alzato in piedi, ha richiamato il Regolamento e ha chiesto al Presidente della Camera di prendere posizione perché non si può in un provvedimento, in discussione generale, parlare male di un Ministro della Repubblica perché non è completamente attinente al discorso.
Ma questo è molto grave, è molto grave: all'interno di un Parlamento che non parla più, all'interno di Commissioni completamente esautorate, all'interno dell'impossibilità di parlare di temi come il PNRR, l'onorevole Fiano prende la parola e cerca di zittire chi oggi esprime dissenso nei confronti di un Ministro! Questo è un fatto gravissimo, sul quale mi auguro arrivi per davvero la censura. E allora concludo, Presidente: tutta questa nostra preoccupazione speriamo ci permetta, con l'aiuto anche della maggioranza, di aprire una fase di confronto serio sul PNRR, dimostrandovi, almeno da un punto di vista dell'umiltà, di non essere i migliori, perché non lo siete, e nemmeno i peggiori, ma basterebbe anche semplicemente la sufficienza per permettere a noi di confrontarci con voi su questi temi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Flati. Ne ha facoltà.
FRANCESCA FLATI (M5S). Presidente, oggi stiamo discutendo sul cosiddetto “decreto PNRR 2” approvato dal Consiglio dei Ministri il 21 aprile, presentato al Parlamento il 30 aprile ed approvato dal Senato il 23 giugno. Però quella del Senato è stata l'unica lettura di questo Parlamento, e non solo: le Commissioni a cui era stato assegnato qui, alla Camera, non hanno avuto neanche il tempo di leggerlo; non dico lavorarlo, esaminarlo, emendarlo, ma almeno leggerlo. E tutte le forze politiche qui stanno rilevando questa criticità. Presidente, so che lei è sensibile a questo tema, quindi mi permetta di fare un appello alla necessità, ormai sempre più cogente, di consentire al Parlamento italiano di svolgere correttamente le funzioni che gli sono state assegnate dalla Carta costituzionale. Al Parlamento spetta l'indirizzo politico, e deve arrivare da entrambe le Camere!
Ora, tornando al decreto e mettendo da parte le criticità di metodo che ho menzionato, il testo riporta diverse misure volte a migliorare e rendere più fluida l'applicazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che nasce con uno scopo ben preciso, e cioè quello di rilanciare il nostro Paese dopo tutto quello che è stato causato dalla crisi pandemica.
È un Piano che sollecita con forza la transizione ecologica e la transizione digitale, favorendo un cambiamento strutturale dell'economia, il cui sviluppo viene ridisegnato seguendo una nuova visione, sempre più unitaria, e contrastando le disuguaglianze, anche quelle territoriali. Ed è proprio questo uno dei motivi per cui l'Italia è tra i maggiori beneficiari delle ingenti risorse messe a disposizione dal Recovery Fund. Nel nostro Paese, infatti, le diseguaglianze territoriali sono ancora troppo forti e la necessità di superarle non è più rinviabile.
Inoltre, proprio perché parliamo di un ammontare di risorse davvero fuori dal comune - parliamo di una cifra che supera, e di molto, i 200 miliardi di euro -, abbiamo il dovere di porre la massima attenzione nel contrastare gli appetiti mai sazi delle associazioni criminali, appetiti che si risvegliano ogniqualvolta ci siano fondi da spartire. Lo Stato, attraverso tutte le sue componenti, deve vigilare affinché il Piano nazionale di ripresa e resilienza sia utilizzato solo ed esclusivamente nell'interesse dei cittadini e della comunità.
Tra le misure più rilevanti presenti nel decreto ci sono sicuramente quelle volte a promuovere la transizione ecologica, a partire dal bonus idrogeno, che esonera dal pagamento degli oneri generali sul consumo di energia elettrica da fonti rinnovabili in impianti di elettrolisi per la produzione di idrogeno verde. Con la stessa norma si prevede anche che l'idrogeno prodotto non rientri tra i prodotti sottoposti ad accisa, a meno che non sia direttamente utilizzato in motori termici come carburante. Inoltre, grazie ad un emendamento del senatore Girotto, le procedure di abilitazione per i piccoli impianti di idrogeno saranno semplificate.
Il decreto prevede anche il potenziamento dell'attività di monitoraggio da parte dell'Enea sui progetti relativi al superbonus e, in particolare, così come già avviene per il bonus casa, destinato agli interventi di riqualificazione energetica, Enea raccoglierà le informazioni utili alla quantificazione dei risparmi energetici e al monitoraggio degli interventi di natura antisismica.
Andiamo avanti alle successive ed ulteriori misure che sono inserite all'interno di questo decreto. La Missione 5 del PNRR ha come obiettivo coesione e inclusione, che comprende, quindi, il contrasto alle disparità, anche di genere, nell'organizzazione e gestione del rapporto di lavoro. Tuttavia, per dare effettiva applicazione a questo principio, erano necessarie anche delle misure, quindi il provvedimento permette alle amministrazioni pubbliche di attribuire vantaggi specifici al genere meno rappresentato, a patto, però, di utilizzare criteri proporzionati allo scopo da perseguire e adottati a parità di qualifica da ricoprire e di punteggio conseguito nelle prove concorsuali.
Restando sempre in ambito lavorativo, con questo provvedimento nasce anche il Portale nazionale del sommerso che va a sostituire ed integrare le banche dati esistenti, attraverso cui l'Ispettorato del lavoro, l'INPS e l'INAIL condividono gli esiti degli accertamenti ispettivi. A questo scopo sono stati destinati 5 milioni di euro per il 2022 e 800 mila euro a partire dal 2023.
In materia di sistema finanziario, invece, si prevede un anticipo dell'entrata in vigore delle sanzioni per la mancata accettazione dei pagamenti con bancomat e carte di credito. Qualsiasi sia l'importo, il rifiuto di pagamento con carta determinerà, già a partire dal prossimo 30 giugno - e, quindi, non più dal 1° gennaio del 2023 -, una sanzione amministrativa di 30 euro, aumentata del 4 per cento del valore della transazione per la quale è stato rifiutato il pagamento tramite POS. Inoltre, il decreto estende l'obbligo di fatturazione elettronica, che scatterà dal 1° luglio 2022 anche per le partite IVA in regime di vantaggio e in regime forfettario.
Passiamo, poi, alla Missione 6 del PNRR, che ha l'obiettivo di superare gli aspetti critici del nostro Sistema sanitario nazionale, aspetti che sono emersi con grandissima forza proprio durante questi anni di pandemia, dimostrando quanto mai sia urgente allineare i servizi ai bisogni di cura dei pazienti e che questo avvenga in ogni area del Paese. Il “decreto PNRR 2”, quindi, prevede un nuovo modello organizzativo affinché il Sistema sanitario nazionale sia sempre più vicino alle persone e più capillare sul territorio: per farlo, si pone particolare attenzione all'assistenza domiciliare, perché la casa deve essere considerata il primo luogo di cura.
E, poi, a seguire, si punta sull'importanza dell'assistenza territoriale e della medicina territoriale: per questo, è prevista la nascita di 1.350 case e di 400 ospedali di comunità, in modo che possano fornire una risposta integrata ed immediata, soprattutto, al bisogno di salute e di assistenza dei cittadini, in particolar modo quando sono cittadini fragili e vulnerabili, magari sono anziani o affetti da patologie croniche e, in questo modo, sarà possibile tutelare meglio anche donne e bambini. Si punta, poi, a rafforzare anche gli ospedali, aumentando posti letto in terapia intensiva e subintensiva.
Inoltre, visto che ormai sappiamo che la nostra salute è strettamente connessa con quella dell'ambiente e di tutti gli altri esseri viventi su questa Terra, che siano animali o che siano piante, sappiamo bene, abbiamo imparato a sapere che non esiste la salute degli esseri viventi e degli umani dove ci sono ambienti malsani e inquinati. Di conseguenza, il nostro Sistema sanitario nazionale deve dotarsi al più presto di una specializzazione in temi di patologie correlate. È ormai chiaro che un ambiente degradato e inquinato favorisce la diffusione di patologie trasmissibili, ma diventa anche causa primaria e fattore di predisposizione per malattie non trasmissibili, come possono essere tumori e patologie degenerative. Basti pensare agli effetti nocivi sulla salute pubblica dell'inquinamento ambientale di acqua, aria e suolo o agli effetti catastrofici dovuti all'esposizione di sostanze tossiche che, in alcuni casi, sono disperse nell'ambiente addirittura in modo doloso, come accade, per esempio, nelle cosiddette “terre dei fuochi”. Ed è per questo che si parla di principio “one health”.
Sa, Presidente, cosa ci dicono gli studi? L'Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che circa il 25 per cento delle malattie è causato da fattori ambientali e che, ogni anno, le morti premature attribuibili alle conseguenze dell'inquinamento ammontano a circa 7 milioni. Sono 7 milioni di vite che potrebbero essere salvate: praticamente, è come se, ogni anno, perdessimo la popolazione, quasi per intero, della regione Lombardia. E dallo stesso studio emerge che un'efficace attività di prevenzione riuscirebbe ad evitare l'insorgere di numerose malattie e anche a salvare 4 milioni di vite solo tra i bambini.
Con questo provvedimento si istituisce, quindi, il Sistema nazionale prevenzione salute da rischi ambientali e climatici. A proposito di questo, vorrei sottolineare che, come MoVimento 5 Stelle, avremmo preferito parlare di Sistema nazionale di “protezione” della salute, perché la salute è un bene da tutelare e da proteggere, ma non certo da prevenire; semmai, si prevengono le malattie o le condizioni che possono alterare lo stato di salute. Però, purtroppo, come altre, la nostra richiesta è stata rigettata.
Ci sono, poi, anche altre importanti modifiche al decreto, apportate proprio grazie al lavoro del MoVimento 5 Stelle, in materia di istruzione, formazione e ricerca. Una riforma per il reclutamento era necessaria e il PNRR ha dato una grande opportunità: dovevamo coglierla e dovevamo farlo in fretta. Tra le altre cose, sono in arrivo anche 70 mila assunzioni entro il 2024, con l'immissione in ruolo attraverso nuovi concorsi a cadenza annuale. E proprio per la prova scritta dei concorsi, abbiamo impedito che venissero ancora usate le crocette: una modalità che decisamente non è idonea per valutare il merito dei candidati. Quindi, la prova scritta sarà a risposta aperta, consentendo una migliore valutazione e decisamente una valutazione più democratica.
Abbiamo fermato anche i tagli lineari all'organico dei docenti. Invece di ridurre il numero degli alunni per classe, come stiamo provando a fare da diversi anni, addirittura si rischiava di ridurre le classi e, quindi, non solo non risolvere il problema, ma aggravarlo ulteriormente. Però, dopo gli enormi sacrifici affrontati nel corso di questa pandemia, mi chiedo: come si può pensare di chiudere la stagione degli investimenti inaugurata con il Governo “Conte 2” che, finalmente, stava provando a rimettere in campo un po' di risorse, un po' di misure necessarie, che il nostro sistema di istruzione ormai non può veramente più lasciare da parte?
Vede, Presidente, quelli elencati sono solo alcuni degli interventi che abbiamo introdotto. È stato un lavoro molto difficile. C'è da dire che avremmo voluto fare anche molte più modifiche e tanti altri aspetti devono ancora essere corretti, però siamo certi di aver contribuito a migliorare il provvedimento e di aver introdotto elementi di ragionevolezza e di equità. Come sempre il MoVimento 5 Stelle fa la sua parte e, come sempre, nel solo interesse delle nostre comunità.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Elena Murelli. Ne ha facoltà.
ELENA MURELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, sottosegretario, questa è una legislatura difficile tra cambi di Governo, pandemia, crisi economica e guerra. Il Parlamento è stato sempre più esautorato del suo ruolo e, come ribadito più volte anche in quest'Aula, prima, dai colleghi e dalle colleghe, ribadito ai Ministri e ribadito allo stesso Premier Draghi, siamo stanchi che un provvedimento venga analizzato solo da una Camera per poi andare nell'altra solo per becera approvazione.
Tutto il Parlamento, al di là del colore e dell'appartenenza, chiede con grande forza di portare avanti emendamenti che possano in qualche modo semplificare e andare nella direzione di attuare interventi importanti. I Ministri, una volta l'uno e una volta l'altro, non trovano convergenza oppure succede il contrario, cioè i Ministeri avallano l'emendamento, i partiti sono d'accordo ma il Governo non è d'accordo. Questa è una modalità che non va bene, non va bene perché noi siamo agli sgoccioli di questa legislatura molto difficile e complessa, che ci ha visto partecipi di situazioni fuori dalla norma, a partire dalla pandemia e, adesso, la guerra, e con il PNRR tra le mani, con tutti questi fondi tra le mani abbiamo uno strumento che dovremmo usare tutti bene per poter arrivare a intraprendere veramente quel percorso di crescita e di apertura reale che ci viene richiesto.
Al contrario, tutte le volte si ripete la stessa situazione: gli emendamenti vengono proposti, a maggior ragione, in questa particolare fattispecie, con una fortissima convergenza da parte di tutti i partiti, ma solo una parte è stata mantenuta. Quegli emendamenti - parlo del Senato - che sono stati mantenuti hanno, sì, un valore ma ve ne erano tantissimi che avrebbero potuto portare alle cosiddette semplificazioni e sburocratizzazioni. Purtroppo, non hanno potuto essere mantenuti. Non analizziamo il perché ma, sostanzialmente, il motivo è il seguente: se non è il Governo è il Ministero; se non è il Ministero è il Governo. Alla fine, questo Parlamento, deputato a legiferare, si ritrova sul territorio e quando il territorio ci chiede di dar conto del perché non siamo riusciti ad approvare gli emendamenti noi restiamo col cerino in mano. Questo Parlamento non è capace di dare spiegazioni e non può dare delle spiegazioni perché, anche se è un Parlamento deputato a legiferare, praticamente ha la carta ma non ha la matita oppure, se vogliamo, ha la matita ma non ha la carta. Allora, ci troviamo in una situazione, come hanno evidenziato le concluse elezioni amministrative, dove il vero partito vincitore è l'astensionismo. Sì, perché il cittadino non ha più fiducia nella politica e ormai il leitmotiv è: tanto non cambia nulla. Diventa sempre più una realtà, ma non è per volontà del politico o di questo Parlamento ma per volontà del sistema in generale.
Qui parliamo, però, di PNRR, parliamo di miliardi di indebitamento per il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. Dunque, è forse ora di fare anche un'inversione di rotta. Mi permetto di dirlo con tutto il rispetto per il Governo ma questo è un Parlamento di eletti dal popolo e merita rispetto. Cercate di ascoltare e di accogliere quello che proviene da noi, perché siamo portatori degli interessi degli italiani e non di interessi personali. All'interno del provvedimento che ci accingiamo ad approvare, che, come dicevo, essendo in seconda lettura qui alla Camera dei deputati, non ha potuto essere cambiato o migliorato in una sola virgola, ci sono misure abbastanza positive. Mi riferisco, ad esempio, a quelle per gli enti locali, che sono quelli che poi dovranno attuare il Piano nazionale e che hanno più difficoltà. Mi riferisco soprattutto a quelle per i piccoli comuni, quelli che si trovano sulle nostre colline e sul nostro Appennino, in montagna, e che non hanno potuto intraprendere il percorso delle assunzioni e hanno chiesto di avere almeno la possibilità di ricorrere al distacco di personale per potersi aiutare tra di loro, specialmente per sopperire alla mancanza dei segretari comunali. Qualcosa è passato ma, rispetto all'impianto totale, gli enti locali preposti all'attuazione di questo piano restano al palo e paradossalmente lo restano in merito al Piano nazionale, che è quello che l'Europa ci chiede di cambiare e che deve essere rispettato. Ma anche le raccomandazioni europee che ci vengono rivolte sono importanti. Abbiamo avuto, appunto, alcune interferenze in questi anni. Le raccomandazioni, dicevo, sono importanti, ma è altrettanto importante che il Governo manifesti a un tavolo europeo le peculiarità e le fattispecie del sistema italiano. Se le raccomandazioni tagliano metà degli emendamenti che possono attuare quel Piano nazionale che la stessa Europa ci dice di attuare, è evidente che siamo di fronte a un cane che si morde la coda e così si diventa ridicoli davanti all'Europa che, invece, è un passo più avanti di noi e ci dice che non raggiungeremo sicuramente questi obiettivi.
Non domandiamoci, poi, perché le urne sono vuote, perché c'è così tanta distanza. Noi che siamo deputati, cercando di alleggerire e di sburocratizzare, con questo provvedimento portiamo a casa alcune cose, grazie a un grande sforzo da parte delle Commissioni al Senato ma anche con una serie di ostacoli che oggi, appunto, sono ridicoli. Questo processo dev'essere superato. Infatti, se non si supera il processo di interferenza e chiusura, non si riuscirà mai ad essere veramente capaci di dare una svolta concreta. Ci saranno sempre il Ministero e il Ministro e chi, invece, lo vuole non riuscirà a raggiungere l'obiettivo. I nostri figli e i nostri nipoti saranno coloro sui quali ricadranno le difficoltà che incontriamo quotidianamente e che non abbiamo avuto la capacità - parlo di tutti - di superare.
Nell'ambito del PNRR all'Italia sono stati assegnati circa 190 miliardi di euro, tra prestiti e sovvenzioni, che non vengono erogati in un'unica soluzione ma in rate successive subordinate al rispetto di una rigida tabella di marcia, che prevede per ogni intervento contenuto nel PNRR il rispetto di alcune scadenze che si traducono, in sintesi, in una serie di nuove normative e riforme che, appunto, ci chiede l'Europa. Se lo vogliamo dire in altri termini, più semplicemente l'Europa ci presta i soldi ma dobbiamo fare come l'Europa ci dice e secondo i suoi indirizzi. Detto questo, appare chiaro, quindi, che l'oggetto del decreto che noi ci accingiamo ad approvare oggi contiene misure urgenti per l'attuazione di questo Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sono in tutto una cinquantina di articoli relativi a tutti i settori, con una consistente parte relativa alla riforma dell'università e della scuola che, di comune accordo tra tutte le forze di maggioranza, si è deciso di esaminare in modo inusuale, mettendo da parte le appartenenze politiche e ponendosi obiettivi condivisi da raggiungere per ovviare, appunto, ad alcune storture.
Non si può tanto meno pensare che per coprire gli oneri sia necessario il finanziamento del Fondo per gli incentivi alla formazione attraverso la razionalizzazione, che vuol dire riduzione dell'organico di diritto a partire dall'anno scolastico 2026-2027, con particolare riguardo al contingente annuale dei posti dell'organico di potenziamento, basandosi sul fatto che se c'è una denatalità ci sarà bisogno di un numero minore di insegnanti. Un modo distorto, a nostro avviso, un modo sicuramente non corretto di intendere una riforma che, anzi, dovrebbe dare a tutti i docenti che operano da anni nella scuola le stesse possibilità di formarsi e di abilitarsi, senza peraltro vedersi privati proprio dello strumento che permette la loro formazione, che è la famosa card del docente. Su questo la maggioranza parlamentare è stata irremovibile e nelle numerose riunioni - non ultima quella dell'altro giorno - ha continuato ad affermare la necessità di correggere quanto previsto dal Governo nel decreto, fino a una soluzione. Il Governo è stato solido nell'affermare che l'Europa vuole la riforma, così che diversamente non si può fare, fino al punto di addossare la responsabilità di un ammanco nelle casse dello Stato.
Siamo giunti - appunto al Senato - alla fine, dopo incontri e trattative con il Governo, a un compromesso, riuscendo innanzitutto a evitare il taglio di 10.000 posti di lavoro per il potenziamento e a inserire forze e risorse fresche per la formazione, non tagliando la card del docente e con la riassicurazione che sarà garantita in modo strutturale dalla legge di bilancio. Non è assolutamente necessario andare a togliere posti nell'organico per potere dare il posto agli insegnanti di educazione motoria; questi devono costituire un vantaggio successivo e aggiuntivo per l'organico, senza andare a tagliare, come molti provveditori hanno già fatto, i posti per inserire direttamente nell'organico anche gli educatori di motoria.
Con gli accordi migliorativi dello stesso testo del Governo, al Senato sono stati approvati, in Commissione, anche l'accesso ai primi tre cicli del percorso di formazione iniziale per chi è in servizio nella scuola statale paritaria, nei limiti della riserva dei posti indicati, la remissione nella contrattazione nazionale dell'incentivo, il ritorno nell'alveo della contrattazione per la definizione del numero di ore aggiuntive e l'accesso alla specializzazione sul sostegno per chi ha svolto già tre anni di attività. Un rammarico, però, è quello di non aver potuto assicurare un futuro certo a migliaia di precari che hanno assicurato per anni la sopravvivenza del sistema scolastico e che non si sono potuti abilitare per la mancanza, da nove anni, di percorsi di abilitazione. È per questo che si sarebbero potuti prevedere percorsi abilitanti per tutte le categorie di insegnanti. Inoltre, era necessario prevedere una fase transitoria più lunga per poter assorbire il precariato storico, dal momento che nel 2024 sicuramente non si farà più in tempo e per di più ai precari dovrà essere somministrata una prova preselettiva. Utile, infine, sarebbe stata anche la riapertura delle graduatorie di merito degli idonei nei concorsi. Tutto questo per dire che il tema importante all'interno del PNRR che stiamo approvando oggi è, appunto, la scuola e lo ritengo importantissimo perché si trascorrono più ore a scuola che con la famiglia, è a scuola che si stabiliscono i rapporti, non solo per i ragazzi, ma anche tra il personale docente e non docente, le relazioni di amicizia e di condivisione; si cerca di creare e di far crescere queste persone. Il mondo scolastico è un contenitore per lo sviluppo della personalità, per la crescita dei rapporti, della socialità, dei sentimenti e dell'emotività e quando sei un docente non ti limiti a fornire un servizio, ma entri nella vita dei ragazzi e delle loro famiglie e loro entrano nella tua, con la creazione di empatia e di relazioni.
Dobbiamo, quindi, sfruttare le opportunità che ci vengono date dal PNRR e un plauso va alla maggioranza, che in questo e in altri momenti ha lavorato compatta e determinata per migliorare un testo troppo drastico in molti aspetti, per usare un eufemismo. Anche sul fronte della copertura finanziaria la lotta è stata dura: coprire le voci di spesa del nuovo meccanismo di formazione con le risorse della Carta del docente appariva davvero indigesto e anche su questo aspetto, fortunatamente, come dicevo, si è registrato un cambio di passo. Infine, è triste pensare che entro il termine del 2024, ovvero quello fissato per l'ipotetico riassorbimento dei precari, l'accesso alla prima prova a risposta aperta possa essere subordinata, con un DPCM, al superamento di una prova preselettiva.
La scuola e l'università, oltre ad essere un servizio educativo alle persone, rappresentano un potente fattore strategico per lo sviluppo sociale ed economico di ogni Paese. Dalle scuole dipendono la formazione culturale e professionale delle nuove generazioni, le vere leve del nostro futuro. Insieme a tutto questo, la scuola funge ancora da ascensore sociale, facendo crescere e valorizzare i talenti e cambiando i destini dei ragazzi. Il settore istruzione rappresenta il vero pilastro della nostra società, il motore per la ripresa socioeconomica del nostro Paese in questo momento di grandi difficoltà provocate dalla crisi pandemica e dalle conseguenze della guerra. Bisogna, quindi, avere il coraggio di fare un cambio di marcia, investire più risorse economiche nel settore e intraprendere percorsi di formazione obbligatoria che non favoriscano le disuguaglianze, ma che puntino esclusivamente a favorire la crescita professionale dei docenti. Tutti hanno bisogno di essere valorizzati e possono esserlo se motivati e soddisfatti dal proprio lavoro; necessitano di una maggiore dignità economica, proprio per la loro importante funzione, e meritano rispetto dal momento del reclutamento fino a quando sono immessi in ruolo. Il reclutamento dei docenti non può essere tradotto in un quiz a crocette; occorre selezionare i docenti per le loro capacità di trasmettere amore per il sapere e per la loro capacità di fare didattica innovativa e inclusiva. Il vero reclutamento è sul campo e parte da quello spirito che gli insegnanti hanno dimostrato con dedizione e coraggio durante la pandemia, improvvisando piattaforme, nuove tecnologie e metodologie didattiche per amore dei propri alunni, per non far perdere loro i percorsi educativi. Sicuramente, serve anche un sistema di valutazione dei docenti stessi in modo che chi lavora bene e ci mette veramente passione, trasmettendola agli studenti, sia premiato e non ci siano docenti che si approfittano del loro ruolo o sminuiscono gli stessi studenti nella loro crescita e formazione educativa.
Vi sono però delle questioni aperte che sono già state sottolineate dalla relatrice della Commissione lavoro, la collega Polverini, che vorrei riprendere, in particolare, perché sono aspetti che non sono stati affrontati dal PNRR e, avendo questi fondi a disposizione, a mio avviso, essendo anch'io membro della Commissione lavoro, ritengo importante sottolineare i problemi da andare a risolvere. Il primo di tutti riguarda il reddito di cittadinanza: troppe truffe vengono scovate ogni giorno dalla Guardia di finanza, troppi milioni di euro sono stati elargiti indebitamente a persone che non ne avevano il diritto, eppure non si recupereranno più. Quello che mi chiedo io è: chi ha dato l'autorizzazione a queste persone di percepire il reddito di cittadinanza? I centri per l'impiego, i patronati, l'INPS. È una questione di responsabilità che non viene mai affrontata, ma a mio avviso la truffa ai danni dello Stato nasce proprio da quelle persone che hanno dato il via libera a queste autorizzazioni e non solo a chi ne ha fatto domanda. Il sistema non funziona più; a volte, appunto, ne abbiamo parlato espressamente al Ministro Orlando, in quest'Aula e in Commissione, anche alla luce delle critiche e delle osservazioni fatte dagli stessi esperti, membri del comitato dello stesso Ministero del Lavoro, ma ancora oggi si leggono sui giornali queste truffe.
L'altro tema, il secondo tema che volevo porre in quest'Aula è quello della sicurezza sul lavoro. Quanti morti dobbiamo avere, due o tre ogni giorno, se non di più, prima che si possa intervenire e fare in modo che le persone possano operare in sicurezza, senza avere direttamente dei datori di lavoro che magari se ne approfittano con contratti pirata, cioè non adeguati direttamente alle mansioni che la persona andrà a svolgere, senza formazione e senza le dovute attrezzature protettive?
L'ultimo argomento riguarda, invece, il taglio del cuneo fiscale, una necessaria riforma che deve essere fatta al più presto per essere competitivi rispetto ai mercati europei e ai mercati internazionali. Il dumping fiscale e il dumping salariale - se ne parlava già a inizio legislatura – sono una tematica molto forte da andare sicuramente a risolvere, ancora di più adesso, in questo periodo di crisi pandemica e di crisi economica. È un problema che deve essere risolto e porterebbe un vantaggio sicuramente per le nostre aziende in questo periodo di post pandemia e di crisi economica dovuta alla guerra in una parte dell'Europa, che condiziona, non solo, la nostra produzione e gli approvvigionamenti, ma tutta la filiera, in tutti i settori. Queste sono risposte importanti - a mio avviso - che il nostro sistema produttivo si aspetta, in modo che le nostre aziende possano esistere e possano riprendere a trainare il nostro Paese.
Concludo, Presidente, sottolineando ancora una volta che in questa maggioranza la Lega continua a fare la sua parte, in modo molto responsabile e propositivo e lo ha dimostrato ampiamente, anche a discapito, magari, delle percentuali delle elezioni, però, a fronte di ciò, Presidente, vorrei che il Governo fosse altrettanto responsabile e pronto ad accogliere e difendere le istanze dei cittadini di fronte all'Europa, istanze dei cittadini che noi politici possiamo portare avanti in Commissione con gli emendamenti o anche in quest'Aula. Vorrei che il Governo non si inchinasse sempre passivamente di fronte alle richieste dell'Europa che guarda in modo freddo e distaccato al popolo italiano, preoccupata solo di pianificare in modo sistematico la società. L'Italia i suoi cittadini meritano un'attenzione puntuale, particolareggiata, perché le loro specificità e le loro peculiarità ne fanno e ne hanno fatto un grande Paese. Signor Presidente, sottosegretaria, è una questione di dignità e noi non la vogliamo sicuramente perdere.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Teresa Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Assistiamo, per l'ennesima volta, a un Governo che in modo solipsistico redige disegni di legge di conversione di decreti e questa, Presidente, so che è una questione da lei attenzionata come particolarmente grave. Sono certa che lei restituirà al Presidente Fico la drammaticità del momento che il Parlamento italiano sta vivendo. Questo Governo inneggia alla tecnocrazia, umilia e disconosce la democrazia, che si fonda su un bicameralismo perfetto, che si fonda sui parlamentari in quanto rappresentanti del popolo, che si fonda su un potere legislativo che appartiene alle Camere, non appartiene al Governo; il Governo esegue, ha un potere esecutivo, ma non gli è proprio emanare leggi e detenere il potere legislativo. Quello che sta accadendo in questo Governo è un unicum nella democrazia italiana, nelle diverse legislature che si sono susseguite; non è mai accaduto che con questa imponenza, perseveranza e costanza fosse annullato il potere legislativo del Parlamento e il Governo si sostituisse in maniera massiva al Parlamento stesso.
Stiamo vivendo questi mesi, questi anni, devo dire, quasi con il silenzio dell'arco parlamentare, perché, sì, è vero, fino adesso ho sentito i partiti di maggioranza che hanno stigmatizzato in maniera negativa; però, gli stessi partiti di maggioranza si dovrebbero interrogare sul fatto che ripetono costantemente lo stesso mantra, ossia che il modo di comportarsi del Governo è sbagliato, che il Governo non garantisce un confronto democratico, che il Governo non accoglie le proposte emendative del Parlamento, che il Governo non dà tempo per esaminare gli atti, e poi non agiscono di conseguenza. In questo caso, vi è stata l'ennesima proposizione vergognosa: giovedì, come capogruppo, in Commissione affari sociali, ascoltavo, in ufficio di presidenza, che ci veniva rappresentato dal presidente che non si sapeva quando avremmo avuto il testo da discutere, non si sapeva se avremmo dovuto dare un parere consultivo, né quando questo testo sarebbe arrivato, dal momento che giovedì, dopo l'ora di pranzo, non era ancora nelle nostre mani; non si sapeva nulla e, a vista, di certo non si naviga bene.
Allora, i partiti di maggioranza, dato che non è né la prima, né la seconda, né la terza volta che sostengono che è grave che la democrazia venga umiliata dal Governo in carica, avrebbero una certa possibilità, anche perché sappiamo che, in questa occasione, per l'ennesima volta, vi sarà la posizione della questione di fiducia. Fino ad oggi, il Governo Draghi ha posto 52 questioni di fiducia, in questa legislatura sono state poste oltre 100 fiducie. Avete l'occasione per dimostrare concretamente il vostro dissenso, come gruppi di maggioranza, rispetto a un Governo tecnocratico, che annulla la democrazia? Sì, votate contro la questione di fiducia. Fratelli d'Italia l'ha fatto costantemente, proponendo coerenza sia nelle parole che nell'agire. Noi stigmatizziamo negativamente quello che è uno smantellamento della democrazia italiana. Lo diciamo a parole, laddove ci viene data l'occasione - prendendo anche, come in questo caso, tutto lo spazio in discussione generale -: sono 22 i parlamentari che si sono iscritti oggi, qui alla Camera, a parlare in discussione generale, anche perché non ci viene data altra possibilità, quindi è ovvio che noi cogliamo quello che ci è dato. Ma le nostre parole sono unite ai fatti, la nostra coerenza è un filo che collega sia l'intervento in Aula che il voto e, quindi, certamente noi voteremo contro questa fiducia. Invitiamo i gruppi di maggioranza a riflettere sulle parole dette e poi a dare continuità perché, se è sbagliato - come dicono - che il Governo non dia spazi di confronto e di legittimazione ai parlamentari, allora dovrebbero opporsi a questa modalità. Tra l'altro, sottosegretario, facciamo questa discussione all'indomani di elezioni amministrative che hanno visto, rispetto all'astensione e al voto, un dato che deve farci interrogare: il 58 per cento degli italiani non sono andati a votare. Un po' fa riflettere questo dato, se lo uniamo a questa mancanza di riconoscimento della democrazia e, quindi, dei parlamentari in quanto rappresentanti del popolo. Se il Parlamento si regge sui parlamentari, che sono diretta espressione della sovranità popolare e se la rappresentanza del popolo si realizza attraverso i deputati e i senatori stessi, certamente, quando c'è un Governo che nega la possibilità ai parlamentari di rappresentare le istanze del popolo e, quindi, di svolgere il proprio compito, raccogliendo le richieste di aiuto delle parti sociali, delle associazioni, delle categorie, di tutte quelle realtà che conoscono bene determinate materie e vorrebbero che fossero attenzionate in maniera migliore - non da un finto “Governo dei migliori” -, quando tutto questo non avviene, ci si disaffeziona dalla vita politica e a un momento così alto e importante quale quello delle libere elezioni. Anche per questo motivo, quindi, soprattutto i gruppi di maggioranza, si dovrebbero interrogare e dovrebbero quindi, loro stessi, cercare di dare speranza e aiuto a tutti coloro i quali non credono più nelle istituzioni e in un Governo che dovrebbe essere capace di ascoltare e poi di recepire le volontà del popolo, perché probabilmente questo non è un caso. Tra l'altro, oggi parliamo di un disegno di legge di conversione di un decreto-legge particolarmente importante, perché si tratta di ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza: si tratta di 325 pagine, arrivate a noi nella sera di giovedì 23 giugno, come è già stato detto dai colleghi, 325 pagine che avrebbero certamente necessitato uno studio attento e una condivisione con chi è fuori da questo Parlamento, considerata la richiesta, da parte dei parlamentari stessi, di correttivi da apporre secondo le esigenze delle diverse realtà attenzionate da questo disegno di legge, ma che evidentemente, proprio la tempistica dettata dal Governo, ha reso impossibile realizzare. Ce n'era bisogno? Sì che ce n'era bisogno, perché questo disegno di legge converte proprio le ulteriori misure urgenti per l'attuazione del PNRR. Sappiamo tutti che il PNRR è un Piano strategico, che tratta di risorse eccezionali (oltre 220 miliardi), che viene proposto come qualcosa di salvifico e taumaturgico rispetto alla crisi in cui versa l'Italia, in termini di riforme, di status economico e anche di emergenze e che, quindi, dovrebbe vedere tutti collaborare per attuare, presto e bene, misure determinanti per l'Italia stessa. Tra l'altro, abbiamo già visto, in questi mesi, che c'è stato un punto di caduta particolarmente infelice nell'attuazione del PNRR e se il Governo, che dovrebbe avere soltanto il potere esecutivo - se già avesse esercitato bene questo potere, avrebbe fatto molto - lasciasse fare le leggi al Parlamento e si dedicasse a eseguire, forse avrebbe maggiori energie e starebbe più attento a non commettere errori.
Entro nel merito: quali errori ha commesso in questi mesi? Faccio alcuni esempi. Posso ricordare i concorsi che sono andati deserti: le procedure concorsuali evidentemente poggiavano sugli stecchini, invece che su previsioni efficaci. Altro esempio: gli enti locali sono nel caos; abbiamo ricevuto telefonate accorate dagli enti locali - che sono parimenti protagonisti nell'attuazione del PNRR e nella sua buona riuscita - che non riuscivano a dipanarsi, nella confusione e nell'ambiguità, sempre perché il Governo ascolta poco. E, poi, ancora il bando per gli asili nido, rimasto deserto per il 50 per cento, perché la previsione non ha avuto capacità di cogliere i bisogni reali dei territori che appartengono al Centro-Sud e, quindi, quei bandi non sono stati in grado di dare risposte certe e si è perso tempo.
E poi arriviamo alle case di comunità che dovrebbero essere la punta di diamante della riforma del Sistema sanitario nazionale. Al riguardo, avete raccolto critiche forti. Perché? Vorrei proporre dei numeri: le case di comunità vengono immaginate una ogni 25 mila abitanti circa, mentre 16 milioni di italiani vivono in comuni al di sotto di 6 mila abitanti. È questa un'azione di prossimità, di sanità territoriale, di vicinanza? No. Inoltre, secondo le accuse che sono state fatte, rischiano di essere delle cattedrali nel deserto, perché mancano le risorse umane, perché i costi di funzionamento e gestione delle utenze saranno molti - non vengono fino ad oggi assorbiti dalle risorse in campo - perché sono uno strumento ideologico che si ispira, invece, alle case della salute e, laddove sono state fatte, nelle regioni in cui sono state realizzate, come in Emilia-Romagna, hanno già dimostrato il loro fallimento. Quando si vuole riformare l'Italia, lo si deve fare con la mente lucida e con la gestione concreta dei bisogni reali.
Fra l'altro, con riferimento alle case di comunità, avete raccomandato - e non rese obbligatorie, quindi - competenze che versano in uno stato drammatico in questa fase attuale e anche negli anni precedenti. Quali sono queste competenze? Per esempio, nelle case di comunità è raccomandato, ma non obbligatorio - quindi dipende: se ti va, lo fai, altrimenti “no” - il servizio per le dipendenze patologiche; sono raccomandati, ma non obbligatori, i servizi che si occupano della salute mentale; è raccomandata, ma non obbligatoria, l'area della neuropsichiatria infantile; sono temi che, nel Sistema sanitario nazionale, sono da sempre l'ultima ruota del carro e che, più di altri, avrebbero bisogno di attenzione, di sostegno, di supporto e di certezza.
Tra l'altro, mi corre l'obbligo ricordare che il Piano nazionale di ripresa e resilienza viene ad esistere in queste Aule e non solo, in Italia e non solo, a fronte di una pandemia da COVID-19 che abbiamo vissuto e che ha aumentato le aree di disagio, di malessere e di sofferenza di piccoli e grandi. Quante volte, in quest'Aula, abbiamo ripetuto che sono aumentati del 30 per cento gli atti di autolesionismo in età evolutiva, i tentati suicidi in età evolutiva, le problematiche di disturbo d'ansia e di depressione anche tra gli adulti, l'utilizzo di sostanze stupefacenti, di droghe e le dipendenze, anche da Internet, con tutti i pericoli che “viaggiano” all'interno di quelle dipendenze, come anche la pedopornografia? Quante volte ce lo siamo detti? Eppure, eravamo tutti d'accordo, abbiamo approvato mozioni all'unanimità su questi temi. A fronte di questi dati certi, che dimostrano l'emergenza che viviamo in Italia, si immagina una riforma del Sistema sanitario nazionale che poggia sulle case comunità, le quali propongono, non in maniera certa e obbligatoria, ma raccomandata e, quindi, opzionale, proprio quei servizi che oggi sono assenti e che fotografano una questione di emergenza sanitaria. Questi sono fatti - fatti! -, non sono interpretazioni astruse di Fratelli d'Italia che, fra l'altro, studia, ascolta e si confronta con le parti sociali, anche laddove voi non date i tempi per farlo, ma semplicemente perché è dentro il tessuto sociale e di rappresentanza e che poi, evidentemente, si prende la responsabilità di rappresentarvi questi temi. E queste mancanze erano già ab origine, perché il PNRR nasce con un peccato originale: nasce arrivando in quest'Aula due ore prima dell'esame del testo (oltre 300 pagine); è stato scritto da questo Governo solipsistico, da solo quindi, dalla sua nascita, e continua ad essere proposto nella stessa siffatta maniera. Quindi, nel momento in cui si parla di ulteriori misure urgenti per l'attuazione, si pensa che, in questa urgenza e in queste ulteriori misure, vi sia l'idea del tipo: “Oddio, corro e inizio a porre rimedio a ciò che non va”. Ma perché farlo sempre in maniera rabberciata? Perché non porre rimedio, mettendo tutti i correttivi in campo e aprendosi all'ascolto di quelle segnalazioni che facciamo da mesi? Come Fratelli d'Italia, rispetto ai temi della salute, vi abbiamo proposto una nostra risoluzione proprio in Commissione. In Commissione vi abbiamo chiesto di prestare attenzione alle problematiche, chiedendovi di recepirle. Fra l'altro, quella risoluzione in Commissione affari sociali è stata anche approvata all'unanimità dai gruppi parlamentari. E anche in questo caso il problema è il Governo. Poi, certo, i gruppi parlamentari danno la fiducia e, quindi, non aiutano questo Governo ad andare a casa! E il fatto che rimanga in piedi, in luogo di un'attuazione del PNRR, non è più nemmeno una motivazione valida, dal momento che la sua attuazione è manchevole, precaria e capace di collazionare errori. Perché si perde tempo! E il problema di perdere tempo non è tanto e solo per Fratelli d'Italia o i deputati di Fratelli d'Italia: perde tempo l'Italia, perdono tempo gli italiani, perde tempo una Nazione che ha moltissime criticità, ma che avrebbe moltissimi talenti e risorse, se trovasse istituzioni capaci di ascoltare, di comprendere e di proporre iniziative di buon senso, con una reale alleanza tra istituzioni, pubblico, privato e privato sociale. C'è un centralismo, uno statalismo, un Governo solo, soprattutto, che pensa di rialzare l'Italia, negando che è soltanto se ci prendiamo tutti per mano, ognuno con le proprie competenze e capacità, che si può pensare di fare qualcosa di buono.
Abbiamo tante emergenze e, dal punto di vista sociale, gliene propongo un'altra: siamo la prima Nazione in Europa e la seconda al mondo per popolazione anziana over 65. Abbiamo un tema da affrontare? Sì, un tema sociale e sanitario, per fare arrivare l'assistenza e l'aiuto a queste persone che, fra l'altro, sono tra le più fragili; abbiamo visto anche in pandemia quanto il rischio maggiore lo avevano proprio gli anziani, insieme ovviamente alle persone con disabilità. Sono le case di comunità o gli ospedali di comunità che danno risposte a queste persone? È l'assistenza domiciliare? O è la casa, vista come luogo di cura, di protezione, di vicinanza?
E se la casa è questo, centro anche di una riforma del Sistema sanitario nazionale, come può pensare, questo Governo, di poggiarla senza costruire una co-programmazione, una co-progettazione? E poi, successivamente, una gestione in cui lo Stato fa, prima di tutto, una cosa fondamentale, la governance – da cui, invece, abdica costantemente - e dà la possibilità, insieme al pubblico, al privato e al privato sociale, di gestire materie e temi così complessi, per far sì che la persona sia veramente al centro, e non il Governo, che, talmente preso a dovere e a volere gestire oltre 220 miliardi sulla testa delle persone e degli italiani, non costruisce percorsi di partecipazione. Anche questo è un appello che vi hanno fatto le più grandi - e le più piccole - realtà che si occupano di sociale e di sanità. E vi è il mondo del Terzo settore; anche in questo caso, lo chiamate quando c'è da attivarsi, ma i suoi appartenenti già si sono attivati , perché loro si attivano prima, non hanno bisogno nemmeno della richiesta del Governo o delle istituzioni, perché i volontari e gli operatori del mondo del Terzo settore sono nelle città, nei paesi, tra le piazze, tra le strade, dentro le case già prima dell'intervento del Governo. Durante il COVID e la pandemia sono loro che hanno portato aiuto agli anziani, ai disabili e ai più piccoli. In questo conflitto in terra d'Ucraina, sono stati sempre gli enti del Terzo settore che si sono mobilitati per primi, e su di essi voi avete scaricato parti di competenze e di aiuti. Non li avete ascoltati, né nella fase preparatoria del PNRR, né, in maniera puntuale e costante, nella fase di attuazione. Sono ancora a chiedervi di poter aprire le vostre menti, di andare al di là di quella presunzione, in quanto spesso tecnici, di sapere di tutto e meglio. Non è così e i vostri errori vi dovrebbero aver fatto comprendere che non detenete dentro di voi tutti i saperi. Purtroppo, invece, assistiamo, anche in questa occasione, a tale cecità - perché non si tratta neanche più di miopia -, a questo disinteresse, a questa mancanza di rispetto per noi parlamentari, per i lavori di Commissione, per i lavori d'Aula, per le categorie produttive, le parti sociali, le associazioni, il mondo del Terzo settore, i professionisti, tutti. Tutto ciò con la presunzione che si debba arrivare a fine legislatura, perché c'è un Piano nazionale di ripresa e resilienza che va assolutamente portato avanti dal Governo Draghi, che disconferma ad ogni piè sospinto, rispetto alla definizione che gli è stata data di Governo dei migliori, e dimostra, magari, una volta, di essere stato capace di dare risposte, laddove ce n'era la necessità, ma in questo mandato, in questo ruolo, che gli è stato conferito, dimostra, invece, l'incapacità di dare vita alla democrazia come sale ed essenza anche del buon Governo. Infatti, sono millenni che l'uomo si interroga su come si può gestire e portare avanti la politica, la democrazia e una società, e l'unica soluzione trovata fino adesso è questa. Certo che costa. Costa tempo, costa dedizione, costa fatica. Bisogna tenere dentro di sé un valore, quello dell'umiltà e, in questo, essere effettivamente servitori del popolo. Probabilmente, quando non si passa per libere elezioni, quando si viene eletti non misurandosi con un confronto costante con i cittadini, si ha poca comprensione e poca capacità di pesare l'importanza dell'ascolto e del tempo che si dedica all'altro, di intenderlo non come un tempo sprecato, ma come un tempo investito, per trovare, attraverso la relazione e le competenze con l'altro, risposte ai propri limiti, che sono anche limiti umani. Infatti, in quanto umani, siamo esseri imperfetti, dotati di qualche risorsa, ma certamente di molti altri limiti. Soltanto nella comunione con l'altro i nostri limiti trovano risposte e le nostre risorse, invece, si esaltano. Credo che una tra le problematiche negli errori che si sono collazionati in questi anni e in questi mesi sia proprio questa mancanza di umiltà e di consapevolezza, che siamo tutti diversi, che nelle nostre diversità c'è l'essenza delle nostre risorse e la risposta ai nostri limiti. Certamente, tutti dobbiamo partire dalle stesse opportunità, ma poi ciascuno, nel proprio percorso di vita professionale e anche di impegno politico, matura professionalità, competenze e saperi. Siccome non siamo tuttologi - mentre questa Italia ha bisogno di risposte a 360 gradi - soltanto se apriamo tavoli di ascolto, di partecipazione e di lavoro, fuori dal Parlamento e dentro al Parlamento, possiamo pensare, il Governo può pensare, di attuare conversioni di decreti che abbiano in sé la risposta migliore possibile da dare agli italiani.
Come Fratelli d'Italia, continueremo a utilizzare tutti gli spazi che ci sono dati e tutte le occasioni che abbiamo per offrire il nostro contributo. Anche in questo caso l'abbiamo fatto. Certamente non voteremo a favore della fiducia di questo Governo. Poi ci sarà anche la dichiarazione di voto sulla fiducia e immagino che non disconfermerete le dichiarazioni che avete già reso rispetto all'ennesima posizione della questione di fiducia. Per questo ci siamo discostati da questa maggioranza, per questo siamo ancora più convinti della scelta fatta, per questo continueremo a portarla avanti, finché non darete l'opportunità al popolo italiano di ritornare in libere elezioni e di rimettere in mano agli italiani un Governo che sia il Governo del popolo e non il Governo dei tecnici, della tecnocrazia e di chi pensa, sulla testa del popolo italiano, di proporre i propri interessi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, trattandosi di PNRR, che trova la sua applicazione soprattutto nei comuni, non posso che iniziare dai risultati di queste amministrative, proprio perché saranno, come dicevo, i comuni a gestire la maggior parte dei fondi del PNRR, nell'ottica del buon governo. Molti di essi cambieranno sindaco, amministrazione, giunta e, quindi, visione della città. Nel farlo, colleghi - vedo sempre, e gli faccio un plauso per questo, l'onnipresente Sensi, collega del Partito Democratico, a cui mi lega grande stima, nel rispetto delle posizioni - non possiamo che donare al presidente Letta, per il tramite del collega Sensi, esattamente un antico strumento di calcolo, volgarmente detto pallottoliere - perché abbiamo ascoltato dichiarazioni sorprendenti da parte del presidente Letta - affinché possa rifare i conti, soprattutto quelli con la realtà (Il deputato Mollicone mostra un pallottoliere).
PRESIDENTE. Deputato Mollicone, deve togliere quell'oggetto alla sua destra. Deputato Mollicone!
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Cinquantotto sindaci per il centrodestra, 38 per il centrosinistra, 15 per il campo largo di centrosinistra più MoVimento 5 Stelle e 1 come MoVimento 5 Stelle.
PRESIDENTE. Chiedo agli assistenti parlamentari di intervenire, grazie (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Deputato Mollicone!
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Quindi, come vede, collega Sensi – e come vedrà il collega Letta, quando glielo potrà riferire - il centrosinistra ha perso. È questa la notizia del giorno: avete perso.
Non lo dice Fratelli d'Italia, lo dice il pallottoliere, lo dicono i numeri, come ha ricordato anche il Vicepresidente Rampelli, da poco, sui media nazionali. Per cui è bene che la sinistra la smetta di fare propaganda e cominci a fare veramente attività di Governo e gli interessi del popolo italiano. Il centrosinistra ha perso in tutte le sue formazioni anche in versione campo largo - le 15 città conquistate - mentre il centrodestra ha vinto in 58 città. Quindi, collega Sensi, la prego di portare questa nostra al presidente Letta, e poi mi farò consegnare il pallottoliere dagli assistenti, così glielo potrà donare (Commenti del deputato Sensi).
PRESIDENTE. Venga al dunque, deputato Mollicone.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). È il dunque, perché il PNRR tratta dei comuni. Poi, certo, per concludere questo approfondimento, brucia il caso di Verona, esempio di buon governo con il sindaco uscente Sboarina, persa certamente per la divisione assurda del centrodestra, ma ci fa gioire, collega Sensi, la vittoria storica di Lucca, e lì forse qualcun altro sta piangendo.
PRESIDENTE. Deputato Mollicone, non l'ho interrotta fino adesso; lei deve rivolgersi alla Presidenza, anche quando vuole indirizzare un messaggio ad altri.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Ha ragione, entro nel merito.
Il decreto-legge in esame è sostanzialmente, rappresentante del Governo, un provvedimento omnibus perché, a parte gli articoli che riguardano la questione scuola, verte su tutti i numerosi aspetti della pubblica amministrazione che, per la sua presenza, la sua articolazione e la sua importanza sostanzialmente tocca tutti i settori della vita quotidiana della nostra Nazione. L'esame è stato evidentemente difficile ed è partito già con l'intenzione di violare quanto la Costituzione prescrive, cioè che siano entrambe le Camere a esaminare e modificare il provvedimento. Ormai c'è di fatto l'unicameralismo, e allora potevate avere il coraggio di approvarlo invece di continuare a fare questa manfrina per cui, alternativamente, una Camera guarda e l'altra approva le leggi.
È successo anche in passato che fosse una sola Camera a esaminare un provvedimento perché possono succedere imprevisti, perché l'esame può protrarsi per qualche ragione o perché vengono introdotte modifiche in prima lettura. Quando però, colleghi, si parte con questa idea programmata e pianificata, evidentemente già non ci siamo con quanto prevede il lessico della democrazia. Il Governo dei sedicenti migliori, che continua di fatto a esautorare il Parlamento a colpi di fiducia - la prossima sarà posta tra pochi minuti - evidentemente è infastidito dal lessico della democrazia, dalla democrazia parlamentare. Allora, abbiate il coraggio di dire che il Parlamento è un fastidio, perché il Parlamento permette la pluralità delle opinioni, il miglioramento dei provvedimenti e magari la loro modifica; invece, nel CdA di Italia SpA che il Presidente Draghi presiede, dato che il Consiglio dei Ministri questo è diventato, il Parlamento è un organo consultivo. Lo abbiamo visto anche in Commissione cultura, con il parere sullo ius scholae, cosa sono diventate le Commissioni: uffici di transito di documenti, su cui si dà soltanto un parere consultivo.
Essendo questo un provvedimento multilivello, sarà questa la modalità con cui porrò criticità e analisi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, in primis riguardo alle politiche pubbliche già implementate o in itinere. Partiamo, colleghi, dalla digitalizzazione dei comuni. Ricopro anche l'incarico, per la mia forza politica, di responsabile dell'innovazione, non soltanto della cultura. Con i bandi indirizzati ai comuni, relativi alla Missione 1, componente 1, del PNRR, sugli enti locali si riverseranno quantità di denaro mai viste in precedenza ed è questa certo una grande occasione per imprimere finalmente una decisa svolta al processo di transizione digitale che, da anni, anche per oggettiva assenza di fondi, procedeva a ritmo lento, fra mille difficoltà e mille incompatibilità tra cloud locali, comuni che avevano vecchi server nella cantina e così via. Per questa ragione, l'attesa e la curiosità per questi bandi erano elevatissime. Le prime impressioni, però, non sono del tutto favorevoli; non lo dice Fratelli d'Italia, lo dicono gli stakeholder e tutte le categorie della filiera. Se è innegabile che la parte finanziaria è finalmente consona o più consona agli obiettivi, fattore questo tutt'altro che irrilevante e lo abbiamo anche riconosciuto, il contenuto e la strutturazione hanno invece sollevato fra i responsabili dei comuni e gli addetti ai lavori diverse perplessità, unitamente a una notevole quantità di dubbi e quesiti a cui, almeno fino ad oggi, il Dipartimento non sempre ha saputo fornire risposte chiare, come ha notato, non Fratelli d'Italia, ma l'Agenda digitale. Dubbi e perplessità che, assieme alla strutturazione dei bandi, che rimanda più agli obiettivi dello Stato che non a quelli dei comuni, rischiano di vanificare l'efficacia dell'intervento in termini di ricadute positive sugli enti destinatari e, in ultima battuta, sull'utenza. La buona notizia è certo che i comuni disporranno di un finanziamento finalmente adeguato alla migrazione, a perseguire non solo gli obiettivi fissati dai bandi, ma consentirà loro, se ne saranno capaci, di mettere mano all'intero sistema informativo, per adeguarlo ai relativi e reali obiettivi di transizione digitale. L'anomalia di questi bandi però, colleghi, è che sono orientati ai comuni ma non perseguono, se non in modo assai parziale, i loro reali obiettivi. La trasformazione digitale passa per la costruzione di un sistema informativo degno di questo nome, a supporto dell'attività amministrativa, molto più vicino a quello che descrive l'articolo 41 del codice dell'amministrazione digitale piuttosto che a interventi di tipo infrastrutturale, sebbene utili e, in alcuni casi, come quello del passaggio al cloud, assolutamente necessari, come quelli proposti nei diversi bandi.
L'adozione del cloud o l'integrazione dei sistemi informativi degli enti nelle cosiddette piattaforme abilitanti sono - passatemi il termine - accessori, di affinamento di un sistema dotato già di determinate caratteristiche, che nella realtà sono ben lontane dall'essere presenti. Insomma, colleghi, si dà per scontato che esistano sistemi informatici, e in particolare di back office, sufficientemente strutturati e funzionali. Un errore, questo, di valutazione abbastanza grossolano, che è figlio sia di un certo disinteresse per la periferia, sia anche e forse soprattutto del considerare la sola parte del CAD dedicata al diritto dell'utente di disporre di servizi digitali. Nessuno sportello o front office serio, tuttavia, può esserci senza prima un lavoro dietro lo sportello all'altezza. Aspetto, questo, nemmeno sfiorato nei bandi attualmente pubblicati e che temo non sarà affrontato nemmeno in quelli successivi. Molto meno prosaicamente, la realtà è che si finanziano i comuni per perseguire gli obiettivi dello Stato, basta guardare il piano triennale per accorgersene. Gli stessi bandi pongono questo come unico obiettivo. In questo senso siamo qui, oggi, per chiedere al Governo dei migliori o dei sedicenti migliori una revisione profonda di questi obiettivi.
Sui bandi del Ministero dell'Innovazione, poi, l'impegno di Open Fiber nella costruzione della rete in fibra nelle aree bianche sta procedendo, purtroppo, ad una velocità che tutto è tranne che digitale, pari a meno della metà di quella prevista nel suo piano industriale, presentato a suo tempo dallo stesso attuale amministratore delegato di Open Fiber. L'assegnazione di lotti per le aree grigie rischia di rendere inutilizzate o di disperdere le risorse del PNRR, e anche di questo qui parliamo oggi. Anche per questo, con il collega Butti, abbiamo presentato un'interrogazione ai Ministri Colao e Giorgetti. Giorgetti, lo sappiamo, è sempre attento al Parlamento e anche molto vicino alle Commissioni; quanto al Ministro Colao è un mistero sapere di cosa si occupi esattamente a Largo Chigi. Nel raggiungimento degli obiettivi del PNRR riguardo alle competenze digitali della popolazione va tenuto conto, colleghi, della necessità di hardware da parte degli enti attuatori e dei cittadini. Come tutti gli altri capitoli del Piano, sono pesantemente condizionati dal combinato disposto della crisi energetica e dei colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento dei materiali dovuti anche al dominio della Cina, potenza straniera che è molto vicina a una parte, una volta maggioritaria, di questo Parlamento. Questi vanno a influire pesantemente sulle infrastrutture necessarie all'attuazione del PNRR, specialmente per quanto riguarda la BUL e in generale la Missione 1 sulla transizione digitale, condizionando quindi anche il raggiungimento degli obiettivi di competenze digitali della popolazione.
Veniamo al cloud nazionale e al Polo strategico nazionale, altro tema importantissimo. La gara per il Polo strategico nazionale (PSN) è giunta quasi al termine. È importante qui accendere i riflettori su cosa accadrà nelle prossime settimane. La realizzazione del Polo strategico è forse il progetto politicamente più sensibile del PNRR, perché attiene alla sicurezza nazionale, al di là dei 4,4 miliardi della base d'asta. Ha molteplici implicazioni relative proprio alle libertà democratiche e alla sicurezza nazionale. Deve infatti garantire la resilienza cibernetica di molteplici strutture fondamentali dello Stato, sanità compresa, ed è la cassaforte dei dati dei cittadini e del popolo italiano.
L'importante è non ripetere gli errori compiuti negli anni scorsi dal MiSE e dalla Consip con le frequenze per il 5G. E su questo caliamo un velo pietoso. In quel caso, il vantaggio economico per lo Stato ha rappresentato l'unico vero criterio di selezione, con notevoli vantaggi per la penetrazione di aziende cinesi in Italia, come ha notato Mayer. Per inciso, come è anche emerso nella recente Commissione del Copasir negli USA, una delle ragioni che rende difficile la partecipazione italiana al Five Eyes è la mancanza di black list con l'elenco preciso di aziende cinesi e russe, preventivamente da escludere, come avviene nei Paesi anglosassoni. Nel nostro caso, colleghi, una black list - una lista nera - servirebbe per valutare preventivamente le supply chain delle galassie dei componenti delle cordate per metterle a confronto con chi sono i loro fornitori e subfornitori. È noto come in passato, vendor, come Huawei e ZTE, siano stati coinvolti dai contendenti nelle cordate. Noi abbiamo proposto, colleghi, più volte di istituire un sistema di pre-qualificazione, che consenta di creare una lista bianca, una white list, di operatori in possesso di adeguati requisiti di sicurezza e affidabilità che possano successivamente partecipare alle gare nell'ambito digitale. E questo, ovviamente, in un contesto atlantico, quindi europeo e, comunque, atlantico, non soltanto italiano, perché sappiamo, siamo sovranisti, ma su questi temi non si può che esserlo a livelli atlantici.
Colleghi, i miliardi del PNRR non possono portarci a essere ancora più dipendenti dalla Repubblica popolare cinese, un discorso questo che vale anche per la transizione ecologica. E il sospetto, l'ombra del sospetto sul perché il MoVimento 5 Stelle, all'epoca prima forza parlamentare politica, si recasse, ogni settimana, con il suo guru dall'ambasciatore cinese a prendere, probabilmente, indicazioni, e abbia voluto e si sia imposto su questo Ministero, un po' ci fa temere per la sicurezza nazionale. Come ci ricorda anche il rapporto MIMS sulla decarbonizzazione del trasporto aereo, abbiamo bisogno di una visione olistica che guardi al sistema energetico nel suo complesso. Esiste, quindi, il paradosso cinese: inquinano più di tutto il mondo, ma sono monopolisti nell'export dei metalli, della componentistica necessaria alla transizione ecologica. Come sul litio, colleghi, con riferimento al quale l'Italia sta perdendo la propria partita geopolitica, nonostante anche in Italia vi sia la presenza di giacimenti fra Roma e Viterbo, a pochi chilometri da qui. E speriamo che almeno Viterbo, con la nuova guida di centrodestra, possa adottare atteggiamenti protezionistici rispetto alle diverse richieste di sfruttamento minerario che stanno arrivando da aziende australiane.
Elemento e parte fondamentale della transizione ecologica è la transizione energetica. Il progressivo aumento della componente di energia rinnovabile eolica nel mix energetico italiano - fonti per definizione intermittenti - vede la necessità di realizzare, in tempi rapidi, adeguati sistemi di accumulo per ovviare a questo problema, così come la necessità di snellire i processi autorizzativi. Al 30 giugno 2021 risultavano installate una potenza cumulata di 7,612 gigawatt e una capacità massima di stoccaggio pari a 3,9 gigawatt, raggiunti combinando l'elettrochimico di Terna, il pompaggio centralizzato e piccoli impianti elettrochimici. Questi impianti dovranno essere sempre più moderni efficienti. Serve, poi, un aggiornamento della rete elettrica nazionale, considerato che il consumo di energia è maggiormente localizzato al Nord, abbattendo l'alto tasso di dispersione attuale, che vede - pensate un po', colleghi - il 10 per cento dell'energia perdersi lungo il tragitto, così come avviene con l'acqua, anche se viene pagata, di fatto, in bolletta per intero dai cittadini italiani.
Nel momento in cui la domanda di elettricità è destinata a crescere, la rete di trasporto e distribuzione della stessa deve crescere con essa, dal momento che pensare in termini di smart mobility, di mobilità sostenibile, vuol dire pensare in termini di elettrificazione dei trasporti pubblici e privati in egual misura, nonché di monitoraggio e gestione delle città attraverso tecnologie innovative. Il digitale, vedete, può aiutare sicuramente l'innovazione urbanistica, coniugando maggiore efficienza dei servizi e riduzione dei costi, sia economici che di salute. Su questo Fratelli d'Italia ha avanzato delle proposte concrete: la sensorizzazione dei pali elettrici può essere il moltiplicatore in vari settori, come gli esempi delle strade sostenibili e dei parcheggi sostenibili.
Le reti intelligenti, colleghi, assicureranno la capacità di integrare più energie rinnovabili nelle reti esistenti e, quindi, di ridurre le emissioni di carbone, ovviamente con la dovuta gradualità, come nell'automotive. Noi non siamo massimalisti, come una parte di questo Parlamento: noi siamo ecologisti, ambientalisti, siamo per il mix delle rinnovabili, ma capiamo che il mercato ha bisogno di gradualità. Questi modelli sostenibili consentono, quindi anche di gestire sempre più veicoli elettrici e, quindi, di ridurre l'inquinamento dentro le nostre città.
Vanno adottate iniziative per la riqualificazione energetica degli edifici, delle autostrade, delle bande antirumore, tramite anche la realizzazione di mini-reti di edificio, tramite reti di riscaldamento e raffreddamento intelligenti, collegate a impianti ad energia rinnovabile, che possano gestire il consumo in maniera intelligente.
Nell'esperienza di governo di Roma capitale del centrodestra, con l'IBAC, che raggruppava più di 70 CEO mondo, ed era un modello di indirizzo sulla sostenibilità, abbiamo proposto la realizzazione di impianti a LED, così come il modello della smart grid all'EUR, che poi venne bloccato - guardate un po' - da una forza conservatrice. Il centrodestra? No, il centrosinistra di Marino e, poi, la Raggi.
È necessario progredire verso un'economia maggiormente rispettosa dell'ambiente e meno inquinante, andando, al tempo stesso, ad aggredire il declino della produttività che ha afflitto la Nazione negli ultimi decenni. Il risultato in tal senso fondamentale, l'innovazione che può agire da elemento abilitatore in questo contesto e in questo processo virtuoso di crescita economica è il minor impatto ambientale.
Ma passiamo all'aspetto del PNRR, colleghi, che riguarda la filiera culturale. Il miliardo messo a disposizione dal bando per il Piano nazionale borghi, predisposto dal Ministero della Cultura, è stato collocato in due linee, e su questo ci siamo battuti anche noi, insieme alla collega Borgonzoni e riconosciamo il suo impegno sui borghi digitali. La prima andrà a sostenere un progetto per ciascuna regione, la cosiddetta “linea A”; le risorse della seconda, in tutto 580 milioni di euro, saranno contese da progetti per la rigenerazione culturale e sociale presentati dai comuni, in forma singola o aggregata, con la popolazione residente complessiva che non superi i 5 mila abitanti. Si conta, in questo modo, di finanziare interventi in 229 borghi, ovvero la “linea B”.
Mi fa piacere citare Alessandro Sgobbo dell'Istituto nazionale di urbanistica: i fondi stanziati per la “linea B” sono sicuramente insufficienti rispetto all'enorme quantità di progetti sul tavolo, basti pensare che dalla sola Campania sono arrivate poco meno di 200 proposte e che ne sarà finanziato appena il 12 per cento. È evidente lo squilibrio tra le risorse a disposizione per la “linea A” e la “linea B” che, tra l'altro, consentiva una maggiore mobilitazione di piccoli e piccolissimi comuni, e questo a dimostrazione del fatto che l'idea è buona, ma avevamo detto da subito che i fondi erano irrisori. Inoltre - spiega Sgobbo -, si tratta di comuni piccoli che molto spesso hanno avuto una difficoltà estrema ad organizzarsi a causa della complessità delle competenze richieste. Si tratta di una circostanza che non potrà che penalizzare la qualità progettuale. Voi immaginate un piccolo borgo, con così pochi abitanti, quali strutture, quale ufficio potrà avere: un segretario comunale al massimo.
Problemi anche sul versante, poi, della strutturazione del bando: i criteri di valutazione sono abbastanza in linea e coerenti con quelli che sono gli obiettivi, ma il livello di progettazione richiesto è vago, non è codificato a sufficienza. I parametri di valutazione non sono chiari e questo non potrà che creare difficoltà alla commissione incaricata.
Sempre sulla cultura, colleghi, sul PNRR sono arrivati i primi risultati, proprio in queste ore. Ci sono stati i decreti di assegnazione di 1,8 miliardi di euro per il miglioramento dell'efficienza energetica di 274 cinema, 348 teatri e 120 musei, per l'attrattività di 310 borghi - “linea A” più “linea B”, come già citato -, per la valorizzazione 134 parchi e giardini storici, per l'adeguamento sismico e messa in sicurezza di 257 luoghi di culto, torri, campanili, per il restauro di 286 chiese del patrimonio del Fondo edifici di culto del Ministero dell'Interno. Questa è sicuramente una buona notizia, ma, come vi renderete conto dai numeri, purtroppo, questo è un modello che funziona, se viene applicato per “n” volte. Però, sicuramente, è un inizio, vigileremo sull'applicazione e sulla spesa di questi fondi.
Passiamo, poi, alla scuola, che verrà trattata in maniera diffusa dalla collega Bucalo, ma qualche cenno lo voglio fare. Sulla scuola, appunto con le colleghe Bucalo e Frassinetti, abbiamo evidenziato profonde criticità. L'ennesimo paradosso di un Ministero a guida del Ministro Bianchi è servito: grazie al PNRR si costruiranno asili nido, ma mancano gli educatori; un po' come comprare un'auto o un parco auto senza avere i conducenti patentati. E, peggio, il Ministro non si rende conto che manca qualcosa al successo dell'azione compiuta: Bianchi ha, infatti, dichiarato che l'aver utilizzato per intero le risorse del PNRR per gli asili nido li rende orgogliosi, orgogliosi per aver messo a punto le basi di strutture atte ad accogliere i bimbi della fascia 0-6 anni, quando l'offerta educativa prevista dal PNRR per questa stessa utenza infantile prevede, di pari passo, l'assunzione di 42 mila educatori, che mancano. Se questo è orgoglio, forse è più pregiudizio da parte nostra.
Poi, un capitolo del provvedimento è dedicato alla scuola, ed è stato lo scoglio finale. A mio giudizio, l'errore è stato in principio. Noi ne abbiamo parlato anche con il Ministro e con il presidente Nencini, a cui voglio dare testimonianza di cultura istituzionale, perché circa un mese fa ha avuto la gentilezza di intervenire all'iniziativa organizzata dalle colleghe Bucalo e Frassinetti che aveva promosso, appunto, gli stati generali della scuola, con le categorie e con tutte le rappresentanze. Avevamo ricevuto un'apertura alla quale volevamo credere, perché ci sembrava importante. Devo dire che quanto emerge è molto deludente, perché la priorità che noi individuiamo, cioè la stabilizzazione del nostro personale precario, su cui continueremo la battaglia, ancora una volta non trova il suo compimento e lo ha detto la collega Di Giorgi, con onestà intellettuale. Quindi, penso che anche questo vada riconosciuto. C'è una trasversalità, ma poi quando si arriva al dunque, anche con i soldi in mano, non si riesce a risolvere.
Questo Governo si preoccupa di non incorrere in una procedura europea di infrazione rispetto ai nostri balneari poi, condannando di fatto a morte piccole e medie imprese familiari che hanno investito soldi propri su quelle strutture, quando, invece, siamo già in procedura di infrazione per i nostri docenti, e questa non viene considerata, né vengono stabilizzati, come ha ricordato il collega Iannone, in sede di dichiarazione di voto, in prima lettura al Senato.
Poi andiamo al settore sportivo. Mi perdonerete, ma, come sapete, la VII Commissione ha 6 ambiti e, quindi, dobbiamo affrontarli tutti. La Missione 5, componente 2, dispone che entro il 2026 debbano essere realizzati almeno 100 interventi, su una superficie di almeno 200 mila metri quadrati. A fronte della doppia crisi, del caro prezzi e del caro energia, per noi è impensabile. Dal sottosegretario Vezzali abbiamo trovato, anche qui, aperture sulla rigenerazione urbana e sulla detrazione al consumo culturale sportivo, alla stregua di quello culturale che abbiamo proposto e su cui, colleghi, vi sfidiamo ogni volta: voi andate agli stati generali organizzati da alcune associazioni private e dite che siete favorevoli, mentre poi qui, in Aula, nello stesso esatto istante, respingete quattro emendamenti di Fratelli d'Italia che proponevano l'estensione del bonus, la detrazione al consumo culturale, l'IVA al 4 per cento, l'estensione della detrazione culturale opzionale con le medicine, senza ulteriore stanziamento di soldi. Dunque, idee che diventano azioni; le vostre, invece, sono idee che rimangono idee.
Va proprio spostato il focus sulla rigenerazione degli impianti esistenti, aiutando uno sviluppo sociale e urbanistico a misura d'uomo, come abbiamo proposto proprio in sede di audizione col sottosegretario Vezzali. In Italia, infatti, ci sono circa 100 mila impianti sportivi, di cui il 60 per cento con più di quarant'anni di vita. È un tema anch'esso da revisionare nel PNRR. Le politiche di Governo post-pandemiche devono intercettare la crisi dello sport, che ancora non è ripartito alla stregua di altri contesti.
Colleghi, un altro tema ci sta molto a cuore e riguarda l'innovazione, lo sviluppo industriale e l'interesse nazionale: l'acciaio. L'acciaio è un settore chiave dell'economia nazionale e dell'innovazione delle imprese, dove garantire anche ambiente e salute, certamente. Tutte le grandi Nazioni globali hanno settori siderurgici sviluppati. Le risorse del PNRR devono prevedere anche il sostegno a questo settore e alla riqualificazione dei siti che vengono riconfigurati. Volando, poi, per argomenti, lo stesso deve accadere per l'editoria nazionale. L'editoria nazionale, di cui nessuno parla, se non gli editori, è in crisi. Sono a rischio il pluralismo e innumerevoli posti di lavoro, anche per l'aumento dei costi energetici (di questo stiamo parlando oggi, qui: della revisione del PNRR per i costi energetici). È necessario, quindi, garantire, all'interno dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, interventi concreti per il settore editoriale - di cui vi siete totalmente dimenticati, salvo una citazione di una riga e mezza in una chissà quale Missione -, volti al sostegno vero della transizione digitale dell'editoria, con contributi sulle spese per la multimedialità, la crossmedialità, per la gestione delle piattaforme, per la formazione digitale, per il miglioramento dell'efficienza aziendale e con misure per favorire il ricambio generazionale, auspicando che venga fatto con trasparenza e magari dovrebbe essere il Governo, e non la magistratura, a vigilare sui prepensionamenti. Poi, la consegna a domicilio delle pubblicazioni, con un piano sinergico fra editori, distributori, operatori postali ed edicolanti, che abbiamo sempre difeso, per la creazione di una rete logistica efficiente ed economicamente sostenibile. L'informatizzazione e la modernizzazione delle edicole, con una rete digitale fra editori, distributori e punti vendita per l'offerta di servizi aggiuntivi al mercato e per l'implementazione dei servizi delle pubbliche amministrazioni.
Ancora, colleghi, ci sono il settore dell'edilizia e quello dello spettacolo dal vivo (completamente dimenticati, nel PNRR), nonché il settore della musica e della danza, per cui sempre ci battiamo. Sono settori in crisi, che valgono un moltiplicatore importante per l'economia nazionale, completamente dimenticati da questo PNRR, oggi anche flagellati dai costi energetici che questo PNRR, il vecchio PNRR che voteremo oggi e che voterete oggi con il solito colpo di fiducia, non prevede. Il PNRR, per Fratelli d'Italia, va revisionato, a fronte anche della crisi energetica e della situazione geopolitica creatasi con la guerra. Anche l'Associazione nazionale costruttori edili (ANCE), una delle più rappresentative del settore, ha denunciato che i rincari energetici rischiano di far fallire il Piano, per non parlare del superbonus.
In base all'articolo 21 del regolamento che ha creato il Fondo comune europeo con cui è finanziato il PNRR, l'Italia può rappresentare all'UE una modifica del proprio piano. Quindi, si può fare, colleghi. Se siete il Governo dei migliori, rappresentante del Governo, fatelo e approfittate di questo articolo 21. Però, a una determinata condizione: l'articolo in questione, infatti, stabilisce che una revisione è possibile se il Piano non può più essere realizzato, in tutto o in parte, a causa di circostanze oggettive. E quali maggiori circostanze oggettive della crisi mondiale e del rincaro dell'energia? Circostanze oggettive che, a parere anche della maggioranza, esistono, e questo lo abbiamo sentito. L'impatto, colleghi, si traduce in una crescita della bolletta energetica italiana compresa fra i 5,7 e i 6,8 miliardi di euro su base mensile, ovvero in un maggior onere compreso fra 68 e 81 miliardi su base annua. Questi sono numeri, come quelli delle amministrative, collega Sensi. Per il solo settore manifatturiero, l'aumento dei costi energetici è quantificabile tra i 2,3 e i 2,6 miliardi mensili, ossia tra i 27,3 e i 31,8 miliardi su base annua. Colleghi, in conclusione, riecheggia in quest'Aula la fatidica domanda che il collega Sensi dovrebbe ricordare bene: che fare? Come forza politica, abbiamo più volte sottolineato il sostegno al Governo, in chiave patriottica, se esso avesse perseguito l'interesse dei cittadini italiani e della Nazione, nel suo complesso. L'aggressione russa all'Ucraina è, di fatto, il ritorno della storia sul territorio europeo. Bisogna ripensare il PNRR e c'è lo strumento dell'articolo 21. Lo dobbiamo alle imprese, a chi lavora, a chi produce; lo dobbiamo a chi soffre il caro energia, agli imprenditori dell'edilizia, a chi vive di artigianato, alla Nazione che soffre e alla Nazione che produce. Come avrebbe detto Popper, il futuro è molto aperto e dipende da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini fanno e faranno oggi, domani e dopodomani. Mentre vi ostinate a fare le radiografie alla classe dirigente di Fratelli d'Italia, ogni giorno vi dimostriamo, atti alla mano, che abbiamo una visione chiara. Noi siamo con l'Italia che non si arrende, perché il declino non è un destino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carmela Bucalo. Ne ha facoltà.
CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Oggi si discute un provvedimento che doveva essere di assoluta rilevanza per la nostra Nazione, in quanto mira all'accelerazione e al raggiungimento di specifici obiettivi disposti nel PNRR, le cui tappe fondamentali sono previste entro il 30 giugno 2022. Nulla di tutto questo. Di fatto, non siamo riusciti a entrare nel merito di questo provvedimento e ad attuare, in modo costruttivo e migliorativo, le necessarie modifiche.
Il provvedimento è arrivato in questo ramo del Parlamento in estremo ritardo e con tempi ridottissimi, in cui è stato praticamente impossibile non solo esaminare alcun emendamento, ma anche leggerlo, oltre poi ad essere blindato da una fiducia posta, ancora una volta, da questo Governo, che, in tal senso, si è distinto in questi mesi, avendovi fatto ricorso in maniera spropositata, esautorando inevitabilmente il Parlamento e posto il vessillo nero sulla nostra democrazia rappresentativa, trasformandola in un penoso teatrino, eludendo le ordinarie dinamiche di un confronto parlamentare.
Come ho già detto, questo è un provvedimento importante. Reca un titolo importante. Quindi, ci aspettavamo misure importanti, misure innovative. Nulla di tutto questo.
È un vero calderone con svariate misure che sono utili solo per pochi e soprattutto nella parte che riguarda, che è la parte più rilevante, che ha dato adito a proteste di tutto il mondo della scuola e dei sindacati. Quella che riguarda, come ho già detto, la scuola è una riforma che cala dall'alto, una riforma senza un adeguato coinvolgimento nei processi di innovazione proposti, con tagli, invece, imposti da una Ragioneria dello Stato che dimostra sempre di più di avere un potere assoluto, compromettendo anche la credibilità stessa dell'attività legislativa. La falce di questa Ragioneria è arrivata in una nottata, con un maxi emendamento blindato, così si evitava di poter subemendare, e ha tagliato tutto. È una riforma che investe materie importanti, come la disciplina del rapporto di lavoro, il salario, la formazione, lo sviluppo professionale. È una riforma che non può e non deve essere affrontata senza avviare i processi necessari, processi che sono lunghi, processi che sono complessi e devono necessariamente tenere conto delle esperienze e, soprattutto, delle aspettative di chi vive ogni giorno questo mondo, quello delle scuole, tutto il mondo della scuola, e non può essere fatta in una nottata, come ho già detto, con un maxi emendamento blindato. Ancora una volta resta irrisolto il problema della stabilizzazione del personale precario che lavora da anni; avevamo proposto un canale parallelo a quello dei concorsi, perché è bene precisare che un supplente ha già diritto ad avere la stabilizzazione dopo trentasei mesi e non lo dice Fratelli d'Italia, ma lo dice la Comunità europea. E noi abbiamo accolto con favore l'assunzione dalle GPS e dagli elenchi aggiuntivi sul sostegno, ma non basta; non possiamo e non dobbiamo dimenticare che ci sono migliaia di precari, su insegnamenti curriculari, abilitati, che si trovano in prima fascia e tantissimi docenti con più di 36 mesi che hanno retto e purtroppo continueranno a reggere le sorti di questa grande istituzione per tanti altri anni in seconda fascia. A proposito del reclutamento dei giovani, si parlava e si inneggiava a un percorso innovativo; è un percorso lungo, tortuoso, ad ostacoli, un percorso che li allontana, invece, sempre più, dal mondo del lavoro: dopo il conseguimento di una laurea magistrale, bisogna integrarla con i CFU per accedere alla propria classe di concorso, CFU - attenzione - pagati di tasca propria e per i quali bisogna frequentare i relativi corsi; una volta terminata questa fase, occorre superare la prova di abilitazione, uno scritto e un orale, con parte di una commissione che è esterna all'università e un funzionario dell'ufficio scolastico provinciale; aspettare il concorso, chissà quanti anni, visto che ci sono ancora categorie di docenti, come i docenti di religione, che aspettano da vent'anni un concorso, e, poi, fare una preselezione su logica, scritto su materia, scritto su inglese, informatica, orale e, infine, sperare che nel numero messo a concorso si possa rientrare e, quindi, è finita? No, bisogna accettare la sede che viene assegnata, che, essendo regionale, potrà essere a centinaia di chilometri di distanza dalla propria famiglia e che non si potrà cambiare per tre anni. Eh sì, perché sono quattro anni, se non di più, che cerchiamo di convincere questo Ministero che è inutile mettere vincoli sopra vincoli, ma che occorre permettere ai docenti di poter raggiungere la propria famiglia, perché è un diritto garantito dalla Costituzione. E, allora, cosa si fa con questo tipo di concorso, con questo concorso innovativo? Con questo sistema si rischia che fra un po', pochi anni, cinque o dieci anni, tutti i docenti che devono andare in pensione creeranno ancora più posti vacanti, ancora più precariato e, allora, Fratelli d'Italia si chiede: ma non è che questo Governo vuole proprio questo, non è che questo Governo vuole proprio che questo precariato continui ancora e ancora, che sia sempre più presente nelle GPS, perché? Perché servirà, perché servirà alle vostre campagne elettorali, servirà a risparmiare sulle retribuzioni e sui diritti contrattuali. Allora, mi chiedo e chiedo a voi, Presidente e sottosegretario, ma cosa vi hanno fatto i docenti per avere continuamente delle risposte così, che non c'è parola per definirle, non c'è una definizione se non: uno schiaffo, un profondo schiaffo. Si prevedono tagli agli organici dell'autonomia, collegati all'andamento demografico; quindi, si fanno pochi figli e cosa fa un Governo, un Ministero? Non trova altra soluzione, la soluzione è pronta: ebbene, c'è un calo demografico, quindi, cosa facciamo? Tagliamo tutti i posti dei docenti e del personale ATA. Allora, se un Governo, di fronte a un calo demografico, di fronte a una situazione così grave per il futuro della nostra Nazione, non trova altra soluzione se non quella di tagliare i posti, Presidente, è un Governo perdente, è un Governo inefficiente, è un Governo che porterà questa Nazione a non avere più un futuro. Bisognava pensarci prima, bisognava pensare a cosa si è fatto in questi anni nel mondo della scuola; cosa si è fatto? L'ho già detto prima: si sono introdotti vincoli alla mobilità, all'assegnazione provvisoria; per anni avete abbandonato i docenti vincolati - e continuano ad essere abbandonati -, costretti a restare lontani chilometri dalla propria famiglia, i giovani a non avere un futuro, a non poter progettare l'inizio di una nuova famiglia. E, adesso, si concede dopo tanti anni - vivaddio, una concessione - l'assegnazione provvisoria, ma si lascia fuori un'altra categoria di docenti. Sì, perché questo Ministero, ne aggiusta una e ne sfascia un'altra e questo è l'esempio di chi non sa, non sa come è regolata questa istituzione.
Quindi, restano fuori almeno altri 12 mila docenti, che sono stati assunti in una situazione particolare, quella della pandemia; sono stati assunti nell'anno scolastico 2021-2022 dalle GPS di prima fascia e dagli elenchi aggiuntivi. Si tratta di una modalità di reclutamento tutta nuova, prevista dalla legge n. 106 del 2021; adesso, per l'inerzia del Ministro - e ribadisco: “inerzia” -, perché il Ministero sapeva che questi docenti erano stati reclutati con questo tipo di assunzione, per poi trasformare il contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato, rischiano di dover procedere ad un esame, che non può essere fatto a luglio. Ma il buon senso cosa richiederebbe? Un Ministero, che ha a cuore il proprio personale, cerca di anticipare queste prove, cerca di dare a questi docenti la possibilità di ottenere l'assegnazione provvisoria. Nulla di tutto questo. Tuttavia, c'è una possibilità, prevista in quel contratto integrativo sulle utilizzazioni e sulle assegnazioni provvisorie - che, ultimamente, è stato prorogato -, che riguarda una situazione analoga, che si è seguita per i docenti ex FIT, che avevano, anche questi, un contratto a tempo determinato. Quindi, il Ministero, se non vuole avere ancora denatalità, deve – e ribadisco “deve” - dare la possibilità a tutti questi giovani docenti, che vogliono crearsi una famiglia e non possono restare ancora tanti anni lontani dalla loro terra, di ottenere l'assegnazione provvisoria.
E si continua. Come Fratelli d'Italia, pensando ci fosse almeno la possibilità di discutere questo provvedimento, avevamo presentato tantissimi altri emendamenti, oltre a quelli riguardanti la stabilizzazione e l'estensione al personale delle scuole paritarie delle misure previste per l'abilitazione ed il reclutamento dei docenti, l'eliminazione della possibilità di ripetere l'anno di prova nel caso di esito sfavorevole, l'attribuzione alla Scuola di alta formazione del compito di definire percorsi di formazione progettati con le scuole, con le istituzioni scolastiche e con i docenti, l'estensione della Carta del docente anche al personale di ruolo, la previsione di misure di incentivazione per i docenti che operano in zone disagiate. Questa è una piccolissima parte degli emendamenti, che, purtroppo, sono decaduti nel giro di pochi minuti.
Adesso, passiamo al capitolo che definirei più vergognoso di questo provvedimento, il capitolo “formazione”, che è qualcosa che va contro ogni logica di sana e costruttiva proiezione del futuro della scuola. Delude, sia nei metodi, sia nei contenuti. Si tratta di una formazione, anche se non obbligatoria, che toglie risorse ai docenti, solo ai docenti e, così strutturata, è inutile e confusa. I docenti non sono restii: i docenti vogliono formarsi, vogliono aggiornarsi, vogliono integrare la propria formazione. Lo fanno, lo hanno fatto, lo hanno fatto anche nel periodo della pandemia, si sono autoformati alla DAD - nessuno ha dato loro istruzioni e voglio ribadire che sono stati totalmente abbandonati dal precedente Ministro -, ma nel rispetto della libertà di ognuno di autodeterminarsi e lo fanno secondo le proprie esigenze e, soprattutto, secondo le esigenze dei propri alunni.
Non deve essere una formazione che rischia di trasformare la professione del docente e del suo modo di lavorare e lo costringe a rispondere sempre più alle esigenze del mercato, della produzione e del consumo, in primis di quello digitale, viste le ultime dichiarazioni del Ministro Bianchi, che vuole formare tutti questi docenti, poverini e ignoranti, al digitale. Si propone la partecipazione a percorsi di formazione su base volontaria e, in cambio, i docenti hanno la prospettiva di avere un bonus una tantum sulla retribuzione. Non tutti, ma quando la capienza del fondo lo consente e soprattutto quando lo consente l'esito delle verifiche, che saranno affidate al comitato interno delle scuole. Sono chiare le pericolose conseguenze di scatenare una conflittualità tra docenti: ci saranno docenti di serie A e docenti di serie B.
Infine, arriva l'ultimo carrozzone: Il Ministro Bianchi si inventa la Scuola di alta formazione del sistema nazionale pubblico di istruzione, che azionerà la formazione di 900.000 docenti, un apparato imponente, un apparato burocratico costituito dagli eletti, da questi grandi maestri, visto che solo loro sanno e hanno scoperto la formula magica di come si deve insegnare e di quali saranno le attività formative del personale scolastico. Questo è di una gravità enorme. E la scuola potrà avere, come direttore, un manager proveniente dal privato, che organizzerà corsi almeno triennali per i docenti - tutti a pagamento -, facoltativi solo per i docenti di ruolo - però sempre a pagamento -, perché si tagliano le cattedre, non mi dite di no, perché si tolgono le cattedre, poco per volta, ma si tagliano. Questi corsi, secondo le ultime dichiarazioni del Ministro, non hanno l'obiettivo di approfondire gli aspetti culturali e metodologici inerenti la materia che insegna il docente, ma - come ha detto il Ministro – di formare i docenti sul digitale. Certo, perché la scuola che vogliono il Presidente Draghi e il Ministro Bianchi è una scuola che ha interesse non a sviluppare i saperi, ma solo le competenze spendibili nel mondo del lavoro e a trasformare gli studenti nel capitale umano delle aziende. Non si trovano i fondi per finanziare gli aumenti stipendiali per tutti i docenti - solo pochissimi spiccioli, forse 50 euro netti -, né possibili sviluppi professionali della funzione docente, che sono fondamentali punti previsti dal PNRR.
Stiamo discutendo di un provvedimento che vuole attuare i punti del PNRR, eppure questi non ci sono. Però, dal cilindro magico improvvisamente si trovano i finanziamenti per questo inutile carrozzone che costerà 2 milioni di euro l'anno: 2 milioni di euro l'anno, una vergogna, uno schiaffo a tutto il mondo della scuola! E per il presidente, e per il direttore generale, sono previsti - udite, udite - 500 mila euro. E ne beneficeranno ancora altri 2 carrozzoni, perché non basta questo carrozzone, non possono mancare, nella nostra scuola, da anni, Invalsi e Indire, che, in tutti questi anni, hanno usufruito di ingenti finanziamenti. Ricordo che i test Invalsi costano 7 milioni di euro e la Corte dei conti ha già contestato tale costo e, soprattutto, ha contestato il fatto che l'istituto si avvalga, per formulare questi famosi test, di docenti pensionati e non del personale interno.
Concludo, Presidente, dicendo che questo Governo, insieme a questo Ministero, ha sacrificato tutta la scuola, distribuendo tagli agli organici e mance di qualche decina di euro (perché così si può dire, rispetto alle cifre astronomiche di cui ho parlato in precedenza), ha umiliato, per il rinnovo contrattuale, tutti gli insegnanti, laureati, specializzati, con alle spalle corsi di perfezionamento, master, esperienze di dottorati, seconde lauree; con un personale ATA totalmente abbandonato. E avete voluto un insegnante ridotto a essere oggetto di una burocrazia ministeriale.
Fratelli d'Italia denuncia questa vergognosa riforma, che rappresenta l'ennesima offesa di un Governo che non ha a cura il futuro di questa Nazione, perché una riforma non può basarsi su formazione con tagli, su un principio, sbagliatissimo, di competizione, nessun investimento e con una diminuzione del PIL! Questa non è una riforma, questo è uno schiaffo alla scuola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, la deputata Vita Martinciglio, già iscritta al gruppo parlamentare Insieme per il Futuro, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle.
La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
Sospendiamo, a questo punto, la discussione generale, che riprenderà alle ore 14,15.
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 14,18.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 111, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Si riprende la discussione.
(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 3656)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, pur essendo noi ben consci che è una prassi che non abbiamo condiviso e continuiamo a non condividere, tuttavia, essendoci stata preannunciata questa iniziativa, l'assumiamo noi stessi e chiediamo la chiusura della discussione generale (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È stato chiesto di procedere alla chiusura della discussione sulle linee generali, ai sensi articolo 44 del Regolamento.
Essendo stata fatta richiesta di voto nominale, la votazione sulla chiusura della discussione avrà luogo con procedimento elettronico con registrazione dei nomi.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,20).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 3656)
PRESIDENTE. Sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali darò la parola, a norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento, ad un oratore contro e uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare contro il deputato Lollobrigida (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente. Io intervengo perché il gruppo voterà contro questa iniziativa, assunta in maniera provocatoria dal collega, onorevole Tommaso Foti. Ci è stato preannunciato che la maggioranza intendeva dare un altro segnale di delegittimazione della Camera, del Parlamento, rispetto a un provvedimento che noi riteniamo importante e un provvedimento importante si discute, si approfondisce. Noi abbiamo apprezzato che, anche da parte di esponenti autorevoli della maggioranza, sia stata formalizzata alla Presidenza la stigmatizzazione di un percorso sbagliato nei tempi e nei modi, un percorso che ha impedito una discussione approfondita in Commissione. Il gruppo Fratelli d'Italia ha lasciato i lavori in Commissione per non partecipare a una grande presa in giro, che non corrispondeva ad un approfondimento parlamentare. Tuttavia, era ed è disponibile a discutere qui in Aula, fino a quando è necessario farlo ed è possibile farlo. Eppure, anche in questo caso la maggioranza si chiude a riccio, tenta di interrompere i lavori nelle modalità stanche di chi arriva qui solamente per spingere un tasto piuttosto che per discutere degli interessi degli italiani.
La provocazione del collega Foti ci sta tutta, la spiegherà lui stesso. Abbiamo oggi proposto noi stessi di interrompere questo modo non idoneo di discutere. Vedremo se la maggioranza avrà i numeri o se, come al solito, si sarà attardata in altre faccende e quindi ci permetterà, con l'esito negativo della votazione, di continuare a dibattere per il tempo necessario (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV). La ringrazio, Presidente. Il discorso è chiaro però io penso che la forma…
PRESIDENTE. Un attimo, le chiedo scusa…
ROBERTO GIACHETTI (IV). È un circo Barnum…
PRESIDENTE. Allora, diciamo che c'è una piccola anomalia, che è il caso di estrinsecare prima di darle la parola (Commenti del deputato Giachetti). Gliela darò subito ma sono costretto comunque a farlo presente.
Se vuole parlare subito, va bene lo stesso; faremo una chiosa subito dopo il suo intervento. Prego, deputato Giachetti.
ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, io chiedo la parola per un richiamo al Regolamento; lei mi fa aspettare, parla con gli Uffici e poi mi dice che c'è un'anomalia. C'è una grande anomalia e c'è anche tanta confusione. Il tema non è un'anomalia, signor Presidente.
Se adesso, però, posso parlare, bene, altrimenti mi posso fermare di nuovo.
PRESIDENTE. Io la sto ascoltando.
ROBERTO GIACHETTI (IV). Io non penso che stiamo parlando di un'anomalia perché c'è una forma da rispettare. Per quanto mi risulta, la richiesta di chiusura della discussione generale la può fare, a nome del gruppo, un delegato del gruppo; non è che un singolo parlamentare si alza e chiede la chiusura della discussione, perché non lo può fare. Il collega Foti, che ha la delega per il gruppo Fratelli d'Italia, si è alzato - io mi rendo conto della provocazione, va benissimo, ci sta tutta - e ha chiesto la chiusura della discussione. Il problema è che lei ha ascoltato il capogruppo di Fratelli d'Italia esordire dicendo che il gruppo voterà contro la proposta fatta autonomamente dal collega Foti. Io penso che lei avrebbe dovuto interrompere il collega Lollobrigida e dirgli che c'era qualcosa che non tornava in tutto questo. Infatti, il collega Foti ha fatto la richiesta a nome del gruppo ed è abbastanza singolare - direi, assolutamente lunare - che il presidente del gruppo intervenga contro la proposta fatta da parte del delegato d'Aula a nome del gruppo di cui è presidente.
Io so, signor Presidente, che lei in stereofonia riesce a sentire anche me e so che in quest'Aula ne abbiamo viste di tutti colori e che del Regolamento si potrebbe dare una definizione che non posso dare, perché non è una garbata definizione che si possa dare in Aula, però, signor Presidente, un problema di forma c'è e, in alcuni casi, diventa di sostanza. I deputati del gruppo Fratelli d'Italia a chi rispondono? Rispondono al delegato d'Aula che ha fatto la richiesta di chiusura della discussione oppure…(Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Libertà di mandato, ma c'è un'indicazione del gruppo! Onorevole Foti, lei ha parlato a nome del gruppo. Ripeto, mi è tutto chiarissimo, dico soltanto - onorevole Foti, lei sarà d'accordo con me - che ogni tanto la forma andrebbe anche rispettata.
PRESIDENTE. Rispondo anche consultandomi con gli Uffici perché la circostanza, come ho già detto, è abbastanza complessa. Noi abbiamo comunque ricevuto la richiesta di intervento da parte dell'onorevole Foti, che ha titolo, non solo e non tanto in quanto delegato dal gruppo, ma anche per il ruolo che ricopre. Quindi, la richiesta avanzata dal vice capogruppo vicario, Tommaso Foti, per la Presidenza è a tutti gli effetti una richiesta valida. Il problema è l'intervento, che vi è stato dopo, da parte del presidente Lollobrigida che ora chiede di parlare, forse per chiarirci. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Dopo una consultazione con il mio gruppo, prendo atto che il collega Foti rappresenta pienamente la volontà del gruppo e mi allineo alle sue volontà (Applausi).
PRESIDENTE. Perfetto, non mi pare ci siano altri interventi.
TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Deputato Foti, per parlare a favore non è possibile, lei ha già fatto la richiesta. Su cosa?
TOMMASO FOTI (FDI). Se me lo lasciate dire, lo dico: per richiamo al Regolamento. Presidente, io ho ascoltato attentamente l'osservazione dell'onorevole Giachetti, ma, come è noto, la volontà del gruppo non può essere l'unanimità del gruppo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Voi sapete benissimo - se mi lasciate finire di argomentare - che il dissenso che abitualmente si esprime sugli interventi non può essere superiore alla metà del gruppo. È una questione regolamentare, che è insita. Io ringrazio l'onorevole Lollobrigida del suo intervento, ma, a prescindere, non si può ipotizzare il voto di un gruppo, ancora prima che il gruppo si esprima. Questa è una prassi - scusatemi - che cozza contro la stessa prassi per la quale la Presidenza dà la parola, in dissenso, a un numero di parlamentari che non rappresentino più della metà del gruppo. Ne bis in idem: o vale una regola o vale l'altra; non può valere una regola a seconda dei giorni. Quindi, il presidente Lollobrigida ha fatto una dichiarazione perfettamente conscia e, a mio avviso, opportuna nel suo primo intervento. Poi ha risolto il problema, pro bono pacis, nel secondo. Potrebbe invece, signor Presidente, chiarire all'Assemblea se ci sono dei precedenti al riguardo? Così chiudiamo la partita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Deputato Foti, la ricerca dei precedenti qui, all'impronta, non credo sia possibile. Possiamo provarci, ma ritengo non sia questo il punto. Lei ha fatto una richiesta, corretta, di sospensione della discussione generale, e l'ha fatta a nome del gruppo. Il problema è che, successivamente, il suo capogruppo - quindi, non è tanto la sostanza della dichiarazione del gruppo, anche se è pure quella - ha dichiarato che la “sua” dichiarazione - la dichiarazione di Foti - rispetto alla richiesta di sospensione di discussione generale era estemporanea. Questo conflitto di posizioni, nel merito, ha creato la necessità di una precisazione, che poi, comunque, è arrivata – e io a quella mi attengo - da parte del presidente Lollobrigida. Quindi, non ci sono richieste di intervento a favore della sospensione della discussione generale.
SIMONE BALDELLI (FI). Non è la sospensione, è la chiusura!
PRESIDENTE. Procedo alla sospensione della seduta, perché non sono decorsi i termini regolamentari per procedere alla votazione. La seduta riprenderà alle ore 14.40.
La seduta, sospesa alle 14,30, è ripresa alle 14,40.
PRESIDENTE. Preciso che per un lapsus, chiamiamolo così, perché avevo il foglio della sospensione sotto gli occhi, prima ho citato la parola “sospensione” in luogo della parola “interruzione”, cioè chiusura della discussione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, con registrazione dei nomi, sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali del decreto-legge in esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1).
Ricordo che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sulle linee generali, ha facoltà di parlare, a norma dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento, e per non più di 30 minuti, un deputato fra gli iscritti non ancora intervenuti nella discussione per ciascuno dei gruppi che ne facciano richiesta.
E' iscritto a parlare il deputato Giovanni Russo. Ne ha facoltà.
GIOVANNI RUSSO (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, per gli appassionati del genere fantasy, e, qui, nel nostro gruppo di Fratelli d'Italia ne abbiamo di tanti, c'è un autore molto importante, che è Tolkien, che nella sua celeberrima saga de Il Signore degli Anelli ha stabilito un principio fondamentale. C'era l'anello del desiderio di tutti quanti e tutti quanti si accapigliavano per quell'anello. Un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli. Se alla parola anello sostituiamo il termine PNRR, abbiamo trovato lo stesso quadro.
Un PNRR per domarli, perché le forze politiche tra di loro creano dei momenti di vera incandescenza; un PNRR per trovarli, perché altrimenti sarebbero scappati tutti; un PNRR per ghermirli e, nel buio della politica, nel buio del Governo tecnico, incatenarli, perché, signor Presidente, è chiaro che tutte le forze politiche qui presenti e che costituiscono la maggioranza di questo Governo sono state incatenate, hanno come unico scopo, come unico collante quello che è il PNRR. Ricordiamoci che, a causa di questo anello del desiderio, di questo PNRR del desiderio, c'è stata una crisi di Governo. Infatti, il Governo “Conte 2” è stato fatto cadere per allestire alla bell'e meglio il Governo Draghi, questo Governo dei migliori, che di meglio non avevamo bisogno.
Questo Governo dell'anello, scusatemi, questo Governo del PNRR è stato cementato da tante fiducie, che sono l'unico collante, l'unico modo per tenere insieme questa maggioranza eterogenea e composta da tante forze politiche, l'una contro l'altra armate. Ed oggi, probabilmente - non c'è ancora il Ministro D'Inca', quindi, non lo sappiamo ancora -, sarà tenuta con il nastro adesivo della ennesima, della cinquantasettesima fiducia.
Ma andiamo a vedere un po' questo decreto, che annuncia ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che oggi si chiede di convertire in legge. Noi, con l'ennesimo decreto che va a mortificare, ancora una volta, la dignità di questo Parlamento, di questa Camera, in particolare, oggi, abbiamo visto quanto esso ormai sia oggetto anche di scherno da parte dell'unica forza vera di opposizione. Basti vedere quel momento di crisi che abbiamo creato con le dichiarazioni prima di Foti e del nostro capogruppo Lollobrigida.
In questo PNRR, in questo ennesimo decreto, vediamo quanto ci sia una mancanza di visione del nostro Paese. Questo perché, semplicemente, abbiamo avuto una data, quella del 24 febbraio 2022, che ha sancito una sorta di cambio di epoca, uno spartiacque tra il mondo che c'era prima e il mondo che viviamo adesso e che continueremo a vivere nel futuro. L'invasione dell'Ucraina, infatti, non è soltanto un evento bellico, non è soltanto una crisi regionale, non è soltanto uno scontro tra due Paesi, ma è diventato qualche cosa di nuovo. Ha detto bene Papa Francesco: non siamo in un'epoca di cambiamenti, ma nel cambiamento di un'epoca. E noi questa crisi che sta attraversando il mondo, questo cambiamento di epoca lo stiamo vivendo tutti; e lo sta vivendo tutto soprattutto l'Italia, che, in un momento di grandissima fragilità, affronta questo momento di crisi.
Abbiamo visto già come il nostro sistema Paese e come i valori dell'Occidente siano stati messi a dura prova durante il periodo della crisi pandemica, perché il COVID-19 ha veramente messo in discussione tutto quello che ci sembrava una certezza, ormai data per scontata: la certezza della salute, la certezza di avere i nostri cari sempre vicini con noi. Invece, la pandemia ha distrutto questo momento di tranquillità che, in cuor nostro, tutti quanti coltivavamo. Ha innanzitutto distrutto per l'ennesima volta quello che era il sogno di tanti, cioè vedere una vera e propria solidarietà generale da parte dei vari Paesi; invece, fin da subito abbiamo visto come le istituzioni della Banca centrale europea avessero di nuovo messo in discussione il principio della solidarietà tra Paesi europei. Ed è quello stesso principio che viene messo in discussione oggi, alla luce dell'ennesima crisi all'interno dell'Unione europea che stiamo vedendo adesso che c'è la mancanza della sicurezza degli approvvigionamenti energetici ed alimentari, ma questo lo vedremo fra poco.
Noi abbiamo visto che c'è uno stravolgimento politico, dove il vecchio mondo globalizzato si è visto in un attimo in una nuova dimensione multipolare, dove questa multipolarità non fa rima con un confronto sereno e schietto tra vari sistemi di valori che vengono individuati a livello internazionale, ma c'è una vera e propria guerra strisciante, una guerra fredda, una vera e propria guerra dei mercati che esistono tra questi diversi mondi nel mondo multipolare.
Abbiamo visto come la Russia stia utilizzando il randello della crisi finanziaria, della crisi energetica, della crisi alimentare, per poter imporsi come elemento dominante a livello mondiale.
Abbiamo risposto, e Fratelli d'Italia si è schierata subito con l'Occidente, con la nostra vicinanza immediata alla vittima, cioè l'Ucraina; abbiamo dato subito un grande momento, una grande dimostrazione di solidarietà a questo Paese aggredito in maniera vigliacca; abbiamo subito fatto vedere che l'Italia, quando c'è e quando si muove, è capace di grandi gesti di solidarietà.
Anche in questo caso abbiamo constatato quanta debolezza ci sia nella tutela delle nostre infrastrutture strategiche. Già l'abbiamo constatato durante il periodo pandemico, quando le nostre imprese più importanti rischiavano di essere fagocitate in un solo boccone da investitori stranieri, in particolare aziende cinesi, che potevano venire, con le valigette piene di soldi, a fare man bassa dei pezzi più pregiati del nostro patrimonio industriale. Non basta il golden power, non basta questo strumento, per quanto importante, a salvaguardare le nostre imprese, c'è bisogno di una visione strategica, che faccia perno proprio sulle nostre imprese cruciali per rilanciare, poi, la grandissima galassia e il grandissimo sottobosco di piccole e medie imprese che costituiscono il sistema industriale diffuso del nostro Paese. E oggi dobbiamo piangere la morte di uno dei più grandi esponenti del nostro sistema industriale: parlo di Leonardo Del Vecchio, che questa mattina è venuto a mancare (Applausi), ricordiamocelo, un uomo straordinario, - io chiedo un plauso di tutta l'Aula (Applausi), nella distrazione generale, per uno dei più grandi capitani d'industria che abbiamo mai avuto -, una persona orfana, che è riuscita a creare, con le sue capacità manageriali, soprattutto artigianali, un impero mondiale basato sulla bellezza, sul made in Italy, sulle fashion and furniture, cioè sulla capacità di creare bellezza, nel nostro Paese. Noi abbiamo avuto questa generazione straordinaria che ha fatto l'Italia grande, quella del dopoguerra, quella che è vissuta sotto i bombardamenti e che, nei rifugi, ha trovato l'energia di rilanciare il nostro Paese. A queste persone noi dobbiamo dire grazie, ma, soprattutto, dobbiamo continuare questa loro attività, volta a portare avanti le imprese del nostro Paese. Ed è soltanto con una visione strategica, soltanto con la capacità di saper guardare al futuro, coordinando le nostre immense energie, che possiamo continuare a far progredire l'Italia.
Noi abbiamo constatato come i Governi precedenti si siano macchiati di disastri, di peccati incredibili, come nel caso di Telecom. Oggi abbiamo visto come TIM sia nel mirino di fondi di investimento stranieri che hanno soltanto un carattere predatorio e non di valorizzazione delle imprese strategiche italiane; abbiamo visto anche, come nel caso del 5G, quanto l'Europa sia stata assente, come l'Europa sia stata assolutamente silente, senza la capacità di programmazione rispetto ad aziende che costituiscono oggi l'infrastruttura e l'ossatura del sistema Paese Italia. Ricordiamoci che l'ossatura, la rete, la dorsale mediterranea è fatta proprio, per quanto riguarda le connessioni, da aziende strategiche italiane: questo fa sì che l'Italia abbia tanti primati dal punto di vista industriale, e queste aziende vanno assolutamente tutelate, messe nell'alveo di una visione futura e, per questo, sviluppate.
Un altro segmento fondamentale del nostro Paese che vediamo mortificato, ancora una volta, in questo decreto, nel PNRR, è l'agricoltura. Parlando con esponenti del mondo agricolo, costoro mi chiedevano come, in un momento come questo, in cui c'è un'emergenza dal punto di vista della produzione alimentare - perché l'Italia è fortemente dipendente, anche per quanto riguarda il settore cerealicolo, dalle importazioni, da parte di Paesi stranieri - si può permettere alle nostre migliori aziende agricole di essere poste di fronte al dilemma se continuare a coltivare le nostre terre ubertose, le più fertili del mondo, o destinarle a multinazionali straniere, che affittano, non comprano i terreni, impiantano pannelli solari e, alla fine del contratto di affitto, lasciano gli oneri di smaltimento ai proprietari stessi. Le nostre terre agricole vanno valorizzate per la produzione, per le loro eccellenze agricole, e non destinate a impianti fotovoltaici. Questi impianti possono essere costruiti in altre zone: pensiamo alla lunghissima dorsale autostradale che attraversa tutta l'Italia, che potrebbe vedere proprio realizzati impianti lungo tutta la tratta autostradale, incrementando così le produzioni elettriche finalizzate a ottenere una maggiore autonomia energetica italiana.
Il PNRR, secondo noi, sviluppa ancora troppo poco le tecnologie del futuro. Noi abbiamo constatato quanto il mondo, e, in particolare, quello tecnologico, sia ormai orientato verso le nanotecnologie, le tecnologie spaziali, verso la logistica, verso la robotica, che è già un'eccellenza italiana, verso l'informatica e, soprattutto, verso la produzione dei semiconduttori. Ricordiamoci che un altro fronte di crisi che si sta aprendo è quello della Cina verso Taiwan e ricordiamoci che Taiwan è uno dei produttori mondiali, è il produttore principale dei semiconduttori, a livello mondiale. Se ci fosse un blocco delle produzioni di semiconduttori di questa isola del Pacifico, noi andremmo incontro a una nuova catastrofe tecnologica ed economica, a livello mondiale e andremmo a essere immediatamente impoveriti, dal punto di vista della competitività delle nostre aziende. E così vediamo come anche la fragilità degli equilibri internazionali possa avere ripercussioni enormi sul sistema Italia.
Ricordiamoci di una politica che è mancata e che i maggiori stakeholder italiani che si occupano di difesa, di sicurezza e di commercio - che Fratelli d'Italia ha ascoltato - ci hanno già indicato: dare una nuova centralità al mare. Ricordiamoci che il nostro Paese è stato grande, nel passato, grazie alle Repubbliche marinare; ricordiamoci di Genova, Amalfi, Venezia, Pisa, ma anche di quelle che non sono ricordate in maniera stretta, come Ancona, Noli, Livorno, la stessa Sorrento, la stessa Napoli, Ragusa, che sono state Repubbliche marinare importanti, che hanno dominato il mercato mediterraneo durante il Medioevo. E ricordiamoci che, oggi, un carico che parte dall'Asia deve attraversare lo Stretto di Malacca, lo Stretto di Bab el-Mandeb, lo Stretto di Suez; ricordiamoci l'altro stretto delicato, che è lo Stretto di Hormuz, per quanto riguarda le forniture petrolifere. Ricordiamoci di un'altra infrastruttura strategica, che un Paese che ha visione, come la Turchia, sta approntando, che è il raddoppio del canale del Bosforo e Dardanelli. Ricordiamoci che il mare è al centro delle politiche di parecchi Stati che si riaffacciano sulla scena internazionale e che vogliono diventare superpotenze o potenze di medio calibro, come – le ho già citate - la Cina e la Turchia, che si stanno riarmando e che stanno armando ancora di più la loro flotta commerciale e mercantile, al fine di dominare la logistica e, soprattutto, il commercio dei mari. L'Italia sta facendo troppo poco, ha dimenticato la propria vocazione marittima e questo lo vediamo soprattutto dalla mancanza di un Ministero del Mare, come esiste, per esempio, in Francia.
Noi abbiamo constatato che l'Europa, lungi dall'essere un motore dello sviluppo delle nuove tecnologie, sta diventando soltanto una grande zavorra dello sviluppo dei Paesi che la compongono. E lo constatiamo anche con un altro dato: ci ricordiamo le polemiche seguite all'indomani della volontà, scellerata, manifestata dal nostro Paese sull'adozione del 5G “di stampo cinese”. Noi ci domandiamo: l'Europa, che è uno dei più grandi fari della tecnologia mondiale, che fine abbia fatto, con il 5G europeo.
Perché ancora oggi non si parla di un 5G europeo che possa dare il giusto slancio in termini di cooperazione tecnologica, ma anche di sicurezza delle reti? Infatti, ricordiamocelo: chi dominerà l'infrastruttura delle reti del futuro governerà il mondo, è la “datacrazia”.
Tra le grandi imprese, tra le grandi strutture e infrastrutture tecnologiche mancano, in maniera drammatica, le aziende europee e, ancora di più, le aziende italiane; anzi, abbiamo visto che un gioiello come TIM è stato messo nel mirino di aziende straniere per la sua acquisizione, proprio nel momento in cui noi abbiamo la possibilità di eccellere di nuovo come capacità di interconnessione e di creazione di strutture di rete. Non appena diventiamo eccellenti tendiamo a vendere le nostre aziende strategiche.
Noi abbiamo il bisogno di avere una nuova postura internazionale, e anche su questo il PNRR per noi è mancante. Noi abbiamo bisogno di una nuova postura internazionale che possa far valere i temi italiani ai tavoli dei maggiori consessi al mondo. Non possiamo più andare ai tavoli che contano con il cappello in mano a fare di nuovo la parte di comprimari, a fare di nuovo la parte dei semplici auditori. Noi dobbiamo portare anche ai tavoli europei i temi italiani e non soltanto subire i diktat europei sui temi a noi più cari.
Noi abbiamo bisogno di una vera politica estera e questa politica estera non si potrà mai avere se non ci sarà un'opportuna e giusta politica della difesa. Ricordiamo che lo strumento militare è il tramite con il quale a livello internazionale si può proiettare la sfida di una vera politica estera.
Io, con alcuni colleghi della Commissione difesa, mi sono recato, nella scorse settimane, a Eurosatory, in Francia, a Parigi, dove ho visto come un Paese ben strutturato come la Francia utilizza lo strumento dell'industria della difesa e dello spazio come strumento di proiezione della propria politica di difesa, che è esattamente lo strumento di proiezione della politica estera francese. Io ho visto quanto l'Italia sia in questo caso assolutamente deficitaria e vi è l'urgenza, anche in questo campo, di cominciare a rialzare la testa e di non dare seguito alle finte sirene del pacifismo fine a se stesso. L'Italia ripudia la guerra, ma non ripudia lo strumento della propria difesa e della sicurezza degli interessi nazionali. Noi non possiamo contare all'estero se non possiamo contare su uno strumento di difesa adeguato alle ambizioni, alle giuste e legittime ambizioni del nostro Paese; e, anche su questo, il PNRR non dà le risposte che il nostro Paese cerca.
Noi abbiamo bisogno di convertire la politica del “mancettismo” in una politica che sia davvero di rilancio del nostro Paese e c'è bisogno di convertire lo strumento del PNRR che – ricordiamocelo - non sono soldi regalati, ma sono soldi in parte a debito che andranno a ricadere sulle future generazioni.
Noi abbiamo bisogno di convertire il nostro Paese e le nostre tecnologie, anche alla luce dell'autonomia energetica. Abbiamo visto quanto ci sia bisogno, all'indomani dell'invasione dell'Ucraina, di avere una sicurezza riguardo ai nostri approvvigionamenti energetici. Siamo dovuti correre in giro per il mondo, in maniera raffazzonata alcune volte, a chiedere ai nostri partner e ai nostri alleati quello che era quasi un favore, ossia di aumentare le forniture; forniture che non possono essere aumentate dalla notte al giorno perché semplicemente c'è bisogno anche della latenza e dei tempi tecnici necessari per poter aumentare le forniture.
Inoltre, abbiamo bisogno di aumentare le estrazioni di gas e di petrolio che abbiamo in Italia. Non possiamo vedere i nostri giacimenti che, al largo dell'Adriatico così come al largo del Mediterraneo, sono quasi in condominio con altri Paesi. Faccio riferimento, in particolare, alla Croazia oppure all'Algeria. Noi rischiamo di vedere “scippato” il gas italiano dall'Algeria, che è un nostro vicino di casa ma che evidentemente ha una visione molto più ispirata alla grandezza del Paese rispetto a quella dell'Italia, e vediamo come la Croazia stia andando a estrarre il gas in quelli che sono pozzi che potrebbero tranquillamente essere sfruttati dal nostro Paese.
È contro questo continuo “no” alla visione di un'Italia più forte e che possa dire, ancora una volta, la sua a livello internazionale che Fratelli d'Italia si schiera. Sono questi “no” continui - che sono dei “no” a prescindere - che noi di Fratelli d'Italia andiamo ad attaccare per un unico motivo. Noi oggi diremo il nostro vero “no”, il nostro principale “no” a questo ennesimo decreto sul PNRR, che va a mortificare, ancora una volta, non soltanto la nostra figura di parlamentari ma va a mortificare di nuovo il nostro Paese e la visione che abbiamo. Diremo un “no” al vostro “sì”; al vostro “sì” di farvi di nuovo domare, di farvi di nuovo ghermire e - ripeto - nel buio della politica, nel buio di questo Governo tecnico, farvi incatenare ancora una volta dalla vostra mancanza di visione politica nel medio e lungo termine, che si riflette nella mancanza di visione politica che ha ormai il nostro Paese.
Noi di Fratelli d'Italia abbiamo già dimostrato più volte che abbiamo una visione che vuole un'Italia protagonista del nostro futuro, un'Italia protagonista in Europa, un'Italia protagonista nel mondo. A questo sogno, a questo obbligo che ci siamo dati, noi risponderemo sempre “presente”, al contrario di voi che il vostro “sì” lo date soltanto alla continuazione, ormai stinta e stantia di questa legislatura, che è già abbondantemente finita, ma che continua soltanto nei vostri desideri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi svolti ai sensi dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 3656)
PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori e la rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.
Per richiami al Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento il deputato Emanuele Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Chiedo di convocare - ovviamente, poi la convocazione spetterà solo al Presidente della Camera - la Giunta per il Regolamento per ragionare dell'episodio di cui si è parlato prima, cioè della richiesta da parte del collega Foti di interruzione della discussione generale, dell'intervento del presidente Lollobrigida, del suo secondo intervento e poi del loro voto contrario sulla richiesta, effettuata dal collega Foti, di interruzione della discussione generale.
Senza nulla togliere al diritto, io penso che la questione dovrebbe essere oggetto di interessamento da parte della Giunta per il Regolamento, per capire di che tipo di episodio si sia trattato.
Quindi, faccio direttamente - e voglio che venga messo a verbale - la mia richiesta di convocazione della Giunta per il Regolamento su questa dinamica che si è creata oggi in Aula.
PRESIDENTE. La sua richiesta ovviamente è registrata.
Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento, sullo stesso argomento, il deputato Forciniti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Sullo stesso argomento, Presidente, perché io vorrei capire quale articolo del nostro Regolamento sarebbe eventualmente violato dall'atteggiamento di un gruppo politico che pone una richiesta, anche come arma di destabilizzazione politica, di ostruzionismo, se vogliamo, e poi decide di votare contro la sua stessa richiesta. Cioè, io vorrei capire, da chi ha sollevato questa questione che ci occupa ormai da stamattina, quale articolo del Regolamento sarebbe stato violato dall'atteggiamento dei colleghi di Fratelli d'Italia, perché io ancora non l'ho capito, nonostante stia ascoltando con molta attenzione il dibattito che si è venuto a creare. Qual è l'articolo che si ritiene possa essere stato violato? Io faccio una richiesta e non è che poi, dopo aver fatto una richiesta, perdo la mia libertà di voto, solo perché ho fatto una richiesta; posso anche ripensarci dopo 5 minuti e decidere di votare contro. Qual è l'articolo del Regolamento che sarebbe stato violato? Se qualcuno me lo spiega.
PRESIDENTE. Deputato Forciniti, non mi è parso di aver ascoltato dalle parole del deputato Fiano il termine: “violazione” del Regolamento. Il collega Fiano ha chiesto una riflessione su quel che è accaduto e chiesto - cosa della quale ovviamente, attraverso di me, verrà data notizia al Presidente Fico - che la Giunta per il Regolamento si possa occupare dell'accaduto anche per metterci un punto, in termini di eventuale interpretazione.
Ha chiesto di parlare, sempre sullo stesso argomento, il deputato Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI (FDI). Sì, Presidente, noi non abbiamo alcuna difficoltà a che il Presidente convochi la Giunta per il Regolamento per questa questione e per tutte le serie di problemi che abbiamo sollevato in 4 anni di legislatura e che non sono mai stati affrontati nella Giunta per il Regolamento, perché dobbiamo dire che gli arretrati ci sono, anche rispetto ad altri articoli. Peraltro, quando mi ero permesso di dire: se vi erano precedenti, era proprio perché nel precedente stava la soluzione del problema qui sollevato dal collega Fiano.
PRESIDENTE. Non mi pare che ci siano altre richieste di intervento sull'argomento.
Si riprende la discussione.
(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 3656)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate, a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, le questioni pregiudiziali Colletti ed altri n. 1 e Lollobrigida ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A). Passiamo, quindi, all'esame di tali questioni pregiudiziali.
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre a uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, a un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
Il deputato Francesco Forciniti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Colletti ed altri n. 1.
FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Siamo di fronte all'ennesima umiliazione di questo Parlamento, ancora una volta in nome del PNRR. Ormai, dovrebbe essere chiaro a tutti che la narrazione di questo PNRR come un albero della cuccagna, nel quale avremmo trovato miliardi era totalmente falsa, totalmente ingannevole; in realtà, siamo al cospetto di uno strumento che è praticamente una sorta di MES mascherato, perché dietro questa promessa di questi finanziamenti miliardari che, poi, altro non sono che prestiti, voi state, invece, perseguendo due grandi obiettivi, altri obiettivi, che non sono certamente quelli di combattere, in funzione anticiclica, la recessione post-COVID, tutt'altro.
Il primo obiettivo è sicuramente sottrarre al sindacato del Parlamento tutta una parte di spesa pubblica che, altrimenti, sarebbe stata sotto il controllo del Parlamento, anziché essere rimessa a queste cabine di regia tecnocratiche che Draghi sta costituendo con un decreto dopo l'altro. Chiaramente, queste risorse sono sostitutive; quindi, questo PNRR sta sostituendo risorse che sarebbero arrivate magari da titoli di Stato; adesso, invece, saranno totalmente lontane dal minimo sindacato di controllo parlamentare, perché saranno gestite, in maniera padronale, da Draghi e dalla sua corte di banchieri e di tecnocrati.
Tale è il primo grande obiettivo che questo PNRR persegue: una sorta di commissariamento di questo Parlamento sovrano. Una volta si diceva: No taxation without representation, qui, abbiamo i tecnici, la tecnocrazia che si appropria di questa parte di spesa pubblica, che non è additiva, ma è sostitutiva di altre risorse, per fare i propri comodi, nella maniera più libera e indiscriminata possibile, senza alcun minimo controllo del popolo e dei suoi rappresentanti che, fino a prova contraria, saremmo ancora noi parlamentari, anche se qui qualcuno tende a dimenticarlo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
Il secondo obiettivo è ottenere quelle riforme di contorno che, in nome di questo albero della cuccagna, di questo PNRR, vengono imposte a questo Parlamento con forzature e strozzature del dibattito, a forza di posizioni di questioni di fiducia - un'altra ci sarà fra qualche minuto, vedevo, poco fa, il prode D'Inca' che già scalpitava e non vedeva l'ora di mettere l'ennesima fiducia – e, quindi, in pochi mesi, ci siamo ritrovati a doverci affannare e affrettare ad approvare queste riforme senza colpo ferire. Mi ricordo la riforma Cartabia fatta ad agosto: un unicum, forse, nella storia di questa Repubblica, venire qui ad agosto, in fretta e furia, per approvare un provvedimento che era una legge delega, non aveva neanche una scadenza. Penso alle semplificazioni, che sono state in pratica una sorta di “liberi tutti”; alla semplificazione degli appalti, che è stata un regalo, magari, alle infiltrazioni mafiose. Penso a quello che ci capiterà da qui a breve con il disegno di legge sulla concorrenza e sul mercato. Addirittura, Draghi si è permesso, non era mai successo nella storia della Repubblica, di scrivere una lettera ai capi del Parlamento per dire: mi dovete approvare questa cosa così com'è, entro 10 giorni, perché io devo osservare le scadenze e gli impegni presi con l'Europa. Ora, noi abbiamo discusso qui del MES per due anni, MES, sì, MES, no, e mentre discutevamo del MES, ci siamo trovati in una forma di commissariamento che è addirittura più violenta e più oppressiva, per questo Parlamento, rispetto a come sarebbe stato il MES, probabilmente. E sta succedendo, quindi, che nel merito, per come lo ha strutturato Draghi, per come lo sta portando avanti e per gli obiettivi che sta perseguendo, di per sé, questo PNRR è incostituzionale, perché sta eliminando, di fatto, il Parlamento dal sindacato sulla spesa pubblica di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
Questo nel merito, poi, per quanto riguarda il metodo, per come viene fatto, vedo che il dibattito televisivo è veramente surreale, l'opinione pubblica; vedo che praticamente tutti i leader dei partiti di maggioranza si lamentano di non essere presi in considerazione dal Governo. Quindi, Salvini, lo ascoltavo stamattina durante la discussione generale, diceva: sì, noi siamo leali con il Governo, però il Governo ci deve rispettare di più, eccetera, e faceva una richiesta generica e accorata al Governo: per favore, fateci contare qualcosa. Conte è da settimane che dice, in tutti i salotti televisivi, che il Parlamento deve essere coinvolto, che il Governo si deve confrontare, poi, però, vota tutto. Addirittura, al Senato, per quanto riguarda Forza Italia, ho ascoltato un intervento, durante la conversione in legge in quel ramo del Parlamento, del senatore Cangini che, addirittura, ha accusato la Ragioneria generale dello Stato di avere schiacciato il Governo e il Parlamento che avevano raggiunto un accordo sulle cattedre, per evitare i tagli alla scuola pubblica; è arrivata la Ragioneria – ovviamente, la Ragioneria è un'articolazione del Ministero dell'Economia e delle finanze - e ha fatto saltare un accordo politico che i legittimi poteri dello Stato, esecutivo e legislativo, avevano trovato, dopo un lavoro di sintesi.
Allora, ci rendiamo conto che praticamente tutta questa maggioranza, tranne forse il PD, ogni giorno si lamenta e si lagna di fronte al Paese, poiché non viene considerata, e poi, però, vota qualsiasi cosa e si limita a darci questi appelli generici: per favore, Draghi, la prego, come è umano, lei, ci dia un minimo di considerazione…
Allora, oggi sono passati ormai quasi due anni di questo Governo Draghi, fra un po' la legislatura è finita; vorrei capire ancora chi spera veramente che questi appelli possano ottenere qualcosa. È evidente ormai che in questo Parlamento, i parlamentari, se hanno ancora un minimo di amor proprio, l'unica cosa che possono fare per farsi un po' rispettare, per rimettere sul giusto asse i rapporti fra Governo e Parlamento, è lanciare un segnale, e quale segnale migliore vi è di quello che potremmo lanciare oggi dicendo “no” a questo ennesimo decreto-legge che non aveva motivo di esistere? Infatti, dove sono la necessità e l'urgenza di costituire di nuovo queste cabine di regia, di dare questa carta bianca al Governo e a tutti i Ministeri per assumere, spesso e volentieri anche a chiamata diretta, violando ogni procedura concorsuale, molto personale in più, fare questa infornata di assunzioni, quasi tutte, poi, a tempo determinato, quindi, stravolgendo anche il principio dell'ingresso nella pubblica amministrazione tramite concorso pubblico, violando la Costituzione nella forma e nella sostanza? È in atto un commissariamento di queste istituzioni, con una deroga sistematica a ogni norma elementare posta a presidio anche del diritto dei cittadini ad essere amministrati secondo principi universalmente riconosciuti ormai da anni e che mai nessuno si era sognato di mettere in discussione prima che arrivasse questo banchiere a gestire il Governo come fosse un'azienda, come se qui fossimo al cospetto di un Presidente, tutto padre padrone, e noi non potessimo fare altro che abbozzare e chiedergli, per favore, di essere coinvolti.
Allora, noi oggi abbiamo un minimo di possibilità di contare qualcosa, perché, altrimenti, è inutile lamentarsi, nei salotti televisivi o fare degli interventi qui o al Senato, come quando il senatore Cangini ha detto che si sentiva umiliato da come il Governo l'aveva trattato e tre quarti dell'Aula lo ha applaudito.
Poi, però, hanno votato tutti nello stesso modo, hanno votato tutti per la conversione in legge di questo provvedimento e, verosimilmente, accadrà la stessa cosa qui alla Camera.
Allora, questa pregiudiziale è un'offerta di redenzione che facciamo alle forze di maggioranza che si sono fatte commissariare dai banchieri. Sappiamo benissimo che i banchieri non amano la Costituzione, ce lo dicevano già un po' di anni fa: io mi ricordo la banca d'affari, se non sbaglio, JP Morgan, che diceva che noi, in Europa, abbiamo un problema, perché abbiamo Costituzioni garantiste, che riconoscono troppi diritti, Costituzioni antifasciste, che non ci permettono di progredire, di lasciare spazio al mercato, alla crescita, al super sviluppo e a quello che ci sarà. È evidente che questi signori non hanno mai amato le garanzie costituzionali, perché le vedono come un freno, come una zavorra per le loro mire di profitto, ma noi, in quanto parlamentari, oggi, secondo me, abbiamo il diritto e anche forse il dovere di lanciare un segnale a questi burocrati e a questi tecnocrati che ci stanno togliendo ogni diritto. Se ancora abbiamo un minimo di amor proprio, oggi abbiamo la possibilità di bloccare questo vergognoso decreto sul PNRR, che, tra l'altro, vogliono approvare, anche ponendo la fiducia. Non basta aver fatto il decreto-legge, non basta aver derogato a ogni procedura sulle assunzioni e sulle gare, avere istituito carrozzoni, aver fatto tagli alla scuola pubblica, ma addirittura ci impediscono anche di esprimere un minimo di sindacato, perché adesso probabilmente verrà il buon Ministro D'Inca' a porre la sua centoventottesima fiducia. Vuole battere il record di presenze di Dino Zoff in Nazionale: probabilmente, è stato più volte lui in Parlamento a porre la fiducia, di quanto Zoff sia stato in Nazionale. Allora, vi chiedo: oggi, abbiamo un minimo di reazione d'orgoglio? Vogliamo provare a lanciare un segnale al Governo, per provare a rimettere in equilibrio i rapporti tra legislativo ed Esecutivo? Altrimenti è inutile fare la bella faccia in TV, o ovunque voi la vogliate fare, se poi l'unica cosa che siamo - e che siete - in grado di fare è di chiedere per favore al Governo, gentilmente, di coinvolgerci un po' di più la prossima volta. Abbiamo capito, dopo quasi due anni di Governo Draghi, che non lo farà mai e che l'unico modo per equilibrare un po' i rapporti fra lui e noi è lanciargli un segnale. Lanciamo un segnale, votando “sì” a questa pregiudiziale, che vi offriamo in dono (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)!
PRESIDENTE. La deputata Carmela Bucalo ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 2.
CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il gruppo Fratelli d'Italia ha presentato la questione pregiudiziale per chiedere di non procedere all'esame del disegno di legge n. 3656, che reca ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano di ripresa e resilienza in materia di pubblica amministrazione, università e ricerca, in materia finanziaria e fiscale, in materia di ambiente, fonti rinnovabili, efficientamento energetico e salute, transazioni e digitale, infrastrutture, zone economiche speciali, logistiche semplificate in materia di turismo, di giustizia, nonché in materia di scuola (che occupa una parte molto rilevante), in relazione alla quale si prevede l'ennesima riforma, che è stata imposta dall'alto e che, rispetto agli obiettivi attesi dal PNRR, ha deluso fortemente tutti.
Di fatto, si tratta dell'ennesimo provvedimento d'urgenza, varato dal Governo, che incorre, purtroppo, in alcune sostanziali e rilevanti criticità, sotto il profilo del rispetto della nostra Costituzione, che ci protegge e ci tutela. Queste sono finalità dimenticate da questo Governo che, ancora una volta, dimostra un potere non più autorevole, ma autoritario e di incredibile controllo, adottando metodi che sono palesemente in violazione della funzione legislativa, in primo luogo dell'articolo 70, che prevede che la funzione legislativa sia esercitata collettivamente dalle due Camere, e, in secondo luogo, dal primo comma dell'articolo 72, che sancisce il principio che “ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una Commissione e poi dalla Camera stessa, che l'approva articolo per articolo e con votazione finale”.
Tutto ciò è stato totalmente disatteso, considerato che il Senato, in prima lettura, non ha potuto esaminarlo compiutamente, a causa dei ritardi accumulati durante l'iter in Commissione e addirittura, in una sola notte – lo ribadisco, in una sola notte -, è stato presentato un maxiemendamento che stravolgeva tutti gli articoli relativi all'istruzione; un maxiemendamento blindato, quindi, senza possibilità di essere subemendato, ostacolando del tutto - del tutto! - la possibilità da parte del Senato di entrare nel merito.
In pratica, si voleva imporre una riforma con forza, una riforma così importante, che segnerà in maniera negativa il mondo della scuola; la scuola, purtroppo, subirà danni rilevanti, causati da una riforma inadeguata che, secondo alcune analisi, danneggerà anche gli studenti. Questo Governo, ribadisco, ha voluto imbavagliare del tutto i parlamentari, tenuto conto che il provvedimento, poi, è arrivato in questo ramo del Parlamento con estremo ritardo, vista ormai la scadenza del 29 giugno, fatto che ha determinato la posizione dell'ennesima fiducia. Ormai questo Governo è famoso per l'utilizzo di questo strumento, l'unico strumento che ha per tenere unita questa maggioranza così frammentata; uno spazio temporale, quindi, ridottissimo, uno spazio che non ci ha permesso né di esaminare alcun emendamento né di leggerlo. Il descritto modo di procedere lede gravemente i diritti delle minoranze parlamentari, alle quali – lo ribadisco - viene preclusa del tutto la partecipazione in modo costruttivo e migliorativo all'elaborazione di un testo, che – lo ribadisco - è un obbrobrio soprattutto per quanto riguarda la scuola. Ovviamente, le sue ripercussioni ricadono anche sulla cittadinanza, una cittadinanza vittima incolpevole di norme frutto di decisioni improvvisate e spesso illogiche, quando non addirittura incongruenti rispetto alla legislazione vigente.
Ma la cosa più grave è il forte squilibrio di potere tra il livello tecnico-amministrativo e il livello politico, perché le Commissioni sono state sopraffatte dalle inappellabili decisioni poste da una ragioneria che, anche in quella famosa notte, ha tolto tutte le norme e tutti i soldi previsti per la scuola, compromettendo la credibilità stessa dell'attività legislativa.
Ecco perché, a gran voce, oggi possiamo dire che le Commissioni non decidono più. E mi chiedo, Presidente: ma questa famosa ragioneria, che ha decimato tutti gli investimenti, quei pochissimi investimenti previsti per la scuola, perché non ha tolto, invece, i due milioni di euro all'anno che si prevedono per finanziare questo grandissimo carrozzone che è la scuola di alta formazione del sistema nazionale pubblico di istruzione? Due milioni! Due milioni si sono trovati su cosa, se non tagliando gli organici, togliendo i docenti ai nostri figli, togliendo il futuro ai nostri figli, e soprattutto togliendo anche la piccolissima possibilità che c'era di un aumento contrattuale per il mondo della scuola? Quindi, al mondo della scuola: zero, piccole elemosine. Per questo grande carrozzone, fatto di questi grandi maestri, che, all'improvviso, capiscono cosa voglia dire insegnare e proporre una formazione, si prevedono due milioni di euro l'anno. Benissimo! E 500 mila euro per un presidente, un direttore generale che non è neanche del Ministero!
Questo è del tutto vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Dov'era la Ragioneria per tagliare questi fondi? Oppure si trova solo a tagliare i fondi sulla pelle dei cittadini italiani.
Infine, un ulteriore profilo di illegittimità costituzionale del provvedimento in esame è certamente quello di essere un provvedimento omnibus, in cui vengono riversate le misure più svariate, tenute insieme non tanto da quel collante rappresentato da una reale coerenza finalizzata all'obiettivo generale del provvedimento, ma dalla necessità di coinvolgere tutte le parti politiche in causa. La legge di conversione non può e non deve essere un calderone dove far confluire tutto, soprattutto disposizioni che non sono giustificate con un atto con forza di legge. Perché? Perché il Governo mette emendamenti, mette argomenti, mette altre materie per un unico solo obiettivo: eludere le ordinarie dinamiche di confronto parlamentare. Troppo facile! Il criterio di omogeneità nel contenuto dei provvedimenti di decretazione d'urgenza è imprescindibile e limita anche l'operato del Governo. Per questi motivi, noi di Fratelli d'Italia deliberiamo di non procedere all'esame del disegno di legge n. 3656 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Vi sono, indubbiamente, questioni reali che sono poste dalle pregiudiziali e che si ritrovano anche nel parere motivato di questa mattina del Comitato per la legislazione. La prima è che il Parlamento non può essere affogato da un'ondata di decreti che si riferiscono all'attuazione del PNRR, ma che vanno scaglionati adeguatamente nel tempo; il secondo punto è il tema del monocameralismo di fatto. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un decreto che ci arriva proprio a ridosso della sua conversione e queste sono cose che, obiettivamente, non vanno bene nell'equilibrato funzionamento delle istituzioni. Però alcuni argomenti delle pregiudiziali sono sbagliati: non si può parlare di eterogeneità del decreto, se il decreto, occupandosi del PNRR, segue le materie del PNRR. Che si occupi di scuola, concorsi pubblici e così via, il decreto lo fa perché è il PNRR che si occupa di questo. Quindi, la finalità del decreto è obiettivamente congrua. Lo dico, in particolare, al collega Forciniti; almeno la collega di Fratelli d'Italia non ha mai sostenuto alcun Governo in questa legislatura e, quindi, lei non c'entra, però il collega Forciniti, al Governo “Conte 1”, la fiducia l'ha data. Le questioni di fiducia che poneva il Ministro di allora, diverso da D'Inca', il Ministro Fraccaro, le votava. Questo vuol dire che non dobbiamo lavorare sulle conseguenze, ma sulle cause che ci portano al monocameralismo di fatto. Alcuni rimedi si possono trovare nel Regolamento. Un'altra soluzione di fondo, che taglierebbe la questione in radice, è la proposta costituzionale che stiamo facendo da tempo, ossia che della conversione dei decreti si occupi il Parlamento in seduta comune, così non vi sarebbe il problema di saltare l'esame di un'Aula. Allo stesso modo, in seduta comune dovrebbero andare altre questioni. L'altro giorno ne abbiamo avuto una riprova con il Presidente Draghi che è venuto il giorno dopo a rileggere lo stesso discorso del giorno prima e il dibattito interessante che si è svolto in quest'Aula non ha avuto alcuna visibilità esterna perché ovviamente è stato privilegiato quello che è avvenuto nella prima Camera. Quindi, più poteri al Parlamento in seduta comune garantirebbero una soluzione in radice ad alcune di queste difficoltà, se si vuole lavorare sulle cause e non lamentarsi delle conseguenze. Siccome noi vogliamo lavorare sulle cause e vogliamo anche evitare che la caduta di un decreto del genere provochi un danno per il Paese, voteremo contro le pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.
MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Queste pregiudiziali, presentate ad un decreto che è già ormai in dirittura d'arrivo e che, peraltro, scade tra pochi giorni, nei loro contenuti e nelle loro premesse avanzano argomenti che pensiamo debbano essere oggetto di riflessione. Ad esempio, ormai, alternativamente, all'emanazione dei decreti, quasi si pianifica e si decide - si sa già - in quale ramo del Parlamento iniziare l'esame dei provvedimenti e quale delle due Camere non affronterà e non esaminerà quel provvedimento. È un'anomalia che viene segnalata nelle pregiudiziali e che noi non possiamo far altro che segnalare. Detto questo, però, la questione nel merito di questo provvedimento, che viene accusato di essere eterogeneo, va a cozzare proprio con la ragione stessa del provvedimento. Questo è un decreto per attuare e per mettere in esecuzione una serie di interventi, di investimenti e di norme, previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Mettere in discussione questa eterogeneità significa non comprendere che il PNRR è proprio questo e significa non condividere alla radice il PNRR. In effetti, se andiamo a vedere gli atti parlamentari e le dichiarazioni svolte negli ultimi mesi, queste pregiudiziali provengono da forze politiche che, probabilmente, se avessero avuto responsabilità di Governo, non avrebbero scritto il PNRR in quel modo e non lo avrebbero probabilmente nemmeno ottenuto. Quindi, capiamo che vi sia ostilità dal punto di vista politico, ma nel merito non possono in alcun modo essere accettate questo tipo di posizione e di pregiudiziale. Per cui dichiaro, anche a nome di Italia Viva, il voto contrario a queste pregiudiziali di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Barzotti. Ne ha facoltà.
VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie Presidente. Comprendiamo le ragioni sollevate rispetto alle questioni pregiudiziali, però non possiamo che far notare che questo decreto esprime totalmente le ragioni di straordinaria necessità e urgenza che giustificano la sua conversione. Come è noto e come è già stato anche detto, il PNRR si compone di diverse Missioni e componenti, perché diversi ed eterogenei sono i traguardi da raggiungere per la modernizzazione e la sostenibilità del nostro Paese, provato dall'inflazione, dall'aumento dei prezzi, dall'evasione fiscale, dalle disuguaglianze sociali, dalla mancanza di lavoro, di salute e sicurezza sul lavoro. Un Paese dove 5,6 milioni di persone sono in povertà assoluta, in cui, ad aprile, sono arrivate all'INPS 118.730 domande di disoccupazione, con un aumento del 39,7 per cento rispetto ad aprile 2021. In questo provvedimento vi sono disposizioni strutturali che permettono al nostro Paese di fare finalmente passi cruciali in avanti. L'urgenza e la straordinarietà emergono immediatamente, se si pone l'attenzione alle disposizioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Secondo i dati provvisori dell'INAIL, nei primi quattro mesi del 2022, sono saliti del 48 per cento, quindi a 254.493, le denunce di infortunio sul lavoro presentate all'INAIL e, di queste, 261 hanno avuto esito mortale. Si tratta di più di due lavoratori al giorno che non sono tornati a casa. Allora, qui vi sono misure fondamentali che si collegano ad altre già predisposte nei precedenti provvedimenti e che si pongono nel solco della prevenzione e della cultura della sicurezza. Penso, ad esempio, all'articolo 20 che prevede la promozione da parte di INAIL, con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, di appositi protocolli d'intesa con aziende e grandi gruppi industriali, impegnati nell'esecuzione dei singoli interventi previsti dal PNRR stesso, per iniziative volte a migliorare gli standard di salute e sicurezza sul lavoro.
Con riferimento ad altre misure, un intervento dirimente, connotato da assoluta urgenza e straordinarietà, è quello sul lavoro sommerso. Il lavoro irregolare rappresenta oltre un terzo del valore complessivo dell'economia sommersa, come stimato dall'Istat, 76,8 miliardi su 203 miliardi totali. Quindi, nasce il Portale nazionale del lavoro sommerso, che va a sostituire ed integrare le banche dati esistenti, attraverso le quali l'Ispettorato nazionale del lavoro, INPS e INAIL condividono le risultanze degli accertamenti ispettivi insieme ai verbali della Guardia di finanza e dell'Arma dei carabinieri. Evidentemente, troppi e troppo gravi sono i problemi da risolvere in questo Paese, a partire dal lavoro. Modernizzare, digitalizzare, garantire la tempestività delle misure inserite nel PNRR sono priorità assolute. Per questo voteremo contro la pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Colletti ed altri n. 1 e Lollobrigida ed altri n. 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Prego i colleghi di affrettarsi, la votazione è in corso.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
(Esame dell'articolo unico - A.C. 3656)
PRESIDENTE. Essendo state respinte le questioni pregiudiziali, passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).
Il Comitato per la legislazione ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.
(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 3656)
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, deputato Federico D'Inca'. Ne ha facoltà.
FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, colleghi deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3656: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), nel testo delle Commissione riunite, identico a quello approvato dal Senato (Applausi polemici dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.
PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Non può passare l'ennesima richiesta di fiducia senza che questa opposizione faccia notare e sottolinei la totale assenza di confronto politico, che si arricchisce ogni giorno di capitoli inaspettati. Presidente, su questo argomento così delicato, come il PNRR, dal quale la Nazione si aspetta tante risposte che tardano ad arrivare, non solo poniamo l'ennesima richiesta di fiducia - il Ministro D'Inca' sta polverizzando tutti i precedenti record di questa Repubblica - ma andiamo oltre, con l'assenza totale di lavori in Commissione. Presidente, credo che questo sia un fatto molto grave, un precedente gravissimo. Noi siamo stati chiamati giovedì ad andare in Commissione senza il testo. Come è possibile che in una democrazia parlamentare - così come ama definirla chi utilizza questo termine per governare ogni volta che perde le elezioni - si convochi una Commissione e, senza testo, si chieda ai commissari di esprimersi? Dalla farsa e dalla rappresentazione inutile siamo passati al mimo, cioè al non avere la possibilità di parlare e di avere un minimo di confronto. Credo che sia un fatto molto grave.
Così pure - come denunciato già stamattina ma glielo ripeto, Presidente - denuncio il fatto che sta diventando prassi parlamentare la pessima abitudine degli emendamenti segnalati. Nei Regolamenti parlamentari non c'è traccia della necessità di segnalare gli emendamenti, ci sono i precedenti per la legge di bilancio e per ogni decreto di questa era draghiana in cui, per ogni provvedimento, ci viene richiesto di indicare i segnalati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo è un altro modo per censurare, per castrare il confronto politico e per sottrarvisi. Da ultimo, mi permetta di fare questa considerazione soprattutto ai colleghi plaudenti per questa ennesima richiesta di fiducia.
PRESIDENTE. Deputato Trancassini, sono costretto a interromperla perché c'è troppa confusione. Occorre che l'Aula faccia il dovuto silenzio. Colleghi deputati, chi non è interessato ad ascoltare l'intervento del deputato Trancassini è pregato di allontanarsi e di proseguire le proprie conversazioni altrove. Colleghi! Deputata Licatini!
Prego, può riprendere.
PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Oltre a queste denunce, alle quali, come le ho detto stamattina, mi auguro che il Presidente Fico ci dia quantomeno una risposta, volevo aggiungere una considerazione nei confronti della maggioranza e di tutti i colleghi che anche oggi hanno salutato con piacere questa richiesta di fiducia, perché è chiarissimo che il tentativo di non discutere in Commissione, di non venire qui e di non confrontarsi dimostra una grande debolezza da parte del Governo nel confrontarsi con la nostra forma di opposizione. La verità è che, mentre Draghi incassa sistematicamente la fiducia della sua maggioranza, con tutte queste castrazioni del confronto è lui che non dà fiducia alla sua maggioranza. La verità è che Draghi non ha fiducia nella sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! È lui che evita di darvi spazio, è lui che evita di farvi parlare in Commissione, perché sa perfettamente che vi dividereste immediatamente. Siamo di fronte a un fatto, credo, molto grave: per tenere la propria maggioranza, la chiude all'interno di un contenitore dorato, che è il Parlamento, e si tira a campare. Peccato, Presidente, che tiriamo a campare con il futuro dei nostri figli, perché oggi noi avremmo dovuto discutere del PNRR, dei soldi che spendete voi e che pagheranno i nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata presso la Sala della Regina, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 15,48, è ripresa alle 16,18.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto stabilito nell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di Gruppo, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge n. 3656 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (approvato dal Senato – scadenza: 29 giugno 2022), la votazione sulla questione di fiducia avrà luogo nella seduta di domani, martedì 28 giugno, a partire dalle ore15.45, con dichiarazioni di voto a partire dalle ore 14.
Dopo il voto di fiducia, si passerà alle ulteriori fasi di esame del provvedimento.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 9 di domani, martedì 28 giugno.
Procedo quindi all'estrazione del nominativo dal quale avrà inizio la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dal deputato Alberto Manca.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 28 giugno 2022 - Ore 14:
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2598 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (Approvato dal Senato). (C. 3656)
Relatori: FASSINA, per la V Commissione; POLVERINI, per la XI Commissione.
La seduta termina alle 16,20.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ROSA MARIA DI GIORGI (A.C. 3656)
ROSA MARIA DI GIORGI (PD). (Intervento in discussione sulle linee generali – A.C. 3656). Grazie signor Presidente. Il decreto-legge n. 36 del 2022 è un provvedimento di grande rilievo perché contiene misure davvero significative per l'attuazione del PNRR.
Al Senato il provvedimento è stato esaminato in sede referente dalle Commissioni riunite I e VII. Le disposizioni del decreto riguardano diversi settori di intervento corrispondenti alle diverse missioni del PNRR: pubblica amministrazione, università e ricerca; ambiente, fonti rinnovabili, efficientamento energetico e salute; transizione digitale; infrastrutture, beni culturali, zone economiche speciali e zone logistiche semplificate; turismo; giustizia; istruzione e sport.
In questa sede mi soffermerò sui principali contenuti delle disposizioni di competenza della Commissione VII, quindi in particolare università, ricerca e alta formazione e istruzione, considerando che in questo decreto è contenuta una delle riforme più importanti per la scuola italiana, quella relativa al reclutamento e alla formazione degli insegnanti, l'istituzione della Scuola di alta formazione e, per il MUR, una parte della riforma del reclutamento per l'università, uno stralcio che anticipa la legge che disciplinerà la materia, già approvata alla Camera, ma ancora in discussione al Senato. Si tratta della definizione della figura del ricercatore, che diventerà un ruolo a esaurimento e delle norme volte ad abolire gli assegni di ricerca, a favore dei contratti di ricerca, che garantiscono tutele e migliore retribuzione ai giovani ricercatori in formazione.
Quindi un decreto questo di grande rilievo per il mondo della formazione e dell'alta formazione.
Colgo l'occasione, Presidente, visto che non si parla spesso di Istruzione in questa Aula, per informare i colleghi sullo stato di attuazione delle riforme per la scuola su cui l'Italia si è impegnata. Sono 6, come forse ricorderete.
Oltre al reclutamento e alla Scuola di alta formazione, la riforma degli ITS, gli istituti tecnici superiori, già conclusa, e infatti manca solo un passaggio senza modifiche qui alla Camera, proposta dal Parlamento e condivisa con il Ministro Bianchi.
È in fase avanzata di definizione la riforma dell'orientamento scolastico, altra importante riforma PNRR per supportare gli studenti nella scelta del loro percorso di studi, per valorizzare le materie STEM e per provare a recuperare i NEET, di cui mai parleremo abbastanza, ossia giovani che non studiano e che non lavorano e che sono nel nostro Paese, Presidente, oltre due milioni nella fascia 14-25 anni.
Sono state avviate anche le altre due riforme del pacchetto PNRR scuola. Quella dell'istruzione tecnica e professionale (si parla qui di scuola secondaria, niente a che vedere con gli ITS che sono formazione terziaria, ossia dopo il conseguimento del diploma). Questa riforma deve allineare il curriculum di questi istituti di scuola secondaria, appunto, alla domanda di competenze che proviene dal tessuto produttivo del paese e presumibilmente sarà sottoposta al Parlamento in autunno, così come l'ultima riforma, quella relativa alla riorganizzazione della scuola, con il nuovo dimensionamento e le indicazioni rispetto ai parametri numerici degli studenti, le reti di scuole e quanto concerne un nuovo modello di scuola orientato a rispondere alle esigenze dei territori.
Un'altra osservazione preliminare non posso evitare di sottoporre all'attenzione dell'Aula, signor Presidente, ossia lo stupore per quanto accaduto al Senato in merito alle coperture di questo decreto in materia di scuola. Si è verificato un fatto mai accaduto prima, ossia che siano state cambiate le coperture a decreto già bollinato in Commissione Bilancio. Questo ha determinato di fatto un taglio al numero degli insegnanti per i prossimi 10 anni sulla base di previsioni non confermabili a breve periodo. Credo che si dovrà rapidamente provvedere a sanare questo strappo per il buon andamento delle relazioni fra Governo e Parlamento.
Ma torniamo al decreto. Non è facile intervenire negli assetti del sistema scolastico, ma la sfida che ci è proposta dal PNRR ci coinvolge e ci stimola a fare il meglio per i nostri giovani. Una scuola con docenti preparati, ben selezionati e, molto importante, ben retribuiti, è una scuola che ci aiuta ad affrontare il futuro e che dà speranza alle giovani generazioni. Avremmo voluto di più, soprattutto in merito alle risorse per il finanziamento di questo filone di intervento che interessa la parte viva, il personale della scuola. Faremo di tutto per averle le risorse necessarie, ma questo decreto è un buon inizio per quanto riguarda la riorganizzazione dei percorsi formativi e dell'accesso all'insegnamento.
Noi siamo l'unico Paese, dopo la cancellazione del FIT (Formazione iniziale tirocinio), da noi introdotto nella “Buona Scuola”, poi eliminato dal Ministro Bussetti, che non ha alcun tipo di formazione degli insegnanti. Il concetto, di origine gentiliana, è che “chi sa, sa anche insegnare”. Assunto questo smentito dalla letteratura internazionale e nazionale.
Il decreto reintroduce un percorso per acquisire le competenze professionalizzanti di base e su questo il Partito Democratico è d'accordo con il Ministro Bianchi, che qui voglio ringraziare per la passione e per l'impegno profuso in questi passaggi così delicati della riforma del sistema scolastico nazionale.
Noi abbiamo cercato, con i nostri emendamenti in Senato, accolti dalla maggioranza, di rendere questo percorso realmente formativo e non una somma di CFU, però bisogna chiarirsi definitivamente sul fatto che la formazione degli insegnanti sia importante (oppure no). Noi riteniamo che lo sia e che sia necessario investire su questo aspetto risorse e intelligenze. Non tutto il Governo, escluso il Ministero dell'Istruzione, sembra condividere questa opinione e la fatica per destinare le necessarie risorse ne è la prova. Ed è proprio su questo aspetto delle risorse che ancora una volta l'intervento è deludente e questo lo diciamo con chiarezza al Presidente del Consiglio con il quale ci ripromettiamo di interloquire durante le fasi preparatorie della legge di bilancio, in cui sarà necessario recuperare alcuni aspetti connessi al finanziamento permanente di queste misure negli anni a venire.
Il nuovo modello di reclutamento ha l'obiettivo di migliorare la qualità del sistema educativo, di conseguenza l'impegno assunto in questo decreto è quello di introdurre requisiti più rigorosi per l'accesso all'insegnamento, la limitazione dell'eccessiva mobilità e la valorizzazione, ai fini della progressione di carriera, della valutazione delle prestazioni e dello sviluppo professionale continuo.
Si prevede un percorso universitario o accademico abilitante, corrispondente a non meno di 60 crediti formativi universitari (CFU) o accademici (CFA), deve contemplare un periodo di tirocinio e concludersi con una prova finale articolata in una verifica scritta e una lezione simulata.
La finalità, che noi condividiamo, è quella di elevare la qualificazione professionale dei docenti delle scuole secondarie basandola su un modello formativo strutturato e raccordato tra le università, le istituzioni AFAM e le scuole.
Il nuovo percorso ha l'obiettivo di sviluppare e di accertare nei futuri docenti ciò che è necessario per realizzare una scuola diversa, più inclusiva, più coinvolgente, quindi le competenze culturali, disciplinari, pedagogiche, psicopedagogiche, didattiche e metodologiche, specie quelle dell'inclusione e della partecipazione degli studenti rispetto ai nuclei basilari dei saperi e ai traguardi di competenza fissati per gli studenti stessi.
La formazione iniziale è completata dalla formazione continua obbligatoria e dalla formazione continua (e incentivata) dei docenti di ruolo.
Per la realizzazione di tale obiettivo si istituisce la Scuola di alta formazione dell'istruzione, ecco l'altra riforma, che, operando in stretto raccordo con le istituzioni scolastiche, per un verso, indirizza lo sviluppo delle attività formative del personale scolastico e, per l'altro, indica e aggiorna le esigenze della formazione iniziale degli insegnanti. Tutto questo con il coinvolgimento essenziale di INDIRE, l'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca del Ministero dell'Istruzione e dell'INVALSI.
La formazione iniziale, in particolare, è finalizzata all'acquisizione di elevate competenze linguistiche e digitali, nonché di conoscenze e competenze teoriche e pratiche inerenti allo sviluppo e alla valorizzazione della professione del docente negli ambiti pedagogico, psicopedagogico, didattico, delle metodologie e tecnologie didattiche applicate alle discipline di riferimento e delle discipline volte a realizzare una scuola di qualità e basata sui principi dell'inclusione e dell'eguaglianza, con particolare attenzione al benessere psicofisico ed educativo degli allievi con disabilità e degli alunni con bisogni educativi speciali. Tutto questo trova una condivisione convinta nel nostro gruppo politico.
È una scuola moderna quella che prende forma in questo decreto, una scuola che ha ambizioni grazie ai fondi del PNRR, una scuola che vogliamo pronta a rispondere alle sollecitazioni di un mondo complesso, pronta a dare risposte a ragazzi che si confrontano con una realtà che spesso li respinge, con protezioni sempre minori e con sicurezze sempre meno garantite a causa di un'evoluzione troppo convulsa dell'economia, della globalizzazione, della rivoluzione tecnologica, delle crisi sociali e ambientali e anche di valori. Fare l'insegnante è sempre più difficile, perché il mondo cambia velocemente e anche i ragazzi cambiano, di anno in anno, hanno antenne sensibili, hanno bisogno di risposte, risposte che gli adulti, le famiglie, non hanno neanche per se stessi. È questa la sfida del docente. Ciò che serve è dare ai giovani gli strumenti per interpretare, per capire, per pensare, per scegliere. Non risposte, ma metodo. E se questo era necessario farlo per altre generazioni, in un mondo che comunque era più statico e meno vorticoso, certamente è la base del nuovo modello pedagogico che dobbiamo proporre ai nostri studenti.
Questa riforma ci prova e, nonostante le carenze che comunque sono inevitabili in un contesto così complesso, tuttavia dà alcune risposte. La grande carenza, come vedremo è determinata dalle risorse, troppo poche, sempre. Non si risparmia sulla scuola vorrei dire al Presidente del Consiglio e al Ministro dell'Economia, pena la marginalizzazione del nostro sistema scolastico e, cosa molto grave, l'insoddisfazione del nostro corpo docente. Su questo il Partito Democratico ha convinzioni ben consolidate e ci ripromettiamo di colmare le carenze di questo decreto nella prossima legge di bilancio.
Con questa riforma in questo decreto, signor Presidente, chiediamo molto ai nostri docenti. Anche troppo, dicono i sindacati. Richiediamo uno sforzo ulteriore di formazione, oltre a quella prevista per l'accesso, di acquisizione di competenze, di impegno continuo per garantire ai nostri studenti una scuola innovativa e di qualità in grado di renderli competitivi con gli studenti degli altri paesi europei. Se questo è un dato acquisito, allora dobbiamo fare di più. Non ci possono essere scappatoie.
Alcuni dati, signor Presidente che meglio di qualsiasi frase danno la misura del nostro ritardo rispetto all' Europa. L'ultimo rapporto promosso dall'OCSE, che analizza e confronta i sistemi scolastici dei principali paesi d'Europa e del mondo conferma il dato negativo delle retribuzioni degli insegnanti italiani che risultano essere molto distanti rispetto a quelle dei colleghi degli altri paesi.
Queste differenze sono presenti ed evidenti in tutti i gradi di istruzione, dalla scuola dell'infanzia alle scuole superiori. Nella scuola primaria la differenza tra lo stipendio medio annuo di un docente italiano e quello degli omologhi docenti dell'area OCSE è in media del 15 per cento inferiore e altrettanto evidenti sono le differenze per i docenti della scuola media: in Italia l'insegnante percepisce il 13 per cento in meno rispetto ai colleghi dei paesi OCSE e il 12 per cento in meno rispetto ai colleghi dei paesi europei. Anche i docenti delle scuole superiori in Italia percepiscono il 14 per cento in meno rispetto ai docenti dei paesGAPi OCSE e il 13 per cento in meno rispetto ai docenti europei.
Il rapporto dell'OCSE non si limita ai confronti internazionali, ma offre anche una significativa comparazione all'interno dello stesso paese tra gli stipendi dei docenti e quello dei lavoratori con pari livello d'istruzione. L'insegnamento nei diversi gradi di scuola necessita del diploma di laurea, pertanto, lo stipendio degli insegnanti è stato confrontato con la retribuzione di altri professionisti con il medesimo titolo d'istruzione universitaria e dal confronto emerge che in Italia, a parità di titolo di studio, gli insegnanti risultano retribuiti molto meno.
Ricordo, oltretutto, signor Presidente, che il settore è ancora in attesa del rinnovo del contratto nazionale di lavoro per il triennio 2019/2021, scaduto ormai da tre anni. Aggiungere altro? Non serve.
Ecco, rispetto a questo scenario che non ha certo bisogno di commento, mi sembra logico e perfino dovuto che il Governo prenda un preciso indirizzo in questa direzione, indirizzo che ancora non vediamo così condiviso in certi ambienti del Governo, così pronti a richiedere impegni, e poco disponibili a prendere atto della situazione di grave disagio dei nostri insegnanti che spesso appaiono disincentivati e ingiustamente sottovalutati.
Il Partito Democratico su questo punto ha da molto tempo maturato l'urgenza di un cambiamento. Per la scuola servono risorse, la scuola ha bisogno di essere considerata al centro delle azioni volte allo sviluppo del Paese.
Mi si dirà che molti sono i milioni di euro destinati a queste missioni nel PNRR, ma la nostra richiesta non è su infrastrutture e organizzazione, per carità, più che necessarie.
Noi richiediamo un impegno eccezionale, sì, eccezionale del Governo per coprire questo vergognoso gap che ci colloca fra gli Stati meno credibili in merito alla valorizzazione degli insegnanti.
A questo voglio aggiungere un altro tema. La formazione non si paga. Ogni azienda si preoccupa della formazione e dell'aggiornamento dei propri dipendenti. Questo deve fare la scuola italiana se si vuole il salto di qualità che è previsto, meritoriamente, nel PNRR.
Cogliamo con soddisfazione alcuni segnali che in questo testo sono presenti attraverso gli incentivi per la formazione, ma certo non può essere sufficiente una misura di questo tipo rispetto alle esigenze di aggiornamento e di formazione specifica che si richiedono agli insegnanti per stare al passo con le nuove tecnologie e con gli scenari della globalizzazione con cui si confrontano quotidianamente.
Uno strumento interessante che era di un qualche aiuto per gli insegnanti era la card del docente che in questo decreto invece, inspiegabilmente, veniva di fatto abolita. Solo una strenua battaglia in Senato da parte dei colleghi della maggioranza ha consentito di salvaguardarla per i prossimi due anni. Non condividiamo affatto questa scelta del Governo, in contraddizione con le iniziative volte a far acquisire ai docenti una sempre maggiore competenza.
Ricordo ai colleghi che cos'è la card, istituita con la “Buona Scuola”, legge 107 del 2015, che anche personalmente contribuii a proporre e far approvare dal Governo di allora.
La carta, dell'importo nominale di euro 500 annui per ciascun anno scolastico, può essere utilizzata per l'acquisto di libri e di testi, anche in formato digitale, di pubblicazioni e di riviste comunque utili all'aggiornamento professionale, per l'acquisto di hardware e software, per l'iscrizione a corsi per attività di aggiornamento e di qualificazione delle competenze professionali, svolti da enti accreditati presso il Ministero dell'istruzione (allora MIUR), a corsi di laurea, di laurea magistrale, specialistica o a ciclo unico, inerenti al profilo professionale, ovvero a corsi post lauream o a master universitari inerenti al profilo professionale, per rappresentazioni teatrali e cinematografiche, per l'ingresso a musei, mostre ed eventi culturali e spettacoli dal vivo, nonché per iniziative coerenti con le attività individuate nell'ambito del piano triennale dell'offerta formativa delle scuole e del Piano nazionale di formazione;
Riteniamo che la card vada ripristinata e anche su questo abbiamo un ordine del giorno che richiede coerenza al Governo.
Anche per il settore università e ricerca e alta formazione artistica e musicale (AFAM) il decreto introduce importanti innovazioni e riforme, a partire dall'accesso alla carriera universitaria.
Questo tema è oggetto di una legge, già approvata alla Camera, in discussione al Senato. I tempi del PNNR e la scadenza del 30 giugno hanno indotto la Ministra Messa ad accelerare e stralciare dal provvedimento sul reclutamento all'università la parte relativa alla definizione della figura del ricercatore di tipo A e B che si trasforma qui in un ruolo a esaurimento e all'abolizione degli assegni di ricerca. La stessa Ministra in audizione ha poi riferito che nell'esame del provvedimento relativo al reclutamento si integreranno anche le disposizioni per i ricercatori degli enti pubblici di ricerca con un percorso di carriera analogo, quindi con immissione in ruolo entro sei anni dall'inizio del percorso avendone i titoli ovvero avendo acquisito le prescritte abilitazioni e verifiche.
In questo decreto viene quindi introdotta un'unica figura di ricercatore, con quel meccanismo che è detto di tenure track, cioè con garanzia e certezza di progressione, della durata complessiva di sei anni, ma che può portare al ruolo di professore già a partire dal quarto anno, non appena superata l'abilitazione scientifica. Può essere - questa - una rivoluzione, per tornare ad avere più docenti e più docenti giovani, riducendo i tempi del pre-ruolo attuale.
Altro aspetto significativo, come si è detto, è la cancellazione delle figure precarie, sia quella del ricercatore a tempo determinato, sia soprattutto quella del cosiddetto assegnista di ricerca, figura atipica e intermittente. Nel decreto si cancella questa tipologia di precari e al suo posto viene introdotto un vero contratto di ricerca, con tutte le tutele del lavoro subordinato, a partire da quelle più simboliche ed essenziali: malattia e maternità.
È un contratto finalmente retribuito secondo gli standard europei più avanzati, che dà dignità e tutele, che finalmente dà attuazione alla Carta europea dei ricercatori.
Queste norme segnano un nuovo inizio e possono riappassionare alla ricerca una moltitudine di talenti oggi sfiduciati. È una riforma che non abbandona nessuno, frutto di un intenso lavoro della maggioranza e del Partito oriecratico al Senato. Anzi prevede un periodo transitorio che riconosce l'attività svolta da ricercatori a tempo determinato di tipo A (RTDA) e assegnisti (figure che andranno a scomparire), garantendo loro una riserva del 25 per cento nei prossimi concorsi.
Questo è un punto politico fondamentale, per niente scontato, che aggiunge senso a un provvedimento la cui filosofia è contrastare il precariato.
Si dice da parte di certo mondo accademico che i nuovi contratti avranno un costo eccessivo e che ci saranno meno opportunità per i giovani. Come se non fosse un dovere retribuire il lavoro, come se non fosse un dovere assicurare finalmente tutele e diritti basilari.
Ed è quello che oggi facciamo con questo provvedimento, dando finalmente valore al lavoro della ricerca.
Aggiungo, per chi appare tanto preoccupato, che c'è un modo per non diminuire il numero di contratti. Continuare ad aumentare i fondi per l'università, come avvenuto in questi anni, già dalla scorsa legislatura, con piani straordinari di reclutamento, che vogliamo che già dalla prossima legge di bilancio diventino un grande piano strategico pluriennale, che dia certezze a questo mondo.
E a questo proposito annuncio che il PD presenterà un ordine del giorno per un incremento degli investimenti nel settore in legge di bilancio, per dare stabilità e certezza al sistema, una volta esauriti i fondi del PNRR.
La conversione in legge di questo decreto ha portato importanti novità anche sul tema dell'alta formazione artistica musicale e coreutica che avranno importanti ripercussioni sull'intero sistema.
Se è stata finalmente introdotta la figura del ricercatore per le istituzioni AFAM – quello della ricerca in ambito artistico è un tema su cui ci siamo ampiamente spesi e che fortunatamente è stato del tutto sdoganato – dobbiamo rilevare tuttavia che le coperture finanziare per la ricerca artistica sono ancora assenti: i ricercatori potranno sì fare ricerca e insegnare per il 50 per cento dell'orario, ma è impensabile che queste nuove figure di ricercatori debbano essere acquisite a costo zero e solo a prezzo di conversioni di cattedre.
Quindi nei prossimi provvedimenti dovremo rivedere alcune scelte fatte qui che risultano ancora insufficienti.
È molto positivo, devo rilevare, che le istituzioni di alta formazione artistica possano finalmente ricorrere ai “contratti di ricerca”, ma il loro sostegno però è esclusivamente legato al ricorso «a finanziamenti esterni a totale copertura dei costi della posizione». In altre parole, per attivare un contratto di questo tipo sarà necessario prima trovare uno sponsor, cosa che non è garantita in modo uniforme in tutto il territorio nazionale e che spesso è di difficile attuazione. Quindi ancora una volta buone idee, ma purtroppo non sufficienti risorse da parte del Governo.
L'ultimo punto che riguarda l'alta formazione artistica è probabilmente quello più dirimente: si va verso un cambio delle regole sulla mobilità che dovrebbero diventare più simili a quelle del mondo universitario. Siamo in attesa del nuovo regolamento sul reclutamento che, secondo quanto ampiamente previsto e preannunciato, traghetterà il comparto verso il segmento universitario in modo ancora più compiuto, assorbendone nel complesso le regole e le dinamiche.
Si è lavorato molto negli ultimi tempi sulla qualità e sulla valutazione (abbiamo investito anche economicamente sui nuclei di valutazione). Adesso però bisogna fare di tutto affinché le istituzioni siano messe nelle condizioni di poter esser valutate positivamente con gli strumenti adeguati. Affinché la docenza sia realmente e correttamente valorizzata, e quindi valutata positivamente, è necessario risolvere una volta per tutte alcune questioni ancora irrisolte, prima fra tutte la perequazione economica della docenza.
Non si può pensare ad un modello di allineamento solo “parziale” al sistema universitario, che riguardi esclusivamente la tipologia di titoli rilasciati, l'autonomia, il diritto allo studio degli studenti, il sistema dei crediti formativi, la normativa sull'edilizia, il sistema di valutazione, la qualità e, a breve, la mobilità.... ed escluda, invece, altri aspetti, come per esempio la valorizzazione della docenza attraverso una più congrua retribuzione.
Su questo aspetto il Partito Democratico presenterà un ordine del giorno e lavorerà perché in legge di bilancio si trovino le risorse necessarie a ridurre questo gap non più tollerabile.
Le scelte operate, come è evidente a tutti, imprimono una decisa svolta alle modalità di inserimento dei ricercatori nel sistema dell'Università.
Novità nell'immediato sostenute dagli investimenti straordinari PNRR.
L'impegno che dobbiamo assumere Onorevoli colleghi, oltre a rispettare i tempi previsti dal PNRR, e quello di completare gli interventi di riforma con l'approvazione del disegno di legge parlamentare assicurandone la sostenibilità e utilizzando le risorse disponibili.
A questo proposito ricordo che la legge di bilancio ha destinato quaranta milioni per progressioni di carriera di ricercatori e tecnologi di ruolo negli enti pubblici di ricerca vigilati dal MUR fermi da anni. Tali risorse sono vincolate alla riforma del pre-ruolo e devono essere rese disponibili quanto prima.
Siamo in un momento di passaggio delicato in quanto gli investimenti e le riforme avviate, per avere effetti strutturali, richiedono ulteriori azioni.
Ne posso immaginare almeno tre.
La prima è terminare nel corso della legislatura il processo di riforma della legislazione sul pre-ruolo, comprendendo anche le disposizioni previste per gli Enti pubblici di ricerca.
La seconda è dare continuità agli investimenti PNRR con risorse nazionali strutturali, altrimenti le condizioni introdotte potrebbero concorrere a creare nuove e diverse situazioni di precarietà.
La terza condizione non richiede la produzione di regole ma la messa in atto di comportamenti sia nell'ambito dell'autonomia responsabile di Università ed Enti pubblici di ricerca, dove occorre che si promuova un approccio con tolleranza zero rispetto ad un uso non corretto degli strumenti, sia da parte nel del Ministero dell'Università e della ricerca che possa monitorare l'attuazione e l'impatto delle misure, introdurre eventuali correttivi e promuovere comportamenti virtuosi anche con la leva della valutazione.
L'approvazione del disegno di legge di conversione rappresenta una tappa importante per il rafforzamento del sistema dell'Università e della ricerca che genera rilevante valore pubblico. Ringrazio la Ministra per il lavoro svolto e per la sensibilità dimostrata per il Parlamento che dovrà portare a completare il processo di riforma nei prossimi mesi in un'ottica complessiva che includa gli Enti pubblici di ricerca e consenta di dare stabilità alle riforme.
Siamo consapevoli della complessità delle tematiche trattate, della circostanza che non ci possiamo permettere di sbagliare, e dell'esigenza di completare in questo scorcio di legislatura i processi di riforma avviati.
Il PNRR è complesso e deve trasformare il nostro Paese.
Il Governo e il Parlamento non possono perdere questa occasione unica che consentirà di avviare quella transizione necessaria per la nostra crescita. E per raggiungere questo obiettivo è vitale la formazione, la scuola, l'Università e la Ricerca, settori trainanti, senza il cui sviluppo sarà impossibile vincere la sfida che abbiamo davanti a noi. Grazie Presidente.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta è pervenuta la seguente segnalazione in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 1 il deputato Serritella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Ddl 3656 - Chiusura DG | 268 | 268 | 0 | 135 | 249 | 19 | 98 | Appr. |
2 | Nominale | Ddl 3656 - Quest. preg. nn. 1 e 2 | 290 | 287 | 3 | 144 | 31 | 256 | 95 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.