XVIII LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta scritta:
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
da una nota congiunta del 23 luglio 2022 di diverse organizzazioni sindacali della Polizia penitenziaria, si viene a conoscenza di un nuovo caso di tentata rivolta avvenuta all'interno di un penitenziario italiano;
nella serata del 20 luglio 2022, nella casa circondariale di Cuneo, si è verificato un blackout a causa di un malfunzionamento dell'impianto elettrico del padiglione, causando l'interruzione della corrente elettrica nelle camere e nella sala video, luogo dove sono presenti gli strumenti di videosorveglianza;
sfruttando l'occasione, numerosi reclusi hanno dato inizio a feroci forme di protesta all'interno della quarta sezione, degenerando nel lancio di frutta, uova, olio bollente e cibo verso gli agenti penitenziari;
inoltre, sembra che siano state scagliate e fatte esplodere delle bombolette del gas, ponendo in concreto rischio l'incolumità degli agenti in servizio;
infine, i ristretti hanno anche incendiato dei fogli di carta che, gettati dalle finestre, hanno causato un principio di incendio nelle sterpaglie che circondano la struttura;
secondo quanto riportato dalla nota, nel padiglione interessato dai tentativi di sommossa erano presenti solamente tre poliziotti penitenziari, a fronte di ben 245 reclusi, laddove altre unità erano impegnate a salvare la vita ad un detenuto che stava tentando di suicidarsi;
l'enorme sforzo di riportare la tranquillità all'interno del penitenziario è stato reso possibile solamente grazie alle encomiabili capacità e professionalità dei membri del corpo di Polizia penitenziaria presenti nel carcere, i quali sono riusciti a sedare la rivolta nel giro di poche ore;
giova ricordare come il carcere di Cuneo sia oramai tristemente noto alle cronache per i continui disordini operati dai detenuti ristretti al suo interno e per la costante carenza di personale penitenziario, rendendo impossibile garantire il mantenimento dell'ordine interno senza che si ponga costantemente a rischio l'incolumità dello stesso e senza che si renda necessaria la predisposizione di turni di lavoro massacranti che vanno ben oltre il normale orario di servizio;
risulta assolutamente inaccettabile come, allo stato attuale, le numerose, inammissibili ed ingiustificabili mancanze nella gestione del sistema penitenziario italiano gravino unicamente sulle spalle degli agenti di Polizia penitenziaria, i quali, nonostante l'inazione del Ministero che rasenta la completa noncuranza, mantengono la sicurezza e la legalità all'interno dei penitenziari italiani mettendo costantemente a repentaglio la propria incolumità fisica –:
quali misure intenda adottare il Governo al fine di risolvere le criticità espresse in premessa.
(4-12671)
SALUTE
Interrogazioni a risposta scritta:
VILLANI, NAPPI, BARZOTTI, MAGLIONE, MELICCHIO, IORIO, TOFALO, INVIDIA, BELLA, BARBUTO, CILLIS, GRIPPA, L'ABBATE, ASCARI, DEL SESTO, CADEDDU, PALLINI, GRILLO, GIARRIZZO, MIGLIORINO, GALLO, BONAFEDE, SUT, LOVECCHIO, CHIAZZESE, BUFFAGNI, EMILIOZZI, CURRÒ, DE LORENZIS, ZANICHELLI, TUZI e DE CARLO. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
l'ospedale di Sarno «Martiri del Villa Malta», versa in una situazione di grave emergenza soprattutto a causa della carenza di personale;
in particolare, il nosocomio, inaugurato all'indomani dell'alluvione che ha colpito la città nel 1998, è una nuova e avveniristica struttura edilizia, che continua a vivere un momento drammatico per carenza di personale sanitario, per disorganizzazione del servizio, per disorganizzazione della logistica, per la carenza di adeguata diagnostica strumentale, per i servizi ambulatoriali che, di qui a poco, lo porteranno a certa chiusura, determinando altra cattedrale nel deserto, sorte toccata già a molti ospedali della Campania;
molte le segnalazioni pervenute sulla preoccupante situazione del nosocomio, provenienti anche da comitati, ad esempio «Insieme per la salute», costituiti ad hoc stante la consapevolezza che la sorte dell'ospedale e dell'assistenza sanitaria del territorio sia fortemente a rischio soprattutto di un ulteriormente depotenziamento;
di certo è in atto già da tempo una fuga di medici e di altri operatori sanitari dall'ospedale che con l'organico ormai drasticamente ridotto in alcuni reparti, non riuscirà a garantire neppure i servizi essenziali;
il reparto di ortopedia, ad esempio, che per anni ha rappresentato il fiore all'occhiello e il punto di riferimento costante per l'utenza di tutto l'agro sarnese-nocerino e vesuviano, ha visto negli ultimi mesi le dimissioni di tre eccellenti professionisti che hanno portato alla chiusura del reparto;
la medesima cosa è accaduta per il reparto di medicina generale e per il pronto soccorso;
sono sempre più numerosi i medici che chiedono di essere trasferiti in altre Asl o che decidono di licenziarsi perché non riescono a sopportare di non essere messi nelle condizioni di poter svolgere adeguatamente il loro lavoro;
a livello territoriale, poi, la predetta struttura sanitaria serve una utenza numerosa proveniente non solo da Sarno, ma da comuni limitrofi raccogliendo, accogliendo un bacino di consistente entità demografica;
quello che maggiormente preoccupa e che incide fortemente sulla tutela della salute del cittadino è che in particolare il pronto soccorso non riesce a far fronte al bisogno di salute e cura dell'utenza, con il rischio di non garantire assistenza e valutazioni diagnostiche immediate e importanti per gestire la fase di emergenza di un paziente;
riguardo la carenza di personale, nel periodo che va dal 2019 ad oggi, fra trasferimenti, pensionamenti e dimissioni volontarie, sono andati via ben 55 medici, di cui 38 per trasferimento, 9 per dimissioni volontarie e 8 per fine rapporto;
si tratta di una vera e propria crisi non momentanea perché si prevedono future situazioni di crisi ed entro il 2025 addirittura 15 unità in meno per pensionamento (di cui 4 solo in rianimazione);
sono stati già allertati in vari modi – da ultimo, il 25 luglio 2022, presso la prefettura di Salerno – tutti gli attori della scena politica regionale, provinciale e comunale al fine di attuare un cambiamento radicale nelle politiche sanitarie volte a scongiurare il collasso del sistema per addivenire all'adeguamento del fabbisogno d'organico, per il tramite di procedure concorsuali, mobilità e convenzioni con altre aziende sanitarie –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano adottare per chiarire i motivi di questo esodo e favorire il superamento delle condizioni attuali dell'ospedale di Sarno, in vista di un pieno recupero di un ruolo adeguato per un'area territoriale molto vasta e disagiata, anche in relazione al perdurare della situazione pandemica;
quali iniziative di competenza intendano adottare per accelerare e facilitare i processi già in atto di reclutamento del personale, vera e propria criticità da risolvere al fine di evitare l'esodo di tutti i professionisti e quindi la chiusura definitiva dell'ospedale.
(4-12670)
ALBANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la legge di bilancio ha previsto che il 30 giugno 2022 fosse l'ultimo giorno di attività delle Usca, le unità speciali di continuità assistenziale di medici e infermieri create nel marzo 2020 per fronteggiare la pandemia, assistendo a casa durante il Covid i malati che non necessitavano un ricovero;
nonostante sia di fatto in corso la quinta ondata, i contratti a tempo determinato sono scaduti, i presìdi non ci sono più a eccezione di alcune regioni che, ricorrendo alle proprie risorse, hanno tenuto aperti alcuni presìdi presenti sul territorio;
le Usca si sono rilevate fondamentali per non sovraccaricare i pronto soccorso e aiutare i medici di famiglia nel momento della pandemia; senza il contributo delle unità speciali di continuità assistenziale nella gestione del territorio, in questo momento di ondata estiva di COVID-19 c'è un reale rischio di sovraffollamento degli ospedali –:
quali urgenti iniziative di competenza intenda intraprendere per garantire l'apertura delle Usca su tutto il territorio nazionale anche e soprattutto in considerazione dell'incremento dei contagi avuto negli ultimi giorni.
(4-12672)
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
CORDA, LEDA VOLPI e MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 23 dicembre 2020 il governatore della Florida, in applicazione dell'articolo 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ha accolto l'istanza di Chico Forti di scontare la pena nel proprio Paese e ha apposto la firma sull'atto per il suo trasferimento in Italia;
nello stesso giorno è arrivata la comunicazione ufficiale dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale con l'annuncio del rientro di Chico Forti in Italia;
sono, ormai, trascorsi quasi due anni da quell'annuncio e sulla vicenda è ripiombato un silenzio preoccupante;
Chico Forti è ancora rinchiuso in un carcere della Florida e non si hanno più notizie sullo stato del procedimento per il suo trasferimento in Italia –:
per quali motivi, dopo tante promesse, Chico Forti sia ancora detenuto in America;
quale sia lo stato della procedura di trasferimento di Chico Forti in Italia.
(4-12257)
Risposta. — Onorevole Deputata Corda, rispondo alla Sua interrogazione n. 4-12257.
Come ho avuto modo di illustrare nella mia risposta alla Sua precedente interrogazione (n. 4-09577), il signor Enrico Forti, condannato in via definitiva all'ergastolo nel 2000 da un tribunale della Florida, nel dicembre 2019 ha confermato, tramite il suo avvocato, la volontà di essere trasferito in Italia ai sensi della Convenzione di Strasburgo del 1983. Ciò ha consentito di aprire formalmente il procedimento e di prendere contatto con le autorità della Florida. Si tratta di una procedura complessa, che vede coinvolte diverse articolazioni degli Stati Uniti, a livello statale e federale.
Il 23 dicembre 2020 la richiesta è stata autorizzata dal governatore della Florida, Ron De Santis, a condizione che l'interessato continuasse a scontare in Italia l'intera pena comminatagli dal tribunale americano.
Il giorno successivo il Ministero della giustizia, competente per la gestione della procedura di trasferimento, ha immediatamente richiesto al dipartimento della giustizia americano la trasmissione della documentazione prevista dalla Convenzione di Strasburgo.
Il 7 gennaio 2021 il dipartimento di giustizia americano ha confermato di aver avviato l'iter per concedere il nulla osta definitivo al trasferimento in Italia di Forti. Tuttavia, con una successiva nota del 26 febbraio 2021 ha precisato che il consenso al trasferimento dato dal governatore della Florida è da intendersi come consenso condizionato alla completa esecuzione in Italia della pena dell'ergastolo.
A tal proposito la Ministra della giustizia Cartabia ha fornito più volte tutte le necessarie assicurazioni al governatore De Santis e al dipartimento di giustizia degli Stati Uniti.
Il Ministro Di Maio e la Ministra Cartabia continuano ad essere fortemente impegnati per consentire il ritorno in patria di Chico Forti. Il Governo italiano ha discusso più volte del tema con l'amministrazione Biden, sin dai primi giorni dell'insediamento dell'esecutivo americano. Diversi sono stati, al riguardo, i contatti del Ministro Di Maio con il Segretario di Stato Blinken.
Il dialogo con le controparti statunitensi ha segnato una tappa importante il 15 novembre 2021 con una missione a Washington della Ministra della giustizia Cartabia. Da ultimo, la Ministra della giustizia ne ha parlato il 6 maggio scorso con il responsabile per gli affari internazionali del dipartimento della giustizia statunitense al margine della Conferenza dei Procuratori di Palermo.
Da parte americana, il dipartimento di giustizia sottolinea la serietà e genuinità delle garanzie fornite dall'Italia al governatore della Florida, che è chiamato a confermare l'autorizzazione del 23 dicembre 2020 e sciogliere definitivamente la riserva sul trasferimento di Chico Forti in Italia. L'autorizzazione dovrebbe essere infatti formulata dallo Stato della Florida su base «incondizionata», secondo quanto richiesto dal dipartimento di giustizia. È fondamentale che i due livelli – quello federale e quello statale – possano convergere su una posizione comune, nel pieno rispetto della Convenzione di Strasburgo.
Nell'auspicio che la vicenda possa presto trovare un esito favorevole e Chico Forti possa far rientro in Italia – obiettivo per cui il Governo continuerà a lavorare incessantemente – l'Ambasciata a Washington e il Consolato Generale a Miami proseguono nel sostegno al nostro connazionale, assicurandogli tutta l'assistenza consolare possibile.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.
SODANO e MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
dal 23 febbraio 2022, gli Stati membri dell'Unione europea hanno adottato delle misure sanzionatorie per rispondere all'aggressione militare russa ai danni dell'Ucraina;
il pacchetto di misure comprende restrizioni mirate, restrizioni alle relazioni economiche con le zone non controllate dal Governo delle regioni di Donetsk e Luhansk, e restrizioni finanziarie;
tra le sanzioni economiche vi è il divieto di effettuare operazioni con la banca centrale russa, il blocco dell'accesso al servizio Swift per sette banche russe, e il divieto di fornire banconote in euro anche alla Bielorussia;
queste sanzioni, oltre a colpire duramente gli oligarchi russi, stanno creando enormi disagi a centinaia di migliaia di ragazzi russi, per lo più studenti fuori sede, trasferiti in Italia ed in altri Paesi dell'Unione europea;
questi giovani si trovano in grande difficoltà; disconnessi da tutto, esclusi da qualsiasi sistema di pagamento, non possono farsi inviare del denaro dal loro Paese, né ritirare dagli sportelli bancomat perché, da un giorno ad un altro, i circuiti Visa e MasterCard hanno smesso di lavorare per le banche russe;
le sanzioni applicate alle banche comportano l'impossibilità di ritirare denaro contante necessario sia per mantenersi agli studi, che per ritornare nel proprio Paese;
per molti studenti è difficile trovare un lavoro a tempo pieno, perché sono impegnati a frequentare corsi e lezioni all'università;
non ultimo, lo spazio aereo tra Unione europea e Russia è completamente interdetto e le notizie che circolano quotidianamente alimentano sempre più la paura di far rientro nel proprio Paese, ed il terrore di poter rimanere bloccati lì senza avere alcuna possibilità di fuga verso gli altri Paesi europei;
le banche italiane rifiutano ai giovani di nazionalità russa di aprire, presso i loro istituti, nuovi conti correnti, ciò solo per motivi «politici»;
si sta quindi a poco a poco delineando una vera e propria discriminazione, in base alla nazionalità, in danno di tutti i ragazzi ed i giovani di nazionalità russa presenti in Italia ed in altri Paesi dell'Unione;
la comunità russa a Milano, per esempio, è scesa in piazza per esprimere fermamente la loro contrarietà alla guerra e a qualsiasi atto criminale riconducibile alle decisioni del Presidente Putin;
è di tutta evidenza l'impossibilità di far fronte ad una simile situazione che impedisce a giovani lavoratori e agli studenti di avere le risorse economiche necessarie per sostenersi in Italia –:
se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative affinché sia rivisto il meccanismo sanzionatorio, in specie per le sanzioni di carattere economico, e quali iniziative di competenza intenda adottare per consentire ai giovani russi di continuare la propria vita ed il proprio percorso di studi in Italia e negli Stati europei, accedendo liberamente ai propri conti corrente ed ai propri risparmi.
(4-11616)
Risposta. — Le misure sanzionatorie adottate dall'Unione europea, con il sostegno unanime dei suoi Stati membri, rappresentano uno strumento e non un fine della politica estera. Esse non sono di certo mirate nei confronti del popolo russo, che l'Italia rispetta pienamente, ma sono rivolte alle Autorità russe e a singoli individui che operano all'ombra del Cremlino.
Si tratta, in particolare, di quei soggetti, pubblici e privati, la cui prossimità con il potere ha generato mercati oligopolistici e rappresentano settori dell'economia e dell'industria russa che sostengono, favoriscono o sono direttamente coinvolti nella inaccettabile e ingiustificata aggressione contro l'Ucraina, unica vittima di un conflitto che viola i più elementari principi del diritto internazionale umanitario, nonché della pacifica convivenza.
Anche a dimostrazione dell'impegno assunto dagli Stati membri a favore di giovani, studenti e di altri componenti della società civile russa, nel 2016 l'Unione europea e i suoi Stati membri avevano concordato i cosiddetti «cinque principi-guida» nelle relazioni con la Russia, che includono il dialogo selettivo e il sostegno ai contatti «people to people».
Nello scegliere la strada dell'aggressione militare unilaterale contro l'Ucraina, Mosca ha generato la più grave crisi umanitaria e di rifugiati in Europa dal 1945 a oggi, contribuendo inoltre a determinare una crisi alimentare globale che sta investendo i Paesi più fragili — e non solo — specialmente nel bacino del Mediterraneo. A oggi, l'offensiva russa in Ucraina non mostra segnali di affievolimento e continua a causare immani sofferenze alla popolazione civile di ogni età e condizione del Paese.
Sin dall'inizio delle ostilità l'Italia è impegnata a favorire in ogni modo prospettive di pace, facendosi parte attiva nel promuovere possibili soluzioni negoziali e sostenendo altre iniziative di facilitazione dei canali di comunicazione tra le parti, forte della convinzione che solo un negoziato serio e costruttivo possa portare a soluzioni credibili e condivise che ricostruiscano un'architettura di sicurezza e di fiducia in Europa.
Nel merito delle misure restrittive richiamate dall'interrogante, preme segnalare che l'articolo n. 5-ter del Regolamento dell'Unione europea 833/2014 attualmente vigente dispone quanto segue:
«E vietato accettare depositi di cittadini russi o di persone fisiche residenti in Russia, o di persone giuridiche, entità od organismi stabiliti in Russia, se il valore totale dei depositi della persona fisica o giuridica, dell'entità o dell'organismo per ente creditizio è superiore a 100 mila euro».
Si ricorda che le misure in parola sono negoziate a livello europeo e la prospettiva di una loro eventuale revisione appare, in questa fase, da escludere.
Il Governo opera anche in ambito europeo per mitigare potenziali ricadute negative delle sanzioni sulla società civile e per evitare (o quando possibile rimediare) quei casi di overcompliance consistenti in un'applicazione delle misure restrittive che va al di là della loro effettiva portata.
Il Governo si impegna pertanto a proseguire tale azione di sensibilizzazione, vigilando affinché siano evitati possibili disagi a cittadini e operatori, ivi compresi i soggetti richiamati nel testo dell'interrogazione, non direttamente interessati dalle misure restrittive adottate.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.
TRANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il comune di Gaeta (Latina) è dotato di un cimitero cittadino, in parte storico e monumentale, la cui istituzione è avvenuta con la stipula di un contratto di enfiteusi di durata perpetua con terzo privato proprietario del suolo, approvata con decreto comunale dell'11 maggio 1841 (perizia legale Funari) e che tale enfiteusi non è mai stata affrancata;
tale cimitero, cosiddetto particolare, rientra nella disciplina, di cui all'articolo 824 del codice civile, nonché dell'articolo 104 comma IV del decreto del Presidente della Repubblica n. 285 del 1990, perché preesistente al Testo Unico Leggi Sanitaria del 1933 ove al comune di Gaeta è attribuito solo il potere di vigilanza;
il comune di Gaeta ha riconosciuto la sussistenza del cimitero cosiddetto particolare, sia con la deliberazione di giunta comunale n. 513 del 1968 e con delibera di consiglio comunale n. 55 del 1997, acquisitiva di parere dell'avvocato Funari incaricato dal medesimo ente per la ricognizione del cimitero;
nonostante ciò, da lunghissimo tempo, il comune di Gaeta, ha stipulato e continua a far stipulare ai propri cittadini, possessori di loculi e di cappelle gentilizie, scritture private per il rilascio di concessione su locali e di cappelle, gentilizie, scritture private per il rilascio di concessione su locali, i quali invece sarebbero già in possesso dei cittadini stessi, obbligandoli incolpevolmente ad un versamento, per ciascun loculo, di un canone trentennale pari ad attuali euro 775,00 oltre euro 142,50 per diritti di segreteria;
considerando il numero di abitanti residenti nel comune di Gaeta, che fluttua attorno ai 20.000 abitanti, si ritiene che ogni abitante possegga almeno un loculo all'interno delle cappelle cimiteriali;
dette cappelle, istituite a partire dal XVIII secolo, all'unico scopo di accogliere nel tempo le spoglie mortali dell'intera popolazione gaetana sono appartenute a confraternite religiose, così come descritte da una convenzione che risulterebbe all'interrogante essere stata stipulata tra la curia arcivescovile ed il comune di Gaeta nel 1995;
il comune di Gaeta continua a far versare da decenni ai cittadini le tariffe per i servizi cimiteriali, e, la attuale Tasi, tutte non dovute per la natura privata del suolo, per un ammontare aggiuntivo non quantificabile ed indeterminato;
tali cappelle, dismesse dalla curia arcivescovile in favore del comune di Gaeta avrebbero dovuto essere invece attribuite secondo l'interrogante direttamente alla Direzione centrale degli affari dei culti presso il Ministero dell'interno come altri edifici di culto che, a seguito del concordato del 1929 tra lo Stato italiano e la chiesa, rientrano nel patrimonio del fondo edifici di culto, di cui all'articolo 55 della legge n. 222 del 1985;
ad avviso dell'interrogante tali entrate potrebbero dar luogo ad un gravissimo danno erariale qualora le quote versate dai cittadini di Gaeta al comune dovessero essere restituite ai contribuenti, così come, a quanto consta all'interrogante, sarebbe previsto da diverse sentenze favorevoli alla restituzione delle suddette somme, oltre ad interessi e spese legali;
tale gravissimo fatto, espone il comune, a parere dell'interrogante, ad ulteriori azioni giudiziarie, sia civili anche per il risarcimento del danno, sia penali per appropriazione indebita e truffa ai danni dei cittadini con potenziale loro costituzione di parte civile, il cui totale ammontare a carico del comune di Gaeta, si paventa superi diverse decine di milioni di euro –:
di quali informazioni disponga il Governo, per quanto di competenza, in relaziona a quanto esposto in premessa;
se il Ministro dell'interno, alla luce di quanto rappresentato in premessa, non ritenga opportuno promuovere iniziative, per il tramite della Direzione centrale degli affari dei culti, per l'avvio di una attenta verifica della situazione di fatto;
se il Ministro dell'economia e delle finanze, considerata l'entità delle cifre in discussione rispetto al bilancio di un comune che non supera i 20.000 abitanti, e considerate le criticità di cui in premessa, non intenda promuovere verifiche da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica.
(4-11786)
Risposta. — Con riferimento a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in esame circa la gestione del cimitero cittadino di Gaeta, si rappresenta quanto segue.
L'Amministrazione comunale, interpellata nel merito dalla prefettura di Latina, ha riferito che l'istituzione del cimitero di Gaeta è avvenuta con la stipula di un contratto di enfiteusi di durata perpetua con terzo privato proprietario del suolo, approvata con decreto comunale dell'11 maggio 1841.
Il comune ha evidenziato, inoltre, che a seguito dell'entrata in vigore nel 1942 dell'articolo 824 del codice civile, i cimiteri sono soggetti al regime del demanio pubblico e, pertanto, il cimitero in questione è da ritenersi appartenente al demanio del comune.
Peraltro, nel 1968 la giunta comunale aveva deliberato di procedere all'affrancazione del canone enfiteutico, in seguito alla richiesta presentata dagli eredi della proprietà; tuttavia, dopo ampio dibattito, nella seduta consiliare del 21 settembre 1968 si decise di non procedere all'affrancazione, evidenziando anche la natura demaniale del bene.
Il comune ha riferito che da allora non risultano altri atti incidenti sul rapporto enfiteutico, aggiungendo che gli eredi della proprietà sono deceduti e che non vi è traccia di eventuali successioni del fondo in oggetto.
Ad abundantiam, è stato posto in rilievo anche che dal 21 settembre 1968 decorrerebbe, in ogni caso, il periodo necessario per l'usucapione; e che da allora e per oltre 50 anni il comune ha mantenuto il possesso ininterrotto del bene senza alcuna contestazione dei precedenti proprietari, i quali non hanno richiesto né il pagamento del canone né l'affrancazione. Anche dalle visure catastali risulta la piena proprietà comunale dei suoli in questione, almeno dal 31 dicembre 1976.
L'Amministrazione comunale ha soggiunto che, in caso di contestazione della demanialità del cimitero, sarebbe comunque valido il rapporto enfiteutico risalente al 1841, tenuto conto che il comune di Gaeta ha continuato a utilizzare il bene per le finalità previste dal citato contratto di enfiteusi.
Il comune ha riferito pure di aver inserito fin dal 1934 il cimitero fra i beni comunali contenuti nell'inventario, dovendo dare attuazione all'articolo 337 del regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265 recante l'«Approvazione del Testo unico delle leggi sanitarie».
Con riferimento alla questione della dismissione delle cappelle cimiteriali, cui si fa espresso riferimento nell'interrogazione, il comune di Gaeta ha riferito che la curia arcivescovile ha rinunciato alle relative concessioni con atto del 29 settembre 1995. Secondo quanto prospettato dall'ente locale, ne conseguirebbe il diritto del comune al pieno possesso dei posti oggetto di rinuncia o abbandono, secondo quanto previsto dal regolamento municipale di polizia mortuaria.
Per quanto di specifica competenza del Ministero dell'interno, la Direzione centrale degli affari dei culti e per l'amministrazione del Fondo edifici di culto (Fec) ha riferito che non risulta alcun fondato motivo storico o giuridico per cui le cappelle cimiteriali in esame avrebbero dovuto essere cedute dalla Curia Arcivescovile al Fec anziché al comune di Gaeta, atteso che il patrimonio del Fondo non si è costituito per dismissione di beni da parte dell'autorità ecclesiastica.
Va infatti ricordato che il patrimonio del FEC si è costituito ex lege nella seconda metà del XIX secolo a seguito della soppressione degli ordini religiosi. Istituito con la legge n. 222 del 1985, il Fec è subentrato al Fondo per il culto, al fondo beneficenza e religione per la città di Roma, ai Patrimoni riuniti ex economali e alle altre aziende speciali di culto, variamente denominate, che avevano incamerato i beni provenienti dalle corporazioni religiose soppresse dalla legislazione eversiva risorgimentale e in particolare dalla legge n. 3036 del 1866.
Dopo l'espropriazione e l'incameramento da parte dell'allora fondo culto, i complessi conventuali venivano ceduti ai comuni o alle province che ne facevano richiesta ai sensi dell'articolo 20 della citata legge n. 3036 del 1866. Nella generalità dei casi, tali cessioni prevedevano il trasferimento della proprietà degli edifici conventuali e dei terreni annessi agli enti locali, mentre le chiese annesse venivano cedute per il semplice uso, con gli oneri dell'officiatura e della manutenzione, rimanendo tuttavia nella disponibilità patrimoniale del Fondo.
Con riferimento alla richiesta — contenuta nell'atto di sindacato ispettivo parlamentare — di promuovere verifiche da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica, il Ministero dell'economia e delle finanze ha evidenziato che non rientra nei compiti dell'Ispettorato generale dei servizi ispettivi di finanza pubblica (Igesifip) il controllo di legittimità di singoli atti, né i citati servizi ispettivi sono titolari di poteri sanzionatori che consentano di imporre l'esecuzione di specifiche attività. In effetti, l'attività ispettiva ha natura conoscitiva e referente e ha come finalità quella di verificare la regolarità e la proficuità della spesa e il regolare funzionamento dei servìzi che, in modo diretto o indiretto, interessino la finanza pubblica presso le pubbliche amministrazioni.
Nel precisare che al momento l'Igesifip non ha informazioni sulla vicenda di cui trattasi, il predetto Dicastero ha comunicato che i fatti segnalati saranno oggetto di valutazione ai fini di un possibile inserimento dell'ispezione richiesta, secondo quanto previsto e con le modalità indicate nelle proprie Linee guida per l'attività ispettiva.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.
UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
la Casa d'Italia di Zurigo è un edificio storico inaugurato nel 1932 e poi ampliato nei 1938, situato presso Erismannstrasse, nel centro di Zurigo. Lo stabile viene considerato dai nostri connazionali come «Testimonianza dell'importanza degli immigrati italiani» perché era stato destinato fin dalla sua fondazione come centro culturale e sociale degli italiani di Zurigo e dintorni;
l'immobile ospita oltre 200 studenti della Scuola dell'infanzia e della scuola primaria offrendo un percorso scolastico bilingue e bi-culturale in italiano e in tedesco, riconosciuto dal Ministero dell'istruzione del Cantone di Zurigo;
la Casa d'Italia di Zurigo da decenni accoglie moltissimi italiani che svolgono attività ricreative e di associazionismo che hanno fatto la storia dell'emigrazione italiana in Svizzera e nel Mondo, diventando nel tempo un fondamentale centro di ritrovo della comunità degli italiani nella Circoscrizione Consolare di Zurigo;
l'agenzia Askanews del 17 gennaio 2019 ha riportato che la Casa d'Italia di Zurigo è stata chiusa nel luglio 2017 a causa dell'inizio dei lavori di ristrutturazione decisa dal Ministero degli esteri in vista del futuro trasferimento nell'immobile demaniale della sede del Consolato Generale di Zurigo entro aprile del 2021;
i lavori di ristrutturazione della Casa d'Italia non sono ancora terminati provocando non pochi disagi alla comunità degli italiani in Svizzera che sta risentendo della prolungata chiusura dello stabile –:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato affinché vengano completati i lavori di ristrutturazione al più presto, vista l'importanza dell'edificio non solo dal punto di vista storico, ma anche per al sua fondamentale funzione di centro d'incontro della comunità degli italiani nella circoscrizione consolare di Zurigo.
(4-12288)
Risposta. — I lavori di ristrutturazione, restauro e adeguamento funzionale e impiantistico della Casa d'Italia a Zurigo costituiscono un'azione particolarmente significativa di conservazione e valorizzazione del patrimonio demaniale all'estero.
Essi intendono ripristinare le condizioni ottimali di salubrità, sicurezza e decoro dell'immobile, per potervi ospitare la scuola statale italiana e la scuola media paritaria «Enrico Fermi». Il progetto finale prevede inoltre il trasferimento, nello stesso edificio, del consolato generale e dell'istituto italiano di cultura a Zurigo (attualmente in locazione passiva ad un canone annuo di 600.000 euro).
Il valore dell'intera operazione di ristrutturazione e trasferimento è di 12,8 milioni di euro.
Le aspirazioni della collettività italiana, che intende mantenere uno stretto legame con «Casa d'Italia», sono ben note al Governo, anche in considerazione del fatto che l'immobile ristrutturato ospiterà la sede del locale Com.It.Es. e disporrà di uno spazio (il cosiddetto «Salone Pirandello») che potrà essere concesso in uso per iniziative culturali.
Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale attribuisce dunque grande importanza all'operazione di ristrutturazione. Avvalendosi della professionalità di tecnici specializzati della propria direzione generale per l'amministrazione, l'informatica e le comunicazioni, ha offerto un incessante supporto al Consolato generale a Zurigo nelle varie tappe amministrative, propedeutiche all'avvio dei lavori.
Nello specifico, ha assistito la sede nella fase di predisposizione della documentazione di gara europea per l'affidamento dei servizi di progettazione e direzione lavori. La gara, indetta nel febbraio 2020, è stata aggiudicata nel giugno 2020 al raggruppamento temporaneo con capo gruppo mandataria Rina Consulting Spa. I competenti uffici della Farnesina hanno successivamente fornito ausilio nella fase di stesura del progetto definitivo ed esecutivo di ristrutturazione della «Casa d'Italia» (2021) e nuovamente nella preparazione della documentazione di gara relativa all'esecuzione dei lavori di ristrutturazione.
Il consolato generale, coadiuvato dalla società alla quale è stato affidato l'incarico di attività di supporto per l'elaborazione dei documenti di gara, sta ora predisponendo il bando per l'esecuzione dei lavori di ristrutturazione.
La redazione di tale bando è risultata particolarmente complessa, in considerazione del fatto che si è dovuto tener conto non soltanto della normativa italiana ed europea; ma anche delle normative locali vigenti a livello federale e cantonale.
L'obiettivo è di bandire la gara per l'esecuzione dei lavori di ristrutturazione entro l'autunno 2022, con la prospettiva di avviare la cantierizzazione entro la primavera 2023.1 lavori dovrebbero durare circa 18 mesi.
Si precisa che, dal momento in cui l'edificio «Casa d'Italia» è divenuto impraticabile, la scuola statale italiana di Zurigo (che nell'anno scolastico 2021/2022 ha offerto a circa 96 alunni un percorso scolastico bilingue e bi-culturale in italiano e in tedesco, riconosciuto dal Ministero dell'istruzione del cantone di Zurigo) non ha mai smesso di funzionare.
Infatti, il consolato prima (dal 2017 al 2021) e la dirigenza scolastica poi (dal 2021 al 2023), hanno assicurato la piena funzionalità della scuola statale italiana di Zurigo e della scuola paritaria «Enrico Fermi», grazie a contratti di locazione a canone agevolato di idonei spazi del comune di Zurigo. Ciò ha consentito alla scuola di continuare a erogare la sua offerta formativa senza arrecare disagi a carico delle famiglie degli alunni frequentanti.
Appare dunque evidente l'attenzione che il Governo ripone al progetto di ristrutturazione della «Casa d'Italia» e non manca di intervenire, anche sulle autorità locali, affinché venga riconosciuta la rilevanza storica e culturale dell'edificio nonché il fatto che esso diventerà presto il perno della presenza istituzionale italiana a Zurigo.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.