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CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 14 febbraio 2019
143.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

7-00065 Deiana: Salvaguardia della specie marina Pinna Nobilis.

TESTO APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La VIII Commissione,
   premesso che:
    la specie Pinna nobilis (meglio conosciuta come nacchera) è il mollusco bivalve endemico più grande del Mediterraneo ed è una specie protetta, non solo dal nostro ordinamento ma, a livello di diritto dell'Unione europea dalla «direttiva habitat» dell'Unione europea (43/92 annesso IV) e a livello di diritto internazionale dalla Convenzione quadro di Barcellona (1995, protocollo Aspim, annesso II), ratificata dallo Stato italiano con la legge n. 175 del 25 maggio 1999;
    la Pinna nobilis, è considerata una specie bandiera, capace di accogliere numerose specie del benthos sessili adese all'esterno delle sue valve e commensali speciali nel suo interno. Per tali motivi, si può considerare la Pinna nobilis come un ecosistema nell'ecosistema;
    l'importanza di questo mollusco non si limita all'ambiente marino, ma si estende ad elementi storici, sociali ed economici radicati sul territorio italiano, e in particolar modo alla Sardegna, basti pensare all'importanza del bisso prodotto dal mollusco utilizzato per la realizzazione di un filato di elevato pregio, meglio noto con il nome di «seta del mare»;
    in seguito al suo inserimento nella succitata convenzione di Barcellona, la specie ha mostrato segni di ripresa, presentando popolazioni numericamente abbondanti e con elevati livelli di variabilità genetica;
    attualmente, così come per altre specie di interesse comunitario, lo stato di conservazione della Pinna nobilis viene valutato attraverso le azioni previste dal programma di monitoraggio per la strategia marina (articolo 11, del decreto legislativo n. 190 del 2010). Tale programma prevede un censimento mediante un protocollo ad hoc per ogni specie in diverse aree a intervalli di tempo regolari, al fine di apprezzare eventuali oscillazioni nella dimensione e/o nell'estensione delle popolazioni. La direttiva su cui si basa la strategia marina ha l'obiettivo di raggiungere entro il 2020 il «buono stato ambientale» (GES, «Good Environmental Status») per le acque marine, che include la capacità di preservare la diversità ecologica, la vitalità dei mari e degli oceani affinché siano puliti, sani e produttivi mantenendo l'utilizzo dell'ambiente marino ad un livello sostenibile;
    tuttavia, negli ultimi mesi, durante i lavori per la strategia marina 2018, in alcune aree marine protette della Sardegna è stata rilevata un'elevata mortalità di esemplari che oscilla tra il 50 per cento e il 90 per cento, al pari di quanto verificatosi in Spagna. Le popolazioni spagnole sono state infettate dal Protista appartenente al genere Haplosporidioum. Inizialmente si pensava che fosse la stessa specie che infetta le ostriche, Haplosporidium nelsoni, ma uno studio appena pubblicato indica che individui già morti e altri morenti campionati nel Mediterraneo occidentale risultano infettati da una nuova specie specie-specifica, Haplosporidium pinnae;
    va tenuto in considerazione il fatto che il rischio di estinzione potrebbe aumentare se, a questa nefasta epidemia, Pag. 48andranno a sommarsi fattori antropici o ulteriori fattori stocastici;
    poiché la somma di tutti questi fattori può portare alla riduzione del numero di individui in una popolazione fino a causare quella che viene definita perdita di diversità genetica, che come è noto riduce sensibilmente la capacità delle popolazioni di adattarsi a cambiamenti ambientali attraverso la selezione naturale, partendo dal presupposto fondamentale che tutta la diversità genetica ha origine proprio dalle mutazioni e che questa diversità sia alla base della sopravvivenza e dell'evoluzione, si è arrivati alla conclusione che per salvaguardare dall'estinzione questa specie, sia necessario modificare il protocollo nell'ambito del progetto marine strategy (attualmente di controllo e monitoraggio della specie) che a questo stadio dell'epidemia risulta inefficace;
    il primo passo di tale integrazione dovrebbe essere la verifica che tale tasso di mortalità sia interamente attribuibile al protista H. pinnae, come nel caso delle popolazioni spagnole, e che non derivi piuttosto da una serie di concause. Successivamente, è fondamentale risalire all'origine dell'infezione anche per capire se vi siano stati periodi di latenza in popolazioni apparentemente sane;
    parallelamente, risulta irrinunciabile poter monitorare i pochi esemplari sopravvissuti durante l'anno così da poter procedere con un'analisi genetica necessaria per capire se esistano lignaggi resistenti. Nel caso, che tutti si augurano, vengano riconosciuti tali lignaggi, si procederebbe con la loro conservazione in acquario allo scopo di garantirne la riproduzione e scongiurare l'estinzione;
    non solo le norme eurounitarie e internazionali, ma l'impegno che il Movimento ha sempre garantito a tutela dell'ambiente, impongono la massima operatività e attenzione,

impegna il Governo:

   a valutare ulteriori iniziative, con il coinvolgimento del Ministero della salute, di Ispra e dell'Istituto superiore di sanità, volte a integrare, ove occorrente, l'esistente monitoraggio ambientale con profili di natura veterinaria ed epidemiologica di competenza del Ministero della salute;
   ad assumere le iniziative necessarie a prevedere, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, risorse per promuovere ricerche scientifiche volte a preservare dall'estinzione la Pinna nobilis.
(8-00017) Deiana, Alberto Manca, Vianello, Daga, Ilaria Fontana, D'Ippolito, Maraia, Terzoni, Federico, Vignaroli, Licatini, Varrica, Traversi, Rospi, Ricciardi, Zolezzi.

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ALLEGATO 2

5-01466 Gagliardi: Proroga della gestione commissariale per il superamento dello stato di emergenza dell'area «ex Stoppani» nel comune di Cogoleto.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, come noto, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 novembre 2006, è stato dichiarato lo stato di emergenza per la grave situazione ambientale determinatasi nello stabilimento Stopparli, sito nel comune di Cogoleto, e con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3981 del 18 novembre 2011, il Prefetto di Genova è stato nominato Commissario delegato. Lo stato d'emergenza è stato prorogato, da ultimo, con la legge di bilancio 2018 (legge 27 dicembre 2017, n. 205) fino al 31 dicembre 2018.
  In vista della predetta scadenza, il Ministero dell'ambiente si era attivato con una proposta di proroga nel corso dell’iter di approvazione del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, cosiddetto «Milleproroghe» che, tuttavia, non è stata recepita in un emendamento in quanto tale proposta non risultava compatibile con la natura propria della decretazione d'urgenza, tenuto conto che il Commissariamento non risultava in quel momento di imminente scadenza.
  Il Ministero dell'ambiente si è attivato per la proroga del Commissariamento anche nell'iter di approvazione della legge di bilancio 2019. Tuttavia, la relativa proposta non è stata inclusa nel maxiemendamento del Governo.
  Ad ogni modo, il Commissario delegato – Prefetto di Genova, con nota del 2 gennaio 2019, ha comunicato di aver adottato apposito provvedimento finalizzato a consentire, allo stesso, di operare in regime di prorogatio per ulteriori 45 giorni a decorrere dalla scadenza prevista per il 31 dicembre 2018, ai sensi del decreto-legge 16 maggio 1994, n. 293, convertito in legge 15 luglio 1994, n. 444, onde garantire, per l'appunto, la continuità negli interventi di messa in sicurezza del Sito di Interesse Nazionale ex Stopparli.
  A ciò si aggiunga che, nella giornata di ieri si è tenuta una riunione presso il Dipartimento della Protezione Civile, alla presenza del Capo del Dipartimento, del Segretario Generale del Ministero dell'ambiente, del Presidente della Regione Liguria, del Commissario straordinario – Prefetto di Genova, nel corso della quale si è concordato di rappresentare al Governo l'esigenza di prorogare, con norma primaria d'urgenza, lo stato di emergenza e, quindi, il Commissariamento del SIN.

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ALLEGATO 3

5-01467 Licatini: Sistema di trattamento delle acque reflue urbane nel comune di Santa Flavia in Sicilia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, si rappresenta, in via preliminare, che per il sistema fognario-depurativo, incluso nel processo verticale del Servizio Idrico Integrato (S.I.I.), la normativa di settore affida agli Enti di Governo d'ambito – in sede di predisposizione o aggiornamento del Piano d'Ambito – il compito di condurre le attività di ricognizione delle infrastrutture, programmazione degli interventi e redazione di un piano economico finanziario.
  Con specifico riferimento all'agglomerato di Santa Flavia, si precisa che lo stesso appartiene all'ATO1 Palermo e rientra tra i 48 agglomerati interessati dalla Causa C 251/17 per mancata attuazione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. Sulla base di quanto riferito dalla Regione Siciliana e da quanto si evince nella Relazione annuale predisposta dal Commissario Straordinario Unico in merito ai due interventi relativi al predetto agglomerato, si fa presente che l'intervento di «Attivazione e adeguamento del sistema fognario depurativo a servigio del comune di Santa Flavid» risulta aggiudicato ed il progetto esecutivo, già redatto, non ha ancora superato la fase di approvazione a causa di criticità derivanti dalla presenza di abitazioni entro la fascia di rispetto dell'impianto, prevista da normativa regionale. Si tratta di questione già affrontata dai soggetti coinvolti e sarà oggetto di ulteriore riunione tecnico operativa, fissata per il prossimo 26 febbraio, tra i competenti Dipartimenti regionali, il comune, il Commissario Unico, l'ATI Palermo e l'Arpa. Per quanto concerne l'intervento di «Completamento rete fognante», risulta redatto dalla Struttura Commissariale un nuovo schema progettuale che prevede la realizzazione di nuove condotte fognarie, ad integrazione di quelle esistenti, collettori emissari a gravità e impianti di sollevamento.
  Fermo restando quanto fin qui esposto, il Ministero dell'ambiente, perfettamente consapevole delle criticità ancora esistenti nel territorio nazionale per l'attuazione del Sistema Idrico Integrato e la realizzazione degli interventi fognari e depurativi e del fatto che tali processi siano strettamente connessi tra loro, è impegnato costantemente e con la massima attenzione a vigilare e ad intraprendere e portare avanti tutte le azioni di competenza volte alla risoluzione delle stesse, con particolare riferimento al monitoraggio dello stato di attuazione degli interventi e dello stato ambientale dei luoghi.

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ALLEGATO 4

5-01468 Trancassini: Recupero ambientale delle aree site nel «polo Baraggia» in Lombardia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Come noto anche agli interroganti, la storia della Discarica di Cerro Maggiore inizia oltre 25 anni fa, in piena emergenza rifiuti della Città di Milano. Nel corso degli anni sono stati stipulati diversi atti che impegnavano i vari soggetti competenti, ossia la regione Lombardia, i comuni di Cerro Maggiore e Rescaldina, la Simec S.p.A. ed altri soggetti privati, per la realizzazione della riqualificazione ambientale del «Polo Baraggia», senza tuttavia giungere all'ultimazione delle opere di recupero né, come riferisce il comune di Cerro Maggiore, al collaudo di quelle già realizzate. Peraltro, l'ultimo progetto di riqualificazione presentato nel 2018 dalla Ecoceresc S.r.l. (ex Simec) non potrà avere esecuzione tenuto conto che il 14 gennaio 2019 il Comune di Cerro Maggiore ha evidenziato alcune criticità sulla fattibilità di tale intervento ed il successivo 21 gennaio la Città Metropolitana di Milano ha comunicato preavviso di rigetto dell'istanza di Autorizzazione Integrata Ambientale per la realizzazione e gestione dell'impianto, in ragione del superamento del criterio localizzativo «Fattore di pressione». Ad ogni modo, sia la Regione Lombardia che il comune di Cerro Maggiore si sono detti pronti a trovare una soluzione alternativa che consenta la completa riqualificazione ambientale del «Polo Baraggia».
  Per quanto concerne l'Accordo di Programma Quadro stipulato nel 2001 tra il Ministero dell'ambiente, il Ministero del tesoro e la regione, occorre precisare che lo stesso consiste in un'intesa istituzionale di programma della Lombardia avente ad oggetto interventi di risanamento e salvaguardia ambientale del territorio lombardo. All'articolo 8, relativo alla bonifica e riqualificazione delle aree inquinate, è attribuita alla regione la pianificazione degli interventi, il finanziamento delle operazioni ed il coordinamento degli enti, territoriali, nonché l'individuazione, nel Piano regionale di bonifica, dei criteri e delle priorità di erogazione dei contributi. In tale contesto, la Regione ha individuato i siti di Milano area Bovisa e Cerro al Lambro, nonché il sito di Sesto S. Giovanni, quali interventi di bonifica da poter inserire nel Programma nazionale. Quanto al ruolo del Ministero dell'ambiente, relativamente al ripristino ambientale di Cerro Maggiore, ai sensi dell'articolo 10 del predetto Accordo, lo stesso Ministero concorda con la regione Lombardia sulla necessità di approfondire lo studio delle tecnologie disponibili, attivando un tavolo tecnico al fine di pervenire ad una progettazione preliminare degli interventi. Non è previsto, viceversa, alcun finanziamento da parte del Ministero, in quanto il «Polo Baraggia» non rientra tra i Siti di Interesse Nazionale per i quali il Ministero dell'ambiente gestisce le risorse finanziarie.

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ALLEGATO 5

5-01469 Lucchini: Dubbi interpretativi sulla corresponsione del contributo ambientale da parte delle imprese produttrici di film adeivizzato in polietilene.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, si rappresenta, in via preliminare che la disciplina italiana di recepimento delle direttive europee sui rifiuti e sui rifiuti di imballaggio contenuta nel decreto legislativo n. 152 del 2006 delinea un sistema specifico per la gestione degli imballaggi incentrato sul CONAI e un distinto sistema per la gestione dei rifiuti di beni in polietilene, che vede quale attore principale il POLIECO.
  Nessuna sovrapposizione di competenze tra i due sistemi appare, dunque, configurabile, tenuto conto del rispettivo ambito di intervento. Infatti, sia il decreto legislativo n. 22 del 1997 che il successivo decreto legislativo n. 152 del 2006 hanno delineato, rispetto al CONAI e al POLIECO, due diversi sistemi di gestione dei rifiuti, tra loro complementari e concorrenti, e astrattamente privi di interferenze reciproche, considerato che al sistema CONAI è attribuita la gestione degli imballaggi e al POLIECO la gestione dei beni in polietilene che non si configurino come imballaggi.
  Più in particolare, l'articolo 234 del Codice dell'ambiente esclude espressamente dal campo di applicazione del POLIECO gli imballaggi primari, gli imballaggi secondari, gli imballaggi terziari e gli imballaggi riutilizzabili, i beni e i relativi rifiuti derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, i rifiuti sanitari e i veicoli fuori uso.
  In passato, tuttavia, sono insorti alcuni contrasti interpretativi, sottoposti anche al vaglio della giurisprudenza, tra CONAI e POLIECO in merito alla configurazione come imballaggi di alcune tipologie di beni in polietilene e tutt'ora non sempre ricorre la dovuta chiarezza normativa.
  A tal proposito, il Ministero dell'ambiente, organo preposto alla vigilanza e al controllo dell'operato dei Consorzi per la corretta gestione del rifiuto, pur non avendo alcuna competenza nella regolazione dei rapporti tra privati di natura commerciale, è consapevole delle difficoltà applicative delle norme in questione. Per tale ragione, in sede di recepimento delle direttive del cosiddetto «pacchetto rifiuti», il Ministero porrà particolare attenzione alle questioni rappresentate, ponendo come obiettivo quello di definire in maniera chiara l'ambito di applicazione dei due sistemi di gestione.

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ALLEGATO 6

5-01470 Pellicani: Riqualificazione ambientale del Vallone Moranzani a Venezia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, la Regione Veneto ha fatto presente che la completa attuazione dell'Accordo di Programma del 31 marzo 2008, che prevedeva anche la realizzazione delle opere di rigenerazione urbana del «Vallone Moranzani», è condizionata dall'esecuzione dell'interramento delle linee elettriche aeree gestite da Terna, oggi presenti sul sedime dell'area in questione, sede anche della futura discarica prevista dal citato Accordo di Programma.
  Al riguardo, la stessa Regione ha precisato che il progetto per l'interramento delle linee elettriche è compreso all'interno del progetto di razionalizzazione delle linee elettriche Dolo-Camin, che, sempre secondo quanto riferito dall'Amministrazione regionale, ad oggi, non risulta ancora depositato presso gli Uffici competenti al rilascio delle autorizzazioni necessarie per la sua realizzazione.
  Pertanto, tenuto conto della fondamentale importanza riconosciuta a tale opera per lo sviluppo socio-economico dell'area di Porto Marghera, sia la regione Veneto, cui compete, in base all'Accordo di Programma, l'individuazione delle risorse per la realizzazione del parco urbano Moranzani, sia le Amministrazioni statali, le quali avvieranno le procedure finalizzate alla valutazione di compatibilità ambientale e al rilascio dell'autorizzazione unica non appena sarà depositato il predetto progetto, stanno operando con la massima attenzione e d'intesa con tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti, al fine di giungere alla realizzazione degli interventi di riqualificazione dell'area.

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ALLEGATO 7

5-00640 Lucchini: verifica delle problematiche ambientali dell'area ex Necchi di Pavia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, si ritiene opportuno evidenziare in via preliminare che, ai sensi dell'articolo 1 del decreto ministeriale n. 101 del 18 marzo 2003, recante «Regolamento per la realizzazione di una mappatura delle zone del territorio nazionale interessate dalla presenza di amianto, ai sensi dell'articolo 20 della legge 23 marzo 2001, n. 93», le regioni e le provincie autonome di Trento e Bolzano procedono all'effettuazione della mappatura e trasmettono entro il 30 giugno di ogni anno i dati al Ministero dell'ambiente, che ha il compito di raccolta e gestione di tali dati.
  A tal fine, il Ministero dell'ambiente ha predisposto uno strumento informatico che contiene circa 86.000 siti interessati dalla presenza di amianto. Dal 2018 è entrato, inoltre, in funzione il nuovo sistema informativo «Infoamianto PA». La piattaforma informatica Infoamianto PA risponde alla necessità di standardizzare le modalità di acquisizione dei dati relativi alla presenza di amianto negli edifici pubblici, ovvero di uniformare il modello di rilevamento delle informazioni e di ottimizzarne le modalità di reperimento, in una logica di immediatezza.
  Infoamianto PA consente, inoltre, la gestione «multiutente» di accesso al sistema, permettendo la creazione di ulteriori profili utente (ad esempio i comuni), abilitati all'accesso tramite credenziali per reinserimento dei dati, assegnando a tali utenti i siti contaminati di competenza.
  Una volta terminata la raccolta dati, sarà cura della regione validare e inserire gli stessi nella piattaforma Infoamianto PA. La validazione e l'immissione dei dati nel sistema può essere, pertanto, effettuata soltanto dai soggetti responsabili dell'acquisizione degli stessi, atteso che la validazione avviene attraverso la trasmissione del report prodotto automaticamente dal sistema al termine della procedura di inserimento.
  Fermo restando quanto appena detto, occorre evidenziare, con specifico riferimento al caso in esame, che, da verifiche effettuate sul predetto sistema, non risulta che la Regione Lombardia nell'ultimo aggiornamento della mappatura (dati trasmessi nel 2014) abbia inserito tra i siti contaminati da amianto l'area ex Necchi.
  Ad ogni modo, sulla base delle informazioni acquisite dalla suddetta Amministrazione regionale, risulta che le attività di ARPA Lombardia, nell'ambito del progetto Piume, e svolte su richiesta e a supporto della Provincia di Pavia tramite la realizzazione di campionamenti di controllo nel sito in questione, siano state effettuate tra il giugno 2013 e l'aprile del 2016.
  Inoltre, il 16 marzo 2017 il Dipartimento ARPA di Pavia-Lodi ha effettuato, con tutti gli Enti territorialmente competenti (Regione Lombardia, Provincia di Pavia, Comune di Pavia e ATS Pavia), su richiesta della Provincia, un ulteriore sopralluogo nell'area, al fine di verificare lo stato dei luoghi.
  Successivamente la Provincia di Pavia, con ordinanza n. 50 del 15 maggio 2017, ha individuato le società Necchi S.p.A., Necchi Compressori S.p.A., Necchi Macchine per Cucite S.r.l. e Fonderia Necchi Pesaro S.r.l. quali soggetti responsabili della contaminazione e ordinato a Partecipazioni Pag. 55Italiane S.p.A. in liquidazione e alla società Necchi Compressori di provvedere ai sensi e nei termini di cui al Titolo V, parte quarta del decreto legislativo n. 152 del 2006, relativo alla bonifica di siti contaminati.
  Sempre secondo quanto riferito dalla Regione Lombardia, il comune di Pavia, a seguito di comunicazione di AST Pavia del 13 aprile 2017, con la quale si richiedeva l'adozione di formali provvedimenti al fine di salvaguardare la pubblica incolumità e la salute pubblica da pericoli derivanti dall'esposizione all'amianto, con ordinanza sindacale n. 39505 del 18 maggio 2017 ha chiesto alla società S.I.C. S.r.l., proprietaria dell'area, di impedire l'accesso al sito con idonea recinzione e chiusura dei varchi nonché di procedere con la messa in sicurezza dell'area attraverso la bonifica dei rifiuti sparsi sul suolo, con particolare riferimento a sacchi presumibilmente contenenti amianto.
  Alla luce delle informazioni esposte e sulla base degli elementi acquisiti, si rassicura che il Ministero dell'ambiente, nell'esercizio delle proprie funzioni di monitoraggio e vigilanza, seguirà l'evoluzione della situazione in argomento mediante l'interlocuzione con gli Enti territoriali competenti, anche avvalendosi, qualora necessario, del Nucleo Operativo Ecologico dell'Arma dei Carabinieri, al fine di garantire la tutela dell'ambiente e della salute pubblica.

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ALLEGATO 8

5-01312 Rostan: contrasto ai componenti illeciti in tema di rifiuti, con particolare riguardo ai roghi di rifiuti nell'area del Giuglianese in Campania.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, preme evidenziare fin da subito che la frequenza con cui si sono verificati gli incendi di rifiuti, soprattutto a partire dagli ultimi mesi del 2017, è stata tale da rappresentare una vera e propria emergenza nazionale. Per rispondere a tale emergenza, con particolare riferimento al territorio regionale della Campania, com’è noto, è stato appositamente nominato, con decreto del Ministero dell'interno del 20 novembre 2017, un Incaricato per il contrasto del fenomeno dei roghi di rifiuti. In attuazione del «Patto della terra dei Fuochi» è stata, inoltre, istituita una apposita Cabina di Regia, alla quale è stata data un'impronta operativa per la programmazione e l'attuazione di dispositivi di vigilanza, secondo le previsioni del «Piano d'azione per il contrasto dei roghi di rifiuti», firmato a Caserta il 19 novembre scorso.
  La linea di intervento, così delineata, è volta al controllo straordinario dei territori in cui è più diffuso il fenomeno dei roghi dei rifiuti, mediante un'azione più incisiva che prevede la maggiore concentrazione (in aree e periodi preventivamente determinati) di militari dell'Esercito, coadiuvati dalle Polizie locali, con il coordinamento delle Forze dell'Ordine. I militari dell'Esercito sono chiamati, dunque, a svolgere un ruolo innovativo, dinamico e fortemente propulsivo, soprattutto rispetto al coinvolgimento delle Polizie locali. L'impiego dei militari fornisce, in tale contesto, un apporto altamente produttivo anche in fase di accertamento delle violazioni da parte degli ufficiali e agenti di Polizia Giudiziaria, non limitandosi più ad una solitaria funzione di presidio.
  Sono state attuate, pertanto, azioni di contrasto congiunte, sia per il completo monitoraggio delle situazioni di criticità, sia per la conseguente attività di prevenzione.
  In questa prospettiva, è stato firmato il 3 maggio scorso l'Accordo per l'esercizio congiunto delle attività della Polizia Metropolitana di Napoli e della Polizia Provinciale di Caserta per il contrasto al fenomeno degli abbandoni e degli incendi dolosi di rifiuti, sottoscritto dal Sindaco della città Metropolitana e dal Presidente della Provincia di Caserta, unitamente al Prefetto di Napoli, al Prefetto di Caserta e all'incaricato per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti.
  Sono stati allestiti, a cura e spese della Regione, quattro presìdi operativi di prossimità nelle province di Napoli e Caserta (nei territori comunali di Giugliano in Campania, Massa di Somma, Marcianise e Mondragone), per l'attivazione di focus territoriali a garanzia della chiusura del ciclo di attività operative e strumentali già avviate dai Vigili del Fuoco, dalle Amministrazioni comunali e dal sistema delle società regionali (SMA Campania e Campania Ambiente).
  Nel periodo gennaio-dicembre 2018, le azioni congiunte dei militari con le forze di polizia, nell'ambito della sezione operativa della Cabina di Regia, hanno consentito di controllare 426 attività commerciali e imprenditoriali (287 in provincia di Napoli e 139 in quella di Caserta) di cui 210 sono state sequestrate (152 in provincia Pag. 57di Napoli e 58 in quella di Caserta). I veicoli sequestrati sono stati 200 (132 in provincia di Napoli e 68 in quella di Caserta). Le persone denunciate e sanzionate sono state 760 (circa 450 in provincia di Napoli e oltre 300 in quella di Caserta) e le sanzioni amministrative contestate durante i pattugliamenti dell'Esercito ammontano ad oltre tre milioni e cinquecentomila (di cui due milioni in provincia di Napoli).
  Sulla base dei dati riferiti dall'incaricato del Ministero dell'interno, si evince, dunque, un netto miglioramento dell'azione sanzionatoria complessivamente esercitata dagli operatori di Polizia da gennaio a dicembre 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017. Se si analizza, ad esempio, il dato della provincia di Napoli, risulta circa il 22 per cento in più di controlli ad attività imprenditoriali e commerciali; il 21 per cento in più di esercizi e aziende sequestrate; il 45 per cento in più di veicoli sequestrati; il 22 per cento in più di denunciati all'autorità Giudiziaria; il 21 per cento in più di persone sanzionate.
  Nei primi sei mesi del 2018, le azioni di vigilanza contestuali dell'Esercito e delle Polizie locali sono state svolte, sull'intero territorio della terra dei fuochi, in media solo due volte al mese. Viceversa, nei primi mesi del semestre successivo, con l'istituzione di presidi militari dedicati presso oltre 50 comuni, il numero degli interventi si è notevolmente e progressivamente incrementato, passando (nel periodo più delicato, che è quello estivo) dalle 55 azioni di controllo del mese di luglio, alle 48 di agosto, alle 68 di settembre e alle 83 di ottobre.
  Dall'analisi dei dati dei Vigili del Fuoco, relativi agli interventi di spegnimento degli incendi di rifiuti, risulta, altresì, che nei primi nove mesi del 2018 si sono verificati circa 400 incendi in meno rispetto all'analogo periodo del 2017. Nella sola provincia di Napoli, nel periodo estivo (maggio-settembre 2018), i roghi sono stati circa 300 in meno rispetto allo stesso periodo del 2017, con una riduzione pari al 40 per cento.
  Inoltre, dall'inizio dell'anno in corso sono state programmate due operazioni straordinarie e diverse azioni di vigilanza da parte dell'Esercito con alcune Polizie locali: complessivamente sono state controllate 8 attività commerciali e imprenditoriali (quattro sono state sequestrate), nonché 45 persone (di cui 11 denunciate all'Autorità giudiziaria e 3 sanzionate amministrativamente) e 19 veicoli. Sono stati rinvenuti 5 nuovi siti di sversamento di rifiuti, anche pericolosi, e contestate sanzioni amministrative per circa 43.000 euro.
  Va anche segnalato che l'attività di programmazione della sezione operativa della Cabina di Regia deve tener conto della destinazione di gran parte dei militari dell'Esercito al pur indispensabile presidio dei siti di stoccaggio: al momento alla vigilanza presso tali siti sono destinati 135 dei 200 militari che operano per la terra dei fuochi.
  Anche sul territorio di Giugliano in Campania è stato attivato un presidio dedicato da parte dei militari dell'Esercito, in stretto raccordo con la Polizia locale e le forze dell'Ordine. In particolare, nel territorio del Comune di Giugliano sono stati effettuati 44 controlli congiunti dell'Esercito con la Polizia locale (nel periodo estivo, in media, sette al mese), durante i quali sono state controllate 41 attività commerciali e imprenditoriali (di cui 27 sequestrate), 58 veicoli (5 sequestrati) 198 persone (34 denunciate all'Autorità Giudiziaria e 28 sanzionate), e contestate violazioni amministrative per un ammontare di 176.000 euro.
  A ciò si aggiunga che, secondo quanto riferito dalla Prefettura di Napoli, per quanto concerne i campi rom – particolarmente interessati nei territori dei Comuni di Napoli e di Giugliano in Campania da frequenti incendi sia all'interno delle strutture, sia nelle strade che nelle aree limitrofe invase da rifiuti di qualsiasi natura – si è registrata una notevole diminuzione del fenomeno dei roghi. Gli interventi di spegnimento dei Vigili del Fuoco – già in diminuzione del 29 per cento nel 2017 (n. 71) rispetto al 2016 Pag. 58(n. 100) – si sono ulteriormente ridotti del 54 per cento nei primi nove mesi del 2018 (n. 30) rispetto all'analogo periodo del 2017 (n. 64). Anche in questo caso, il dato positivo si è confermato nell'ultimo periodo estivo (maggio-settembre 2018), nel corso del quale sono stati registrati 24 incendi rispetto ai 43 dello stesso periodo del 2017. Con specifico riferimento alle condizioni di sicurezza delle aree limitrofe al campo rom del Comune di Giugliano, si fa presente, inoltre, che – a seguito della stipula del «Patto per lo sviluppo della Regione Campania», sottoscritto il 24 aprile 2016 tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la regione Campania, in cui sono compresi, tra gli altri, anche piani d'intervento finanziati con risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) 2014-2020 e delle successive consequenziali delibere adottate dalla Giunta regionale, tra le quali la n. 12/2018, con cui sono stati rimodulati gli interventi cui assegnare le risorse stanziate nel predetto Patto per l'intervento strategico denominato «Piano Regionale di bonifica» – la Giunta comunale di Giugliano, con delibera n. 141 del 6 novembre 2018 ha preso atto del Decreto Dirigenziale della Regione Campania del 29 ottobre 2018, con il quale il Comune di Giugliano in Campania è stato individuato quale soggetto attuatore dell'operazione denominata «Intervento di messa in sicurezza aree adiacenti campo ROM in zona ASI località Capitolo Piccolo» del citato Comune, dell'importo complessivo, da quadro economico sommario della spesa, di euro 4.557.600,00.
  Alla luce delle informazioni esposte, si evince dunque che è stata posta in essere un'azione costante di vigilanza e controllo sul territorio, rafforzata da una nuova linea di intervento maggiormente operativa alla quale il Ministero dell'ambiente, per quanto di competenza, continuerà a fornire il proprio supporto, al fine di intervenire in maniera sempre più incisiva sul fenomeno dei roghi.