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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 20 febbraio 2019
145.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e XIV)
ALLEGATO

ALLEGATO

Indagine conoscitiva sui negoziati relativi alla Brexit e sul relativo impatto per l'Italia.

PROGRAMMA DELL'INDAGINE CONOSCITIVA

  Il 15 gennaio 2019 la House of Commons ha respinto la mozione di approvazione dell'Accordo di recesso del Regno Unito dall'Unione europea e della conseguente Dichiarazione politica per le future relazioni tra il Regno unito e l'Unione europea.
  Il successivo 29 gennaio la House of Commons britannica ha approvato una mozione con la quale impegna il Governo britannico a riaprire i negoziati con l'Unione europea sull'Accordo di recesso del Regno Unito, con l'obiettivo, in particolare, di rinegoziare la clausola cosiddetta di backstop, contenuta nell'accordo respinto, relativa al confine tra la Repubblica d'Irlanda e Irlanda del Nord, sostituendola con soluzioni alternative in grado di evitare la ricostituzione di un confine fisico; contestualmente, la mozione afferma, con un impegno di natura non vincolante, che il Regno Unito non uscirà dall'Unione europea senza un accordo.
  A seguito del voto del Parlamento inglese, il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e il Capo negoziatore dell'Unione europea, Michel Barnier, nei discorsi pronunciati il 30 gennaio 2019 al Parlamento europeo, hanno indicato, confermando la linea espressa con una dichiarazione anche dal Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che la clausola di backstop è parte dell'Accordo di recesso, che non è aperto a un nuovo negoziato.
  In questo contesto, l'evoluzione della Brexit appare alquanto incerta e pone seri interrogativi sul possibile esito finale che, a seconda dei casi, potrebbe comportare: richiesta di una proroga del termine dei due anni previsto dall'articolo 50 del Trattato sull'Unione europea, che dovrebbe essere decisa all'unanimità dal Consiglio europeo, a seguito di un'eventuale richiesta formulata dal Regno Unito; la rinegoziazione dell'accordo di recesso e un secondo voto del Parlamento del Regno Unito; la convocazione di un secondo referendum; la revoca unilaterale da parte del Regno Unito della decisione di recedere dall'Unione europea; fino ad arrivare all'ipotesi più estrema e gravida di conseguenze, ovvero uscita del Regno Unito dall'Unione europea senza accordo a partire dal 30 marzo 2019 (cosiddetto no deal).
  La prospettiva di un no deal rischia di avere un impatto molto significativo sull'Italia: dal punto di vista commerciale, il Regno Unito si posiziona al quarto posto, a pari merito con la Spagna, tra i mercati di destinazione del nostro export dopo Germania, Francia e Usa, con un valore complessivo dei beni esportati pari a circa 23 miliardi di euro, ed un avanzo commerciale di circa 11 miliardi.
  Quanto alla comunità italiana residente nel Regno Unito, la più numerosa nel raffronto con gli altri Paesi europei avendo una consistenza calcolata in 700 mila persone, essa è impegnata a prevenire e gestire le molteplici conseguenze che deriverebbero da un no deal sul terreno della libertà di circolazione per persone, beni, capitali e servizi. Oltre che sulla comunità dei connazionali, la prospettiva di no deal sarebbe catastrofica anche per il sistema finanziario italiano che, per il tramite della borsa italiana, è completamente integrato al sistema finanziario britannico.
  È, pertanto, essenziale assicurare pieno sostegno ai connazionali italiani, che affrontano Pag. 10le difficoltà derivanti dalla condizione di incertezza generale, innanzitutto facendo leva della rete diplomatico-consolare presente nel Regno Unito, valutando la praticabilità di misure di potenziamento strutturale. In generale, occorre avviare un monitoraggio ad ampio spettro sulla Brexit, che contempli anche il presidio dei negoziati per la riassegnazione di sedi istituzionali europee da Londra ad altre capitali dell'Unione, con un'attenzione specifica rivolta al Tribunale unificato dei brevetti.
  In generale, sul piano politico, nei quarantacinque anni della sua adesione all'Unione europea, il Regno Unito è sempre stato un partner privilegiato dell'Italia per bilanciare l'asse franco-tedesco, recentemente rilanciato con la firma del Trattato di Aquisgrana.
  Altrettanto gravi potrebbero essere gli effetti sulla politica estera e di sicurezza dell'Unione: è possibile, infatti, che con la Brexit l'impegno del Regno Unito si rivolga esclusivamente al contesto transatlantico, privando l'Unione di un attore chiave, in termini sia economici che di risorse militari, ai progetti europei varati in questo ambito.
  In termini più generali, il percorso di uscita del Regno Unito dall'Unione europea, peraltro nell'anno in cui è previsto il rinnovo delle Istituzioni europee, pone interrogativi fondamentali rispetto alla tenuta e al futuro del progetto europeo, alla sua portata e sostenibilità, nonché ai rapporti tra Stati membri e tra gli stessi cittadini europei, considerate le inevitabili ripercussioni sui principi di coesione e solidarietà alla base dell'architettura europea e, in ultima analisi, sui Trattati europei in vigore.
  Sulla base di queste premesse, in un'ottica di interesse nazionale, l'indagine sarebbe finalizzata ad approfondire i seguenti profili: il processo relativo alla definizione delle future relazioni tra il Regno Unito e l'Unione europea, con un'attenzione specifica ai rapporti tra Regno Unito e Repubblica di Irlanda; le ricadute istituzionali e politiche di Brexit per l'Unione europea, per gli Stati membri e per l'Italia in particolare; gli sviluppi per il Sistema Paese, con particolare riferimento alle aspettative e ai bisogni della comunità dei connazionali residenti nel Regno Unito e delle giovani generazioni.
  L'attività d'indagine si articolerà principalmente in audizioni di soggetti rilevanti ai fini dei temi trattati e, ove necessario, in sopralluoghi al di fuori della sede parlamentare, di cui sarà di volta in volta richiesta autorizzazione alla Presidenza della Camera.

Termine dell'indagine:
  31 dicembre 2020.

Soggetti da audire:
  Ministro, sottosegretari e direttori generali del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;
  Ministro e sottosegretario per gli affari europei;
  Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza;
  Capo negoziatore dell'UE, Michel Barnier;
  rappresentanti dello steering group del Parlamento europeo sulla Brexit;
  rappresentante permanente d'Italia presso l'Unione europea;
  Ambasciatore del Regno Unito in Italia;
  Ambasciatore di Irlanda in Italia;
  ulteriori rappresentanti diplomatici italiani ed esteri;
  rappresentanti dei settori produttivi coinvolti e delle parti sociali;
  rappresentanti del Comitato europeo delle regioni;
  rappresentanti del Comitato economico e sociale;
  Cassa Depositi e Prestiti, SACE e SIMEST;
  associazioni e patronati esponenziali dei connazionali residenti nel Regno Unito CGIE e COMITES;
  accademici ed esperti.