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CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 30 marzo 2021
559.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
ALLEGATO
Pag. 64

ALLEGATO 1

Proposta di Piano Nazionale di ripresa e resilienza. Doc. XXVII, n. 18.

ULTERIORE NUOVO SCHEMA
DI RELAZIONE APPROVATO

PARTE I – QUADRO DI RIFERIMENTO, INDICAZIONI DI CARATTERE GENERALE E METODOLOGICO.

Premessa

  La Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza trasmessa dal Governo al Parlamento il 15 gennaio rappresenta un ulteriore passo verso la compiuta definizione del Piano che dovrà essere predisposto dal nostro Paese, entro il 30 aprile, per accedere ai fondi di Next Generation EU (NGEU), il nuovo strumento dell'Unione europea per la ripresa, istituito con il regolamento (UE) 2020/2094, che integra il Quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027.
  Si ricorda che, nell'ambito del percorso per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il Parlamento è già intervenuto, nei mesi di settembre e ottobre 2020, a seguito dell'iniziativa assunta dalla V Commissione (Bilancio) della Camera e dalle Commissioni riunite 5a (Bilancio) e 14a (Politiche dell'Unione europea) del Senato. Tali iniziative hanno portato, a conclusione di una specifica attività conoscitiva, all'approvazione di due distinte relazioni, volte a fornire elementi al Governo per la redazione del PNRR.
  La procedura parlamentare che ha condotto all'approvazione delle relazioni ha visto il coinvolgimento, sia alla Camera che al Senato, delle Commissioni di settore, che hanno formulato rilievi e pareri sui profili di propria competenza.
  Il 15 settembre 2020 il Governo ha trasmesso alle Camere la propria proposta di Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che è stata assunta nell'ambito dell'esame parlamentare in corso sul tema.
  L'attività parlamentare di indirizzo si è conclusa, il 13 ottobre 2020, con l'approvazione di due distinte risoluzioni da parte delle Assemblee della Camera e del Senato.
  Venendo ai principali contenuti della Relazione della Commissione bilancio della Camera, ricordo che una prima fondamentale necessità evidenziata dalla relazione è consistita nell'individuare criteri di selezione degli interventi idonei a massimizzarne l'impatto sulla crescita, con l'obiettivo di colmare i divari strutturali che il nostro Paese registra, rispetto alla media dell'UE, in relazione alla produttività e agli investimenti.
  Un'attenzione particolare è stata inoltre riservata alla promozione dell'industria culturale e del turismo, vero asset strategico dell'Italia.
  La relazione ha altresì evidenziato come risulti necessario investire nelle infrastrutture, per cogliere l'obiettivo di connettere in maniera efficiente tutto il territorio italiano all'Europa, rendendo fluidi e veloci gli scambi commerciali, anche al fine di colmare il divario tra il Nord e il Sud della Nazione.
  La relazione ha anche evidenziato la necessità che le risorse che affluiranno all'Italia attraverso il programma NGEU dovranno essere rivolte a coniugare l'obiettivo della crescita con quello della riduzione dei divari territoriali. L'obiettivo prioritario resta infatti quello di incrementare gli investimenti pubblici nel Mezzogiorno, al fine di colmare, nel giro di alcuni anni, il divario infrastrutturale che rallenta la crescita di quei territori. In tale quadro si ritiene essenziale che anche per le risorse del PNRR trovi applicazione la clausola del 34 per cento.
  Quanto al ruolo delle autonomie territoriali e locali, è stato evidenziato che – Pag. 65quale che sia il modello di governance sul quale si deciderà di convergere – al riconoscimento di competenze programmatorie e gestionali, cui consegue un potere di spesa, corrisponda l'attribuzione di precise responsabilità politiche e amministrative, in un quadro di massima efficienza e trasparenza complessive nell'utilizzo delle risorse.
  Altra questione di cui è stata rimarcata l'importanza è quella della trasparenza e del controllo delle decisioni di spesa, giacché è cruciale garantire un impiego efficiente delle risorse, che possa contribuire a rilanciare le prospettive di crescita dell'economia e, in questo modo, a ridurre il peso del debito sul prodotto e il rischio di tensione sui titoli di Stato, anche a prescindere da un'eventuale e auspicabile sterilizzazione dei prestiti concessi nell'ambito del Next Generation EU ai fini del rapporto debito/PIL da definire nell'ambito dell'Unione europea.
  Inoltre, per quanto riguarda le riforme che dovranno accompagnare i programmi di spesa, nella relazione è stato evidenziato come riforme e spesa debbano essere considerate come due facce di una stessa medaglia, in quanto le riforme strutturali rendono più produttiva la spesa, mentre la spesa è spesso necessaria per sbloccare processi di riforma e accompagnarne l'attuazione.
  Infine, nella Relazione veniva delineato il coinvolgimento del Parlamento sia nella fase di predisposizione del PNRR, sia in quella della sua successiva attuazione.
  Alla Camera dei deputati la discussione quindi si è conclusa con l'approvazione da parte dell'Assemblea della risoluzione (6-00138), che impegna il Governo, tra l'altro, a dare attuazione alle indicazioni contenute nella Relazione della V Commissione, inclusiva dei rilievi formulati dalle Commissioni permanenti.

1. Il finanziamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

  Con la proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) il Governo intende cogliere l'occasione di affrontare, insieme alle conseguenze immediate – sanitarie, sociali ed economiche – della crisi pandemica (Piano di Ripresa) anche i nodi strutturali dell'economia e della società che hanno contribuito a porre il Paese su un sentiero declinante già a partire dall'inizio degli anni Novanta. Con il Piano, si intende in particolare avviare quei processi che consentano alla struttura economica del Paese di affrontare eventi estremi (Piano di Resilienza) anche attraverso l'adozione di riforme (Piano di Riforma) in linea con le Raccomandazioni specifiche al Paese della Commissione europea e i Piani Nazionali di Riforma (PNR) adottati dal Governo negli ultimi anni.
  Il Piano si concentra sui tre assi di intervento condivisi a livello europeo: la digitalizzazione e innovazione, la transizione ecologica e l'inclusione sociale.
  In questo quadro, il Governo individua i seguenti nodi da risolvere per rilanciare lo sviluppo nazionale:

   l'insoddisfacente crescita italiana, dovuta non solo alla debole dinamica degli investimenti, ma anche a una serie di fattori strutturali;

   le disparità di reddito, di genere, generazionali e territoriali;

   le calamità naturali;

   la debole capacità amministrativa del settore pubblico italiano.

  Il finanziamento del Piano avviene attraverso il Next Generation EU (NGEU) che, integrando il Quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027, mette a disposizione degli Stati membri dell'Unione europea 750 miliardi di euro – di cui 360 miliardi sotto forma di prestiti e 390 miliardi come sovvenzioni – erogati tramite sette programmi, di cui i due principali sono costituiti:

   dal Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility), di cui al regolamento (UE) 2021/241, volto a promuovere la coesione economica, sociale e territoriale dell'Unione migliorando la resilienza, la preparazione alla Pag. 66crisi, la capacità di aggiustamento e il potenziale di crescita degli Stati membri;

   dal programma REACT-EU, di cui al regolamento (UE) 2020/2221, che assegna risorse supplementari, per gli anni 2021-2022, alla politica di coesione, allo scopo di rafforzare l'economia e l'occupazione nelle regioni maggiormente colpite dalla pandemia COVID-19, fungendo allo stesso tempo da ponte fra il ciclo 2014-2020 e il ciclo 2021-2027.

  Le risorse utilizzate dall'Italia per il finanziamento della proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza sono quindi le seguenti:

   196,5 miliardi di euro, tra sovvenzioni (68,9 miliardi di euro) e prestiti (127,6 miliardi di euro) derivanti dal Dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF);

   13 miliardi di euro derivanti dal REACT-EU.

  Nell'ambito degli interventi riconducibili al programma RRF, il documento effettua una distinzione tra interventi «nuovi» ed interventi «in essere».
  Poiché non sono del tutto esplicitati i criteri adottati ai fini di tale classificazione, sembra desumersi che per interventi «in essere» debbano intendersi le misure disposte da provvedimenti riconducibili alle finalità del programma RRF già emanati nel corso del 2020, a partire da febbraio e ad esclusione degli interventi adottati dalla legge di bilancio 2021. L'importo degli interventi «in essere» è indicato nel PNRR in 65,7 miliardi. Tali interventi, benché già adottati e quindi inclusi negli andamenti tendenziali di finanza pubblica, sono finanziati a valere sulla componente «prestiti» del RRF in funzione sostitutiva (replacement), quali forma alternativa e più economica di indebitamento rispetto ai titoli del debito pubblico scontati nei tendenziali per la copertura del fabbisogno finanziario associato agli interventi adottati.
  Gli interventi «nuovi» contenuti nel Piano ammonterebbero complessivamente a 158,22 miliardi, di cui 145,22 relativi al programma RRF e 13 concernenti il programma REACT-EU. Concorrerebbero a formare tale aggregato, sia gli interventi individuati con la legge di bilancio 2021 a valere sulle risorse europee, il cui importo complessivo ammonta a circa 37,9 miliardi, sia ulteriori misure ancora da individuare, per un ammontare complessivo di circa 120 miliardi. Si ricorda che tale ammontare di interventi «nuovi», secondo i documenti europei, deve essere impegnato integralmente entro il 2023, pur potendo essere speso fino al 2026.
  Per quanto riguarda le sovvenzioni a fondo perduto, il documento afferma che tutte quelle del RRF sono destinate a finanziare interventi «nuovi», per un importo pari a 68,9 miliardi. Pur se non specificato nel documento, si assume che il medesimo criterio di finalizzazione sia adottato anche con riferimento agli interventi finanziati con le sovvenzioni del REACT-EU, pari a 13 miliardi.
  Per quanto riguarda i prestiti RRF, pari complessivamente a 127,6 miliardi, il documento afferma che essi sono destinati a finanziare, in chiave sostitutiva rispetto a titoli del debito pubblico nazionale, sia gli interventi «in essere», per 65,7 miliardi, che quelli «nuovi» già inclusi nel tendenziale, per 21,2 miliardi. Ne consegue che la quota residua dei prestiti RRF, destinata a finanziare interventi «nuovi», non inclusi negli andamenti tendenziali, ammonta a 40,7 miliardi.
  Il PNRR evidenzia, inoltre, che concorrono a formare l'ammontare degli interventi «nuovi», pari a 145,22 miliardi, anche interventi per 21,2 miliardi a fronte dei quali nella legislazione vigente sono già stanziati i fondi necessari al relativo finanziamento, a valere sul Fondo sviluppo e coesione. Rispetto a tali interventi il PNRR opera un'anticipazione della relativa fase di programmazione, facendo rientrare quest'ultima nell'ambito della procedura decisionale propria del PNRR, in luogo della consueta procedura di programmazione del Fondo sviluppo e coesione. Le risorse per il finanziamento degli interventi in questione resterebbero invariate e corrispondenti a quelle già iscritte, ai fini dei saldi di finanza Pag. 67pubblica, nella programmazione del bilancio dello Stato.
  Con riferimento alle risorse aggiuntive di REACT-EU, i 13 miliardi da esso derivanti contribuiranno alla realizzazione degli interventi mirati alle transizioni verde e digitale e al perseguimento contestuale degli obiettivi di riequilibrio territoriale e socio-economico e di rafforzamento strutturale del Mezzogiorno, in coerenza con gli obiettivi definiti nel Piano Sud 2030.

2. La struttura del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

  Fermo restando l'ammontare dei finanziamenti europei dianzi citati, le risorse programmate a valere sul Dispositivo per la ripresa e la resilienza, risultanti dalla Proposta di PNRR, ammontano a 210,91 miliardi di euro e sono quindi superiori di 14,45 miliardi rispetto ai 196,5 miliardi assegnati all'Italia dal medesimo dispositivo. La ragione di questa differenza è motivata dal Governo sulla base di due considerazioni:

   la possibilità che una parte degli interventi sia finanziato da risorse private, generando un effetto leva che ridurrebbe l'impatto sui saldi della PA;

   l'opportunità di sottoporre al vaglio di ammissibilità della Commissione europea un portafoglio di progetti più ampio di quello finanziabile, per costituire un «margine di sicurezza» che garantisca il pieno utilizzo delle risorse europee anche nell'eventualità che alcuni dei progetti presentati non vengano approvati.

  La previsione complessiva di spesa considerata dal PNRR, comprensiva della quota REACT-EU, ammonta pertanto a 223,9 miliardi, ripartiti tra le seguenti sei Missioni:

   digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, per un importo pari a 46,3 miliardi di euro;

   rivoluzione verde e transizione ecologica, per un ammontare pari a 69,8 miliardi di euro;

   infrastrutture per una mobilità sostenibile, per un importo pari a 31,98 miliardi di euro;

   istruzione e ricerca, per un ammontare pari a 28,49 miliardi di euro;

   inclusione e coesione, per un importo pari a 27,62 miliardi di euro;

   salute, per un ammontare pari a 19,72 miliardi di euro.

  Scendendo più nel dettaglio della struttura del Piano, si evidenzia che le 6 Missioni raggruppano 16 Componenti, funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo. Le Componenti, a loro volta, si articolano in 48 Linee di intervento (o linee progettuali) per progetti omogenei e coerenti. In numerosi casi, tali linee di intervento sono poi ulteriormente ripartite in progetti specifici.
  Per ciascuno di tali raggruppamenti sono quindi indicate le relative previsioni di spesa, distinte tra progetti in essere e nuovi progetti, di cui si è detto in precedenza, finanziati dal Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility), cui si aggiungono le risorse del programma REACT-EU, come risulta dall'allegato alla presente relazione.
  Per ogni Missione sono indicate, inoltre, le riforme di settore necessarie a una più efficace realizzazione degli interventi, nonché i profili più rilevanti ai fini del perseguimento delle tre priorità trasversali del Piano, individuate nella Parità di genere, nei Giovani e nel Sud e riequilibrio territoriale.
  Tale quadro informativo è stato inoltre arricchito dalle schede tecniche progettuali sottostanti la proposta di PNRR che il Ministro dell'economia e delle finanze ha trasmesso a seguito della sua audizione dell'8 marzo scorso davanti alle Commissioni riunite V, VI e XIV della Camera e alle omologhe Commissioni del Senato.

  Venendo all'esame delle singole missioni si rileva che la Missione 1, denominata «Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura», ha come obiettivo generale Pag. 68«l'innovazione del Paese in chiave digitale, grazie alla quale innescare un vero e proprio cambiamento strutturale», ed investe alcuni ampi settori di intervento, quali: la digitalizzazione e modernizzazione della pubblica amministrazione; l'innovazione del sistema produttivo; la realizzazione della banda larga; l'investimento sul patrimonio turistico e culturale.
  Le linee di intervento della missione si sviluppano attorno a tre componenti progettuali:

   digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA, cui sono assegnati 11,75 miliardi di euro;

   digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, cui sono destinati 26,55 miliardi di euro;

   turismo e cultura 4.0, cui sono assegnati 8 miliardi di euro.

  Le risorse complessivamente destinate alla missione 1 ammontano quindi a 46,3 miliardi di euro, pari al 21 per cento delle risorse totali del Piano.
  Con riguardo alla prima componente, Digitalizzazione, innovazione e sicurezza della pubblica amministrazione (M1C1), le schede tecniche progettuali sottostanti il PNRR recano alcuni elementi di maggiore dettaglio, relativi alle tre linee progettuali in cui si articola la componente medesima: Digitalizzazione della PA, Modernizzazione della PA e Innovazione organizzativa della giustizia.
  In particolare, per quanto riguarda la Digitalizzazione della PA, vengono più puntualmente specificati i contenuti e i tempi di attuazione dei tre investimenti principali riconducibili a tale linea progettuale: Infrastrutture digitali e cybersicurezza, Dati ed interoperabilità e Sviluppo della cittadinanza digitale e dei servizi digitali della PA.
  Per quanto attiene invece alla linea progettuale relativa alla Modernizzazione della PA, le schede tecniche progettuali, nel sottolineare l'obiettivo di promuovere la capacità assunzionale, forniscono anche in tal caso maggiori dettagli in merito ai nuovi investimenti che caratterizzano tale linea progettuale, vale a dire: Implementazione del capitale umano, Rafforzamento delle competenze, Semplificazione delle procedure amministrative e digitalizzazione dei processi e Creazione di poli territoriali per assunzione, formazione, co-working e lavoro a distanza, stimandone il periodo di attuazione in 66 mesi, da gennaio 2021 al giugno 2026.
  Per quanto riguarda l'Innovazione organizzativa della giustizia, le schede tecniche precisano che l'investimento mira a ridurre i tempi dei procedimenti giudiziari (civili e penali) agendo sia su fattori interni, ossia la riprogettazione e la digitalizzazione del processo, che su fattori esterni, ossia il rafforzamento organizzativo e l'aumento della capacità del capitale umano.
  L'investimento comprenderà anche la realizzazione di infrastrutture abilitanti e sistemi informatici sicuri per il sistema giudiziario.
  Il Piano prevede inoltre un intervento innovativo sull'organizzazione della giustizia attraverso la valorizzazione dell'ufficio per il processo, che inizierà nella seconda metà del 2021 e terminerà nella seconda metà del 2026.
  Con riferimento alla seconda componente, Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo (M1C2), le schede tecniche progettuali forniscono ulteriori elementi rispetto alle 5 linee progettuali in cui si articola la componente medesima: Transizione 4.0, Innovazione e tecnologia dei microprocessori, Digitalizzazione PMI e Fondo di Garanzia, Banda larga, 5G e monitoraggio satellitare e Politiche industriali di filiera e internazionalizzazione.
  Per quanto riguarda gli strumenti da utilizzare, le schede tecniche progettuali evidenziano che il confronto internazionale dimostra che nella maggior parte dei Paesi OCSE il principale supporto per gli investimenti delle imprese in ricerca, sviluppo e innovazione è dato da strumenti fiscali automatici.
  Per quanto riguarda la terza componente, Turismo e cultura 4.0 (M1C3), le schede tecniche progettuali forniscono ulteriori elementi informativi con riguardo Pag. 69agli investimenti e ai relativi tempi di attuazione concernenti le 3 linee progettuali in cui si articola la componente medesima: Patrimonio culturale Next Generation, Siti minori, aree rurali e periferie e Turismo e Cultura 4.0.

  La Missione 2, denominata «Rivoluzione verde e transizione ecologica», è volta invece a realizzare la transizione verde ed ecologica della società e dell'economia italiane.
  La Missione comprende tre dei programmi flagship del programma NGEU, identificati dalla Commissione europea nella Strategia annuale di crescita sostenibile 2021, ossia rinnovabili e produzione e trasporto di idrogeno (Power up), efficienza energetica degli edifici (Renovate), sviluppo della mobilità sostenibile tramite reti di distribuzione di elettricità e idrogeno (Recharge and Refuel).
  Le linee di intervento della missione si sviluppano attorno a 4 componenti progettuali:

   impresa verde ed economia circolare, cui sono assegnati 7 miliardi di euro;

   energia rinnovabile, idrogeno e mobilità locale sostenibile, cui sono destinati 18,21 miliardi di euro;

   efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, cui sono assegnati 29,55 miliardi di euro;

   tutela e valorizzazione del territorio e della riserva idrica, cui sono destinati 15,02 miliardi di euro.

  Le risorse complessivamente destinate alla missione 2 ammontano quindi a 69,78 miliardi di euro, pari al 31 per cento delle risorse totali del Piano.

  Con riferimento alla prima componente, Impresa verde ed economia circolare (M2C1), le schede tecniche progettuali forniscono ulteriori elementi informativi in relazione alle 2 linee progettuali in cui si articola la componente medesima: Agricoltura sostenibile e Economia circolare e valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti.
  Per quanto riguarda l'Agricoltura sostenibile si menzionano tre specifici progetti e i relativi tempi di attuazione tra il 2021 e il 2026: Contratti di filiera, Parchi agrisolari e Logistica per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, forestale e vivaistico.
  Per quanto concerne invece l'Economia circolare e valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti, si precisa, tra l'altro, con riguardo all'incremento della produzione di biometano, l'esigenza di incrementare i tassi di raccolta differenziata di rifiuti organici, mentre a valle viene previsto il rinnovo del parco veicoli dedicato alla gestione dei rifiuti e dei trattori agricoli.
  Con riferimento alla seconda componente, Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità locale sostenibile (M2C2), le predette schede tecniche forniscono indicazioni di dettaglio in relazione alla Produzione e distribuzione di fonti rinnovabili, nonché in merito a Trasporti locali sostenibili, ciclovie e rinnovo parco rotabile.
  Con riferimento alla terza componente, Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici (M2C3), le schede tecniche progettuali quantificano gli obiettivi di riduzione dei consumi energetici del patrimonio edilizio precisando che l'Italia intende perseguire entro il 2030 una riduzione dei consumi energetici degli edifici pari al 43 per cento di energia primaria e al 39,7 per cento dell'energia finale rispetto ai livelli del 2007.
  In relazione alla quarta componente, Tutela del Territorio e della risorsa idrica (M2C4), le schede tecniche progettuali forniscono ulteriori elementi rispetto alle linee progettuali concernenti Interventi sul dissesto idrogeologico e Invasi e gestione sostenibile delle risorse idriche.

  La Missione 3, denominata «Infrastrutture per una mobilità sostenibile», punta a realizzare un sistema infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e sostenibile dal punto di vista ambientale. Tra gli obiettivi generali della missione vi sono l'introduzione di sistemi digitali di monitoraggio da remoto per la sicurezza delle arterie stradali e conseguenti urgenti opere per la messa in sicurezza di arterie stradali, ponti e viadotti ammalorati; investimenti Pag. 70 per un sistema portuale competitivo e sostenibile dal punto di vista ambientale, al fine di sviluppare i traffici collegati alle grandi linee di comunicazione europee e valorizzare il ruolo dei Porti del Sud Italia nei trasporti infra-mediterranei e per il turismo.
  Le linee di intervento della missione si sviluppano attorno a due componenti progettuali:

   alta velocità ferroviaria e manutenzione stradale 4.0, cui sono destinati 28,30 miliardi di euro;

   intermodalità e logistica integrata, cui sono assegnati 3,68 miliardi di euro.

  Per la realizzazione degli interventi si applicherà il quadro di riforme procedurali definito del decreto-legge n. 76 del 2020, cosiddetto Semplificazioni.
  Le risorse complessivamente destinate alla missione 3 ammontano quindi a 31,98 miliardi di euro, pari al 14 per cento delle risorse totali del Piano.
  In relazione alla prima componente, Alta velocità ferroviaria e manutenzione stradale 4.0 (M3C1), le schede tecniche progettuali forniscono ulteriori elementi riguardo ai contenuti e alle stime dei costi dei singoli investimenti, relativi alle linee progettuali, concernenti le Opere ferroviarie per la mobilità e la connessione veloce del Paese nonché la Messa in sicurezza e monitoraggio digitale di strade, viadotti e ponti.
  Per quanto riguarda la seconda componente, Intermodalità e logistica integrata (M3C2), le predette schede tecniche forniscono elementi di dettaglio in relazione sia alla linea progettuale Progetto integrato Porti d'Italia, sia alla linea progettuale Digitalizzazione aeroporti e sistemi logistici, con riferimento alla quale si evidenziano le riforme che si intendono realizzare e i rispettivi tempi di attuazione.

  La Missione 4, denominata «Istruzione e ricerca», è particolarmente focalizzata sulle generazioni future ed affronta le questioni strutturali più importanti per il rilancio della crescita, ossia la produttività, l'inclusione sociale e la capacità di adattamento alle sfide tecnologiche e ambientali.
  Gli obiettivi generali sono colmare il deficit di competenze che limita il potenziale di crescita del Paese, migliorare i percorsi scolastici e universitari (anche attraverso l'internazionalizzazione della formazione superiore e la promozione della mobilità di docenti e ricercatori) e agevolare le condizioni di accesso degli studenti, rafforzare i sistemi di ricerca (attraverso il potenziamento della ricerca di base e delle grandi infrastrutture di ricerca, nonché il supporto alla ricerca condotta dai giovani talenti) e la loro interazione con le imprese e le istituzioni.
  Le linee di intervento della missione si sviluppano attorno a due componenti progettuali:

   potenziamento delle competenze e diritto allo studio, cui sono destinati 16,72 miliardi di euro;

   dalla ricerca all'impresa, cui sono assegnati 11,77 miliardi di euro.

  Le risorse complessivamente destinate alla missione 4 ammontano quindi a 28,49 miliardi di euro, pari al 13 per cento delle risorse totali del Piano.
  Con riferimento alla prima componente, Potenziamento delle competenze e diritto allo studio (M4C1), le schede tecniche progettuali forniscono ulteriori elementi informativi con riguardo a specifici investimenti riconducibili alla linea progettuale Accesso all'istruzione e riduzione dei divari territoriali. Si tratta in particolare degli investimenti relativi agli alloggi per studenti e al Piano asili nido e servizi integrati.
  Con riferimento alla seconda componente, Dalla ricerca all'impresa (M4C2), le schede tecniche progettuali forniscono ulteriori elementi informativi per quanto riguarda le linee progettuali Rafforzamento di Ricerca e Sviluppo e delle iniziative IPCEI e Trasferimento di tecnologia e sostegno all'innovazione.

  La Missione 5, denominata «Inclusione e coesione», riveste un ruolo rilevante nel perseguimento degli obiettivi, trasversali a tutto il PNRR, di sostegno all'empowerment femminile e al contrasto alle discriminazioni di genere, di incremento delle competenze Pag. 71 e delle prospettive occupazionali dei giovani, di riequilibrio territoriale e sviluppo del Mezzogiorno.
  Le linee di intervento della missione si sviluppano attorno a tre componenti progettuali, ciascuna delle quali sarà accompagnata da una serie di riforme di sostegno:

   la prima componente, Politiche per il lavoro, cui sono assegnati 12,62 miliardi di euro, si concretizza principalmente nella revisione strutturale delle politiche attive del lavoro;

   la seconda componente, Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore, cui sono destinati 10,83 miliardi di euro, mira a supportare situazioni di fragilità sociale ed economica, a sostenere le famiglie e la genitorialità, con l'obiettivo del potenziamento della quantità e qualità delle infrastrutture sociali;

   la terza componente, Interventi speciali di coesione territoriale, cui sono destinati 4,18 miliardi di euro, prevede il rafforzamento di interventi speciali in specifici ambiti territoriali: le aree interne del Paese, i territori colpiti dai terremoti, i contesti urbani da rigenerare mediante l'innovazione tecnologica e sociale nelle regioni del Mezzogiorno.

  Le risorse complessivamente destinate alla missione 5 ammontano quindi a 27,63 miliardi di euro, pari al 12 per cento delle risorse totali del Piano.
  Per quanto riguarda la prima componente, Politiche per il lavoro (M5C1), le schede tecniche progettuali recano alcuni elementi di maggiore dettaglio relativi in particolare alla tempistica, ai risultati attesi e agli organismi di esecuzione delle due riforme (per la creazione di un Programma nazionale per la garanzia di occupabilità dei lavoratori e per la definizione di un livello essenziale di formazione professionale) e dei cinque progetti di investimento previsti: potenziamento delle politiche attive del lavoro; creazione di un Piano nazionale strategico per le nuove competenze; sostegno all'imprenditoria femminile, apprendistato duale, Servizio civile universale.
  Con riferimento alla seconda componente, Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore (M5C2), le schede tecniche progettuali forniscono ulteriori elementi informativi circa le modalità di attuazione degli interventi, il cronoprogramma (periodo di attuazione 2021-2026) ed i target intermedi con riferimento alle linee progettuali: Servizi socio assistenziali, disabilità e marginalità, Rigenerazione urbana e housing sociale, Sport e periferie.
  Per quanto riguarda la terza componente, Interventi speciali di coesione territoriale (M5C3), le schede progettuali forniscono elementi relativi alla riforma e al rafforzamento della Strategia nazionale per le aree interne (SNAI), agli interventi per promuovere ecosistemi dell'innovazione al Sud in contesti urbani marginalizzati e agli interventi per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie. Con particolare riguardo alle aree interne, si prevede la riforma della Strategia nazionale attraverso l'aggiornamento della legislazione vigente, al fine di rimuovere alcuni vincoli normativi che attualmente limitano l'accesso ai servizi di base (trasporti, istruzione e sanità), con una spesa stimata di 200 milioni. Sempre con riferimento alle predette aree, si prevede l'estensione della misura Resto al sud e della nuova disciplina a favore dei giovani imprenditori del settore agricolo.

  La Missione 6, denominata «Salute», è caratterizzata da linee di intervento volte a rafforzare e rendere più sinergica la risposta sanitaria territoriale e ospedaliera, nonché a promuovere e diffondere l'attività di ricerca del Servizio sanitario nazionale. In particolare, gli interventi previsti nella missione sono volti a promuovere e rafforzare un'assistenza di prossimità, vicina ai bisogni dei cittadini, per consentire un'effettiva equità di accesso della popolazione alle cure sanitarie e sociosanitarie, attraverso la definizione di standard qualitativi e quantitativi uniformi, il potenziamento della rete dei servizi distrettuali, nonché il consolidamento della rete ospedaliera ad essa integrata. Si punta a definire, poi, un nuovo assetto istituzionale di prevenzione Salute-Ambiente-Clima, secondo l'approccio «One-Health», per promuovere la salute umana Pag. 72rispetto alle determinanti ambientali e ai loro cambiamenti, in sinergia con lo sviluppo economico e sociale del Paese. Infine, si prevedono azioni volte a riformare il rapporto tra Salute e Ricerca, in primo luogo rivisitando il regime giuridico degli IRCCS e delle politiche afferenti al Ministero della salute, nonché a sostenere l'attività di ricerca e a rafforzare le capacità di risposta del SSN alle emergenze sanitarie, alla transizione epidemiologica e ai fabbisogni sanitari legati al quadro demografico.
  Le linee di intervento della missione si sviluppano attorno a due componenti progettuali:

   assistenza di prossimità e telemedicina, cui sono destinati 7,90 miliardi di euro;

   innovazione, ricerca e digitalizzazione dell'assistenza sanitaria, cui sono assegnati 11,82 miliardi di euro.

  Le risorse complessivamente destinate alla missione 6 ammontano quindi a 19,72 miliardi di euro, pari al 9 per cento delle risorse totali del Piano.
  Con riferimento alla prima componente, Assistenza di prossimità e telemedicina (M6C1), le schede tecniche progettuali contengono elementi di maggiore dettaglio con particolare riguardo alle caratteristiche dei presidi sanitari descritti, al cronoprogramma (con indicazione dei target intermedi) e agli obiettivi finali riferiti alle linee progettuali; Potenziamento assistenza sanitaria e rete territoriale e Salute, Ambiente e Clima, nonché Sanità pubblica ecologica. Si specifica che il Ministero della salute è responsabile della pianificazione, dell'esecuzione, della gestione e del monitoraggio della componente in esame nel suo complesso. In relazione alle azioni che presentano un concorso di competenze di altre amministrazioni pubbliche (ad esempio le regioni), saranno applicati strumenti di governance coordinati e negoziati, quali il Contratto istituzionale di sviluppo, cui prendono parte il Ministero della salute, in qualità di autorità responsabile e attuatrice, e le amministrazioni regionali insieme agli altri soggetti interessati. Questo approccio consentirà di semplificare le procedure – comprese le procedure di autorizzazione – se accompagnate dall'attivazione di conferenze di servizi.
  In merito alla seconda componente, Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell'assistenza sanitaria (M6C2), le schede tecniche progettuali forniscono alcuni elementi informativi di dettaglio con riferimento ai nuovi investimenti che dovranno essere effettuati in questo specifico settore e alla loro dinamica temporale relativa al periodo 2021-2026, riferiti alle linee progettuali Ammodernamento tecnologico e digitale e Ricerca e trasferimento tecnologico e formazione.

3. Le tre priorità trasversali: Parità di genere, Giovani e Sud e riequilibrio territoriale.

  Al di là delle singole missioni, è opportuno evidenziare come il Piano individui tre priorità trasversali, Parità di genere, Giovani e Sud e riequilibrio territoriale, perseguite – attraverso un approccio integrato ed orizzontale – in tutte le citate missioni.
  Per quanto riguarda la parità di genere, il Piano prevede il sostegno all'occupazione e all'imprenditorialità femminile, l'attuazione di diversi interventi abilitanti, a partire da servizi sociali quali gli asili nido, e di adeguate politiche per garantire l'effettivo equilibrio tra vita professionale e vita privata.
  Condizione essenziale per progredire nella direzione di una effettiva e sostanziale parità di genere è, in base a quanto evidenziato nel Piano, innalzare l'occupazione femminile, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo.
  Per quanto riguarda gli elementi ricavabili dalle Missioni di cui si compone il Piano si segnala, in premessa, che interventi di valorizzazione dell'impatto di genere risultano maggiormente dettagliati in tre Missioni, le Missioni 1, 4 e 5.
  Nella Missione 1 (Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura), la dimensione di genere viene messa in rilievo soprattutto attraverso la valorizzazione del lavoro agile e di nuove forme di organizzazione Pag. 73 del lavoro pubblico finalizzate alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Si sottolinea inoltre la necessità di una maggiore attenzione al tema dell'accesso delle donne a posizioni dirigenziali nell'ambito delle misure di valorizzazione del ruolo e delle funzioni dei dirigenti pubblici.
  Nella Missione 4 (Istruzione e ricerca), nell'ambito della componente Potenziamento delle competenze e diritto allo studio, gli interventi di potenziamento delle scuole dell'infanzia e delle «sezioni primavera», nonché il Piano asili nido e servizi integrati per l'infanzia prevedono una ricaduta con effetti positivi nel breve-medio termine sull'occupazione femminile.
  La Missione 5 («Inclusione e coesione»), infine, riveste un ruolo rilevante nel perseguimento degli obiettivi di sostegno all'empowerment femminile e al contrasto alle discriminazioni di genere.

  Per quanto riguarda i giovani, lo scopo che si intende perseguire è quello di garantire la piena partecipazione dei giovani alla vita culturale, economica e sociale del Paese.
  Al di là degli effetti indiretti a favore dei giovani derivanti dallo sviluppo dei nuovi settori perseguito dal Piano, si prevedono impatti diretti sulle nuove generazioni, alle Missioni 1, 4 e 5.
  In particolare, alla Missione 1 «Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura», in relazione alla riforma e all'innovazione digitale della P.A., si prevede un turn over generazionale dei dipendenti pubblici; alla Missione 4 «Istruzione e ricerca» si prevedono progetti dedicati al contrasto dell'abbandono scolastico, alla digitalizzazione della didattica, al potenziamento della ricerca, e alla Missione 5 «Inclusione e coesione» si prospettano interventi sulle politiche attive del lavoro e per il potenziamento del servizio civile universale.

  Il PNRR, infine, in coerenza strategica con il Piano Sud 2030, persegue il riequilibrio territoriale e il rilancio del Sud. Tale priorità trasversale si traduce nell'obiettivo di «Ridurre i divari territoriali e liberare il potenziale inespresso di sviluppo del Mezzogiorno, massimizzando, nelle Linee di intervento di ciascuna Missione, i progetti volti al perseguimento del predetto obiettivo, che vale anche come criterio prioritario di allocazione territoriale degli interventi».
  Nel PNRR si evidenzia, inoltre, che nella programmazione degli interventi destinati al Sud e al riequilibrio territoriale si è proceduto in un'ottica di sinergia e complementarietà con le risorse europee e nazionali della politica di coesione 2021-2027, in linea con il Piano Sud 2030.
  L'obiettivo, sottolinea il Documento, è quello di incrementare la dimensione e l'intensità degli interventi per il Mezzogiorno previsti dal Piano, in particolare con riferimento agli interventi finalizzati a potenziare le dotazioni infrastrutturali e sociali e alle politiche volte a migliorare la qualità e il livello dei beni e dei servizi pubblici essenziali (istruzione, ricerca, accesso alle tecnologie digitali, tutela e qualità dell'ambiente, infrastrutture per la mobilità sostenibile, infrastrutture sociali).
  Vi sono poi specifici interventi ricavabili dalle 6 Missioni riconducibili al Mezzogiorno. In particolare, nella missione 1 (Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura), gli interventi sono pensati in modo da destinare una quota significativa (non specificata) di risorse alle regioni del Mezzogiorno. Queste sono citate in particolare con riferimento alla digitalizzazione delle filiere agroalimentari (linea progettuale Transizione 4.0) e nell'ambito del progetto Turismo e Cultura 4.0. In particolare attraverso le azioni sui borghi si interverrà per ridurre disuguaglianze e divari territoriali specialmente nel Sud e nelle aree interne.
  Nella missione 2 (Transizione verde e transizione ecologica), si prevede l'ammodernamento e la realizzazione di nuovi impianti, in particolare nelle grandi aree metropolitane del Centro e Sud Italia, per la valorizzazione dei rifiuti in linea col Piano d'azione europeo per l'economia circolare (Componente Impresa verde ed economia circolare). Per quanto riguarda la componente Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile, oltre al progetto di decarbonizzazione dell'ex ILVA di Taranto, Pag. 74si afferma che la distribuzione territoriale degli investimenti sarà superiore al 34 per cento a favore del Mezzogiorno.
  Nella missione 3 (Infrastrutture per una mobilità sostenibile) l'intervento sulla rete ferroviaria sarà potenziato nel Mezzogiorno, con il 50 per cento degli interventi al Sud, grazie al supporto dei fondi FSC (Alta velocità e manutenzione stradale 4.0). Si prevede inoltre di valorizzare il ruolo dei Porti del Sud Italia nei trasporti infra-mediterranei e per il turismo (Intermodalità e logistica integrata).
  Nella missione 4 (Istruzione e ricerca), infine, sono rafforzate nel Mezzogiorno le iniziative per il contrasto alla povertà educativa e per la riduzione dei divari territoriali nella quantità e qualità dell'istruzione (componente potenziamento delle competenze e diritto allo studio).
  Nella Missione 5 («Inclusione e coesione»), la terza componente «Interventi speciali di coesione territoriale», è dedicata, in particolare, al rafforzamento di interventi in specifici ambiti territoriali, quali le aree interne del Paese, i territori colpiti dai terremoti, i contesti urbani da rigenerare mediante l'innovazione tecnologica e sociale nelle regioni del Mezzogiorno. Le risorse assegnate a questa componente «Interventi speciali di coesione territoriale» sono pari a circa 4,2 miliardi di euro.

  Va rilevato che la quota di risorse destinata al Mezzogiorno è esplicitata nella proposta di PNRR solo con riferimento all'allocazione dei fondi previsti per l'Italia dal programma REACT-EU, che, come detto, integra la strategia del PNRR per un valore di 13 miliardi di euro.
  In particolare, le risorse del programma REACT-EU sono destinate per il 67,4 per cento al Mezzogiorno, per un importo pari a 8.767 milioni di euro, al fine di dare continuità agli interventi destinati a contrastare gli effetti economici e sociali della pandemia, rafforzando il contributo già fornito dalla politica di coesione con gli accordi di riprogrammazione dei fondi strutturali 2014-2020 per l'emergenza sanitaria, sociale ed economica.
  Degli 8.767 milioni di euro destinati dal Programma al Mezzogiorno, le quote più rilevanti contribuisco a finanziare:

   la fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud, per un ammontare pari a 4 miliardi di euro;

   gli interventi orientati alla revisione strutturale delle politiche attive del lavoro, per un importo pari a 1,1 miliardi di euro;

   gli interventi per la transizione energetica e l'economia circolare al Mezzogiorno, per un importo pari a 800 milioni;

   le spese straordinarie per il personale sanitario per contrastare la pandemia, per un ammontare di 374 milioni;

   le iniziative per la transizione energetica nelle città metropolitane, per un importo pari a 315 milioni;

   il Fondo di garanzia PMI, per un ammontare pari a 300 milioni.

  Va altresì segnalato che concorrono al finanziamento della strategia di riforme e investimenti delineata nel PNRR anche parte delle risorse per le politiche di coesione – sia i fondi europei del Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2021-2027, sia i fondi nazionali aggiuntivi di bilancio stanziati sul Fondo Sviluppo e Coesione 2021-2017 – secondo un approccio integrato di pianificazione economica e finanziaria.
  La Proposta di PNRR presentata dal Governo segnala, come detto in precedenza, che è stata anticipata, ai fini dell'integrazione nel Programma, la programmazione nazionale del FSC 2021-2027 per un valore di 21,2 miliardi di euro (quale quota parte del complesso dei 50 miliardi autorizzati dalla legge di bilancio per il 2021).
  L'obiettivo dell'anticipazione, secondo quanto riportato nel piano, è quello di rafforzare, a livello di concentrazione nel Mezzogiorno, il volume degli investimenti aggiuntivi finanziati attraverso la componente prestiti del RRF.
  Ai fini della complementarietà con la strategia del PNRR, assumono particolare rilievo i 37,3 miliardi di euro assegnati Pag. 75all'Italia per le politiche di coesione (a prezzi 2018, che diventano 42 miliardi di euro a prezzi correnti). Se si considerano anche le risorse nazionali per il cofinanziamento nazionale (circa 39 miliardi per il periodo 2021-2030, di cui all'articolo 1, commi 51-57, della legge n. 178 del 2020), le risorse dei fondi per la coesione per il ciclo 2021-2027 ammontano a circa 80 miliardi di euro.
  Vista la forte concentrazione di tali risorse nel Mezzogiorno, la loro integrazione nel contesto dell'impianto strategico del PNRR consentirebbe, secondo quanto indicato nel Documento, di incrementare la quota di investimenti pubblici e rafforzare ulteriormente la dotazione finanziaria degli interventi per il riequilibrio territoriale, in particolare per le infrastrutture e la qualità dei servizi pubblici essenziali.
  La proposta di PNRR in esame reca un primo esercizio di integrazione e coordinamento tra le due programmazioni per un valore di 6,9 miliardi di euro, che rappresentano una parte della programmazione nazionale delle politiche di coesione per il ciclo 2021-2027.
  Va segnalato, infine, che, per il perseguimento degli obiettivi del PNRR, il Piano considera anche le risorse derivanti dalla «programmazione nazionale di bilancio per il periodo 2021-2026», che copre l'intera durata del Piano, per un importo complessivo di 80 miliardi di euro, la gran parte delle quali concentrate sugli interventi della Missione 5 «Inclusione e coesione» del PNRR (55,38 miliardi).

4. Valutazione di impatto del Piano.

  In linea con i contenuti dei Piani nazionali definiti a livello europeo, il documento in esame fornisce una valutazione dell'impatto macroeconomico sul PIL degli investimenti e delle riforme strutturali previsti, pur riconoscendo che si tratta di un esercizio preliminare rispetto a quello che si potrà realizzare una volta che tutti i dettagli dei progetti e delle riforme saranno pienamente definiti.
  L'ipotesi di fondo sottostante a tale valutazione è che il PNRR possa avere un impatto positivo sul PIL italiano in virtù sia dell'effetto diretto dei maggiori investimenti, sia di quello indiretto delle innovazioni tecnologiche che introdurrà e stimolerà, entrambi amplificati dalle riforme di contesto e da quelle più settoriali che accompagnano gli investimenti.
  La stima si limita a considerare soltanto l'effetto della spesa per investimenti e incentivi addizionale rispetto a quella già inclusa nello scenario tendenziale di finanza pubblica e si basa sull'ipotesi che oltre il 70 per cento dei fondi addizionali sarà destinato al finanziamento di investimenti pubblici ad elevata efficienza, che la gran parte del restante 30 per cento sarà destinato a incentivi agli investimenti delle imprese e a ridurre i contributi fiscali sul lavoro e, infine, che le amministrazioni pubbliche siano progressivamente più efficienti nell'attuazione dei progetti.
  Rispetto allo scenario base (cioè in assenza degli investimenti e degli incentivi del Piano) il Governo stima un effetto positivo sul PIL con un andamento crescente quasi lineare nel tempo, a partire da circa 0,5 punti percentuali nell'anno 2021 e fino a circa 3 punti percentuali nel 2026 (anno in cui tutte le risorse del Piano dovranno essere state spese), per un effetto complessivo nel periodo di oltre 10 punti percentuali di PIL.
  Per quanto riguarda la valutazione dell'impatto macroeconomico delle riforme strutturali che dovranno accompagnare gli investimenti e gli incentivi del Piano, il Governo precisa che sarà necessario disporre di ulteriori elementi di definizione affinché tali riforme possano essere considerate nell'ambito dei modelli economici, pur riconoscendo che esse potranno produrre effetti rilevanti.
  Per quanto riguarda il Sud, gli investimenti proposti dal Piano potrebbero avere, secondo il Governo, un elevato impatto positivo non solo per l'economia dell'area ma per l'intero Paese. I modelli macroeconomici su base regionale evidenzierebbero, infatti, un elevato valore del moltiplicatore degli investimenti pubblici nelle regioni meno sviluppate. Sulla base di un esercizio di simulazione effettuato in relazione all'insieme Pag. 76 degli interventi che riguarderanno le regioni del Mezzogiorno nel periodo 2021-2026 con un modello multiregionale, il Governo stima, già alla fine del primo triennio del Piano, un incremento del PIL delle regioni del Mezzogiorno compreso fra quasi 4 punti percentuali e quasi 6 punti percentuali, associato a un impatto occupazionale positivo e compreso in un intervallo fra i 3 e i 4 punti percentuali.
  Per quanto riguarda, infine, la valutazione dell'impatto delle misure trasversali del PNRR volte a contrastare le disuguaglianze di genere e a favorire le nuove generazioni e l'occupazione giovanile, il Governo evidenzia che il pieno coinvolgimento delle donne e dei giovani negli obiettivi del Piano potrà contribuire a migliorare significativamente il sentiero di crescita del PIL nel medio periodo.

5. Considerazioni di carattere generale e metodologico.

  Ai fini dell'esame della proposta di PNRR, la Commissione bilancio ha svolto una significativa attività conoscitiva, anche congiuntamente ad altre Commissioni della Camera e del Senato, cui hanno preso parte numerosi soggetti: Alleanza delle cooperative, CGIL, CISL, UIL, UGL, Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti, Casartigiani, CNA, SVIMEZ, Anci, Upi, Conferenza delle regioni e delle province autonome, ISTAT, CNEL, Centro Studi Regione Mezzogiorno – Regione Mediterranea EUMED, Associazione Tortuga, Sbilanciamoci, Stefano Quintarelli, Presidente del comitato di indirizzo di AGID Agenzia per l'Italia digitale, Associazione Minima Moralia, Campagna #Unononbasta, Agrinsieme, Coldiretti, Utilitalia, Confimprese, Confapi, Forum disuguaglianze e diversità, Save the Children, Consiglio nazionale dei giovani (CNG), Roberta Carlini, co-fondatrice della rivista 'InGenere', Ladynomics, Associazione Il giusto mezzo, Assoporti-Associazione Porti Italiani, RFI – Rete Ferroviaria Italiana S.p.A., Giovanni Legnini, Commissario straordinario ricostruzione sisma 2016, rappresentanti delle Regioni del Centro Italia colpite dal sisma del 2016 (Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo, Marche, Lazio), Anas S.p.A., ANCE, Re Mind Filiera Immobiliare, Confedilizia, Alleanza Italiana Sviluppo Sostenibile (ASVISS), Domenico Lombardi, economista, Ercole Incalza, ingegnere esperto del comparto trasporti, Carlo Cottarelli, direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani, Mauro Magatti, professore di sociologia presso l'Università Cattolica di Milano, Alessandro Natalini, professore di scienza politica presso l'Università Partenope di Napoli, Pierpaolo Limone, rettore dell'Università di Foggia, Corte dei conti, Ufficio parlamentare di bilancio, Banca d'Italia, Giampaolo Arachi Presidente della Commissione tecnica fabbisogni standard, UNCEM, Leonardo S.p.A., Corte dei conti europea, Banca europea per gli investimenti (BEI), Paolo Gentiloni, Commissario europeo per l'economia, Virgina Raggi, sindaca di Roma capitale, Daniele Franco, Ministro dell'economia e delle finanze, Vincenzo Amendola, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli affari europei, Elena Bonetti, Ministra per le pari opportunità e la famiglia, e Mara Carfagna, Ministra per il Sud e la Coesione territoriale.
  Nell'evidenziare come dalle predette audizioni siano emersi molteplici elementi di valutazione, si segnala che in questa parte ci si concentrerà principalmente sugli aspetti di carattere più generale e metodologico.
  Innanzitutto appare necessario sottolineare come il Next Generation EU sia uno strumento fondamentale per sostenere la domanda aggregata in una fase di contrazione di consumi e investimenti privati, dovuta alla riduzione dei redditi delle famiglie, carenza di liquidità delle imprese e straordinaria incertezza e per migliorare il funzionamento complessivo degli Stati membri, attraverso il superamento delle criticità che ne limitano la crescita. In questo senso, il Next Generation EU rappresenta un'occasione storica per il nostro Paese per contribuire a superare alcuni problemi strutturali che lo caratterizzano da numerosi anni, quali la scarsa qualità dell'azione amministrativa, l'evoluzione demografica e Pag. 77specifici deficit (in termini di capitale umano e specializzazione tecnica e produttiva).
  L'efficacia delle risorse di Next Generation EU nel garantire la ripresa e la resilienza delle economie europee, nonché la riduzione dei divari di sviluppo tra diverse aree interne a ciascun Paese, sarà però ampiamente condizionata dalla capacità amministrativa e di gestione degli Stati membri, fortemente legata alla disponibilità di personale pubblico in quantità sufficiente e professionalmente preparato. Si tratta di una sfida particolarmente impegnativa per l'Italia – che dovrà gestire un ammontare di risorse (pari al 24 per cento del totale) ampiamente superiori a quelle spettanti agli altri Stati membri – posto che il nostro Paese registra un deficit di capacità amministrativa tra i più elevati a livello europeo, come dimostra il basso tasso di assorbimento delle risorse ad esso assegnate nell'ambito della politica di coesione (pari, ad agosto 2020, al 38 per cento delle risorse della programmazione 2014-2020).
  Lo scenario definito nella proposta di PNRR – molto concentrato sull'investimento pubblico, con il 70 per cento delle risorse impegnate a questo scopo – risulta infatti molto impegnativo in termini di capacità di progettazione e di esecuzione. Tuttavia, gli effetti moltiplicativi degli interventi, valutati nel PNRR fino a 2 punti percentuali di PIL entro il biennio 2023-2024, saranno tanto maggiori quanto più efficiente sarà l'impiego delle risorse, il che richiederà una netta discontinuità con il passato e una struttura di governo degli interventi adeguata alla complessità del lavoro da svolgere.
  La predisposizione del Piano e la sua attuazione nel rispetto degli stringenti criteri europei rappresentano un'opera complessa, da realizzare secondo tempistiche definite (presentazione del PNRR entro il 30 aprile 2021; impegno del 70 per cento delle risorse entro il 2022; conclusione degli interventi entro il 2026). Al fine di evitare i ritardi di programmazione e di spesa che hanno caratterizzato, anche nell'ultimo ciclo di programmazione 2014-2020, i fondi strutturali europei, è necessario un deciso rafforzamento delle strutture tecniche ed operative deputate all'attuazione degli interventi.
  In particolare, per il funzionamento delle pubbliche amministrazioni, risulta decisivo colmare l'enorme carenza di personale, sia in termini quantitativi che di qualifiche professionali. Le prime 2.800 assunzioni previste per le pubbliche amministrazioni nel Mezzogiorno sono solo un primo passo nella giusta direzione. L'età media del personale delle amministrazioni pubbliche è infatti molto elevata e i profili professionali tecnico-scientifici sono estremamente scarsi a causa del decennale blocco del turnover. La situazione è ancora più grave nei Comuni italiani e nel Mezzogiorno, i quali sono responsabili di larga parte della spesa prevista dal PNRR. In sintesi, nessuna riforma delle pubbliche amministrazioni e nessun piano per il superamento dei divari nella fornitura di servizi pubblici essenziali per il pieno esercizio dei diritti civili può dare i risultati sperati senza la contestuale eliminazione del gap quantitativo e qualitativo di personale.
  In questo quadro, il Governo, come ha comunicato il Ministro dell'economia e delle finanze nel corso della sua audizione dell'8 marzo scorso, ha incardinato la governance del PNRR presso il Ministero dell'economia e delle finanze, che si coordina con le Amministrazioni di settore cui competono le scelte sui singoli progetti. La responsabilità primaria sui progetti (investimenti e riforme) rimane quindi dei singoli Ministeri, che devono lavorare congiuntamente laddove la trasversalità degli obiettivi e degli interventi previsti lo richieda. Il Ministero dell'economia e delle finanze svolgerà un ruolo di coordinamento e darà pieno supporto a tutti i Ministeri nella stesura dei progetti, per assicurare che la definizione delle misure del Piano avvenga nel rispetto dei requisiti e delle Linee guida europee e che ci sia una effettiva realizzabilità dei progetti entro la scadenza tassativa del 2026. È previsto, poi, attraverso l'interlocuzione diretta con le autonomie territoriali, il coinvolgimento dei territori per selezionare progetti in grado di soddisfare i bisogni di cittadini e imprese. Pag. 78
  Inoltre, il modello organizzativo in corso di definizione da parte del Governo individua compiti e responsabilità basati su due livelli di governance strettamente interconnessi. Da un lato, una struttura centrale di monitoraggio del PNRR, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, a presidio e supervisione dell'efficace attuazione del Piano. Tale struttura si occuperà del supporto alla gestione e monitoraggio degli interventi, della gestione dei flussi finanziari con l'Unione europea, della rendicontazione degli avanzamenti del PNRR alla Commissione europea, del controllo della regolarità della spesa, della valutazione di risultati e impatti. Questo organismo centrale sarà affiancato da un'unità di audit, indipendente, responsabile delle verifiche sistemiche, a tutela degli interessi finanziari dell'UE e della sana gestione del progetto. Dall'altro lato, a livello di ciascuna Amministrazione di settore si costituiranno presidi di monitoraggio e controllo sull'attuazione delle misure di rispettiva competenza, le quali si interfacceranno con la struttura centrale del Ministero dell'economia e delle finanze per aggregare i dati e le informazioni sullo stato di avanzamento dei lavori e delle riforme, ai fini della rendicontazione all'Unione europea e al Governo, anche in vista di eventuali azioni correttive. È infine prevista la possibilità di assicurare un supporto tecnico specialistico alle Amministrazioni che dovranno realizzare gli interventi, anche a livello locale. I progetti devono essere contraddistinti da realizzabilità, accountability e monitorabilità, per cui per ogni intervento dovranno essere individuati gli organi responsabili e le modalità di coordinamento tra loro.
  A questo riguardo, si osserva che il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi del Piano richiede un sistematico (e non episodico) coinvolgimento degli enti territoriali e delle parti sociali, conformemente alle indicazioni contenute nel Regolamento (UE) 2021/241, anche in considerazione del ruolo che entrambi potranno svolgere nell'attuazione del Piano. Si consideri, ad esempio, che i comuni potrebbero essere responsabili dell'utilizzo di un ammontare complessivo di risorse per circa 48 miliardi di euro, da destinare alla valorizzazione del patrimonio e del territorio, alle infrastrutture sociali e ai servizi essenziali per le collettività, con spese di investimento e incrementi di spesa corrente. In tale contesto, appare necessario assicurare a Roma Capitale, come già previsto nella relazione approvata dalla Commissione bilancio sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, risorse adeguate, in modo da consentire alla stessa di far fronte alle esigenze di investimento che derivano dalla sua specificità e peculiarità, anche in vista del prossimo Giubileo.
  Sarà inoltre necessario anche un forte coinvolgimento dei privati attraverso l'utilizzo di strumenti che favoriscano l'apporto del capitale privato ai fini del raggiungimento degli obiettivi del Piano, anche attraverso l'utilizzo del Project financing. In questa prospettiva, si dovrebbe prevedere un adeguato coinvolgimento della Banca europea degli Investimenti (BEI) nelle iniziative di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e delle banche del territorio per fornire linee di finanziamento agevolato alle micro-imprese supportandole nella transizione ecologica e digitale. Inoltre, si potrebbe valutare la possibilità di istituire un Fondo Sovrano italiano pubblico-privato e Fondo dei Fondi, volto a favorire la patrimonializzazione delle imprese in cui possano confluire parte delle risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), oltre al risparmio privato fiscalmente incentivato.
  In questo quadro, va inoltre considerato che i progetti selezionati dovranno soddisfare i criteri di valutazione e di ammissibilità contenuti nelle Linee guida predisposte dalla Commissione europea, presentate lo scorso 17 settembre 2020 e recentemente aggiornate il 22 gennaio 2021 per allinearle al testo dell'accordo sulla proposta di regolamento che stabilisce il Dispositivo per la ripresa e la resilienza.
  Il primo requisito richiesto è che i progetti siano pertinenti con le sei linee di intervento fondamentali individuate dalla Commissione: 1) transizione verde; 2) trasformazione digitale; 3) crescita intelligente, Pag. 79 sostenibile e inclusiva; 4) coesione sociale e territoriale; 5) salute e resilienza economica, sociale e istituzionale, anche al fine di aumentare la capacità di reazione e la preparazione alle crisi; 6) politiche per la prossima generazione, infanzia e gioventù, incluse istruzione e competenze.
  Ma oltre alla pertinenza dovranno essere anche dimostrate l'efficacia, l'efficienza e la coerenza. L'efficacia sarà valutata in base sia alla capacità di produrre un impatto duraturo sia all'esistenza di modalità per un monitoraggio e un'attuazione efficaci, compresi calendario, target intermedi e finali e relativi indicatori. L'efficienza richiede che i costi totali stimati siano plausibili e commisurati all'impatto economico e sociale previsto in ambito nazionale. Infine, i progetti e le riforme previste dal Piano dovranno essere complessivamente coerenti.
  Secondo le citate Linee guida, inoltre, le componenti che figurano all'interno di ciascuna Missione dovrebbero dettagliare gli investimenti e le relative riforme nonché il contributo previsto, i relativi traguardi, obiettivi e tempistiche e il loro finanziamento e costo, nonché fissare target intermedi e finali e un cronoprogramma che rifletteranno i progressi compiuti nell'attuazione delle riforme e degli investimenti.
  Ciò nonostante, meno del 30 per cento delle 48 linee di intervento in cui si articola il Piano definisce un obiettivo quantificato precisamente, come ad esempio il numero di beneficiari da raggiungere, di edifici da ristrutturare o di impianti da installare. Inoltre, solo il 20 per cento delle linee di intervento delinea le tempistiche entro cui s'intende raggiungere i propri obiettivi e solo in 6 casi su 48 vengono posti obiettivi intermedi con relative tempistiche Né possono ritenersi, al riguardo, esaustive le ulteriori informazioni fornite dalle schede tecniche sottostanti il Piano recentemente trasmesse dal Governo.
  Sarebbe invece necessario assicurare un collegamento del Piano con l'Agenda ONU 2030, riferimento delle politiche della Commissione europea, individuando per ciascuna Missione e per ciascuna componente obiettivi quantificabili ad essa riferiti ed inserendo una chiara indicazione dei traguardi che si intendono raggiungere entro il 31 agosto 2026, attraverso indicatori di risultato che non si limitino alla dimensione finanziaria, ma guardino anche all'impatto sociale ed ambientale degli interventi e forniscano indicazioni in merito al raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali (LEPTA). Inoltre, dovrebbe essere dimostrato per ogni progetto e per le singole riforme il rispetto del principio del non nuocere in modo significativo all'ambiente (do no significant harm).
  In generale, tutti i progetti, – ivi inclusi quelli relativi alle tre priorità trasversali (Parità di genere, Giovani e Sud e riequilibrio territoriale) – dovrebbero essere accompagnati da un set di indicatori qualitativi e quantitativi, su cui impostare non solo la valutazione ma anche il monitoraggio del Piano, che rappresenta un'attività imprescindibile nella fase di attuazione ai fini della verifica della realizzazione degli obiettivi prefissati, del rispetto delle tempistiche previste e del corretto utilizzo delle risorse. A quest'ultimo riguardo, va altresì segnalato che il Piano non sembra ancora dedicare adeguata attenzione a quali nuovi strumenti possano essere adottati per contrastare efficacemente infiltrazioni criminali, frodi ed episodi corruttivi nella gestione dei progetti finanziati dal Piano stesso, come invece richiesto dall'articolo 18, paragrafo 4, lettera r), del citato Regolamento (UE) 2021/241.
  Altro aspetto del Piano per il quale le informazioni disponibili non appaiono ancora esaustive è quello delle riforme. Innanzitutto, il Piano non presenta ancora, come invece prescritto dal citato Regolamento, un'accurata esplicitazione di investimenti e riforme, identificate in sintonia con le Raccomandazioni specifiche al Paese da parte dell'Unione europea, posto che, nello svolgimento di questo binomio, esso appare debole e le indicazioni ivi contenute risultano generiche anche in relazione agli eventuali costi associati alla realizzazione delle riforme stesse. Inoltre, gli interventi di riforma preannunciati nel Piano, pur coprendo aree coerenti con le Raccomandazioni Pag. 80 della Commissione, non sembrano ancora sufficientemente articolati, soprattutto per quanto riguarda il tema della concorrenza. Si ricorda che, tra gli interventi di riforma richiesti nella Relazione sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, vi era anche quella volta ad assicurare a «Roma Capitale», insieme al riassetto della Città metropolitana, l'individuazione di un percorso volto a definire uno specifico statuto normativo, garantendole altresì una maggiore autonomia nella gestione del proprio territorio, in considerazione del suo ruolo. Sempre in tema di riforme, meriterebbe di essere maggiormente approfondito il profilo relativo alla riduzione degli ostacoli burocratici all'attività delle imprese, che determinano ogni anno oneri a carico delle piccole e medie imprese stimati in 30-35 miliardi di euro, nonché quello dell'introduzione di una disciplina semplificata in materia di appalti applicabile ai progetti del PNRR, salvaguardando, anche procedendo per fasi di attività costruttive, la continuità degli investimenti funzionali ai progetti la cui attuazione travalica il 2023 ed il 2026. In ogni caso, si rileva la necessità che l'attuazione del processo riformatore delineato nel Piano sia affidato principalmente a leggi delega organiche, caratterizzate sia da termini stringenti e princìpi di delega sufficientemente dettagliati sia da un forte coinvolgimento parlamentare in sede di attuazione, evitando per quanto possibile il ricorso a decreti-legge.
  Per quanto riguarda invece le risorse, nel Piano manca una specificazione della loro distribuzione temporale, essendo le stesse esposte in modo concentrato come somma delle disponibilità, da un lato, e degli utilizzi, dall'altro. Sarebbe viceversa opportuno indicare lo sviluppo temporale dell'utilizzo delle risorse nei singoli anni del periodo 2021-2026, con informazioni più dettagliate rispetto a quanto già contenuto nel documento in esame. Tali informazioni, soprattutto per la componente relativa agli investimenti pubblici – che, come detto, secondo il PNRR dovrebbe impegnare il 70 per cento delle risorse –, sono infatti di fondamentale importanza ai fini della valutazione degli impatti macroeconomici e di retroazione fiscale e quindi della sostenibilità della finanza pubblica. Tra tali investimenti, appare opportuno includere quelli in merito ai quali ci sia stato già uno specifico pronunciamento parlamentare, anche riferito alla necessità di provvedere al relativo finanziamento, come nel caso degli investimenti indicati nella mozione 1-00370, approvata dalla Camera dei deputati nella seduta del 28 luglio 2020. Inoltre, con riferimento alla composizione della spesa, non è dato comprendere, attesa la genericità del Piano, quanta parte del previsto incremento di spesa avrà natura in conto capitale e quanta parte avrà invece natura corrente. La possibilità che la quota del 30 per cento della spesa corrente, ipotizzata nelle valutazioni d'impatto macroeconomico presentate nel Piano, possa risultare superiore alle previsioni, non appare remota. Infatti, gli interventi del PNRR, ad esempio in tema di politiche del lavoro e di protezione sociale, sebbene finanziati limitatamente alla loro fase di avvio, porteranno anche nel lungo periodo ad un incremento strutturale della spesa corrente, cui si dovrà far fronte con le maggiori risorse derivanti dalla crescita economica conseguente al complesso delle iniziative del PNRR. Lo stesso dicasi anche, ad esempio, con riferimento ad alcuni investimenti nel settore sanitario quali gli ospedali di comunità, per i quali, con 753 strutture e più di 36.000 posti letto, oltre agli investimenti andrà considerata la necessaria individuazione di personale sanitario, il cui costo non sembra invece considerato nella spesa (indicata come investimento), che comunque si riverbererà a regime sui costi di gestione regionale. In questo contesto, una prima stima dell'aumento della spesa corrente, conseguente agli investimenti aggiuntivi del PNRR, potrebbe essere opportunamente evidenziata nel DEF 2021.
  È evidente, tuttavia, che il problema che si pone non è solo quello della dimensione della spesa corrente, ma anche e soprattutto quello della sua qualità, ossia se si tratti effettivamente di una spesa funzionale alla realizzazione del programma di Pag. 81investimenti da realizzare. A questo fine occorrerebbe dotare il PNRR di un dettagliato piano operativo che prenda le mosse da una stima del fabbisogno di capacità amministrativa (formazione, reclutamento, digitalizzazione, semplificazioni) necessario al perseguimento degli obiettivi fissati. Tale opera di ricognizione preventiva appare necessaria soprattutto al fine di garantire l'efficace funzionamento della pubblica amministrazione, in modo che possano essere assicurate, soprattutto nelle regioni meridionali, un'adeguata capacità di progettazione e la corretta gestione delle risorse ad essa assegnate.
  Tra i predetti obiettivi di particolare importanza appare quello della riduzione dei divari nei livelli dei servizi essenziali, posto che tale riduzione viene considerata dal Piano non solo necessaria per contrastare le disuguaglianze di genere, generazionali e territoriali, in una prospettiva di giustizia sociale e coesione territoriale, ma anche un fattore determinante per favorire la crescita economica consentendo a giovani e donne di esprimere il proprio potenziale in tutti i territori. In questo contesto, dovrebbe essere dedicata la necessaria attenzione agli interventi in materia di infanzia e adolescenza, in un quadro di politiche volte alla tutela e alla valorizzazione dei minori.
  Tra le varie urgenze cui devono provvedere le azioni del PNRR vi è quindi quella di contribuire al raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP). L'esigenza di un potenziamento delle prestazioni per il raggiungimento di standard minimi uniformi è particolarmente pressante per i servizi resi delle amministrazioni locali nell'ambito delle funzioni fondamentali.
  A queste funzioni il PNRR dedica risorse significative, in particolare negli ambiti dell'istruzione e dell'assistenza sociale, ma lascia in gran parte indefiniti gli aspetti legati all'articolazione territoriale degli interventi e al coordinamento fra diversi interventi e fra amministrazioni coinvolte che saranno invece determinanti per assicurare che gli interventi proposti si traducano effettivamente in un rafforzamento dei servizi nelle aree in cui essi sono più carenti.
  In particolare, i risultati del Piano dipenderanno dalle risposte che verranno date a tre questioni fondamentali: i criteri sulla base dei quali verranno allocate le risorse agli enti territoriali, il coordinamento fra i diversi interventi e fra i diversi livelli di governo, nonché il coordinamento fra i progetti di investimento e i meccanismi di finanziamento della spesa corrente.
  Sul piano dei criteri di allocazione degli interventi fra le varie realtà locali, è chiara la tensione fra l'esigenza di indirizzare gli interventi verso le aree maggiormente deficitarie e il rispetto del criterio di efficacia che impone tempi certi e rapidi per il completamento degli interventi. La necessità di rispettare i milestone e i target intermedi e finali richiede infatti che le amministrazioni coinvolte abbiano già predisposto o siano in grado di predisporre in tempi stretti i progetti esecutivi e di gestirne efficientemente la realizzazione. Ma anche le capacità progettuali e di gestione sono differenziate sul territorio e sono spesso fra le cause che determinano un basso livello di servizi. Esiste quindi il rischio che il criterio di efficacia possa ridurre la portata perequativa nella misura in cui le aree più carenti di servizi non si dimostreranno in grado di progettare ed eseguire gli interventi nei tempi previsti. A ciò si aggiunge il fatto che il Piano non specifica, se non con riferimento all'allocazione dei fondi del REACT-EU, la quota di risorse destinate a quella parte del territorio nazionale che appare più carente di servizi, vale a dire il Mezzogiorno. Si tratta di una lacuna che invece andrebbe colmata anche al fine di consentire una valutazione puntuale dell'impatto macroeconomico degli interventi previsti, posto che gli investimenti realizzati al Sud presentano un maggior effetto aggiuntivo in termini di PIL, tanto che essi dovrebbero auspicabilmente superare la quota del 34 per cento commisurata al peso del Mezzogiorno in termini di popolazione. In particolare, sarebbe necessario – come del resto già evidenziato in linea di principio nella Relazione sulla individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Pag. 82 Fund presentata dalla Commissione bilancio all'Assemblea lo scorso 12 ottobre – applicare, con eventuali aggiustamenti, il criterio di riparto tra i Paesi previsto per le sovvenzioni dal Dispositivo di ripresa e resilienza (popolazione, PIL pro capite e tasso di disoccupazione) anche all'interno del nostro Paese (tra le regioni e le macro-aree), superando in maniera significativa la quota del 34 per cento di investimenti al Mezzogiorno, senza considerare in tale computo le risorse per interventi «in essere», quelle già incluse nei tendenziali di finanza pubblica e quelle del REACT-EU. Inoltre, sempre con riguardo alle risorse destinate al Mezzogiorno, sebbene appaia condivisibile la prevista anticipazione di risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC), finalizzata all'accelerazione della spesa del Fondo (considerati i forti ritardi nella programmazione del FSC), l'inserimento della leva nazionale della politica di coesione all'interno del PNRR richiederà grande chiarezza nella definizione dei profili temporali di reintegro delle risorse del FSC anticipate nel PNRR, fermo restando che le risorse del FSC, già destinate alla realizzazione di opere cantierabili, non potranno essere utilizzate per la concessione di anticipazioni. Ove ciò non dovesse accadere il FSC finirebbe per svolgere un ruolo sostitutivo, venendo meno al principio dell'aggiuntività e contraddicendo la finalità della coesione territoriale che è uno dei pilastri del Next Generation EU. Più in generale, nel caso in cui, al fine di inserire nel PNRR interventi immediatamente cantierabili, si sostituisca, in toto o in parte, un finanziamento già previsto dal FSC con risorse stanziate dal RRF, appare necessario riprogrammare le eventuali risorse rivenienti, garantendo il rispetto del vincolo territoriale originario stabilito dalla relativa fonte di finanziamento, assicurando la riassegnazione delle predette risorse alle amministrazioni del medesimo territorio che risultino più efficienti e virtuose. In questo contesto, appare necessario sviluppare, attraverso specifiche interlocuzioni con l'Unione europea, le misure di «fiscalità di vantaggio» nel Mezzogiorno e quelle agevolative di decontribuzione in favore dei datori di lavoro, già previste a legislazione vigente per alcune aree del territorio nazionale, anche attraverso l'utilizzo delle risorse del REACT-EU.
  Per quanto riguarda il coordinamento fra i diversi interventi e fra diversi livelli di governo, la ricognizione degli interventi evidenzia come alcune linee trasversali (come la Rigenerazione urbana, la Strategia nazionale per le aree interne e gli Interventi per le aree del terremoto) possano in parte sovrapporsi con altre linee di intervento in particolare nell'ambito dell'istruzione e del sociale. Inoltre, in altri casi, gli interventi richiedono un'azione coordinata tra più livelli di governo. Ad esempio, l'estensione del tempo pieno richiederà il coordinamento tra le iniziative statali e le amministrazioni locali che forniscono servizi complementari, come il servizio mensa fornito dai comuni. In questo contesto, ai fini di una efficiente allocazione delle risorse, considerato che gli enti locali, in particolar modo i comuni, rappresentano i principali investitori pubblici, nonché i principali destinatari delle politiche di efficientamento e rigenerazione, coesione sociale e territoriale individuate dal Piano, si rileva la necessità di una semplificazione degli adempimenti burocratici indispensabili per l'assegnazione delle risorse, anche attraverso la previsione di forme dirette di negoziazione con gli enti locali.
  Per quanto riguarda, infine, il coordinamento fra i progetti di investimento e i meccanismi di finanziamento della spesa corrente, il problema che si pone, da un lato, è quello di calibrare gli interventi in funzione della possibilità di individuare la copertura degli oneri permanenti con un orizzonte che vada oltre il PNRR, dall'altro, è quello di prevedere i necessari aggiustamenti nell'ambito del sistema della finanza locale. Una volta potenziati i servizi con l'intervento straordinario del PNRR, la copertura dei fabbisogni relativi al normale esercizio delle funzioni dovrà essere infatti affidata alle fonti di finanziamento ordinarie previste dall'articolo 119 della Costituzione, compresi i fondi perequativi.
  Infine, appare opportuno che il rafforzamento dei servizi pubblici nelle funzioni fondamentali sia accompagnato da una definizione Pag. 83 organica dei LEP, che dovrebbe essere inserita fra le riforme di contesto, tenendo conto dei fabbisogni e dei costi standard. Da un lato, l'attività di monitoraggio richiesta dal PNRR richiederà l'identificazione di indicatori che potrebbero fornire un riferimento utile per l'individuazione dei LEP. Dall'altro, i LEP fornirebbero un riferimento chiaro per coordinare l'intervento straordinario del PNRR e il finanziamento ordinario delle amministrazioni locali.
  Un'ultima notazione in tema di squilibri territoriali va effettuata con riguardo a quelle aree del territorio nazionale investite dalla crisi determinata dalla pandemia e già duramente colpite dagli eventi sismici del 2016. A questo riguardo, è opportuno sottolineare che gli interventi relativi alle aree terremotate, previsti dal PNRR, non possono che essere considerati aggiuntivi e complementari sia rispetto a quelli relativi alla ricostruzione privata e pubblica (che sono già finanziati con le risorse stanziate sul bilancio dello Stato, da ultimo con la legge di bilancio per il 2021) che rispetto alle misure di carattere generale del Piano, poiché, in caso contrario, le risorse previste risulterebbero chiaramente insufficienti.
  Al fine di assicurare la massima convergenza tra le diverse misure occorrerebbe prevedere eventuali quote di riserva o criteri di priorità per le aree del sisma di una parte dei fondi destinati a finanziare le misure di carattere generale previste dal piano su tutto il territorio nazionale. Inoltre, per valorizzare adeguatamente i territori montani e le aree interne, il Piano dovrebbe tenere adeguatamente conto della nuova strategia per le aree montane e interne ai fini della riorganizzazione dei servizi, per accompagnare lo sviluppo sociale ed economico, e per contrastare i fenomeni di spopolamento e di denatalità, favorendo la cooperazione tra enti locali, e in particolare tra piccoli comuni, utilizzando per i predetti territori il medesimo criterio di aggiuntività e di complementarietà dianzi citato per le aree terremotate.
  Inoltre, allo scopo di assicurare la piena efficacia delle misure previste nel PNRR, in vista dell'innalzamento e della qualificazione della capacità produttiva italiana, appare fondamentale definire nelle sedi proprie dell'Unione europea interventi urgenti per i crediti deteriorati del sistema bancario e per il credito delle imprese, fermo restando che su tali aspetti dovrebbe auspicabilmente svolgersi un'adeguata discussione parlamentare, già in sede di esame del DEF 2021.
  Infine, per quanto riguarda il tema del coinvolgimento del Parlamento, si ricorda che nella Relazione sulla individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund (Doc. XVI, n. 4), approvata dalla Commissione bilancio il 12 ottobre scorso, si sottolineava l'esigenza di un tale coinvolgimento sia nella fase di predisposizione del PNRR, sia nella fase di successiva attuazione. Per quanto riguarda la fase di predisposizione del PNRR, si ribadisce quindi l'esigenza di un successivo passaggio parlamentare sulla versione definitiva del Piano, mentre, per quanto riguarda la fase di attuazione del Piano si evidenzia, come già sottolineato nella precedente relazione, che si potrebbe prevedere, da un lato, la trasmissione di una relazione periodica, ad esempio quadrimestrale, da parte del Governo alle Camere sullo stato di attuazione del PNRR, dall'altro, l'attribuzione alle Commissioni permanenti – ovvero ad una Commissione bicamerale appositamente istituita – dell'esame di tali relazioni periodiche, al fine di consentire alle stesse di esprimere le loro valutazioni per le parti di rispettiva competenza, ferma restando, tra l'altro, la possibilità di istituire nelle medesime Commissioni appositi Comitati permanenti con il compito di svolgere il monitoraggio della complessiva fase di attuazione del Piano. In questo quadro, si potrebbe prevedere la realizzazione di una piattaforma digitale nell'ambito della quale il Governo dia conto dello stato di avanzamento dei progetti contenuti nel PNRR.

6. Indicazioni di carattere generale ai fini della stesura definitiva del Piano.

  In conclusione, la stesura definitiva del Piano dovrebbe essere arricchita attraverso un adeguato corredo informativo per superare Pag. 84 le criticità dianzi evidenziate, giacché la completezza e la trasparenza degli elementi metodologici e quantitativi è una precondizione per informare il Parlamento e consentire al mondo della ricerca di effettuare valutazioni di impatto indipendenti.
  In particolare, per quanto riguarda i profili di carattere generale, nel rinviare per i diversi settori di intervento agli orientamenti espressi dalle Commissioni in sede consultiva contenuti nella parte II, si formulano i seguenti orientamenti di carattere generale, utili ai fini della versione definitiva del Piano:

   1) dovrebbero essere fornite maggiori informazioni in merito al modello di governance del Piano, rispetto a quelle già comunicate dal Ministro dell'economia e delle finanze nel corso della sua audizione dell'8 marzo scorso, con riferimento alle responsabilità attuative e alle procedure volte a garantire un efficace coordinamento tra i livelli di governo coinvolti, anche tenendo conto di quanto previsto dall'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, assicurando il massimo grado di trasparenza nei processi di spesa, anche attraverso la costituzione di apposite strutture di supporto tecnico a sostegno delle capacità progettuali delle autonomie territoriali, snellendo e rendendo più agili i passaggi burocratici relativi all'attuazione del PNRR;

   2) dovrebbero essere indicati espressamente gli obiettivi qualitativi e quantitativi misurabili (target) per ciascuna missione e per ciascuna componente, fissando per il 2026 traguardi coerenti con quelli previsti per la fine del decennio dall'Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile e definendo gli opportuni indicatori in conformità con tale strategia, che forniscano indicazioni anche in merito al raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali (LEPTA); dovrebbe inoltre essere dimostrato per ogni progetto e per le singole riforme il rispetto del principio del non nuocere in modo significativo all'ambiente (do no significant harm);

   3) dovrebbero essere indicati gli obiettivi (target), intermedi e finali, misurabili in termini qualitativi e quantitativi, riferiti a ciascuna missione e a ciascuna componente;

   4) dovrebbero essere precisate la natura, la tempistica e le modalità di realizzazione delle riforme strutturali prefigurate nel PNRR, tra cui, in particolare, quelle considerate nelle Raccomandazioni specifiche per il nostro Paese, formulate dalla Commissione europea nel biennio 2019-20, che costituiscono il necessario presupposto per attingere alle risorse europee del NGEU e per generare una crescita sostenibile, inclusiva e duratura, fornendo in particolare una stima dei relativi costi complessivi e delle connesse fonti di finanziamento, interne ed esterne al PNRR;

   5) dovrebbero essere fornite informazioni in merito alla tempistica di realizzazione degli interventi programmati, nonché in merito alla ripartizione della spesa tra spesa in conto capitale e spesa di parte corrente, sia al fine dell'effettivo conseguimento delle risorse europee, sia al fine della valutazione dell'effettivo ritorno macroeconomico del Piano, specie in termini di crescita del prodotto e dell'occupazione;

   6) dovrebbe essere effettuata una ricognizione degli effettivi fabbisogni di nuovo personale connessi all'attuazione del Piano nei diversi settori, anche al fine di colmare, soprattutto nel primo biennio in cui avrà luogo l'attuazione medesima, le differenze di organici tra le diverse pubbliche amministrazioni, il cui costo, in quanto di natura corrente, non appare finanziabile a regime a valere sulle risorse dei dispositivi europei del RRF e del REACT-EU, anche al fine di escludere un eccessivo ricorso ad assunzioni temporanee che alimenterebbero un non desiderabile aumento del precariato nella Pubblica Amministrazione; in questa prospettiva, una prima stima dell'aumento della spesa corrente, conseguente agli investimenti aggiuntivi del PNRR, potrebbe essere opportunamente evidenziata nel DEF 2021;

   7) dovrebbe essere fornito, in relazione a ciascuna delle tre priorità trasversali – giovani, parità di genere e Sud e Pag. 85riequilibrio territoriale – un riepilogo informativo che ne indichi gli obiettivi di breve, medio e lungo termine, e individui per ogni missione i progetti ad esse correlati e le risorse ad esse destinate, prevedendo, in particolare, per quanto riguarda la parità di genere, indicatori volti a misurare i principali aspetti del fenomeno, individuando, oltre al valore attuale, anche un valore target, ovvero l'obiettivo specifico e misurabile da raggiungere e, per quanto riguarda i giovani, una serie di interventi a favore delle nuove generazioni, soprattutto sul fronte del lavoro, a partire da un piano straordinario per promuoverne l'occupazione e per sviluppare ulteriormente i modelli di integrazione scuola/lavoro;

   8) si dovrebbe tenere conto nell'assegnazione dei fondi previsti dal presente Piano delle azioni concrete per la parità di genere previste dalle aziende beneficiarie, applicando i principi del gender procurement promossi dall'agenzia europea EIGE (European institute for gender equality);

   9) dovrebbe essere applicato, con eventuali aggiustamenti, anche in ambito nazionale (tra le regioni e le macro-aree), il criterio di riparto tra i Paesi previsto per le sovvenzioni dal Dispositivo di ripresa e resilienza (popolazione, PIL pro capite e tasso di disoccupazione), superando in maniera significativa la quota del 34 per cento di investimenti al Mezzogiorno, senza considerare in tale computo le risorse per interventi «in essere», quelle già incluse nei tendenziali di finanza pubblica e quelle del REACT-EU;

   10) dovrebbe essere fornita puntuale informazione in merito al reintegro delle risorse del FSC assorbite dal PNRR, in assenza del quale verrebbe meno il principio dell'aggiuntività e si contraddirebbe la finalità della coesione territoriale che è uno dei pilastri del Next Generation EU; dovrebbero essere altresì fornite puntuali indicazioni in ordine al raccordo tra la programmazione delle risorse del FSC e quella del PNRR, al fine di assicurare la coerenza e l'organicità degli interventi previsti;

   11) nel caso in cui, al fine di inserire nel PNRR interventi immediatamente cantierabili, si sostituisca, in toto o in parte, un finanziamento già previsto dal FSC con risorse stanziate dal RRF, appare necessario riprogrammare le eventuali risorse rivenienti, garantendo il rispetto del vincolo territoriale originario stabilito dalla relativa fonte di finanziamento, assicurando la riassegnazione delle predette risorse alle amministrazioni del medesimo territorio che risultino più efficienti e virtuose, fermo restando che le risorse del FSC, già destinate alla realizzazione di opere cantierabili, non potranno essere utilizzate per la concessione di anticipazioni;

   12) si dovrebbero sviluppare, attraverso specifiche interlocuzioni con l'Unione europea, le misure di «fiscalità di vantaggio» nel Mezzogiorno e quelle agevolative di decontribuzione in favore dei datori di lavoro, già previste a legislazione vigente per alcune aree del territorio nazionale, anche attraverso l'utilizzo delle risorse del REACT-EU;

   13) dovrebbero essere indicati gli strumenti che si intendono adottare per contrastare efficacemente infiltrazioni criminali, frodi ed episodi corruttivi nella gestione dei progetti finanziati dal Piano stesso, conformemente a quanto richiesto dall'articolo 18, paragrafo 4, lettera r), del Regolamento (UE) 2021/241, fermo restando che un sistema giudiziario efficace rappresenta una condizione imprescindibile per un'economia attraente e favorevole alle imprese e risulta fondamentale ai fini della crescita economica;

   14) si dovrebbe accompagnare il rafforzamento dei servizi pubblici nelle funzioni fondamentali con una definizione organica dei LEP, da inserire tra le riforme di contesto, tenendo conto dei fabbisogni e dei costi standard;

   15) si dovrebbe prevedere un forte coinvolgimento dei privati attraverso l'utilizzo di strumenti che favoriscano l'apporto del capitale privato ai fini del raggiungimento degli obiettivi del Piano, anche attraverso l'utilizzo del Project financing;

   16) si dovrebbe prevedere un adeguato coinvolgimento della Banca europea Pag. 86degli Investimenti (BEI) ad iniziative di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e delle banche del territorio per fornire linee di finanziamento agevolato alle micro-imprese supportandole nella transizione ecologica e digitale;

   17) si potrebbe valutare la possibilità di istituire un Fondo Sovrano italiano pubblico-privato e Fondo dei Fondi, volto a favorire la patrimonializzazione delle imprese in cui possano confluire parte delle risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), oltre al risparmio privato fiscalmente incentivato;

   18) ai fini di una efficiente allocazione delle risorse, si rileva la necessità di una semplificazione degli adempimenti burocratici indispensabili per l'assegnazione delle risorse, anche attraverso la previsione di forme dirette di negoziazione con gli enti locali, posto che gli stessi, in particolar modo i comuni, rappresentano i principali investitori pubblici, nonché i principali destinatari delle politiche di efficientamento e rigenerazione, coesione sociale e territoriale individuate dal Piano;

   19) dovrebbero essere snelliti gli adempimenti burocratici, anche di carattere digitale, richiesti alle imprese dalla pubblica amministrazione;

   20) dovrebbe essere introdotta una disciplina semplificata in materia di appalti applicabile ai progetti del PNRR, salvaguardando, anche procedendo per fasi di attività costruttive, la continuità degli investimenti funzionali ai progetti la cui attuazione travalica il 2023 ed il 2026;

   21) si dovrebbero includere nell'ambito degli investimenti ricompresi nel Piano quelli in merito ai quali ci sia stato già uno specifico pronunciamento parlamentare, anche riferito alla necessità di provvedere al relativo finanziamento, come nel caso degli investimenti indicati nella mozione 1-00370, approvata dalla Camera dei deputati nella seduta del 28 luglio 2020;

   22) gli interventi relativi alle aree terremotate, specificamente previsti dal PNRR, dovrebbero essere considerati come aggiuntivi e complementari, sia rispetto a quelli relativi alla ricostruzione privata e pubblica, che sono già finanziati dal bilancio dello Stato, sia rispetto alle misure di carattere generale previste dal Piano stesso;

   23) per valorizzare adeguatamente i territori montani e le aree interne, il Piano dovrebbe tenere adeguatamente conto della nuova strategia per le aree montane e interne, favorendo la cooperazione tra enti locali, e in particolare tra piccoli comuni, utilizzando per i predetti territori il medesimo criterio di aggiuntività e di complementarietà dianzi citato per le aree terremotate;

   24) sia affidata l'attuazione del processo riformatore delineato nel Piano principalmente a leggi delega organiche, caratterizzate sia da termini stringenti e princìpi di delega sufficientemente dettagliati sia da un forte coinvolgimento parlamentare in sede di attuazione, evitando per quanto possibile il ricorso a decreti-legge;

   25) per quanto riguarda il coinvolgimento del Parlamento nella fase di predisposizione del Piano si evidenzia l'esigenza di un ulteriore passaggio parlamentare sulla versione definitiva dello stesso;

   26) per quanto riguarda il coinvolgimento del Parlamento nella fase di attuazione del Piano si potrebbe prevedere, da un lato, la trasmissione di una relazione periodica, ad esempio quadrimestrale, da parte del Governo alle Camere sullo stato di attuazione del PNRR, dall'altro, l'attribuzione alle Commissioni permanenti – ovvero ad una Commissione bicamerale appositamente istituita – dell'esame di tali relazioni periodiche, al fine di consentire alle stesse di esprimere le loro valutazioni per le parti di rispettiva competenza, ferma restando, tra l'altro, la possibilità di istituire nelle medesime Commissioni appositi Comitati permanenti con il compito di svolgere il monitoraggio della complessiva fase di attuazione del Piano. In questo quadro, si potrebbe prevedere la realizzazione di una piattaforma digitale nell'ambito della quale il Governo dia conto dello stato di avanzamento dei progetti contenuti nel PNRR.

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PARTE II – INDICAZIONI SPECIFICHE RIFERITE ALLE COMPONENTI PROGETTUALI DEL PIANO

Premessa

  Nella seconda parte sono contenute le indicazioni specifiche relative a ciascuna delle 16 componenti progettuali in cui si articolano le 6 missioni del PNRR, elaborate sulla base dei pareri resi dalle Commissioni competenti in sede consultiva.

1. DIGITALIZZAZIONE, INNOVAZIONE COMPETITIVITÀ E CULTURA

  Con riferimento alla missione 1, Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, si riportano le indicazioni concernenti le tre componenti progettuali in cui essa si articola:

   1. Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA;

   2. Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo;

   3. Turismo e cultura 4.0.

1.1. Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA (M1C1)

  Con riferimento alla componente (M1C1), sono state formulate le seguenti indicazioni:

   considerati come obiettivi preminenti del Piano la digitalizzazione, l'innovazione e la sicurezza della Pubblica Amministrazione, e rilevata la necessità di digitalizzare il comparto della pubblica sicurezza, si ritiene indispensabile prevedere che l'interoperatività delle banche dati e l'implementazione dei sistemi di sicurezza digitale descritti nel Piano coinvolgano anche le forze dell'ordine, attraverso, in particolare, l'istituzione di una piattaforma digitale di collegamento del Registro Informatico del Ministero della Giustizia con la banca dati SDI del Ministero dell'Interno: tale previsione appare indispensabile per contrastare i fenomeni di infiltrazione criminale nell'economia legale e per semplificare gli adempimenti burocratici di cittadini ed imprese;

   nell'ottica dell'innovazione in chiave ecologica della pubblica amministrazione, appare opportuno il potenziamento degli acquisti verdi attraverso il ricorso al cosiddetto green public procurement (GPP) e allo strumento dei Criteri Ambientali Minimi (CAM), i requisiti ambientali definiti per le varie fasi del processo di acquisto, volti a individuare la soluzione progettuale, il prodotto o il servizio migliore sotto il profilo ambientale lungo il ciclo di vita, tenuto conto della disponibilità di mercato;

   al fine di un efficiente contrasto alla criminalità organizzata, anche di matrice straniera, si ritiene opportuno prevedere un investimento nella realizzazione di una scuola interforze permanente di lingue che, in connessione con le università italiane, ma anche di altri Paesi occidentali, favorisca la formazione di personale di polizia nelle lingue dei gruppi etnici maggiormente rappresentati in Italia e possa rappresentare un centro ufficiale di connessione con altre forze di polizia occidentali, sia in fase di indagine, sia in fase processuale;

   nell'ambito delle misure per il rafforzamento e la valorizzazione del capitale umano previste dal Piano, anche al fine di migliorare l'efficienza dell'azione amministrativa, si rileva la necessità di attuare un programma organico straordinario di assunzioni a tempo determinato di personale altamente qualificato, attraverso procedure concorsuali snelle e veloci, destinato alle Amministrazioni coinvolte e tenendo in considerazione gli squilibri territoriali esistenti, in particolare nelle regioni del Meridione; al medesimo scopo e perseguendo l'obiettivo di attuare le politiche di sostenibilità ambientale e di salvaguardia del territorio, si rileva l'opportunità di valorizzare e ricomporre le competenze e le professionalità disperse in ambito ambientale e forestale;

   valutare per l'intero comparto della PA e del MAECI in particolare un ripensamento del sistema di approvvigionamenti di materiali hardware e software per infrastrutture Pag. 88 digitali, nell'obiettivo precipuo di ridurre la dipendenza da produttori esteri non appartenenti al sistema di alleanze euro-atlantiche dell'Italia e anche al fine di sviluppo le capacità produttive europee;

   tenere presente l'esigenza di valorizzare il contributo a favore della Difesa sviluppando le applicazioni dell'intelligenza artificiale e rafforzando la capacità della difesa cibernetica e incrementare, considerata la centralità del quadrante mediterraneo, la capacità militare dando piena attuazione ai programmi di specifico interesse volti a sostenere l'ammodernamento e il rinnovamento dello strumento militare, promuovendo l'attività di ricerca e di sviluppo delle nuove tecnologie e dei materiali, anche in favore degli obiettivi che favoriscano la transizione ecologica, contribuendo al necessario sostegno dello strategico settore industriale e al mantenimento di adeguati livelli occupazionali nel comparto, nonché rivolgendo particolare attenzione alle politiche inerenti il personale militare e civile, asse portante del sistema difesa;

   realizzare, anche nelle regioni meridionali, distretti militari intelligenti (Smart military districts), volti a porsi come poli d'attrazione per interessi e investimenti;

   oltre alla digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, è indispensabile, per l'effettiva attuazione delle misure del PNRR, affiancare un progetto di riforma organica della pubblica amministrazione, reclutando nuovo personale con concorsi veloci, con competenze e professionalità diversificate, comprese le necessarie capacità manageriali, da impegnare su progetti di innovazione, che coinvolgano più settori; appare indispensabile, per il fruttuoso impiego delle risorse del programma NGEU, che la pubblica amministrazione sia adeguatamente dotata di risorse finanziarie e di personale qualificato e preparato;

   si valuti l'opportunità di investire sulle competenze digitali in tutti i settori della società e della PA e per una formazione riqualificante per dipendenti pubblici e privati che metta al centro del sistema cybersecurity e blockchain. È infatti fondamentale che la sicurezza cibernetica diventi uno dei fattori abilitanti per la PA e per i privati ma anche il presupposto necessario di un'architettura nazionale di rete agile, evoluta e flessibile per il futuro;

   si segnala la necessità di rafforzare gli interventi relativi al lavoro nelle pubbliche amministrazioni, al fine di intervenire su alcuni dei più significativi e radicati fattori di rigidità che impediscono o, comunque, non consentono di sostenere i necessari processi di progressivo adeguamento delle modalità organizzative e gestionali alle esigenze proprie di una amministrazione snella e customer friendly, in particolare attraverso:

    a) una più chiara definizione del contesto giuridico-istituzionale che disciplina il lavoro pubblico, tenendo conto delle diversificate specificità della galassia delle pubbliche amministrazioni, anche per quanto riguarda gli strumenti di valutazione e apprezzamento del merito professionale;

    b) la valorizzazione delle prerogative gestionali ed organizzative della dirigenza pubblica e la relativa responsabilità;

    c) il sostegno all'innovazione tecnologica, alla digitalizzazione dei processi, al radicamento di una logica organizzativa per obiettivi piuttosto che di una ripartizione del lavoro per mansioni;

    d) la definizione di un più preciso quadro regolatorio per lo svolgimento di attività a distanza, tale da contemperare i divergenti interessi coinvolti;

    e) la semplificazione e la ridefinizione delle procedure di accesso al pubblico impiego, tenendo conto delle comprovate competenze degli interessati, da valutare anche sul posto di lavoro;

    f) un progetto straordinario di formazione per il personale al fine di assicurare un ambiente idoneo alle innovazioni organizzative e tecnologiche, da sostenere con adeguate risorse aggiuntive;

   al fine di offrire un servizio completo e più efficiente agli operatori del settore Pag. 89agricolo, sia inserito uno specifico piano di investimenti diretto a potenziare il «Sistema Informativo Agricolo Nazionale» (SIAN), anche favorendone la sinergia con gli interventi previsti nell'ambito del Piano straordinario per la space economy.

  In relazione alle linee progettuali che riguardano l'organizzazione della giustizia, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   con riferimento agli interventi in materia di digitalizzazione, la realizzazione di una rete esclusivamente dedicata al sistema giustizia e dotata di elevati standard di sicurezza che preveda un'unica piattaforma di gestione dei processi telematici, che dovrebbero essere estesi a procedimenti attualmente non digitalizzati, quali il processo minorile e la giustizia di prossimità, garantendo al contempo la formazione delle risorse umane e incrementando le dotazioni informatiche, in modo da consentire l'accesso ai registri da remoto;

   con riferimento all'ufficio del processo, quale modello di collaborazione integrata tra giudici ordinari, giudici onorari, personale amministrativo, la precisazione che si tratta di professionalità deputate allo studio della controversia e al supporto istruttorio della decisione del magistrato;

   interventi per l'edilizia penitenziaria, anche minorile, nonché per gli edifici sede degli uffici deputati all'esecuzione penale esterna, attraverso la realizzazione di nuove strutture e attraverso la riqualificazione di strutture già esistenti, da progettare e realizzare con criteri innovativi che includano anche interventi di efficientamento energetico e antisismici, l'implementazione di strumenti e impianti tecnologici per la sicurezza, l'introduzione di impianti di videosorveglianza, di schermatura nonché impianti per il compostaggio di comunità, con individuazione e predisposizione di un sistema di poli detentivi di alto profilo tecnologico, in modo da rendere più efficace la funzione rieducativa della pena, la tutela del diritto alla salute, la preservazione dei legami tra genitori e figli, anche attraverso il ricorso alle più avanzate innovazioni tecnologiche, la distinzione tra diverse tipologie di detenuti, anche mediante l'adozione di appositi criteri architettonici;

   interventi diretti a prevenire e contrastare il fenomeno della violenza sulle donne attraverso la formazione specifica e l'aggiornamento del personale (forze dell'ordine, sanitari, etc...) chiamato ad interagire con le donne vittime di violenza e l'attivazione di programmi di trattamento per gli uomini maltrattanti ed in generale per i sex offender nella fase di esecuzione della pena, al fine di combattere la recidiva, particolarmente elevata in relazione a questo genere di reati; in tale prospettiva andrebbero promosse ed estese le buone pratiche già sperimentate, valorizzano le collaborazioni avviate con, ad esempio, l'ordine degli psicologi e egli enti territoriali, per l'esecuzione della pena dei sex offender;

   investimenti nel potenziamento delle misure e degli strumenti da utilizzare per la prevenzione e il contrasto della criminalità organizzata, delle mafie e del fenomeno della corruzione, al fine di consolidare un ambiente di legalità che possa favorire ed incentivare gli investimenti e garantire una gestione corretta e trasparente delle risorse. A tal fine andrebbero previsti: a) investimenti per migliorare i sistemi di comunicazione e di interconnessione fra le banche dati pubbliche al fine di permettere controlli più tempestivi; b) investimenti per la realizzazione di un casellario unico nazionale e di più strumenti per l'agevolazione delle indagini e per i controlli fiscali e patrimoniali. Sarà utile anche rafforzare la funzionalità e l'efficacia del sistema di gestione e riutilizzazione dei beni confiscati alla mafia che presenta diverse criticità;

   la destinazione di una quota significativamente superiore al 34 per cento delle risorse previste nel PNRR all'area del Mezzogiorno, al fine di consentire un reale e concreto sostegno alla riduzione del divario territoriale presente nell'amministrazione della giurisdizione;

   interventi volti a favorire il potenziamento delle misure alternative alla detenzione Pag. 90 e alla rieducazione dei detenuti attraverso l'implementazione dei progetti di formazione, anche ad alto grado di tecnicizzazione o specializzazione, e di lavoro intramurario ed extramurario, privilegiando i progetti in grado di fornire competenze spendibili sullo specifico territorio nel momento in cui i detenuti saranno rimessi in libertà, con finalità di reinserimento sociale e contrasto alla recidiva, nonché attraverso il perfezionamento dell'offerta trattamentale, favorendo lo svolgimento negli istituti penitenziari ed in particolare, ma non solo, negli istituti minorili, di attività culturali (ad es. laboratori teatrali), artistiche ed espressive, che favoriscano il percorso di maturazione e crescita personale dei ristretti con sicure positive ricadute in termini di inclusione sociale;

   la valorizzazione della figura del magistrato anche in relazione a competenze e capacità gestionali, da accertare in sede di selezione e da implementare in sede di formazione durante il percorso lavorativo, anche ai fini della progressione carriera, utilizzando a tal fine anche le best practice nel settore.

  In relazione alla linea progettuale Digitalizzazione della PA, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   provvedere all'adeguamento delle infrastrutture informative, della connettività e delle dotazioni informatiche del MAECI per corrispondere a standard di cybersicurezza e di efficienza delle comunicazioni da remoto, nell'esigenza di assicurare l'erogazione di servizi online integrati, efficienti e continuativi ai cittadini italiani all'estero e alle imprese italiane interessate ad una proiezione internazionale, con ciò migliorando anche l'azione sul piano del rispetto dell'ambiente, riducendo i consumi e le emissioni;

   includere l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e la relativa rete all'estero nel progetto di adeguamento digitale;

   assicurare priorità al completamento della digitalizzazione delle procedure di gara per l'affidamento di contratti pubblici, in previsione della futura attuazione del Regolamento UE 1780/2019, che impone entro il mese di ottobre del 2023 la digitalizzazione delle procedure di gara (obbligatorietà dell'uso dei formulari elettronici nella rilevazione e gestione dei contratti pubblici per tutta l'UE), in particolare implementando la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici (BDNCP) operante presso l'ANAC, al fine di affermare il principio di «once only» e realizzare una concreta riduzione degli oneri in capo a operatori economici e stazioni appaltanti. Per il raggiungimento del predetto obiettivo appare fondamentale perseguire una strategia di ampio respiro volta a migliorare la competenza delle stazioni appaltanti, in linea con quanto disposto dall'articolo 38 del decreto legislativo n. 50 del 2016 in materia di qualificazione delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza, che allo stato attuale non ha ancora trovato completa attuazione;

   sviluppare un sistema di piattaforme abilitanti che permettano di realizzare finalmente l'obiettivo di una comunicazione once only nei rapporti tra imprese e cittadini assicurando una straordinaria semplificazione burocratica. A tal fine vanno accresciuti i servizi disponibili sulle interfacce tra pubblica amministrazione e privati e devono essere accresciuti gli investimenti per raggiungere la piena interoperabilità tra le banche dati delle pubbliche amministrazioni, lavorando anche intensamente per migliorare la «qualità» dei dati detenuti dal settore pubblico.

  In relazione alla linea progettuale Modernizzazione della PA, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   rafforzare le risorse umane e materiali poste a disposizione del MAECI, in vista di un graduale avvicinamento alle dotazioni delle omologhe amministrazioni dei principali Paesi europei, e le politiche di promozione interne, nell'ottica del raggiungimento di un'effettiva parità di genere nel conseguimento delle posizioni di maggiore responsabilità;

Pag. 91

   favorire, anche in linea con la Missione n. 4 dedicata ai temi della formazione, l'inclusione all'interno della rete estera di figure professionali specializzate nel settore della promozione degli investimenti diretti esteri, della valorizzazione del Made in Italy e del sostegno alle imprese già operanti o interessate al settore estero e, in generale, favorendo, all'interno del MAECI, l'acquisizione di nuove professionalità specializzate, modulate sulle nuove esigenze dell'agenda internazionale (promozione culturale ed economica del nostro Paese all'estero, questioni migratorie, estremo Oriente, etc.);

   proseguire nei progetti di digitalizzazione dei servizi consolari, per una semplificazione delle procedure burocratiche e l'erogazione di prestazioni sempre più mirate ai connazionali residenti all'estero;

   prevedere una specifica e adeguata valorizzazione, in termini di dotazione finanziaria e qualificazione del personale, dell'Amministrazione degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, con l'obiettivo di migliorare l'efficienza dell'azione amministrativa a sostegno dei connazionali e delle imprese italiane all'estero, nonché per tutelare efficacemente gli interessi nazionali e la sicurezza dei cittadini italiani all'estero, rafforzando opportunamente a questo scopo anche l'Unità di Crisi della Farnesina e più in generale tenendo conto della necessità della promozione integrata del sistema Paese;

   potenziare la rete e i servizi consolari all'estero, qualora si approvino le necessarie modifiche alla legislazione italiana e europea per consentire agli stranieri che intendano proporre domanda di asilo o di protezione internazionale di rivolgersi direttamente alla rete consolare italiana per proporre tali domande in tutta sicurezza, affinché nessuno più sia costretto a rivolgersi ai trafficanti di esseri umani al fine di varcare illegalmente il confine italiano.

1.1.1. Riforme relative alla componente Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA (M1C1)

  Con riferimento al quadro delle riforme previste dalla componente M1C1 si rileva l'opportunità, nell'ottica delle previste riforme volte ad innovare la pubblica amministrazione, di non disperdere l'opportunità dei nuovi modelli organizzativi del lavoro pubblico, con particolare riguardo al lavoro agile e al telelavoro; inoltre, laddove si prevede «l'introduzione di un nuovo modello di lavoro pubblico, anche attraverso strumenti normativi e contrattuali, con valutazione e remunerazione basate sul risultato», si ritiene opportuno prevedere un complessivo intervento di riforma, del comparto dirigenziale e di quello non dirigenziale, che garantisca una piena capacità e responsabilità gestionale in grado di fronteggiare adeguatamente le sfide che attendono il Paese nei prossimi mesi, anche attraverso una maggiore flessibilità nella mobilità intersettoriale, nonché procedure comparative per l'attribuzione degli incarichi e la valutazione della performance e dei risultati in funzione dei risultati conseguiti, favorendo l'affermazione in tale ambito di una cultura della valutazione intesa in termini più moderni, come sistema premiante e incentivante;

   implementare e completare il sistema della fatturazione elettronica;

   razionalizzare e semplificare le modalità di erogazione di contributi e rimborsi da parte delle Agenzie fiscali e degli enti dell'amministrazione centrale, affidando ad un soggetto Pagatore Unico della Pubblica amministrazione – che si ponga come interfaccia centralizzata nei confronti del cittadino e delle imprese – l'erogazione di sovvenzioni, rimborsi e contributi in forma monetaria a qualsiasi titolo spettanti ai contribuenti; l'accesso al Pagatore Unico potrebbe essere esteso, in modo facoltativo, agli enti territoriali e dovrebbe inoltre integrare l'attuale piattaforma pagoPA;

   prevedere, nell'ambito di una riforma organica e strutturale della giustizia tributaria, l'istituzione di un autonomo e specifico ruolo dei giudici tributari, reclutati mediante pubblico concorso e dedicati esclusivamente alle controversie fiscali di maggiore rilevanza economica, attribuendo ai giudici onorari tributari le pendenze di Pag. 92minore entità, onde non disperdere le indiscusse professionalità di cui oggi il sistema dispone; al contempo, considerato che il 50 per cento dei valori delle cause pendenti presso la Corte di Cassazione riguarda controversie tributarie, prevedere l'istituzione di sezioni ad hoc presso la medesima Corte;

   prevedere inoltre, in tale ambito, alcune misure deflative del contenzioso, quali, ad esempio, l'estensione ed il rafforzamento dell'istituto della mediazione – accompagnata alla sua devoluzione ad un organismo terzo ed indipendente, estraneo all'amministrazione finanziaria –, l'introduzione del filtro in appello secondo la disciplina dell'analogo istituto previsto dal codice di procedura civile ovvero la definizione agevolata delle liti pendenti.

1.2. Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo (M1C2)

  Con riferimento alla componente (M1C2), sono state formulate le seguenti indicazioni:

   con riferimento a una sempre maggiore coesione e perequazione sociale delle aree montane e delle aree interne, si rileva la necessità di prevedere un investimento prioritario che porti al completamento della rete nazionale di telecomunicazione in fibra ottica, della digitalizzazione ed innovazione della PA, dello sviluppo delle infrastrutture e dei servizi digitali del Paese (datacenter e cloud) e interventi per una digitalizzazione inclusiva contro il digital divide: si ritiene quindi essenziale procedere secondo una efficace «Agenda digitale per la montagna» che risponda alle urgenze dei territori, in particolare per collegare in rete tra loro i comuni (elemento decisivo per la collaborazione tra gli Enti, e le Unioni stesse), per telemedicina, teleassistenza, teledidattica e telelavoro, che oggi sono preclusi per mancanza di connettività ed adeguata velocità di connessione;

   sostenere le iniziative volte ad incrementare le capacità della Difesa nel settore dello Spazio, attraverso sinergie interministeriali, allo scopo di apportare sostanziali contributi di innovazione e di erogare servizi a valore aggiunto, considerate le conseguenti importanti ricadute in termini di crescita economica e occupazionale, su tutta la filiera industriale coinvolta;

   favorire soluzioni organizzative volte a razionalizzare la ricerca scientifica e tecnologica del comparto difesa in sinergia con altri dicasteri, università, centri di ricerca pubblici e privati, nonché tramite realtà industriali, piccole e medie imprese e start-up, allo scopo di raggiungere risultati in termini di innovazione tecnologica atti a beneficiare il comparto produttivo del Paese;

   incentivare – al fine di realizzare le condizioni per la ripresa nella fase post pandemica in un'ottica di sostenibilità e ottimizzazione della struttura finanziaria delle imprese – le operazioni di capitalizzazione delle imprese, ampliandone la platea anche tramite investimenti nel capitale di fondi di private equity, banche, offerta pubblica iniziale (IPO) e quotazione sul mercato azionario dedicato alle PMI; contestualmente estendere il credito d'imposta per i costi riguardanti l'offerta pubblica IPO a tutte le società che optano per la quotazione in borsa e alle piattaforme di equity crowdfunding;

   potenziare le nuove forme di incentivazione fiscale del risparmio, in analogia con quanto previsto per i piani individuali di risparmio (PIR), anche raddoppiando il tetto della somma massima investibile per persona fisica nei PIR ordinari;

   al fine di creare e consolidare filiere decisive per l'industria nazionale occorrerebbe identificare meglio da un lato le filiere su cui investire prioritariamente per lo sviluppo tecnologico e sostenibile (es. aerospazio, farmaceutico, auto, acciaio, tessile-moda, agro-alimentare, biomedicale, meccanica ed automazione, legno e arredo, alluminio, ceramico, cartario ecc.) e dall'altro definire le specifiche misure necessarie al sostegno delle attività di innovazione di processo e prodotto e alla proiezione internazionale delle aziende tramite Pag. 93ausilio all'export; in diversi dei casi indicati (auto, siderurgia, space economy, moda, agro-alimentare, farmaceutica);

   sarebbero inoltre importanti programmi nazionali dedicati contenenti misure di intervento specifiche anche alla luce (come nel caso esemplare della space economy) del ruolo del Paese a livello internazionale, dei progetti e delle potenzialità di ulteriore crescita di quei settori; in questa ottica, pur immaginando il ricorso ad altri strumenti finanziari, lo stanziamento previsto per le politiche di filiera appare del tutto insufficiente e andrebbe rafforzato;

   occorrerebbe rafforzare e promuovere gli investimenti pubblici e privati verso le singole catene strategiche del valore con le loro specificità sostenendo investimenti nelle tecnologie emergenti ed avanzate (es. intelligenza artificiale, robotica, sanità digitale, super & quantum computing ecc.) ed in rilevanti progetti di ricerca e sviluppo ed innovazione orientati alla sostenibilità digitale e ambientale;

   pur valutando positivamente nel quadro di una politica di finanza e risparmio per la crescita lo stanziamento introdotto per potenziare il Fondo di Garanzia, appare necessaria una strategia di medio termine dedicata alle a PMI e MidCap per rafforzarne la liquidità, la patrimonializzazione ed il consolidamento anche mediante fusioni e acquisizioni ed il reinvestimento degli utili in azienda; più in generale occorrerebbe rafforzare l'accessibilità alle misure alle PMI in ossequio al principio dello «Think Small First»; particolari forme di sostegno andrebbero previste per le aziende ad imprenditoria femminile, sia nel caso delle start-up, quanto nel caso degli investimenti nel settore della transizione ecologica e digitale; al fine di favorire la crescita delle imprese innovative occorrerebbe stimolare il mercato interno dei capitali di rischio e rafforzare gli strumenti per l'attrazione di capitali dall'estero, in particolare nel segmento del venture capital; appaiono, anche, necessarie misure volte a ricostruire un efficiente e funzionale mercato del credito, dopo il graduale superamento delle massicce garanzie pubbliche, nel quale siano valorizzati i diversi soggetti che insieme al sistema bancario possono rafforzare il sistema produttivo italiano e le PMI possano trovare effettiva possibilità di accesso alla finanza di mercato e ai nuovi strumenti Fintech;

   al fine di favorire l'internazionalizzazione e l'export, appare importante tornare a puntare anche sulla partecipazione ad eventi fieristici – in particolare per le micro e piccole imprese – prevedendo sostegni adeguati agli espositori al sistema fieristico nazionale, appare anche opportuno valutare la possibile rivitalizzazione di strumenti esistenti quali il fondo per l'export artigiano per progetti di internazionalizzazione di raggruppamenti di imprese;

   sarebbe opportuno ridurre gli adempimenti burocratici a cui le imprese devono ottemperare nei rapporti con la PA, evitando che si debbano esibire alle Pubbliche amministrazioni, sia certificazioni che autocertificazioni, relativi a dati già in possesso della amministrazione pubblica; a questo riguardo appare opportuno introdurre strumenti come piattaforme telematiche che svolgano queste funzioni in automatico, consentendo al titolare dei dati di accedere ad essi in forma semplificata anche laddove posseduti da diverse PA, la base di questo sistema può essere rappresentato dal Registro delle imprese che è gestito in forma telematica.

  Relativamente al tema Commercio, non esplicitamente presente nel testo del Piano, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   sarebbe opportuno favorire l'accelerazione della transizione digitale delle imprese e particolarmente delle piccole e medie imprese con lo sviluppo di una rete di connessione digitale veloce ed ultraveloce per diffondere innovazione e nuovi servizi, e con misure dedicate all'utilizzo di tecnologie e servizi digitali, adottando strumenti connotati da un approccio premiale nei confronti di progetti di rete rispondenti alle finalità strategiche di promozione dei processi di aggregazione e di crescita delle Pag. 94imprese partecipanti e valorizzando il ruolo dei digital innovation hub come piattaforme di riferimento per i compiti di formazione ed assistenza alle MPMI. Sarebbe altresì auspicabile favorire le misure di pagamento elettronico anche mediante il calmieramento degli oneri connessi a tali operazioni a partire dalla fascia dei micropagamenti nonché supportare, in generale, le MPMI del commercio nei processi di costruzione di un'offerta di servizio multicanale, che tenga insieme commercio fisico e commercio digitale;

   sarebbe opportuno adottare misure volte a riaffermare il valore economico e sociale del commercio e dei servizi di prossimità, anche attraverso il ricorso allo strumento dei piani di marketing urbano, favorendo la riattivazione delle reti economico-produttive locali e introducendo misure volte a contrastare la desertificazione commerciale dei centri storici in particolare nelle località minori, valorizzando le risorse endogene e promuovendo, in particolare, i settori del turismo, della ristorazione, dell'artigianato e del commercio su aree pubbliche, fortemente connessi allo sviluppo sostenibile dei territori, mediante la riqualificazione, l'innovazione e il contrasto all'abusivismo e l'adozione di un piano di defiscalizzazione per le aree interne che nell'ultimo decennio hanno segnato un elevato tasso di spopolamento, privilegiando i territori colpiti da eventi calamitosi per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza;

   sarebbero inoltre opportune le seguenti azioni: riqualificazione delle infrastrutture logistiche essenziali e di collegamento, nuova edilizia pubblica nei settori di servizio per le comunità locali, agevolazioni fiscali in favore delle imprese insediate nei centri storici urbani e nei piccoli comuni ed incentivazione fiscale delle locazioni commerciali, recupero del piccolo commercio all'interno dei centri urbani, interventi per la rigenerazione urbana soprattutto delle aree interne e delle aree costiere secondo un modello che tenga insieme scelte urbanistiche e rivitalizzazione del tessuto economico e sociale di città e territori;

   sarebbe opportuno avviare un ampio piano di misure fiscali volte a incentivare l'economia circolare con detrazioni fiscali e crediti d'imposta sulle spese sostenute per l'acquisto di prodotti riciclati o per l'adeguamento tecnologico dei processi produttivi, sia in termini di agevolazioni o riduzioni delle imposte, anche locali, per quelle imprese che abbiano volontariamente adottato iniziative green, favorendo le filiere nazionali del riciclo e del riuso;

   sarebbero auspicabili le seguenti ulteriori azioni: sostegno alla partecipazione alle fiere nazionali e internazionali ed alla nascita di imprese commerciali, definizione di un piano d'internazionalizzazione da realizzarsi attraverso il potenziamento delle funzioni delle camere di commercio locali ed estere, delle micro, piccole e medie imprese con il sovvenzionamento di progetti di rete diretti alla commercializzazione dei prodotti territoriali nei mercati internazionali.

  In relazione alla linea progettuale transizione 4.0, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   siano introdotte, per le imprese del comparto agricolo, della pesca e dell'acquacoltura, misure specifiche dirette a promuovere e a favorire l'innovazione tecnologica, il trasferimento di know how dai centri di ricerca alle aziende, l'ammodernamento di macchinari e impianti, anche sviluppando piattaforme articolate idonee a mettere in relazione produttori e consumatori.

  In relazione alla linea progettuale Banda larga, 5G e monitoraggio satellitare, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   si assumano le iniziative per favorire un'accelerazione del completamento del dispiegamento della fibra ottica, individuando le più opportune modalità e le eventuali risorse aggiuntive per assicurare un utilizzo diffuso e coerente con gli obiettivi della Gigabit society delle connessioni veloci, per le famiglie, per le realtà produttive e per le pubbliche amministrazioni, assicurando che oltre all'infrastruttura fisica Pag. 95siano adeguatamente implementate le necessarie scelte tecnologiche complementari per sfruttare pienamente il potenziale di crescita e di trasformazione da esse derivanti, prevedendo la mappatura delle reti mobili e il censimento delle reti degli operatori;

   si assumano in particolare le necessarie iniziative normative per istituire un digital bonus che, in termini analoghi al bonus per la riconversione ecologica del patrimonio edilizio, favorisca il dispiegamento della fibra effettivamente «to the home» in modo da conseguire gli ambiziosi obiettivi di connettività che lo stesso Ministro dell'innovazione tecnologica e della transizione digitale ha indicato nell'audizione parlamentare del 18 marzo 2020;

   si assumano le ulteriori iniziative necessarie al fine di garantire la possibilità per gli utenti di accesso gratuito alla rete wi-fi all'interno degli edifici pubblici, nonché in aree aperte al pubblico come le piazze o altri luoghi di ritrovo abituale;

   si valuti la possibilità di implementare obiettivi orizzontali, impattanti su tutte le missioni del Piano come la promozione di una piattaforma per servizi di livello applicativo in grado anche di gestire la copertura universale indoor e outdoor nei borghi raggiunti da connettività a banda ultralarga o connessioni 4G o 5G tale da assicurare servizi smart come la gestione intelligente dell'illuminazione, la sicurezza urbana o l'efficienza energetica degli edifici pubblici e privati ovvero la realizzazione di piattaforme regionali o provinciali per il telecontrollo dello stato di ponti e viadotti attraverso l'uso di tecnologie wireless e IoT, potenziando la copertura 4G/5G anche in integrazione con il progetto smart road di ANAS;

   si valuti l'opportunità di prevedere la revisione delle architetture del «sistema pubblico di connettività» (SPC) e della RIPA, rete internazionale che collega le nostre ambasciate ai Ministeri degli esteri e della difesa, concepite una ventina di anni fa e non più in grado di fornire velocità ultra broadband e, dunque, servizi adeguati alle esigenze odierne e future;

   si valuti l'opportunità di prevedere, eventualmente in associazione con SPC, lo sviluppo di una rete «Edge-cloud» nazionale, che è centrale e strategica per l'interesse del Paese. L'edge-cloud rientra in una più generale prospettiva dell'internet del futuro e rappresenta la chiave per ottenere i necessari miglioramenti di qualità (throughput, latenza, video delay, download/upload time, etc.), senza i quali l'evoluzione verso una rete fissa in fibra ottica e mobile 5G (e 6G) non potrà fornire i frutti desiderati;

   si assumano iniziative per incentivare fra le applicazioni «verticali» lo sviluppo di soluzioni 5G per la «industrial internet» (ambito Industria 4.0) necessarie per aumentare la produttività delle PMI in distretti industriali, riducendo il costo dello spettro e fornendo incentivi alle imprese per l'automazione delle fabbriche attraverso soluzioni IoT e 5G;

   si valuti l'opportunità di lanciare un piano per il calcolo fotonico ultraveloce prevedendo finanziamenti per la ricerca quantistica (Quantum computing & communications) necessari per le reti degli anni 2030 e, al contempo, per continuare ad assicurare la sicurezza informatica del Paese;

   si utilizzi e si implementi con la copertura 5G la mappatura delle reti già esistente e realizzata da AGCOM, istituita con il decreto «Destinazione Italia», la broadband map, utilizzata per il piano voucher. Si tratta di una banca dati di tutte le reti di accesso ad internet esistenti sul territorio nazionale che ad oggi può essere utilizzata per conoscere lo stato di sviluppo dell'offerta di accesso ad internet al singolo indirizzo e di fare valutazioni comparative sulle diverse tecnologie e velocità;

   si assumano le necessarie iniziative per garantire un pieno ed efficace sviluppo delle reti 5G, incoraggiando l'integrazione tra fornitori e soggetti committenti di servizi innovativi al fine di consentire il pieno dispiegamento delle enormi possibilità di sviluppo che tale nuovo paradigma tecnologico offre al nostro Paese e assicurando Pag. 96un adeguato sostegno, anche finanziario, per accelerare tale processo;

   si valuti l'opportunità di destinare maggiori risorse per le infrastrutture digitali, in particolare le reti mobili 5G, unitamente alla previsione di risorse ad hoc per il superamento del digital divide;

   si valuti l'opportunità di adeguare gli attuali limiti italiani sulle emissioni elettromagnetiche a quelli europei;

   in particolare, si assumano iniziative per assicurare un supporto alla realizzazione di impianti quali nuove torri e micro-impianti (DAS – Distributed Antenna System/Small cells) in grado di ospitare antenne 5G multi-operatore, infrastrutture necessarie alla copertura delle reti ferroviarie ad alta velocità e delle autostrade e per la copertura di aree quali ospedali, scuole, parchi o musei anche con tecnologie 5G, in coerenza con il principio di neutralità tecnologica;

   si assumano altresì iniziative per assicurare la realizzazione di nuove torri FWA, 4G e 5G nonché per la realizzazione di una rete di trasporto in fibra per il collegamento delle torri esistenti e di nuova realizzazione unitamente ai ponti radio di ultima generazione. Al fine di garantire una copertura rapida del Paese è necessario ricorrere a una soluzione basata su un mix di tecnologie in grado di garantire velocità Gigabit che privilegi l'impiego di connessioni FttH nelle aree più densamente popolate e che si avvalga di soluzioni FWA 5G o 5G nelle aree più remote dove è più oneroso e meno efficiente ricorrere a soluzioni fisse. Un approccio di questo tipo consente di realizzare un servizio VHCN in tempi molto rapidi e con un costo molto ridotto. In particolare, nelle aree grigie, serve sostenere l'utilizzo complementare di tecnologie FttH-FWA5G, attraverso bandi di gara suddivisi in molteplici lotti e rimettendo la scelta sul mix tecnologico ai partecipanti ai bandi. Questo meccanismo consentirebbe di ridurre molto i tempi di realizzazione e di aumentare la disponibilità di risorse da investire e, allo stesso tempo, permetterebbe di preservare la concorrenza a livello di Paese, garantendo la massima efficienza e la massima qualità del servizio all'interno del singolo lotto. Inoltre, per facilitare la realizzazione di reti VHCN con tecnologia FWA5G, sarebbe necessario sostenere soluzioni di condivisione di frequenze tra più operatori oppure la messa a disposizione di nuove frequenze destinate specificamente a queste finalità di copertura;

   con riferimento al completamento dell'infrastruttura in fibra ottica fino all'abitazione (FTTH, fiber to the home), va inoltre ulteriormente rafforzato lo sforzo già iniziato con diversi interventi normativi in questa legislatura (da ultimo con il decreto-legge n. 183 del 2020, con riguardo alla connessione in fibra per scuole ed ospedali), verso una semplificazione delle procedure autorizzatorie, anche a livello di regolamentazione locale; in particolare devono essere assunte iniziative volte a contenere i tempi per le autorizzazioni da parte dei soggetti concessionari pubblici (ANAS, RFI, Autostrade) nonché degli enti locali (comuni e province) e delle soprintendenze (archeologiche e paesaggistiche) in modo da rendere più fluido e meno farraginoso il procedimento che non può richiedere un tempo maggiore rispetto a quello necessario all'esecuzione dell'intervento;

   al fine di velocizzare i lavori nelle aree bianche del Piano Banda Ultra Larga, si valuti di prevedere che la Presidenza del Consiglio dei Ministri possa nominare il Presidente della Regione o della Provincia Autonoma come commissario straordinario anche per l'acquisizione di permessi concessori da parte di enti e società;

   si adottino iniziative volte a rigenerare le amministrazioni pubbliche, a partire dai comuni, perseguendo i seguenti obiettivi: favorire lo sviluppo di un comune digitale dove i servizi mettono al centro i cittadini e le imprese; promuovere lo sviluppo sostenibile, etico ed inclusivo della città attraverso l'innovazione e la digitalizzazione; contribuire alla diffusione delle nuove tecnologie digitali nel tessuto economico locale; standardizzazione della modulistica Pag. 97 autorizzativa; linee-guida omogenee per i comuni; potenziamento del ruolo della conferenza di servizi, rendendola da subito obbligatoria in presenza di più enti coinvolti nel procedimento, dando piena attuazione al silenzio assenso tra amministrazioni, nonché valutando anche una conferenza di servizi «regionale», tra tutti gli operatori e gli enti coinvolti nei procedimenti autorizzatori, volti a semplificare e coordinare le attività di sviluppo tecnologico del territorio, in conformità con i piani di sviluppo degli operatori;

   si valuti l'opportunità di investire, anche in ambito ESA possibilmente con leadership ASI, nelle nuove costellazioni globali di decine di migliaia di satelliti miniaturizzati a bassa orbita che negli Stati Uniti sono già a uno stadio avanzato da parte di numerosi attori privati (Starlink di Space X, Athena di Facebook, Kuiper di Amazon, etc.) e che potranno fornire infrastrutture mondiali utili per il 6G, valutando anche la ricollocazione di tale obiettivo nell'ambito delle politiche di transizione ambientale;

   alla luce degli ingenti fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, si ritiene necessario prevedere, a favore di una sempre maggiore coesione e perequazione sociale delle aree montane e delle aree interne, un investimento prioritario che porti al completamento della rete nazionale di telecomunicazione in fibra ottica, della digitalizzazione ed innovazione della PA, dello sviluppo delle infrastrutture e servizi digitali del Paese (datacenter e cloud) e interventi per una digitalizzazione inclusiva contro il digital divide. Si ritiene quindi essenziale procedere secondo una efficace «Agenda digitale per la montagna» che risponda alle urgenze dei territori in particolare per collegare in rete tra loro i Comuni (decisivo per la collaborazione tra gli enti, e le Unioni stesse). A tale riguardo, le aziende pubbliche (ENEL, ENI, ANAS, Ferrovie dello Stato, RFI, Terna, e altro) devono investire in montagna e nelle aree interne creando valore sociale e non solo finanziario, impegnando risorse e competenze per la transizione energetica ed ecologica, al fine di realizzare territori e montagne intelligenti e sostenibili, a prova di futuro, in dialogo con le aree urbane e metropolitane;

   sia riservata specifica attenzione al completamento del piano per la banda larga nelle aree rurali e interne, con particolare riferimento alle aree bianche e grigie, in modo da garantire la possibilità alle imprese agricole, alle strutture ricettive e agli agriturismi di essere connessi in rete in modo globale.

  In relazione alla linea progettuale Politiche industriali di filiera e internazionalizzazione, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   tenere chiaramente distinte le componenti «Politiche Industriali di filiera» e «Internazionalizzazione» assicurando un finanziamento adeguato (non inferiore a 2 miliardi) delle iniziative a sostegno dell'esportazione e dell'internazionalizzazione delle imprese;

   in generale, alla luce del ruolo determinante delle esportazioni nel sostenere i tassi di crescita del Paese, rafforzare gli strumenti di promozione integrata del Made in Italy e dell'internazionalizzazione delle imprese, a partire dal potenziamento del c.d. Patto per l'export, sottoscritto nel giugno del 2020, anche attraverso la previsione di incentivi a sostegno della transizione verde e rafforzando le imprese dell'area meridionale del Paese che hanno accumulato maggiori ritardi in questi anni, in linea con i criteri di ammissibilità previsti dal Dispositivo per la ripresa e la resilienza;

   promuovere il sostegno e rilancio del settore fieristico congressuale, asset insostituibile per la competitività, attrattività e internazionalizzazione dell'industria italiana. In particolare si dovrà sostenere lo svolgimento di fiere e congressi nel breve periodo in digitale o ibride; incentivare piani di infrastrutturazione digitale e di riconversione dei quartieri fieristici congressuali secondo le linee guida della sostenibilità; favorire l'internazionalizzazione delle fiere e congressi sostenendo anche azioni di incoming; incentivare operazioni Pag. 98di fusioni e collaborazioni e acquisizioni di manifestazioni fieristiche o congressuali internazionali o di quartieri fieristici nazionali per dimensionare ed efficientare l'offerta;

   agevolare l'impiego di nuove tecnologie da un lato per la tracciabilità dell'origine dei prodotti per la tutela del Made in Italy, la lotta all'Italian Sounding dei prodotti agroalimentari e per il marketing dell'offerta green e sostenibile delle nostre imprese; dall'altro, anche attraverso i big data analytics e le piattaforme digitali per organizzare e favorire l'incrocio offerta – domanda con operatori esteri anche da remoto;

   introdurre strumenti utili ad attrarre investimenti diretti esteri e favorire processi di ri-localizzazione delle imprese italiane, in particolare quelle che negli ultimi anni hanno delocalizzato in Cina e nel Sud-Est asiatico, creando una rilevante dipendenza commerciale dall'estero, con il rischio di determinare blocchi produttivi improvvisi, di particolare pericolosità in alcuni settori di natura strategica, come è risultato evidente nel corso della gestione della risposta alla pandemia;

   consolidare la capacità di screening degli investimenti esteri per ragioni di sicurezza nazionale al fine di agevolare l'eventuale ricorso alla disciplina del golden power;

   potenziare il Fondo ex lege 394/1981 di finanza agevolata in gestione alla SIMEST, che sostiene diverse azioni per sviluppare la penetrazione all'estero delle imprese, la cui efficacia si è rivelata particolarmente apprezzata nel 2020, esaurendo in breve tempo lo stanziamento previsto;

   prevedere misure di sostegno ad hoc per le piccole e medie imprese che non vendono abitualmente all'estero, utilizzando la leva della digitalizzazione per adeguare i modelli di business – e conseguentemente i loro modelli organizzativi – al nuovo scenario, in primo luogo accelerando i processi di digitalizzazione lungo la filiera produzione-commercializzazione;

   individuare i settori produttivi di interesse nazionale, soprattutto quelli legati alla produzione di materiali per affrontare la crisi pandemica, da sostenere mediante apposite politiche di rilocalizzazione, al fine di aumentare l'occupazione nazionale e mediante il reimpiego dei percettori di sussidi alla disoccupazione e favorire l'autosufficienza produttiva in specifici settori;

   rafforzare l'azione di sostegno alle imprese italiane, in particolare quelle piccole e medie prive di propri servizi studi, anche sotto il profilo dello scouting delle opportunità da cogliere sui mercati esteri, in particolare sotto il profilo della loro partecipazione ad eventuali gare d'appalto;

   implementare le misure volte a favorire processi di fusione e patrimonializzazione delle micro e piccole imprese, anche stimolando la creazione di reti in cui l'impresa capofila sia forte e di dimensioni compatibili con la necessità di investire adeguatamente in ricerca e sviluppo tecnologico, pagare salari adeguati per attrarre forza lavoro qualificata, investire in marketing e servizi finanziari;

   per quanto riguarda l'editoria – e segnatamente la digitalizzazione delle imprese del comparto editoria e della filiera della stampa – si osserva che la transizione digitale non va imposta come un obbligo, ma prospettata, attraverso stimoli, come forma di potenziamento degli asset produttivi, in una logica di differenziazione dell'offerta, sostenendo e incoraggiando la transizione dell'editoria verso il digitale; è necessario che lo Stato accompagni la rivoluzione digitale, aiutando le imprese e i dipendenti a passare alle nuove tecnologie, senza danno per i livelli occupazionali, che dal 2009 sono crollati a seguito della crisi del settore, con la riduzione delle vendite dei quotidiani e di quelle degli spazi pubblicitari; è necessario sostenere anche radio, emittenti e stampa locali;

   considerato che nel contesto dell'attuale crisi è necessario dare un nuovo forte impulso alla domanda di costruzioni navali puntando in particolare su prodotti innovativi anche basati su tecnologie ecosostenibili a forte impronta digitale (necessariamente connessi con porti smart e porti Pag. 99green) – siano introdotte misure per il finanziamento di progetti innovativi di prodotto o di processo nel campo navale avviati o in fase di avvio;

   sia previsto uno specifico stanziamento in favore delle imprese che operano nel settore agroalimentare.

1.2.1. Riforme relative alla componente Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo (M1C2)

  Con riferimento al quadro delle riforme previste dalla componente M1C2 si rileva l'opportunità di prevedere una riforma fiscale improntata alla semplificazione e riduzione delle imposte, nell'ottica di:

   favorire il rapporto fisco/contribuente e, al contempo, ridurre il tax gap; ispirare tale attività di semplificazione ai principii della trasparenza e parità tra fisco e contribuenti, con una ridefinizione complessiva della struttura del prelievo volta a ridurre il peso su imprese e famiglie, come suggerito anche in sede europea, al fine di sostenere i fattori produttivi e incrementare la domanda interna;

   provvedere alla revisione del cosiddetto magazzino fiscale dell'Agenzia delle entrate, procedendo, laddove opportuno, alla totale o parziale cancellazione dei crediti fiscali inesigibili – pari attualmente al 91 per cento del totale dei crediti da riscuotere – consentendo all'Agenzia di concentrare le proprie attività sulla porzione di crediti fiscali effettivamente esigibili;

   unificare, in tale quadro, le banche dati di natura fiscale e finanziaria sotto la responsabilità di un unico soggetto pubblico, al fine di superare le incompatibilità a livello di tutela della privacy e realizzare compiutamente l'interoperabilità tra i vari soggetti istituzionali, che potranno accedere alle informazioni loro necessarie per rispondere alle esigenze dei cittadini.

1.3. Turismo e Cultura 4.0 (M1C3)

  Con riferimento alla componente (M1C3), sono state formulate le seguenti indicazioni:

   gli interventi sulla cultura per stimolare il turismo sono certamente importanti, ma sono necessari anche interventi finalizzati solo alla promozione della cultura e della sua fruizione, per esempio sotto forma di misure di agevolazione fiscale; anche per aumentare l'attrattività del patrimonio culturale materiale, è necessario promuovere l'attività culturale immateriale, creando linee di investimento indirizzate alla valorizzazione dello spettacolo dal vivo e delle arti performative e al sostegno delle tante professionalità di alto livello operanti in ambito artistico, in tutta la filiera a partire dalla fase creativa e autoriale; è altresì fondamentale un piano di azione per tutelare e sviluppare il capitale umano del settore culturale, allestendo strumenti legislativi più idonei e più allineati alle norme europee, nella consapevolezza che il valore del patrimonio artistico e culturale strettamente connesso alle condizioni di lavoro di chi opera nel settore; si ribadisce, inoltre, che è essenziale l'elaborazione di piani che mettano in connessione la creatività, una solida attività di contrasto della povertà educativa e la sostenibilità del patrimonio culturale con i bisogni specifici di valorizzazione culturale e professionale delle comunità e dei territori, con particolare riguardo ai borghi storici delle aree interne e ai luoghi che non riescono a garantire un'offerta culturale adeguata anche per l'assenza di strutture: manifestazioni, eventi, spettacoli devono diventare un veicolo di attrazione dei luoghi meno conosciuti, che fuoriescono dai canali turistici mainstream; a tutto questo deve contribuire anche una politica di valorizzazione delle dimore storiche; si ribadisce, infine, che è necessario prestare attenzione al sistema delle imprese culturali e creative, che sono centrali per la cultura e la creatività e che saranno indispensabili nei processi di rivitalizzazione del tessuto civile ed economico del Paese;

   per quanto riguarda digitalizzazione e cultura, è necessario realizzare un piano per la digitalizzazione del patrimonio culturale, mirato ad alimentare il sistema dei beni e delle attività culturali, quello del turismo e il complesso delle attività della stessa amministrazione e ad ampliare la sfera di libero accesso al patrimonio culturale, Pag. 100 associando alla digitalizzazione uno sviluppo che ne moltiplichi un uso replicabile in diversi campi e funzioni a scopo di tutela, di prevenzione dei rischi, di promozione editoriale, di comunicazione, di educazione, di sviluppo della fruizione, assicurando contributi al longlife learning, ai processi di gamification, di merchandising e di promozione turistica, stimolando la creazione di reti che possano facilitare la diffusione di conoscenza e tecnologie, assicurando compensi adeguati per attrarre forza lavoro qualificata; un'attenzione particolare dovrà essere rivolta poi alla promozione di forme creative d'ibridazione tra digitale e arti, in chiave sia di produzione, sia di fruizione culturale; a questo proposito è importante verificare anche le nuove opportunità derivanti dallo sviluppo dei cosiddetti non-fungible tokens (NFT) che consentono la certificazione, tutela e commercializzazione di prodotti artistici digitali;

   si condivide l'obiettivo di rigenerare i borghi e le periferie urbane attraverso la promozione della partecipazione alla cultura, il rilancio del turismo sostenibile, della tutela e valorizzazione dei parchi e giardini storici, ma si sottolinea la necessità di prevedere modalità di sostegno amministrativo a favore dei piccoli comuni per l'attuazione dei progetti.

  In relazione alla linea progettuale Siti minori, aree rurali e periferie, nel «Piano Nazionale Borghi», anche al fine di promuovere il rilancio delle aree rurali e montane e contrastarne lo spopolamento, sia esplicitamente previsto il coinvolgimento delle strutture agrituristiche; sia, inoltre, incentivato il recupero del patrimonio edilizio promuovendo la creazione di spazi di co-working e alberghi diffusi.

  In relazione alla linea progettuale Turismo e cultura 4.0, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   in merito al Turismo 4.0, appare necessario rafforzare gli stanziamenti a favore del comparto turistico che nella stesura appaiono non soddisfacenti; nel medesimo tempo sarebbe opportuno evidenziare in maniera più organica la strategia complessiva in materia di turismo indicata nel Piano anche riferendosi al Piano Nazionale del Turismo 2017-2022 e al piano della mobilità turistica;

   in ordine ai «cammini», sarebbe opportuno rafforzare le misure «Percorsi nella storia – Turismo lento» verso la rete dei cammini attraverso un irrobustimento di quelli esistenti e incentivando i nuovi, specie al Sud, con una gestione nazionale che consenta una visione organica e permetta una promozione unitaria; sarebbe altresì opportuno rafforzare il «turismo lento» a supporto anche della mobilità sostenibile e dell'indotto connesso;

   circa la necessità di strutture più efficienti per il turismo, sottolineata con favore la volontà di sostenere la riqualificazione delle strutture ricettive e termali presenti sul territorio, posto che sembrerebbero non definiti i termini e gli strumenti economici, si auspica di prevedere con urgenza l'estensione al settore turistico delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni orientate al risparmio energetico, alla messa in sicurezza sismica degli edifici («Ecobonus» e «Sismabonus» 110 per cento secondo la normativa vigente) e all'abbattimento delle barriere architettoniche. In questo quadro appare naturale la necessità di potenziare gli strumenti di sostegno agli interventi di riqualificazione delle strutture turistiche (come ad esempio il tax credit) che hanno già positivamente operato; sembrerebbe altresì necessario un processo di semplificazione degli adempimenti delle attività ricettive e un potenziamento delle attività di ricerca e formazione nel settore (ITS, master ecc.);

   sulla tematica «molti turismi», sarebbe opportuno definire progetti atti a promuovere e sostenere il «prodotto turistico» valorizzando luoghi e percorsi del territorio ora marginali e rinvigorendo inoltre un'offerta turistica mirata (ad esempio turismo sostenibile, di ritorno, sanitario dall'estero ecc.) sostenendo specifici pacchetti volti a ridistribuire i flussi turistici mediante l'integrazione fra differenti tipologie di offerta, anche mediante un rafforzamento Pag. 101 dei distretti turistici, conseguendo parimenti un prolungamento della stagionalità. Sarebbe altresì utile definire progetti che siano in grado anche di sviluppare un modello di «turismo accessibile», inteso come sistema integrato di offerta turistica in grado di rispondere alle esigenze specifiche delle persone meritevoli di maggiore tutela, fra cui quelle delle persone con disabilità, delle famiglie numerose, degli anziani e dei giovani;

   in merito al turismo estero, nella fase di ripresa appare necessario sostenere la competitività della «destinazione Italia» con misure specifiche volte a supportare il turismo di lunga distanza extra-UE anche intervenendo sulla disciplina del Tax Free Shopping (TFS). In questa ottica sarebbe significativo anche sostenere il «turismo di ritorno» mediante opportuni strumenti integrati che valorizzino la promozione di un'offerta turistica integrata e specifica legata alla riscoperta delle proprie radici da parte delle comunità di italiani residenti all'estero;

   circa la robustezza della filiera, appare opportuno sostenere lo sviluppo in chiave sempre più digitalizzata delle imprese che operano nel settore turistico con misure che promuovano l'utilizzo di nuove tecnologie, supportando allo scopo l'attivazione di percorsi formativi indirizzati alla conoscenza e all'utilizzo dei degli strumenti digitali, necessari alla promozione dei territori.

2. RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONE ECOLOGICA

  Con riferimento alla missione 2, Rivoluzione verde e transizione ecologica, sono state formulate indicazioni concernenti le quattro componenti progettuali in cui essa si articola:

   1. Impresa verde ed economia circolare;

   2. Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità locale sostenibile;

   3. Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici;

   4. Tutela e valorizzazione del territorio e della riserva idrica.

2.1. Impresa Verde ed economia circolare (M2C1)

  In relazione alla linea progettuale Economia circolare e valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   sia prestata particolare attenzione alla corretta gestione e chiusura del ciclo dei rifiuti, alla realizzazione di nuovi impianti di trattamento dei rifiuti aumentando gli attuali stanziamento destinato a nuovi impianti, prevedendo preventivamente un «censimento» dell'esistente (pubblico e privato) per ovviare alle carenze territoriali, all'ammodernamento di quelli esistenti, al potenziamento e innalzamento tecnologico della raccolta differenziata, in particolare della frazione organica dei rifiuti, soprattutto nei territori dell'Italia centrale e meridionale nei quali non è ancora garantita l'autosufficienza impiantistica. Al riguardo, sia favorita la diffusione di sistemi per la pesatura e la tracciabilità dei rifiuti anche con la finalità di semplificare l'applicazione della tariffa puntuale in tutto il Paese, la realizzazione di nuovi impianti di compostaggio dell'organico, in previsione dell'incremento della raccolta differenziata dei rifiuti organici, la realizzazione di impianti di riciclo dei rifiuti urbani e speciali, anche con riferimento alla gestione dei rifiuti sanitari a rischio infettivo con impianti di sterilizzazione «in situ»; e si incentivi il tracciamento satellitare e/o digitale per la localizzazione di veicoli e siti di smaltimento;

   al fine di accelerare la transizione verso un'economia circolare e semplificare la normativa per la cessazione della qualifica di rifiuto anche in relazione alle procedure dei controlli, si valuti l'esigenza di un processo di implementazione della scrittura dei decreti End of Waste per singoli flussi e tipologie di rifiuti, in modo da garantire efficienza ed efficacia con tempi certi di recupero e riciclo delle diverse tipologie di materie;

Pag. 102

   si valuti l'esigenza di definire specifici finanziamenti principalmente destinati alla bonifica applicabile delle discariche, a partire da quelle più vetuste o chiuse.

  In relazione alla linea progettuale Agricoltura sostenibile, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   sia congruamente incrementato lo stanziamento di risorse ivi previsto, pari a 2,5 miliardi di euro; siano, inoltre, introdotti i seguenti ulteriori piani di investimento:

   interventi diretti a promuovere lo sviluppo del biometano agricolo, anche attraverso la riconversione degli impianti biogas esistenti;

   misure volte a favorire, attraverso la combinazione di incentivi a fondo perduto e agevolazioni di carattere fiscale, il rinnovo del parco mezzi circolanti, delle imbarcazioni adibite alla pesca, dei macchinari forestali e, in generale, dei macchinari utili alle imprese del settore agricolo, della pesca e dell'acquacoltura, anche al fine incrementare e misurare la sostenibilità ambientale delle produzioni agroalimentari;

   interventi diretti a promuovere l'applicazione di tecnologie innovative nei processi di produzione, nell'agricoltura di precisione e nella tracciabilità dei prodotti;

   interventi volti a promuovere l'impiego della biomassa forestale italiana certificata per la produzione di energia;

   interventi finalizzati alla valorizzazione della filiera del legno, con particolare riferimento alle operazioni di stoccaggio e di prima lavorazione;

   misure dirette ad attuare piani di ammodernamento dei centri di essiccazione e stoccaggio, con particolare riferimento al settore cerealicolo, anche al fine di monitorare la qualità e la quantità delle produzioni agricole, e a potenziare le infrastrutture nei mercati agricoli;

   misure dirette a promuovere la bioeconomia circolare, le migliori pratiche agricole rispettose dell'ambiente e la «chimica verde» per aumentare la sostenibilità delle produzioni, con particolare attenzione alle aziende zootecniche, delle quali va agevolato e sostenuto il processo di transizione ecologica;

   interventi diretti a favorire la ricomposizione fondiaria e volti al recupero di aree incolte, anche al fine di potenziare l'agricoltura biologica e accrescere la produzione nazionale di cereali e proteine vegetali.

2.2. Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità locale sostenibile (M2C2)

  Con riferimento alla componente (M2C2), sono state formulate le seguenti indicazioni:

   si assumano le opportune iniziative dirette alla riduzione dell'inquinamento dell'aria e del particolato atmosferico dell'area del Bacino Padano;

   in coerenza con l'obiettivo del PNIEC al 2030 relativo ad una maggiore produzione di energia prodotta da impianti a fonti rinnovabili (vigente è il 30 per cento di energia prodotta sul consumo finale), tenuto conto degli insoddisfacenti esiti dei bandi del DM 4 luglio 2019, cosiddetto DM FER1, per la richiesta di accesso agli incentivi per la realizzazione o l'ammodernamento di impianti FER, anche al fine di un rilancio degli investimenti, si rendano più accessibili i finanziamenti attraverso la semplificazione delle procedure di accesso e degli iter autorizzativi;

   si valuti l'opportunità di adottare le necessarie strategie di finanziamento e sostegno alla ricerca, al fine di consentire lo sviluppo di una filiera italiana legata all'uso dell'idrogeno nell'ottica di sostegno al percorso di decarbonizzazione e, più in generale, per la produzione di energia da fonti rinnovabili che faciliti l'obiettivo della mobilità sostenibile con azioni specifiche riguardanti la riduzione dei consumi energetici del TPL e dei veicoli privati, in linea con la direttiva 2014/94/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014, recepita con il decreto legislativo 16 Pag. 103dicembre 2016, n. 257, sulla realizzazione di una infrastruttura per i combustibili alternativi, assicurando il principio della neutralità tecnologica, puntando in particolare sulla mobilità elettrica, anche nell'ottica di sviluppo di una tecnologia degli accumuli che permetta di costruire una filiera nazionale delle batterie e incrementando, a tal fine, la ricerca nazionale;

   si includa il trasporto marittimo privato tra i settori da coinvolgere per la ripresa sostenibile e innovativa prevedendo misure di incentivazione per il rinnovo della flotta e il miglioramento delle performance ambientali, ponendo l'attenzione sull'esigenza di garantire che gli incentivi rivolti al rinnovo e al rifitting della flotta privata abbiano una ricaduta occupazionale e industriale sul territorio nazionale e europeo.

  Con particolare riguardo alla linea progettuale Produzione e distribuzioni di rinnovabili e sostegno alla filiera, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   si premette che i target fissati all'interno del PNIEC prevedono il phase-out del carbone entro il 2025, che le fonti rinnovabili coprano il 55 per cento dei consumi di energia elettrica al 2030 ed è patrimonio condiviso che tali numeri saranno da rivedere al rialzo per ciò entro il 2030 sarà necessaria l'installazione di circa 40 GW di nuova capacità eolica e fotovoltaica, ma il trend di crescita delle rinnovabili degli ultimi anni non sembra permettere il raggiungimento di questo obiettivo. Serve quindi una forte azione di riforma delle procedure abilitative per le nuove istallazioni e per la rigenerazione tecnologica (rinnovamento/repowering) degli impianti esistenti così da garantire una maggiore velocità di crescita ed appare assai opportuno inserire nel Piano tale prospettiva di settore. Appare, inoltre, necessario potenziare il ruolo di altre fonti rinnovabili (quali ad esempio la geotermia ad alta e bassa entalpia a emissioni di processo nulle, le bioenergie, idroelettrico e eolico on-shore) non menzionate e non considerate, indicando ora il testo in via pressoché esclusiva fotovoltaico ed eolico off-shore ove occorrerebbe valutare l'analisi costi benefici per l'azione di investimento indicata. Occorrerebbe, inoltre, riprendere con forza nel Piano il tema delle rinnovabili nel settore termico – ponendo attenzione anche alle bioenergie derivate dai sottoprodotti agricoli e forestali – che rappresentano da sole circa la metà di tutte le rinnovabili nazionali. Sarebbe opportuno prevedere strumenti per il recupero di aree industriali dismesse o di aree agricole non utilizzabili a questo scopo e nel contempo adottare misure di stimolo per il risanamento dei siti «orfani» contaminati utilizzabili previa bonifica, al fine di localizzare una quota della capacità impiantistica necessaria alla transizione energetica e all'economia circolare;

   al fine di garantire la sicurezza del sistema elettrico, anche in presenza dell'importante sviluppo delle fonti rinnovabili, appare necessario investire sulle dorsali potenziando la direttrice Nord-Sud, rinforzando la rete di Sud e Isole ma anche adeguare le interconnessioni con l'estero, mentre dal lato della distribuzione appare necessario incrementare la capacità di integrazione e gestione dei flussi di potenza intermittenti prodotti dalle rinnovabili, dalla nascita e dalla crescita delle comunità energetiche e della sempre maggiore domanda in ambito domestico e industriale. Occorrerebbe altresì investire per aumentare la resilienza di rete, incrementando la capacità di riportarsi nello stato precedente in modo rapido ed efficiente, anche in condizione di eventi critici esterni ed assicurare con il monitoraggio costante la valutazione di eventuali condizioni di pericolo con adeguato anticipo, individuando e azionando idonee contromisure;

   andrebbe meglio espressa e rafforzata la necessaria promozione dello sviluppo dei sistemi di accumulo, essenziale per lo sfruttamento corretto e sostenibile delle fonti rinnovabili intermittenti, in particolare tale sostegno dovrebbe essere pieno per quelle tecnologie già mature (es. idroelettrico) e dovrebbe prevedere un piano di ricerca e industrializzazione per quelle ancora in fase di sviluppo (es. idrogeno, batterie, sistemi ad aria compressa). In questa ottica appare necessario avviare da subito ed integrare Pag. 104 nel Piano gli investimenti per lo sviluppo di nuovi sistemi di accumulo idroelettrico e per l'ammodernamento degli invasi e delle capacità di generazione degli impianti esistenti, la cui realizzazione richiede il completamento del quadro normativo e regolatorio. Nell'ambito di questi interventi di ammodernamento andrebbe considerata un'azione peculiare sulle opere di captazione e restituzione degli impianti idroelettrici posizionate sugli alvei fluviali, che spesso necessitano di interventi di ripristino di carattere ambientale e operativo;

   lo sviluppo delle rinnovabili e gli ingenti investimenti nelle reti dovrebbero essere accompagnati da politiche di contenimento degli oneri sia a carico delle imprese, al fine di non ridurne le capacità competitive, quanto a carico dei cittadini, al fine di evitare forme di «povertà energetica»;

   sia precisato gli interventi ivi previsti non potranno essere realizzati su terreni destinati alla produzione agricola o comunque vocazione agricola e siano definite, conseguentemente, le aree compatibili con tali tipologie di intervento;

   sia inoltre introdotta una specifica linea di investimento diretta a promuovere lo sviluppo di «comunità energetiche» nelle aree montane e rurali.

  Con riferimento alla linea progettuale Investimenti nella filiera dell'idrogeno e transizione con DRI verso acciaio verde, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   rammentando l'importanza del settore dei trasporti verso una compiuta transizione ambientalmente compatibile, si valuti come prioritario insistere sulla produzione di idrogeno nei trasporti e declinare in maniera compiuta su tutto il territorio nazionale lo sviluppo di una rete di ricarica elettrica;

   in riferimento alla rete di stazioni di rifornimento idrogeno, che prevede una rete di stazioni di rifornimento di idrogeno con un massimo di 40 distributori di carburante, si valuti di estendere tale azione per un uso promiscuo, sia per mezzi pesanti che per veicoli leggeri, per una riduzione delle emissioni legate al trasporto;

   in riferimento all'utilizzo dell'idrogeno nel trasporto ferroviario), si estenda il progetto relativo all'utilizzo dell'idrogeno nel trasporto ferroviario anche al settore marittimo, considerando che il trasporto marittimo incide in maniera rilevante sulle emissioni climalteranti e che la tecnologia abilitante del Fuel Cell hydrogen è la medesima. Si allarghi inoltre il perimetro anche al trasporto con autobus per la creazione di una filiera nazionale in grado di rispondere alle esigenze del Paese e capace di competere sul mercato internazionale;

   in relazione all'obiettivo della decarbonizzazione dei trasporti, si dia priorità agli interventi – previsti nel PNRR – di elettrificazione della rete ferroviaria che ne è sprovvista e si individuino le linee dove avviare la sperimentazione dei treni ad idrogeno in prossimità di attività industriali legate allo sviluppo della filiera dell'idrogeno, in coerenza con gli obiettivi della Missione 2, in modo da arrivare in breve tempo alla sostituzione dei mezzi ferroviari ancora oggi alimentati a combustibili fossili;

   benché non sia ancora completo il progetto nazionale, una corretta strategia per l'uso dell'idrogeno – quale vettore ed accumulo energetico – consente di formulare osservazioni sul Piano. Occorrerebbe conferire veste organica a quanto indicato, che ad oggi appare non dettagliato e generico, a partire dalla necessità di un aggiornamento normativo e regolatorio necessario per l'affermarsi di una filiera nazionale integrata di sistema e di componenti (es. elettrolizzatori); la linea di sviluppo della filiera produzione-distribuzione-consumo non appare ben marcata e coperta nelle sue fasi di evoluzione anche in relazione ai settori «hard to abate»; occorrerebbe valutare, nella fase di transizione verso un utilizzo a regime dell'idrogeno verde, il sostegno allo sviluppo dell'idrogeno blu, analizzandone la sostenibilità economica ed ambientale, senza tuttavia intaccare le Pag. 105risorse destinate allo sviluppo dell'idrogeno verde.

  Con particolare riferimento alla linea progettuale Trasporti Locali sostenibili, ciclovie e rinnovo parco rotabile, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   si rileva l'attuale assenza, all'interno delle azioni del piano, di un programma strutturato di rinnovo del parco dei veicoli industriali e commerciali attraverso una serie di incentivi mirati per le aziende; occorre inoltre avviare un adeguato programma di rinnovo dei quasi 26 mila autobus che compongono il parco veicolare destinato ai servizi di noleggio con conducente e linee commerciali (sia a corto che a lungo raggio). Si valuti dunque l'opportunità di prevedere un adeguato stanziamento al fine di incentivare sia l'ammodernamento che il rinnovo della flotta del settore dei bus turistici ecologici e tecnologicamente avanzati, nonché a promuovere tutte le opportune iniziative volte ad allineare l'imposizione delle accise sul gasolio commerciale usato come propellente per autoveicoli delle categorie M2 e M3 per il trasporto occasionale di passeggeri ai regimi di tassazione dei principali Stati europei;

   in linea generale, si rileva come, a fronte degli ingenti investimenti del Piano, che si configurano altresì con una programmazione articolata su più anni, è oggi possibile nonché necessario per la ripresa dell'economia nazionale prevedere una filiera industriale italiana per la costruzione dei mezzi (navi, bus e materiale rotabile). Sul rinnovo del parco mezzi occorre, in particolare, predisporre un'adeguata strategia industriale per favorire una forte capacità produttiva nazionale di veicoli adibiti a tale funzione. Se infatti non riparte la produzione nazionale, il rinnovo del parco autobus avverrà prevalentemente attraverso forniture dall'estero. La strategia industriale necessaria deve favorire i processi di aggregazione tra le imprese italiane del settore e destinare a esse quantità crescenti di commesse. Ugualmente necessaria è una chiara definizione di una filiera industriale della mobilità elettrica, che guardi alla riconversione delle industrie e alla relativa forza lavoro. Infine le misure di sostegno al rinnovo delle flotte impegnate nei collegamenti con le isole e delle autostrade del mare genererebbero nuove opportunità per tutta la filiera della cantieristica nazionale;

   con riferimento alla necessaria sostituzione dei mezzi per il trasporto pubblico locale, si proceda con una logica scalare di fattibilità con interventi quali la promozione del ricambio del parco automezzi con soli automezzi EURO VI di ultima generazione, ovvero con mezzi a trazione GNL e GNC che potrebbero portare peraltro un effetto positivo sul sistema produttivo italiano e da ultimo, ove possibile, promuovere il ricambio del parco attraverso i veicoli elettrici (a batteria e fuel cell);

   con riferimento alla sostituzione e all'acquisto di nuovo materiale rotabile, si rammenta il valore sociale oltre a quello ambientale delle tratte ferroviarie a lunga percorrenza. Le stesse, come è noto, regolate dal contratto di servizio universale media/lunga percorrenza ferroviaria, intercity giorno e notte, sono utilizzate dalla maggior parte dei pendolari italiani e iniziano a rappresentare una reale alternativa all'uso dell'aereo, specie con riferimento ai convogli notturni. Per queste ragioni si suggerisce di estendere il rinnovo dei mezzi rotabili anche ai mezzi utilizzati nell'ambito del contratto di servizio universale media/lunga percorrenza ferroviaria. Il contratto decennale (2017-2026) si avvia alla fase di revisione e risulta quanto mai opportuno prevedere l'acquisto di nuovi mezzi (sia carrozze che locomotori) rispetto al contratto attuale che prevede solo interventi di revamping del materiale rotabile esistente;

   nell'ambito delle riforme atte a rendere il trasporto pubblico locale ancor più rapido nella sostituzione dei mezzi, si preveda la possibilità di rivedere le attuali modalità di accesso ai fondi estendendole anche al noleggio operativo per offerte integrate per mezzi a basse o zero emissioni;

   in relazione al rafforzamento dell'industria dei trasporti green e delle relative Pag. 106filiere nazionali) – considerato che il sistema portuale italiano, per mantenere e ampliare la propria capacità e competitività, richiede imponenti interventi di dragaggi e che la delicatezza ambientale degli interventi, l'esigenza della corretta gestione e del necessario smaltimento dei sedimenti raccolti hanno rallentato fortemente gli investimenti nel settore – si propone di introdurre la possibilità di specifici contratti di sviluppo a supporto di una nuova filiera nazionale nel Mezzogiorno per la produzione di mezzi per dragaggi ambientalmente sostenibili basati sulle migliori tecnologie disponibili e sviluppo di un'economia circolare che faccia del riutilizzo dei materiali escavati l'elemento centrale;

   in relazione al rinnovo della flotta navale per trasporto regionale con unità a propulsione alternativa, si propone di ampliare le finalità del progetto andando oltre il trasporto regionale e prevedendo una legge per l'industria green del mare. Si propone l'introduzione di una misura finanziaria di supporto alla filiera strategica nazionale dell'industria del mare, prevedendo la possibilità di un sistema di supporto finanziario alle spese di ricerca e di innovazione nel settore dei trasporti marittimi in termini ecologici e digitali, con la finalità di sostenere la competitività del sistema industriale nazionale nel mondo. Si propone una legge speciale di supporto all'innovazione per il settore del mare in considerazione della centralità del settore per la lotta ai cambiamenti climatici e della sua strategicità per l'economia nazionale, il Made in Italy e l'export. Inoltre, con particolare riferimento all'acquisto da parte delle regioni di nuove flotte, si estenda altresì il progetto anche a quelle tratte regolate da contratti di servizio di competenza statale;

   benché la presente linea ed il Piano attuale contengano positive misure relative al trasporto pubblico locale green, allo sviluppo di una filiera autobus a basse emissioni, a misure per il trasporto su rotaia e navale sostenibili è totalmente assente una politica di sistema organica per il settore della mobilità privata. Il settore dell'automotive rimane trainante per l'economia italiana, anche in presenza di un sensibile calo della produzione nazionale, grazie alla presenza di una robusta filiera (sia automobilistica che componentistica) che appare necessario accompagnare in un percorso volto sia a colmare i ritardi tecnologici nelle nuove motorizzazioni, a partire dall'elettrica (con ad esempio per il tema delle batterie incluso recupero e smaltimento), e nelle nuove tecnologie, (es. la guida autonoma), sia a favorire lo sviluppo delle eccellenze tecnologiche già in essere. Il piano costituirebbe un elemento centrale per adeguarsi velocemente alle nuove tecnologie emergenti; in tale contesto è necessaria un'infrastrutturazione capillare per favorire la diffusione delle nuove motorizzazioni (colonnine elettriche, dispositivi per biocarburanti, carburanti sintetici, e idrogeno e GNL per il trasporto pesante) e una ristrutturazione dell'attuale sistema distributivo e appare altresì necessario un piano organico che guardi a: investimenti in ricerca, innovazione e alla prima industrializzazione; formazione delle competenze necessarie all'incremento dei nuovi trend tecnologici e la riqualificazione delle figure professionali oggi impegnate; interventi sulla filiera, anche finanziari, a sostegno delle imprese con misure che favoriscano i processi di consolidamento tra operatori e supportino il loro adeguamento tecnologico; occorrerebbe non tralasciare la necessità di politiche di aiuto allo svecchiamento del parco circolante anche per cogliere gli ambiziosi obiettivi ambientali delineati dal PNIEC e all'incentivazione della filiere industriali legate alla mobilità condivisa;

   sarebbe opportuno rafforzare le infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici soprattutto lungo le arterie stradali a lunga percorrenza, presso gli aeroporti e stazioni ferroviarie mediante installazione di sistemi High Power Charging (HPC). Sarebbe altresì opportuno definire – anche con riferimento alla Direttiva 2014/94/UE cosiddetto Dafi – un piano organico per l'adeguamento verso forme avanzate di hub multienergetici e multiservizi della odierna rete distributiva di carburanti, anche con processi di razionalizzazione dell'elevato numero di punti di vendita attuali, favorendo Pag. 107 così la diffusione di carburanti alternativi e colonnine di ricarica;

   appare necessario incrementare il livello di sicurezza e resilienza nelle città metropolitane italiane e realizzare una gestione efficace del traffico cittadino e del trasporto pubblico locale (TPL) attivando meccanismi di comunicazione real-time con i cittadini. Sarebbe inoltre opportuno prevedere la predisposizione di flotte di autobus a trazione elettrica o a idrogeno con sistemi di videosorveglianza e sensori che consentono una gestione efficiente mediante una sala controllo centrale, che abiliti servizi innovativi (es. manutenzione predittiva, rilevazione irregolarità del manto stradale, riconoscimento facciale a supporto della sicurezza, controllo utilizzo mascherine e verifica distanziamento, ottimizzazione distribuzione flotta e frequenza di passaggio).

2.3. Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici (M2C3)

  Con riferimento alla componente (M2C3), sono state formulate le seguenti indicazioni:

   sia integrata la Componente 3 della Missione 2 specificando, in riferimento ad interventi in materia di edilizia giudiziaria attraverso la riqualificazione e il potenziamento del patrimonio immobiliare dell'amministrazione della giustizia in chiave ecologica e digitale, che si tratti di area facilmente accessibile e dotata di servizi e ambienti da adibire a nidi per l'infanzia, nell'attuazione delle politiche volte alla conciliazione tra vita familiare e professionale, con ricadute positive in termini di incremento dell'occupazione femminile e di effettività della parità di nell'accesso alle professioni caratterizzanti il comparto giustizia;

   sfruttare compiutamente le iniziative già avviate di uso di fonti rinnovabili e di miglioramento dell'efficienza energetica degli immobili della difesa e delle basi militari, nel quadro dell'elaborazione di una Strategia Energetica della Difesa;

   garantire la proroga delle agevolazioni fiscali al 110 per cento per la riqualificazione energetica degli edifici (cd. Superbonus) fino al 2023;

   per quanto riguarda gli interventi previsti per l'edilizia scolastica e universitaria, si sottolinea l'importanza di allineare, dove ancora necessario, ai parametri europei il numero di alunni per classe, si ribadisce l'importanza della la riqualificazione o ricostruzione delle scuole e delle sedi universitarie in chiave di efficienza energetica e antisismica e il loro cablaggio con fibra ottica, nell'ottica della digitalizzazione e della transizione green. Gli interventi del PNRR non si limitino alla riqualificazione energetica e ai miglioramenti tecnologici e antisismici, ma tendano a un rinnovamento complessivo degli ambienti di apprendimento, per realizzare poli infrastrutturali dotati di strutture collegate (laboratori, palestre, campus, biblioteche, etc.) concepiti secondo le esigenze della didattica moderna e delle innovazioni che comporta, in grado di fungere anche da fattori di rigenerazione urbana e da centri di aggregazione sociale e culturale e di ricostituire il patto scuola-territorio erogando attività e servizi attrattivi per tutta la popolazione. È richiesta una visione d'insieme sugli interventi, ancora troppo frammentati e con finalità distinte, e con l'obiettivo prioritario per arrivare a un unico piano coordinato in base a obiettivi definiti; si valuti come inserire misure, anche attraverso agevolazioni fiscali, per la riqualificazione degli edifici e la trasformazione digitale, delle scuole paritarie, e un incremento delle risorse per la costruzione di nuove scuole;

   si preveda il potenziamento e la proroga del «Bonus Verde» (ex legge 27 dicembre 2017, n. 205, articolo 1, comma 12) in modo che possa diventare uno strumento valido ed efficace per contrastare il lavoro nero o sommerso e soprattutto le infiltrazioni mafiose o della criminalità in genere (così frequenti in questo settore) favorendo il ricorso al lavoro qualificato e specializzato delle aziende.

  In relazione alla linea progettuale Efficientamento energetico e sismico, edilizia Pag. 108residenziale privata e pubblica, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   l'estensione del cosiddetto superbonus 110 per cento all'intero anno 2023, indipendentemente dalla avvenuta realizzazione di percentuali di lavori nell'ultimo anno di vigenza dell'incentivo, anche al fine di moltiplicare gli effetti positivi in termini di risparmio energetico annuo generato dagli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio privato. Si valuti altresì l'inserimento di tale incentivo in una strategia di riqualificazione degli edifici e di semplificazione per favorire l'accesso ad essa, in particolare sul versante della verifica preventiva della conformità urbanistica, degli interventi sugli edifici ubicati nei centri storici laddove la presenza di vincoli impedisce il miglioramento di almeno due classi energetiche e l'accelerazione dei tempi di recupero del credito nonché la sua estensione ad altre tipologie di immobili e l'opportunità di un'estensione delle platea dei beneficiari;

   la realizzazione di un Piano operativo nazionale per la sicurezza sismica per l'efficientamento energetico del patrimonio edilizio residenziale pubblico;

   per una maggiore efficienza energetica, per gli edifici residenziali privati appare importante una valutazione sulla prosecuzione del Superbonus 110 per cento ad oggi esteso alla metà del 2022 sino alla fine del 2023 per tutte le tipologie di edifici e comunque appare opportuno procedere ad un riordino e stabilizzazione degli incentivi in essere anche immaginando adeguati meccanismi di aggiustamento nelle soglie di detrazione nella progressione temporale e con progressività rispetto all'aumento della classe energetica. Permane intatta la necessità di una valutazione dell'estensione di queste misure ai settori delle attività commerciali, turistiche e alberghiere;

   in ordine all'efficienza energetica nell'industria, considerando che i settori sottoposti all'Emission Trading Mechanism (ETS) hanno target sfidanti e dovranno ridurre le emissioni di CO2 del –63 per cento al 2030, manca nel Piano una identificazione di misure e strategie di accompagnamento di tale percorso; occorrerebbe anche rivedere ed adeguare i meccanismi di sostegno (es. certificati bianchi) che consento la diagnostica, la progettazione e la realizzazione di interventi di efficientamento su linee e processi produttivi, tema questo cruciale che non appare sufficientemente trattato;

   l'estensione della detrazione di imposta del 110 per cento ivi prevista, così come di altre forme di agevolazione fiscale, agli interventi effettuati dalle aziende agricole e/o agrituristiche sui fabbricati rurali, essendo tali aziende attualmente escluse dal perimetro di applicazione della disposizione di cui all'articolo 119, comma 9, lettera b), del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, valutando inoltre l'opportunità di estendere il perimetro di applicazione delle predette agevolazioni fiscali anche agli ippodromi;

   nei sistemi da sostenere nell'ambito della transizione energetica occorrerebbe valutare sia il teleriscaldamento efficiente, prediligendo quello che utilizza energia totalmente derivante da fonte rinnovabile, quanto le caldaie a biomasse avanzate (tipo 5 stelle) attualmente non incluse negli interventi trainanti per il bonus al 110 per cento.

2.4. Tutela del Territorio e della risorsa idrica (M2C4)

  Con riferimento alla componente (M2C4), sono state formulate le seguenti indicazioni:

   si integri il documento dedicando adeguata attenzione, anche in termini finanziari, al tema della prevenzione del dissesto idrogeologico e alla tutela della biodiversità, che risulta attualmente marginale, programmando l'aggiornamento e il miglioramento della Strategia nazionale per la biodiversità in linea con la Strategia europea al 2030, anche nell'ambito di un apposito piano nazionale di forestazione urbana e attraverso la valorizzazione del sistema dei parchi e delle aree marine protette;

Pag. 109

   si presti particolare attenzione, anche di natura finanziaria, al tema dell'efficienza idrica, attraverso un percorso di superamento dei limiti derivanti dalla governance frammentata delle infrastrutture idriche, in particolare mediante il rafforzamento della governance locale (EGATO), con l'obiettivo di una migliore pianificazione degli investimenti, necessari alla riduzione delle perdite nelle reti di acqua potabile, al rafforzamento della digitalizzazione alla manutenzione delle reti di distribuzione e fognature, al risparmio idrico, al virtuoso ciclo integrale delle acque, al superamento delle procedure di infrazione europee nonché agli interventi sulle grandi infrastrutture di approvvigionamento, garantendo un'equa distribuzione delle risorsa idrica tra Regioni ricadenti nel medesimo distretto idrografico mediante l'intervento delle autorità competenti e accompagnando le linee di investimento da una puntuale operazione di semplificazione delle procedure autorizzative;

   si presti particolare attenzione ad investire nelle infrastrutture che aumentino il livello di uso e riciclo delle acque piovane anche attraverso il rinnovamento delle infrastrutture vetuste dei centri storici, allo scopo di garantire una maggiore resilienza agli effetti dei cambiamenti climatici del tessuto urbano consolidato e prevedendo nuove modalità di costruzione degli edifici che assicurino il massimo grado di riutilizzo delle acque grigie.

  Con riferimento alla linea progettuale «Interventi sul dissesto idrogeologico, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   si provveda ad incrementarne le risorse destinandole alla redazione e attuazione, da parte delle regioni o soggetti dalle stesse delegati, di un programma di salvaguardia delle coste dall'erosione costiera e la riduzione delle cause che generano i fenomeni erosivi, la protezione e valorizzazione dei litorali sabbiosi sul territorio nazionale, la mitigazione dei fenomeni dell'intrusione dell'acqua marina nell'acqua di sottosuolo, negli estuari e nei sistemi fluviali e lagunari, per far fronte alle problematiche connesse ai cambiamenti climatici e la trasformazione resiliente degli ambiti costieri del Mar Mediterraneo.

  In merito alla linea progettuale Rimboschimento e tutela dei boschi, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   essendo la citata linea progettuale attualmente finanziata solo attraverso il FEASR, posto che non è stato ancora definito il relativo processo programmatorio con le Regioni e le Province Autonome, sia previsto uno specifico stanziamento; in tale ambito, siano previste specifiche misure per garantire la salubrità dell'ambiente forestale.

  In merito alla linea progettuale Invasi e gestione sostenibile delle risorse idriche, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   relativamente alle Infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento», sia disposta l'estensione degli interventi di manutenzione straordinaria ivi previsti anche al sistema irriguo;

   in merito alla linea di investimento «Resilienza dell'agrosistema irriguo», oltre ad incrementare il relativo stanziamento da 0,52 a 0,8 miliardi, come originariamente previsto dalle Linee Guida relative al PNRR, siano previsti interventi per il recupero delle acque depurate;

   al fine di sviluppare una piattaforma intelligente di monitoraggio del territorio e dei fenomeni connessi al dissesto idrogeologico che vada a costituire il sistema informativo multi-rischio per l'aggregazione, la visualizzazione e l'interrogazione dei dati raccolti dai vari sistemi, si valuti la possibilità di dotare le Regioni di uno strumento di monitoraggio territoriale basato su tecniche di Big Data Analysis e Business Intelligence, condiviso tra Stato, Regioni ed enti locali.

  In relazione alla linea progettuale «Sistemi di gestione rifiuti raccolti al mare nelle aree portuali», sono state formulate le seguenti indicazioni:

   si preveda l'ampliamento degli interventi anche ai rifiuti raccolti nei laghi, fiumi e lagune;

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   con riferimento alla linea progettuale «Investimenti nelle reti di fognatura e negli impianti di depurazione», si indirizzi quota parte delle risorse per il rinnovamento e la riqualificazione dei sistemi fognari esistenti nelle aree dei nostri laghi, ai fini della tutela della qualità delle acque e degli ecosistemi lacuali;

3. INFRASTRUTTURE PER UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE

  Con riferimento alla missione 3, Infrastrutture per una mobilità sostenibile, si rileva preliminarmente l'opportunità di ricercare modalità per rendere più efficace e veloce la realizzazione delle opere pubbliche cui essa si riferisce, anche attraverso interventi di semplificazione dell'iter progettuale e la tassatività dei termini per la resa dei pareri obbligatori, in particolare quelli di competenza delle soprintendenze e delle autorità ambientali, confermando, nelle more di interventi di riforma complessiva dell'impianto regolatorio, il regime derogatorio vigente, valutandone altresì la proroga e un eventuale potenziamento.
  Tanto premesso, sono state formulate indicazioni concernenti le due componenti progettuali in cui essa si articola:

   1. Alta velocità ferroviaria e manutenzione stradale 4.0;

   2. Intermodalità e logistica integrata.

3.1. Alta velocità ferroviaria e manutenzione stradale 4.0 (M3C1)

  Con riferimento alla linea progettuale «Opere ferroviarie per la mobilità e la connessione veloce del Paese», sono state formulate le seguenti indicazioni:

   si proceda al potenziamento dell'alta velocità ferroviaria su tutto il territorio nazionale, con priorità non solo al Mezzogiorno ma anche a quelle aree non ancora completate, come il Nord Ovest;

   nel caso in cui le risorse del PNRR non siano sufficienti per il completamento delle opere infrastrutturali, sia garantito il finanziamento integrale attraverso altri strumenti finanziari della programmazione italiana ed europea, assicurando il completamento nei tempi definiti e inserendo le opere nei nuovi contratti di programma tra MIT (ora MIMS) e RFI;

   dato atto che nella componente 3.1 è prevista la realizzazione dei primi lotti funzionali del nuovo tracciato dell'Alta velocità LARG Salerno Reggio Calabria, in attesa dello studio di fattibilità di RFI finanziato dall'articolo 208 del decreto-legge n. 34 del 29 maggio 2020, che permetterà di inquadrare la realizzazione complessiva del progetto e di capire quanto e cosa di questo progetto sarà finanziato con il PNRR, è necessario ribadire che i lotti successivi dell'opera dovranno essere garantiti attraverso altri strumenti finanziari della programmazione italiana ed europea, prevedendo il completamento entro il 2030 e inserendolo nei nuovi contratti di programma tra MIT (ora MIMS) e RFI;

   si dia priorità assoluta ai previsti investimenti di upgrading e elettrificazione anche al fine di migliorare la connettività e lo sviluppo della coesione territoriale nonché di ridurre i tempi di percorrenza e garantire un collegamento veloce con la rete AV e se ne valuti altresì l'inserimento, ove non già previsto, nel prossimo contratto di programma tra MIT (ora MIMS) e RFI, ma solo per i lotti la cui realizzazione non dovesse essere possibile concludere nei tempi di cui al PNRR, prevedendone comunque il completamento entro e non oltre il 2030;

   per la verifica delle soluzioni tecniche ottimali contenute nello studio della commissione sull'attraversamento stabile e veloce dello Stretto di Messina istituita presso il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, si richiede che tale studio sia trasmesso subito al Parlamento ai fini dell'approvazione del parere; rispetto agli scenari (ponte o tunnel), si valuti se e quali opere e interventi possano essere realizzati alle condizioni previste dal PNRR;

   si dia priorità nel Piano stazioni al Sud alle stazioni inserite nel programma Easy Station e Smart Station nel quale, Pag. 111entro il 2026, RFI già prevedeva di trasformare ed adeguare le stazioni per renderle più accessibili e confortevoli a tutti i viaggiatori senza distinzione alcuna secondo i requisiti definiti dalla normativa europea (STI – PMR);

   si proceda al completamento dei collegamenti ferroviari ad alta velocità per passeggeri e merci con priorità alle reti TEN-T, ai valichi alpini e alle possibili future integrazioni;

   alla luce del fatto che una quota rilevante delle risorse destinate al finanziamento di interventi ferroviari è sostitutiva di risorse ordinarie nazionali già stanziate negli anni precedenti, al fine anche di inserire interventi immediatamente cantierabili, si preveda di riprogrammare le risorse rivenienti garantendo il rispetto del vincolo territoriale originario e acquisendo il parere preliminare del Parlamento sulla nuova destinazione di tali fondi;

   si preveda l'aumento degli investimenti per il potenziamento, ammodernamento e sviluppo delle reti ferroviarie regionali sia in termini di capacità che di sicurezza della rete, oltre ad una accelerazione dei collegamenti intermodali, in modo da garantire una maggiore accessibilità alle direttrici nazionali principali e ai corridoi internazionali;

   in contemporanea all'aggiornamento tecnologico tramite il sistema ERTMS, si prevedano forme di sostegno per l'adeguamento degli impianti di bordo delle locomotive;

   si prevedano distanze più brevi (tra i 200 e i 900 km) per quanto riguarda gli investimenti nel settore del trasporto su ferro ed in particolare, per il settore della movimentazione delle merci, rispetto a quanto attualmente riportato nel PNRR (tra 500 e 900 km);

   si prevedano investimenti non solo per la rottamazione e l'acquisto di nuovi carri merci, ma anche per l'ammodernamento di carri circolanti e non ancora del tutto obsoleti, al fine anche di attivare una manodopera presente sul territorio nazionale.

  Con riferimento alla linea progettuale «Messa in sicurezza e monitoraggio digitale di strade, viadotti e ponti», sono state formulate le seguenti indicazioni:

   si presti particolare attenzione ad investire nella sostituzione dei ponti esistenti realizzati nel secolo scorso, con problemi strutturali e di sicurezza, piuttosto che sprecare risorse per interventi «tampone» su strutture ormai obsolete e inadeguate rispetto ai nuovi standard viabilistici europei;

   si assumano le necessarie iniziative affinché venga materialmente realizzato l'archivio nazionale delle strade (previsto all'articolo 226 del «Codice della strada», per come specificato dall'articolo 401 del relativo «Regolamento di esecuzione e di attuazione»), posto che tale strumento consentirebbe di monitorare lo stato tecnico delle infrastrutture, così da poter predeterminare gli interventi funzionali ad assicurare la sicurezza, nonché la regolare circolazione dei veicoli, e contribuirebbe ad innalzare il livello di efficienza e di sicurezza del sistema viario italiano;

   per il passaggio di proprietà di ponti e viadotti ad ANAS, si valuti di snellire con urgenza le procedure in corso e per le quali siano state stanziate risorse per il potenziamento dell'opera;

   si preveda, nell'ambito degli interventi volti a garantire una mobilità sostenibile, l'attuazione di una specifica linea di intervento volta a tutelare e garantire pienamente i diritti degli utenti del trasporto ferroviario, marittimo, aereo e stradale, in ogni forma soggetta a tariffa o pedaggio, anche con riferimento al diritto alla libera circolazione e soggiorno su tutto il territorio nazionale di cui all'articolo 16, primo comma, della Costituzione.

3.1.1. Riforme relative alla componente Alta velocità ferroviaria e manutenzione stradale 4.0 (M3C1).

  Con riferimento al quadro delle riforme previste dalla componente M3C1 si rileva l'opportunità, in merito alla riforma relativa Pag. 112 all'accelerazione dell'iter di approvazione dei contratti di programma con RFI, che sia mantenuto l'attuale parere parlamentare a valle del processo di convalida del Contratto di programma tra il MIT (ora MIMS) e RFI, intervenendo a monte del lungo iter tra passaggi ministeriali, CIPESS e Corte dei conti.

3.2. Intermodalità e logistica integrata (M3C2)

  Con riferimento alla componente (M3C2), sono state formulate le seguenti indicazioni:

   sia previsto il finanziamento del completamento omogeneo e sostenibile degli assi prioritari e corridoi europei TEN-T, compatibilmente con i criteri di utilizzo delle risorse del piano, allo scopo di garantire infrastrutture scorrevoli di collegamento dei nostri porti con l'Europa centrale e trasporti rapidi di persone e merci infra-mediterranei e per il turismo, evitando strozzature e blocchi che incidono pesantemente sull'inquinamento atmosferico. Si presti inoltre particolare attenzione ad investire nelle piattaforme intermodali, in particolare nelle aree retroportuali e nelle ZES, che devono divenire hub dello scambio fra i differenti mezzi di trasporto di merci e persone, garantendone il collegamento con strade e autostrade.

  Con riferimento alla linea progettuale «Progetto integrato Porti d'Italia», sono state formulate le seguenti indicazioni:

   in merito ai progetti di sostenibilità ambientale, efficientamento energetico e riduzione delle emissioni nei porti, in particolar modo in riferimento alla positiva previsione dell'elettrificazione delle banchine (cold ironing), si valuti l'opportunità di:

    pianificare in modo strutturale e coordinato la tipologia di investimento, identificando ad esempio interventi prioritari dove l'intervento pubblico può incentivare contemporaneamente sia l'elettrificazione delle banchine che l'elettrificazione delle navi che in quelle banchine fanno sistematicamente scalo, in modo da massimizzare l'utilizzo dell'infrastruttura di cold ironing;

    oltre il finanziamento per la realizzazione delle opere di cold ironing (a terra), si valuti l'opportunità di prevedere incentivi sia per l'adeguamento delle flotte che l'eventuale potenziamento della infrastruttura elettrica a monte dei porti;

    prevedere, oltre al finanziamento per la realizzazione delle opere di cold ironing (a terra), incentivi sia per l'adeguamento delle flotte che per l'eventuale potenziamento della infrastruttura elettrica a monte dei porti;

    prevedere l'adozione di adeguate misure sul fronte tariffario per rendere conveniente tale opzione energetica;

    prevedere maggiori investimenti nel rinnovo della flotta navale italiana dedicata al trasporto pubblico locale e non, sia per raggiungere l'obiettivo di ridurre le emissioni che di incentivare la produzione industriale della cantieristica navale italiana, con particolare attenzione ai collegamenti con le isole e al potenziamento delle autostrade del mare, al fine anche di perseguire uno degli obiettivi del PNRR quale l'inclusione sociale, propria delle reti di trasporto, per le popolazioni insulari e periferiche;

    prevedere il rifinanziamento a lungo termine degli incentivi ai trasporti combinati via mare (marebonus) e via ferroviaria (ferrobonus), in particolare incentivando l'utilizzo intermodale della risorsa mare, rendendo strutturale lo strumento del «Marebonus» ed eventualmente andando a rivedere il meccanismo di erogazione del contributo per meglio rispondere alle esigenze degli attori in campo;

    accelerare la realizzazione dei collegamenti di ultimo miglio dei porti, considerando i porti non solo come punti di transito ma veri e propri nodi strategici integrati del sistema mare-terra, realizzando i collegamenti di viabilità ordinaria e su ferro con le aree retroportuali (smart district), non solo guardando al traffico merci ma anche alla mobilità marittima delle persone;

Pag. 113

    semplificare e accelerare adempimenti e procedure riguardanti la realizzazione delle opere infrastrutturali portuali, provvedendo altresì all'infrastrutturazione LNG e/o con altri impianti atti ad abbattere le emissioni portuali, valutando, con particolare attenzione, la sicurezza dei luoghi in cui realizzare i depositi, nonché conseguendo il completamento della viabilità ordinaria verso il sistema autostradale e dei corridoi TEN-T e della viabilità su ferro con l'adeguamento strutturale agli standard europei;

    adeguare, razionalizzare e semplificare i sistemi di digitalizzazione portuali tra le varie piattaforme telematiche anche in ottica di una piena e rapida attuazione delle ZES/ZLS e delle loro piattaforme informatiche;

    rafforzare le Direzioni/Uffici del MIMS dedicati alle materie della portualità, della navigazione e della logistica, tramite accorpamento di funzioni, l'inserimento di profili maggiormente specializzati e la semplificazione e digitalizzazione dei processi;

    favorire il funzionamento della Conferenza dei Presidenti delle Autorità di sistema portuale in chiave di coordinamento e pianificazione della strategia dello sviluppo portuale italiano, con l'obiettivo di rendere più omogenea l'applicazione della legge n. 84 del 1994;

    dare impulso alla pianificazione e alla gestione delle aree cargo, alla digitalizzazione dei processi logistici tra cui quelli doganali, al miglioramento dell'intermodalità tra i diversi sistemi e le diverse reti di trasporto tra cui gli interventi di ampliamento e sviluppo della viabilità ordinaria e dell'accessibilità su ferro agli scali aeroportuali e portuali, all'attuazione di smart district;

    si prevedano, altresì, meccanismi di incentivazione che sollecitino la graduale sostituzione dei «mezzi pesanti» verso quelli elettrici;

    si valuti l'opportunità di superare le disparità di trattamento tra i porti che presentano i requisiti per la costituzione di zone logistiche semplificate rafforzate e altri importanti porti commerciali, valutando l'introduzione, per questi ultimi, di adeguate misure di incentivo allo sviluppo, anche verificando, compatibilmente con la normativa europea, la possibilità di estendere lo strumento delle ZLS rafforzate.

  Con riferimento alla linea progettuale Digitalizzazione aeroporti e sistemi logistici, sono state formulate le seguenti indicazioni:

   si ritiene prioritario includere nel processo di digitalizzazione tutti i terminal ferroviari terrestri, pubblici e privati, essendo questi ultimi difatti necessari al completamento di una mappa esaustiva per un sistema efficace;

   si introduca una linea progettuale dedicata al sostegno del settore aeroportuale e dell'indotto, non soltanto al fine di mitigare le perdite derivanti dall'attuale situazione di grave contrazione del mercato, ma anche per sostenere e rilanciare gli investimenti necessari a garantire la competitività del nostro sistema, sostenendo progetti di riconversione ecologica e di digitalizzazione coerenti con le finalità essenziali del PNRR;

   nell'attuazione delle indicazioni strategiche e programmatiche degli interventi previsti, in coerenza con l'allegato al DEF ItaliaVeloce, si continui a perseguire l'obiettivo prioritario della riduzione degli squilibri territoriali con un orizzonte temporale che vada oltre il limite temporale di attuazione del PNRR;

   si inserisca nella missione 3 una specifica componente 3.3, Reti e Infrastrutture per la mobilità dolce e il cicloturismo. Occorre inoltre includere anche le greenways e le reti sentieristiche, che utilizzano vecchi sedimi di ferrovie e varianti di tracciato abbandonate da molto tempo e completamente disarmate per trekking, escursioni, percorsi nei parchi e nella natura;

   rilevando come gli investimenti della missione citata devono contribuire a incrementare Pag. 114 il trasporto collettivo e al tempo stesso contribuire ad abbattere le emissioni inquinanti, si prevedano maggiori investimenti infrastrutturali nei nodi urbani e suburbani per metropolitane, tranvie, filovie e Bus Rapid Transit (BRT), partendo dalle aree metropolitane ad elevato congestionamento, a cominciare dalle aree interessate dalle procedure di infrazione comunitaria n. 2014/2147 del 10 luglio 2014 o n. 2015/2043 del 28 maggio 2015 per la non ottemperanza dell'Italia agli obblighi previsti dalla direttiva 2008/50/CE;

   sia prevista una specifica linea di intervento per l'ammodernamento dei porti adibiti alla pesca, in modo da incrementare la sicurezza degli equipaggi e dei mezzi e migliorare le condizioni di lavoro degli operatori del settore.

4. ISTRUZIONE E RICERCA

  Con riferimento alla missione 4, Istruzione e ricerca, sono state formulate indicazioni concernenti le due componenti progettuali in cui essa si articola:

   1. Potenziamento delle competenze e diritto allo studio;

   2. Dalla ricerca all'impresa.

4.1. Potenziamento delle competenze e diritto allo studio (M4C1)

  Con riferimento alla componente (M4C1), sono state formulate le seguenti indicazioni:

   aumentare, le strutture per la prima infanzia, al contempo migliorando la qualità dei servizi, e favorire l'accesso delle famiglie agli asili nido, anche semplificando le procedure ISEE e incrementando le misure di sostegno alle famiglie per il pagamento delle rette, con particolare riferimento alle aree interne e svantaggiate del Paese;

   ripensare – con riferimento ai giovani – il sostegno al reddito con riguardo alle spese per le attività di studio e formazione, ivi compresi i connessi oneri di spostamento e alloggio;

   sostenere inoltre la formazione dei più giovani, a partire dalle giovani donne, nelle materie scientifiche e tecnologiche (STEM) nonché nelle materie finanziarie;

   occorre considerare che l'innovazione nella didattica richiede innanzitutto l'introduzione dell'educazione ai linguaggi digitali in tutte le scuole, che non deve essere solo un'esperienza occasionale, ma un paradigma didattico intorno al quale avviare un aggiornamento delle discipline e degli insegnamenti, e avendo come riferimento il Quadro di Riferimento Europeo per le competenze digitali che suddivide le conoscenze, competenze e comportamenti, di cui tutti i cittadini hanno bisogno in una società digitale in rapida evoluzione, nelle seguenti 5 aree: alfabetizzazione su informazioni e dati; comunicazione e collaborazione; creazione di contenuti digitali; cybersicurezza; problem solving;

   si pongano in essere tutte le iniziative possibili per colmare il gap di competenze che caratterizza il nostro Paese sia per le pubbliche amministrazioni sia con particolare riferimento ai giovani specializzati nelle materie STEM e per superare il grave gender gap che vede nel quadro già negativo delle competenze digitali un dato ancora peggiore con riferimento alla presenza delle ragazze italiane anche individuando risorse per sostenere percorsi professionalizzanti nel settore e superando eventuali rigidità del nostro sistema di formazione;

   si intraprendano in questo quadro iniziative dirette ad accrescere la propensione delle aziende ad investire in formazione ICT del personale e sull'innovazione dei processi produttivi, prevedendo altresì specifici piani di intervento diretti al rafforzamento delle skill digitali del personale scolastico e degli studenti, e per prevedere una sinergia tra mondo privato e pubblico per l'acquisizione e l'aggiornamento delle competenze e la riduzione del disallineamento fra le qualifiche richieste e quelle disponibili (skill mismatch);

   si valuti l'istituzione di una laurea universitaria triennale in discipline digitali e si prevedano elementi obbligatori per una Pag. 115formazione di base nel digitale in tutti i corsi di laurea, ivi compresi i filoni di cultura umanistica;

   integrare in modo ottimale scuola e lavoro, non solo nella prospettiva della formazione tecnica e tecnologica, ma anche considerando il lavoro una esperienza umana fondamentale nella fase di consolidamento della personalità individuale e della relativa dimensione relazionale; promuovere e sostenere la partecipazione delle Università negli innovation hub e nei centri di competenza, offrendo a tutti i giovani impegnati nel processo di formazione scolastica e lavorativa un giusto e proporzionato riconoscimento economico, che abbia la duplice funzione di ridurre la dispersione scolastica – spesso determinata solo dalle precarie condizioni delle famiglie – e di fidelizzare i giovani stessi al lavoro al quale si stanno avviando;

   considerare e, ove necessario, supportare con specifici impegni finanziari, iniziative dirette a recuperare a una dimensione professionale o scolastica la platea sempre più estesa dei NEET, anche mediante una ridefinizione mirata e ponderata del programma «Garanzia Giovani» e una valorizzazione significativa della funzione di accompagnamento assicurata dalla presenza di professionisti esperti e l'accesso all'imprenditorialità sostenuto con fondi dedicati; creare un nuovo sostegno al reddito, che consenta di rendersi autonomi, spostarsi, formarsi e quindi riacquisire fiducia nel futuro; prevedere nuovi percorsi di formazione breve e on-line che aiutino ad acquisire le competenze mancanti;

   realizzare asili nido e infrastrutture sociali, comprese quelle per anziani e disabili, assicurandone un'equa distribuzione sul territorio, con particolare attenzione al Sud e alle aree interne e rurali, con l'obiettivo di raggiungere il tasso di copertura del 60 per cento da parte degli asili nido entro il 2030, anche al fine di creare nuova occupazione femminile in questi ambiti e, al contempo, di garantire una libera scelta fra occupazione e lavoro di cura;

   al fine di potenziare le competenze di base nella scuola secondaria di primo e secondo grado, con interventi capaci di ridurre il tasso di abbandono scolastico, favorire l'inclusione delle fasce più emarginate, valorizzare il potenziale di bambini e ragazzi e favorire politiche di inclusività, si preveda l'introduzione della figura dello psicologo scolastico;

   valorizzare l'importante funzione svolta dalla medicina scolastica, per tornare a garantire capillarmente la gestione dell'igiene pubblica e le attività per la prevenzione e la salute degli alunni;

   si integri il PNRR con gli impegni del Governo per la realizzazione di asili nido e infrastrutture sociali – comprese quelle per anziani e per le persone con disabilità – agendo sul recupero del gap territoriale, al fine di garantire la stessa offerta su tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione al Sud e alle aree interne e rurali, con l'obiettivo di raggiungere il 60 per cento di posti nido entro il 2030.

  Con riferimento alla linea progettuale «Accesso all'istruzione e riduzione dei divari territoriali», sono state formulate le seguenti indicazioni:

   occorre che il contrasto alla povertà educativa e culturale – che è aumentata a causa della pandemia – e in generale a tutti i disagi socio-psico-culturali, in particolare a quelli dei minori, sia un obiettivo strategico primario di tutto il PNRR, attraverso una strategia integrata articolata in più interventi e che coinvolga tutte le amministrazioni pubbliche, centrali e locali, nonché il terzo settore; occorre che le misure già previste (ad esempio nella Missione 4 con le iniziative per la riduzione dei divari territoriali nelle competenze e il contrasto dell'abbandono scolastico) siano innestate in un piano di azioni più comprensivo, che contempli interventi coordinati su più piani: educativo e formativo, sociale, culturale (ad esempio con misure di sostegno della fruizione culturale e della lettura) e sportivo; in quest'ottica, per rafforzare le misure riguardanti i giovani ed evitare la dispersione delle misure economiche, formative e sociali riguardanti i giovani previste dal PNRR, sarebbe auspicabile un rafforzamento Pag. 116 delle misure già esistenti rivolte ai giovani, come la 18app e la Carta giovani nazionale;

   con riguardo all'incremento degli asili nido e al potenziamento dei servizi per la prima infanzia, sia esplicitamente prevista la realizzazione di agriasilo e fattorie didattiche, in modo da favorire anche il conseguimento dell'obiettivo di incremento del tasso di occupazione femminile nelle aree rurali; in tale ambito, siano attivate forme di collaborazione tra pubblico e privato, per la realizzazione di progetti di educazione ambientale, con particolare attenzione all'apicoltura, che rappresenta una fondamentale risorsa ambientale;

   per quanto riguarda la Linea d'azione sulla formazione in ingresso e continua del personale scolastico, compresa nella Linea progettuale «Competenze STEM e multilinguismo», che prevede – per la formazione continua del personale scolastico – un impianto di moduli formativi organizzati per competenze, con frequenza obbligatoria, cui sono legati crediti formativi professionali spendibili per l'avanzamento della carriera, secondo un sistema di valorizzazione della professione e attraverso forme di erogazione che troveranno il loro luogo di elezione in una Scuola di alta formazione, da costituirsi, rivolta a tutto il personale scolastico, si osserva che si tratta di un progetto che occorre definire bene nel dettaglio e che deve essere accompagnato da forme di gratificazione, anche economica, della formazione continua, dal coinvolgimento di INDIRE e delle Università, da uno standard elevato dell'offerta formativa per il personale scolastico, dalla necessità di rafforzare la formazione sulle competenze digitali, dalla consapevolezza che le competenze pedagogico-didattiche, necessarie per la professione docente, e un'esperienza di formazione in classe debbano essere momenti imprescindibili di un percorso di formazione in ingresso per i futuri docenti;

   per quanto riguarda l'alta formazione artistica, musicale e coreutica – che nel PNRR in esame non è in sostanza menzionata – è necessario riconoscerle il ruolo che merita in un Piano per il rilancio del Paese; occorre quindi chiarire che le iniziative previste per la transizione digitale ed ecologica devono riguardare anche le istituzioni dell'AFAM, a tal fine esplicitando, tra gli obiettivi del PNRR, quello della digitalizzazione dello straordinario patrimonio culturale delle biblioteche e degli archivi musicali, configurati come infrastrutture di ricerca locali o nazionali perché i materiali conservati, catalogati e digitalizzati siano resi pubblici e accessibili ai ricercatori e al pubblico generale; e che di conseguenza le biblioteche e gli archivi musicali, in particolare quelli degli ISSM, siano dotati del personale specializzato occorrente;

   per quanto riguarda l'alta formazione, è necessario potenziare l'offerta formativa di università, ITS, enti pubblici e privati accreditati internazionalmente a vantaggio della costruzione di nuove professionalità e profili sempre più indispensabili nell'Italia post-pandemica, a partire dalle competenze green per la transizione ecologica, dalle competenze digitali e legate all'intelligenza artificiale e alla raccolta, gestione e uso dei dati per la trasformazione digitale, e dalle competenze manageriali necessarie per governare processi e organizzazioni pubbliche e private sempre più complesse;

   per quanto attiene a Ricerca, formazione e innovazione, in riferimento alle attività di ricerca applicata ed innovazione delle imprese e per le imprese, rafforzando la sinergia tra università, enti di ricerca e tessuto produttivo il Piano appare congruo e ben articolato rispetto agli obiettivi definiti dal Parlamento. In aggiunta a questo senso apparirebbe utile rafforzare, nelle scuole superiori, la filiera alternanza-apprendistato, potenziare le dotazioni tecnologiche degli ITS, consentire e favorire la «formazione continua» per ridurre il differenziale rispetto alle nuove competenze («upskilling» e «re-skilling»), trasmettere il saper fare dei mestieri artigiani («how to make») alle nuove generazioni, anche attraverso le cosiddette corporate academy; elaborare specifici moduli formativi tecnici Pag. 117all'interno dei percorsi formativi delle scuole (ITS).

  Con riferimento alla linea progettuale «Istruzione professionalizzante e istituti tecnici superiori (ITS)», sono state formulate le seguenti indicazioni:

   sia ulteriormente potenziata l'offerta formativa attraverso il ricorso a contratti di apprendistato con le aziende del settore agroalimentare;

   siano, inoltre, previste forme di interazione e sinergia tra il mondo universitario, le imprese e gli enti di ricerca specificamente dedicati alle filiere agroalimentari, anche per sviluppare nuove iniziative di formazione in campo agroalimentare;

   in tema di formazione femminile e impresa, appare opportuno intraprendere rilevanti azioni di sostegno alla formazione delle giovani donne (in particolare nelle materie STEM) e accompagnamento nel percorso auto-imprenditoriale con particolare attenzione al sud del Paese.

4.1.1. Riforme relative alla componente Potenziamento delle competenze e diritto allo studio (M4C1)

  Con riferimento al quadro delle riforme previste dalla componente M4C1 si rileva l'opportunità:

   per quanto riguarda la Riforma del sistema di orientamento, inclusa tra le riforme previste per la Componente 1 (Potenziamento delle competenze e diritto allo studio) della Missione 4 (Istruzione e ricerca) – con la quale si intendono introdurre nel curriculum annuale moduli di orientamento formativo rivolti agli alunni delle classi quarte e quinte della scuola secondaria di II grado, per accompagnarli nella scelta consapevole di prosecuzione del percorso di studi con particolare attenzione al gap ancora esistente tra le studentesse e gli studenti per quanto riguarda gli studi nelle discipline STEM, o di ulteriore formazione professionalizzante (ITS), propedeutica all'inserimento nel mondo del lavoro – si osserva che, per l'orientamento efficace, oltre che prevedere moduli informativi e implementare l'utilizzo del curriculum digitale dello studente, è indispensabile promuovere occasioni di esperienza diretta, durante gli anni di scuola, delle realtà del mondo extra-scolastico, coinvolgendo il terzo settore e il mondo del lavoro e favorendo significativamente le esperienze all'estero, così come attività che rafforzino le competenze trasversali e lo spirito di intraprendenza; si tratta di un obiettivo fondamentale anche per abbattere il numero di giovani che né studiano né lavorano (NEET).

4.2. Dalla ricerca all'impresa (M4C2)

  Con riferimento alla componente (M4C2), sono state formulate le seguenti indicazioni:

   integrare l'attuale assetto delle componenti progettuali afferenti alla Missione n. 4 nel senso di prevedere un quadro d'interventi espressamente dedicato alle politiche di promozione del nostro patrimonio linguistico e culturale nel mondo, promuovendo raccordi istituzionali e sinergie tra tutte le strutture impegnate in questo settore «geoculturale» e, in generale, provvedendo ad internazionalizzare la formazione, in particolare superiore: dalle scuole italiane all'estero, agli istituti di cultura, dalla Società Dante Alighieri, fino ai programmi di collaborazione tra università, ai lettorati, all'apertura di succursali accademiche all'estero e al sistema delle borse di studio, elementi fondamentali per la diffusione di quello specifico soft power di cui è dotata l'Italia nella sua proiezione internazionale;

   si valuti altresì l'opportunità di istituire a Taranto il Centro Nazionale di Alta Tecnologia per l'Idrogeno previsto dalla Missione 4, componente II (Dalla ricerca all'impresa), in ragione dell'opportunità di accompagnare attraverso la realizzazione di questo importante investimento il progetto di decarbonizzazione del più grande polo siderurgico d'Europa costituito dall'Ilva di Taranto, come già prevede il Piano attraverso il sostegno alla decarbonizzazione Pag. 118 degli impianti tramite l'utilizzo di idrogeno e la progressiva riduzione delle aree di produzione a caldo. Ciò consentirebbe di cogliere appieno l'occasione di sviluppo e sperimentazione sul campo delle tecnologie utili alla produzione di acciaio, attraverso una forte sinergia e collaborazione tra sistemi di ricerca, imprese e istituzioni, in grado di generare sviluppo territoriale sostenibile e occupazione qualificata;

   si esprime apprezzamento per la creazione di centri attivi in domini tecnologici di frontiera, tra cui il Centro nazionale per l'intelligenza artificiale, con sede a Torino;

   al fine di promuovere la sinergia tra investimenti privati e finanziamenti effettuati con il Recovery plan, appare opportuno estendere il credito d'imposta per la formazione, così come previsto nel piano Industria 4.0, anche alle filiere strategiche riconosciute tali dal Recovery plan e integrare la formazione professionalizzante delle lauree brevi e degli ITS nelle politiche di filiera creando continuità tra ricerca, innovazione, formazione e impresa;

   sarebbe utile individuare opportune misure, anche rafforzando le esistenti, per il rimpatrio dei cervelli e per l'attrazione di talenti, specie nei segmenti di mercato a più elevato contenuto di innovazione (nomadi digitali).

  Con riferimento alla linea progettuale «Trasferimento di tecnologia e sostegno all'innovazione», sono state formulate le seguenti indicazioni:

   sia meglio esplicitata la sinergia del costituendo Polo Agri-Tech di Napoli con altri enti pubblici che si occupano di ricerca nel settore agricolo;

   sia prevista un'ulteriore linea di intervento, che veda coinvolti gli enti di ricerca nel settore agricolo, volta a favorire il collegamento tra ricerca e applicazioni «in campo», al fine di consentire la diffusione di pratiche, metodi e strumenti, inclusi quelli digitali, per la transizione verde e digitale dell'agricoltura.

4.2.1. Riforme relative alla componente Dalla ricerca all'impresa (M4C2)

  Con riferimento al quadro delle riforme previste dalla componente M4C2 si rileva l'opportunità:

   per quanto riguarda la ricerca scientifica e tecnologica – oggetto soprattutto della Missione n. 4 (Istruzione e ricerca), ma interessata trasversalmente da tutto il Piano – appare indispensabile rafforzare il sistema di governance unitaria, per consolidare il coordinamento e la visione d'insieme delle politiche pubbliche per la ricerca ed evitare lo sperpero di risorse derivante dalla mancanza di visione d'insieme e dalla frammentazione e conseguente duplicazione dei progetti di ricerca, avviando una riflessione sulla costituenda Agenzia Nazionale della Ricerca e sul suo potenziale ruolo strategico; è essenziale, nel definire il contenuto finale del PNRR da presentare all'Europa, tenere conto di quanto in materia di ricerca è stato disposto dalla legge di bilancio 2021 e dal Programma nazionale per la ricerca 2021- 2027, che già pongono le basi per una visione d'insieme della ricerca in Italia; è altresì fondamentale affrontare il tema di una revisione delle carriere, oltre che delle retribuzioni, per i ricercatori, che le renda appetibili, così da evitare la perdita del capitale umano formato in Italia; a questo scopo, può essere opportuno tra l'altro costituire, ai fini della contrattazione collettiva nazionale, un autonomo e specifico comparto della ricerca, riconoscendo la specificità del personale del settore.

5. INCLUSIONE E COESIONE

  Con riferimento alla missione 5, Inclusione e coesione, si ravvisa preliminarmente l'opportunità di inserire – quale elemento trasversale al PNRR riconducibile alla tematica della parità di genere – la previsione di programmi di educazione alla prevenzione e al contrasto della violenza contro le donne e del maltrattamento minorile tra le aree di intervento prioritarie. Pag. 119
  Tanto premesso, sono state formulate indicazioni concernenti le tre componenti progettuali in cui essa si articola:

   1. Politiche per il lavoro;

   2. Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore;

   3. Interventi speciali di coesione territoriale.

5.1. Politiche per il lavoro (M5C1)

  Con riferimento alla componente (M5C1), sono state formulate le seguenti indicazioni:

   con riferimento ai giovani, ripensare il sostegno al reddito con riguardo all'avvio dell'attività lavorativa o di impresa, anche mediante la defiscalizzazione totale o parziale dell'IRPEF sino al compimento dei 30 anni di età;

   incrementare e rendere a regime progetti formativi rivolti ai giovani ed utili ai valori della pace e della solidarietà internazionale, dando sostegno al servizio civile internazionale, ai corpi civili di pace, ai programmi Erasmus+ e affini ed ai tirocini presso le organizzazioni internazionali (JPO);

   considerare e, ove necessario, supportare con specifici impegni finanziari, iniziative dirette a:

    a) portare a compimento il processo, anche legislativo, di significativa riduzione del costo del lavoro, considerando la necessità di renderlo uniforme e concorrenziale in ambito europeo, nonché assicurando una ragionevole distribuzione tra impresa e lavoro della quota di risorse così definita; al contempo, prendere in adeguata considerazione l'esistenza di una rilevante questione salariale sotto il duplice aspetto della definizione di forme e modalità di tutela salariale minima e della considerazione dell'incidenza del livello salariale, mediamente considerato, sulla stessa capacità di consumo e risparmio delle persone che lavorano;

    b) rafforzare le competenze professionali, trasversali e specifiche, delle persone che lavorano, al fine di sostenere i processi di innovazione organizzativa, di processo e di prodotto;

    c) promuovere strumenti deputati a rafforzare la partecipazione femminile al mercato del lavoro, anche attraverso un rafforzamento delle relative capacità, risorse e potenzialità e un più deciso sostegno alla diffusione degli strumenti di conciliazione tra vita e lavoro; sostenere con un fondo ad hoc la creazione di corsi di formazione per il rientro al lavoro dopo la maternità, le misure di welfare aziendale, nonché rivedere la disciplina dei congedi parentali estendendone significativamente la durata;

    d) sviluppare adeguate politiche attive del lavoro e promuovere il rafforzamento degli strumenti di attivazione, anche assicurando un diverso modello organizzativo delle strutture interessate, superando tradizionali approcci, riqualificando il sistema di intervento finanziario per sostenere e promuovere la ricerca di nuova occupazione, valorizzando strumenti idonei ad assicurare l'implementazione delle capacità individuali nel mercato del lavoro; sostenere un avanzato processo di digitalizzazione in grado di assicurare condizioni ottimali per l'incontro tra domanda e offerta anche mediante la disciplina di uno specifico fascicolo informativo del lavoratore; promuovere l'integrazione e il partenariato pubblico-privato;

    e) incentivare il contratto di espansione, che, in ragione degli interessanti sgravi sui costi datoriali e della strategia di esodo aziendale da esso contemplata, si configura come un valido strumento per tutte le imprese italiane, in particolare nella fase post-pandemica di rilancio dell'occupazione;

    f) agevolare l'ingresso nel mondo del lavoro anche mediante una revisione del contratto di apprendistato, l'incentivazione della relativa stipulazione, nonché mediante l'introduzione di schemi flessibili di pensionamento, privilegiando la funzione formativa «on the job» che può essere svolta dal lavoratore pensionando nel Pag. 120periodo che precede l'uscita dal mercato del lavoro;

    g) risolvere, ai fini di un potenziamento dei livelli di occupazione e di un sostegno attivo all'innovazione imprenditoriale, le asimmetrie tra i sistemi giuridico-istituzionali consolidati, di origine legale o contrattuale, e i dinamismi organizzativi degli ecosistemi imprenditoriali, soprattutto in ambienti produttivi ad alta intensità di innovazione tecnologica, al fine di valorizzare la funzione del contratto di lavoro come strumento di integrazione della prestazione di lavoro nell'organizzazione di lavoro, secondo l'ordine delle relative specificità e ferma restando la prospettiva costituzionale fondamentale della tutela della dignità della persona che lavora;

    h) implementare un grande piano strategico nazionale per aumentare i livelli di sicurezza sul lavoro, a tutela della dignità dei lavoratori, e per incrementare i livelli di qualità dell'organizzazione aziendale come fattore essenziale per vincere la sfida competitiva, cogliendo le opportunità offerte dalla diffusione delle nuove tecnologie per quanto concerne la prevenzione, la formazione e il controllo;

    i) realizzare e sostenere con un fondo ad hoc un grande piano strategico nazionale per contrastare i fenomeni di lavoro sommerso e irregolare e, più in generale, non dichiarato, valorizzando a tal fine l'interoperabilità delle banche dati delle pubbliche amministrazioni nonché la sperimentazione di sistemi avanzati per il monitoraggio ed il controllo dello svolgimento delle prestazioni lavorative;

    l) sostenere in modo consistente investimenti nelle tecnologie più avanzate, al fine di facilitare il lavoro in modalità agile e perseguire l'obiettivo del lavoro flessibile e della riduzione dell'orario di lavoro; sostenere l'attività e il radicamento di hub per l'innovazione, anche a carattere inter-regionale, in grado di integrare esperienze pubbliche e private, professionali e accademiche e di promuovere l'introduzione e la diffusione di modelli organizzativi e gestionali orientati all'innovazione digitale ed alla semplificazione procedurale, nonché il radicamento di una cultura del servizio orientata al raggiungimento degli obiettivi di lavoro ed alla valorizzazione delle competenze professionali;

    m) intervenire sui sistemi di protezione sociale, in particolare su quelli connessi alla perdita del posto di lavoro e a ristrutturazioni aziendali o a situazioni di crisi, valorizzando la più stretta correlazione tra politiche di attivazione efficaci e credibili politiche di ricollocazione, anche al fine di evitare la creazione di bacini occupazionali a basso valore aggiunto e allocati in condizioni di precarietà professionale e, quindi, esistenziale, considerando che sistemi di attivazione di tal genere, a prescindere dalla natura giuridica degli operatori, se sostenuti con adeguati investimenti, costituiscono, altresì, un utile strumento per contrastare situazione di povertà, tenendo conto delle relative caratteristiche multifattoriali, e possono ragionevolmente contribuire a incrementare i livelli di efficacia degli schemi di contrasto alla povertà individuale e familiare, quali il Reddito di cittadinanza, per il quale appare ragionevole ipotizzare una più stringente definizione dei rapporti tra fruizione del sostegno economico e percorsi di attivazione professionale; ai fini della costruzione di un adeguato sistema di protezione sociale, riconsiderare in una diversa prospettiva universalistica la tradizionale e perdurante frammentazione dei regimi di tutela (non solo tra lavoratori autonomi e subordinati, ma anche tra diversi settori, categorie e filiere), che ha mostrato tutti i suoi limiti proprio nella attuale emergenza epidemiologica, soprattutto in riferimento ad una vasta platea di giovani professionals, per i quali lo svolgimento di attività di lavoro con modalità riconducibili alla tradizionale sfera di autonomia professionale non riduce il bisogno di protezione sociale e, anzi, sembra ricondurlo nella sfera tipica del lavoro subordinato;

   introdurre specifiche linee di azione atte a favorire, in modo rapido, trasparente e semplificato, l'incontro tra domanda ed offerta di lavoro agricolo, anche attraverso la costituzione di un'unica banca dati;

Pag. 121

   esplicitare, quali criteri prioritari di assegnazione dei finanziamenti previsti dal Piano, lo sviluppo di progetti per aziende agricole a conduzione femminile e, in generale, per imprese che organizzano welfare aziendale e servizi per favorire l'occupazione femminile.

  Con riferimento alla linea progettuale «Servizio civile universale», sono state formulate le seguenti indicazioni:

   appare necessario adottare nuove misure di indirizzo che incrementino i programmi e i progetti volti all'acquisizione e all'accrescimento di competenze nonché allo sviluppo di capacità e abilità connesse a prospettive occupazionali, al fine di sostenere i giovani nell'orientamento e nelle scelte del loro futuro.

  In riferimento all'elemento trasversale della parità di genere, si segnala la necessità di avviare un processo di riforma strutturale delle attuali politiche in materia di parità di genere, ispirato ai principi fondamentali della valorizzazione del merito e della parità di condizioni competitive tra i generi, e di provvedere ad un attento monitoraggio – in via preliminare, nonché a posteriori – degli effetti delle scelte politiche in materia di parità di genere, le quali dovranno essere dettagliatamente indicate nella versione definitiva del PNRR, anche con specifico riferimento alle risorse destinate. In particolare, si segnala l'esigenza di:

   1) programmare progetti e linee di intervento finalizzati alla riduzione della differenza salariale di genere e del tasso di precarietà del lavoro femminile;

   2) assicurare condizioni di parità nell'accesso alla formazione, alla specializzazione e all'acquisizione delle competenze;

   3) garantire un sostegno strutturale all'occupazione e all'imprenditoria femminile, favorendo la costituzione di nuove realtà imprenditoriali e l'ammodernamento strutturale, digitale e tecnologico di quelle esistenti;

   4) assicurare il potenziamento e l'equa ripartizione dei congedi parentali tra uomo e donna, così come degli altri strumenti di conciliazione famiglia-lavoro;

   5) ridurre il peso del lavoro di cura che ricade prevalentemente sulle donne e migliorare e promuovere il lavoro domestico e i servizi di babysitting e cura degli anziani, settori caratterizzati da una elevata quota di lavoro sommerso.

5.2. Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore (M5C2)

  Con riferimento alla componente (M5C2), sono state formulate indicazioni:

   nell'ottica di perequazione sociale e territoriale, si rileva la necessità di destinare adeguate risorse ad interventi di rigenerazione urbana e riqualificazione di aree periferiche o soggette a degrado e/o alla proliferazione di fenomeni criminali, con attenzione alle zone di frontiera, particolarmente interessate dalla gestione e dall'accoglienza dei flussi migratori, garantendo il recupero, la ristrutturazione e il reperimento, specialmente nelle suddette aree, di edifici adeguati da destinare a sedi istituzionali e alloggi dei corpi di Polizia e dei Vigili del Fuoco ed implementando altresì, nell'ottica della mobilità sostenibile, le risorse e i mezzi delle forze dell'ordine;

   rafforzare il settore dell'emittenza e della stampa italiana diffusa all'estero;

   ampliare le politiche di mainstreaming dei diritti delle persone con disabilità, così come delineate dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 13 dicembre 2006, non solo nell'ambito delle politiche e delle attività promosse dall'APS italiano ma anche a livello di reclutamento del personale del MAECI;

   supportare con specifiche misure di carattere fiscale e finanziario iniziative dirette a contrastare la crisi demografica in atto, attraverso un piano organico di sostegno alla natalità e alle famiglie, con particolare attenzione alle famiglie numerose, elevando parallelamente le tutele per entrambi i genitori lavoratori, coerentemente con la proposta di istituzione dell'assegno unico, attualmente all'esame del Parlamento Pag. 122 (A.S. 1892, già approvato dalla Camera);

   considerare e, ove necessario, supportare con specifici impegni finanziari, iniziative dirette a dedicare maggiore attenzione al terzo settore e, più in generale, all'economia sociale così come definita nella Unione europea, anche in considerazione dei suoi riflessi occupazionali, evidenziando il suo ruolo nella produzione di attività di interesse generale; prevedere che la «messa a terra» dei diversi progetti, non solo di quelli afferenti alla coesione sociale, possa avvenire anche con il protagonismo degli enti del terzo settore; prevedere progetti e bandi specifici per consentire la digitalizzazione di tali enti, l'efficientamento e il recupero di edifici, da parte degli enti stessi, nonché il rafforzamento imprenditoriale delle imprese sociali di inserimento lavorativo, specialmente attraverso un fondo per gli investimenti e la capitalizzazione;

   completare l'avviato progetto di riunificazione, potenziamento e semplificazione degli strumenti di welfare familiare, a partire dall'implementazione dell'assegno unico e universale per i figli a carico, al fine di sostenere la genitorialità e la natalità, garantire pari opportunità e favorire la conciliazione tra attività lavorativa e vita privata, con particolare attenzione alle fasce sociali più a rischio di esclusione in ragione della presenza di situazioni di fragilità.

  Con riferimento alla linea progettuale «Servizi socio-assistenziali, disabilità e marginalità», sono state formulate le seguenti indicazioni:

   si modifichi il suddetto progetto nel senso di prevedere, nell'intervento relativo ai servizi sociali dedicati alle persone con disabilità, che «Il piano propone la definizione dei progetti personalizzati, attraverso criteri e modalità di costruzione del Progetto di vita individuale e personalizzato, comprendente l'assistenza personale, anche in forma autogestita e autodeterminata, e il profilo di funzionamento ai fini dell'inclusione scolastica, universitaria e lavorativa, i sostegni, i servizi, le prestazioni e gli accomodamenti ragionevoli in ogni fase della vita e incrementando i percorsi verso l'autonomia anche mediante il sostegno diretto alla ristrutturazione di alloggi, dotandoli di strumenti tecnologicamente avanzati, integrandosi con la legge n. 112 del 2016»;

   si introduca un progetto volto ad attuare la linea di intervento indicata dal secondo programma di azione biennale dell'Osservatorio sulla disabilità in tema di accessibilità, in particolare con riferimento agli spazi costruiti (edifici, viabilità, trasporti e altre strutture interne ed esterne), al fine di assicurare il rispetto della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e dei principi della progettazione universale e la rapida adozione da parte di tutti i Comuni italiani, secondo criteri omogenei su tutto il territorio nazionale, dei Piani di eliminazione delle barriere architettoniche di cui all'articolo 32, comma 21, della legge n. 41 del 1986;

   si ponga particolare attenzione a progettualità che impattino in modo significativo sui percorsi di inclusione delle persone con disabilità, favorendo esperienze di piena cittadinanza, anche attraverso interventi di digitalizzazione volti a favorire la piena partecipazione democratica, nonché assicurando il benessere fisico e psicologico attraverso il rafforzamento delle esperienze di sport inclusivo. A tal fine, è necessario includere all'interno di tale Missione un progetto per l'abbattimento delle barriere architettoniche e l'accessibilità degli impianti sportivi pubblici secondo i principi della progettazione universale, a partire dalle palestre scolastiche di ogni ordine e grado, e interventi che, anche attraverso proposte di fiscalità agevolata, possano incentivare i proprietari di strutture sportive private ad adeguamenti ed ampliamenti (anche prevedendo specifici protocolli con Cassa depositi e prestiti e l'Istituto per il credito sportivo), al fine di accrescere, in entrambi i casi, tutte le opportunità di inclusione sociale e partecipazione attiva alla pratica sportiva delle persone con diversa abilità nonché a promuovere la possibilità delle stesse persone di assistere alle manifestazioni sportive e culturali in condizioni Pag. 123 di parità e non discriminanti. È infine opportuno considerare la creazione di spazi di consulenza e orientamento allo sport inclusivo per le famiglie delle persone con disabilità all'interno del progetto di implementazione delle Case della Comunità previsto nella Missione 6 del PNRR;

   si preveda un maggior investimento sul potenziale delle persone con disabilità come membri attivi della società a vantaggio dello sviluppo sostenibile del Paese, non solo con forme e modalità di sostegno personalizzato ma anche attraverso la promozione di politiche attive del lavoro, che tengano conto dei loro bisogni specifici, garantendo una concreta e reale applicazione della legge n. 68 del 1999, al fine di consentire un accesso più equo al mondo del lavoro delle persone con disabilità, e in particolare delle donne, indipendentemente dalla tipologia di disabilità;

   con riferimento alla parte relativa ai programmi di housing temporaneo, si precisi che alla realizzazione dei programmi partecipano gli enti del Terzo settore, istituzioni e articolazioni della pubblica amministrazione, anche attraverso la rete di protezione sociale;

   sia previsto espressamente il coinvolgimento delle strutture che svolgono funzioni di «agricoltura sociale»;

   siano previste linee di intervento specificamente dedicate al sostegno delle imprenditrici e delle donne che lavorano nel settore agricolo, anche attraverso servizi innovativi che possano favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

  Con riferimento alla linea progettuale «Rigenerazione urbana e housing sociale», sono state formulate le seguenti indicazioni:

   si sottolinea l'esigenza di assicurare interventi di supporto delle persone vulnerabili e delle famiglie in difficoltà, attraverso l'azione di équipe multidisciplinari. Inoltre, si rileva la necessità di prevedere espressamente che tutti gli interventi in tale ambito siano valutati prestando la massima attenzione all'eliminazione delle barriere architettoniche e all'accessibilità, secondo i principi della progettazione universale;

   si valuti inoltre l'esigenza di destinare risorse specifiche, accompagnate da una strategia politica integrata e da un piano d'azione nazionale, al rafforzamento del sistema di cura e di protezione di bambini e ragazzi su tutto il territorio nazionale. Si tratta, in particolare, di supportare iniziative di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale dell'infanzia e dell'adolescenza, nonché iniziative volte alla valorizzazione del potenziale di bambini e ragazzi, e di favorire politiche di inclusività, adottando interventi volti alla riduzione della povertà educativa e al contrasto alla dispersione scolastica, anche rendendo effettivo il tempo pieno su tutto il territorio scolastico, con particolare attenzione ai bisogni specifici dei bambini con disabilità;

   si valuti altresì l'opportunità di implementare, nell'ambito delle politiche a sostegno della famiglia, la rete dei Consultori familiari per rafforzare l'assistenza, anche psicologica, così come prevista nei LEA, la tutela e diritti della donna, la tutela della salute riproduttiva e sessuale, il sostegno della procreazione libera e consapevole nonché l'educazione alla genitorialità responsabile, avendo riguardo anche alle esigenze specifiche delle donne con disabilità; si preveda un sostegno socio-sanitario volto, in particolare, a: diffondere informazioni e conoscenze circa il momento del parto e la prima fase post-partum e a illustrare i servizi pubblici, di privato sociale e di volontariato presenti sul territorio; realizzare interventi di home visiting per i neo-genitori e i neonati fino al terzo anno di vita e poi successivamente, con diversa intensità e gradualità, al fine di sostenere la strutturazione di un clima relazionale positivo e la realizzazione di pratiche di cura educativa adeguate;

   si investa in progetti di cohousing per giovani con occupazioni non stabili, per incentivare l'autonomia economica e abitativa dalla famiglia di origine e per sostenere le coppie con uno o più figli o monogenitoriali a rischio di disagio abitativo, in Pag. 124quanto non possono contrarre un mutuo o pagare interamente un affitto;

   siano inseriti specifici interventi volti alla riqualificazione del «verde urbano», posto che tali investimenti, oltre a sostenere la filiera del florovivaismo, duramente colpita dalla pandemia in corso, consentirebbero di migliorare notevolmente le condizioni ambientali delle città.

  Con riferimento alla linea progettuale «Sport e periferie», sono state formulate le seguenti indicazioni:

   nel condividerne le finalità si osserva tuttavia che i finanziamenti da essa previsti andrebbero programmati a livello centrale, e destinati in modo selettivo, sulla base dei risultati di un censimento e di un monitoraggio costante dell'impiantistica sportiva, di proprietà sia pubblica sia privata; è fondamentale poi stanziare somme più consistenti per lo sport di base e prevedere interventi decisi per il rilancio degli sport invernali, e quindi indirettamente dei territori montanti, che sono stati colpiti in modo estremamente pesante dalle misure governative di contrasto della pandemia; in particolare è indispensabile investire risorse per incentivare lo sport giovanile e scolastico, anche attraverso la costruzione di impianti a servizio delle scuole ma aperti alla comunità territoriale, così da promuovere il più possibile la diffusione della pratica sportiva e motoria e per garantire la disponibilità di impianti sportivi idonei allo sport di vertice, anche attraverso la realizzazione (o la ristrutturazione) di stadi e arene, in modo da riqualificare le aree urbane, incrementare il benessere sociale, i livelli occupazionali, i ricavi di gettito fiscale e potenziare l'immagine internazionale dello sport italiano); nell'ottica, inoltre, di promuovere la pratica sportiva anche come forma di cura e prevenzione sanitarie, è necessario sviluppare una Rete nazionale di «Palestre della salute» caratterizzate da competenze specifiche e al contempo avviare uno screening della popolazione per la valutazione del rischio ancora latente e non sfociato in patologia, in modo da poter impostare azioni concrete per attivare percorsi di benessere esteso.

5.2.1. Riforme relative alla componente Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore (M5C2)

  Con riferimento al quadro delle riforme previste dalla componente M5C2 si rileva l'opportunità di prevedere, nell'ambito delle riforme da realizzare in relazione al progetto «Servizi socio assistenziali, disabilità e marginalità» – mediante la fissazione di criteri a livello nazionale, nel rispetto dell'autonomia degli enti locali, i seguenti interventi: riformare e semplificare il sistema di valutazione della condizione di disabilità, incentrandola sulla persona e sull'interazione con fattori ambientali e sociali; recepire la Direttiva UE 2019/88 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019 (Accessibility Act) sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi; intraprendere un percorso verso il codice unico della disabilità, dando priorità alle cinque linee d'azione individuate dall'Osservatorio per le persone con disabilità; definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali; realizzare una riforma volta a promuovere l'adozione di una misura universale a sostegno delle persone con disabilità non autosufficienti.

5.3. Interventi speciali di coesione territoriale (M5C3)

  Con riferimento alla componente (M5C3), sono state formulate le seguenti indicazioni:

   con riferimento alle linee progettuali «Strategia nazionale per le aree interne» e «Interventi per le aree del terremoto», sono state formulate le seguenti indicazioni:

    si valuti l'opportunità di incrementare le risorse ad esse assegnate: in particolare si promuova l'avvio di un vero e proprio «cantiere Centro Italia» e di politiche di sostegno all'insieme delle aree terremotate, promuovendo un'azione complessiva di rigenerazione e di contrasto allo Pag. 125spopolamento e al declino sociale ed economico in corso, cui connettere un'incisiva iniziativa per rendere città e borghi delle aree del terremoto sicuri, accoglienti, attrezzati, connessi e sostenibili, anche con interventi specifici per una mobilità più efficiente e sostenibile, di recupero e riqualificazione energetica degli edifici, la realizzazione di servizi digitali, lo sviluppo di sistemi fotovoltaici, di un'illuminazione urbana ecocompatibile, di impianti e reti tecnologiche adeguate, di valorizzazione del territorio, in particolare delle risorse forestali e boschive, con un finanziamento aggiuntivo di almeno 1 miliardo di euro;

    anche con riferimento ad ulteriori linee progettuali previste nell'ambito di altre missioni, sia rafforzata la definizione di una nuova ed ambiziosa strategia per le aree urbane – quali luoghi privilegiati in cui si giocherà la sfida della sostenibilità ambientale, economica e sociale – in particolare mediante progetti di trasformazione urbana ad alta sostenibilità ambientale ed energetica volti ad adattare le nostre città alle nuove esigenze sociali, economiche e tecnologiche, con misure di velocizzazione degli iter e delle procedure, di miglioramento delle prestazione energetiche, idriche e di sicurezza sismica degli edifici esistenti, di potenziamento dell'offerta di edilizia residenziale pubblica e di carattere sociale senza consumo di suolo, di contrasto alle condizioni di emarginazione, di degrado sociale, di superamento dei divari tra centro e periferie, anche alla luce degli obiettivi 11 (città e comunità sostenibili) e 13 (azione climatica) dell'Agenda 2030. Andrebbe altresì valutata l'opportunità di istituire una «cabina di regia» a livello centrale che governi le politiche urbane e l'utilizzo delle risorse pubbliche, dichiarando di interesse pubblico gli interventi di rigenerazione urbana e approvando norme volte a superare i molteplici ostacoli che ancora ne impediscono la realizzazione;

    si valuti l'opportunità di prevedere, a favore di una sempre maggiore coesione e perequazione sociale delle aree montane e delle aree interne, un investimento prioritario secondo una efficace «Agenda digitale per la montagna» che porti al completamento della rete nazionale di telecomunicazione in fibra ottica, della digitalizzazione ed innovazione della PA, dello sviluppo delle infrastrutture e servizi per una digitalizzazione inclusiva contro il digital divide, anche in funzione delle positive ricadute in termini di protezione dell'ambiente e mitigazione dei rischi idrogeologici e sismici, nonché di miglioramento dell'efficienza energetica e antisismica degli edifici, al fine di contrastare lo spopolamento delle zone montane e l'abbandono dell'agricoltura, del pascolo e dell'alpeggio, anche nell'ottica di ridurre il rischio di dissesto idrogeologico;

    sia esplicitato il coinvolgimento, nell'attuazione delle varie linee di intervento ivi previste, delle strutture agrituristiche, che potrebbero diventare dei veri e propri hub multiservizi;

    quanto alla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, sia previsto il potenziamento, relativamente ai terreni agricoli, delle modalità di interazione tra l'Agenzia nazionale per i beni confiscati e l'Ismea, presso la quale è istituita, ai sensi dell'articolo 16 della legge 28 luglio 2016, n. 154, la «Banca delle terre agricole».

6. SALUTE

  Con riferimento alla Missione 6, Salute, sono state formulate indicazioni concernenti le due componenti progettuali in cui essa si articola:

   1. Assistenza di prossimità e telemedicina;

   2. Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell'assistenza sanitaria.

6.1. Assistenza di prossimità e telemedicina

  Con riferimento alla componente (M6C1), sono state formulate le seguenti indicazioni:

   In merito alla linea progettuale «Potenziamento assistenza sanitaria e rete territoriale»:

    per favorire la realizzazione delle Case della Comunità, di cui all'omonimo Pag. 126progetto, e in considerazione dell'allocazione delle risorse al Ministero della salute e alle regioni, occorre prevedere i partenariati, gli accordi di programma e gli altri possibili strumenti giuridici e amministrativi con il coinvolgimento degli enti locali e degli enti del Terzo settore, In particolare:

     per quanto concerne il progetto «Casa della Comunità e presa in carico delle persone», si precisi che le regioni, nell'ambito della loro autonomia costituzionalmente garantita in ordine ai progetti di riforma che incidano sull'organizzazione sanitaria nei territori regionali, effettuino una ricognizione delle analoghe strutture esistenti sul territorio e che le Case della Comunità rappresentano l'evoluzione delle Case della salute, laddove presenti. L'investimento in oggetto mira a integrare i servizi di assistenza sanitaria e sociale, per un'assistenza globale alla persona, secondo standard minimi che assicurino l'uniformità del servizio reso sul territorio nazionale. Trattandosi di un progetto innovativo, per il quale è previsto un finanziamento rilevante nel PNRR, è necessario individuare un layout e indicatori utili a verificare se gli obiettivi previsti vengono raggiunti e in quale misura, non solo sotto l'aspetto della sostenibilità economica della struttura ma, soprattutto, dei risultati in termini di miglioramento dello stato di salute della comunità nonché della sua coesione sociale. Tra gli indicatori di risultato, si consideri ad esempio la riduzione degli accessi impropri alle strutture di Pronto soccorso (codici bianchi e verdi);

     con riferimento al progetto «Casa come primo luogo di cura. Assistenza domiciliare (ADI)», si precisi come il rafforzamento dell'ADI debba estrinsecarsi anche attraverso le prestazioni professionali del personale sanitario e socio-sanitario nei confronti dei pazienti, oltre che mediante il potenziamento dei supporti tecnologici e digitali. Si precisi altresì che, nell'ottica del rafforzamento dell'assistenza domiciliare, occorre promuovere il coordinamento e l'unificazione delle prestazioni e dell'erogazione dei presìdi. Inoltre, si rileva come l'ADI fornisca in prevalenza determinate prestazioni medico-infermieristiche per rispondere a singole patologie senza tuttavia prevedere un progetto per il futuro dell'assistenza alle persone non autosufficienti, anziane e non. Al riguardo, si rileva la necessità di una riforma che assuma il paradigma proprio della non autosufficienza, quello del «care multidimensionale», definito sulla base di criteri nazionali e rispettoso dell'autonomia degli enti locali. Si tratta di realizzare una presa in carico personalizzata e globale, che si basi sulla condizione complessiva dell'utente, sui molteplici fattori di fragilità, e che consenta, conseguentemente, di organizzare le risposte adeguate, anche da parte delle strutture residenziali, nei percorsi di presa in carico domiciliare per le persone fragili, tenuto conto dell'evoluzione delle loro esigenze che possono essere mutevoli nel tempo in termini di intensità assistenziale. Occorre integrare gli interventi di natura sanitaria e assistenziale, riconoscendo l'esigenza delle reti informali di supporto e prevedendo sia la presenza di operatori che siano un punto di riferimento certo nel tempo per i soggetti coinvolti sia azioni di affiancamento e sostegno dedicate a caregivers familiari e badanti. Per raggiungere tali obiettivi in maniera omogenea sul territorio nazionale, si rende necessario un intervento che garantisca la disponibilità di personale, in special modo nelle regioni sottoposte a piani di rientro. Inoltre, occorre prevedere progettualità specifiche dedicate al potenziamento dell'ADI per persone con bisogni di salute complessi, quali quelli legati a malattie rare o patologie croniche gravi, che richiedono competenze specialistiche specifiche, e uno stretto coordinamento con la rete dei centri specialistici che hanno in carico tali pazienti;

     occorre ripensare il ruolo dei medici di medicina generale, anche attraverso il loro percorso formativo, insieme a quello dei pediatri di libera scelta, nell'ambito della medicina territoriale, favorendo la medicina di iniziativa e l'offerta di servizi diagnostici in sede o a domicilio, il lavoro in team multidisciplinari – come nei modelli delle UCCP le AFT – con l'apporto di competenze specialistiche, anche con strumenti di teleassistenza;

Pag. 127

     occorre dare piena applicazione alla legge n. 38 del 2010 sulle cure palliative e la terapia del dolore, che devono diventare strumento fondamentale per garantire la dignità della persona e il sollievo dalla sofferenza, con particolare riguardo all'attiva presa in carico dei bambini e degli adolescenti, potenziando a tal fine le cure palliative domiciliari;

     occorre revisionare il sistema di riorganizzazione della rete territoriale nazionale di cui al decreto ministeriale n. 70 del 2015, anche prevedendo l'offerta di prestazioni e posti letto per la riabilitazione, con particolare attenzione al monitoraggio e agli esiti da COVID-19;

     occorre prevedere lo sviluppo della farmacia dei servizi, incentivando la telemedicina soprattutto nelle aree rurali, dove spesso la farmacia rappresenta l'unico presidio sanitario;

     occorre aggiornare il cosiddetto «decreto tariffe» e il Nomenclatore tariffario delle prestazioni sanitarie protesiche;

     nell'ambito del potenziamento della rete di assistenza territoriale, sanitaria e socio-sanitaria, si provveda ad introdurre, in maniera trasversale, lo strumento del budget di salute, al fine di promuovere la centralità e la partecipazione degli utenti e delle loro famiglie attraverso progetti personalizzati di comunità e ridurre sensibilmente soluzioni istituzionalizzanti, con forme di cogestione dei percorsi caratterizzati dalla necessità di interventi sanitari e sociali tra loro integrati;

     occorre potenziare la rete dei servizi ospedalieri e territoriali di salute mentale per adulti, di neuropsichiatria infantile e i servizi per le dipendenze patologiche, per fronteggiare, in particolare, l'aumento delle situazioni più acute, per assicurare in modo trasversale tutte le attività psicologiche individuali e collettive previste dai livelli essenziali di assistenza (LEA), anche in relazione all'emergenza pandemica; favorire l'accessibilità all'assistenza psicoterapica, in particolare per le persone indigenti, mediante l'accreditamento e il convenzionamento di enti o professionisti operanti nell'ambito del supporto psicologico e psicoterapico; prevedere, inoltre, interventi volti a supportare le persone affette da problemi di salute mentale mettendole al centro delle politiche socio-sanitarie, al fine di rimuovere qualsiasi forma di discriminazione, stigmatizzazione ed esclusione nei loro confronti, garantendo l'effettiva tutela della salute mentale quale componente essenziale del diritto alla salute, privilegiando percorsi di cura individuali in una prospettiva di presa in carico della persona nel complesso dei suoi bisogni, e sulla base di un processo partecipato, ponendo particolare attenzione a percorsi dedicati per bambini e adolescenti;

     relativamente al progetto «Sviluppo delle cure intermedie», in considerazione degli ingenti investimenti richiesti per gli Ospedali di comunità, si preveda che la loro realizzazione avvenga prioritariamente attraverso la riconversione o la riqualificazione di progetti e strutture già esistenti, anche valorizzando e coinvolgendo le strutture pubbliche e private convenzionate o convenzionabili con il SSN (ad esempio, le residenze sanitarie assistite). Si preveda altresì che il progetto concernente la realizzazione di tali strutture si basi su standard gestionali e organizzativi uniformi per tutto il territorio nazionale;

     al fine di rafforzare l'assistenza territoriale, occorre riformare il servizio di emergenza territoriale 118, in modo da superare la disomogeneità territoriale concernente le qualifiche professionali e la dotazione organica del personale;

     mantenere alto il livello di preparazione e capacità operativa dell'intero comparto della difesa e della sanità militare, in ragione della necessità di un loro apporto logistico e di intervento sul territorio per la lotta all'epidemia in corso, in piena sinergia con il sistema sanitario nazionale, in particolare nei settori della ricerca e delle capacità produttive;

     coerentemente alla visione «One Health», al fine di tutelare la salute umana e prevenire l'insorgenza di patologie, sia Pag. 128prevista un'ulteriore linea di intervento per la realizzazione di campagne di educazione alimentare e ambientale, valorizzando il modello della Dieta Mediterranea, anche al fine di contrastare l'introduzione di sistemi di etichettatura fuorvianti per i consumatori, come il Nutri-score;

     sia prevista, inoltre, una specifica linea di investimento diretta alla realizzazione di strutture agrosanitarie.

  Con riferimento alla linea progettuale «Salute ambiente e clima. Sanità pubblica ecologica», sono state formulate le seguenti indicazioni:

   si rileva l'esigenza di colmare una lacuna costituita dall'assenza di un riferimento esplicito alla sanità pubblica veterinaria. Il benessere e la salute animale fanno parte dell'approccio One Health. Pertanto, all'interno della riforma che istituisce la rete SNPS (Sistema nazionale di prevenzione Salute ambiente e clima), che deve integrarsi con l'esistente SNPA, è necessario includere anche esperti di sanità animale. Occorre altresì implementare la rete tra la sanità pubblica umana e la sanità pubblica veterinaria, anche con banche dati ministeriali interconnesse, per rafforzare la rete di epidemiosorveglianza;

   rafforzare la rete di sorveglianza per un sistema sanitario nazionale ed europeo più resiliente soprattutto rispetto alle malattie infettive, con il potenziamento dei dipartimenti di prevenzione, e alla problematica legata all'antimicrobico resistenza, dando spazio ai reparti di microbiologia, ospedalieri e non, al fine di introdurre programmi di screening attivo con tecnologie diagnostiche rapide per individuare i batteri multifarmacoresistenti e attuare misure di controllo delle infezioni;

   rafforzare il sistema di prevenzione, anche mediante la realizzazione di campagne di sensibilizzazione in materia di sane abitudini, con un focus specifico sulla prevenzione secondaria e terziaria. Con particolare riferimento alla prevenzione secondaria, rafforzare lo screening neonatale esteso (SNE), per garantire il costante aggiornamento del panel delle patologie soggette a screening, secondo l'evolversi delle scoperte scientifiche, e per assicurare la somministrazione dei test in modo omogeneo e capillare su tutto il territorio nazionale;

   dovrebbe valutarsi l'opportunità di sottolineare la necessità di rafforzare permanentemente la capacità tecnica nel settore ambientale del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale (SNPA) quale strumento abilitante e trasversale alle sfide strategiche della digitalizzazione, della transizione ecologica e del legame tra salute, ambiente e clima con un finanziamento dedicato al raggiungimento dei LEPTA sull'intero territorio nazionale; in particolare, si ritiene prioritario perseguire la piena integrazione del SNPA con il previsto Sistema nazionale di prevenzione salute, ambiente e clima (SNPS) mediante il rafforzamento e la digitalizzazione dei poli di eccellenza e poli regionali, delle strutture territoriali della rete SNPS-SNPA, la riqualificazione di infrastrutture, risorse strumentali e umane delle strutture SNPS-SNPA;

   con riferimento al progetto «Fascicolo sanitario elettronico e raccolta, elaborazione e analisi dei dati a livello centrale», si specifichi che esso dovrebbe trasformarsi in un vero e proprio big data sanitario, che connetta tutti gli attori della filiera e renda disponibili i dati sanitari del paziente agli operatori autorizzati, al fine di consentire l'erogazione di cure integrate. A tale scopo, occorre favorire l'ammodernamento delle tecnologie in dotazione presso le strutture ospedaliere, territoriali e di dimissioni protette, nella logica dell'integrazione ospedale-territorio.

6.2. Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell'assistenza sanitaria

  Con riferimento alla componente (M6C2), sono state formulate le seguenti indicazioni:

   con riferimento alla linea progettuale «Ricerca e trasferimento tecnologico e formazione»:

    si preveda il rafforzamento degli investimenti nella ricerca di base, attraverso Pag. 129 la previsione di bandi specifici per la ricerca in terapie innovative e nel «trasferimento tecnologico», per favorire lo sviluppo di piattaforme produttive innovative (in particolare, per la produzione di farmaci innovativi e terapie avanzate) e per lo sviluppo di farmaci biologici – come le biofabbriche per la creazione di cluster tecnologici agrosanitari – nonché rafforzare gli investimenti per la creazione di piattaforme tecnologiche sullo studio della prevenzione delle pandemie sia virali che batteriche;

    si consideri l'esigenza di prevedere la creazione di un hub nazionale di eccellenza sulla Digital Health;

    si consideri la possibilità di porre in atto le misure per migliorare i tempi attualmente impiegati per l'autorizzazione all'immissione in commercio (AIC) attraverso la dotazione congrua di personale o l'attivazione di una partnership virtuosa tra l'AIFA e le università nonché di operare una semplificazione delle strutture e delle procedure inerenti alle attività dei Comitati etici e delle procedure e della modulistica per la ricerca clinica;

    si rileva l'esigenza di potenziare la ricerca sanitaria, prevedendo risorse per la ricerca indipendente sia sui farmaci che sui dispositivi, sui vaccini e sulle terapie digitali;

    si rileva l'opportunità di creare un'Agenzia nazionale per la ricerca e l'innovazione nelle scienze della vita e lo One Stop Shop, quale sportello unico a cui fare riferimento per ogni tipo di investimento nel settore;

    siano introdotte linee di intervento concernenti la sanità animale, in linea con l'approccio «One Health» e con le più recenti indicazioni programmatorie della Commissione europea in materia di sostenibilità dei processi produttivi, contrasto all'antimicrobico resistenza, miglioramento del benessere animale;

    sia previsto un piano di investimenti diretto al potenziamento dei servizi veterinari sul territorio nazionale;

    sia prevista l'istituzione di un'Agenzia nazionale sulla sanità circolare che veda protagonista anche la ricerca in campo agroalimentare;

    con riferimento al progetto «Sviluppo delle competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali dei professionisti in sanità», si prevedano risorse per i contratti di formazione specialistica dei medici, che portino a un loro incremento, in misura pari a 2000 contratti di formazione strutturali, per un costo di circa 50 milioni di euro il primo anno, 100 milioni il secondo, 150 milioni il terzo anno, 200 milioni il quarto anno e 250 milioni di euro a regime;

    nell'ambito del suddetto progetto, al fine di colmare la carenza di personale sanitario non medico, si preveda l'implementazione dell'offerta di corsi di formazione per la valorizzazione delle competenze degli esercenti le professioni sanitarie.

6.3. Riforme relative alla missione Salute

  Con riferimento alla riforma degli IRCCS, richiamata espressamente nel PNRR, sia specificato che occorre riequilibrarne la distribuzione geografica nel Paese – ad oggi sono per la maggior parte dislocati nelle regioni del Nord – e favorire l'istituzione di un numero maggiore di IRCCS con personalità giuridica di diritto pubblico.
  Si ravvisa, inoltre la necessità, in ambito sanitario, di rafforzare la cooperazione sanitaria e le iniziative di cooperazione sanitaria tenendo conto delle politiche di vicinato.

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ALLEGATO 2

Proposta di Piano Nazionale di ripresa e resilienza. Doc. XXVII, n. 18.

SCHEMA ALTERNATIVO DI RELAZIONE

  Come ben sappiamo il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Doc. XXVII, n. 18) rappresenta probabilmente l'ultima opportunità per l'Italia di investire in un futuro migliore, soprattutto per le nuove generazioni.
  Il gruppo di Fratelli d'Italia, esaminata la proposta di Piano, che si articola su tre assi strategici relativi, rispettivamente, alla digitalizzazione e all'innovazione, alla transizione ecologica e all'inclusione sociale, desidera preliminarmente stigmatizzare la completa esautorazione del Parlamento rispetto all'approvazione del documento finale del Piano, nonché dai successivi monitoraggi sui suoi stati di attuazione prescritti dalla stessa Unione europea. È imprescindibile il coinvolgimento del Parlamento nell'elaborazione delle riforme che saranno poste in essere per raggiungere gli obiettivi enunciati dall'Unione; coinvolgimento, peraltro, che non può essere limitato all'individuazione di principi e criteri direttivi all'interno di delegazione legislativa ma che deve trovare compiuta attuazione nell'elaborazione di disegni di legge ordinari che non contengano norme di delega.
  Nella proposta di Piano attualmente all'esame del Parlamento non si rinviene alcuna traccia dell'attuazione dell'impegno relativo alla città di Roma contenuto nella Relazione della V Commissione sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, approvata nello scorso mese di ottobre, che tra le indicazioni specifiche sottolineava «l'urgenza di assicurare a “Roma Capitale”, insieme al riassetto della Città metropolitana, l'individuazione di un percorso volto a definire uno specifico statuto normativo, assegnando ad essa risorse adeguate, che le consentano di far fronte alle esigenze di investimento che derivano dalla sua specificità e peculiarità, garantendole altresì una maggiore autonomia nella gestione del proprio territorio, in considerazione del suo ruolo e anche in vista del prossimo Giubileo».
  Si intende, poi, stigmatizzare la dotazione finanziaria del tutto insufficiente destinata al turismo, al quale sono stati destinati appena 2,4 miliardi, per un settore economico che da solo, prima dell'emergenza epidemiologica, generava il 13 per cento del prodotto interno lordo nazionale, denotando, di fatto, una mancata visione strategica del ruolo del turismo nella ripresa economica dell'Italia, e sul reale impatto che le attività produttive inerenti il settore turistico e ricettivo possono offrire in termini di ricchezza e prestigio; nonché una mancata conoscenza dello stato in cui attualmente versa il turismo stesso: il turismo dovrebbe avere un peso specifico molto più alto all'interno del Piano, sia nella componente investimenti che nelle riforme, a partire dalla riduzione dei costi fiscali, salariali, energetici e burocratici che gravano sulle imprese del settore turistico e ricettivo, fondamentale per accompagnare la ripresa. Mancano, altresì, specifici interventi a sostegno dello spettacolo dal vivo, a partire da una riforma del sistema di finanziamento pubblico, come già richiesto dalla Commissione europea; nonché l'istituzione di un fondo temporaneo, per gli anni 2021 e 2022, finalizzato al sostegno di progetti culturali delle imprese di produzione e alla diffusione e promozione dei derivanti spettacoli, nei teatri privati che non risultino destinatari dei contributi a valere sul FUS.
  Per quanto attiene il settore della giustizia, in più circostanze abbiamo ribadito la necessità di interventi specifici su: a) edilizia penitenziaria, con un adeguato stanziamento economico per ripianare gli organici di polizia penitenziaria e per completare Pag. 135 i lavori di adeguamento degli impianti tecnologici di sicurezza, dall'implementazione della videosorveglianza, all'installazione di jammers per schermare i telefoni cellulari, ad adeguati interventi sugli impianti di illuminazione interna ed esterna degli istituti penitenziari, fino alla valutazione dell'impiego di droni di videosorveglianza; b) meccanismi di trasferimento dei detenuti al fine dell'esecuzione penale nello Stato di provenienza, anche in mancanza del consenso dell'interessato; c) riforma della magistratura onoraria, che con le sue 4.888 unità in servizio, lungi da svolgere funzioni ausiliarie e marginali, ha garantito per decenni il funzionamento della macchina giudiziaria. Il mancato impiego di risorse per una riforma che vada nella direzione indicata, sia pure per esclusione, dalla Corte Costituzionale entro il prossimo mese di agosto, rischia di causare una implosione degli uffici giudiziari e la vanificazione degli sforzi che saranno profusi con l'utilizzo delle risorse delle Missioni 1 e 2 nel settore giustizia.
  Fratelli d'Italia chiede, inoltre, una riforma della giustizia tributaria con l'introduzione di sezioni specializzate e giudici professionisti, nell'ottica di un riequilibrio dei rapporti tra Fisco e contribuente e, in generale, una complessiva semplificazione e razionalizzazione della fisionomia normativa dell'attuale sistema, con l'obiettivo di pervenire a un unico Codice tributario.
  Del tutto insufficienti appaiono, altresì, le misure per il sostegno dell'agricoltura, eccellenza nazionale e asse fondamentale per la ripresa economica, già danneggiata dai tagli ai fondi della Politica agricola comune, settore al quale è indispensabile destinare maggiori risorse da investire anche nei processi di digitalizzazione ed innovazione. Per quanto attiene alla tutela del made in Italy in ambito agroalimentare, si sollecita l'adozione di iniziative a tutela delle nostre produzioni nazionali dalla concorrenza sleale, con particolare riferimento al fenomeno dell'italian sounding, nonché si chiede di estendere i poteri speciali di controllo del Governo (cd. Golden power) anche al settore agroalimentare, in particolar modo alle attività di produzione a marchio di tutela.
  Il settore agricolo richiede piani di investimento (per almeno 1 miliardo di euro): per il rinnovo del parco macchine e degli equipaggiamenti per le operazioni di prima e seconda trasformazione del legno; per interventi di promozione e tutela delle produzioni tipiche del territorio nelle mense scolastiche al fine di promuovere un'alimentazione a chilometro zero; per investimenti nel rinnovo del parco macchine delle strutture di macellazione per ridurre i consumi derivanti dalla produzione della carne; nonché per la creazione di certificazioni di alto valore ambientale delle produzioni agroalimentari, che certifichino il basso impatto in termini di consumi ed inquinamento da parte dei produttori; per iniziative di investimento nella forma di contributi a fondo perduto e credito d'imposta per sostenere la nascita di produzioni biologiche nel rispetto della sostenibilità economica delle imprese.
  Di fondamentale impatto per la crescita dell'Italia nei prossimi anni la missione traversale Sud, per la quale occorre superare il criterio previsto del 34 per cento quale quota da destinare alle misure previste per il mezzogiorno d'Italia elevandola almeno al 50 per cento. In particolare, il nostro Mezzogiorno richiede un potenziamento e ammodernamento delle strutture portuali, ma anche la realizzazione di nuovi porti turistici, qualora già progettati; la manutenzione, ma anche l'ammodernamento stradale e la realizzazione di nuove reti viarie; un sistema portuale ed aeroportuale efficiente, anche in termini di collegamento delle isole con la terraferma, e una rete ferroviaria AV/AC (alta velocità – alta capacità) moderna. In tale contesto, non occorre certamente ricordare l'importanza, tra i progetti da sbloccare, della realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, che comporterebbe importanti ricadute occupazionali, economiche, lavorative in tutto il Sud Europa grazie all'indotto ed alla sua conseguente attrattività turistica determinando una vera e propria rivoluzione green, in linea con gli obiettivi internazionali di riduzione delle emissioni inquinanti Pag. 136 tramite i trasporti veloci ferroviari.
  È arrivato, inoltre, il momento di un immediato avvio delle zone economiche speciali, ad oggi attivate solo per Campania e Calabria, oltre all'istituzione di zone franche montane a regime burocratico e fiscale agevolato per favorire il ripopolamento delle Alte Terre e la presenza di attività produttive nei territori montani.
  Entrando nel merito delle singole Missioni del PNRR, con riferimento alla Missione 1, componente 1, Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA (M1C1), si chiede, in primis, che l'Italia realizzi i processi di digitalizzazione senza che ne derivino costi sociali, in termini di sostenibilità sociale del cambiamento tecnologico.
  Appare prioritario il completamento della digitalizzazione delle procedure di gara per l'affidamento di contratti pubblici, in previsione della futura attuazione del Regolamento UE 1780/2019, che impone entro il mese di ottobre del 2023 la digitalizzazione delle procedure di gara, valutando l'opportunità di: istituire una cabina di regia a livello centrale che governi le politiche urbane e l'utilizzo delle risorse pubbliche, dichiarando di interesse pubblico gli interventi di rigenerazione urbana e approvando norme volte a superare i molteplici ostacoli che ancora ne impediscono la realizzazione; incrementare la dotazione finanziaria specifica per agevolare il lavoro delle forze dell'ordine attraverso l'adeguamento delle risorse di personale e delle dotazioni strumentali e tecnologiche; sostenere l'adozione della banda larga, anche nelle zone periferiche e montane, garantendo l'accesso anche ai soggetti meno abbienti; digitalizzare e dematerializzare i servizi consolari all'estero, affinché i cittadini italiani possano beneficiare di un'amministrazione più snella e telematica, che sia vicina alle proprie esigenze di vita quotidiana.
  In ambito scolastico, appare fondamentale favorire: l'ammodernamento degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, digitalizzando la rete scolastica per colmare il digital divide; l'istituzione dell'insegnamento di alfabetizzazione digitale e conoscenza dei rischi del web; il cambiamento di alcune caratteristiche strutturali del sistema universitario italiano, al fine di aumentare il numero di laureati che si inseriscono nel mondo del lavoro, l'offerta formativa interdisciplinare e la competitività internazionale della ricerca italiana, riallineando la formazione con le necessità del mercato del lavoro; l'introduzione del libro digitale.
  Si chiede, altresì, l'istituzione della Commissione parlamentare per l'innovazione, con il compito di affrontare in maniera organica le tematiche relative alla promozione delle politiche nazionali, dell'Unione europea e internazionali concernenti l'uso di nuove tecnologie e, in particolare, di quelle dell'informazione e della comunicazione, necessarie a realizzare la modernizzazione del Paese, con riferimento, fra l'altro, all'economia, alle infrastrutture immateriali, alla pubblica amministrazione e all'inclusione digitale, nonché con compiti di indirizzo e di controllo sull'attuazione delle politiche stesse.
  Si chiedono interventi specifici nel settore dell'editoria: dalla riduzione dei costi di produzione e distribuzione; a interventi per favorire l'innovazione e il ricambio generazionale; dal sostegno alla rete di distribuzione al sostegno alla domanda con la previsione di un bonus annuale in favore dei cittadini over 65 e under 25 per la sottoscrizione di abbonamenti a quotidiani e periodici; dal sostegno alla transizione al digitale a specifici interventi a sostegno delle edicole nel processo di digitalizzazione e di adeguamento tecnologico.
  Tra le linee di intervento previste nella Missione 2, non si fa nessun accenno alla transizione ecologica del settore della moda, ad oggi il secondo settore più inquinante al mondo dopo quello petrolifero, al fine di consentire all'artigianato made in Italy, ineguagliabile e riconosciuto a livello mondiale, di confrontarsi con una realtà in rapida trasformazione: i produttori ed i marchi made in Italy (fino a dicembre 2019 occupava il secondo posto del PIL nazionale) che non si rinnoveranno con produzioni sostenibili e una transizione verso l'economia circolare, saranno senza dubbio danneggiati nel breve/medio termine. Pag. 137
  In materia di economia circolare e valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti, l'Italia deve attuare un «Piano nazionale di vuoto a rendere», in termini di recupero e valorizzazione dei rifiuti.
  In materia di efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, appare di fondamentale importanza la decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento e la valorizzazione del territorio attraverso una puntuale riqualificazione non solo urbana, ma anche delle aree periferiche o soggette a degrado, prevedendo adeguati finanziamenti per la realizzazione di una rete di videosorveglianza urbana, a tutela della sicurezza dei cittadini.
  Altri aspetti di rilievo, nell'ambito dell'importante tema del rischio idrogeologico, riguardano la tutela delle coste e degli arenili e la mappatura e il telerilevamento della superficie forestale nazionale mediante rilevatori ad alta intensità tecnologica (LiDAR), per recuperare il controllo delle aree più degradate e pianificare gli interventi di messa in sicurezza del territorio; una vasta attività di rimboschimento nazionale per ridurre l'impatto della CO2 e delle emissioni; il rinnovamento del patrimonio forestale e lo sviluppo di una rete di imprese per la realizzazione di immobili in legno, con basso impatto ambientale.
  Da ultimo, ma non per ordine di importanza, Fratelli d'Italia chiede di intervenire per una sostenibilità ambientale del trasporto pubblico su gomma e del trasporto pubblico non di linea (taxi, NCC).
  Con specifico riferimento alla Missione 4, è importante potenziare le competenze di base nella scuola secondaria di I e II grado, con interventi capaci di ridurre il tasso di abbandono scolastico e favorire l'inclusione delle fasce più emarginate, con l'introduzione della figura dello psicologo scolastico e la valorizzazione della medicina scolastica; così come la revisione straordinaria delle tasse universitarie e facilitazioni per gli studenti meritevoli per arginare gli abbandoni e il calo delle immatricolazioni anche all'università.
  Da sempre, chiediamo di integrare il Piano asili nido specificando l'obiettivo di raggiungere il 60 per cento di posti nido entro il 2030.
  Fondamentale anche la stabilizzazione di tutti i docenti, prioritariamente quelli con 36 mesi di servizio, prevedendo procedure periodiche snelle; il potenziamento del sistema di formazione in servizio e la reintroduzione della figura del ricercatore a tempo indeterminato per rendere più attrattivo l'ingresso dei giovani nel mondo accademico.
  Riguardo alla Missione 5, con particolare riferimento alle politiche per il lavoro si chiede la reintroduzione dello strumento del voucher in agricoltura e politiche di rilocalizzazione nei settori produttivi di interesse nazionale, soprattutto quelli legati alla produzione di materiali per affrontare la crisi pandemica, al fine di aumentare l'occupazione nazionale e favorire l'autosufficienza produttiva.
  Di fondamentale importanza è la promozione dell'uguaglianza di genere con riferimento alla presenza numerica di lavoratrici donne, anche con disabilità, retribuzione e progressione di carriera. Nel più ampio contesto delle politiche attive a sostegno della famiglia, Fratelli d'Italia chiede di implementare l'assegno unico e universale per i figli a carico, al fine di sostenere la genitorialità e la natalità, favorire la conciliazione tra attività lavorativa e vita privata, con particolare attenzione alle fasce sociali più a rischio di esclusione in ragione della presenza di situazioni di fragilità; supportare con specifici impegni finanziari iniziative dirette a contrastare la crisi demografica, introducendo nel sistema fiscale il concetto di «quoziente familiare» ed elevando parallelamente le tutele per entrambi i genitori lavoratori.
  Nell'ambito delle riforme da realizzare in relazione al progetto «Servizi socio assistenziali, disabilità e marginalità», prioritari appaiono: gli interventi di riforma e semplificazione del sistema di valutazione della condizione di disabilità, incentrandola sulla persona e sull'interazione con fattori ambientali e sociali; la definizione di progetti di vita personalizzati, comprendente l'assistenza personale anche in forma autogestita e autodeterminata, incrementando Pag. 138 i percorsi verso l'autonomia anche lavorativa; progetti di intervento sulla disabilità in tema di accessibilità, in particolare con riferimento agli spazi costruiti (edifici, viabilità, trasporti e altre strutture interne ed esterne), secondo i principi della progettazione universale e la rapida adozione da parte di tutti i comuni italiani dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche di cui all'articolo 32, comma 21, della legge n. 41 del 1986; il supporto di esperienze di piena cittadinanza delle persone con disabilità, attraverso interventi di digitalizzazione volti a favorire la piena partecipazione democratica, nonché assicurando il benessere fisico e psicologico attraverso il rafforzamento delle esperienze di sport inclusivo.
  Infine, con riferimento alla Missione 6, appare fondamentale integrare i servizi di assistenza sanitaria, psicologica e sociale, per un'assistenza globale alla persona, riportando le Case della Comunità a determinati standard minimi uniformi sull'intero territorio nazionale.
  Chiediamo di:

   ripensare il percorso formativo dei medici di medicina generale e il loro ruolo, insieme ai pediatri di libera scelta all'interno della medicina territoriale favorendo la medicina di iniziativa e l'offerta di servizi diagnostici in sede o a domicilio;

   potenziare le cure palliative domiciliari;

   revisionare il sistema di riorganizzazione della rete territoriale nazionale di cui al decreto ministeriale n. 70 del 2015, anche prevedendo l'offerta di prestazioni e posti letto per la riabilitazione, con particolare attenzione al monitoraggio e agli esiti da COVID-19;

   incentivare la telemedicina soprattutto nelle aree rurali;

   introdurre lo strumento del budget di salute, inteso come individuazione e destinazione di fondi idonei a rispondere al progetto redatto.

  Per Fratelli d'Italia è importante rafforzare gli investimenti nella ricerca sanitaria e di base, creare di un hub nazionale di eccellenza sulla Digital Health; investire nel capitale umano attraverso lo sviluppo e il riconoscimento delle competenze dei professionisti sanitari e, in particolare, creare un'Agenzia nazionale per la ricerca e l'innovazione nelle scienze della vita e lo One Stop Shop, quale sportello unico a cui fare riferimento per ogni tipo di investimento nel settore.
  Per concludere, l'emergenza pandemica ci ha, purtroppo, imposto di riformare il servizio di emergenza territoriale 118, in modo da superare la disomogeneità territoriale concernente le qualifiche professionali e la dotazione organica del personale e potenziare i servizi di salute mentale per adulti, di neuropsichiatria infantile e i servizi per le dipendenze patologiche, per fronteggiare, in particolare, l'aumento delle situazioni più acute, garantendo l'accessibilità all'assistenza psicoterapica anche alle persone indigenti, mediante l'accreditamento e il convenzionamento di enti o professionisti privati operanti nell'ambito del supporto psicologico e psicoterapico.
  In maniera più puntuale con riferimento alle singole parti del Piano nazionale di ripresa e resilienza si evidenzia, inoltre, quanto segue.

  Alla Missione 1, componente 1, Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA (M1C1), si chiede:

   a) di assicurare priorità al completamento della digitalizzazione delle procedure di gara per l'affidamento di contratti pubblici, in previsione della futura attuazione del Regolamento UE 1780/2019, che impone entro il mese di ottobre del 2023 la digitalizzazione delle procedure di gara (obbligatorietà dell'uso dei formulari elettronici nella rilevazione e gestione dei contratti pubblici per tutta l'UE), in particolare implementando la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici (BDNCP) operante presso l'ANAC, al fine di affermare il principio di «once only» e realizzare una concreta riduzione degli oneri in capo a operatori economici e stazioni appaltanti; per il raggiungimento del predetto obiettivo appare fondamentale perseguire una strategia Pag. 139di ampio respiro volta a migliorare la competenza delle stazioni appaltanti, in linea con quanto disposto dall'articolo 38 del codice dei contratti pubblici, che per altro non ha trovato allo stato concreta attuazione; andrebbe altresì valutata l'opportunità di istituire una cabina di regia a livello centrale che governi le politiche urbane e l'utilizzo delle risorse pubbliche, dichiarando di interesse pubblico gli interventi di rigenerazione urbana e approvando norme volte a superare i molteplici ostacoli che ancora ne impediscono la realizzazione;

   b) di potenziare il comparto della pubblica sicurezza prevedendo un incremento della dotazione finanziaria specifico per agevolare il lavoro delle forze dell'ordine attraverso l'adeguamento delle risorse di personale e delle dotazioni strumentali e tecnologiche;

   c) di sostenere l'adozione della banda larga, anche nelle zone periferiche, e garantire l'accesso anche ai soggetti meno abbienti tramite specifici incentivi;

   d) di favorire l'ammodernamento degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, digitalizzando la rete scolastica per colmare il digital divide;

   e) di specificare che i processi di digitalizzazione dovranno essere attuati senza che ne derivino costi sociali;

   f) lo stanziamento di risorse specifiche per la realizzazione di reti veloci ed ultraveloci nelle aree montane relative ai piccoli comuni, a fallimento di mercato o dove gli operatori privati non abbiano ancora avviato la costruzione di infrastrutture di rete, dando attuazione alla legge n. 158 del 2017 a contrasto del divario digitale;

   g) investimenti per la digitalizzazione ed innovazione nelle attività agricole, con particolare riguardo per le aree montane e rurali;

   h) investimenti integrati coi comuni montani per prevedere il recupero del patrimonio edilizio promuovendo la creazione di spazi di co-working ed alberghi diffusi secondo la metodologia delle Comunità verdi (cd. Green Communities) e dei Villaggi intelligenti (cd. Smart villages).

  Si evidenza, inoltre, la necessità di:

   1) una riforma della giustizia tributaria con l'introduzione di sezioni specializzate e giudici professionisti, nell'ottica di un riequilibrio dei rapporti tra fisco e contribuente;

   2) una revisione di alcune disposizioni che creano un eccessivo sbilanciamento a favore dell'Amministrazione finanziaria nell'ambito del procedimento tributario, quali l'immediata esecutività degli accertamenti o la competenza dell'Agenzia delle entrate sulle istanze di reclamo-mediazione presentate dai contribuenti;

   3) una complessiva semplificazione e razionalizzazione della fisionomia normativa dell'attuale sistema, con l'obiettivo di pervenire a un unico Codice tributario;

   4) una riorganizzazione complessiva della struttura amministrativa nazionale delle politiche dell'innovazione, garantendo una struttura amministrativa autonoma e una dotazione finanziaria al Ministero per l'innovazione e la transizione digitale, anche attribuendo competenze già in capo ad altri Dicasteri;

   5) la riforma dei processi parlamentari in materia di politiche innovative, garantendo l'istituzione della Commissione parlamentare per l'innovazione, con il compito di affrontare in maniera organica le tematiche relative alla promozione delle politiche nazionali, dell'Unione europea e internazionali concernenti l'uso di nuove tecnologie e, in particolare, di quelle dell'informazione e della comunicazione, necessarie a realizzare la modernizzazione del Paese, con riferimento, fra l'altro, all'economia, alle infrastrutture immateriali, alla pubblica amministrazione e all'inclusione digitale, nonché con compiti di indirizzo e di controllo sull'attuazione delle politiche stesse;

   6) la sburocratizzazione dei processi autorizzativi per l'infrastrutturazione delle reti di telecomunicazione;

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   7) l'istituzione dell'insegnamento, nelle scuole di ogni ordine e grado, di alfabetizzazione digitale e conoscenza dei rischi del web;

   8) l'introduzione di dirigenti esperti di digitalizzazione nei contesti della pubblica amministrazione e formazione dei dipendenti sia di base che di medio livello;

   9) il cambiamento di alcune caratteristiche strutturali del sistema universitario italiano, al fine di aumentare il numero di laureati che si inseriscono nel mondo del lavoro, l'offerta formativa interdisciplinare e la competitività internazionale della ricerca italiana, riallineando la formazione con le necessità del mercato del lavoro;

   10) l'introduzione del libro digitale.

  Si chiede infine di digitalizzare e dematerializzare i servizi consolari all'estero, affinché i cittadini italiani possano beneficiare di un'amministrazione più snella e telematica, che sia vicina alle proprie esigenze di vita quotidiana; potenziare la rete e i servizi consolari all'estero, prevedendo idonee modifiche legislative per consentire agli stranieri che intendano proporre domanda di asilo o di protezione internazionale di rivolgersi direttamente alla rete consolare italiana per proporre tali domande in tutta sicurezza, affinché nessuno più sia costretto a rivolgersi ai trafficanti di esseri umani al fine di varcare illegalmente il confine italiano.

  Alla Missione 1, componente 2, Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo (M1C2), si valuti l'inserimento dei seguenti interventi relativi al settore dell'editoria nazionale:

   a) riduzione dei costi di produzione e distribuzione;

   b) interventi per favorire l'innovazione e il ricambio generazionale;

   c) sostegno alla rete di distribuzione;

   d) sostegno alla domanda con un bonus annuale in favore dei cittadini over 65 e under 25 per la sottoscrizione di abbonamenti a quotidiani e periodici;

   e) sostegno alla transizione al digitale, sostenendo i processi di trasformazione digitale con contributi sulle spese per la digitalizzazione, per la multimedialità, per la gestione delle piattaforme, per la formazione digitale, per il miglioramento dell'efficienza aziendale, nonché con interventi a favore della consegna a domicilio delle pubblicazioni, con un piano sinergico fra editori, distributori, operatori postali e edicolanti per la creazione di una rete logistica efficiente ed economicamente sostenibile;

   f) informatizzazione delle edicole, con una «rete digitale» tra editori, distributori e punti vendita per l'offerta di servizi aggiuntivi al mercato e per l'implementazione dei servizi delle pubbliche amministrazioni;

   g) investimenti nello sviluppo di sistemi e software di raccolta, elaborazione e analisi dati finalizzati alla personalizzazione dell'offerta editoriale disponibile all'utente tramite Internet su dispositivi connessi (investimenti su sistemi di raccomandazione di contenuti);

   h) investimenti finalizzati alla realizzazione di sistemi analitici avanzati per la ottimizzazione della pianificazione editoriale e l'analisi delle performance editoriali delle offerte digitali;

   i) investimenti finalizzati alla realizzazione di sistemi analitici avanzati per l'offerta di pubblicità profilata e personalizzata su tutti i dispositivi connessi;

   j) investimenti finalizzati a coprire i costi di catalogazione (taggatura) di tutti i contenuti disponibili negli archivi delle aziende radio televisive per consentirne l'efficace ricerca, ri-editing e adattamento per i nuovi servizi digitali offerti sulle nuove reti IP fisse e mobili;

   k) investimenti di adeguamento alle policy di tutela della privacy (GDPR e futura e-privacy) come da piani operativi e analisi di impatto stilati e costantemente aggiornati;

   l) investimenti per coprire i costi di connettività e trasporto contenuti audiovisivi su rete IP, finalizzati alla erogazione Pag. 141tramite rete IP fissa e mobile di contenuti audiovisivi e di trasmissione e ricezione dati;

   m) interventi a sostegno delle edicole nel processo di digitalizzazione e di adeguamento tecnologico finalizzato al miglioramento dell'efficienza e dell'organizzazione aziendale in termini di infrastrutturazione (accesso alla banda larga, acquisto apparecchiature tecnologiche hardware, lettore POS, registratore corrispettivi elettronico, lettore ottico, software gestionali, Cyber Security, display interattivi o display per la pubblicità editoriale o commerciale o per veicolare informazioni di pubblica utilità, Lockers, distributori automatici, impianti di videosorveglianza interni ed esterni ecc.) assicurando le condizioni tecniche e strutturali per avviare il processo di digitalizzazione;

   n) interventi a sostegno delle edicole, anche istituendo un «voucher digitalizzazione» ovvero l'istituzione e/o il ripristino del credito di imposta in favore degli edicolanti per sostenere i costi per l'adeguamento tecnologico.

  È necessario evidenziare, altresì, il ruolo strategico delle industrie culturali e di individuare le linee più promettenti di sviluppo nella gestione dati, inclusi quelli sui diritti d'autore, in linea con l'iniziativa europea sulla Copyright Infrastructure e con la EU Data Strategy.

  Alla missione 1, componente 3, Turismo e cultura 4.0 (M1C3), si valuti:

   a) un deciso aumento delle risorse da destinare al settore del turismo;

   b) l'adozione di misure per la riduzione dei costi fiscali, salariali, energetici e burocratici che gravano sulle imprese del settore turistico e ricettivo;

   c) il riconoscimento al turismo della sua trasversale funzione di promozione del made in Italy;

   d) ampliamento degli interventi relativi alle innovazioni mirate ad accrescere la competitività delle imprese culturali sui mercati internazionali;

   e) interventi volti a incentivare la domanda di cultura, tramite specifiche politiche come la detrazione ai fini fiscali dei consumi culturali individuali;

   f) interventi a sostegno dello spettacolo dal vivo;

   g) la riforma del sistema di finanziamento pubblico dello spettacolo dal vivo, come già richiesto dalla Commissione europea;

   e) l'istituzione di un fondo temporaneo, per gli anni 2021 e 2022, finalizzato al sostegno di progetti culturali delle imprese di produzione e alla diffusione e promozione dei derivanti spettacoli, nei teatri privati che non risultino destinatari dei contributi a valere sul FUS. La proposta intenderebbe prevedere un ruolo attivo da parte dello Stato, nel rispetto della normativa emergenziale inerente gli aiuti di stato, in qualità di propulsore del teatro italiano, supportando direttamente le compagnie nella distribuzione e diffusione culturale e, allo stesso tempo, i teatri privati nella messa in scena di spettacoli e relative repliche;

   i) l'istituzione di un Fondo finalizzato alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale, anche in favore delle dimore storiche;

   l) l'introduzione di incentivi fiscali introdotti dall'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (decreto Rilancio), in materia di efficienza energetica, sisma bonus, fotovoltaico e colonnine di ricarica di veicoli elettrici, anche agli immobili soggetti a vincolo storico architettonico ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004 appartenenti alle categorie catastali A/1, A/8 nonché alle unità immobiliari non aperte al pubblico appartenenti alla categoria catastale A/9.

  Alla Missione 2, componente 1, Agricoltura sostenibile ed economia circolare (M2C1), in materia di economia circolare e valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti, si chiede:

   di inserire un progetto in materia di «Piano nazionale di vuoto a rendere», in Pag. 142termini di recupero e valorizzazione dei rifiuti;

   nell'ambito della prima linea d'azione «Agricoltura sostenibile», di prevedere una riforma della ricomposizione fondiaria finalizzata al miglioramento delle superfici agricole ed alla ricomposizione delle particelle catastali, con particolare riguardo per le aree montane e rurali.

  La medesima linea d'azione, che opera dai contratti di filiera alla logistica, necessita inoltre di recepire i seguenti elementi:

   a) introduzione dei seguenti piani di investimento (per almeno 1 miliardo di euro):

   b) rinnovo del parco macchine e degli equipaggiamenti necessari per le operazioni di prima e seconda trasformazione del legno;

   c) sviluppo di una rete di «segherie a valle» in ciascuna regione alpina ed appenninica, per la gestione, smaltimento e prima lavorazione dei prodotti;

   d) creazione di piattaforme logistiche, idealmente nei fondovalle, in forma singola o associata, nelle aree rurali e montane, per lo stoccaggio, essiccazione e prima lavorazione del legno in interconnessione con le varie componenti della filiera;

   e) realizzazione di impianti di produzione di pellet realizzati da industrie di prima lavorazione del legno, in forma singola o associata;

   f) interventi di promozione e tutela delle produzioni tipiche del territorio nelle mense scolastiche per promuovere un'alimentazione a chilometro zero;

   g) investimenti nel rinnovo del parco macchine delle strutture di macellazione per ridurre i consumi derivanti dalla produzione della carne;

   h) creazione di certificazioni di alto valore ambientale delle produzioni agroalimentari, che certifichino il basso impatto in termini di consumi ed inquinamento da parte dei produttori. In seconda battuta è altresì necessario accompagnare l'introduzione di queste certificazioni, con l'introduzione di una combinazione tra credito d'imposta al 40 per cento e contributi a fondo perduto per sostenere i costi affrontati dalle aziende agroalimentari nel processo di transizione verso questo tipo di produzione;

   i) iniziative di investimento nella forma di contributi a fondo perduto e credito d'imposta per sostenere la nascita di produzioni biologiche nel rispetto della sostenibilità economica delle imprese.

  Alla Missione 2, componente 2, Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile (M2C3), si ravvisa la necessità di stanziare investimenti per almeno un miliardo di euro destinati:

   a) alla realizzazione di comunità energetiche nelle aree montane e rurali, con attenzione alla costruzione o riconversione di impianti energetici esistenti in impianti idroelettrici a «pompaggio»;

   b) alla realizzazione di una rete di impianti termici alimentati a biomasse forestali, scarto delle lavorazioni nelle piattaforme.

  Alla Missione 2, componente 3, Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici (M2C3), si chiede:

   a) di inserire la decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento;

   b) la valorizzazione del territorio attraverso una puntuale riqualificazione non solo urbana, ma anche delle aree periferiche o soggette a degrado, prevedendo adeguati finanziamenti per la realizzazione di una rete di videosorveglianza urbana, a tutela della sicurezza dei cittadini.

  Alla Missione 2, componente 4, Tutela del Territorio e della risorsa idrica (M2C4), si chiede:

   a) di specificare in termini di prevenzione sismica e tutela delle coste e degli arenili;

   b) di ripristinare lo stanziamento di spesa all'interno del PNRR di un miliardo Pag. 143di euro, e non solo un riferimento al FEASR, a tal fine prevedendo:

    un'intensa attività di mappatura e telerilevamento della superficie forestale nazionale mediante rilevatori ad alta intensità tecnologica (LiDAR), per recuperare il controllo delle aree più degradate e pianificare gli interventi di messa in sicurezza del territorio (vd. Rischio idrogeologico, prevenzione degli incendi);

    una vasta attività di rimboschimento nazionale, almeno 50 milioni di alberi nell'arco dei prossimi 5 anni per ridurre l'impatto della CO2 e delle emissioni;

    attività di rinnovamento del patrimonio forestale, mediante sostituzione delle piante più degradate;

    lo sviluppo di una rete di imprese per la realizzazione di immobili green in legno, con basso impatto ambientale e contenuti costi di produzione e realizzazione;

    la certificazione delle superfici forestali, grazie a efficaci piani di gestione forestali coordinati dai comuni montani, le comunità montane e dalle unioni montane di comuni, attraverso gli standard PEFC e FSC;

    la creazione e il potenziamento delle reti di imprese forestali, anche attraverso la creazione di un sistema di imprese di seconda trasformazione, volto ad aumentare l'associazionismo forestale;

    la creazione di un modello di gestione integrata delle aree agro-forestali incentrato sul ruolo dei comuni montani.

  Alla Missione 3, si chiede che tra le linee di intervento previste siano indicate altresì:

   a) il potenziamento e l'ammodernamento delle strutture portuali, ma anche la realizzazione di nuovi porti turistici, qualora già progettati;

   b) la manutenzione, ma anche l'ammodernamento stradale e la realizzazione di nuove reti viarie, qualora già progettate;

   c) la dotazione di un sistema portuale ed aeroportuale efficiente, anche in termini di collegamento delle isole con la terraferma, e di una rete ferroviaria AV/AC (alta velocità – alta capacità) moderna;

   d) tra i progetti da sbloccare, in particolare, la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, che comporterebbe importanti ricadute occupazionali, economiche, lavorative in tutto il Sud Europa grazie all'indotto ed alla sua conseguente attrattività turistica determinando una vera e propria rivoluzione green, in linea con gli obiettivi internazionali di riduzione delle emissioni inquinanti tramite i trasporti veloci ferroviari;

   e) infrastrutture anche in termini di edilizia scolastica finalizzata a interventi di ammodernamento e messa in sicurezza delle scuole del Mezzogiorno;

   f) infrastrutture tecnologiche in termini di banda larga affinché il Mezzogiorno torni ad essere competitivo e attrattivo per le aziende.

  Alla Missione 3, componente 1, Realizzare un sistema infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e sostenibile dal punto di vista ambientale (M3C1), si chiede di inserire un intervento specifico per la sostenibilità ambientale del trasporto pubblico su gomma e del trasporto pubblico non di linea (taxi, NCC).

  Alla Missione 4, componente 1, Potenziamento delle competenze e diritto allo studio (M4C1), si chiede:

   a) al fine di potenziare le competenze di base nella scuola secondaria di I e II grado, con interventi capaci di ridurre il tasso di abbandono scolastico e favorire l'inclusione delle fasce più emarginate, si preveda l'introduzione della figura dello psicologo scolastico, anche ai fini del contrasto all'esclusione sociale dell'infanzia e dell'adolescenza, alla valorizzazione del potenziale di bambini/e e ragazzi/e e favorire politiche di inclusività, collaborando a interventi finalizzati al recupero della povertà educativa e al contrasto alla dispersione scolastica;

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   b) di valorizzare la funzione svolta dalla medicina scolastica, per tornare a garantire capillarmente la gestione dell'igiene pubblica e le attività di prevenzione e la salute degli alunni;

   c) di integrare il Piano asili nido specificando l'obiettivo di raggiungere il 60 per cento di posti nido entro il 2030;

   d) di includere nelle politiche a favore del diritto allo studio del sostegno all'acquisto di libri e contenuti digitali per l'apprendimento nei percorsi scolastici e universitari;

   e) la riduzione del numero di alunni per classe, ridimensionamento dei parametri numerici delle istituzioni scolastiche;

   f) il reclutamento attraverso la stabilizzazione di tutti i docenti, prioritariamente quelli con 36 mesi di servizio e successivamente gli altri, prevedendo procedure periodiche snelle;

   g) il potenziamento del sistema di formazione in servizio;

   h) il potenziamento dell'insegnamento STEM inserendo oltre alle discipline tecnico-scientifiche anche lo studio della lingua italiana ed altre materie a indirizzo umanistico;

   i) la revisione straordinaria tasse universitarie e facilitazioni per gli studenti meritevoli per evitare abbandoni e calo immatricolazioni;

   j) la reintroduzione figura del ricercatore a tempo indeterminato per rendere più attrattivo l'ingresso dei giovani nel mondo accademico.

  Alla Missione 4, componente 2, Dalla ricerca all'impresa (M4C2), è necessario prevedere investimenti nelle attività di ricerca e sviluppo delle macchine agricole, coinvolgendo università, istituti scolastici ed enti di ricerca comunque denominati ed imprese e privilegiando i progetti a maggior valore ambientale (per almeno 300 milioni di euro).

  Alla Missione 5, componente 1, Politiche per il lavoro (M5C1), si chiede:

   a) la reintroduzione dello strumento del voucher in agricoltura;

   b) di individuare i settori produttivi di interesse nazionale, soprattutto quelli legati alla produzione di materiali per affrontare la crisi pandemica, da sostenere mediante apposite politiche di rilocalizzazione, al fine di aumentare l'occupazione nazionale e mediante il reimpiego dei percettori di sussidi alla disoccupazione e favorire l'autosufficienza produttiva in specifici settori;

   c) di promuovere l'uguaglianza di genere con riferimento alla presenza numerica di lavoratrici donne, retribuzione e progressione di carriera;

   d) di sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, favorendo la conciliazione tra le esigenze produttive aziendali e la responsabilità sociale svolta dalla donna nella gestione della famiglia;

   e) di garantire in modo strutturale l'accesso al lavoro agile per le prestazioni che per la loro natura possono essere svolte mediante tale forma di organizzazione del lavoro, in particolare in presenza di figli minori nel nucleo familiare.

  Alla Missione 5, componente 2, Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore (M5C2), si chiede:

   a) di implementare dell'assegno unico e universale per i figli a carico, al fine di sostenere la genitorialità e la natalità, favorire la conciliazione tra attività lavorativa e vita privata, con particolare attenzione alle fasce sociali più a rischio di esclusione in ragione della presenza di situazioni di fragilità;

   b) di supportare con specifici impegni finanziari iniziative dirette a contrastare la crisi demografica ormai presente, con l'obiettivo di portare il tasso di fecondità nazionale (1,29 figli per donna) al livello della media dell'Unione europea (1,56), attraverso un piano organico di sostegno alla natalità e alle famiglie, in particolare alle famiglie numerose, introducendo nel sistema fiscale il concetto di «quoziente familiare», elevando parallelamente le tutele per entrambi i genitori lavoratori;

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   c) con specifico riferimento al settore dello sport, di promuovere: la digitalizzazione degli impianti sportivi, messa in sicurezza e cablaggio; creazione di meccanismi di agevolazione del credito bancario per le società e le associazioni sportive; la rigenerazione degli impianti sportivi esistenti; la creazione di start-up sportive, con impatto sociale; forme di incentivo dello sport nelle scuole, anche innovando le palestre scolastiche;

   d) di prevedere, nell'ambito delle riforme da realizzare in relazione al progetto «Servizi socio assistenziali, disabilità e marginalità», i seguenti interventi di riforma: riforma e semplificazione del sistema di valutazione della condizione di disabilità, incentrandola sulla persona e sull'interazione con fattori ambientali, e sociali; recepimento della direttiva UE 2019/88 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019 (Accessibility Act) sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi; realizzazione del codice unico per le disabilità; la definizione dei livelli sociali essenziali delle persone non autosufficienti, anche dal punto di vita intellettivo relazionale, che rappresenta lo strumento necessario per garantirne la presa in carico. Prevedere che l'intervento nel campo delle disabilità parta dalla definizione delle funzioni corporee compromesse, le quali comprendono sempre le funzioni psicologiche, secondo la classificazione ICF sviluppata dall'Organizzazione mondiale della sanità. Prevedere, in ogni caso, che nell'ambito delle riforme da realizzare, vengano fissati criteri a livello nazionale, nel rispetto dell'autonomia degli enti locali;

   e) di modificare il suddetto progetto nel senso di prevedere, nella parte relativi ai servizi sociali dedicati alle persone con disabilità, che «Il piano propone la definizione dei progetti personalizzati, attraverso criteri e modalità di costruzione del Progetto di vita individuale e personalizzato, comprendente l'assistenza personale anche in forma autogestita e autodeterminata e il profilo di funzionamento ai fini dell'inclusione scolastica, i sostegni, i servizi, le prestazioni e gli accomodamenti ragionevoli in ogni fase della vita e incrementando i percorsi verso l'autonomia anche lavorativa e anche mediante il sostegno diretto alla ristrutturazione di alloggi e, comunque, con ogni ausilio necessario a rispondere alla condizione di disabilità, dotandoli di strumenti tecnologicamente avanzati, integrandosi con la legge n. 112 del 2016»;

   f) di introdurre un progetto volto ad attuare la linea di intervento sulla disabilità in tema di accessibilità, in particolare con riferimento agli spazi costruiti (edifici, viabilità, trasporti e altre strutture interne ed esterne), secondo i principi della progettazione universale e la rapida adozione da parte di tutti i Comuni italiani, secondo criteri omogenei su tutto il territorio nazionale, dei Piani di eliminazione delle barriere architettoniche di cui all'articolo 32, comma 21, della legge n. 41 del 1986;

   g) di favorire esperienze di piena cittadinanza delle persone con disabilità, attraverso interventi di digitalizzazione volti a favorire la piena partecipazione democratica, nonché assicurando il benessere fisico e psicologico attraverso il rafforzamento delle esperienze di sport inclusivo. A tal fine, è necessario includere all'interno di tale Missione un progetto per l'abbattimento delle barriere architettoniche e culturali e l'accessibilità degli impianti sportivi pubblici secondo i principi della progettazione universale, a partire dalle palestre scolastiche, e interventi che, anche attraverso proposte di fiscalità agevolata, possano incentivare i proprietari di strutture sportive private ad adeguamenti ed ampliamenti. È infine opportuno considerare la creazione di spazi di consulenza e orientamento allo sport inclusivo per le famiglie delle persone con disabilità all'interno del progetto di implementazione delle Case della Comunità previsto nella Missione 6, attraverso i partenariati, gli accordi di programma e gli altri possibili strumenti giuridici e amministrativi con il coinvolgimento degli enti locali e degli enti del Terzo settore;

   h) di prevedere un maggior investimento sul potenziale delle persone con disabilità come membri attivi della società a vantaggio dello sviluppo sostenibile del Pag. 146paese non solo con forme e modalità di sostegno personalizzato ma anche attraverso una concreta e reale applicazione della legge n. 68 del 1999 al fine di consentire un accesso più equo al mondo del lavoro delle persone con disabilità, e in particolare delle donne, indipendentemente dalla tipologia di disabilità. Tale obiettivo dovrebbe concretizzarsi, in primis, in una linea di finanziamento dedicata allo sviluppo di percorsi personalizzati di accompagnamento al lavoro di persone disabili;

   i) con riferimento alla parte relativa ai programmi di housing temporaneo, di precisare che alla realizzazione dei programmi partecipano gli enti del Terzo settore, istituzioni e articolazioni della pubblica amministrazione, anche attraverso la rete di protezione sociale;

   j) in relazione al progetto «Rigenerazione urbana e housing sociale», di sottolineare l'esigenza di assicurare interventi di supporto delle persone vulnerabili e delle famiglie in difficoltà, attraverso l'azione di équipe multidisciplinari, comprensive di una adeguata assistenza psicologica;

   k) di implementare la rete dei consultori familiari per rafforzare l'assistenza, anche psicologica, così come prevista nei LEA, la tutela e diritti della donna, anche con disabilità, la tutela della salute riproduttiva e sessuale, il sostegno della procreazione libera e consapevole nonché l'educazione alla genitorialità responsabile, avendo riguardo anche alle esigenze specifiche delle donne con disabilità;

   l) di investire in progetti di cohousing per giovani con occupazioni non stabili, per incentivare l'autonomia economica e abitativa dalla famiglia di origine e per sostenere le coppie con uno o più figli o monogenitoriali a rischio di disagio abitativo;

   m) di rafforzare la «Casa come primo luogo di cura. Assistenza domiciliare (ADI)», attraverso le prestazioni professionali del personale sanitario e socio-sanitario nei confronti dei pazienti, oltre che mediante il potenziamento dei supporti tecnologici e digitali, come richiesto dai LEA. Occorre integrare gli interventi di natura sanitaria e assistenziale, riconoscendo l'esigenza delle reti informali di supporto e prevedendo sia la presenza di operatori che siano un punto di riferimento certo nel tempo per i soggetti coinvolti sia azioni di affiancamento e sostegno dedicate a caregiver familiari e badanti;

   n) di promuovere, all'interno dei centri per l'impiego, la costituzione di una rete di contatti, con le imprese, le società, i consorzi, le cooperative, gli studi associati, gli studi professionali, le fondazioni e le associazioni – e svolgere, in particolare, attività di ricerca e di selezione di personale provvedendo a trasmettere periodicamente ai soggetti costituenti la rete i profili professionali del personale selezionato ritenuto idoneo allo svolgimento delle attività richieste.

  Alla Missione 5, componente 3, Interventi speciali di coesione territoriale (M5C3), si chiede:

   a) con riferimento ai 4 miliardi di euro destinati alla fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud, di sottolineare l'importanza di un immediato avvio delle zone economiche speciali, ad oggi attivate solo per Campania e Calabria;

   b) di valutare la possibilità di inserire investimenti volti al potenziamento dei collegamenti interni soprattutto nelle aree rurali e in quelle delle zone terremotate e investimenti e di rivedere il sistema di calcolo degli indici sui servizi;

   c) l'istituzione di zone franche montane a regime burocratico e fiscale agevolato per favorire il ripopolamento delle Alte Terre e la presenza di attività produttive nei territori montani;

   d) l'istituzione di una agenda rurale mediante potenziamento della Strategia nazionale per le aree interne, includendo incentivi alla nascita di luoghi di socialità ed aggregazione nei comuni situati nelle Alte terre ed appositi contratti di investimento nella per la nascita di attività sostenibili ed avanzate nelle aree interne;

   e) il riconoscimento della sperequazione tra aree montane e rurali ed aree Pag. 147centrali ed investimenti per ridurre le disparità tra le stesse, in particolar modo per il ruolo ricoperto dalle aree montane e rurali nel mantenimento dell'equilibrio dell'ecosistema e nella tutela del patrimonio paesaggistico nazionale.

  Alla Missione 6, componente 1, Assistenza di prossimità e telemedicina (M6C1), si chiede:

   a) per quanto concerne il progetto «Casa della Comunità e presa in carico delle persone», di precisare che le regioni, nell'ambito della loro autonomia costituzionalmente riconosciuta, effettuano una ricognizione delle analoghe strutture esistenti sul territorio e che le Case della Comunità rappresentano l'evoluzione delle Case della salute, laddove presenti. L'investimento mira a integrare i servizi di assistenza sanitaria, psicologica e sociale, per un'assistenza globale alla persona. Ciò premesso, al fine di assicurare uniformità sull'intero territorio nazionale, si reputa necessario che le Case della Comunità corrispondano a determinati standard minimi:

    1) dal punto di vista dell'articolazione territoriale, fare riferimento al distretto socio-sanitario, con una popolazione pari a circa 100.000 abitanti. Il criterio legato rigidamente al numero di abitanti (una Casa ogni 20.000-25.000 persone mediamente), non deve penalizzare determinati territori (quali territori montani o aree interne o a bassa densità abitativa) delle cui peculiarità va tenuto conto;

    2) assicurare la presenza di determinati servizi in ogni Casa della comunità quali i servizi per la promozione e la prevenzione, il sistema delle cure primarie (MMG, preferibilmente in AFT e UCCP, PdLS, Infermieri di famiglia e di comunità e Psicologi di famiglia e di comunità, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502), il servizio sociale, alcune attività diagnostiche e ambulatoriali e di presidi sanitari. Una progettazione che valorizzi le reti sociali come componete sistemica dei servizi alla salute per generare un welfare di comunità;

    3) assicurare il sistema informativo, elemento cruciale per garantire coerenza tra risorse e bisogni e scelte programmatiche a supporto del sistema decisionale, di verifica, controllo e valutazione;

    4) il sistema di governo della Casa della comunità sia pensato a due livelli, centrale di distretto e nelle diverse articolazioni locali;

    5) è necessario avviare un percorso di lavoro interprofessionale, partendo dal principio della complessità della salute e, quindi, della necessaria multidisciplinarietà nell'azione quotidiana;

    6) trattandosi di una impostazione innovativa, per la quale sono previsti finanziamenti rilevanti nel PNRR, è necessario individuare un layout e indicatori utili a verificare se gli obiettivi previsti vengono raggiunti e in quale misura, non solo sotto l'aspetto della sostenibilità economica della struttura ma, soprattutto, dei risultati in termini di miglioramento dello stato di salute della comunità nonché della sua coesione sociale. Ai fini della realizzazione delle Case della Comunità, ed in considerazione dell'allocazione delle risorse al Ministero della salute e alle regioni, vanno considerati i partenariati, accordi di programma o i possibili strumenti giuridici e ammnistrativi, con enti del Terzo settore ed enti locali per favorire la realizzabilità degli obbiettivi previsti dal progetto in esame;

   b) di ripensare il percorso formativo dei medici di medicina generale e il loro ruolo, insieme ai pediatri di libera scelta all'interno della medicina territoriale favorendo la medicina di iniziativa e l'offerta di servizi diagnostici in sede o a domicilio, lavorando in team multidisciplinari, come le UCCP (unità complesse di cure primarie), anche con strumenti di teleassistenza, così come le AFT (aggregazioni funzionali territoriali); ripensare, altresì, il percorso formativo degli infermieri e il loro ruolo, favorendo l'infermieristica di famiglia e comunità, nonché l'apporto di competenze specialistiche nei team multidisciplinari, case della salute, ospedali di comunità e assistenza domiciliare;

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   c) di dare piena applicazione alla legge n. 38 del 2010 sulle cure palliative e la terapia del dolore, potenziando a tal fine le cure palliative domiciliari;

   d) di revisionare il sistema di riorganizzazione della rete territoriale nazionale di cui al decreto ministeriale n. 70 del 2015, anche prevedendo l'offerta di prestazioni e posti letto per la riabilitazione, con particolare attenzione al monitoraggio e agli esiti da COVID-19;

   e) di incentivare la telemedicina soprattutto nelle aree rurali;

   f) di aggiornare il cosiddetto «decreto tariffe» e il nomenclatore tariffario delle prestazioni sanitarie protesiche;

   g) di introdurre, in maniera trasversale, per assicurare l'integrazione sociosanitaria lo strumento del budget di salute, inteso non come redistribuzione delle risorse esistenti, ma come individuazione e destinazione di fondi idonei a rispondere al progetto redatto;

   h) di potenziare i servizi di salute mentale per adulti, di neuropsichiatria infantile e i servizi per le dipendenze patologiche secondo i seguenti criteri:

    1) potenziare i servizi di salute mentale per adulti, di neuropsichiatria infantile, nelle funzioni ambulatoriali e di ricovero, per fronteggiare, in particolare, l'aumento delle situazioni più acute, anche attraverso un incremento delle risorse umane ivi inserite e, altresì, delle funzioni aziendali di psicologia previste dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, per assicurare in modo trasversale tutte le attività psicologiche individuali e collettive previste dai LEA, erogate dalle strutture e servizi aziendali e quelle relative all'emergenza pandemica, dando piena attuazione a quanto previsto dall'articolo 29-ter del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020 n. 126);

    2) potenziare i servizi per le dipendenze patologiche mediante la destinazione di maggiori risorse umane e l'incremento di figure professionali quali psicologi, educatori e assistenti sociali, oltre a sostenere il privato sociale impegnato nella prevenzione, cura, reinserimento sociale e lavorativo nell'ambito delle dipendenze patologiche da droghe e comportamentali;

    3) favorire l'accessibilità all'assistenza psicoterapica, in particolare per le persone indigenti, mediante l'accreditamento e il convenzionamento di enti o professionisti privati operanti nell'ambito del supporto psicologico e psicoterapico;

   i) di riformare il servizio di emergenza territoriale 118, in modo da superare la disomogeneità territoriale concernente le qualifiche professionali e la dotazione organica del personale;

   j) con riferimento alla linea progettuale «Salute ambiente e clima. Sanità pubblica ecologica», si rileva l'esigenza di colmare una lacuna costituita dall'assenza di un riferimento esplicito alla sanità pubblica veterinaria; rafforzare la rete di sorveglianza per un sistema sanitario nazionale ed europeo più resiliente soprattutto rispetto alle malattie infettive, con il potenziamento dei dipartimenti di prevenzione, e alla problematica legata all'antimicrobico resistenza, dando spazio ai reparti di microbiologia, ospedalieri e non, al fine di introdurre programmi di screening attivo con tecnologie diagnostiche rapide; rafforzare il sistema di prevenzione, anche mediante la realizzazione di campagne di sensibilizzazione in materia di sane abitudini, con un focus specifico sulla prevenzione secondaria e terziaria.

  Alla Missione 6, componente 2, Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell'assistenza sanitaria (M6C2), si chiede:

   a) di rafforzare gli investimenti nella ricerca di base, attraverso la previsione di bandi specifici per la ricerca in terapie innovative e nel «trasferimento tecnologico»;

   b) di creare di un hub nazionale di eccellenza sulla Digital Health;

   c) di investire nel capitale umano attraverso lo sviluppo e il riconoscimento delle competenze dei professionisti sanitari, Pag. 149 secondo un'impostazione funzionale, coinvolgendo proattivamente tutti i soggetti concretamente coinvolti nelle attività socio-sanitarie;

   d) di potenziare la ricerca sanitaria;

   e) di creare un'Agenzia nazionale per la ricerca e l'innovazione nelle scienze della vita e lo One Stop Shop, quale sportello unico a cui fare riferimento per ogni tipo di investimento nel settore;

   f) di stanziare risorse per l'incremento dei contratti di formazione specialistica dei medici;

   g) di implementare l'offerta di corsi di formazione del personale sanitario non medico;

   h) con riferimento alla riforma degli IRCCS, di specificare che occorre riequilibrarne la distribuzione geografica nel Paese – ad oggi sono per la maggior parte dislocati nelle regioni del Nord – e favorire l'istituzione di un numero maggiore di IRCCS con personalità giuridica di diritto pubblico;

   i) di ripristinare e potenziare tutti gli Istituti di ricerca in materia di malattie infettive.

  Il gruppo di Fratelli d'Italia è del tutto convinto che l'Italia abbia bisogno di proposte concrete ed efficaci per poter ripartire ed è l'obiettivo cui mirano le misure sopraelencate, attraverso un'inversione di rotta possibile solo con una maggioranza che abbia il coraggio di guardare al futuro con interventi strutturali di più ampio respiro e che garantiscano il coinvolgimento diretto di tutti gli attori coinvolti anche sui territori.