AUDIZIONI INFORMALI
Martedì 9 ottobre 2018.
Audizione del Capo della Rappresentanza Permanente della Commissione europea in Italia, Ambasciatrice Beatrice Covassi, su questioni inerenti la Politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea.
L'audizione informale è stata svolta dalle 13.10 alle 14.10.
AUDIZIONI
Martedì 9 ottobre 2018 — Presidenza della presidente Marta GRANDE.
La seduta comincia alle 14.15.
Audizione della Segretaria Generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Ambasciatrice Elisabetta Belloni, nell'ambito dell'esame della Relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, corredata del rapporto sull'attività di analisi e revisione delle procedure di spesa e dell'allocazione delle relative risorse in bilancio, di cui all'articolo 9, comma 1-ter, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, riferita all'anno 2017 (Doc. CLXIV, n. 7).
(Svolgimento, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, e conclusione).
Marta GRANDE, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati. Introduce, quindi, l'audizione.
Elisabetta BELLONI, Segretaria Generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, svolge una relazione sui temi oggetto dell'audizione.
Intervengono per formulare quesiti ed osservazioni i deputati Ivan SCALFAROTTO (PD), Luis Roberto DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA (Lega), Laura BOLDRINI (LeU), a più riprese, Pino CABRAS (M5S), Francesca LA MARCA (PD), Dimitri COIN (Lega) ed Eugenio ZOFFILI (Lega).
Elisabetta BELLONI, Segretaria Generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, risponde ai quesiti posti e fornisce ulteriori precisazioni.
Marta GRANDE, presidente, dichiara conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.35.
N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.
SEDE CONSULTIVA
Martedì 9 ottobre 2018. — Presidenza della presidente Marta GRANDE. — Interviene il sottosegretario di stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Ricardo Antonio Merlo.
La seduta comincia alle 15.35.
Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018.
Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole con un'osservazione).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.
Dimitri COIN, relatore, ricorda che la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza è un atto prodromico alla legge di bilancio e serve ad aggiornare – rispetto a quanto indicato nel Documento di economia e finanza – sia le stime del quadro macroeconomico per l'anno in corso e il triennio successivo, sia gli obiettivi programmatici. Rileva inoltre che l'attuale disciplina legislativa prevede che nella Nota il Governo riveda il Programma nazionale di riforma (PNR), in relazione alle Raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea. Il PNR presentato al Parlamento a fine aprile è stato redatto da un governo dimissionario, e presentava, per tale motivo, una fotografia delle riforme e delle politiche già approvate. La Nota in esame rappresenta, quindi, la prima importante occasione per il Governo in carica di delineare i propri orientamenti di riforma. Le Raccomandazioni rivolte quest'anno all'Italia da parte del Consiglio dell'UE ruotano, come nel 2017, intorno a quattro aree principali: la politica fiscale nella sua accezione più ampia, ovvero la politica di bilancio, la riduzione del rapporto debito/PIL, la spesa pubblica e la tassazione; la governance del settore pubblico e di quello privato (politica della concorrenza); il risanamento del sistema bancario e il miglioramento delle procedure di ristrutturazione aziendale e di recupero dei crediti; il miglioramento dell'efficienza del mercato del lavoro attraverso le politiche attive, il miglioramento dell'istruzione e il superamento della discrasia fra la domanda e l'offerta di professionalità, unito ad una riallocazione della spesa sociale dalle pensioni ad altre politiche per l'inclusione.
Prima di illustrare su tali indirizzi di politica economica e di segnalare quelli più attinenti agli ambiti di competenza della Commissione Affari esteri, richiama il quadro economico-internazionale all'interno del quale s'inserisce questo importante documento di programmazione. Al Pag. 89riguardo, rileva che nella prima metà del 2018, la ripresa dell'economia internazionale è stata meno omogenea e sincronizzata rispetto allo scorso anno e che la crescita di alcune economie avanzate è rallentata. In base alle più recenti previsioni del Fondo monetario internazionale (FMI), il PIL mondiale dovrebbe crescere in termini reali del 3,9 per cento sia nel 2018 che nel 2019, in moderata accelerazione rispetto al 3,7 per cento dello scorso anno. Questa dinamica è da attribuire principalmente ai Paesi emergenti mentre quelli avanzati, dopo una stabilizzazione del ritmo di crescita quest'anno, dovrebbero registrare una marginale decelerazione nel 2019. La crescita del commercio mondiale, a causa dell'intensificarsi delle misure protezionistiche, è stimata dal FMI, per quest'anno e il prossimo, rispettivamente al 4,8 e 4,5 per cento, in decelerazione rispetto all'ottima performance del 2017 (5,1 per cento). In base ai dati mensili del commercio internazionale, i primi sette mesi del 2018 hanno mostrato una dinamica degli scambi di merci relativamente meno brillante di quella dello stesso periodo dell'anno precedente. La crescita acquisita fino a luglio è stata del 3,6 per cento, contro il 4,0 del 2017.
Nel complesso, sottolinea che occorre riconoscere che il quadro internazionale sottostante alla Nota di aggiornamento è meno favorevole rispetto a quello presentato nel DEF, approvato il 19 giugno scorso: in particolare, si rileva un indebolimento della domanda mondiale che determina una revisione al ribasso della crescita ipotizzata per il commercio internazionale sia nel 2018 che nel 2019 (rispettivamente di 1,0 e di 0,5 punti percentuali), cui segue una stabilizzazione nel biennio 2020-2021 su tassi analoghi a quelli prospettati in primavera.
Evidenzia che anche le proiezioni per la dinamica del prezzo del petrolio risultano meno favorevoli, con un prezzo medio annuo, rivisto al rialzo per l'intero arco previsivo, che aumenta dai 72,6 dollari al barile nel 2018 ai 73,8 dollari al barile nel 2019, per poi flettere leggermente a 69,3 dollari nel periodo 2020-2021. Sul mercato valutario, secondo l'ipotesi tecnica, il tasso di cambio dollaro/euro utilizzato per la previsione, pari a 1,19 nel 2018 e a 1,16 a partire dal 2019, è più debole in confronto al DEF. Per i prossimi anni, i rischi associati a un ulteriore deterioramento del quadro internazionale restano elevati. Le misure in tema di commercio estero annunciate e attuate dagli Stati Uniti a partire dai primi mesi dell'anno e le contromisure adottate dai partner commerciali coinvolti hanno aumentato le probabilità di una escalation protezionistica.
Rileva che quest'ultima potrebbe spiazzare la ripresa mondiale e deprimere le prospettive di crescita di medio lungo termine sia attraverso l'impatto diretto sull'allocazione delle risorse e la produttività sia indirettamente, deteriorando il clima di fiducia delle imprese e frenando gli investimenti. Le esportazioni forniranno complessivamente un contributo alla crescita fortemente ridimensionato rispetto al 2017: nonostante il commercio mondiale risenta del rafforzamento delle misure protezionistiche, i diversi accordi stipulati dall'Unione europea potrebbero attenuarne gli effetti.
Il consolidamento di tali canali d'interscambio, sia nel continente americano che in quello asiatico, riguarda aree in cui le esportazioni italiane sono risultate più dinamiche già nel 2017, prefigurando il mantenimento di tali risultati.
Sottolinea che altri elementi positivi provengono dalla bassa sensibilità delle esportazioni italiane al tasso di cambio tra euro e dollaro, legata sia alla maggiore qualità dei beni esportati che alla ricomposizione settoriale e geografica dei mercati di sbocco verificatasi negli ultimi anni.
Passando agli indirizzi di politica economica e fiscale che ispirano la Nota, considera ampiamente condivisibile la priorità, chiaramente espressa nelle pagine della Premessa, a firma del ministro Tria, di fornire una spinta propulsiva vigorosa all'economia italiana, lanciando un ingente programma di investimenti pubblici e di Pag. 90sviluppo delle infrastrutture al fine di riportarli su livelli pari a quelli antecedenti la crisi economica.
Rileva che tra gli obiettivi primari dell'Esecutivo figurano l'introduzione del reddito di cittadinanza, come strumento di accompagnamento al lavoro dei cittadini, la riforma del sistema pensionistico e la semplificazione del sistema di tassazione diretta e indiretta. Quanto alle previsioni economiche, la stima di crescita del PIL per l'anno in corso scende dall'1,5 al 1,2 per cento e la previsione tendenziale per il 2019 passa dall'1,4 allo 0,9 per cento. Nei due anni seguenti, le previsioni di crescita mostrano un leggero rialzo attestandosi sull'1,1 per cento. Evidenzia che il Governo ritiene tali tassi di crescita ancora troppo bassi; intende, quindi, adottare una politica fiscale meno restrittiva, con un indebitamento netto al 2,4 per cento del PIL nel 2019, al 2,1 per cento nel 2020 e all'1,8 per cento nel 2021.
Sottolinea, tuttavia, l'esigenza di non sottostimare il peso dei vincoli finanziari all'interno del quale si potrà attuare questo programma di rilancio: la pressione fiscale in Italia rimane assai elevata, ed il quadro tendenziale di finanza pubblica, ereditato dal precedente governo, prevede un ulteriore inasprimento dell'imposizione indiretta, contro cui il nuovo Parlamento si è già pronunciato, impegnando il Governo ad assumere tutte le iniziative per favorire il disinnesco delle clausole di salvaguardia inerenti all'aumento delle aliquote IVA e delle accise su benzina e gasoli. D'importanza fondamentale è anche la riduzione del debito pubblico in rapporto al PIL, che da ormai trent'anni vincola le politiche economiche e sociali del nostro Paese a e che – a prescindere dalle regole di bilancio europee – va affrontato al fine di liberare spazi di bilancio e ridurre la pressione fiscale. Gli ultimi dati Istat mostrano infatti che negli scorsi tre anni il rapporto fra debito pubblico e PIL è sceso di soli sei decimi di punto sebbene le condizioni economiche e finanziarie a livello europee e internazionale siano state nel complesso favorevoli. Lo scenario programmatico delineato dalla Nota traccia un percorso di significativa ma graduale riduzione del rapporto debito/PIL, che dal 131,2 per cento del 2017 scenderà al 126,7 per cento nel 2021. Una riduzione ancor più accentuata sarà possibile se si realizzerà la maggior crescita alla quale il Governo punta come obiettivo prioritario. Sul piano del deficit di bilancio, la manovra punta a conseguire un indebitamento netto della PA che, con un profilo comunque decrescente risulti pari al 2,4 per cento del PIL nel 2019, al 2,1 per cento nel 2020 e all'1,8 per cento nel 2021.
In merito agli ambiti di competenza della Commissione, questo approccio di politica economica, equilibrato e graduale, si sintetizza in misure a carattere prioritario per il rilancio degli investimenti pubblici; della ricerca scientifica e tecnologica; e per la promozione dei settori-chiave dell'economia, con particolare riferimento al manifatturiero avanzato, alle infrastrutture e alle costruzioni.
Pone in rilevo, in particolare, l'innovativa attenzione che la Nota riserva alle grandi questioni globali, strettamente correlate all'attuazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo sostenibile sulla quale la Commissione affari esteri ha promosso l'avvio di una specifica indagine conoscitiva. La Nota richiama le sei grandi sfide ambientali sulle quali si concentreranno nei prossimi anni le policy istituzionali, che richiederanno naturalmente un'ampia azione legislativa del Parlamento: proseguire e rendere più ambiziosa la lotta ai cambiamenti climatici riducendo progressivamente i fattori inquinanti, specialmente nel settore della mobilità; incrementare la salvaguardia della biodiversità terrestre e marina e assicurare una migliore e più coordinata gestione delle aree protette e del capitale naturale; limitare il consumo del suolo, prevenire il rischio idrogeologico e valorizzare l'acqua come bene comune; mettere in sicurezza il territorio attraverso la prevenzione e il contrasto dei danni ambientali; promuovere l'uso efficiente e sostenibile delle risorse, governare la transizione verso l'economia circolare e i «rifiuti Pag. 91zero»; diminuire progressivamente le infrazioni comminate all'Italia dall'Unione europea in materia ambientale.
Osserva che, per il raggiungimento di questi obiettivi, non si potrà prescindere dagli impegni e dagli accordi assunti in ambito europeo, regionale ed internazionale e, a livello nazionale, un ruolo centrale sarà giocato dall'attuazione della Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile.
Proprio in questa stessa prospettiva sottolinea la specifica attenzione dedicata dalla Nota all'adeguamento agli standard internazionali e dalla normativa nazionale di riferimento delle risorse per l'Aiuto pubblico allo sviluppo (APS) che nel 2017 ha raggiunto lo 0,30 per cento del Reddito Nazionale Lordo (RNL). Questo dato, al momento al vaglio dell'OCSE/DAC per le pertinenti procedure di verifica, testimonia, a suo avviso, l'impegno del Governo in materia di cooperazione allo sviluppo e il significativo conseguimento, con tre anni di anticipo, dell'obiettivo in precedenza previsto per il 2020: un impegno fortemente sostenuto da questa Commissione. Il risultato raggiunto nel 2017 è da considerarsi positivo, sebbene permanga un divario considerevole rispetto all'obiettivo dello 0,7 per cento del reddito nazionale lordo fissato dall'Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile.
Ritiene dunque assolutamente condivisibile l'esigenza posta in rilievo dalla Nota di proseguire ad assicurare adeguati e graduali incrementi delle risorse destinate alle attività di cooperazione allo sviluppo al fine di garantire, da parte del nostro Paese, stabilendo, per il triennio 2019-2021, i seguenti obiettivi di spesa intermedi: 0,33 per cento del RNL nel 2019, 0,36 per cento nel 2020 e 0,40 per cento nel 2021. Sottolinea che la Nota reca anche riferimenti alla politica del Governo in tema migratorio, evidenziando come nei primi sei mesi del 2018 si sia registrato un trend in discesa degli sbarchi di migranti sul nostro territorio e come tale tendenza si sia consolidata a partire da giugno 2018. La Nota ribadisce la posizione del nuovo Governo per un nuovo approccio nelle politiche di contenimento dei flussi migratori verso l'Europa, che vanno intercettati nei Paesi di partenza e transito, in un quadro di condivisione da parte di tutti gli Stati dell'UE. Osserva che il documento richiama le linee-guida del decreto-legge su sicurezza e immigrazione che prevede una revisione della disciplina della protezione umanitaria, alla quale attualmente accedono anche persone che in base alla normativa europea sull'asilo non avevano i requisiti per la protezione internazionale al momento dell'ingresso nel nostro Paese e che, ora, permangono sul territorio con pesanti difficoltà di inserimento.
Sottolinea la necessità di delineare un nuovo ruolo del nostro Paese all'interno della governance economica dell'UE, radicalmente diverso da quello espresso dai precedenti esecutivi: il Governo ritiene necessario che le politiche europee e le regole fiscali comuni siano maggiormente orientate alla crescita e alla convergenza economica fra i paesi dell'Area euro. Evidenzia che il Governo e le forze parlamentari che lo sostengono intendono giocare un ruolo critico ma anche propositivo e propulsivo riguardo all'approfondimento dell'Unione monetaria e alle politiche dell'Unione europea, al fine di rafforzare la crescita economica e sociale e il ribilanciamento fra paesi membri in termini di livelli di reddito e di occupazione.
Sottolinea che gli squilibri macroeconomici degli Stati membri devono essere corretti in modo simmetrico, senza scelte squilibrate ed unilaterali, chiamando maggiormente in causa quelli che attualmente presentano elevati surplus di partite correnti e di bilancio. Le gravi distorsioni degli attuali meccanismi di sorveglianza multilaterale e delle regole di bilancio andranno necessariamente superate, al fine di debellare le pressioni deflazionistiche, ancora oggi evidenti in alcuni Paesi membri, e ripristinare un clima di ottimismo circa le prospettive economiche dell'Area Euro.
Osserva, infine, che la Nota delinea un quadro organico di misure per il sostegno al made in Italy ed all'internazionalizzazione delle imprese, nonché interventi volti Pag. 92a rendere il nostro Paese più ospitale anche per gli investitori esteri: operando sulle semplificazioni amministrative per l'avvio di impresa, l'ottenimento di permessi edilizi, il trasferimento della proprietà immobiliare, il pagamento delle imposte, la riduzione dei costi energetici, il commercio transfrontaliero e la risoluzione delle dispute commerciali.
Alla luce di queste considerazioni, preannuncia la presentazione di una proposta di parere favorevole sulla Nota di aggiornamento, poiché ne appaiono pienamente condivisibili le linee-guida: le forze di maggioranza che sostengono il nuovo Esecutivo hanno infatti chiara la consapevolezza che sia necessario una profonda discontinuità rispetto alle strategie di politica economica e di bilancio degli anni passati e vi sia una pressante esigenza di conseguire una crescita più sostenuta dell'economia e dell'occupazione, chiudendo il divario di crescita che l'Italia ha registrato nei confronti del resto d'Europa nell'ultimo decennio (vedi allegato). Sottolinea che il parere favorevole è accompagnato da un'osservazione volta ad assicurare nella prossima legge di bilancio le necessarie risorse, finanziarie e di personale, per rafforzare la rete diplomatico-consolare e degli Istituti Italiani di Cultura.
Ivan SCALFAROTTO (PD), nel preannunciare il voto convintamente e fieramente contrario del suo gruppo, sottolinea che la Nota produrrà un effetto devastante sulla credibilità finanziaria del Paese, come dimostra il significativo incremento, negli ultimi giorni, dello spread: l'impennata del differenziale fra il rendimento dei titoli di Stato italiani e i Bund tedeschi fa sì che chi aveva comprato buoni del tesoro italiani a maggio scorso per un valore di 10 mila euro, oggi subisce una perdita secca di 1.500 euro. Inoltre, poiché le banche italiane detengono grandi quantità di titoli di Stato, l'aumento dello spread comporterà anche problemi per la capitalizzazione degli istituti di credito, determinando un aumento dei tassi di interesse e, dunque, una stretta creditizia a danno di imprese e famiglie, che avranno meno risorse, rispettivamente, per investire e consumare. L'aumento dello spread, determinato per ora dal solo annuncio sulla violazione delle regole europee da parte dell'Italia, costringerà il Governo ad impiegare parte delle risorse derivanti dal previsto aumento dell'indebitamento netto per pagare gli interessi sul debito, anziché per finanziare le misure espansive previste nella Nota. Misure, peraltro, che a suo avviso sono in gran parte improduttive, come il reddito di cittadinanza, che rappresenta un vero e proprio sussidio disincentivante rispetto alla ricerca di occupazione, l'abrogazione della legge Fornero ed il condono fiscale, che comporta l'indebitamento collettivo a vantaggio di pochi. Nella Nota non vi è traccia, invece, della volontà di rifinanziare programmi come «Industria 4.0», per la promozione del made in Italy e il sostegno alla ricerca e allo sviluppo, rivelatisi strumenti utilissimi per migliorare la produttività delle imprese e sostenere le esportazioni, che lo scorso anno hanno raggiunto il valore record di 448 miliardi di euro.
Laura BOLDRINI (LeU), preannunciando il voto contrario del suo gruppo, sottolinea che l'aumento del deficit al 2,4 per cento pur costituendo un rischio per la tenuta della finanza pubblica, potrebbe anche essere condivisibile se fosse orientato a sostenere l'occupazione, in particolare quella femminile e giovanile, e gli investimenti. Al contrario, le misure contenute nella Nota segnano un arretramento sul piano della lotta alle disuguaglianze sociali: la flat tax contraddice infatti il principio di fiscalità progressiva sancito dalla Costituzione, e non si prevedono forme di tassazione sui grandi patrimoni, mobiliari e immobiliari. Il reddito di cittadinanza, finanziato in deficit, rischia di far aumentare il debito e di gravare dunque sulle giovani generazioni: sarebbe stato più opportuno, a suo avviso, rafforzare l'esistente reddito di inclusione, ampliando la platea dei beneficiari. Precisando che nessuno augura l'insuccesso della manovra economica che il documento Pag. 93in titolo prospetta, auspica da parte della maggioranza una riflessione ponderata, avendo contezza che è in gioco il futuro del Paese.
Paolo FORMENTINI (Lega) esprime profondo dissenso per l'intervento dell'onorevole Scalfarotto, sottolineando che non è ammissibile evocare una malcelata gioia per l'aumento dello spread. Rileva che la manovra finanziaria predisposta dal Governo mira a superare la situazione di stallo economico in cui versa il Paese, determinata da un monetarismo quasi religioso e da regole europee che si sono rivelate inefficaci e controproducenti. Sottolinea, pertanto, che l'obiettivo della maggioranza è incidere sullo status quo che i governi precedenti non hanno risolto.
Pino CABRAS (M5S) ricorda che le politiche di austerità perseguite dal Governo Monti hanno determinato l'aumento del rapporto debito/PIL dal 107 al 130 per cento: a fronte di questo fallimento conclamato, la manovra che il Governo si appresta a presentare introduce una ragionevole politica espansiva. A suo avviso, per porre sotto controllo lo spread, sarebbe opportuno che i titoli di Stato italiani fossero detenuti da soggetti nazionali, sul modello di quanto avviene in Giappone, dove il rapporto debito/PIL ha raggiunto la cifra record di 230 per cento senza per questo mettere in discussione la solvibilità del Paese. Sottolinea infine, che anche l'onorevole Fassina, pur essendo esponente di un partito di opposizione, condivide l'impostazione e gli obiettivi della manovra in corso di definizione.
Andrea COLLETTI (M5S) sottolinea che il reddito di cittadinanza, aumentando il reddito disponibile per le fasce più povere della popolazione, che hanno una maggiore propensione al consumo, produrrà un aumento della domanda aggregata, con effetti positivi su tutto il sistema economico. Inoltre, rileva che l'incremento dello spread è imputabile al comportamento degli esponenti della Commissione europea, in primis Juncker, Moscovici e Dombrovskis, che con le loro dichiarazioni improvvide hanno alimentato l'azione degli speculatori.
Laura BOLDRINI (LeU) chiarisce di essere a favore di misure che contrastano la povertà, ma di non poter sostenere interventi, come il reddito di cittadinanza che, imponendo ai cittadini quali beni devono acquistare, sembrano inquadrarsi in una inaccettabile logica di Stato etico. Ribadisce che l'aumento dell'indebitamento non è un tabù, a patto che sia finalizzato a promuovere gli investimenti e l'occupazione, e dunque sostenibile nel medio-lungo termine.
Ivan SCALFAROTTO (PD) considera inaccettabile ricevere lezioni da chi, come la maggioranza, promuove condoni fiscali e incrementa il debito delle future generazioni. Sottolinea che la flessibilità nella gestione dei conti pubblici, e quindi il ricorso al deficit, è condivisibile nella misura in cui serve a sostenere vere riforme strutturali, che i mercati finanziari di solito apprezzano, e non misure come il reddito di cittadinanza, che si riveleranno inefficaci e improduttive. Tuttavia, evidenzia che nessuno auspica un peggioramento della posizione dell'Italia sui mercati internazionali. D'altra parte, occorre che la maggioranza presti la dovuta attenzione ai numerosi segnali di incertezza nei confronti dell'Italia.
Marta GRANDE, presidente, dà conto delle sostituzioni.
La Commissione approva la proposta di parere con un'osservazione del relatore.
La seduta termina alle 16.25.
AVVERTENZA
Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
Pag. 94