UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
Martedì 29 ottobre 2019.
L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.25 alle 13.35.
SEDE REFERENTE
Martedì 29 ottobre 2019. — Presidenza della presidente Carla RUOCCO. — Interviene il Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alessio Mattia Villarosa.
La seduta comincia alle 13.35.
Modifiche alla legge 11 dicembre 2016, n. 232, concernenti la disciplina dei piani di risparmio a lungo termine, nonché disposizioni per favorire la quotazione delle piccole e medie imprese in mercati regolamentati (PIR).
C. 2128 Giacomoni.
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento.
Sestino GIACOMONI (FI), relatore, ricorda che la proposta di legge C. 2128, a sua prima firma, della quale la Commissione Finanze avvia l'esame in sede referente, modifica la disciplina dei Piani individuali di risparmio a lungo termine (PIR) e introduce alcune agevolazioni fiscali e tributarie volte a favorire la quotazione delle piccole e medie imprese italiane, nonché l'emissione di obbligazioni e di titoli similari.
La proposta di legge in esame ha come obiettivo quello di far ripartire i PIR per mettere in sinergia i due punti di forza della nostra economia: il risparmio delle famiglie italiane e le PMI.
In un momento in cui tutti gli indicatori economici indicano che il Paese è fermo, con i consumi piatti, gli investimenti in caduta libera ed il risparmio degli italiani, a causa della incertezza, parcheggiato sui conti corrente (1400 miliardi), la prima cosa da fare per far ripartire l'economia è incentivare il risparmio delle famiglie affinché venga indirizzato verso le PMI, ossia verso l'economia reale.Pag. 96
In questo momento storico, con i tassi bassi e le tasse alte, si sta assistendo all'impoverimento del ceto medio, anche perché i risparmi non danno alcun rendimento, a causa dei tassi bassi e a volte anche negativi. A breve tenere i soldi liquidi sul conto non solo non darà rendimenti, ma rappresenterà un costo per il risparmiatore. Per questo occorre intervenire subito, dando ai risparmiatori una motivazione vera per continuare a risparmiare, indirizzando i propri risparmi verso le piccole e medie imprese, che spesso hanno serie difficoltà di accesso al credito.
Tutti gli economisti sanno che la leva fiscale è un formidabile strumento di politica economica, che consente di modificare i comportamenti di famiglie, imprese e risparmiatori.
Quando si riducono le tasse, le famiglie aumentano i consumi, le imprese aumentano gli investimenti ed i risparmiatori indirizzano i loro risparmi verso l'economia reale per cogliere le occasioni di profitto, contribuendo così tutti insieme in modo virtuoso alla crescita della economia nazionale.
Rileva come questo semplice concetto, applicato al risparmio degli italiani, Forza Italia era riuscita, nella scorsa legislatura, a farlo comprendere al Governo di sinistra che, dopo un ampio confronto in Commissione Finanze, aveva introdotto i Piani Individuali di Risparmio. Attraverso i PIR si sono incentivati i piccoli risparmiatori a non lasciare i soldi fermi in banca, ma ad investirli nelle piccole e medie imprese. Questo strumento, facendo leva su una tassazione agevolata, in pochissimo tempo, ha permesso di raccogliere 23 miliardi di risparmi per trasformarli in 23 miliardi di investimenti.
Evidenzia come il successo sia stato incredibile, se si pensa che il Governo credeva di raccogliere nel primo anno al massimo 2 miliardi. In due anni, invece, 23 miliardi di risparmi privati sono andati direttamente a finanziare le piccole e medie imprese.
Nonostante i positivi risultati, la legge di bilancio 2019 ha modificato la disciplina previgente, introducendo alcuni vincoli agli investimenti nei PIR, determinando di fatto un irrigidimento dello strumento.
Il Governo giallo-verde infatti, pur ponendosi un obiettivo condivisibile, che era quello di portare più risorse verso le imprese di più piccole dimensioni – quelle con meno di 250 dipendenti e 50 milioni di fatturato – ha finito per inserire due modifiche legislative che di fatto hanno bloccato i piani individuali di risparmio, bloccando quindi l'afflusso dei risparmi verso l'economia reale.
Evidenzia come il Governo precedente, senza ascoltare nessuno, né i suggerimenti dei membri di questa Commissione, né tanto meno gli operatori e l'autorità di vigilanza, nella manovra approvata a fine dicembre abbia introdotto l'obbligo di investire il 3.5 per cento del patrimonio dei PIR (805 milioni) in società quotate all'AIM di Borsa Italiana. Il punto è che all'AIM di Borsa Italiana non ci sono 805 milioni di azioni da acquistare, con le caratteristiche imposte dal Governo.
Ritiene sia un po’ come imporre ad uno scalatore di arrivare a 15.000 metri di altezza per vincere, quando non esiste nemmeno una vetta che arriva a tale quota. Ricorda quindi che l'allora Governo, non contento di quanto già fatto, ha inserito un altro obbligo, quello di investire un ulteriore 3,5 per cento in fondi di Venture capital, che in Italia ad oggi sono circa una ventina, con il rischio che il mercato non sia in grado di soddisfare l'eventuale domanda imposta per legge. Senza considerare inoltre che i Fondi di tipo aperto non possono investire più del 10 per cento in strumenti illiquidi, quali sono le piccole imprese non quotate e le start up, perché devono garantire i risparmiatori che possono in qualunque momento riscattare i loro investimenti.
Sottolinea come queste disposizioni contenute nella manovra siano state scritte senza verificare la loro applicabilità.
Nonostante le buone intenzioni, la conseguenza – non intenzionale – della loro Pag. 97azione ha costretto tutte le più grandi società di gestione del risparmio – Eurizon, Arca, Mediolanum – a sospendere la sottoscrizione dei nuovi PIR, essendovi il rischio che, non potendo i nuovi PIR rispondere puntualmente ai criteri errati previsti dalla legge, i risparmiatori perdano il beneficio fiscale, e quindi sarebbe come se fossero truffati.
Le modifiche introdotte nella normativa dei PIR, hanno di fatto bloccato l'afflusso di risorse verso l'economia reale, in un momento in cui sta venendo meno anche il Quantitative Easing da parte della BCE.
Per questo crede sia urgente esaminare e approvare le disposizioni contenute nella proposta di legge in esame. L'obiettivo infatti è quello di dare nuovo impulso alle misure agevolative in favore di investimenti qualificati e dei PIR per ottenere effetti di sostegno dell'economia reale, soprattutto in favore delle piccole e medie imprese e delle società che non possono aspirare alla quotazione in borsa.
In particolare, si intende:
1) chiarire l'interpretazione delle nuove disposizioni introdotte dalla legge di Bilancio 2019 e sospenderle o eliminarle e, al tempo stesso, aumentare le risorse che i risparmiatori privati e istituzionali possono investire nei PIR;
2) semplificare e ridurre i costi per consentire alle piccole e medie imprese di quotarsi e di emettere obbligazioni;
3) consentire di sottoscrivere, nell'ambito dei PIR, anche quote o azioni di organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) di credito, di OICR immobiliari, di OICR infrastrutturali e, infine, titoli di Stato.
Venendo ai contenuti della proposta in esame, l'articolo 1, lettera a), numero 1) modifica il comma 89, lettera a), della legge di bilancio 2017, aggiungendo – tra gli investimenti qualificati su cui gli enti di previdenza obbligatoria possono destinare somme – obbligazioni, titoli similari e cambiali finanziarie, emesse dalle imprese residenti fiscalmente in Italia, nella UE o nello Spazio economico europeo.
Il numero 2) della medesima lettera sostituisce interamente le vigenti lettere b-bis) e b-ter) del comma 89 della legge di bilancio 2017.
La nuova lettera b-bis) definisce come investimenti qualificati, ricomprendendoli tra gli investimenti agevolati, anche le quote o azioni di organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) di credito, di OICR immobiliari e di OICR infrastrutturali, nonché i prestiti erogati per il tramite di piattaforme di prestiti per soggetti finanziatori non professionali gestite da società iscritte all'albo degli intermediari finanziari o da istituti di pagamento autorizzati dalla Banca d'Italia.
Dalla nuova lettera b-ter) è invece espunto il riferimento alla tipologia di investimento delle quote o delle azioni di Fondi di venture capital residenti nel territorio dello Stato o in Stati membri dell'Unione europea o in Stati aderenti all'Accordo sullo Spazio economico europeo (introdotto dalla legge di bilancio 2019), ma vengono ricompresi tra gli investimenti agevolati i titoli di Stato italiani e i titoli emessi dagli Stati con i quali è attuabile lo scambio di informazioni, ai sensi delle convenzioni per evitare le doppie imposizioni sul reddito in vigore con la Repubblica italiana.
L'articolo 1, lettera b) modifica il comma 101 della legge di bilancio 2017. Si consente che il PIR si costituisca con la destinazione di somme o valori per un importo non superiore, in ciascun anno solare, a 100.000 euro (anziché non superiore a 30.000 euro, come in precedenza) ed entro un limite complessivo non superiore a 500.000 euro in cinque anni (invece dei 150.000 inizialmente previsti).
L'articolo 1, lettera c) integra il comma 112 della legge di bilancio 2017, disponendo l'espressa esclusione delle casse di previdenza dall'applicazione del principio di unicità del PIR previsto per le persone fisiche (ciascuna persona fisica non può essere titolare di più di un piano di risparmio a lungo termine e ciascun piano di risparmio a lungo termine non può avere più di un titolare, ma tale limite non Pag. 98si applica agli enti gestori di forme di previdenza obbligatorie).
Il comma 2 dell'articolo 1 aggiunge un nuovo comma 1-quater all'articolo 2 del decreto legislativo n. 239 del 1996, volto a introdurre un'agevolazione tributaria per le obbligazioni il cui emittente non sia una sola società, ma un consorzio di PMI.
Il comma 3 dell'articolo 1 stima l'onere finanziario delle disposizioni descritte nei commi 1 e 2 in 110 milioni di euro annui, a decorrere dall'anno 2019 e indica le relative coperture.
Il comma 4 dell'articolo 1 prevede che, al fine di favorire il coinvolgimento delle Special Purpose Acquisition Company (Spac) nelle procedure di ammissione alla quotazione delle piccole e medie imprese in un mercato regolamentato o in sistemi multilaterali di negoziazione di uno Stato membro dell'Unione europea o dello Spazio economico europeo, sia riconosciuto un credito d'imposta fino all'importo massimo di 500.000 euro nella misura del 50 per cento dei costi connessi alla procedura di richiesta di ammissione alla quotazione dei titoli rappresentativi del capitale sociale della società risultante dalla fusione sostenuti dalla Spac fino al 31 dicembre 2021.
Il comma 5 dell'articolo 1 specifica che il credito d'imposta è utilizzabile, nel limite complessivo di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022, esclusivamente in compensazione a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in cui è stata ottenuta la quotazione.
Il comma 6 dell'articolo 1 affida a un decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia il compito di stabilire modalità e criteri di attuazione delle norme in materia del credito di imposta previste dai commi 4 e 5, nel rispetto dei limiti e delle condizioni previsti dal regolamento (UE) n. 651/2014, in materia di aiuti compatibili con il mercato interno.
Il comma 7 dell'articolo 1 dispone che con regolamento della Consob sono disciplinate le regole per l'emissione, da parte delle piccole e medie imprese, degli strumenti finanziari di cui all'articolo 7 medesimo, che dovranno rispettare i princìpi di tutela degli investitori e di semplificazione delle procedure di emissione e delle procedure di quotazione nei mercati regolamentati.
Il comma 8 dell'articolo 1 stima in 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022 gli oneri derivanti dall'applicazione delle disposizioni recate dai commi da 4 a 6, volte a favorire la quotazione delle PMI, e indica le relative coperture.
L'articolo 2 della proposta di legge abroga integralmente la disciplina sui PIR introdotta dalla legge di bilancio per il 2019 (legge 30 dicembre 2018, n. 145, commi da 211 a 215 dell'articolo 1) e le relative norme di attuazione contenute nel decreto del Ministro dello sviluppo economico 30 aprile 2019.
Forza Italia è sicura che con le misure descritte i PIR ripartiranno e i risparmiatori modificheranno il loro comportamento, non più parcheggiando i loro risparmi sui conti correnti, come avviene oggi, bensì, a fronte del vantaggio fiscale, destinandoli in gran parte all'economia reale ed anche alla sottoscrizione di bot e btp. Si stima che in 5 anni possano essere raccolti in questo modo 70 miliardi di euro, e in 10 anni 150 miliardi di euro. Cifre basate anche su quanto avvenuto negli altri paesi che hanno adottato strumenti simili, pur non avendo, come l'Italia, le famiglie più risparmiatrici del mondo. Questa modifica comportamentale avrà benefici per tutti e soprattutto per la crescita del Paese e per la creazione di posti di lavoro reali.
Per questo auspica che la proposta di legge possa essere ampiamente condivisa, e consentire di rilanciare lo strumento dei PIR che – lo ricorda nuovamente – era stato istituito, la precedente legislatura, proprio grazie alla collaborazione tra le diverse forze politiche in Commissione Finanze. Invita quindi tutti i colleghi, sia di maggioranza che di opposizione, a riflettere sulla necessità di realizzare questi obiettivi, attraverso l'approvazione della proposta di legge in esame o anche attraverso la presentazione di emendamenti alla manovra di bilancio.Pag. 99
Prima di proseguire con l'esame della proposta di legge in esame, chiede alla presidenza di prevedere un ciclo di audizioni finalizzate a migliorarne il testo, nell'interesse dei risparmiatori e delle PMI.
Antonio ZENNARO (M5S) concorda con l'analisi del collega Giacomoni sul fatto che il mercato dei Piani individuali di risparmio sia attualmente in una situazione di stallo e ritiene necessario intervenire attraverso un atto legislativo, sia questo la proposta di legge in discussione oppure i disegni di legge di natura fiscale ed economica di prossimo esame da parte del Parlamento. Si tratta di un tema verso il quale il Movimento 5 Stelle ha sempre manifestato grande sensibilità.
Gian Mario FRAGOMELI (PD) ritiene sussista un consenso unanime sulla necessità di approfondire il tema, al fine di far ripartire i Piani individuali di risparmio, attraverso uno strumento legislativo quale può essere la proposta di legge in esame, il decreto-legge fiscale o ancora il disegno di legge di bilancio.
Carla RUOCCO, presidente, evidenziato come le audizioni sul provvedimento potranno essere oggetto di valutazione da parte dell'ufficio di presidenza della Commissione, e nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 13.45.
INDAGINE CONOSCITIVA
Martedì 29 ottobre 2019. — Presidenza della presidente Carla RUOCCO.
La seduta comincia alle 13.45.
Sistemi tributari delle regioni e degli enti territoriali nella prospettiva dell'attuazione del federalismo fiscale e dell'autonomia differenziata.
Audizione di rappresentanti di SOSE SpA.
(Svolgimento e conclusione).
Carla RUOCCO presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Introduce, quindi, l'audizione.
Vincenzo ATELLA, Amministratore delegato e Direttore generale di SOSE SpA, svolge una relazione sui temi oggetto dell'audizione.
Intervengono per formulare quesiti e osservazioni i deputati Gian Mario FRAGOMELI (PD) e Carla RUOCCO, presidente, ai quali risponde Marco STRADIOTTO, Responsabile analisi della finanza pubblica di SOSE SpA.
Carla RUOCCO, presidente, ringrazia i rappresentanti di SOSE SpA per il loro intervento e dichiara quindi conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 14.35.
N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.