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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 1 luglio 2020
400.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
Pag. 26

ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 1o luglio 2020. — Presidenza della presidente Marta GRANDE. – Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Ricardo Antonio Merlo.

  La seduta comincia alle 14.30.

Schema di documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, riferito agli anni 2019-2021.
Atto n. 184 e relazioni allegate.
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Marta GRANDE, presidente, ricorda che il provvedimento è stato trasmesso dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ai sensi degli articoli 12 e 13, comma 1, della legge 11 agosto 2014, n. 125, recante «Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo», ed è stato assegnato alle Commissioni affari esteri di Camera e Senato lo scorso 25 giugno ai fini dell'espressione del parere. Osserva che, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento, questa Commissione è chiamata ad esprimersi entro mercoledì 15 luglio prossimo.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), relatrice, in via preliminare, sottolinea che a sua memoria per la prima volta nella presente legislatura il Parlamento si trova ad esaminare, a norma dell'articolo 12, comma 2, della legge n. 125 del 2014, il Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, che indica la visione strategica, gli obiettivi di azione e i criteri di intervento, la scelta delle priorità delle aree geografiche e dei singoli Paesi, nonché dei diversi settori nel cui ambito dovrà essere attuata la cooperazione allo sviluppo; deve esplicitare altresì gli indirizzi politici e strategici relativi alla partecipazione Pag. 27italiana agli organismi europei e internazionali e alle istituzioni finanziarie multilaterali. Il parere che verrà approvato in esito all'esame potrà fornire importanti indirizzi al Governo per l'elaborazione del testo definitivo del Documento triennale.
  Per quanto riguarda i contenuti delle ampie relazioni sulle attività di cooperazione nel 2017 e nel 2018 rinvia alla documentazione predisposta dagli uffici, mentre si sofferma sulla visione strategica sottesa al Documento triennale 2019-2021.
  La rinnovata visione strategica della Cooperazione italiana poggia sui cinque pilastri dell'Agenda 2030.
  Segnala che al centro dell'azione vi è il pieno sviluppo della persona, del capitale umano: la protezione, l’empowerment dei giovani e delle donne, a partire da coloro in situazioni di maggiore disagio e vulnerabilità; il capitale umano anche quale «moltiplicatore di sviluppo» per incidere sulla capacità di generare prosperità a livello locale in equilibrio con il pianeta, stimolando partenariati efficacia anche al fine di contribuire alla pace.
  Sottolinea che l'impegno dell'Italia a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione sarà rafforzato nelle principali aree di crisi, dal Medio Oriente all'Africa e all'Asia ed inteso a ridurre le situazioni di fragilità, rafforzare la resilienza delle popolazioni e potenziare le capacità locali di gestione e risposta alle crisi.
  Rileva che, in quest'ottica, la risposta alle crisi umanitarie non può provenire dal solo sistema umanitario e prescindere da un'analisi congiunta dei bisogni e dalla definizione di obiettivi programmatici condivisi fra aiuto umanitario, sviluppo e pace.
  Ne deriva l'urgenza di adottare un approccio integrato e multi-settoriale. L'uguaglianza, il buon governo, la democrazia, lo Stato di diritto, la cultura, il lavoro dignitoso, sono al centro della strategia della cooperazione pubblica allo sviluppo dell'Italia.
  Per quanto riguarda le risorse, rileva che il quadro fornito dal Documento in esame si basa sulla legge di bilancio per il 2019; in esso si ricorda che l'Italia ha avviato negli ultimi anni un percorso di graduale riallineamento del rapporto cooperazione allo sviluppo/reddito nazionale lordo che è salito dallo 0,14 per cento nel 2012 allo 0,30 per cento nel 2017.
  In valore assoluto, nel 2017 l'importo computato come cooperazione pubblica allo sviluppo (CPS) era pari a 5.209,89 milioni di euro.
  Ricorda che dal 2018 tale dato è purtroppo in calo: già nel Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato 2019 e precisamente nell'allegata Relazione e sulle attività di cooperazione nel 2018 (ex articolo 14, comma 2, della citata legge n. 125 del 2014) si dava conto del fatto che, secondo gli ultimi dati stimati, nel 2018 l'APS italiano registra un calo rispetto al 2017.
  Tale flessione è attribuibile in larga misura al sensibile decremento delle spese destinate all'accoglienza temporanea in Italia dei rifugiati e dei richiedenti asilo.
  Sottolinea che dal rapporto OCSE-DAC 2018 dedicato al nostro Paese – la cui elaborazione è stata attentamente seguita dalla III Commissione – emerge a livello globale un calo del 2,7 per cento dell'Aiuto pubblico allo sviluppo (APS) e del 4 per cento dell'aiuto verso i Paesi africani. Il fenomeno è dovuto in gran parte alla diminuzione della spesa per aiuti destinati all'ospitalità dei rifugiati e dei richiedenti asilo a seguito del rallentamento dei relativi arrivi, attesa la contabilizzazione di tali spese come aiuti allo sviluppo.
  In tale contesto, il rapporto OCSE-DAC 2018 registra in Italia uno dei cali più consistenti, dallo 0,3 per cento del RNL del 2017 allo 0,23 per cento; anche sul dato italiano ha influito la riduzione dei costi di assistenza ai rifugiati.
  La Relazione 2018 allegata al Documento al nostro esame attesta che l'ammontare dell'APS per l'anno 2018 è stato pari a 4.405,76 milioni di euro, pari allo 0,25 per cento del RNL.
  Evidenzia che il Documento in esame afferma che «è impegno del Governo, a partire dal prossimo DEF, rilanciare un percorso di adeguamento degli stanziamenti Pag. 28annuali per la cooperazione allo sviluppo, tale da porre l'Italia in linea con gli impegni assunti a livello internazionale conformemente a quanto previsto all'articolo 30 della legge n. 125 del 2014».
  Osserva che nel triennio 2019-2021 l'obiettivo di azione che ci si prefigge sarà quello di contribuire alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) e specifici target, concentrando almeno il 75 per cento delle risorse nelle aree tematiche/settori di intervento prioritari di seguito indicati (nel restante 25 per cento sono compresi altri settori e le operazioni di trattamento del debito).
  Le aree tematiche sono articolate attorno ai cinque pilastri dell'Agenda 2030 (le cinque «P»): persone, prosperità, pianeta, partenariati, pace. Ogni iniziativa contiene l'indicazione degli OSS e target di riferimento e riporterà – da quest'anno – i codici OCSE-DAC, indicatori di Rio per l'Ambiente e indicatori di policy OCSE-DAC utilizzati per la rendicontazione annuale all'OCSE-DAC dei flussi di cooperazione allo sviluppo. I codici servono come riferimento per incentivare la concentrazione delle attività/risorse in certi settori e come indicatori di risultato.
  In tale quadro, si prevede – come opportuna novità – che a partire dal 2019 la Relazione annuale riporti i dati e le informazioni sulle attività realizzate e sui progressi verso la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile e relativi target e l'indicazione dei codici OCSE-DAC, indicatori di Rio per l'Ambiente e indicatori di policy OCSE-DAC, ciò che consentirà di verificare la rispondenza delle azioni svolte rispetto agli obiettivi contenuti nel presente Documento.
  Per garantire maggiore efficacia e in applicazione del principio della divisione del lavoro, gli interventi si concentreranno su un numero limitato di settori (3-4) in ciascun Paese.
  Evidenzia che sul versante della prima «P», quella delle persone, la politica italiana di cooperazione allo sviluppo sarà orientata a questi obiettivi: affrontare le cause strutturali della migrazione forzata; rafforzare il ruolo dei migranti regolari come attori di sviluppo, tramite il coinvolgimento in percorsi di migrazione circolare, mobilità professionale e formazione del capitale umano; fornire assistenza a quanti si trovano in condizione di vulnerabilità, in particolare i minori, e favorire il reinserimento sociale ed economico di coloro che tornano nei Paesi di origine; rafforzare le capacità dei Paesi partner nella gestione dei flussi migratori e contrastare il traffico di migranti e la tratta di esseri umani, in particolare delle donne e delle ragazze, nel rispetto dei diritti fondamentali e della dignità umana.
  Gli interventi si concentreranno nei Paesi prioritari del Fondo Africa, nei Paesi limitrofi e nelle aree di maggiore provenienza dei flussi, con attenzione particolare a Costa d'Avorio, Eritrea, Ghana e Nigeria.
  Ricorda che, in una prospettiva più ampia, come sottolineato dalle conclusioni del Consiglio europeo del giugno 2018, affrontare le cause della migrazione forzata richiede un rinnovato partenariato con l'Africa.
  Sul versante della seconda «P» – pianeta – in un'ottica di interdipendenza tra ambiente, sviluppo, pace e sicurezza, diritti umani e sociali, la cooperazione italiana intende riservare una priorità alle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici – portatrici anche di co-benefici sul piano della mitigazione e per gli altri fronti di salvaguardia socio ambientale – per disinnescare un ciclo cumulativo suscettibile di destabilizzare numerose aree, comprese alcune su cui più direttamente si proietta la presenza italiana.
  In materia di terzo pilastro – prosperità – il Documento rileva come il settore privato svolge un ruolo chiave di motore di crescita, promotore dell'occupazione, investitore nello sviluppo del capitale umano, propulsore di tecnologie ed innovazione. Le imprese possono creare impatti economici, sociali e ambientali tangibili.
  Rileva che il settore pubblico dovrà favorire l'intervento del settore privato in un'azione condivisa e partecipata con il no profit nella promozione di uno sviluppo sostenibile nei Paesi partner. Gli interventi Pag. 29dovranno privilegiare l'impiego e l'imprenditorialità giovanile valorizzando i talenti dei giovani affinché diventino agenti del cambiamento, in settori chiave quali l'agricoltura, l'energia e l'agroindustria.
  Per quanto attiene alla pace, che costituisce il quarto pilastro dell'Agenda 2030, evidenzia che nel triennio sarà avviato un programma del valore di 8 milioni di euro (2 milioni per il 2019, 2 milioni per il 2020 e 4 milioni annui a decorrere dal 2021), per interventi di sostegno alle popolazioni appartenenti a minoranze cristiane oggetto di persecuzioni nelle aree di crisi (in paesi quali, ad esempio, Iraq, Siria, Nigeria).
  Infine, in relazione al quinto ed ultimo pilastro, rappresentato dai partenariati, rileva che particolare enfasi è posta sul nodo della conversione e delle cancellazioni dei debiti dei Paesi meno avanzati (PMA): nel triennio 2019-2021 si continuerà a dare attuazione ai precedenti programmi di conversione e verranno valutate assieme al Ministero dell'Economia e delle finanze eventuali nuove iniziative, mentre proseguirà l'attuazione dell'Iniziativa «HIPC – Heavily Indebted Poor Countries» lanciata dalla Comunità internazionale nel 1996 allo scopo di aiutare i Paesi più poveri del mondo fortemente indebitati, concedendo loro una cancellazione del debito in misura elevata e tale da riportarlo a livelli sostenibili.
  Ricorda che, in attuazione delle intese concluse al Club di Parigi nella cornice della HIPC, il nostro Paese ha firmato finora ventotto accordi bilaterali di cancellazione finale del debito, con i quali sono stati azzerati tutti i debiti maturati dai Paesi beneficiari verso il nostro Paese. Gli ultimi Accordi sono stati conclusi a gennaio 2016 con la Guinea Conakry e con la Guinea Bissau e a marzo 2018 con il Ciad.
  Sono eleggibili alla HIPC anche il Sudan, la Somalia e l'Eritrea, ma per essi non si sono ancora verificate le condizioni necessarie per accedere all'Iniziativa, prima fra tutte il ripianamento degli arretrati verso le Istituzioni Finanziarie Internazionali (IFI).
  Il ripresentarsi di problematiche relative al crescente indebitamento dei PVS, in particolar modo di quelli a Paesi a basso reddito, ha riportato infatti il tema al centro anche del dibattito multilaterale.
  Evidenzia che, parallelamente all'attività svolta nel Club di Parigi per il coordinamento dei donatori bilaterali, l'Italia sosterrà le iniziative di Fondo monetario internazionale e Banca mondiale sovrana non solo di sorveglianza del fenomeno, ma anche di supporto in favore dei Paesi a basso reddito, al fine di intensificare le attività di capacity building, rafforzare le attività di gestione del debito e incentivare la mobilizzazione delle risorse domestiche.
  Sarà altresì necessario rafforzare la capacità di promuovere partenariati pubblico-privati che consentano di attirare capitali e risorse del settore privato o della filantropia privata anche esplorando – Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e Cassa depositi e prestiti congiuntamente –, strumenti finanziari innovativi (ad esempio investimenti ad impatto sociale – impact investing – attraverso strumenti obbligazionari o bond).
  Segnala che l'individuazione delle priorità geografiche contempera, da un lato, l'esigenza di intervenire in Paesi che per relazioni storiche, commerciali e culturali e per scelte di politica estera, rivestono particolare importanza per l'Italia; dall'altro, tiene conto del quadro socio-economico e di governance dei Paesi partner: si privilegiano i Paesi meno avanzati (PMA), per rispettare l'impegno internazionale assunto dall'Italia a raggiungere il target dello 0,15 per cento-0,20 per cento CPS/RNL per i PMA entro il 2020-2030
  Ricorda che nei Paesi prioritari la Cooperazione italiana opera prevalentemente attraverso le sedi all'estero dell'Agenzia, che procederà nel corso del prossimo triennio a una riorganizzazione della propria rete di Sedi all'estero, che terrà conto di una più efficiente allocazione delle risorse umane e finanziarie disponibili e degli aspetti relativi alla sicurezza (incluso il rischio terrorismo).
  L'AICS definirà una strategia di uscita in vista della chiusura – nell'arco del Pag. 30triennio – dei propri Uffici nei Paesi non inclusi nella lista di cui sopra (Bolivia, Vietnam).
  La scelta si orienta su ventidue Paesi prioritari, di questi dieci sono classificati come Paesi meno avanzati: Burkina Faso, Senegal, Niger, Etiopia, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Mozambico in Africa, Afghanistan e Myanmar in Asia.
  Osserva che in una prima cerchia si collocano i Paesi di importanza prioritaria per le rotte migratorie, mentre in un'altra cerchia di Paesi gli interventi saranno prevalentemente finalizzati a gestire l'impatto dei cambiamenti climatici.
  Vi è inoltre una cerchia di Paesi dove il primo obiettivo non è l'eradicazione della povertà e la fame zero, e il focus degli interventi è lo sviluppo economico. Vi rientrano alcuni Paesi a medio reddito.
  Per quanto riguarda l'Africa, negli ultimi anni le circostanze politico-economico-ambientali alla radice del fenomeno migratorio hanno accresciuto l'importanza di alcune macroregioni: Pertanto, oltre alle tradizionali priorità, assumono particolare peso Paesi quali la Libia o regioni, quali il Sahel, dove si interviene con programmi umanitari in un'ottica di nesso umanitario-sviluppo, per favorire la transizione nel medio lungo termine.
  Segnala che nel giugno 2017, il G7 Ambiente, riunitosi a Bologna sotto presidenza italiana, ha indicato la necessità di un polo espressamente dedicato alla promozione dello sviluppo sostenibile in Africa.
  In quest'ottica il Centro per il clima e lo sviluppo sostenibile dell'Africa, con sede a Roma, costituito nel gennaio 2019 con l'UNDP in collaborazione con la FAO, ha la missione di fornire una panoramica generale delle azioni su clima, agricoltura sostenibile («Climate Smart Agriculture»), accesso all'acqua, generazione di energia pulita, sulla base di un'ottica attenta alle questioni di genere.
  Sottolinea che nell'Africa mediterranea, la prossimità geografica ci spinge a concentrare gli sforzi sui Paesi «fisicamente» più vicini che necessitano di un forte sostegno per il consolidamento del processo democratico in atto (Tunisia) o per il ruolo nel processo di stabilizzazione regionale (Egitto), in un quadro di tutela dei diritti umani.
  Rileva che in Libia, consapevoli delle nostre responsabilità storiche e in relazione al ruolo di crocevia del Paese rispetto ai grandi movimenti di popolazione dall'Africa sub-sahariana, operiamo secondo due direttrici di intervento: iniziative di emergenza volte a dare assistenza umanitaria e protezione alle fasce più vulnerabili della popolazione, programmi di sviluppo volti a favorire il processo di stabilizzazione. Le attività mirano a sostenere il decentramento amministrativo, a rafforzare la capacità di governance a livello locale e delle singole municipalità.
  In Africa occidentale i Paesi prioritari sono il Burkina Faso, il Niger e il Senegal, mentre regioni importanti sono il Sahel con un focus particolare sulla Regione del Lago Ciad. A livello regionale l'Italia è stata tra i primi Paesi ad aderire alla «Alliance Sahel» che riunisce quattordici tra Paesi e organismi Internazionali. L'obiettivo è avere un immediato impatto sulle condizioni di vita della popolazione, coerentemente con le priorità di sviluppo individuate dai Paesi G5 Sahel (Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania, Niger).
  Nell'Africa orientale, che tradizionalmente corrisponde alla regione del «Corno» (allargata o meno, nel caso si voglia considerare solo Etiopia, Somalia, Eritrea e Gibuti), i Paesi prioritari sono Etiopia, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Kenya. I recenti positivi sviluppi politici (2018) si sono inoltre tradotti in una rinnovata attenzione anche per l'Eritrea. A livello regionale, proseguirà la collaborazione con l'IGAD (Intergovernmental Authority on Development). L'area è inoltre interessata da fenomeni climatici estremi.
  Rileva che in Africa australe l'unico Paese beneficiario di iniziative di sviluppo per l'APS italiano è il Mozambico, in un'ottica di assistenza «certa» e a «lungo termine», diretta conseguenza del ruolo di primissimo piano che l'Italia ha avuto nei primi anni ’90 nel processo di pacificazione tra il Governo e la guerriglia.Pag. 31
  In Medio Oriente, l'azione della cooperazione allo sviluppo si colloca nel solco delle politiche e della strategia dell'Unione Europea, in particolare l'Iniziativa europea di vicinato 2014-2020, e si articola sui seguenti assi prioritari d'intervento: promozione dei diritti, buongoverno, democrazia e Stato di diritto, sviluppo economico e delle piccole e medie imprese; agricoltura e sviluppo rurale per l'occupazione; settore socio-sanitario, in particolare il miglioramento della qualità dei sistemi di cure primarie. Attenzione sarà riservata anche alla tutela del patrimonio.
  La priorità è riconosciuta a Libano e Giordania per il ruolo-chiave che essi stanno svolgendo nell'accoglienza dell'epocale esodo umano causato dalla crisi siriana.
  Segnala che la perdurante mancanza di prospettive negoziali fra Israele e Palestina sta rendendo sempre più fragile la situazione dell'area. Pertanto, al fine di rafforzare la leadership palestinese, oltre alle iniziative a dono, si potrà fare ricorso anche allo strumento dei crediti di aiuto. Si guarderà con particolare attenzione ai bisogni della popolazione della Striscia di Gaza.
  L'urgenza di sostenere il processo di stabilizzazione delle aree liberate dal controllo di Daesh tra il 2014 e il 2017, nell'ambito del più ampio concorso della comunità internazionale alla ricostruzione dell'Iraq, rende necessario includere l'Iraq tra i Paesi prioritari. Particolare attenzione sarà riservata alla tutela del patrimonio culturale.
  Nei Balcani, si manterrà la presenza in Albania – Paese al quale ci lega una fitta rete di rapporti culturali, economici, umani, e dove la Cooperazione italiana è storicamente presente – e in Bosnia Erzegovina.
  La politica della Cooperazione italiana in America Latina intende inquadrare i propri interventi nella prospettiva della «good governance» e della tutela dei diritti umani.
  Per quanto attiene all'approccio italiano alla cooperazione multilaterale, evidenzia che esso confermerà le tre linee direttive che hanno contraddistinto gli interventi dello scorso triennio: a) sostegno al riformato sistema delle Nazioni Unite per lo sviluppo; b) promozione dei poli internazionali per lo Sviluppo sostenibile con sede in Italia; c) sostegno ai partenariati globali e agli impegni pluriennali assunti a livello politico.
  Ricorda che il nostro Paese, quale rilevante donatore e membro del G7 e del G20, ha tradizionalmente svolto un ruolo di promotore e contributore ad importanti iniziative multilaterali che hanno dimostrato un forte impatto, specialmente nei settori della Salute e dell'Istruzione.
  Si continuerà a svolgere un ruolo attivo e profilato nell'ambito dei tre più importanti partenariati globali sopra menzionati di cui l'Italia è fondatore nonché tra i principali donatori e attori, con i quali la III Commissione ha da tempo stabilito un canale privilegiato di sostegno e d'interlocuzione: il Fondo globale contro AIDS, tubercolosi e malaria, l'Alleanza globale per i vaccini e l'immunizzazione (GAVI) e il Partenariato globale per l'istruzione (GPE).
  Sottolinea che l'azione del nostro Paese nell'ambito delle banche e dei fondi multilaterali di sviluppo (BMS) continuerà ad ispirarsi ai princìpi ed agli obiettivi adottati a livello internazionale; tra questi assumono particolare rilevanza gli Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile (OSS).
  Nel triennio 2019-2021 il MEF proseguirà l'azione di indirizzo e di vigilanza sull'operato delle Banche multilaterali di sviluppo.
  Il 2019 sarà caratterizzato dai negoziati per la ricapitalizzazione della Banca africana di sviluppo e la ricostituzione delle risorse del Fondo africano di sviluppo, dell'Agenzia internazionale per lo sviluppo (IDA) del Gruppo Banca Mondiale, e del Fondo Verde per il Clima (GCF).
  Rileva che, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'obiettivo minimo dell'Italia per i negoziati 2019 è di mantenere la propria quota nell'azionariato o nel contributo relativo dei fondi, in ragione dell'importanza chiave che le istituzioni interessate rivestono nella lotta Pag. 32alla povertà e alla disuguaglianza, principalmente nel continente africano, area di massima priorità per la Cooperazione italiana.
  Le ricostituzioni dei fondi richiedono invece impegni ciclici e più onerosi per le finanze pubbliche, per cui le nostre quote di partecipazione hanno registrato nel tempo un trend discendente. Segnala che, nonostante ciò, l'Italia figura tra i primi dieci donatori in entrambi i fondi in ricostituzione, nell'ultimo ciclo del Fondo africano riuscendo anche a rimontare dall'ottava alla sesta posizione.
  Nell'ambito della cooperazione europea, il ricorso alla cooperazione delegata consente a uno Stato membro di accedere a fondi europei per realizzare programmi di sviluppo con le proprie strutture e secondo le proprie regole, in paesi e settori in cui possiede competenze riconosciute.
  Un impiego strategico della cooperazione delegata assume quindi una chiara valenza politica: aumenta il peso e la visibilità dell'Italia come donatore, a livello locale e nell'interlocuzione con le Istituzioni UE; allarga lo spettro di opportunità per il sistema italiano di cooperazione nel suo complesso, con un effetto moltiplicatore delle risorse disponibili.
  Il numero di programmi UE assegnati all'Italia in cooperazione delegata è cresciuto a partire dal 2015, passando da quattro a quindici programmi, per riflettere la rinnovata attenzione politica per l'Africa e la centralità del nesso migrazione-sviluppo. I programmi rientrano in una strategia coerente di risposta integrata alla sfida migratoria. Tali programmi sono infatti prevalentemente finanziati dal Fondo UE per l'Africa.
  Osserva che dall'aprile 2018, oltre a MAECI-DGCS e a CDP, accreditati a gestire fondi di sviluppo dell'Unione europea rispettivamente nel 2012 e nel 2015, anche AICS può ottenere in gestione programmi in cooperazione delegata dando applicazione all'articolo 6 comma 2 della legge n. 125 del 2014.
  Nella cooperazione bilaterale, per i Paesi prioritari particolare attenzione sarà data alla formulazione di Programmi Indicativi Paese che costituiscono la base per una programmazione a medio termine delle attività di cooperazione allo sviluppo e per la concentrazione in ambiti dove l'Italia ha un vantaggio comparato e valore aggiunto da offrire.
  Si favorirà un maggiore coinvolgimento dei soggetti del sistema della cooperazione allo sviluppo nella realizzazione di programmi di cooperazione delegata, programmi finanziati sul Fondo Africa e altre iniziative, ad esempio l'Iniziativa 5 per cento del Fondo globale per la lotta all'AIDS, Tubercolosi e Malaria.
  Sottolinea che uno stanziamento a dono fino al 16 per cento circa della dotazione annuale AICS, compatibilmente con la disponibilità di risorse, sarà destinato al finanziamento di programmi prevalentemente nei settori e nei Paesi prioritari. Una quota dell'allocazione finanziaria potrà essere destinata a Paesi non prioritari, con particolare attenzione ai PMA.
  Rileva che per monitorare i progressi e misurare l'impegno alla realizzazione dell'Agenda 2030 e al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile occorre migliorare la disponibilità e la qualità dei dati. Il consenso europeo per lo sviluppo invita i Paesi membri ad adeguare i propri sistemi statistici per consentire il follow-up dell'Agenda 2030.
  Sarà finalizzato il Piano d'azione triennale per l'efficacia della cooperazione allo sviluppo e se ne avvierà l'attuazione. Il Piano mira ad allineare l'azione del sistema della Cooperazione italiana ai princìpi e agli impegni sull'efficacia assunti nei Fora di Roma, Parigi, Accra, Busan, Città del Messico, Nairobi.
  Il Piano definisce le azioni che si prevede di svolgere nel triennio 2019-2021 per migliorare la qualità e l'efficacia della cooperazione allo sviluppo, con riferimento in particolare alla individuazione di un set di indicatori di risultato misurabili qualitativi e quantitativi secondo gli indicatori di efficacia formulati in sede OCSE-DAC.
  Come novità, si prevede che tali indicatori siano utilizzati, a partire dal 2019, Pag. 33nella Relazione annuale sulle attività realizzate, per verificare la rispondenza delle attività realizzate e dei risultati conseguiti rispetto agli obiettivi di azione del DTP, in linea con quanto previsto all'articolo 12, commi 2 e 4 della legge n. 125 del 2014.
  Inoltre, nel triennio si prevede di introdurre in seno all'AICS un Sistema di gestione basata sui risultati (RBM) che include anche la predisposizione di un rapporto per risultati. Nella programmazione annuale 2019 è previsto il finanziamento di uno studio di fattibilità per l'introduzione di un sistema RBM in AICS per un importo pari a 250 mila euro. Lo studio permetterà di definire un piano di lavoro e i relativi costi.
  Segnala che sul piano della valutazione, è in via di finalizzazione anche una «Guida per la valutazione degli interventi di cooperazione allo sviluppo» che definirà ruolo e responsabilità del MAECI-DGCS nel quadro della citata legge 125 del 2014 (le ultime «Linee guida sulla valutazione» risalgono 2010) e darà indicazioni sulla valutazione di impatto, attività che si collega al miglioramento della qualità e all'efficacia della cooperazione allo sviluppo.
  Infine, ricorda che, per consolidare processi e attività, la DGCS ha ricostituito il Comitato consultivo sulla valutazione rinnovandone, alla luce della legge n. 125 del 2014, funzioni e composizione.
  Per assicurare la pubblicazione tempestiva, sufficientemente completa e secondo standard internazionali dei dati sulle risorse e sulle attività di cooperazione allo sviluppo svolte dalle amministrazioni centrali, regionali e locali italiane e da altri enti pubblici, il modello openaid dell'Agenzia italiana – ora limitato alle iniziative gestite dall'AICS – sarà progressivamente esteso agli altri attori del sistema italiano di cooperazione allo sviluppo. L'obiettivo è quello di creare una banca dati nazionale della cooperazione allo sviluppo onnicomprensiva che, superando i limiti temporali dei dati comunicati all'OCSE-DAC, pubblichi «in tempo reale» dati e informazioni sulle iniziative di cooperazione allo sviluppo di tutti gli attori.
  Per raggiungere tali obiettivi, oltre a un minimo investimento per l'adeguamento degli strumenti informatici, sarà necessario investire nel rafforzamento delle capacità e nella formazione del personale.
  Da ultimo, sottolinea come il Comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo abbia adottato poche settimane fa nuove linee di indirizzo e di azione della Cooperazione italiana in risposta alla pandemia da COVID-19, che offre un'eloquente testimonianza delle capacità di reazione e di resilienza del sistema italiano di cooperazione allo sviluppo.
  Rileva, infatti, che la crisi globale scatenata dalla pandemia sta colpendo ogni Paese, comunità e settore della società e potrà avere un impatto ancora più devastante nei Paesi meno avanzati e più fragili sia sul piano sanitario, che economico e sociale.
  Una crisi di tale portata necessita di una risposta ampia, coordinata e multilaterale e di una strategia che punti sull'attenuazione degli effetti sociali del virus e sul rafforzamento delle condizioni socio-economiche nei Paesi in via di sviluppo. In questo scenario, la cooperazione internazionale assume un ruolo cruciale.
  In particolare il documento del Comitato ricorda che il 15 aprile scorso è stato raggiunto, in senso al G20, un accordo che approva la sospensione temporanea dei pagamenti sul servizio del debito dei Paesi in via di sviluppo. L'annuncio è arrivato al termine di una riunione dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali del Gruppo. La moratoria è scattata il 1o maggio e durerà fino alla fine del 2020. Ciò consentirà di liberare risorse per investire nei sistemi sanitari e mettere in campo misure di supporto economico per famiglie e piccole e medie imprese.
  In considerazione della presidenza italiana del G20 del prossimo anno, ritiene importante che Parlamento e Governo lavorino assieme per favorire una ripresa migliore dalle conseguenze della pandemia: la presidenza italiana del G20 intende contribuire alla costruzione di una nuova economia globale che assicuri un futuro equo, inclusivo e sostenibile per tutti.Pag. 34
  Ricorda che l'OCSE-DAC da parte sua, il 9 aprile scorso, ha adottato una dichiarazione impegna gli Stati membri a salvaguardare le risorse a esso destinate e ad assicurare una risposta coerente e coordinata che integri l'assistenza umanitaria, l'aiuto allo sviluppo e la promozione della pace.
  Il documento sottolinea che il sostegno alla ricerca sul vaccino contro il COVID-19 è una priorità del Governo italiano: non a caso nel marzo 2020, alla riunione ministeriale del G7, l'Italia ha proposto un'alleanza internazionale per sostenere le principali strutture internazionali che operano nel campo della ricerca, della produzione e della distribuzione dei vaccini.
  Auspica che, sulla scorta della risoluzione presentata dalla presidente Grande, il nostro Paese abbia l'ambizione di svolgere un ruolo guida nella comunità internazionale per la tutela della salute globale come perno delle politiche per uno sviluppo sostenibile, rafforzando in tutte le opportune sedi internazionali, a livello sia multilaterale sia bilaterale, la cooperazione globale in materia sanitaria, promuovendo una sessione ad hoc nell'ambito della prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite, al fine di definire regole e impegni per una efficace risposta globale alle pandemie.
  È importante che il nostro Paese, tra quelli maggiormente segnati dalla diffusione della pandemia ed al tempo stesso caratterizzato da una forte tradizione di sanità pubblica, universale e gratuita, possa assumere un ruolo attivo, in particolare nella sede dell'Organizzazione mondiale della sanità, a presidio della trasparenza decisionale nell'adozione di misure di contrasto alle emergenze sanitarie, della accessibilità per l'intera comunità internazionale di banche dati, piattaforme ed infrastrutture nel pieno rispetto del diritto umano alla diffusione del sapere scientifico;
  Rileva che la cooperazione multilaterale rappresenta, come sappiamo, una componente fondamentale dell'attività della Cooperazione italiana. Di fronte a una crisi che moltiplica i bisogni e richiede ingenti risorse, la cooperazione multilaterale diventa essenziale per fornire una risposta efficace e coordinata a livello globale, con un grande sostegno agli organismi multilaterali, alle banche ed ai fondi internazionali di sviluppo nonché ai menzionati partenariati globale, a livello europeo.
  Sul piano della cooperazione bilaterale, occorre dare priorità alle iniziative mirate a rafforzare i sistemi sanitari, a garantire la continuità delle filiere alimentari, approvvigionamento e distribuzione, ad assicurare i mezzi di sussistenza e a dare sostegno ai piccoli produttori, ad assicurare l'accesso al cibo, ai servizi igienico-sanitari e all'acqua pulita, a tutelare il diritto al lavoro, in particolare quello delle donne.
  In conclusione, evidenzia che il Documento triennale articola efficacemente alcuni tratti distintivi della nostra azione in campo internazionale, tra i quali quello del multilateralismo efficace e quello della cooperazione allo sviluppo come «parte integrante e qualificante della politica estera italiana», come recita la legge di riforma del settore.
  Attraverso la cooperazione allo sviluppo, l'Italia può contribuire, con evidenti effetti positivi per il nostro Paese, ad attenuare le ripercussioni negative della pandemia sul piano socio-economico, fornendo un apporto prezioso alla stabilizzazione di Paesi che, ancor prima della crisi, erano caratterizzati da una perdurante situazione di instabilità. La Tunisia e la Libia sono un esempio.
  Aggiunge che, attraverso la cooperazione, si aiuta anche il sistema economico italiano, assicurando un sostegno alle nostre imprese che, nei loro rapporti con le autorità e gli imprenditori locali, possono trarre un evidente vantaggio dall'immagine di un Paese aperto, solidale e presente nei momenti di difficoltà.
  È condivisa con la comunità internazionale la necessità di prevenire il diffondersi della pandemia nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa. Per gestire l'emergenza sanitaria è pertanto necessario sostenere i Paesi in difficoltà, concentrando Pag. 35gli sforzi in settori cruciali: salute, acqua e igiene, protezione sociale. Con i livelli di mobilità del mondo contemporaneo, anche quando avremo sconfitto il virus nel nostro Paese, dovremo evitare i contagi di ritorno e ciò è possibile solo sostenendo i Paesi in via di sviluppo nella lotta al COVID-19. Al riguardo, rileva che investire nelle strutture sanitarie di quei Paesi è un investimento per il nostro futuro e la nostra salute.
  Per tali ragioni la maggior parte dei Paesi donatori non intende ridurre gli stanziamenti e le attività di cooperazione allo sviluppo, nonostante le difficoltà che tutti, anche i Paesi più industrializzati e ad alto reddito, stanno affrontando.
  In tale quadro, evidenzia che l'Italia dovrà adoperarsi affinché l'Unione europea, primo donatore al mondo di aiuto pubblico allo sviluppo, giochi un ruolo più propositivo nel processo di rilancio e di rafforzamento delle sue relazioni con i partner africani, assumendo la leadership internazionale nella lotta alla pandemia, sfidando l'immobilismo e le scelte fallimentari adottate di fronte all'emergenza sanitaria da democrazie illiberali e regimi autoritari.

  Il sottosegretario Ricardo Antonio MERLO si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

  Marta GRANDE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.40.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 1o luglio 2020.

  L'ufficio di presidenza è stato svolto dalle 14.40 alle 14.55.

INDAGINE CONOSCITIVA

  Mercoledì 1o luglio 2020. — Presidenza della presidente Marta GRANDE.

  La seduta comincia alle 15.

Sulle eventuali interferenze straniere sul sistema delle relazioni internazionali della Repubblica Italiana.
Audizione di Giovanni Fasanella, giornalista e saggista.
(Svolgimento e conclusione).

Marta GRANDE, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati. Introduce, quindi, l'audizione.

  Giovanni FASANELLA, giornalista e saggista, svolge una relazione sui temi oggetto dell'indagine conoscitiva.

  Intervengono, quindi, per porre quesiti e formulare osservazioni, Pino CABRAS (M5S), Vito COMENCINI (Lega) e Cristian ROMANIELLO (M5S).

  Giovanni FASANELLA, giornalista e saggista, risponde ai quesiti posti e fornisce ulteriori precisazioni.

  Marta GRANDE, presidente, dichiara quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.

  N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.