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Resoconti delle Giunte e Commissioni

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CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 21 luglio 2020
413.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
Pag. 16

AUDIZIONI INFORMALI

  Martedì 21 luglio 2020.

Audizione di rappresentanti della Rete Italiana per il Disarmo nell'ambito dell'esame della Relazione ai sensi dell'articolo 5, comma 1, della legge 9 luglio 1990, n. 185, sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, riferita all'anno 2019 (Doc. LXVII, n. 3).

  L'audizione informale è stata svolta dalle 11 alle 12.30.

Pag. 17

INDAGINE CONOSCITIVA

  Martedì 21 luglio 2020. — Presidenza del vicepresidente Paolo FORMENTINI.

  La seduta comincia alle 12.40.

Sulle eventuali interferenze straniere sul sistema delle relazioni internazionali della Repubblica Italiana.
Audizione del Dottor Stefano Mele, esperto di cybersicurezza.
(Svolgimento e conclusione).

  Paolo FORMENTINI, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati. Introduce, quindi, l'audizione.

  Stefano MELE, esperto di cybersicurezza, svolge una relazione sui temi oggetto dell'indagine conoscitiva.

  Intervengono quindi Laura BOLDRINI (PD), Pino CABRAS (M5S), Andrea ROMANO (PD) e Simone BILLI (LEGA).

  Stefano MELE, esperto di cybersicurezza, risponde ai quesiti posti e fornisce ulteriori precisazioni.

  Paolo FORMENTINI, presidente, dichiara quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.50.

  N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 21 luglio 2020. — Presidenza della presidente Marta GRANDE. — Interviene la viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re.

  La seduta comincia alle 14.05.

Programma Nazionale di Riforma per l'anno 2020, di cui alla III Sezione del Documento di economia e finanza 2020.
Doc. LVII, n. 3 – Sezione III e Allegati.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Marta GRANDE, presidente, ricorda che il Piano nazionale di riforma per l'anno 2020, trasmesso alle Camere l'8 luglio scorso, fa seguito all'approvazione del Documento di economia e finanza per il 2020, sul quale questa Commissione si è espressa favorevolmente nella seduta del 28 aprile scorso.

  Emilio CARELLI, (M5S), relatore, ricorda che lo schema del Programma nazionale di riforma (PNR), che costituisce la sezione III del Documento di economia e finanza (DEF), viene solitamente presentato contestualmente al Programma di stabilità (sezione I del DEF) e al documento recante l'analisi e le tendenze della finanza pubblica (sezione II del DEF).
  Secondo quanto disposto dall'articolo 7 della legge di contabilità e finanza pubblica (legge n. 196 del 2009), il DEF deve essere presentato al Parlamento, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, entro il 10 aprile di ciascun anno, al fine di consentire alle Camere di esprimersi sugli obiettivi programmatici di politica economica in tempo utile per l'invio al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, entro il successivo 30 aprile, del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma (PNR).
  Il Programma di stabilità e il PNR si inquadrano al centro del processo di coordinamento Pag. 18ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'UE – il Semestre europeo.
  Segnala che quest'anno, invece, per effetto della crisi sanitaria ed economica conseguente alla pandemia da COVID-19, il PNR è stato presentato successivamente all'approvazione delle risoluzioni parlamentari sulle sezioni I e II del DEF 2020.
  Sottolinea che il Governo motiva tale scelta con la necessità di: concentrarsi prioritariamente sulle misure di sostegno alle famiglie e alle imprese e sulle conseguenti necessità finanziarie; avere una visione più ampia sull'evoluzione dell'epidemia in Italia e sulla successiva «fase due» di graduale riapertura dell'economia; attendere l'esito dei lavori dell'UE in merito alla risposta alla pandemia, da cui dipenderanno alcuni dei programmi del Governo; rapportare i programmi del Governo e le iniziative di riforma non solo alle Raccomandazioni specifiche approvate nel 2019 ma anche a quelle per il 2020, approvate dal Consiglio dell'UE il 20 luglio scorso. Inoltre, il PNR contiene gli elementi e le informazioni previste dai regolamenti dell'Unione europea e dalle specifiche linee guida, e in particolare, come dettato dalla legge di contabilità e finanza pubblica (articolo 10, comma 5): a) lo stato di avanzamento delle riforme avviate, con indicazione dell'eventuale scostamento tra i risultati previsti e quelli conseguiti; b) gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività; c) le priorità del Paese, con le principali riforme da attuare, i tempi previsti per la loro attuazione e la compatibilità con gli obiettivi programmatici indicati nel Programma di stabilità; d) i prevedibili effetti delle riforme proposte in termini di crescita dell'economia, di rafforzamento della competitività del sistema economico e di aumento dell'occupazione.
  Osserva che, sulla base di quanto prevedono sia alcune norme della legge di contabilità, sia ulteriori disposizioni, in occasione della presentazione del PNR 2020 sono stati altresì presentati alcuni allegati al DEF.
  Ciò premesso, rileva che il PNR in esame illustra le politiche che il Governo intende adottare per il rilancio della crescita, l'innovazione, la sostenibilità, l'inclusione sociale e la coesione territoriale nel nuovo scenario determinato dalla crisi pandemica.
  La strategia risponde coerentemente alle raccomandazioni al Paese approvate dal Consiglio dell'Unione europea lo scorso luglio e s'ispira anche alla più recente Annual Sustainable Growth Strategy della Commissione europea e allo European Green Deal, che costituisce il principale progetto europeo di medio e lungo termine.
  Inoltre, il PNR traccia le linee essenziali del Programma di ripresa e resilienza (Recovery Plan) che il Governo metterà a punto alla luce della comunicazione della Commissione europea del 27 maggio scorso per la creazione di un nuovo Strumento europeo per la ripresa (Next Generation EU). Esso rappresenta un grande passo in avanti per l'Europa e l'occasione per il nostro Paese per rilanciare gli investimenti e attuare riforme che ne amplifichino gli effetti all'interno di un disegno di crescita e transizione verso un'economia più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale.
  Il Piano di Rilancio e, al suo interno, il Recovery Plan, si baseranno su una forte aumento degli investimenti, su un significativo incremento della spesa per ricerca, istruzione, innovazione e digitalizzazione e su riforme mirate ad incrementare la crescita potenziale, la competitività, l'equità e la sostenibilità sociale ed ambientale.
  Evidenzia che non si tratta, infatti, di assorbire soltanto l'impatto della recessione innescata dalla pandemia, ma di affrontare i nodi strutturali che da tempo inibiscono un pieno e armonioso sviluppo economico e sociale del Paese, accelerandone il processo di modernizzazione e riducendo le diseguaglianze sociali e territoriali acuitesi negli ultimi anni.
  Proprio in tale prospettiva, segnala che l'accordo raggiunto questa notte dai leader europei sul Recovery Fund, al termine di Pag. 19un negoziato lungo e complesso, assume una portata storica poiché ci restituisce l'immagine di un'Unione europea forte, solidale e coesa: il nuovo fondo avrà infatti una dotazione di 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi di sussidi per i Paesi più in difficoltà.
  Si tratta di un traguardo semplicemente impensabile fino a qualche mese e che segna un autentico punto di svolta, consolidando la risposta senza precedenti a una crisi senza precedenti messa in piedi dall'UE con il pacchetto di 540 miliardi per la linea di credito pandemica del MES, SURE e la BEI ed i 1.350 miliardi di acquisti titoli della BCE.
  Per la prima volta nella storia del disegno d'integrazione europea, la Commissione potrà prendere a prestito sui mercati per concedere sussidi: il nostro Paese dovrebbe ottenere complessivamente 208,8 miliardi dal Recovery Fund, molti più dei 172,8 della proposta originaria della Commissione, beneficiando di una quota di prestiti molto più alta (da 90,9 a 127,4 miliardi) e potendo contare su una soluzione ponte efficace per avere risorse già a partire da quest'anno, in attesa che il Recovery Fund entri in funzione nel 2021. In questo modo, per i prossimi sette anni, l'Italia passerà da contributore a beneficiario netto: verserà all'UE meno di quanto riceverà dall'Unione.
  Per quanto riguarda i profili di competenza della III Commissione, vengono in rilievo le linee-guida afferenti all'area prioritaria 1 «Finanza sostenibile, riduzione del debito e politiche fiscali a sostegno della crescita» ed in particolare le considerazioni riguardanti la web tax, introdotta dalla legge di bilancio 2020.
  Il documento ribadisce la volontà di eliminarla non appena saranno individuate regole condivise a livello internazionale per tassare i profitti delle multinazionali del digitale, come pure incrementare il ricorso agli strumenti della cooperazione giuridica internazionale per aumentare la qualità dei controlli effettuati dall'Amministrazione finanziaria.
  L'Esecutivo rammenta, in tale ottica, che sta proseguendo il negoziato in sede OCSE sulla riforma della tassazione delle multinazionali, incluse quelle digitali. L'obiettivo fissato in sede G20 è la sottoscrizione, entro la fine del 2020, di un accordo politico sulla parziale modifica dei criteri di allocazione internazionale della base imponibile societaria per ridurre le possibilità di profit shifting delle imprese multinazionali e sull'introduzione di un livello minimo di tassazione effettiva per le stesse imprese.
  Con riferimento all'area prioritaria 4 «Produttività, competitività, giustizia e settore bancario», nel PNR il Governo rileva come lo scenario post-pandemia richiederà di rafforzare o estendere il supporto agli investimenti diretti esteri, che subiranno un calo consistente. Si dovranno adottare misure indirizzate a creare condizioni più attrattive sia per investitori stranieri sia per quelli nazionali.
  La crisi innescata dal COVID-19 obbliga a dare una nuova interpretazione al concetto di competitività che ha portato i Paesi europei, inclusa l'Italia, a delocalizzare le produzioni, posto che alcune di esse sono essenziali per l'autonomia nazionale, anche alla luce degli eventi.
  Un altro aspetto rilevante della politica degli investimenti in questo periodo riguarda lo screening di investimenti stranieri per ragioni di sicurezza nazionale. Anche l'Italia, come altri Paesi europei, ricorda il PNR, ha agito in tal senso ampliando l'ambito di intervento oggettivo della disciplina sulla golden power.
  Il PNR richiama opportunamente gli interventi in materia di internazionalizzazione contenuti nei decreti-legge di marzo-maggio 2020, per fronteggiare gli effetti economici determinati dalla pandemia ed il trasferimento, dal 1o gennaio 2020, in attuazione del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104, convertito con modificazioni dalla legge 18 novembre 2019, n. 132, delle competenze in materia politica commerciale e promozionale con l'estero e di sviluppo dell'internazionalizzazione del sistema Paese dal MISE al MAECI.
  Nel quadro del supporto alle esportazioni e all'internazionalizzazione, occorrerà Pag. 20promuovere anche specifiche filiere, tra cui quelle della difesa e dell'agroalimentare.
  Nell'ambito UE va rafforzata l'esigenza della negoziazione con i Paesi terzi a vantaggio comune degli Stati Membri e con la possibilità di agire sul controllo dell'import per controbilanciare il potere negoziale dei Paesi terzi.
  Il PNR preannuncia un rafforzamento del ruolo della rete diplomatica internazionale e di SIMEST e ICE, più volte auspicato da questa Commissione.
  Grande rilievo assume l'inserimento nel PNR 2020 di uno specifico capitolo, il quinto, che illustra come le cinque priorità individuate dal Governo potranno influenzare il posizionamento dell'Italia rispetto ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile adottati dall'ONU con l'Agenda 2030.
  Evidenzia che si tratta di un'innovazione assai opportuna e condivisibile che va nel senso auspicato più volte dal Parlamento, in sede di approvazione del bilancio interno, di una rivisitazione complessiva delle politiche pubbliche e degli interventi legislativi alla luce della loro congruenza e funzionalità rispetto ai goal ed ai target dell'Agenda globale.
  Ritiene quindi importante che si consolidi, sia nella fase programmatoria – come questa segnata dall'adozione del PNR – che in quella della progettazione legislativa, l'esigenza di valutare gli interventi proposti alla luce degli obiettivi di crescita economica, inclusione sociale, tutela dell'ambiente, che connotano gli SDGs.
  Il nostro Paese, come sappiamo, è stato protagonista nel processo di costruzione, sottoscrizione e lancio della rinnovata Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e tale impegno si è tradotto, in ambito nazionale, nell'adozione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile che costituisce lo strumento di coordinamento dell'attuazione dell'Agenda 2030 in Italia.
  La Strategia, che deve essere aggiornata dal Governo con cadenza almeno triennale, contiene una serie di scelte strategiche e obiettivi nazionali articolati all'interno di cinque aree speculari a quelle degli SGDs (Persone, Pianeta, Pace, Prosperità, Partnership), cui è associato un elenco preliminare di strumenti di attuazione individuati nel processo di consultazione istituzionale.
  Sul piano parlamentare, il monitoraggio del processo d'attuazione dell'Agenda globale, che investe le competenze di attori internazionali, nazionali e locali, fortemente sollecitato dagli organismi delle Nazioni Unite e dall'Unione interparlamentare, ha portato la nostra Commissione, in continuità con attività svolta nelle due precedenti legislature, a deliberare all'unanimità lo svolgimento di un'indagine conoscitiva sull'azione internazionale dell'Italia per l'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, affidata ad un apposito Comitato permanente che sta svolgendo un'articolata opera di riflessione e di approfondimento sui grandi temi dello sviluppo sostenibile e sul ruolo del nostro Paese.
  Nel preannunciare l'espressione di un parere favorevole sul nuovo PNR, rileva che esso esprime la condivisibile ambizione, accanto al necessario aumento degli investimenti pubblici, di accrescere sensibilmente gli investimenti privati italiani e dall'estero, anche attraverso misure di semplificazione amministrativa e tributaria e favorendo la canalizzazione dell'ingente risparmio privato verso gli investimenti produttivi e di lungo termine.

  La viceministra Emanuela Claudia DEL RE si riserva di intervenire nel prosieguo dell'esame del provvedimento.

  Alberto RIBOLLA (LEGA), pur riconoscendo che taluni obiettivi del PNR sono condivisibili, esprime totale disaccordo sulle misure previste per l'accoglienza dei migranti, che rivestono un ruolo marginale nell'impianto complessivo del Programma. Esprime, inoltre, riserve sulla possibilità di finanziare il piano ambizioso di iniziative previsto dal Governo: infatti, sebbene l'accordo raggiunto in sede di Consiglio europeo sulle dimensioni del Recovery Fund assicuri all'Italia un ammontare di risorse addirittura superiore a quello proposto Pag. 21originariamente dalla Commissione europea – certo, a fronte di una diminuzione della componente a fondo perduto – persiste a suo avviso il rischio che l'accesso ai fondi europei sia sottoposto a condizionalità. Se da un lato, infatti, il Presidente del Consiglio Conte ha più volte escluso questa eventualità, dall'altro i Paesi nordici sembrano insistere su questo vincolo, e dunque esiste il pericolo concreto che l'Unione, a fronte della concessione delle sovvenzioni, possa imporre all'Italia misure draconiane, come accadde nel 2011 con la riforma delle pensioni, che ha messo in ginocchio il Paese. La sussistenza di tali condizionalità cambierebbe radicalmente il giudizio sul risultato raggiunto in esito al negoziato. Inoltre, evidenzia che i fondi dell'Unione arriveranno verosimilmente solo nel 2021, non essendo ancora state chiarite le modalità dell'eventuale anticipo di talune risorse al 2020.

  Marta GRANDE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2019.
C. 2572 Governo.

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2020.
C. 2573 Governo.

Tabella n. 6: Stato di previsione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per l'anno finanziario 2020 (limitatamente alle parti di competenza).
(Relazione alla V Commissione).
(Esame congiunto, ai sensi dell'articolo 119, comma 8, del regolamento e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame dei provvedimenti in oggetto.

  Marta GRANDE, presidente, ricorda che l'esame congiunto dei provvedimenti in titolo si conclude con una relazione alla V Commissione su ciascuno di essi e con la nomina di un relatore per la III Commissione. È prevista la possibilità di presentare emendamenti riferiti al solo disegno di assestamento, mentre il disegno di legge di approvazione del rendiconto è sostanzialmente inemendabile, essendo ammesse solo modifiche di carattere meramente tecnico o formale.
  Le proposte emendative riferite al disegno di legge di assestamento devono essere riferite alle unità di voto parlamentare, secondo la tipologia di entrata o il programma di spesa, e possono avere ad oggetto tanto le previsioni di competenza quanto quelle di cassa. Non possono invece avere ad oggetto l'ammontare dei residui iscritti nelle predette unità di voto, in quanto essi derivano da meri accertamenti contabili.
  Segnala che gli emendamenti riferiti alle previsioni di entrata sono ammissibili soltanto se fondati su valutazioni tecnico-finanziarie adeguatamente documentate, tali da comprovare la necessità di modificare le previsioni di entrata di competenza e/o di cassa. In ogni caso le proposte emendative non possono comportare un peggioramento dei saldi di finanza pubblica e pertanto, ove risultino onerose, devono essere compensate mediante l'utilizzo di risorse iscritte in altre unità di voto parlamentare, anche se facenti parte di altra missione o di altro stato di previsione.
  Precisa che è considerata emendabile l'intera dotazione dei programmi di spesa, ivi compresa quindi l'eventuale quota potenzialmente riferibile agli oneri inderogabili, in mancanza di puntuali indicazioni nel testo del disegno di legge di assestamento circa l'ammontare dei predetti oneri in relazione a ciascun programma di spesa.
  È comunque esclusa la possibilità di compensare l'incremento di stanziamenti di spesa di parte corrente mediante riduzione di stanziamenti di spesa di conto capitale.
  Per quanto riguarda gli stanziamenti di cassa, ricorda che deve tenersi conto di un ulteriore criterio di ammissibilità: in particolare, essi sono emendabili a condizione Pag. 22che, nel caso di emendamenti volti ad incrementare l'autorizzazione di cassa, lo stanziamento derivante dall'emendamento non superi la cosiddetta «massa spendibile», costituita dalla somma dello stanziamento di competenza e dei relativi residui passivi.
  Per quanto concerne il regime di presentazione degli emendamenti riferiti al disegno di legge di assestamento, ricorda che, in sede consultiva, possono essere presentati emendamenti riferiti alle rispettive parti di competenza di ciascuna Commissione con compensazioni a valere sulle medesime parti di competenza ovvero su parti di competenza di altre Commissioni, nonché emendamenti migliorativi dei saldi – e in quanto tali privi di compensazione finanziaria – riferiti alle predette parti di competenza di ciascuna Commissione. Tutte le citate tipologie di emendamenti possono essere altresì presentate anche direttamente in Commissione bilancio.
  Gli emendamenti approvati durante l'esame in sede consultiva sono trasmessi alla Commissione Bilancio come emendamenti di iniziativa della Commissione che li ha approvati; quelli respinti devono essere presentati nuovamente in Commissione Bilancio, anche al solo fine di permetterne la successiva ripresentazione in Assemblea.
  Sia gli emendamenti approvati, sia quelli respinti in sede consultiva e ripresentati in Commissione Bilancio, sia quelli presentati per la prima volta presso la V Commissione sono da quest'ultima esaminati in sede referente. Solo gli emendamenti approvati dalla Commissione Bilancio entrano a far parte del testo elaborato in sede referente ai fini dell'esame in Assemblea.
  Come già anticipato, evidenzia che l'esame in sede consultiva si conclude con l'approvazione di una relazione per ciascun disegno di legge. Nel caso del disegno di legge di assestamento, l'esame può anche concludersi con l'approvazione di una relazione per ciascuno stato di previsione di competenza della Commissione. Possono essere presentate relazioni di minoranza. Le relazioni approvate, unitamente alle relazioni di minoranza e agli emendamenti approvati, sono trasmesse alla Commissione bilancio.
  Tutto ciò premesso, salva la possibilità di rinunciare al termine per la presentazione di emendamenti considerata la facoltà di presentarli direttamente in V Commissione, propone di fissarlo per le ore 10 di domani, martedì 22 luglio.

  La Commissione concorda.

  Emilio CARELLI, (M5S), relatore, ricorda, in via preliminare, che il rendiconto generale dello Stato è lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura dell'anno finanziario, adempie all'obbligo costituzionale di rendere conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria.
  La disciplina del rendiconto è dettata dalla legge di contabilità e finanza pubblica del 31 dicembre 2009, n. 196, che, all'articolo 35, dispone che il rendiconto relativo al 31 dicembre dell'anno precedente sia presentato entro il successivo mese di giugno alle Camere con apposito disegno di legge, dopo esser stato previamente sottoposto alla Corte dei Conti per il giudizio di parificazione.
  Segnala che, per quanto riguarda il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il suo stato di previsione per l'anno finanziario trascorso, di cui alla legge di bilancio 30 dicembre 2018, n. 145, prevedeva spese in conto competenza pari a 2.758,58 milioni di euro. Per effetto delle variazioni intervenute nel corso della gestione, gli stanziamenti definitivi di competenza relativi al medesimo Ministero ammontano a complessivi 2.971,11 milioni di euro, con una diminuzione del 3,2 per cento rispetto al 2018.
  Come rilevato dalla Corte dei Conti nella Relazione sul rendiconto generale dello Stato 2019, il confronto tra le priorità politiche 2018 e 2019 evidenzia una sostanziale continuità della politica estera nazionale. In particolare, in ambito europeo, l'impegno italiano si è concentrato nella delicata gestione del recesso del Pag. 23Regno Unito dall'Unione europea e nel negoziato per il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale (2021-2027), anche nell'ottica di una gestione europea condivisa dei flussi migratori finalizzata al contenimento dei flussi e allo sviluppo economico e sociale delle zone di origine, in particolare Africa e Medio Oriente.
  Sottolinea che l'impegno per la pace e la sicurezza nella regione del Mediterraneo, e in particolare in Libia, continua a rappresentare una delle principali priorità della politica estera italiana.
  Secondo quanto riportato nel disegno di legge di rendiconto, in termini di competenza, la spesa finale del MAECI per il 2019 è pari a 2.971,14 milioni di euro e ha un'incidenza sul bilancio dello Stato dello 0,5 per cento.
  Osserva che, nel complesso, come sottolineato dalla magistratura contabile nella relazione già citata, la gestione evidenzia, sulla base del dato dell'impegno di competenza (che ammonta a 2,71 miliardi), una capacità di impegno del 91,36 per cento, in leggera diminuzione rispetto all'esercizio precedente (92,69 per cento nel 2018), e una capacità di pagamento (velocità di gestione della spesa) del 99,23 per cento, in netto miglioramento rispetto al 2018 dove l'indicatore segnava il 95,79 per cento.
  Precisa che il MAECI gestisce due Missioni: la numero 4 «Italia in Europa e nel mondo» e la numero 32 «Servizi istituzionali e generali».
  Segnala inoltre che, dal 2020, al MAECI sono assegnate le funzioni di definizione delle strategie della politica commerciale e promozionale con l'estero e di sviluppo dell'internazionalizzazione del sistema Paese, funzioni declinate nella missione «Commercio internazionale ed internazionalizzazione del sistema produttivo» e nel relativo programma «Sostegno all'internazionalizzazione delle imprese e promozione del Made in Italy», prima gestita dal Ministero dello sviluppo economico.
  Alla Missione 4, nel cui ambito il MAECI ha la titolarità di 12 programmi (due ulteriori programmi sono in capo al MEF), sono collegate le priorità politiche di maggior impatto che ricevono il 97 per cento delle risorse complessive stanziate, in linea con la tendenza registrata negli anni precedenti. Nell'anno in esame la Missione ha registrato un incremento di 206,76 milioni di euro.
  Nell'ambito della Missione 4 la parte più cospicua degli stanziamenti è imputata al Programma 4.2 relativo alla cooperazione internazionale allo sviluppo, che assorbe quasi il 40,3 per cento degli stanziamenti definitivi, in lieve calo rispetto al 42 per cento del 2018.
  Il programma «Promozione della pace e sicurezza internazionale» rappresenta il terzo programma in termini di entità delle risorse assegnate (circa il 18 per cento delle risorse di tutto il Ministero).
  Con i fondi assegnati sono state finanziate le iniziative al sostegno del processo di soluzione di crisi in atto all'estero: in particolare, nel Nord Africa e nel Medio Oriente, soprattutto la Libia. Lo stanziamento definitivo per il 2019 di tale programma è di circa 534 milioni, in calo del 10,5 per cento rispetto all'esercizio precedente, in cui era di circa 596,2 milioni, e quasi interamente destinato ai trasferimenti correnti all'estero, per 517 milioni (erano 582 milioni nel 2018).
  Il Programma «Italiani nel mondo e politiche migratorie» ha incrementato le sue risorse del 35,7 per cento, passando da circa 64,5 milioni del 2018 a poco più di 87,5 nel 2019. Nel 2018 si era registrato un notevole decremento di risorse per le variazioni avvenute sullo stanziamento del Fondo Africa.
  Il Programma «Promozione del sistema paese» presenta uno stanziamento definitivo di competenza in crescita. Si registrano 220,9 milioni stanziati rispetto ai circa 192,7 milioni del 2018 (circa 183 milioni nel 2017 e 148 milioni nel 2016).
  Sottolinea che il Programma, che si conferma tra le priorità strategiche del MAECI, è dedicato alla promozione e diffusione della cultura, della lingua e dello spettacolo italiano, ai rapporti culturali con soggetti stranieri e nazionali in ambito internazionale, alle attività a sostegno del patrimonio culturale ed artistico Pag. 24in Italia ed all'estero, alle istituzioni scolastiche italiane all'estero alla cooperazione nel quadro di accordi multilaterali per la valorizzazione della cultura italiana e alla cooperazione internazionale nel settore scientifico e tecnologico. Svolge, inoltre, attività di controllo e prevenzione su esportazione e importazione di materiali di armamento in ambito nazionale, nonché di promozione e coordinamento delle iniziative d'internazionalizzazione del sistema economico italiano, del coordinamento delle attività degli enti territoriali in ambito internazionale e delle azioni per favorire l'internazionalizzazione dei territori italiani e l'attrazione degli investimenti diretti esteri.
  Per quanto riguarda i programmi che fanno riferimento all'organizzazione complessiva delle sedi estere, cioè «Presenza dello Stato all'estero tramite le strutture diplomatico-consolari», e «Rappresentanza all'estero e servizi ai cittadini e alle imprese», rileva che lo stanziamento del Programma «Rappresentanza all'estero e servizi ai cittadini e alle imprese» è pari a 596,6 milioni mentre quello del programma «Presenza dello Stato all'estero tramite le strutture diplomatico-consolari» ammonta a 128,3 milioni.
  Rispetto al 2018, evidenzia un lieve incremento delle risorse destinate al primo (erano circa 593,7 milioni) e una lieve diminuzione delle risorse destinate al secondo (erano circa 132,4 milioni).
  L'altra missione nella quale si articola lo stato di previsione della Farnesina, la Missione n. 32 (Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche) ha registrato un aumento pari a circa 5,79 milioni, risultanti da una diminuzione di 2,71 milioni dello stanziamento per il programma 32.2 (Indirizzo politico), e da un incremento di 8,5 milioni delle dotazioni finanziarie del programma 32.3 (Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza).
  Particolare rilievo assume, ai fini dell'attività di controllo e di indirizzo svolta dalla III Commissione, la relazione sull'utilizzo degli stanziamenti per le politiche di cooperazione allo sviluppo, prevista dall'articolo 14, comma 2, della legge n. 125 del 2014, allegata al Rendiconto generale dello Stato, che consente una lettura complessiva delle politiche di cooperazione allo sviluppo adottate dal nostro Paese nel corso dell'esercizio finanziario trascorso.
  Auspica una migliore evidenziazione del testo della relazione, che potrebbe forse essere direttamente allegato, con idonea indicizzazione, al rendiconto dello Stato, nella sezione documentale riguardante il MAECI, in modo da dare una più puntuale attuazione alla previsione di legge ora richiamata e rendere ancora più fruibile un documento così importante.
  Il documento, a cura del MAECI, contiene i dati e gli elementi informativi sull'utilizzo degli stanziamenti a sostegno di politiche di cooperazione allo sviluppo, riferiti all'anno precedente, nonché l'illustrazione dei risultati conseguiti rispetto agli obiettivi e alle priorità indicati nel Documento triennale di programmazione e di indirizzo 2019-2021, sul quale la nostra Commissione si è espressa il 15 luglio scorso.
  L'impegno italiano in favore di un aumento dell'Aiuto pubblico allo sviluppo è stato confermato nel DEF 2019, pur in presenza, nel 2018 (0,25 per cento), di una flessione rispetto al 2017 (0,30 per cento) delle risorse destinate a tale obiettivo. Secondo i dati preliminari trasmessi al Comitato per l'aiuto allo sviluppo (DAC) dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) nel mese di aprile 2020, l'ammontare dell'APS comunicato dalle Amministrazioni pubbliche italiane per l'anno 2019 è pari a 3.434,02 milioni, corrispondente allo 0,19 per cento del Reddito nazionale lordo (RNL).
  Tale dato, ove validato dall'OCSE, farebbe registrare un decremento di 0,01 punti percentuali del rapporto APS/RNL conseguito nel 2018, proseguendo una modesta tendenza negativa del nostro APS osservata nel corso degli ultimi due anni. Tale flessione – come evidenziato nella relazione – è dovuta in particolare al sensibile calo delle spese destinate all'accoglienza Pag. 25temporanea in Italia dei rifugiati e dei richiedenti asilo notificate dal Ministero dell'Interno.
  Ricorda che le leggi di bilancio approvate dal 2015 al 2017 hanno destinato risorse crescenti alla cooperazione italiana, in particolare per quanto concerne i fondi assegnati all'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS). Si è potuto così registrare, fino al 2017, un considerevole incremento dell'APS italiano che è passato dai circa 2,1 miliardi di euro del 2012 ai circa 5,2 miliardi del 2017.
  Il maggiore contribuente dell'APS italiano si conferma, anche per il 2019, il Ministero dell'economia e delle finanze (MEF). Con erogazioni pari a 1,92 miliardi di euro, il MEF determina al momento il 55,8 per cento dell'APS complessivo, importo che comprende gli importi di competenza di Cassa Depositi e Prestiti e di SACE.
  In particolare, le erogazioni del MEF includono la quota parte del contributo al bilancio dell'Unione europea destinato a interventi di cooperazione allo sviluppo e i contributi a banche e fondi di sviluppo notificabili come APS.
  Il MAECI si colloca in seconda posizione destinando alla cooperazione allo sviluppo, insieme all'AICS, circa 1,28 miliardi di euro, pari al momento al 37,2 per cento dell'APS.
  Il restante 7 per cento dell'APS italiano, equivalente a 237 milioni di euro, è diviso tra le altre Amministrazioni, centrali e locali, nonché tra i soggetti beneficiari di quota parte del gettito fiscale (destinatari dell'8 per mille) ove lo destinino a interventi di cooperazione allo sviluppo.
  Con riferimento ai canali d'intervento, il multilaterale rappresenta al momento il 76,16 per cento dell'APS complessivo, con contributi multilaterali pari a circa 2,6 miliardi di euro, inclusi i contributi al bilancio dell'Unione europea – la quota notificabile come APS – e al Fondo europeo di sviluppo (FES).
  Per quanto riguarda la distribuzione geografica dell'aiuto bilaterale, le erogazioni lorde APS, al momento pari a 664,1 milioni di euro, confermano la priorità che la cooperazione italiana attribuisce all'Africa, area che assorbe il 54 per cento delle erogazioni bilaterali ripartibili geograficamente, seguita dalla regione dei Balcani e del Medio Oriente (23 per cento), dall'Asia e Oceania (14 per cento) e dalle Americhe (9 per cento).
  Quanto al posizionamento del nostro Paese sul piano internazionale, sulla base dei dati pubblicati dall'OCSE/DAC, si è ritenuto di lasciare indicato il valore preliminare per l'Italia autostimato dal DAC, pari allo 0,24 per cento del RNL, a titolo di comparazione con gli altri Paesi.
  Su tale base, il nostro Paese si colloca all'ottavo posto nella classifica dei donatori del sistema OCSE/DAC per ammontare netto di APS e al diciottesimo posto con riferimento al rapporto APS/RNL. Limitatamente ai Paesi G7, l'Italia si posiziona sesta, in termini percentuali, dietro al Regno Unito (0,7 per cento) alla Germania (0,60 per cento) alla Francia (0,44 per cento), al Giappone (0,29 per cento) e al Canada (0,27 per cento). Gli Stati Uniti si confermano all'ultimo posto con lo 0,16 per cento del RNL.
  Sotto il profilo dei crediti di aiuto ai Paesi in via di sviluppo, previsti ai sensi dell'articolo 8 della legge n. 125 del 2014, concessi a valere sul fondo rotativo fuori bilancio costituito dalla legge n. 227 del 1977, nel corso del 2019, i crediti di aiuto approvati dal Comitato congiunto sono stati quattro, per un importo complessivo di 150,8 milioni di euro circa a favore di Etiopia, Giordania, e Libano. Per quanto riguarda l'Iraq, a seguito di rinuncia al credito da parte del Governo iracheno, a dicembre 2019 è stata revocata la concessione del credito di euro 50,78 milioni a favore del Paese.
  Venendo sinteticamente al disegno di legge di assestamento, ricorda che tale istituto è previsto per consentire un aggiornamento, a metà esercizio, degli stanziamenti del bilancio, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di rendiconto dell'esercizio scaduto al 31 dicembre precedente.
  Segnala che la disciplina dell'istituto dell'assestamento del bilancio dello Stato è Pag. 26contenuta all'articolo 33 della citata legge di contabilità e finanza pubblica del 2009, che ne prevede la presentazione entro il mese di giugno di ciascun anno.
  Lo stato di previsione del MAECI per il 2020, di cui alla Tabella 6 allegata al disegno di legge C. 2573, approvato con la legge di bilancio per il 2020 27 dicembre 2019, n. 160, reca spese in competenza per un totale di 2.978,03 milioni di euro, di cui 2.783 milioni di parte corrente e 195,03 milioni in conto capitale.
  Per quanto concerne le autorizzazioni di cassa, queste ammontano a 3.053,30 milioni di euro, dei quali 2.783,8 di parte corrente e 269,5 milioni in conto capitale.
  La consistenza dei residui presunti risulta valutata, al 1o gennaio 2020, in 13,08 milioni, dei quali 12,55 milioni di parte corrente, e 0,53 milioni ascrivibili al conto capitale.
  Rispetto a tali previsioni iniziali, il disegno di legge di assestamento 2020 reca talune modifiche dovute in parte all'adozione, nel periodo gennaio-maggio 2020, di atti amministrativi che hanno già comportato variazioni di bilancio, e per il resto alle variazioni proposte dallo stesso disegno di legge di assestamento.
  Le variazioni complessivamente apportate al bilancio per atti amministrativi hanno determinato un aumento di 524,54 milioni di euro delle dotazioni di competenza e di cassa, dovuti a provvedimenti amministrativi intercorsi nel periodo gennaio-maggio 2020, in relazione a provvedimenti legislativi e a norme di carattere generale nel frattempo adottate, in larga parte (421,31 milioni) riconducibili all'applicazione di disposizioni introdotte da provvedimenti normativi ed alla proroga delle missioni internazionali di pace (90 milioni).
  Pertanto le previsioni per il 2020 risultano assestate a 3.501,93 milioni per la competenza, dei quali 3.285,66 milioni di parte corrente e 216,26 milioni di conto capitale.
  Per quanto concerne le autorizzazioni di cassa le previsioni si assestano a 3.577,21 milioni, di cui 3.286,43 di parte corrente e 290,77 di conto capitale.
  Infine i residui si assestano a 392,24 milioni di euro: di tale importo 99,18 milioni ricadono nella parte corrente e 293,06 milioni nel conto capitale.
  Per effetto delle predette variazioni, la massa spendibile, che nelle previsioni di bilancio era di 2.991,11 milioni, risulta, in seguito alle proposte di assestamento, pari a 3.894,17 milioni, e il coefficiente di realizzazione si attesta al 92 per cento circa.
  Tutto ciò premesso, preannuncia la presentazione di una proposta di relazione favorevole per entrambi i disegni di legge, che terrà conto naturalmente delle eventuali osservazioni che emergeranno in sede di dibattito.

  La viceministra Emanuela Claudia DEL RE si riserva di intervenire nel prosieguo dell'esame dei provvedimenti.

  Angela SCHIRÒ (PD) ribadisce un'esigenza già sottoposta all'attenzione del Governo e dei Gruppi parlamentari in occasione dell'esame del cosiddetto decreto-legge milleproroghe n. 14 del 2020 e della legge di bilancio per il 2020, ovvero la scadenza, con il 2020, del Fondo per il sostegno della promozione della cultura e della lingua italiana all'estero, ipotizzato come triennale a partire dal 2017 e poi diventato quadriennale per ragioni di economia di risorse.
  Ricorda che questo fondo ha stanziato nel quadriennio risorse aggiuntive per 150 milioni di euro, con una catena annuale di 20 e 30 milioni nei primi due anni e di 50 milioni per ciascuno degli ultimi due anni, risorse che con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del luglio 2017 sono state ripartite tra MAECI, in maggiore misura, MIUR e MIBACT.
  L'afflusso di questo denaro aggiuntivo ha consentito di ristorare molte poste di bilancio in materia culturale e linguistica, governate dalla Direzione Generale per il Sistema Paese, consentendo di recuperare e, in qualche caso, di andare oltre i livelli che erano stati fortemente abbassati negli anni della cosiddetta «razionalizzazione della spesa» e della spending review, in Pag. 27sostanza raddrizzando leve di intervento quanto mai necessarie per l'offerta linguistico-culturale del nostro Paese all'estero.
  Segnala che si tratta delle dotazioni degli Istituti di cultura, del sostegno alla Società Dante Alighieri, del finanziamento delle cattedre di italianistica nelle università straniere, delle borse di studio, dei corsi di lingua e cultura degli enti promotori (gestori) e di altro ancora.
  Questa reintegrazione di risorse, inoltre, ha consentito di dare vigore al secondo pilastro della promozione integrata del Sistema Italia all'estero, quella culturale, che ha ripreso regolarità ed efficacia proprio in relazione alle positive ricadute di questi interventi, come taluni importanti appuntamenti convegnistici promossi dal MAECI in questi anni hanno confermato.
  In questo quadro, evidenzia che con la scadenza di questo anno finanziario si profila una pesante regressione, una ricaduta all'indietro che rischia di riportare la nostra offerta linguistica e culturale nel mondo alla fase più bassa degli ultimi venti e forse trent'anni, con conseguenze critiche non solo sugli interventi specifici legati alle singole poste di bilancio, ma anche sulla dimensione culturale della promozione integrata, proprio nel momento in cui il nostro Paese sta facendo il massimo sforzo per spingere il nostro sistema nel mercato globale.
  Sottolinea che proprio la tabella 6 allegata al disegno di legge di assestamento avverte che senza il Fondo il Programma per la promozione della cultura e della lingua italiana per i prossimi due anni subirà una decurtazione di 20 milioni di euro, passando da 168 a 148 milioni.
  Più nello specifico, osserva che i fondi destinati agli Istituti di cultura passeranno da 22 milioni a 11,6 milioni; il sostegno alle cattedre di italianistica nelle università straniere passerà da 3,5 milioni a 1,25; le borse di studio da 6,1 milioni a 1,8 milioni, i corsi degli enti gestori da 14,3 milioni a 12,1.
  Evidenzia che, lungi dall'essere una mera rivendicazione, come pure talvolta accade quando si parla di italiani all'estero, si tratta di una questione che attiene strettamente alla proiezione del Paese nel mondo, in corrispondenza con un'esigenza che si è terribilmente acuita a seguito delle conseguenze della pandemia.
  Nella piena consapevolezza dei tempi che viviamo e della difficoltà di reperire risorse per settori che in questi mesi sembrano essere usciti dal raggio di attenzione sulle scelte primarie da compiere, auspica un intervento, naturalmente nelle dimensioni che potranno essere praticabili.
  Ricorda che il problema, molto serio, del prolungamento tecnico del Fondo al 2020 forse non esiste più in virtù di un emendamento a sua firma al citato decreto-legge «milleproroghe», con cui il Fondo stesso, stranamente appellato «fondo da ripartire», è stato rifinanziato per il 2021 e 2022 per un milione di euro per ciascun anno.
  In sostanza, se da un lato il Fondo è prorogato, dall'altro lato, le risorse sono limitate. Invita pertanto a riflettere sulle possibili soluzioni, individuando due strade: la prima è quella di inserire nel budget cospicuo che il MAECI ha ottenuto per la promozione dell'internazionalizzazione anche le esigenze culturali. In tal senso, ribadisce che la promozione integrata senza fondi adeguati rischia di non avere futuro. In quest'ottica, prospetta la possibilità di usare una ragionevole quota dei fondi promozionali per l'internazionalizzazione anche per rafforzare l'attività degli Istituti di cultura o per far parlare dell'Italia nelle università straniere. L'altra strada è quella di destinare già nella fase di preparazione della legge di bilancio per il 2021 alcune risorse che possano reintegrare almeno le voci più sensibili che rischiano una regressione nociva per l'intero impianto della promozione linguistica e culturale.
  Per questo, in conclusione, auspica che nella relazione riferita al disegno di legge di assestamento possa essere fatta menzione anche di questa vitale esigenza e della necessità di affrontarla in prossimi provvedimenti di natura finanziaria.

Pag. 28

  Alberto RIBOLLA (LEGA), ringraziando il relatore per il prezioso contributo di approfondimento, chiede chiarimenti al Governo circa l'impiego delle risorse del Fondo Africa, al fine di valutare l'incidenza che esso ha avuto sulla riduzione dei costi per l'accoglienza degli immigrati. A suo avviso, nella logica di creare le condizioni per lo sviluppo nei Paesi di origine dei migranti, occorre porre particolare attenzione ai fondi destinati all'Aiuto pubblico allo sviluppo (APS) che – come risulta dalla relazione illustrativa – hanno subito un significativo decremento tra lo 0,30 per cento del Reddito nazionale lordo del 2017 e lo 0, 19 per cento del 2019, con una riduzione del 33 per cento. Pone quindi alla viceministra Del Re un quesito sulle modalità di ripristino di investimenti più cospicui nel settore. Esprime, invece apprezzamento, per l'incremento delle risorse destinate alla rete diplomatico-consolare, alla internazionalizzazione delle imprese e alla promozione del made in Italy, che costituiscono da sempre delle priorità per la Lega.

  La viceministra Emanuela Claudia DEL RE, riguardo al Fondo Africa, preannuncia che fornirà alla Commissione una tabella riassuntiva relativa agli stanziamenti ed ai relativi impieghi. Con riferimento all'Aiuto pubblico allo sviluppo, precisa che la diminuzione delle risorse è imputabile alla contrazione delle spese per l'accoglienza dei migranti, che costituiscono uno dei capitoli di spesa «daccabili», cioè che possono essere rendicontati secondo i parametri dell'OCSE-DAC. Osserva, altresì, che è ancora in corso la valutazione sulla quota di APS nel 2020, auspicando che il trend possa al più presto essere riallineato all'obiettivo dello 0,30 per cento del RNL.

  Paolo FORMENTINI (LEGA) si associa all'appello della collega Schirò circa la necessità di finanziare adeguatamente le misure di promozione della lingua e cultura italiana, che possono essere uno strumento formidabile di competizione geo-culturale sono dunque essenziali per affermare il ruolo del nostro Paese nello scenario internazionale.

  Andrea DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI), anch'egli associandosi all'appello della collega Schirò, rileva con stupore la singolare convergenza delle posizioni della Lega e del Governo sull'esigenza di incrementare le risorse destinate all'Aiuto pubblico allo sviluppo. Al riguardo, prendendo atto dell'impegno del Governo in tal senso, chiede alla Viceministra del re di chiarire le linee strategiche che il Governo intende perseguire per conseguire una migliore performance nel settore, auspicabilmente in linea con le priorità della politica estera del nostro Paese.

  La viceministra Emanuela Claudia DEL RE, sottolineando che è del tutto naturale la convergenza tra il Governo e anche le forze di opposizione quando è in gioco il bene del Paese, rileva che sin dal conferimento dell'incarico di membro dell'Esecutivo ha profuso i suoi sforzi per la promozione della politica di cooperazione allo sviluppo, che riflette, peraltro, i sentimenti più profondi della popolazione italiana, considerato che vi si dedicano comparti molto ampi che vanno ben oltre il mondo delle ong e che includono settori assai rilevanti della Pubblica Amministrazione. Ricordando l'assenza dell'onorevole Delmastro delle Vedove nella seduta del 15 luglio scorso, nel corso della quale ha esposto le linee programmatiche triennali per la politica italiana in materia di cooperazione allo sviluppo e in cui la III Commissione ha poi approvato un articolato parere, si dichiara comunque disponibile a confrontarsi di nuovo in sede di Commissione sulle priorità e le linee direttrici del Governo in questo fondamentale ambito della politica estera italiana, che costituiscono peraltro patrimonio pubblico e a tutti conoscibile.

  Alberto RIBOLLA (LEGA) ribadisce il sostegno della Lega fin dal I Governo Conte a tutte le azioni di cooperazione allo sviluppo che consentono alle popolazioni di rimanere nei Paesi di origine, evitando di incrementare i flussi migratori. Al riguardo, ricorda che le politiche lungimiranti dell'allora Ministro dell'Interno Salvini Pag. 29hanno consentito una drastica riduzione degli ingressi irregolari nel nostro Paese, e dunque anche una diminuzione dei costi per l'accoglienza. Tale aspetto potrebbe indurre una riflessione generale sulla classificazione delle risorse destinate alla cooperazione.

  La viceministra Emanuela Claudia DEL RE, accogliendo con interesse l'invito a dialogare sul tema della cosiddetta «daccabilità» delle spese, ovvero i criteri di resocontazione contabile ai fini dell'OCSE-DAC, ricorda che in occasione dell'ultima peer review l'Italia ha ricevuto vivo apprezzamento non solo dall'OCSE, ma anche da altri Paesi membri dell'organizzazione, diventando a tutti gli effetti un modello da imitare in materia di interventi di cooperazione.

  Andrea DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI), alla luce di quanto qui affermato dalla rappresentante del Governo, osserva che il bene del Paese non può mai essere appannaggio esclusivo del Governo, se non nei regimi autoritari. È pertanto del tutto legittimo, e non equivale certamente a non avere a cuore il bene del Paese, che il Gruppo Fratelli d'Italia sostenga in tutte le sedi possibili che un Paese come il nostro, provato dalla emergenza pandemica e che pietisce aiuti dall'Europa, non possa procedere in questa fase ad incrementare le risorse per la cooperazione allo sviluppo, dovendo invece dare priorità al benessere dei nostri concittadini e al rilancio delle attività economiche, temi sui quali l'azione del Governo è del tutto insufficiente ed inefficace non avendo davvero compreso le reali dimensioni della crisi sociale ed economica in atto. Considera, altresì, insufficienti le indicazioni sulle strategie e le priorità per i prossimi tre anni fornite finora dall'Esecutivo al Parlamento al fine di raggiungere una percentuale più elevata di impegni in rapporto al reddito nazionale lordo e auspica, pertanto, che la Viceministra possa nuovamente intervenire in Commissione per approfondire questi e altri profili.

  La viceministra Emanuela Claudia DEL RE, ringraziando anche il collega Delmastro delle Vedove per le sollecitazioni, precisa che il bene da perseguire, a suo avviso, è quello iscritto nello spirito della legge n. 125 del 2014 che, non a caso, ha creato un ampio a variegato sistema di cooperazione allo sviluppo che coinvolge, oltre ai ministeri, anche gli enti locali, le università e i centri di ricerca, le organizzazioni della società civile. Ricorda che proprio dal coinvolgimento di tutti questi attori è nato lo schema di documento triennale di programmazione e di indirizzo, in via di approvazione definitiva, e che le modalità concrete per raggiungere l'obiettivo dello 0,30 per cento del rapporto APS/RNL nel quadro delle linee strategiche definite con il Documento saranno ben valutate alla luce delle ingenti risorse previste dall'accordo raggiunto la scorsa notte in sede di Consiglio europeo. Ribadisce, infine, la disponibilità a continuare il dialogo su questi temi con la Commissione, avendo sempre come riferimento l'impianto della legge n. 125 del 2014, che non affida esclusivamente al MAECI la materia della cooperazione allo sviluppo.

  Marta GRANDE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame congiunto ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Martedì 21 luglio 2020. — Presidenza della presidente Marta GRANDE. — Interviene la viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re.

  La seduta comincia alle 15.

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2017/1601 che istituisce il Fondo europeo per lo Pag. 30sviluppo sostenibile (EFSD), la garanzia dell'EFSD e il Fondo di garanzia dell'EFSD.
(COM(2020) 407 final).

Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione del Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile.
(COM(2020) 224 final).

(Esame congiunto, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame congiunto dei provvedimenti.

  Marta GRANDE, presidente, segnala che gli atti in oggetto, assegnati rispettivamente il 3 giugno e il 25 giugno scorso in sede primaria alla III Commissione ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, sono altresì assegnati alla XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà.
  Ricorda, altresì, che a conclusione dell'esame dei suddetti atti la Commissione potrà adottare un documento finale.

  Pino CABRAS (M5S), relatore, ricorda che la proposta di regolamento in esame è volta a modificare il regolamento (UE) 2017/1601 relativo al Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile (EFSD), alla luce dell'impatto attuale della crisi provocata dalla pandemia di COVID-19 e delle azioni messe in atto dall'UE per sostenere i Paesi terzi e in particolare, i Paesi africani, quelli del vicinato e quelli dei Balcani occidentali.
  La proposta prevede, in particolare, di modificare il regolamento EFSD vigente al fine di: estenderne l'ambito di applicazione geografico ai Balcani occidentali, considerato che attualmente il regolamento si applica solo ai paesi dell'Africa subsahariana e del vicinato europeo, sia meridionale che orientale; aumentare il contributo del bilancio dell'Unione al Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile con un importo supplementare di 1.040 milioni di euro per l'EFSD, aumentando la garanzia dell'UE di 2.078 milioni di euro e il massimale della garanzia a 3.578 milioni di euro rispetto agli attuali 1,5 miliardi di euro; estendere al 31 dicembre 2021 il periodo di investimento dell'attuale regolamento EFSD.
  Segnala che tale modifica si rende necessaria, considerato l'impatto della pandemia di COVID-19 nei Paesi terzi e considerato il fatto che l'attuale regolamento disciplina l'operatività dell'EFSD fino al 31 dicembre 2020, data di scadenza dell'attuale Quadro finanziario pluriennale 2014-2020, e che la disciplina del nuovo Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile, denominato EFSD+, è affidata alla proposta di regolamento che istituisce lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI). Sottolinea che la modifica, attraverso un adeguamento dell'attuale quadro finanziario pluriennale 2014-2020, consente, pertanto, la transizione dall'attuale programmazione finanziaria pluriennale alla prossima, in un contesto in cui la pandemia di COVID-19 ha creato una situazione di emergenza e di crisi economica non solo in Europa, ma in molti Paesi terzi, che non dispongono di altrettante risorse e strumenti finanziari per cercare di alleviare l'impatto economico provocato dalla pandemia stessa.
  Ricorda che il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile (EFSD) è uno dei tre pilastri del Piano per gli investimenti esterni, iniziativa avviata dalla Commissione europea nella scorsa legislatura. Gli altri due pilastri sono l'assistenza tecnica e il dialogo politico.
  Evidenzia che le operazioni di finanziamento e di investimento ammissibili al sostegno tramite la garanzia dell'EFSD, sostengono gli obiettivi seguenti: a) contribuire allo sviluppo sostenibile nelle sue dimensioni economica, sociale e ambientale così come all'attuazione dell'Agenda 2030 e, se del caso, della politica europea di vicinato, con particolare attenzione all'eliminazione della povertà, alla creazione di posti di lavoro dignitosi, alle opportunità economiche, alle competenze e allo spirito imprenditoriale, promuovendo in particolare la parità di genere e l'emancipazione delle donne e dei giovani e Pag. 31perseguendo e rafforzando al contempo lo Stato di diritto, la buona governance e i diritti umani; b) contribuire all'attuazione della politica di migrazione dell'Unione europea; c) contribuire, mediante la promozione dello sviluppo sostenibile, ad affrontare le specifiche cause profonde della migrazione, tra cui la migrazione irregolare, nonché rafforzare la resilienza delle comunità di transito e d'accoglienza, e contribuire al reinserimento sostenibile dei migranti che ritornano nei loro paesi d'origine; d) rafforzare i settori e le aree socioeconomici, e le connesse infrastrutture pubbliche e private, compresi energia sostenibile e rinnovabile, gestione idrica e dei rifiuti, trasporti, tecnologie dell'informazione e della comunicazione, ambiente, uso sostenibile delle risorse naturali, agricoltura sostenibile e crescita blu, infrastrutture sociali, salute e capitale umano, al fine di migliorare il contesto socioeconomico; e) erogare finanziamenti e sostenere lo sviluppo del settore privato e cooperativo, con un'attenzione particolare per le aziende locali e le micro, piccole e medie imprese, affrontando al contempo i fallimenti del mercato, limitandone le distorsioni, nonché incoraggiando il contributo delle imprese europee agli obiettivi dell'EFSD; f) affrontare le strozzature che ostacolano gli investimenti privati fornendo strumenti finanziari, che possono essere denominati nelle valute locali dei Paesi partner interessati; h) contribuire all'azione per il clima, alla tutela e alla gestione dell'ambiente, assegnando almeno il 28 per cento dei finanziamenti agli investimenti che contribuiscono all'azione per il clima, alle energie rinnovabili e all'efficienza nell'uso delle risorse.
  Segnala che nella relazione del Governo sulla proposta, trasmessa ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012 n. 234, si indica che essa appare pienamente conforme all'interesse nazionale, nella misura in cui contribuisce a sostenere i sistemi economici dei Paesi partner e a rafforzarli, contribuendo alla stabilità degli stessi Paesi. Inoltre, soprattutto i Paesi dei Balcani occidentali rappresentano mercati di sbocco per le imprese italiane e una accresciuta liquidità e un maggiore accesso al credito per le piccole e medie imprese ivi localizzate potrebbe facilmente tradursi in un'espansione del mercato italiano e in una maggiore possibilità di partenariati produttivi.
  Ritiene, pertanto, che sarebbe utile acquisire la valutazione del Governo sulla effettiva distribuzione geografica dell'importo supplementare attribuito all'EFSD e della quota che potrebbe essere riservata ai Balcani occidentali.
  Osserva che la proposta è accompagnata della relazione della Commissione europea sull'attuazione dell'EFSD per il periodo 1o gennaio 2017 – 30 settembre 2019, nella quale sono formulate le seguenti osservazioni: l'approccio dell'EFSD è stato definito estremamente pertinente nel nuovo modello di finanziamento dello sviluppo globale ispirato agli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030, tenuto conto del ruolo catalizzatore dell'EFSD e delle sue capacità di condivisione del rischio e di potenziamento dei partenariati. Pertanto è considerato uno dei migliori esempi di realizzazione di questo nuovo modello fino ad oggi; l'EFSD consente all'Unione europea di perseguire due obiettivi difficilmente raggiungibili con altri strumenti dell'UE: un coinvolgimento molto più ampio per sostenere lo sviluppo del settore privato e gli investimenti sub-sovrani, e un sostegno all'innovazione; l'EFSD ha avuto risultati positivi: l'obiettivo iniziale (44 miliardi di euro) dovrebbe essere superato, con una mobilitazione complessiva di 47 miliardi di euro di investimenti da parte dell'EFSD, sulla base di uno stanziamento da parte dell'UE di 4,6 miliardi di euro di finanziamenti misti e garanzie.
  Sottolinea che la relazione indica che nel periodo 1o gennaio 2017 – 30 settembre 2019 sono stati assegnati 1,54 miliardi di euro a ventotto programmi di garanzia, dai quali si prevede che scaturiscano investimenti del valore complessivo di 17,5 miliardi di euro. In termini di aree prioritarie, gli importi di garanzia approvati hanno raggiunto 603,5 milioni di euro nel settore dell'energia sostenibile e della connettività, Pag. 32522 milioni di euro per i prestiti erogati tramite intermediari alle MPMI e all'agricoltura, 220 milioni di euro per la digitalizzazione e 167 milioni di euro per le città sostenibili, mentre 22 milioni di euro erano previsti per il sostegno ai finanziamenti in valuta locale.
  Per quanto riguarda le operazioni di finanziamento misto, precisa che finora sono stati stanziati 3,1 miliardi di euro a sostegno di 154 progetti nel continente africano e nel vicinato europeo, e tali da promuovere investimenti complessivi per circa 30 miliardi di euro principalmente nei settori dell'energia e dei trasporti, sviluppando al contempo anche i settori privato e agricolo.
  Evidenzia, in particolare, che nel periodo 2017-2019, tramite l'EFSD, l'UE ha versato 1,8 miliardi di Euro a favore di 78 operazioni nell'ambito della piattaforma di investimento per l'Africa, mobilitando investimenti nell'Africa subsahariana per un totale di 13,5 miliardi di euro e 1,3 miliardi di euro a favore di 76 operazioni nell'ambito della piattaforma di investimento per il vicinato, mobilitando investimenti in tale regione per un totale di circa 16,2 miliardi di euro.
  Ricorda che a partire dalla prossima programmazione finanziaria europea 2021-2027, l'EFSD verrà sostituito da un nuovo fondo denominato Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile plus, che sarà disciplinato nell'ambito del regolamento che istituisce lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI), la cui proposta è ancora in discussione presso le istituzioni dell'UE. La proposta relativa allo strumento NDICI è volta a disciplinare l'azione dell'UE in tali settori nell'ambito del periodo di programmazione 2021-2027, in particolare fondendo la maggior parte degli attuali strumenti finanziari esistenti nell'ambito del periodo di programmazione 2014-2020.
  Osserva che lo strumento NDICI, secondo le nuove proposte presentate dalla Commissione europea il 28 maggio 2020 relative al Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dovrebbe avere una dotazione di 86 miliardi a prezzi 2018, di cui 10,5 miliardi di euro nell'ambito del piano europeo per la ripresa «Next generation EU». Nel contesto della proposta sul nuovo QFP 2021-2027, presentata dal Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 luglio 2020, lo stanziamento per lo strumento NDICI è pari a 86,3 miliardi di euro, di cui 15,5 nell'ambito di «Next Generation EU».
  Sottolinea che l'EFSD+, che avrà portata mondiale (quindi più ampia dell'attuale EFSD), potrà quindi sostenere il finanziamento ed operazioni di investimento nei Paesi del vicinato, dell'Africa sub-sahariana, dell'Asia e Pacifico, delle Americhe e Caraibi e dei Paesi dei Balcani occidentali. Per i Paesi dei Balcani occidentali, però, le risorse saranno attinte non dal regolamento NDICI (che non copre tali Paesi), ma dal distinto regolamento relativo allo Strumento di assistenza preadesione (IPA III), anch'esso in discussione nell'ambito dei negoziati relativi al prossimo QFP e che dovrebbe disporre di risorse complessive per 12,6 miliardi di euro nell'ultima proposta presentata dal Presidente del Consiglio europeo prima del Consiglio europeo.
  In particolare, segnala che il nuovo strumento NDICI prevede che l'Unione europea attraverso l'EFSD+ e la Garanzia per le azioni esterne, possa garantire operazioni firmate tra il 1o gennaio 2021 e il 31 dicembre 2027, per un importo massimo che dai 60 miliardi di euro della proposta iniziale della Commissione europea del 2018 è stata ora portata – sempre nell'ambito delle nuove proposte presentate dalla Commissione europea per il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 lo scorso 28 maggio 2020 – a 130 miliardi di euro, con un tasso di copertura dal 9 al 50 per cento a seconda del tipo di operazione.
  Ritiene, quindi, opportuno acquisire la valutazione del Governo, sia in generale sullo Strumento NDICI, sia, in particolare, sul futuro EFSD+, sulle modalità di governance di tali strumenti, sui moduli organizzativi con i quali si intende strutturare Pag. 33una efficace partecipazione da parte dell'Italia in sede di loro gestione e programmazione, sulle eventuali priorità dell'Italia relativamente alle aree geografiche e tematiche verso le quali indirizzare progetti ed operazioni dell'EFSD, su una strategia allargata di coinvolgimento di partner ed investitori privati italiani ed infine sulle eventuali ricadute di tali progetti sul sistema italiano.

  La viceministra Emanuela Claudia DEL RE si riserva di intervenire nel prosieguo dell'esame del provvedimento.

  Marta GRANDE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.10.