TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 324 di Mercoledì 8 aprile 2020

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   GIACOMONI, GELMINI, OCCHIUTO, BALDELLI, BAGNASCO, BOND, BRAMBILLA, MUGNAI, NOVELLI e VERSACE. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:

   continua nel nostro Paese la gravissima carenza di dispositivi di protezione e di prevenzione, mentre i contagi tra medici e infermieri crescono;

   dopo due mesi dalla dichiarazione dello stato di emergenza, ancora scarseggiano i dispositivi di protezione individuale per gli operatori sanitari in prima linea negli ospedali, nelle farmacie, nei quartieri delle città;

   i contagiati tra i sanitari sono oltre 11.000, 89 medici e 25 infermieri sono morti;

   alcuni giorni fa 600 mila mascherine che i medici attendevano sono state bloccate dal Commissario straordinario perché non valide per uso sanitario. Solo ora sembrerebbe iniziata la distribuzione al personale sanitario;

   il Commissario, di fronte ai ritardi nella disponibilità di dispositivi di protezione individuale e di altri presidi di sicurezza, ha dichiarato di non potersi far carico delle responsabilità di Consip e che il 50 per cento dei respiratori sarebbe arrivato ad emergenza conclusa;

   la Consip ha aggiudicato a marzo 2020 la prima procedura negoziata, prevedendo, per alcuni lotti, tempi di consegna non compatibili con l'emergenza in atto;

   occorre abbattere gli ostacoli burocratici e organizzativi che rallentano la fornitura dei dispositivi di protezione individuale al personale sanitario. Aziende italiane hanno prodotto 4 milioni di mascherine che non vengono distribuite, perché l'Istituto superiore di sanità non dà il nulla osta che andava rilasciato entro tre giorni;

   inaccettabile è stata finora la carenza di mascherine, camici e tamponi per categorie di rischio III. Ad avviso degli interroganti è stato vergognoso innalzare a dignità di dispositivo di protezione individuale la semplice mascherina chirurgica, in contraddizione con le linee guida delle società scientifiche internazionali;

   a ciò si aggiunga l'articolo 7 del decreto-legge n. 14 del 2020, con cui si è escluso il personale sanitario dal dovere dell'isolamento fiduciario in caso di esposizione non protetta a COVID-19. Il personale sanitario, anche se venuto a contatto con un paziente poi scoperto positivo, deve per legge continuare a lavorare se non presenta sintomi, senza essere sottoposto obbligatoriamente a tamponi, diventando lui stesso diffusore del virus;

   si è voluto limitare la procedura diagnostica ai soli sanitari con evidenti sintomi respiratori, a causa della carenza dei tamponi e dei reagenti;

   le comunicazioni del Capo della Protezione civile e del Commissario sono apparse agli interroganti spesso contraddittorie, fino a negare la necessità stessa delle mascherine per chi esce di casa –:

   se non intenda adottare le iniziative di competenza per superare, con la massima urgenza, le gravissime criticità finora riscontrate, per motivi secondo gli interroganti burocratici, organizzativi e normativi, al fine di garantire la tutela della salute dei cittadini e, soprattutto, dei sanitari e dei medici, compresi quelli di famiglia, impegnati in prima persona nella lotta alla diffusione del COVID-19.
(3-01428)

(Presentata il 7 aprile 2020)

   MURELLI, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO e ZOFFILI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è apparsa sui social la notizia che il presidente dell'Anpal, Mimmo Parisi, il professore italoamericano notoriamente amico del Ministro Di Maio, sia rientrato in Mississippi, abbandonando la gestione della struttura in una situazione già precaria, aggravata dall'emergenza COVID-19, che ha sospeso una serie di procedure relative all'incontro domande-offerte di lavoro per i percettori del reddito di cittadinanza;

   secondo il tweet, il Parisi avrebbe assunto nel Mississippi un incarico incompatibile che, al rientro, creerebbe ulteriori problemi nella prosecuzione della guida dell'Anpal;

   sembrerebbe, inoltre, che il consiglio di amministrazione non abbia approvato il piano industriale, motivo per cui il Parisi si sia dato a quella che, a parere degli interroganti, assume la connotazione di una vera e propria fuga;

   va evidenziato, opportunamente, lo scontro in corso da mesi tra il Ministro interrogato ed il «padre dei navigator», che, dopo il sospetto di un conflitto di interessi sul software per il reddito di cittadinanza, l'opacità nella gestione economica (Ernst&Young aveva stimato in meno di 1 milione di euro il costo per la realizzazione del software a fronte dei 17 milioni prospettati da Parisi), le denunce interne contro la gestione autoritaria dell'Anpal e le accuse di comportamenti antisindacali, ha raggiunto l'apice, a gennaio 2020, nella trattativa con i 654 precari storici, la cui stabilizzazione era stata prevista nel cosiddetto «decreto salva-imprese»;

   la tensione era ferma, prima di questa partenza, alla richiesta sindacale di «commissariare» Parisi ed al Ministro interrogato che sostanzialmente non voleva andare contro il suo ex capo politico, ora Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Di Maio –:

   se non intenda fornire chiarimenti in relazione a quanto riportato in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per porre rimedio alla situazione di gravità inaudita creatasi, a cominciare dalla sospensione dell'emolumento percepito.
(3-01429)

(Presentata il 7 aprile 2020)

   BALDINO, ALAIMO, BERTI, BILOTTI, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, D'AMBROSIO, SABRINA DE CARLO, DIENI, FORCINITI, MACINA, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI, SURIANO, ELISA TRIPODI, NESCI, ASCARI, PIERA AIELLO, SALAFIA e D'UVA. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   la crisi epidemiologica da COVID-19 sta producendo sul tessuto socio-economico delle conseguenze molto rilevanti, avendo determinato il brusco ed inevitabile arresto di tante attività produttive;

   da organi di stampa è emerso come, in questo delicato momento storico, i fenomeni criminali e mafiosi stiano sfruttando la situazione di enorme difficoltà economica, soprattutto legata alla mancanza di liquidità, di quei piccoli imprenditori che sono stati costretti a sospendere le proprie attività;

   sempre da organi di informazione gli interroganti hanno appreso come il Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, guidato da Franco Gabrielli, avrebbe diramato ai vertici sul territorio una circolare della Dac (Direzione centrale anticrimine) dalla quale emerge la necessità di individuare uno specifico programma di sostegno informativo e investigativo sui futuri scenari evolutivi della criminalità organizzata, considerato che queste organizzazioni sono pronte a «reinvestire flussi significativi di capitali in diversi segmenti del tessuto produttivo e finanziario»; a ciò si aggiunga che Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, in una trasmissione radiofonica, ha affermato che: «L'usuraio ’ndranghetista vuole meno garanzie, perché sa che la vera garanzia è la vita del commerciante (...) Inizialmente ci saranno interessi più bassi, anche sotto la soglia di quelli delle banche, poi nell'arco di uno o due anni inizierà una lenta agonia. Il commerciante sarà sgozzato e l'obiettivo dell'usuraio mafioso non è quello di guadagnare sull'usura, ma è quello di rilevare l'attività commerciale che, attraverso un prestanome, diventerà un'azienda per fare riciclaggio»;

   la crisi economica causata dall'epidemia in corso si sta, pertanto, rivelando una grande possibilità per le mafie di aumentare i traffici e gli affari illegali, infiltrandosi nel tessuto socio-economico;

   fermi restando gli indispensabili interventi di tipo economico/finanziario che sta predisponendo il Governo, soprattutto a sostegno del mondo imprenditoriale, gli interroganti ritengono che l'attenzione verso i piccoli e medi imprenditori debba passare anche attraverso nuove e più penetranti azioni di tipo preventivo, investigativo oltre che repressivo, di tali gravissimi fenomeni criminali –:

   con quali modalità e quali strumenti il Ministro interrogato intenda rendere più efficace – soprattutto in questa delicata fase economico-sociale – il contrasto ai fenomeni criminali e mafiosi descritti in premessa, in particolare legati ai reati di riciclaggio di denaro e di usura.
(3-01430)

(Presentata il 7 aprile 2020)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, RAMPELLI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   da una settimana tutte le città d'Italia sono semi-blindate per le misure di contenimento dell'emergenza sanitaria COVID-19: ingressi nei negozi scaglionati, distanze di sicurezza, autocertificazioni per spostarsi, che è possibile solo in caso di comprovate necessità per motivi di salute o di lavoro;

   ciò nonostante, c'è qualcuno per cui le regole contenute nell'ultimo decreto sembrano non valere; il materiale video e fotografico che sta circolando sui social, come denuncia il consigliere municipale di Roma, Nicola Franco, mostra gruppi di ragazzi stranieri, provenienti dal vicino Sprar (Servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), che, in spregio al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che ha «recluso» in casa tutti i cittadini per ragioni di salute, incuranti di divieti, norme e restrizioni, si incamminano verso un negozio di alimentari multietnico che funge da bar, senza indossare i presidi di sicurezza personale e senza rispettare le fondamentali distanze; risulta agli interroganti che nei giorni scorsi uno degli ospiti che da giorni era affetto da una febbre alta è risultato positivo al Coronavirus;

   non si tratterebbe, peraltro, di un fatto isolato, ma di episodi che si verificano quotidianamente in molti quartieri e nel resto d'Italia; tale circostanza sarebbe stata confermata anche dai dati forniti dagli agenti di polizia, impegnati con difficoltà a far rispettare divieti e disposizioni a tutela della salute pubblica, secondo cui un'alta percentuale dei fermi effettuati in questi giorni riguarderebbe persone uscite senza motivo dai centri Sprar;

   anche alcune testate giornalistiche hanno mostrato come a piazza Venezia, a piazza Duomo e nel centro delle città italiane gli immigrati bivacchino o si ammassino nelle aree verdi, vietate e recintate per tutti;

   si fa oltretutto presente che gli ospiti degli Sprar non avrebbero necessità di uscire nemmeno per esigenze alimentari, posto che tutto viene fornito loro dai centri –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per censire i casi di positività al COVID-19 e garantire un presidio costante dei centri Sprar, tale da far rispettare le prescrizioni richieste ai cittadini italiani anche alle persone immigrate, visto che la tutela della salute pubblica dipende dall'osservanza di tali norme anche da parte degli stranieri presenti sul nostro territorio.
(3-01431)

(Presentata il 7 aprile 2020)

   TASSO. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:

   l'esplosione di una pandemia di proporzioni inimmaginabili, oltre al tema attuale del contenimento e delle modalità di ripresa delle attività, pone prepotentemente alla ribalta riflessioni argomentate sulle sue origini, che scienziati, studiosi ed esperti propongono con convinzione;

   quando la pandemia di Coronavirus sarà cessata, bisognerà intervenire sui fattori che l'hanno determinata. Se non si agisse sulle cause della diffusione di nuovi virus, che sono anche ambientali, continueremmo a vivere in una condizione di grave rischio potenziale;

   come afferma la virologa Ilaria Capua: «Noi viviamo in un ambiente chiuso. Come se fossimo in un acquario. La nostra salute dipende per il 20 per cento dalla predisposizione genetica e per l'80 per cento dai fattori ambientali. La cura deve studiare, oltre all'organismo in questione, anche il contesto»;

   la pandemia di COVID-19 ha molto a che fare con l'ambiente: i cambiamenti climatici che modificano l’habitat dei vettori animali di questi virus, l'intrusione umana in un numero di ecosistemi vergini sempre maggiore attraverso la deforestazione e la conseguente perdita di biodiversità, l'agricoltura e l'allevamento intensivi;

   tre Coronavirus in meno di vent'anni rappresentano un forte campanello di allarme: se si interviene su un ecosistema e, nel caso, lo si danneggia, questo troverà un nuovo equilibrio, che spesso può avere conseguenze patologiche sugli esseri umani;

   per il COVID-19 il meccanismo identificato dagli scienziati è quello di un salto di specie innescato dalla promiscuità con animali selvatici, amplificato dalla concentrazione di popolazione nelle megalopoli e trasportato dalla globalizzazione;

   la crisi climatica potrebbe offrire scenari ancora più pericolosi. Il «Lancet countdown report 2019» associa ai cambiamenti climatici un'aumentata diffusione delle patologie infettive: in un pianeta più caldo virus, batteri, funghi, parassiti potrebbero trovare condizioni ideali per diffondersi e ricombinarsi, con un aumento tanto della stagionalità quanto della diffusione geografica di molte malattie;

   anche lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe rilasciare virus molto antichi e pericolosi –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per affrontare con misure mirate e strutturali le cause ormai conclamate di eventi pandemici, scongiurando così il loro ripresentarsi.
(3-01432)

(Presentata il 7 aprile 2020)

   MURONI e FORNARO. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:

   l'emergenza Coronavirus è una tragedia umana; è diventata in pochissimo tempo la più grave crisi socio-economica che il Paese abbia mai vissuto dal dopoguerra. La priorità è salvare quante più vite possibili, riuscire a contenere il contagio. Si deve, però, anche pensare a come si vuole uscire dall'emergenza e a come si vuole riprogettare il futuro per rendere l'economia e la società più sostenibile;

   sarebbe un errore se ancora oggi si pensasse di rilanciare lo sviluppo a spese dell'ambiente, come è successo ad avviso degli interroganti con la cosiddetta «legge obiettivo» e con altri provvedimenti del passato. Nessuno pensi che la fase della ripresa possa contenere le vecchie ricette di un industrialismo obsoleto;

   invece arrivano richieste di soppressione della plastic e della sugar tax oppure ipotesi di rilancio degli inceneritori. Sarebbe sbagliato anche soltanto immaginare di venir meno all'impegno sul green deal. È invece il momento di essere ambiziosi. Non certo di tornare indietro;

   si parla di rilanciare l'economia al ritmo di nuovi cantieri e opere pubbliche, di semplificazioni e grandi investimenti. Una strada che può funzionare a patto che siano fissati alcuni paletti, snellite le procedure senza abbassare le tutele, orientati gli investimenti con criteri trasparenti. È necessario specificare che le opere pubbliche non significano affatto nuovo cemento, ma devono declinarsi in ammodernamento della rete ferroviaria, lotta al dissesto idrogeologico, cura del territorio, messa in sicurezza dei cittadini;

   gli investimenti devono puntare su interventi generativi, capaci di creare buona occupazione, di migliorare la qualità della vita: per esempio, riqualificazione degli edifici, creazione di una rete di produzione di energia rinnovabile e per la ricarica dei veicoli elettrici, realizzazione delle bonifiche dei siti di interesse nazionale, la diffusione degli impianti necessari per chiudere in modo corretto il ciclo di gestione dei rifiuti; riuscire a realizzare l'economia circolare. Il sistema dei rifiuti, proprio in questi giorni di emergenza sanitaria, sta mostrando la sua fragilità; sta cercando di tamponare con delle deroghe, consentite dalla legge (decreto legislativo n. 152 del 2006, il cosiddetto «Codice ambiente», come indicato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con una circolare del 30 marzo 2020), ma sempre deroghe a siti di stoccaggio, discariche, termovalorizzatori –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione alla ripresa delle attività per evitare che questa avvenga attraverso deroghe alla disciplina a tutela dell'ambiente (che presenta evidenti connessioni con la tutela dei beni culturali e paesaggistici e della salute pubblica), temi che, oggi più che mai, devono rimanere l'approccio fondamentale per l'avvio del nostro green deal.
(3-01433)

(Presentata il 7 aprile 2020)

   BOLDRINI, DELRIO, ROTTA, GRIBAUDO, BORDO, ENRICO BORGHI, DE MARIA, DI GIORGI, FIANO, LEPRI, PEZZOPANE, POLLASTRINI, VISCOMI, SCHIRÒ, CARLA CANTONE, BERLINGHIERI, QUARTAPELLE PROCOPIO, NARDI, BRUNO BOSSIO, BRAGA, MADIA, MURA, BONOMO, INCERTI, SERRACCHIANI, CENNI, CIAMPI e CARNEVALI. – Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. – Per sapere – premesso che:

   parallelamente all'adozione delle misure restrittive anti COVID-19, il Governo ha specificato che la rete a sostegno delle donne vittime di violenza c'è e continua a operare, organizzando la propria attività in base a determinati standard di sicurezza sanitaria ovvero dotandosi di strumenti di protezione e di spazi adeguati;

   a tal proposito, la Ministra dell'interno ha diramato una circolare a tutti i prefetti affinché siano individuate nuove soluzioni alloggiative, anche temporanee, nelle quali offrire ospitalità alle donne vittime di violenza che non possono trovare accoglienza negli esistenti centri antiviolenza e nelle case rifugio;

   a fronte dell'attenzione delle istituzioni al tema della violenza contro le donne in questo momento così drammatico per il nostro Paese, purtroppo sono emerse criticità che rischiano di rendere ancora più difficile il percorso di quante decidono di uscire dalla spirale della violenza, poiché in alcuni casi è emerso che donne fuggite dalla violenza e dalle minacce di morte del compagno avrebbero incontrato delle difficoltà nell'accedere alle strutture di accoglienza, giacché, per essere accettate, avrebbero dovuto dimostrare di non essere positive al tampone diagnostico COVID-19. Il tampone era stato loro rifiutato in quanto asintomatiche;

   si tratta, dunque, di un circolo vizioso paradossale che richiede soluzioni urgenti omogenee su tutto il territorio nazionale;

   sul tema la regione Lazio, con circolare del 18 marzo 2020, ha precisato che, a fronte di nuovi ingressi, viene avviato un percorso che prevede che la donna venga prontamente contattata dal personale medico per una valutazione circa la presenza o meno di fattori di rischio COVID-19: in caso di assenza di rischi, viene rilasciato il nulla osta all'ingresso presso la struttura. In caso positivo, invece, la donna viene subito segnalata all'azienda sanitaria locale per eventuali misure di sorveglianza sanitaria (ricorso a dispositivi di protezione, tampone e, se necessario, isolamento) –:

   quali urgenti misure intenda promuovere per garantire, in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale, la protezione delle donne vittime di violenza prevedendo un percorso sanitario-diagnostico COVID-19 che consenta, con la massima tempestività, l'accesso in sicurezza, sia per le ospiti sia per gli operatori, presso i centri della rete antiviolenza, al fine di impedire che eventuali richieste di certificazione di negatività al contagio da effettuarsi tramite tampone si traducano in un paradossale ostacolo per la messa in sicurezza delle donne che fuggono dalla violenza.
(3-01434)

(Presentata il 7 aprile 2020)

   BOSCHI, ANNIBALI, FREGOLENT, GADDA, MARATTIN, ANZALDI, BENDINELLI, DEL BARBA, CARÈ, COLANINNO, D'ALESSANDRO, DE FILIPPO, MARCO DI MAIO, FERRI, GIACHETTI, LIBRANDI, MIGLIORE, MOR, MORETTO, NOBILI, NOJA, OCCHIONERO, PAITA, PORTAS, ROSATO, ROSTAN, TOCCAFONDI, UNGARO e VITIELLO. – Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. – Per sapere – premesso che:

   le misure restrittive imposte dalla crescente diffusione del COVID-19 per le donne vittime di violenza rischiano di trasformarsi in un incubo. La necessità di limitare le possibilità di spostamento, evidenziata dal celebre slogan #iorestoacasa, porta anche con sé il timore di non potersi allontanare dalla propria abitazione e di non riuscire a mettere in condizioni di sicurezza se stesse ed i propri figli;

   secondo il Dipartimento per le pari opportunità, nella fase successiva alle misure previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 marzo 2020, si è registrato un evidente calo delle telefonate al numero 1522, segno di un'iniziale crescente paura, data dall'impossibilità di allontanarsi dal proprio domicilio in caso di pericolo, tendenza che è andata poi ad invertirsi nei giorni seguenti anche grazie alla campagna informativa portata avanti dal Dipartimento medesimo;

   a tale fine fondamentale è stata la pubblicità istituzionale volta ad incoraggiare le donne a rivolgersi al 1522 in caso di pericolo, anche tramite l'utilizzo dell'apposita app, nonché l'informazione circa la prosecuzione delle attività dei centri antiviolenza e delle case rifugio, che in questo periodo non si sono fermate. Strumenti questi che sicuramente dovrebbero essere incentivati per tutto il periodo di limitazione degli spostamenti previsto dai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri e dalla decretazione d'urgenza;

   il diffondersi del virus, però, necessità di forme di sicurezza e di prevenzione che devono riguardare anche i centri antiviolenza e le case rifugio e le loro ospiti, le quali, a tale scopo, dovrebbero essere incluse tra i destinatari dei dispositivi di protezione individuale, così come l'accoglienza delle donne ed eventualmente dei loro figli sia nei centri antiviolenza che nelle case rifugio dovrà prevedere delle forme di isolamento o quarantena in caso si presenti la necessità di allontanamento dalla propria di residenza;

   il momento straordinario che stiamo vivendo ripropone con evidente forza, inoltre, il problema dell'erogazione dei fondi stanziati, sia ordinari che straordinari, per la prosecuzione delle attività dei centri, che lamentano di non ricevere gli aiuti da parte delle regioni da quasi due anni. Una situazione che potrebbe prevedere una forma di erogazione tramite una procedura straordinaria –:

   quali iniziative siano state intraprese, in questa eccezionale situazione connessa alla diffusione del COVID-19, affinché le donne vittime di violenza o abuso possano continuare a sentirsi protette, anche in relazione al proseguimento dell'attività dei centri, inclusa l'erogazione effettiva dei fondi stanziati, e alle misure previste per rispettare le disposizioni relative alla prevenzione e diffusione del virus.
(3-01435)

(Presentata il 7 aprile 2020)

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