TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 329 di Mercoledì 22 aprile 2020

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   CASA, VACCA, GALLO, ACUNZO, BELLA, CARBONARO, LATTANZIO, MARIANI, MELICCHIO, TESTAMENTO, TUZI, VALENTE e VILLANI. – Al Ministro dell'istruzione. – Per sapere – premesso che:

   il nostro Paese sta attraversando un momento di grandissima emergenza a causa della pandemia da COVID-19, che ha coinvolto larga parte del tessuto economico, sociale e culturale della nazione;

   anche la scuola è stata travolta dall'emergenza, ma è riuscita a riorganizzarsi repentinamente per offrire alle studentesse e agli studenti forme alternative alla didattica frontale;

   la didattica a distanza è stata attivata fin dalla fine del mese di febbraio 2020, ma insieme alla sua incredibile e poliedrica funzionalità ed efficacia ha evidenziato un gap tra una parte della popolazione studentesca e gli strumenti digitali;

   preso atto delle difficoltà di garantire a tutti gli studenti il medesimo livello di efficacia della didattica a distanza, dovuta proprio al digital divide, si è apprezzato l'incremento delle risorse previste per il Piano nazionale scuola digitale di 85 milioni di euro, per l'anno 2020, destinando 10 milioni di euro alla dotazione o al potenziamento di piattaforme e strumenti digitali per l'apprendimento a distanza, 70 milioni di euro per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti, in comodato d'uso, dispositivi digitali individuali per la fruizione delle piattaforme di apprendimento e per garantire la connettività di rete nei territori ove essa sia carente o mancante e 5 milioni di euro per la formazione del personale scolastico sulle metodologie e sulle tecniche per la didattica a distanza;

   per quanto di conoscenza degli interroganti, le suddette cifre sono state già messe a disposizione delle istituzioni scolastiche, ma non è chiaro il loro effettivo utilizzo e la ricaduta sulla popolazione studentesca e, soprattutto, si percepisce un disomogeneo utilizzo della didattica a distanza;

   la Ministra interrogata ha più volte invitato le scuole a cogliere la sfida dettata dall'emergenza sanitaria del Coronavirus e trasformarla in laboratorio di sperimentazione pedagogica per l'intera comunità scolastica e questo non può che essere condiviso e supportato –:

   se la Ministra interrogata intenda comunicare lo stato di avanzamento della distribuzione delle risorse previste nel decreto-legge «Cura Italia» e quali iniziative intenda intraprendere per riuscire ad individuarne ulteriori, affinché il digital divide si assottigli sempre più riuscendo ad arrivare anche agli studenti più fragili.
(3-01469)

(21 aprile 2020)

   TOCCAFONDI, FREGOLENT, ANZALDI, D'ALESSANDRO e NOBILI. – Al Ministro dell'istruzione. – Per sapere – premesso che:

   le attività didattiche in presenza sono sospese dal 5 marzo 2020, in alcune aree dal 24 febbraio 2020, e al momento è incerta la ripresa entro il 18 maggio 2020, data limite indicata dal decreto-legge n. 22 del 2020 per consentire uno svolgimento con poche modifiche degli esami di Stato;

   Paesi europei e non, anche duramente colpiti dalla pandemia, hanno iniziato da tempo a pianificare la riapertura delle scuole ed una graduale ripresa delle lezioni a partire dal mese di maggio 2020;

   gli esami di Stato di fine ciclo rappresentano un momento fondamentale nel percorso scolastico e, anche qualora fossero svolti unicamente con un orale e/o l'esposizione di un elaborato, sarebbe opportuno prevedere la presenza in aula, tenendo conto delle necessarie garanzie previste per il contenimento del COVID-19;

   senza una graduale riapertura delle scuole non sarà possibile garantire la ripresa delle attività per tutti i lavoratori, in particolare se hanno figli piccoli, che peraltro necessitano di una relazione educativa costante con docenti e personale educativo e per i quali le modalità a distanza sono più problematiche;

   la mancanza di una relazione diretta con insegnanti ed educatori per i mesi estivi, quando le attività educative vengono solitamente portate avanti da realtà del terzo settore, in sinergia con i comuni e le scuole, costituirà certamente un problema da affrontare. Senza una riprogrammazione di tali attività alla luce della situazione di emergenza in cui ci si trova e senza una definizione di protocolli di sicurezza nazionali da realizzare con l'ausilio di tutti i soggetti coinvolti, non sarà possibile programmare tali attività estive, con grave danno per le famiglie e i bambini;

   il periodo di chiusura forzata delle scuole dovrebbe rappresentare l'occasione per avviare lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza degli edifici scolastici, che favorirebbero anche la ripresa del settore edilizio, particolarmente colpito dal lockdown;

   nei prossimi mesi potrebbero essere necessari ulteriori periodi di sospensione delle attività didattiche ed è dunque necessario ripensare adesso l'organizzazione scolastica e delle strutture che la ospitano, ridefinendo le linee guida per la progettazione degli edifici, prevedendo, ad esempio, un maggior numero di metri quadri per studente e la presenza di spazi verdi –:

   quali iniziative intenda adottare per affrontare le problematiche esposte in premessa connesse al contenimento ed alla prevenzione della diffusione del virus COVID-19, in vista di una riapertura graduale delle scuole e della ripresa delle attività scolastiche in presenza.
(3-01470)

(21 aprile 2020)

   FASSINA e FORNARO. – Al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:

   in conseguenza del COVID-19, il trasporto aereo è sostanzialmente bloccato e va verso una radicale riorganizzazione e un significativo ridimensionamento, sia nel movimento delle persone che in quello delle merci;

   tutte le compagnie aeree sono state colpite e vengono rimesse in discussione gerarchie consolidate nel mercato, in particolare per i vettori low cost;

   dall'avvio dell'emergenza epidemiologica si è toccato con mano la rilevanza della scomparsa dall'Italia di capacità produttive di beni e servizi fondamentali. Al tempo stesso, i cittadini italiani hanno potuto contare, nonostante le gravi difficoltà dell'azienda, su Alitalia per la mobilità, il trasporto di organi e merci deperibili e per il rimpatrio di connazionali all'estero;

   la drastica contrazione dei voli ha determinato l'impennata del numero di lavoratrici e lavoratori in cassa integrazione e ulteriori sofferenze sul piano finanziario per l'azienda;

   in tale drammatico quadro si possono aprire spazi di mercato per il rilancio di Alitalia, ma il passaggio degli asset aziendali a una società pubblica, come previsto dal decreto-legge «Cura Italia», è condizione necessaria, ma non sufficiente;

   affinché Alitalia possa riconquistare la sua essenziale funzione di compagnia di bandiera al servizio della ricostruzione economica post Coronavirus e salvaguardare, come da impegni assunti dal Governo, l'occupazione, va messa a punto un'adeguata strategia industriale e i conseguenti investimenti pubblici per: garantire una flotta aerea superiore ai 100 aeromobili, con sufficiente dotazione per il lungo raggio e per l'attività cargo; preservare l'unitarietà nel medesimo compendio aziendale delle funzioni aviation, handling e manteinance; stringere, senza subalternità e senza perdere il controllo pubblico dell'azienda, un'alleanza con un adeguato partner industriale;

   per la svolta è, inoltre, decisivo intervenire sulle cause extra-aziendali della perdita di competitività: per correggere le tariffe aeroportuali, in particolare a Fiumicino, hub Alitalia, dove hanno raggiunto livelli poco giustificabili in relazione ai servizi offerti e agli investimenti effettuati dal concessionario; per realizzare un piano nazionale per gli aeroporti in grado di promuovere sinergie ed evitare la concorrenza al ribasso determinata dal disordinato sostegno finanziario degli enti territoriali alle compagnie low cost; per ricostruire, anche attraverso iniziative protettive unilaterali, un level playing field per il trasporto aereo, almeno all'interno dell'Unione europea, dove imperversa il dumping fiscale e sociale praticato da vettori low cost residenti in paradisi fiscali e in giurisdizioni prive delle garanzie minimali per lavoratrici e lavoratori –:

   se il Governo non intenda impegnarsi, a partire dal prossimo documento di economia e finanza, sugli obiettivi richiamati e sugli investimenti per conseguirli.
(3-01471)

(21 aprile 2020)

   MOLINARI, GUIDESI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche si apprende che le banche sono state «prese d'assalto» da piccole imprese e partite Iva, intenzionate ad avvalersi del finanziamento a «burocrazia zero» messo in campo dal Governo per fronteggiare l'emergenza economica legata all'epidemia da COVID-19;

   come osservato da molti esperti, il modulo per l'accesso al finanziamento di 25.000 euro, interamente garantito dallo Stato e immediatamente fruibile dalle imprese, presenta molte complicazioni, soprattutto per le piccole e medie realtà produttive che di quelle somme, seppur esigue, hanno urgentemente bisogno in termini di sopravvivenza;

   è stato anche osservato che le misure proposte dal Governo, anziché iniettare liquidità reale in favore delle piccole e medie imprese italiane, si limitano a garantire le banche: per ogni finanziamento concesso, ove perdurino le difficoltà economiche, il beneficiario rischierà il fallimento, mentre l'istituto di credito non correrà alcun pericolo, anzi, in alcuni casi, otterrà una nuova garanzia dello Stato su crediti già concessi in precedenza e con margini di rischio maggiori;

   al riguardo sembra, ad avviso degli interroganti, che il Governo abbia scelto di proteggere le banche dalle insolvenze debitorie, anziché sostenere le attività produttive con trasferimenti diretti in favore di queste ultime. La preannunciata liquidità non viene concessa a fondo perduto in favore delle realtà produttive del Paese, bensì nella formula del prestito con vincolo di restituzione: un debito da aggiungere ad altro debito per quelle imprese che, oltre ad affrontare il momento di estrema difficoltà, a breve dovranno far fronte anche alle scadenze fiscali rinviate al 30 maggio;

   molte imprese a seguito dei provvedimenti di lockdown imposti dall'emergenza sanitaria hanno azzerato i loro fatturati e richiedono oggi aiuti concreti per sostenere i costi fissi e le imminenti scadenze tributarie, al solo scopo di evitare un default che si abbatterebbe con effetto domino sull'intero sistema Paese –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per assicurare alle piccole e medie imprese liquidità vera e immediata, svincolata dai meccanismi di finanziamento oneroso e soprattutto finalizzata non solo alla loro sopravvivenza ma al loro pieno rilancio.
(3-01472)

(21 aprile 2020)

   NARDI, BENAMATI, BONOMO, LACARRA, GAVINO MANCA, ZARDINI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. – Al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:

   la chiusura forzata e prolungata di gran parte delle attività produttive e dei servizi a seguito dell'emergenza Coronavirus è una situazione straordinaria, che non ha precedenti nella storia della nazione e che secondo stime autorevoli comporterà una contrazione della produzione industriale e del prodotto interno lordo a due cifre;

   il Governo si è attivato prontamente, avendo come priorità la tenuta del sistema economico e dell'occupazione, ed ha affrontato, con il decreto-legge n. 18 del 2020 «Cura Italia» e con il decreto-legge n. 23 del 2020 «Accesso al credito», i temi di un primo sostegno alle imprese ed ai lavoratori, investendo importanti risorse per garantire gli ammortizzatori sociali, sostenere il reddito dei lavoratori e favorire il mantenimento della liquidità delle imprese;

   un recente sondaggio tra le imprese italiane effettuato da Confindustria mostra uno stato di sofferenza generalizzato del tessuto imprenditoriale italiano, sofferenza in aumento rispetto ad un analogo sondaggio effettuato un mese fa: in particolare, rispetto alla normalità (marzo 2019) si è assistito, in media, ad un calo del 32,6 per cento del fatturato e del 32,5 per cento delle ore lavorate, che diventano, per le imprese con meno di 10 dipendenti, una diminuzione del 39,7 per cento del fatturato e del 37,3 per cento delle ore lavorate;

   i maggiori problemi riscontrati riguardano il rallentamento della domanda nel mercato domestico e nel mercato internazionale, con particolare attenzione per il calo della domanda di beni ovvero di servizi di consumo in Italia;

   è necessario intervenire con ulteriori misure che possano aiutare le imprese in sofferenza, soprattutto le piccole e medie imprese (che in Italia sono oltre 4 milioni, rappresentano oltre il 90 per cento delle imprese attive ed impiegano oltre 7 milioni di lavoratori), ad affrontare la situazione attuale e a farsi trovare pronte non appena il sistema Paese ripartirà con i tempi e le modalità che verranno decisi nelle prossime settimane;

   altri Paesi dell'Unione europea, in particolare Francia e Germania, stanno mettendo in campo misure di ristoro e di indennizzo a fondo perduto per le imprese piccole e piccolissime, con stanziamenti di risorse pubbliche nell'ordine di decine di miliardi di euro –:

   quante risorse intenda impegnare il Governo con misure a fondo perduto per assicurare il sostegno alle piccole e medie imprese ora e nella fase di ripartenza generalizzata delle attività produttive.
(3-01473)

(21 aprile 2020)

   FUSACCHIA. – Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. – Per sapere – premesso che:

   teatri, musei, cinema, festival, fiere e altri luoghi della cultura sono stati i primi a essere chiusi per fronteggiare l'emergenza sanitaria e rischiano adesso di essere gli ultimi a venire riaperti;

   la cultura è un bene essenziale e primario e l'accesso alla cultura va considerato, nei rapporti tra Stato e cittadini, alla stregua della sicurezza fisica o della disponibilità di cure mediche, cibo e acqua potabile; inoltre, è nell'ambito culturale che si elaborano le risposte necessarie ai cittadini e alle organizzazioni per far fronte alla ricostruzione;

   la cultura contribuisce in maniera significativa alla ricchezza dell'Italia, attraverso realtà del terzo settore, imprese culturali e tantissimi lavoratori autonomi di elevata competenza e questi sono mediamente più fragili e vulnerabili rispetto ad altri comparti più strutturati e risentono più facilmente e più gravemente di cambiamenti di contesto, chiusure prolungate, incertezza professionale;

   in Italia esiste un'infrastruttura culturale di prossimità fatta di centri culturali, hub creativi e spazi di aggregazione capillarmente sparsi in tutto il Paese e che rischiano di non riaprire;

   l'indagine «La cultura dove ci porterà?», condotta da professionisti del settore su un campione di 2088 persone, ha rivelato che solo il 50 per cento degli interpellati è disponibile a ritornare subito a frequentare luoghi della cultura, una volta terminate le misure di restrizione alla libertà personale, e che la piena ripartenza delle attività culturali in presenza richiederà molto tempo, oltre alla necessità di ripensare gli spazi pubblici di fruizione della cultura;

   le fondazioni bancarie e non, normalmente attive nel sostegno a iniziative e attività culturali, a causa della grave crisi economica che la pandemia sta generando, saranno portate a ridurre significativamente le proprie erogazioni e a rivedere le loro politiche di sostegno al mondo della cultura;

   gli 1,5 milioni di lavoratori della cultura sono un patrimonio inestimabile: non possono essere lasciati indietro perché il lavoro contribuisce alla più generale tenuta sociale dell'Italia;

   il comparto culturale non ha ancora ricevuto adeguata regolamentazione (impresa culturale) e riconoscimento (codici Ateco) e, di conseguenza, sussistono problemi di rappresentanza e consapevolezza del reale peso economico del comparto –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per sostenere le realtà del terzo settore e le imprese culturali e creative per far in modo che contribuiscano alla tenuta sociale e alla ripresa economica del Paese.
(3-01474)

(21 aprile 2020)

   GELMINI, MARROCCO, BARELLI, FIORINI, CARRARA, DELLA FRERA, POLIDORI, PORCHIETTO, SQUERI e GIACOMONI. – Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. – Per sapere – premesso che:

   l'impatto del Coronavirus e il cosiddetto lockdown stanno avendo effetti drammatici sul turismo, congelandone tutti i settori;

   l'intera filiera genera circa il 13 per cento del prodotto interno lordo nazionale, il 15 per cento dell'occupazione e 17 miliardi di euro di contributo al saldo attivo della bilancia commerciale secondo Banca d'Italia. Stime preliminari indicano che nel primo semestre del 2020 i ricavi del settore subiranno una contrazione del 73 per cento, con un giro d'affari atteso di appena 16 miliardi di euro rispetto ai 57 miliardi dello stesso periodo del 2019; a rischio nel 2020 circa 220 mila occupati. Tra febbraio e settembre 2020 la perdita di turisti stranieri ammonterà a 50,2 milioni. Nel biennio 2020-2021, le imprese potrebbero subire perdite dei ricavi dai 33 ai 73 miliardi di euro;

   è indubbio che quando inizierà la ripresa delle attività, quelle annesse al settore turistico saranno tra le ultime a riaprire e a preoccupare gli operatori è l'assoluta incertezza circa gli scenari futuri di medio e lungo termine, ora quanto mai foschi;

   ad avviso di molte associazioni di categoria ed operatori, sono mancate azioni forti per la sopravvivenza delle imprese del settore e per la salvaguardia del lavoro, a cominciare dal riconoscimento dello stato di crisi del comparto;

   la ventilata introduzione dei «buoni vacanza» va inserita in un contesto più ampio di interventi: estensione della portata dei provvedimenti fino ad oggi adottati, da quelli sulla parte salariale, con particolare attenzione agli ammortizzatori sociali e alla sospensione di pagamenti, imposte, contributi e premi; introduzione di norme volte ad una forte «sburocratizzazione» degli adempimenti; creazione di un fondo straordinario di sostegno per tutte le imprese del settore, attraverso finanziamenti a tasso zero o prestiti a fondo perduto proporzionali al fatturato delle singole aziende;

   nelle prossime settimane le imprese del settore dovranno investire sulle strutture per adeguare l'offerta agli attuali principi di distanziamento sociale e lavorare per essere pronte ad accogliere ospiti, garantendo loro massima sicurezza. Per questo suscitano forte preoccupazione la mancata emanazione delle indicazioni-istruzioni sulla sicurezza, nonché le voci di continui rinvii dell'adozione del cosiddetto «decreto di aprile» –:

   quali iniziative intenda assumere per porre il turismo al centro delle strategie per il rilancio dell'economia italiana alla fine dell'emergenza e, relativamente alle problematiche collegate alle fasi della riapertura delle attività, quale sia la tempistica per la definizione delle misure di precauzione e sicurezza necessarie agli operatori del settore.
(3-01475)

(21 aprile 2020)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. – Per sapere – premesso che:

   il settore del turismo, con un fatturato annuo di oltre 230 miliardi di euro, contribuisce per il 13 per cento al prodotto interno lordo e, con i suoi 4,2 milioni di occupati, per il 15 per cento all'occupazione nazionale ed è tra i più colpiti in assoluto dalle conseguenze della crisi derivante dalla pandemia mondiale da COVID-19;

   incide su questo anche il fatto che la stagione turistica è sostanzialmente compresa tra i mesi di marzo e ottobre e che sul turismo il danno del COVID-19 ha cominciato ad agire molto prima che sugli altri settori, considerata la contrazione delle attività subita già nel mese di gennaio 2020 a causa del blocco dei flussi turistici provenienti dalla Cina;

   il nuovo Cerved industry forecast, dedicato agli impatti attesi del COVID-19 su oltre duecento settori dell'economia italiana, analizzando i trend delle diverse componenti della filiera, mostra come gli alberghi risultino il settore più colpito, con cali nel 2020 stimati tra il 37,5 e il 73,3 per cento e perdite complessive tra i 6 e i 13 miliardi di euro, seguiti dalle agenzie di viaggio, con contrazioni previste per il prossimo biennio che vanno dai 5 ai 10 miliardi di euro, la ristorazione, dai 5 ai 10 miliardi di euro, l'autonoleggio, dai 2 ai 6 miliardi di euro, e i trasporti marittimi dai 2 ai 5 miliardi di euro;

   tra i settori più danneggiati risultano – oltre ai settori alberghiero, delle agenzie di viaggio, della ristorazione, dell'autonoleggio, dei trasporti pubblici locali, dei trasporti aerei, marittimi e ferroviari – gli stabilimenti balneari, la gestione degli aeroporti, l'organizzazione di fiere e convegni, ma l'estensione del danno derivante dal blocco dei flussi turistici sull'economia nazionale è drammaticamente più esteso e difficilmente stimabile nella sua interezza;

   sinora il Governo non ha approntato un piano specifico per il salvataggio del comparto turistico e, anzi, il Ministro interrogato sembrerebbe aver espressamente rifiutato la proposta della dichiarazione dello stato di crisi del settore –:

   per quali motivi non abbia voluto recepire la richiesta volta alla dichiarazione dello stato di crisi del settore turistico, posta l'evidente drammatica situazione nel quale questo versa.
(3-01476)

(21 aprile 2020)

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