TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 370 di Lunedì 13 luglio 2020

 
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MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE A SOSTEGNO DEL SETTORE DELLE TELECOMUNICAZIONI E PER L'EFFICIENZA E LA SICUREZZA DELLE RETI DI COMUNICAZIONE ELETTRONICA

   La Camera,

   premesso che:

    l'azionariato di Telecom Italia mobile (Tim) è composto da Vivendi (23,94 per cento) Cassa depositi e prestiti (9,89 per cento), Paul Elliott Singer (9,55 per cento), gruppo Telecom Italia (1,08 per cento), investitori istituzionali italiani (1,91 per cento), investitori istituzionali esteri (43,77 per cento), altri azionisti (9,86 per cento);

    l'assetto azionario di Open fiber è costituito da una partecipazione paritetica tra Enel s.p.a. e Cassa depositi e prestiti equity s.p.a., società del gruppo Cassa depositi e prestiti;

    la Commissione europea ha adottato, il 19 maggio 2010, la comunicazione «Un'Agenda digitale europea» (COM (2010)245), che rappresenta una delle sette «iniziative faro» della Strategia per la crescita «Europa 2020», prevedendo tre obiettivi in tema di banda larga ed ultralarga, con diverse scadenze temporali: banda larga di base per tutti entro il 2013; banda larga veloce (pari o superiore a 30 mbps) per tutti entro il 2020; banda larga ultraveloce (velocità superiore a 100 mbps) per almeno il 50 per cento degli utenti domestici europei entro il 2020;

    con la comunicazione COM (2016)587 «Connettività per un mercato unico digitale competitivo: verso una società dei gigabit europea», la Commissione europea ha annunciato gli obiettivi per il 2025: 1) connettività di almeno un 1 gbps per scuole, biblioteche e uffici pubblici; 2) connettività di almeno 100 mbps per tutte le famiglie europee; 3) copertura 5G ininterrotta in tutte le aree urbane e lungo i principali assi di trasporto terrestre;

    al fine di conseguire gli obiettivi europei, la Strategia italiana per la banda ultralarga è stata approvata dal Consiglio dei ministri, nella seduta del 3 marzo 2015, anche sulla base delle risultanze dell'indagine conoscitiva congiunta dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato sulla concorrenza statica e dinamica nel mercato dei servizi di accesso e sulle prospettive di investimento nelle reti di telecomunicazioni a banda larga e ultralarga rese note l'8 novembre 2014;

    con riferimento agli interventi dal lato dell'offerta, nell'ambito del piano nazionale banda ultralarga si è preso atto che l'obiettivo europeo «Banda larga ultraveloce» non può essere conseguito senza un intervento pubblico che stimoli ed orienti la programmazione dei privati;

    nel piano si è proceduto, a questo scopo, a distinguere il territorio nazionale, da un punto di vista tecnico, in 94.645 sotto-aree e da un punto di vista della qualità delle connessioni in 4 cluster di intervento a seconda del livello di coinvolgimento pubblico necessario per il conseguimento dell'obiettivo, prevedendo il cluster C – aree marginali (nelle quali gli operatori possono maturare l'interesse a investire in reti con più di 100 mbps soltanto grazie a un sostegno statale) e il cluster D – aree a fallimento di mercato (cosiddette «aree bianche») per le loro caratteristiche di scarsa densità abitativa e di dislocazione frastagliata sul territorio, per le quali solo l'intervento pubblico diretto può garantire alla popolazione residente un servizio di connettività a più di 30 mbps;

    il piano ha programmaticamente destinato, a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020, 3,5 miliardi di euro, di cui 2,2 miliardi di euro per interventi di immediata attivazione, rinviando a una successiva delibera l'assegnazione di ulteriori risorse nel limite massimo di 1,3 miliardi di euro. Ulteriori risorse, fino a 1,4 miliardi di euro, potranno essere conferite al piano strategico per la banda ultralarga, con successivi provvedimenti normativi (previo reperimento delle coperture finanziarie) per un totale di 4,9 miliardi di euro;

    il primo bando per la realizzazione della rete in fibra nelle cosiddette «aree bianche», quelle cioè a fallimento di mercato, e «grigie» raggruppate nei cluster C e D previsti dal piano nazionale banda ultralarga ha previsto un finanziamento pubblico di 1,4 miliardi di euro, suddivisi in più di un miliardo di euro di fondi statali e 352 milioni di euro ai fondi strutturali a livello regionale. La gara è stata aggiudicata ad Open fiber ed il bando ha riguardato la progettazione, la realizzazione, la manutenzione e la gestione di una rete passiva e attiva di accesso in modalità wholesale, atta a consentire agli operatori di telecomunicazione di fornire servizi ad utenti finali a 100 mbps. La rete è stata ceduta in concessione a Open fiber per 20 anni e rimarrà di proprietà pubblica alla scadenza della stessa;

    il 24 agosto 2016 è stato pubblicato il secondo bando per la costruzione della rete pubblica a banda ultralarga nelle aree bianche, suddiviso in 6 lotti funzionali e concernente le regioni Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Lazio, Basilicata, Campania, Umbria, Sicilia, Marche, Liguria e provincia di Trento. Anche in tal caso la procedura è stata aggiudicata all'operatore Open fiber;

    il terzo bando di gara, relativo all'aggiudicazione dei lotti riguardanti le tre regioni rimanenti (Puglia, Calabria e Sardegna), è stato pubblicato il 17 aprile 2018; la gara si è conclusa il 18 dicembre 2018 ed è stata aggiudicata il 30 gennaio 2019. Anche in tal caso è risultato aggiudicatario per tutti i lotti l'operatore Open fiber;

    la fibra ottica è l'unica tecnologia che, per caratteristiche fisiche, può essere definita realmente «a prova di futuro» e non soggetta al degrado di prestazioni dovuto all'ampliarsi dei servizi disponibili in rete. Lo sviluppo rapido e sostenibile della fibra ottica è, quindi, prioritario per il Paese in quanto premessa necessaria e ineludibile per lo sviluppo del 5G, dell'«Industria 4.0» e per realizzare la rivoluzione digitale che rappresenta la più concreta occasione di benessere e di lavoro per le nuove generazioni;

    la direttiva (UE) 2018/1972 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2018, che istituisce il codice europeo delle comunicazioni elettroniche, riconosce che i proprietari di rete, il cui modello di business (wholesale only) si limita alla fornitura di servizi all'ingrosso ad altri soggetti, svolgono un ruolo positivo nella creazione di un mercato all'ingrosso dinamico, con effetti positivi per la concorrenza nel mercato al dettaglio a valle;

    la stessa direttiva considera il modello di business wholesale only attraente per potenziali investitori finanziari interessati a infrastrutture meno volatili e con prospettive a più lungo termine di installazione delle reti ad altissima capacità;

    si rileva che la presenza di concorrenza sul mercato delle telecomunicazioni ha ampliato negli ultimi 20 anni la disponibilità dei servizi, riducendone i costi per i consumatori. Qualsiasi riduzione di concorrenza, in assenza dei necessari e tempestivi interventi regolatori, sicuramente non sarebbe nell'interesse dei cittadini, che dovrebbero sostenere costi più alti e soprattutto porterebbe, con ogni probabilità, ad un rallentamento del necessario processo di aggiornamento delle reti verso l'ultra broad band;

    come documentato dalla Commissione europea nel rapporto «Desi 2018», il nostro Paese mostra un mercato caratterizzato da un crescente livello di concorrenza infrastrutturale, in primo luogo grazie all'ingresso sul mercato di Open fiber, operatore wholesale only non verticalmente integrato, che alla fine del 2016 ha completato l'acquisizione di Metroweb Italia da F2i e Fsi Investimenti. Sempre secondo la Commissione europea, si assiste in Italia a un crescente livello di concorrenza a livello infrastrutturale e a una combinazione di investimenti a carattere pubblico e privato, grazie ai quali si sta registrando un significativo miglioramento sul fronte dell'installazione di reti di accesso in fibra ottica di nuova generazione, in conformità agli obiettivi previsti dall'Agenda digitale della Commissione europea, con conseguenti effetti positivi anche sul fronte della domanda che sta aumentando in parallelo, anche se ad un ritmo più lento;

    guardando l'indice Desi, utilizzato dalla Commissione europea per misurare l'evoluzione della competitività digitale dei Paesi membri, l'Italia nel 2018 è quartultima, la stessa posizione che ricopriva nel 2017, ma anche la stessa che ricopriva nel 2014;

    il decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria, in linea con il codice europeo delle comunicazioni elettroniche, all'articolo 23-ter, prevede che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni possa indicare uno schema di eventuale aggregazione volontaria dei beni relativi alle reti di accesso appartenenti a diversi operatori, in un soggetto giuridico non verticalmente integrato e wholesale, appartenente a una proprietà diversa o sotto controllo di terzi indipendenti, ossia diversi da operatori di rete verticalmente integrati, volto a massimizzare lo sviluppo di investimenti efficienti in infrastrutture nuove e avanzate a banda ultralarga, con le migliori tecnologie disponibili, comunque in grado di fornire connessioni stabili, anche tenuto conto delle possibili inefficienze derivanti dall'eventuale duplicazione di investimenti. In caso di attuazione dello schema da parte degli operatori, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni determina gli adeguati meccanismi incentivanti di remunerazione del capitale investito, tenendo conto anche del costo storico degli investimenti effettuati in relazione alle reti di accesso trasferite, della forza lavoro dei soggetti giuridici coinvolti e delle migliori pratiche regolatorie europee e nazionali adottate in altri servizi e industrie a rete;

    occorre puntare, quindi, a un'aggregazione tra le reti di Tim e Open fiber con un baricentro azionario nella Cassa depositi e prestiti e non in capo all'operatore verticalmente integrato; un'aggregazione aperta alla gestione della nuova rete da parte degli operatori infrastrutturali già attivi sul territorio nazionale;

    il baricentro azionario in capo a Cassa depositi e prestiti rappresenterebbe, inoltre, il miglior strumento per garantire al nostro Paese la sicurezza delle reti e dei servizi, in modo da resistere, a un determinato livello di riservatezza, a qualsiasi azione che comprometta la disponibilità, l'autenticità, l'integrità o la riservatezza di reti e servizi e dei dati conservati, trasmessi o trattati;

    ipotesi di fusione per incorporazione di Open fiber in Tim (come riportate dai media), e cioè in capo all'operatore verticalmente integrato, risulterebbero, quindi, contrarie allo spirito del codice europeo imperniato, come detto, sulla figura dell'operatore wholesale only e sulla promozione del co-investimento per la realizzazione di reti ad altissima capacità trasmissiva, nonché al recente intervento legislativo del Parlamento italiano che esclude espressamente una siffatta aggregazione in capo all'operatore verticalmente integrato;

    inoltre, una simile operazione determinerebbe la fusione tra le due principali infrastrutture di rete italiane, quella dell'operatore storico Tim e quella del suo principale concorrente Open fiber (peraltro, quest'ultimo, beneficiario dei fondi pubblici stanziati a favore dell'aggiudicatario delle tre gare bandite da Infratel e della maggiorazione di punteggio prevista proprio a favore degli operatori wholesale only). Detta fusione solleverebbe evidenti criticità, sia sul versante regolamentare che su quello antitrust, in quanto pregiudicherebbe quell'assetto concorrenziale auspicato dal regolatore europeo e nazionale sin dal lontano 1998, anno in cui fu completata la liberalizzazione del settore;

    viceversa, l'aggregazione delle reti Tim e Open fiber con il baricentro azionario nella Cassa depositi e prestiti e non in capo all'operatore verticalmente integrato consentirebbe lo sviluppo di investimenti efficienti in infrastrutture nuove e avanzate a banda ultralarga, assicurando la necessaria transizione degli asset consistenti nell'infrastruttura di rame destinata ad essere dismessa; una soluzione del genere (ovvero quella di una società pubblica della rete che sia: a) unica, b) non verticalmente integrata, c) sul modello wholesale only) sarebbe peraltro in linea con i livelli di partecipazione pubblica negli assetti proprietari dei principali operatori di telecomunicazioni europei e in totale assonanza con quanto auspicato dalla stessa Unione europea a proposito dell'adozione del modello wholesale only come modello europeo per assicurare il dovuto sostegno infrastrutturale alle esigenze di crescita dell'economia europea. Va inoltre ricordato che un operatore wholesale only non ha alcun incentivo a discriminare gli operatori nel mercato al dettaglio, dal momento che non opera in tale mercato, diversamente dall'operatore verticalmente integrato,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per risolvere l'ormai annoso problema della condizione di stallo dell'intero settore delle telecomunicazioni italiane, che ormai si protrae da alcuni anni, una condizione di stallo che blocca le operations strategiche degli operatori, rallenta gli investimenti, allontana gli investitori istituzionali e internazionali, conferisce all'intero settore industriale uno stato di incertezza e di scarsa propensione per il futuro, accentua la condizione di crisi di molte società dell'indotto, le quali, a causa dello stato di stallo, si trovano in condizioni di gravi difficoltà con conseguenti ricadute anche sul piano occupazionale, mentre l'operatore nazionale incumbent non sembra neanche in condizione di valorizzare l'immensa mole di personale molto qualificato che ha;

2) a promuovere, mediante la partecipazione azionaria detenuta da Cassa depositi e prestiti in Tim e in Open fiber, l'aggregazione dei beni relativi alle reti di telecomunicazioni e a tutti gli asset infrastrutturali appartenenti a diversi operatori in capo a un soggetto giuridico non verticalmente integrato, creando una società unica della rete, con modello di business fondato sul wholesale only e controllato dalla stessa Cassa depositi e prestiti;

3) ad adottare iniziative per far sì che la «società della rete» possa garantire il corretto utilizzo di fondi pubblici stanziati, assicurando l'ottimizzazione degli investimenti già effettuati e imponendo la verifica periodica del programma di sviluppo nazionale sotto il controllo della Presidenza del Consiglio dei ministri, con un piano industriale vincolante che preveda il rispetto degli obiettivi dell'Agenda digitale italiana ed europea;

4) ad individuare le forme più adeguate ed avanzate per assicurare la sicurezza e l'integrità delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico, proteggendo l'integrità delle informazioni relative ai cittadini italiani e ai consumatori e garantendo la protezione della proprietà intellettuale dei brevetti e della ricerca di imprese ed università italiane contro ogni attacco nei confronti della sovranità digitale e tecnologica del Paese, posto che tutto ciò rappresenta un obiettivo ineludibile che anche in Italia, come già accade in tutti i principali Paesi dell'Unione europea, deve individuare le forme più adeguate di governance, per una valorizzazione delle competenze e delle responsabilità, e le forme più efficaci di intercettazione delle risorse adeguate e di ottimizzazione del loro uso.
(1-00274) «Meloni, Lollobrigida, Butti, Rotelli, Maschio».

(30 ottobre 2019)

   La Camera,

   premesso che:

    la Commissione europea nel marzo 2010 ha presentato la strategia «Europa 2020 – Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva», la cui finalità era quella di uscire dalla crisi e preparare l'economia dell'Unione europea in vista delle sfide del decennio successivo;

    tra le sette iniziative faro della strategia «Europa 2020» vi era l'Agenda digitale europea, il cui fine era quello di valorizzare il ruolo chiave delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione per raggiungere gli obiettivi di crescita «intelligente, sostenibile ed inclusiva» che l'Europa si era prefissata per il 2020;

    l'Agenda digitale europea si componeva a sua volta di 7 azioni fondamentali o pilastri, tra questi l'accesso ad internet veloce e superveloce. In base a tale pilastro in ogni Stato membro entro il 2020 si sarebbe dovuta raggiungere una copertura con banda larga pari o superiore a 30 mbps per il 100 per cento ed una copertura con banda larga ultraveloce con copertura 100 mbps per il 50 per cento degli utenti domestici;

    il 3 marzo 2015 il Governo italiano, al fine di soddisfare gli obiettivi fissati dall'Agenda digitale europea entro il 2020, ha approvato la «Strategia italiana per la banda ultralarga», con l'obiettivo di contribuire a ridurre il gap infrastrutturale e di mercato esistente, attraverso la creazione di condizioni più favorevoli allo sviluppo integrato delle infrastrutture di telecomunicazione fisse e mobili, che rappresenta il quadro nazionale di riferimento per le iniziative pubbliche a sostegno dello sviluppo delle reti a banda ultralarga in Italia;

    la prima fase dell'attuazione della strategia ha riguardato le aree a fallimento di mercato definite «aree bianche» presenti sull'intero territorio nazionale;

    la strategia scelta è stata quella di sostenere, tramite fondi nazionali e fondi comunitari, un modello ad intervento diretto, autorizzato dalla Commissione europea ai sensi della disciplina sugli aiuti di Stato;

    gli obiettivi perseguiti dalla strategia sono: a) la copertura ad almeno 100 mbps fino all'85 per cento della popolazione; b) la copertura ad almeno 30 mbps della restante quota di popolazione; c) la copertura ad almeno 100 mbps di sedi ed edifici pubblici (scuole, ospedali e altro), delle aree di maggior interesse economico e concentrazione demografica, delle aree industriali, delle principali località turistiche e degli snodi logistici;

    nella realizzazione del piano il territorio nazionale è stato suddiviso in 94.645 aree territoriali di riferimento, a loro volta raggruppati in 4 tipologie di cluster di intervento a seconda del livello di coinvolgimento pubblico necessario per il raggiungimento dell'obiettivo prefissato, con i cluster C e D corrispondenti alle «aree bianche», prevedendo che nel cluster C rientrino le aree nelle quali è prevedibile o è previsto un co-investimento dei privati solo a fronte della concessione di incentivi e che nel cluster D rientrino le aree cosiddette a fallimento di mercato;

    per l'infrastrutturazione delle aree bianche sono stati effettuati tre bandi tra il 2017 e il 2019 tutti assegnati ad Open fiber, il cui assetto azionario è costituito da una partecipazione paritetica tra Enel s.p.a. e Cassa depositi e prestiti equity s.p.a., società del gruppo Cassa depositi e prestiti;

    nella realizzazione dell'infrastrutturazione della banda ultralarga, oggetto dei bandi assegnati ad Open fiber, si sono registrati e si registrano gravi ritardi rispetto ai tempi previsti per la realizzazione dei lavori. Ritardi riconosciuti ufficialmente dallo stesso Ministro dello sviluppo economico che, nel corso di un'audizione parlamentare svolta a gennaio 2020 presso il Senato della Repubblica, ha dichiarato che «il piano avrebbe dovuto essere implementato fino all'80 per cento entro il 2020. Ma se arrivassimo al 40 per cento saremmo già autori di un'accelerazione forte perché oggi solo 80 comuni sono stati collaudati su oltre 6 mila»;

    dai dati pubblicati nel mese di maggio 2020 da Infratel, società in house del Ministero dello sviluppo economico, si apprende che la progettazione definitiva a livello nazionale riguarda l'85 per cento dei comuni. Per quanto riguarda la progettazione esecutiva il dato si abbassa al 42 per cento. L'infrastrutturazione della fibra è stata conclusa solo in 248 comuni, su un totale di oltre 6.000, e i lavori collaudati si attestano a 69 totali;

    le notevoli e preoccupanti criticità rilevate nell'infrastrutturazione della banda ultralarga all'interno delle aeree bianche e la necessità di evitare il loro ripetersi anche nelle aree grigie, ove sono ubicate circa 7.000 aree industriali ad oggi prive di connessione in fibra oltre 30 mbps, tramite modalità di gara diverse da quelle seguite per le aree bianche, con lotti di dimensione inferiore e il coinvolgimento di un maggior numero di operatori, sono state già oggetto di uno specifico atto di indirizzo presentato dai firmatari della presente mozione (la risoluzione conclusiva di dibattito in Commissione n. 8-00058) e approvato dalla Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati;

    l'adeguato sviluppo della connettività digitale sull'intero territorio nazionale in tutte le sue forme dalla banda ultraveloce, al 5G, alla tecnologia lte, al fixed wireless access, costituisce una delle principali priorità per il nostro Paese in diversi settori strategici. Come emerso a seguito della crisi prodotta dall'epidemia di COVID-19, con milioni di famiglie che per circa due mesi si sono riversate sulle connessioni digitali per svolgere lo smart working o la didattica digitale a distanza, un'adeguata digitalizzazione ed un accesso universale alle connessioni più adeguate è un obiettivo indispensabile;

    l'Italia figura, infatti, al 24° posto fra i 28 Stati membri dell'Unione europea nell'indice di digitalizzazione dell'economia e della società (Desi, digital economy and society index) della Commissione europea per il 2019;

    Il quadro preoccupante della situazione del nostro Paese è confermato dall'Imd World digital competitiveness ranking, che misura la competitività digitale analizzando competenze e capacità di adottare le nuove tecnologie come fattore di crescita economica e sociale in 63 Paesi. L'Italia figura al 41° posto, la Germania al 17°, l'Irlanda al 19°, la Francia al 24° e la Spagna al 28°;

    secondo l'indice Desi 2019 la connettività resta insufficiente, nella media dell'Unione europea, per far fronte alla crescente domanda di banda larga veloce e ultraveloce. Il 60 per cento delle famiglie europee ha accesso alla connettività ultraveloce di almeno 100 megabit per secondo (mbps) ed è in aumento il numero di abbonamenti alla banda larga. L'Italia si colloca al 19° posto per connettività con una percentuale del 57,6 e con un significativo miglioramento rispetto all'indice Desi del 2018, dovuto anche alla preparazione del 5G. Il superamento della media dell'Unione europea (83 per cento) è stato raggiunto con la copertura della banda larga veloce (nga), raggiungendo il 90 per cento delle famiglie. Viceversa, nonostante un lieve tasso di crescita, per la banda larga ultraveloce (100 mbps e oltre) l'Italia si colloca tra i Paesi con maggiore ritardo, con una percentuale di utenti serviti del 24 per cento contro il 60 per cento della media dell'Unione europea (27° posto);

    al centro del dibattito politico in materia di telecomunicazioni con riferimento specifico alle pertinenti infrastrutture c'è quello della proprietà e della gestione della rete. A favore di una cosiddetta «rete unica» a controllo pubblico si sono espressi diversi componenti del Governo, tra cui il Ministro dell'economia e delle finanze Roberto Gualtieri, definendo la rete unica strategica e prospettando di fatto il ricorso al golden power in caso di esiti alternativi;

    la sicurezza nazionale costituisce un tema di grande rilevanza, che deve essere garantita con gli strumenti più idonei da parte del Governo sulla base della normativa vigente, anche se a tal proposito è opportuno ricordare come il direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), proprio in un recente intervento in materia di telecomunicazioni, abbia sottolineato come «non si può dilatare all'estremo il concetto di sicurezza nazionale, a meno che non si ritenga di abbandonare il modello di economia aperta»;

    l'obiettivo ideale da perseguire consisterebbe in una sinergia infrastrutturale che sia in grado di connettere l'intero territorio nazionale, garantendo un accesso e un servizio uniforme per gli utenti, riducendo le inefficienze e le diseconomie, nonché i costi per gli operatori e le duplicazioni di impianti, ma al tempo stesso in grado di assicurare la libertà di concorrenza tra i vari operatori del settore, scongiurando il ripetersi di quando già accaduto in Australia con il National broadband network;

    le priorità da perseguire nell'infrastrutturazione della banda ultralarga e, più in generale, nel settore della telecomunicazione digitale consistono nella massima diffusione della connettività, del 5G, anche con l'installazione di apparati con tecnologia lte, sue evoluzioni, ovvero altre tecnologie utili allo sviluppo delle reti di banda ultralarga mobile e fixed wireless access al fine di ridurre in misura sempre maggiore il digital divide,

impegna il Governo:

1) alla luce dei gravi ritardi registrati nell'infrastrutturazione della banda ultralarga nelle aree bianche, ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di commissariamenti straordinari al fine di velocizzare i lavori, individuando quali eventuali commissari anche i presidenti delle regioni interessate;

2) ad adottare iniziative per prevedere, nei casi in cui nei lavori per l'infrastrutturazione della banda ultralarga nelle aree bianche si manifestino i ritardi più gravi rispetto al programma di realizzazione, la possibilità che il concessionario per la realizzazione e la gestione del piano banda ultralarga nelle aree bianche possa affidare anche ad altri soggetti, oltre a quello individuato in sede di gara, i servizi di progettazione a livello territoriale, in forma diretta o con modalità semplificata, con almeno un soggetto in ciascuna regione interessata;

3) in vista della nuova gara di appalto per l'infrastrutturazione delle aree grigie, il cui bando, come emerso dalla riunione del Comitato per la diffusione della banda ultralarga del 23 gennaio 2020, è previsto entro l'estate 2020, a prevedere la messa a gara di lotti di dimensione ridotta rispetto a quelli utilizzati per le aree bianche, agevolando il coinvolgimento di molteplici operatori nell'attività di installazione della fibra;

4) a garantire la sicurezza delle infrastrutture di telecomunicazione, dei servizi di comunicazione elettronica, nonché l'integrità delle informazioni relative agli utenti privati e alle imprese, contemperando questa finalità prioritaria con la garanzia del mantenimento della concorrenza nel settore;

5) al fine di garantire la sicurezza delle telecomunicazioni in vista del passaggio al 5G, a dare piena e completa attuazione alla normativa in materia di realizzazione del perimetro nazionale di sicurezza cibernetica di cui al decreto-legge n. 105 del 2019, e successive modificazioni;

6) ad adottare iniziative per consentire che l'installazione di apparati con tecnologia lte, sue evoluzioni, o altre tecnologie utili allo sviluppo delle reti di banda ultralarga mobile e fixed wireless access su infrastrutture per impianti radioelettrici preesistenti o gli interventi di modifica delle caratteristiche radioelettriche degli impianti di cui all'articolo 87-bis del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, possano avvenire tramite autocertificazione di attivazione da inviare alle amministrazioni e agli organismi competenti al controllo di cui all'articolo 14 della legge n. 36 del 2001;

7) ad adottare iniziative per dare impulso allo sviluppo delle reti 5G, procedendo alla rimozione degli ostacoli ingiustificati e alla definizione di un piano di indirizzo a livello nazionale in grado di uniformare i metodi autorizzativi per la realizzazione di impianti di telecomunicazione, individuando chiaramente le procedure e i moduli da utilizzare e ponendo in essere una generale opera di semplificazione amministrativa;

8) ad adottare iniziative per rivedere gli attuali limiti di emissione elettromagnetica, fissati a 6 volt per metro, in considerazione del fatto che il Consiglio dell'Unione europea, nelle proprie raccomandazioni, ha individuato tale limite in un range oscillante tra i 41 e i 58 volt per metro;

9) a procedere quanto prima all'effettiva erogazione dei voucher per la connettività a favore di famiglie, imprese e scuole, con priorità per le aree rurali e per le aree maggiormente in digital divide, sulla base degli stanziamenti di risorse decisi nella riunione del Comitato per la diffusione della banda ultralarga del 5 maggio 2020, anche in considerazione del fatto che l'attuazione del piano voucher è attesa dal 2017.
(1-00354) «Zanella, Gelmini, Mulè, Pentangelo, Rosso, Sozzani».

(9 giugno 2020)

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