TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 404 di Mercoledì 7 ottobre 2020

 
.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   SIRACUSANO, GELMINI, PRESTIGIACOMO e BARTOLOZZI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   sono ancora bloccati in Libia i diciotto membri dell'equipaggio di due pescherecci di Mazara del Vallo, «Antartide» e «Medinea», sequestrati la sera del 1° settembre 2020 dalle autorità libiche a circa 35 miglia a nord di Bengasi;

   il 22 settembre 2020, il consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, Pietro Benassi, ha ricevuto a Roma i familiari dei fermati, ma oltre alle solite rassicurazioni dal Governo non sono arrivate indicazioni precise;

   come riportato dal Libyab Addres Journal sembrerebbe che vi sia l'esistenza di una trattativa dietro quella ufficiale: i miliziani di Haftar hanno ribadito alla testata giornalistica libica che i pescatori «detenuti» non saranno liberati se prima non vi sarà da parte dell'Italia il rilascio di quattro «calciatori» libici detenuti in Italia condannati a Catania a 30 anni per traffico di esseri umani e per la morte in mare di 49 migranti;

   nel frattempo si susseguono manifestazioni sia da parte dei familiari dei pescatori sia della società civile per tentare di accendere i riflettori su un episodio inaccettabile aggravato dal silenzio assordante del Governo;

   ad avviso dell'interrogante, il nostro Paese non può in alcun modo permettere che propri concittadini restino nelle mani di autorità non riconosciute senza porre in essere alcuna iniziativa concreta per il loro rimpatrio –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo stia assumendo per garantire l'immediato rilascio dei due pescherecci «Antartide» e «Medinea» oltre che dei diciotto membri dell'equipaggio tuttora trattenuti a Bengasi.
(3-01792)

(6 ottobre 2020)

   TONDO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nel 2013 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra la Presidenza del Consiglio dei ministri ed il Ministero della difesa per la riqualificazione e valorizzazione di alcuni tra i più importanti e significativi siti e musei militari, tra i quali è ricompreso il restauro conservativo del Sacrario Militare di Cima Grappa;

   in risposta ad una interrogazione a risposta immediata in Commissione Difesa (5-03175) a prima firma dell'interrogante il Governo ha risposto in modo insufficiente. In particolare, nella risposta all'interrogazione è scritto: «per le attività di competenza della Difesa, il Commissario Generale ha svolto e continuerà a svolgere tutte le azioni previste dalla firma dell'Accordo e rimane in attesa di conoscere dalla competente struttura di missione le indicazioni in merito alla ripresa dell'iter tecnico amministrativo per individuare l'operatore economico cui affidare il servizio di trasporto e conferimento a discarica dei detriti. Tale attività, di specifica competenza della struttura di missione, infatti risulta imprescindibile per il prosieguo delle attività, come previsto dall'Accordo e dalle norme di tutela ambientale»;

   è quindi fondamentale procedere al prosieguo delle attività di rimozione dei detriti e quindi giungere in tempi rapidi al restauro conservativo del Sacrario di Cima Grappa, in modo da valorizzare questo sito, tra i più importanti e significativi musei militari;

   tra l'altro, è necessario che la struttura di missione fornisca al più presto i chiarimenti relativi ai tempi necessari per la rimozione dei detriti;

   è da sottolineare che la permanenza dei detriti rappresenta un'immagine non decorosa e rispettosa dei caduti –:

   quali interventi urgenti il Governo intenda adottare per giungere in tempi rapidi alla rimozione dei detriti e successivamente alle opere di conservazione e di restauro del Sacrario di Cima Grappa.
(3-01793)

(6 ottobre 2020)

   GADDA, SCOMA, MORETTO, MARCO DI MAIO, PAITA, FREGOLENT e D'ALESSANDRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con l'accordo raggiunto dal Vertice europeo del 21 luglio 2020 e le ingenti risorse che verranno stanziate si pongono le basi per il rilancio economico del Paese e il sostegno alle condizioni di fragilità che l'emergenza sanitaria ha acuito. In questo processo, il comparto agricolo, della pesca e della filiera agroalimentare rivestono un ruolo strategico dal punto di vista occupazionale, della coesione territoriale, della continuità degli approvvigionamenti e nel processo di transizione sostenibile e di innovazione digitale dell'intera economia;

   il contributo che il Ministero delle politiche agricole può determinare ha la potenzialità per diventare un modello di sviluppo coerente con le indicazioni che l'Europa ha stabilito per l'utilizzo delle risorse del Recovery Fund, la nuova politica agricola comune, la strategia «farm to fork» e il «green new deal» europeo;

   la sfida non più prorogabile riguarda la rigenerazione del sistema agricolo e alimentare attraverso il potenziamento delle politiche di filiera; il contrasto ai cambiamenti climatici e ai loro drammatici effetti, resi evidenti anche dagli ultimi accadimenti in Piemonte, Liguria e Lombardia; la strategia per le aree interne del Paese; il ricambio generazionale; l'innovazione tecnologica, di processo e nella ricerca; la tutela delle risorse non rinnovabili; gli investimenti in opere infrastrutturali materiali e immateriali;

   il settore primario, per il suo pieno sviluppo, ha necessità di investimenti sul fronte dell'ammodernamento dei mezzi di produzione, sulle reti e piattaforme logistiche, sul sistema della qualità e della tracciabilità;

   in questo quadro l'agricoltura ha quindi tutte le potenzialità per diventare volano di sviluppo economico, sociale e ambientale, con una strategia fortemente coerente con gli obiettivi posti a livello comunitario –:

   quali iniziative intenda adottare prioritariamente e quali interventi di programmazione siano allo studio per utilizzare al meglio le risorse che, nel settore dell'agricoltura, della pesca e della filiera agroalimentare, verranno messe a disposizione con il Recovery Fund.
(3-01794)

(6 ottobre 2020)

   MURONI e FORNARO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 9 agosto 2020 ad Aprilia, in provincia di Latina, un incendio ha distrutto la LOAS srl, società di trattamento e recupero di rifiuti speciali non pericolosi (già coinvolta nell'operazione Dark Side condotta dalla polizia stradale per l'interramento di rifiuti in una cava di Via Corta sempre ad Aprilia nel 2017);

   il 20 agosto 2020 ad Ardea un vasto incendio si è propagato in un deposito di pneumatici; nel 2017 un incendio ha distrutto la EcoX di Pomezia;

   solo pochi giorni fa un incendio di notevoli dimensioni è divampato in contrada Belvedere (Trapani) presso l'impianto di riciclaggio usato per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani;

   il Ministro dell'ambiente, Sergio Costa, in audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, ha parlato dei roghi di rifiuti definendo il fenomeno come «un rischio di emergenza nazionale». «Negli ultimi anni – rileva Costa – sono stati numerosi gli incendi avvenuti presso gli impianti di gestione del mondo dei rifiuti». «La frequenza degli incendi» di rifiuti, «soprattutto dagli ultimi mesi del 2017, è tale da rappresentare un rischio di emergenza nazionale – osserva Costa – in base ai dati del Ministero dell'interno», da giugno 2018 ad oggi, «sono stati 262» i roghi, con «una media di uno ogni tre giorni», di questi «165 in aree» dedicate agli «impianti dei rifiuti, depositi e zone di stoccaggio, gli altri in zone di lavorazione»;

   è evidente un problema di sistema circa il trattamento delle frazioni riciclabili;

   le polizze fideiussorie destinate alla rimessa in pristino del sito al termine dell'attività sono irrisorie e non contemplano il caso di incendio;

   la moltiplicazione delle competenze non aiuta nell'accertamento di eventuali responsabilità omissive, né rende efficaci le azioni di prevenzione e controllo;

   il sistema di autorizzazioni, così come definito dalle norme, lascia in capo a province «sospese» da una riforma incompiuta la concessione delle autorizzazioni, mentre l'opinione pubblica considera i comuni i principali avamposti di difesa del territorio, nonostante essi siano privi di efficaci strumenti –:

   quali iniziative urgenti intenda mettere in atto, anche sulla base dei risultati del piano di monitoraggio realizzato dalle prefetture, per superare con iniziative normative la moltiplicazione delle competenze tra gli enti, causa di deresponsabilizzazione degli stessi, affinché questi gravi fenomeni non si ripetano, destinando altresì adeguati fondi alle bonifiche dei siti i cui costi oggi ricadono totalmente sulle comunità locali.
(3-01795)

(6 ottobre 2020)

   GRIBAUDO, ROTTA, PEZZOPANE, BRAGA, VAZIO, BONOMO, ENRICO BORGHI, GARIGLIO, LEPRI, BURATTI, MORGONI, ORLANDO, PELLICANI e FIANO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la drammatica emergenza climatica e idrogeologica che ha prodotto nuovi disastri e vittime nel nord-ovest del Paese ripropone l'urgenza di superare la logica dell'intervento emergenziale. I danni più gravi si sono registrati in Piemonte e in Liguria, ma ci sono stati danni anche in Val D'Aosta e in Lombardia;

   fra venerdì 2 ottobre e sabato 3, 600 millimetri di pioggia in meno di 24 ore si sono abbattuti sul suolo: l'equivalente di 600 litri a metro quadro che dalla montagna sono scesi a valle con forza dirompente. Si tratta della metà della pioggia media di un anno caduta in un giorno. Di conseguenza, i fiumi Tanaro, Sesia, Vermegnana e numerosi torrenti in una piena improvvisa hanno portato a valle tonnellate di tronchi, rami, sassi e fango, esondando nelle strade e nei paesi, causando frane, ed edifici e strade portati via dall'acqua, causando danni che, ad una prima ricognizione, ammonterebbero a molte centinaia di milioni di euro;

   i presidenti delle regioni Piemonte e Liguria hanno chiesto lo stato di emergenza e l'attivazione di tutte le procedure e dei lavori connessi alla fase emergenziale;

   appare indispensabile intervenire rapidamente e con mezzi sulla ricostruzione delle infrastrutture e dei collegamenti fra i comuni colpiti, collegamenti senza i quali le attività economiche già messe a dura prova dall'emergenza Covid rischiano di scomparire;

   il recente rapporto, Analisi del rischio, del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, afferma che tali eventi non sono più definibili emergenze ma sono la nostra nuova normalità, una vulnerabilità che colpisce gli oltre 8000 corpi idrici, di cui 7644 fiumi;

   accanto ad interventi di ripristino, di sostegno alla ripresa delle attività economiche e di risarcimento dei danni nei luoghi colpiti, occorre una strategia nazionale per superare il «paradosso dell'acqua» (siccità in estate, esondazioni in autunno) mediante azioni per contrastare l'abbandono e mettere in sicurezza le aree interne e montuose, i ponti, le dighe e mettere in atto una efficace strategia forestale nazionale:

   risulta inoltre indispensabile far fronte centralmente alle difficoltà degli enti locali delle aree interne, spesso di dimensioni ridotte e scarsamente dotati di personale, nel progettare e mettere a gara le opere pubbliche necessarie a contrastare il rischio idrogeologico e idraulico, nonché nel verificare la manutenzione e le condizioni degli alvei di fiumi e torrenti di montagna –:

   quali iniziative intenda adottare per supportare con rapidità ed efficacia i territori colpiti e accelerare gli interventi di prevenzione e messa in sicurezza del territorio.
(3-01796)

(6 ottobre 2020)

   MOLINARI, RIXI, GAVA, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN.— Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   le eccezionali precipitazioni che hanno colpito Liguria e Piemonte e anche parte del Bresciano nei giorni scorsi hanno creato ingenti danni a beni mobili e immobili e perdita di vite; interi paesi isolati, case e strade devastate, esondazioni, frane, allagamenti, danni a edifici e infrastrutture; il bilancio è pesantissimo in tutto il nord-ovest, si contano 8 vittime; corpi ritrovati in Liguria, due morti in Valle d'Aosta, due dispersi nel Vercellese; una vittima caduta nel Sesia dopo il crollo di un ponte;

   sono 108, un decimo del totale, i comuni piemontesi alluvionati, parte dei quali già colpiti e messi a dura prova dalla disastrosa alluvione del 1994;

   la situazione è stata particolarmente grave a Limone Piemonte (Cuneo), dopo l'esondazione del torrente Vermegnano e la chiusura della statale, in Val Sesia, dopo il crollo del ponte di Romagnano tra Novara e Vercelli, in Val d'Ossola e nelle valli Biellesi; ingenti danni nelle coltivazioni di riso in Vercelli e Novara e al settore florovivaismo;

   sono caduti oltre 550 millimetri di pioggia in 24 ore e un forte vento di scirocco ha abbattuto le coste liguri;

   il Roya ha rotto gli argini ed è esondato a Ventimiglia, provocando una disastrosa alluvione;

   il 3 ottobre il fiume Tanaro è esondato in più punti in Piemonte e il fango ha invaso la statale 28, con frane a monte e valle di Ormea;

   a Col di Tenda, la strada ha franato ed è stata inghiottita dal torrente sottostante;

   il Po è salito di 6 metri in 24 ore; sono crollati tre ponti, anche il ponte di origini medievali di Bagnasco che era il simbolo del paese;

   i Presidenti delle regioni Piemonte e Liguria hanno firmato la richiesta dello stato di emergenza;

   negli ultimi anni il nostro Paese è stato compromesso fortemente da eventi atmosferici eccezionali di particolare violenza e fenomeni alluvionali e di dissesto idrogeologico che richiedono l'attivazione urgente e inderogabile di misure di contrasto alla rottura degli equilibri naturali;

   occorre affrontare tali situazioni con strategie politiche rivolte maggiormente alla prevenzione, alla cura del territorio, alla manutenzione costante dei corsi d'acqua, con finanziamenti specifici e semplificazioni normative –:

   quali iniziative di competenza improcrastinabili il Ministro interrogato intenda adottare per incrementare i finanziamenti contro il dissesto idrogeologico e i contributi a regioni ed enti locali per la pulizia di fiumi e torrenti, nonché per semplificare le norme sulle procedure autorizzative per dragaggi e pulizia dei letti dei corsi d'acqua.
(3-01797)

(6 ottobre 2020)

   DEIANA, ILARIA FONTANA, DAGA, D'IPPOLITO, DI LAURO, FEDERICO, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, MICILLO, TERZONI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   i devastanti effetti prodotti dai fenomeni alluvionali che si sono abbattuti su oltre 100 comuni del Piemonte e che hanno colpito anche la Liguria, facendo registrare vittime, oltre al crollo di ponti, centri sommersi e apertura di voragini nel suolo, confermano che il dissesto idrogeologico, connesso al cambiamento climatico, rimane una questione di primaria importanza e necessita di interventi organici finalizzati a consentire anche ai comuni più piccoli o situati in aree interne e marginali del Paese, come tali più esposti a gravi danni per eventi metereologici di maggiore intensità, di procedere ad interventi per la messa in sicurezza del territorio;

   come noto, il cambiamento climatico in atto sta producendo eventi estremi e difficilmente prevedibili che stanno colpendo con forza un Paese come il nostro caratterizzato da una storica e colpevole gestione del proprio territorio, reso fragile da una edificazione eccessiva e senza regole;

   numerosi provvedimenti sono stati adottati nella presente legislatura per definire un quadro normativo e finanziario idoneo alla pianificazione e realizzazione di interventi per la mitigazione del dissesto idrogeologico, tra i quali il Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, che prevedeva lo stanziamento di 3 miliardi per opere immediatamente cantierabili già nell'ambito del Piano stralcio 2019. È stata altresì prevista nel decreto-legge «Clima» la definizione di un programma strategico nazionale, in coordinamento con il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) e con la pianificazione di bacino. Da ultimo, il decreto-legge «Semplificazioni» ha definito una procedura semplificata e accelerata per la pianificazione degli interventi volti alla mitigazione del dissesto idrogeologico;

   si tratta di interventi che hanno un alto grado di complessità tecnica e richiedono un quadro di competenze appropriato in fase di progettazione e realizzazione –:

   quali misure, non solo emergenziali ma soprattutto strutturali, intenda adottare per contrastare il fenomeno del dissesto idrogeologico che continua a causare danni e vittime su tutto il territorio nazionale, e quali ulteriori iniziative di competenza, di carattere semplificatorio, intenda assumere per consentire agli enti territoriali di intervenire tempestivamente.
(3-01798)

(6 ottobre 2020)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Per sapere – premesso che:

   gli episodi di maltempo verificatisi in questo inizio di autunno riportano l'attenzione sulla questione del dissesto idrogeologico e delle sue drammatiche conseguenze per i territori e in termini di perdite di vite umane;

   dai rapporti dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) degli ultimi anni emerge in modo chiaro come oltre il 90 per cento dei comuni italiani sorga in un'area a elevato rischio di dissesto idrogeologico;

   il quadro tracciato dall'ISPRA è particolarmente drammatico, se si esaminano i dati dal punto di vista della popolazione: il 2,2 per cento della popolazione italiana, più di un milione di abitanti, risiede, infatti, nelle zone giudicate a rischio frane elevato e molto elevato, e questo dato si aggrava per le zone ad alto rischio per gli eventi alluvionali, cui sono esposte più di sette milioni di persone;

   le nostre regioni più vulnerabili sono la Toscana, l'Emilia-Romagna, la Lombardia, il Piemonte, il Veneto, la Valle d'Aosta, la Campania, l'Abruzzo e la Sardegna, ma i problemi dovuti ai cambiamenti climatici in atto si stanno estendendo rapidamente e con sempre maggiore violenza in tutto il territorio nazionale;

   negli ultimi settanta anni il dissesto idrogeologico è costato all'Italia più di 61 miliardi di euro, vale a dire in media un miliardo all'anno, e la risposta non possono essere sempre e solo gli stati di calamità naturale dichiarati ex post che, comunque, in media riescono a ristorare appena il dieci per cento dei danni subiti dai territori;

   in una recente intervista radiofonica il Ministro dell'ambiente ha confermato che «quasi l'80 per cento del territorio italiano è a rischio» ma che «I fondi ci sono. In questo momento in cassa, e quindi senza ricorrere al Recovery plan, ci sono circa sette miliardi di euro a disposizione. Il problema è che ci sono lacci e lacciuoli di natura amministrativo-burocratica che impediscono la spesa» –:

   quali iniziative intenda assumere per affrontare la questione del dissesto idrogeologico e se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per rendere immediatamente utilizzabili le risorse finanziarie disponibili ed elaborare e mettere in atto un piano di politiche di prevenzione.
(3-01799)

(6 ottobre 2020)

Per tornare alla pagina di provenienza azionare il tasto BACK del browser