TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 406 di Lunedì 12 ottobre 2020

 
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MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE VOLTE ALL'INTRODUZIONE DI APPOSITI INDICATORI DEL LIVELLO DI DIGITALIZZAZIONE E INNOVAZIONE (INDICE «DESI») NELL'AMBITO DEL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA

   La Camera,

   premesso che:

    l'indice Desi (Indice di digitalizzazione dell'economia e della società) è lo strumento mediante cui la Commissione europea monitora la competitività digitale degli Stati membri dal 2015. L'insieme di relazioni si compone di profili nazionali e di capitoli tematici;

    le relazioni nazionali Desi raccolgono prove quantitative derivanti dagli indicatori Desi sotto i cinque aspetti dell'indice, con approfondimenti specifici per Paese riguardanti le politiche e le migliori prassi. Un capitolo di approfondimento in materia di telecomunicazioni è allegato alla relazione di ciascuno Stato membro;

    l'indice Desi è strutturato su 5 fattori, quali: 1) la connettività; 2) il capitale umano; 3) l'uso di servizi web; 4) l'integrazione con le tecnologie digitali; 5) i servizi pubblici digitali;

    il livello di accesso ad internet tramite banda larga e ultra larga, il grado di competenze digitali, il numero di attività che vengono svolte in via informatica e digitale, in sintesi il livello di innovazione tecnologica, costituisce un indicatore indispensabile per valutare le potenzialità di sviluppo e di crescita economica di un Paese, soprattutto durante la quarta rivoluzione industriale;

    appare quanto mai opportuno, anche ai fini della predisposizione della manovra di finanza pubblica, dotarsi di un indice interno equivalente all'indice Desi, in modo non dissimile da quanto fatto durante la scorsa legislatura con il Bes (Indice del benessere equo e sostenibile), introdotto dalla legge n. 163 del 2016,

impegna il Governo

1) ad adottare iniziative normative per prevedere l'integrazione del Documento di economia e finanza con appositi indicatori del livello di digitalizzazione e innovazione (indice Desi), sulla base dei dati forniti dall'Istat, al fine di monitorare l'andamento dello sviluppo tecnologico nell'arco di un triennio, nonché le previsioni sull'evoluzione dello stesso nel periodo di riferimento, anche sulla base degli obiettivi di politica economica e dei contenuti dello schema del programma nazionale di riforma.
(1-00377) «Invidia, Currò, Manzo, Carabetta, Zanichelli, Raduzzi, Giuliodori, Sodano, Barzotti, Ehm, Suriano».

(10 settembre 2020)

MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA, NELL'AMBITO DI UN PIÙ AMPIO PROGRAMMA DI RILANCIO INFRASTRUTTURALE ED ECONOMICO

   La Camera,

   premesso che:

    l'emergenza sanitaria Covid-19 è ormai una vera e propria emergenza industriale e produttiva che sta mettendo in ginocchio l'economia mondiale;

    anche nel nostro Paese, la gravissima crisi economica e produttiva iniziata in conseguenza della diffusione del contagio del virus Covid-19 si sta già traducendo in una caduta della produzione e quindi del prodotto interno lordo, che il Def 2020 da poco varato dal Governo stima in oltre il 15 per cento nel primo semestre 2020 con un successivo rimbalzo nella seconda metà dell'anno. Gli ultimi dati Istat indicano una contrazione del prodotto interno lordo nel 2020 dell'8,3 per cento e solo una parziale ripresa del 4,6 per cento nel 2021;

    è indispensabile quindi mettere in campo una strategia complessiva di sostegno dell'economia italiana dopo la drammatica pandemia in atto e i cui effetti sulla produzione e sull'economia accompagneranno purtroppo per un tempo non breve;

    gli effetti sulla caduta del Pil in conseguenza del coronavirus sono quindi drammatici e stanno interessando anche un settore, quello delle costruzioni, che rappresenta oltre il 22 per cento del prodotto interno lordo nazionale, ed è un settore trainante per molti altri comparti dell'economia e quindi di crescita per tutto il sistema;

    come ricorda anche l'Ance, quello che manca al nostro Paese, ma di cui c'è grande bisogno in questa fase, sono misure shock, in grado di rimettere rapidamente in moto il Paese e il settore delle costruzioni. Misure che, invece, altri Paesi europei hanno adottato con tempestività, già all'inizio della crisi, dando certezze e prospettive alle loro economie;

    è necessario mettere in campo al più presto un piano di investimenti e un piano per le opere pubbliche e le infrastrutture. Secondo alcune stime, sarebbero 50 mila i posti di lavoro che potrebbero essere creati se solo le principali opere ferme fossero sbloccate, con un impatto enorme sulle famiglie dei lavoratori e sui loro territori;

    è indispensabile che si faccia un'analisi complessiva con tutti i soggetti interessati, per ragionare sul disegno strategico della dotazione infrastrutturale di questo Paese;

    sono settimane che il Governo ha promesso il varo di misure urgenti per rilanciare il settore degli appalti e le opere pubbliche attraverso misure di semplificazione e sburocratizzazione. Per ora si è ancora fermi alla politica degli annunci;

    un primo spiraglio di consapevolezza della drammatica fase che si sta attraversando sembrerebbe venire dalle parole di alcuni giorni fa del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha parlato della necessità di una rete infrastrutturale su cui c'è tanto da fare, dichiarando tra l'altro «quando ci metteremo attorno a un tavolo valuterò senza pregiudizi anche il Ponte sullo Stretto»;

    le positive aperture del Presidente del Consiglio, nel rivalutare il «progetto Ponte», ad avviso dei firmatari del presente atto hanno ancora una volta messo in evidenza le continue contraddizioni che caratterizzano fin dall'inizio i partiti che sostengono questo Governo: accanto a posizioni da sempre, spesso ideologicamente, contrarie a questa opera, sono emerse posizioni più ragionate e possibiliste, ed altre, anche tra autorevoli esponenti del Governo, disponibili a valutare l'opera in quanto opera strategica per la Sicilia e il Meridione, e quale possibile tassello di un quadro generale importante;

    riguardo al Ponte sullo stretto di Messina, lo stesso Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, nei giorni scorsi dichiarava: «credo che prima ci debba essere una discussione dentro la maggioranza e una discussione con i territori sulla valutazione dell'impatto di quest'opera. E poi, con l'arrivo delle risorse del Recovery Fund secondo me possiamo immaginare una fase di studi e di progettazione»;

    così come nelle stesse 102 proposte per il rilancio dell'Italia, consegnate in questi giorni al Governo dalla task force guidata da Vittorio Colao, il gruppo propone, anche per rilanciare il turismo, il completamento dell'«alta velocità sulla dorsale tirrenica, in modo che arrivi fino in Sicilia». Una affermazione che altro non è che una chiara indicazione a riprendere in mano il «dossier» Ponte;

    si ricorda che, fortemente voluto dal Presidente Berlusconi, con la legge obiettivo n. 443 del 2001, il Ponte sullo stretto di Messina, in quanto considerato progetto essenziale per il Mezzogiorno e per l'Italia, viene ricompreso tra le infrastrutture strategiche da inserire tra gli interventi prioritari;

    all'epoca, la difesa di quest'opera fu fatta dal commissario Van Miert che precisò in Parlamento europeo che era stato realizzato un viadotto in mare per 21 chilometri per collegare la Danimarca con la Svezia, due Paesi con 4-5 milioni di abitanti ed era quindi inconcepibile non collegare con un ponte lungo 3 chilometri una isola di circa 6 milioni di abitanti con il restante Paese di circa 55 milioni di abitanti;

    nell'aprile 2004 viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale il bando internazionale per la selezione del General Contractor cui sarà affidata dallo Stato la progettazione definitiva e la successiva costruzione del Ponte. L'Eurolink di Impregilo (poi gruppo Salini) si aggiudicherà la gara, con impegno di realizzare l'opera in settanta mesi;

    il quinto rapporto del luglio 2010 sullo stato di attuazione della «legge obiettivo», riguardo al Ponte sullo stretto di Messina, ricordava la previsione di completare la progettazione definitiva nel corso del 2010 e l'avvio del cantiere principale all'inizio del 2011;

    le vicende politiche degli anni successivi hanno portato ad abbandonare il progetto di questa grande infrastruttura viaria che continua a rappresentare un'occasione unica per contribuire al riequilibrio del Mezzogiorno e per il Paese tutto. Una grande ed unica occasione che produrrebbe un «cambiamento sostanziale» in termini di riequilibrio del Mezzogiorno;

    un primo «stop» all'opera era arrivato già dal Governo Prodi (2006-2008). Ma con il ritorno al Governo del centrodestra guidato da Silvio Berlusconi, nel maggio 2008 l'allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Altero Matteoli inviava alla Società Stretto di Messina una lettera in cui invitava a porre in essere, nei tempi più brevi, tutte le condizioni per la ripresa delle attività inerenti alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina;

    nel 2012 però, il Governo presieduto dal professor Mario Monti decide di non riaprire le procedure per realizzare il ponte sullo Stretto e, con la legge di stabilità per il 2013 (legge 228 del 2012), stanzia 300 milioni di euro per il pagamento delle penali per non realizzare l'opera;

    nel 2013 decadono i rapporti di concessione con la Stretto di Messina Spa e la società viene messa in liquidazione. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 aprile 2013 è venuta la messa in liquidazione della società Ponte sullo Stretto di Messina spa;

    il Ponte sullo Stretto di Messina è stato quindi classificato tra gli interventi con procedimento interrotto a seguito di quanto comunicato nell'XI Allegato Infrastrutture al Def 2013, ossia che «con delibera CIPE 6/2012 è stata disposta la riduzione totale del contributo assegnato alla Società Stretto di Messina e l'intervento non è stato inserito fra gli interventi indifferibili (...). In seguito, l'articolo 34-decies, comma 1, del decreto-legge 179 del 2012, ha disposto la caducazione degli atti contrattuali a far data dal 1° marzo 2013 non avendo le parti stipulato apposito atto aggiuntivo entro tale data»;

    il troppo timido tentativo nel 2016 con il Governo Renzi, di riaprire la discussione sulla realizzazione di questa storica infrastruttura, non ha portato a nulla;

    peraltro è bene sottolineare che, allo stato attuale, la conferma della definitiva rinuncia alla realizzazione di questa opera costerebbe alle casse dello Stato in termini di penali da pagare al gruppo Salini di più della sua effettiva realizzazione;

    la realtà è che il Ponte sullo Stretto può rappresentare una grandissima occasione di sviluppo per la Calabria, la Sicilia, e per tutto il Paese. E questo a maggior ragione in una fase nella quale si sta entrando in recessione e profonda crisi economica;

    peraltro, ogni progetto di alta velocità per il Mezzogiorno passa anche attraverso un collegamento veloce, ormai indispensabile, tra la Sicilia e il resto della Penisola. Sotto questo aspetto, il Ponte sullo Stretto rappresenterebbe un'opera che consente di avere anche al Sud Italia l'alta velocità e alta capacità ferroviaria necessarie per la competitività e lo sviluppo delle regioni meridionali, oltre a contribuire alla riduzione del divario in termini di infrastrutture e di servizi tra il nord e il sud del Paese;

    vi sono opere urgenti ed essenziali per la infrastrutturazione organica del Paese, già in parte avviate ma da troppo tempo bloccate per fatti procedurali o pronte per essere avviate e ferme da anni per le quali in poche settimane sarebbe possibile consegnare formalmente le attività propedeutiche e realizzative delle stesse. Opere che sono coerenti con quello che l'Unione europea chiede all'Italia per poter accedere alle risorse messe a disposizione per superare l'emergenza che si sta vivendo; infatti sono tutte opere ubicate sul programma delle reti Trans European Network (TEN-T). Tra queste si ricordano: Terzo Valico dei Giovi sulla tratta ferroviaria ad alta velocità Genova-Milano; raddoppio dell'autostrada A10 nel tratto di attraversamento di Genova (Gronda di Genova); tratta ferroviaria ad alta velocità Brescia-Verona; tratta ferroviaria ad alta velocità Verona-Vicenza-Padova e altre;

    all'elenco suddetto va certamente aggiunto il Ponte sullo Stretto. La realizzazione di questa importante opera:

     a) renderebbe stabile il collegamento sia stradale che ferroviario, e gli interventi ferroviari si configurano, a tutti gli effetti, come interventi ecocompatibili in virtù dell'abbattimento dell'inquinamento atmosferico, e quindi coerenti ad una delle principali raccomandazioni comunitarie;

     b) consentirebbe di garantire l'attivazione di risorse nel Mezzogiorno e una misurabile e non teorica percentuale del 34 per cento di risorse da assegnare al Sud;

     c) giustificherebbe il prolungamento dell'alta velocità ferroviaria da Battipaglia fino a Reggio Calabria, fino a Messina, fino a Siracusa, fino a Palermo;

     d) consentirebbe finalmente la realizzazione di un sistema urbano organico, quello dello Stretto, davvero innovativo nel sistema territoriale del Mezzogiorno e del Paese;

     e) porterebbe a realizzazione una delle eccellenze infrastrutturali che, come avvenuto nella realizzazione del ponte di Genova, testimoniano ancora una volta la capacità ingegneristica, imprenditoriale e industriale del nostro Paese. Una necessità di riconoscimento qualitativo e funzionale essenziale soprattutto in questa difficile fase della nostra economia,

impegna il Governo:

1) ad avviare quanto prima le opportune iniziative volte a riconsiderare il progetto, già cantierabile, per la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina, quale progetto chiave per il rilancio economico del Paese, anche valutando a tal fine le penali conseguenti alla mancata realizzazione dell'opera infrastrutturale e che, tra l'altro, consentirebbe di estendere l'alta velocità ferroviaria anche in Sicilia, fino a Messina, Palermo e Siracusa;

2) a inserire la ripresa del progetto Ponte sullo Stretto all'interno di un più ampio efficace programma di rilancio degli investimenti e dei lavori pubblici coerente con la drammatica fase di crisi economica e produttiva in atto conseguente alla pandemia in corso a livello mondiale e in grado di rimettere rapidamente in moto e sostenere l'economia e il settore delle costruzioni;

3) ad avviare fin da subito, per le suddette finalità, un confronto costante con le associazioni e i soggetti imprenditoriali coinvolti, al fine di individuare le misure e linee di intervento più efficaci e rapide per garantire la ripartenza e l'apertura dei cantieri.
(1-00355) «Prestigiacomo, Gelmini, Occhiuto, Bartolozzi, Siracusano, Cannizzaro, Mulè, Maria Tripodi, Torromino, D'Ettore, Baldelli, Cortelazzo, Casino, Labriola, Mazzetti, Ruffino, Calabria, Sozzani, Zanella, Germanà».

(9 giugno 2020)

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