TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 413 di Mercoledì 21 ottobre 2020

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   SPORTIELLO, LAPIA, PROVENZA, MASSIMO ENRICO BARONI, D'ARRANDO, IANARO, LOREFICE, MAMMÌ, MENGA, NAPPI, NESCI, RUGGIERO, SAPIA e SARLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel nostro Paese, al 31 dicembre 2019, prima dell'emergenza Covid-19, i posti di terapia intensiva erano 5.179 e, successivamente, a seguito della conclamata pandemia, con il cosiddetto «decreto rilancio», sono stati programmati 3.553 nuovi posti aggiuntivi, fino ad un totale di circa 9.000 posti di terapia intensiva;

   nel «decreto rilancio» è previsto che le regioni, tramite apposito piano di riorganizzazione volto a fronteggiare le emergenze pandemiche, come quella in corso, garantiscano l'incremento di attività di ricovero in terapia intensiva, rendendo strutturale la risposta all'aumento della domanda di assistenza, anche in relazione ad accrescimenti improvvisi della curva pandemica;

   le regioni, pertanto, entro trenta giorni dall'entrata in vigore del decreto, dovevano presentare un piano di riorganizzazione al Ministero della salute; a seguito dell'approvazione del piano, considerata l'urgenza, le risorse necessarie sono trasferite al commissario straordinario e ripartite a livello regionale. Per l'attuazione del piano il commissario può delegare ciascun presidente di regione che agisce come commissario delegato;

   secondo gli ultimi dati disponibili, relativi al 9 ottobre 2020, i posti letto effettivi disponibili sembrano essere sensibilmente inferiori ai posti programmati con il citato «decreto rilancio»; più in particolare, secondo quanto emerge dall'ultimo monitoraggio settimanale dell'Istituto superiore di sanità, l'indisponibilità o l'elevata criticità delle terapie intensive sembra riguardare numerose regioni del nostro Paese;

   nei giorni scorsi il commissario per l'emergenza ha rappresentato che «in questi mesi alle regioni sono stati inviati 3.059 ventilatori polmonari per le terapie intensive e 1.429 per le subintensive e che altri 1.500 ventilatori sono disponibili, ma che per essere distribuiti necessitano dell'attivazione di ulteriori 1.600 posti di terapia intensiva;

   l'evolversi della situazione epidemiologica determina il rischio di superare la soglia di sicurezza, per la tenuta del Servizio sanitario nazionale, nell'occupazione delle terapie intensive da parte di pazienti Covid-19, corrispondente a 14 per 100 mila abitanti, mentre attualmente i posti di terapia intensiva sembra che siano 10,6 per 100 mila abitanti –:

   quale sia esattamente la situazione dell'attivazione dei posti aggiuntivi di terapia intensiva e il tasso di saturazione, alla luce dei piani di riorganizzazione descritti in premessa e delle risorse eventualmente trasferite alle regioni, tenuto conto anche del diffuso aggravamento, correlato alle liste di attesa, per altre patologie che richiedono, sempre più spesso e proprio a causa del rinvio operato nei mesi del cosiddetto «lockdown», l'occupazione di ulteriori posti letto in terapia intensiva.
(3-01823)

(20 ottobre 2020)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   l'accordo tra Governo, regioni ed enti locali sulla capienza dei mezzi pubblici del trasporto locale e del trasporto ferroviario regionale all'80 per cento dei posti, estensibile al 100 per cento ove vi siano spostamenti al di sotto dei 15 minuti, rimane in essere anche con gli ultimi provvedimenti del Governo;

   dal confronto Stato-regioni per i cittadini pendolari è emerso che ad oggi il sistema non è in grado di assicurare il distanziamento a bordo e il carico al 100 per cento sotto i 15 minuti rischia di rivelarsi una bomba sanitaria e sociale;

   la riapertura delle scuole ha fatto emergere il preoccupante livello di inadeguatezza nella gestione del trasporto pubblico, e adesso che la seconda ondata di contagi è arrivata, si intensificano le denunce di casi di bus stracolmi;

   per coprire il rimanente 20 per cento di posti, secondo le stime di AssTra, servirebbero circa 19.400 autobus aggiuntivi e 31.000 conducenti, per un costo complessivo di 1,6 miliardi di euro, e per soddisfare una domanda attesa di mobilità pari all'85 per cento, rispetto al periodo pre-Covid, sarebbe necessario un incremento del 70 per cento in urbano e del 42 per cento in extraurbano delle percorrenze chilometriche e, pertanto, «un fabbisogno di autobus e personale di guida insostenibile»;

   le misure di contenimento del contagio non consentono all'attuale sistema dei trasporti pubblici locali, a parità di dotazione di lavoro e mezzi, di soddisfare l'inevitabile incremento della domanda;

   il bus rischia di diventare uno dei maggiori «veicoli» del Covid-19: ne circolano pochissimi, sono sovraffollati e nessuno vigila, e situazione analoga si registra anche sulle linee metropolitane;

   gli esperti hanno lanciato l'allarme: secondo una tabella elaborata dalla Fondazione Gimbe, in ambienti chiusi e affollati con poca aerazione, come i bus appunto, il rischio contagio è alto anche se si indossa la mascherina –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire un servizio efficiente e, al contempo, in grado di assicurare il rispetto delle misure di contenimento del contagio, anche istituendo un tavolo tecnico con gli operatori privati del trasporto al fine di ricorrere anche a taxi, autobus da noleggio e car sharing per integrare l'offerta di trasporto a tariffe agevolate accessibili a tutta la popolazione, rispondendo alle esigenze di mobilità collettiva e sostenendo migliaia di imprese.
(3-01824)

(20 ottobre 2020)

   PICCOLI NARDELLI, CIAMPI, DI GIORGI, ORFINI, PRESTIPINO, ROSSI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il turismo e la cultura sono tra i settori maggiormente colpiti dalla diffusione del Coronavirus e dai provvedimenti adottati per contenere il contagio;

   non è facile quantificare le ricadute della pandemia sull'economia della cultura. Bastano, però, alcune cifre: sono stati almeno 30 mila i lavoratori che ruotano intorno al sistema di gestione e visita del patrimonio museale che hanno usufruito degli ammortizzatori sociali; 18.600 i titoli di libri che nel 2020 non sono stati pubblicati e quasi 40 milioni di copie non stampate; mercato discografico in calo del 60 per cento, circa 110 milioni di euro di incassi al botteghino delle sale cinematografiche in meno; sono 250 mila i lavoratori dei concerti dal vivo ad essere fermi e circa la metà degli oltre 300 mila addetti nei teatri;

   nel settore turistico, malgrado alcuni segnali di ripresa nei mesi estivi, si sono registrati circa 51 milioni di turisti in meno. In un confronto europeo tra singole destinazioni turistiche, il forte tasso di internazionalizzazione delle nostre città d'arte ha determinato nel 2020 tassi negativi (Firenze –63,9 per cento di arrivi internazionali, Napoli –61,5 per cento, Venezia –60,7 per cento, Roma –60,5 per cento, Milano –58,5 per cento, Genova –57,2 per cento, Torino –53,2 per cento);

   a seguito dell'emergenza l'Esecutivo ha previsto diversi interventi volti a sostenere il settore, in relazione alle difficoltà derivanti dalla chiusura: istituiti due fondi per sostenere l'emergenza del settore dello spettacolo, del cinema e dell'audiovisivo, un fondo emergenze imprese e istituzioni culturali, sono stati individuati criteri specifici per l'attribuzione delle risorse del Fondo unico per lo spettacolo, introdotta la possibilità di prevedere una maggiore flessibilità nella ripartizione delle risorse destinate ai crediti di imposta per il cinema e l'audiovisivo, è stato ulteriormente esteso «l'Art-bonus», sono state riconosciute diverse forme di sostegno ai lavoratori e per gli utenti, è stato riconosciuto il diritto all'emissione di un voucher;

   a sostegno del settore turistico il Governo è, inoltre, intervenuto con la creazione di fondi di emergenza, con l'estensione e il rafforzamento degli ammortizzatori sociali e con ulteriori strumenti di sostegno dedicati, quali «bonus vacanze» per famiglie e rimborsi con voucher di titoli di viaggio –:

   quali ulteriori misure intenda mettere in atto per il sostegno ai settori della cultura e del turismo, gravemente colpiti sin dagli inizi dell'emergenza Coronavirus a causa della significativa riduzione di presenze e per le chiusure dovute alle misure di contenimento del contagio.
(3-01825)

(20 ottobre 2020)

   FREGOLENT, NOBILI, ANZALDI, TOCCAFONDI e D'ALESSANDRO. – Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. – Per sapere – premesso che:

   sabato 10 ottobre 2020 500 bauli erano in piazza Duomo a Milano per denunciare la crisi del mondo dello spettacolo: migliaia di operatori del settore, vestiti di nero, in rappresentanza dei circa 570 mila lavoratori;

   il settore dello spettacolo, del teatro e della musica dal vivo è stato duramente colpito dal lockdown e dalle restrizioni per contrastare la pandemia e, nonostante le Linee Guida, anche lo spettacolo itinerante è stato duramente colpito con l'annullamento di numerosi eventi autunnali che hanno messo in ginocchio oltre 5 mila imprese;

   secondo i dati Inps, sono circa 142 mila i lavoratori del settore dello spettacolo: attori, registi, musicisti e danzatori, oltre a tutti coloro che operano dietro le quinte, come tecnici, distributori, assistenti, sarti, imprese, scenografi, truccatori, facchini;

   le misure per sostenere il reddito di tali lavoratori sono state utili nel primo periodo ma adesso risultano insufficienti;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 agosto 2020 ha disposto che sull'intero territorio nazionale gli spettacoli in sale teatrali, da concerto, cinematografiche e in altri spazi, anche all'aperto, debbano essere svolti con posti a sedere preassegnati e a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di 1 metro con il numero massimo di 1000 spettatori per spettacoli all'aperto e di 200 spettatori per spettacoli in ogni singola sala;

   il Teatro alla Scala ha già cancellato la campagna abbonamenti per la prossima stagione, cosa che non accadeva dal 1920, ma la realtà culturale è composta anche da diverse situazioni quali piccoli teatri, centri culturali, cineforum che oggi faticano a mantenere in vita la propria attività. Per il cinema lo slittamento del tax credit di un mese mette a rischio la tenuta del sistema cinematografico;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre non ha modificato le disposizioni contenute negli ultimi decreti con la conferma della possibilità per le regioni di derogare lasciando loro anche la scelta di ridurre la capienza delle sale;

   l'introduzione della capienza dei locali pari alla metà dei posti disponibili, al fine di dare maggiore slancio, nel pieno rispetto della sicurezza e della salute pubblica, all'intero comparto, sarebbe un'iniziativa opportuna –:

   se non ritenga che le attuali restrizioni, introdotte dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 agosto, e confermate in quelli del 13 e del 18 ottobre 2020, per gli spettacoli aperti al pubblico, possano essere modificate nel senso indicato in premessa nel primo provvedimento utile, e quali misure urgenti intenda conseguentemente adottare a sostegno della tenuta economica ed occupazionale dell'intero comparto.
(3-01826)

(20 ottobre 2020)

   TASSO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la normativa prevista nel nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2020 potrebbe aggravare la situazione di bar, locali e attività commerciali, e questo, secondo la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), potrebbe costare 1,3 miliardi di euro al mese;

   mentre altri settori erano sulla via della ripresa, le attività commerciali e della ristorazione ne erano ancora ben lontani, e le nuove regole che prevedono chiusure anticipate rendono critico un momento già difficoltoso;

   il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha denunciato come «Questa nuova emergenza sanitaria (...) aumenta l'incertezza e mette a rischio decine di migliaia di imprese»;

   alcuni settori come quello del turismo, ma anche ristorazione e spettacolo, e in genere le attività commerciali, rischiano davvero una profonda incertezza. I recuperi che si sono visti durante i mesi estivi legati a turismo, trasporti, tempo libero hanno solo attenuato le riduzioni del lavoro e degli utili;

   secondo Confesercenti almeno 90 mila imprese piegate dalla crisi, tra bar, ristoranti, alberghi, B&b rischiano la chiusura a fine anno;

   secondo l'Istat a rischiare saranno il 40,65 per cento delle microimprese, in particolare quelle legate ai servizi ricettivi e alla ristorazione, seguite da attività sportive e intrattenimento. Si rischiano così almeno 1 milione di posti di lavoro;

   nelle grandi città la crisi è ancora più evidente a causa della mancanza di turisti, dello smart working che svuota i centri e dei costi troppo alti per gli affitti;

   sono prioritarie misure efficaci anti Covid e con una economia già in ginocchio va assolutamente evitato un secondo lockdown –:

   quali iniziative di competenza, oltre a quelle già adottate, intenda attivare per le imprese e gli operatori del turismo al fine di superare la crisi di un settore fondamentale per l'economia italiana e per rilanciarlo.
(3-01827)

(20 ottobre 2020)

   PALAZZOTTO e FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da un'inchiesta di «Redattore Sociale» sarebbe emerso che alcuni migranti con regolare permesso di soggiorno, provvisti di domicilio e richiedenti asilo, risultati positivi al Covid-19 e ospitati nei centri di accoglienza straordinaria, sarebbero stati trasferiti, senza alcun preavviso, in Sicilia e Puglia per essere posti in isolamento fiduciario sulle navi quarantena;

   durante la permanenza sulle navi, i richiedenti asilo non sarebbero più stati visitati da un medico, avrebbero utilizzato la stessa mascherina e le stesse lenzuola per giorni, trovandosi quindi paradossalmente più in pericolo su una nave con altri positivi, che altrove;

   secondo le segnalazioni di Arci e Asgi, i ragazzi trasferiti sulle navi quarantena sarebbero stati ufficialmente dimessi dai centri di provenienza risultando quindi fuori accoglienza;

   tale situazione avrebbe arrecato anche danni materiali ai migranti trasferiti. Alcuni di loro sono anche vittime di tortura, hanno subito abusi in Libia, sono in attesa di interventi chirurgici e avevano già fissato appuntamenti al Samifo (struttura sanitaria che si occupa di vittime di tortura) per accertare le violenze subite;

   a parere degli interroganti, privare dei liberi cittadini della libertà personale in mancanza di un provvedimento individuale che giustifichi tale privazione e trasferirli in maniera coatta su una nave con una procedura non prevista in nessuna delle misure di prevenzione del contagio adottate dal Governo e valide per tutti i cittadini, sia italiani che stranieri, è un atto illegittimo, contrario ai principi costituzionali;

   a parere degli interroganti, la soluzione delle navi quarantena dovrebbe essere una misura eccezionale destinata alle sole persone soccorse in mare e che comunque andrebbe ripensata, anche alla luce della drammatica vicenda che avrebbe riguardato Abou, un ragazzo quindicenne deceduto per assenza di cure sulla nave quarantena «Allegra», individuando strutture adeguate sulla terra ferma dove far trascorrere il periodo di quarantena ai migranti una volta sbarcati;

   è comunque evidente che persistano gravi problemi nella gestione sia dei centri che dei casi di migranti richiedenti asilo Covid-19 positivi, fin qui chiaramente trattati in maniera difforme rispetto al resto della popolazione –:

   sulla base di quali disposizioni normative sarebbero stati effettuati i trasferimenti di cui in premessa e se siano stati adottati un piano strutturato e un coordinamento sulla gestione dell'emergenza sanitaria nei centri di accoglienza che individuino soluzioni alternative per la gestione della quarantena dei migranti e richiedenti asilo risultati positivi al Covid-19, così da non dover ricorrere a soluzioni improvvisate, a parere dell'interrogante illegittime e fortemente lesive dei diritti fondamentali della persona, come quelle dei trasferimenti coatti sulle navi quarantena.
(3-01828)

(20 ottobre 2020)

   MOLINARI, STEFANI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLA-CHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVA-GLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2020, l'undicesimo dall'inizio dell'emergenza sanitaria da Covid-19, che ha modificato e integrato il precedente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 ottobre, ha stabilito che si possano istituire «coprifuoco», dalle ore 21 in poi, nelle strade o nelle piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti fino alle ore 24 e alle abitazioni private;

   rispetto alla bozza precedentemente diffusa è stata espunta la parola «sindaci» con l'intento, per espressa ammissione del Ministro degli affari regionali, Francesco Boccia, di «smussare» il testo dopo le accuse del Presidente dell'Anci, Antonio Decaro;

   nella serata di domenica, infatti, Decaro era insorto a nome dei sindaci d'Italia, accusando il Governo di voler scaricare su di loro la responsabilità di istituire dei veri e propri «coprifuoco», sui quali peraltro non è chiaro – al momento – chi debba effettuare i controlli, dovendosi predisporre, di fatto, delle zone rosse nei centri cittadini dove vietare l'ingresso ai non residenti e identificare, invece, i residenti che potranno accedere alle loro abitazioni e gli avventori dei ristoranti all'interno della zona rossa che potranno invece restare aperti fino alle 24;

   se, da un lato, è chiaro spetti ai sindaci la competenza per istituire dei «coprifuoco» cittadini, in quanto titolati ad emettere ordinanze contingibili e urgenti di ordine pubblico e per motivi sanitari locali, dall'altro, è meno chiaro, invece, a chi spetti la competenza ad effettuare i controlli dei cittadini in transito nelle eventuali istituende zone rosse cittadine;

   il Governo ha assicurato che non abbandonerà i sindaci e che saranno i prefetti a supportarli 24 ore su 24, negli appositi Comitati provinciali di ordine pubblico, avvalendosi delle Forze dell'ordine e coinvolgendo i competenti comandi territoriali –:

   se ed in che termini il Governo intenda assumersi la responsabilità in merito ai controlli da effettuare nel caso in cui venissero istituite zone rosse cittadine dopo le ore 21 nelle strade e nelle piazze della cosiddetta movida, in ottemperanza al nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2020, nei confronti dei sindaci, atteso che l'istituzione di «coprifuoco» nei centri cittadini potranno essere efficaci, ai fini del contenimento del contagio da Covid-19, solo con un massiccio intervento delle Forze dell'ordine a presidio delle zone interessate.
(3-01829)

(20 ottobre 2020)

   D'ATTIS, SISTO, ELVIRA SAVINO, LABRIOLA e TARTAGLIONE. – Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. – Per sapere – premesso che:

   su proposta del Ministro per il sud pro tempore le città di Lecce e Brindisi hanno avviato nel corso del 2019 un lavoro congiunto di scrittura e messa a punto di un Contratto istituzionale di sviluppo (CIS), ovvero di uno strumento che dovrebbe consentire alle amministrazioni di realizzare progetti strategici di sviluppo legate alla specificità dei territori, mettendo assieme risorse nazionali, europee e del Fondo per lo sviluppo e la coesione;

   già un anno fa le città di Lecce e Brindisi avevano avanzato una prima proposta di lavoro per avviare la fase di negoziazione con il Ministero, articolando una serie di proposte progettuali che dovrebbero trovare copertura economica all'interno del Contratto istituzionale di sviluppo;

   le proposte di lavoro avanzate dalle due città erano state armonizzate in coerenza con le politiche di investimento di cui al Fondo sociale di coesione, in linea con quanto concordato in una riunione del tavolo istituzionale tenutosi a Palazzo Chigi il 3 luglio 2019 alla presenza del Ministro per il sud pro tempore e dei rappresentanti dei Ministeri, dei sindaci delle città di Lecce e Brindisi, del Presidente della regione Puglia e dell'amministratore delegato di Invitalia e nei successivi incontri tecnici in regione Puglia;

   da allora però tutto sembra fermo, e solo nei giorni scorsi il tema è stato nuovamente sollevato dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Mario Turco, che, in visita istituzionale in Puglia, ha parlato di richiedere risorse per il Cis di Brindisi e Lecce, da aprire a fine anno –:

   quali siano le risorse eventualmente già stanziate e quali quelle richieste – e a valere su quali programmi – per l'implementazione del Contratto istituzionale di sviluppo che interessa le città di Brindisi e Lecce, quali siano lo stato di avanzamento della fase di negoziazione dello stesso e i tempi per l'effettivo avvio del progetto.
(3-01830)

(20 ottobre 2020)

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