TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 470 di Mercoledì 17 marzo 2021

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   CANNIZZARO, OCCHIUTO, BARTOLOZZI, CASCIELLO, D'ATTIS, FASANO, FASCINA, FERRAIOLI, GIANNONE, LABRIOLA, PENTANGELO, PRESTIGIACOMO, PAOLO RUSSO, SARRO, ELVIRA SAVINO, COSIMO SIBILIA, SIRACUSANO, MARIA TRIPODI e TORROMINO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 91 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 123 del 2017, nell'ambito degli interventi urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno, ha previsto e disciplinato la possibilità di istituzione delle zone economiche speciali all'interno delle quali le imprese già operative o di nuovo insediamento possono beneficiare di agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2018 è stato adottato il regolamento recante l'istituzione di zone economiche speciali;

   con il decreto del direttore generale dell'Agenzia per la coesione territoriale n. 11 del 2021 è stata istituita la segreteria di supporto ai commissari delle zone economiche speciali;

   ad oggi risulta essere stato nominato solo il commissario della zona economica speciale della regione Calabria, con decreto del Presidente della Repubblica dell'8 ottobre 2020;

   il 10 dicembre 2020 il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per il Sud e la coesione territoriale, ha deliberato la nomina del commissario per la zona economica speciale jonica, ma non risulta ancora concluso il relativo iter;

   il legislatore ha previsto forme di semplificazione amministrativa e agevolazioni fiscali per le aree delle zone economiche speciali, creando, nelle intenzioni, speciali condizioni per gli investimenti e per lo sviluppo; di fatto, a distanza di tre anni e mezzo dalla loro istituzione, esse non sono ancora diventate quei laboratori per l'attrazione degli investimenti e quegli incubatori di innovazione, capaci di promuovere lo sviluppo produttivo e occupazionale di aree svantaggiate che avrebbero dovuto essere, come è avvenuto in modo esemplare in Paesi come la Polonia;

   da più parti, i presidenti delle regioni coinvolte stanno manifestando preoccupazione per la partenza lenta di questo istituto e per il sostanziale immobilismo sulla nomina dei commissari da parte dei Governi succedutisi, nonché sulla ancora non sufficiente solidità, in termini di risorse umane, strumentali e finanziarie, su cui i nominati e nominandi commissari possono e potranno contare;

   avviare le zone economiche speciali e renderle davvero operative, in questa fase di gravissima crisi economica, occupazionale e sociale, costituisce un'azione indispensabile e improcrastinabile e si porrebbe, in piena coerenza con la strategia che emerge nel testo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, tra le iniziative di stretta competenza del Ministro interrogato –:

   se il Governo intenda e, in caso affermativo, con quali tempi adottare le iniziative di competenza per procedere alla nomina dei commissari e se e quali iniziative urgenti intenda adottare per assicurare il rilancio di questo istituto, da anni rimasto sulla carta.
(3-02106)

(16 marzo 2021)

   GALIZIA, PIGNATONE, VARRICA, BERTI, BUSINAROLO, BRUNO, IANARO, GRILLO, PAPIRO, RICCIARDI, SCERRA, VIGNAROLI, ADELIZZI, BUOMPANE, DONNO, FARO, FLATI, GALLO, GUBITOSA, LOVECCHIO, MANZO, MISITI, TORTO, TRIZZINO, ALAIMO, AZZOLINA, BALDINO, BRESCIA, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, DE CARLO, DIENI, GIORDANO, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI e ELISA TRIPODI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza, in coerenza strategica con il Piano Sud 2030, persegue il riequilibrio territoriale e il rilancio dello sviluppo del Sud come priorità trasversale a tutta la programmazione del Piano;

   in ragione del perdurante divario infrastrutturale che rallenta la crescita nel Mezzogiorno, obiettivo prioritario resta quello di incrementare gli investimenti pubblici, inclusi quelli destinati alla trasformazione della Strategia nazionale per le aree interne (Snai), in una politica stabile e strutturale, uscendo definitivamente dalla logica sperimentale;

   va tenuto in considerazione che la spesa di investimento effettuata al Sud è caratterizzata da un più alto moltiplicatore;

   in tale contesto appare essenziale che anche per le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza trovi applicazione la clausola del 34 per cento, che impone alle amministrazioni centrali di destinare alle regioni meridionali una quota di spesa ordinaria in conto capitale pari almeno alla percentuale di popolazione residente, nonché la necessità di applicare, con eventuali aggiustamenti, il criterio di riparto tra i Paesi previsto per le sovvenzioni dal Dispositivo di ripresa e resilienza (popolazione, prodotto interno lordo pro capite e tasso di disoccupazione) anche all'interno del Paese (tra le regioni e le macro-aree), in modo da sostenere le aree economicamente svantaggiate –:

   in considerazione dell'indiscusso impatto delle politiche di coesione sull'inclusione sociale e sulla riduzione dei divari territoriali, nonché dell'effetto moltiplicatore a livello economico, quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per garantire al Mezzogiorno la destinazione di una quota superiore al 34 per cento delle risorse complessive del Piano nazionale di ripresa e resilienza e coerente con i criteri di riparto tra i Paesi, previsti per le sovvenzioni dello stesso Dispositivo di ripresa e resilienza.
(3-02107)

(16 marzo 2021)

   FRAILIS, PAGANI, CARÈ, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nella seduta n. 461 di martedì 23 febbraio 2021, durante la conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, è stato accolto in Aula dal Governo l'ordine del giorno 9/2845-A/1, che estende agli alloggi militari una sospensione degli atti di recupero forzoso fino al 30 giugno 2021;

   l'ordine del giorno è stato accolto nella seguente riformulazione: «impegna il Governo, in deroga alle disposizioni in materia di alloggi di servizio del Ministero della difesa, contenute nel codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, a sospendere, fino al 30 giugno 2021, tutti gli atti di recupero forzoso di alloggi di servizio nei confronti dei conduttori ai sensi dell'articolo 307 del codice dell'ordinamento militare, ancorché conduttori in situazioni di concessione scaduta, ivi compresi gli utenti di alloggi caratterizzati da situazioni eccezionali certificate dall'amministrazione della difesa, per i quali può essere estesa l'applicazione dell'articolo 331 del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per dare concreta attuazione all'impegno assunto in Assemblea alla Camera.
(3-02108)

(16 marzo 2021)

   D'ALESSANDRO, LIBRANDI e FREGOLENT. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Istat ha recentemente fotografato un calo dell'occupazione senza precedenti nel mercato del lavoro nel 2020, con 456 mila posti di lavoro andati persi, associato alla diminuzione della disoccupazione e alla forte crescita del numero di inattivi;

   il simultaneo calo di occupazione e disoccupazione pone di fronte a una situazione molto complessa che, con la fine del blocco dei licenziamenti, potrebbe diventare drammatica;

   un pericolo è che non si tratti solo di un effetto congiunturale della crisi, ma la spia di ciò che potrebbe accadere se non si attuano interventi strutturali di riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, ovvero delle distorsioni generate da sussidi e assistenzialismo all'infinito;

   la «riforma Fornero» aveva modificato la disciplina del lavoro a progetto per evitarne un utilizzo improprio; tuttavia, in una situazione in cui i mutamenti del lavoro spingono sempre di più la prestazione lavorativa verso un «progetto di lavoro», si ritiene utile una reintroduzione di questa forma contrattuale fino a 24 mesi, recuperando le maggiori garanzie e tutele di cui si disponeva rispetto ai contratti di collaborazione coordinata e continuativa, in particolare in materia di gravidanza, malattia e infortuni;

   i contratti a progetto dovrebbero caratterizzarsi nella flessibilità ricca e di qualità in grado di intercettare una nuova offerta di lavoro che deve intrecciare una domanda sempre più qualificata di competenze, a cui bisogna corrispondere giuste tutele, retribuzione e normative;

   le disposizioni previste dal cosiddetto «decreto dignità» non sono sufficienti a tutelare centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi con contratto a termine, i quali nella pandemia hanno perso il posto di lavoro per via di una normativa che non ha garantito le promesse di stabilizzazione verso il contratto a tempo indeterminato;

   in questa situazione di crisi e incertezza, offrire alle aziende la possibilità di assumere a progetto risulta di fatto l'unica possibilità per stimolare il lavoro senza gravare in maniera eccessiva sulle esigenze di bilancio delle imprese e per sostenere la produzione –:

   quali iniziative intenda adottare, relativamente a quanto espresso in premessa, per un'urgente revisione del cosiddetto «decreto dignità» o per una riforma complessiva della disciplina dei contratti di lavoro al fine di reintrodurre forme contrattuali a progetto improntate a correggere le lacune del decreto-legge medesimo e di assicurare maggiori garanzie e tutele, in particolare ai giovani lavoratori.
(3-02109)

(16 marzo 2021)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, RIZZETTO, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:

   l'Italia nei prossimi mesi sarà devastata da un'ondata di chiusure di aziende, che attualmente versano in grave crisi a causa del blocco delle loro attività dovuto all'emergenza sanitaria;

   stando alle previsioni, tra le 40 mila e le 70 mila aziende metteranno fine alle proprie attività, per l'irrimediabile abbattimento che si è determinato sulla produzione e sulla domanda a causa della pandemia;

   al contempo, i dati Istat riferiscono che il tasso di disoccupazione è salito al 9,7 per cento, con un aumento di 0,5 punti, e che tra i giovani raggiunge il 31,1 per cento, con un aumento di 1,5 punti;

   sinora sono andati persi tanti posti di lavoro nonostante l'adozione del blocco dei licenziamenti e si è destinati ad assistere ad un ulteriore crollo quando sarà eliminata questa misura eccezionale;

   al riguardo, il Governo non ha ancora pianificato le iniziative e i provvedimenti di tutela sociale necessari e tempestivi per scongiurare l'ondata di licenziamenti che si preannuncia quando non sarà prorogato il blocco dei licenziamenti;

   in questo scenario, la situazione occupazionale è peggiorata per gli effetti causati dal cosiddetto «decreto dignità», laddove questo ha modificato e aggravato le condizioni per stipulare contratti a tempo determinato e, infatti, in questa fase emergenziale il Governo si è visto costretto ad introdurre alcune deroghe a questa disciplina per le storture che determina;

   è ad avviso degli interroganti palesemente fallito l'intento annunciato dall'allora Governo Conte e, in particolare, dal gruppo del MoVimento 5 Stelle di aumentare le stabilizzazioni con la sopra menzionata riforma, un fallimento, in realtà, che era stato largamente previsto da autorevoli giuslavoristi, imprese e associazioni di categoria;

   con le norme in questione, anzi, si è ottenuto l'effetto inverso, poiché i datori di lavoro, a fronte della normativa prevista nel cosiddetto «decreto dignità», sono spinti a stipulare contratti che non vanno oltre i dodici mesi, aumentando il turn over tra i lavoratori, soprattutto meno specializzati;

   anche i dati dell'Osservatorio sulla precarietà dell'Inps riferiscono che con l'applicazione del cosiddetto «decreto dignità» vi è stata un'evidente decelerazione dell'andamento occupazionale guardando alla differenza tra assunzioni e cessazioni;

   è stato, ad avviso degli interroganti, irragionevole ed insensato ritenere di poter contrastare il precariato irrigidendo oltremodo il ricorso ad un contratto, che comunque garantisce importanti tutele per il lavoratore –:

   quali iniziative intenda adottare per modificare le norme sul contratto a tempo determinato previste nel cosiddetto «decreto dignità», considerati gli effetti dannosi che determina sull'occupazione.
(3-02110)

(16 marzo 2021)

   FORNARO e EPIFANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Officine meccaniche Cerutti spa è una società per azioni, con sedi produttive a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, e a Vercelli, che ha storicamente operato nel settore della progettazione e della costruzione di macchine e attrezzature per la stampa. Era diventata leader nel mondo per la costruzione di rotative per rotocalchi e giornali, arrivando a un fatturato di 260 milioni e a 1.100 dipendenti solo nella sede di Casale Monferrato. Poi la crisi del settore e la riconversione, con la produzione di macchine per imballaggi e anche per la stampa di banconote in polimeri;

   il 31 agosto 2020 il tribunale di Vercelli, a seguito delle istanze depositate dalle due società in concordato preventivo, Officine meccaniche Cerutti e Cerutti packaging equipment, ha autorizzato la costituzione di una newco, denominata Gruppo Cerutti srl;

   da quattro settimane i lavoratori sono in presidio permanente all'interno dell'azienda: il 18 marzo 2021 scadrà la cassa integrazione per cessazione di azienda per i 160 dipendenti che non sono passati nella nuova società e il 27 marzo 2021 scadrà la cassa integrazione per i 130 dipendenti che sono nella newco, la quale ha attivato l'articolo 47 della legge n. 428 del 1990 per recedere dall'affitto del ramo d'azienda e ha bloccato il completamento di una macchina già ordinata;

   il 2 marzo 2021 si è tenuto, a livello regionale, il tavolo di crisi, con la partecipazione di istituzioni, sindacati e curatela, nel corso del quale la curatela ha confermato la volontà di procedere alla retrocessione d'azienda e di aver proceduto all'apertura di una data room al fine di procedere alla definizione di una procedura per la cessazione delle aziende fallite. Nella stessa sede la curatela ha esposto l'impossibilità a richiedere ulteriori ammortizzatori sociali;

   ad oggi non c'è una proposta per un'eventuale acquisizione della Gruppo Cerutti srl e a fine marzo 2021 terminerà il periodo tecnico per discutere in merito alla procedura avviata che porterà al fallimento. 290 persone rischiano di perdere il lavoro e restare senza alcun ammortizzatore sociale, nonostante ci siano concrete possibilità per una prosecuzione dell'attività nel settore degli imballaggi, che non è stato colpito dalla crisi economica –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per permettere l'accesso alla cassa integrazione per COVID-19 o a qualunque ammortizzatore sociale che consenta ai 290 lavoratori di attendere eventuali manifestazioni di interesse nei confronti di un'azienda specializzata che rappresenta un patrimonio da salvaguardare per le province di Alessandria e Vercelli e per il sistema produttivo italiano.
(3-02111)

(16 marzo 2021)

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda Officine meccaniche Giovanni Cerutti spa, storica azienda operante nel settore della progettazione e della costruzione di macchine ed attrezzature per la stampa, dopo una lunga e travagliata crisi finanziaria, sembrava ad una svolta con la chiusura dello stabilimento di Vercelli e del provvedimento, da parte del tribunale di Vercelli, a seguito delle istanze depositate dalle società Officine meccaniche G. Cerutti s.p.a. in c.p. e Cerutti packaging equipment s.p.a. in c.p., di autorizzazione alla costituzione di una newco, denominata Gruppo Cerutti s.r.l. e posseduta pariteticamente dalle predette due società, nella quale sono confluite le relative attività e asset;

   dei quasi 300 dipendenti, 134 avrebbero dovuto operare nella nuova società, mentre i restanti, dichiarati in esubero, sono stati collocati in cassa integrazione straordinaria;

   il 15 febbraio 2021, come un fulmine a ciel sereno, è giunta la comunicazione alle organizzazioni sindacali, per conto del nuovo Gruppo Cerutti e dei curatori fallimentari, che di fatto l'avventura della newco Gruppo Cerutti srl era finita e, a far data dal giorno successivo, tutti i lavoratori della nuova società sarebbero stati posti in cassa integrazione, con relativo blocco della produzione e cessazione dell'affitto di ramo d'azienda;

   le sorti dei dipendenti della newco, dunque, sono incerte, essendo confluiti nel fallimento dove già sono coinvolti gli altri lavoratori in esubero e per i quali gli ammortizzatori sociali scadranno nel mese di marzo 2021 –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare con riguardo alla salvaguardia dei livelli occupazionali ed alla tutela reddituale da ammortizzatore sociale dei lavoratori di cui in premessa.
(3-02112)

(16 marzo 2021)

   EMANUELA ROSSINI. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:

   l'articolo 106, comma 1, del decreto-legge n. 18 del 2020 («Cura Italia»), come modificato dal recente «decreto milleproroghe», ha previsto la possibilità per le società di convocare l'assemblea di approvazione del bilancio al 31 dicembre 2020 entro 180 giorni dalla chiusura dell'esercizio;

   il comma 8-bis dell'articolo 106 ha esteso tale facoltà anche alle associazioni e alle fondazioni in generale, escludendo le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale e le onlus;

   tale disposizione, che, secondo l'interrogante, non appare basarsi su alcun fondamento di ragionevolezza, priva gli enti in possesso delle qualifiche di organizzazione di volontariato, associazione di promozione sociale o onlus (che sono anch'essi costituiti in forma di associazione o fondazione) della possibilità di posticipare l'approvazione del bilancio, oltre che di utilizzare più a lungo le modalità di svolgimento dell'assemblea a distanza (qualora ciò non sia previsto dai rispettivi statuti);

   tutto ciò determina, ad avviso dell'interrogante, un'evidente disparità di trattamento all'interno degli enti non profit;

   l'interrogante ritiene che tale situazione debba essere risolta estendendo quello che vale per le associazioni e fondazioni anche a organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e onlus, che sono tra l'altro già oggi considerati enti del terzo settore;

   sarebbe necessaria e urgente una modifica normativa del citato comma 8-bis, eliminando il riferimento agli enti di cui all'articolo 104, comma 1, del codice del terzo settore e lasciando il solo riferimento ad associazioni e fondazioni, nelle quali sono ricomprese anche gli enti in possesso delle qualifiche di organizzazione di volontariato, associazione di promozione sociale e onlus, oppure richiamare nel comma, oltre alle associazioni e alle fondazioni, gli enti di cui all'articolo 73, comma 1, lettera c), del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, ossia la categoria fiscale degli «enti non commerciali», nella quale possono essere ricompresi anche altri enti non lucrativi costituiti in forma diversa da quella associativa o fondazionale, quali, ad esempio, i comitati, gli enti delle confessioni religiose e i trust –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover adottare tempestivamente iniziative normative volte ad eliminare questa disparità di trattamento determinata dalla disciplina di cui in premessa a danno degli enti non profit.
(3-02113)

(16 marzo 2021)

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