TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 490 di Martedì 20 aprile 2021

 
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MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE DI COMPETENZA IN RELAZIONE AL NUOVO QUADRO NORMATIVO IN MATERIA DI INADEMPIENZA BANCARIA E CREDITI DETERIORATI

   La Camera,

   premesso che:

    il 1° gennaio 2021 sono entrate in vigore le nuove norme in materia di inadempienza bancaria dettate dall'Eba – European banking Authority – l'Autorità bancaria europea (EBA/GL/2016/07 e EBA/RTS/2016/06), che introducono soglie più restrittive ed accentuano la prociclicità, accrescendo i crediti deteriorati;

    le esposizioni verso una banca o un intermediario finanziario sono classificate come deteriorate se il debitore è in arretrato da oltre 90 giorni consecutivi (180 giorni per le amministrazioni pubbliche) e, al contempo, l'obbligazione è considerata rilevante, ovverosia abbia superato una prefissata soglia di materialità; dal 1° gennaio 2021 tale soglia è diventata, per l'appunto, più stringente, comportando una nuova nozione di default o «credito deteriorato» che individua lo stato di inadempienza di un cliente verso la banca;

    nello specifico, il nuovo quadro normativo prevede che la classificazione a «default» avvenga automaticamente quando un debito scaduto considerato rilevante superi tutte e due le soglie previste dal regolamento, ovvero:

     a) la soglia assoluta di 100 euro per le esposizioni al dettaglio e di 500 euro per le esposizioni diverse da quelle al dettaglio;

     b) la soglia relativa dell'1 per cento dell'esposizione verso una controparte;

    allorquando, dunque, lo sconfinamento supera la soglia di rilevanza, vale a dire superi contemporaneamente entrambe le soglie a) e b) testé citate, e si protrae per oltre 90 giorni consecutivi, è automatica la classificazione in default, con la conseguenza che il cliente correntista finirebbe nella categoria di cattivo pagatore e tutta la sua esposizione verso la banca verrebbe etichettata come «non performing loan» (npl); soltanto dopo ulteriori 90 giorni consecutivi di «buon stato di salute» il correntista ritorna «in bonis»;

    altra novità rispetto al passato riguarda le compensazioni tra diverse esposizioni del debitore verso la banca e la possibilità – un tempo consentita – di compensare gli importi scaduti con le linee di credito aperte e non utilizzate (cosiddetti margini disponibili); tale eventualità non è più ammessa e dal 1° gennaio 2021 è necessario, in questi casi, che il debitore si faccia parte attiva utilizzando eventuali margini disponibili per far fronte al pagamento scaduto;

    Unimpresa prevede un quadro allarmante per i risparmiatori italiani, sottolineando il pericolo di un improvviso arresto a tutta una serie di pagamenti e la criticità «per molti artigiani, commercianti, piccoli imprenditori e anche per molte famiglie, di non poter più usufruire di quelle piccole forme di flessibilità che, specie in questa fase così critica a causa degli effetti economici della pandemia COVID-19, sono fondamentali per far fronte ai pagamenti di utenze o altri adempimenti, come gli stipendi e i contributi previdenziali, le rate di finanziamenti e mutui»;

    protesta e preoccupazione unanime da tutte le associazioni di categoria: Confartigianato Veneto stima un aumento del 15 per cento del credito deteriorato nel solo settore artigiano; per Ascom Padova il rischio «non è tanto di finire fra gli inadempienti quanto di vedere migliaia di imprese, anche sane, chiudere i battenti ingrossando le fila di un'ecatombe che porterà con sé conseguenze drammatiche per occupazione, consumi e così via»; per Cna Padova «cento euro di scoperto su un conto corrente è una cosa che può capitare a tutti (...) con queste regole si punisce una piccola svista con la dannazione creditizia (...)»; per Confesercenti «con un irrigidimento così eclatante delle norme sugli scoperti di conto, il rischio è davvero quello di creare un disastro senza precedenti per l'intero sistema economico del Paese»;

    i timori, peraltro, non riguardano solo l'eventuale blocco dei depositi bancari, bensì anche gli effetti sulle concessioni di prestiti e sulla necessità di liquidità per molte imprese, partite Iva, famiglie;

    è evidente l'alto rischio di una fortissima stretta al credito, quale inevitabile conseguenza delle segnalazioni alla centrale rischi e della riclassificazione degli affidamenti della clientela in caso di piccoli sconfinamenti;

    la classificazione di un'impresa in stato di default, difatti, anche in relazione ad un solo finanziamento, comporta il passaggio in default di tutte le esposizioni nei confronti della banca, con probabili ripercussioni negative anche su altre imprese ad essa economicamente collegate ed esposte nei confronti del medesimo intermediario finanziario;

    la Banca d'Italia, dal canto suo, ha emesso una nota e pubblicato una sezione di Faq sul proprio sito, ove ha precisato che i nuovi requisiti, sebbene più stringenti, non introducono un vero e proprio divieto per gli istituti bancari e intermediari finanziari sullo sconfinamento oltre la disponibilità presente sul conto corrente, ovvero oltre il limite dell'eventuale fido, giacché la possibilità di sconfinare non è un diritto del cliente, bensì una facoltà concessa dalla banca e che le nuove regole non modificano la sostanza delle segnalazioni alla centrale dei rischi, poiché riguardano esclusivamente il modo in cui le banche e gli intermediari finanziari devono classificare i clienti a fini prudenziali, ossia ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali;

    tale nota di Banca d'Italia, tuttavia, non risulta essere rassicurante, poiché nel momento in cui cambia il modo in cui le banche devono classificare i clienti, ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali, è ragionevolmente certo presumere che le banche avranno un diverso approccio di trattamento dei loro clienti rispetto al passato in termini di considerazione della sofferenza e delle gravi difficoltà non temporanee nella restituzione del debito; inevitabilmente, la condizione di default sarà per la banca sinonimo di cattiva qualità del credito e rifletterà negativamente sul relativo costo;

    a conferma che il paventato timore è tutt'altro che infondato, si segnala la posizione dell'Abi – Associazione bancaria italiana che, per il tramite di un articolo di stampa a firma del suo vicepresidente, ha tenuto a ribadire la propria contrarietà al nuovo quadro normativo sin dal 2015, quando le nuove regole erano state proposte;

    all'uopo si evidenzia che le stesse nuove regole sono state formalizzate nel 2019, vale a dire in uno scenario ben diverso dal contesto socio-economico attuale, caratterizzato da una forte crisi economica ed occupazionale per effetto dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 tuttora in corso; se dunque le medesime regole potevano già essere penalizzanti in un contesto economico di «normalità», a maggior ragione diventano oltremodo nuocenti in una fase post pandemica in cui per la ripresa è inevitabilmente necessaria maggiore semplicità e facilità di accesso al credito;

    si evidenzia che la Lega Salvini Premier, per il tramite dei suoi delegati eletti al Parlamento europeo, ha scritto una missiva al Commissario europeo per i servizi finanziari, stabilità finanziaria e Unione dei mercati e dei capitali, Ms. Maired Mc Guiness, ed al vice presidente esecutivo Economy that works for people, Mr. Valdis Dombrovskis, nella quale, nel porre l'accento sul grande shock economico e sociale provocato dalla pandemia e sul coinvolgimento delle banche europee per sostenere famiglie e imprese in questo particolare momento, mediante moratorie, prestiti ed altri tipi di assistenza finanziaria correlata all'emergenza COVID-19, ha sottolineato l'importanza di garantire non soltanto un certo volume di credito, ma anche una certa flessibilità al credito medesimo e, a tal fine, la necessità di sospendere, allentare o ricalibrare, almeno temporaneamente, la nuova regolamentazione sui non performing loan, la cui attuale rigidità rischia una massa di non performing loan per la spaventosa cifra di 1.400 miliardi di euro nell'Unione europea,

impegna il Governo:

1) ad adottare con urgenza ogni utile iniziativa di competenza al fine di sostenere famiglie, imprese e partite Iva nell'accesso al credito e nell'esigenza di liquidità;

2) a promuovere, in raccordo con gli istituti creditizi, una capillare campagna informativa sulla mutata normativa europea;

3) ad assumere ogni utile iniziativa di competenza, in tutte le sedi opportune, atta a sospendere e rivedere la nuova definizione di default ed innalzare le soglie di segnalazione – scoperto di 100 euro per piccole e medie imprese o persone fisiche e di 500 euro per società – per i conti correnti in rosso;

4) in particolare, a farsi promotore, in sede europea, di una revisione della definizione di default, nell'ottica di un prolungamento del termine di 90 giorni consecutivi utilizzati come trigger per la classificazione delle esposizioni «past due» (scadute e sconfinanti) e di una sospensione temporanea del «calendar provisioning», stante la situazione in molti Paesi europei di perdurante lockdown, causa pandemia, la conseguente attività ridotta o ferma di molti tribunali civili, con posticipo e ritardi delle procedure di esecuzione delle garanzie, e il correlato rischio di una crescita esponenziale della crisi economica, dei fallimenti di imprese e della perdita di posti di lavoro.
(1-00413) «Bitonci, Molinari, Centemero, Cantalamessa, Cavandoli, Covolo, Gerardi, Gusmeroli, Alessandro Pagano, Tarantino».

(7 gennaio 2021)

   La Camera,

   premesso che:

    la crisi innescata dall'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha colpito duramente quasi tutti i settori dell'economia;

    secondo le stime dell'ultimo World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale, la contrazione dell'economia globale nel 2020 sarebbe pari al 3,3 per cento, mentre per la zona Euro il calo del prodotto interno lordo 2020 è pari al 6,6 per cento e per l'Italia al 8,9 per cento. Secondo la capoeconomista del Fondo, il peso di questa recessione ricadrà in particolare su lavoratori meno qualificati, donne, giovani, addetti nei settori che necessitano di presenza fisica (come il turismo) e nell'economia informale;

    l'Organizzazione mondiale del commercio – Wto, ha attestato la caduta degli scambi nel 2020 intorno al 10 per cento rispetto all'anno precedente e anche gli investimenti diretti esteri a livello globale hanno fatto registrare una brusca caduta, con riflessi sul commercio internazionale;

    in Italia le politiche pubbliche intraprese nell'ultimo anno sono riuscite in qualche modo a moderare gli effetti negativi della crisi evitando il fallimento di intere filiere produttive e salvaguardando in parte molti posti di lavoro;

    la liquidità a fondo perduto concessa ai privati nel 2020 ha inteso evitare il fallimento di molte imprese a causa di una crisi di liquidità dovuta al calo delle vendite determinando un prolungamento degli effetti dello shock; i mancati pagamenti potrebbero infatti amplificare il contagio finanziario ad altre imprese, con un effetto a catena sull'intera economia, coinvolgendo anche i pochi settori non colpiti da questa crisi e in poco tempo, riprenderebbero a crescere i crediti deteriorati coinvolgendo anche il settore finanziario;

    il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40, il cosiddetto decreto «liquidità», ha predisposto, con il consenso dell'Unione europea nell'ambito delle nuove regole sul Temporary Framework, un piano da oltre 750 miliardi di euro complessivi per assicurare la necessaria liquidità alle famiglie e alle imprese; tale piano ha delineato uno schema di garanzie straordinarie e transitorie sui finanziamenti bancari alle imprese, incentrato sul ruolo di Sace S.p.A. e del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese;

    secondo i dati diffusi dalla task force per l'efficiente e rapido utilizzo delle misure di supporto alla liquidità il 24 marzo 2021, si attestano ad oltre 2,7 milioni, per un valore di circa 294 miliardi, le domande di adesione alle moratorie sui prestiti e superano quota 149 miliardi le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentati al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese; attraverso «Garanzia Italia» di Sace i volumi dei prestiti garantiti raggiungono i 22,3 miliardi di euro, su 1.699 richieste;

    tuttavia, il prolungarsi della crisi sanitaria determinata dalla diffusione del Covid-19, che incide negativamente sulle prospettive di ripresa, impone un contestuale prolungamento delle misure di sostegno finanziario in favore dell'economia, poiché si prospetta il rischio tangibile che molte imprese non saranno nelle condizioni di ripagare il debito contratto;

    in questa fase di contrazione economica è vitale fare ogni sforzo per scongiurare che gli effetti sull'economia reale si trasferiscano al settore del credito, in una spirale foriera di ulteriori impatti negativi su famiglie, imprese ed enti locali (e quindi sui servizi di prossimità), oltre che sul sistema finanziario;

    nel contesto di politiche di bilancio anticicliche i deficit nazionali potrebbero essere più sostenibili di elevati livelli di indebitamento privato;

    lo stock di passività detenute da società non finanziarie, famiglie e istituzioni senza scopo di lucro (debito privato), presentato sul sito della Banca dei regolamenti internazionali (Bri), si attestava a fine 2019 al 109,3 per cento del Prodotto interno lordo ed è salito nel terzo trimestre 2020 al 119 per cento del Prodotto interno lordo (di cui il 41 per cento è relativo alle famiglie ed il 69 per cento alle imprese);

    la centralità delle istituzioni europee nell'affrontare con coraggio la sfida in atto è dimostrata dalla decisione della Commissione europea del mese di marzo 2021 di attivare la clausola di salvaguardia generale del patto di stabilità e crescita (PSC) nell'ambito della strategia posta in essere per rispondere in maniera rapida, decisa e coordinata alla pandemia che consente agli Stati membri di adottare misure per reagire alla crisi in modo adeguato, discostandosi dagli obblighi di bilancio che normalmente si applicherebbero in forza del quadro di bilancio europeo;

    a distanza di un anno, il 3 marzo 2021, la Commissione europea ha adottato una comunicazione che fornisce agli Stati membri orientamenti generali sulla conduzione della politica di bilancio nel periodo a venire ricordando che l'attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza avrà anche importanti implicazioni per le politiche di bilancio nazionali; nei prossimi anni infatti le spese finanziate con sovvenzioni del dispositivo per la ripresa e la resilienza daranno un notevole impulso all'economia, senza aumentare i disavanzi e il debito nazionali;

    nella stessa occasione il commissario per l'economia, Paolo Gentiloni, ha commentato sottolineando la determinazione della Commissione nell'affrontare la pandemia e nel sostenere l'occupazione e le imprese con la consapevolezza che la battaglia contro l'epidemia non è ancora vinta, auspicando il necessario sostegno di bilancio anche per il 2022;

    alla luce di queste considerazioni, risultano, pertanto, necessari un coinvolgimento, in prospettiva, dei singoli Governi nazionali e delle istituzioni europee atto a contrastare la caduta del reddito del settore privato intervenuta durante questo anno di pandemia anche attraverso un aumento dell'indebitamento pubblico volto ad assorbire parte del debito privato contratto nel 2020 e la proroga, nell'immediato, delle misure straordinarie in materia di moratoria dei prestiti per famiglie e imprese e di potenziamento del Fondo centrale di garanzia, verificando, in tale contesto, la possibilità di allungare a 15 anni la tempistica di restituzione dei prestiti garantiti dallo Stato;

    le linee guida Eba sull'applicazione della definizione di default (EBA/GL/2016/07) e il Regolamento delegato (UE) n. 171/2018 della Commissione europea del 19 ottobre 2017, che individua la soglia di rilevanza delle obbligazioni creditizie in arretrato, hanno innovato dal 1° gennaio 2021 i criteri per identificare le esposizioni in stato di default prudenziale da parte delle banche; tali provvedimenti, come ricordato dal Governatore della Banca d'Italia in una audizione alla Camera il 10 febbraio 2021, sono frutto di un processo complesso, caratterizzato da un intenso dibattito tra le autorità europee e nazionali;

    secondo le nuove regole in particolare, l'inadempienza di un'impresa si verifica quando la stessa è in arretrato di pagamento, per oltre 90 giorni, su importi di ammontare superiore a 500 euro (complessivamente, riferiti a uno o più finanziamenti) e che rappresentino più dell'1 per cento del totale delle esposizioni di un'impresa. Per le persone fisiche e le piccole e medie imprese, esposte nei confronti di una banca per finanziamenti inferiori a 1 milione di euro, l'importo del pagamento scaduto che fa scattare la classificazione a default è di 100 euro (purché superiori alla soglia dell'1 per cento dell'esposizione totale);

    l'entrata in vigore della nuova disciplina è coincisa con un periodo di incertezza economica legata alla pandemia da Covid-19 e proprio in considerazione del periodo di difficoltà economica si rilevano una serie di criticità, che vanno affrontate per evitare una restrizione dell'offerta di credito, assolutamente deleteria nel contesto attuale, ed impatti sociali sulle famiglie e sulle imprese; sarebbe auspicabile pertanto un intervento per modificare e adattare temporalmente la normativa per garantire il massimo supporto all'economia reale e la tenuta del tessuto produttivo,

impegna il Governo:

1) a promuovere l'attuazione a livello comunitario di politiche e di strumenti comuni, sostenuti dall'emissione di titoli europei, volti a concorrere all'assorbimento delle perdite e al consolidamento dei debiti del settore privato determinati dalla pandemia nei bilanci pubblici e a sostenere la capitalizzazione delle imprese;

2) ad adottare iniziative per continuare ad assicurare liquidità alle imprese e garantirne la solvibilità:

   a) verificando con le competenti istituzioni europee la possibilità di modificare il Temporary Framework sugli aiuti di Stato al fine di estendere la durata del limite temporale per gli aiuti sotto forma di garanzia sui prestiti a quindici anni dagli attuali sei;

   b) prorogando dal 30 giugno 2021 fino al 31 dicembre 2021 sia la moratoria in favore delle micro, piccole e medie imprese relativamente all'apertura di credito e concessione di prestiti non rateali o prestiti e finanziamenti a rimborso rateale, sia l'operatività dell'intervento straordinario in materia di garanzie erogate dal Fondo di garanzia per le Piccole e medie imprese a supporto della liquidità delle piccole e medie, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, del decreto-legge n. 23 del 2020;

   c) potenziando le misure esistenti e introducendone di nuove per concorrere all'assorbimento delle perdite, alla capitalizzazione e al consolidamento del debito delle imprese colpite dalla pandemia;

3) ad adoperarsi con le autorità competenti al fine di:

   a) introdurre una temporanea flessibilità alle norme Eba sui crediti deteriorati, in vigore dal 1° gennaio 2021, che tenga conto della crisi in corso causata dalla pandemia e dalle chiusure generalizzate delle attività economiche in tutti i Paesi dell'Unione;

   b) concertare in sede europea una revisione della nuova definizione di default;

   c) promuovere una campagna informativa nei confronti della clientela sulla mutata normativa europea, in coerenza con la strategia nazionale per l'educazione finanziaria.
(1-00459) «Boccia, Serracchiani, Ubaldo Pagano, Fragomeli, Buratti, Dal Moro, De Micheli, Madia, Navarra, Sanga, Sani, Topo, Frailis, De Filippo, Pellicani, Rossi, Orfini, Carnevali, Berlinghieri, Bruno Bossio, Cenni, Lattanzio, Pezzopane, Incerti, Viscomi, Lacarra, De Maria, Mura, Boldrini, Ciampi, Morani, Prestipino, Siani, La Marca, Piccoli Nardelli, Carla Cantone».

(12 aprile 2021)

   La Camera,

   premesso che:

    l'European Banking Authority (Eba) ha stabilito da tempo criteri più restrittivi in materia di definizione di default rispetto a quelli attualmente in uso presso gli intermediari creditizi italiani, con l'obiettivo di rendere omogenee dal 1° gennaio 2021 queste nuove modalità in tutti gli istituti finanziari europei;

    l'automatica classificazione a default sarà applicata ai clienti imprese che presentino arretrati superiori a 500 euro da oltre 90 giorni consecutivi; per le persone fisiche e le aziende che presentano un indicatore dimensionale inferiore ai 2,5 milioni di euro ed esposizioni verso la banca per un ammontare complessivo inferiore a 1 milione di euro, l'importo sarà invece ridotto a 100 euro;

    gli spazi per interventi normativi nazionali sulla nuova disciplina sono molto limitati e riguardano essenzialmente la possibilità, al ricorrere di determinate condizioni, di modificare le soglie solo in termini più restrittivi, quindi inferiori ai 100 o 500 euro, oltre le quali un'obbligazione in arretrato è considerata rilevante ai fini della disciplina del default. Quanto alla soglia relativa, l'autorità competente può adottare un valore tra lo 0 e il 2,5 per cento, nel caso in cui la soglia dell'1 per cento non corrispondesse ad un livello ragionevole di rischio. Per potersene discostare, l'autorità competente deve dimostrare che la soglia dell'1 per cento determina il riconoscimento di un numero eccessivo di default non effettivamente imputabili a difficoltà finanziarie del debitore;

    nel periodo intercorrente tra l'elaborazione della nuova disciplina del default, oggetto di pubblicazione nella loro ultima formulazione nel gennaio del 2017, mentre il regolamento delegato è stato pubblicato nel febbraio 2018, e la data di entrata in vigore, si è stati travolti dalla pandemia di COVID-19, che ha avuto un impatto devastante sulle piccole e medie imprese, sulle aziende e sulle famiglie. Peraltro l'Abi – Associazione bancaria italiana ha espresso la propria contrarietà al nuovo quadro normativo sin dal 2015;

    gran parte delle imprese di tutta Europa hanno l'esigenza di affrontare interruzioni degli approvvigionamenti, chiusure temporanee e diminuzioni profondissime della domanda, mentre molte famiglie sono state colpite dalla disoccupazione e dalla diminuzione del reddito e, spesso, a causa di tali inattese difficoltà economiche, si trovano nell'impossibilità di rimborsare i debiti;

    le banche hanno attuato un'ampia gamma di misure di sostegno, tra cui, in particolare, moratorie temporanee sui pagamenti dei debiti. Tuttavia, le moratorie scadranno a metà 2021 e da quel momento le banche, le piccole e medie imprese e le famiglie dovranno affrontare nuovamente a tutto tondo il quadro legislativo sui crediti deteriorati (npl), sulle esposizioni in stato di default e sul rispetto pieno delle obbligazioni in merito alle linee di credito, senza la dovuta flessibilità;

    una volta scadute le moratorie l'impatto sarà tutto sull'economia reale; in particolare, una piccola media impresa o una famiglia che si trovino in ritardo di 90 giorni nel pagamento del debito sarà automaticamente segnalata come cattivo debitore, con l'ulteriore conseguenza che, quando richiederà un prestito alla propria o a un'altra banca, si vedrà con ogni probabilità rifiutare la richiesta;

    inoltre, l'attuale impianto normativo sui crediti deteriorati costringerà le banche ad attivare i processi di recupero crediti contro i cattivi pagatori, con ulteriore aggravio delle conseguenze di questa situazione e con il moltiplicarsi a dismisura di procedure esecutive e concorsuali;

    la nuova definizione di default rileva anche per i decisivi riflessi che avrà sulla rappresentazione della clientela nelle informazioni della Centrale dei rischi che la Banca d'Italia mette a disposizione degli intermediari per le valutazioni del «merito di credito»;

    come già richiesto anche dal Presidente della Commissione per gli affari costituzionali al Parlamento europeo e Vicepresidente del Partito popolare europeo, Antonio Tajani, con una lettera ai Commissari McGuinness e Breton, si deve evitare il «rischio di una stretta creditizia per famiglie e imprese». Nella sua risposta la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha affermato che «Bruxelles sta lavorando con le autorità bancarie europee (...) per fornire flessibilità nel quadro prudenziale, comprese le regole su come le banche valutano il rischio che i debitori non ripagheranno i prestiti»;

    per evitare un profondo impatto economico e sociale negativo, è necessario introdurre all'interno della cornice normativa sui crediti deteriorati anche una flessibilità temporanea e mirata, intervenendo in particolare sulla definizione di «esposizioni scadute» e sul framework relativo agli accantonamenti (cosiddetti calendar provisioning rules) di cui al regolamento sui requisiti patrimoniali (Crr), nonché sulla definizione di default per quanto riguarda la ristrutturazione del credito fornita dalle linee guida dell'Eba;

    in materia di sofferenze bancarie, già interviene il «calendar provisioning» della Banca centrale europea che, imponendo accantonamenti automatizzati, porrà le banche in situazioni di deficit patrimoniale e le costringerà a necessarie ricapitalizzazioni, con significativi rischi anche in termini di scalate ostili e di necessari e conseguenti salvataggi pubblici;

    l'andamento delle sofferenze degli ultimi mesi è stato in parte attenuato dalle misure governative di sostegno al credito che, ad oggi, in Italia ammontano ad oltre 425 miliardi di euro. Diversi analisti stimano che il 40 per cento circa di questa cifra si trasformerà, nel corso del 2021, in posizioni deteriorate. La stessa Banca centrale europea quantifica in 1.400 miliardi di euro il rischio di nuove sofferenze per le banche europee;

    tutto ciò non potrà far altro che determinare effetti restrittivi sull'offerta di credito e incentivare la rapida chiusura da parte degli intermediari delle posizioni problematiche con ricorso a procedure giudiziarie in danno di famiglie ed imprese; i mancati pagamenti rischiano di amplificare il contagio finanziario ad altri soggetti, con un effetto a catena sull'intera economia;

    nonostante la liquidità a fondo perduto concessa nel 2020 abbia evitato il fallimento di molte imprese, l'Ufficio studi di Confcommercio stima, nel 2020, a causa del COVID-19, la chiusura definitiva di più di 390 mila imprese del commercio non alimentare dei servizi, a fronte di 85 mila nuove aperture. Pertanto, la riduzione delle aziende in questi settori sarebbe di quasi 305 mila imprese (-11,3 per cento);

    dai dati recentemente diffusi dalla task force Banca d'Italia-Abi si attestano ad oltre 2,7 milioni, per un valore di circa 294 miliardi di euro, le domande di adesione alle moratorie sui prestiti e superano quota 149 miliardi di euro le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentati al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Attraverso «Garanzia Italia» di Sace i volumi dei prestiti garantiti raggiungono i 22,3 miliardi di euro, su 1.699 richieste ricevute;

    la Ministra della giustizia, illustrando presso la Commissione giustizia alla Camera dei deputati le linee guida del suo Ministero, ha sottolineato che per contrastare la possibile esplosione del contenzioso civile legato agli squilibri generati dagli effetti economici della pandemia la giustizia preventiva e consensuale rappresenta una strada necessaria, quando cesseranno gli effetti dei provvedimenti che bloccano controversie relative all'esecuzione di sfratti, licenziamenti e contratti commerciali. La Ministra si è detta favorevole a «misure alternative di risoluzione delle controversie, come mediazione, negoziazione e conciliazione (...) offrendo al giudice la possibilità di incoraggiare misure alternative (...)», anche attraverso misure premiali;

    in sede di risposta all'interpellanza 2-01063, il 15 gennaio 2021 il Governo ha sottolineato che «la particolare, difficile condizione nella quale versa il sistema economico e sociale, così gravato dal COVID, consiglia una gestione prudenziale e flessibile da parte del sistema bancario e da intermediari finanziari dei parametri di definizione di default in ordine alla quantità e ai tempi previsti. Il Governo italiano ha più volte evidenziato questa preoccupazione in sede di Unione europea e continuerà a farlo nelle prossime occasioni di confronto a livello comunitario»,

impegna il Governo:

1) a mettere in campo iniziative urgenti ed indifferibili, anche a livello europeo, per dare impulso alla necessaria revisione della disciplina dei crediti in default e deteriorati e di quella degli accantonamenti;

2) ad adottare tutte le iniziative necessarie per assicurare liquidità alle imprese e garantirne la solvibilità sino al termine dell'emergenza, prorogando fino al 31 dicembre 2021:

   a) la moratoria su mutui in favore delle micro, piccole e medie imprese;

   b) l'operatività dell'intervento straordinario del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese previsto dall'articolo 13, comma 1, del decreto-legge n. 23 del 2020, valutando altresì l'incremento della garanzia piena fino a 50.000 euro e l'estensione della durata temporale del prestito fino a 12 anni;

   c) l'operatività del Fondo patrimonializzazione piccola media impresa, di cui all'articolo 26 del decreto-legge n. 34 del 2020, valutando altresì la possibilità di abbassare le soglie di accesso al fondo da 5-10 milioni di euro a 2 e 5 milioni di euro;

   d) l'operatività delle disposizioni di cui all'articolo 32 del decreto-legge n. 34 del 2020 in materia di garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze – Gacs;

3) ad adottare iniziative per introdurre misure, anche premiali, volte a favorire e rafforzare soluzioni negoziali nella giustizia civile, al fine di dirimere i rischi di esplosione del contenzioso in materia di contratti commerciali, sfratti non abitativi e licenziamenti, tramite percorsi alternativi di risoluzione delle controversie, come mediazione, negoziazione e conciliazione, assicurando la parità tra le parti negoziali;

4) ad adottare iniziative per rafforzare le misure esistenti per concorrere all'assorbimento delle perdite e al consolidamento del debito delle imprese, anche con riferimento alle filiere che caratterizzano il tessuto produttivo italiano.
(1-00462) «Pettarin, Baldelli, D'Ettore, Squeri, Giacometto, Barelli, Torromino, Baldini, Porchietto, Polidori».

(14 aprile 2021)

   La Camera,

   premesso che:

    dal 1° gennaio 2021 sono in vigore le nuove regole in base alle quali le banche classificano in stato di default prudenziale i debitori, previste dal regolamento delegato (UE) n. 171/2018 della Commissione europea del 19 ottobre 2017, che individua la soglia di rilevanza delle obbligazioni creditizie in arretrato, riducendo sensibilmente – dal 5 all'1 per cento – la cosiddetta soglia relativa;

    il regolamento delegato (UE) 2018/171 stabilisce che un'esposizione creditizia scaduta va considerata rilevante quando l'ammontare dell'arretrato supera entrambe le seguenti soglie: la cosiddetta soglia assoluta, fissata in 100 euro per le esposizioni al dettaglio e 500 euro per le esposizioni diverse da quelle al dettaglio, e la cosiddetta soglia relativa, fissata all'1 per cento dell'esposizione complessiva verso una controparte;

    superate entrambe le soglie, prende avvio il conteggio dei novanta giorni consecutivi di scaduto oltre i quali il debitore è classificato in stato di default, che permarrà per almeno ulteriori novanta giorni a far data dal momento in cui il cliente regolarizza verso la banca l'arretrato di pagamento e/o rientra dallo sconfinamento di conto corrente;

    in base alle nuove regole è anche previsto il blocco dei pagamenti con addebito diretto sul conto corrente nel caso in cui il cliente, sia esso un'impresa o una famiglia, non abbia adeguata disponibilità, rendendo, di conseguenza, il cliente «moroso» nei confronti del titolare della domiciliazione bancaria;

    è opportuno, inoltre, ricordare che le nuove regole si applicano singolarmente a ciascuno dei rapporti di credito con la banca e, pertanto, uno sconfinamento su un conto potrebbe condurre alla classificazione in default anche in presenza di giacenze su altri rapporti presso il medesimo istituto;

    la nuova definizione di default non modifica nella sostanza i criteri sottostanti alle segnalazioni alla Centrale dei rischi, utilizzate dagli intermediari nel processo di valutazione del «merito di credito» della clientela, ma può avere riflessi sulle relazioni creditizie fra gli intermediari e la loro clientela, la cui gestione, come in tutte le situazioni di default, può comportare l'adozione di iniziative per assicurare la regolarizzazione del rapporto creditizio;

    l'Associazione bancaria italiana, Unimpresa e altre associazioni di imprese e consumatori hanno fatto presente che sin dal momento in cui nel 2015 sono state avviate da parte dell'autorità bancaria europea le attività dirette alla definizione delle nuove regole in materia di default, erano emerse in modo evidente, nelle risposte alle consultazioni pubbliche, l'eccessiva rigidità delle soglie indicate, le potenziali ricadute negative e i rischi connessi all'eventuale applicazione delle nuove regole;

    ora, con la vigenza delle nuove norme, sia per le famiglie che per le piccole e medie imprese c'è il rischio concreto non solo di un'improvvisa mancanza di piccola liquidità, derivante dallo «stop» improvviso ai conti in rosso, ma anche di una significativa stretta al credito, oltre al fatto che l'entrata in vigore dei nuovi parametri può avere comportato una condizione di insolvenza per le imprese anche laddove la situazione debitoria sia rimasta invariata;

    secondo una stima di Confesercenti effettuata rispetto ai dati dell'ultimo trimestre del 2020, le piccole e medie imprese a rischio di default a causa delle nuove regole ammonterebbero a quarantaduemila, un numero enorme che avrà conseguenze drammatiche anche in termini occupazionali;

    nella sua audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, svolta il 10 febbraio 2021, il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha affermato che «maggiori margini di flessibilità nell'applicazione delle regole prudenziali, anche in materia di crediti deteriorati, sono stati introdotti negli ultimi mesi; altri se ne possono individuare. È tuttavia essenziale che essi non mettano in discussione la capacità delle banche di finanziare adeguatamente l'economia, in particolare nella fase complessa dell'uscita dall'emergenza sanitaria»;

    in merito all'entrata in vigore della nuova disciplina, inoltre, Visco ha evidenziato come questa sia «coincisa con un periodo di incertezza economica legata alla pandemia da COVID-19. A fronte dell'impossibilità di posporre la sua applicazione a causa della mancanza di sostegno da parte degli altri Paesi europei, nei quali in molti casi già si applicavano criteri più severi rispetto a quelli in vigore in Italia, la Banca d'Italia ha utilizzato le leve a sua disposizione per facilitare, nell'attuale quadro congiunturale, la transizione al nuovo regime. Per gli intermediari finanziari non appartenenti a gruppi bancari e per i gruppi finanziari è stato previsto un periodo transitorio in base al quale alcuni dei criteri antecedenti la nuova norma rimangono in vigore fino al 31 dicembre 2021»;

    le nuove regole europee sul debito si risolveranno in un ulteriore aggravio della condizione patrimoniale di cittadini e imprese, già duramente colpiti dalla pandemia, e, in ultima analisi, incideranno in maniera molto negativa sulla stabilità dell'intero sistema economico e produttivo nazionale;

    dopo anni in cui il rapporto tra nuovi non performing loans (npl) e totale dei prestiti era rimasto su valori molto bassi, attorno all'1 per cento, contro i picchi attorno al 6 per cento registrati nel 2009 e nel 2013, e in un momento in cui i bilanci bancari non hanno ancora risentito in misura significativa della crisi pandemica, si teme ora una nuova ondata di crediti deteriorati;

    sinora infatti, l'aumento dei crediti deteriorati è stato contenuto da diversi fattori: in primo luogo i crediti deteriorati si manifestano fisiologicamente con un certo ritardo rispetto alle difficoltà dell'economia; inoltre, le moratorie – sia quelle ex lege sia quelle concesse autonomamente dalle banche – e l'offerta di garanzie pubbliche sui prestiti hanno evitato la trasmissione dello shock al credito e ai tassi di interesse; in terzo luogo, hanno contribuito le misure di politica economica – il sostegno ai redditi delle famiglie e all'attività di impresa – grazie alle quali il reddito disponibile si è contratto meno del prodotto interno lordo; infine, le misure espansive di politica monetaria poste in essere dalla Banca centrale europea hanno mantenuto i tassi d'interesse su livelli molto bassi, contenendo l'aumento delle spese per interessi di famiglie e imprese;

    i dati riferiti alla prima metà del 2020 evidenziano la mancata riduzione dei crediti non performanti dovuta principalmente alla riduzione delle vendite di crediti deteriorati e all'attività di ristrutturazione delle banche, nonché alle nuove insolvenze;

    all'aumento dei crediti deteriorati le banche risponderanno molto probabilmente con una nuova stretta creditizia, che rischia di infliggere il colpo di grazia a migliaia di lavoratori e ad aziende in sofferenza;

    in Italia la principale causa delle difficoltà nella riduzione dei crediti deteriorati è da rintracciare nei ritardi della giustizia civile, sia per quanto riguarda il recupero dei crediti, sia per quanto riguarda il rapido avvio delle procedure di ristrutturazione d'impresa — che si tradurrebbero anche in maggiore produzione e occupazione, sia rispetto alle procedure per la fissazione del prezzo offerto dagli acquirenti di crediti deteriorati nelle operazioni di cessione;

    nella lettera inviata il 15 marzo 2021 al Governo e al Governatore della Banca d'Italia, l'Associazione bancaria italiana ha evidenziato che «il prolungarsi della crisi sanitaria determinata dalla diffusione del COVID-19 continua a incidere negativamente sulle attività di impresa e allontana per molte di esse la ripresa. Tale grave situazione ha evidenti rilevanti impatti non solo economici ma anche sociali (...) In questa difficile congiuntura, è quindi ancora fondamentale sostenere le imprese, evitando che esse perdano capacità produttiva in vista della soluzione della pandemia, attraverso lo sviluppo della campagna vaccinale nei Paesi membri dell'Unione europea (...). In particolare, con riferimento al tema della liquidità, è necessario che le banche possano accordare a famiglie e imprese nuove moratorie di pagamento dei finanziamenti e prorogare le moratorie in essere, senza l'obbligo di classificazione del debitore in forborne o, addirittura, in default secondo la regolamentazione europea in materia, riattivando la flessibilità che l'Eba aveva concesso alle banche europee all'inizio della crisi economica»;

    sono mancate sinora sia campagne di informazione, sensibilizzazione e assistenza ai clienti sulle implicazioni della nuova disciplina, sia l'adozione di misure tese a comprendere il cambiamento in atto al fine di prevenire possibili inadempimenti non connessi con la difficoltà finanziaria dei debitori, con particolar riguardo alla clientela che avrebbe potuto presentare un maggior rischio di classificazione in default in seguito all'entrata in vigore della nuova definizione;

    la Banca d'Italia, resasi conto della scarsità di informazioni e del quadro poco chiaro sulla reale portata delle modifiche alla definizione di default dal punto di vista della clientela, ha adottato una comunicazione rivolta alle banche, agli istituti di credito e agli intermediari finanziari per chiedere agli operatori di adoperarsi per assicurare la piena consapevolezza da parte dei clienti sull'entrata in vigore delle nuove regole e sulle conseguenze relative alle dinamiche dei rapporti contrattuali; il quadro nazionale testimonia, infatti, una situazione nella quale la maggior parte degli utenti non sono stati messi a conoscenza in modo adeguato e con la dovuta tempistica degli avvenuti cambiamenti anche per favorire la comprensione dei possibili effetti dell'entrata in vigore delle nuove disposizioni;

    il contesto economico dell'economia europea legato alla pandemia in atto è particolarmente critico, nel corso dello svolgimento un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea il 18 novembre 2020, il Ministro dello sviluppo economico affermava di ritenere «più che giustificate e condivise anche dal Governo le preoccupazioni» rispetto all'applicazione dei nuovi parametri;

    il 23 novembre 2020 veniva presentata dai parlamentari europei di Ecr un'interrogazione prioritaria alla Commissione europea per chiedere di rinviare l'entrata in vigore della nuova normativa Eba sui default dei creditori, prevista – come noto – per il 1° gennaio 2021;

    l'ordine del giorno 9/02670-A/023 presentato dal Gruppo Fratelli d'Italia il 1° aprile 2021 nell'ambito dell'esame parlamentare della legge europea, volto a impegnare il Governo «a intraprendere, anche in sede comunitaria, ogni misura necessaria volta a rivedere le nuove regole previste dall'Eba, al fine di scongiurare un ulteriore aggravio delle condizioni di famiglie e imprese, vessate a sufficienza dalla drammatica situazione economica e sociale dovuta alla pandemia», è stato oggetto di una secca bocciatura;

    alla luce di quanto sopra esposto, è quanto meno necessario rinviare alla conclusione della pandemia in atto la nuova regolamentazione che rischierebbe, in piena pandemia, di produrre effetti molto negativi sui risparmiatori e sulle aziende, nonché sul sistema del credito, mentre per contro occorre un sistema bancario espansivo a sostegno della ripresa economica,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative, nelle opportune sedi dell'Unione europea, affinché siano ampliati i parametri stabiliti dall'Autorità bancaria europea, al fine di prevedere piani di ammortamento finanziari più ampi riferiti alle esposizioni, scongiurando l'accumulazione di crediti deteriorati;

2) ad attivarsi nelle sedi competenti rispetto alle problematiche sollevate in premessa e, in particolare, per sostenere il credito a favore delle piccole e medie imprese, e, con esse, una parte fondamentale del tessuto produttivo nazionale;

3) ad assumere le iniziative di competenza affinché le banche e gli istituti di credito assicurino la piena consapevolezza da parte dei clienti sull'entrata in vigore delle nuove regole e sulle conseguenze relative alle dinamiche dei rapporti contrattuali;

4) a valorizzare, anche con apposite iniziative di carattere normativo, la funzione delle banche popolari – che sono nella media le più patrimonializzate e, conoscendo il territorio, quelle caratterizzate da minori sofferenze – sulla cui redditività grava come un macigno la pesantezza degli adempimenti, la maggior parte dei quali pretesi dall'Unione europea e dalle conseguenti norme di recepimento che non paiono rispettare il principio costituzionale europeo di proporzionalità;

5) ad adottare iniziative per tutelare il modello cooperativo di banca – una ricchezza da preservare, nell'interesse prima di tutto dell'economia e di un'economia, in particolare, come quella italiana – atteso che salvaguarda il sistema bancario dalla conquista da parte della finanza internazionale, regolarmente avvenuta dopo la riforma delle banche popolari, con conseguente trasferimento di «fiumi» di risorse in mani estere;

6) a verificare in sede europea la convenienza a costituire bad bank che abbiano come obiettivo principale quello di ripulire i bilanci delle banche dai crediti deteriorati, i cui importi sono destinati ad aumentare in modo esponenziale nei prossimi anni in conseguenza della crisi sanitaria in atto;

7) ad assumere tutte le iniziative necessarie per la riduzione dei tempi della giustizia civile, in particolare attraverso interventi di rafforzamento organizzativo, degli organici e delle dotazioni informatiche, al fine di consentire il rapido smaltimento dei crediti deteriorati in eccesso, evitando che gravino sugli istituti bancari e sul sistema produttivo nel suo complesso;

8) ad adottare iniziative nelle competenti sedi europee per la modifica del Temporary framework, con l'estensione a 15 anni, rispetto agli attuali 6, del limite temporale per gli aiuti di Stato sotto forma di garanzia sui prestiti.
(1-00463) «Lollobrigida, Meloni, Foti, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

(14 aprile 2021)

   La Camera,

   premesso che:

    diversamente dalle aspettative, il manifestarsi della cosiddetta «terza ondata» della crisi pandemica ha generato la revisione al ribasso dei principali indicatori economici dei Paesi europei, Italia compresa;

    secondo la recente relazione del Centro studi di Confindustria le aspettative del prodotto interno lordo per il 2021 sono crollate dal +4,8 per cento del settembre 2020 all'attuale stima del +4,1 per cento e nella nuova previsione è inclusa una componente dello +0,7 per cento dovuta all'apporto del piano Next generation EU;

    la stessa relazione stima che la crescita, rispetto al 2019, potrà verificarsi solo al termine del 2022, mentre in Germania tale crescita è annunciata già a fine 2021;

    la scarsa fiducia degli italiani si sta traducendo nell'immobilizzazione dei capitali, come indica la crescita dei volumi dei depositi dei conti correnti bancari;

    la ripresa italiana sarà probabilmente legata ancora una volta alla locomotiva dell'export, mentre la domanda interna avrà difficoltà a ripartire;

    il piano del Governo, raccogliendo solo in parte le indicazioni europee, punta sulla digitalizzazione e sulla transizione ecologica, mentre vi sono interi settori tradizionali della piccola e impresa, microimpresa, come il settore Ho.Re.Ca. o attività economiche non organizzate in forma di impresa, che costituiscono l'ossatura dell'economia italiana o comunque un'importante forma di integrazione al reddito, soprattutto in aree del Paese dove non vi è altra possibilità di instaurare fonti di profitto alternative, che sono fermi ormai da 12 mesi o hanno lavorato ad intermittenza;

    tale intermittenza ha causato una debolezza finanziaria e la volontà di alienare le attività stesse, favorendo lo «shopping» della criminalità organizzata e il pericolo di spopolamento di aree montane ed isole minori, e difficilmente la teoria della distruzione creatrice schumpeteriana si potrà applicare a queste imprese;

    in questo contesto il quarto rapporto per il 2020 dell'organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell'economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso del Ministero dell'interno indica come «l'analisi operata dalla Guardia di finanza e dalla Direzione investigativa antimafia sulle segnalazioni di operazioni sospette (sos) ha evidenziato un significativo incremento, rispetto al 2019, del flusso di segnalazioni pervenute all'Unità di informazione finanziaria (Uif) durante il periodo pandemico, dato che – alla luce del blocco delle attività commerciali e produttive imposto dal Governo nella primavera 2020 – appare particolarmente indicativo»; in particolare, detto rapporto precisa che: «nel periodo 1° marzo – 15 ottobre 2020, sono pervenute all'Unità di informazione finanziaria ben 67.382 segnalazioni, con un incremento, rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente, superiore all'8 per cento. Tale incremento, corrispondente a 5.011 comunicazioni, risulta, peraltro, interamente riferibile alla categoria del riciclaggio. L'incidenza delle segnalazioni riguardanti tale “settore”, infatti, raggiunge il 99,2 per cento del totale, registrando, in termini assoluti, un aumento pari al 9,2 per cento»;

    le difficoltà commerciali, creditizie e, più in generale, reddituali rischiano di acuirsi ulteriormente a seguito dell'introduzione dal 1° gennaio 2021 delle nuove regole dell'European Banking Authority (EBA/GL/2016/07 ed atti successivi), poiché le nuove ipotesi di individuazione dello stato di default obbligano il debitore a rientrare dalle esposizioni bancarie entro 90 giorni se lo sconfinamento supera il limite dei 500 euro e se, contestualmente, è esposto nei confronti dello stesso soggetto creditore oltre l'1 per cento; detta normativa diventa ancor più stringente se il debitore appartiene alle piccole e medie imprese; la soglia di rientro obbligatorio dallo «sforamento» si assottiglia a 100 euro in caso di esposizioni al dettaglio (finanziamenti fino ad 1 milione di euro da parte di persone fisiche e piccole e medie imprese);

    l'applicazione di tale meccanismo, concepito prima della crisi pandemica e la cui applicazione in Italia già scontava i ridotti tassi di crescita dell'economia italiana dalla precedente crisi del 2008, rischia di creare ulteriori difficoltà alle aziende che tentano faticosamente di risalire la china e spingerle a rivolgersi a fonti di finanziamento illegali, come del resto già paventava il predetto rapporto del Ministero dell'interno;

    ad ogni modo, anche se l'istituto di credito decidesse di non applicare le norme, rimane fermo il principio per il quale l'aggravarsi del grado di solvibilità del cliente grava direttamente sui fondi rischi bancari, influendo negativamente sui rendimenti; tali difficoltà vanno ad aggiungersi a quelle create dall'introduzione della normativa in tema di crediti deteriorati e dagli ostacoli ai salvataggi bancari frapposti dalla Commissione europea;

    in un'economia fortemente depressa per carenza di domanda diventa fondamentale introdurre nuovo potere d'acquisto, per dare prospettive di futuro a famiglie ed imprese e seguire la strada del «superbonus 110 per cento» i cui benefici sono stati validati dalla Business school- Openeconomics che stima un incremento in termini di Ires ed Iva di 811 milioni di euro ed un valore aggiunto che permette alla misura di autofinanziarsi;

    il «superbonus» applica in forma embrionale i principi della «moneta fiscale» e ne rafforza, con un'analisi empirica, la validità delle ipotesi teoriche, rendendola una valida possibilità di finanziamento alternativa,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni utile iniziativa per il sostegno economico a famiglie ed imprese in termini di credito e liquidità per sostenere i consumi e la domanda interna, in particolare:

   a) verificando e vincolando l'uso delle garanzie di Stato all'effettivo rilascio di nuovi prestiti verso privati;

   b) sostenendo la diffusione e circolarizzazione dei crediti fiscali e adottando ogni utile iniziativa finalizzata al rafforzamento ed ampliamento del mercato di scambio di tali crediti, al fine di fornire uno strumento patrimoniale in grado di alleggerire la pressione finanziaria, in questo momento di difficoltà, per i privati;

   c) promuovendo in ambito europeo la sospensione del «calendar provisioning» e di una revisione nella definizione di default;

   d) promuovendo le moratorie e garanzie, in particolare, in favore delle piccole e medie imprese;

2) ad adoperarsi in ambito europeo per una corretta implementazione degli «aiuti di Stato», al fine di inquadrare tali aiuti nel perimetro degli «aiuti per eventi eccezionali», ambito entro il quale non sussistono limiti di importo autorizzabili dalla Commissione europea, rispetto all'attuale Temporary framework di aiuti come «rimedio ad un grave turbamento dell'economia» che presenta il limite massimo di 800.000 euro in termine di plafond di aiuti richiedibili;

3) a promuovere in ambito nazionale iniziative per:

   a) istituire un fondo nazionale, in capo a Ministero dell'economia e delle finanze/Cassa depositi e prestiti/Poste italiane, finalizzato alla gestione e remunerazione (tasso minimo >0 per cento) della raccolta privata italiana, al fine di monetizzare tranche dedicate di titoli di Stato italiani, emessi per sostegno diretto a famiglie ed imprese, colpite dalla pandemia, con accredito diretto su conti correnti postali dedicati;

   b) rafforzare il ruolo di Amco nella gestione di titoli cartolarizzati per continuare il processo di de-risking in atto già dal 2017;

   c) promuovere l'istituzione di un polo bancario nazionale, che racchiuda gli istituti già partecipati dallo Stato (Banca popolare di Bari, Carige, Monte dei Paschi di Siena) in sinergia con Bancoposta/Poste;

   d) tutelare e valorizzare le sinergie tra le attività produttive nazionali, utilizzando la «golden rule» per difendere le imprese nazionali strategiche dai tentativi di acquisizione provenienti dall'estero;

   e) sostenere le imprese a rischio di chiusura/cessione dell'attività a mani terze straniere, in particolare nell'ambito dei servizi turistici ed alberghieri, con sovvenzioni a fondo perduto o prestiti a lungo termine a tassi agevolati, rimborsabili anche tramite crediti fiscali;

   f) istituire un'agenzia italiana del debito pubblico, che rispecchi quanto fatto in Germania, con «trattenuta» di porzioni di emissioni di debito pubblico italiano, nei casi in cui la domanda del mercato si discosti sostanzialmente da quanto offerto dal Ministero dell'economia e delle finanze, preferendo in ogni caso l'allocazione del debito pubblico in ambito nazionale, piuttosto che straniero;

   g) costituire, anche attraverso contributi di solidarietà da parte delle categorie che non hanno subito gli effetti della crisi, specifici «fondi di riavvio» che favoriscano la ripresa dei settori più fragili e più duramente colpiti ed il regolare adempimento delle obbligazioni assunte.
(1-00465) «Trano, Sapia, Colletti, Maniero, Cabras, Paxia, Vallascas, Corda, Testamento, Forciniti».

(14 aprile 2021)

MOZIONI IN MATERIA DI INFRASTRUTTURE DIGITALI EFFICIENTI E SICURE PER LA CONSERVAZIONE E L'UTILIZZO DEI DATI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

   La Camera,

   premesso che:

    l'Italia – allineata con il resto dei Paesi europei – ha avviato già da tempo un processo di trasformazione e innovazione dei servizi della pubblica amministrazione attraverso l'utilizzo di tecnologie digitali, spesso però fornite da operatori terzi i quali, mettendo a disposizione le loro infrastrutture, diventano indirettamente detentori di dati e informazioni di esclusivo appannaggio delle amministrazioni interessate;

    la costruzione di un e-government «autosufficiente», che veda quale obiettivo principale l'accelerazione dei processi di informatizzazione della pubblica amministrazione, in linea con i principi previsti dall'Agenda digitale sia europea che italiana, dalle Comunicazioni della Commissione europea del 26 settembre 2003 e del 19 aprile 2016, nonché dal Piano triennale per l'informatica nella pubblica amministrazione 2020-2022, anche mediante la definizione di un sistema pubblico autonomo nello sviluppo e nell'impiego di tecnologie emergenti, rappresenta un passo fondamentale nella creazione di un più efficiente apparato amministrativo, volto a meglio coniugare l'acquisizione di nuove competenze digitali, con la messa a punto di processi di rafforzamento ed efficientamento dell'azione amministrativa;

    in tale contesto, uno degli aspetti più complessi della trasformazione digitale della pubblica amministrazione è dato certamente dalla gestione della vasta e articolata mole di dati che le pubbliche amministrazioni raccolgono e detengono, troppo spesso non ancora in formato digitale;

    questa può essere definita come un vero e proprio «patrimonio informativo pubblico», composto da diverse tipologie di informazioni che necessitano di essere collocate all'interno di una strategia complessiva mirata alla loro condivisione, valorizzazione e diffusione tra le amministrazioni pubbliche, siano esse centrali o periferiche;

    per realizzare i suddetti obiettivi è necessario che si ceda il passo nella pubblica amministrazione al progresso delle Information and communication technologies (Ict), mediante un approccio istituzionale connotato da modalità di gestione più flessibili ed efficaci rispetto al passato;

    il ricorso alle Ict nel settore pubblico può infatti agevolare e rendere più efficiente l'attività della pubblica amministrazione e l'interscambio di dati tra le sue articolazioni. Difatti, la diffusa mancanza di interoperabilità tra le varie banche dati della pubblica amministrazione, da intendersi come la capacità delle singole componenti del sistema pubblica amministrazione di fare rete tra loro e dialogare in forma automatica, scambiando informazioni e condividendo risorse, provoca un rallentamento notevole nella messa in atto dell'azione amministrativa, nonché un aggravio inutile dei costi che gravano sul bilancio pubblico, arrivando cioè a determinare inefficacia e inefficienza della stessa;

    allo scopo di evitare il protrarsi di questa situazione, è necessaria la creazione di un sistema di infrastrutture di in cloud computing per la raccolta e gestione centralizzata dei dati delle pubbliche amministrazioni, che consenta, mediante l'implementazione delle più moderne tecnologie nel settore pubblico – nel rispetto dei principi della trasparenza, efficienza e tutela dei dati personali, così come richiamati dalla normativa europea e nazionale –, di raccogliere, archiviare, elaborare e trasmettere i dati in possesso delle amministrazioni attraverso un cambio di paradigma basato sullo sviluppo di innovative procedure che le tecnologie digitali consentono;

    il cloud computing, infatti, rappresenta il prerequisito per l'erogazione e la fruizione efficiente di processi e attività come l'archiviazione, l'elaborazione e la trasmissione di dati, mediante la presenza di servizi diversificati e integrati tra loro, quali i cosiddetti IaaS (Infrastructure as a Service), PaaS (Platform as a Service) e SaaS (Service as a Service), ove la disponibilità dei dati è fornita on demand attraverso la rete telematica internet, a partire da un insieme di risorse preesistenti e configurabili;

    sul mercato, esistono numerosi operatori che già permettono ad amministrazioni e aziende, a costi contenuti, di accedere a simili infrastrutture It, prescindendo dal possesso delle strutture a cui vengono materialmente trasferiti i dati. Ciononostante, non può tralasciarsi la necessità, per la pubblica amministrazione, sia di acquisire maggiori competenze in termini di capacità di gestione diretta di siffatte infrastrutture, che di relazione con i principali player attivi nell'offerta di tale categoria tecnologica. Tali circostanze, inoltre, si sommano a dubbi legati alla sicurezza, alla compliance, alla localizzazione e alla proprietà dei dati, oltre a non lasciare indenne l'amministrazione che si volesse avvalere di tali servizi da eventuali ulteriori rischi quali il «vendor lock-in» – ossia la creazione di un rapporto di dipendenza col fornitore del servizio – o il pericolo che fornitori e/o operatori terzi acquisiscano e usino impropriamente dati pubblici. Infine, a fronte dei citati rischi, perdura l'assenza di una reale garanzia in termini di incremento dell'affidabilità dei sistemi, qualità dei servizi erogati e risparmio di spesa;

    pertanto, solo mediante la creazione di un sistema infrastrutturale cloud di proprietà totalmente pubblica, la cui gestione venga affidata ad un ente pubblico dedicato e/o ad un'azienda pubblica dotata di personale altamente qualificato, sarà possibile far sì che le amministrazioni pubbliche non siano costrette ad avvalersi di fornitori privati per la fruizione di servizi di cloud storaging. Ciò, inoltre, permetterà di innescare sinergie virtuose capaci di coniugare, al contempo, una maggiore efficienza dell'azione pubblica con elevati standard di sicurezza e protezione, così come richiesti dal regolamento generale per la protezione dei dati personali n. 2016/679;

    il «Piano triennale per l'informatica nella pubblica amministrazione 2019-2021» ha previsto il censimento del patrimonio Ict delle pubbliche amministrazioni e la procedura di qualificazione dei poli strategici nazionali (Psn). Secondo la circolare n. 1 del 14 giugno 2019 dell'Agenzia per l'Italia digitale per polo strategico nazionale si intende un soggetto titolare dell'insieme di infrastrutture It (centralizzate o distribuite), ad alta disponibilità, di proprietà pubblica, eletto a polo strategico nazionale dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e qualificato da Agid ad entrare ad altre amministrazioni, in maniera continuativa e sistematica, servizi infrastrutturali on-demand, servizi di disaster recovery e business continuity, servizi di gestione della sicurezza It ed assistenza ai fruitori dei servizi erogati. Sulla base dei risultati ottenuti a seguito del censimento dei data center italiani, è emerso che su 1.252 data center censiti, appartenenti a pubbliche amministrazioni centrali e locali, ad aziende sanitarie locali e a università sono solo 35 le strutture candidabili a polo strategico nazionale, 27 sono i data center classificati nel gruppo A ovvero con carenze strutturali o organizzative considerate minori e i restanti 1.190 sono stati classificati nel gruppo B, ossia come infrastrutture che non garantiscono requisiti minimi di affidabilità e sicurezza dal punto di vista infrastrutturale e/o organizzativo o non garantiscono la continuità dei servizi o non rispettano i requisiti per essere classificati nelle due precedenti categorie;

    il decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, ha previsto disposizioni dirette a promuovere la realizzazione di un cloud nazionale. In particolare, l'articolo 35 stabilisce che, al fine di tutelare l'autonomia tecnologica del Paese, consolidare e mettere in sicurezza le infrastrutture digitali delle pubbliche amministrazioni, garantendo, al contempo, la qualità, la sicurezza, la scalabilità, l'efficienza energetica, la sostenibilità economica e la continuità operativa dei sistemi e dei servizi digitali, la Presidenza del Consiglio dei ministri promuove lo sviluppo di un'infrastruttura ad alta affidabilità localizzata sul territorio nazionale per la razionalizzazione e il consolidamento dei centri per l'elaborazione delle informazioni (ced) destinata a tutte le pubbliche amministrazioni;

    con riferimento al rafforzamento della digitalizzazione della pubblica amministrazione, il Recovery Plan propone l'obiettivo di razionalizzare e consolidare le infrastrutture digitali esistenti della pubblica amministrazione, promuovendo la diffusione del cloud computing e rafforzando la cybersicurezza, con particolare attenzione all'armonizzazione e all'interoperabilità delle piattaforme e dei servizi di dati. Nello specifico al fine di dotare la pubblica amministrazione di infrastrutture affidabili e di accompagnare le amministrazioni centrali verso una nuova logica di conservazione e utilizzo dei dati e di fornitura di servizi, si prevede l'attuazione di un sistema cloud efficiente e sicuro. L'obiettivo dell'investimento è, dunque, lo sviluppo sul territorio nazionale di un'infrastruttura affidabile, sicura, efficiente sotto il profilo energetico ed economicamente sostenibile per ospitare i sistemi e i dati della pubblica amministrazione,

impegna il Governo

compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ad adoperarsi affinché venga creato un sistema di raccolta, conservazione e scambio dei dati della pubblica amministrazione, in precedenza classificati meticolosamente in base alla rilevanza e al livello di sicurezza, mediante lo sviluppo di infrastrutture e sistemi di cloud computing di unica proprietà dello Stato, valutando di affidarne la gestione ad un ente pubblico e/o ad un'azienda pubblica, che ne garantisca la sicurezza, la consistenza, l'affidabilità e l'efficienza.
(1-00424) (Nuova formulazione) «Giarrizzo, Elisa Tripodi, Alaimo, Luciano Cantone, Casa, Scerra, Sodano, Sut, Scanu, D'Orso, Saitta, Rizzo, Penna, Berti, Aresta, Brescia, Maurizio Cattoi, Masi, Alemanno».

(24 febbraio 2021)

   La Camera,

   premesso che:

    la sovranità digitale è uno dei temi chiave per affrontare le sfide della contemporaneità ed assicurare tutela e protezione ai dati dei cittadini;

    ovunque si è affermata una compiuta consapevolezza sul ruolo e sul valore dei dati personali prodotti dalle pubbliche amministrazioni e fondati sui dati dei cittadini;

    l'Europa, in considerazione dell'assenza di grandi operatori di cloud continentali, ha adottato politiche di sviluppo e di rafforzamento del cloud europeo;

    in Stati come Francia e Germania le politiche del cloud relativamente ai dati dei cittadini sono non a caso nelle mani dei rispettivi Ministri dell'economia e delle finanze, Bruno La Maire e Peter Altmaier, a conferma della considerazione che nei due Paesi riscuote il settore dei dati personali dei cittadini come patrimonio della nazione;

    le legislazioni di alcuni Paesi prevedono l'obbligo per le loro società nazionali operanti in giro per il mondo di garantire l'accesso alle amministrazioni nazionali per ragioni di sicurezza o di interesse nazionale, come nel caso del «Cloud Act» approvato dal Congresso americano nel febbraio 2018;

    in considerazione di tali legislazioni invasive, alcuni Paesi hanno immediatamente aggiornato le proprie normative sul cloud, come nel caso della Francia, che nel maggio del 2018 ha appositamente modificato la propria legge nazionale sul cloud;

    l'Italia ha un enorme ritardo rispetto agli altri Paesi europei e ad altri Paesi avanzati esterni all'Unione europea, disponendo in modo limitato di infrastrutture cloud nazionali dedicate alla raccolta, custodia e trattamento dei dati;

    appaiono a tutt'oggi deboli le politiche pubbliche nazionali di supporto alla creazione di asset nazionali di cloud sin qui adottate dai precedenti Governi;

    le azioni promosse dall'Agenzia per l'Italia digitale in ambito di sviluppo del cloud non hanno risposto alle originarie aspettative, dal momento che hanno tradito gli stessi obiettivi previsti dal primo piano triennale 2017-2019 della stessa Agenzia per l'Italia digitale e, in particolare, non sono riuscite a rendere operativi i poli strategici nazionali ideati per soddisfare la domanda pubblica di cloud da parte di strutture centrali e periferiche della pubblica amministrazione, purtroppo invece oggi obbligate, in conseguenza di tale grave manchevolezza, a rivolgersi necessariamente ai grandi player privati multinazionali che operano sul mercato;

    lo sviluppo di società italiane nel settore del cloud non è solo un fattore di sovranità e tutela dei dati, ma stimola e sostiene la crescita e la diffusione di competenze digitali nel Paese;

    i dati dei cittadini italiani, raccolti e custoditi da pubbliche amministrazioni centrali e locali, a differenza dei dati dei consumatori, devono poter essere affidati a strutture pubbliche e, in caso di insufficienza di queste, a strutture private di nazionalità italiana e con database su territorio italiano;

    la Costituzione stabilisce, all'articolo 117, che «la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali (...)» e, alla lettera r) del secondo comma, specifica che lo Stato ha legislazione esclusiva sul «(...) coordinamento informativo e informatico dei dati dell'amministrazione statale, regionale e locale (...)»;

    l'articolo 117, secondo comma, lettera r), indica il contesto per la realizzazione di un cloud nelle mani dello Stato che tuteli e protegga i dati prodotti dai cittadini, ma che li usi in modo intelligente come supporto alle decisioni assunte nell'interesse pubblico, con l'obiettivo di migliorare la qualità dei servizi e di istituirne di nuovi;

    per adottare tutte le misure, le procedure e le metodologie di uso dei dati come supporto intelligente all'assunzione di decisioni sui servizi destinati ai cittadini, che possono pertanto essere di maggior qualità e di minor costo, occorrono organismi centrali competenti e lungimiranti, attenti alle evoluzioni delle tecnologie e rispettosi delle prerogative di tutela e protezione dei dati personali;

    con l'avvio dei nuovi servizi di 5G e in seguito di 6G, al cloud si affiancherà sempre più l'edge computing, che sarà necessario sviluppare in modo decentrato e dislocato territorialmente in linea con l'architettura di rete del 5G e 6G;

    devono essere adottate con tempestività tutte le misure normative necessarie per assicurare una inversione di tendenza;

    nell'ultima Relazione annuale presentata al Parlamento, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza ha rilevato come l'anno della pandemia da COVID-19 sia stato caratterizzato da una minaccia cibernetica sempre più crescente e sofisticata;

    in merito, il Rapporto Clusit sulla sicurezza Ict in Italia e nel mondo ha rilevato come il 2020 abbia registrato il record negativo degli attacchi informatici: a livello globale: sono stati infatti 1.871 gli attacchi gravi di dominio pubblico rilevati nel corso del 2020, ovvero con un impatto sistemico in ogni aspetto della società, della politica, dell'economia e della geopolitica;

    i dati evidenziano, quindi, un'intensificazione degli attacchi sia in termini qualitativi che quantitativi, complice il contesto della pandemia che ha spinto organizzazioni e professionisti a un rapido ricorso alla digitalizzazione,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per istituire un organismo di vigilanza, controllo e gestione delle politiche pubbliche sul cloud e sulla custodia, tutela e protezione dei dati personali raccolti dalle pubbliche amministrazioni centrali e locali;

2) ad adottare iniziative volte a porre tale organismo in condizione di operare e cooperare in sintonia con il Garante per la protezione dei dati personali e con le università italiane che svolgono attività di ricerca in ambito di raccolta e trattamento dei dati in ambito tecnologico e giuridico;

3) a qualificare, nel più breve tempo possibile, la lista dei poli strategici nazionali, da affiancare a Sogei, impartendo precise direttive all'Agenzia per l'Italia digitale, al fine di recuperare le manchevolezze dell'Agenzia sin qui registrate;

4) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a valorizzare le strutture pubbliche di cloud oggi gestite dalle locali società in-house pubbliche di molte regioni italiane, perché hanno grandi competenze e perché rappresentano l'interlocuzione naturale per le strutture di pubblica amministrazione che cercano fornitori di cloud nella stessa regione;

5) ad adottare iniziative di competenza volte a far sì che le aziende private italiane fornitrici di cloud e oggi qualificate come cloud service provider dalle direttive dell'Agenzia per l'Italia digitale operino nelle loro regioni come riferimenti privilegiati di offerta cloud per le strutture di pubblica amministrazione territoriale, affiancando i poli strategici nazionali;

6) nell'ottica di evitare la concentrazione dell'intero patrimonio informativo pubblico in un'unica infrastruttura, con i conseguenti rischi in termini di sicurezza dei dati e dell'infrastruttura stessa, ad assicurare che i dati oggetto di migrazione verso l'infrastruttura unica siano esclusivamente quelli che vengono classificati come critici e strategici, predisponendo a tal fine un'adeguata politica di catalogazione delle informazioni, che consenta di effettuare valutazioni di impatto, di introdurre un'adeguata etichettatura dei dati in possesso delle pubbliche amministrazioni, di operare decisioni sulla dislocazione dei dati sul territorio nazionale e di predisporre un monitoraggio continuo dei dati delle pubbliche amministrazioni;

7) ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a tutelare la sovranità digitale e la sicurezza cibernetica, anche attraverso l'istituzione di un'apposita Agenzia, e a migliorare la qualità dell'architettura di sicurezza della nazione, nonché a costituire un'Agenzia per la competitività, al fine di garantire la sicurezza nazionale e incentivare la promozione di tecnologia nazionale, che possa sostenere l'industria nazionale nei processi di produzione di tecnologia avanzata, evitando la dipendenza tecnologica da nazioni ostili;

8) ad adottare tutte le iniziative di competenza nelle sedi europee affinché sia dato seguito agli intendimenti di cui alla dichiarazione congiunta «Building the next generation cloud for businesses and the public sector in the EU», firmata il 15 ottobre 2020 dal Governo italiano e dai Governi di altri 26 Stati europei, assicurando che il progetto per la creazione di un cloud federato europeo (Gaia-X) non sia vanificato attraverso il coinvolgimento di soggetti extra-europei, quali Huawei e Alibaba.
(1-00466) (Nuova formulazione) «Lollobrigida, Meloni, Butti, Mollicone, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

(19 aprile 2021)

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