TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 521 di Mercoledì 9 giugno 2021

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   FIANO, SERRACCHIANI, CECCANTI, INCERTI, CIAMPI, GIORGIS, MAURI, POLLASTRINI, RACITI, LORENZIN e BERLINGHIERI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa sembrerebbe che la giovane pachistana Saman Abbas, di appena 18 anni, scomparsa da più di un mese nelle campagne reggiane, dopo essersi rifiutata di sposare in matrimonio forzato un connazionale in patria, sarebbe stata drammaticamente uccisa dallo zio e da due cugini con la complicità dei genitori;

   la studiosa Tiziana Dal Pra avrebbe valutato in almeno un migliaio i matrimoni combinati all'anno all'interno delle comunità straniere che risiedono nel nostro territorio, molti dei quali, come nel caso di Saman, finiscono per essere veri e propri matrimoni forzati, dagli esiti tragici in presenza di un rifiuto da parte delle donne ad accettare questa pratica;

   del resto la stessa Ucoii – l'Unione delle comunità islamiche in Italia, una delle organizzazioni islamiche più rappresentative – ha condannato la pratica dei matrimoni forzati «in quanto pratica deplorevole» e ha auspicato un «impegno comune contro i fondamentalismi», mentre nel parere religioso emanato il 3 giugno 2021, ha scritto che «il matrimonio è una relazione che non può che basarsi su un consenso libero e volontario, senza coercizione o costrizione»;

   qualora la drammatica ipotesi al vaglio degli inquirenti venisse confermata, ci si troverebbe di fronte all'ennesimo episodio di intollerabile violenza legato alla pratica del matrimonio forzato, come nel caso, per esempio, della morte di Shahnaz Begum, uccisa a sassate in provincia di Modena dal marito per aver difeso la figlia Nosheen che si era opposta a un matrimonio imposto o nel caso della morte di Sanaa Cheema, 25 anni, pakistana in Italia da molti anni, sgozzata da padre e fratello perché aveva l'intenzione di vivere libera e sposare un italiano;

   in attesa che le indagini in corso definiscano in maniera inequivocabile questa vicenda, si ribadisce con forza che nel nostro Paese non sarà mai ammissibile che possano applicarsi «leggi» tradizionali parallele e sanguinarie che si sovrappongano o contrastino la legge dello Stato, né che si possano obbligare le donne a matrimoni forzati, né che in ogni modo possa essere accettata nessuna disumana concezione della donna che la ponga in una condizione di minorità –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per contrastare il fenomeno dei matrimoni forzati e i tragici avvenimenti che spesso ne conseguono a fronte del rifiuto di molte giovani donne di accettare tale pratica.
(3-02315)

(8 giugno 2021)

   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in base ai dati del dossier elaborato dai promotori della campagna Ero straniero diffusi il 1° giugno 2021, a un anno dall'apertura della finestra per accedere alla procedura di emersione dei rapporti di lavoro irregolari prevista dal decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, delle 220.000 persone che hanno fatto richiesta solo 11.000 (il 5 per cento), ha ottenuto un permesso di soggiorno per lavoro, mentre circa 20.000 sono i permessi in via di rilascio;

   risulta particolarmente critica la situazione nelle grandi città: a Roma, al 20 maggio 2021, su 16.000 domande ricevute solo 2 pratiche sono arrivate alla fase conclusiva della firma del contratto di soggiorno e non è stato ancora rilasciato alcun permesso; a Milano, su oltre 26.000 istanze, sono poco più di 400 i permessi rilasciati;

   al ritardo ha contribuito il fatto che il personale aggiuntivo destinato alle prefetture per l'esame delle pratiche di regolarizzazione sia entrato effettivamente in servizio – ma ancora non dappertutto – solo ai primi di maggio, a un anno dal provvedimento, e peraltro per soli sei mesi, a fronte di una tempistica per finalizzare le pratiche ben più lunga;

   il ritardo enorme con cui si sta procedendo l'esame delle domande di emersione si traduce nell'impossibilità di fatto per decine di migliaia di persone di accedere ai servizi, alle prestazioni sociali, alle tutele e ai diritti previsti per chi lavora nel nostro Paese;

   nonostante la circolare del Ministero della salute di luglio 2020 chiarisca che i cittadini stranieri «in emersione» hanno l'obbligo di iscrizione al Servizio sanitario nazionale, infatti, molte strutture sanitarie rifiutano l'iscrizione, rendendo estremamente difficile accedere alla campagna vaccinale anti-COVID in corso, con conseguente impatto sulla salute pubblica;

   a ciò si aggiunge l'incertezza dei datori di lavoro che vorrebbero poter finalizzare l'assunzione di questi lavoratori e instaurare un rapporto stabile –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per assicurare che l'esame delle oltre 200.000 domande di regolarizzazione presentate venga finalizzato in tempi brevi, anche alla luce della difficoltà per questi lavoratori, nonostante sia previsto l'accesso al Sistema sanitario nazionale e alla campagna vaccinale.
(3-02316)

(8 giugno 2021)

   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 23 maggio 2021 al porto di Bari, a cittadini turchi sarebbe stata negata la possibilità di accedere alla richiesta di protezione in Italia, nonostante la manifestata volontà di chiedere asilo;

   privati dei loro effetti personali e senza aver dato loro la possibilità di contattare dei legali o familiari e senza aver ricevuto alcuna informativa legale né l'assistenza di un mediatore o dell'organizzazione incaricata del servizio di informazione presso il valico di frontiera, gli stessi sono stati condotti in Grecia a bordo di un traghetto (che continua a respingere i migranti in Turchia);

   i migranti avrebbero subìto abusi da parte della polizia italiana nel corso della procedura di riammissione e avrebbero viaggiato senza ricevere cibo e acqua né poter uscire dal piccolo vano in cui erano trattenuti;

   tale riammissione sarebbe avvenuta in modo completamente informale senza la consegna di un provvedimento;

   in Grecia sarebbero stati a lungo trattenuti in un luogo fatiscente e ristretto senza che potessero comunicare con familiari o associazioni e senza che l'UNHCR ricevesse informazioni dalle autorità italiane;

   nonostante la condanna nei confronti dell'Italia nel caso Sharifi c. Italia e Grecia, nei porti adriatici sembra proseguire una politica dei respingimenti e delle riammissioni, effettuata senza attenta valutazione delle situazioni individuali dei cittadini stranieri, anche richiedenti asilo e minori non accompagnati, in violazione, a parere dell'interrogante, del diritto di asilo e della normativa europea;

   a quanto sopra occorre aggiungere che molto spesso i cittadini stranieri subiscono limitazioni arbitrarie della libertà personale o vengono trasferiti e trattenuti presso gli hotspot e i Cpr, luoghi spesso caratterizzati da un assoluto degrado ambientale e privi di adeguati servizi sociali, assistenza psicologica e medica, in cui la dignità umana viene sostanzialmente cancellata;

   recentemente, nel Cpr di Torino, un giovane migrante, rinchiuso dopo aver subito un violento pestaggio, si è tolto la vita senza aver ricevuto la necessaria assistenza;

   l'Italia dovrebbe ripensare le proprie politiche di accoglienza anche rispetto alle condizioni in cui versano i centri per il rimpatrio –:

   se non si intenda porre fine alle riammissioni alle frontiere interne e adriatiche attuate, sulla base di accordi bilaterali di dubbia legittimità, senza tenere conto delle posizioni individuali, in violazione delle norme europee e nazionali in materia di asilo e tutela dei minori stranieri non accompagnati nonché rivedere le politiche di accoglienza in Italia verificando le condizioni di vita nei Cpr al fine di un loro superamento.
(3-02317)

(8 giugno 2021)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le proposte normative incluse nel Nuovo patto sulla migrazione e l'asilo, presentate dalla Commissione europea il 23 settembre 2020 (dopo che erano già state preannunciate negli orientamenti della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen), intervengono in un contesto caratterizzato dal sostanziale stallo dell'iter normativo dell'iniziativa di complessiva riforma del Sistema europeo comune di asilo (CEAS) del 2016;

   particolare rilievo, in tale ambito, assumeva la proposta di modifica del regolamento sui criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un Paese terzo o da un apolide (il cosiddetto regolamento di Dublino);

   il nuovo Patto non sostituisce integralmente le proposte del 2016, ma è dovuto al fatto che la Commissione europea ha ritenuto opportuno intervenire sulle proposte del 2016 volte a riformare il regime del regolamento di Dublino e in materia di procedura di asilo, nella consapevolezza che le precedenti iniziative normative avevano provocato significative distanze tra le posizioni assunte dai Governi degli Stati membri in sede di Consiglio dell'Unione europea e anche nell'ambito del dibattito interistituzionale;

   in sintesi, la proposta della Commissione europea si compone di cinque proposte di regolamento e da una comunicazione, in cui viene riaffermato il principio secondo il quale nessuno Stato membro dovrebbe accollarsi una responsabilità sproporzionata, mentre tutti gli Stati membri dovrebbero contribuire alla solidarietà su base costante; l'approccio seguito dovrebbe essere – quindi – globale, in grado di contemplare le politiche nei settori della migrazione, dell'asilo, dell'integrazione e della gestione delle frontiere;

   la «tabella di marcia», contenuta nell'allegato alla predetta comunicazione, stabilisce una serie di scadenze concentrate in un arco di tempo che inizia dall'ultimo trimestre 2020 e si estende all'intero 2021;

   l'elenco contiene, da un lato, le prossime iniziative della Commissione europea, dall'altro, le date entro le quali, auspicabilmente, Parlamento europeo e Consiglio dell'Unione europea dovrebbero concludere l'iter normativo delle proposte messe in campo –:

   quali sia il risultato – ad oggi – dei negoziati in sede di Consiglio, tenuto conto, da una parte, del fatto che la Commissione europea indica il secondo trimestre del 2021 come orizzonte temporale per l'adozione dei regolamenti relativi alla gestione dell'asilo e della migrazione, agli accertamenti pre-ingresso e alle procedure di asilo e, dall'altra, che non è pensabile che si continuino a disattendere gli impegni assunti dai vari Stati membri a ricollocare i migranti arrivati in Italia, anche al fine di dare una risposta urgente agli sbarchi in corso sulle coste italiane.
(3-02318)

(8 giugno 2021)

   RUFFINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono da tempo note le difficoltà degli enti locali, soprattutto dei piccoli comuni, di reperire soggetti disponibili a ricoprire l'incarico di segretario;

   vengono riportati casi di regioni nelle quali il segretario comunale manca in oltre la metà dei comuni;

   la pandemia ha inoltre rallentato le procedure di reclutamento;

   la mancanza del segretario comunale paralizza l'attività dei comuni che ne sono sprovvisti, impossibilitati a riunire la giunta, pubblicare bandi, assolvere agli adempimenti legali e amministrativi;

   per far fronte a quella che costituisce una vera e propria emergenza, il decreto-legge n. 162 del 2019 ha previsto una disciplina transitoria volta a consentire l'attribuzione della funzione di vice-segretario a funzionari di ruolo in servizio da almeno due anni presso un ente locale, in possesso dei requisiti per la partecipazione al concorso;

   ciò non consente tuttavia una adeguata soluzione alla problematica della carenza di segretari comunali. L'efficacia della disciplina transitoria risulta limitata ai tre anni successivi all'entrata in vigore della legge di conversione del citato decreto-legge, periodo insufficiente ad allineare l'organico dell'albo dei segretari alle esigenze dei comuni;

   inoltre, la durata massima dell'incarico «sostitutivo» è prevista in soli dodici mesi, mentre andrebbe opportunamente estesa ed equiparandola a quella del mandato del sindaco;

   ancora, la disciplina fa salva la possibilità per il Ministero dell'interno di assegnare, in ogni momento, un segretario reggente, anche a scavalco, con conseguente rischio di frammentazione dell'azione amministrativa;

   una soluzione definitiva alla problematica descritta potrebbe consistere nel riconoscimento della possibilità di iscriversi all'albo ai funzionari che abbiano proficuamente ricoperto la funzione di vice segretario ai sensi della citata normativa;

   appare inoltre necessario, a fronte di applicazioni divergenti, un intervento interpretativo volto a chiarire che, in caso di convenzione di segreteria, l'incarico sostitutivo può essere conferito dal Comune capo convenzione per tutti i comuni partecipanti e non solamente per un numero limitato di essi –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di risolvere la problematica della carenza di segretari comunali nei piccoli comuni, fornendo il chiarimento interpretativo indicato in premessa.
(3-02319)

(8 giugno 2021)

   GADDA, FREGOLENT, UNGARO, MORETTO, MARCO DI MAIO, SCOMA, PAITA, MIGLIORE, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'economia ittica nazionale contribuisce per 39,5 miliardi di euro al prodotto interno lordo, ma vive una profonda crisi e dal 2010 ad oggi segna una diminuzione del 15,7 per cento nel valore degli sbarchi, il volume delle produzioni sbarcate del 16,2 per cento ed il prezzo medio (euro/Kg) del 9 per cento. La flotta nazionale rappresenta il 17 per cento della flotta comunitaria, ma nell'ultimo decennio ha registrato una contrazione del 16,5 per cento ed i pescatori imbarcati sono diminuiti del 16 per cento;

   a fronte di ciò, il settore della pesca marittima nazionale non è dotato di un efficace e stabile sistema di ammortizzatori sociali ed è pressoché privo di ricambio generazionale;

   al fine di mantenere lo stock ittico, il regolamento (UE) 2019/1022, cosiddetto West Med, ha previsto una riduzione dello sforzo di pesca per le GSA, 9, 10 e 11 fino al 40 per cento entro il 2024 e tale riduzione è già stata effettuata per il 20 per cento; lo stesso si propone per le GSA adriatiche e ioniche;

   la riduzione degli stock ittici dovrebbe essere valutata con un'analisi tempestiva dei dati e con un approccio ecosistemico rispetto agli effetti dei cambiamenti climatici e altre forme di alterazione dell'ecosistema marino e non meramente allo sforzo di pesca;

   l'instabilità politica nel canale di Sicilia e l'incertezza giuridica relativa alla giurisdizione delle acque nel Golfo della Sirte dichiarate unilateralmente dalla Libia zona di protezione di pesca, hanno visto intensificarsi gravi episodi di violenza a danno dei pescherecci italiani che sono costretti a spingersi in tali acque per la pesca del gambero rosso o del tonno. Tale situazione determina incertezza nell'attribuzione degli indennizzi già stanziati per sostenere famiglie e imprese dei pescatori attaccati e rapiti in tali acque;

   Italia e Grecia hanno recentemente raggiunto un accordo volto a riconoscere i diritti storici di pesca alle imbarcazioni italiane; tale analoga soluzione con la Libia garantirebbe sicurezza e sostenibilità economica nell'attesa di una definizione internazionale circa la giurisdizione delle acque;

   il 12 giugno 2021 è indetto lo stato di agitazione della categoria, con manifestazioni a Venezia e Mazara del Vallo, rispetto al piano di gestione comunitario e alle criticità sopra citate –:

   quali iniziative intenda adottare, a livello nazionale e comunitario, per la sostenibilità economica e sociale del nostro comparto ittico e per chiarire, di concerto con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il quadro giuridico internazionale rispetto alla delimitazione delle acque territoriali e in particolare della zona di protezione di pesca libica.
(3-02320)

(8 giugno 2021)

   VIVIANI, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'eccessivo aumento di alcune specie di fauna selvatica è un fenomeno diffuso su tutto territorio nazionale che oltre ad essere un rischio per la sicurezza delle persone, nei centri abitati, nelle campagne comporta gravi danni alle colture agricole, ai campi e agli allevamenti;

   con lo stop alla caccia di selezione, dovuto ai vari provvedimenti per il contenimento della pandemia, e con meno persone a presidiare i territori, negli ultimi tempi gli avvistamenti degli ungulati si sono moltiplicati portando ad oltre due milioni il numero dei cinghiali che hanno potuto circolare liberamente per campagne e città;

   i cinghiali, spinti dalla carenza di cibo e dalla fame, hanno iniziato ad abbandonare i boschi per avvicinarsi ai centri abitati, frugando tra i rifiuti urbani e mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini;

   è fondamentale che le azioni di contenimento della fauna selvatica continuino e diventino maggiormente efficaci, visti i danni che questi animali provocano sia all'agricoltura che all'incolumità della popolazione;

   la legge n. 157 del 1992 a parere degli interroganti non è più adeguata a rispondere con efficacia alle attuali esigenze gestionali del patrimonio faunistico del Paese, profondamente mutato;

   i cinghiali stanno diventando un'emergenza e come tale va affrontata; a parere degli interroganti si rende, quindi, sempre più urgente intervenire con piani di contenimento efficaci che ristabiliscano l'equilibrio naturale;

   si potrebbero valutare possibili urgenti modifiche alla legge n. 157 del 1992, consentendo a regioni e province autonome di abilitare, previa frequenza di appositi corsi, dei selecontrollori muniti di licenza per l'esercizio venatorio, al fine di fornire supporto nell'effettuazione del contenimento numerico della fauna selvatica così da evitare ulteriori ed ingenti danni all'agricoltura, all'equilibrio ambientale e salvaguardando l'incolumità delle persone;

   nonostante gli investimenti in recinzioni i cinghiali sono riusciti a penetrare nei fondi e a distruggere letteralmente le reti e le colture; gli agricoltori stanno pagando un prezzo altissimo e chiedono interventi straordinari per preservare le loro produzioni –:

   se non ravvisi la necessità di assumere iniziative per modificare la legge n. 157 del 1992 affinché le regioni possano attuare forme e piani di contenimento più efficaci allo scopo di facilitare operazioni per le quali si rendono necessarie misure di controllo numerico così da limitare i danni provocati alle produzioni agricole e al territorio nonché preservare l'incolumità delle persone, rendendo, altresì, la gestione dei cinghiali rispettosa del benessere degli animali e della biodiversità.
(3-02321)

(8 giugno 2021)

   SPENA, NEVI, ANNA LISA BARONI, BOND, CAON, SANDRA SAVINO e PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   i commi 128 e 129 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2021 hanno istituito, nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, il «Fondo per lo sviluppo ed il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura», con una dotazione pari a 150 milioni di euro per l'anno 2021;

   la disposizione, adottata il fine di garantire un rapido supporto ai settori detti, non ha ancora raggiunto lo scopo poiché le norme attuative da emanare con uno o più decreti attuativi entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della legge di bilancio da parte del Ministro interrogato, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, ovvero entro la fine di febbraio del 2021, non sono stati emanati;

   successivamente l'articolo 39, comma 1, del decreto-legge n. 41 del 2021, comunemente detto «sostegni», ha ulteriormente incrementato le risorse del Fondo di 150 milioni di euro, innalzando lo stanziamento totale a 300 milioni di euro;

   si tratta di risorse che sono assolutamente necessarie per garantire l'attività delle imprese della filiera, poiché devono far fronte all'impatto economico susseguente alla necessaria adozione delle tante misure restrittive assunte per affrontare, contenere e superare la pandemia ancora in atto. In ragione di ciò, appare agli interroganti assolutamente necessario superare l'impasse che ha rallentato il meccanismo di erogazione delle risorse, lasciando numerose filiere prive degli aiuti deliberati dai provvedimenti legislativi citati e su cui fanno legittimo affidamento;

   in considerazione del fatto che il precedente Governo non ha adempiuto all'adozione nei termini delle norme attuative, si ritiene che l'attuale Governo debba provvedere con la massima urgenza in ragione delle difficoltà economiche in cui versano gli aventi diritto, stabilendo e comunicando quali criteri si adotteranno per la più efficiente ed efficace allocazione delle risorse stesse tra le imprese delle filiere, considerando come criterio prioritario di assegnazione l'individuazione di quelle che maggiormente hanno sofferto la crisi economica indotta da quella pandemica, che ha causato una contemporanea diminuzione dei consumi, una riduzione dei prezzi e dei ricavi, a cui si affianca la tendenza in atto da tempo relativa all'aumento dei costi delle materie prime necessarie al settore –:

   se intenda adottare le soluzioni citate in premessa al fine di rendere celeri e certi i tempi di adozione delle norme attuative indicando le filiere a cui assegnare le risorse.
(3-02322)

(8 giugno 2021)

   PIGNATONE, MAGLIONE, MARZANA, BILOTTI, GALLINELLA, PARENTELA, CILLIS, L'ABBATE, CASSESE, CADEDDU, ALBERTO MANCA e GAGNARLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   i contributi all'agricoltura rappresentano una componente molto importante per l'intero settore, sia per dare un sostegno diretto alle aziende, sia per orientare la produzione agricola;

   i fondi europei relativi alla PAC – Politica Agricola Comunitaria – hanno una programmazione settennale; l'ultima si è conclusa nel 2020 e, a partire dal 2021, sarebbe dovuta entrare in vigore la nuova;

   alla luce dei ritardi sull'accordo a livello comunitario, si è ritenuto di far entrare a pieno regime la nuova PAC nel 2023, considerando 2021 e 2022 quali anni transitori; in particolare si è molto dibattuto in ordine ai criteri di ripartizione dei fondi legati al FEASR – Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale;

   si sa bene che i criteri sottesi alla ripartizione di tali fondi derivano da accordi siglati all'interno della Conferenza Stato-Regioni; tuttavia, da diversi mesi le regioni hanno cercato una intesa senza però essere arrivate ad una decisione unanime;

   in particolare si è creata una situazione che ha visto contrapporre 14 regioni a favore dell'adozione di nuovi criteri di ripartizione e 6 a favore dei criteri storici. È evidente che la scelta dei criteri si ripercuote sulle somme che andranno distribuite alle singole regioni;

   lo scontro tra le regioni e relativa paralisi decisionale venuta a realizzarsi stanno di fatto arrecando gravi danni all'agricoltura italiana per l'impossibilità di programmazione e spesa da parte delle regioni;

   in tale contesto, il Ministro interrogato è intervenuto al fine di favorire un accordo ed ha provveduto ad elaborare diverse proposte di stimolo alle regioni: la prima proposta ha visto una ipotesi di ripartizione pari al 70 per cento delle risorse con i vecchi criteri e il 30 per cento con quelli nuovi, la seconda ipotizzava invece una ripartizione delle risorse pari al 90 per cento con i vecchi criteri e 10 per cento con quelli nuovi per il 2021 e il 70 per cento-30 per cento per il 2022;

   sia la prima che la seconda proposta non sono state accettate dalle regioni e a questo punto la decisione sarà presa all'interno del Consiglio dei ministri;

   si osserva che l'adozione dei nuovi criteri rischierebbe di vedere attribuite minori risorse soprattutto alle regioni del Sud, rischiando di penalizzare aziende agricole che si trovano già all'interno di un tessuto economico fragile –:

   in base a quanto esposto in premessa, quali iniziative intenda intraprendere al fine di superare la fase di impasse, alla luce delle diverse esigenze manifestate dalle regioni e in considerazione degli effetti che qualsivoglia decisione produrrà per il futuro del sistema agricolo del Meridione.
(3-02323)

(8 giugno 2021)

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