TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 530 di Venerdì 25 giugno 2021

 
.

INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro della salute, il Ministro del turismo, per sapere – premesso che:

   dopo quasi un anno e mezzo di pandemia, l'economia italiana, nonostante gli ausili non sempre giunti ancora a destinazione, a causa della lentezza della macchina operativa, ha subito una notevole crisi;

   a quasi cinque giorni dall'inizio meteorologico dell'estate, sono ancora presenti regolamenti che non permettono la libera circolazione dei cittadini se non con tamponi in partenza e spesso anche all'arrivo, con conseguenti quarantene;

   numerosi sono i Paesi che permettono ai propri cittadini di viaggiare sempre nel rispetto dei controlli e quindi garantiscono almeno un barlume di ripresa del settore turistico;

   la zona costiera dell'alta Toscana, da sempre caratterizzata dalla presenza di turisti di origine russa, che sono oramai diventati stanziali, visto che sono habitué del territorio e conduttori di immobili per lunghi periodi, vede un'assenza degli stessi dovuta alla non riapertura con la Russia da parte dell'Italia;

   è noto quanto il turismo proveniente da quel Paese sia una fonte economica per alcune zone del nostro Paese e per la penisola tutta –:

   se il Governo abbia intenzione di adottare iniziative per provvedere, hic et nunc, alla riapertura dei collegamenti con la Russia e incrementare, quanto più possibile, i flussi turistici nel nostro Paese, al fine di rioffrire opportunità all'impresa italiana.
(2-01256) «Baldini, Dall'Osso, Sorte, Mazzetti, Baratto, Parisse, Napoli, Carelli, D'Ettore, Marin, Pettarin, Rizzone, De Girolamo, Biancofiore».

(16 giugno 2021)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la pandemia da COVID-19 che si sta affrontando ha determinato un aumento del numero delle diagnosi di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, soprattutto tra i più giovani;

   il periodo di lockdown vissuto nel 2020 ha favorito l'instaurarsi di alcuni fattori scatenanti, quali l'isolamento sociale, i dispositivi e le regole di prevenzione, le incognite sul rientro a scuola, il distanziamento forzato dai coetanei, la paura del contagio e la sensazione di non avere il controllo della situazione;

   tali condizioni hanno provocato un aumento delle restrizioni alimentari o, all'opposto, un aumento degli episodi di alimentazione incontrollata e hanno posto una maggiore attenzione sull'immagine di sé e del proprio corpo, facendo emergere comportamenti disfunzionali, sia in eccesso che in difetto;

   secondo una ricerca del King College di Londra, la quarantena ha prodotto effetti psicologici negativi tra cui sintomi di disturbo post-traumatico da stress, confusione e rabbia, impatti psicologici anche di lunga durata e con effetti particolarmente rischiosi per bambini e adolescenti;

   alcuni centri multidisciplinari affiliati Adi – Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica hanno registrato che nell'ultimo anno (da febbraio 2020 a febbraio 2021) i casi di disturbi alimentari sono aumentati in media del 30 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, con un abbassamento della fascia di età (13-16 anni) e un incremento soprattutto delle diagnosi di anoressia nervosa;

   l'Adi sottolinea che i disturbi alimentari, se non riconosciuti in tempo e non curati in modo appropriato, possono cronicizzarsi e portare anche a conseguenze tragiche: tali rischi devono indurre a ripensare le strategie terapeutiche nell'ambito dei disturbi alimentari e ad agire tempestivamente con mezzi e percorsi sanitari specifici;

   secondo i dati recenti del Ministero della salute, in Italia sono circa tre milioni i giovani che soffrono di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, di cui il 95,9 per cento sono donne; l'incidenza dell'anoressia nervosa è stimata per il sesso femminile in almeno 8 nuovi casi per 100.000 persone in un anno e fra lo 0,02 e 1,4 nuovi casi nel sesso maschile;

   durante il lockdown, le strutture di aiuto e assistenza pubbliche e private, che in Italia sono solo 146, concentrate soprattutto al Centro e al Nord, hanno dovuto chiudere gli accessi e sospendere le attività, mentre gli ospedali, impegnati nella cura dei malati di COVID-19, sono stati costretti a escludere dai ricoveri e dai trattamenti ambulatoriali le persone affette da disturbi del comportamento alimentare;

   i posti nelle strutture residenziali che si occupano dei disturbi del comportamento alimentare sono fortemente limitati, le liste d'attesa per la presa in carico prevedono tempi lunghi fino a otto mesi, con conseguenze terribili per le condizioni di salute dei pazienti, che perdono la motivazione alle cure –:

   se il Ministro interpellato non ritenga di intraprendere ogni iniziativa di competenza per verificare il quadro complessivo degli enti e delle modalità di gestione di tali strutture residenziali e delle relative liste di attesa e se intenda eventualmente intraprendere iniziative volte a garantire il diritto alla salute a tutti i giovani e agli adulti che stanno attraversando un periodo di forte turbamento psicologico e fisico.
(2-01262) «D'Arrando, Penna, Lorefice, Federico, Ianaro, Mammì, Misiti, Nappi, Provenza, Ruggiero, Sportiello, Villani, Grande, Cancelleri».

(22 giugno 2021)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   con decreto istruttorio del 16 aprile 2021 il procuratore regionale per il Piemonte della Corte dei conti, dottor Quirino Lorelli, disponeva, inopinatamente, l'acquisizione di documenti nell'ambito di un'azione per responsabilità erariale ai danni della regione Piemonte da parte dell'assessorato all'istruzione, reo, a giudizio del procuratore, di aver acquistato e distribuito alle scuole piemontesi un libro sulle Foibe;

   per stessa ammissione del procuratore regionale per il Piemonte della Corte dei conti, l'attività per danno erariale traeva spunto dalla sola interrogazione di un esponente di Leu che censurava ideologicamente l'iniziativa;

   effettivamente non poteva essere diversamente perché, come si argomenterà nel prosieguo, non esiste un solo atto della regione volto all'acquisto e/o alla distribuzione di un libro sulle Foibe, sebbene sarebbe stata in ogni caso attività legittima e, anzi, rispettosa di quanto previsto dalla legge istituiva del «Giorno del Ricordo»;

   con cipiglio perentorio, degno a sommesso avviso degli interpellanti di ben altra causa, il procuratore regionale per il Piemonte della Corte dei conti intimava alla regione Piemonte di rispondere entro sette giorni;

   la risposta della regione Piemonte è stata lapidaria e tombale, precisando che non è mai stata assunta alcuna delibera e/o determina per l'acquisto e/o la distribuzione di qualsivoglia libro sulle Foibe alle scuole piemontesi;

   in effetti l'assessorato all'istruzione della regione Piemonte aveva, a suo tempo, annunciato l'idea, evidentemente insana a giudizio della procura regionale per il Piemonte della Corte dei conti, di voler celebrare il «Giorno del Ricordo» anche tramite l'acquisto e la distribuzione di un volume sulle Foibe;

   la legge 30 marzo 2004, n. 92, ha istituito il «Giorno del Ricordo» in memoria delle vittime delle Foibe «al fine di conservare la memoria della tragedia degli italiani»;

   il comma 2 dell'articolo 1 della legge n. 92 del 2004 prevede espressamente «iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado»;

   sempre il comma 2 dell'articolo 1 della predetta legge aggiunge che «è altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende»;

   bisogna, dunque, amaramente concludere, ad avviso degli interpellanti, che, mentre per la legge è onere delle istituzioni celebrare il «Giorno del Ricordo» presso le scuole di ogni ordine e grado, per la procura regionale per il Piemonte della Corte dei conti le celebrazioni, rectius la sola idea delle celebrazioni, potrebbe costituire astrattamente, a prescindere dal costo a da altri elementi nel caso di specie assolutamente inesistenti, «danno erariale»;

   il fatto che non sia stata assunta alcuna delibera di acquisto e/o distribuzione di qual si voglia libro sulle Foibe, secondo gli interpellanti, fa assumere all'intera vicenda l'amaro retrogusto di una censura di carattere politico ed ideologico, volta ad introdurre il principio del «danno erariale» costituito dal solo «pensiero» o dalla sola «intenzione»;

   per stessa ammissione del procuratore regionale della Corte dei conti del Piemonte l'attività istruttoria ha preso spunto dalla sola interrogazione di un esponente di Leu che, vertendo su fatto inesistente, non poteva, contrariamente a quanto previsto specificatamente dall'articolo 53 del codice della giustizia contabile, contenere «una precisa e documentata esposizione dei fatti e delle violazioni commesse, con l'indicazione ed eventualmente quantificazione del danno»;

   non essendo intervenuta alcuna delibera e/o determina di acquisto e/o di distribuzione da parte della regione Piemonte, ad avviso degli interpellanti, il precipitato logico-giuridico indefettibile dell'azione della procura regionale della Corte dei conti è che sia possibile attivare un'azione per danno erariale fondata sul solo «pensiero» o la sola «intenzione» di celebrare le Foibe:

   esondando, a giudizio degli interpellanti, clamorosamente dalle sue funzioni, la procura regionale della Corte dei conti ha ulteriormente chiesto alla regione Piemonte «se l'iniziativa sia stata concordata con i dirigenti scolastici», con ciò ritenendosi evidentemente anche autorizzata ad intervenire, non solo e non tanto sulla legittimità e sull'opportunità di una spesa, ma anche sulle modalità non onerose di organizzazione di un evento;

   non essendo intervenuta alcuna delibera e/o determina di spesa e non avendo a disposizione dunque altri riscontri in ordine ad un presunto danno erariale per fatto inesistente, appare evidente che, con il contegno assunto, la procura regionale per il Piemonte della Corte dei conti abbia conferito, anche involontariamente, all'intera vicenda l'ombra di agire in censura politica;

   azionare, in spregio a quanto previsto dall'articolo 53 del codice della giustizia contabile, un'attività istruttoria per «danno erariale» su un fatto inesistente e su una interrogazione ideologica, sprovvista di specifiche e concrete notizie di danno, rasenterebbe il parossismo e sfiorerebbe il ridicolo se non conferisse all'intera vicenda l'idea inquietante del processo per «danno erariale» al «pensiero» e alle «intenzioni»;

   in ogni caso, è bene ribadire a caratteri cubitali che celebrare le Foibe sarebbe stato, da parte dell'assessorato all'istruzione della regione Piemonte, un comportamento legittimo ed anzi pedissequamente ossequioso della legge n. 92 del 2004 come sopra riportato;

   aver iniziato un'attività istruttoria, ai fini delle determinazioni inerenti all'esercizio dell'azione erariale, senza alcun supporto per un fatto inesistente e per la sola interrogazione di un esponente di Leu e contestando l'eventuale operato in ossequio a quanto previsto dalla legge n. 92 del 2004 conferisce all'intera vicenda un'oscura ombra anche sulla necessaria imparzialità che deve informare l'agire della procura della Corte dei conti –:

   di quali elementi disponga sulla vicenda e quali eventuali iniziative di carattere normativo intenda assumere, anche sotto il profilo dell'efficienza e dell'efficacia dei procedimenti per danno erariale e a salvaguardia dell'integrità e della correttezza istituzionale delle Corte dei conti, affinché l'avvio dell'attività istruttoria per danno erariale da parte delle procure della Corte dei conti avvenga sempre sulla base di presupposti oggettivi e non meramente ideologici.
(2-01255) «Delmastro Delle Vedove, Lollobrigida, Prisco, Zucconi, Rotelli, Deidda, Montaruli, Donzelli, Vinci, Ferro, Lucaselli, Varchi, Mantovani, Bignami, Caretta, Ciaburro, Albano, Caiata, Bucalo, Osnato, Rizzetto, De Toma, Silvestroni, Trancassini, Butti, Maschio, Foti, Gemmato, Frassinetti».

(15 giugno 2021)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   l'ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio affari generali, convocato per il 22 giugno 2021, prevede un'audizione sulla situazione dello Stato di diritto in Polonia per sospetta violazione dell'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea;

   il 27 gennaio 2021 è entrata in vigore in Polonia una nuova normativa in materia di interruzione di gravidanza, basata su una sentenza del Tribunale costituzionale polacco del 22 ottobre 2020;

   tale disciplina vieta l'interruzione volontaria di gravidanza, salvo in caso di incesto o stupro – accertato da un giudice – oppure in caso di pericolo per la vita della madre;

   ne consegue che le cittadine polacche sono costrette a portare avanti forzatamente le gravidanze anche in presenza di feti con anomalie congenite e malformazioni gravissime, per questo esposti a una quasi certa mortalità post partum. Sono in corso di esame al Parlamento polacco proposte di legge che sanzionano penalmente l'educazione sessuale, per promuovere la fuoriuscita dalla Convenzione di Istanbul e per prevedere che le donne che abortiscono siano passibili di incriminazione per omicidio aggravato con una pena di 25 anni;

   le donne e la società civile polacche hanno reagito organizzando imponenti e pacifiche manifestazioni di protesta, a cui le autorità hanno risposto con una repressione attuata anche attraverso abusi da parte delle forze dell'ordine;

   la mobilitazione si è presto estesa a livello continentale: le deputate ed eurodeputate aderenti all'Epf (European Parliamentary forum for sexual and reproductive rights) hanno redatto un manifesto di sostegno alle donne polacche;

   il 26 novembre 2020, con riferimento alla situazione in Polonia, il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione nella quale si sottolinea che rendere illegale l'aborto nei casi di gravi e irreversibili difetti fetali mette a rischio la salute e la vita delle donne, poiché la maggior parte degli aborti legali nel Paese viene eseguita per tali motivi. Vietare tale opzione, che ha rappresentato il 96 per cento delle interruzioni legali di gravidanza in Polonia nel 2019 (1.074 su 1.110), comporterebbe un aumento degli aborti clandestini, pericolosi per la vita;

   il Parlamento europeo ha anche chiesto alla Commissione europea di valutare la legittimità e l'imparzialità del Tribunale costituzionale polacco, composto da giudici selezionati dalla coalizione di Governo guidata dal Partito diritto e giustizia; il Consiglio dell'Unione europea, da parte sua, dovrebbe affrontare questa e altre accuse di violazione dei diritti fondamentali in Polonia nel quadro del procedimento in corso ai sensi dell'articolo 7, paragrafo 1, del Trattato sull'Unione europea;

   con la risoluzione sulla situazione dello Stato di diritto nell'Unione europea e applicazione del regolamento (UE, Euratom) 2020/2092 relativo al regime di condizionalità, approvata il 10 giugno 2021, il Parlamento si è rammaricato dell'incapacità del Consiglio di compiere progressi significativi nel far rispettare i valori dell'Unione nelle procedure in corso ai sensi dell'articolo 7 in risposta alle minacce ai valori comuni europei in Polonia e Ungheria, con rischi per l'integrità dei valori comuni europei, la fiducia reciproca e la credibilità dell'Unione nel suo complesso. Il Parlamento europeo ha, in generale, deplorato che la Commissione non abbia attivato la procedura prevista dal regolamento sulla condizionalità dello Stato di diritto nei casi più evidenti di violazione dello Stato di diritto nell'Unione europea, incaricando il suo Presidente di invitare la Commissione, al più tardi entro due settimane dalla data di adozione della risoluzione, sulla base dell'articolo 265 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ad adempiere agli obblighi previsti datale regolamento e impegnandosi ad avviare immediatamente i necessari preparativi per un potenziale procedimento giudiziario ai sensi dell'articolo 265 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea nei confronti della Commissione;

   la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo stabilisce che l'accesso tempestivo e senza ostacoli ai servizi di salute riproduttiva e il rispetto dell'autonomia riproduttiva e del processo decisionale delle donne sono fondamentali per proteggere i diritti umani delle donne e l'uguaglianza di genere e che gli Stati membri sono tenuti alla conformità degli ordinamenti nazionali con il diritto dell'Unione europea;

   in Polonia, al contrario, i medici invocano sempre più spesso l'obiezione di coscienza, anche quando viene chiesto loro di prescrivere contraccettivi o di accedere allo screening prenatale; di conseguenza, migliaia di donne polacche sono costrette a ricorrere all'aborto clandestino o a recarsi all'estero per ricevere l'assistenza sanitaria di cui necessitano per procedere all'interruzione di gravidanza, mettendo ulteriormente a rischio la loro salute;

   nell'audizione dell'associazione Pro-choice-Rete italiana contraccezione aborto, dello International planned parenthood federation European network (IppfEn) e del Comitato SeNonOraQuando? di Torino, con particolare riferimento ai diritti delle donne in Polonia, svolta il 14 giugno 2021 presso il Comitato permanente per i diritti umani nel mondo, istituito presso la III Commissione della Camera dei deputati, sono state portate evidenze rispetto ad una tendenza diffusa in molti Paesi dell'Unione europea contro il principio della parità di genere, contro i diritti sessuali e riproduttivi dei cittadini e delle cittadine europee e per un sistematico smantellamento del diritto europeo e della Convenzione di Istanbul –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per ottenere in sede europea una netta presa di posizione contro abusi e violazioni dei diritti umani e a sostegno dei diritti sessuali e riproduttivi dei cittadini e delle cittadine europee, del diritto delle donne all'autodeterminazione e all'aborto, del principio di parità di genere e a tutela degli standard di protezione dei diritti umani fondamentali richiesti dalla comune appartenenza all'Unione europea, in conformità con l'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea.
(2-01254) «Boldrini, Quartapelle Procopio, Serracchiani».

(15 giugno 2021)

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   il gruppo Sicuritalia, che si occupa di vigilanza privata, conta 15 mila dipendenti in tutta Italia, 100 mila clienti e un ricavo consolidato da 650 milioni di euro, che l'azienda conferma anche per il 2020;

   in Italia, il comparto sicurezza e vigilanza privata vale 3,5 miliardi di euro, ma il 40 per cento del fatturato è prodotto dalle dieci aziende più grandi. Sicuritalia è il gruppo principe in quanto a fatturato e a dimensioni occupazionali; a tutt'oggi, gli addetti della vigilanza non armata hanno retribuzioni fra le più basse d'Italia. Il contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria prevede paghe base che, ai primi livelli, variano dai 797,14 euro lordi (livello F) ai 930,00 euro lordi (livello D);

   il contratto collettivo nazionale di lavoro è quello della «vigilanza privata e servizi fiduciari», stipulato nel 2013 e valido fino al 31 dicembre 2015. Sottoscritto da Cgil e Cisl, ad oggi è scaduto da 5 anni e 4 mesi;

   i tribunali del lavoro di Torino e Milano hanno stabilito che si tratta di salari al di sotto della soglia di povertà, incompatibili con l'articolo 36 della Costituzione;

   come riportato da Franz Baraggino su ilfattoquotidiano.it, in data 16 aprile 2021, gli oltre 4.000 soci lavoratori della cooperativa Sicuritalia servizi fiduciari – che fa parte del gruppo – da otto anni approvano deroghe al contratto collettivo nazionale di lavoro per affrontare continue crisi aziendali. «All'iniziale piano di crisi del 2013 segue a ruota quello del 2017», spiegano i sindacati. Le ragioni sono nel verbale di assemblea: «La crisi del settore, la difficile congiuntura economica e la diminuzione delle tariffe che i clienti sono disposti a pagare». E dunque: «Un immediato adeguamento al contratto avrebbe ripercussioni sui livelli occupazionali» o peggio, «determinerebbe il dissesto economico-finanziario della cooperativa»;

   ilfattoquotidiano.it spiega che le deroghe avrebbero dovuto terminare a maggio 2020, con il pieno adeguamento a un contratto collettivo nazionale di lavoro che ad oggi la cooperativa non ha mai applicato integralmente. Invece è stata convocata un'assemblea in data 20 aprile 2020 e «per l'ennesima volta i soci lavoratori sono stati invitati a derogare al già misero contratto collettivo di categoria perché l'immediato adeguamento a quel contratto comprometterebbe seriamente la continuazione dell'attività»; ancora su ilfattoquotidiano.it vengono riportate le dichiarazioni in merito dei sindacati, che denunciano «incongruenze nelle informazioni dovute ai soci lavoratori» e attaccano: «con le deroghe al contratto Sicuritalia ha ridotto il costo del lavoro ed ha usufruito di molti appalti pubblici e privati», sostiene Stefano Franzoni (Uiltucs);

   secondo quanto riportato da ilfattoquotidiano.it, ai soci lavoratori di Sicuritalia è stata proposta negli ultimi anni la cancellazione dell'integrazione per la malattia, che l'accordo del 2013 sul contratto collettivo nazionale di lavoro volle pagata al 100 per cento. Ma non solo. «Per ogni ora di straordinario i lavoratori hanno avuto molto meno di quanto previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro, indifferentemente che si trattasse di lavoro diurno, notturno o festivo», spiega il sindacalista Franzoni (Uiltucs), che aggiunge: «Con salari così bassi, gli straordinari fanno la differenza, arrivando anche a un terzo del guadagno»;

   i sindacati hanno invitato i soci lavoratori a contattare l'azienda, richiedere il regolamento e rivendicare la partecipazione telematica. Secondo quanto riportato da ilfattoquotidiano.it, l'azienda ha allegato alle risposte un regolamento sociale depositato presso l'ispettorato territoriale del lavoro nel 2018, ma diverso da quello del 2017, al quale fa riferimento la recente convocazione di assemblea, e dove sono assenti i tagli agli straordinari riscontrabili invece dalle buste paga, coerentemente con il citato regolamento del 2017;

   secondo ilfattoquotidiano.it le risposte ricevute dalla cooperativa avrebbero riguardato la possibilità di convocare un'assemblea che si sarebbe dovuta tenere a porte chiuse, dove «a rappresentare i lavoratori sarà una persona indicata dall'azienda»;

   nel 2020, il tribunale del lavoro di Bergamo ha dato ragione a un lavoratore della cooperativa di Sicuritalia, condannata in contumacia a risarcirlo per gli straordinari in deroga al contratto collettivo. La sentenza si aggiunge ad altre e anche la Corte di cassazione, pronunciandosi sulla materia, nel febbraio 2019, ha affermato che il principio costituzionale della «sufficienza della retribuzione» si soddisfa proprio rispettando i minimi previsti dai contratti collettivi nazionali di lavoro di categoria –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a verificare i fatti esposti in premessa e il rispetto da parte della cooperativa Sicuritalia delle procedure e della normativa nazionale;

   se il Governo non ritenga, per quanto di competenza, di adoperarsi ai fini del rinnovo del contratto di lavoro già stipulato nel 2013 e valido fino al 31 dicembre 2015, in favore di miglioramenti per la categoria;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per verificare che la volontà e l'interesse dei soci lavoratori siano rispettati, in particolare nel caso in cui venga loro richiesto di approvare deroghe ai contratti collettivi;

   se non ritengano necessario adottare iniziative urgenti per rivedere la normativa nazionale sulle cooperative, sugli appalti e sulla somministrazione di lavoro relativa alle cooperative, per impedire le gravi problematiche emerse in questi anni come evidenziato in premessa.
(2-01252) «Costanzo, Schullian».

(15 giugno 2021)

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per il 2021 (articolo 1, comma 324, della legge n. 178 del 2020) ha disposto che parte delle risorse del neoistituito «Fondo per l'attuazione di misure relative alle politiche attive rientranti tra quelle ammissibili dalla Commissione europea nell'ambito del programma React EU» – pari a 233 milioni di euro per il 2021 – siano utilizzate per l'istituzione di un Programma nazionale denominato «Garanzia di occupabilità», finalizzato all'inserimento occupazionale mediante l'erogazione di servizi specifici di politica attiva del lavoro, nell'ambito del Patto di servizio personalizzato stipulato tra i soggetti disoccupati e i centri per l'impiego al fine dell'inserimento lavorativo (ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 150 del 2015);

   le prestazioni connesse al programma nazionale «Garanzia di occupabilità»– individuate tra quelle ammissibili al finanziamento del programma React EU – compresi la definizione delle medesime prestazioni per tipologia di beneficiari, le procedure per assicurare il rispetto del limite di spesa, le caratteristiche dell'assistenza intensiva nella ricerca di lavoro e i tempi e le modalità di erogazione da parte della rete dei servizi per le politiche del lavoro, nonché la specificazione dei livelli di qualità di riqualificazione delle competenze, sono determinate da un successivo decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

   nelle more dell'istituzione del programma «Garanzia di occupabilità» e nel limite di 267 milioni di euro per il 2021, è stato previsto inoltre che l'assegno di ricollocazione – che consiste in un importo da utilizzare presso i soggetti che forniscono servizi di assistenza personalizzata per la ricerca di occupazione – torni ad essere riconosciuto, tra l'altro, ai percettori di NASpI o Dis-COLL da oltre 4 mesi;

   il comma 326 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2021, legge n. 178 del 2020, ha, inoltre, previsto che con deliberazione del consiglio di amministrazione dell'Anpal, adottata previa approvazione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentite le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono definiti i tempi, le modalità operative di erogazione e l'ammontare dell'assegno di ricollocazione e le procedure per assicurare il rispetto del limite di spesa, con la presa in carico del beneficiario da parte dei centri per l'impiego e con il servizio di accompagnamento all'inserimento lavorativo, che può essere erogato dai centri per l'impiego o dai soggetti privati accreditati ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150, nel rispetto dei regimi di accreditamento regionale;

   il 2020 ha causato ingenti danni all'economia del Paese, provocando sia un aumento della disoccupazione, sia la chiusura di diverse imprese; per tali ragioni l'istituzione del programma «Garanzia di occupabilità» è particolarmente importante al fine di contrastare gli effetti della pandemia e per rilanciare in maniera adeguata le politiche attive del lavoro, anche in vista dell'imminente scadenza del blocco dei licenziamenti fissato al 30 giugno 2021;

   il programma «Garanzia di occupabilità» nasce, infatti, per finalizzare l'inserimento occupazionale dei senza lavoro mediante l'erogazione di servizi specifici di politica attiva del lavoro –:

   in quali tempi il Ministro interpellato intenda provvedere all'adozione del decreto attuativo richiamato in premessa, nonché, per quanto di competenza, all'approvazione della delibera del consiglio di amministrazione dell'Anpal, chiamata a definire i tempi e le modalità operative di erogazione e l'ammontare dell'assegno di ricollocazione, provvedimenti particolarmente importanti per rilanciare le politiche attive del lavoro e contrastare gli effetti negativi causati dall'emergenza epidemiologica da COVID-19.
(2-01260) «Segneri, Invidia, Davide Aiello, Amitrano, Barzotti, Ciprini, Cominardi, Cubeddu, Pallini, Tripiedi, Tucci, Dieni, D'Ippolito, Donno, Faro, Ficara, Flati, Gagnarli, Gallo, Giarrizzo, Giordano, Iorio, Licatini, Lovecchio, Maglione, Alberto Manca, Manzo, Maraia, Marzana, Melicchio, Micillo, Palmisano, Parentela, Perconti, Pignatone, Raffa, Saitta, Scagliusi, Serritella, Sut, Terzoni».

(15 giugno 2021)

Per tornare alla pagina di provenienza azionare il tasto BACK del browser