TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 535 di Martedì 6 luglio 2021
INTERROGAZIONI
A)
ANGIOLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:
in base alla Strategia nazionale per le aree interne (Snai), le «aree interne» sono quelle aree significativamente distanti dai centri di offerta di servizi essenziali, quali ad esempio l'istruzione, la salute e la mobilità;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 settembre 2020, stabilisce la ripartizione, i termini, le modalità di accesso e la rendicontazione dei contributi ai comuni delle aree interne, a valere sul Fondo di sostegno alle attività economiche, artigianali e commerciali per ciascuno degli anni dal 2020 al 2022;
il Fondo, sulla base dei commi 65-ter, 65-quater e 65-quinquies dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, così come modificati dalla legge 27 dicembre 2019, n. 160 e dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, consta di 210 milioni di euro totali, di cui 90 milioni riferiti al 2020, e mira a sostenere le attività economiche, artigianali e commerciali per i comuni delle aree interne, nonché a contrastare gli effetti dell'epidemia da Covid-19;
queste risorse sono di natura prettamente nazionale, in quanto sono state disposte a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020 di cui all'articolo 1, comma 6, della legge 27 dicembre 2013, n. 147;
ad oggi risulta che i contributi previsti per il 2020, la prima e più corposa annualità a cui si riferisce il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, stiano tardando ad arrivare, nonostante tra gli obiettivi di tali stanziamenti vi sia quello di limitare le conseguenze economiche della pandemia;
infine, pende sul decreto del Presidente del Consiglio dei ministri un ricorso presentato da alcuni comuni in provincia di Alessandria circa la loro esclusione dall'accesso alle risorse del fondo, in quanto la selezione delle «aree interne» possibili beneficiarie è stata fatta utilizzando l'Accordo di partenariato tra Italia e Unione europea 2014-2020, senza tenere in considerazione i cambiamenti avvenuti nel frattempo, soprattutto in termini di distanza dai servizi essenziali, e in quanto nei criteri indicati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri non si fa alcuna menzione a parametri riferiti alla diffusione della pandemia Covid-19, sebbene i finanziamenti oggetto del Fondo siano espressamente orientati anche a far fronte alle criticità da essa derivanti;
con l'ordinanza n. 3026/2021, il Tar del Lazio ha fissato al 1° dicembre 2021 la data per l'udienza pubblica riferita al ricorso di cui sopra –:
se il Governo intenda adottare iniziative normative di rango primario per far venir meno la materia del contendere o comunque quali iniziative intenda adottare per assicurare il trasferimento delle risorse riferite al 2020, posto che, in caso di mancato utilizzo delle stesse, i comuni non potranno accedere ai fondi degli anni successivi.
(3-02312)
(4 giugno 2021)
B)
BENEDETTI, VALLASCAS, VIZZINI, SARLI e TRANO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
il metano è uno dei gas serra più potenti: su un orizzonte temporale di vent'anni, secondo l'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), riscalderà il clima del pianeta fino a 84 volte più dell'anidride carbonica;
nel 2020, secondo l'Agenzia internazionale dell'energia, le operazioni effettuate in tutto il mondo negli impianti di estrazione di gas e petrolio hanno emesso più di 70 milioni di tonnellate di metano nell'atmosfera, equivalenti al 5 per cento delle emissioni globali di gas serra per usi energetici;
tali emissioni includono le perdite di metano accidentali da gasdotti e centri di stoccaggio, chiamate «fuggitive», e le emissioni intenzionali effettuate tramite gas flaring e gas venting. Grazie ai satelliti ad alta risoluzione usati per il programma ambientale Copernicus dell'Unione europea, è possibile individuare le fughe di metano, soprattutto quelle più importanti, dagli impianti di tutto il mondo;
poiché le emissioni fuggitive di metano possono essere ridotte o eliminate senza costi aggiuntivi, questa è una delle misure più facilmente e velocemente attuabili per contrastare il cambiamento climatico;
nel quadro del Green deal europeo, l'Unione europea prevede di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 e di arrivare alla neutralità climatica in Europa entro il 2050. Per quanto riguarda le emissioni fuggitive di metano, la strategia dell'Unione europea prevedrà l'obbligo di rilevamento e riparazione delle perdite nelle infrastrutture del gas e il divieto di gas flaring e gas venting;
riguardo all'Italia, una relazione Ispra presentata durante una webinar riporta «Nel 2018 le emissioni fuggitive nazionali rappresentano il 2 per cento delle emissioni di gas serra del settore energetico e si sono dimezzate dal 1990. Le emissioni di metano dalla filiera del gas naturale rappresentano il 61 per cento delle emissioni fuggitive totali e sono quasi totalmente a carico dei settori della trasmissione e distribuzione. La riduzione di queste emissioni rappresenta un vantaggio in termini ambientali ed economici. È fondamentale per il sistema nazionale disporre di stime affidabili sulle perdite di gas naturale che consentano al Paese di migliorare gli standard di efficienza e di assolvere gli impegni istituzionali di riduzione delle emissioni di gas serra e di comunicazione delle emissioni di gas serra agli organi internazionali»;
tuttavia, la stima delle emissioni fuggitive di metano in Italia potrebbe essere inesatta, poiché non vi è alcun sistema di monitoraggio standardizzato e cadenzato, inoltre la filiera del gas stenta a dare i dati. L'Italia potrebbe pianificare la propria transizione energetica sottovalutando l'apporto delle emissioni fuggitive alle proprie emissioni totali di gas serra;
il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) stabilisce gli obiettivi nazionali al 2030 sull'efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2. Nel Pniec è prevista, tra il 2018 e il 2025, la più grande espansione dell'impiego di gas fossile nel settore elettrico all'interno dell'Unione europea principalmente guidata dal passaggio da carbone a gas;
il Pniec risulta in revisione dal 30 marzo 2021 come da comunicato del Ministero della Transizione ecologica: potrebbe essere l'occasione, per rivedere l'ampio spazio dato alla transizione tramite gas fossile, che rischia, anche in rapporto alle consistenti emissioni fuggitive mondiali, di essere una scelta già fallimentare e fuori tempo massimo, laddove bisognerebbe invece dare un sostegno corposo alle energie rinnovabili –:
se non intenda adottare iniziative per mettere a sistema una raccolta di dati standardizzata per le emissioni «fuggitive» di metano ed approntare contemporaneamente un piano di gestione delle stesse;
se non si intenda rivedere il Pniec in modo da ridurre l'importanza e lo spazio dato al gas naturale come fonte energetica.
(3-02287)
(19 maggio 2021)
C)
ASCARI, DEL SESTO e SPADONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
negli ultimi 10 anni, si sono susseguite numerose piene dei fiumi Secchia e Panaro che hanno provocato gravi danni sul territorio modenese e numerosi disagi alla popolazione locale;
tra gli eventi più tragici si ricordano le piene del gennaio 2014, in cui si verificò anche una vittima, del dicembre 2017, quando l'esondazione del fiume provocò l'allagamento delle zone circostanti e danni agli agricoltori e imprenditori locali, e, infine, la piena di questi giorni, che ha devastato intere aree della campagna modenese e alcune città della provincia;
erano 20 anni che non si registrava una piena del genere del fiume Secchia e ben 50 anni del vicino fiume Panaro: in 24 ore sono caduti circa 370 millimetri di pioggia;
alcuni ponti posti su questi fiumi sono a serio rischio di possibili cedimenti, un pilone del ponte di Samone è crollato, un argine del fiume Panaro a Castelfranco ha ceduto, 2.700 famiglie sono rimaste senza luce, un numero indefinito di abitazioni è stato allagato e le famiglie sono state costrette a lasciare le proprie case oppure, dove possibile, a trasferirsi ai piani alti;
ancora non è possibile contare i danni fatti alle attività produttive, molte delle quali sono andate completamente distrutte. Nonostante i puntuali e recenti eventi di piena, l'Autorità di bacino distrettuale del Fiume Po e l'Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo) hanno classificato tali piene, che si verificano con drammatica periodicità, come di minore entità;
secondo quanto denunciato da alcuni comitati locali di salute pubblica, i finanziamenti per garantire la completa messa sicurezza in caso di piene medie o maggiori del Secchia non sarebbero sufficienti;
la capacità dell'attuale cassa di espansione del Secchia, realizzata negli anni '70, risulta insufficiente anche per le piene medie e in caso di piene grandi si rischia il cedimento degli argini in terra;
il territorio modenese è da sempre caratterizzato da numerose attività industriali, agricole e culturali che rischiano di essere fortemente penalizzate dalle continue esondazioni del fiume;
la viabilità stessa è stata fortemente compromessa a causa della chiusura di diversi ponti sui due fiumi, nonché dalla chiusura di altri tratti viari, che rendono particolarmente difficili le comunicazioni sul territorio, anche in relazione alle attività di emergenza e salvataggio –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare il Governo affinché si faccia chiarezza sullo stato ambientale, idraulico e funzionale dei fiumi Secchia e Panaro, al fine di verificare quali siano i lavori di manutenzione e messa in sicurezza effettivamente necessari e l'entità dei finanziamenti da investire, anche contro le eventuali piene medie e grandi (definite TR50 e TR200), evitando ulteriori danni alla popolazione, alle realtà economiche e produttive della zona e al patrimonio culturale e ambientale del territorio.
(3-01971)
(17 dicembre 2020)
D)
BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
nelle scorse settimane, secondo Human Rights Watch e il Bahrain Institute for Rights and Democracy, in occasione del decimo anniversario delle primavere arabe, le forze di sicurezza del Bahrain hanno arrestato e picchiato manifestanti minorenni e li hanno minacciati di stupro e di elettrocuzione; almeno 3 di essi sono ancora in carcere dal 4 marzo, tra cui un giovane di 16 anni con gravi problemi di salute;
a seguito di questi eventi il Parlamento europeo ha, in data 11 marzo 2021, adottato una risoluzione «sulla situazione dei diritti umani nel Regno del Bahrain, in particolare i casi dei detenuti condannati alla pena capitale e dei difensori dei diritti umani» con 633 voti a favori, 11 contrari e 45 astenuti;
lo stato dei diritti umani in Bahrain viene definito «cupo» dalle principali organizzazioni umanitarie: secondo l'istituto del Bahrain per la pace e la democrazia (BIRD), la partecipazione popolare alle sollevazioni del 2011 in Bahrain è stata una delle più alte tra tutti i Paesi coinvolti; la popolazione chiedeva riforme e un cambiamento radicale nello stile di governo, ma ha purtroppo incontrato una durissima repressione, con risposte da parte del regime divenute sempre più dure negli anni a seguire;
la risoluzione del Parlamento europeo riporta che «dopo l'insurrezione popolare del 2011, le autorità bahreinite continuano a violare e limitare i diritti e le libertà della popolazione, in particolare il diritto delle persone di manifestare pacificamente e il loro diritto alla libertà di espressione e alla libertà digitale, sia online che offline; che i difensori dei diritti umani, i giornalisti e gli attivisti politici continuano a dover far fronte a sistematici attacchi, vessazioni, detenzioni, torture, intimidazioni, divieti di viaggio e revoche della cittadinanza; che dal 2011 le autorità hanno respinto tutte le richieste dell'opposizione democratica e dei difensori dei diritti umani, concernenti il rispetto della libertà di parola e di riunione; che in Bahrain non è tollerata alcuna opposizione politica»;
il Bahrain è tra i Paesi più sorvegliati e controllati al mondo: il rapporto tra forze di polizia e cittadini è di 46 ogni 1.000. La polizia del Ministero dell'interno è la forza più brutale nel Paese, responsabile di oltre 1.000 casi di gravi abusi umanitari in un periodo di sette anni su una popolazione di neanche due milioni di persone; secondo Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain (ADHRB), 1 ogni 635 abitanti del Bahrain ha subito abusi dalla polizia o è stato ucciso, detenuto illegalmente, scomparso o torturato nella sua vita;
nel Paese è ancora in vigore la pena di morte, utilizzata per l'ultima volta nel 2019; nel 2020 erano ancora 27 le persone nel braccio della morte, in attesa di esecuzione;
le autorità bahreinite hanno sciolto il più grande partito pacifico di opposizione del Paese, Al-Wefaq, confiscandone i beni e arrestando i suoi leader; l'ex leader del partito era Shaikh Ali Salman, il quale sta scontando un ergastolo con accuse presunte di spionaggio;
nessun organo di stampa indipendente opera in Bahrain dal 2017, quando il Ministero dell'informazione ha sospeso il quotidiano indipendente Al Wasat; inoltre diverse personalità pubbliche sono state perseguite per la loro attività sui social media –:
se il Governo sia a conoscenza dei succitati fatti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, nei consessi bilaterali, così come in quelli internazionali ed europei, perché il rispetto dei diritti umani in Bahrain e nella regione del Golfo sia garantito.
(3-02173)
(8 aprile 2021)
E)
ASCARI e DEL SESTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'ospedale Santa Maria Bianca è un ospedale situato a Mirandola, a circa 30 chilometri a nord di Modena;
a seguito del Piano attuativo locale (Pal) del 14 ottobre 2011, approvato dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria (Ctss), l'ospedale è stato declassato da ospedale d'area a ospedale di prossimità, comportando una grave e globale diminuzione dell'offerta di servizi e una critica riduzione di posti letto (da 254 agli attuali 126) e reparti;
stando ai dati citati, nel giugno 2020, dal sindaco di Mirandola, Alberto Greco, l'ospedale avrebbe perso, dalla sua istituzione, il 46 per cento dei posti letto: quasi uno ogni due;
mentre l'intera area Nord di Modena, era già orfana, a partire dai primi anni '90, delle strutture ospedaliere di Concordia sulla Secchia, San Felice sul Panaro e Finale Emilia;
da oltre un anno, come risulterebbe all'interrogante essere stato dichiarato dall'ex consigliere comunale di Mirandola, Nunzio Tinchelli, il punto nascita dell'ospedale di Mirandola starebbe operando nonostante la deroga ministeriale, autorizzante tale attività, non sia stata rinnovata: in tale contesto, le partorienti potrebbero essere costrette, da un giorno all'altro, a dover individuare percorsi alternativi per dare alla luce i propri figli; il declassamento rappresenta un ulteriore grave problema di accessibilità ai servizi: infatti, gli spostamenti da Mirandola, e in generale dall'area nord della provincia di Modena verso il capoluogo, risentono delle zone a traffico limitato, nonché della aree in cui il limite di velocità è 50 chilometri orari, nonché dei costanti rallentamenti sulla strada statale 12, Strada nazionale del Canaletto Nord, che collega i predetti centri abitati;
il trasferimento di molte funzioni ospedaliere dalla struttura di Mirandola a quella di Carpi era stato anticipato in funzione di una nuova struttura «baricentrica» tra queste due città che sarebbe dovuta sorgere in un punto ad un ragionevole distanza sostanzialmente equidistante tra i due comuni;
se la struttura, invece, sorgerà all'interno o nei pressi del comune di Carpi, si costringeranno i residenti dell'Area Nord a nuovi ulteriori spostamenti, tenuto conto che anche i collegamenti tra Carpi e Mirandola sono spesso problematici a causa delle frequenti chiusure del ponte Motta sul fiume Secchia;
un ulteriore depotenziamento dell'ospedale di Mirandola favorirà la scelta della popolazione dell'area Nord della provincia di Modena a preferire spostamenti verso le confinanti regioni Lombardia e Veneto;
la concessione di una deroga all'ospedale di Mirandola, affinché possa continuare ad operare senza ulteriori e dannosi depotenziamenti, già avvenuti in passato, sembrerebbe essere l'unica soluzione per evitare ricadute negative sull'utenza e sulla qualità dei servizi erogati, anche al fine di garantire un adeguato livello dei servizi minimi essenziali –:
di quali informazioni disponga in merito a quanto esposto in premessa e quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere affinché non vengano intaccati i livelli essenziali delle prestazioni, in ambito sanitario, per la popolazione dell'area nord della provincia di Modena.
(3-01993)
(7 gennaio 2021)
MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE DI COMPETENZA A FAVORE DI PATRICK ZAKI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL CONFERIMENTO DELLA CITTADINANZA ITALIANA
La Camera,
premesso che:
esattamente un anno fa, il 7 febbraio 2020, Patrick Zaki è stato arrestato all'aeroporto del Cairo, mentre stava tornando a casa per un breve periodo di pausa prima di iniziare il suo secondo semestre di studi all'università di Bologna;
Patrick Zaki è un ragazzo egiziano che nell'agosto del 2019 si era trasferito in Italia per frequentare il master Gemma: un programma dell'università di Bologna sponsorizzato dalla Commissione europea, con il programma Erasmus Mundus, che si occupa di studi di genere. Patrick aveva ottenuto una borsa di studio, dopo un rigoroso processo di selezione che ha visto quasi seicento domande da parte di studentesse e studenti di tutto il mondo, con 29 borse assegnate in tutta Europa di cui 3 a Bologna;
il 7 febbraio 2020, atterrato all'aeroporto del Cairo, è stato fermato dalla polizia e trattenuto. A denunciare la sua scomparsa è stata l'Egyptian initiative for personal rights (Eipr), un'organizzazione egiziana per i diritti umani nata nel 2002, di cui Zaki è un collaboratore. Secondo la ricostruzione degli avvocati, Patrick sarebbe stato sottoposto a interrogatorio, picchiato e torturato con scosse elettriche prima di essere trasferito in un ufficio dell'Agenzia di sicurezza nazionale, i servizi segreti egiziani, a Mansoura: la sua città natale che si trova a circa 120 chilometri dalla Capitale. Solo il giorno dopo, l'8 febbraio, è stato raggiunto dai legali e ha fatto la sua comparsa davanti al pubblico ministero;
Patrick è stato spostato al Cairo nel mese di marzo 2020. A causa dell'emergenza Covid, non ha potuto incontrare familiari né avvocati fino a settembre 2020, quando ha potuto finalmente ricevere una visita della madre. Lo stato di carcerazione preventiva è stato prolungato con ripetuti rinvii di udienze e rinnovi, senza alcun processo. Difatti, ufficialmente le indagini proseguono ancora;
le accuse formalizzate dalla procura sono diverse e includono «la diffusione di notizie false dirette a minare la pace sociale», «l'incitamento alla protesta senza permesso», «l'istigazione a commettere atti di violenza e terrorismo», «la gestione di un account social che indebolisce la sicurezza pubblica», nonché «l'appello al rovesciamento dello Stato». Sono i cinque reati con cui, negli ultimi anni, in Egitto, si colpiscono regolarmente attivisti, avvocati, giornalisti, dissidenti e difensori dei diritti umani;
inoltre, in Egitto la detenzione preventiva è diventata un provvedimento molto diffuso: la persona rimane in prigione mentre la polizia ha il compito di indagare sul caso in base alle accuse formalizzate dalla procura. Spesso, però, dietro questo atto si nasconde una detenzione del tutto arbitraria: non viene fatta alcuna indagine e la custodia cautelare è rinnovata a ogni udienza, fino al tetto massimo, stabilito dalla legge egiziana, di due anni. Il tutto per punire senza un processo e sottrarre all'attenzione dell'opinione pubblica un prigioniero di coscienza;
la detenzione arbitraria di Patrick Zaki preoccupa anche considerate le condizioni delle carceri egiziane, «piene di detenuti politici, persone imprigionate senza alcun motivo se non quello di aver espresso opinioni critiche nei confronti del governo di al-Sisi», come dichiarato da Mohamed Lotfy, cofondatore dell'organizzazione Egyptian commission for rights and freedoms, aggiungendo che il coronavirus ha reso la vita dei detenuti sempre più dura, privandoli anche di un supporto psicologico, in quanto «possono ricevere visite di parenti e familiari meno spesso di prima»;
il numero di persone presenti nelle carceri d'Egitto non si conosce, è un dato che le autorità del Cairo si rifiutano di fornire. Secondo alcune stime, le presenze sarebbero 114 mila: oltre il doppio della capienza massima di 55 mila persone. Nelle 16 carceri esaminate da Amnesty, centinaia di detenuti sono ammassati in celle sovraffollate, con una superficie media stimata di 1,1 metri quadrati per detenuto. Il minimo raccomandato dagli esperti è di 3,4 metri. Non solo: nel 2020, a seguito di grazie presidenziali e rilasci condizionali, sono uscite dalle prigioni 4mila persone in meno rispetto al 2019;
intanto, purtroppo, Patrick, come lui stesso ha fatto sapere attraverso i suoi familiari, è afflitto ed esausto. In una lettera inviata alla famiglia il 12 dicembre 2020, Zaki ha fatto sapere di essere molto provato dalla detenzione. «Ho ancora problemi alla schiena, ho bisogno di forti antidolorifici e di qualcosa per dormire meglio — ha scritto —. Il mio stato mentale non è un granché dall'ultima udienza. Voglio mandare il mio amore ai miei compagni di classe e agli amici a Bologna. Mi mancano molto la mia casa lì, le strade e l'università. Speravo di trascorrere le feste con la mia famiglia ma questo non accadrà per la seconda volta a causa della mia detenzione»;
nonostante i tentativi della magistratura egiziana di far dimenticare Patrick attraverso gli estenuanti rinvii del suo processo, le campagne a sostegno della sua liberazione si moltiplicano: entrano nel secondo anno la campagna di Amnesty International, dell'Università e del Comune di Bologna, che hanno nominato Patrick Zaki cittadino onorario, e di tanti altri enti locali e istituti accademici e dell'informazione in tutta Italia;
inoltre, sul web, sono state superate 100mila firme per la petizione online lanciata sulla piattaforma Change.org dalla community «Station to Station» — l'associazione che raggruppa cittadini e studenti per tenere viva la memoria sulla strage del 2 agosto 1980 a Bologna — e diretta al Presidente del Consiglio e alle più alte cariche istituzionali, per chiedere la cittadinanza italiana onoraria per Patrick Zaki;
il conferimento della cittadinanza italiana, seppur preveda un lungo iter, rappresenterebbe un fortissimo segnale sia per l'Egitto che per gli alleati europei che sostengono la liberazione di Zaki e permetterebbe all'Italia e all'Europa di poter esercitare una maggiore pressione sul Cairo. La nostra legge prevede che il riconoscimento della cittadinanza a uno straniero sia possibile «quando questi abbia reso eminenti servizi al Paese, ovvero quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato», che, i cittadini e le istituzioni italiane stanno a gran voce dimostrando,
impegna il Governo:
1) ad avviare tempestivamente mediante le competenti istituzioni le necessarie verifiche al fine di conferire a Patrick George Zaki la cittadinanza italiana ai sensi del comma 2 dell'articolo 9 della citata legge n. 91 del 1992;
2) a continuare a monitorare, con la presenza in aula della rappresentanza diplomatica italiana al Cairo, lo svolgimento delle udienze processuali a carico di Zaki e le sue condizioni di detenzione;
3) a continuare a sostenere, nei rapporti bilaterali con l'Egitto e in tutti i consessi europei ed internazionali, l'immediato rilascio di Patrick Zaki e di tutti i prigionieri di coscienza: difensori dei diritti umani, giornalisti, avvocati e attivisti politici finiti in carcere solo per aver esercitato in modo pacifico i loro diritti fondamentali;
4) a continuare ad adottare iniziative affinché le autorità egiziane rispettino i diritti alla libertà d'espressione, di associazione e di manifestazione pacifica e spezzino il circolo dell'impunità per le gravi violazioni dei diritti umani in corso nel Paese.
(1-00421) (Nuova formulazione) «Quartapelle Procopio, Sensi, Pastorino, Campana, Lattanzio, Perantoni, Fragomeli, Buratti, Bologna, Fusacchia, Muroni, Napoli, Serracchiani, Fioramonti, Piccoli Nardelli, Tasso, Gagnarli, Nobili, Marco Di Maio, Siani, Ferri, Paita, Carelli, De Luca, Verini, Palmisano, Boldrini, Pollastrini, Fiano, Sarli, Bonomo, Maurizio Cattoi, Rossi, Fassino, Viscomi, Incerti, Gribaudo, Mura, Migliore, Zardini, Ciampi, Ungaro, Magi, La Marca, Pezzopane, Giachetti, Berti, Frailis, Lombardo, Vito, Carnevali, Pettarin, Pellicani, Bordo, Schirò, Fitzgerald Nissoli, De Maria, Bruno Bossio».
(17 febbraio 2021)
MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE VOLTE A COMMEMORARE IL CENTENARIO DELLA TRASLAZIONE DEL MILITE IGNOTO ALL'ALTARE DELLA PATRIA
La Camera,
premesso che:
la legge 11 agosto 1921, n. 1075, recante «la sepoltura in Roma, sull'Altare della Patria, della salma di un soldato ignoto caduto in Guerra», all'articolo 1, disponeva, a cura dello Stato, la solenne tumulazione al Vittoriano della salma di un soldato sconosciuto caduto in combattimento nella guerra 1915-1918;
il 4 novembre 1921, anniversario della fine della Prima guerra mondiale, la bara del Milite Ignoto, portata a spalla da 12 decorati di Medaglia d'oro al valor militare ed accompagnata dalle bandiere di guerra dei 355 Reggimenti che avevano partecipato al conflitto, venne deposta nella cripta ai piedi della statua della Dea Roma, situata al monumento del Vittoriano di Roma e al caduto ignoto fu conferita la Medaglia d'oro al valor militare;
il monumento del Milite Ignoto è dedicato ai 651.000 mila caduti italiani del Primo conflitto mondiale, in particolare a coloro dei quali non è stato possibile pervenire all'identificazione, al fine di dedicare loro una degna sepoltura e il riconoscimento di tutti gli onori;
dei tantissimi giovani che persero la vita in quel conflitto, in un Paese agricolo come era l'Italia nei primi del Novecento, molti provenivano dalle campagne e dal Mezzogiorno, chiamati dalla coscrizione obbligatoria a combattere nel Nord d'Italia e con commilitoni che condividevano la comune cittadinanza italiana ma sovente lingue e idiomi diversi;
un secolo dopo, il senso profondo del Milite Ignoto acquista nuovi contenuti ponendosi a monito per le nuove generazioni secondo l'articolo 11 della Costituzione che recita: «l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali [...] promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». Pertanto, anche lo stesso sorgere dell'Unione europea che ha unito i popoli che durante la Prima guerra mondiale si combatterono, rappresenta un lascito importante nel ricordo dei caduti nei due conflitti mondiali del nostro Continente;
nella ricorrenza del centenario della traslazione del Milite Ignoto all'Altare della patria, il Gruppo delle medaglie d'oro al valor militare d'Italia (Movm), in collaborazione con l'Associazione nazionale comuni italiani (Anci), ha avviato il progetto «Milite Ignoto, Cittadino d'Italia» per il conferimento della cittadinanza onoraria da parte di tutti i comuni italiani, iniziativa sostenuta anche dal Consiglio nazionale permanente delle associazioni d'arma, nonché ulteriori intitolazioni al «Milite Ignoto – Medaglia d'oro al valor militare» di piazze, vie o altri luoghi pubblici nel pieno rispetto delle norme amministrative in vigore e dell'autonomia degli enti locali;
in occasione dello svolgimento dell'annuale assemblea ordinaria dei soci effettivi del Gruppo delle medaglie d'oro al valor militare d'Italia, svoltasi nel 2019, con deliberazione adottata all'unanimità dei presenti, l'Associazione è stata delegata a promuovere iniziative commemorative finalizzate alla valorizzazione storica, morale e sociale del centenario del Milite Ignoto;
il 20 novembre 2020 è stato firmato il protocollo d'intesa tra il commissariato generale per le onoranze ai caduti e il Gruppo delle medaglie d'oro al valor militare d'Italia per la «Commemorazione del Centenario della traslazione del Milite Ignoto nel Sacello dell'Altare della Patria»;
la IV Commissione Difesa della Camera dei deputati ha approvato il 31 marzo 2021 la risoluzione n. 7-00604 che impegna il Governo a organizzare un viaggio della memoria con un treno d'epoca, nella composizione più possibile fedele, che compia un identico percorso con le stesse tappe e gli stessi tempi del treno che portò il Milite Ignoto a Roma;
l'Unione europea si fonda su Stati membri che, alla fine dei due conflitti mondiali che hanno segnato profondamente il Novecento, hanno rinunciato a una parte della loro sovranità a favore dell'Unione e hanno conferito a quest'ultima parte dei propri poteri, al fine di creare un contesto stabile e di pace;
la commemorazione del Milite Ignoto è diffusa tra i Paesi membri dell'Unione europea e Alleati. A partire dal 1920-21, la costruzione di tombe e monumenti per la commemorazione della figura del Milite Ignoto si diffuse anche all'estero; pertanto, appare opportuno lavorare con gli altri Paesi dell'Unione europea per celebrare insieme i caduti del Primo conflitto mondiale unendo i Militi Ignoti d'Europa in un abbraccio corale che ricordi l'unità raggiunta e i valori costituenti della pace e della fratellanza tra i popoli,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a sostenere il progetto del gruppo Movm, in collaborazione con l'Anci, presso i comuni italiani, al fine di promuovere l'adesione per il riconoscimento della cittadinanza al «Milite Ignoto» in tempo utile ad inserirli nelle iniziative di commemorazione previste per il 4 novembre 2021, centenario della traslazione;
2) a promuovere progetti per le scuole di ogni ordine e grado volti alla diffusione e alla conoscenza delle vicende storiche descritte in premessa, anche attraverso concorsi, mostre e iniziative pubbliche;
3) ad intraprendere le opportune iniziative in sede europea atte a incentivare la cooperazione tra i soggetti tenuti a sovrintendere ai monumenti alla memoria e ai caduti della Prima guerra mondiale affinché le celebrazioni per questi ultimi vedano uniti i Militi Ignoti d'Europa in un abbraccio corale che ricordi il sacrificio umano dei tanti caduti di tutti i Paesi coinvolti nel conflitto.
(1-00452) «Rizzo, Ferrari, Pagani, Maria Tripodi, Occhionero, Deidda, Tondo, Aresta, Roberto Rossini, Del Monaco, Dori, D'Uva, Frusone, Gubitosa, Iovino, Tofalo, Perego Di Cremnago, Corda».
(1° aprile 2021)