TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 566 di Venerdì 17 settembre 2021

 
.

INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:

   secondo Il Tempo, la società immobiliare Edizione Property, di proprietà dei Benetton, pochi mesi dopo la tragedia del ponte Morandi, avrebbe beneficiato di un redditizio affare per un immobile storico a Roma, in piazza Augusto Imperatore, affare autorizzato dal primo Governo Conte, con il benestare del Ministro Franceschini;

   a dicembre 2018 EP ha acquistato dal Fip per un valore irrisorio di 150 milioni di euro l'enorme immobile di 22 mila metri quadrati, che si affaccia sull'Ara Pacis e il Mausoleo di Augusto;

   nel luglio 2019, EP ha concesso l'immobile in locazione per dieci anni ad un canone di 15 milioni annui (rinnovabile per altri dieci) alla società Bulgari; nell'edificio un tempo di proprietà dello Stato, Bulgari aprirà nel 2022 un albergo di lusso e il contratto di locazione è particolare: prevede un «canone minimo garantito» annuale pari a 15 milioni più Iva «nel caso in cui il totale dei ricavi realizzato nei dodici mesi di competenza abbia ecceduto l'importo di euro 55 milioni» o un canone di 13.800.000 nel caso i guadagni siano uguali o inferiori a 55 milioni. Il contratto stabilisce, tuttavia, che per i primi trentasei mesi l'affitto sarà pari al 20 per cento dei ricavi, poi del 23 per cento e per l'anno successivo del 25 per cento «anche in considerazione della necessità per la conduttrice di sviluppare il proprio avviamento e dell'impegno dalla stessa assunto di farsi carico dei lavori della conduttrice»;

   all'apparenza una vendita tra privati, ma il Fip è stato promosso dal Ministero dell'economia e delle finanze in attuazione della normativa relativa «alla valorizzazione e privatizzazione del patrimonio immobiliare pubblico»;

   oltre all'equità del prezzo di vendita di un immobile con un valore stimato superiore a 187-210 milioni di euro, l'anomalia riguarda il doppio ruolo degli attori: tra i principali azionisti di Investire Sgr, alla quale il Demanio ha affidato la gestione dei beni Fip, figura anche Regia srl, controllata dai Benetton e che detiene il 20 per cento di EP, che, in sostanza, ha acquistato in parte da sé stessa il palazzo;

   altra questione rilevante è che l'immobile è stato venduto già con le autorizzazioni per essere trasformato in albergo, se è vero, come è vero, che il cambio di destinazione d'uso era stato richiesto e autorizzato dal Comune di Roma nel 2017, quando il palazzo era ancora di proprietà pubblica; la domanda per chiedere il permesso di costruire per «la trasformazione in struttura turistica» è stata presentata il 14 novembre 2016; il Campidoglio ha dato il via libera con permesso n. 193/2017, previa autorizzazione della Soprintendenza speciale per il Colosseo e l'area archeologica centrale per l'esecuzione dei lavori di ristrutturazione per cambio di destinazione d'uso e le opere hanno avuto inizio il 28 febbraio 2018;

   pur volendo ritenere l'operazione legittima, se nel luglio 2017 lo Stato possedeva un palazzo di straordinario valore economico ed architettonico nel cuore di Roma, completo di permessi per trasformarlo in albergo, non si comprende perché il Fondo che doveva gestirlo non lo ha messo a reddito concedendolo in affitto, invece di svenderlo al gruppo Benetton;

   del palazzo facevano parte anche 4 immobili residenziali, di cui tre apportati al Fip, in violazione del decreto ministeriale 23 dicembre 2004 e del regolamento del Fondo Fip; l'unico immobile non ancora trasferito è stato apportato al Fondo I3 Inps, gestito da Invimit, nel giugno 2018;

   l'appartamento è abitato dal 1967 da una persona che attualmente ha 92 anni, con invalidità al 100 per cento che oggi, dopo oltre 50 anni, sta per essere sfrattato, con manifesta compromissione del suo stato di salute, poiché, secondo certificazioni Asl, «deve assolutamente evitare stress psicofisici per elevato rischio di instabilizzazione emodinamica e morte improvvisa»;

   il conduttore aveva e ha, ancora oggi, il diritto di opzione all'acquisto dell'immobile ai sensi dell'articolo 3, comma 3, del decreto-legge n. 351 del 2001, come riconosciuto dallo stesso INPS: «(..) il Fondo e per esso la Società di Gestione si impegnano ad applicare in sede di offerta in opzione agli aventi diritto lo sconto sul valore di mercato previsto dalle norme applicabili»; tutto ciò, però, a quanto consta agli interpellanti, è rimasto lettera morta, poiché, Invimit, invece di offrire in opzione al conduttore l'acquisto dell'immobile, ne ha disdettato il contratto;

   del complesso immobiliare, inoltre, fanno parte locali commerciali, tra i quali sin dal 1948 lo storico ristorante Il Vero Alfredo, iscritto nell'Albo dei negozi storici di eccellenza del comune di Roma (delibera n. 10/2010), ai quali è stata negata la possibilità di esercitare il diritto di prelazione;

   la cessione dell'immobile è, infatti, avvenuta mediante trattativa privata senza procedura pubblica di gara e, aspetto non meno importante, senza alcuna preventiva e obbligatoria informativa nei confronti dei titolari dei ristoranti, che avrebbero potuto partecipare alla gara pubblica per l'acquisto del complesso immobiliare, in violazione della disciplina dettata dai decreti del Ministero dell'economia e delle finanze del novembre 2002 e 2003 e degli articoli 3, 3-bis e 4 del decreto-legge n. 351 del 2001, del principio di trasparenza e del diritto di prelazione riconosciuto al conduttore di un immobile a destinazione commerciale (articolo 38 della legge n. 392 del 1978);

   la famiglia Benetton, la stessa a cui il Governo Conte minacciava di revocare le concessioni autostradali, ha acquistato a una cifra irrisoria un palazzo storico con vista sul Mausoleo di Augusto con tanto di cambio di destinazione d'uso –:

   di quali informazioni disponga il Governo per fare chiarezza sull'operazione immobiliare e se non ritenga necessario avviare un'ispezione anche in relazione a un eventuale danno erariale, perché se il patrimonio pubblico del Fip deve essere valorizzato, secondo gli interpellanti per lo Stato sarebbe stato più conveniente mettere a reddito l'immobile e affittarlo direttamente;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per impedire che un anziano invalido di 92 anni possa essere illegittimamente sfrattato;

   come sia stato possibile il cambio di destinazione d'uso dell'immobile in un'area dove insistono vincoli archeologici e architettonici per consentire la realizzazione di un hotel di lusso, che ne ha, quindi, stravolto anche gli spazi interni;

   come sia stato possibile realizzare l'operazione immobiliare senza indire una gara pubblica, con grave pregiudizio del diritto di prelazione e opzione previsti in capo ai titolari dei locali commerciali interessati, tra i quali lo storico ristorante Il Vero Alfredo;

   per quali motivazioni il Ministero della cultura abbia rinunciato al diritto di prelazione.
(2-01293) «Rampelli, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

(28 luglio 2021)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:

   la stagione turistica per agenzie di viaggio, tour operator e guide sembra essere già compromessa, con il turismo straniero che tarderà a tornare ai ritmi precedenti, e con le restrizioni nei musei e nei ristoranti è impossibile organizzare gli itinerari;

   è drammatica la situazione degli operatori della cultura, per i quali alla pandemia si sommano problemi endemici irrisolti, dall'abusivismo della professione, allo strapotere delle concessionarie dei musei, dove Spa e cooperative hanno i tre poteri: la gestione del sito, della biglietteria, dei turni e dei servizi, configurando un regime di monopolio, come denunciato da numerosi rappresentanti del movimento turistico e culturale;

   caso emblematico è il parco archeologico del Colosseo, la cui gestione è ancora affidata a Coopculture, nonostante la concessione scaduta dal 2010. Con la pandemia, tutti i biglietti sono stati trasformati in voucher, lasciando le aziende senza liquidità e costringendole a chiedere finanziamenti per sopravvivere; si tratta delle aziende di tour operator che acquistano i biglietti per rivenderli nei pacchetti viaggio ma, a causa dei lavori annunciati all'interno dell'anfiteatro, in buona parte non saranno utilizzabili e, dopo 24 mesi, dovranno essere rimborsati, ma solo per il Colosseo si parla di 20 milioni di euro di biglietti, a fronte di un fondo di garanzia di soli 5 milioni di euro;

   ancora una volta, Coopculture ha gestito il servizio come fosse proprietario del bene e ad aggravare la situazione è intervenuto l'annullamento da parte del Consiglio di Stato della gara che Consip aveva bandito di fatto per assegnare di nuovo a Coopculture la gestione dei servizi all'utenza e la bigliettazione, visto che la gara non aveva dato preminenza all'obiettivo di valorizzazione dei beni culturali (sentenza n. 02259 del 2021);

   alla medesima conclusione erano pervenuti i giudici nel 2020, annullando la gara di assegnazione sempre a Coopculture della gestione dei medesimi servizi presso il sito di Paestum (sentenza n. 04311 del 2020), osservando come: «In tale contesto è difficilmente sostenibile la legittimità di una concessione integrata avente ad oggetto, [...] quale prestazione principale, il servizio di biglietteria ed i servizi di assistenza alla visita e quale prestazione secondaria il servizio di bookshop»;

   intanto, le concessioni dei servizi si prorogano di anno in anno con la «complicità» delle istituzioni, non intervenute per arginare una situazione di «mai fine» sulle gare per affidare i servizi dei siti culturali, come nel caso del Colosseo, dove la gestione si rinnova tacitamente da oltre 20 anni;

   a godere i frutti dell'immenso patrimonio culturale non è chi lo possiede, lo Stato, e nemmeno chi lo gestisce, i comuni, ma i pochi privati che lo hanno in concessione: Electa, CoopCulture, società che si sono sostituite allo Stato nella gestione di biglietterie, servizi di prenotazione, ristorazione, audioguide, cataloghi, e altro, con percentuali sugli incassi estremamente vantaggiose, oltre l'85 per cento sui servizi aggiuntivi, il 30 per cento sulla biglietteria, il 100 per cento sulla prevendita;

   il risultato è che i nostri musei affogano in sabbie mobili di interessi privati, nel completo disinteresse di chi dovrebbe garantire l'interesse pubblico e le regole antitrust;

   su tale opaca gestione si è più volte pronunciata anche la Corte dei conti: la sezione regionale del Lazio ha esaminato l'accordo siglato dalla Soprintendenza dei beni archeologici di Roma con i gestori privati per l'aumento del biglietto di accesso a Colosseo, Palatino e Foro Romano, certificando una ripartizione degli introiti nettamente sbilanciata a favore del gestore privato (70 per cento per il privato contro il 30 per cento riservato al pubblico). Non si tratta di beni culturali periferici o secondari, tali da giustificare uno sbilanciamento degli incassi in favore dei privati, ma di monumenti di attrazione universale, oggetto di attenzione a prescindere dalla capacità di gestione;

   nella deliberazione n. 278 del 2013 la Corte non solo ha contestato il metodo scelto per la divisione degli incassi, ma ha osservato: «dalla documentazione trasmessa si evince che alla data del 2001 la Mondadori Electa godeva già di un rinnovo di quattro anni della concessione “per i servizi di assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico” sui beni culturali dell'Area archeologica centrale di Roma, di cui attualmente continua ad occuparsi [...], grazie ad una serie continua di rinnovi e proroghe, in evidente violazione, almeno per quanto acquisito in atti e comunicato dall'Amministrazione dei principi comunitari in materia di libera concorrenza, nel settore»;

   per il Colosseo, dopo un bando tentato e ritirato nel 2010, sussiste una perenne proroga di fatto della gestione dell'area archeologica, sulla base di una circolare che avrebbe dovuto valere il tempo necessario per consentire di indire un nuovo bando su base europea; ma il provvisorio si è trasformato in definitivo e una circolare è diventata lo strumento per rinnovare un appalto pubblico, aggirare le norme sulla libera concorrenza e garantire il monopolio al raggruppamento temporaneo di imprese capitanato da Mondadori Electa;

   stando all'unica convenzione risalente al 1997 e inspiegabilmente ancora in vigore, l'incasso avrebbe dovuto essere ripartito per il 30,2 per cento del fatturato alla Soprintendenza, il resto ai concessionari; ma secondo i dati disponibili, allo Stato, non sarebbe andato nemmeno quel 30,2 per cento ma l'11,9 per cento, in base ad accordi su cui non si riesce a fare chiarezza;

   i siti culturali hanno bisogno di una gestione efficiente e trasparente, sia per rendere i luoghi «sicuri», sia per incentivare la ripresa della crescita dei visitatori e contestualmente alleviare le difficoltà economiche di tutti gli operatori del settore –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per fare chiarezza sulla gestione del nostro patrimonio culturale, tutelando le legittime aspettative di guide turistiche e tour operator, modificando il rapporto tra pubblico e privato, al fine di garantire una gestione trasparente e concorrenziale, rispettosa delle attività libero professionali ed evitando che si agisca in regime di monopolio;

   se non ritenga necessario adottare iniziative di competenza, anche normative, per garantire che allo Stato e, in particolare, ai comuni, che devono provvedere al costo dei servizi essenziali di pertinenza, confluisca la parte maggioritaria degli introiti;

   se non ritenga di adottare iniziative di competenza per il superamento di una gestione illegittima, come richiamato in premessa, come quella del Colosseo, affidata dal 1997 a privati senza atti formali, neanche di proroga, a eccezione di una circolare che doveva essere provvisoria, e al fine di restituire all'amministrazione pubblica la gestione del bene fino alla conclusione della nuova gara.
(2-01280) «Rampelli, Lollobrigida, Mollicone, Bellucci».

(16 luglio 2021)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   in questi momenti caratterizzati dalla pandemia, la scienza e la ricerca hanno assunto un ruolo cardine nelle strategie e priorità del nostro Paese. In quest'ultimo anno, di conseguenza, si è ritenuto prioritario investire sul capitale umano con misure finalizzate al rilancio, attraverso investimenti mirati, del sistema nazionale della ricerca e, per il suo tramite, della competitività del Paese. Per questo motivo uno degli obiettivi è stato quello di completare le stabilizzazioni dei ricercatori precari, ai sensi della «legge Madia», negli enti di ricerca pubblici;

   a tal scopo, nella legge di bilancio 2021, è più precisamente al comma 541 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, si dispone che «Al fine di sostenere la competitività del sistema della ricerca italiano a livello internazionale, il fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca, di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204, è incrementato di 25 milioni di euro a decorrere dall'anno 2021. Le risorse di cui al presente comma sono ripartite tra gli enti pubblici di ricerca secondo criteri e modalità stabiliti con decreto del Ministro dell'università e della ricerca e sono impiegate esclusivamente per l'assunzione di ricercatori negli enti pubblici di ricerca in modo da assicurare l'integrale copertura delle spese connesse alle attività dei ricercatori stabilizzati»;

   il Ministero ha provveduto al riparto delle risorse con il decreto ministeriale n. 614 del 19 maggio 2021 pubblicato il 22 luglio 2021;

   in questo decreto, però la somma necessaria all'espletamento delle procedure di stabilizzazione finalizzate all'assunzione di personale negli enti pubblici di ricerca di cui all'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, è stata fissata in euro 12.545.000 decurtando della metà la cifra stabilita in legge di bilancio 2021;

   a fronte dello stanziamento di 25 milioni di euro di cui alla legge 30 dicembre 2020, n. 178, articolo 1, comma 541, quindi, che impiega l'intera somma «esclusivamente per l'assunzione di ricercatori negli enti pubblici di ricerca in modo da assicurare l'integrale copertura delle spese connesse alle attività dei ricercatori stabilizzati», il decreto n. 614, dimezzando la cifra che è interamente destinata alle stabilizzazioni dei ricercatori precari, appare in chiara difformità rispetto ad una norma primaria;

   la VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione) della Camera dei deputati esaminando lo schema del decreto ministeriale per il riparto del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca (FOE) per l'anno 2021, ha espresso parere favorevole con osservazioni riferite proprio alla necessità di adottare quanto prima il decreto ministeriale di riparto dei 25 milioni di euro assegnati in legge di bilancio e da destinare totalmente alle procedure di stabilizzazione rimaste (circa 700), affinché gli enti pubblici di ricerca possano utilizzare queste somme entro il 31 dicembre 2021 –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda assumere le iniziative necessarie atte a modificare il decreto emanato per riservare, l'intera somma assegnata nella legge di bilancio 2021 al completamento del processo di stabilizzazione dei ricercatori precari, coerentemente con quanto previsto nella cosiddetta legge Madia di cui in premessa.
(2-01325) «Melicchio, Bella, Carbonaro, Casa, Cimino, Del Sesto, Iorio, Spadafora, Tuzi, Vacca, Valente, Ascari, Baldino, Carabetta, Cataldi, Maurizio Cattoi, Chiazzese, Corneli, Daga, D'Arrando, De Carlo, Deiana, Del Grosso, Del Monaco, Di Lauro, Di Sarno, Di Stasio, Dieni, D'Orso, D'Uva, Emiliozzi, Fantinati».

(14 settembre 2021)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   dal 13 settembre 2021 Tirrenia-Cin ha sospeso il collegamento marittimo «Civitavecchia-Arbatax-Cagliari» (lo scalo di Arbatax è stato sospeso dal 1° luglio), da fine giugno gestito in regime di libero mercato, a seguito dell'esito negativo sia delle procedure di gara per l'affidamento in concessione del collegamento sia delle due successive procedure negoziate per la gestione in regime di continuità territoriale marittima;

   questa circostanza ha determinato una situazione inaccettabile sotto il profilo sociale ed economico, perché priva la Sardegna centro-meridionale – dove risiedono i due terzi della popolazione regionale – di un collegamento con il centro e il nord Italia, costringendo imprese e cittadini ad attraversare in auto tutta la Sardegna per imbarcarsi al porto di Olbia;

   in tal modo, non solo si causano ingenti danni economici a imprese e trasportatori dell'isola, ma si contravviene, al criterio di minor impatto ambientale che prevede di spostare il traffico veicolare dalla strada per portarlo sul mare (il trasporto marittimo si pone infatti al livello più basso delle emissioni rispetto ad auto e aereo);

   l'esito negativo dei bandi appare sempre più come una conseguenza del procedimento, gestito dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili in collaborazione con Invitalia s.p.a. (per le attività di supporto tecnico specialistico), per la predisposizione dei nuovi bandi della nuova continuità territoriale marittima con le isole maggiori e le isole Tremiti;

   il 12 gennaio 2021, nella nota pubblicata sul sito di Invitalia, dal titolo «Trasporto marittimo: O maggiore liberalizzazione e risparmio di risorse pubbliche anche grazie a Invitalia», è stato comunicato il depotenziamento della continuità, sia in termini di risorse stanziate sia in termini di linee convenzionate, nonché la predisposizione di bandi separati per ciascun collegamento, circostanza, quest'ultima, che ha permesso alle compagnie di scegliere di partecipare ai bandi più remunerativi e di tralasciare quelli meno remunerativi;

   mentre la precedente convenzione destinava alla continuità 72.687.000,00 euro all'anno, con la nuova sono state ridotte le risorse a 40.606.334,48 euro all'anno (per le prime tre annualità, ridotte a 33.939.667,81 euro per le successive due annualità);

   inoltre si è passati da 10 a sole 4 linee convenzionate («Civitavecchia-Cagliari-Arbatax», «Napoli-Cagliari-Palermo», «Genova-Porto Torres» e «Termoli-Tremiti»), mentre alla linea Civitavecchia-Olbia sono riconosciute le imposizioni degli obblighi di servizio pubblico in base ai quali potranno essere erogate compensazioni economiche;

   la Sardegna è gravemente penalizzata con un finanziamento annuo che è passato da 52.911.000,00 milioni di euro della precedente convenzione a 33.939.667,81 milioni, in un contesto nel quale, considerate le gravi criticità registrate con la gestione della precedente convenzione, ci si sarebbe attesi un rafforzamento dei servizi con un incremento di risorse;

   la stessa linea sospesa, la Civitavecchia-Arbatax-Cagliari, risulta aver subito i tagli maggiori ai finanziamenti, con uno stanziamento annuo di appena 16.600.000,00 euro, incredibilmente ridotto a soli 9.960.000,00 nell'ultimo bando andato deserto a luglio, a fronte dei 23.933.000,00 della precedente convenzione;

   dalla nota di Invitalia emerge il sospetto che la finalità sottesa alla procedura sia stata unicamente quella di contenere i costi della continuità territoriale marittima senza alcuna preoccupazione di compromettere un istituto fondamentale, voluto per compensare, anche se solo parzialmente, i costi diretti e indiretti dell'insularità;

   la continuità territoriale si inserisce tra le garanzie di uguaglianza sostanziale e di coesione di natura economica e sociale dei cittadini, perché il trasporto è un elemento essenziale del diritto alla mobilità previsto all'articolo 16 della Costituzione; si tratta pertanto di un servizio di interesse economico generale, che deve essere garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro dislocazione geografica;

   secondo quanto riporta Invitalia «L'Authority nazionale richiede che gli enti affidanti svolgano una preliminare analisi della domanda accompagnata da una verifica di mercato che valuti la sussistenza di un interesse economico da parte degli operatori a fornire il servizio in regime di libero mercato»;

   nonostante questa analisi preliminare, la nuova continuità non appare aderente, non solo al contesto di alcune realtà interessate, ma alle stesse dinamiche del mercato dei trasporti;

   secondo quanto ha dichiarato l'assessore regionale ai trasporti, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili avrebbe ignorato i rilievi e le indicazioni della Regione autonoma della Sardegna;

   da quanto esposto emerge una situazione di grave compromissione della continuità territoriale marittima, con gravi disparità tra il nord Sardegna, le cui tratte proseguono in regime di libero mercato, perché remunerative, e il «capo di sotto», oggi, totalmente isolato, ad avviso degli interpellanti, in marcata violazione del diritto alla mobilità previsto dall'articolo 16 della Costituzione e del sempre invocato e mai compensato svantaggio derivante dalla insularità;

   sul piano della mobilità, vengono causati gravissimi danni economici, in termini di maggiori spese e minori entrate, a cittadini e imprese della Sardegna;

   visto l'evidente fallimento della procedura per la predisposizione dei bandi della nuova continuità territoriale marittima, è determinante conoscere la posizione e le intenzioni del Governo in merito alla continuità territoriale marittima nonché, nel dettaglio, i procedimenti che hanno condotto alla definizione della base d'asta a cominciare dal Piano economico e finanziario (Pef) predisposto da Invitalia –:

   quali siano la posizione e le intenzioni del Governo in merito alla necessità di garantire migliori standard qualitativi alla continuità territoriale marittima per la Sardegna e, in particolare, alla necessità di rimodulare gli ultimi bandi con uno stanziamento adeguato di risorse finanziarie, visto il fallimento di alcune procedure, circostanza che sta penalizzando la Sardegna centro-meridionale;

   quali siano le motivazioni in base alle quali per la nuova continuità siano state messe a disposizione poco più della metà delle risorse rispetto al passato, determinando di fatto l'isolamento marittimo del sud Sardegna in spregio ai principi costituzionali di coesione territoriale e sociale;

   quali siano, nel dettaglio, i contenuti del Piano economico e finanziario (Pef) elaborato da Invitalia in base al quale sono state definite le basi d'asta per l'affidamento dei diversi collegamenti;

   per quale motivo, nel corso nella predisposizione dei bandi, non siano state accolte le osservazioni della regione Sardegna in merito all'inadeguatezza delle risorse stanziate, alla soppressione di alcune rotte e alla mancata istituzione di nuovi collegamenti.
(2-01328) «Corda, Cabras, Vallascas, Schullian».

(14 settembre 2021)

Per tornare alla pagina di provenienza azionare il tasto BACK del browser