TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 604 di Venerdì 26 novembre 2021

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   la manifattura italiana del vetro occupa circa 30.000 dipendenti diretti e altrettanti nell'indotto e si colloca al secondo posto in Europa;

   Assovetro riunisce 27 aziende di fabbricazione del vetro sulle 32 presenti in Italia, oltre a 41 aziende di trasformazione, tutte al servizio di numerosi settori strategici, tra cui le costruzioni, le infrastrutture, l'automotive e i trasporti, l'alimentare, la farmaceutica, la cosmetica e altro;

   l'industria del vetro è ad alta intensità di energia; i costi energetici rappresentano circa il 30 per cento del totale e il processo è a ciclo continuo;

   come noto, i mercati dell'energia stanno affrontando una situazione di crisi, registrando aumenti dei prezzi anche di 4-5 volte; in Italia si riscontra addirittura un aumento del differenziale di prezzo rispetto ai maggiori competitor europei (+50 per cento del costo energia elettrica rispetto alla Francia e alla Germania); il prezzo delle quote dei permessi di emissione è decuplicato da inizio anno, con effetti diretti e indiretti sul prezzo dell'elettricità e sui costi di trasporto delle materie prime, come nel caso del trasporto della sabbia della Sardegna;

   il perdurare della situazione rischia di essere fatale per l'industria del vetro: fermare gli impianti comporterebbe il loro disfacimento con riduzione della capacità produttiva nazionale, interruzione della catena di fornitura, aumento della dipendenza dall'estero e perdita non recuperabile di occupazione;

   le molteplici normative europee del «Fit for 55» in corso di definizione aggiungono incertezza circa la sostenibilità delle produzioni, con il conseguente rallentamento degli investimenti a lungo termine in nuove tecnologie ed efficienza energetica;

   è necessario affiancare, agli interventi in corso di definizione a livello europeo, iniziative a livello nazionale sul mercato del gas naturale per favorire una maggiore liquidità e abbassare il prezzo (ormai sopra quota 90 euro per megawattora) e sul mercato dell'energia elettrica, allo scopo di ridurre il gap con altri Paesi europei;

   il repentino aumento dei prezzi sta comportando, inoltre, problemi di gestione dei contratti di fornitura e dei rapporti consumatore/fornitori;

   a margine della riunione COP26, il Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, ha dichiarato che «nel lungo periodo dobbiamo essere consapevoli che le energie rinnovabili possono avere dei limiti» e che Stati Uniti ed Europa hanno annunciato la firma di uno storico accordo che prevede di limitare le emissioni di metano del 30 per cento entro il decennio (sono 105 in totale i Paesi che hanno sottoscritto l'impegno);

   le produzioni a ciclo continuo del vetro non possono beneficiare delle misure di interrompibilità elettrica e gas al contrario di altri settori industriali, né del rimborso dei costi indiretti Ets;

   in molti Paesi europei vigono strumenti che consentono di calmierare il prezzo dei vettori energetici: ad esempio, in Francia, i primi 100 terawattora di energia elettrica (praticamente la produzione da nucleare) è ceduta a 42 euro per megawattora, prezzo fisso e stabilito dal regolatore –:

   se e quali iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda adottare per contrastare l'eccezionale rincaro del prezzo del gas e dell'energia elettrica che sta mettendo in ginocchio l'industria del vetro e che potrebbe causare la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro e il massiccio ricorso alla cassa integrazione, nonché la perdita definitiva di una rilevante parte della capacità produttiva italiana;

   se non ritengano opportuno adottare specifiche e urgenti iniziative di competenza per alleviare il rincaro del prezzo del gas naturale, con particolare riguardo all'offerta di gas degli stoccaggi strategici ad un prezzo amministrato, all'aumento dell'import da Paesi limitrofi come l'Algeria, dedicato ai settori manifatturieri, alle garanzie pubbliche su contratti a lungo termine a protezione di improvvisi aumenti del costo del vettore energetico per conferire stabilità ai prezzi del gas naturale e, di conseguenza, dell'energia elettrica;

   se non ritengano opportuno e urgente adottare iniziative per prevedere degli strumenti per limitare il prezzo dell'anidride carbonica per le industrie sottoposte al meccanismo Ets e per alleviare il costo della stessa sul prezzo dell'energia elettrica, in considerazione della natura speculativa di tali aumenti;

   se non ritengano necessario adottare iniziative affinché la produzione incentivata e immessa in rete di energia elettrica da fonte rinnovabile possa contribuire a ridurre l'aumento del prezzo, anche attraverso la collocazione della stessa ad un prezzo che ne rifletta i reali costi di produzione;

   se e come intendano tutelare l'industria del vetro italiana, accompagnandola nella transizione energetica e nel raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di azzeramento delle emissioni climalteranti, nella considerazione che essa è tra le più efficienti in Europa e nel mondo;

   se e quali iniziative siano allo studio del Governo per introdurre misure strutturali per la riforma dei mercati dell'energia, lo sviluppo di offerta di energia rinnovabile e di gas verdi dedicati all'industria del vetro e per la decarbonizzazione del settore produttivo del vetro.
(2-01376) «Lucaselli, Lollobrigida».

(22 novembre 2021)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   una delle principali cause dell'inquinamento delle nostre acque si riconduce all'insieme delle carenze nell'ambito della depurazione delle acque reflue. Le difficoltà sono connesse, in particolare, al malfunzionamento degli impianti di depurazione, alla loro difformità rispetto agli standard europei, o addirittura alla loro assenza. Situazioni estremamente gravi poiché, in tutti questi casi, si ha lo stesso esito: lo sversamento in mare di reflui con parametri non conformi alla normativa e, quindi, contenenti un carico inquinante che corrode quotidianamente il nostro ambiente, provocando un'alterazione irreversibile dell'ecosistema marino;

   ad oggi, infatti, sono ben quattro le procedure attive nei confronti dell'Italia in tema di collettamento, fognatura e depurazione; l'infrazione 2004/2034 individua un elenco di interventi in aree urbane per agglomerati sopra i quindicimila abitanti equivalenti che scaricano in aree non sensibili. Per tale infrazione sono arrivate due sentenze di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea nel luglio 2012 (C-565/10) e poi nel maggio 2018 (C-251/17). Quest'ultima prevede il pagamento di una sanzione pecuniaria pari a 25 milioni di euro una tantum oltre ai 30 milioni di euro a semestre trascorso senza aver provveduto all'adeguamento, pari a 165 mila euro al giorno, circa 10 euro l'anno ad abitanti equivalenti, per gli iniziali 123 interventi in 75 agglomerati, prevalentemente dislocati in Sicilia, Calabria e Campania;

   la seconda procedura 2009/2034 riguarda invece il mancato rispetto della direttiva europea in 16 agglomerati (per 28 interventi) superiori per numero ai diecimila abitanti equivalenti, che scaricano in aree sensibili. Per tale procedimento è intervenuta nell'aprile 2014 la sentenza di condanna della Corte di giustizia europea (C-85/13);

   altre due procedure di infrazione 2014/2059 e 2017/2181 riguardano 606 interventi in 13 regioni italiane, per agglomerati con popolazione maggiore di 2.000 abitanti equivalenti;

   la violazione più frequente consiste nella mancata applicazione della direttiva del Consiglio del 21 maggio 1991 concernente il trattamento delle acque reflue urbane e, in particolare, dell'articolo 4, secondo il quale gli Stati membri avrebbero dovuto provvedere, nel rispetto di una determinata tempistica indicata nella stessa norma, a sottoporre ad un trattamento secondario o ad un trattamento equivalente le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie;

   tra tutte le regioni, quella che predomina in termini di mancato trattamento delle acque reflue è sicuramente la Sicilia, in cui si trova la maggior parte degli agglomerati oggetto di procedura di infrazione: circa il 75 per cento degli impianti siciliani scarica in acque interne, il restante 25 per cento in mare. In particolare, meno del 20 per cento degli impianti opera attualmente con autorizzazione allo scarico in corso di validità;

   la particolare gravità in cui versa l'isola, viste le numerose procedure che la colpiscono, nonché i danni che continuano a perpetrarsi a livello ambientale nell'indifferenza e nell'inerzia degli amministratori, hanno spinto la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati ad avviare nel 2019 un'inchiesta sul tema della depurazione delle acque reflue in Sicilia; basti pensare, infatti, che, dei 165 mila euro al giorno che l'Italia è stata condannata a pagare, 100 mila euro corrispondono a danni provocati dalla regione Sicilia; ai sensi dell'articolo 3-ter del decreto legislativo n. 152 del 2006, la tutela dell'ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante un'adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell'azione preventiva, della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente, nonché al principio «chi inquina paga» che, ai sensi dell'articolo 191, comma 2, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, regolano la politica della comunità in materia ambientale;

   anche l'attività della pubblica amministrazione, ai sensi dell'articolo 3-quater del decreto legislativo n. 152 del 2006, deve essere finalizzata a consentire la migliore attuazione possibile del principio dello sviluppo sostenibile per cui, nell'ambito della scelta comparativa di interessi pubblici e privati connotata da discrezionalità, gli interessi alla tutela dell'ambiente e del patrimonio culturale devono essere oggetto di prioritaria considerazione;

   rispetto alla situazione in cui si trovavano i depuratori al momento delle condanne, poco o nulla è cambiato e il pessimo stato degli impianti ha continuato a provocare effetti dannosi allo stato ecologico e chimico delle acque dei corpi idrici fluviali del distretto idrografico della Sicilia. Questo danno ambientale ha generato e genererà ancora un impatto negativo anche sul turismo;

   nella fattispecie, alcuni degli interventi che occorre mettere in atto, al fine di adeguare gli impianti alla normativa, sono stati oggetto di finanziamento tramite la delibera del Cipe n. 60 del 30 aprile 2012; molte di queste somme non sono state ancora utilizzate per la realizzazione dei lavori; a titolo esemplificativo, per l'agglomerato di Santa Flavia (che risulta in procedura di infrazione per violazione della direttiva sopra menzionata) da circa un decennio non viene fatto nulla, sebbene tramite delibera Cipe n. 60 del 2012 siano stati destinati più di 6 milioni di euro al fine di arrivare ad adeguare il sistema fognario-depurativo a servizio del comune;

   ciò che si rende necessario è accelerare, quindi, gli interventi che ad oggi sono di competenza del Commissario straordinario unico, attribuendogli il ruolo di autorità competente in materia di valutazione ambientale di cui all'articolo 5, comma 1, lettera p), del decreto legislativo n. 152 del 2006, dal momento che spesso i rallentamenti sono causati dal ritardo nel rilascio dei pareri e degli atti di assenso –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interpellato intenda assumere al fine di garantire un celere adeguamento della normativa nazionale a quella comunitaria in tema di depurazione di acque reflue, valutando altresì: l'attribuzione del ruolo di autorità competente in materia di valutazione ambientale al Commissario straordinario unico per la depurazione; la classificazione degli interventi di progettazione e realizzazione degli impianti di depurazione come opere di interesse strategico, urgenti, indifferibili e di pubblica utilità; la previsione di procedure semplificate ai fini della sollecita acquisizione dei pareri e degli atti di assenso necessari alla realizzazione degli interventi.
(2-01377) «Licatini, Maraia, Zolezzi, Daga, D'Ippolito, Deiana, Di Lauro, Micillo, Terzoni, Varrica, Traversi, Federico».

(23 novembre 2021)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, per sapere – premesso che:

   la legge regionale dell'Emilia-Romagna 21 ottobre 2021, n. 14, pubblicata sul Burert n. 299 del 21 ottobre 2021, ha previsto all'articolo 16, «Disposizioni per il rispetto della tempistica di realizzazione degli interventi del servizio idrico integrato», la proroga di tutti gli affidamenti del servizio idrico dei comuni della regione alla fine del 2027, ad eccezione di quelli dove all'entrata in vigore della legge siano in corso procedure di gara, ciò come recita la stessa norma «Al fine di consentire il rispetto delle tempistiche per la realizzazione degli interventi del servizio idrico integrato previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza»;

   la norma approvata arriva alla vigilia della scadenza prevista per la fine del 2021 della concessione tra l'Agenzia territoriale dell'Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti (Atersir) ed il gestore del servizio idrico integrato Hera s.p.a. relativa, tra l'altro, al comune di Bologna, mentre per i comuni di Ravenna e Forlì la scadenza è a fine 2023 e per i comuni di Ferrara e Modena a fine 2024; a Bologna, proprio nelle scorse settimane, si era svolto un incontro tra rappresentanti di Atersir, del Consiglio locale degli amministratori bolognesi, del Comitato acqua pubblica dell'Emilia-Romagna e di Bologna e altre associazioni di utenti con l'Università di Bologna per dare vita ad uno studio di approfondimento relativo alle varie forme di gestione del servizio idrico e verificare la possibilità di ri-pubblicizzazione dello stesso;

   la materia degli affidamenti del servizio idrico e delle sue eventuali proroghe è sempre stata prerogativa di Atersir, che la regione Emilia-Romagna con legge regionale n. 23 del 2011 ha individuato come unico ambito territoriale ottimale comprendente l'intero territorio regionale in ottemperanza a quanto previsto dall'articolo 147 del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   l'articolo 149-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 prevede che l'affidamento del servizio e conseguentemente la proroga sia di competenza dell'ambito territoriale ottimale;

   ai fini della realizzazione degli interventi del servizio idrico integrato il Piano nazionale di ripresa e resilienza e le normative ad esso collegate sino ad oggi approvate non hanno previsto alcuna modifica in relazione alle competenze e alle modalità degli affidamenti del servizio idrico o alla loro proroga, le quali sono rimaste di competenza dell'ambito territoriale ottimale come previsto dall'articolo 149-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   le convenzioni tra Atersir e le società affidatarie della gestione del servizio idrico integrato, peraltro, già regolano le condizioni per le eventuali proroghe degli affidamenti;

   a parere degli interpellanti la norma approvata dalla regione Emilia-Romagna comporta una violazione di quanto disposto dalle richiamate norme del decreto legislativo n. 152 del 2006 e presenta profili suscettibili di valutazione ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione –:

   se il Governo non intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l'impugnazione innanzi alla Corte costituzionale della norma della legge regionale in questione.
(2-01378) «Fassina, Timbro, Fornaro».

(23 novembre 2021)

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